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Corso di Fisica Generale

Beniamino Ginatempo
Dipartimento di Fisica – Università di Messina

Parte XXII: Le correnti alternate


1) La legge Faraday-Neumann
2) La mutua induzione e l’auto induzione
3) Carica e scarica di un condensatore
4) Extra corrente di chiusura ed apertura di un circuito
5) Energia del campo magnetico
6) Circuiti LC ed RLC
7) Potenza dissipata in un circuito in corrente alternata
8) Filtri passa-banda, passa-basso e passa-alto
9) Il metodo dei numeri complessi
10) Il trasformatore statico
11) L’alternatore e la dinamo
12) I motori elettrici
L’induzione elettromagnetica

Esaminiamo il seguente fatto sperimentale

Filmato: La legge di Faraday-Neumann


La legge di Faraday-Neumann
Faraday dimostrò sperimentalmente il seguente fatto:
d
Data una spira non magnetica S

Sottoposta ad un campo magnetico variabile, Bt  dS

le cui linee di flusso attraversano l’area sottesa 
dal circuito,

1 d S Bt 
Si misura una corrente variabile nel tempo pari a iind t   
R dt

1) Non c’e nessuna batteria in serie al circuito


2) Se il campo fosse costante non misureremmo nessuna corrente
3) La corrente gira (il segno “-”) in senso opposto alla regola della mano destra

Ne segue che il fenomeno avviene solo perché il campo magnetico varia (o, come vedremo in
seguito, perché la spira si muove). Siccome per far sì che le cariche si muovano ci vuole un
campo elettromotore, le cose vanno come se ci fosse in serie al circuito una f.e.m. pari a:

d Bt  d 
f ind  S    Bt   n̂dS
dt dt S
Tuttavia non c’è materialmente una batteria, quindi le cariche possono muoversi solo sotto
l’azione di un campo elettrico che esiste solo perché il sistema è stato sottoposto ad un
campo magnetico variabile.

Inoltre questo campo elettrico “indotto” non può essere irrotazionale, perché deve essere:
 
f ind   E t   d   0

Eguagliando alla espressione precedente:



  d  Bt 
 E t   d     Bt   n̂dS     n̂dS
 dt S S t

     Bt 
 E t   d    rotE t  n̂dS   rotE t    n̂dS  0
 S S t 

Data l’arbitrarietà del circuito



 B
rotE  
t
Osservazioni sulla legge di Faraday-Neumann

Un campo magnetico variabile nel tempo dunque produce un campo elettrico non
conservativo, le cui derivate spaziali (rotore) sono legate alle derivate temporali del
campo magnetico

La formula appena trovata è assolutamente generale: vale in tutti i punti dello spazio,
a tutti i tempi e contiene in sé anche il caso statico (rot E=0) . La legge di Faraday-Neumann
è una legge di natura.

Una situazione fisicamente simile è quella in cui la spira si muove in un campo B uniforme

   L’effetto delle forze sui lati orizzontali è nullo


FL  qv  B w se la spira è inestensibile
r

v B
h
Le Forze di Lorentz sono però parallele ai lati h, di conseguenza la loro circuitazione non
sarà nulla:

1   h

 FL  d   2 v sin aBd  2wBrh sin wt  wBS sin wt


q 0
w

B
  
FL  qv  B h Ma deve anche essere:
awt
d  d
n   B  n̂dS   BS cos wt  wBS sin wt
 dt s dt
v

Anche questo fenomeno, che è il principio di funzionamento dell’alternatore, rientra


quindi nell’ambito generale della Legge di Faraday-Neumann
La Legge di Lenz
Va sotto il nome di Legge di Lenz la presenza del segno – nella legge di Faraday-Neumann

Il segno – è necessario per la seguente ragione. Una corrente in una spira genera un momento
magnetico (Teorema di Ampère): SE la corrente girasse in senso levogiro questo momento
sarebbe concorde col campo B a cui si sommerebbe il campo magnetico dovuto a questo
momento indotto. Ciò farebbe aumentare B, quindi farebbe aumentare il flusso, quindi la
f.e.m. indotta aumenterebbe, la corrente aumenterebbe e ciò farebbe ancora aumentare
il campo B: in un attimo avremmo un campo infinito. In sostanza avremmo creato il moto
perpetuo, con l’ovvia violazione del I Principio della Termodinamica.
Con il segno – la corrente scorre in modo da CANCELLARE le variazioni di B che producono
la corrente stessa, realizzando una situazione compatibile con i principi della Fisica
Mutua e auto induzione
Consideriamo due circuiti in cui scorrono correnti variabili nel tempo
i2d2
1 2
S1 S2
n1 dS1 B1 n2
dS2
i1d1

La corrente i1 genera un campo magnetico B1 che si concatena col secondo circuito

Se vale l’Approssimazione Quasi-Stazionaria, che sarà discussa più avanti nel corso,
posso usare la I formula di Laplace per calcolare il campo B1 ed il suo flusso attraverso
la superficie S2 del secondo circuito

   
  d 1  r 1 S 2 0 d 1  r 1 S 2
B1 t   0 i1 t   ;  t   i t    r3  n̂2 dS2  M 21i1 t 
4 
3 21 1
1 r  S
4 S2 1  S
1 2 1 2

Il coefficiente M21, coefficiente di mutua induzione dipende solo dalla geometria, nella
approssimazione fatta, un po’ come la capacità di un condensatore
Nel secondo circuito sarà presente una f.e.m. indotta che ostacolerà il flusso di cariche i2

di1
f 2   M 21
dt

Ma un passaggio di corrente nel secondo creerà una f.e.m. indotta nel primo tramite lo
stesso meccanismo

i2d2
1 2
S1 S2
B2
n1 dS1 n2
dS2
i1d1

Avremo scambiando gli indici 1 e 2:


   
  d  2  r 2 S1 0 d  2  r 2 S1 di2
B2 t   0 i2 t   ;  t   i t    r3  n̂1dS1  M 12 i2 t ; f1   M 12
4 
3 12 2
2 r 2S
4 S1  2  S
dt
1 2 1
È facile dimostrare che i coefficienti di mutua induzione sono uguali usando i potenziali
vettore corrispondenti ai campi dati dalle formule di Laplace ed il teorema di Stokes

i2d2
1 2
S1 S2
n1 dS1 r12 n2
dS2
i1d1
 
   0 d 1    0 d 2
B1 t   rot A1 t ; A1 t   i1 t   ; B2 t   rot A2 t ; A2 t   i2 t   ;
4 r
 1 12 4 r
 2 12
 
    d   d 2
 21 t   M 21i1 t    rot A1 t   n̂2 dS2   A1 t   d  2  0 i1 t    1
S2 2 4  2 1 r12
 
    d   d 1
12 t   M 12 i2 t    rot A2 t   n̂1dS1   A2 t   d 1  0 i2 t    2
S2 1 4 1  2 r12

Pertanto: M12  M 21  M
Ma allora anche un circuito isolato deve auto indursi una f.e.m.


 
id’ di  d   d '
r12 fi   L ; L  0  
dt 4   r

id

Quindi un passaggio di corrente variabile in un circuito genera nel circuito stesso una
f.e.m. che si oppone al passaggio della corrente. Il coefficiente di autoinduzione L si chiama
spesso induttanza

L’auto induzione in un circuito dipende dalla geometria del circuito: ci aspettiamo che
questa sia elevata se il circuito è costituito da molti avvolgimenti ravvicinati ( il denominatore
sotto il segno di integrale è piccolo) come in un rocchetto.

Queste formule ci insegnano che: a spese di una f.e.m. esterna, la corrente che circola nel
circuito genera un campo magnetico; il lavoro necessario per creare tale campo è compiuto
a spese del generatore, e questa energia magnetica non può essere utilizzata; la f.e.m.
utilizzabile è quindi
di
f u  f gen  L
dt
Carica e Scarica di un condensatore
Consideriamo il seguente circuito (RC serie)

C
R
B

f(t)

A
Il condensatore è una interruzione delle linee di flusso della corrente quindi non può
scorrere nessuna corrente stazionaria. Tuttavia se al tempo t=0 spostiamo il tasto nella
posizione A,chiudendo così il circuito sulla batteria la f.e.m. varierà nel tempo nella
seguente maniera

0 t  0
f t    f(t)
F t  0 F

t
Da quando chiudiamo il circuito il condensatore comincerà a caricarsi, perché ci sarà una
corrente. Si creerà, quindi, ai suoi capi una tensione (q/C) che ostacolerà l’arrivo sulla
armatura di ulteriori cariche. Il passaggio di corrente dovrà quindi progressivamente
diminuire fino ad annullarsi: la corrente sarà nulla quando la tensione ai capi del
condensatore sarà uguale ed opposta alla f.e.m.

Sulla base di questo ragionamento, trascorsi t secondi, la f.e.m. sarà stata utilizzata per
avere una caduta di tensione Ri(t) sulla resistenza ed una tensione q(t)/C ai capi del
condensatore
qt  1t
Ri t    f t ; Rit    it' dt'  f t ;
C C0

Derivando rispetto al tempo:


di i df
R  
dt c dt

Risolvendo questa equazione differenziale avremo i(t). La condizione iniziale corrisponderà


al condensatore completamente scarico, cioè q(0)=0, quindi
f 0 F
i0  
R R
Per t<0 naturalmente la soluzione sarà i(t)=0. Per t 0, la f.e.m. non è nulla ma è costante
quindi
di i
R  0
dt c
Risolvendo per separazione di variabili (possibile perché i(0)0)

i t 
1 t  i t   1
t
di F 
   dt'  log   t ;  i t   e RC
i 0  i RC 0  i0   RC R

t  RC 1.2

1 t=2
Costante di tempo del circuito t=5
0.8 t=1
i(t)

0.6

0.4

0.2

0
-5 0 5 10
t
Questo esperimento va sotto il nome di carica del condensatore. Corrispondentemente
La tensione ai capi del condensatore crescerà. Sarà data da:

1t
t'
F t  RC F  
t
  
t

V t    i t' dt'   e dt'  RC  1  e RC   F  1  e RC 
C0 RC 0 RC    
   

1.5

t=2
t=5
1 t=1
v(t)

0.5

0
-5 0 5 10
t
Se commutiamo il tasto alla posizione B, dopo che il condensatore è completamente carico
(dopo che sia trascorso un tempo molto più grande di t), potremo vedere come il
condensatore si scarica. Il tal caso la f.e.m. sarà nulla a partire dall’istante in cui
commutiamo il tasto, il nuovo istante t=0. Scorrerà ancora una corrente in senso opposto al
caso della carica, e stavolta la tensione ai capi del condensatore diminuirà, per creare una
caduta di tensione ai capi della resistenza R

di i
Si avrà di nuovo: R  0
dt c
V 0 
Condizione iniziale: i 0   
R

Quindi:
V 0  RC
t
it    e
R
Extra-correnti di apertura e chiusura
Per capire l’effetto della presenza di una induttanza in un circuito, consideriamo un caso
analogo al precedente: il circuito RL serie

L
R
B

f(t)

A
Stavolta nel chiudere il tasto nella posizione A a t=0 l’effetto della autoinduzione del circuito
Sarà quello di generare un campo magnetico che sottrarrà energia al generatore. Dovrà essere

di 0 t  0
Ri  L  f t  f t   
dt F t  0

Le condizioni iniziali devono corrispondere al fatto che se non ci fosse l’induttanza la corrente
sarebbe immediatamente F/R, ma non può raggiungere istantaneamente quel valore, perché
a t=0 la sua derivata sarebbe enorme
Risolvendo per separazione di variabili:
F
i t  
F   t
R R
di R R
dx Rt  t
  dt ;      dt' ;  it   1  e L   i0e L
F L x L0 R  
i i 0 
F 
R R

Senza l’induttanza (L=0) la corrente deve essere i=F/R. La formula precedente si riduce
invece a
F   t
R
it  
F
i   i 0  i0  0 1 e L 
R R  

L
t 1.5
R
t=2
Tempo caratteristico del circuito t=5
1 t=1
i(t)

0.5

0
-5 0 5 10
t
L’effetto dell’induttanza, quindi è quello di non consentire che la corrente raggiunga
immediatamente il valore di regime

Tuttavia, come osservato precedentemente, l’autoinduzione sottrae energia al generatore


per creare un campo magnetico. Per comprendere meglio questo fatto calcoliamo la energia
fornita dal generatore in dt secondi moltiplicando l’equazione differenziale per idt

fidt  Ri 2 dt  Lidi
Energia magnetica
Lavoro del generatore Energia termica

1.5

Potenza erogata
Potenza dissipata per effetto Joule
Potenza magnetica
1
Potenza

0.5

0
0 2 4 6 8 10
t
Se adesso commutiamo il tasto alla posizione B, disinserendo così il generatore, avremo:

di F R
L  Ri  0 Condizione iniziale: i 0   F  t
it   e L
dt R R
1.2

1 t=2
t=5
0.8 t=1
i(t)

0.6

0.4

0.2

0
-5 0 5 10
t

Cioè il circuito restituisce la corrente che aveva immagazzinato alla chiusura.


L’extracorrente è il principale motivo delle scintille che compaiono azionando un interruttore
o inserendo una spina
Energia del campo magnetico
La quantità Lidi è quindi il lavoro che bisogna fare contro l’autoinduzione del circuito
per far crescere la corrente da i ad i+di. L’energia magnetica che l’induttanza sottrae al
generatore è quindi
i t 
1
 m   Lidi  Li 2 t 
0 2
Se il circuito fosse un solenoide, tutta l’induttanza sarebbe concentrata in questo avvolgimento.
Il campo magnetico al suo interno sarebbe B=oiN/, se si hanno N avvolgimenti ed il solenoide
è lungo . Il flusso del campo magnetico, se l’area di ogni avvolgimento è S sarà

0 N 2 S
 B   NSB  i  Li

Quindi l’energia magnetica immagazzinata nel volume V=Sdel solenoide sarà

1 N2 2 1 N
 m  0 S 2 i  V 0 H 2  H i
2  2 
1
Al campo magnetico compete dunque una densità di energia pari a wm  0 H 2
2
1
Risultato valido in generale ed analogo a we   0 E 2
2
Circuiti LC ed RLC
Consideriamo il seguente circuito (ideale) con il condensatore inizialmente carico:

Se la tensione iniziale del condensatore è V0, questo avrà immagazzinata una energia
elettrica pari a:
1
 e  CV02
2

Al fluire della corrente questa si trasformerà in energia magnetica, e quindi ancora in


energia elettrica
Possiamo ottenere la corrente risolvendo la seguente equazione differenziale:

di 1 t d 2i i
 L   it' dt'  L 2  0
dt C o dt C

con la condizione iniziale i(0)=0


1 otteniamo l’equazione del moto armonico semplice
Definendo w0 
LC

d 2i
2
 w 02i  0;  it   I 0 sin w 0t
dt

L’ampiezza I0 si può ricavare dal fatto che l’energia magnetica massima deve essere uguale
alla energia elettrica massima (iniziale)
1 2 1 C
LI 0  CV02  I0  V0
2 2 L

Si ottiene facilmente per la tensione V(t)

1t 1t 1 1
V t   V0   it' dt'  V0   I 0 sin w 0t' dt'  V0  V0  cos w 0t  1  V0 cos w 0t
C0 C0 LC w 0
1.5 1.5
v(t) Energia Elettrica
1 i(t) Energia magnetica
Energia Totale

0.5 1

-0.5 0.5

-1

-1.5 0
0 2 4 6 8 10
t 0 2 4
t 6 8 10

Proprio come nel moto armonico semplice l’energia si trasforma continuamente da elettrica
in magnetica e da magnetica in elettrica

La corrente oscilla con frequenza w0 ed oscilla fuori fase con la tensione


Il tenere in conto una resistenza ohmica in serie trasforma il problema in quello dello
oscillatore smorzato:

L
R
C

di 1t d 2i di i
L  Ri   i t' dt'  0;  L 2 R  0
dt C0 dt dt C

Con la condizione iniziale i(t=0)=I0 si ha:

d 2i R di
2
  w 02i  0; it   I1ea1t  I 2ea 2 t
dt L dt
R R2 R R2
a1    2
 w0 ; a 2  
2
 2
 w 02 ;
2L 4L 2L 4L
Se il discriminante è maggiore di zero si hanno le soluzioni sovrasmorzate:

; it   0 e a1t  e a21t 


R I0 I
 w0  I1  I 2 
2L 2 2

1.2

1 i
2

0.8 i
1
Corrente sovrasmorzata
0.6
i(t)

0.4

0.2

-0.2
0 2 4 6 8 10
t
Se il discriminante è minore di zero si hanno le oscillazioni smorzate:
1.5
R I0 R2
 w0  I1  I 2  ;  0  w0  2
2

2L 2 4L exp(-Rt/2L)
R 1 i(t)
 t
it   I 0 e 2L
cos  0t ;

i(t)
0.5

-0.5
0 2 4 6 8 10
t

1.5

1 I cosw
0 0
I cos t
0 0
0.5
i(t)

-0.5

-1

-1.5
0 2 4 6 8 10
t
Circuiti RLC serie
I fenomeni transitori studiati sinora hanno poco interesse rispetto al seguente caso:
le oscillazioni elettriche smorzate e forzate

f(t) L
R
C

In tal caso l’equazione differenziale (la Legge delle Maglie di Kirchhoff) diventa:

di 1t d 2i di i df
L  Ri   it' dt'  f t ;  L 2 R  
dt C0 dt dt C dt

Un caso notevole è quello in cui f(t)=Fsinwt, sia perché questa è la f.e.m. fornita dall’ENEL,
sia perché, per mezzo dell’analisi di Fourier, può consentire di costruire le soluzioni per
circuiti alimentati da f.e.m. arbitrarie.
La teoria delle equazioni differenziali dice che la soluzione si può costruire sommando
la soluzione della equazione omogenea associata con una soluzione particolare

d 2io di i
it   io t   i p t ;  L 2  R o  o  0
dt dt C
Abbiamo visto come io è non nulla solo per un breve transitorio iniziale. La soluzione
a regime si ridurrà quindi alla sola ip.

it   i p t 

Per calcolare i(t) immaginiamo che oscilli con la stessa frequenza della f.e.m. (causa)

it   I w  sinw t   w 
Le funzioni I(w) e (w) possono essere determinate sostituendo nell’equazione differenziale

I
 Lw 2 I sinw t     RwI cosw t     sinw t     wF cos w t
C

Sviluppando, con le formule di addizione e sottrazione le funzioni trigonometriche e


mettendo in evidenza sinwt e coswt

 I   I 
  Lw 2
I cos   RwI sin   cos   sin w t  wF  Lw 2
I sin   RwI cos   sin   cos w t
C C
La dipendenza dalla variabile t sta solo in sinwt e coswt che sono funzioni linearmente
indipendenti. L’equazione trovata può valere solo se le quantità tra parentesi si annullano
separatemente
I
 Lw 2 I cos   RwI sin   cos   0
C
I
wF  Lw 2 I sin   RwI cos   sin   0
C
Dalla prima si ottiene semplificando per wI:

1
wL 
 Lw cos   R sin  
1
cos   0  tg w   wC  X w 
wC R R

La quantità X(w) si chiama Reattanza e vale quanto indicato per questo circuito RLC serie.
per altri circuiti con induttanze e capacità in parallelo dipenderà dalla frequenza, dalla
induttanza e dalla capacità secondo altre formule

Dalla equazione per lo sfasamento  si ottiene, introducendo l’Impedenza Z(w):

2
 1 
Z w   R  X  R   wL 
2 2 2
 ;
 w C 
X R
sin   ; cos  
Z Z
Introducendo questi ultimi risultati nella seconda equazione

X R I X
F  LwI  RI   0;
Z Z wC Z
 1  X R2  F
 wL  wC  Z  Z  I  F  I w    Aw F
   Z w 

Nell’ultima equazione si è introdotta la quantità A(w) detta Ammettenza del circuito

Abbiamo quindi trovato:


 1 
 wL  
it   FAw  sinw t   w ; con Aw  
1
; e  w   arctg  wC 
 1 
2
 R 
R 2   wL    
 wC 

Dove le quantità A e  dipendono crucialmente dai parametri del circuito e dalla sua
configurazione topologica
Alcune osservazioni sui circuiti RLC
La corrente scorre nel circuito sfasata rispetto alla tensione, e tale sfasamento dipende
dalla frequenza

Se anche l’ampiezza della f.e.m., F, è elevata, la ampiezza della corrente potrebbe essere
molto bassa, perché l’ammettenza (impedenza) potrebbe essere molto piccola (grande)

Confrontando con la legge di Ohm per i circuiti in corrente continua (d.c.), il ruolo della
resistenza (conduttanza) è giocato dalla impedenza (ammettenza). Queste dipendono solo
dal circuito non dalla forza elettromotrice esterna

L’ammettenza gioca il ruolo di funzione di risposta del circuito alla perturbazione esterna
costituita dal generatore. Studiando il comportamento ai limiti delle funzioni A(w) e Z(w)
si ottiene
lim Z w    ; lim Aw   0
w 0 w 0
lim Z w    ; lim Aw   0
w  w 

Ciò significa che per effetto della capacità il circuito non consente il passaggio di correnti
continue(w->0) perché il condensatore interrompe il circuito, mentre per frequenze elevate
il fenomeno dell’autoinduzione produce una f.e.m. autoindotta enorme che impedisce il
passaggio di corrente
Quando X(w)=0, lo sfasamento  si annulla e contemporaneamente Z ha un minimo e
A un massimo

Ciò accade, per il circuito RLC, per una frequenza w0 tale che

1 1
w0 L   0  w0 
w 0C LC

Per tale frequenza, la frequenza di risonanza, l’impedenza si riduce al solo valore passivo
R e l’ammettenza al suo massimo 1/R

1/R
A(w) R=2
A(w) R=20
A(w)

w
0

0 10 20 30 40 50
w
Potenza dissipata in un circuito in a.c.
La risonanza elettrica è un fenomeno che può avvenire per qualunque circuito, benché
non necessariamente alla frequenza dell’oscillatore semplice. Possono anche esserci
più frequenze di risonanza, in dipendenza dalla topologia del circuito

La condizione di risonanza può essere fissata in generale da

tg w   0

In realtà tgè in generale una funzione razionale di w, i cui zeri sono di solito gli zeri del
numeratore.

Come vedremo alla frequenza di risonanza si ha la massima potenza dissipata

La potenza istantanea dissipata si può scrivere come:

Pt   f t it   FI sin wt sinwt    FI sin2 wt cos   FI sin wt cos wt sin 

Si distinguono potenza attiva e potenza reattiva


La distinzione è significativa per le seguenti circostanze. Calcoliamo il valor medio in un
periodo di queste potenze

T
1 FI
Pa  FI cos   sin 2 w tdt  cos 
T 0 2
T
1
PR  FI sin   sin w t cos w tdt  0
T 0

Il valor medio della potenza reattiva è nullo: di conseguenza è potenza che il circuito trattiene
senza dissiparla, e che restituisce alla rete apertura del circuito. Come dire: è presente nella
bolletta della luce ma non può essere utilizzata. Inoltre è sempre nulla alla risonanza (sin=0)

Il valor medio della potenza attiva costituisce tutta la potenza utilizzabile (trasformabile in
energia di altro tipo, per esempio). È massima alla risonanza (cos=1). A volte si scrive in
termini dei valori efficaci della f.e.m. e della corrente

1T 2 I 1T 2 F
ieff   i t dt  ; f eff   f t dt 
T0 2 T0 2
Pa  f eff ieff cos 
Filtri passa-banda, passa-basso e passa-alto
Il circuito RLC serie studiato sinora consente, come si è visto il passaggio di corrente
solo per correnti di frequenza vicina alla frequenza di risonanza, poiché l’ammettenza è
praticamente nulla lontano da w0. Tuttavia l’ammettenza può essere, se la resistenza ohmica
è grande, abbastanza piatta. Un tale circuito si dice che è un filtro passa-banda, e può essere
selettivo o fedele

Per capire il significato di questi termini, immaginiamo che il generatore eroghi una f.e.m.
che vari nel tempo periodicamente, e sia rappresentabile in serie di Fourier di seni.

f t    Fn sin nw t ;  it    I n sinnw t   n 


n n

L’ultimo passaggio è dovuto alla linearità della equazione differenziale. Dovrà essere, per
l’indipendenza lineare delle funzioni:

d 2in di i F
L 2  R n  n  nwFn sin nwt ;  in t   n sinnwt   n 
dt dt C Zn
1
2 nwL 
 1  nwC
Z n  R 2   nwL   ; tg n 
 nwC  R
Se solo una frequenza cade vicino al massimo dell’ammettenza, perché questa presenta
una campana attorno ad w0 più stretta della frequenza fondamentale w

1/R

A(w) 4w
w 2w 3w 5w 6w 7w

w w
0

In tal caso solo una funzione armonica, per esempio la k-esima, potrà dare contributo alla
corrente
F F
it    n sinnw t   n   k sin kw t
n Zn R

In tal caso il circuito seleziona una sola componente armonica e si dice selettivo.
Un tale circuito è utile come sintonizzatore (antenna)
Se la campana dell’ammettenza è molto larga, saranno molte le componenti armoniche
a contribuire alla corrente

A(w)
w 2w 3w 4w

w
In tal caso il circuito è detto fedele e si avrà

Fn 1 f t 
it    sinnw t   n    Fn sin nw t 
n Zn R n R

Un tale circuito è adatto per replicare esattamente un segnale di ingresso


Un circuito che non presenta capacità (RL) presenta le seguenti soluzioni

F
it   sinw t   L ;
f(t) L R w L
2 2 2

R wL
tg L 
R

Filtro passa-basso
A(w)

w
T

Un tale circuito consente preferibilmente il passaggio delle basse frequenze, ed è


caratterizzato da una frequenza di taglio, wT, alla quale l’ammettenza si riduce ad ½
del valore massimo
Un circuito che non presenta autoinduzione (RC) presenta le seguenti soluzioni

F
it   sinw t   c ;
1
f(t) C R2  2 2
w C
R
1
tg c  
wRC
Filtro passa-alto

w
A(w)

Questo circuito consente il passaggio delle alte frequenze ed è caratterizzato da un taglio


a bassa frequenza, wT
Il metodo dei numeri complessi
Per circuiti topologicamente complicati (molte maglie e molti rami) le formule possono
diventare molto complicate. Se un circuito è costituito da molte maglie accoppiate,
bisognerà scrivere tante equazioni differenziali per ogni maglia e risolvere il sistema
risultante
Questo procedimento è però notevolmente più complicato delle normale applicazione
della teoria dei circuiti (analisi per maglie, per nodi, teorema di Thevenin), facilmente
applicabile nei circuiti d.c.

Il seguente schema consente di applicare per intero la teoria dei circuiti anche ai circuiti a.c.
Data la linearità dell’ equazione differenziale, applicando una f.e.m. esterna pari a
fc(t)=Fcoswt, in un circuito RLC serie si troverebbe:
F
f c t   F cos wt  ic t   coswt  w
Z w
Z(w) e (w) sono esattamente le stesse funzioni del caso fs(t)=Fsinwt
Sempre per la linearità delle equazioni segue che se la f.e.m. esterna fosse una combinazione
lineare delle precedenti due il risultato finale sarebbe la stessa combinazione lineare dei
precedenti risultati. Per esempio:
F
f t   F cos wt  i sin wt   Feiwt
~
 i t  
~
coswt  w  i sinwt  w  F ei wt w
Z w Z w
Come è ovvio quanto visto è puramente matematico (non ha senso fisico una f.e.m. complessa
o immaginario), ma ci consente di definire una impedenza complessa che porta con sé oltre
che le informazioni sulle resistenze attive e reattive del circuito anche la fase:

f t 
~
Feiwt
i t   ~  Z w  Z weiw
~ ~
 ~
Z w Z w

Il grande vantaggio di questa espressione è che è formalmente identica alla legge di Ohm,
di conseguenza la teoria dei circuiti lineari può essere applicata in toto senza dover
trattare equazioni differenziali!!
In altre parole le impedenza complesse così introdotte osservano le stesse regole delle
resistenze ohmiche per i collegamenti in serie o parallelo, etc.

~ ~ 1 1
Z eq   Z n ; ~  ~  collegamento in serie
n Aeq n An
~ ~ 1 1
Aeq   An ; ~   ~  collegamento in parallelo
n Z eq n Z n

Perché tutto funzioni basta assegnare a resistenze, capacità ed induttanze le seguenti


impedenze ~
~ Z  R  iX
R  ZR ~
~
L  Z L  iwL Z  Z  R2  X 2
Notare che
~ 1 ~
C  ZC  X Im Z
tg   ~
iwC R Re Z
Come applicazione del precedente metodo si consideri il seguente circuito

L C
In questo circuito sono individuabili due maglie.
f(t) un filtro RL ed un filtro RC
L’ammettenza totale sarà la somma delle ammettenze
R R

~ ~ ~
Aeq  ARL  ARC 
1

iwC

1  w2 LC   i 2wRC
R  iwL 1  iwCR R1  w2 LC   iwL  R 2C 

Per ottenere il modulo dell’ammettenza (proporzionale all’ampiezza della corrente


e lo sfasamento (la fase dell’ammettenza è la fase dell’impedenza cambiata di segno)
conviene usare alcune formulette utili dei numeri complessi
 x  a 2  b2

x  a  ib  x ei ;   b
 tg  a
 a2  b2
 w 2
x a  ib x eix x i x  y   c  d2
w    e  w e i  
y c  id y e i y
y tg x  tg y bc  ad
tg  
 1  tg x tg y ac  bd
Si ottiene così per il modulo dell’ammettenza:

Aw 
1  w LC   4w R C
2 2 2 2 2

R 1  w LC   w L  CR 
2 2 2 2 2 2

Si ottiene per lo sfasamento:

w1  w2 LC L  CR 2 
tg 
R1  w2 RC 2 L2  2 R 2 

Per i valori numerici R=10, L=1, C=0.0001 si ottiene:

0.12 2
1.5
0.1
A F
par 1
0.08 A
RL 0.5
A
A(w)

(w)
0.06 RC 0
A +A
RL RC -0.5
0.04
-1
0.02 -1.5

0 -2
0 100 200
w 300 400 500 0 100 200
w 300 400 500
Il trasformatore statico
Consideriamo due circuiti RL accoppiati

R2
R1
f(t)
L1 L2

Traferro
La funzione del traferro è quella di accoppiare le bobine, creando una forte mutua
Induzione fra queste. Le correnti fra i due circuiti risultano così accoppiate e vanno
risolte le seguenti equazioni

 di1 di2
L
 dt
1  M  R1i1  F sin w t
dt
 di di
 L2 2  M 1  R2i2  0
 dt dt
Il sistema è molto semplificato se il secondo circuito (secondario) è aperto (i2=0), il
trasformatore statico

R1
f(t)
L1 L2 f2(t)

Traferro
di1
Si crea ai capi del secondario una forza elettromotrice pari a: f 2 t    M
dt

Se la resistenza R1 in serie al primario è molto piccola (di solito il primario è una bobina di
filo di rame), si avrà:

F1   F
i1 t   sin w t    1 cos w t ;
wL1  2  wL1
di1 F M
f2  M  M 1 w sin w t  f1 t 
dt wL1 L1

È possibile, lavorando sul rapporto M/L1, ottenere una tensione proporzionale a F1


Per capire come costruire un trasformatore cerchiamo di capire come sia legato M alle
due induttanze L1 ed L2.

Se la prima (seconda) bobina è costituita da N1 (N2) spire ed ha una lunghezza 

N1
H1  i1

In assenza di dispersioni (inevitabili: i trasformatori si riscaldano!) la f.e.m. indotta nel
secondario è legata al flusso di H1attraverso la seconda bobina. Calcolando i flussi
attraverso le due bobine immaginando che siano di uguale lunghezza
N12
1 H1   N1SH1  S i1  L1i1

N
2 H1   N 2 SH1  SN 2 1 i1  Mi1

M N2
Quindi si ottiene per il rapporto di trasformazione 
L1 N1

relazione che consente di progettare un trasformatore


L’alternatore e la dinamo
Abbiamo visto come una spira in moto in un campo magnetico venga percorsa da una
corrente indotta, consistente con i principi della Termodinamica. Ciò suggerisce la
possibilità di costruire un generatore di corrente, tale da trasformare l’energia meccanica
in energia elettrica: l’alternatore
w

wt
B

Poli dell’elettromagnete Contatti striscianti (spazzole)

R
wBS sin wt
La corrente che percorre la resistenza R sarà sinusoidale: i t  
R

È possibile ottenere una corrente sempre positiva modellando i contatti striscianti come
l’anello di Pacinotti

Dopo ogni semirotazione i contatti si scambiano, di conseguenza il verso della corrente


si inverte, ottenendo:
wBS sin wt
it  
R

Un tale dispositivo si chiama dinamo.

Normalmente l’indotto (la spira) è molto più leggero dell’elettromagnete, si preferisce quindi
far ruotare l’elettromagnete, che ha una inerzia molto maggiore, e tenere fermo l’indotto
Correnti trifase
Un alternatore si può ottimizzare opportunamente sagomando l’indotto. Per esempio
esso può essere costituito da tre bobine ruotate di 120 gradi. In queste scorreranno
tre correnti diverse sfasate tra loro proprio di 120 gradi. Se poi i tre circuiti vengono
chiusi con lo stesso cavo (neutro), mediante collegamenti detti a stella o a triangolo,
su questo scorrerà una corrente totale data da:
  2   4  
in t   I  sin wt  sin wt    sin wt  wt   
  3   3 
  2 4   2 4  
 I  sin wt 1  cos  cos   cos wt  sin  sin  
  3 3   3 3 
  1 1  3 3 
 I  sin wt 1     cos wt     0
  2 2   2 2 
Una tale corrente consente quindi di dissipare il meno possibile per costruire una rete
elettrica.

Una centrale elettrica sfrutta energia di qualche tipo (termica, nucleare, eolica, meccanica, etc.)
per far ruotare enormi alternatori (turbine) trifase.
Motori elettrici
Se in un alternatore si forza una corrente elettrica nell’indotto, si provocherà una rotazione,
quindi si può trasformare energia elettrica in meccanica. Un tale dispositivo è detto
motore elettrico (treno elettrico, tram, frullino, motori di avviamento di automobili, phon,
ventilatore, compressore del frigorifero, motore della lavatrice o della lavastoviglie,
aspirapolvere, lettori di CD o cassette, l’ascensore, il montacarichi di una gru, etc., etc……..)
senza il quale la vita di oggi non sarebbe la stessa.

In sostanza, quando nella spira passa una corrente questa acquista un momento magnetico
che il campo farà ruotare. Calcoliamo il momento meccanico (medio) di tale rotazione:

Mt   it SB sin wt

Se la frequenza della corrente è la stessa della rotazione, diventa cruciale il ruolo della fase
della corrente
Mt   SBI coswt   sin wt

Il valor medio di M in un periodo è la quantità che conta:

1T SBI
M   dtMt   sin 
T0 2
Quindi se sinb è positivo il motore ruota in senso antiorario, se è negativo ruota in senso
orario, ma la coppia è nulla se la corrente è in fase. Un tale motore si dice sincrono e necessita
per il suo funzionamento di un servomotore che lo sincronizzi (lo porti alla stessa frequenza
di rotazione della corrente). Il lavoro resistente della spira sarà poi sufficiente per
mantenere una rotazione uniforme, sfasando leggermente la corrente e la rotazione.

Più efficienti sono i motori asincroni (a campo rotante). Essi sono coatituiti da tre spire
ruotate di 120 gradi, che percorse da una corrente trifase generano tre campi magnetici
sinusoidali, la cui somma non è mai nulla e che ruota nel piano perpendicolare alle
tre spire

Per tutti questi motori, però, non è possibile variare la velocità senza variare la pulsazione
della corrente. Ciò è possibile fare con i motori a corrente continua, i quali lavorano sul
principio della dinamo, più che sul quello dell’alternatore.

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