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N.B. Questi appunti servono solo per illustrare alcuni punti del corso e
non vanno assolutamente considerati esaustivi.
1
modello corpuscolare:
meccanica delle particelle, azione a distanza;
programma di Maxwell:
modello di campo:
(1.1)
~ e B,
~
Linteresse di tale relazione, e quindi dellintroduzione dei vettori E
consiste nella indipendenza di tali vettori dalla carica q e dalle sue propriet`a
(massa, velocit`a, accelerazione, ecc. . . . ). Unaltra carica q 0 avente velocit`a
~v 0 , che passi per lo stesso punto P , risentir`a cio`e una forza:
~ ) + ~v 0 B(P
~ ))
F~ 0 = q 0 (E(P
(se q e q 0 non sono troppo grandi).
1
Notiamo che i sistemi continui sono descritti da un numero infinito di gradi di libert`a
per unit`a di volume.
~ e B
~ dipendono quindi unicamente dal punto considerato e
I vettori E
~
dal tempo, e costituiscono dunque due campi vettoriali, E(x,
y, z, t) e
~
B(x,
y, z, t), detti rispettivamente campo elettrico e campo magnetico.
~ e B
~ si preTuttavia, finche si considerano fenomeni statici, i campi E
sentano solo come concetti ausiliari, nel senso che in questi casi si potrebbe
parlare semplicemente delle forze che agiscono tra le cariche, tra le correnti,
ecc. . . . , senza attribuire alcuna realt`a ai campi.
Quando per`o si considerano casi non stazionari, come ad esempio linterazione
tra due cariche in moto relativo, si incontrano fenomeni, quali il tempo finito
di trasmissione della forza e la non-conservazione della quantit`a di moto
per il sistema costituito dalle due sole cariche (soggetto a sole forze interne!),
~ eB
~ come un vero e proprio sistema
che ci spingono a considerare i campi E
fisico (anche se non fatto di materia), capace di avere e trasportare energia
e quantit`a di moto2 . Tale sistema `e caratterizzato dai suoi effetti, cio`e dalla
~ e B
~ sono definiti in tutti i
sua azione su altri sistemi. Siccome i campi E
punti dello spazio, lo studio delle loro propriet`a sar`a analogo a quello di altri
sistemi continui, quali ad esempio i fluidi (idrodinamica) e i corpi estesi
deformabili (elasticit`a), quando naturalmente questi sistemi siano considerati
continui, cio`e si trascuri la loro costituzione atomica.
Cosa `e importante conoscere per descrivere un sistema continuo?
Consideriamo ad esempio un pezzo di materiale elastico sottoposto a sforzi
esterni. Da cosa `e descritta la situazione del materiale?
Evidentemente non dalla posizione di ciascun punto, ma dallo spostamento di ciascun punto dalla sua posizione (di equilibrio) in assenza di sforzi;
cio`e in che punto P 0 `e andato a finire ciascun punto P del corpo considerato,
per effetto degli sforzi applicati. Nellapprossimazione in cui il nostro corpo
`e continuo, ci interessa cio`e il campo vettoriale ~ (P ) P 0 P .
Ora, nello studio dei mezzi continui si fa lipotesi fondamentale che lo
spostamento di un punto ~ (x, y, z) (o meglio di un elemento di volume), `e
determinato unicamente dagli spostamenti dei punti circostanti. Ci`o significa
che ogni elemento di volume risente solo lazione degli elementi di volume ad
esso adiacenti e non vi `e alcuna azione a distanza, cio`e un effetto diretto
sullelemento di volume considerato degli sforzi applicati al contorno. In altre
parole gli sforzi applicati al contorno producono un effetto solo trasmettendosi
2
2 ~
2 ~
~
,... , 2,... ,
, . . . , ecc. in quanto `e il confronto tra
parziali
x
x
xy
~ (P ) ed ~ (P + P ) che caratterizza la deformazione del mezzo.
La presenza delle derivate parziali `e chiara, in quanto leffetto pu`o essere
differente nelle tre direzioni. Cos`, se consideriamo una trave bloccata a un
estremo e diretta lungo y che si flette per effetto di un peso allaltro estremo,
~
~ (x, y, z) varier`a al variare di y (cio`e lungo la trave), e quindi
6= 0, mentre
y
~
rester`a lo stesso al variare di x (cio`e per il largo della trave) per cui
=0
x
(naturalmente se la natura del materiale non cambia lungo x!).
Un fenomeno elastico in un sistema continuo sar`a quindi descritto da
equazioni alle derivate parziali. Se si considera un problema di equilibrio,
tali equazioni determineranno lo spostamento di tutti i punti del sistema,
una volta assegnate le condizioni al contorno, cio`e gli sforzi che agiscono al
contorno del sistema, ovvero leffetto del mondo esterno. Se invece si tratta
di un fenomeno non stazionario, le equazioni determineranno landamento di
~ (x, y, z, t) col tempo.
Come `e noto, la dinamica del campo elettromagnetico `e in effetti descritta
da equazioni differenziali alle derivate parziali (eq. di Maxwell):
~ = /0
2a) E
~
~ = B
2c) E
t
~ =0
2b) B
~
~ = 0~j + 1 E
2d) B
c2 t
~ e B
~ erano considerati connessi alle proDel resto, allinizio i campi E
priet`a elastiche di un ipotetico mezzo, detto etere, e Maxwell ottenne le
sue equazioni proprio analizzando le propriet`a elastiche di un particolare
modello di etere.
~ eB
~ verificano eq. del moto del 1o ordine in t. Dunque
Notiamo che E
~ x, t0 ) e B(~
~ x, t0 ) basta (nel caso libero) a specificare non solo la
assegnare E(~
configurazione del sistema ma anche la sua evoluzione dinamica. Pertanto
~ eB
~ non rappresentano i gradi di libert`a del sistema ma corrispondono
E
5
In effetti questo etere doveva avere strane propriet`a, che gli consentivano
di riempire tutto lo spazio, cos` da permettere la propagazione delle onde
e.m., ma di non opporre resistenza al moto dei corpi attraverso lo spazio.
Inoltre, siccome in un sistema di riferimento in cui valgono le equazioni di
Maxwell la velocit`a di propagazione delle onde e.m. `e c = 1/ 0 0 , in un sistema in moto uniforme rispetto al primo, se `e vera la composizione galileiana
delle velocit`a, le equazioni di Maxwell non potranno essere valide. Dunque la
forma delle equazioni dei fenomeni elettromagnetici viene a dipendere dal sistema (inerziale) di riferimento. Il sistema solidale alletere si presenta come
un riferimento privilegiato (assoluto). In particolare la velocit`a della luce
in ciascun sistema dipende dal suo moto rispetto alletere (proprio come la
velocit`a del suono dipende dal moto dellosservatore rispetto allaria).
` per`o risultato sempre impossibile (vedi ad esempio lesperimento di
E
Michelson e Morley) mettere in evidenza il moto della terra rispetto alletere,
misurando la velocit`a della luce rispetto alla terra (che `e risultata sempre
uguale a c), e pi`
u in generale osservare una dipendenza della velocit`a della
luce (nel vuoto) dallo stato di moto (uniforme) dell osservatore.
Senza parlare di tutti i tentativi fatti per salvare lipotesi delletere, cio`e
per non abbandonare uno schema teorico che si era dimostrato cos` fruttuoso,
ricordiamo che si giunse a un radicale cambiamento di punto di vista quando
Einstein propose una nuova teoria basata su due ipotesi fondamentali:
a) il principio di relativit`a (ristretta), cio`e lequivalenza di tutte
le leggi fisiche (quindi sia della meccanica che dellelettromagnetismo)
per tutti gli osservatori inerziali;
b) il principio della indipendenza della velocit`a della luce (nel
vuoto) dallo stato di moto dellosservatore e della sorgente.
Ma non `e di questo sviluppo di cui qui ci occuperemo, bens`i di un altro
cambiamento, anche pi`
u radicale, che pure ha avuto origine dallo studio
del comportamento del campo e.m. e pi`
u precisamente da quello delle sue
propriet`a termodinamiche.
La verit`a nasce piuttosto
dallerrore che dalla confusione.
da parte
rosso
bianco
Dunque la radiazione termica emessa da un corpo dipende dalla temperatura e si pone il problema di determinare la distribuzione in frequenze di
tale radiazione.
Se si considera un corpo cavo, le sue pareti, oltre che verso lesterno,
emettono anche verso linterno della cavit`a, che si riempie di radiazione e.m.
fino al raggiungimento dellequilibrio termico.
1
Una radiazione si dice puramente termica se lo stato del corpo che emette pu`o
essere reintegrato mediante la sola cessione di calore (per cui la radiazione resta la stessa
mantenendo invariati i parametri termodinamici del corpo, in particolare la temperatura)
11
Ora, DIMENSIONALMENTE:
[u(, T )d] = energia per unit`a di volume
(2.1)
[u(, T )] = El3 t
(2.2)
cio`e
[] = t1 ,
[] = l
con = c
2 kT
c3
RAYLEIGH
JEANS
(2.3)
relazione ricavata per la prima volta da Rayleigh nel 1900 (seguendo un ragionamento del tutto diverso dal nostro), e ripresa da Jeans nel 1905. Essa,
non solo `e in ovvio contrasto con lesperienza, in quanto prevede che a qualsiasi temperatura un corpo nero emetta di pi`
u alle alte frequenze (blu) che alle
basse frequenze (rosso), ma implica per lenergia totale per unit`a di volume4
U (T ) =
kT Z 2
u(, T )d 3
d =
c 0
Catastrofe
ultravioletta
(2.4)
Una situazione quale quella illustrata dalla (4), in cui si ottiene un risultato infinito per
una grandezza fisica a causa del contributo delle alte frequenze, viene detta oggi catastrofe
ultravioletta.
12
1a
legge di Wien
(2.5)
o anche:
(2.6)
2. Lenergia totale per unit`a di volume del campo e.m. `e alla 4a potenza
della temperatura assoluta. Infatti:
U (T ) =
= T4
u(, T )d =
3 f (/T )d =
x3 f (x)dx = aT 4
(2.7)
13
(STEFAN - BOLTZMANN)
8 2 e2 2
hi
(8)
3mc3
dove hi `e lenergia media (in senso statistico) delloscillatore allequilibrio
Wem =
termico a temperatura T .
(9)
8 2
u(, T ) = 3 hi
c
(2.10)
Wass =
Allequilibrio: Wem
(2.11)
e0 /kT 1
h 3
8
c3 eh/kT 1
formula di
Planck
(2.12)
si trova:
hi = kT
che ci riporta alla legge di R.-J.
Invece, la (12) risulta in eccezionale accordo con i dati sperimentali scegliendo
per la costante h (che ha le dimensioni di una azione = energia tempo) il
valore non nullo:
h = 6, 62 1027 erg sec
Dunque Planck ottenne una spiegazione della distribuzione spettrale del
corpo nero, ma per far ci`o dovette introdurre una nuova costante universale
e ammettere che
una carica che oscilla con frequenza scambia energia col campo e.m.
solo per quantit`a multiple intere di h.
15
hi =
h
eh/kT 1
kT
kT
kT
per h 0
(lim. classico)
per 0
(h kT , R.-J.)
per T (h kT , R.-J.)
heh/kT per (h kT )
X
1 X
1 X
k =
ni i =
P (i )i
N k
N i
i
d
n0
n en /kT
0
nen0
ne
hi = P n /kT = P n n0 = dP n0 =
e
e
ne
!n
X
d
d
0
= ln
en0 =
ln(1 e0 ) = 0
d
d
e 1
n=0
c.v.d.
dove si ha:
(kT )4 Z x3
8h Z 3 d
= 8
dx = aT 4
u(, T )d = 3
c
eh/kT 1
(hc)3 0 ex 1
0
5 4
4
x3 dx
=
ex 1
15
2 e 2 a2
3 c3
Infatti, dimensionalmente
[Wem ] = Et1 = F lt1
e pu`o dipendere da c (caratteristica del campo e.m.), da e e da a, ma non da
v (se v c).
[e2 ] = F l2 ,
Ora
[a2 ] = l2 t4
per cui, per ottenere una grandezza con le dimensioni di una potenza, lunica
possibilit`a `e:
e 2 a2
c3
Per un O.A., considerando la potenza media irraggiata in un periodo, si ha
Wem
2
m
W em
e2 2
mc3
17
c.v.d.
frequenza di soglia
dipendente dal materiale
osservata!
19
particolare della propriet`a (iv) per la quale prevede che il coefficiente a sia
dato dalla costante di Planck: a = h.
Peraltro tale relazione fu confermata definitivamente da Millikan solo nel
1916, quando divenne possibile usare frequenze monocromatiche ben distinte.
Si noti peraltro la contraddizione intrinseca nel parlare di particelle che
hanno una propria frequenza. Notare anche lassociazione tra energia e
tempo (frequenza) presente nella relazione di Einstein.
Nella vita quotidiana esistono peraltro molti fenomeni in cui `e presente
una soglia in frequenza e in cui si rivela la natura corpuscolare della luce, ad
es:
a) reazioni foto-chimiche
b) pellicole fotografiche
c) visione
d) abbronzamento.
A differenza delle particelle usuali i fotoni possono essere assorbiti (distrutti) ed emessi (creati). Pertanto, allequilibrio termico, il n o di fotoni per
unit`a di volume Nph =
8 2
1
3
h/kT
c e
1
6=
I1 (P ) + I2 (P )
tra S e P d`a luogo a interferenza!1 (inoltre fotoni diversi hanno fasi casuali,
per cui non potrebbero provocare una figura dinterferenza stabile). Dunque
Ogni fotone interferisce con s
e stesso!
Poiche la probabilit`a che un fotone (la luce) vada da S a P dipende
dalla distanza tra i fori, il fotone dovrebbe dividersi furtivamente in due
per poi ricomporsi di nuovo. Secondo questa ipotesi (che corrisponde alla
descrizione ondulatoria), dei rivelatori posti in F1 ed F2 dovrebbero sempre
scattare insieme, magari rivelando ciascuno solo met`a della luce.
Per`o, se mettiamo dei rivelatori in F1 ed F2 , si osserva che la luce passa
sempre o attraverso luno o attraverso laltro, cio`e ciascuno di essi rivela un
fotone intero (di energia pari ad h) oppure nulla.
I rivelatori in F1 ed F2 non scattano mai insieme: o scatta luno, o scatta
laltro. Il fotone non si divide in due: o segue un percorso o segue laltro.
Ma quando sono presenti i rivelatori linterferenza scompare: anche se i
fotoni non vengono assorbiti dai rivelatori, lintensit`a della luce in P diventa
la somma delle intensit`a.
Inoltre `e impossibile prevedere attraverso quale foro passer`a un fotone.
La conclusione a cui siamo costretti a pervenire `e che luce non `e fatta ne da
particelle (classiche) ne da onde (classiche), ma presenta entrambi i comportamenti!
Formulazione di Feynman della meccanica quantistica.
Il bizzarro comportamento della luce pu`o essere descritto considerando
1
Ci`o significa che ogni fotone colpisce lo schermo in un punto ben definito, proprio
come una particella, ma sullo schermo si forma gradualmente una figura di interferenza
se si aspetta un tempo abbastanza lungo perch`e su di esso arrivi un numero abbastanza
elevato di fotoni. I singoli fotoni arrivano nei vari punti dello schermo con probabilit`
a
proporzionale allintensit`a della figura dinterferenza
22
la luce costituita da particelle non classiche. Nel moto tra due punti, I ed
F, a queste particelle non viene pi`
u assegnato, come avviene in meccanica
classica, un unico percorso caratterizzato dal fatto di rendere minima lazione,
e non si pu`o pi`
u dire con certezza Date certe condizioni iniziali, la particella
parte da I e arriva in F. Tutto ci`o che possiamo conoscere `e lampiezza di
probabilit`a, A(I, ti ; F, tf ), che essa giunga nel punto F allistante tf se parte
dalla sorgente I allistante ti . Tale ampiezza `e data da
A(I, ti ; F, tf ) =
ei2
S()/h
Questa legge empirica trov`o una giustificazione teorica solo nel 1871, grazie alla interpretazione statistica di Boltzmann. Considerando un solido
costituito da un insieme di atomi che oscillano attorno a posizioni di equilibrio, si ha che:
24
cp
Peso
atomico
Cp
Bi
0.0299
209.0
Pb
0.0310
207.2
Elemento
Au
Pt
Sn
0.0309 0.0318 0.0556
197.0
195.1
118.7
Ag
0.0559
Zn
0.0939
107.9
6.22
6.43
6.10
6.21
6.60
6.03
Cu
0.0930
Fe
0.110
Al
0.218
Si
0.177
B
0.26
C (gr)
0.216
65.4
6.14
C (di)
0.12
cp
Peso
63.6
55.9
29.7
28.1
10.8
12.0
12.0
atomico
Cp
5.92
6.14
5.83
5.00
2.84
2.60
1.44
Cp in cal/mole grado, Sn = latta, C (gr) = grafite, C (di) = diamante
Table 1: Calore specifico di alcuni elementi solidi a temperatura
ambiente
Cp
NaCl
11.93
KBr
12.25
AgCl
12.15
Composto
PbS CuS Ag2 S
12.01 12.33 17.83
PbCl2
18.05
CaF2
16.56
Fe2 O3
27.2
25
dU
= 3N k = 3R = 5.96 cal/mole C
dT
26
Nel 1907 Einstein propose che anche gli scambi di energia tra gli
atomi avvengono per quanti.
In un modello semplice in cui tutti gli atomi del solido vibrano con
ununica frequenza, , e scambiano energia per quanti h, si ha:
h
U (T ) = 3N hEi = 3N h/kT
(D5)
e
1
dove per lenergia media di un oscillatore abbiamo usato la formula di
Planck. Pertanto, per una mole
h
dU
= 3N k
CV =
dT
kT
!2
eh/kT
2
(eh/kT 1)
e si trova che:
CV
%
&
3N k = 3R
per h kT
(alte temperature)
h
3N k kT
eh/kT
per h kT (basse temperature)
al sistema ununica frequenza che non viene eccitata (non assorbe energia)
a bassa temperatura, dove h kT . Cio`e nel modello non intervengono le
vibrazioni di bassa frequenza, le sole che possono essere eccitate nella regione
Infatti, anche per un pendolo che oscilli 1.000.000 di volte al secondo si ha:
h = 6, 62 1021 erg
molto inferiore a qualunque errore di misura ipotizzabile.
28
Complementi:
Distribuzione di Boltzmann e principio di equipartizione
Sotto lipotesi di equiprobabilit`a a priori di occupazione degli stati
e se questi sono eventi indipendenti, nel caso classico, in cui le
variabili dinamiche q e p sono continue, si ha che:
la probabilit`a che un sistema in equilibrio termico a temperatura
T con un gran numero di altri sistemi, si trovi nel volume (q, q +
dq; p, p + dp) del suo spazio delle fasi `e data da:
P (q, p)dqdp = N exp{E(q, p)/kT }dqdp
dove E `e lenergia del sistema e il fattore di normalizzazione N
garantisce che Ptot = 1.
In altri termini la probabilit`a che il sistema si trovi in uno stato
s `e
P (s) = N exp{E(s)/kT }
dove E(s) `e lenergia dello stato s.
Di conseguenza la probabilit`a di osservare energia E `e
P (E) = n(E)N exp{E/kT }
dove n(E) `e il numero di stati aventi energia E (o meglio la
densit`a degli stati, dato che E `e una variabile continua).
29
Perche `e valida la distribuzione di Boltzmann? Se lequilibrio `e determinato unicamente dalla temperatura, vuol dire che `e determinato dallenergia,
perche dimensionalmente [kT ] = E.
Per capire come mai si ha una dipendenza esponenziale consideriamo due
sistemi, uno in uno stato A con probabilit`a P [E(A)], laltro nello stato B con
probabilit`a P [E(B)]. Nel sistema composto (se non vi sono modifiche dovute
allinterazione) lenergia totale, se 1 si trova in A e 2 in B, `e E(A) + E(B).
Allora, per la composizione delle probabilit`a
P [E(A)] P [E(B)] = P [E(A) + E(B)]
e ne segue che la dipendenza di P da E deve essere esponenziale.
Introducendo la funzione di partizione:
Z(T ) =
dove lintegrazione va estesa allo spazio delle fasi, lespressione del valor medio
allequilibrio termico di una qualunque grandezza fisica G(q, p) relativa al
sistema `e data da:
1Z
hGi =
G(q, p) exp{E(q, p)/kT }dqdp
Z
In particolare, per lenergia media si ha:
1Z
d
hEi =
E exp{E(q, p)/kT }dqdp = ln Z()
Z
d
dove = 1/kT .
Consideriamo, ad es., un sistema con 1 g.d.l., la cui energia totale abbia la
forma E = ap2n + bq 2m , con (q, p) R (gli esponenti pari assicurano che
1
1
ln Z =
ln + C
+
2n 2m
dove C non dipende da T . Pertanto:
d
ln Z = hEi =
d
1
1
+
kT
2n 2m
p2
1
+ q 2 hEi = kT
2M
2
p2
3
+ q 4 hEi = kT
2M
4
1
p2
+ q 2 + q 4
2M
2
31
In questo caso non si ha semplice proporzionalit`a e si possono avere comportamenti qualitativamente differenti nelle due zone
E0 kT
ed
E0 kT
au2 =
m
P (~u)dux duy duz = 1 = A =
2kT
Dunque
Ntot
N (ux , uy , uz ) =
V
m
2kT
3/2
1/2
exp{mu2 /2kT }
m
2kT
3/2
u2 exp{mu2 /2kT }
33
k
Z 1/2
1016 hertz
me
2
1 Z +
Z1 Z2 e2 Z +
b dt
p
=
F dt '
2
p0
p0
p
(b + x2 )3/2
b dx
Z1 Z2 e2 m Z +
2Z1 Z2 e2 m
Z1 Z2 e2 m Z +
dy
=
=
p0 p0 (b2 + x2 )3/2
p20 b
bp20
(1 + y 2 )3/2
1013
b
(b in metri)
(5.1)
(5.2)
Ci`o `e coerente con lipotesi che la deflessione sia piccola, tanto pi`
u che
allesterno dellatomo la carica effettiva che agisce sulle particelle `e minore di Z2 e. Se b diventa ancora pi`
u piccolo, cio`e se le particelle passano
dentro latomo, non ci si deve aspettare un aumento di perche allinterno
il campo elettrico decresce con la distanza e leffetto di deflessione `e ridotto.
Infine dagli urti con gli elettroni non si pu`o avere una grande deflessione,
dato il rapporto tra le masse (si pensi a una palla da baseball che urta una
mosca!)
Indicando con 2 la deflessione quadratica media di una particella in
un singolo urto, con N il numero di atomi incontrati dalla particella e con
2 la sua deflessione quadratica complessiva media, si ha 2 = N 2
anni dopo (nel 1974) per studiare la distribuzione di carica non pi`
u di un
36
avvicinandosi al nucleo;
3) Incompatibilit`a con la teoria e.m.: perch`e gli elettroni, essendo
accelerati, non irraggiano finendo col cadere sul nucleo?
4) Inspiegabilit`a delle righe spettrali: cosa determina le righe
spettrali tipiche di ogni elemento?
Regolarit`a delle righe spettrali
Vale sempre la pena - disse miss Marple tra se e se - di notare
ogni coincidenza. La si pu`o scartare in un secondo momento
se `e realmente una coincidenza.
A differenza dello spettro continuo della radiazione termica emessa da
un solido, la radiazione emessa da atomi liberi `e formata da un numero
discreto di lunghezze donda (righe spettrali), e, come `e noto, vi `e una stretta
corrispondenza tra righe spettrali ed elemento chimico.
Nel 1855 Balmer not`o che le righe dello spettro visibile dellidrogeno atomico (non della molecola!) sono descritte dalla relazione:
=K
n2
n2 4
(n > 2)
1
1
1
2
=R
2
n1 n2
(n2 > n1 )
quenze dello spettro di righe sono espresse come differenza di due termini,
ognuno corrispondente ad un intero.
38
Nel 1908 Ritz sottoline`o che, in generale, a ogni elemento si pu`o associare
una tabella di valori, detti termini spettroscopici, tali che ogni frequenza del
suo spettro di righe pu`o essere espressa come differenza tra due di essi:
ij = Fi Fj = F (ni ) F (nj )
Losservazione `e significativa perch`e i termini spettroscopici sono in numero molto minore delle frequenze
e
39
(6.1)
(6.2)
(6.3)
1 2 Ze2
1 Ze2
=
E = mv
2
r
2 a
dove a `e il raggio dellorbita. Dunque a = Ze2 /2|E|. Usando
|E|
v
=
f=
2a
Ze2
Ze2
2 |E|3/2
=
ma
Ze2 m1/2
(5a)
(5b)
a0 = h
2 /me2 = 0, 53 108 cm
|E| = 13, 6 eV
(6.4)
dove h
= h/2.
Dallespressione (5a) delle energie permesse e dalla (1) si ottiene evidentemente la relazione di Balmer, e si prevede che la costante di Rydberg sia
data da
R=
2 2 me4
h3 c
41
2 2 me4
1 e2
1
=
= 2 mc2 2
2
2
2
nh
2 n a0
2n
R=
1
4 a0
e2
1/137, detta costante di struttura fine, `e un numero puro
h
c
che caratterizza lintensit`a dellinterazione e.m.. In particolare E n dipende
dove =
En ci dice che, per valori di Z non troppo elevati, il moto degli elettroni `e
non relativistico poiche lenergia di legame `e molto minore di quella a riposo.
Notiamo anche che lo spettro visibile dellidrogeno (serie di Balmer) cor-
sostanza che si vuole studiare. Lesperimento consiste nel misurare la corrente che arriva in A (misurata dallamperometro I) al variare della d. di p.
VAC .
I risultati del primo esperimento, compiuto con vapori di Hg, sono indicati
modo differente.
Per unorbita circolare il momento angolare `e:
M = mrv
per cui
M=
f = v/2r
mv 2
|E|
=
f 2
f
1
|E| = nhf
2
= M = n
h
nh
2
45
E 0 E 00 = h
(7.1)
Questi postulati non sono sufficienti a determinare quali siano gli stati stazionari,
e la trattazione di Bohr va bene per lidrogeno ma non permette di dire niente
su atomi (sistemi) pi`
u complessi.
I passi da fare sembravano essere:
a) uso della meccanica classica per determinare i possibili moti del sistema;
b) imposizione di certe condizioni di quantizzazione con cui selezionare i
moti permessi;
c) considerare i processi radiativi come transizioni tra stati permessi, con la
relazione E = h
Mettiamo anzitutto in evidenza la contraddizione interna di questo procedimento: si cercano orbite date dalla meccanica classica ma che sodisfano
a condizioni quantistiche e si comportano in modo del tutto non classico
rispetto ad es. allirraggiamento.
46
Sommerfeld fu il primo a cercare di generalizzare le condizioni di quantizzazione di Bohr partendo dallosservazione che esse equivalgono a imporre
la quantizzazione del momento angolare. Questa pu`o essere scritta come:
2lz =
dove p =
p d = nh
T
0
pqdt
=
pdq = nh
p=
L
q
1
mq2
2
= mq.
p2
2m
21 kq 2 per cui
m
E
k
e la condizione di quantiz-
l
X
s=1
47
Hs (qs , ps )
(s = 1, . . . l)
ps dqs = ns h
(i = 1 . . . l)
ciascun momento coniugato risulti funzione solo della corrispondente coordinata e delle costanti stesse:
pi = pi (qi , E, K2 , . . . Kl )
Anche in questo caso si postula che i moti permessi sono solo quelli per i
quali gli integrali dazione sono quantizzati:
Js =
ps (qs , E, . . . Kl )dqs = ns h
48
p = mr2
p = mr2 sen2
p2
1
p2
(pr 2 + 2 + 2 2 ) + V (r)
2m
r
r sen
pur essendo tre integrali primi indipendenti non verificano le ipotesi in quanto
{li , lj } 6= 0 se i 6= j. In termini di dette grandezze si ha:
l2
1
pr 2 + 2
H=
2m
r
+ V (r)
p d = mh
lz = mh
cio`e, per larbitrariet`a dellasse z, si prevede che ogni componente del momento angolare possa assumere solo valori multipli interi di h
.
49
fine raccolti su una lastra fotografica (questo `e uno dei motivi per scegliere
largento!). Se lintensit`a del campo varia lungo z, sugli atomi (elettricamenti neutri) agisce una forza netta Fz ' z z Bz . Se il momento magnetico
50
51
netico (asse z) della forza che deflette le particelle del fascio. Ci`o va giusti~ = 0 implica che se z Bz `e grande anche x Bx + y By =
ficato, perche B
z Bz lo `e, e pertanto agisce una forza apprezzabile ortogonale a z.
Ma il valor medio di questa forza pu`o essere tenuto molto piccolo, e quindi
medio `e nullo su tempi T 1/. Per tipici valori di B0 risulta = gB0 '
1011 sec1 , e leffetto di Fx si annulla durante lattraversamento del magnete.
Negli esperimenti reali il campo magnetico non avr`a la forma idealizzata
qui discussa, ma lo stesso argomento si applica.
53
8. Onde di materia
Lo schema di quantizzazione avanzato da Sommerfeld `e internamente
incoerente in quanto si basa su restrizioni imposte alle orbite calcolate in
base alla meccanica classica. Inoltre `e insufficiente essendo limitato agli stati
stazionari e ai moti multiperiodici, per cui, ad es., `e incapace di prevedere
lintensit`a relativa dei fasci che escono dal secondo filtro in un esperimento
di Stern-Gerlach a filtri incrociati.
Avendo notato lanalogia tra gli stati stazionari della meccanica di Bohr
e Sommerfeld e gli stati stazionari dei fenomeni ondulatori, nel 1924 de
Broglie propose che, reciprocamente a quanto fatto da Einstein per la luce,
alle particelle di materia fossero in qualche modo associate delle grandezze
di tipo ondulatorio. In tal modo egli generalizz`o il dualismo ondulatoriocorpuscolare che venne cos` a riguardare sia la radiazione e.m. che le particelle.
Pi`
u precisamente de Broglie sugger` che, come alla radiazione e.m. sono
associati fotoni di energia E = h e momento p = h/, cos`
a ogni particella di energia E e quantit`a di moto p `e associata
unonda di frequenza = E/h e lunghezza donda = h/p.
Queste onde di materia non erano mai state osservate prima perch`e,
in condizioni usuali, la lunghezza donda associata ai corpi macroscopici `e
talmente piccola da trovarsi nellapprossimazione dellottica geometrica in
cui le onde si propagano in linea retta, come fanno appunto le particelle.
54
1 2
mv = eV = v ' 6 107 V cm/sec
2
per cui:
(V in volt)
(V in volt)
(~r, t) = 0 ei(k~rt)
dove, seguendo de Broglie, ~k = p~/h e = E/h. La nostra onda ha allora una
velocit`a di fase (definita come la velocit`a con cui viaggiano i punti di ugual
fase)
vf =
E
p
=
=
6= v
k
p
2m
Allora:
2k + k
2 +
k
x
t sin
x
t
(x, t) = 1 (x, t)+2 (x, t) = 2 cos
2
2
2
2
cio`e praticamente, essendo k k e ,
k
(x, t) = 2 cos
x
t sin(kx t)
2
2
Pertanto il massimo del pacchetto donde si propaga con velocit`a:
vg = /k
detta velocit`
a di gruppo.
Pi`
u in generale si consideri un pacchetto donde formato dalla sovrapposizione di onde piane che hanno ampiezza apprezzabile solo vicino a un certo
valore ~k0 del numero donda, cio`e
(~r, t) =
~
(~k)ei(k~rt) d3 k =
~
~
A(~k)ei(k~rt+(k)) d3 k
~
dove (~k) = A(~k)e(k) e A(~k) 6= 0 solo in un intervallo ~k attorno a ~k0 .
Allistante t il massimo di |(~r, t)| si trova nel punto ~r tale che le onde del
pacchetto che hanno ampiezza grande (cio`e quelle con ~k vicino a ~k0 ) in quel
punto e in quellistante interferiscono costruttivamente tra loro. Ci`o significa
che la loro fase = ~k ~r t + (~k) non deve variare molto (al variare di ~k)
e quindi deve essere stazionaria per ~k = ~k0 . Cio`e, in una dimensione:
56
d
dk
=0
k=k0
d
xt
dk
k=k0
d
+
dk
=0
k=k0
d
.
dk k=k0
dE
=
= vp
k
dp
p2 c2 + m20 c4 e le relazioni di de
Tuttavia ci`o non `e rilevante perch`e unonda piana `e per definizione estesa da
a + con ampiezza costante, per cui non pu`o propagare alcun segnale.
Viceversa, la velocit`a di gruppo risulta:
q
e quindi un segnale con detta relazione di dispersione `e perfettamente compatibile con la relativit`a.
58
Le cose si comportano.
Le leggi sono il nostro commento al loro comportamento.
9. Equazione di Schr
odinger
Per trattare il comportamento delle onde di materia in situazioni non banali (cio`e quando non si propagano liberamente) occorre realizzare un passaggio analogo a quello dallottica geometrica allottica ondulatoria. In altre
parole, ammessa lesistenza delle onde di materia, occorre trovare lequazione
di propagazione che ne descrive la dinamica (da cui il nome di meccanica
ondulatoria).
A una particella libera di massa m sia associato un pacchetto donde
formato dalla sovrapposizione di onde piane con definito numero donde, ~k,
con peso (~k):
(~r, t) =
~
(~k)ei(k~rt) d3 k
(9.1)
~
(~r, t) = (~k)(i)ei(k~rt) d3 k =
t
ih Z ~ 2 i(~k~rt) 3
ih 2
=
(k)k e
dk=
(~r, t)
2m
2m
dove col simbolo 2 si indica loperatore laplaciano che, in coordinate carte-
h
2 2
(~r, t) =
(~r, t)
t
2m
59
(9.2)
p~ ih
(9.3)
p2
+ V (~r)
2m
(9.4)
h
2 2
ih (~r, t) =
+ V (~r) (~r, t)
t
2m
equazione di
Schr
odinger
(9.5)
(9.6)
Notiamo che:
Come vedremo le soluzioni delleq. di Schrodinger hanno la propriet`a di
propagarsi, cio`e, in generale, la (9.5) descrive fenomeni di propagazione;
60
a differenza delleq. delle onde la (9.5) `e uneq. del 1o ordine nel tempo,
per cui (~r, t) `e completamente determinata assegnando il valore iniziale (~r, t0 ).
Stati stazionari e spettro di energia.
Unonda `e stazionaria quando sola la sua fase dipende dal tempo.
Significato della funzione donda
Avendo specificato lequazione che regola il comportamento delle onde di
materia occorre chiarire la relazione tra la funzione donda e la particella a
cui `e associata.
In un primo tempo vi fu il tentativo di interpretare il pacchetto donde
come rappresentante la reale natura delle particelle. Ma questa interpretazione si scontra subito con la seguente difficolt`a. Si consideri una particella libera e il pacchetto donde ad essa associato. Le varie componenti
monocromatiche del pacchetto si muovono con velocit`a differenti. Pertanto
il pacchetto, necessariamente, si slarga indefinitamente e non pu`o essere
identificato con la particella che in ogni misura di posizione risulta localizzata.
Siccome nel caso in cui e k non sono proporzionali un pacchetto donde si
disperde, la relazione tra frequenza e numero donde viene detta in generale
relazione di dispersione.
Illustriamo questo punto considerando levoluzione temporale di un pacchetto donde libero. Limitandoci per semplicit`a al caso unidimensionale,
consideriamo un pacchetto donde in cui le ampiezze delle diverse frequenze
61
f (k)ei(kxt) dk
2 /2 2
(9.7)
i(ko x0 t)
de
2 /2 2
ei[(+k0 )x(
2 +2k
2
0 k0 ) ]
ei(ko x0 t)
exp{(x 2k0 )2 /4(i + 1/2 2 )}
= q
2
i + 1/2
dxeax
2 +bx
= eb
2 /4a
/a
i + 1/2 2 , si ottiene:
ei(ko x0 t)
1
(x 2k0 )2
i
(x, t) = q
exp
2
4
4( + 1/4 ) 2 2
i + 1/2 2
` evidente che
1 1 + 4 2 4 , cresce indefinitamente al passare del tempo. E
non si pu`o identificare la particella col pacchetto donde ad essa associato
in quanto in tutti gli esperimenti la particella risulta sempre localizzata
mentre il pacchetto donde si slarga indefinitamente.
Interpretazione probabilistica
Vista limpossibilit`a di identificare la funzione donda con la particella,
Born, nel 1927, avanz`o la proposta1 che il valore della funzione donda in un
1
Questa proposta, che venne poi sviluppata durante una serie di incontri a Copenhagen,
sta alla base di quella che `e nota come interpretazione di Copenhagen.
62
(9.8)
dove la scelta di |(~r, t)|2 `e suggerita dal fatto che la (densit`a di) probabilit`a
deve essere ovunque non negativa.
1
|(~r, t)|2
2
|N |
(9.9)
Notiamo che vi `e una profonda differenza tra linterpretazione probabilistica della meccanica quantistica e il punto di vista statistico classico, anche se
entrambe, per avere senso, richiedono che vadano fatte misure su un gran numero di sistemi identici. Dal punto di vista classico, avere una distibuzione
di probabilit`a nella posizione di un insieme di particelle significa che ogni particella ha una posizione definita anche se lo sperimentatore prima della
misura non la conosce per insufficiente determinazione dello stato dinamico
del sistema, ma in linea di principio sarebbe possibile conoscerla. In questo
caso i vari sistemi del campione sono identici solo come stato termodinamico ma non come stato dinamico microscopico. Invece, secondo il punto
di vista quantistico anche se si conosce esattamente lo stato dinamico del
sistema (descritto dalla funzione donda) non si conosce con certezza dove
si trova la particella in quanto questa non ha una posizione ben definita
prima delloperazione di misura perch`e il pacchetto donde ad essa associato
ha sempre estensione finita. In ci`o sta laspetto ondulatorio del sistema.
Valori Medi
Nellinterpretazione probabilistica della meccanica quantistica quando lo
stato del sistema `e descritto da una certa ampiezza di probabilit`a (~r, t) le
grandezze fisiche non hanno, in generale, un valore definito ma solo delle
probabilit`a di assumere un insieme di possibili valori.
Indicheremo con < A > il valore medio della grandezza A, cio`e il rapporto tra la somma dei valori ottenuti in un insieme di misure e il numero
delle misure, o anche (quando questo numero `e molto grande) la somma dei
valori ottenuti moltiplicati per le rispettive probabilit`a. Pertanto, nello stato
descritto da (~r, t), il valore medio della coordinata xi a un certo istante `e
64
dato da:
1 Z
1 Z
2 3
< xi >=
xi |(~r, t)| d r =
(~r, t) xi (~r, t)d3 r
|N |2
|N |2
essendo, per ipotesi, |(~r, t)|2 d3 r/|N |2 la probabilit`a di trovare la particella
1 Z ~
~
(k, t) eik~r d3 k
(2)3/2
(9.10)
1
|(~p, t)|2
|N |2
(9.11)
(9.12)
1 Z
~
(~r, t) eik~r d3 x
3/2
(2)
(9.13)
La funzione (~k) viene detta trasformata di Fourier della (~x), che a sua
volta `e detta anti-trasformata della (~k).
La trasformata di Fourier (con la normalizzazione scelta!) verifica limportante
propriet`a (teorema di Parseval):
Z
f (x)g(x)dx =
F [f ]F[g]dk
(9.14)
|f (x)| dx =
|F[f ]|2 dk
ottiene:
Z
i
~
j ]
(~r, t) =
kj (~k, t) eik~r d3 k = iF[k
3/2
xj
(2)
< pj >= ih
1 Z
(~r, t)
(~r, t)d3 r
2
|N |
xj
pnj
!n
1 Z
1 Z
n
3
(~p, t)pj (~p, t)d p =
(~r, t) ih
(~r, t)d3 r
>=
2
2
|N |
|N |
xj
xj
(9.15)
sulla (~r). Nello stesso senso alla grandezza fisica xj (posizione) corrisponde
loperatore xj dato dalla moltiplicazione per xj .
Notiamo che le due distribuzioni di probabilit`a P(~r, t) e (~p, t) non sono
(~k) =
1 Z
~
(~r) eik~r d3 x
3/2
(2)
(9.16)
1 Z ~ i~k~r 3
(k) e d k
(2)3/2
(9.17)
Vogliamo ora dimostrare tale relazione. Poniamoci per semplicit`a nel caso
unidimensionale. Ammesso che la (9.17) sia valida, sostituendo la (9.16) nella
(9.17) si trova:
(x) =
Z +
1 Z +
dyeiky (y)
dkeikx
2
Z +
1 Z +
ik(xy)
dy
dke
(y) =
dy(x y)(y)
2
(9.18)
(9.19)
Dalla (9.18), per larbitrariet`a della (x), si vede che la (x y) deve essere
dke
ikz2 k2
=e
z 2 /42
68
dke
(kiz/2)2
z2 /42
e
Chiaramente risulta:
lim f (z, ) =
Inoltre:
dzf (z, ) =
0 per z 6= 0
per z = 0
dz
z2 /42
= 2
e
(9.20)
dyy n ey = 0
n 6= 0 (9.21)
Z +
(xx0 )2 /42
dxg(x)
lim
e
= 2g(x0 )
0
come si vede dalle (9.20) e (9.21) sviluppando g(x) in serie di potenze di punto
iniziale x0 . Pertanto, invertendo il limite con lint.(!), possiamo scrivere:
lim f (z, ) = 2(z)
(x) = 0 x 6= 0
> 0
(x)dx = 1
(9.22)
(x)G(x)dx = G(0)
(9.23)
1
(x)
|a|
69
(9.24)
R +
F (x)dx = 1, risulta:
1
lim F
0
x
= (x)
70
(9.25)
1 Z
< qi pj pj qi > = 2 (
qi pj pj qi )dn q = ihij
N
(10.1)
(10.2)
L2 , si consideri lintegrale:
I() =
1 Z +
|x + hx |2
N 2
1 Z +
dx ( x + hx ) (x + hx ) =
N 2
o
1 Z + n 2
dx x + h ( xx + x x) + 2 h
2 x x
= 2
N
Perch`e ci`o avvenga la forma quadratica non deve avere radici reali e quindi
il discriminante deve essere negativo:
h
2 4 < x2 >< p2 >
h
2
4
h
/2 non vanno intese in
senso statistico, cio`e relative agli scarti quadratici medi di misure eseguite su
sistemi identici, ma come affermazioni su ogni singolo sistema, nel senso che
risulta impossibile attribuire simultaneamente un valore ben definito della
posizione e del momento a ciascuna particella. Un ruolo chiave per evitare
errori banali `e dato dalla contemporaneit`a delle misure. Si pu`o infatti
sempre pensare di misurare x con precisione arbitraria e dopo misurare px
altres`i con precisione arbitraria in modo da ottenere un prodotto x px
arbitrariamente piccolo. Ma la misura di px modifica necessariamente lo
stato del sistema, per cui gli scarti quadratici medi x e px sono in tal
caso relativi a due stati diversi del sistema.
Per quale pacchetto donde si verifica leguaglianza nelle relazioni dindeterminazione e quindi il minimo nel prodotto degli scarti quadratici medi?
Chiaramente deve aversi:
< x2 >< p2 >= h
2 /4
I(0 ) = 0
dove 0 = h
/2 < p2 >. Cio`e:
x = 0 h
x (x) = C exp{
x2
}
2h0
< A2 >
2
1
2
A + AB
`e hermitiano!) mentre il
dove il primo valor medio `e reale (se B
secondo `e immaginario puro.
Definendo il correlatore (A, B) come differenza tra valor medio del prodotto
(simmetrizzato) e prodotto dei valori medi, si trova:
(A, B)
1
1
+B
A >
< AB + BA > < A >< B >= < AB
2
2
B
A > = < [A, B] >.
mentre: < AB
Si ottiene dunque:
1
(A)2 (B)2 2 (A, B) + | < [A, B] > |2
4
(11.1)
1
| < [A, B] > |
2
74
(11.2)
ricordare che nella (11.1) compaiono valori medi nel senso quantistico e non
statistico, per cui ad es. si pu`o avere (A)2 6= 0 anche se il sistema si trova in
uno stato ben definito. La (11.1) contiene inoltre un contributo tipicamente
quantistico (di ordine h
) dovuto al commutatore.
In particolare, nel caso di una coordinata canonica cartesiana, q, e del
suo momento coniugato, p, dalla (1) si trova:
(q)2 (p)2 2 (q, p)
h
2
4
75
1
A E |h[A, H]i|
2
|dhAi/dt|
2
(12.1)
A
|dhAi/dt|
A E
h
A
2 A
cio`e:
A E
76
RN .
Gamov riusc`i a superare queste difficolt`a formulando una teoria del decadi77
(13.1)
Naturalmente, in situazioni realistiche il potenziale avr`a un andamento continuo, come quello illustrato in fig. (2). In tal caso la probabilit`a di tunneling pu`o essere calcolata almeno approssimativamente nel seguente modo.
Sia (a, b) lintervallo classicamente proibito, cio`e tale che E < V (x) per
x (a, b). Suddividiamo lintervallo (a, b) in N parti di larghezza x in cias-
cuna delle quali il potenziale viene preso costante, cio`e approssimiamo V (x)
con N barriere quadrate e la probabilit`a di trasmissione totale col prodotto
|T (E)| =
N
Y
i=1
= exp 2
N q
X
i=1
2 Z bq
2m(V (x) E) dx
|T (E)| exp
h
a
2
(13.2)
(13.3)
Nel caso del decadimento possiamo porre V (x) 2Z1 e2 /x, mentre gli
b
a
78
Rm
RN
dx
Rm
1=
x
2mE Rm arccos
RN
RN
RN
Rm
Rm
Rm
2 !1/2
RN
2 2mZ1 e2
2
2
Rm
E
Il fattore di trasmissione risulta infine
!)
(
2
e
8m Z1
4 Z1 R N
2
|T | = exp
h
2e
E
(13.4)
N
dt
2RN
|T (E)|2
vi
(13.5)
Usando il fatto che nei nuclei pesanti la densit`a `e (quasi) costante, per cui il
numero di nucleoni (peso atomico), A = Z + N , `e proporzionale al volume,
3
A 4RN
/3, mentre il numero di protoni (Z) `e circa uguale a quello (N) di
Z1
1/2
2/3
Z1
79
ln(2RN /vi )
(13.6)
80
Pn
i=1
2hT i = nhV i
Pn
i=1
pi xi ne segue:
[G, H] = ih
n
X
i=1
n
X
p2i
ih
xi i V = ih(2T nV )
2mi
i=1
q.e.d.
(14.1)
(14.2)
Ci`o sembra portare a una contraddizione nel caso di una particella libera
quando H = T , cio`e n = 0. Tuttavia in questo caso H non ha autostati
normalizzabili e il calcolo di h[G, H]i richiede una regolarizzazione, mostrando
come luso disattento degli autostati impropri porti a risultati assurdi.
k 2 /2
1/4
eixx
2 /2
H =
h
2
( + 2 + 2ix 2 x2 )
2m
81
(14.3)
e
hHi
Z +
h
2k2
h
2
2
2
x2 dx =
+
=
2m
2m
avendo usato:
I() =
e
x2n ex dx = (1)n
Inoltre:
dx =
dn
2n
H lim
0
x2
h
2k2
=
lim
2m 0
(14.4)
(pxHHpx) dx =
( pxH (H ) px )dx =
i
h
2 Z + h
px(2ix 2 x2 ) + (2ix + 2 x2 )px dx
2m
(14.5)
Invece, siccome p = h
( + ix) , dalla (5) si trova usando la (4) 6= 0:
h[G, H]i
h
2 2
h
2 Z +
2 2
3 4
2 2
(4 x + 2 x x ) dx = ih k (14.6)
ih
=
2m
m
82
D2 y 2 =
(15.1)
(15.2)
Pertanto si ha:
(D + y) [(D y) (D + y)] = ( 1) (D + y)
e usando
(D + y) (D y) = D 2 y 2 1 = (D y) (D + y) 2
si trova:
D2 y 2 (D + y) = ( 2) (D + y)
(D + y)n = 2n
83
mentre:
(D y)n = +2n
a meno che i secondi membri non siano nulli.
Gli operatori (D + y) e (D y) vengono chiamati operatori gradino in
(15.3)
< (D y) , (D + y) >
= < (D + y) , (D + y) >
k (D + y) k2 0
cio`e
1 se
L2
(15.4)
ma:
(D + y)n+1 = (D + y) 2n = 0
(15.5)
(D y) (D + y) 2n = ( 2n 1)2n
per cui dalla (4) e dalla (5) segue
= 2n + 1
1
h
E = n+
2
0 (y) = Aey
2 /2
2 /2
2 /2
= An hn (y)ey
, hn (y) = (1)n ey
2 /2
(D y)n ey
2 /2
2 /2
2 /2
2 /2
D ey
Dn ey
2 /2
2 /2
f (y)
2 /2
D ey
e quindi
2 /2
(D y)n ey
85
2 /2
= (1)n ey Dn ey
2 /2
f (y) ,
m
2h
ip
x+
m
a =
m
2h
ip
x
m
1
H =h
a a +
2
Posto N = a a = N si ha H = h
N +
dunque autostati di N e viceversa.
1
2
Ora H si ha:
< , N >=< , a a >=< a, a >= kak2 0
(16.1)
(16.2)
Analogamente:
N a = ( + 1)a
(16.3)
(16.4)
(16.5)
(16.6)
(16.7)
Ma gli autovalori di N sono non negativi, per cui a non pu`o continuare
mano un insieme completo), dalle (2) e (3) si vede che possiamo sceglierne
la fase relativa in modo che risulti:
a n =
n + 1n+1
an =
nn1
mn,m1
< n , a m >=
2h
(a + a )
m
p=
m + 1n,m+1
Siccome
1
x=
2
i
2mh (a a )
2
2h
< n , (a + a )n >= 0
m
i
2mh < n , (a a )n >= 0
2
< n , (a + a )2 n >=
2m
1
2
2
< n , (a + aa + a a + a )n >=
n+
=
2m
m
2
< n , x2 n >=
< n , p2 n >=
h
m
< n , (a a )2 n >=
2
88
h
m
1
=
< n , (a2 aa a a + a2 )n >= h
m n +
2
2
(x)n (p)n = h
n+
1
2
Caso classico
Anche nel caso classico lo studio dellO.A. si semplifica se si usano le
quantit`a A =
m
2
x+
ip
m
e A . Infatti si ha H = A A e {A, A } = i.
dA
= {A, H} = iA
dt
p(t).
Alternativamente, dalle equazioni del moto x = p/m e p = m 2 x si
p
p
p
= i x + i m
che `e uneq. del 10 ordine per x + i m
.
trova x + i m
89
che verificano
m
2h
x+
ip
m
a =
m
2h
ip
m
H =h
a a +
1
2
y=
si ha:
d
p
P =
= i
;
dy
h
m
m
x;
h
1
a = (y + iP )
2
[y, P ] = i
1
a = (y iP )
2
Autostati di a:
d
1
a = (y + ) =
dy
2
(y) = N e
2yy 2 /2
L2 C
o anche
(y) = N1 ei
2i y
(y 2r )2 /2
90
Gaussianacentrata
attorno a 2r
con fase 2i y
(17.1)
(17.2)
hy 2 i =
(y)2 =
1
2
(17.4)
Analogamente:
a a
i = = 2i
i 2
i 2
!
2
1
1
hP 2 i =
+ = 22i +
2
2
i 2
hP i = h ,
e
(P )2 =
Pertanto:
1
2
(17.5)
(17.6)
(17.7)
h
1
h
(x) (p) =
h
m =
(17.8)
2 m
2
Vediamo che, , gli stati coerenti realizzano il minimo prodotto delle
tra i punti dello spazio degli autovalori di a e i punti dello spazio delle fasi
classico.
Del resto, per qualunque gaussiana (x) = ex
(x)2 =
e
1
4r
2 +x
(p)2 = h
2
con = r + ii si ha:
||2
r
h
2
i2
h
2 ||2
=
1
+
(x) (p) =
4 r2
4
r2
2
indipendentemente
da.
1
Ora H = h
a a +
, per cui il valor medio dellenergia nello stato `e:
2
hEi = h , H i = h
||2 +
1
2
mentre:
2
hE i
1
1
= h
h , a aa a + a a +
i = h
2 2 ||4 + 2||2 +
4
4
2 2
2
2
2
2
(E) = hE i hEi = h
|| 6= 0
=
6 0
(17.9)
2
0
||
(17.10)
oscillazione (h/m)1/2 .
Inoltre:
hEi =
+ energia di
un O.A. classico con condizioni
iniziali
2
y0 = hyi = 2r e P0 = hP i = 2i
Consideriamo lo stato = ea 0 dove a0 = 0:
Allora:
a = aea 0 = [a, ea ]0 = ea 0
poiche in base alla relazione di commutazione [a, a ] = 1 si ha [a, f (a )] =
f /a . Vediamo che:
a =
`e autostato di a con autovalore .
cio`e:
k k2 = (ea 0 , ea 0 ) = (0 , e a ea 0 )
k k2 = e (0 , ea 0 ) = e (ea 0 , 0 ) =
= e k0 k2
perche a0 = 0
Dunque k k `e finita
= ea 0 =
X
n an
n=0
dove n =
1 an 0
n!
n!
0 =
X
n
n=0
n!
(17.11)
valore En = h
(n + 12 ) nello stato `e:
Pn () = e||
||2n
n!
n pi`
u vicino a ||2 , cio`e quando hEi ' En .
Osserviamo inoltre che il prodotto scalare tra due stati coerenti normalizzati,
2 /2
cio`e
ea 0 , e||
2 /2
ea 0 ) = exp{
||2 ||2
+ } (17.12)
2
2
|( , )|2 = e|| 6= 0 , C
Gli autostati di a non sono mai ortogonali, anche se appartenenti ad autovalori diversi. Peraltro, ci`o non deve sorprendere perche a 6= a !.
Evoluzione temporale degli stati coerenti
Sappiamo che qualunque sia lo stato iniziale i si ha:
(t) = eiHt/h i
Applicando tale formula quando i `e uno stato coerente e usando la (11)
abbiamo:
= eiHt/h (0)
(t)
=
X
n
n=0
n!
X
(eit )n
n=0
n!
n
(17.13)
(17.14)
(17.15)
Dalla (4) e dalla (7) si vede che in uno stato coerente non si ha slargamento del pacchetto donde (ne in x ne in p).
Essendo il potenziale quadratico, dal teorema di Ehrenfest sappiamo che:
pi0 sin t
hyi(t) = hyi0 cos t + h
h
pi(t) = h
pi0 cos t hyi0 sin t
qualunque sia lo stato iniziale. Vediamo che uno stato coerente, descritto
dalla gaussiana (1), segue un andamento quanto pi`
u classico possibile,
in quanto in tali stati non solo il centro del pacchetto donde segue un
andamento classico, ma in essi ad ogni istante si ha il minimo prodotto delle
indeterminazioni e non si ha slargamento.
Assenza di autostati di a
Rappresentando a come operatore differenziale, si vede subito che:
a = (y) = e
2y+y 2 /2
6 L2 C
Ci`o, peraltro, non implica che sia autostato di a perche tale operatore
non `e hermitiano.
95
2yy 2 /2
L2
Normalizzandole:
2
k k = |N |
dy ey
2 +2y
2r
2
= |N |2 e2r
dove = r + ii . Pertanto:
2
k k = 1 N = 1/4 er
a meno di un fattore di fase. Perch`e il prodotto scalare sia dato dalla (12)
2
1Z 2
1 Z
2
2
2
d (x) (y) =
dr di e2r e(x +y )/2 e 2( x+y) =
2
2
e(x +y )/2 Z +
2
=
dr di e2r e 2r (x+y) ei 2i (yx) =
(x y) x2 Z +
2
=
dr e2r +2 2r x = (x y)
e
Z +
Z +
2
i x
avendo utilizzato
e d = 2(x) e
d e(+x) = .
Dato che gli S.C. non sono mai ortogonali la relazione di completezza implica
che essi sono linearmente dipendenti tra loro. Infatti, si ha:
Z +
1Z 2
d (y)
(x) (x)dx =
(
)
||2 ||2
1Z 2
d (y) exp
+
=
2
2
(y) =
(x)(x y)dx =
96
con la scelta di fase data dalla (12). Un insieme completo di stati non
linearmente indipendenti viene detto sovracompleto.
97
18.
a)
a)
D()D () = D ()D() = 1
Si vede che D() conserva la norma degli stati su cui agisce, cio`e `e unitario.
Usando la relazione
eA+B = eA eB e 2 [A,B]
(18.1)
2 /2
ea e
2 /2
ea 0 =
1
1
eB A eB = A + [B, A] + [B, [B, A]] + + [B, [B, [B, [B, A]]] +
2
n!
1
98
(18.2)
cio`e D() agisce come operatore traslazione nello spazio degli autovalori di
a.
)/2
D( + ) = e(
D()D()
cociclo).
D() = D()D()0 = e(
)/2
(18.3)
1
A
dA
= [A, H] +
dt
ih
t
(18.4)
p2 q 2
1
a + a
H=
+
+ f (t) q = h
a a +
+ f (t)
2
2
2
2
e introduciamo lop. A(t) = eit a + (t).
Lequazione di evoluzione per A(t) `e:
Ora:
d
A
= ieit a +
t
dt
99
e
[A, H] = e
it
1
h
a + f (t)
2
da cui:
dA
eit
d
= ieit a +
f (t) + ieit a +
dt
2ih
dt
(18.5)
dA
eit
d
= i
f (t) +
dt
2h
dt
(18.6)
cio`e:
Pertanto, la scelta
i Z t i
(t) =
e f ( )d
2h 0
dA
=0
dt
a)
verifica
D ()aD() = a +
e che:
eiH0 t/h a eiH0 t/h = eit a U0 (t)D()U0 (t) = D(eit )
100
(18.7)
(18.8)
dove (t) e un fattore di fase dipendente dal tempo che puo essere determinato dalla richiesta che lop. di evoluzione temporale del sistema verifichi la
proprieta:
U (t3 , t2 ) U (t2 , t1 ) = U (t3 , t1 )
(18.9)
(18.10)
Vediamo che, per effetto di una forza esterna, un O.A. inizialmente nello
stato fondamentale si porta in uno stato coerente con autovalore dipendente
dal tempo.
Notiamo che il potenziale e.m. nella gauge di Lorentz verifica leq.
2A (~x, t) = j (~x, t)
che in trasformata di Fourier diventa
F (~k, t) + 2 F (~k, t) = s (~k, t)
che k `e leq. di un O.A. forzato.
101
Caso classico
Lhamiltoniana di una particella carica (senza spin) in un campo mag~ =A
~ `e:
netico B
2
1
~ 2=
H=
p~ eA
2m
2m
m
y = eB x
0 it
e
da cui:
|(t) o | =
|0 |
|0 |
mv
.
eB
Natu-
2
2x
+ y
2m 2m
p2x
1
+
(py eBx)2
2m 2m
p2x
1
+
(hky eBx)2
2m 2m
103
Lx
x
= Lx Ly eB/h,
per cui il no di stati per unit`a di area per ogni livello di Landau (cio`e la
degenerazione per unit`a di area) `e:
nB = eB/h = /0
dove `e il flusso magnetico per unit`a di superficie e 0 = h/e `e il flusso
magnetico elementare associato alla carica e.
104
1
~ 2=
p~ q A
2m
2m
(20.1)
[i , j ] = ihqijk Bk
~ x) `e definito a meno di una trasformazione di
Ora, il potenziale vettore A(~
gauge:
~ x) A
~ 0 (~x) = A(~
~ x) + (~x)
A(~
(20.2)
dove (~x) `e una funzione arbitraria, e tutte le grandezze osservabili dovrebbero restare invarianti sotto tale trasformazione.
Sia un autostato dellhamiltoniana, che verifica H = E, e che
nella rappresentazione delle coordinate `e espresso dalla funzione donda (~x).
Risulta
H 0 (~x) = E(~x) ?
~0
dove H 0 = p~ q A
105
(20.3)
Quindi:
~ 0 )2 0 (~x) = ei q (~x)/h (ih q A)
~ 2 (~x)
(ih q A
che implica:
H 0 0 = E 0
(20.4)
Pertanto i valori dellenergia sono invarianti sotto le trasformazioni simultanee (2) e (3).
Inoltre, la trasformazione di fase (3) non modifica |(~x)|2 , cio`e la dis-
La teoria `
e invariante sotto le trasformazioni di gauge simultanee (2) e
(3).
La grandezza D = i hq A viene detta derivata covariante perch`e se
~ x) A
~ 0 (~x) = A(~
~ x) + (~x)
(~x) 0 (~x) = ei q (~x)/h (~x) e A(~
106
D0 = ei q (~x)/h D ei q (~x)/h
simultanee:
~
~ 0 (x) = A(x)
~
A(x)
A
+h
ora
(~x, t) = e
iq/
h
Rx
107
x0
~ x
Ad~
(~x, t)
(20.5)
dipende solo dal punto ~x ma anche dal percorso tra ~x0 e ~x. Solo quando
H
~ d~x = 0 (quindi non vi `e campo
tale fattore di fase `e integrabile, cio`e A
magnetico) la (5) rappresenta una funzione. Tuttavia tale espressione pu`o
108
~=0
A
(21.1)
sono eq. accoppiate, nel senso che la dipendenza temporale del grado di
libert`a Ai (~x) dipende (tramite le derivate) anche da Ai (~x + d~x), cio`e dai
gradi di libert`a vicini.
Sia Fi (~k; t) la trasformata di Fourier di Ai (~x):
Fi (~k; t) =
1 Z +
~
Ai (~x; t)eik~x d3 x
3/2
(2)
Allora si ha lantitrasformata:
1 Z + ~
~
Ai (~x; t) =
Fi (k; t)eik~x d3 k
3/2
(2)
(21.2)
(21.3)
cio`e sono le eq. del moto di infiniti O.A. disaccoppiati. Dunque considerando
le Fi (~k) come coordinate generalizzate per il sistema, si vede che ciascuna
di esse verifica leq. di un O.A.. Il campo e.m. libero (cio`e in assenza di
cariche e correnti) pu`o essere considerato come un insieme di () O.A.. Ora,
secondo il punto di vista classico, nello stato di vuoto il campo e.m e nullo.
Ma dal punto di vista quantistico, se i gradi di libert`a del campo sono degli
O.A., lo stato di vuoto (cio`e di minima energia) per il campo e.m. non
~ x; t) = 0 ( Fi (~k; t) = 0) ~k, cio`e allassenza di
pu`o corrispondere a A(~
~k
mentre il valor medio del quadrato `e diverso da zero anche nel vuoto.
Ci`o permette di spiegare tra laltro il fenomeno dellemissione spontanea
dei fotoni. Si consideri ad es. un atomo didrogeno in un autostato di H0 =
p2 /2m e2 /r diverso da quello fondamentale. Il sistema, anche se isolato,
irraggia. Perch`e, se si tratta di uno stato stazionario, nel quale quindi non
cambia niente? Il punto `e che si deve tener conto anche del campo e.m., per
cui lhamiltoniana del sistema non `e solo quella di un elettrone nel potenziale
coulombiano ma:
~ 2 e2
(~p eA)
+ Hem =
2m
r
~+A
~ p~ + e2 A2
p~ A
= H0 +
+ Hem
2m
`e lhamiltoniana del campo e.m.. Supponiamo che il sistema stia
H=
dove Hem
(~k~k 0 )ij
20
h
~ ~ 0
< F i (~k)F j (k~0 ) >0 =
(kk )ij
20
ki kj
(~k ~k 0 ) ij 2
20
k
1 Z 3 3 0 i(~k~x+~k0 ~y)
dkdk e
< Fi (~k)Fj (k~0 ) >0 =
(2)3
!
!
h
ki kj
1 Z d3 k i~k(~x~y)
h
(x y)i (x y)j
ij
=
ij 2 =
e
20 (2)3
k
2c0 (~x ~y )2
|~x ~y |4
~ 2 d3 x
~2 + 1 B
0 E
0
(21.4)
(21.5)
2 3
E d x=
A 2 (~x)d3 x =
|F 2 (~k)|d3 k
(21.6)
Inoltre:
Z
2 3
B d x=
~ 2 d3 x =
( A)
ijl j Al imp m Ap d3 x
si trova
2 3
B d x=
2 3
(j Al ) d x
(j Al l Aj )d3 x
(21.7)
Ora si ha:
j (Al l Aj ) = j Al l Aj + Al l j Aj
(21.8)
~ j Aj = 0, per cui
Lultimo termine della (8) `e zero nella gauge A
(j Al )2 d3 x =
|kj Fl (~k)|2 d3 k =
112
k 2 |F |2 d3 k
(21.9)
H
pn
pn =
H
qn
F i (~k) = F i (k)
Fi (~k) = c2 k 2 Fi (~k)
che coincide con la (3) ed `e leq. del moto di un O.A.
113
(22.1)
(22.2)
e loperatore
(22.3)
Dunque L2 e una sua componente a scelta possono essere diagonalizzati simultaneamente. Posto:
h2 ,m
L ,m =
Lz ,m = mh,m
(22.4)
(2) = m2
(22.5)
[Lz , L ] = ihLy h
Lx = hL
(22.6)
[L+ , L ] = 2hLz
(22.7)
Allora si ha:
[L2 , L+ ] = [L2 , L ] = 0 = L2 L ,m = h2 (L ,m )
114
mentre:
Lz L+ ,m = Lz (Lx + iLy ),m = (Lx Lz + ihLy + iLy Lz + h
Lx ),m =
= (Lx + iLy )(Lz + h
),m = (m + 1)hL+ ,m
cio`e:
Lz L+ ,m = (m + 1)hL+ ,m
(22.8) = L+ ,m
%
=
&
(22.8)
,m+1
(22.9)
0
Analogamente:
(22.6) = L ,m =
%
&
,m1
(22.10)
0
= L+ ,m = 0 se e solo se
m(m + 1) =
(22.11)
Analogamente si trova:
L ,m = 0 se e solo se
m(m 1) =
(22.12)
(22.13)
e
L+ L = L2x + L2y i[Lx , Ly ] = L2x + L2y + h
Lz
(22.14)
= m+ (m+ + 1) =
(22.15)
= m (m 1) =
(22.16)
Da queste relazioni si vede che lazione degli operatori gradino non si interrompe mai finche il valore di m non diventa il massimo (minimo) possibile;
dunque agendo con L su m+ non si ottiene mai zero finche non si arriva a
m e viceversa agendo con L+ su m non si ottiene mai zero finche non
si arriva a m+ .
Pertanto:
n intero 0
m+ = m + n
%
Ora (22.13) e (22.14) = m =
&
(22.17)
m+
m+ + 1
(da scartare)
n
Dunque: (??) = 2m+ = n , cio`e m+ = l
2
n n
=
+ 1 = l(l + 1)
2 2
cio`e:
n
n
m
degenerazione : n + 1 = 2l + 1
2
2
116
Gli operatori gradino sono estremamente utili per calcolare molte quantit`a.
Ad es. per il valor medio di Lx in un autostato di Lz si ha:
< Lx >m =
1
< L+ + L >m = 0
2
Armoniche Sferiche
Le autofunzioni normalizzate del momento angolare orbitale nella rappresentazione delle coordinate sono note come armoniche sferiche. Esse verificano:
2 m
h2 Ylm (, )
l Yl (, ) = l(l + 1)
lz Ylm (, ) = mhYlm (, )
dYlm
(, )Ylm (, ) = ll0 mm0
0
1
P2 (x) = (3x2 1) ;
2
P1 (x) = x ;
ecc.
dm
Pl (x)
dxm
l,l (, ) = ()eil
+ i cot
si ha:
l+ ll = 0 = h
e
cio`e
i(l+1)
d
cos
l
d
sin
d
cos
=l
= ln
= ln(sin )l
d
sin
0
= () = 0 (sin )l
Analogamente si ha:
l+
l = lx ily =
da cui:
= he
i cot
2 2
sin ei/2
da cui:
e
l 1 , 1 = h
2 2
i/2
cos
1 cos
+
2 sin 2 sin
h
i/2
e
cot sin
2
che non `
e proporzionale a 1 , 1 in quanto
2
1 , 1 (, ) =
2
sin ei/2
Inoltre risulta:
3
2
l
1 , 1 ei 2 (sin )3/2
2 2
che non solo non `e nulla, ma non `e neppure di L2 rispetto alla misura d =
sin d d. Pertanto valori semiinteri di l non sono accettabili.
Da un altro punto di vista, perche ~l sia ben definito come operatore differenziale le funzioni su cui agisce devono essere a un sol valore: = l intero.
119
Sapendo che un sistema si trova nellautostato lmz di ~l2 e della componente lz , qual `e il risultato di una misura della componente di ~l lungo un
asse n
che forma con z un angolo ?
Siccome
ln = ~l n
= lx (
xn
) + ly (
yn
) + lz (
zn
)
per il valor medio di ln nello stato lmz si ha:
(23.1)
Dunque hln i varia con continuit`a con , come la proiezione classica, e non
spazio) i valori che ln pu`o assumere sono quantizzati, e ogni misura di ln pu`o
dare solo mn h
come risultato, con mn intero compreso tra l e l.
l
X
cmz mn () lmn
mn =l
(23.1)
x iy
r
(3a)
z
r
(3b)
x0 iy 0
r
z0
r
z 0 + ix0
N11 e 0 i e 1 e 1
Y + ( Y1 + Y1 )
=
r
N10 1
2
121
cos sin 0
Rz () = sin cos 0
0
0
1
(1a)
Analogamente
1
0
0
Rx () = 0 cos sin
0 sin cos
cos 0 sin
0
1
0
Ry () =
sin 0 cos
come si ottiene subito per permutazione ciclica degli indici (x, y, z).
Dato che le rotazioni conservano la lunghezza dei vettori, in D=3 dimen` importante
sioni a ogni rotazione corrisponde una matrice ortogonale 33. E
notare che rotazioni attorno ad assi diversi non commutano tra loro, cio`e
lordine `e importante. Ad esempio per infinitesimo si ha:
Rx ()Ry () Ry ()Rx () = Rz ( 2 ) 1
(24.2)
(24.3)
Ora, ogni rotazione finita pu`o essere vista come successione di rotazioni
Le grandezze
rotazioni
e
dRi
Ii =
d =0
Ri Ri = 1 = Ii = Ii
1 + In
N
= exp (In )
(24.4)
2 2
I = [Ix , Iy ] = Iz
2 n
(24.5)
(24.6)
i
lz
h
(24.7)
(24.8)
Pertanto la non commutativit`a delle componenti del momento angolare riflette il fatto che tali operatori generano rotazioni attorno ad assi diversi e
queste non commutano tra loro.
Con lo stesso ragionamento di prima, per una rotazione finita, vista come
successione di rotazioni infinitesime attorno allo stesso asse, si ha:
(r, , ) =
=
lim
lim
i
1
lz
h
N
1
N
!N
(r, , ) =
i
(r, , ) = exp lz (r, , )(24.9)
h
per cui:
(24.10)
Pi = pi + {pi , F }
126
25. Lo Spin
Non `e per`o detto che per descrivere lo stato di un sistema fisico sia sufficiente una sola funzione donda. Ad esempio, lo stato del campo elettrico `e
~
descritto da un campo vettoriale E(x,
y, z), cio`e da 3 funzioni del punto che si
trasformano tra loro per rotazioni. In altre parole, in seguito a una rotazione
Rz () del sistema le componenti del nuovo campo elettrico non sono date da
Ei (r, , ) = Ei (r, , ) ma da
Ex (r, , ) = cos Ex (r, , ) sin Ey (r, , )
e cos`i via.
Analogamente, risulta che lelettrone, il protone, il neutrone e altre particelle hanno un momento angolare intrinseco, detto spin, la cui componente
lungo una direzione arbitraria pu`o assumere solo i valori
h
2
o h2 . Lo spin
[~p, ~s] = 0,
ecc...
+ (r, , ) = a21 (r, , ) + a22 + (r, , )
M M = 1
S, dove S `e uno
angolari:
[Ja , Jb ] = ihabc Jc , [la , lb ] = ihabc lc , [sa , sb ] = ihabc sc
128
lo stato di un elettrone corrispondono ai due possibili valori di una componente (arbitraria) dello spin, sn = h/2. Invece, la grandezza dello spin
dellelettrone e sempre s(s + 1)h2 = 3h2 /4 essendo s = 1/2.
0
1
rappree =
Fissiamo la fase relativa in modo che + =
1
0
sentino i due stati dello spazio S corrispondenti a spin in su e a spin in
giu lungo la direzione z, cioe gli autostati di sz :
sz + =
+ , s z =
2
2
1
0
+ (x, y, z)
0
1
+ (x, y, z)
(x, y, z)
h
2
1 0
0 1
= h2 z
129
0 1
0 0
; s =
s+
=h
0 0
1 0
h
2
0 1
1 0
= h2 x
; sy =
h
2
0 i
i 0
= h2 y
i2 = 1 , a b + b a = 0 per a 6= b
Una importante propriet`a dei sistemi a spin 1/2 segue dal loro compor-
130
che non sia cambiato nulla, il vettore di stato di un sistema a spin 1/2 cambia
di segno. Questa importante propriet`a dei sistemi a spin 1/2 `e suscettibile
di verifica sperimentale. Naturalmente, cambiando segno a tutti i vettori di
1
(~ ~ )2 + V (r) 1
2m
dove `e uno spinore e 1 `e lidentit`a nello spazio dello spin. In termini delle
due componenti + e si ha:
iht
+ (x, y, z; t)
(x, y, z; t)
1
(~ ~ )2
=
2m
+ (x, y, z; t)
(x, y, z; t)
+V (r)
+ (x, y, z; t)
(x, y, z; t)
1
~ ~ )2 + V (r) 1
((~p eA)
2m
Ora:
~ ~ )2 = pi pj i j + e2 Ai Aj i j e(pi Aj + Ai pj )i j =
((~p eA)
~ 2 ieijk (pi Aj Aj pi )k =
= (~p eA)
~ 2 ieijk (ihi Aj )k =
= (~p eA)
~ 2 eh~ B
~
= (~p eA)
Si vede che una particella carica con spin anche da ferma (ossia per ~ =
~ = 0) ha necessariamente un accoppiamento al campo magnetico, cio`e
p~ eA
ha un momento magnetico
~=
e
~s.
m
e
h
2me
geteo = 2 1, 0011596524(6). Sembra proprio che non sia del tutto fuori
strada!
133
mazione iniziale e quella finale possono essere portate a coincidere con continuit`a. Viceversa se ( ) non `
e contraibile si pu`o anche avere D(1) = ei 1,
mazioni `e semplicemente connesso (cio`e ogni curva chiusa in esso `e contraibile) la rappresentazione unitaria indotta nello spazio degli stati deve
verificare D(1) = 1, mentre ci`o non `e necessario se il gruppo non `e semplicemente connesso.
g 1 g2 = g3 G
rotazioni forma gruppo nel senso che a una successione di due rotazioni `e
associata la matrice prodotto delle rispettive matrici. Alla rotazione nulla
`e associata la matrice identit`a e alla rotazione inversa la matrice inversa. Il
gruppo delle matrici 3 3 ortogonali unimodulari, isomorfo alle rotazioni in
uno spazio a tre dimensioni, `e indicato come SO(3).
136
unimodulari, noto come SU (2), che si vede facilmente che ha tre parametri
indipendenti (e quindi tre generatori) come SO(3). Infatti ogni matrice M
SU (2) pu`o essere scritta usando quattro parametri reali (a0 e ~a) come M =
a0 1 + ~a ~ e la condizione di determinante unitario impone a20 + ~a2 = 1.
137
Consideriamo un sistema composto da N parti, ognuna con momento angolare ~ji . Il momento angolare totale `e dato da
J~ =
N
X
~ji
i=1
(27.1)
per i 6= k
(27.2)
Ne segue che anche gli operatori associati alle componenti del momento angolare totale verificano lalgebra:
[Ja , Jb ] = ihabc jc
Pertanto gli autovalori di J~2 sono della forma J(J + 1)h2 , con J intero o
semiintero, mentre quelli delle sue componenti sono M h
con J M J.
la notazione pi`
u leggera J~ = ~j1 + ~j2 .
[~ji2 , jkz ] = 0
[Jz , j2z ]
ma si ha: [J~2 , jiz ] 6= 0. Ad es. [J~2 , j1z ] = 2ihazb j1b j2a = 2ih(j1x j2y j1y j2x ).
Del resto, usando J~2 = ~j12 + ~j22 + 2~j1 ~j2 = ~j12 + ~j22 + 2j1z j2z + j1+ j2 + j1 j2+ ,
`e chiaro che J~2 ha elementi di matrice non nulli tra stati con valori di miz
diversi.
definita da:
(i = 1, 2)
Jz |JM i = M h
|JM i
Mmin = j1 j2
Mmin M Mmax
Mmax = j1 + j2
cio`e:
j1 j2 M j1 + j2
139
uno stato non nullo |J, M = j1 + j2 + 1i che non pu`o esistere. Quindi per J
si trova il valore massimo
Jmax = j1 + j2
(27.3)
(27.4)
Del resto, usando il fatto che ji,+ |j1 , j1 ; j2 , j2 i = 0 si vede subito che tale
stato `e anche autostato di J~2 e Jz .
Poniamo ora M = Mmax 1. Nella base {|j1 , m1 ; j2 , m2 i} a questo valore
|j1 , j1 1; j2 , j2 i
|j1 , j1 ; j2 , j2 1i
(27.5)
|Jmax , Mmax i. Per avere un altro stato indipendente deve essere possibile il
valore:
J = Jmax 1 = j1 + j2 1
(27.6)
J |J, M i = h
J(J + 1) M (M 1) |J, M 1i
140
Essendo J = j1 + j2 , si trova:
J |j1 + j2 , j1 + j2 i = h
2(j1 + j2 ) |j1 + j2 , j1 + j2 1i =
= (j1 +j2 )|j1 , j1 ; j2 , j2 i = h
Pertanto:
|j1 + j2 , j1 + j2 1i =
2j1 |j1 , j1 1; j2 , j2 i +
j1
|j1 , j1 1; j2 , j2 i +
j1 + j 2
2j2 |j1 , j1 ; j2 , j2 1i
j2
|j1 , j1 ; j2 , j2 1i
j1 + j 2
m1 = j1 e m2 = j2 1 `e P (j1 , j2 1) = j2 /(j1 + j2 ).
j2
|j1 , j1 1; j2 , j2 i
j1 + j 2
j1
|j1 , j1 ; j2 , j2 1i
j1 + j 2
|j1 , j1 2; j2 , j2 i
|j1 , j1 1; j2 , j2 1i
|j1 , j1 ; j2 , j2 2i
(27.7)
sono dati da J2 |Jmax , Mmax i e da J |Jmax 1, Mmax 1i. Il terzo stato deve
j1X
+j2
J=Jmin
141
(2J + 1)
(27.8)
+j2
j1X
(2j1 + 1)(2j2 + 1) = 2
J=0
Jmin
X1
J=0
J + j1 + j2 Jmin + 1 =
2
= (j1 +j2 )(j1 +j2 +1)(Jmin 1)Jmin +j1 +j2 Jmin +1 = (j1 +j2 +1)2 Jmin
2
Jmin
= (j1 j2 )2
Jmin = |j1 j2 |
j 1 + j2
(27.9)
m1 ,m2
(27.10)
142
M = m1 + m2
|j1 j2 | J j1 + j2
(27.11)
Dal punto di vista della teoria dei gruppi il teorema di addizione fornisce la
scomposizione di un prodotto diretto di rappresentazioni di SU (2) in
termini di rappresentazioni irriducibili. In formule:
D(j1 ) D(j2 )
j1X
+j2
J=|j1 j2 |
D(J)
(27.12)
Esempi
1) Un caso importante di somma di momenti angolari si ha nella composizione, per una singola particella, del momento angolare orbitale, ~l, e
di quello intrinseco (di spin), ~s, per ottenere il momento angolare totale
J~ = ~l + ~s.
Ad es. per l = 1 e s = 1/2, in base al teorema daddizione J pu`o assumere
solo i valori 3/2 e 1/2. I sei stati della base {|l, lz ; s, sz i} nella base {|J, M i}
si dividono come segue:
J = 3/2 4 stati
q
q
2
1
|3/2, 1/2i =
|0,
1/2i
+
|1, 1/2i
3
3 q
q
J = 1/2 2 stati
q
q
|1/2, 1/2i = 1 |0, 1/2i 2 |1, 1/2i
3
3 q
q
|1/2, 1/2i = 1 |0, 1/2i 2 | 1, 1/2i
3
1
3 1
=
2
2 2
s = 1 3 stati
|1, 1i = |+, +i
|1, 0i =
1
2
(|+, i + |, +i)
tripletto
simmetrico
|1, 1i = |, i
1
s = 0 1 stato : |0, 0i = (|+, i |, +i)
2
singoletto
antisimmetrico
1 1
=10
2 2
144
p21
p2
+ 2 + V (|~r1 ~r2 |)
2m1 2m2
(28.1)
~ = m1~r1 + m2~r2
R
m1 + m 2
P~ = p~1 + p~2
p~ =
~r = ~r1 ~r2
(28.2)
m2 p~1 m1 p~2
m1 + m 2
(28.3)
lhamiltoniana si scrive:
H
P2
p2
+
+ V (r) HB + Hr
2M
2
(28.4)
(28.5)
~ descrive il moto libero del baricentro e (~r) quello della partidove (R)
cella ridotta, che racchiude gli aspetti pi`
u interessanti. Dora in avanti ci
occuperemo unicamente del moto relativo e quindi delleq. agli autovalori:
#
"
p2
+ V (r) = E
Hr =
2
145
(28.6)
h
2
2 + V (r) (~r) = E(~r)
2
(28.7)
1
r
r r
!2
1
(~r )2
r2
~l2
h
2 1 2
r(~
r
)
+
(~r) + V (r)(~r) = E(~r)
2 r r2
2r2
(28.8)
l(l + 1)h2
h
2 1 d2
(rR(r))
+
R(r) + V (r)R(r) = ER(r)
2 r dr2
2r2
(28.9)
h
2 d2 u
l(l + 1)h2
u(r) = Eu(r)
+ V (r) +
2 dr2
2r2
(28.10)
Si vede che, esattamente come nel caso classico, per il moto radiale si trova
uneq. relativa a un problema unidimensionale per una particella di massa
nel potenziale effettivo Vef f V (r) + l(l + 1)h2 /2r2 , con r [0, ).
146
R (r)pr R(r)r2 dr =
(28.11)
r0
lim u(r) = 0
r0
essere r 0 si pu`o pensare che per evitare che la particella penetri nella
d2 u
2mE 2me2 l(l + 1)
u(r) = 0
+ 2
+
dr2
r2
h
2
h
r
(28.12)
(28.13)
2mE
2mE
u A exp i
r + B exp i
r
2
h
h
2
(28.14)
continuo, mentre occorre vedere se per E < 0 esiste uno spettro discreto.
d2 u
2
l(l + 1)
u(r) = 0
+ 2 +
2
dr
r0 r
r2
(28.15)
d2 f
df
2
l(l + 1)
2 +
f (r) = 0
2
dr
dr
r0 r
r2
(28.16)
an rn+
(28.17)
n=0
n=0
2
(28.18)
+ an rn+1 l(l + 1)an rn+2 = 0
r0
Al solito, per lindipendenza lineare delle potenze debbono essere nulli i coefficienti di ogni potenza di r. La potenza pi`
u bassa `e r 2 e annullando il
suo coefficiente si trova
( 1) = l(l + 1)
148
=l+1
n=0
2((n + ) 1/r0 )
an
(n + + 1)(n + ) l(l + 1)
(28.19)
an+1
=0
an
per cui il raggio di convergenza della serie `e infinito, e questa definisce una
soluzione della nostra eq. differenziale per tutti i valori di r (laltra soluzione
indipendente si trova scegliendo = l, ma questa non `e accettabile).
Tuttavia per n grande si vede che an+1
2
a
n n
me4
me4
=
2(k + l + 1)2 h
2
2n2 h
2
Livelli energetici
dellatomo didrogeno
n1
X
l=0
(2l + 1) = n(n 1) + n = n
Degenerazione dei
livelli energetici
dellatomo didrogeno
(28.20)
dq
Lp+q (x)
dxq
(28.21)
dp p x
xe
dxp
(28.22)
In particolare Lk0 (x) = k!. Si pu`o dimostrare che i polinomi Lqp (x) hanno p zeri
per x [0, ). I polinomi di Laguerre Lp (x) costituiscono lortogonalizzazione
delle potenze in [0, ) rispetto alla misura ex . Una base di autostati (nel
150
151
(28.23)
(29.1)
lim |E i = |E 0 i
definito.
(29.2)
|E i = |E0 i + |1 i + 2 |2 i +
(29.3)
dove gli stati |i i sono ortogonali a |E0 i, cio`e hi |E0 i = 0. Prenderemo |E0 i
(29.4)
(29.5)
(29.6)
da cui
cio`e
1 = hE0 |V |E0 i
correzione dellenergia
al primordine
(29.7)
(29.8)
Per ottenere le correzioni allo stato imperturbato osserviamo che dalla (4)
allordine si ha:
(H0 E0 )|1 i = 1 |E0 i V |E0 i =
= (hE0 |V |E0 i V )|E0 i = (|E0 ihE0 | 1)V |E0 i
(29.9)
Ora |E0 ihE0 | `e il proiettore sullo stato |E0 i per cui (1|E0 ihE0 |) `e il proiettore
En 6=E0
153
|En ihEn |
|En >< En | = 1
Pertanto nella (9) si possono dividere ambo i membri per H0 E0 (che non
d`a mai zero!) e si ottiene la correzione al primordine dello stato:
X
1 |E0 ihE0 |
1
|En ihEn |V |E0 i =
V |E0 i =
E0 H0
En 6=E0 E0 H0
|1 i =
=
En 6=E0
hEn |V |E0 i
|En i
E0 E n
(29.10)
En 6=E0
correzione dellenergia
al second ordine
(29.11)
Notiamo che per lo stato fondamentale (E0 < En ) questa correzione `e sempre
non positiva.
In generale dalla (4) si trova
(H0 E0 )|i i = i |E0 i + (i1 V )|i1 i
che per iterazione fornisce le correzioni ai vari ordini.
Cos`i al 2o ordine si ha:
(H0 E0 )|2 i = 2 |E0 i + (1 V )|1 i
da cui:
1
2 |E0 i + (1 V )|1 i
H0 E 0
|2 i =
Ek 6=E0 El 6=E0
X
Vkl Vl0
Vk0 V00
|Ek i
|Ek i
2
(E0 Ek )(E0 El )
Ek 6=E0 (E0 Ek )
lim E = E 0
lim |E i = |E 0 i
0
, formule come
Ek0 = Em
|m0 i
X hk 0 |V
|1 i =
0
Ek0 Em
k0 6=m0
|k 0 i
0 E 0 )|E i = (E E 0 V )|E i
(H
(30.1)
k0 S(E 0 )
ck |k 0 i +
X
n
n |n i
k0 S(E 0 )
ck hn0 |V |k 0 i
155
1 (n) = hn |V |n0 i
0
correzione dellenergia
al prim ordine
(30.2)
`e data dagli elementi diagonali della perturbazione e si `e indicato esplicitamente che, anche allinterno di ogni sottospazio, la correzione pu`o dipendere dallo stato di partenza.
Riassumendo, quando lhamiltoniana di partenza H0 `e degenere, per studiare leffetto della perturbazione V :
si sceglie una base {|k0 i} di autostati di H0 ,
livello E 0 di H0 si costruisce la matrice
hn0 |V |k 0 i
|k 0 i , |n0 i S(E 0 )
det (V 1) = 0
le radici di tale eq. forniscono le correzioni al 1o ordine allenergia,
i ket |k0 i che diagonalizzano V forniscono gli stati imperturbati da cui
partire
156
hk 0 |V |m0 i 0
|k i
|1 i =
0
Ek0 Em
k0 6=S(m0 )
X
(30.3)
(30.4)
0 , i = |E 0 , i
A|E
V ]|E 0 , i
hE 0 , 0 |[A,
=0
0
Il fatto che V sia diagonale in ogni sottospazio S(E 0 ) (in generale a dimensione finita) non significa che esso sia diagonale nellintero spazio di Hilbert,
0 dato
cosa che peraltro sarebbe in contraddizione con luso di una base di H
0 non commutano. Sono infatti (in genere) non nulli gli elementi
che V e H
0 appartenenti ad autovalori diversi:
di matrice di V tra sottospazi di H
0
hE 0 , |V |E 0 , i 6= 0
157
p2
2m
e2
,
r
itutto ci sono gli effetti relativistici, per cui lenergia cinetica `e data da
T =
2m 2mc2
p2
2m
!2
1
=
2mc2
p2
2m
!2
1
e2
=
H
+
0
2mc2
r
!2
0
Essendo invariante per rotazioni e indipendente dallo spin, Hrel
commuta col
0
[Hrel
, ~s] = 0
0
Pertanto, in ogni sottospazio di H0 , Hrel
`e diagonale nella base |l, m, si. La
0
1 (n, l) = hn, l, m, s|Hrel
|n, l, m, si =
e2
e2 e4
1
2
hn, l| H0 + H0 + H0 + 2 |n, li =
=
2mc2
r
r
r
1
e2
e4
2
=
E
+
2E
hn,
l|
|n,
li
+
hn,
l|
|n, li
0n
0n
2mc2
r
r2
4
Per il calcolo del termine hn, l|e2 /r|n, li notiamo che lenergia potenziale
< H >=< T > < e2 /r > e, dal teorema del viriale, 2 < T >=< e2 /r >.
Pertanto:
hn, l|
e2
|n, li = 2E0n
r
4
Anche per calcolare il termine hn, l| re2 |n, li si pu`o usare un argomento di
e4
8n
2
|n,
li
=
E0n
2
r
2l + 1
2
E0n
2mc2
8n
2
3 = E0n 2
2l + 1
4n
8n
3
2l + 1
Si vede che 1 dipende da l per cui separa stati con lo stesso n ma l diversi
che allordine zero risultano degeneri. Essendo 1 si ha che 1 `e molto pi`
u
piccola di |E0n | e costituisce una piccola correzione dando luogo a una struttura fine dei livelli. Per questo motivo viene detta costante di struttura
1 non `e pi`
u piccola e lattendibilit`a dellapprossimazione perturbativa viene
meno.
159
(31.1)
~
~ = e m~v ~r = e l
B
(31.2)
mc2
r3
mc2 r3
dove ~v = ~vn `e la velocit`a dellelettrone nel sistema in cui il nucleo `e in
quiete, e la sua carica, m la sua massa, ~r la sua distanza dal nucleo e ~l il suo
(31.3)
dove il fattore 1/2 (detto di Thomas) trova la sua origine in una trattazione
pi`
u rigorosa dellinterazione.
Applicando lo stesso tipo di ragionamento allelettrone pi`
u esterno degli
atomi idrogenoidi (le cui transizioni danno luogo alle linee spettroscopiche
dellelemento) e approssimando il campo elettrico dovuto al nucleo e agli
elettroni interni con un potenziale centrale, si ha:
HSO =
1 1 dV ~
l ~s
2m2 c2 r dr
160
(31.4)
(31.5)
per cui:
hjjz |~l ~s|jjz i =
h
2
=
2
3
h
2
j(j + 1) l(l + 1)
2
4
l
(l + 1)
(31.6)
se j = l + 1/2
se j = l 1/2
(31.7)
Pertanto:
1SO (n, l)
h
2 1 dV
=
h
inl
4m2 c2 r dr
l
(l + 1)
se j = l + 1/2
se j = l 1/2
(31.8)
e2
1 dV
inl 3 3
r dr
n a0
161
(31.9)
dove a0 `e il raggio di Bohr, si vede che la differenza di energia tra gli stati
3P3/2 e 3P1/2 del sodio, dovuta allinterazione spin-orbita, `e dellordine di:
2 EN a
(31.10)
dove EN a `e unenergia tipica dei livelli del sodio. Pertanto, a causa dellinterazione
spin-orbita, la riga spettrale corrispondente alla transizione 3P 3S (che
per il sodio si trova nel giallo (riga D)) si divide in due righe, cio`e acquista
1
1
1
inl = 3 3
3
r
n a0 l(l + 1)(2l + 1)
(31.11)
da cui risulta:
1SO (n, l)
En0
2
1
n l(l + 1)(2l + 1)
l
(l + 1)
se j = l + 1/2
se j = l 1/2
(31.12)
1SO
= 1 (n, j) =
En0
162
2
n2
3
n
j + 1/2 4
(31.13)
163
p
possa essere vista come somma di un termine dominante, H0 = 2m
+V0 (r), relativo allatomo isolato, e di una piccola perturbazione V dovuta al campo
~ che assumeremo diretto lungo lasse z. Cio`e H = H0 + V dove
elettrico, E,
~
~ svolge il ruolo
V = e|E|z.
In questo caso lintensit`a del campo elettrico |E|
[H0 , ~s] = 0
164
ecc...
0
Ogni livello Enl
risulta degenere 2(2l + 1) volte, ma in ogni sottospazio di H0 ,
individuato dalla coppia (n, l), V `e diagonale nella base |m, sz i. La correzione
~
1 (n, l) = e|E|hn,
l, m, sz |z|n, l, m, sz i
Questa risulta per`o nulla, come si vede facilmente usando le propriet`a di
trasformazione degli stati della base sotto parit`a. Infatti, per una riflessione
rispetto al centro del potenziale V0 descritta dalloperatore P , si ha:
P Ylm (, ) = Ylm ( , + ) = (1)l Ylm (, )
cio`e
P |n, l, m, sz i = (1)l |n, l, m, sz i
mentre z cambia segno: P zP 1 =
z , dove z indica loperatore corrispondente a z e P 1 = P dato che P 2 = 1. Pertanto
hn, l, m, sz |
z |n, l, m, sz i = hn, l, m, sz |P 1 P zP 1 P |n, l, m, sz i =
= hn, l, m, sz |
z |n, l, m, sz i = 0
In altre parole, nellelemento di matrice che esprime 1 (n, l) il prodotto delle
funzioni donda `e pari mentre z `e dispari per cui lintegrale si annulla. In
conclusione, per gli atomi idrogenoidi al primordine perturbativo la correzione allenergia per effetto Stark risulta nulla:
1St (n, l) = 0
Al 2o ordine perturbativo la correzione allenergia `e data da:
2St (n, l) =
(32.1)
= e2 E~ 2
|hk, l0 , m, sz |
z |n, l, m, sz i|2
0
0
Enl
Ekl
0
(kl0 )6=(nl)
X
(32.2)
dato che [V , lz ] = 0 = [V , sz ].
Ora si ha
hk, l0 , m|
z |n, l, mi = 0 se l 0 6= l 1
(32.3)
Per verificare questa propriet`a conviene usare la rappresentazione delle coordinate in cui lo stato |n, l, mi `e descritto dalla funzione donda Rnl (r)Ylm (, ).
Allora z = r cos , mentre Ylm (, ) = Plm (cos )eim per cui
0
hk, l , m|
z |n, l, mi
1
1
m
Plm
0 ()Pl ()d
1
1
m
Plm
se l0 6= l 1
0 ()Pl ()d = 0
|hk, l0 , m, sz |
z |n, l, m, sz i|2
=e E
0
0
Enl
Ekl
0
l0 =l1,k
2 ~2
2P
z2S d3 x 6= 0
~
per cui occorre diagonalizzare V = e|E|z.
Poich`e [lz , V ] = 0 si vede che
occorre mischiare solo gli stati |2S, m = 0i e |2P, m = 0i. Inoltre, siccome
(h2S, m = 0| + h2P, m = 0|) z (|2S, m = 0i |2P, m = 0i) = 0
si vede che gli stati imperturbati da cui partire sono:
1
|i = (|2S, m = 0i |2P, m = 0i)
2
che non sono autostati della parit`
a.
Pertanto al 1o ordine perturbativo si trovano le correzioni:
~
1St (+) = h+|V |+i = e|E|
~ 0
z2S,m=0 d3 x = 3e|E|a
2P,m=0
quadratici trovati per gli altri atomi, almeno per campi elettrici usuali non
~ 0 << 1 eV
cui deve aversi e|E|a
quadratica in E~
Invece, latomo di idrogeno nel primo livello eccitato, a causa della degenerazione tra gli stati 2S e 2P , pu`o avere un momento di dipolo elettrico
intriseco non nullo, per cui la variazione di energia risulta:
E = ~p E~
~
lineare in |E|
168
hAi = h|A|i
Sviluppando |i in serie di autostati di A, |i =
si trova:
hAi =
X
n
an |cn |2 = a0
X
n
|cn |2 +
n6=0
n cn |n i,
dove
|cn |2 = 1,
(an a0 )|cn |2 a0
poich`e la seconda somma `e fatta di termini non negativi (per ipotesi an > a0 !).
Inoltre tale somma si annulla sse cn = 0
autostato di A relativo allautovalore a0 .
169
1/4
exp x2 /2
Z +
2
hV i = h|V |i =
|V (x)|ex dx =
(
per 0
C2
=
|V (0)|
per
hHi = hT i + hV i ' C1 C2
Ora, la quantit`a nel termine di destra `e negativa per > 0 ma sufficientemente piccolo; pertanto hHi `e negativo per sufficientemente piccolo,
170
e
min
hHi < 0
E0 < 0
3h2
4m
ma
hV i =
3/2 Z
171
per 0
|(t)i = H|(t)i
t
(34.1)
si ottiene ancora |(t)i = U (t, t0 )|(t0 )i, dato che si tratta di uneq. del 1o
ordine nel tempo, ma
iZt
U (t, t0 ) 6= exp
d H( )
h
t0
N
Y
i=1
t
ti
dove il prodotto `e fatto nellordine tiN > tiN 1 > > ti1 . Tuttavia:
N
Y
i=1
eiH(ti )t/h
N
iX
6 exp
=
H(ti )t
h
i=1
172
|(t)i = |(t0 )i
iZt
d H( )|( )i
h
t0
(34.2)
i Z 1
iZt
d2 H(2 ) (|(t0 )i )
d1 H(1 ) |(t0 )i
|(t)i = |(t0 )i
h
t0
h
t0
da cui:
iZt
i
U (t, t0 ) = 1
d1 H(1 ) +
h
t0
h
2 Z
t
t0
d1 H(1 )
1
t0
d2 H(2 ) +
Z 1
Z 2
i 3Z t
d1 H(1 )
d2 H(2 )
d3 H(3 ) +
(34.3)
h
t0
t0
t0
Sia ora H(t) = H0 + V (t). Uno stato inizialmente autostato di H0 , cio`e
(34.4)
e definiamo:
|I (t)i = eiH0 (tt0 )/h |(t)i |(t)i = eiH0 (tt0 )/h |I (t)i = U0 (t, t0 )|I (t)i
Allora:
ih
cui:
iZt
i
d VI ( ) +
h
t0
h
2 Z
t
t0
d1 VI (1 )
1
t0
d2 VI (2 ) +
(34.5)
Moltiplicando tale espressione a sinistra per U0 (t, t0 ) = eiH0 (tt0 )/h si ottiene:
U (t, t0 ) = U0 (t, t0 )
iZt
d U0 (t, )V ( )U0 (, t0 )+
h
t0
Z 1
i 2Z t
d1
d2 U0 (t, 1 )V (1 )U0 (1 , 2 )V (2 )U0 (2 , t0 ) + (34.6)
h
t0
t0
Si vede che i vari termini di questa serie, nota come serie di Dyson, sono
di H0 :
Tale probabilit`
a di transizione `e data da:
Wif (t) = |hf |U (t, t0 )|ii|2 = |hf |eiH0 (tt0 )/h UI (t, t0 )|ii|2 =
= |hf |UI (t, t0 )|ii|2
(34.7)
Z 2
iZt
i 2Z t
d hf |VI ( )|ii +
d2
d1 hf |VI (2 )VI (1 )|ii + (34.8)
h
t0
h
t0
t0
Inserendo un sistema completo di autostati di H0 tra i vari fattori VI che
|nihn| = 1
i
iZt
d VIf i ( ) +
h
t0
h
2 X Z
n
t
t0
d2
175
2
t0
d1 VIf n (2 )VIni (1 ) +
(34.9)
istante compreso tra t0 e t. Per ogni si ha una ampiezza di transizione e, secondo il principio base della meccanica quantistica, tutte
queste ampiezze vanno sommate prima di fare il modulo quadro della
somma per ottenere la probabilit`a di transizione;
iii) oppure V pu`o intervenire due volte causando prima la transizione |ii
|ni (se hn|V |ii 6= 0) e poi la transizione |ni |f i (se hf |V |ni 6= 0).
1
= 2
h
t
t0
d e
if i
Vf i ( )
(34.10)
i f.
Perturbazione Costante
V (t) =
per t t0 = 0
per t > t0
10 ordine si ha:
(1)
Wif (t)
|Vf i |2
=
h
2
t
0
|Vf i |2
if i
=
d e
eif i t 1 2
if i
0
0
4|Vf i |2
4|hf |V |ii|2
2
2 (Ei Ef )t
sin
(
t/2)
=
sin
fi
(Ei0 Ef0 )2
2h
h
2 f2i
(34.11)
sin2 x
dx =
x2
sin2 t
= t()
t
2
lim
(34.12)
|Vf i |2 2
t
=
h
2
(34.13)
WiF (t) =
(1)
Wif (t) =
f F
0
0
4|hf |V |ii|2
2 (Ei Ef )t
sin
(Ef0 )dEf0
(Ei0 Ef0 )2
2h
(34.14)
= 4|hf |V |ii|
(Ef0 )
2
t
h
(34.15)
2
|hf |V |ii|2 (Ef0 )
iF (t) =
h
regola aurea
di Fermi
(34.16)
unapprossimazione al 1o ordine.
Perturbazione Armonica
Consideriamo ora il caso in cui la perturbazione sia:
V (t) =
per t t0 = 0
( > 0)
al 10 ordine `e:
(1)
Wif (t)
1
= 2
h
1
= 2
h
t
0
d {hf |B|iie
i(f i )
+ hf |B |iie
i(f i +)
2
i(f i +)t
1
ei(f i )t 1
+
B
B f i
=
if
f i
f i +
} =
h
f i = h. Per`o, per t grande, il contributo dominante al primo termine si
i quali:
f i = h
Ef0 Ei0 = h
(assorbimento risonante)
179
(emissione risonante)
i
=
h
2 Z
t
0
d2
2
0
Z t
ei(ni )2 1 i(f n )2
1
d
B
B
e
=
2
f n ni
i(ni )
0
h
2
1 Bf n Bni
= 2
h
ni
f i 2
f n
avendo usato f i = f n + ni .
Abbiamo visto che nel caso di hamiltoniana dipendente dal tempo si ha:
U (t, t0 ) 6= exp
180
iZt
d H( )
h
t0
Tuttavia anche in questo caso si pu`o dare unespressione compatta per loperatore
di evoluzione.
Definiamo a tal fine il prodotto cronologico (o temporalmente ordinato) di
due operatori come:
T (A(t1 )B(t2 )) =
Allora si ha:
T exp
t
t0
d A( ) = T 1 +
t
t0
0 altrimenti
Z t
1Z t
d1 A(1 ) d2 A(2 ) +
2 t0
t0
d A( ) +
Ma
T
t0
d1
t
t0
d2 A(1 )A(2 ) =
=2
t
t0
t
t0
d1 A(1 )
d1 A(1 )
1
t0
d2 A(2 )+
t
t0
d2 A(2 )
2
t0
d1 A(1 )
d2 A(2 )
t0
per cui:
T exp
t0
d A( ) = 1 +
t
t0
d A( ) +
181
t0
d1 A(1 )
1
t0
d2 A(2 ) +
iZt
U (t, t0 ) = T exp
d H( )
h
t0
iZt
d VI ( )
UI (t, t0 ) = T exp
h
t0
182
(34.17)
2y
2x
=
+
2m 2m
[Mi , Mj ] = iheBij
Ora lesistenza di costanti del moto che non commutano tra loro implica
che lo spettro dellhamiltoniana `e degenere. Infatti, mentre esistono sistemi
completi di autostati in comune per Mx e Hxy e per My e Hxy , non pu`o
esistere un sistema completo comune a Mx , My e Hxy , dunque lo spettro di
Hxy deve essere degenere in quanto i vettori di una base non possono essere
gli stessi dellaltra.
Ora
[Mx , My ] = iheB [Mx , F (My )] = iheB
183
dF
dMy
p2x
1
+
(py eBx)2
2m 2m
1
p2x
+
(hky eBx)2
2m 2m
Lx
x
= Lx Ly eB/h,
per cui il no di stati per unit`a di area per ogni livello di Landau (cio`e la
degenerazione per unit`a di area) `e:
nB = eB/h = /0
dove `e il flusso magnetico per unit`a di superficie e 0 = h/e `e il flusso
magnetico elementare associato alla carica e.
185
(36.1)
1
A
dA
= [A, H] +
dt
ih
t
(36.2)
p2 q 2
a + a
1
+ f (t)
+
+ f (t) q = h
a a +
2
2
2
2
Ora:
A
d
= iei(tt0 ) a +
t
dt
e
[A, H] = e
i(tt0 )
1
h
a + f (t)
2
da cui:
ei(tt0 )
d
dA
= iei(tt0 ) a +
f (t) + iei(tt0 ) a +
dt
2ih
dt
cio`e:
dA
ei(tt0 )
d
= i
f (t) +
dt
2h
dt
(36.4)
Pertanto, la scelta
i Z t i( t0 )
(t) =
e
f ( )d
2h t0
dA
=0
dt
(36.3)
i Z t2 i( t1 )
e
f ( )d
2h t1
(36.5)
21
per cui:
U (t2 , t1 ) a U 1 (t2 , t1 ) = ei(t2 t1 ) a + 21
Ricordando che lop. D() e(a
a)
(36.6)
verifica
D ()aD() = a +
e che:
eiH0 t/h a eiH0 t/h = eit a U0 (t)D()U0 (t) = D(eit )
dove H0 `e lhamiltoniana dellO.A. in assenza di forze esterne, dalla (5) si
ottiene:
U (t2 , t1 ) = eiH0 (t2 t1 )/h D(21 ) ei21 = U0 (t2 , t1 )UI (t2 , t1 )
(36.7)
Vediamo che, per effetto di una forza esterna, un O.A. inizialmente nello
stato fondamentale si porta in uno stato coerente con autovalore dipendente
dal tempo.
Il fattore di fase dipendente dal tempo, (t), e tale che lop. di evoluzione
temporale verifichi la legge di composizione:
U (t3 , t2 ) U (t2 , t1 ) = U (t3 , t1 )
187
(36.8)
Ora:
U (t3 , t2 ) U (t2 , t1 ) = eiH0 (t3 t2 )/h D(32 ) eiH0 (t2 t1 )/h D(21 ) ei(32 +21 )
(36.9)
Siccome:
D()U0 (t2 , t1 ) = U0 (t2 , t1 )D(ei(t2 t1 ) ) e D()D() = e(
)/2
D( + )
i=1
Ai
AN
A1
= e
PN
i=1
Ai
1
2
j>i
[Aj ,Ai ]
In generale:
UI (t2 , t1 ) = lim
NY
1
eiHI (n )t
n=0
da cui:
ZZ
t2
t1
ZZ
Pertanto:
UI (t2 , t1 ) = lim
t2
t1
NY
1
n=0
188
X
1
[HI (n ), HI (j )] =
HI (n )t exp (t)2
= lim exp i
N
2
n=0
n>j
= exp i
t2
t1
N
1
X
1 Z Z t2
(1 2 )f (1 )ei(1 2 ) f (2 )d1 d2 =
HI ( )dt exp
2 t1
= D(21 ) ei21
Altre espressioni degli Stati Coerenti
a)
a)
= D() = D 1 ().
D()D () = D ()D() = 1
Si vede che D() conserva la norma degli stati su cui agisce, cio`e `e unitario.
Usando la relazione
eA+B = eA eB e 2 [A,B]
(36.10)
2 /2
ea e
2 /2
ea 0 =
1
1
eB A eB = A + [B, A] + [B, [B, A]] + + [B, [B, [B, [B, A]]] +
2
n!
189
(36.11)
cio`e D() agisce come operatore traslazione nello spazio degli autovalori di
a.
)/2
D( + ) = e(
D()D()
cociclo).
190
1) Consideriamo lhamiltoniana: H =
U (x) =
p2
2
+ U (x) e sia:
2 2
x (1 gx)2
2
En0
1
= h
n +
2
2
(2gx3
2
+ g 2 x4 )
(n)
En0 En = En0 + g1 + g 2 2 +
Indicando con |n > la base imperturbata di H0 si ha:
(n)
mentre:
2 =
X
n
h
(a
2
+ a ) si trova:
h
2 X
2
| < 0|(a2 +a a+aa +a )|n > |2 =
4 2 n
h
2
3h2
2
2
2
{<
0|aa
|0
>
+
<
0|a
|2
>
}
=
4 2
4 2
191
(37.1)
0 E0
Em
0
1
1
=
< 1|x3 |0 >2 + < 3|x3 |0 >2 =
h
h
2
1
=
< 1|(a + a )3 |0 >2 + < 3|(a + a )3 |0 >2
4
8
3
(37.2)
Usando
2
2 =
(37.3)
(37.4)
3h2 11h2
= h2
8
8
(37.5)
e quindi
g2h
2
(37.6)
2
Ci`o fornisce il calcolo della correzione perturbativa pi`
u bassa ai valori dellenergia.
(0)
E0 = E00 + g 2 2 =
V0
) dove V0
legate alleffetto tunnel siano O(e1/g ) che non `e un andamento analitico per
g 0. Per g 0 la barriera tra i due vuoti diventa infinita e i due spazi
si disaccoppiano.
192
2) Si consideri ora
H = (p2 + 2 x2 ) + 2gx 2g 2 x3 + g 2 2 x4
Per g = 0 si ha:
H = H 0 = p 2 + 2 x2
En0 = 2nh
(n)
(n)
mentre:
(n)
m6=n
h
(a
2
+ a ) si trova:
3h2
< 0|x |0 >=
4 2
4
m6=0
0 E0
Em
0
2
1
3
2
< 1|(x x )|0 > +
< 3|x3 |0 >2
=
2h
3
m6=0
Pertanto:
(0)
2 =
3h2
=
16 2
3h2 3h2
=0
4
4
193
(37.7)
Si puo dimostrare che ci`o deve restare valido a tutti gli ordini, sia con il
conto ordine per ordine sia dalle seguenti considerazioni.
Sia A = F (x) + ip =
d
dx
+ F (x)
costruiamo lhamiltoniana:
d
A = F ip = dx
+ F (x)
H1 = A A = p 2 + F 2 F 0
(37.8)
H2 = AA = p2 + F 2 + F 0
(37.9)
notiamo che E 6= 0
H1 = E
AA = AA A = E A H2 = E
194
(1,0)
E1,0 = E1,0 (= 0) + g 2n 2n + 6= 0
(0)
bativa per E0 sono nulli e ci si potrebbe aspettare che, dato che converge, la
serie perturbativa dia il risultato giusto E0 = 0.
Tuttavia, W (x) = (x2 /2 gx3 /3) diverge con segno opposto a ;
195