Prendete una bic, strofinatela sulla manica della vostra maglia e avvicinatela a dei pezzettini di carta. Vedrete che i pezzettini saranno attratti (si avvicinano) dalla bic. Come mai? Lo strofinio comporta l’elettrizzazione della superficie della bic che assumendo una carica elettrica tenderà ad attrarre a se i corpi con cariche superficiali opposte. Pertanto la bic elettrizzata dal tessuto presenterà sulla sua superficie un elevato numero di cariche negative. Al contrario, la carta presenterà sulla sua superficie un numero maggiore di cariche elettriche positive. Avendo cariche di segno opposto (+ e -) i due materiali si attrarranno tra di loro. Se invece i due corpi avessero la stessa carica elettrica (- e - o + e +) tra di loro si verificherebbe una repulsione (si respingono). Nel SI per quantificare la carica elettrica si usa l’unità di misura Coulomb (C). La scoperta delle particelle subatomiche Nel XIX secolo, per giustificare i fenomeni elettrici osservati sperimentalmente, il chimico Berzelius ipotizzò che ogni atomo (la più piccola particella di un elemento che possiede le proprietà chimiche di quell’elemento) possedesse sia la carica positiva che quella negativa. Per dimostrare che quanto affermato da Berzelius fosse vero, l’inglese Crookes collegò ad un circuito elettrico un tubo di vetro (tubo di Crookes) contenente un gas rarefatto (a bassa pressione) alle cui estremità sono applicate due placche o elettrodi: una placca negativa (catodo) e una positiva (anodo). Riducendo la pressione all’interno del tubo (grazie ad una pompa da vuoto collegata allo stesso) ed elettrificando i due elettrodi si generava una scarica elettrica nei pressi del catodo. Mentre la scarica elettrica scompariva si generava fluorescenza nei pressi dell’anodo. Per Crookes la fluorescenza fu dovuta all’interazione tra il vetro e i raggi che partendo dal catodo furono chiamati raggi catodici. Inoltre, mettendo all’interno del tubo un mulinello mobile, con l’emissione dei raggi si verificò la rotazione del mulinello. Ciò fece comprendere che non si trattava di raggi ma di particelle con una massa propria. Thomson, applicando un ulteriore piastra carica negativamente al tubo, verificò la deviazione del fascio luminoso. Poiché cariche uguali si respingono, e dato che il fascio luminoso si allontanava dalla piastra carica negativamente, Thomson definì l’elettrone come una particella con carica negativa a cui il fisico Millikan associò una massa pari a 9,110 x 10 (-31)Kg Sempre grazie al tubo di Crookes, fu osservato che anche l’anodo emetteva raggi. In questo caso, però, il fascio luminoso deviava quando al tubo era applicata un’ulteriore piastra carica positivamente. Le particelle avevano dunque carica positiva e furono chiamate protoni (p). Come per gli elettroni, anche per i protoni fu determinata la massa che risultò pari a 1,673 x 10(-27) kg. I neutroni (n) furono scoperti solo nel 1932 grazie agli studi sulla radioattività determinandone l’assenza di carica ma una massa di 1,675 x 10(-27) Kg https://www.youtube.com/watch?v=EorvMa38WsQ A questo punto si doveva capire come erano organizzate queste particelle subatomiche. I modelli atomici Il primo ad ipotizzare che la materia fosse composta da atomi fu il filosofo greco Democrito, che però identificava con atomo la più piccola particella della materia non ulteriormente divisibile (àtomos = indivisibile). A tentar di dimostrare quanto solo ipotizzato da Democrito fu lo scienziato inglese J.Dalton che, nel suo studio della materia, tenne conto della legge di Lavoisier o Legge di conservazione della massa e della legge di Proust o Legge della composizione costante. LEGGE DI LAVOISIER : In una reazione chimica la massa si conserva ovvero la massa totale dei reagenti (prima della reazione) è uguale alla massa totale dei prodotti (dopo la reazione)* LEGGE DI PROUST: in un composto il rapporto tra le masse degli elementi che lo formano è definito e costante * *le vedremo nel dettaglio in classe La teoria atomica di Dalton Secondo la teoria di Dalton: La materia è costituita da atomi minuscoli, indivisibile e indistruttibili; Gli atomi di un elemento sono tutti uguali tra loro e diversi dagli atomi di un altro elemento Gli atomi di un elemento non possono essere trasformati in atomi di altri elementi ma possono combinarsi tra loro per formare nuovi composti Ogni composto è sempre costituito dallo stesso tipo di atomi combinati sempre nelle stesse proporzioni Gli atomi non possono essere né creati né distrutti, ma restano inalterati, trasferendosi interi da una sostanza all’altra. In questo modo la Teoria di Dalton spiega non solo la teoria di Lavoisier (se in una reazione gli atomi non possono né essere distrutti né creati, tutto ciò che reagisce si ritrova all’interno dei composti finali) ma anche quella di Proust (tutto ciò che reagisce si ritrova nei composti finali con le stesse quantità). In base a questa teoria, Dalton enunciò una nuova legge che riguardava la formazione di composti diversi pur partendo da elementi identici Es. L’anidride carbonica CO2 e il monossido di carbonio CO (vedi sul testo) L’atomo di Thomson Con la scoperta delle particelle subatomiche, tuttavia decadde in parte quanto enunciato da Dalton dato che fu dimostrato che gli atomi non erano realmente in divisibili ma si presentavano composti da altre tre particelle: neutroni, elettroni e protoni. A questo punto era necessario capire come queste particelle si distribuivano nell’atomo. Il primo a formulare un’ipotesi fu lo stesso Thomson secondo il quale gli elettroni si distribuiscono a caso all’interno di una sfera con carica positiva, come l’uvetta in un panettone (Modello dell’atomo a panettone). In questo modello gli elettroni erano in numero sufficiente per bilanciare la carica positiva della sfera atomica rendendo l’atomo neutro.
La teoria di Thomson spiegava:
1. La neutralità dell’atomo 2. L’elettrizzazione per strofinio: strofinando due materiali questi tenderanno a perdere o acquistare elettroni caricandosi o positivamente o negativamente L’atomo di Rutherford Per verificare la teoria di Thomson, Rutherford bombardò con particelle alfa (atomi di elio senza due elettroni) una lamina d’oro posta all’interno di uno schermo ricoperto di solfuro di zinco che quando colpito da esse diventa fluorescente. Se fosse stata vera la teoria di Thomson e se quindi gli elettroni era dispersi (e distanti tra loro) all’interno della sfera positiva,le particelle alfa che attraversavano la lamina metallica dovevano mantenere una traiettoria più o meno rettilinea. Invece Rutherford scopri che addirittura, alcune particelle alfa tornavano indietro come se avessero urtato qualcosa di molto grande. Ciò dimostrò che la materia aveva una distribuzione uniforme, anzi le forti deviazioni subite da una piccola quantità di particelle alfa dimostrarono che la massa e la carica positiva era concentrata in un punto preciso dell’atomo. In base a ciò Rutherford propose il modello nucleare dell’atomo secondo cui buona parte della massa dell’atomo è concentrata in una sola regione che chiamò nucleo e a cui associò la carica positiva e intorno al quale, in uno spazio vuoto, si muovono gli elettroni di carica negativa e con massa trascurabile L’atomo di Bohr Come avrete potuto notare, nemmeno Rutherford riuscì a determinare la distribuzione esatta delle particelle subatomiche nell’atomo. Infatti non aveva previsto che girando intorno al nucleo e risentendo dell’attrazione del nucleo, gli elettroni avrebbero dovuto perdere energia e caderci dentro. A risolvere il problema fu Niels Bohr il quale suppose che gli elettroni girassero lungo traiettorie precise chiamate orbite o livelli ciascuna posta a distanze diverse dal nucleo e ciascuna con una propria quantità di energia. Tuttavia non è possibile prevedere la posizione dell’elettrone in un determinato istante, per tale motivo si definisce orbitale la zona intorno al nucleo in cui c’è maggiore possibilità di incontrare l’elettrone. In definitiva possiamo immaginare l’atomo come costituito da un nucleo carico positivamente circondato da una nube elettronica di carica negativa
Nuovo Esame per Esperto in Gestione dell'Energia - Settore Civile: Test e temi di esame svolti per sostenere l’esame di Esperto in Gestione dell’Energia del Settore Civile