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Il vocalismo del dialetto napoletano

La neutralizzazione e la metafonesi

Jelige: Pensionato

2010. 12. 02

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Il vocalismo del dialetto napoletano
La neutralizzazione e la metafonesi

Siente Napule e po mmuore

0. Introduzione

0.1. Campo di studio

Nella presente tesi prender in analisi fonetica e fonologica il sistema vocalico del dialetto
napoletano. Mi occuper della versione parlata del dialetto odierno, dunque volger lanalisi
dallaspetto della sincronia, basandomi innanzittutto alle mie registrazioni di viva voce fatte a
Napoli, nel corso di agosto e settembre del 2010.
Bench la Campania presenti ununit dialettale molto forte (cfr. BIANCHIDE BLASI
LIBRANDI 1996: 190263), il concetto del dialetto napoletano va precisato dal momento che
si notano certe differenze fra le varianti parlate del dialetto anche nelle diverse zone della citt
di Napoli.1 Nella presente tesi mi occuper del dialetto di due zone del centro storico di
Napoli: quello della zona della Via dei Tribunali (lasse centrale del Quartiere San Lorenzo: il
decumano maggiore dellantica citt greco-romana, Neapolis) e quello del Rione Sanit
(localit fuori le mura storiche, ma appartenente al centro storico) il quale per vari motivi il
quartiere pi isolato della citt, nonostante sia anche il pi popolare, per cui in base alle
norme areali di Matteo Bartoli (cfr. Marcato 2002: 127) presumibilmente conserva il
dialetto napoletano pi arcaico.
Devo delimitare anche il mio campo di studio linguistico: allinterno del vocalismo
approfondir due fenomeni fonologici che io ritengo le caratteristiche pi peculiari ed
interessanti del napoletano: la neutralizzazione delle vocali atone e la metafonesi. Gli altri
importanti fenomeni vocalici del dialetto saranno trattati allinterno dei due capitoli
menzionati.

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Tali differenze sono soprattutto di genere sociolinguistico, per es. le zone alte di Napoli (considerate
borghesi) accolgono pi italianismi, mentre le zone basse (il centro storico) sono pi conservative (cfr. Del
Puente 1995: 5355). Si notano anche delle differenze di timbro fra le parlate dei vari quartieri, per questo
motivo i napoletani possono riconoscere dallaccento, chi in quale quartiere cresciuto.

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0.6. Sistema di trascrizione e riferimenti interni ed esterni

Nellindicazione degli esempi applicher il seguente metodo: scriver in corsivo la parola


esaminata scegliendo la sua forma pi diffusa del napoletano scritto (o la forma pronunciata
sulla registrazione), poi tra parentesi quadre la trascrizione fonetica della sua pronuncia
secondo i criteri dellIPA (lAlfabeto Fonetico Internazionale elaborato dallAssociazione
Fonetica Internazionale2) e alla fine, se c bisogno per la comprensione, la corrispondente
italiana tra virgolette singole, per es.: guagline Zv`K!Kn9m?\ ragazzo. Nel caso dei verbi
indicher tra virgolette singole linfinito del verbo italiano, la forma e il modo se sono
necessari, poi la persona e il numero, p. es.: campvemo Zj`l!o`9u?l?\ vivere, imperf.ind.
1pl.. I foni si scriveranno tra barre verticali, in quanto non interessato il loro carattere
fonemico, p. es.: .d.; se sono indicati come fonemi, si scriveranno tra parentesi quadre: ZN\.
La presente tesi ordinata in capitoli numerati. Se durante lesplicazione della tesi
emergeranno dei punti comuni fra certi capitoli, far dei riferimenti interni fra i capitoli
interessati in modo: (v. il cap. 1.2.). Nei riferimenti esterni scriver tra parentesi il cognome
dellautore, lanno della pubblicazione dellopera a cui mi riferisco e il numero delle pagine
interessate, p. es.: (Domokos 2008: 5456), in base a tali informazioni lopera riferita
reperibile nella bibliografia alla fine della tesi. Tra le fonti usate a volte indicher le mie
registrazioni, fatte a Napoli nel corso di agosto e settembre del 2010, che si trovano sul CD in
allegato. Le registrazioni sono numerate, p. es.: (Reg.99). Le indicazioni seguite da un
asterisco, p. es.: (Reg.83*), sono degli esempi di cui dispongo di una registrazione originale
ed autentica, cos per illustrazione sono registrati con la mia propria voce, in base alla forma
che ho sentito da dialettofoni napoletani.

1. Fonetica

1.1. Il sistema vocalico

Il sistema vocalico del dialetto napoletano si form dal sistema vocalico della lingua latina,
con la cancellazione del tratto distintivo quantitativo delle dieci vocali latine e con
levoluzione dellopposizione di apertura nel caso delle vocali medie: la .d. chiusa lerede

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cfr. http://www.langsci.ucl.ac.uk/ipa/ (consultato il: 30.10.2010)

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delle // lunga ed // breve latine, la .n. chiusa deriva dalle // lunga ed // breve latine
(Domokos 2008: 48; Maiden 1997: 7).

latino classico:

italiano: h d D ` N n t
(DardanoTrifone 1985: 23)

Lopposizione di apertura nella lingua italiana e nella maggioranza dei suoi dialetti
presente solo nelle vocali delle sillabe toniche, per questo motivo il sistema vocalico
dellitaliano chiamato anche 7+5, siccome sette vocali possono apparire in posizione
tonica (a, , , i, , , u) e cinque in posizione atona (a, e, i, o, u). Parecchi dialetti
dellitaliano hanno un sistema diverso dal 7+5, p. es. nei dialetti gallo-italici esistono anche
delle vocali illabiali palatali (Zx\ e Z1\), nel siciliano si ha un sistema ridotto a 5+3 avendo
in posizione atona solo .`. .h. e .t., mentre nella lingua sarda si ha un sistema equilibrato
5+5 (cfr. Domokos 2008: 48).
Il caso del sistema vocalico napoletano particolare per opera del fenomeno della
neutralizzazione (v. il cap. 2.1.). Le vocali delle sillabe toniche sono le sette vocali
dellitaliano (a, , , i, , , u). Per a causa di una tendenza generale alla riduzione in Z?\
delle vocali atone difficile individuare il numero dei fonemi vocalici atoni del napoletano. In
caso esagerato si potrebbe arrivare anche a una conseguenza come 7+1, in quanto il
napoletano in certi casi sembra veramente di trasformare in Z?\ ogni vocale delle sillabe
atone. Adam Ledgeway (2009: 49) ci fornisce unaccurata descrizione del vocalismo
napoletano: divide in due il vocalismo atono del napoletano, scoprendo che la
neutralizzazione agisce diversamente in posizione protonica che in postonica (cfr. il cap.
2.1.1.), v. la tabella sotto (Ledgeway 2009: 49). Offre una soluzione 7+4, individuando nel
vocalismo atono del napoletano le tre vocali del sistema siciliano Z`\, Zh\, Zt\ e la vocale
indistinta Z?\ che si forma per il fenomeno della neutralizzazione.

Vocalismo Tonico Vocalismo Protonico Vocalismo Postonico
h t h t 'h( 't(
d n ? ?
D N
` '@.@}( ` '`(

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Inoltre Ledgeway individua un allofono velare Z@\ della vocale bassa centrale Z`\. Non
lo considera un fonema distinto dal momento che non farebbe parte dellinventario fonemico
di tutti i dialettofoni napoletani. Anzi, pone leventualit di un fattore sociolinguistico,
secondo cui la .@. velare sarebbe caratterizzata da connotazioni stigmatizzanti, appartenendo
alla parlata di determinati ceti popolari. Tuttavia la considerazione di tale vocale, come
fonema distinto (per cui il sistema vocalico napoletano si potrebbe estendere a 8+4) ha
anche un altro ostacolo, visto che la Z@\ entra in opposizione contrastiva con la Z`\ solo in casi
eccezionali (rimanendo in libera variazione con essa), p. es.: in coppie minime come che fa?
Zj? ee@}\ che fare? cfr. che f? Zj? ee`\ che fa (lui)?; ma Zl@}\ mamma! (voc.) cfr. ma
Zl`\ (Ledgeway 2009: 4950).

1.2. La questione dei dittonghi

In napoletano non si presenta la dittongazione di tipo toscano, ove si dittongano tutte le


originarie ed toniche in sillaba aperta, come live, pide, nuvo, cure ecc. (Poggi Salani
1992: 633). La maggior parte dei dittonghi del napoletano di origine metafonetica (v. il cap.
2.2.1.), per lesito della quale appaiono dei dittonghi ascendenti tonici sia in sillabe aperte che
in chiuse (in opposizione con il toscano), p. es.: purco porco, timpo tempo, luco
luogo, penziro pensiero ecc. (Zazzera 1996: passim). Ledgeway (2009: 56) identifica
anche dei dittonghi metafonetici di tipo discendente Z!h?\, Z!t?\, i quali possono essere in
oscillazione con le varianti ascendenti Zid\, Zvn\, p. es.: vuoto Z!uvns?\ / Z!ut?s?\; per tali
dittonghi appaiono raramente e pare che la loro distribuzione abbia delle condizioni
diastratiche per mezzo della loro stigmatizzazione (cfr. Ledgeway 2009: 5657).
Nel napoletano invece non tutti i dittonghi sono di origine metafonetica, vi una serie
di dittonghi ereditati dal latino, nonch altri che nascono dalla combinazione di una vocale
[media] e una semivocale (p. es.: Zi`\, Zit\, Z`v\ ecc., ma anche Zi?\), p. es.: chicchiara
Z!ji`jji?3?\ chiacchiera, ajto Z`!it9s?\ aiuto, PATIENTIA = pacinzia Zo`!sRidm!yi?\
pazienza, ECCLESIA = chisia Z!jidri?\ chiesa, ecc. (Zazzera 2007: passim). Un
gruppo di dittonghi discendenti nato durante un processo di infievolimento della sonorante
laterale Zk\, che in posizione preconsonantica, perdendo dalla sua intensit, si ridotta nella

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semiconsonante Zv\, p. es.: ALT(S) = uto Z!`vs?\ alto3, CAL(I)D(S) = cudo
Z!j`v3?\ caldo, FALS(S) = fuzo Z!e`vsr?\ falso4, *mascalzone = mascauzne
Zl`Rj`v!srn9m?\, *milzi = muza Z!ldvsr?\ milza, ecc. (Zazzera 2007: passim).
Nel napoletano ci sono numerose combinazioni vocaliche, in cui si trovano in nesso
una vocale alta e unaltra vocale (p. es.: Zh`\, Zhn\, Zt`\ ecc.), per tali combinazioni in
opposizione con il parere diffuso (cfr. Iandolo 2000: 81; Ledgeway 2009: 53) non sono
dittonghi, p. es.: criatro Zjqh`!st93?\ bambino, line Zkh!n9m?\ leone, trito Zsqh!`9s?\
teatro, purtullo Zotqst!`kk?\ arancia, rialo Zqh!`9k?\ regalo, nizio Zmh!n9sri?\ negozio,
(G)Aitno Z'f(`h!s`9m?\ Gaetano, ruin Zqth!m`9\ rovinare, Ruanlla Z3t`!mDkk?\
Doganella, rione periferico di Napoli, ecc. (Zazzera 2007: passim). Alcune combinazioni
vocaliche possono apparire anche con lepentesi di una consonante per evidenziare lo iato, p.
es.: flvuto flauto, nun te appavur! non avere paura! (Iandolo 2000:122).
La prova che dimostra il carattere di iato di tali combinazioni vocaliche la loro
divisione in sillabe. Le parole elencate si scandiscono nella maniera seguente: li--ne, ri--lo,
cri-a-t-ro, ru-i-n ecc. (Reg.1). La presenza delle vocali alte (.h. e .t.) in nessi vocalici si
spiega con il fatto che nel napoletano le vocali medie non possono trovarsi in posizione atona
(v. i cap. 1.1. e 2.1.2.), in tale caso devono modificarsi: per mezzo dellinnalzamento in .h. o
in .t., p. es. *Portogllo = (per linnalzamento delle .n. atone) *purtugllo = (per la caduta
della .f. intervocalica) purtullo Zotqst!`kk?\ arancia.
Una parte di tali nessi vocalici si formata da alcuni iati ereditati dal latino: d`, dn, `d,
nd; i quali visto che contengono delle vocali medie, trovandosi in sillaba atona mostrano un
innalzamento nel modo seguente: d`=h`, dn=hn.ht, `d=`h, nd=td.th. P. es.: LENE(M)
= line Zkh!n9m?\ leone = liunssa Zkhtm!Drr?\ leonessa (Zazzera 2007: 178); POTA =
puta Zot!d9s?\ poeta = puisa Zoth!rh9?\ poesia (Zazzera 2007: 272). In questi due
esempi si chiariscono due passaggi della modificazione delle vocali medie in sillaba atona:
EO=hn=ht, OE=td=th. Le vocali medie etimologiche .d. ed .n., essendo atone, in
napoletano si innalzano in .h. e in .t.. Se la parola si allunga per derivazione in modo che
laccento tonico si trasferisca nella sillaba successiva, per conseguenza anche il secondo

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Tale infievolimento pu portare al dileguo, infatti la parola uto alto dispone anche della variante in cui
manca la semivocale: to alto (cfr. Zazzera 2007: 56).
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La parola fuzo interpreta bene lordine di successione di due fenomeni fonologici: prima avvenuta
laffricazione della Zr\ preceduta da Zk\ (diventata nella pronuncia Zsr\) cos si lessicalizzata come z e
solo dopo la Zk\ si ridotta nella semiconsonante Zv\.

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elemento dello iato, diventata atona, si innalza: hn=ht, td=th. Tali nessi vocalici per non
diventano dittonghi dal momento che le vocali medie non si trasformano in semivocali (Zi\,
Zv\), ma si innalza la posizione della loro articolazione, cos diventano .h. o .t., p. es.:
BEATU(S) = vito Zuh!`9s?\ beato, CREATURA = criatro Zjqh`!st93?\ bambino, pase
= paisno compaesano, ecc. (Zazzera 2007: passim). Unaltra parte degli iati visti sopra,
che non deriva dai nessi originari ea, eo, ae, oe, si forma per la caduta di unetimologica Zf\
intervocalica, p. es.: *negotio = *nigozio = nizio negozio, *regalo = *rigalo = rilo,
*doganella = *duganella = Ruanlla, ecc. (Zazzera 2007: passim).

2. Fonologia

Elencati i fonemi vocalici che possono essere presenti nel repertorio fonetico del dialetto
napoletano, ora iniziamo la parte fonologica della tesi, per vedere tali fonemi nel loro
funzionamento: come si combinano e come si modificano nella pratica delluso.

2.1. La neutralizzazione delle vocali atone

Quando i napoletani si mettono ad insegnare le loro belle canzoni ad italiani del nord, fanno
particolare attenzione alla pronuncia delle vocali di fine parola: se un milanese comincia a
cantare O sole mio Zn!rn9kd!lh9n\, lo fermano subito affermando che le vocali finali si
tolgono: quindi cantano Zn!rn9k?!lh9?\; non si rendono invece conto che tali vocali finali non
si sono tolte, bens trasformate. In una parte dei dialetti meridionali infatti soprattutto in
Puglia e in Campania presente un fenomeno di neutralizzazione, che tende alla
trasformazione di certe vocali atone in una vocale media, centrale, illabiale, detta schwa
(nella trascrizione fonetica Z?\). Il tratto pi importante di tale vocale la perfetta comodit
articolatoria: durante larticolazione del suono la cavit orale si trova in completa posizione di
riposo (Nespor 1993: 36).
Il fenomeno schwa uno dei fenomeni fonologici pi vistosi dellarea dialettale
campana. La sua descrizione non per niente facile, perch esso fortemente condizionato
dal ritmo del parlare e da criteri metalinguistici (cio quanto il parlante fa attenzione alla
propria pronuncia) (v. il cap. 2.1.3.). Larticolazione delle schwa generalmente
involontaria, dunque se un dialettofono parla lentamente e con attenzione, le sue vocali
possono conservare il timbro pieno. In tal modo certe vocali atone sono in balia di

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unoscillazione articolativa: ogni tanto si trasformano in schwa, ogni tanto si conservano
nella pronuncia nitida.
Con il termine neutralizzazione nella fonologia generalmente si intende un processo
che tende alla riduzione di due o pi elementi in uno solo, eliminando una distinzione tra pi
segmenti che pu essere invece presente in altri contesti (Nespor 1993: 100). Io nella presente
tesi user tale termine per la sua radice neutrale, indicando un processo che tende alla
riduzione delle vocali in una posizione neutrale: al luogo di articolazione della schwa.

2.1.1. Vocalismo postonico

Parlando di vocalismo atono del dialetto napoletano occorre far distinzione fra vocalismo
protonico e quello postonico (Ledgeway 2009: 49). Il fenomeno della neutralizzazione
avviene pi facilmente in posizione postonica: fino a trasformare in schwa (trattandosi di
una parlata pi veloce) tutte le vocali atone, che si trovano dopo laccento principale della
parola. Le vocali finali si neutralizzano quasi sempre, invece se abbiamo pi sillabe
postoniche, il fenomeno pu non marcare le vocali atone penultime o terzultime. Ora vedremo
alcuni esempi della neutralizzazione postonica, distribuiti secondo la tipologia delle parole
italiane riguardo alla posizione dellaccento tonico. Nel caso delle parole parossitone la vocale
postonica si neutralizza sempre (per i casi eccezionali v. il cap. 2.1.3.): io Z!h9i?\, lmmo
Z!kNll?\ luomo, Francsco Zeq`m!sRDRj?\, o cne Zn!j`9m?\ il cane, cnque ZsR!sRhMf?\,
fatca Ze`!sh9j?\, jurne Z!ivnqm?\ giorni, Italia Zhs!`9ki?\, ecc. (Reg.2)
Se si parla di parole proparossitone, la neutralizzazione generalmente colpisce anche le
vocali penultime, qui per possiamo gi incontrare loscillazione, per es. la parola Napoli pu
realizzarsi nella pronuncia come Z!m`9o?k?\, Z!m`9otk?\ o Z!m`9onk?\ (Maturi 2002:
64) (questultima per linflusso dellitalianizzazione, visto che in napoletano le vocali medie
non possono essere presenti in posizione atona, v. il cap. 2.1.2.). Nella maggioranza dei casi
entrambe le vocali postoniche si neutralizzano in Z?\, per in posizione penultima le vocali
alte /i/, /u/ e soprattutto quella bassa /a/ possono conservare il timbro pieno, p. es.: mmmama
Z!l`ll`l?\ / Z!l`ll?l?\ mia mamma, cmmara Z!j`ll`3?\ / Z!j`ll?3?\
camera, pussbbele Zotr!rhaahk?\ / Zotr!rhaa?k?\, elttrico Z?!kDss'?(qhj?\ / Z?!kDss'?(3?j?\,
vuto Z!`uts?\ / Z!`u?s?\ alto, scvuzo Z!Rj`utsr?\ / Z!Rj`u?sr?\ scalzo, ecc. (Ledgeway
2009: 76). Le vocali medie (/o/, /e/) in posizione atona si neutralizzano sempre, p. es.:

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carciffola Zj`q!sRNee?k?\ carciofo, crisummolo Zjqh!rvnll?k?\ albicocco, gnnola
Z!fn9mm?k?\ gondola, antfona Z`m!sh9e?m?\, lbbero Z!khaa?3?\ libero, cllera Z!jNkk?3?\,
cmmeto Zj!Nll?s?\ comodo, benedcere Za?m?!3h9sR?3?\, ecc. (Zazzera 2007: passim).
Inoltre ci sono numerose parole che diventano proparossitone per opera dellepentesi,
fenomeno fonologico prediletto dal napoletano, in cui si tratta dellinserzione di un fono non
etimologico in una parola. In questo caso si inserisce una vocale tra due consonanti contigue
per facilitare la pronuncia dei nessi consonantici, p. es.: (H)ERBA = *evra (con metatesi) =
vera Z!D9u?q?\ erba. Secondo la mia opinione nel napoletano tale vocale inserita non una
vocale di timbro pieno, ma sempre una schwa, anche se in iscritto generalmente lo
segnano con una .d. (ma non possono fare altro, visto che la vocale indistinta non dispone
di un grafema proprio, cfr. il cap. 2.1.6.). Vorrei basare la mia opinione sul fatto che la
formazione dellepentesi in un primo momento facoltativa o involontaria. Vediamo un
esempio citato anche prima: elttrico Z?!kDss'?(qhj?\; la seconda schwa si trova tra
parentesi, perch occorre solo casualmente: dunque in questo caso non si tratta di
unoscillazione tra timbro pieno o timbro neutro della vocale, ma di unoscillazione tra
pronunciarla o non pronunciarla. Infatti per le restrizioni fonotattiche del sistema fonetico
napoletano la pronuncia della maggioranza dei nessi consonantici impossibile per i
napoletani, cos cercano di facilitarla con lapplicazione spontanea dellepentesi. Il suono
inserito per un fono brevissimo, emesso involontariamente, una vocale indistinta. Il
fenomeno si pu osservare bene nella pronuncia di alcune parole che non appartengono al
lessico dialettale, p. es.: x Z!hff?r?\, y Z$haa?rh!knmm?\, (segnale) criptato Zjqhoo?!s`9s?\
(Reg.3*), ping-pong Z$ohMf?!oNMf?\ (Reg.4), (Marek) Hamk (giocatore slovacco del Napoli)
Z$`ll?!rhjj?\ (Reg.5), ecc. In questi esempi si nota anche la geminazione della consonante
precedente la schwa inserita. Infatti si pu osservare che lepentesi preferisce apparire in
nessi consonantici triplici (CCC>CCVC), dove la schwa si posiziona dopo le prime due
consonanti (le quali non si possono dividere, perch sono in connessione, per geminazione o
per altri motivi: come nel caso dei nessi ZMf\ o ZMj\ che non si dividono), p. es. nelle parole
ping-pong e elettrico. In quanto il nesso consonantico solo duplice, la prima consonante
tende a geminarsi nella pronuncia, p. es.: pt>ppt: criptato Zjqhoo?!s`9s?\. Lepentesi, in una
seconda fase, pu anche lessicalizzarsi, in quanto ritorna sistematicamente negli stessi punti,
ma la vocale inserita una schwa anche in questi casi, p. es.: Pulecenella Zotk?R?!mDkk?\
Pulcinella, vera Z!D9u?3?\ erba, cuvero Z!jvn9u?3?\ corvo, bvero Z!at9u?3?\ borgo,

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acvero Z`!sRD9u?3?\ acerbo, filece Z!eidk?R?\ felce, cerevillo ZsR?3?!uidkk?\ cervello,
ecc. (Zazzera 2007: passim)
Nel napoletano si possono trovare anche delle parole bisdrucciole: sono dei verbi
coniugati in terza perona plurale. La neutralizzazione delle vocali postoniche sempre pi
frequente verso la fine della parola: le vocali finali si neutralizzano sempre, le penultime
possono conservare il timbro pieno, le terzultime lo conservano spesso, ma nella maggior
parte dei casi la neutralizzazione colpisce tutte e tre le sillabe postoniche, p. es.: prdicano
Z!oqd93?j?m?\ / Z!oqd9chj?m?\ predicare 3pl, vmmecano Z!uNll?j?m?\ vomitare 3pl,
ecc. (Reg.6).
Nel dialetto napoletano non ci sono delle parole trisdrucciole: in italiano esse si
realizzano con laggiunta dei clitici, p. es.: rdinamelo, telfonamelo ecc. In napoletano
invece i pronomi accusativi postverbali sono tonici, p. es.: dicitancllo Z!chRhs`m!sRDkk?\
diteglielo!, datammnne Z!c`s`l!lDmm?\ datemene, ecc. (Iandolo 2000: 172)
Per conclusione si pu affermare che nel dialetto napoletano tutte le vocali atone, che
seguono laccento principale della parola, tendono a neutralizzarsi in Z?\.

2.1.2. Vocalismo protonico

Circa il vocalismo protonico io oserei parlare di una neutralizzazione obbligatoria e di una


neutralizzazione facoltativa o spontanea. Avremmo potuto usare la stessa distinzione anche
prima, ma non era necessario per la prevalente neutralizzazione in posizione postonica. Lidea
per una simile distinzione consegue evidentemente dalle analisi di Ledgeway (2009: 49), che
avendo diviso in due il vocalismo atono del napoletano (protonico e postonico), ha pure
individuato i due tipi della neutralizzazione (v. il cap. 2.1.1. e la tabella del cap. 1.1.).
La neutralizzazione di tipo obbligatorio pu essere esaminata, perch la sua
formazione dimostra dei motivi ricorrenti, per nel caso della neutralizzazione di tipo
facoltativo o spontaneo non possiamo individuare tutte le condizioni che la provocano,
possiamo solo trovare alcuni criteri che facilitano la sua formazione. Ora cominciamo con
losservazione della neutralizzazione obbligatoria, riassumendo i risultati di ricerca fatti
finora.
Il vocalismo atono del napoletano sopporta la presenza di sole quattro vocali: due alte
.h., .t., una bassa .`. e una media .?.. In questo modo le altre vocali medie dellinventario
fonemico del napoletano (.d., .D., .n., .N.) trovandosi in posizione atona devono trasformarsi:

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nel vocalismo protonico le medie palatali (.d., .D.) si neutralizzano in .?., mentre le medie
velari (.n., .N.) si innalzano in .t., come si vede bene sulla seguente illustrazione (Maturi
Schmid 2002: 24).

h t

d n
?
D N

Queste trasformazioni si possono osservare bene nei paradigmi verbali, nel caso dei
verbi che hanno una vocale tonica media: in presenza di spostamento di accento dalla forma
di base rizotonica a quella arizotonica, il timbro della vocale radicale ormai atona si
modifica (MaturiSchmid 2002). Sotto presentiamo due verbi per ciascun tipo con vocali
toniche medio-basse e medio-alte e, per facilitare il confronto, anche altri verbi con vocali
toniche alte e basse.

infinito 1 pers. sing. 1, 2 pers. plur.


sZD\ntere (sentire) !rDms? r?m!shll?+ r?m!sh9s?
pZ?\nz (pensare) !oDmsr? o?m!sr`ll?+ o?m!sr`9s?
scZd\nnere (scendere) !RdMf? R?m!mhll?+ R?m!mh9s?
vZ?\d (vedere) !udj? u?!3hll?+ u?!3h9s?
mZN\vere (muovere) !lN9u? lt!uhll?+ lt!uh9s?
dZt\rm (dormire) !3Nql? 3tq!lhll?+ 3tq!lh9s?
canZn\scere (conoscere) j`!mnRj? j`mtR!Rhll?+ j`mtR!Rh9s?
cZt\nt (contare) !jnms? jtm!s`ll?+ jtm!s`9s?
mZ`\gn (mangiare) !l`II? l`I!I`ll?+ l`I!I`9s?
appZh\cci (accendere) `o!ohssR? `oohsR!sR`ll?+ `oohsR!sR`9s?
astZt\t (spegnere) !rst9s? rst!s`ll?+ rst!s`9s?
(Reg.7)

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Il fatto che le vocali medie non si possano trovare in posizione atona si vede anche in
alcune forme del modo verbale infinitivo: negli infiniti ossitoni (pens, ved, durm, cunt) la
vocale radicale media passa in posizione alta o neutrale, quindi .d. ed .D. passano in Z?\,
mentre .n. ed .N. passano in .t.. Tali variazioni allofoniche si possono osservare anche nei
processi della derivazione dei nomi e degli aggettivi, p. es.: e ddta Zd c!cds?\ le dita = e
ddetlla Zd cc?!shkk?\ le piccole dita, scire Z!Rn3?\ fiore = sciurllo ZRt!qhkk?\ piccolo
fiore, mglio Z!lDKK?\ = megliulllo Zl?KKt!khkk?\ leggermente meglio, dce Z!cn9R?\
dolce = ducino Zct!Rh9m?\ dolcino, ecc. (Ledgeway 2009: 72). Le alternanze ricorrono
anche nel caso dei pronomi clitici, p. es.: prlame Z!o`qk?l?\ = parlamnne Zo`qk`!ldmm?\
(Ledgeway 2009: 72).
Il fenomeno si presenta anche in posizione sandhi. Sebbene la neutralizzazione delle
vocali finali di parola sia molto diffusa nel napoletano, la situazione pu essere diversa se due
o pi parole si trovano in un nesso sintattico. Per es. nel caso di una sequenza
aggettivo+sostantivo la vocale finale dellaggettivo, invece di neutralizzarsi in Z?\, conserva
la pronuncia nitida: se vocale media (.d., .n.) si innalza in Zt\, se vocale bassa (.`.) non si
modifica, p. es.: bllo guagline Z!aDkk?\ + Zv`K!Kn9m?\ = Z!adkktv`K!Kn9m?\ bel ragazzo,
chillo granne palazzo Z!jhkk?\ + Z!fq`mm?\ + Zo`!k`ssr?\ = Z$jhkkt!fq`mmto`!k`ssr?\ quel
gran palazzo, pvera fmmena Z!oNu?3?\ + Z!edll?m?\ = Z!oNu?3`!edll?m?\ povera
donna, chlla brtta csa Z!jDkk?\ + Z!aqtss?\ + Z!jnr?\ = Z$jDkk`!aqtss`!jnr?\ quella
brutta cosa ecc. (Maturi 1999: 249254). Tale alternanza vocalica non si presenta solo al
confine di parole, ma pu apparire anche allinterno di una sola parola se quella, trovandosi in
nesso sintattico con unaltra parola, perde laccento tonico, p. es.: comme stai?
Z!jnll?!rs`9i?\, ma Zjtll?!rs`9i?\; add martome Z`c!cnl`!qh9s?l?\, ma
Z`cctl`!qh9s?l?\ da mio marito, ecc. (MaturiSchmid 2002: 24).
Insomma possiamo affermare che nel napoletano tutte le vocali medie palatali (.d.,
.D.), che si trovano in posizione atona, si neutralizzano in schwa: e questo il fatto, che
spiega lidea di poter parlare di una neutralizzazione obbligatoria del napoletano.

2.1.3. La neutralizzazione facoltativa

A parte la neutralizzazione obbligatoria delle vocali medie palatali, possono diventare


schwa anche le altre vocali protoniche. Questo tipo della neutralizzazione da me chiamato

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facoltativo o spontaneo molto pi complesso e, malgrado i parecchi tentativi, finora
nessuno riuscito a fornire una spiegazione adeguata della sua genesi, ed probabile che non
sia neanche possibile farlo, visto che il fenomeno generalmente avviene incidentalmente. Io in
queste pagine cercher di abbonare unipotesi, non cercando i suoi motivi precisi,
individuandone solo alcuni criteri che possono facilitare la sua formazione.
Il primo e pi importante criterio, da cui il fenomeno sicuramente condizionato, l
allegro della parlata. Tale termine, preso in prestito dal lessico della musica classica, usato
da alcuni linguisti italiani (Reg.8) per descrivere linsieme dei fattori soggettivi che possono
influenzare la parlata individuale nel caso se qualcuno parla sentendosi a suo agio, con
comodit e naturalezza: in questi casi di solito si parla in un ritmo pi elevato, senza un
controllo cosciente della propria parlata. Quindi se un dialettofono napoletano parla con enfasi
e con tanta velocit, nella sua parlata possono ridursi in schwa tante vocali che
normalmente conservano il timbro pieno.
Per fare un esempio, un mio amico chiacchierando con altri amici ha pronunciato le
seguenti parole: sta ncopp o divano Zrs`!Mfnoo$nc?!v`m?\ sul divano (Reg.9). La
parola divano, pur non facendo parte del lessico napoletano, dimostra una neutralizzazione
intera: sia nella sillaba atona iniziale che in quella finale. Linsolita neutralizzazione della
vocale iniziale alta .h. pu essere spiegata dalla sua posizione intertonica, divno
Z$nc?!v`m?\: si trova tra un accento secondario che cade sullarticolo determinativo o e un
accento primario della sillaba tonica -v-. Come vedremo anche dopo, le vocali che si
trovano in posizione intertonica, mostrano una maggiore tendenza per la neutralizzazione
facoltativa. (Dallaltro canto, nellesempio di sopra, la neutralizzazione della .h. ottiene anche
la riduzione della consonante seguente .u., la quale perde il suo carattere consonantico labio-
dentale, e si trasforma nella semiconsonante approssimante Zv\. Un possibile motivo di tale
trasformazione , che mentre larticolazione della .h. chiusa e anteriore vicina a quella della
.u. semichiusa e anteriore, larticolazione della Z?\ neutrale pi vicina a quella della Zv\
posteriore, che qui appare come un allofono della .u..)
Oltre allinfluenza indiscutibile dell allegro della parlata, si notano altri due fattori
che possono influenzare la neutralizzazione, quali la costituzione sillabica e gli accenti
secondari. Le vocali protoniche che si trovano in sillaba aperta, mostrano una maggiore
propensione per la neutralizzazione, mentre le vocali, su cui cade un accento secondario, di
genere conservano la pronuncia nitida (tranne se sono medie palatali: .d.). In tal modo le
vocali delle sillabe iniziali che generalmente portano un accento secondario di solito non

13
si neutralizzano, il che talvolta pu succedere anche alle vocali medie palatali, p. es.:
serenatlla Zr?3?m`!sDkk?\ / Zrdqdm`!sDkk?\, telfono Zs?!kD9e?m?\ / Zsd!kD9e?m?\, per Zo?!qn\ /
Zod!qn\, ecc. (Ledgeway 2009: 72). Mostrano invece uninclinazione alla neutralizzazione le
sillabe aperte (raramente anche le chiuse) che si trovano allinterno della parola,
preferibilmente in posizione intertonica, p. es.: fravic Z$eq`uh!j`9\ / Z$eq`u?!j`9\ fabbricare,
cummigli Z$jtllhK!K`9\ / Z$jtll?K!K`9\ coprire, tavultta Z$s`ut!kDss?\ / Z$s`u?!kDss?\
spinnatoio (per la pasta), terramto Z$sdqq`!lNs?\ / Z$sdqq?!lNs?\ terremoto, ecc.
(Ledgeway 2009: 73).
Inoltre dobbiamo chiarire unaltra possibilit della neutralizzazione spontanea, per
quanto riguarda gli aspetti prosodici: noto che quando parliamo, normalmente non
pronunciamo delle parole singole e distaccate, ma parliamo in sequenze di parole, cio
pronunciamo due o pi parole come se fossero una sola unit: cos i confini dei segmenti si
mischiano. In tal modo nel caso di una parlata veloce possono mischiarsi anche le posizioni
degli accenti tonici: possono scomparire degli accenti primari, mentre possono apparire degli
accenti secondari in posizioni inaspettate, ripristinando uneventuale pronuncia nitida a una
vocale che in altri contesti rimarrebbe indistinta. Per illustrare tale affermazione ho scelto due
brani tratti dalla commedia di Eduardo De Filippo intitolata Napoli milionaria!, recitati da un
mio giovane amico napoletano, Alessandro. Il primo brano illustra bene il comportamento
normale della neutralizzazione napoletana, a volte influenzato dai fattori summenzionati.

E stu ricovero curreva, curreva... Io allora nzerraie lluocchie pe sntere meglio... Dico:
Ma allora treno? Io sentevo o rummore d e rrote... Era treno! (De Filippo 1979: 68)

(E questo ricovero correva, correva... Io allora ho chiuso gli occhi per sentire meglio... Dico:
Ma allora treno? Io sentivo il rumore delle rote... Era treno!)
(Reg.10)

e stu ricvero currva, currva


Zd rstqh!jNu?3?jtq!qd9u? jtq!qdu?3?\

i allra nzerrie llucchie pe snte(re) mglio... dco


Z!hi`k!knq?mcy?q!q`i?k!kvnbB?o?r$r?msh!lD9?!chj?\

14
ma allra nu trno?
Zl`k!knqDmt!sqd9m?\

i sentvo rummre d e rrte... Era trno!


Zhr?m!sdu?qtl!lnq?$qdq!qn9s? $Dq`!sqd9mn\

Per la comprensione pi facile ho distribuito in quattro parti la citazione. In corsivo


scrivo il testo alquanto trasformato nella recitazione di Alessandro, segnalando gli accenti
tonici e scrivendo in grassetto le vocali neutralizzate in schwa. Nellesempio si verifica
lapplicazione inconsapevole della neutralizzazione in posizioni obbligatorie, come nel caso
delle vocali postoniche e delle vocali medie palatali protoniche (v. le vocali in grassetto).
Inoltre si possono notare delle altre curiosit:
La parola ricvero Zqh!jN9u?q?\ nella prima parte della citazione presenta una
neutralizzazione postonica. Non si neutralizza per la vocale della sillaba iniziale ri- dal
momento che porta un accento secondario. Tale sillaba pu neutralizzarsi, se si trova in
posizione intertonica, p. es.: s rivutto Z$rD3?ut!s`9s?\ si rivoltato, si ribellato (reg.11).
Nella seconda riga si nota una realizzazione particolare del verbo sntere Z$r?msh\, in
cui la vocale iniziale pur riducendosi in schwa porta un accento secondario, mentre la .h.
nella sillaba successiva rimane atona. Una possibile spiegazione la seguente: nel napoletano
vigono due forme dellinfinito del verbo sentire: la forma autentica sntere Z!rDms?3?\,
mentre laltra forma nata per linfluenza dellitaliano sent Zr?m!sh9\. Secondo la mia
ipotesi Alessandro, che ha recitato il brano in parte a memoria, in parte seguendo il testo nel
libro, cominciava a pronunciare questultima forma del verbo, ma visto che sul foglio era
scritta laltra forma, la sua pronuncia si sia adeguata automaticamente alla lettura, mischiando
le due forme del verbo. Per la forma sntere rizotonica, mentre sent arizotonica, cos
laccento tonico si perso nella pronuncia di Alessandro, rimasto solo un accento
secondario che cadeva sulla sillaba iniziale, trasformatasi in schwa, cos si poteva realizzare
una simile pronuncia della parola: Z$r?msh\.
Nella prossima riga possiamo osservare il comportamento della terza persona
singolare del verbo essere (), che conserva sempre la pronuncia nitida pur rimanendo spesso
atona. Il fatto si illustra bene nel contrasto dei due ricorsi della parola allora, che appare
anche nella riga sopra, in un contesto: i allra nzerrie Zhi`k!knq?mcy?q!q`i?\; mentre nella
riga presente, in un contesto: ma allra Zl`k!knqD\. Nel primo caso la vocale finale di

15
allora si neutralizza, mentre nel secondo caso ella si toglie concedendo la sua posizione al
verbo , il quale mantiene il suo timbro pieno pur non portando un accento tonico (per, come
sappiamo dal cap. 2.1.2., le vocali medie palatali in tale caso si neutralizzano).
Lesempio pi bello per loscillazione della neutralizzazione si rivela nellultima
parola della citazione, la cui vocale finale eccezionalmente non si neutralizza: era treno!
Z$Dq`!sqd9mn\. La sorprendente pronuncia nitida della -o finale quasi fastidiosa in mezzo alla
moltitudine delle schwa. Tale caso si pu spiegare con una spontanea commutazione di
codice. Tale spiegazione deriva anche dal carattere dello stesso testo della commedia, il quale
oscilla spesso tra dialetto e italiano regionale, per influsso dellitalianizzazione. Uno che
recita il testo, segue anche involontariamente tale oscillazione, cambiando codice
eventualmente anche allinterno della stessa frase.

In un altro brano dalla Napoli milionaria! recitata da Alessandro appare una scossa
impressionante di accenti tonici. noto che i confini delle parole sono convenzionali e nella
parlata continua di genere spariscono: il fattore che dirige la pronuncia e la distribuzione degli
elementi allinterno di una sequenza, la posizione dellaccento tonico. Per nel caso di una
parlata veloce anche gli accenti possono trasferirsi, aprendo la possibilit per uninsolita
apparizione delle schwa in posizioni dove originariamente non ci devono stare, o
togliendole in altre posizioni, dove normalmente sono presenti.

Gi, quanno maie, dint a sta casa, s pututo durm nu poco supierchio...
(De Filippo 1979: 67)
E quando successo che in questa casa si poteva dormire un po di pi?

ma quanno mai, ca dint a sta casa s pututo durm nu poco superchio...


Zl`!jv`mm?$l`ij`!3hmc`rs`$j`r`!rDo$ots?s?3tll?mt!oNj?rt!oDqbB?\
(Reg.12)

s ppotuto durme nu pco
Z!rDo$ots?s?3tll?mt!oNj?\

Ho messo in evidenza il particolare pi interessante della frase: una sequenza priva


di accenti tonici. Nella pronuncia di Alessandro si perdono due accenti primari: quello della

16
parola putto e quello della parola durm: il primo si sposta sulla sillaba iniziale e si riduce in
un accento secondario Z$ots?s?\, il secondo sparisce interamente. Nella parlata sciolta il nesso
consonantico -rm- della parola durm, per opera di unassimilazione regressiva, diventa -mm-.
Inoltre si riducono in schwa tutte le vocali della sequenza che si trovano in sillaba aperta
(tranne lultima .t.), il che illustra bene il filtro della costituzione sillabica (v. nel cap.
presente): la vocale che conserva la pronuncia nitida quella della sillaba chiusa dur-(m)
Z3tl'l?(\.
Inoltre possiamo notare un altro fatto notevole: pare che la .t. neutralizzata presente

nella parola pututo Z$ots?s?\ abbia una pronuncia diversa dalle altre schwa: come se avesse
unintonazione pi alta, infatti somiglia a una Zx\. Non c dubbio che si tratti di una vocale
neutralizzata, per si sente che conserva una pronuncia pi alta rispetto alla vocale media Z?\.
Una simile vocale neutra centrale alta pu apparire nel napoletano anche in altri casi,
specialmente nella neutralizzazione delle vocali -i- ed -u- atone, p. es.: tngo nu scco e
timpo Z!sDMf? m? !r`jjd!sidlo?\ ho un sacco di tempo; ti vglio bne assje

Zs? !unKKn$aDm`r!r`i?\ ti volgio tanto tanto bene (reg.13*). La mia ipotesi che le vocali
alte .t. ed .h. in alcuni casi si neutralizzino solo parzialmente: diventano centrali, ma
conservano la posizione alta, assomigliando a una specie di Zx\ illabiale (come la vocale Z?\
somiglia leggermente a una Z1\ illabiale, essendo di posizione media). Una simile
realizzazione parziale della neutralizzazione in schwa si nota anche nel caso della vocale
bassa Z`\, la quale, specie in posizione postonica, pu trasformarsi in Z5\: nellallofono di
posizione bassa della vocale Z?\. Anche Adam Ledgeway (2009: 78) nota che le -a postoniche
`
hanno spesso una realizzazione a met strada tra Z`\ ed Z?\, p. es.: marzza Zl`!qtssr \
lumaca; o possono trasformarsi in Z5\, p. es.: mscara Z!l`Rj535\ maschera, mlle lra
Z!lhkk? !kh935\ mille lire (cfr. Ledgeway 2009: 78). Di conseguenza anche la realizzazione
alta della neutralizzazione in schwa delle vocali alte .h. ed .t. si potrebbe considerare un
allofono di Z?\, anche se non dispone di un segno proprio nella trascrizione fonetica (cfr. il
cap. 2.2.5.).

17
2.1.4. Una possibile spiegazione della neutralizzazione

Il motivo della formazione delle schwa anche in posizioni inaspettate che forse
spiegherebbe anche la formazione di tutto il fenomeno secondo la mia opinione
riconducibile a un processo di indebolimento delle sillabe atone, soprattutto in posizione
postonica. Infatti per una tendenza per rendere pi comoda e veloce la parlata, le sillabe atone
perdono sempre di pi dalla loro intensit. La prima fase del processo (almeno nei dialetti
campani) potrebbe essere la trasformazione in Z?\ delle medie palatali, e linnalzamento in .t.
delle medie velari (infatti dopo la schwa sono le vocali alte che portano la minore forza
articolativa (BrcziBenkBerrr 1996: 108)). Una seconda fase forse la neutralizzazione
di tutte le vocali postoniche, siccome in posizione postonica il peso articolativo il minimo. I
prossimi passaggi verso un eventuale indebolimento intero delle sillabe atone si possono
sospettare per mezzo di alcuni esempi tratti da conversazioni spontanee.
Nella parlata di alcuni miei amici le vocali finali sono quasi assenti: non si riducono
solamente in schwa, ma si pronunciano appena sussurrate, in assoluta mancanza di sonorit.
Anzi, pare neutralizzarsi lintera sillaba finale, non solo la vocale, il che si scopre nella
trasformazione delle consonanti precedenti la vocale: da un lato perdono la loro sonorit se
son sonore, dallaltro diventano aspirate, pronunciate quasi come un allofono della consonante
spirante .g.. Nella trascrizione fonetica degli esempi indicher gli elementi sussurrati con
caratteri pi piccoli.
Negli esempi successivi si notano le simili trasformazioni delle sillabe finali di
ciascuna sequenza di parole.5 P. es.: pagato vint euro Zo`!f`s?!uhms!D9t3w?\ pagati venti euro
(Reg.14): lultima sillaba della sequenza composta di tre parole contiene una monovibrante .3.
aspirata e una Z?\ sorda e aspirata, appena riconoscibile. La stessa trasformazione si scopre
nel seguente esempio: e so rimasti tre euro Zd!rn9qh!l`rs?!sqd!D9t3w?\ (Reg.15). La parola
euro trovandosi allinterno della sequenza conserva la pronuncia nitida nellesempio
seguente: a quatt euro non mangi Z`!pv`ss!D9tqn$mnm!l`msR9w\ da quattro euro non mangi
(Reg.16), per la sillaba finale della sequenza ((man)-gi) perde la vocale finale che in un
primo passaggio sospettabilmente si sia neutralizzata in Z?\, poi in una seconda fase sparita
e alla fine della sequenza si sente una fricativa velare Zw\; mentre la consonante ZcY\ perde

5
Negli esempi riportati i parlanti usano un lessico influenzato dallitaliano, applicandolo nel sistema del dialetto
locale (p. es.: pagato<pavato, mangi<magni, macchina<machina): questo non problema per unanalisi
fonologica, dove non ci interessa la forma originaria della determinata parola, ma il suo inserimento spontaneo
nel sistema fonologico dialettale.

18
la sua sonorit e si trasforma nella coppia sorda ZsR\: cos invece di Z!l`mcY?\ abbiamo
Z!l`msRw\. In un altro esempio si perdono due sillabe postoniche: m aggitto vac a pigli a
macchina Zl`cY!cYhss?u`j`oh!`9`!l`bB'?(m\ mi son detto che vado a prendere la
macchina (Reg.17). Lultima sillaba della sequenza ((mac)-chi-na) interamente assente. Si
riduce notevolmente anche la vocale della penultima sillaba ((mac)-chi-na) in un debole
suono glottale aspirato, mentre la consonante (-chi-) si trasforma in un affricata palatale ZbB\.
La stessa riduzione o dileguo si pu osservare sulla registrazione dellelenco dei mesi:
gennio ZcYdm!m`i?\, febbrio Zedaa?!q`i?\, mrzo Z!l`qsr9\, aprle Z`!oqh9k?\, mggio
Z!l`ssR\, gigno Z!cYtIIg\, lglio Z!ktg\, agsto Z`!ftrsg\, settmbre Zrds!sDllo\, ottbre
Zns!sN9aag\, novmbre Zmn!udllo?\, dicmbre Zc!chRDllo?\ (reg.18).
In conclusione si pu affermare che il dialetto napoletano parlato oggi sta per arrivare
a una prossima fase nel processo di indebolimento delle sillabe atone: che sta nella pronuncia
aspirata delle vocali finali delle sequenze di parole, nonch nel passaggio delle consonanti
sonore alle corrispondenti sorde o in quanto si tratta di consonanti sonoranti, nella loro
pronuncia sussurrata, quindi nella perdita della loro sonorit.

2.1.5. Lepitesi

Infine dobbiamo menzionare un altro fenomeno fonologico, che si collega con il fenomeno
schwa: lepitesi. Come abbiamo visto circa lepentesi (v. il cap. 2.1.1.), il dialetto napoletano
tende ad evitare i nessi consonantici che gli risultano difficilmente pronunciabili a causa delle
proprie restrizioni fonotattiche. Fanno parte di tali restrizioni anche le consonanti singole di
fine parola, alle quali nella pronuncia napoletana si aggiunge una schwa: e con tale aggiunta
sillabica la consonante finale si trasferisce in posizione normale, penultima, rendendo
pronunciabile la parola. Fa parte del processo anche la geminazione della consonante in
argomento, nonch lo spostamento dellaccento sulla vocale successiva, trasformando la
parola in parossitona. Tale fenomeno si pu osservare bene nella pronuncia napoletanizzata
dei prestiti che originariamente finiscono in consonante. (Negli esempi in corsivo segner la
posizione normale (della norma italiana) dellaccento tonico, mentre nella trascrizione
fonetica segner in grassetto gli accenti spostati dai dialettofoni napoletani nonch le sillabe
aggiunte), p. es.: pllman Zotk!l`mm?\, compter Zjnloit!sDqq?\, (Sofia) Lren Zkn!qDmm?\,
bar Z!a`qq?\, tram Z!sq`ll?\, gdget Zf`cY!cYDss?\ oggetto di regalo per una promozione
presso i negozi (reg.19*), jeans ZcYrh9msr?\ (reg.20), gas Z!f`rr?\, chic Z!Rhjj?\ (dal fr.),

19
lbum Z`k!atll?\, business (/bznes/) Zahr?!mhrr?\ affare pi o meno pulito, blldog
Zatk!cNjj?\ (o Zatc!cNjj?\) cane da guardia; uomo agressivo e selvatico (Ledgeway 2009:
7677).

2.1.6. Problemi di ortografia

Parlare di ortografia presuppone una serie di norme fisse convenzionali che regolano la resa
scritta di una determinata lingua. In molti dei dialetti non esistono delle norme fisse che
determinano un loro uso adeguato, le norme sono pi labili. Ci rispecchia anche nelle diverse
grammatiche scritte sulle regole del napoletano, le quali sono spesso in contraddizione tra
loro.
Ciononostante il napoletano scritto stato sempre in grande fioritura: basta pensare
alle edizioni in quaderni delle migliaia di canzoni napoletane, alle corrispondenze private dei
dialettofoni (lettere, e-mail, chat), alle sempre pi recenti traduzioni dialettali dei libri, ecc.
Tuttavia in uso un napoletano scritto abbastanza uniforme, nonostante il fatto che sia uno
dei dialetti che presentino le maggiori differenze di pronuncia rispetto allo scritto. I problemi
che ci sono, sono causati dal fenomeno della neutralizzazione: infatti tanti non rendono nello
scritto le vocali neutralizzate credendo che non ci siano neanche. Salvatore Palomba, poeta
napoletano contemporaneo, scrive pure in uno dei suoi quaderni in cui commenta le canzoni
di Salvatore Di Giacomo: I suoni atoni delle vocali di cui si detto sono s indistinti ma non
inesistenti Le vocali, anche se non pronunciate, vanno sempre scritte. Si scriver perci
correttamente: popolo e non popl, mare e non mar, serenata e non srnat. (Palomba
2004: 39).
Allevoluzione delle norme di ortografia del napoletano hanno contribuito
probabilmente anche i pi grandi cantautori napoletani, popolarissimi in tutta la Campania,
ma anche oltre. La pi importante caratteristica di tale ortografia che le vocali atone, che si
neutralizzano sistematicamente, vanno scritte con una e, che innanzittutto consegue da un
adattamento naturale, siccome nellinventario fonetico del napoletano la vocale pi vicina alla
schwa la .d. (come in uso anche nella lingua francese). Questo il motivo che spiega la
scrittura di tante parole che dispongono delle vocali etimologicamente diverse dalla .d., ma si
scrivono eppure con la e, p. es.: adderettra Z`cc?3?s!stq?\ addirittura, cummedit
Zjtll?3hs`9\ comodit, cucen ZjtR?!m`9\ cucinare, givene Z!cYn9u?m?\ giovane,
mneco ZlN9m?j?\ monaco ecc. (Zazzera 2007: passim).

20
2.2. La metafonesi

2.2.1. Quadro generale

Esaminato il fenomeno della neutralizzazione, riguardante la modificazione delle vocali


atone, ora mettiamo a fuoco il fenomeno che riguarda la modificazione delle vocali toniche, la
metafonesi.
Il termine metafonesi che il calco con materiale greco del termine tedesco Umlaut
(la cui versione latineggiante la spesso usata metafonia) tradizionalmente riferito ai
fenomeni di assimilazione della vocale tonica. In questa forma si usa quasi esclusivamente
nella descrizione dei dialetti italiani, non presente invece nellarea dialettale toscana, cos
assente anche nella lingua italiana (Domokos 2008: 49). Marina Nespor (1993: 80) presenta il
fenomeno fra i tipi dellassimilazione a distanza, che avviene tra vocali non adiacenti (cfr.
anche Malmberg 1974: 204205). La metafonesi cambia la qualit della vocale tonica di una
parola sotto linflusso della vocale seguente di un suffisso (cfr. Nespor 1993: 80). Tale
cambiamento riguarda il tratto [alto], p. es. nel dialetto salentino se la prima vocale di un
suffisso alta, la vocale tonica, se una vocale medio-alta, si innalza in .h. o in .t., p. es.:
parte Zo`!qd9sd\ = parti pareti, frdda = frddu freddo, crce = crci croci, pilsa
pelosa = pilsu peloso; se invece la vocale tonica medio-bassa, per linflusso di una
vocale finale alta, si dittonga in .iD. o in .vD., p. es.: pte Z!oD9sd\ = piti Z!oiD9sh\ (piede
sing., plur.), cre Z!jN9qd\ = curi Z!jvD9qh\ (cuore sing., plur.), lnta = lintu (lento
femm., masc.), bna = bunu (buono femm., masc.) (Calabrese 1989: 1819). Insomma la
metafonesi lassimilazione o il dittongamento delle vocali toniche medie o basse sotto
linflusso di una vocale atona alta, presente nella sillaba successiva di un suffisso (o se non
presente, etimologicamente dimostrabile, come nel dialetto napoletano, v. il cap. 2.2.2.)
(Domokos 2008: 50).
Martin Maiden e Leonardo Savoia (1997: 1624) hanno elaborato la tipologia della
metafonesi dei dialetti italiani. I dialetti metafonetici sono classificati secondo tre criteri,
quali lentrata (l input: lelemento su cui agisce il fenomeno, cio la vocale tonica),
luscita (l output: cio la vocale modificata) e il condizionamento del fenomeno (cio i
fattori che lo provocano):
Il criterio dellentrata classifica i dialetti italiani secondo la frequenza dei ricorsi alla
metafonesi. Generalmente nei dialetti italiani sono soggette alla metafonesi le quattro vocali

21
medie (.D., .d., .N., .n.). Per ci sono dei dialetti in cui il fenomeno si estende anche alla
vocale bassa .`. e altri in cui solo a una parte delle vocali medie. Il pi frequente ricorso alla
metafonesi si ha nei dialetti, in cui possono partecipare al fenomeno tutte le vocali [alte]: .`.,
.D., .d., .N., .n..6 Il pi raro ricorso si manifesta nei dialetti in cui pu modificarsi sotto
linflusso metafonetico solo un livello delle vocali medie (solo le medio-alte: .d., .n.7 o solo
le medio-basse: .D., .N.8). Si ha una metafonesi ancora pi ridotta nel caso del sistema sardo,
dove il fenomeno interessa solo le vocali medio-basse, che possono innalzarsi in medio-alte
(D=d, N=n).9
A seconda delluscita del fenomeno, le vocali sotto linflusso metafonetico mostrano
due tipi di modificazione: possono innalzarsi o dittongarsi. Lesito metafonetico nel caso delle
vocali medio-alte (.d., .n.) unassimilazione totale, siccome esse sotto linflusso della
metafonesi si innalzano sempre in .h. o in .t.. Per nel caso delle altre vocali lesito del
fenomeno pu essere sia linnalzamento che la dittongazione.
Riguardo al condizionamento si nota, che dove la .t. finale implica metafonesi, la
implica anche la .h. finale, ma non vero lopposto (MaidenSavoia 1997: 1624; Domokos
2008: 53). Visto che le desinenze originarie -U e -I nel latino erano dei morfemi grammaticali
(nel paradigma nominale le desinenze del maschile singolare o plurale e nel paradigma
verbale la -I desinenza della seconda persona), la metafonesi pu avere delle conseguenze
morfologiche, in quanto nei dialetti, ove si ha una riduzione delle vocali finali, alcune
informazioni morfologiche si possono rivelare solo per mezzo delle vocali toniche modificate
sotto linflusso metafonetico. Tale fatto pone parecchie questioni tra i linguisti, riguardanti
uneventuale morfologizzazione della metafonesi, di cui v. il cap. 2.2.5.
Anche Andrea Calabrese (1989: 1719) osserva che lesito della metafonia nel caso
delle vocali medie chiuse (.d., .n.) sempre lo stesso, cio linnalzamento, mentre nel caso
delle vocali medie aperte (.D., .N.) la metafonesi pu produrre degli esiti diversi, quali
linnalzamento, la dittongazione e la chiusura.
Secondo tale osservazione il fenomeno della metafonesi andrebbe descritto con
lapplicazione di due regole: una per il caso delle vocali chiuse, laltra per le vocali aperte.

6
La distribuzione di tali dialetti: nella zona del Nord-Ovest del Golfo di Napoli (v. il cap. 2.2.2.), nella costiera
adriatica del Molise e dellAbbruzzo, nella Romagna centrale, nel Canton Ticino della Svizzera e nelle parti
alpine del Piemonte (MaidenSavoia 1997: 17).
7
Nel Veneto del Sud e nella parte settentrionale della Penisola di Gargano (v. ibidem).
8
In una parte della Lombardia alpina, nella Garfagnana centrale e nellUmbria del Nord-Est (v. ibidem).
9
P. es.: (Logudoro) bZD\lla (femm.sg.), bZD\lle (femm.pl.) cfr. con bZd\llu (masch.sg.), bZd\lli (masch. pl.)
(Domokos 2008: 52).

22
Calabrese invece cerca di avvicinare il problema da un altro punto di vista, dal momento che
la metafonesi si realizza sempre nello stesso contesto e con la stessa classe di vocali, perci
andrebbe esaminata con lapplicazione di una sola regola. Calabrese arriva alla conclusione
che necessario introdurre dei filtri e delle regole di pulizia (clean up rules) per ciascun
dialetto, con laiuto dei quali sar possibile determinare le diverse restrizioni metafonetiche
nei diversi dialetti italiani (Calabrese 2009: 1923).

2.2.2. La metafonesi nel napoletano

Le origini della metafonesi nei dialetti campani si riconducono a unepoca precedente a tanti
altri sviluppi fonologici, visto che in alcune variet parlate nelle vicinanze di Napoli si
scoprono degli altri fenomeni che si potevano evolvere solo in base a una precedente forma
metafonetica, p. es.: (Pozzuoli) *MEL mela = *Z!lhk?\ (forma metafonetica) = Z!l`ik?\
/ Zl1ik?\ (dittongazione spontanea di .h. tonica) (Ledgeway 2009: 54).
Nei dialetti della Provincia di Napoli la metafonesi agisce sulle vocali medie (.d., .D.,
.n., .N.), a parte la zona nord-occidentale del Golfo di Napoli, le adiacenze dei Campi Flegri
(un corridoio fra Ischia, Procida e Pozzuoli), dove anche la vocale bassa .`. soggetta al
fenomeno (cfr. MaidenSavoia 1997: 17; Ledgeway 2009: 5455).
Lesito della metafonesi nel dialetto napoletano sempre un innalzamento delle vocali
toniche medie: nel caso delle vocali anteriori (.d., .D.) la lingua si innalza verso il palato duro,
nel caso delle vocali posteriori (.n., .N.) verso il palato molle. Le vocali medio-alte (.d., .n.)
sotto linflusso metafonetico si modificano nella maniera seguente: .d.=.h., .n.=.t., p. es.:
*sZd\ccu = sicco secco, magro, *rZn\ssu = russo rosso (Ledgeway 2009: 55). Si ha per
un esito metafonetico complesso nel caso delle vocali medio-basse (.D., .N.), le quali
presentano sia il dittongamento che linnalzamento, quindi mostrano le seguenti
modificazioni: .D.=.id., .N.=.vn., p. es.: *dZD\nti = dZid\nte denti, *grZN\ssu =
(g)rZvn\sso grosso, grande (Ledgeway 2009: 55). Lalternanza tra la vocale tonica aperta e
il dittongo con la vocale tonica chiusa si vede bene nelle coppie di alcuni sostantivi mobili e
aggettivi, p. es.: przeca Z!oDqsr?j?\ pesca ~ pirzeco Z!oidqsr?j?\ pesco (Zazzera 2007:
256; 261), krismmola Zjqh!rNll?k?\ albicocca ~ krisummolo Zjqh!rvnll?k?\
albicocco (Zazzera 2007: 109), nva Z!mN9u?\ nuova ~ nuvo Z!mvn9u?\, vcchia Z!uDbb`\
~ vicchio Z!uidbb?\ vecchio (Reg.21).

23
2.2.3. La distribuzione della metafonesi nel napoletano

La metafonesi si presenta in molte parti del discorso, in quanto quasi tutte le classi di parole
hanno qualche elemento con etimologiche -U o -I finali. Il fenomeno appare in numerosi
sostantivi, aggettivi e pronomi, in certe forme dei paradigmi verbali, nonch in parole
invariabili come avverbi o preposizioni, p. es.: NOS = *noi = nie noi, VOS = *voi =
vie voi, PS(M) = sso lui (cfr. PSA(M) = ssa lei), DUOS = *doi = die due,
CENT(M) = cinto cento, AD PRESS(M) = apprisso appresso, MEC(M) = mco
con me, FORS(T) = furze forse, ecc. (Ledgeway 2009: 5758).
La pi frequente distribuzione della metafonesi si ha nei sostantivi ed aggettivi
derivanti dalla 2a declinazione latina, la quale in singolare presenta la desinenza -(M), in
plurale la -I, cos i sostantivi ed aggettivi maschili appartenenti a tale gruppo presentano
lesito metafonetico sia in forma singolare che in plurale, p. es.: VENT(M)/*-I = vinto/-e
vento/-i, STRICT(M)/*-I = strtto/-e stretto/-i (cfr. strtta), PORC(M)/*-I =
purco/-ce porco/-ci (cfr. prca), SOL(M)/*-I = slo/-e solo/-i (cfr. sla), ecc.
(Ledgeway 2009: 60; Zazzera 2007: passim).
Nei sostantivi ed aggettivi derivanti dalla 3a declinazione latina la metafonesi agisce
soltanto nelle forme plurali, che presentano una desinenza etimologica -(S), trasformatasi
successivamente in -i (Ledgeway 2009: 60), p. es.: PED(M) = pde piede cfr. PED(S)
= *pedi = pide piedi, CCER(M) = ccere cece cfr. CCER(S) = *ceceri = ccere
ceci, HOMO = mmo uomo cfr. HOMIN(S) = *homini = ummene uomini,
COLOR(M) = culre colore cfr. COLOR(S) = *culori = culre colori, ecc.
(Ledgeway 2009: 60; Zazzera 2007: passim). Originariamente anche i nomi femminili,
appartenenti a tale classe, erano soggetti alla metafonesi, p. es.: *TORR = trre torri
(Ledgeway 2009: 6061), per oggi invece la metafonesi manca nelle parole femminili.
I sostantivi ed aggettivi maschili e neutri (e alcuni femminili) della 4a declinazione,
durante il passaggio dal latino al napoletano, furono aggregati alla 2a declinazione maschile,
p. es.: PEL/- = plo/-e pelo/-i, NEGR/- = nro/-e nero/-i, ecc. Si trovano anche altre
forme metafonetiche conservate in alcuni residui dei casi grammaticali latini, p. es.: del
genitivo (-, -(S)): PETR = Pitre Pietro, VENER(S) DIE = viernar venerd;
dellablativo (-(S)): PUTEOL(S) = Pozzule Pozzuoli; o del locativo (-): TRIVENT =
Trivinte Trivento (Ledgeway 2009: 61).

24
La metafonesi appare anche in varie forme verbali: nella 2a persona singolare e plurale
di tutti i modi e tempi, a parte il passato remoto, dove appare nella 1a persona singolare e
plurale. Sotto presentiamo una tabella tratta da Ledgeway, con il paradigma del verbo ven
venire, le forme coinvolte dalla metafonesi sono scritte in grassetto. La metafonesi dei verbi
trattiamo dettagliatamente nel cap. 2.2.4.

pres.indic. imperf.indic. imperf.cong. pass.rem. cond. imp.


!uDMf? u?!md9u? u?!mdrr? !uhmm? u?m`q!qh?
!uid9m? u?!mh9u? u?!mhrr? u?!mhrs? u?m`q!qhrr? !uid9m?
!uD9m? u?!md9? u?!mdrr? !udmm? u?m`q!qh?
u?!mhll? u?!md9u?l? u?!mdrr?l? !uhmm?l? u?m`q!qh?l? u?!mhll?
u?!mh9s? u?!mh9u?u? u?!mhrr?u? u?!mhrs?u? u?m`q!qhrr?u? u?!mh9s?
!uDm?m? u?!md9u?m? u?!mdrr?m? !udmm?m? u?m`q!qh?m?
(Ledgeway 2009: 58)

2.2.4. La metafonesi nei verbi

degno dattenzione il fatto che la metafonesi in certe forme verbali (p. es. nella 2a pers. sing.
dellindicativo) appare sistematicamente e senza eccezione, mentre in altre parti del discorso
pu mancare (cfr. Maturi 2002: 185). Tale fatto affermato anche dallanalisi sociolinguistica
di Patrizia Del Puente, di cui risulta che la metafonesi nel napoletano, per linflusso
dellitalianizzazione, in regresso nei sostantivi e negli aggettivi (cfr. Del Puente 1995: 53
61), ma non nei verbi.
Tuttavia una parte dei verbi non presenta le condizioni originarie del fenomeno, le
vocali finali alte: la metafonesi nei verbi derivanti dalle 2a, 3a, 4a coniugazioni latine causata
da Z,h\ finale10, per quelli della 1a coniugazione non presentano la desinenza metafonizzante,
p. es.: PORTA(S) cfr. purte portare, 2sg. pres.ind. (Ledgeway 2009: 58). Lapparizione
della metafonesi in tali forme riconducibile a unestensione analogica al modello della
maggioranza: alle forme metafonetiche. In tal modo i verbi con vocale tonica media
presenteranno la metafonesi anche se non sono dotati di vocale finale alta. Tale evoluzione
analogica risulta produttiva ed appare anche in parole che originariamente non fanno parte del
lessico dialettale, p. es.: in verbi che entrano nel lessico dialettale per linfluenza
10
Le desinenze della 2a pers. sing. del pres. ind.: nella 4a coniug. -(S), nella 3a coniug. -(S), nella 2a coniug.
-(S) = *Zdi\ = -i, p. es.: SENT(S) = sinte senti, REND(S) = rinne rendi, TEN(S) = *teni = tine
tieni (Ledgeway 2009: 58).

25
dellitalianizzazione e vigono insieme alla versione autentica dialettale della parola, p. es.:
mordere (it.) = mrdere (nap.) cfr. la versione dialettale muzzec mordere; divertirsi (it.) =
addevertrse (nap.) cfr. la versione dialettale pari divertirsi; conservare (it.) = cunserv
(nap.) cfr. la versione dialettale astip conservare. Tutti e tre i verbi, sebbene abbiano anche
una corrispondente dialettale, entrati nelluso del dialetto moderno presentano un
dittongamento metafonetico nella 2a persona singolare del presente indicativo, v. la tabella
sotto (reg.22).

mrdere addevertrse divertirsi cunserv conservare


1sg. pres.ind. lNqc? l `cc?!uDqs? jtm!srDqu?
2sg. pres.ind. lvnqc? s `cc?!uidqs? jtm!sridqu?
3sg. pres.ind lNqc? r `cc?!uDqs? jtm!srDqu?

Insomma la metafonesi nei verbi mostra una produttivit, mentre in altre classi di
parole sembra di essere in regresso (cfr. Del Puente 1995: 5355). Tale produttivit si vede
bene in alcuni neologismi, p. es. nella coniugazione dei verbi telefonare, resettare (< ing. to
reset, far ripartire il computer) (Maturi 2002: 186) e stressarsi (Reg.23), i quali nella 2a
persona singolare del presente indicativo mostrano un dittongamento metafonetico, v. la
tabella sotto.

telefonare resettare stressarsi


1sg. pres.ind. s?!kD9e?m? 3?!rDss? l? !rsqDrr?
2sg. pres.ind. s?!kid9e?m? 3?!ridss? s? !rsqidrr?
3sg. pres.ind s?!kD9e?m? 3?!rDss? r? !rsqDrr?

Le uniche eccezioni, che non presentano lesito metafonetico nella 2sg. dellindicativo
presente, sono alcuni italianismi, come chidere, schierre e rignere riempire. Il motivo
della mancata metafonesi in questi verbi la presenza del dittongo Zid\ nella radice, tali verbi
infatti sono entrati nel lessico napoletano per litalianizzazione, con la conservazione del
dittongo originario di tipo toscano (v. il cap. 1.2.). Il dittongo Zid\ si comporta come un filtro
della metafonesi, lesito metafonetico non pu concretarsi in questo caso, siccome incontra un
dittongo etimologico, il cui secondo elemento la vocale chiusa Zd\: quindi non pu creare un
dittongo metafonetico ulteriore, n innalzarsi di pi (Zid\=*Zih\). Per la pi facile

26
comprensione della situazione, affrontiamo nella tabella di sotto due verbi del napoletano,
come contrasto: asc uscire e jett gettare. Tali verbi, per motivi eccezionali, contengono
dei dittonghi ascendenti i cui secondo elemento la vocale aperta ZD\, che nella 2a persona
presenta una chiusura metafonetica in Zd\, quindi il dittongo subisce la seguente
modificazione: ZiD\=Zid\ (Reg.24).

jett gettare asc uscire


1sg. pres.ind. i jtto Zh!iDss?\ io getto i sco Zh!iDRj?\ io esco
2sg. pres.ind. tu jtti Zst!idss?\ tu getti tu jsci Zst!idRR?\ tu esci
3sg. pres.ind. sso jtta Zhrr?!iDss?\ lui getta sso sce Zhrr?!iDRR?\ lui esce

Il dittongo iniziale ZiD\ del verbo jett eredit latina: IACTARE = *iettare = jett.
Tale dittongo ereditario per nella 2a persona assume la marca della metafonesi, cos si chiude
(o si innalza) in Zid\. Volendo si pu affermare che in tale caso nella parola siano presenti due
dittonghi, i quali si coprono: un etimologico ZiD\ e un metafonetico Zid\. Nel verbo asc il
dittongo iniziale ZiD\ casuale. Alla 1a persona si realizza per laccostamento del verbo al
pronome personale io: Zhi?\*ZDRj?\=ZhiDRj?\. Nella 2a persona appare il solito dittongo
metafonetico, caratteristica della ZD\ aperta: ZD\=Zid\; mentre nella 3a persona riappare il
dittongo ZiD\, che pu essere spiegato soltanto dallanalogia al modello delle prime due
persone che iniziano con dittongo.
La situazione diversa nel caso dei verbi chidere e schier schierare, che
contengono dei dittonghi ereditari con un secondo elemento chiuso: Zid\. La metafonesi in
queste forme non pu essere marcata, cos le forme singolari di tali verbi non mostrano
differenze nelle varie persone, v. la tabella di sotto (Reg.25). Per come nel caso del verbo
jett gettare volendo potremmo anche considerare il dittongo della 2a persona un dittongo
metafonetico Zid\, identico a quello ereditario Zid\, in quanto nella parola fossero presenti due
dittonghi, uno in copertura allaltro.

chidere schier schierare


1sg. pres.ind. !jid93? !Rjid93?
2sg. pres.ind. !jid93? !Rjid93?
3sg. pres.ind. !jid93? !Rjid93?

27
Conclusioni analoghe valgono anche per gli italianismi che presentano il dittongo
ereditario Zvn\, come nuotre o vuotre, p. es.: nuto Z!mvns?\ nuotare, 1sg. pres.ind.,
nuti Z!mvns?\ nuotare, 1sg. pres.ind., nuta Z!mvns?\ nuotare, 1sg. pres.ind. (Reg.26).
Insomma la metafonesi nei verbi del napoletano mostra una notevole produttivit
rispetto alle altre parti del discorso11 (che confermata anche dai casi eccezionali, visti sopra).
Il motivo di tale produttivit lestensione analogica della metafonesi dei verbi al modello
della maggioranza, cos anche i neologismi, dotati di vocale tonica media, saranno soggetti
alla metafonesi.
Peraltro si noti che i verbi nel napoletano sono colpiti dallanalogia anche in altre
circostanze. Tale fenomeno il responsabile della formazione di forme di 1a persona
singolare, come sngo essere, stngo stare, dngo dare, vngo vendere, scngo
scendere, al modello di p. es. tngo tenere o vngo venire. Si notano anche altre influenze
interne fra forme verbali di 1a persona singolare, probabilmente per effetto analogico, p. es.:
vco andare, vco vedere cfr. jco giocare, dco dire, ecc.

2.2.5. Fenomeno fonologico o morfo-fonologico?

La metafonesi del napoletano presenta numerosi casi eccezionali rispetto alle tendenze
regolari viste nei cap. 2.2.2. e 2.2.3. Tali irregolarit, come lestensione del fenomeno a forme
in cui mancano le condizioni originarie (quindi le vocali finali alte), p. es. nel caso di alcune
voci femminili, come PERSONAE cfr. perzne persone, possono condurre a uneventuale
morfologizzazione della metafonesi. Il fenomeno infatti nel dialetto napoletano moderno in
certi casi appare come una flessione interna nei sostantivi ed aggettivi per evidenziare la
marca del genere o del numero, i quali per la neutralizzazione delle vocali atone, soprattutto in
posizione postonica (v. il cap. 2.1.1.), non vengono pi marcati, p. es.: benedtt(o)
Za?m?!3hss?\ benedetto, m. ~ benedtt(a) Za?m?!3dss?\ benedetta, f., sapr(e) Zr`!on93?\
sapore, sg. ~ sapr(e) Zr`!ot93?\ sapori, pl. (De Blasi 2006: 2526). La metafonesi
insomma pu assumere il ruolo di trasmettere unimportante informazione morfologica nella
mancanza dei morfemi grammaticali di fine parola. Tuttavia la morfologizzazione della
metafonesi non ci pare del tutto evidente.

11
La metafonesi a volte pu essere produttiva anche nei nomi, p. es.: spinillo spinello (prestito italiano),
telifono telefono (sost.), macchiavillo furbacchione (prestito italiano) (Ledgeway 2009: 71), per metre
colpisce tutti i verbi, nei nomi limitata.

28
In quanto la metafonesi nel dialetto napoletano moderno funzionasse in base a
condizioni morfologiche, dovremmo introdurre una nuova regola per la descrizione del
fenomeno in sincronia, rispetto a quella in diacronia. Secondo tale regola la formazione del
fenomeno non sarebbe pi condizionata dalle vocali finali alte (le quali secondo lidea di
Pietro Maturi (2002: 153) sono addirittura scomparse nella neutralizzazione in Z?\), ma dal
genere [maschile] o dal numero [plurale]. In questo caso potremmo parlare di una
variazione vocalica morfologicamente condizionata, in quanto le vocali [+marcate] (alte o
dittongate) si comportassero come allofoni delle vocali [marcate] (medie). Tuttavia tale
conclusione risulta alquanto problematica dal momento che lascia senza spiegazione numerosi
casi, in cui la metafonesi sembra funzionare anche in sincronia come un fenomeno
fonologico di assimilazione vocalica.
Come abbiamo visto circa la neutralizzazione facoltativa (v il cap. 2.1.3.), le vocali
finali nella parlata continua non si neutralizzano sempre, solo alla fine di una determinata
sequenza di parole, p. es.: chlla csa Z!jDkk` !jn9r?\ quella cosa, chlle cse
Z!jdkkd j!j`9r?\ quelle case cfr. chllu criatro Z!jhkkt jqh`!st93?\ quel bambino, chlli
jurne Z!jhkkh !ivnqm?\ quei giorni (Maturi 1999: 252253). In tutti i quattro i casi la
metafonesi colpisce laggettivo dimostrativo chllo quello, per la sua vocale finale non si
neutralizza in Z?\. In questi esempi si manifesta il genere di assimilazione vocalica del
fenomeno: le vocali toniche con ogni probabilit si innalzano per linflusso delle vocali finali
alte e non per opera di una morfologizzazione ulteriore del fenomeno che in tale caso
incontrerebbe un ripristino transitorio delle vocali finali.
Oltre ci si noti che la neutralizzazione delle vocali atone non produce sempre delle
schwa medie e centrali (v. il cap. 2.1.3.): talvolta accade che certe vocali atone nella
neutralizzazione non si riducano in posizione centrale, ma non in media (riguardo al
movimento verticale della lingua). Quindi le vocali alte (.h., .t.) si neutralizzano verso un
allofono alto della schwa, mentre la vocale bassa .`. si neutralizza verso lallofono basso
Z5\.
Per conseguenza di tutto ci sembra che le vocali finali, pur neutralizzandosi in
schwa, non perdano il loro valore di vocale piena e possano conservare anche il loro
carattere di morfema grammaticale. Quindi le vocali finali alte, anche se neutralizzate,
possono effettuare la loro influenza alle vocali toniche medie. La metafonesi dunque anche in
sincronia pu funzionare come un fenomeno fonologico attivo di assimilazione vocalica.

29
Tuttavia ci sono delle formazioni metafonetiche eccezionali che sono difficilmente
spiegabili senza lintroduzione del concetto dellanalogia grammaticale. Maturi (2002: 153)
individua un fenomeno, chiamata antimetafonia, che funziona come uninversione della
metafonesi: per cui parole maschili con vocali toniche alte (.h., .t.) si comportano come
forme [+marcate] dalla metafonesi e provocano lapparizione di vocali medie non
etimologiche nelle loro corrispondenti forme femminili, p. es: (PNCTA(M) =) pnta
punta cfr. pnto punto, (gr. (a)tsnganoi =) zngara zingara cfr. zngaro, trca turca
cfr. trco, (longob. milzi =) muza milza, ecc. (Maturi 2002: 153, Ledgeway 2009: 67).
Patrizia Del Puente (1995: 5153) argomenta con il caso di alcuni sostantivi maschili
proparossitoni derivanti dalla 2a declinazione latina. Tali sostantivi, sebbene
etimologicamente contengano delle vocali finali alte sia in singolare (-U(M)) che in plurale
(-I), mostrano lesito metafonetico solo al plurale, p. es.: carfano garofano cfr. carufane
garofani; mneco monaco cfr. munece monaci; stmmaco stomaco cfr. stummace
stomaci, ecc. (Del Puente 1995: 51).
In conclusione proponiamo lidea esaminando il dialetto napoletano in sincronia di
non cancellare la regola originaria diacronica della metafonesi, come fenomeno fonologico,
ma di completarla. A quanto pare infatti, la morfologizzazione sia il fenomeno
accompagnatorio della metafonesi. Per della vera e propria morfologizzazione del fenomeno
possiamo parlare solo nel caso se i parlanti lo usano appositamente con lo scopo di
evidenziare alcune informazioni morfologiche12 e non come esito di una certa analogia:
lanalogia infatti in tanti casi sembra funzionare come un fenomeno acustico, come una specie
di assimilazione, in cui le forme che sono devianti dalla norma si adeguano alle forme che
sono in maggioranza.

3. Conclusione

Nella presente tesi ho preso in analisi fonetica e fonologica il vocalismo del dialetto
napoletano. Ho approfondito due fenomeni fonologici: la neutralizzazione delle vocali atone e
la metafonesi, i quali sono le pi importanti caratteristiche del sistema vocalico del dialetto
napoletano.

12
Tale uso consapevole della metafonesi, come veicolo di informazione morfologica, appare in un brano della
Napoli milionaria! di Eduardo De Filippo, nelle forme napoletanizzate scherzose della parola inglese friend
amico: un frendo (con monottongo) cfr. tre freind (con dittongo) (cfr. Ledgeway 2009: 67).

30
Del lavoro ritengo il mio proprio risultato lesame dei nessi vocalici del napoletano
come iati e non come dittonghi (v. il cap. 1.2.), la distinzione dei due tipi della
neutralizzazione (v. il cap. 2.1.2.), lindividuazione dei criteri della neutralizzazione
facoltativa (v. il cap. 2.1.3.), nonch la ricerca riguardo al comportamento metafonetico dei
verbi nel napoletano (v. il cap. 2.2.4.).

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