COLONIE VENUTE
IN
NAPOLI ED PRIMI
SI
FURONO
OPERA DEL
FENICI
DUCA...
Digitized &y
f
i
DignizM D/
ANTICHE COLONIE
VENUTE IN NAPOLI
DELL'
ED
PRIMI
SI
FURONO
FENICI
VOLUME PRIMO
PRESSO
NAPOLIMONI
FRATELLI
SI
MDCCLXIIII.
Digtaed oy
minutolo
de'principi di canosa.'
il bali'
Marchese
d.
Nicolo' di majo
d.
lentissimi Signori
mo
in
del
Oriente produflc
Uomini
.
do
re
ma
Greco Impero
vi
perci
quegli
,
ci
antichi
affatto
fi
(or traile ro
fi
aveller
fodero cominciati
Scrittori
erano
Greci
andati
Eccelvan-
bel
moki
dotti
mech
ni
Crillanefiil
in
rinafee-
Ma
rendei
e Latini
dimenticanza
2
fceglien-
fatto
lettere
co-
comu-
che pri,
o ben
po-
Padre,
il
Voffu
Cfcw
Tomajpm
Sttdeno,
il
Il
{Stanchiti
il
fiwi/M-',
fecolo
a riguardo
ferialmente
che or una
ad abitare
modo
la
ma;-
il
dell'
il
il
nafcondelTe,
delle
origine
era av-
quanta follo
antica ioria
da
elfi
Na-
varie
fedirne
fi
Invogliato
l'efimpo
Ga/e,
e nel
de' fratelli
niuno
il
Dedtwth
il
Tounumine
il
tra le favole
della vera
parte
l'Utah,
CumferJW-,
lor velo
Bach
il
il
Ljww
il
corrente
del
principio
Fo.rmt.rn
zioni
modo avanti
al mondo ad inoSiger , l'Er/S>,
ad ogni
fofTero venuti
il
in qualche
do
almcn
legge.-.do
avelie acquiftata
non mi
qualche cogni-
potcfTe negare
che
fia
in
ci fatto nafeere
Sommo
quella
Onnipotente Fattor
qualunque
altra felice
Citt
dove
volendola
rendere
del tutto
e defidcrabile
o pi vicine
a noi
Quindi mifurando
dalia
mia
chiunque
s'
pi
l'altrui
,
/pra tutte
lontane
e piacere
ingegnato a procurarci
doveffe
delle
farci fapere
fi
fatto
chi
dobbiamo
tra
regioni
curiofit, parvemi,
da
il
pi che
ha unito quan-
le antiche
fen-
notizie
finora
non
Nazioni
bella
la
bella
ron
lecita
fortunato
quello
di
pre'ziofo retaggio
in
filo
a noi
prezzo
fi
dono
tri
fiefi
compra
,.
quello Audio
pienamente
non perci
principi
la-
ci tro-
riceve
che
al-
poche ore
che
fi
contenti di
primo volume
che non
mia
della
del-
venuta
fi
mi fono avanzate
dcfiderio
noftro
Signori Eccellentissimi,
il
,
al
troviamo Tnal
ci
qualche poco di pi
Ecco
nato
le
per
fi
e cura,
ne Capevamo prima
le
pianta*
ove
Antenati, o a caro
fomm" gradimento
o con
pena
quella
ibddsfaccia
da quali
cui
in
le
viamo
in
prime
le
fciarla
l'
dalle applicazio-
a notare
VV.
fon quelle
Napoletana Famiglia
EE.
VV. dovea
tributare ci
che ve
le
che rapprefentano
chi
,
dunque
fe
tutta
non
all'
per lo fpazio
co
di
tra'
confacro in dono
Avvocati
di cui
Ec-
quantunque
co-
conofca la pieciolezia
go
ad ogni modo
come mi
lufin-
fopra
eh' propria
Dell'
al
Vollro fublimc
flato,
EE.VV.
PREFAZIONE
Nella quale
fi
di quello
primo volume
de' feguent
pud.
delti antichit , le quali vagliano
la pania , nel paffuto /ecolo , e
ad Utuftrar
Uh
nel corrente fi sa effer divallilo degno oggetto , eie in affai luoghi d' Europa ha
tratta
te
I'
vi,
;
Jr
d,
e quel
__ era di pochi
divenne di molli ; qu
?"
Me
te parlare intorno al
pregevole fludo
dell'
antiebe coft
f,
/veglia
il
vanturgio di ritrovare la
pi<
fra
Or
la
quale certamente
fi
farebbe
volle l
Ca-
Digitized Dy
PREFAZIONE.
jViu
e certeft tramai.
VerfiJ
litri
fiojr,
fi intorno
co:,
V ml
dc:
,hfco,f
d numi
"flatTi'"'*)
di
y""f'
decoralo conajfati
7lq L"L 'elnf-.fi
fa
la
re,,e
fi,,;,,-.;
tuttavia
per me
Palep^li
"
'"'Pefi"
gife ,co,nf
tra'
fami,
e dell
di
origine
Cr
f"7
"'u"' ^"ru
'e'"d
fm 'fi
',/..,
elle
fi deffero
flampe
mpn
,
R,--!,- u',;i-
.frutice,/, pataf-
d. gufli
ma Quantunque
] ?" *
hdlZcZ'"fin,1 Z,"SuLi'' l
'JTli ^Se U
,f,fh-
di quefla
accadde, che
i Napoli
firma
t,,ade
,1,
fi:<;J
!;',',
ia
'"
'%
Tmio fiZZ'lLl/t^bTc?
Mi farebbe f.,to di rncrefiimemo ,
auej, tardi tipprefe, cbt In gente ti
lettere
degni
flato
h,
m fi.
"ge
ZI',' eie
* P/^HZr,
csra d 61 fare; io
.pera
rimando
ramo
offr
la
)maTtc "In
ei(mt ,
mente
a cenfufi ,
aW eppeflo
e
io
l'argento
che
tl'
deli'
favi
tizGd by
PREFAZIO
faide,
fi
E.
amfiderm
di/or-
il
volume
degli altri
cii
ce
fa
ca
i fatti
fiorici
o con/ufi
ne! ragionare
effendofi
data fe-
quefififpcrmcn,*, che reggano , ficcarne mi fono fiudiate miravolume, e feguiri a palefar lo fteffa ni
, ma la maniera il franca di aver campofi, i fio, difcorfi,
re in pi luoghi di quefio
feguemi
di leggieri abbacina
fa travedere chi
gli legge
colui peri
,1
quale
ci pone cura, ojfcrva, che amando apprendere il prinfondatori di noflra citt , ne noverer quanti ne vuo!e,c
di nazioni barbare, e eulte, lontanarne , e vicine, e di ogni Ragio-
fegnatamente
cipio,cd
ne, Sembrando , che egli abbia fatto il gran libro di fua Campagna per vaghezza di diletto poco manco, che non dicejj , per abu,
firfi di naflra. fempiici , non per ifiruire
.
Or
dendo
to pili
io fpinto da naturai talento , e potrei dire difdegno , veche la patria origine era il fifea , ed ingombrata , e che quan-
di elfa fi fcrivea , pi
rendeva ofeura
fi
cii ,
mallo cuore
di
che fi porca di
ed
il
aver
rintraccia-
lice
fetale
ti
credo ,
io
non pochi, che n'han dori volumi in luce, e fin ricorfi o alle favole , ovvero a'fecoli recenti : pure niuno penti , che in nofirt contrade dopo picco! corfo di fecali dall' univerfil diluvio
e dalla fi-
mofi Ebrea difperfione fi portarono a far foggiamo in quefle noamene fpiagge i Falegici , ed indi altres , conquiflatafi la region Cananea da Giofu fi rifuggirono Ira noi i Fenici: e di que-
flro
fle colonie
Tom.l,
e degli eroi
che le 'conduffero
di Numi
che feco
ci
PREFAZION
x
panarono
fon rimafi
ti
E.
ceni monumenti
ti
fi
ibe
manina,
pub
e ben cmttpuio
effer rpit/t
templanii
legger
fcnx.it
JW
"iTia Gatta
'
la guifa di rinvenire
f co/lume
ficcarne
de'
nomi Fenici
primi ingegni
.,
e fi trarne
mi do meco a
etimologia
tredere
tare
bert
effere
fenxa mu-
li-
role ci, che eff vogliano, non quello, ebe ci l; ndi mi fonoflud'iato 0 ajutare tale fatica di gramatca colla /lorica autorit , per
van
di con-
ho introdotta la
ai primo avvfo
lerante
gemente, anzi
ca per lo pih
neceffavio: perch
il
la Grecia, e dell'Affrica le paffa veloce.' e piace nell' Odiffea vederlo girare qua/i feinpre per le no/Ire fpiagge , e nominarfi i luo-
ghi del lido della noftra Compagna. Felice can voci antiebiffimt , e
tutte Fenicie , mutale poi dalle feguenti colonie , di modo che sep-
pur una
poema
Digitized &y
PREFAZIONE.
m
le pofferiori
suoli
fi/fimi
senti
nomi de'Iuoghi di
/crirtori
Or
effa
effondo
Omero venuto
fi vai/e di voci, eie non molto prima di lui i Fenici avevano appofe a'pioni , ai mare , a'manii , a fflimi , (e. che rinvennero in nofira
regione
quindi
ho avuta la forte
io
lieta
chia ffagione
il
fpiegare,
perch
rafano
in
,
offra re-
non fi
ffj-
'
a'
noftri luoghi, e
cameniatori d ogni et
ma
da
me
/velate,
ce i pccoli argomenti
giovando qui replicar
gendafi le. /orti pruove
dere
ti
queffo
fecali
tale
ne' quali
fi
n feguenti
ti
la vera intelligenxa
no/ita felice
ed Efiodo
/colpita veril non fi ravvisi ; onde f eroica mitolofcrittor fi vede si confiifa , e tralignante : ed i lo-
loro
gia
fio
o nulla fi
lungi f odio
ed 'Napolitani ingegni
e queffi
PREFAZIONE.
su
rinvenirla, giacch
le lor patrie contrade fono Jate la gran parli de^no oggetti! de' toro poemi ; e
anche gli avi
fi furane fempre
nofiri
tot fapere,
i
Napolita-
Mzonium
ni
fublime
da'
fonpre
orientale:
c cii
fi mofira con leale marner, a qua/, fino alf evidenza preffo
che' nel? intera prima pane dell'opera: certamente dovrcjfimo recar-
ci a
degno , ed a male , che pregi lumino/, di c/uefi. nofiri luoghi a" ej/ere tanto dipinti in due vecchi padri della poefia , fieno
occulti fino a d nofiri , e che innumerevoli /ovrani firittori
ambe Greci non gli /covrirono, e perdi in ejfi le invenzioni Omeriche , ed Efiodce
fi veggono ti incofianti , e raminghe , n mai
aver ferma, e certa fede.
fiati
poeti
'
"
agna
comunemente Cratere
dette
ficcome
io
franco
eoa
re in
Omero
lavvole
Efioo
Io
fieffo
fi dica
dell'
immortale Teogonia di
tffo fiabili/ce
la
maggior parte
delle file
ed in
ammirevoli invenzioni
LI
n: Z Od bv
Il
Co
PREFAZIONE.
nu
Altri fen (itti, ti il lor nome fia grande , per avere /coverti veri
muri, e vaji , onde pai Europa ne truffe tante merci, ed oro, io
fon pago di mia piccola fortuna d aver trovalo ntt letterario mondo un mare finora a tutti afeofo , onde gran dovizia fi raccoglie,
fimo fempre
ferma per
pi C ho mojltato
.-
ed
l'ardua
li
lo corfo di tante
l;r, Circu.^
faviamen-
me
da
Ctwfitftrni.ifi
de'
pili
in ogni et
intenti
? ammirazione
et, e
cal-
U vofio pelago
in
ncll'
e ben
incfa di
i)
e /pctalmente per lo
il
mare del
nojlro regno
nome oCEANUS,
mcnte
tanto
mi fono
che
efft
erano
1'
jludiato di
formar
tal catta
Ed
in
no a/peno quefo viaggio, nerimaneffero anche gli occhi paghi, perch eff, fono i pi, leali teflimoni del vero
Or
fe taluno
e forf
affai/fimi
prevenuti
dalla vecchia, e
tjfer refii a crederla, farebbero flretti a feegliere uno de dui partiti , o che Omero era ignorantijpmo della geografica fetenza , o
almeno un romanziere , e aoa eroico poeta , a cui non f penneffo fingere fcompoiiffimi diflanze\ de luoghi , come avverrebbe , fe
il fuo Oceano foffe il va/lo pelago: e chi mai avr (ardimento di
ci
DigiiLzM Dy
PREF.
xiv
i
lo
raccolti
AZION
mF opera
gF intervalli
co'quali
it* lidi
E.
ai evidenza ho dimofira-
ebe
divino poeta
il
deferi-
trui di Sicilia
Ma
belle
l contefi viaggio
ma
Omero , perch i nomi geofeguente et; i fi legge ora Monte Circeiio in vece dell ifila d Ponza , Sorrento per Capri , la
piccelijfima ifoletta Ttinacia divenuta la grandijpma Sicilia,
anzi fi fiondata in Trinacela con un elemento d piU anche da
colla fola luce, e direzioni dil fole
fon mutati
grafici fi
nell'infelice
ed
il
, ii
fm
troppo
a_
vanamente penfaio , ed
>n>>
fi
di
e piccoli gi da
ro vero
me mi
e vecchio flato
corpo di qucjlo
A ragione
fi
ammejfo
all' oppofio
ni
nomi
licemente
il
fermo principio
lo-
ta-
e fegutafi la tralignan-
d'
Uliffe ;
con queft' errante eroe da fedel compagno fino fee con coraggio , comech con ijento ancora , giunto con
io
lui in Itaca.
-,
nazione
primi abitatori
ficcarne
Boriami
fi
occaftcnc di
mctd
e lafiiati fifpefi
e curiofi
glia.'
'
'
Digmzed&y
PREFAZIONE.
xv
d One-
gh
re
le molte
tulle
Efiodo finte
prejjo
elle
favole
per
noflri lidi
rag.one
fermo
ij"piegare
e franiero a'Grcci
pereti
monumenti
che
ci
bau
trefyiejji
Fe-
, e molto, il quale non afofferoondo , che tanti patrii fcrittori non ne fecero ni
ni ftima , anzi neppur fuggevole ricordo , e lafciarono a
me il grave pefo d'indagargli per ogni verfe, t via,
guefla feconda porte, pereti fi i il proprio oggetto dello fcrvere mo , i affai pi lunga della prima , quindi farei di molta
nici
fer
si
pregio
toflo
noja,fe amaff,
ma
procedendo/,
in effa
da per se pui
, e con guifa ben di/lima , ognuno
i molli monumenti de' Fenici prima no/ira colonia, i quanotano nel fini
quei piccoli fimmari . 5' incoogni fag.
fi
mincia dal nome di Parthenope antictijfimo di noflra citt , e mi
di far deporre f invecchiata prevenzione ,
Fenci
cale,
ed ifiorico
tardi fi i ufeito da errore . Indi mi porto ad offervare le vecchie voci delie colline, che cingono noflra citt , e le fcuopre con
s
i lameniffima Mergeiiina ,e
fi
le prime
fi i Phalerus , il quale
i fritto finora fino al rmcrefcimen-
fra
Digitized by
PREFAZIONE.
xvi
ma
niente parco
fe,
le quali
ben
affanno per
fi
Ululare,
e dar
nome
fama
al-
Numi
fi
Ebrei ,ettn buone ragionile valevoli documenti, e foto colui ripugner a crederlo , il quale punto da paffionc rivale , avrebbe voluto, cU egli Favtffe penfato prima di me: ni mi difpiatiulo di
darmi fatica a recare molla luce al grand' aggiunto ('tijVktS>" ,
che fi dava da mflri ne' marmi a tale Fenicio Nume , tanto allagante celebrato eziandio da Macrobic- e mi /limeranno molli felice , ed a me par d' cffcrle , perde ho /coverto ,J raro monumento
per
femme
decoro
di
citta,
ancorch
il-
luflre, e Greca, pui vantarne un fimle ; con lutto cii fi creduto non doverfi curare , come je foffe un, fpregevole miflerhfi firnbolo del gcntilefimo , non che avefle Ira noi ti alta origine , e
prcgcvdifftma, e ebe aure/ce tanta ftma alle verit de' divini velumi
Non rimafo qui il mio follecito , ed ardito fludh delle patrie Fenicie antichit, m-e ito p,U altre , comeche avcjf, temuto
di riufiirvi, e mi fino fpinte , per ordinar quafi un iftoria , a
rintracciar eziandio
Eumelo
eroe
il
di cui
nome
marmi
nelle
: divenne pai tanragguardevole , e conro, e percii fi crei anche Dio, come era ufo
Ma
DigrnzM Dy
Googli
PREFAZI
dPafino, e
me
ONE.
,
Ceto,
pretto
M-.eaw
xvu
da'noftri fiorki,fi
d.,,1,0, piare di
me
eat patiate;
da
So firn, ,o fi-m,
mmm
fi
net
,1
fan, difiin a
n.uno
,
mondi
/-
dumeto.
firn fifa, tenfofi i pii, fivj , e fittimi ingegni i, feri ce, d.fiinguere il tutto con tuon ordine ,fillanto al , che put fsmbrar
mito,
bt potuti riporre in tbaro,e fino giunto a divi/ore , fe non l'ernia,
pm
fecolo
, in cui vennero in occidente , e perci in Napoli , le oriennon filo t<m Borre ftudio alle voci Fenicie, ed in alcune
fi pu fiovrre tale et; ma ancore da un racconto, che v'ha nel!
Odijfea, ove mollo
parla de Fenici , i quali gi erano in nofire
/limano
il
tali colonie
fi
no/lro
il
malagevole
f animo
rejringere
ci
ma
mi jpiace
nuoce
i'
,
ejfer
come
non firn
di
, e confifo ,i
che qui non fi pui
mio dire
veranno il
da ragioni
glijntiebi
Argomento
ceti
e ciiarezsa
brieve ; quindi
periti
rimesto coloro
a'
leggerlo
,
Non
fpiegare
come di pia
ho mojrato,cbe
eie
non
par-
PREFAZIONE.
xviii
un popola sv.tgo,e perdi fi rinvengono in ogni preie effendo flato ignoto gli amichi , e nuovi fcrmeri
iflrano
Pclafgi non fi vede altro ri loro volumi ,Je
, che lo fleffi dir Pehfgi,
particolare di
vince
intorno
il
a'
/perfion 'delle
gemi
il
rutta
va
a iene
gran lume alla (lotta , alle geografiche' notizie, e grave autorit al divino libro del Gencfi: e p,ar. d' fefmarrimento durato per rane, /coli , per non efferfi
edafigno,efid
re dal cieco
mai determinato . j,e,rh> i Pelaci .M orcuOa'terranea ora eibregge e dovere ,intendendofi , eie fono gli
i
l'intera
,cie
e le regioni. -Ariomento si
fili.*
ftcffi
"
grave, e
il
degno
"
e di
Paufania,/,
eie
l'
Al fine
alcuni
io
compio
Omero
riportando
il
pi
monumenta
raro, ed illufhe
in
Greco
idio-
fi
ripiie pih
volte /eritta
in compendio
.
Or
quefle
la quale
due
lettere
fingolare , e
a mio
facendo
grand' uopo
tizedy
PREFAZIONE.
marmo
d frcfio u/cto
gui bene
in
luci
dopo
sii
mi
lo
/e-
di rcjituiri le
pili
che ne bo dette
neW
opera
bramo
ed in
che
oltre
effe
t
fi
ben
il
Siamo rima/curi , che nelle no/tre contrade da vecchi fecali ni /aggiornavano Fenici,e chi vi fi fabbricarono tempi, e quali Numi adoravano,
,.
, r, i f,r ,
, f t,
/., n.f.if,i i.
fi
./.
a che fervivano
fine
CRVM
corfi , ufeit
in
ed
toro doveri
le voci Ratio,
geme
in
compendio
,;li/:<-:to t./i-iiii:
il
V.C.K:
cii
da
lhr.:n,irii
fia
abbiamo ammirato
lue-: :
vale
fcrveva
m.
Dvsam
quadrati /crini
due /a/fi
quei
difamina
Ed
che
ojfer-
Augufii;
e ver/o gli
s*i
allreil
olire
come fi
perche qut-
ejfer venuti in
I'
finito ncpji
fi
Roma
Fenici, bilame
bile
io
l'applicazione, o intera,
/amo
lettere
monumento penfano
in
certi
che furono
quali di quello
come ne pen/o
io
Spetta-
non piaceri
fenza diffidila
altri , a cut
pane fatta da me
meZe H
porre in biafimo /altrui , come nero' co/lume di chi nkZle fa, e tutto vuol contraddire . Intanto pochi non conofieranno il
meriro , ed il valor di mio fiudio, e fatica d' e/fere fiato il primo
refiituire
<T
7.
ine/timabl
e quafi
il
pte-
Digitized by
PREFAZIONE.
xx
prevedo
ti
per la
lo-
to natia fignificazione, come per la lealt deeli elementi, eh compongono te voci, ejfere veramente orientali, agaiungetei eziand.o
pruove da'fatti fiorici , oltre le Deit , ed il nome dell' eroe , che
conduffe tal gente, ed eziandio [et, eh venne a' nofiri lidi; cofe tutte nuove , e di fommo , e raro pregio di Napoli , ni fi rin-
verr citt, la quale pojfa contender con effa , e foffe anche Sitenotizie
, ficcome fi i mofirato a fio luogo nel!' opera . Qucfic
antiebffime doveano raccogliere i no/tri fcrttori , t fpecialmente il
ne
altrui,
no aver
ne fi teme
traferitue, giufta
fama
con
Rampare
il
,
reo
che
cofnme
io
abbia ripetute
di molti
le
eofe
quali ama-
ed a vifo
Ho
io
fempre in ifpmgar
le
ma
forza
di-
DigmzM
Dy
PREFAZIONE.
xxi
a Giofiu
teriori
fi
voti alla
io
tifata
iore
chi orientale
to pili
il
difpiacere d,
alcuni,
quali do-
vranno apprender
ra leggiera
il
tal verit nella fera di lor vita , eppure era opedisfatto \ fapendofi da tutti , che m quefti nofiri
i due grandi principi delle favole, quali foni gli
il cupo Infoino, e quefii doveano certanxn.e a ie
luogbi fi /infero
Elifi ameni, ed
lune
trarre quafi
eiofe propriet
clima,
e-
fu
fi
l'
altre
cio
il
le
lieto
ed infieme ,Volcani,h
tante mefiti
no cagione
parie del mondo fi rinviene s gran variet di ree , e buone produzioni, onde quefte dovevano effere pieno argomento de'lora verfi,
t de! penfar fecondo. Intanto noi, ebe qui foggiorniama n andrem
rem
pi eatte
gna peri
il
riflettere, che
! argomento'
e ftento in
leggerfi:
bifi-
non
frammenti , e
ha permeffo, ebe
dir cos , in molti
fi d.partiffe , per
fi /offrir! (altri direbbe, ebe fi godi) il leggere un
lungo difeor-
fo tutto continuato, e che b.: per i/i" po lu'fcnpre pili aca efeere ,
finta interromphnent't vari > la farsa , ed il valor delle pruove ;
lo
oltre a di
mollo divifo divieti corfiifo
fi sa , eie un volume
.
peri
Digiiized &y
PREFAZIONE.
xxii
, io con i/Indie , ed
avaifutanentt appo/li ci fine a" ogni pag. brievi fommariett't col
/no nanna, ed in tjfi fi di/lingue cii, eie fi contiene in ogni paragrafo, e ci fi feorge ancora , quandi da una cofa mi porto alf
altra , cbe fia alquanto divcrfa , onde fi ba l' agio di cejfar da
Un
ed
comoda
il
e vantaggia
Aiuter dtre
io
<S
confider,
in al-
e fpecialmen-
in eiafebeduna piccola
tjuefio
xiane
fi
veggonfi
cbe fi chiude
agevolar la lettura di
volume
l'avere
e lodevole diftin-
le
cbe gli
va a [enne
Grecie
"ale 'ftnJ'cotfcJo
fon fatte
le nectffait confiderete-
leggter.
poco
ntuno aiuto
uno
eguale.
"di
mijcramcnte , cbt
s
,
ove fi
apporr gl'indici
cbe fiegue
,
e f altro
N?
refi/lere
al
molto, che
lini
di
trifto
di
La-
difiagia
podi
Ub.-vicfijfin
Mi
in qualche libro
fi
t,
Digitizeflby
PREFAZIONE.
xxm
se flefft per s reo penfare ,ed apanche gli Miri , fe fan Iti mefliere , che
prendevo anv
iflruiffero
re
ta
per
la
frefco
affala
maggiorai
noftr,
oggid
tf
di fllojafia
che vigorofamente
promuove,
il
.
Quefli fi
famof Micaelit "profeffore
e dottore della Societ Reale di Gottinga , il quale
riponi
wi
{dell'intima faldelle'
"fapratZ'f
fapere /lorica , e per intendere gli antichi . Se tal, ingemeditare , non fi fona fmaff, da'pungenti efem-
^iTnZieJ de71rigin7,
gni, che
p di molti dottjftmi
ti
belle lette-
ti di Prfjfia net
De
in-
l'
nion?
in 8. di pag.108. in Francefe.
Difsettantine
Poich la
fi
di queflo
vieti
io
ripotii
che
iflrusion
nuove anmi-
illuflre profefsore
ftnza
delle cofe
lepra,
nome
il
t'
ef-
per ren-
d'ej'empio ,che
atto
feconda
la lettera di-
nota ufi coup de favi , perch in oriente credeafi coiai morbo immediato flagello di Do . Si moflra ingegno fi/fimo in fruirci , perche gli orientali hanno attribuito i due fejji anche alle piante ( co-
Dio non ha
che
Maometfem-
'
le
membra
Cene opinion fe trouve en effe! dans lei langues Arabe, Syriaque,& Hebraique eJles donneni
'onnem aux membres doubles une ter:
minaifon maculine
e conllruflion
femmine
&
dans un
P af-
DigitizM tu
PREFAZIONE.
xxiv
paflage da
ailcs
&
0f,
Velia parola
mia
fina, e
Ariceli
grave fcriltere
In
oltre
pruovs f
che fe avejiere
il
lo gloria
,,.,
rtela
pr-
efe
le
,t
%% fi'
lc
cen
rotti
at
perfezione, 'he
la qveftkm,
ni
fallirla:
e lei
delle cefi,
fe
fmito mollo,
a, [,/, /, ,
menni ncn udita onora
nupiia:
n*ms
p'.fl.i
lungomtme pm,f,o
u, v.-fm
,,.
ebe fi
perch
efficace mirti, di
fufa
ed amerei
fsfere,
ed siimi papille
anima,
fammi
Ci fi exisndio
rara, e ci,
Plutarco, e S.Bsfilo
e the Cecropi
la
si
caghm
n avrehheno
,1,
,
I'
fl.'fn
,,
e e
T m
si
infegna
f,i..
che
prima nozione
uii nella
a.
di,
fpiega il primo \erf. del top. 7. dell' epifl. ' Rom. ove i j fe
non fi prende prr congianzicn marnale , nen i intende il penfiero
di S.Paole. Si fpinge eziando anche centro a' Latini per le veci
cflnlia
natura
quali hsn
fieni
fenzs
e-
perfona
ramo di/potete
unirci
lagnsndofi forte
che
ecologi ,
fare
il
mio piacere
in adoperare
per difendere le
illuminato filefefe,
libri
altrui,
L'i ^-r-z
od b.
Co
PREFAZIONE.
xxv
iludio di parole, ma ch'i /avio, non ignora I9 ve(ma fidebbe afeondere ,t tacere) di richiamai/ di s nt, e da fublimi ingegni
pofla in
buon ufo in una flagione benemerita delle belli , ed umane Intere,
fnta fatici,
ra ragione
di mia dui. Sin qui la giufla difefa deli etimologico /opere, con
tacere, che neir opera
fi o/fervano affai/fimi luoghi di fanti libri
o/curi/fimi , e per mezzo dell'origine delle voci hanno acqui,
prima
me d avvertire. So,
nuove
,
,
con brevit
le
pi diftinte
il
mollo
So
acciocch altri
e pih lunghe,
ancorch buono
Je
loro
ma fempre
no/a
reca
perch
mi
i pi
rilevanti
piaciuto propor-
vada a grado
le
rendano
/empre
ed
moleflo l'eccedere.
perch
pih atta , /pedita , e grave ad e/primerc con pi eleganza, e vigore cii, che fi pen/a: altri altoppofo, offendo (argomento le patrie antiche co/e, contendeano
ha lena
e regge
tulli , e mofrar
a compilar
libri
che
io
il
non me
ne.
do cura
Mi
fino
, e che non andaffe di}'giunto dal dilettevole , e dalf ador/apendo quanto malagevole in cii render paghi tutti , e ho
Tom.l.
i
sfg-
flentato
no
DiginzM Qy
PREFAZIONE.
lvi
%*
ma**
ra S;;j
fi(
mm /
di
Spanbemio /opra
W:
/;r,.,
p*R.w
>7i
// pn-,
p,,ne
a colui,
il
nella
palili,
;/,
:;;J
9 ,,le
fi
(>'
Tanto
,,,v
/,
dice
"
/,
ji.ft,
.:.
./
mi fono Motte
/te
premere
/j
"'">,''"""<""
MMf
<*.
d"
./.rr ;
render hllo
tte
a queflo primo
* fif
Hot
'.
cnj ; /i
.r:
ww
ne
onde
* -<-';
per fib!,*
'
:,
',
/.
...
"s'"
,
,
'/s;
credo nerrfirio
">', 'i"
guani: fi riebbe
Eri:-"-
d'-
fi
( fe
'se
w.y,
I7....'
e piU accorto
,w;
tomo
il
do
ed
chi fcrive,e pih prefto uno fierile ometto , perdi non vi ha fiorico, eh n'ovefc finora fitto ricordo, 0 < aveffe almeno raccolti
alquanti monumenti, e f autorit ; dovendo io poi portarmi ad offirvare i tempi, e le -vicende di nojlra citt meno rimote , ed avendo firittori non pochi, i quali liberali mi fomminijlrano molti,
ed affai rari pregi di offa, gli altri volumi {i quali non so quanti potranno effere) e queJT altre no/Ire antiche memorie i fatile il
tomprender ,cbe diverranno affai pi lunghe , e di maggior decoro
della patria
vaglia
fimo
e di godimento
il
tutto cii
buon pegno
ifiretti periodi
il
Ma
moltif-
alni gii fcrijfiro , il perch non e peemeffo , ancora perch deviarono benhng dal vero. Per non lafiiar peri fofpcji gli animi,
debbono efftt contenti , che con generalijjmo divi/amento dica per
ora cii , che conterranno i volumi feguent , di , che dopo i Fenici
fi
fpinfero a
vennero,
il
addujfero
foggiare
nome
in
Napoli
del conduttore,
ed aneie
il fito ,
Calcidefi
eo/hmi
il
quale
DignizM&yCooglc
PREFAZIONE.
ingigli
/oh ne fa
che
ricordo
xxvn
fi
furono in-
Romano
fiorito d mentitore
ma da me
fi
no/Iti a/co/e.
Lcofrane
il
che
fi
fu Map/opo
con
vuole Diotima
il
/e gli
quali pregi, e
e hanno comunicato
ti , e libri antichi
ho
ci
cofium
che.
ci
diedero
indi
da
lutti
fama giunfi
no-
nome
bel
il
e bafierebbe /oliamo
d no/Ira patria
mofireri
a' pofleri ,
e religione
dura ancata
prefi
ed anche
il
Crede, Napoli
fi
fu f unica
le quali
divennero
linguaggio,
perch /ola ebbe renare di quefia colonia, e l' altre in Dorico dialetto , che l men culto ; pale/eri ancora , che
fi vide dfiinia,
per aver avuta la gran forte della pi vera faenza in quei tempi introdotti dalla feiicij/ima mente d'Epicuro; quando il rimanente del
citt
re
mondo
comi ia
Cefari
ma
videro
le belle arti
mai aggiungerla
nofir
c tumulto
i
2
delta loro
ritirando-
rincre/cevelc
gran-
Digitized &y
PREFAZIONE.
xxvin
gtaxiax.it
mo
e per intuir
fimi
alle
manine
Ateaiefi
tefiini-
Utrnbine
Cieca
ina f,
fer
mito a
<l
fcuola O-ienta
iti feffe leggi , e ptenio Cfidio a' tempi no/n , e pena a chi
noi il cutaf Mi turba, t ne fon mr/Jj, ite non fi pui rePnngert
quinti pregi reti al eemun noPro il mette colonia , quejli , ebt
inganno fri, ua, brvijfima pam , .
it paco
tfptp. ,
perni noi ho mordali , oltre affanni otiti , eie dagli Atenufi
fono avuti le innumtrnoti n-.flte mentii ,i di tana pimi, colla voci Anna N-crs^, t tei foto favor netta forte fon venuto
in agnizione dilli coft Pcrirbe , le quali i Icro diritti , t rovtfci
fi
ti prtftnto* ,<
li di
ti
cuti,
M(
la tffer
fi
t di
pminci;
documenti
fot?,.,
Fenitia
ti fr.tejfi;:
CaltiJeft
ed Anita per enfl-com ottupatono la nofita
,
contrada; quindi
fi darJ fine a volumi , eie lune f altre, It quaI, rammentano gli fcitcri , o foife fono , ovvero
.ncert.Jfim, , r
perca in tegsendefi foprartutn . difterfi del Pclleiimi , ti: non
le ba nnoftiute, ni dtfinte, e.
,1 atta confufime , ctt
fi offerva
ftmbta , ctt non ragioni , ma fogni . all' oppofio io con valevoli
autorit, t fru rjgtcni fu fludieri mifltarn; a la falfit , o la
molta imtrtnxa , Non vorrei , tbt taluno dubitaffe di naie mie
largii
a noi
la colonia
afa, paco
/ confidai
ni
il
fi
nuovi
ferma
molliamo,
inerrfirJ
fluitato epifodio
tbt
aggiungere,
,
fi
tofe
tbt bo rartolle
de' Fenci ,
quando
il
ifogno
il
vut.le, qualtbe
ti
, come farebbe , per recarne un foto tfempio , il toganamento della pederaftkji divifarc ni, eie {inimica per tali va-
alle flranitre
Digmzed &y
PREFAZIO
NE.
xxix
ne tutta nuova.
Dopo
aver ricordato , che i feguenti volumi amie faranno adomi di belli c fiudiati fregi coti nel principio , come nel
fine di
etafeuna drotfitm, dell opera tutti agacentifi alle patrie
antichit
feufa
non
vagoni fopra gt
"
inni di Callimaco:
ae erudita: 'eleganti*
Quodcumque
monumenti fubinde
'Uluflrata
fit bu/u;
com-
le'aorZ^"/,*
quantum adficiet , fatum ; eo me folatio baud diga,! ter fufien tatto, qmi elfi cum eruditismi* bu/ui , aut fuperiorit memoria
vini frequens
mibi
f<r
se artiui coneertatio
me
fit exgua
commentationem
&
**'ff'i ac ambiiffe ncque prafens bue stai, ncc tequa, ut aagurari lieit, denegabit pofletitat
Digitized by
isr
t&f.
34. Alnttltt
Digiiizedby
GENERALE ARGOMENTO
QUESTO VOLUME
DI
POich
non (i potuto formar pi indici tanto ncad un'opera s varia, e grande, riferbanper lo volume , che fiegue , temo , che alcuni
ccifarj
dogli
non vedendo
fpefle divilioni
e capitoli,
credano, che
che fi fcritto
non rendafi chiaro,
,
ma da cofroro non fi penfa , che coil quale molto divide, ci confonde, e moftra,che le
non hanno la perfetta unit . Per agevolare io a quei , che ameranno leggere il prefente volume , e piace loro vederlo in molte parti didimo,
imprendo il difagio d'apporre qui (il che pu fetvire
in tal gufa ci
ed accettevole
lui,
cofe allora
con recitare
Digirizod Dy
ARG OMENTO
xxxii
fi
Num.i
18. Eflendo l'intero argomento, che i Fefi furono i primi noftri abitatori , fi dimoitra,che
tutti i luoghi marittimi daGaera lino aCapri fono di
orientale idioma, conchiude ndofi bene, che quella antica
nazione gli dovette apporre ; e far d'ammirazione, che
V ut eoli , leyculaneum, Pompeji ,Subhe ,C.ip:e.s, oltre affai
altri,' non fieno nomi n Greci, n Latini, e fi refifle
agli fcrittori antichi, ed a molti- de'noftri , comech ben
favj , che fonn ftart d ben diverla opinione .
Num.28 47. Per vie pi render faldo, e fermo,
che quelle noftre regioni furono occupate da'Fenici,e
rendere dilettevole inficine , ed utile il mio ragionare,
mi fono ajutato del famofo viaggio d'UlilTe , che mi
(lato d epifodio opporruniffimo, perch ho feoverto
alla fine, quale fi fu, ed in oltre, che quell'eroe pochi luoghi valic lungi dalle noftre contrade; mi udio (perch Omero il pi vecchio poeta) di dedurre
dal Fenicio parlare tutte le fpiagge,che egli nomina,
e trarre le iuc favole a verit; avendoci anche aggiunta elegante carta di tal viaggio.
Niim.48
ti fi. Quella numerazione occupa alTaipag.
nici
ma
denza
di
il
.45
medefimo argomento, ed in
mo(lra,che i Fenici furono
uoftra
Campagna.
effe
i
pi antichi fcrittori
fi
co-
che'nWoV
in
Omero
folle
di
il
onde m'in-
vallo
ragioni
e d'autorit paie-
L.'u
J 13.
DELL'
fare
che
Eftodo)
fi
in elfo
il
OPERA.
xxxin
noftro Cratere
ci
d'
il
mar
oriente
di
con
Na-
die di-
trade^ fono liaro avveduto d'enumerarne tutte le favole, e ridurle a fiori a, ed all'origine de' Fenici ; fi
pener a creder ci , ma in leggendo 1' opera , ogni
pi ingegno renio rimarr pago, e convinto, anzi entrer anche in mal talento , che l tal. verit di
tanto nortro decoro apprefa tardi.
Nnm.ii
me
de'fuoi
recchi iuo?hi
poetiche,
ii
nomi
d'Uiill'e,
tanto non
bench quefti
fi
s'
fi
ripiglia
il
viaggio
il
nollro regno, cerne Capri, Lipari , Scilla, Cariddt,
Trinacia, ci l'ifolctta del Sole, e fi dimoltra,che
per intollerabile fallo fi creduto, non deludendone
neppur Tucidide, che Omero l'intendelf per l'intera
Sicilia. Per giulla occalone fi dice molto diOrtgia,e
Siria, palefandofi errori anche d'antichi geografi, i quali
Tam.L
non
DigitaM Dy
ARGOMENTO
xixiv
la
prima era
la
region di Baja,
il vero fito di
Qui ha
fine la
fime, che ci fomminiftra Omero per ragione del viaggio dell'eroe d'Itaca, fi ha di certo , e che Fenici
in elfi abitarono, e che a buon uopo venuto il defcrivere tale famofa navigazione
tanti fecoli
contefa
si
e dignit a quella
la quale fa
Io corfo
per
di
vago ornamento
prima parte.
li
tale
lume
il
:
a farc vita
etiendo
a dar
coltra origine
l'aver ritrovata
perch ho raccolte
affai
la
verit di
Digrtized by
te , e ferme , non flato valor d' ingegno , ma benignit della forte. Sar pi brieve in quella feconda
parie in accennare ci, che in eiTa fi contiene , ravvifandofi le cofe in bell'ordine , ficcome fi gi dfiinramente proporlo nella prefazione , e mi fdegno,
non mi
che
leggerla
Nam.ijz
fi
il
piacere
che
tutti
ipo.
Il
primo,
gran
nome
fi
rnina
luce
ridu-
fi
difa-
Paride.
Num.ipo
Avendo
224.
fede a'buoni
Licofrone
di
fito
di ftoria
fe
all'
ftata
a verit
di noftra
voci Feni-
lignificazione
di
ameranno
dar
citt PBvtbenope
cie
noftra
folle
flato
citt
fi
tutti
noftri
pre-
fcrittori
grave fallo
si
perch
nome
tale
Si
riil
argomento.
Nnm.124
no
delle cofe
di noftra citt
quando
fi
fi
rapporta-
che la Feni-
port ad abitarla
fi
nome
S. Ermo:
dell'
,
uovo:
che
fi
mena
rinviene colui,
in Pozzuoli
il
OjUa-
reftituifco
ARGOMENTO
xxxvi
altres Sebetbut
Num.i6$
jop. Non fi creda , che io fono (lato
felice a ritrovare i foli varj luoghi di noftra citt di
linguaggio della Paleftini, mi vado, altres lieto, che
la forte mi hi offerto anche il gran Nume Hcon, che
quella colonia orientale feco port
il mio ragionare
intorno a ta! Deit fi vede , che occupi moltillime
pag. e fc in rutto il decorfo dell'opera ci fono fpefle
notizie, e nuove , che allettano , quelle intorno all'
:
Ebone
tcl
il
fc
vengono
ti,
ma
luogo di
maniere
che
fi
qual
fi
folte
il
no-
a molti
imprenderti a riftringere
to ci
in quello
compendo
tut-
ma
che ho ferino di quelo nollro Nume
in buono, c pronto ajuto i brievi argomenveggono ltto l'efl renio margine degli accen:
num. 163305.
Nani, jop
331. Per rendere pi illuflre 1' argomento iniorno a quefla antichillma colonia, mi fono
nati
con
ifludio
ho rinvenuto
eifere
il
con-
noftri
flato
da
DigiuzM Uf
D E L
Nume
da
fi
OPERA.
L'
ragioni
e dalle
non
che
9m rar^
forf
xxxvir
da'
documenti,
ne reco,
pi del bifogno
nome non
(a
Fenicio: e con
me
fi
mut
nome
ne fpero lode,
fe
fi
Num. 332
Criiiano
fo in quefti accennati
fta
io
raccliiu-
num.
Rimanea
3<jo.
cipio
ajuti, e
tempo
reliflere a pi opinioni
qui riilringere
ho
icritto
poli
intorno
Fenci; ed
il
valore, ed
fecolo
al
il
ii
in cui
piacere, che
fi
fi
fp infero
in
Na-
fperimenta in leg-
gerlo, non debbe andar difgnnto da follccita attenzione, fpecialmente in ci, che fi detto de'Pelalgi,
gente ignota fino a noflra Magione a' pi fublimi ingegni, quantunque aveller compilati eccellenti volumi dell'origine delle nazioni
mi fembra tanto utile
:
alla
floria
antica
il
(e l'averlo ritrovato
fiiperfi
il
-chi
erano
quelli Pelalgi
debbo ad Omero,
e Paufania )
ARGOMENTO
kxxviii
la vera
quanto
vigazion
d'
fecoli
la
il
si
contefa na-
corfo
di
tanti
4itf. ove ha fuo fine 1' opera . Si projtf. num. a ftabilire la medefima et,
e la doppia colonia orientale , che venne in noftre
fpiagge con diftinguere i Falegici , ed i Fenici , e di
erti la gente pi eulta, qua! fi furono i Gioni . Sembrer ftrano, che Omero molto avanti la ruina diTroavendo
podi
i
Fenici neli' ifola d' Ifchia a Napoli
ja
vciniflima , niuno degli antichi, n de'moderni fcrittori
il vide:ma far di pi alto fupore,chc elfcndoci due
ben lunghe lettere incife in marmo in Greco idioma,
le quali ci rendono certi, che ne' lidi di noftra Campagna ci erano Tir), e Sidonj , non mai quelle fi tradufiero, ne taluno ne fece bell'ufo o per l'origine di
noflra citt , o per la lioria
Con quanto lungo contento, e con quale follecito Audio , e grato inficine
s'
il hi Urano
quelle dite pregiati (Tnte epiflole ( monumento antico, che non v'ha, ne fe ne /peri il fecondo) non penfo, che ci far, chi fubito non fi pie-
Nh. $60
ficgue in quelli
ammirarne l'ineftimabile
ratit.
ne feorge
ed economia
la
quale
la
volume,
potrei altres
ridurre
in
quello
no-
Digmzed &y
DEL
OPERA;
L'
xxxm
BREVI SENTIMENTI
Raccolti
da
fcrittori
bene
ces
,
in
antichi, e nuovi
afljceniil
<hwK Tip!
ini dToTutGlTB ,
alla predirne
Tifi)
TlHlhitUI
quali
fem brano
opera.
lfHS TI tri
Sat-
ThiKii
lib.t.
occupali!
ed muri pmmonto-
(Te.
nBm.i.
Ex uno
Digirizod Dy
Ei Biinyta^riu/lic ts
>j>b1p.;i ho.t'
6w
itK'/.i:
eVh
sti
rot urols
i'
^1'
"iTfia-
dirikynv
s-Lr,y,'..y.v
nw
ran-i-
i-fi;
fiakura
ittxyj-
^"fii
oT;
rAnr"." *ai-K3to<sTiii
to7s
[ji
s'j_t-.'
S;
pKaftf,ts
qxmur
amnibm
ab-
fiate, fed pkrofitue m'ijfi facete , vtpoie band d'igni , ut fi-quemur: de ih unis iuJiuum )':;<; .ijuct plurima rete firipfiffe no.
vimm;
ncque lontra
trntes
philofophar convenir.
fi va/lei,
&
monumem
le,
hi-
foriqiies
&
ter
7i
Stancar
jcui'.c
rf cfofei,
Dt
li
// f/J ferrali de
que
Iut
lotti
pbiKUK
le
monde
fon opinion
M.Mnicrtc
i emife de certame!
RilMiun
dir
que
Londra
psrf* ^u'
penfer eiitrement
Dh
uncrLilins.
fnjtss
pa&
les attira,
e#
&
il
par
efl
iW
loSn-
10. 1.
diffculti
o;
17.
WS-
193.
fiffifameW prtmve
fur la libctt
17^1.
M.
qii
Reinhard.
Berlin. 1761.
-PR/WCEPf BMINENTPSSIME.
AD
egendum non ftmplici vice aggrefui firn , Princepi fplmiiJ:i;,,r ,:r.,r.:ri, . -:,d:t>r.er. alh-ar.tm . Jl-:i'. nr rh,r:j* 1 i>c.
/kwj fwra eruditami orfcrg.n . :.<;;
,
ab Ditte
indole eque, oc fimgik genero/o , licei de.
namenti! prxdiio ,
Lingua C ras prefifora tpc,&
fii/imi Viti Intubi Martelli regi!
orimUlilms -difeiftis in ine urte fiale
fide , qui hi Grtcmkis ,
fini dm demiratu! firn , qui fieri pprima! tir, elaboraium :
sntpiijf".' d.i h-m- mulms rum
tt-ir, t'M.jns
..fc tiii
:..
?:jS
hngcm .eiaittm i: :n hmcm
,,>; ,;r/J-.:,v.i
jcriptoribia
prtftriim homero , sique
erdnis
lamerint, qua in primi
;
&
&
^uJ'omlmmTmii
mimi
'
ewf
loia
,
tam
&
p'imum
obi
fpte.!i 1 i:ltm.r::
wgul.Tii;:,:;,,
?;-.7.'.-J
in ine
-r
vdtqitivitm n-Ji-
ter httc
citrife,
ftri,><
&
.-
Put
ti-;
j'jviki.
nua
Imeni
egregie ine-
h^uetml
pretendi
Itiiqt
uL
ffi
.*9wr
^uamX^uTfibeU^um
1!^ *JbSPZilS!!!?,
JW
e*!, /
en
nfipen-
ile cogitali,
refflit,
aitamen
etti Ih
<t
<
"fi
f
tfrei! , li plerique omnti imis odjcfi Jth piacene , dum fenbat , e
contrario eofdcm , qutm pur efi , laudibui cumulai , exomatqae , exqae
pectore . Cm nsiem ite
fine laudei non in ere nafimtur ,fid in
Temi.
>
om-
&
Tue
hoc
lem propaga?
n,l
cantra ejl
aoMmm
edatar ut
, vtrum
ione/lari, furo conqutn arbitra Emtnenifiim* Pot-
hcem
ad extremamque
pafcrita1
rJ
Ncapoli ex Regali
Dominicmorum Canotto
Omni
* d.
j.Id.
OS. tygj,
ventratione obfequenlilUmiB
I.
U. J. I>. D. Bernardin
Profcfor rcvideat
Ambrofu
in hac
in'fcrtptk referat.
Studiorum ISniverfirate
Danna
Nespoli die
8.
Apri-
in
Napoli
^"nT'^e
nuova
tn
Scc.
il rjiide
v?rfola'?Ja
eetiimoan*.a olle
''''to'
t0},,TZlic
tarili
t'frl
d%"U
dona f impicC, ni fi :,:,::, .li ,i.;.kJah si .i:iu,i,.-njj;i-j n.C.i..-como Matterelli , eie delle ftefe , e di ogni allra parie della Filologia ha fapute fare ben ricco reforo. Anzi fienaie Giacomo emacio intitolando una fila epericciuola al //rande Arnoldo ferrier , non Jolo gli
fa graia ricordanza di quel , che aita da lui in fua giovenci apprefo,
ma prole/la reca, fi a gloria di fimpte chiamarlo in a-vvenire fuo Mottoi," il ncfho Giovinetto I/hrn abpalefa una fimik
K,-.-.nd;%-.-..-, .1:
animo , con franca fchiellexsa pubblicando nella prefazione da chi , e come
abbia egli ricevuti ;. i . chi .J.; l'i:-:'; c^ipinmiro .ali r fua Opera per avventura fi richieJca
Sono di mi Liuti, Ciurme il nojfo Achille ha.
isin parte condono a lieto fine il fuo lavoro fatiseji-bm :i/i:;e ,
gnijfimo, non eie delle /lampe , delle giufle lodi, di cui la foggia Au.
/Ir;
..
XLIV
tichitk ha finente adorni coloro , eie altra fine imi hen riguardato
che il vanto , e il decoro della Patria , e fra le quali rimarehevoliffma quella , che pens l grande Omero ; Che nella guerra C i/leffo
pugnare per la patria il pi faujlo , e lieto di tutti gli avfpK
Toma perci a fummo pregio diti* taftra inmenMrofa Napoli il travare nella fua numerofa , e giamSmnu NttihS ehi prende cotanta
cura della di lei illutlrc fama, e chiaro dime/ha infieme alla fi-diofa doventi: , che nella pili frefia et ben fi pojfono intraprendere opere grandi , e degne di ratafi letteratura , e di maturo fenno .
Die
16. menfis
...
Bernardo di Ambrogio.
V'ifo rtferpto Sua Regalis Mejcfiatis fui die la. eurrentis tnenanni , ac retalione U.J. D- D. Bernardi Amhofii de commiff,
fiate Reverendi Regi Capetlani Majotis ordini prafata Regalis Mo-
&
jtfiatis,
"
&
III.
firipttonis impediti.
OignizMD/
DE'
de'
-iJ
]
93
delle famiglie
onor
fotte
C 'P'
non
fingerlo
per
amor
ma
della patria
altres
,
le
,
il
eh'
prin-
grande
avvi^'N
Ma
fundatori
ne non
""'
ri
dalli
ft<
DigitiiM &y
dire nella prefazione di quello volume, che per trillo deftino non v
ufo d lecerli, f non d pochi , perch pochi fanno, quanto a
{evale il farla, ed il gran utile, che ne ridonda.
in
delle
allo
si
all'orientai
fi
pofa
in
ci
si
llr il dottifBiiio Mazzocchi Turi ifiloori Tirrenici , e ne' Bronzi d'Eraclea, per tacer aliai altri , i quali eziandio ne diedero nelle lor opere
grolTo faggio . S fa,- che vi ha non pochi , i quali Midifconfi di tali ihidj, e gli hanno a vile, e danno ad effi nomi fvantageiofi
ma altri all' oppofto rifpondono , che fa meflieri aver mercede (6 quelli non
curanti l'erudite dovizie orientali, perch ebbero la trilla forte di
:
mot
indi per.
ti i luoghi delle Tpiagge di noflra campagna han noni Fenici
chi Omero-fa per gli nofri mari per lo pi navigar Ulili , mi piace
determinar tal viaggio finora fconolciuto : in tetzo luogo palfer non
poche voti, e gli altri monumenti, che quella gente ci tramand , che
:
i.
>
Scrittoli,
bui
ricavila li fiori).
Digitizad&y
DELLA
.CITTA' DI NAPOLI.
ne' Greci fcrittori fi rawilano , ed alcuni ancora durano per nolra fima. Indi fi conchiuder bene, che lenza tallo la noltra citta fu abitata da' Fenici , ne vi far alcuno, che il vorr contendere.
j. E mi piace cominciar da Gaeta , per non portarmi pi lungi , e
n'andr per lo folo lido terminando a Capri , e Caci rincrefcevole mo
to,fe anche ne girli per gli luoghi mediterranei: e fi vedranno tutte le
cin di nome Fenicio , lenza che o muti elemento , o ve n'aggiunga,
come coltume di certi eruditi ,e poi yoglon fede, non per altro , perch fon tali ma li cerca il vero da chi legge , ne li penili a chi il" dice, cai et , ed in Greco KaiaTTa, l'etimologie fi ollervano ne'comenti di Virgilio, e di Strabonei a me piace ci, che nota Cafaubono in
quello geografo pag. 156. Grammatici alimi { nommis caafam ) comminifcuniur: volvrit enim T*pd - mun dici , quia Hi incenfa funi nave! Trojanatitm: incerto, in quali lidi incendiafTero le navi le donne
Troiane, fe in Sicilia fecondo Virilio, o in Crotone al dir di Strabon e,
o in Gaeta, come vuole Plutarco in Romaio:ma l d per fcuro.che
l' incendio lgul
per la noja , e grave tedio del viaggio , ttdebat pelagi pirfent labarcm . Or la fola Cajeta in orieniaiidioma , cio s n
diri dinota urbi udii
onde coloro, eh: fcriflero , che nel porlo di
quella forti l' incendio , hanno maggior pregio di aver detto il vero
4. Siegire nello Hello lido la cittoRMiA- , c poi aggiuntovi il digamma li dili Formi* , ove il grand' Omero finfe 1 Leltrigoni , anche voce
Fenicia, ficcane fi diri nel viaggio d'Ulid chi non vede, che Orni*
ekt di n-rn, ed anche movi, cio ormia, dolus, infide, come li diinfidiarum ; li sa che trame ordirono ad Urine, ed
cene urbs doli,
a' fuoi compagni i Ldlrigoni Od. . Oli ha apprefo folranto il Greco
,*
&
Greci
Per
ilabilire si
citt
nel lodato lib. vr.Ei. Aa'mr oir rmnca. Lami cuccila urbi; ed i noto, che *ore> Labrn li fu fratello di Goliat 1. de' l'arali p. 10. 5. ed Leftrigoni cran tutti giganti, minturni fi dittero da TW^B a magnisarbortbm, ovvero a luco, qua! bofeo ivi era famofo,onde Liv.lib.17.c57.
lucum Maria (riempia) de celo tana:
dice Minturnii <tdcm Jervis ,
e Lucano lib. a. V. 414. Umbrofit Luis per regna Mariti ; Plutarco,
&
S'mveffa, e Shnpe
che
il
Bizantino icriveBirii'i
pu
ufeire
daino,
oleum, ovvero ofa, fon troppo noti gli oliveti di tali campi; e fe
pregiavanfi pi de' vini, che nominavano da' loro luoghi, onde
fon celebri prxla Sinvefana Mart.ep. 3. lib. 13. i Paleftini curavano afr altro li nomina ne' fanti libri. Indi viene il pi gran fiudi noflra Campagna vulturnus : al Pellegrino , che riempie afli
in parlando di quello fiume , anche vien rilento dell etimologia, e traendola da -joIvp il chiama volteggiatore , e ci vuole afficu1161
j Latini
fai l'olio,
me
membrane
3.
4.
Cajaa, Femia
Ai'
Lami mfj
Miynnnt,
rare
Digiuz-cd 0/
rare, che non altro fucina Valturino i,t non trover chi il creda.
non cUcndo n Latina voce , ne Greca, chi mi pu oliare, che Tenti
mal grado il deduca da tnn-i
gli (lem elemenii lignificanti
, effondo
abforbem-malos , cio navci : che tal pericolo correder i navili in vail fa dire il ridir Stazio dallo ftcllo fiume a Domiziano nelle
Selve Iib.4. 3 v. 7 a.
Camporum ione condnr meerum
1
licarlo,
Qui me
Red^legbut alvei
Me
Et nane
VII PaSSUS
Jtm
ligafi:
tubbidus, uinauQue
pl'tUS CARINA!,
ego
DUBUS
pontem fero
Affatra'ti
pcrviufque calcar,
[pudet) am'nis
effe
Fenici
Volturno
il
diilro
cap,
,
&c
giacch non patir-
ai (ultima.
Diajttzed by
fi
'
J^G
" a
''h'
gran%lmdio\a'unitc
Di.-,
piffer
affili
il
indi
:,,
Accingili
tcl!:ir,nr
Che nel
Vinone
fiali
Marzocchi filmano
dalle
;ontefa
feme
noftra
in
i^fii
ftcf-
t.l-:--
eJ io poco innanzi
Tuvris
citta dinoti
Ni'r^lIliiK.
me
Cw^.in Gra-
di (fero
la
quale far
affai illuflre , la
fiS<m:
nni cnti
giornante perch fcrive Strabone
tal
j,r//;.,, t
ci
Bod lari,
collina
,:i
C. :U :.:.
Ilchia, detta
TWViij'JraFH
7.;
'''''
It"
fi
fiio^viftigf "
pentimento
ro
mat
Greco ne porge
pan.
573.
in-
C;-,^,-.v h
lisi
f^X. Si?
S: 001
:he
Irli "mJ e;' ivi:;:
rt- tr.
,
Calcili;!; le avc^ni duo tal iiame dalla Inr O.iih.l , forza credere,
che anche qu;lla non in altra uniti fi in colinola. Nel lib. de' Giudici
cap.io. 5. l legge un luogo limile a Clima favellandoli di Jair Giudice
l-
.1
d'Iftaello,
Trap, ed
in
&
>
7.
arftli
^
'
0 Volcano,fon nomi
pretti Fenici;
alquanto ndl'ifola
di
gran
n"in: non fido Strabene defcrive nativamente gl'incendi accama anche a di noltr le ne veggano aperti i legni,
caldflmi bagni
e le cocenti arene, e falutari. Non dar naia,
f
ofo contendere coli' immortai Bochart , ed il gran Mazzocchi , che
fono iti per altro fentiero in rinvenir l'origine di Kpaai. 11 primo nel
i. c. 33. il trae 1 flento dal Siro ravvi , che
dice dinotar
orvero
duti in quel'ifola,
oltre
f
Phaleg lib.
fimui , ed
indi
SifWW,
da
in quen'ctimoogia
ttm nomenSjTMC,
go merc ad
uom
fi-
ti*!
lavor;wafi
molto vaillame
di creta,
come
fi
fa
anche oggid,
li
Plin. Jib.4, c.
8.
vegga
...
;.
origini
pachi
gran Bochart nel Phaieg. pag. 517. comech l'origine di tal nome e diverfa da quella , che io qui ho appella . Non mi fi vieti , che ritorCoiai vocabolo foltanto nel cap. 11. 18.
ni all' min fimu di Bochart
del Levitico fi rawifa, ed i il renebrofo , e di norion s varia , che
g' interpreti fecondo la loro ftrana voglia P han tradotto , fino a darci
xo\rtitX*a , ec. ed i Ioli Talmudici , e gli Ebrei della Cagione barbarica, e gli Arabi, i quali Tappiamo, che fi fono per lo piti avvaluti de'
.
A'pifjoi
ne, die
Plinio
facolt
e
fi
non a Stratosa
quanto va-
Oigiiizoa f
Googlt
-dall'ortografia di
Strabone,
e.
fcrbando tulli
gli
elementi.
Se dunque lenza (tento troviamo tre nomi dai fuoco , del quale i piena, avvifatamente diti a quell'itela, e miri e tre Fenici, non fi porri
tra due, che quella nazione vi avelie fatto foggiorno.
o. Piace vifitare la vicina iflctta amena, e doviziofa , che gli antichi
finter,
dine
o (limarono, che
prochita
lignifica
,e cos:
w^bi,
ed
iremuoti
la divifcro
dalfchia,e perci
li
ha
in Latino franga, con aggiungervi la n ,'che al paffato fregi fi ogli propria . Se per taluno avelTe vaghezza di
, perch non
prendere Tua origine da TU Jwwwi , io non gli farci molcllo , perche
fembra, che da tal fonte la trafl il itoftro Stazio nelle Selv. i. 1. v. -j.
Hic videi Innrimen, UH aspera fnthpi farei.
io. Ci avanziamo nella deliziofa regione di Pozzuoli , renduta piena di
fama da'conlli, ed impp Romani, e prima da' Greci, ed antichiffimamente da'Fenici, ed ora erma, e di fqualore ricolma. In efla v'ha adai
voci di quella gente, ma pi ne diremo in parlando del viaggio d'TJliffe. Al principio ci fi para innanzi il colle, e brieve promontorio ditdifeno, U1SBMUM, e perche veduto un poco da lungi fembra pi acuto,
che gli altri monticelli, che gli fon dapprefib , i Fenici il difiro tira,
che lignifica fiopulus mina da 3V acuere , indi viene T=> , e Tt>n
e
vaglia il vero , perch fi (tende anche molto in acqua , fi da a vedere
pi prefto alro, ed acuto fcoglio, che altro: e fi confi bene, che Giovenale nella fat. y. .57. dice, che da Clima fi vedeva in alto Mifen" 1 fi/pedui Mifenm Cumii . Sieguc la bella (piaggia di Baja , BAK . nome intero Ebreo rea , ubi Deus, cio divinatio : che quello
luogo flle venerando per gli oracoli, oltre Omero ncll'Od A. e Virgilio
mette
__lTEn.<f.
Del
E
quali vi /nfero
-ri
i'
moderni fcrittori credo Mifeoo lituano tal villa: ma l'oppolio fcrive Tacito rapportando fa crmla morte d'Agrippina lib. 14. 4. Dunque (.Vera
taatrem) Bavlos, id.vilU nomenef, qu promontori um Mifeiiam iliBa/anum Ucum flexo mari altei/vr : quello laco fi il Lucrif la villa di Bauli flexo mitri elluitur, prefl Mifeno il mare non
forma fcno alcuno, ma folo prefl il Lucrino. Sembra fpiegarfi pi fcolpitamente Dion Caflio pag-oio. v. 8. ediz.di Reimaro defenvendo il porto
ter,
&
no:
3.
i' oriente
vero
[ire di
quell'alt
vj
OigitizM by
M*
Jnnghexza.
Suetonio c.ifj. toglie ogni dubbioBfjfirum im\i;'<-'! u::<i-*-. ;l!w . Puidoianas ad mola joo* fere
er..;<, :x i;
f;,im ficuri che , fe giufa Dione il ponte
giungevi a Bauli, e Tranquillo vuole, che clli ne giva da Pozzuoli lino
di E
Milena, ma tal vili in ci
lttila urti incredibil
ai
fjlpnmi fai:?
f\u'ku'c
n "li
'lei
liifcerio
fa
Onerali''
.7-
Ma
mi.)
il
aliai
preno Mfeno
fcmbra clicrmi dimentico dell' etimologia , che
argomento me! tere -avanti Il verbo 1f3 domivoci, c quali i lsi. interpetrano xu'tfi-, vyi.
me
ed a
ameno
idolo Baal,
ii.
ma
Siamo
altres
giunti
al
tic!
i..nt
codice
non
Iona princeps;
il famofo
dinoti
folo
nome
di luogo.
lago, e porto Luchino Cilito in gran
nome
per
.rebbono lun h (1
11 iU. , forre patte
: proporremo. I Fenici fcrivevano Jip ? colle itefl lettere, che lucrius, e dinota ad tarau; che le moli componenti un bw ii|ipellsvaiicortma, il fanno certo le parole di Celare, che riferite Tullio lib. q.
114. al fuo Attico, e fi palla del gran porto della eliti di Brindili:/!*
iroqm porrai corna mola /ncmm Son ben ricordevole , che Spanhe1
iio
fifra Calliriui-.-n
pmcummf
diri
(l.ibililce
Qji.il'cuiH.jne
ma mi
fcjvi:...- ,
ediz. d'
vo
in
di
Lacrima s'ii)R[[ti
gtfOfjr.
'
li
>
monti appellai
pi-:-
;t-,T.ua
ita
Pindaro
']
>v
Inoltre nel l' annoi. i/.ium a aci.aei- i'i.volo
ti
p-
male la
sa , che
M .',
legge pag.17.
tipttnt,
dell'
lnultrctruo-
panni
ed
ina
citi
t! pannai ,t
fi
pruovl lan
pili
ragioni.
DELLA CITTA'
1'
ArL;.;n.
Q'mmwh
Eri
ma
no
li
v.:K?..
:i
non
nifis
mo
tots^
DI NAPOLI.
km
il
il
Lucrino,
ma
tifai Q'ttaioTo
il
gran fiume
gi a fua et l'Oceano credevafi il vaftiflimo pelago . Ed ora mi Aiben avventurato d'aver rinvenuto , che Efiodo chiama quello Lucri* nella Teog. v.788, onde rimane ferma , e felice l'origine orien-
tale di tal
nome;
nove
decima s'immergea nel Lu-
te
'
il
;;.3 >.Ai
ii vyTnj aJ^S, Tvmp.li Mi;' tr.i
iw S' oVi^ra
,
nini, ti ri!
uSup Hulrurns , fms tj ibidem nqs fotabilh u
ipfum mate , /ed r.i enim-i ,:hiia: 1:: , s.ygh miushi potante! , fi vede, che qui parla del folo Lucrino, che era al mare, e non d'verno,
the n' i alquanto lungi . N veruno dee turbarli , che Efiodo chiama l'acque prell Baja llWm's, perch ivi fono anche in Omero, e gii
prima di me a ragion buona il ravviso Oliverio nella Sicilia ani. pag.
fluvio Occam
4$?. lin. 1 1. En ut di/erte mt ( Homerus ) Uijifem
t-xivfli in m,-,ius, asqtie Utifium mure, quorum hoc intelligi man
Tyrrheiium, Uh vero Lucrnum fmum,in Italia opere docvi. Se dunque l'acqua Stigia trovava!! nel Lucrino giulta ci , clic ferivi Strabnne,
ed Eliodo , la di cui decima parte entrava in corna Oceani , \' Oremus
fono l'acque Ba;jne, e quelli [lue .r.itoi non fi polfijno contraddire: e
rendo il pi gran merito a quello poeta, che ha ferbata la voce ir,
quanto
rilevante
ed ha con felicit interpctraio il r^p ! ad corrai
Di
pefo, ed urgente fia per l'intelligenza de' due principi poeti Omero, ed
Eliodo, che l'Oceano non altro , die il mare ili po/./uoli , innanzi ne
dar neon trattabili , e lunghe pruove in occafione di difiinguere il vLia.,:.. .iMiin::~
~-kl r.
..^
1
intuii folle
il
Lrc\t fono.
Fa onta ad Eliodo il vederli un groffo filli, in quelli verli ,ne quacon Jbhme maniera, come e fuo collume, parla di quell'acqua Sii13.
li
fi
mi
l'
Multimi {ngux)
fiumhie finii
m'iem ni-mm
[nero
Oceani corna ; decima vero pari attributi! e/}.
Ni-jein guidiin ciroi te\r.:.;!.j:i:- , '& lata derfa Borii
Varttcibiii lineateli
p-.r
intorni, in
mare cadit.
|ulaBF,(
onde poi
furie
i;
inuriiis : tanto pi che Dione Calilo pis- Sfi'dell' ediz- di Reimaro oppoftiflimo a quello ciano gettalo,
tal porto (icuillimo a' navi, che quel confolo rendette
AjvyVnsf sanciti \iplia< Tatrti^uTsisi niif^ir , grippa cmt
cjfecit partili navimn palloni aptijfinioi, cio j'Averno.cd
Ma era facile a Silandro, Cafaubono.ed agli altri comcndi comporre quelli due fcrittori , e quel!' jj^w- rifarlo in
ho parecchi efempj di lmil Mire di coloro, che trafcrivcvino i libri , di mutare 1* 0 in a , mi mi fo pregio llranto di
quello, che in Teofntfto vide il grande Spanhemio in Callim. pag,^!.
il belici ,, J?
ilatimu
nii.
71.
e ci fa lacere
li
fctfsiiSit,
il Lucrino.
tatori
i TtjHTtli , utili! :
ove leggevili W i-Jax.uto, m vece ci k'i. atititas, e di tal correzione ne vuol fama: e di quello di Giufeppe Ebreo A'i^. L i,c i. ove
parla del fiume Eufrate, ed i coniatori han pollo irte firn in vece dittici
13. 14.
Limghi d'Eliodo,
Suabonc ioloroo
il lago
Utiing
icHituiti.
DELLA CITTA'
in
che
fiiiiui ,
il
limai
dottillmo
reltitnito quello
DI NAPOLI.
it
Reimaro
quando era opportuno a porger luce alfiio Dorico. E chieggo , clic s'abbia per buona la fcu& d eLlermi molto divagato nella nativa etimoloLucri!, ulcito ili TV"1 id emiri : ma il compenfer , fenz*
fi domandi, co:la
brev::i in curii. di fm-r-H
15. Strabene ci guidi ledele ;>cr l'origine Fencia d putf.oli ,
mentre parlando dc'campiFIegie^ehe fino prefl tal citt, dice eie;.;-;.
Ti VKiytmi mAa,uin> nifiiiv ,i
ni -t n; y,yx,,ti uiti*m
ix
AfcaSi., di un. *.*.' Ti flZPlMA'XHTON
J-if. un SI c'c.m,
ffiw rff rain^o Fjcgrae nomine, ac de re ibi cum gigailibm gefta fa.
gia di
che mi
ferrilitalem
hi
tu ^ntJ.pi.gnrt-j/f,
e nel Geneli 30. 8. leggiamo due volte Mi voce 'n^r.si o'.i'b iSinBJ,
e S.Geronimo li aj.itatii piii creilo della verlione de' Lxx. vecchi,
che dell'originale, che ci d, hllntianibm Dei MLitn Jum : indi nel-
ne fama un nome proprio, che a me molto giova tnw; ficch non li potr dubitare, chePureaii liafi coli detto, cio urbi cmnaiitaiit, liilU, perch molte nazioni per 1' ubertolb
fuo fuolo, e per l'amenit ne contrattarono il dominio; e ^ine, ovvero o-nnuj, cmtemhnei lgnificinti, d;i.
lulUtus c-t. E Iorio iti
molto lungi dal vero ed antichi , e (rclciii icriit'jr: , che traITcro tal
nome tibuteis, ovvero ti pinete. e
clillI
,
i",iin creduto pi antico
Dicnarchin , che Putceli , come fe iMLti il. iti in tempi pi rimott i
Greci, che i Fenici : e fembra fegur cotale opinione il gran Mazzocchi ne' Bronzi d'Eraclea pag lo. dicendo , D'n x.irrhin , ginn poliea.cohiim Pmeelnnti : oltre il Oliverio pag. 1117. il quale anche afl:rhee ,
Dicxnrcha amen ditti ,c perch Plinio avea Icritto femplicemcnte Fineoli evienili Diesn'1-hia dilli, egli vorrebbe rilare , Dirtxreiig unteti iRi . E per ultimo , penfo , che nella voce Putenti vi Ha rimalo quat.
che fegno del Fenicio, perch r.i
na[iv:inier.te u'eire-bc pi-jmili , e non Filiceli ; l vegga Perigonio ridi' annoi, in Eliano pag. 745.
16. Rimane, prima d'imprce-re il linaio d' Llide, e poi arreftarli
in Napoli, d fare un curio fuggevole per altri pochi luoghi rli Clima,
e di Pozzuoli, che fono dentro a' lidi , e dimoltrargli tutti Fenici , il
clic- viepi confermer ciicr vsiuita t.d ni/icne in iinfiri Campagna. Si
cominci dal tanto rinomato averkus , che pochi dubiteranno , che
non l a licito da ini?, cttims ; fra le n,i-/.i;>r.i ciT.'icne del verbo njt
vi ha extirrmih . Per far certa quell'etimologia, altro non v', che legfiere il principio dell' Odili. K ove Omero col fuhlime fuo dire deferive
wmA.
hi c.liyne.e l'orrore, ove abitavano i Cimmeri ria, mi
film, 1 quali verfi poi tradottili da Virg. nella Georg. 3. J57. e da Ovd.
lo fieno verl
il
tello lauto
-.
: l-
B
15.
10",
Filiteli ia
nelle
Fenicio urli 11
igitizod by
ingiuri
profem.il/ii
d'Omero
mia n
7-3,
si
nera, che
imo-
/>;\-;.<j
fi
>:-..
.1
cfer
ili
Pr
fii
flato
la
:n\m/-.\
Etimologia
di
CV.j.i/'...;;
iib.
r.uicctiil
Cerna, moine:
e di
S. c.
,
Igieni
Terra
ili
li'joro.
tnpur
[)
t-r."jr,i
mii
qisl*
-i;
i.;.-.id
sino Irago
avvilirci in
m\fj.ui tk
Anzi Pem-
i<;::-l.riitt<t.
che-
autori ti di Polibio
it'\tyr.-i
w, ifffi V /
ma io dirti con p
Tt-'j
le
ih
;.;>-.;'.
rapporta
Kinidj
/'.
il
i.kaioiiu-
Chi-. =ri;',
N.J.'.'j,, elle
J ;ij
dhas pcf
mpi
li
ii.rf:
liice.lno
:
-a
itini'ii:.-,
iufla Polibio
lecito pronunziarli
F /:-".:::
qniik'i i
partito Pilg/rra,
e poi
Pih^us,
10-Pet
iS.
Ftniti.i
14.
in favellando della
poeta)
al
cr
i.
Hsmt
naVg&ion d
"
Ulific
eftndo proprj
di'
quefo
'
t'Etite
Iudjo
traCums,
ti
il
;V:. L.,:l.
S-;;;
ed
DELLA CITTA'
ne,
eie:::
la
di
Merari
l'esatto
^SS"
le
lingua n' e
EH NAPOLT.
,
u pgo
Edipo a
iS
me
quello
1'
nudi' opera, e a
di
in
noflri d
Sono
'(lato
rellio
pi
mare, e citta
ce porri, lunghiflmi argini
che non di raro le autorit, comech gravi.
Io rilruovo quella voce HV**" ulte
la , oi ftiatintit , n quella citt , ove anclie furono i Tirreni, ginlta la grand' ;uiu>rii,i d
Straluni: p:' an/.i recitata , pt avere
altra etimologia. S'aggiunga, che eziandio stsbii fi ha dal fonte vei
JI.JJ.
fuaeo-
nome, perche
Tuliam
vocaboli fiafa
diflro da
13 , nii ffmmta : 5. Gcron. ao-w in
ii tr^.lir.:- ft.umn.i, <A
r.xx. Vecchi
in DJi;!e ^
tal monte , ovvero pi lincer l'attendiamo dal dottili. Mazzocchi , proni -'t^'.'iibci tv/. Calendar. pag. 593.
e/m naminis verifimum erymin ex primigenia lingua . Ed ora
intendiamo, perch Orteiio da al Vefuvio altro nome , cio MtULUS,
che nafte di "via, exrinJrre : e con l'i.i.-.-r.' JiJTI.rvL.iiiU), che quali tutti
i
luoghi , ove fono Volcani , fi demomnano dal fuoco ; cos anche JErn
viene da tuin , finirne , gi offervato ila altri , ed io innanzi ho rinvenuto in Ilchia pi viti polle a quel!' Illa dalle fiamme, Inarime,
Pthscufre , Epomsm
Non farebbe importuno aggiungere , che quello
noftro Vefuvio fi chiama ancora Moine d sojimi niuno temerebbe;
dire , che viene da Sumrnanui , ritrovandoli in Relneliu ci. 1. 144. un'
exsvpf.rantjssimo
ifcriziune, che comincia iovi . o. M- svmmano
&c. e cita anche Tullia de divinar, e comenia , che Giove avea tal
nome, i^rclie creuevali noBiirnarum filatiniaa diminu: noi fiamoben
mentc i Fenici il
Giobbe 18,
ed
(A-.'E
col. z.
po
Siimmanus
nome Somma un de' retaggi dc'Fenici abitatori delle noflre contrade.giacche il Vefuvio tuona, fulmina, e reca caligini , gli Ila bene
moni Summanns , come fta a Giove Tonante , e poteva ci rawilare
Reinelio. Se nella voce =':tok vi l'tt di pi, gii i gramatici awertilcono, che li fuole aggiungere.
llo
'
culii
remplum fuerit:
ina forf pi
fi
confi
1'
14. Si uiCcrini
con
tari eltnipi,
che
H'fi'tW
'
il
mime:
diranno
die
li
S;.nn>
nume,
lutti
icorl
i lidi
ferivevu ai'rcsi
pipuliquc
.ftjT,//.Vv
e citta,
nuli ra
Sorreot:.,
.S.-.iiih
a!
c.l
all'irla di
Cipri, e
fi
J,;irav, porcile in
vicini
:i.:i
ii
fi
legge,
vocile rborrc i'v-
RN
iM.'fi-.
benefit cru .nume minare U doppio elemento
in RR,come da lai! fi poi l'aito myiJu, m.i C;;./ir, e jv-t,al che non
ponendo mente tanti nollri feri ttofi , fi Inno ben confuti intorno a'Ser-
r,aili,e
li
L-fmmo nd Ciucio
Strafini:,
Kii a,[[i
do,
c\>
di-j altri
convinta
le dice,
g\o
tu
il
che
verbo
c'inai:! :i;n
Comech
quello fiume
amichi Icrittori , che
ma mi duo!;, die gii dilato tra
ravviare Ina etimologia , la quale fco.
ih piceoo)
lo
devo
l'o
ditto, die
voce .IVw.'/ci
liau
la
fia
di
imporro
ori.ait .le
Vir.i>:.i:i,
tal
Servio
lia
:
l'autorit
nome. Abbiamo
ma,
il
in Fencio
Sarnai, e
ci dice
insj..
.-.lj.-
lgniiv
pag. 578.
il
Che
Samo,
TomJ.
15.
lama
c Simtflit ptpuli
E
nomi imlie
ovitnrsli
ci
IMI
na per
ABITATORI
lo
benigno
di giolivi
men
tene
la
ugnmcazione
>
di muriti
ed in
la fiate
fo
ve AA pi-iedo,
il
wfidhnr hJh;
merldimi
Murai , ed
vero
17. Se poi Omero ha peniate pi tolto al canto, che all'altre nozioni del htto, non fari ri maraviglia, perch quella pifi comune, e
volgare, almeno egli ha mantenuta la piccola voce ni, la quale dinota
/iifiwi , l
donne
le
il
genti-
fi
I.atini di dare
, CArRF.i , che ti refe filmina , per non dir luperba , per lo loggiorno ben lungo di due Augnili s grandi, uno per gli ottimi, l'altro
Capri
perglitrillininii coflumi
Al cerio
in
tal
Loia traile
-a
mimale
quelli di Capri.
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
edifici,
Latino perci
nati
iic'L.iri
non
li
ri
rome
duo vici
ed ben noto
ci
il
clic
Ilici;,,
ed
[ci. g. 17.
altres
'jiajrn
feri Ito
L\
il
nome, come rietra-rnM; , &c. ed in
numero del pi Capre*. Mi giovanile
fortito
limito
EUr. 3. iH.
J0L18.14. nelle
18. 16.
Verfiraii
ri
duo oppiiula
le
Ed
line
le
11
.1
lutar
falli
Icrittore a
riderlo
noto
il
con
ro,
ma
rclar
ci
il
anche
che aliata
li
laure.ilic
larto d.liVtrc
('line.
E',-.
>.-.cr
.f
(al
cc\ enti
e* ti
fludj
-r-lr
-toh
-ri
a' villani
oitr.-iiy,
OSts'
ma
indi
S incera in tjj
dil|K-tto
la
il
fi
;':>., m^m. vis ,non folo Omedi liaesjin: l sa pcr'i , che colui, il quale
ii
v.
per ogni verl Strabene, e
navigazion d' Ulille
ma niente rende 1' aniturba
perch trivellati anche egli dal vero,
rh,liiaram-(>
gi 'iutirpetri
gli
ftini (pra
fi
non che all'ordine geografico: e perci lij vago Eratollotempo della feconda guerra Punica di giochevolmente de-
dire
noni;
Mral-.rai; vcrlii
Poteva
avanz
vecchi leeoli
te a se ltcfio,
ne
teucre
fa meftieii tollerare ,
18.
ritrovare
pili
l'a:it:c.i, cri
fermar
1 pulire iti
,!
.1
vuj^o
Ci
il
J L"a.k
Ererefltiit
il
deride
te.
irci
; fu
30. Quindi larebH- lumaio tr-iln a tuie ad Eratrarene, Tuoi feftrc onoa- ad Uincro, ed ella ri!)vt:i!ln!c antichit di lui, in pillando in yiila (incera , the eran loro nJc< ili aitimi vocaboli di citt,
c di itii, perclic non Tirriti )-iu in ii'an/a a' loro fiorili, che condannar con ifvanraL viia i-ij-Nllainc ed ii poeta, e' 11:01 intcruetri con dirEiiaci
di
lai
poet
fi
ne
llo
!.
30-II.
l'iflruifee per lo
Cl\wh
nlomo
in
Itaca
clic
io prolejjiiu
de-
EticvcJefetiiione d ni viaggio.
JG;llh
Sirene, che
le
Sfili;!;:;
eroe
gii
la
prora per
(eriilori
\\
Opri, e con
come tale
asitichi
il
1
'
dell'
lei
Od
fuoco
u,
il
dell'
poeta
Ze H
e Cari<ldi':"or per
s'
apprende
he
lieto,
a;i:rar
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
compofb pfi libri, che in fini dell' Od. &. lo reftrinl d nuovo in
con iftupore di chi legge, e con
difint gtiifa, che lto coloro, che han perniilo il comun lnfo,non
-comprendono; e credo, che dovutamente il ripetcOmcro, quafi avefprev.-Jcite le limali" conufe delia tarda puHcrii, e id'i miin'chcvjnumerali interpetri. Mi piace anche avvilire dli.T
cosi certo, e diimto tal viaggio , the come li v>, cir anni dieci, ed
Omero ci nota anche i giorni, non che i meli: ed io forf dopo l'etirr,>i.-gc d_-':uoghi foggiunger quella si felice enumerazione.
54. E perch li Lim.i , che <i cucita, e chiara delri/ioiic Ha oculil
;ara valor dell'opera, e a me di merito apporre una
fi-. tu
,
carta, ove fi vegga
Isti ile! i:;c;c[c>
con quella eleganza , clic
l
tutti bramano : al acciocch fi renda onore ad Omero, fi prelcelto
farli dal P.Nicol Carcani delle Scuole Pie, e per rellringer molti fui
lode in poco, e per i.l^^/v'.j aneli;: j.li dice, non ulircndo dall'argomento mio, fi pu chiamare, comech egli il rienfi , l'Omero de' Matecui
I-
il
matici
come ab
1.
tran
tiaifoi
ed
egli
aven-
non
vi fa raggiorno
in quei,
ddvnssio a
Ulifle
Ciana, tl/aunu
voci Fencie
TATOR
FENICI PR
1>.
l'intero
i.tle
ib. is.
(pi^u
l'
chi
"
dal
non
nicllro, e
il
rei;;
pmova. Ave-ano
il
J'Aliriot
(>nv,itt>
il
dui
fpinea Uiilie in
^Miui'occliio, c.im-
cune .v.cmVo
Aprir
Riputi
e dilfiluli
prefio
il
pr-
E'u'tm.
OigliLzod Dy
DELLA CITTA'
DI NAPOLI,
ij
Meme
il
giungere a
d, che
ci
.ip'jn
bland-
lignifica
art? cifk
ut promontori uni
cium
lub
eli,
quia Libva:
oppolitum , ita lime illc art ! p'n chek Icngminabatur ant etiam ca'art a>n r*(
quia J"J;,.n , xj Ar'jwi , fhaates,
Libya
eli
&
ci;;!,: t-,, ft Q.i;d Grard st,' ih, mare K^iunas inter prerati lunt quali lc appellarentur quod unum tiaberent acuititi!,
cumque orb.cii arem. i'al.;?h ..r.?i l'.ui.l.'.ii ut vi.^r-'tiir alili plus fa pere , hoc ipfiim nomen retulit ad litum loconim ied peni!>Lir,!e
Cychpcs, inquit, ditti funi, qued rotuniam quondam infalnm imo.
liTnii , cuna Cyclopum federa Siciliani T^va^'w elle , & iriqiie min nemo neidat. Scd fuit Ime rfi.-< ir Vj- quod, ut alii, Pu nitam vocem e'Gracia peti voluit. Fona che conelii anche, f
.
ha, chi Idcgna quelle origini, c quelli lludj , che l' etimologia felice, ed ha prevenuto il mio bilbgno: n so fe io avrei avuta tal ventura ; poteva per il gran Bochart proporla in pi corto dire , perch
iemhi.i, che non una volta ripeta lo fieno.
vi
3S.
ben moicAn
pag. \6g.
kai
ga
ragioni,
L'r.iir
le fue
il
i.
!.
1 :
jj.cr
1.
.,
cefi
a:;ur.t,
pun habitatio
Tom./.
ri
.!,le
Thec-riti:., Mr.Lho:i;',
Mela,
laure
S;
aliifquc
a
Cvclo-
Lilybi-o
valde
re-
un
fol
occhio
rotondo
i!
.1
ni.,
ni
!;,
idi,-;
n.iiira
perci le
vuol ridurre
eri
gli
il
favotofo
ri:
il
laP.c,
Mi
perch lincntil'ce anche quelle mie brievi lanche, tanto pi die innanzi mi lincer con ilculpite prnuve feovrire che nifS-ei-r* , la quale fembra in;
tir.inv.i-.fe di/iiii lirica, epa (i nativamente Fcnvi.i ; M ancora perch vi fini, le non molti , aimen pochi , i quali dir v.irr.iiir.o, die il
grande Spanliemin tr.< nvii iifmo imun/i ui'le coalizioni delie monete-,
ma non tanto nell' orientai fapere . E Chicago dr tolto di colpa, fe
far
cosi con
per buono fpazio mi fon trattenuto co' Ciclopi, mi non
gine.
Uirlia
miitii lun-ll.i
frangbili, e ne riport
3J. Si lifpomli all'acculo \
il
.^h^II-.-.uii
di Sj*.-,iih:ti!>, vi
Zj-.aU^a cuimlSocIun
In quanto
all'
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
voce
juefta
praci-lh
Mi
perc:,c
>oe[i deicrive
il
quel!'
Greci
Itiiji
.s
rie
ben
trailerc
fotte , e
con
mura
di bromo. Curii: (: ile le Eolo da 'jis, i-arrm-, e tal nozione di quevoce !,i ve = v,o nel (ili. 7 i. .1. lecorv.s liivilllmi inierpclri .
forza
eon ledine, che n quella, ne quelia de! g-.in B.icliari lon molto felici eonghirmire
e non deve iiicrelcere , c'ie li (alci ai! altri invellig.irc lili propria orism: ,ii si b:iia la voi a , 1; pur li tros'errii , perch
ere. :;.- ili-I
anti.'iii Greei, ili; 1." >.< (itile Il.ilo veramente Re di queil'
noie, li riCponderi colle parole di un gran favio Cxcus cji qmf^us
Ma
lla
lorrL4.p3g.37c>.
mode
r da quel
altrettante notti
41. Cos gli antichi, come i moderni Scrittori iunno fperimcntata ardua io!a l'intendere i verli d' Omero in parlando de' Lellrigoni , e vail
vero, per averne detto molto, vi limimi fparla piii loka olcurir.V:
balla leggere ci, che ha:ii:;> icriti sii Accademie: de intuizioni, c belle lettere tom. 1. pag. io"8. ci!7- dell'Ha'
Cirri pericolo anch' io d' un
per&nientOi ma non quella mia cura, folo dell'origini delle voci.
Omero quanto defer ve bcllu , ameno , e fertile il terreno Lellrigonio,
lanto ali oppollo ci fa vedere barbari , e micidiali gli abitanti
11 Buchart fa ufcire Lsfirigoiiet da pii-' ) , Ics rr.cvdnt pag.
ma egli
parla de'Lellrigoni di Sicilia, die ebbero anche il nome di /,<
i.
1
e perci ufa la voce
ho; ma quella voce non fi conf poi a'LelKgoni di Gaeta, uve l'uomo erodi tifiimo afferma pag-sSo. che anche vi
oggiom& tal gente ammiro , che non gli fovvenne , che alcuni degli
anlieiii fioril
e general ncn comprendendo il veggio il' UliCe lilna,
rono in Sicilia Lcftngoni; e quella la ragion Cavia , che molte regioni nominate ila! duerni poeta' i ie^oTio ne;;!! .l itoti d' inferiore et
o raddoppiate, o inolt'pjc.tc, teme 1 Cimmeri, ed altri luoghi in ifpcv
zialit quei di Pozzuoli , per tacere f Occam , che tutti lnza eccezion
g'ia
..
Circello per
l'
ifola
di
Ponza
D
*o. 41. Eiimologn
di
Eolo Re
at'
vni
iliji iiilitilc
ftrj,
iB
per
Jirjrgoiics
una per
belle
cu.ili
Se poi
c<
perda, che
li
de'
f.tr
filli
ivi"
nome nativamente
fiiRionis : e non
libri.
de'l'imti
uccider tulli
llrigoni
fi
le
s im'efpreffon
altro fcrittore.
4:.
Ili
q-.A-ll
.!- fdviiiy:.!
e <ivi -r.iiikv
feni-
trillimi"!
le Ulifle, e con un fol legno li rifuggi alla maga C!BCE,la quale non
fi (lava nell' ifoletta , or detta Ponza , e non troverr chi
s'opponga, le dico, che il vero, e vecchio nome di quello luogo li eri
onde poi Omero riandando la lignifica/ion della voce finii; c-n
,
liiii^iiillnia , che tanto piace . E
fna fcraciftim.i mente ia !..i;,i l",;. ti!
per dir predo , fi ha dal Fenicio ma il lminino .1313 , cogli Melfi clementi, che Circe, e dinota dmria, jrw :n:;>h.-ii ,\\ che fpiega a dovere
l'arte mcanlatrice di tal femmina, con dare 'viandanti bevande s comf.cee.i diventar belve
pone, e ponnti , cr
quindi ora intendiamo,
rib;,':^ Od.'.
perch Omero le da l'aggiunti di l-M-.tia Od. 1.
vj6.T.etM<pr)i!ui'! Oi.>\.yL\. i quali tutti racchiiidonfi nel verbo orientale
TW , il che non vide Bochart , comedi favic cofe , e molte dice di
Cir;e p.iL, ;S3. Sin lieto, elle il gran poeta anche fvell.ini ':
maga mi fomminiltra altra voce orientale, e fi l'erba MtTAT, e ne
deferive la radice, il fiore , ed 1
cuLri , e
legna cller di nozion
molto lungi
C.tv
.1
Bui Od.
335.
x.
come
traduce Ovidio
Metam.
lib.
1+ ini.
;>:-j!y
ir-cri.T
avrebbe
egli
tentilimi veleni di
Kn'm
(juXu'hi
aivci-0:
ira
&
o';.ii:;riv
((;i>.r'fii
t (jVkii
mely
c/i
Cari
<5'
Onde
efte la vote Ji
Lo
(h-ro
ci
Cini
av-
I!ili;.:it>
Ilo, quota
ejiis A'.crct-/:! .r.,"
. C"\~dcmanftrat . V'aggiungo l'Antologia lib.
ii-:^:ii-iiciii
e fi
vilii
li
j maga,
io.
i.
ove
m^yifrfw^it
prevcr
rono per P 11
Cn
Greci,
ni piccoli
;>.:
ar^faz
foe
nelle
Circa e/i-
intomo a
cp. 3 y.
SS***"
I^Kcti
piduiL.vaa
tal'
erba:
in
Ome-
quali 'peula-
ragioncvol
la
|J
-^Ir
fi''
di legere
ci
tan
, Te ffi'ro fiati fv] de
dolore
.,
il
or^n:
ili
lor
il
On
la
gli
quale non
w'"^,
i!
nome
il
[;-,:
a queir
Per tempre pi
perch dia
Sole' fa nno
ne
.""e
Nenuferi*,* he Omero
un' erprertionc d
come
ed in Greco
T'di
Xnon
e Latini fa
t"
OrrSa
foggmmu, eJ
Hm
Il gran Bochart
con fortuna
r del poeta; far bene libre
indi altres
-ud
fi
le
a noi
panie
intendere
di
Ini:
>i
ma
mai^evi'lc
pene-
bilogna rammentarli,
liunc locum ita dici nun a Graico H'|>enyre , ied co qn.d tituis ibi
Mattinila lux
feilieet iw 'iln ( Alibi or ) albchil lux mvm'ma
albefeerc dicitur , c:.i: prir.uju ormar; ur.i'e eli, quod albani vo.ant
fermane vemacnlo PJ05 hic pio maturimi , idei! , pr Autntt lu roimus, ut Nehem-'S. 3. nvn raano ij nun io, a luce ufgue -ti
merdie!: a luce , ideft , ab aurora . Lxi. reddunt , ivi tu b?b
-r ha^Tiu tv H^rai , ab hors iUumintttonii Soli!, Volga/e ia,mc.
.
43.
Barn
falla nell'orgine di
ciinieleg^
.'eli'
ilula
Mtt,
c di
Etpt.w.
Diajrized hy
3o
44. Rena, che avendo d_-lti> io i! prillai, che Circe non avea filo [nggimiu in Circel!o,m.i in Pnn/a , rii-Jn 1 IdI.i avanti Gaeta, prima di
partir conUlidai:.i iv.-ga, renda laida tal npini,.iie,c far brieve, per-
$ in
Klf*
ff.X.:>
infili.:,*
tm!
M CinV
Ajj-ffa
fc
poi tutti
A uina
indi
leseti.
i'V-,-1
In
in
qu'lin putta
furiai
e.
Creiti
che C- ;.-,::.<; nevichi uni^i li In :d: .L.i , qc.Mico .inali tutti iiaiui.i lcri;ti>,
che pi pretto il ri. ire culi da! tj<:ntir.vtiiv , e ne forma ifole,cc6l leggiamo di Sicilia, di Cipri , ci l'm.ida , e di aliai altre . E perch Omem vuole, che il luogo, ove abitava Circe , era cinto di mare immenfu nel verfo
re fubilo a
ip;.
mera
o'm aiweJr^, e
poetica imeni-, itine
iiuv./n
in
ro a Gaeta, allora
li
.il
gru:!;)
nnsrv.'bc
di
.
nuovo
la
chiama
li,
fi
ricor-
Se non folle, tale l' itola di Pone rimpcttn a' Neil ri goni , ovvema enendnvi,
mare,
i-::c.
poetico ritrovamento,
Pozzuoli
Omero nomina,
li
mi Ma dimentico
di
dare
1".
rifili:
il
Non
fi
creda,che
u devo
Ihi-
Hyi intrica caj>. 104- e Bochart nel Phakg iib. 1. c. 10. parlando di
Ponto della Bitinta, tutti c due riempiono d profonda erudizione afli
e s'ingegnano determinare, qual (otte di noci dinoti la voce FeniKX3, e tutti (iumi>, 1:11. min lienn celebri nncet Pontcs, a me balla il nollro Stazio, che voleva nc'calendi di Dicembre, per fargli lieti
pag.
cia
di
Olgltized by
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
'
il
nome di queff alberi;
il
prelevo , lccomc aliai cLJ avrei \uluto , che
;s-.
'
:i.Lr:i.iliri, e It.iJurt li tollero riardati anche di Ponza.
>, il quale con
41. Vivo un poco in ii:i.".:iio ci du^ir.i:!im ( .'
pronta feliciti ha Icoverto il fallo di tatti l'i amigli, i quali s'avviliiinno , che la fede delle Sirate Om;ro )' avelie polla in Sorrento , cio
nel continente ; ed all' oppolo ^cn 1, die miella fi era un' ifola , lavi.) etili Itibito la reilitui in Capri
non pens poi !o fieno , parlandoli
dell'illa di Circe; ina iie!i-.i!
pie- a! fintimeli:.) d'adi lerinori, che
ha con lodevole fluii" n;o:iii , e prcvallc in lui pi la moltitudine,
che la forte .111 tori t d t:r.:nd' Omero , coro he t.di fcrittori e Greci,
e Latini fono tra elio loro si vari, e Jccor.l.iiiti , perch vcggunli ufeiti
hinrji da! vero fenticr.i. Inoltre or mi lotvicnc altra bneve ragione, eh:
l'ifola Eea deve cllcr P..;a, perche to'lume d' O.ncro llahilir- Ninco. ei d Calipfo in Ogife, Sirene, Semi.lee , e imil sente in i(!e
gi, le Sirene in Orni, ed io illa iLe rivenirli ar-che Circe, e non
On.): non 11 dubita , chi tale inetta chknon altrimenti che t:mt' altri luoghi di elfi
leinpj ho riportati parlando de Oroni mim.
>
me
per' la vittoria
di
altri
:
icriec
Temili vie,
vi fono due altre ilo! et te d: i:.;:i!; i '.rm.iculc, c che nella pi grande iliofiravaf il fepolcro di Circe: E-T^i'e* Zi, cio prell Salamina, ni *n>
patini 5u'i rrix , av tt n} uf-i^jii K::"i t-.1t Ih*tc Or mi fi
pennella ricordare, che 1' Omeri ea e.:i ^ra:ia , hnch ne'fiioi poemi va,
le non che bene, li rinviene si llrana iie:;!i r.hri fcrittori, e gialla, che
chi attento gli legqe, ne prende (degno: come ner atto d'elempio, non
.
Cimmeri alla
dipartendomi da' tinnii a n -i vicini , li (' ;io tia.leriti
dillantifTima Tracia, e tli P-lis; campi ali'lberia, e l'Oceano al gran pelago, tutti e tre u-ehi della rei'ion ni Pozzuoli, come fi diri innanzi.
Si veduto, che i Ciclopi del pron ir -.torio l.ii'b.o trovanfi in MottgiSvi i
bello, ed i LeuTienii .li Gj
e non finirei , fe. fffi ago
l,lli
deli' Omerica di ,:., geografica dell'
di feovrire lutti gli ,'in
altre Provincie , e cil.i u Peri za , ci. e egli ncu-mz , calali ititerament :
sformata negli autori delle %inti et prevenuti , che il viaggio d'Uiili
m m
le li era
4A
di
fi
nore
s'
appella Pandalaria
perch
3i
il
mdiiere di
Compomc
femmina l e?
, pbarmaca:
lai
tpiftmti
bi,
il
piccolo Imo
h mimo e ilo 111 pi llrana confulionc,
, il quale nel]' annoi, al v. si. dell' Od. ut. Hai X t.xa
p'501, ic- ).i:WL;j -rrr;'aj , ha dato dire , che Omero parla
Brettagna, ondr con ci la veelere, che qui ftW-ij fia il vaflillimo mare, eh; cinte
ae.;.. exia-dima iloia
quando in quel luogo
lago
quanto
non un
Baimi
il
tt
della
fila'
..
pu intendere
noilri
cellt-s
Lambii :
ceco
:/>;;
(ttOluoii
le parole del
luiiuiriiir ,
ii
Barnes:
gutuque
fcriew ftno di
-r
pucd
Tirpa,
Ptmml.
Di NAPOLI.
DELLA CITTA'
;j
sii
, lxrt t'iian Alba: Rupe!
ph;;:b-M r ;^.:.-:i> ad F.nripU. liekit.
ftetlcmvr
llranezze.
tali
Ma
T) quella Ipiegazionc
ii
CirU'
bench
di
a da
e
)
lavj dell'orientale
si
ter,
rm/i;,
lignifica
la
iw
mente
di
che
gran mule
la
r.;c
di
uw.:o:r.->t:
/iiuii
Non
Mazzocchi,
tutta
il
terra circonda, e
la
i:ik>, clic
.i.l
varrei
Icrill
nel
nullo
bagna:
Omero
il
ma
all'oppilo
opti-
hit retro
Camp.
la
Aiifit.
uag.15". che la
Tomi,
43. te-amit in
che mi s'opponel
quale
Campagna
34
hsc Campania Crayw.l ehi-, p.n-t littoral'n iti irtlsris fermala fimiarcsm: iljndjgli o:>pol lo Strabene, die egli Hello leda. per queft"
appellava!! Crater per cagion del ("no lenol No/ira
tcr
ohm
appgU,A,uu>-
etimologia molli animi r.-raum il laper d'Omero, il quale diede a quello noflro limo un nome on tanta propriet ,confcrvando fedele la vote Fencia ritrovata dal Bochart , e dal Clerico , e inierpetrata felicemente ih Stratone
49. Neil fi far rclio a concedere , che l'origine d'una voce giovi bene a feovrirne fua propriet, e firnificazione, tanto pili fc Omero lertlpre eh.- li la li'*';,, e fono aliai di quelle volte , che il dice, inten;;l
di.Icno B. :;'-,:>, e non uni d.-i vallo pelago; onde li bilognn, die
buona parti: de' limi veri! io raccolga , i quali ci) compruovino
indi
::l;i.i;i:i;:
j.iturir d' Li;i.iJ:>: ri mi li chiegga , con qual nome quelli due gran ;v ;ti Jii.i'ni in l'immenl acque, che funu intorno
alla tetra tutta, perch fi fi conofeere, che fi leggono con negligenza
degna di pena, 0 almeno di colpa, e ci danno Sitarti, tirm, xk-j.
ysi. E perch nell' Iliade occorre di raro nominare il Cratere noftro,
i' Oceano rare volte vi fi rinviene , all' oppolo
nell' Odiffea ^ perch
Ulill vi naviga fovente , lo ravvi fiamo fpcfiu ripeterli : e per renderli
di ciS pago, bada Iblo ollrvar gl'indici per colui, che non ha ul di
tali pD-jini, e,i il dovrebbe aver lungo. Ma valore di mia fatica raccoglierne iverli nell'Iliade*, preffii il fine: Circe ordina aduline di gir*
ne alle ubicazioni di Plutone, per apprender ivi il fuo ritomo in Itaca,
e deferive tutti i luoghi di Pozzuoli , e due volte appella quel lena
:
Q'iKweV, e nel
'
v. eoK. dice
iv s,
omV
A'a-:
Fri'
AJnii
iT
E.9a
flit
ir
J^X".,
A "ila
fi:
"7
aitai- Vi,!,
nrpnpwVi,
Ayl-.-y.ry.
n-.-siM:.;,^
li
sViJ
i-!-.Ti
niTW
JW
ranj
;:.;w
Lngtque nini
illic file
Pyrij>6egctt>ii
ufiQ'<o'i
p
xirusjilig,
Uimfteris
Qcw.v pf;nd,
in
ove erano
Y>n,
ri
l'5mi.
Oc.-.fiutn
jiu^if:,-^,
Navem quidem
/n'i-
conftuimt.
l'
recife
Oceano
il
lggior-
, il
mare
di Baji,
Oigiiizndb/
Googli
Plutone
dice tal
mare
SiS-uStvuii
del
monte Gauro,
col
Itrittori
gli
e' if
35
cio f/rpi:;
Calubono
rifletta
fe
avanti, cic nel ^. quando Uliffe ancora eral nel mare di Circe,
dice bi\aiT*
e nel v. 45B. parlando del Mediterraneo , lrvefi di
TK'vr., ed ognuno ammirer, come e coffante, e fedele il gran poeta
iteli' efprimcrli ; chieggo qui ofirvarf , quanto
proprio il dire fuW.s
i t./ibumi l'antica comunicazione, che avea 'il Lucrino lago coll'Averfi
il
luoghi , che deferifie al Grec Eroe la maga , tali eli trodi nuovi giunte, e nel principio del Tegnente lib.cio
dice due volte n'uaait il foro di Bai v. 13.
ire.','
BaSuf ii tl'unu-alo
t'f
no Quelli
v, quando
.
vo
fi
HT
F-'v9-5f
KifuicA* ,lpt
SujiJs ir
tth
fli
i&
fSSs'TTTi
TU.,
\:rvh
*J
WW*
iAis
-d
....
txiterxpu
Si
fi pfat
p'iWlo
tfpa'n KfjaUf.
profondi ^ Oceani,
&
Qui caligine,
nube refli font ....
Nmitm, lluc cum venitfemus, fubduximus, pecoraguc
Extraxmus: ipfi rurfos ai fiuxum Occam
Ibamas, dance ad lucuta pervenimut, quem dmt Circe.
Veggiamo anche da quelli vtrli il piccolo mare di Pozzuoli nominarfi
Oceano, ni pu dubitacene , si perche quello ieflo , che
Circe, il ancora perch" i Cimmeri coli icevan .dimora fecondo
-due volte
dille
Awtrtafi,che di nuovo il divin poeta nel primo verfo del lib.*. nominando il mare, ove era Circe, il dice Scoria , per diftinguerlo dall"
Oceano. E per non recitar tante autorit d' Omero tralafcio il principio dell' Od. oj. ove di nuovo culla ilila grandezza di poetico dire dee nomina altres Si\ta*i , e la via
50. Son corretto per amor dell'ordine dipartirmi dall'Odiffea, e dall'
Iliade, ed ollervare, che Eliodo fido, e verace compagno del. grand'Omero
anche intorno a lituar l'Oceano gli ' conforme : indi ritorner a quei
poemi . Ognuno, il quale ha depolle l'opinioni de'poeti vivuti dopo Eliodo.
nella Teogonia, rinviene facilmente, che la ruinofa guerra di Giove co
Cuma ,
Baja , e Pozzuoli
ed io fono in
E
)o.
ihc
1
l'Oamii li
allo
il
golfo
ili
Potinoli.
Digitasi! &y
prrnM
battuta, perch
bile
pietre
il
giganti
eh:
in
etti
luoghi
limili
in
da ogni poeta
l. filile
terri-
si
dicono fcppclli-
ti, e gradi parte t:i erudii Ticini i'uroii" cii.-.if; nel cupo refino dipintone, e l'entrati ti:' c:impi ili Piw.inJi
Noti mi permeili) c]iii riportare I' incomparabile , ed immortale delcrizionc di il crudi guerra ,
ci di Eli Ai , p::cf;t
Iniigliininii , onde amb ra.v .^licmlu di'
.
die
(imi
ver l
quelle parole,
piccolo di Baja
bai taglia
....
e*h
quali c'illruilcono
le
Cos nel
v.
694. dice
ri^
,
li;
nel fervore d
ueyaV c^ttsc
& K s-
niJTi; T aVliy.'TSS
che l'Oceano e
che
fT
:.'
fT(
si
golfo
il
ofbnata
5\*i ,
w,
Timo*
&
anche Omero
da
Qiifajjo.
lo gran
s'
al
itt
>
fam,
ci
mare Tirreno,
.[/ni Jir!<>
all'
e gii fcolialti, ed
legittimamente da niD
vtii Mxli-.o.lnio ci'i,
rcfprcilioni, .par dire
Oceano
ci::
fiali
cementatori rimettono
Greca
ovvero
tagns
ed
il
ini
hJtkBuo-
il
viamo Cerbero
man
,-.> ,-v-jj
fiume Stige
Si.Alnivtild'Eliodo, ove
clic
s'
Titani, la tro-
ed a ninno
fi
finge
nella regione
di Puzzilo.
''
Digita od b/
DELLA CITTA'
!
era
Illic
l'
Oceano ,
Dei
nella
DI NAPOLI.
Teogonia
v.
767.
Ei fonit Plurimi,
rerrii>iti< Proferpinx
Stmt: horrendus vero Canis pr foribus cujmiii
Ibidem //abitar abominanda Dea bn-nortalibus
Horrenda Siyx , filia reciprocami! Oceani
Prxtlantiflima
Ex
....
Sol 'dt'h
.
Ed Omero
oss
ji.
Oster, ed
Penuoli.
Tartaro , v. SS 8. flit <\- Tipny '.* . Sempre li diilinguc il gran mare ninni dall'Oceano: II sa, che i regni Tartare! erano preffo Pozzuoe per ultimo anche odi Iliad. S. ne' celebri v. 781. 783, fi dice 1
li. :
Se dunque in s trillo cimento di Giove con quello gigante , ed in .effe co' fulmini mono, molti luoghi, che fono folo in Pozzuoli , l feommoftero con immenfo fralluono , = con effi anche O'xkwb pan , ed il
tirai, cio il mar Tirreno, li deve cflr convinto , che in quelli luoI' Oceimo d'Omero, e d'Efiodo.
S+. Non far importuno , fe lattali parola d' A"e>^"i , quali erano,
come ora con chiare autoriti antiche ho mofrato , nelle vicine fpiagge
di Pozzuoli , il confermi altres con altro luogo d Eliodo , il quale da
valenti comentatori non fu comprefo
ma alle volte quelli cedono al
pefo e j'addormentono . Finge il poeta, che il fcmminil molilo Eehi;
da
A'pi/joi! congiuntali con Tifatine, anche egli mollro , diedero in
luce ira gli altri terribili parti Cerbero cane di Plutone v.304.
.... Eh A'prueit
toppi E"xi5w
.... nrref Sfilivi, in i(arpii
ghi era
&Oma
fTECodo
che l'Ottino 1
il
mire
di Punitoli.
L'i j
jJ
I:--
G<
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
adorno
no
e compito
55. Forf fi ftimer al di li d'ogni sforzo, ed induftria ridurre l'Oceain quel piccol mare, quando Omero cosi nell'Iliadi-, v. 4S9. come
nell'Od.
lo, non
Al
E-
V.17S-
ci
certo fe
fi
detto intorno
al
mare
di Pozzuoli.
Ma
ic
che Stratone nel principio dell' opera liia pi volte riporta tal
ciinfuliimetite il teiuenu , n ArilW-le nella poetica cap. 14.
u,
3. ediz. di Parigi, il quale recita foltanto quelle due voci aia ofii, ni dice, onde le ha prete, perch poflno ellere d'altro fcrittore,
icch Barnes (limi, che il nlofofo le vuole d'Omero. Ma non dovesrder ozio, e dir molro , quando fi rinvenuto il vero , poich la
e buona m'offre Paulnia, lib. S. c. ?. psg. 603. il quale parlando di
(l'Orla Omerica apporta i (iioi verri , e non aggiunge quello, del
te contendo; certo fcgno, che nel codice filo, perch pi antico, e
ero, non vi era flato aggiunto. Vivo ficuro.che si opportuno filen,
11
$.
5 S . 3 t.
Avendo
li
fi
Digiuzcd 0/
4=>
pararono dinanri
IVtwenB,
ti::
dU::;,.,
emm
:t,e
Hointro, Virgilio
& diis
de confi!
berle
Lieii/n
lil
allr;
:['.(
imi
:.a
rilrn.
ni,
u1
niente o(Uiule la
.-
nuova,
vera opinione, della filiiavi. n de! :' Oceano , anzi multo l'aiuta, ^pendoli ,
di e* il lllenia poetico d' Omero fi , die tutu gii affri . ed anche
principe di d!
mare anche nalce
il
poemi, ed anche
eli; qinfio hit ve
ferno
ghi
L
ficcome
(1
il
,
nel
Ino (fretto
tv -rf.'cn-:
ni. ir.-
mondo l'immaginazion
del
pianeti
compagno
iri'-.i
1 1
ri
,=.
il
perch
li
'
l'in-
cltrcmi luo-
r.cg.i
immergere
grande
da
finge
jhnbm, ed ove
nv.i
anche comparando
perci
fcliodo
le lelle,
Iplendore
dell'
ed
el ino
d'Agamennone ad un altro di fruito ulceri te dall'orizzonte , egli lo dice h, filalo ne!!' CVi-.mn , nnJ: per mantener C
niiii, tutta la gran fai
miglia
rie
cetili himi
AV^
devino
w.-
yrA
ivi
abaideri
avx?.ly/.\v
hfi ^Aircr
dire
dell'Oceano Omerici, clic l'Orili fi l.na in tal mire, anzi gli di vigore, perch la poefia reei'c bere . che gli afiri fi portino tutti ad una
ilelt acqua ad innaffi. ..fi ': e Mi rV-i-^mo ave piacere, ed imitarli,
perch d'Omero. Se poi l'auiania non recita cucilo verfo, che l'Ornon fi va a bagnare nell'Oceano, egli fi laralervito di mal traferitla
Qitafi
57,
ovunque
il
S'miominciu
divino poeta
dimollraic
che
nomini
GVsbb,
dice chellia ne
Dlginzed by
DELLA CITTA'
miti
della (erra,
ficcome nelTILg.
DI NAPOLI.
v.
41
3.
Venere:
a'*wiy n,
Q,-2> yinitt,
ftnripa TiSin.
nt vifam alma finis terr<,
frfrfo,
OdA.
v.13.
D'unii.
H'f
li
J/A
Zr-i.-C'.i
In oltre in deferivendo
del
Oceano,
vicino
AW
<r
il H'Au'tio
TtSiw,
ti
ASafow Ji+w.,
A^K alci Zi^iipsJa Aiyujwa ntts
Scd re ad Eljifium ampia,
tk
yaff
aVret
&
fine; terre
Sono dunque gli Eliij campi nell'eflremit del mondo, e predo l'Oceano, eVirgilio altres pred Clima gli defer ve nel lib.j. e nel tJ.del lio
poema. Mi muovo a fdegno, che si gli antichi Jcrittori, fi vegga Stratone pag. 5. ed i fuoi comentacori , come i nuovi in ogni ^Itra parte
della terra fan ritrovarci quefl campi , fuorch in Pozzuoli, non per altro, fe non per la voce Sl'itm! creduto da efli 1' immqnfo pelago , e
perci vi hanno avuta fempre tempeflofa fortuna.
58.
certamente doveva il gran poeta leggiadramente fingere , che
cos l'acque del golfo Bajano, come il lo continente pieno di Volcani,
e d'altre Orane produzioni, che danno mitezza, ed orrore, foflero infer-
nali laghi
di
c fiumi
Plutone; onde
fi
TomJ.
58.
Ragioni
F
pcrchi
Omtro
f)
mfeer
l'
ivi
il
Sole.
ancora l'Aurora, ed il Sole aveano rii , cubilia , ^ intende predafi truovino eziandio gli Etiopi pred l'Oceano: e piace
ivi
mente, perch
apporre
verfi
d'Omero
II. a.
v.
413.
fi
Io,
ma
ora
AV.'
O:
L(.'.
c;t;;5v
Ama
't;.-<;- 5; ,
01
5'
iV:--.tt;
Mi
&
e negli ultimi confini del mondo, e perci faide Fenici n'iSpaTi , il nel
fodero col,o vi fi tnfcro , farebbe lo led, chefiurbarc l'intera geografia de'fuoi poemi divini , o penfare , che ci avelie
voluto porgere fantaltiche invenzioni. Se poi gli fa Enuns'i,ed w, orcidentali , ed erientali-, l conferma quella fonazione preffo Pozzuoli,
perch
pia, che
fi
Omero
ed
cementi innumere-
voli s antichi , come nuovi , di neceflti il credere , che non pofero tutta la ira in penetrar la mente del poeta , ed a far corrirpondere infieme i verfi, e le parole, che appartengono a quef' argomento:
bifogna certamente
dell' OdifTea
parte de
fallire , fe grolla
nomi
geografici
dell' Ilia-
de, e
sforzo
DELLA CITTA
DI NAPOLI.
45
confuto. N io comprendo, come uomini s fivj non avvertirono , che odi' Etiopia prefente non vi ha quelle delizie , e queir
abbondanza di gregge , che aveller tratto Giove coli' ampia famiglia
Dei freno a farvi conviti , a prender diletto , ed accoglier
benigni l'ecatombe dagli Etiopi chiamati col liei l' aggiunto ^ivtwiis,
che non meritaron mai quegli Etiopi , che non limo Omerici , perch
tempre barbari, e folto triiu ciclo
All' itp;\J1t> i. campo di Pozzuoli,
e de' vicini luoghi fi deferirono odi' Od. i. v. 5*3. d'amenitl si cara, e
vap , che i degna degli Dei mi piace di aggiunger i nobiliflimi verlr,
ne quali racconta Menelao di se a Telemaco ci, die gli predille Pro-
e ciecamente
degli altri
Ou"
AW
Sii palefato
avanti
7.
^pot,
le
lui
li/.-
un
Campagna , onde
e poi
perch
Greci, ed indi
Roma-
ni e confoli , ed imperadori gli elefiero per lor foggiorno con fargli divenire pujlhm Roman ; e quei porti l furono il ricovero di lutti i
navili d'oriente
ora per le Itone vicende de'fecoli in elle contrade il
lutto tetro , e ricolmo di fqualore , ed appena vi li ferbano i fegni
:
di. Se poi fi ravvila anche l'origine del nome JT-ihisps, cade anche
in acconcio per la region di Pozzuoli , ufeendo dirittamente da isjr,
che dinoia fermimim efe, oltre al ceopcvirc; e nel Gencfi c 30. v.41.
ove fi parla del gregge di Giacobbe, e diLabano fi ha, r-rt iin l'oja)
TaV) O'SL'jn ri" ni (='-' ,
in firorinmuk pteades , non poneint ;
&
i-i-.
teri
>:;
ji rriii:.: pfius
elementi di Aib'wiJ.
L::b.:ti
.
ove
piace
fi
vede replicata
tal
voce cogl'
contrade
indi
4+
Pozzuoli
fi
dittero
da' Fenici
JEtfopts
(ama
cosi di crederli tale fpiaggia occidentale , ed ove il Sole nafeonde'J ungili ofeuri di I'Iuton:, di Proferpina, e de' Cimmeconfa mollo con tutto ci, che ne dice Omero 4 e non fi curimefehine Greche etimologie.
Ma io vado lieto , che non Soltanto In grave autorit d' Omero, e l'origine Fenicia del nome fermano p*i Etiopi in Pozzuoli ; ma
altres , che in quei luoghi dur tal voce Special mente prell tutti gli
fcrittori Greci , tanro grande la forza , e la luce del vero , che non
Ninno non ha apprefo , o non ha
pili mai opprimerli , n annebbiarli
letto, che la regione di Cuma, Baia, e Pozzuoli diccv.ifi Opini, e gli
abitatori Opti, O'nnf, n piii lungi fi ftefe , ficcome altrove pi opportunamente palefcr
il
Bizzantino, c Servio traggono tal nome da
o(i( , (erpeti, quali Optici , perch luic plurimi eiundavere firpentes,
fi vegga il Pellegrino , ed il gran Mazzocchi
nell' Anfiteatr. pag. 159.
nell'annot. ove dice: apici a [erpentibm d.li . Ma io fon ficuro, che
mi fi dati fede, che Ila Opimi lo ftefl, che JEthiapicm , non eifendo
Urano, che i nomi delle provinole , e delle citt in procedo di tempo
fi
fcrilTero troncati, ve n'ha efempj in groffo numero, che rapportargli
di noja ; ed a dovere ferine il lodato Mazzocchi nel Calcntf.pag.314.
col. 1. Si qnis chu morii cxtmpla, Stz ^(inos , cagno/cere enfiai
la
dtvafi, coni:
ri
no
le
fi
di.
e grande accolto l'avci iui LuiLj ia Lina raniztiTium ocgii ani m 3. Reltituta da Hippo
Diarrhyius , e con ifcelta erudizione il conferma. Ed io aggiungo , che
litvi.c. 11. AByres poftea diltot A>roj: Cellario
care
al
rxJm
Phaleg.
lini, che
hanno
fcrtfo
Cortona
AV w>
fMa
maraviglia , fe da Mthiopici fi fece Opici , giacche era in colliiirte di togliere 1 primi elementi da fimili nomi: ed ammettendoli, che tutti de-,
vono ammettere, natiir.de congki-.'ttiir.i il;'. equipi, ilali aiitoritii 11
bene aiutata, fi feorge chiaro, che non fi ito lunsji dal vero, comecli ci fia contrario a tutti gli fcrittori, i quali non ravvisarono , che
;
Ci.
\
Aniht dopo
il
i
icmpi d'Onnio
diti li
L'i j
jj
I:.-
grand' Omero intere per Etiopi lo Hello, che gli Opk , gente si feabitavano prcllb l'Olice, e cara agli Dei . E l cotidiiii.L- , dm
ceano , quello dovr efire il mare di Pozzuoli finto ancora m'at.
t j-wm e rimane fdolto ci, che limolava arduo, e difagevolc Per
ultimo deve darli buona lode al lto Paufania , che non islugge di palefare , che egli non intendeva la vera Umazione dirgli Etiopi , e che
neppure li chiamava contento de' penfomenti degli aliti Jib. i.c.
il
si:
t> r
Tsfttuhui , de JBihiof ibus neque qui tpj'cwiiciiim \ luteo, ncque eorxm , qui fi rem tntitttgere pmfireatur , opinioni ajfcotsr; e forf un uom si lincer, come Paulnia, avrebbe prefa in grido l'opinione intorno agli Etiopi qui propofla.
6%. Rimane altro luogo d'Omero, nel quale .fi veggono gli Etiopi iti
Ssymtrum mambm , per cui maggiormente comcntatori , e tutti gli
fcrittori , e geografi d' ogni et maggiormente fi fon conful , ed iti a
traverfo , ma chi nel fentiero del vero , l fa ardito , e non teme.
Finge Omero
. v. 183.
che Nettuno vide Ulifie navigante prcllb
ritirava dagli Etiopi:
Corfu da' monti Scrni, merlare ocello Dio
Od
l'i
Tr
i%
Ti\sSce
IT;'
Sembra, che
A.'ii-J-.-vi
-<-, F.Wi'xBw
i:\s-.
S^/air
hi'
ftiot "ileji
btstb
'
yo'p
1''
'
poeta ha interamente oppoo a tutto ci, che fi detEdopi, perch In quriB verfi gli ftabilife; prefib
Solimi, gente dei::, l'ilei
relb miuere Ahi: ne fi riponga, che
mero non gli filila in l'india , ma che ritornando Nettuno digli Etiot'i,
pi , poi dalla vetta de' monti Solimi vide Ulifi i perch da me fi
che quello Dio cosi poteva rivenire anche da Pozzuoli : del refo Tempre forza credere Omero niente avveduto , per non dir ridevole , f
ne' fuoi verfi fa trovare Nettuno fopra monti Solimi , per ifpiar UliC
fe, che naviga vicino Corf
Quindi (lame- cofiretti, facendo, che egli
fempre faviamentc penfa, a conlefir fallo de' copiatori nella voce :t.-.'/ixi , efiendo reo coltume di colloro o in tutto , o in parte viziar;
il
&
nomi
de'luoglii
degli Etiopi
liKeum,
eioti di
Pozzuoli,
1'
unii!, della (ituaziiiii
, per mantenere
egli fcrifi A'evlmv , e non
, che
gli Arimi , ove fc^iliio
ben nota col nome Ifchia: e regge bene la
;-!
.:\:::t=i;
.li
Ei.:m limati ccl-. <:-
mi fembra
Omerici
prefib Pozzuoli
e nel mini. 7.
li
moflrato, che
ifola
\-iuir-,.:
di'.^'i
il
di-
luogo
iflai
Dlgltized Dy
4*
KE
gendo
ripofero pronti
ni
si
EK20ATMQN,
leggiera
traddicentc, e
fi
fi
li-in (ire*
aliai citta ,
li
Tende
con
e Provincie .
niente a se con-
Omero
oii;
E le t.iluno a quella emendazione fi oppone , amerebbe Urano difordine ne' divini poemi pi predo, che il fallire di chi gli trafenne.
6+ Si dunque molitato con buone automa, e ragioni, che l'Oceano il piccolo mare di Pozzuoli , e fi con animo ripofta foddisfitto a ci, che fi opp-; mv inien:<) il fingerli da' poeti eroici ,che era it
i
teipx yiii;, ad
fin,
,-vm,
eli:
prell tal
mate
:
e prima.di rimette/mi al viaggio con UlilTe , che 1' argomento
mio dire col patelre, che i luoghi, per ove egli valica, lon di noFenicio , non voglio sfuggire altri verfi d'Omero, che potrebbono
addurmif contro.c nuocer molto a cift, che mi fono ingegnato di ftache f Oceano fi eia neli' cilrcmit.l del mondo , tanto pi , che
tali verfi fi riempiranno di chiarezza , i quali ninno finora ha avuto
pi
del
me
bilire,
felice
evento
ci'
intendere
*'
e molti
hanno impolla
reit
ad
Omero
di
Od. . v. -p;. che 1' Eubea era lontaAggiornava Radamanto ; e li vede , che
, onde niente
nell'
'ice
ivi
Veramente ardua cofa forgere in difefa d'Omero , che dilli 1' Eubca
tasti; bui, /,.;,; ;jh,ie ..f-.f dali' ilba di Corfu, anzi ftabilirvi il
giudice Radami*, che uill'Od.
v. 5^4. recitato poco innanzi num.
il
fa (oggi orna le nel campo Elifio in Pozzuoli
onde confondendo il
In (teffo coli' Oceano , e
, mi li porri opporre , el:e jhbiii l'ut in
Etiopi. Anch'io, le ci biv vero, mi rich-.aTiierei rei
x:X O
mero : ma egli di certo non ilcrifl Ei>*Soi' , ma EtJiWlrf , poi per la
vecchia colpa de' copiatori , a' quali cflendo pi nota la prima voce,
60.
tutto
cogli
che
4. Si d molta luce ad alni velli
d'Omcio, che
oliar
potrebbono
al G 10 dell'Otta no.
Oigitrad by
prorperoii
EiiirtoiV
le, che
&
tttmm
fe
fittili J.F
Um-A in,::t i
qi'.ui
non larajArim-
tv::i jh.it
1.1
H+As-*
lo
grand'
non eflendo
Oceano E
.
perci quello dottitmo filologo nella pag. 6Sj. e tf88. molte favie cofe
Micomam
mie
trarlo
da quello reato
hbcbnnt
ragioni
\-.i\ci
6$. Si difcnie
perch
pcinc \1,:;m
.
Rimane
roteano Omciito
nollri
fe
pure
pi beato
faranno accettevoli
quanta gran luce
in fecolo
ora ollervace
ne
fi
D'Ornile.
4S
ricevono in
luoghi ed
altri
Omero, ed Efiodo,i
efl
quali
li
(tet-
to dell'Oceano
1
SS. Omero con alto fenno nello feudo ammirabile d'Achille porte nel!
eilreinit
l'Orano
edii
[!i
E'>
M9n
!"
A'mryx
Che
11.
t.
tmihum
v.o.
fii'j-a
a-Sii-
Q'uasu
tu';
Romana lingua:
O- jfiraM magnata rubar Ottimi
Otbem frx.cr rxlnmxm fiuti afabrefali
vede in
i/w
fi
Si sa, che tutti han creduto, che Volcano'polc l'Oceano mmcnl interno allo feudo, lccome fi vede nella figura, che favj n'han formala
, che gi al principio quello Dio vi avea finto
il cielo, ed il mate , tutti e tre corpi grandinimi , ecco il serio
481. dcll^leni lib.
terra,
'
i-
Oi
Ma
poi degenera dal gran fuo maellro fuggi ungendo, che circondava tal
mare
que
fi
tjv
i-^i
toXnSo&iMv - 1' autore dun,
vivulo in tempo , die gi fiWdi fi prendea per lo
cnge tutta la terra: e per quello foltanto degno
l'infero feudo
vede
effr
immenfo mate,
clic
che fc gli ripeta ci , che-dice Eulbzio pag. 110. eiler tanto dk-erf
l'ima, e l'altra nViriinisr, quanto differito: un'opera umana dalla di67. Inoltre' ora intendiamo, perch Omero dice, che anche gli aliti
tramontavano nell'Oceano nel hb. t v. 5. facendoci fpere io Iplendore
dell'elmo
di
Ai
AlUT-,-,51
u Airi
TryfsrTi A \ -u . ? 1 V l.v/tTs
uit fihtm, qVtc inanime
,'
,nil-.-}.-i
Splendide
Si
66. Alita
risene,
n-.i
Leu
pr.iS.-n
Ec
clic
l'Oceano
fi
11
mare
ci
l'Olinoli.
iure::! L
Ci
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
49
Aioi
'
il
bra, e taluno "dirli e!ir ceri, the ne* tempi aids; eroici i tanti minerali bagni delia regione di lto.i:; , e u'.i t:'eui loro prodiijiuf erari
noti, giacche i niiiH:mi pneti in uni;' [>uiJi: ne cantano gli onori. Polio ci , non lir llr.mo , le da Or.ierd , e d.' Lhodo li penso altres,
che te tempdle, ed
turbini eoi nini; d'Arpie meflro loroorigine da
""'
ijinll' Oeejno , e mi fo cuore di
10 poemi: e creiceli a leyno ni
Ed Omero
vi
pone
tra
col
fili
altri
ijixfh verri
11.
t.
cavalli di
Automcdonte
150.
ni
7 48 .iniem perle
iti l'aere* le
tempefle eoi
nome i'Jrph
fi
Digmzcd Qy
no
Iurte,
lene
che
folle flato
querela
li
die non
lolla
ili
mezzo, come
le
fi-
effetti
IkI
del
ine belle.
SiKi
fi,
...Hf>x<
6g- Rigirali) ti aulorli
Poh ho li.
DigihzMByGoogu:
DELLA CITTA
ni
E5p
!'
invil
:r,
-n
tfit.fao
.S+*
Si
r.::-n
QWmia,pw,
S'i
ni/j
Hi!
IfV,
'.U
ic;
Minta
TrTflur,
Sfuav 0':',v
ar^Ao. Xmmm>
in
N^wifa A'vA-.
^mmebu,)
Pr*,W
rn
r.;ci,-.-,b.,i:i
C /.ma/*
Senmiavm
forcai , Cr
Prtlcribeilt , (eamette p,v:::;:r::;:< iti itfth.i.i hn,
Er Jo/
Li,
lawnervnt mtem
/ichilik.
*/;./..
, ed al Nilo;
che qui dice Omero
>,
perch
il
fitua ci
ijinivl.-
li
,
neeell.irje
5 (crittori Ialini
.
nollro Stazio nelle belve liti, i.
V. Si. devilla del liio l'nn.rai limito Pi>llio,il quale
a [[Hello
,'r. i
lib. 3.
&
pr.tii.i-in
1.
v.
146.
Cratere ad ammirare
Necpudel
ea-iru
un
Linieri.
ove introduce
i'pettacoli
gli
buona parte
che fece rol-
Spelte,
Iteri 71-:w>us palmiti Ghmus,
Sylvui/uc , qr.it fixem pe/.r^o y,-j. r^;-.v.7i
Et plttadus Limoli, uutmmjue Efpliru csiiuis,
.
1.
Li voce Asf.*.
ci
Er
di
Elia.
Olgliizsd Qy
v.
595. ave
'
fa parlare
Vj'.-t*,
fi
iJ?"- sVifm
fi
T.'ro.
T?til
K;:ij-
s':Vra, tct' o t&i ^J-ra Sufi-i,
El' )W U E;>jwi: TI, Oet,;
L:::l.r;TC m'Ji,
E'cj;^? 'ir-yxTAQ a'i^p'iilH l'll(a*&7o.
TJrr ine eiWenf ^l'Aii^J Eoi^Aff Tro^B ,
1
n^T^c
E',
T!, yjxu.xvy.;
ti
'.r^i;,
-'> Et V3"
t'^ i^to, .
J-Vjl" J-J.l-t'J-
A';:i
>\
^;'iH5
n\<30rt9
t. A.
Nifi
me
chudus cum
Eli ryiin;
Earyiome film
Aj::-..i
ipfr.
t.rr
li
riflu
ejfein
,
vM:;:r:-,n
Tt-.tif.jnc
CMCpifel
filili,
Ottani
iiwennium
/;,:<- nrmUt.i-.
JVk/ji,
fii:i,!.i!'.}uc , 07 rullici
,
In fpecu coiictva; circum autem fiucntmn Occam
Spuma nliwHv.iuf Ju.-jt imlcthien, Cf.
3010, die manca di fiviezza colui , che non ammirer
il
faper
DELLA CITTA'
<V
Omero non
ti.dt Lin
(nio in Kcotr.r'h
come
hitiffi,
otri
che
DI NAPOLI.
mi
altreVi
e;;t
lini,)
nelle
rroerlct
fy^u'.:
Voi.
degli
ridia
airi
ci
r,'^
L':',e
pidl Po/m.'li
In quelli wri li nomina due volte i' Oceano Cu' ic.il ei
abiurici: n li dee (cnlarc, che rjm--!:;i Di') tlriih.o (ia lieto precipitato
nel vallo, ai imnicnlii >ela_p, eJ in elio ri.ivle.ie ..rotle .metalli prc/bli,
fuoco, cri ifrumeriti a lare armille, e lv;-. .!i * .-..mietiti donneldti . Ed
.
ii
ermo
in l'u-'znnli v'
clic
pre
piii
fi
le
l'ateili
tr.ilcurfo, cllcr
vero,
fa falda l'opinione,
che l'Oceano
e queliti
ch Strahone favellali. lo delia sedile de Cimarepagna di Fo77iioli,ci ha ferbato ci'!, die di Vulcano finge Omero, fen:
zi
come
pcnlrio, c
edi
fempliee raccoglitore
in erotte:
b/ij" rio-
cole antiche
v'.i^n.v
/i
il
delie-
3bit.1v.ino
i'
<
''i'v
p:ig. 375.
tj:
v.
c
die poema-j
i-
condo Omero fece Vulcano per nove anni id alcoli:. Mi piace opportunamente ora awerti-e l'.er lami ci ne. i.l' O.;;.:o , il quale mi molitur impie, che (e
l.cmno
fo
Dio
perch
in
in Pozzuoli
icanri.to dal.'
71.
nehlll.
v. ;:yj.
del
Itola
mare
della
li
ci avvilii,
.1
Olimpo.
quelle cole
Ilo
raccolte
ria
Omero,
per
li
tenere,"che l'Oceano
,
(chiedo
non
S. &$&$W^)t^ qvSchc\l-;dt
far si vailo,
ii
ciioi'i^'h'e proni
Ma
ini
rie.ee ralicurarlo
q'.iindi
ho penfato
di
unir anche da Eliocji in lutto leale ari Omero q:;e luoghi , ove egli
paria ridi' Occhio, e mn'livirc , che eyi.indio in cadt'aliro cruico poeta
li
il
golfo
ne l lema , the tro|i:"> ne corro lungi t!aU'a:?;.>
1'
die; breve . del rclb non (ero rii noja , ['cr, perch amer
Hawm
memo
con
ifvel.tr
pili
Ancb e
iiella
favole
li
v.-rit.'t
in
lui,
71,
TC03011I1 d'Efiolo
ttna,
il
mire
di
Poiieoli.
Oigntztid by
ENICI PR
Ti
il
primo
tori
fi
fq-;.
il
ove
fi
ma
l'iif!-c(
con
Oij'm.-I par-
il
gran ma-
aV^j-; n.'.3>'> -'ili li Sua* '.L ;r, C l l'Oni:. mail; ij-li ,!iii>illllti dell' uno , e l'altro mare , pur ravvi lame
la gran variet ; anzi
da
tulto il concedo li Icorge chiaro, che qui l'Oceano un piccolo fieno,
e iccarc tanti ver fi farebo; importuno , per me. balla , die il dillingua
da -sKy.y%-. Xel verl poi
dice, clic
re
1.
Ntig ipiBe*n)
Siri n'it
.'.
74. Se efle hanno per madre la Notti ,c!ic dipeli col beli 'assjiimtu fii',:<:, ne' luoghi preflo Pozzuoli, ove era il domicilio d
Plutone ;oltre
Cimmeri , che non valevano mai il Sole ; da tutti
poeti li finge
ogni cofa nera, ed ofeura , c ri"rei\> qui- altres fi vuole Omero 11.*V.J7. perch l'anime, che vide Ulific, ufeirono i% E'pKA*. Il ledete,
:
che
7;. Eliodo
celioni tran
in
Pouuoli.
DigitizodDy
DELLA CITTA'
che
effe
con
orti
d'
DI NAPOLI.
frinii
belli
Ss
b; ri coloriti
clic
lmbravan d'oro, ci ricorda deH'ubcitof luolo.e felice di noltra Carrici>,'che qui in pochi verfi ci addita Eliclo , in molti il
pagria.
dichiara, e diflingue Tictl'Ojieri; . : nu-'tSiorni v.itfj. ove pria degli eroi
Greci, che furon morti pretto TroM, d..-q;i.'.:i /mime poi Eodevanli de'
Ma
cttnipi Etisj, e
d^-
(un
wwkmb
S iWs'uf^u^i.
eVtjsIIiu j-ijw,
EW
T**
Si
Km
ufi
ni-,
t>j?-
a'^-^
5,'v/
uiv vjwiv
Wi
EV
0\3isj k',re,
Td.'( T!?>
in
M'i
-iti?,,
oVJwra
i3,'
Si'us. 'yktt;
t-.W.'ei> W'.^ ;.
In
honorum
tnfulis iuxtn
Felice! Street
hii
dukem
ni
Oceanum profundum
frullala
profer
fieamda
tellus.
di
cui verfi
ho
num.6o.
recitati nel
quelli
parla del
'.
Ili
Greci h
mo
me
mi
rv:a fulo
ifulc,
j- lt e !a Odia efprc^^e Mia Omero ed il prinomina il continente , yilt , rru altres 'e amene vicinilofi
i^etwno in quel brave mare. E f: l' Efpef irli luhanno fruiti belli , e allwri a !ii fe;
che Ria
de6 !i
condi
7+
fttiti
fon ricchi
qi-efli
eroi Greci , e
godevingli
per
ire
IlaSi
gli oiiiEfptiiii
erma
In poltri
Cinipigni.
5*
Limo
[-nulo
Jlrettiiiiujiu;
;i
Virgilio, quanto fi pu
al
loro orti famofi in
Cu
ir
;i
darmi CT
Scd
AuricoKKi
.
,Jr;,
Si
filiis,
limi un:;-
&
-iur
q:i.:m
qua
:!!; u
Vv,
'"
,
ii'b.-l
I.
fi
'.vi
-.i.niii:
r,i>-t:s
i',":rr.i
fibite,
teli.. .i (
J.iVi/;.-,'!
:
JJ.li
,-<;
,ii
it>
l'ire
fatus
ram;> o'oio
eLn.M tradirei!
vcftito di frut-
DELLA CITTA'
mentre
quelli
mena
DI NAPOLI.
egli
non
flato felice
mi
egli
tar
non
MYEaj-a
oltre
mjji.vk erst
<]:tr>J
70".
Ortv.ii .ipu
fonia
Tom.!.
mar
di
Pelinoli
Qui ancora
Non
fi
fiorer le
Gorgoni.
Oigiuzad 0/
58
Non
bifogna omettere
IC!,puts
legaci
qu cu mi! alt
le rapporterai ce
lei
Hi/hnem
expiicito
inolri
vili
riCi-hi
d'Iene
fc,
iii
i:
fe
volgata:
7!.EiimoIoE;c
al
le
ir^iiiunln
Gr fa/K* ri,
di
Gtrpm,
rie
diCujio
,
e le! Mylho,
cene fiilt . Or
, faccia almeno
cotali
, che
e vedr
luogo della
B.l.co
non perche
divani::;:
A' -jx.ni:
tifiti
ci
biJ m,
pensamenti,
i'..!'i
ricrei
In quanto poi
fw\
in
pe
Gorgoni
n^-ri
j*^
mil
MtdifaPtgtifia
fono l'indtmems
Maria, con
Digitizedby
se-
re.' di tanta variet fi veggano i favj cementatori: l si, che gli animale
HWggjfcono, o ruggirono, ec. e quello il verbo r\y dee notarci
dunque le Gorgoni hanno fortito il nome da tal voce, fono l'inclemendell' aria , e forf i tuoni , perch il cielo ingombro di trilli vapori
luona, e muggifee. In quanto poi al nome Modula, li ha nell'oriental
parlare l'intero nono, che in Latino limerebbe permeies , utente dal
verbo vn cr,im:ni:,i, p.-rdiju, die prii.Tio 7 (dirimi ; e gli Ebrei
ne formano il nome n ina b-iba teraciilinia tifi , e perci li fon fined era aitai agevole a
te tante flranezze di quella o furia , 0 Icmidj.i
li
ze
il
ca-
Ola
tal verbo per dckrivjr Li rabbia c:cs=!L orli cap.13. B.H'as 313 BVIBIt,
irti: -.ni , 511.1/1 urli oiir,-.;, ciu, r.ipm i:n:ii< ; e veramente i turbini
'avvimi , e difperdii'i! con ugni celerit , e perci poi anche fi volle
alato. M'increfce avverare, che il gran Bochart nel /eros. P.i. lib.i.
c.6. ed il Clerico in Efiodo dicono: Si ferii,,, -uoccm n-jj-ar- Phanicie , hoc modo didjS , pagafus , voccm iaebh compofitsm ex jb pag , hoc
uii
&
tj luputum,
die fus, Ime eli rjfmt , ellndo nr,& nome femplice, e niente comporlo , e l' aggiungimeli to m, propriet de' Latini,
ikeome l't!, de' Greci, quando eff da' Fenici prendono in preflanza le
voci: indi l'applicazione, che liinno della favola al vero, mi fembra di
lunga mano pi inllice di effa etimologia: omettendo, che oltre modo
li
contraddicono, per rinvenir il luogo delle Gorgoni, e di l'egafo , quantunque Omero altres le ripone a Pozzuoli , mentre fa dire ad Uific qui
dimorante Od >.. v.((i>
Anzi poteva loro effer di guida Virgilio, il quale intendendo bene Omero, ed Efiodo nelle prime vie di andare a Plutone la vedere ad Enea le
Gorgoni, e quel che mi giova, le unite coli' Arpie , clic fono eziandio
l' intemperie della Itagione
, perch il vero non pu in tutto afeonderfi
Ccrcrone!,
jg. Non fi dee , n fi pu tacere il non dar anche viva luce alla
tavola di Crifaorre , che unitamente con l'egalo nacque dal fangue di
Medina, ed indi fe ne vol all'Olimpo avente un brando d'oro in mano , e lo lecito a prcleritare
t;mni,ed i fulmini a Giove. Quante lirane col fi fono dette di Chryfsor dagli antichi , e moderni, veggonft
i
79-FjvoIj
di
fpeijiiioiie,
fuattimologii alieniate.
Digitano by
6o
gi raccolte dal B.inljr nel p-i,-,> ..u/i lul.ito luogo. Efiodo,che non conobbe il Fenicio idioma, fa ulcire (al voce dalla fua lingua da yniii,
mrum , ed i , m/t , v. zSj.
yju, us yjyr
\ti. I! Clerico la ime
--n s-iki
perch il poeta nin,
OT
nili iWi
tribali
ftnndi fulmini,
'''
y^h
f:,hu ris
-jiV
cuodis : in-
Phamcam
eJfe fabulmn ,!tnmft omnibus cr.r. .;.'j;. m ? /'i:,.( rtp.:.iire no; non Buffi videmiit fine filo aanpLm Araduei
Ma Ila dello con pace del dottifs.
Clerico , egli ci prefenta un' origine di Xouisis afli iiWJ.i , parchi la
compone da D'iNn voce Araba, e da un Ebrea ; ndi non ci fa Eipete,
ove tende la favola , e perci defittela il filo d' Arianna .
io mi fo
ard mentoQ con dedurre Xpoiraip da iwfia voci prette Fenicie , e fi
polfono clprimere variai igtis, e cogli fidili elementi , che li veggono in
Greco : hi , che eiio una fola volta fi rinviene ne' fanti libri , cio in
Ganti. 51. 34. ed i tir. ci han ripollo Kmlav, c quindi S. Geronimo,
vattrem, altri vi defiderano influviem : ed il profeta parla dell' animo
iniziabile di Nabuccodonofor in defolar gli Ebrei
Abfertmt me , quafi
rtica , teplevit ventre fuma, Ce. forte farebbe piii opportuno onta,
citale! Jinm ; del rello la voce venter fi prende ancora per ifmoderata
voracit, troppo noto il verfo di Lucilio ferbatoci da Nonio CJ.n.34.
finite lurcones , comedone! , vuite ventres .
Onde ora fi rende pi chiara la voce itili , che follante fi truova in
Geremia ; e fe Xain-ma lignifica nell'origine uora* ya,lta bene in Efiodo , che vuole intendere i folgori , ed i fulmini , come fi veduto
delle Arpie, e delle Gorgoni : anzi non fe ne pu dubitare
, perch il
dice con chiare , quando finge , che Crilaorrc portava quelle arme
vendicatrici a Giove. E fempre s'ammireri la febietta unit della favola, che pred l'Oceano, ed in Pozzuoli , ove fapevafi enervi ludi: mefiti, e limili produzioni oriOR><,gli emiri poeti ci prefentano tante Ora.
ne meteore ltto frmboli, e figure da fpavento; n fa tnelieri penfarc a
mercatanti, n a navili, n a luoghi indegni della poefia, come il mar
Baltico, 0 l'Atlantico.
80. Siegue Efiodo a dirci , che Crifaorre gener il gran molro Gerione , e poich tal favola ha recato lungo dilaggio a' pi valenti ingegni, devo trafcrivere i veri), e tentarvi nuovo penfamemo v. 187.
,,
Ma
bWhii
-ri^'p'ihv
O'pS
ir
mwbs,
ilJ
EpS-sV,
h'<
atim^"'
&ni\i> Ev>uiu>s
Cirs-
io. Si
che Eriiia
fi
era pieffo
il
aollro
Ottano
opinioni dc'iavj.
Linii'ZeJ
I:.
Co
DELLA CITTA
Huik
trcptcrt
CiiUmx ph.v
Mi.ri,:s
NAPOLI.
DI
Geryoneta
iab'd':,
&
pretto il feno Bai;-, no, !i li-.ir^r.'.iirio d-.-iri'e Tenere , e conl'ufiotutto ci , clie fi detto del brieve Oceano , ovvero, clic queOr io liggrandi poeti, ed awedutiflimi ufino conttlddion
favj,ed eniditi fcrit, quanto Meritatamente fi fono (Indiati i pi
i
rinvenire quello luogo, che l creduto un'ifola, e di concilia-
.Miiuiyijlj
com-:d-.L-
:ir.5ita,
lufinga
la
poeta
indi Bochart nel Phalcg pag. dir. ec. molto aggiunge a quel,
che avea fcritto Salmafio , ma perch il fito non ha rinvenuto , conchiude , Maxime cui fodie di tribus { Gndibm , Tatngo , Etythin)
e vuole , che Ermnnft una fuperfit , Erythia t)i ciV-uplt
,
cole non fu in lfpagna, n che Ge rione regn in Eritia, ma ncll Epiro, e ci il foftiene con autorit. A Bochart s'oppone il Clerico noli
annot in Efiod. ma dice cofe di piccol pregio , ed altres vuole , che
:
Baia
A me
fi
leggono in autori
ma non
1"
in
tutti
nell' Ifble
Fortunate.
l'Oceano, per
e ripruove,
Si. Si procura rinvenir ilGto d'Etnia cotrjuto Jslli Sibilla, che dlcciG
Emrt.
ci, che un fvin di/ i..ni :ir, ha dritto: Quo, vero fuerim,fi feEq'<iJ,i pj 1:,;::.:;;: ,,7, qua do hoc ariruntinrini plures, Siijlte .
n prVrr. , t' tcenttib-ji 'r~;;>:-v.-!Ku indili; fune , non inditigenter
.
10
Ma
/e
( i/,
nifcfr Sityb:
Cumana,
&
Jiwjw
ErvrW,
uh
la
ln
,-f,;
on.-.
Befane : fed
CD"
:!,:,.,,!:;,<_<.
e l'Eritrea
li
Il
apertamente
S.h'la,/
S.Giuflino
icuoprc, che
It. Perei)
la
Sibilla
Cumaoi
li
f condili
ll'Erirrn,
li
il
firn d'Eri'iij.
DELLA CITTA'
pere
lirt-it
in.:'.',
DI NAPOLI.
che nel codice 170. del Ite delle Galiie vi fono gli
SitylU
Si vai; dunque Irsutamente , the rotali
due, e che
in oltre
vulte
alle
iruijv.in
li
vaniasffiio
'.fuii!':'/,ii!Ci'ii.llatn!i
jjh
liliri
sibillini
Icrittori,
li
tir.Wie
cu::' Lritrea
la
colpa
A fiat ita
ili
aliai
e che la
Si-
pil
la
regione di PoiiudI.
*4
Sibilla dalla
che
ni,
Situile.
-
io
verii
toglier di
er;:lo
;
;
mi
brieve regione di
penfo, che
fd/./.ii
.li
Cnma
Cuma
pi dillinta citt
e vorrei , e
che riacqnillau la cam|Hjpa di
la
il
tal
84. Dato fine al dire un poco lungo intorno all' Eritia ( fe opportuno, ovvero Importuno il pcnfi chi vuole) non temo, che vi abbia chi
opponga, eflcr diverfamente fcritta quella voce dall' altra meno antica
Eritrea, imparandoli da' primi anni, che l'elemento R a frequente piacimento s'immetti; in (igni ditte tii nomi ed in ogni lingua; i gramatici ne han raccolti efempj inniimercvoU ; io non mi dipartir dalla camvuole da elfi , che efja da
pagna di Pozzuoli , ove era PhLfira , e
$.>.;, rivi-; onde lo Hello K'pSr.c , elio llp'ifji
Sarei in colpa, fe non ajutalfi anche col parlar Fenicio, che veramente quella voce
. unente
::,[ art iene a! Li regicu t 'umana i;n. ridi
la ri: movo uilire da
n'-om herei-ja, e varrebbero quelle due voci ha-. wbiio divina ,e fi confanno bene a tal luogo, ove eran tanto pieni di fama gli oracoli, e vi
,
li
!,-.';:
li
che da
;.'.-.:iari
trai
lidia
Sibilla
8.
ove
110 'ouin 73
Lsi. vecchi ci
n ,
I-.an
liccumc
wmo
Se poi q
eh; ben e:>r.v:L-i:e ad una contrada ricci doratoli s'.._
,
cetti , non creilo , che fari a grado quella de::' immortal Bochart , e
riporto le parole di quello neh' annotai in Efiodo:
del dottifs. Clerico
Idem (Beciartus) ura apnl Z :c -vidi diR.-.m uifulcm Erythiim e
vece Thimcia niinj, Imllhartli , h-ic c' jn^n ovium , i/u,m> vcrteteat Grsci i':--' E
orbi ErvtLf
Ns .-ialro ca-micdws a vice
,
nnj, liarolh , qvee gramina , cui nerba; viridcs iiin.it, E/ni. io. 7. Ma
ninno s'indurr a credere , che quelli lia pi felijre di quella del Botale d* E'ioSffi
84.
Amlie
ei
nude ceni
Digitized
DyGoogll]
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
<f 3
chart: nella prima vi (brio elementi d'avanzo, nell'altra ve n'ha 'di bifogno, e tutte e due racchiudono troppo general nozione , perch ove
ri.ir;
li
rinvengono gregi, e prati?
S;. Per ultimo non devo tacere, perch me ne nalcercbbe male,(nv
brandomi, che Efiodo Eritia la fa ifula, dandole raggiunto tioWut-,
e eulti hanno tradotto cireumflaa, onde fe tale, non potr mai efir
la regione di Pozzuoli, che nel continente , e quel tanto, che fi i detto, l attraverli ma i quelo aggiunto, in leggete fui principio il poeta,
io pol cura, e nulla nu turbo, perch non dice xuflpir-, che proil
-r )
prio deli' ifole , ed troppo noto il viilne rurfb d-!l' i--\
:
.1
[:,(
49.
li
Onu-m,
,iri!iir,:
mi l'oppongono
chiama
clic
^ftu.
verfi
dell'
l' ifola di
Calipfo fi^ipl-a Od. s.
-z^i-n. t3'x 'w " af"*"^
N
173. 1^4. ove fi deferive Creta, che
dice i-ieipci'i-, perch fon contiarj a
conienti devon curarli, quando i fonti
n'ro
Od.
fi
e'
t.
Ktfuj,
Tfafs, tttJffrm , 1. t. X.
terra eff medio in purpureo
hJ
Crd quidam
In' -iror^i,
fiFT-ji
dice
rivi
Creta
;
pomo,
irrnpa, vi
t,;.:
r.^icnc
:.i
te e limpide, e minerali.
r!:
l'^;'iio!i
Se akri
r.v<;
w;so
ii
poeti fuor
d'Omero,
d'inierpeirar quella gran coppia feoza ajuto di coloro, 1 quali per ordinainferma veduNon 11 creda peto, che io fia di
ta, che non abbia feorto, che Efiodo.nel veifo 083. di? 1' epiteto tr'uall' Eritia , ma tanto lungi , che
ci contralti il mo dire,
1'
ajuta : fi conviene , che ivi fono cinque veri! aggiunti ,liccome vuole anche Clerico , telimonio di chiara fama : Hsc
rio fon degeneranti.
fitfons
the itiaugiormente
' 0
jl final lcis Hi, quos viri mwp/th fufeepctunt ex De.-:..!,: h.i!\.-ii,qund emtrtrtmm
oporlcrctqm Chryfaercm vinon
il
irriga/i, tanto pi
5.
11 dirli l'Eritii
le
le
di l'aj^iuntivo
di
t^>.i >>.u;
fin
DlgilizM by
66
luoghi , e quelle aai.iie predo Po/vaioli , onde il talento gli fpinfe a far
quali intero argomento del lor peni.ire e eh uni . e l'altre, ornare con
favie invenzioni , e fingervi tante favole. Famellieri giudicare, elle in si
antica Magione aveller tali campagne, e colline avuta gran fama ; aggiungali, che vi conferirono le molte metili, e gli Vo'.cani , ed permeilo il credere , clic allora quelli li fodero flati grandiofi , e fieri e
veramente deefi a giuMa ragione ci affermare , perch anche a il ro:
fe n'hanno certi i fegm per lungo tralto in quella regione, vedendoli maflgrandinmi di duri, e bituminofi falli fimli a quei , che fuliolamente, e di continuo vomita i: Vdirvi.i, e ler'.-.br,-: ,die tali si vec,1
tarilo decorare e quel
chi torrenti di fuoco indulfc la Grecai
terreno, e quell' onde . Non fi i potuto mai conghietturare , perche 11
lli
pietre, che con illupore veggonli per molto fpazio lungo il mare nella
via, che da fuori la grotta mena a Pozzuoli, non avendo antico Tenitore, il quale ne parli: all'ppofto fappiamo , perch vi fono in Iiclra eolii
interi formati dagli Volcani, avendone fcritto Stratone; e qiidVincendj
gli furon noti, perche pochillimi fecoli prima di fua Magione erano acca-
duti,
ma
ignorava quei
(lati
antichiffi-
tilo
l'ammirazione anche della lontaniflima gente , e [peciiueiiche gli Mimarono degno oggetto dell; loro divine poefie :
e Cosi ci fono (lati fili cullodi di s maravigliol produzioni , che tanatura fece in quei luoghi, con punircele avanti coi vago , e col leggiadro delle favole.
fero tanto
te dc'Greci,
Ed edili. lo ci vero, come l', fa eh; io filili , [timo guadadi mia opera prnlegiiire , e ricercare in F.lio.b quello, che li alti
Moria di s bella regione, con fenararne 'gl'infingimenti noetici, fenza mancare al mio argomento , che le voci Fenicie appoKe a quelle
fronde fi furono forte occafione a fvegliargli . Vuole Eliotto v. 337. e
ig. che la Dea del mare tilthzs riteneva nell'acque di Pozzuoli , e
che al filo ennidru O.wino nartorl 1 fiumi, e ne nomina con belli aggiunti venticinque til unifrme ad Omero, il oualc, come ho detto
87.
gno
alla
Teli
llella
ciondoli.
nel l'
I
diti
Sj,8 7 Ptrtlli
.
in Voiiv.-y.i
Liiitta
fin climul.:|jii.
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
67
l'appellarono dalla lor voce nnn, onde ele Teifrys, che vale
,
nome trito dagli fcrittori fatti: ed i lxi. in Ezzech,ia. io. e ai. 14. ci han data tal parola Ebrea 6'90-, profondiras; ed ora intendiartw, perch Omero, ed Efiodo pili affai dice dell'Oceano r&Sv'fM*, e BaSuSim;, ed altres Strabene, veggafi il num. 49.
ed i graniatici pretendono , che afyfffis efea da Htj- , lo lleflb , che
0rS- ; in %i"Xei . Ora non far maraviglia , che i fiumi fon parti
di Teti, e dell'Oceano di Pozzuoli ,ef[~endo ambidue i padri dell'acqua
tutta , e nel golfo di quella citt hanno lor lede . Ho qui il piacere,
che s'offervi, che tra audli 15. fiumi, il poeta non fa menzione ne d
didimo
lo fieno, cheaSr.ffBi,
quei di Spagna, u della Brettagna, n delle Gallie , neppnre del Reno dell' Alemagna : e ne di quei della Paleiina, e Mefopotamia si riechi di acqua, e di nome : onde io ne raccolgo, o che a tempi eroici
gran parte della terra ora feonofeiura , o clic cotali Provincie, perch
barbare, 0 affiti lontane, non le riputarono. oggetto degno dc'penfamenti poetici : ed in oltre defidero , che fi ponga mente ora , fe l' Oceano
in Omero, ed Enodo pu eflre l'Atlantico mare, e fe L'Elisj, l'ifole
Fortunate fuor d'B:r::p . c l'Uriti; iul.'lbcria c 1j ivi altres vedevant
gli orti ddi'Efperid , gli Etiopi lnAffrica,e tutte l'altre favole in limili
lontanlTirrji luoghi, come fi Muovano. negli Ictittori vi ti dopo i lem:
pi degli eroi
quando
nella
Teogonia non
non
Ivli
ci
in
altri:
le
non
la noftra
p;::li;i
Campagna
fiato io
fotti
nomina Tamigi
fi
Tago,
para d'avanti
il
devono
ravvifarfi ,e
primo a
far
mare
queffoBfv*
E ritorno a Teti , la quale le Efiodo la fa foggiomare nel noCratere, Omero, che da quello neri mal diffente , eziandio qui la
itun IL. F. v.oo.
SS.
flro
Eui yif
i-i--.-i.l->,
z;:<;';5.i
rriiiT
/:;,
Tvr.
quefti verfi ripete nello fiefi lib. v. 501. e parla Giunone una volta
a Venere, e l'altra a Giove: ed in elfi l vede farli certa menzione di
Pozzuoli , dicendo *tlrj-rtt ym<n , ficcane fempre ho fatto ofirvare , e
fpccialmenre nel mim.58. Se o!e il divin poeta, che Oceano, e Teti
j-nma, fiuvoTUm patron , per efler fimiliflirno ad Efiodo, e qualche lcccnte mur
f'i'iei
SS. Kaijiani
moilrirc
1S1.
,
liccomt tutte
le
Ninfe,
DigjtizM Dy
dn
comecli nel
;.
V.
fi
3^4.
figlie
Afru
Ma
Q'.^.
li
perche
ed era vicina
fi
di
Q'siaui'vn-
tutte bellifume
padri
v.i.ito
t.>!;iie
LcL
lini
a'Iiioi
uS.
la
a tutte l'altre
Ninfa Stigi,
e la ragione
il
mini. 11.
Oceano,
re
afenno
poeta
la
ivi ci
v.jrf.
)uon
teti
ri
fi
creda
die
perch
al
tali
nultro
er
Il i-l)
psrqnam maghila
Eji
e ne d non meno
H*
clie
ex Doride
j'gi
felicita
filit
Dcarum
putrir,
qudem ex Nereo
C riaseneono
ntl ooflro
Oiwno.
Di-a.hzoa
L"
Ci
DELLA CITTA
DI NAPOLI.
~E
tomi
a piacere leggere
propriet iti
L:'':,'. 4.
nomi
di
Ninfe
donne, ma perche
in
elfi
di
liin
mare
niimeiofi
Parvero
ancnVijli
altres
inviilancio
'iiitri
in
69
Omero
ed
ammirano tutte
fi
Teli (Irena d;i doglia per Achille , finge il paitarclJo Atifleo, che puni;c
fole diciaffcttc , ne recano
, e che le Ninfe , delle quali Molina
av\iiii a Cirene madie di lui.
od. Bifogna or conchiudere , che bel pregio del nolro Cratere,
ovvero Oceano, cheTeti, e le Ninfe de'fiumi fi fingono efler nate nelfemminil origine
le fiie acuire, e che quelle del gran mare anche per
da eflb dipendono; e fa d'uopo rinnovar l'ammirazione, che quelli due
gran poeti quafi tutti i loro pili belli infingimenti Glhldiarano darcegli
pretto l'acque di Pozzuoli^ conforme anche quella favola di Teti , non
per altro, le non perch Tetbyt in fiivellar Fenicio nnn lignifica Ufwi! j-lt>.c.;:ic , S uTS cs,cht in Greco diceli in molte euile Si'.f-n, 3,,-,;,
Swtos, Sfarmi ed Omero Tempre vuole, che le Nereich, come nell' 11. E. v. ;8. e 40. vrm , Stj. xx gi* t NirfUiiB 'a
tanna qmtqmt in mnris funio NtivKl.-s w.-t , per far LuitL^io al!j
l'api
granDea
del
3i.>(JTrv i* v.jo*.
mare Teli, che anche ha fua fede
nnn. Se poi a taluno venule ta-
l;
Ninfe
de'
bofehi
fe eli
dira,
acque,
'
Nf.-ir-^
il
::
fo'-.sna.t
Icolulle:
.ve fc
brieve
)ir
hhz /ai-
T>"
'
rr.L
t^t-^ith.,
qnia tacitai
eli
Non
fera degno
non faceffi paratamente difcernere , quanto fono e concordue gran poeti \r. dill-.i^nerc 111 tre ordini
Ninfe, come io gi' ho divifaro , quelle de'fiumi, del mare, e delle
felve: onde lini naie, ed i Propri l.;r padri feri/a non iu.li i^Lltiii.hk,
neppnr ne' nomi
il
che non avendo olfervato i poeti , al i polleriori
o ai_!i t-rudti , i quali per d:
ma era grand' uof
ic, ancne aopo lunga lanca , 11 lon feorati
nerfi intanto' .ni OniiT.i. ed Efiodo, per farli pago dei mira
di fcufa, fe
il
ed
in altre
sci
cieco dilordine. Si ve
da
nella luni^iHim* of!crvaz.in Callim. nella pag.i^c
ancora (per non recitar tanti, che hanno ferino intorno a'
alla- iviprietV A-
ga
djir^::-
ivr iiiar
si
foloSpanhemio
eruditi
cDnfuicrokNinfc oVlkmi
de'momi.c
del
m in
DigilizeO by
7o
le Ninfe ) e rawifcr erudizion molta , ma niente dillinta , e l finirh di leggere la doctiflma offcrvaz- e non fi rimarr favio dalla diiinzon delle Ninfe: e perch il filo Callimaco confonde 1' Oceanine con
quelle di Diana nel v.i. Spanhcmio non regge, e con dir molto, reca
.
In miglior gufa ha provveduto a lui fama (e cosi tiferei io
nelle cofe, che mi foller ignote ) il Barnes nell'annui, all' IL 2. v. 38.
con dirci, che delle Ninfe poco, 0 nulla ducerne: Si Ocsiminx fini cse-
moklia
don rum Nercidis , quartini certe numerum Hefiodtti Ict mille facit
Teihyts flit , Ulte
Tkog. t'.j&f. aft il anidem dicaniur Oceani,
aita Nerei, <S Dondis, qui
tpfi erti Oceanine ; quare a-d^u.
&
Calipfb,
pui nominata da
quelle del
in
Omero divieti (ignora d'un' ii^a intera, li fa ufcir da'fiumi , e gomare quindi l pruova tempre piti collante , e falda
gran poeti. Ma tempo di toglierci dalNinfe, con cui lunga ora ci filmi trattenuti, e lardarle prendere di-
letto del noflro bel Cratere , ovvero Oceano colla loro madre Tcti.
01. Non finirci, fe non dpo andar di tempo , li; mi piacene racco1'
altre favole , che fingonfi nella Teogonia in quelle fpiagdi' Ba|a ; onde per non cCtre uiiac^.-olc
Ih mr-iu ;mi'.T iv^liern^
loltanto due, quella d'Atlante, e quella di Prometeo, che trarr, che
gliere lutte
g
e
il
mio dovere
dal
Fenicio
ed Efiodo
in
Pozzuoli
le fa
rinvenire.
Dice egli V.5.G7. cheGiapcto li prefe per ifpufC) imene una delle Ninnollro Oceano, la quale gli partor Atlante xpxtipifptM , e Prometeo tanfo , wkipna e
v 57- foggmnge:^
fe del
^',
^^TcIl^t^uimei^racJi
Finibtis in m-r.t,
&
r.r,c-
cccflittit
Siam, tepitr,
indefeffi, m*,tbu>.
V. Ti, ito s grande il remore di quella fvola d'Atlante , che non v'ha
in ogni et poeta, il quale non ne abbia fatta Ina vaghezza
ma non
fi Muova coftanza in dare a tal gigante il fito , comecl pi levante fi
:
vi.
Anche
li fiinafa fivola
d'Adirne EfioJu
la finfc
mila regione
ili
rum htemnr
mente paga
fpecialmente
Per
di ci,
fc
die
fon pronto
in
uli
fon grandinimi
me
p.in>lc
,
mia
, che non fi rende
.'efprime: si perche i monti, e
pu dire, che pendono , tanto
a palelre
non
fi
diAVXtt
Fenicia
comprova, cheli
c fe cos.
farai fu in quelli lu
7i
geografi nella voce finii! . N mi ofta , che Elloda dica , che Atlante
regge il cielo, anzi mi tomi utik-, perJi b-nr Iti bi ita nella Teo1
Sole
il
bagnano con
po^giallc fermo
ed
i!
la
e V Aurora in citi
tutti
gran
gli
altri
celefle
tii!>:
(i
globo; ed
in
amie
tal
in
piccol
effo
maniera
mare
l'intera favola,
faria unit.
NlJTU
fa*
ti
icbt-
oMs
Tfc Suyihtp x. t. K
In quelli verfi il poeta non ci di
il
nome dellaNinfa , ma
dubitato
p;.
!n;!i
fj.Viu
,c!i
la
dalla lungi
n mai
i.-;
le
l'
r.r.J-.- .i-ri
fji-oTa fu in
Ponimi
Olgiiizod
B/Googlt
DELLA CITTA'
tyirylq
DI NAPOLI.
if
M asma
Or
zuoli,
ci n' fognila
imi
ia , e
della geografia
tempi pi belli , cio degji eroici ; bench non mancato qualche
piccol raggio di vero nell'et men culle, e II dubitato, che Atlante
folle in Africa, perch Paufania pag.74.9. ci avvila, che quei diTana-
de'
gra citi della Beozia dicevano, che in un lor villaggio avene fattoi
ieggioma Aliante
ma mi fpiace , Che poi tale icriltore Sciti weifi
fopiannominali d'Omero, come Te quelli il volcfic in Beozia: a me balla, che non fi fa trovare femprc in Affrica, ed il contendere degli autori fa Benfare , che non fi era lcuro della dimora di lui
aggiungo le
parole di Paufania per taluno, che non ha agio, 0 gl' incrclce di confultarlo : Tb%srt n infia^fjti'.i y.yj- i \ 'l-.'s-y.^; ) i.-ioiStx A'V^cu
laSsueto. iro>jjT/;iJ-^KHf ni H
yb furi, v'
Jinu 1 TrroiijTSai
r yStpilfi
A"ta4, .t.K Pehfin, qui dicrur vini! (Te:
iiagin) ia eo
Athntim
fermu ,
&
qut
terra
font, O"
fub
nimis diligtnfta imitfliguntem ; quod tib Homcro
ditlum crawl : indi recita tre veri! di quefto poeta , Sitami
, t. K gi da me riportati pag-7i- Ed ecco , che dono affai
eotifediffe
cii/im
Styinf,
d'Omero,
te
fi
Non
fi
finfe lo Arili),
che Oceano,
fi
ymi
<
AtUs
li
vanno ad
il
innaffiare.
vuole
ncll'
dee interpetrarc
cltrcmit del
Tom.I.
94. Fertili
fi
i ferino, clic
mondo
fia
il
fofienta-
calumiim, perch
K.
AilanieAiWf
fi
di
sa,
*ir.
74
sa , clic quelle, le quali cuoi; ni -no ali ordini ardii te rioni ci, fono
invenzione aliai i'i il Ir, :.-! e!-' tempi eroici
e ni duole , the
voce, che fpeifo li tiw.i in Omero , fi traduce b/:w , quanto fareb,
tjnto pi, die odi' II. cri OJ. non v' ili
be pifi deano dirli fir
Spuria, falcimeli, c >r:i-cbc vi li ruivcnv'. il veri,o;.ie invece di total
nume quelli s'avvale di *i'-<. Croi, per non i!ir Imi ceno, clic Ovifi
'
dio
fi
Omero esprimendo
penliero di quello nel
il,
I]SS> Tivrs fiU }h,i,iu ,;:,!/; [:,!:::;;:.: ben fili cr.i miro
die k:., in Omero avea alita
fu felice ad incender
6. de' Filiti V.
dir col:imu.
nozione
il
pere
Anche
poeti
nitri
.ali
io
si
non
la
ifiie
Greci
limo
fc:n;>l:cc
ci
predi:.ne
immeiifo pelo
I'
<
v. 1. ufi pi
517- Euripide in
^it,K!iiT[ >unis siai'i , t);i J tar.-iV s'/st
rejfit v.
Ichictru parlare
inerii
mcntc
calum
di tutti
D-.-t.v.iu mii:.f.ir.,;i
Virgilio
li
vertice filili!
Anele
tsw* viii
:.i?.
AVmt
-he
vfr/nr
t'..r,--f::i:hiem
A'rtat
mi
Pi
ha-
femplice-
c:pr:n'.c. e ci
j,
lv.ii--.iiee
h'
_C:
'}.-. :
il
li
ci dice,
.io
confiv..._-
l.i
htmnem
poteva
come
fiori
d'Omero
55.
non dinota
fi
vede Tradotta di pi
tori Greci
figli
culti
del .erari
autori Latini
Omero
l'opra
cfperti
che
perdo eziandio
tale era
il
il
gli
valore
lerit-
e no-
c'ic'o'.'S. la 'ora
i
,'
lieo lignificato di *r> , con proporre lltanto \' origine d'i tal voce
la
quale da se efee da iva, tuta (comedi 0:1 ijroa. liana rnifa i Mafore dicono firn) che dinota tifile., ficcome eziandio altri deri.
on mai nell'una, e
J5. K.'.>
fu
figli
l'altra vcrliuiie vi
ificiiiont
amiti non
li
n!,mna
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
opportuno conchiurfere
il
quale
il
noflro
Oceano
i'jjn
che
fe
xiasa
Omero
nrupw
che
fanti libri,
che Atlante,
non pens , ni
, e fermo
fcriffe ,
altro
iinic, che quello brieve mare fi eia quello , ove come baie
!i
reggeva il ciclo. Se poi dice fia*pii tiswi , Hon
aj-puggio
fi
creila,
:>
puHcriori icrittun
rie
s-puvw
nu
munte, e
clic a
filli
rv i
li
era pronto
il
piede
le appellarono
non
lenza propriet.
arrena, e vagliono quelle due voci, che contengono tutti gli clementi
nso^StJs, q;,d /affimi sft lentier , appunto, come vcggonli i colir, cl-.j
ri:. ino quella contrada : e godo, che in tale_guiia gli deicrive Dion Cailio pag.jtfS. v-sS. ediz-di Reimaro: E'> ri Ko|jj ti Ki|ZTJf'h Xw&ir -n y<"- ' M^kt-,
IIitti'i.v iivy.-.nZti 15-ru
ffpnri u ysip
5u>_f. i^'/.'-i!., che co,l traduce il gran
ruMitt, J 'J-A-'s,
"Rcimaro: ~Cmaa urbi eli Campanti , ibiqtie locus c/i quidam in l:,n<t
di
'
;.
che qu
4.
).
folle Hato ripul., kitmiiibus , perch non mai li forum -midi, ma tempre fruttiferi: non so perch il iral.tlci ->(w :?>>, che luona prxt i.:,
cencio coli oltre piccoli monti , anche ameni bagli uniti
al continente. K (i c'ubiti , che li cica de' nienti jhffut , avendo ne'
Greci , come in Nonno , f - v%ty\V,-, , ,
l-.-frr-kigs
l'cnlarono
.
dunque bene
Fenici a dar
il
nome
K
St.
colline,
per
ili
76
per la loro facile montata : e non fi legge altro negli ottimi Tenitori,
parlando delle dolci Cui-; , r.: l.:mrc, 'mlivis eiitm in Cefi de B. G.
ed in Liv. lib. 8. placide sedivi colisi.
97. Da quello nome era facile a' Greci colla loro fregiata mente
invenlar la si rinomala favola d Prometei ; perch avendo ingentilita
voce UH-Dia, che porreW.j;( pronunciar m-j.^r, erendutala ftpc^iSf , che dinota m^n.j piiidcntin pnrdtu< , -jir rtm'ii/r .7/1)11:" , (i
iib. 2. c. io.
lai
un eroe, che avelie con Cottile attinia. Giove fteno del u io; onde l
qiiell' atroce pena a tutti ciana , iiVPi:i ligato con duri cepad una rupe, i m'ara, ed un'aquila lentamente Jias irrise (Sa-
linfe
vide poi in
pi
fcainpo.
fi ponga c
a la nozione del cu leni
le
itrch Prometee
Ma
po,
ammetta
conghicrtura
opinione del
ho
feoverto
53S-
che
fe
5'
Prometeo
filo di
nel
in Elio-ito
Mnwif
-tot'
i*V
, S/rai' t
'H-n. ftiyM/ Sii T'-. f 5
5U(J?7
Dn
-,mori-ali!.jm- bombici
Inter fe
ibi tutu tnagnum bovcni folletti animo
metileni fallens [Ptonietims)
quello luogo detto Munii* ninno fcriltore antico n' ha /atta
pi:i cileni cucii", che il folo Stubone p.^.-^S?.
Maona ,
Di
rimembranza alcuna, n
lammcnfa, e dice edere lo ded,che la celebre citt di Sidone dei Peloponnefo , t(u Sulws ufi-nar Mntawiia i'<s*a, Sicyoncm prilli nomine
Marmont , perch farebbe aliai Urano, che Eloifo, il quale fa trovare
Prometeo prede. l'Odano, e l'Imperi, , altri lenitivi d'interior et nel
Caucafo , ora lo riponga in Grecia : con tutto ci Clerico il fufticne
ncll'annot. Quindi per non render si bella favola vaga, ed errante, avenii
M*W>*
colla
fcriile
filo
che Mifcnitm
M1l;\H
ripofero
li
frale
indi
MHKQNH
e;. piatoti
InPojjuoli
tal
cambiamento ce ne
e ptopri aratine
inMiltno.
L'ili.:
::
e.
Ci
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
77
falli ferini : ovvero per 1' abufo di pronunquella , come quella anche a' tempi nolri da pi nazioni
per
il iropoo alfine cambiamento
di quelli due elementi tra di loro
Greco, ed in Romano , onde Servio nell'Enei.!. r.70. di maina fi
ulcite tmdforn , e da tir fi fa atm . Non li pelili alla varale di mezza, elfcndo troppo noia la fcambicvole mutatone dell'O in E, e dell'
divenne in Latino
E in O: e per non dipartirci da Pozzuoli ,
A'JtruHt, e taccio li celebre voce qui in Kiiioli
onde fitter,
oltre Afilla, ed Afelio-, vollcr, e vciir, ce. Ma quello, che ridondi
a mio gran giovamento, fi , clic S. Geronimo nella verltone, che fece d'Eufei.io, ove li parla di Clima dice : Mj/kos condita tu Itali.,,
qua nunc Cumte, quello lugo il prendo dal Pellegrino pag. lag. di fui
Campagna, ove rapiwrta tulio ci, clic \i:iio dritto gli eruditi intorno a tal nuovo nome di Clima, e fpedainieiite il grande Scaligero: indi giunge Pellegrino il fuo pender, e si i: ravvolge, e l'intrici, come fuo colume, che alla fine fi rimane pien di vojilia di fapere,che
cbnehiuda: ma quelli non era difpofto a rinvenire nella Teogonia la voce fimile , cio MVivp, , la quale 1' avrebbe tolto fatto' ufeir d' affare.
Non per tanto non ferii ir i>:>Nigu a :|inrfl. i!:>!tn Capuano fcrittore di
si opportuno luogo di S.Geronimo, dal quale fi feorge chiaro, che Mi.
ziarli
tacere
in
'
e viiolo colle di Mifeno ;*e veramente non v'ha luogo , pollaiii e!; re
:. .:
nel monito pi ameno, e pi ricco ,l' agi , e Ji delizie: e [vivl.'s
famofi Cefari Romani vi aggiornarono , e vi fabbricarono gran ville,
quali imitando gli D.-i , furie p.iche .nvh'cl eran Divi.
dobbiamo
I
doppiamente ftupire, primo, die quelli eroici poeti erano sif.avj dc'pregi
della nultra Campagna ; indi che tanti degli antichi fcrittori , e g,i>
grafi, e de' moderni, c fpccialmcntc de'noliri (forza i portarne querele)
OignizM b
7B
delle feguenti et, ed il loro oggetto fi fu la Iterile Mingrelia, e l'orpili SiraVi:; c\ (a ritrovare , che Sidone
rorol Caucalb.
li dicea
ci
(a
fyi.i-.
vi fon pi luo-
(trilli in geografia
i:
Mcjfsn.:
in
che Prometeo
pa
han accrefeiuta
favj
me
il
lo
ice. S! dimoftra
quinto fieno
ili
Oigiuzod by
DELLA CITTA'
che
Qui nun
tLc, clic
li
ru/n .
[rl(i
DI NAPOLI.
han tradotto:
tuiti
li emc.im
emima tppmtirem
l'umici
nelle
re,
\f.
luii.-ire
Li
.1l:1.iu/.l
partito
li
1'
j^.indifliu.i
intendere quello
i'L'riiru.'iito. nel
"'
ccicfl
ma
fuoco: n
/r;r,:;.vj
tu.^e
f,n,l,,,
non
ini
,
r.icc:i1ic
fi
tvC ;\
la
clic
^' ag-ii:,,
poi
terra, ed il cieli
lignifica.
:
r;:!;L, .)
..I
del
ti
lutto
'--'>
Sri
cert^la mente d,
non
ci rechere-
nozion
li
vi
vede- adoperato per uienlilc, ove fi conferva qualche cofa ; codal gran Salimmo in lyk }sir. pag. 5. mi.!. E. N^5^.,^
-.:.-!
Ir.-iittim: ex suri, qua unguenta
tir
..7
teponcbmlitr : e lo )!.!!;' dk:c Voilio ihjLI' Ecim. Bench quelli si lvj
guifa
me
fi
ha
fi
ir
\i-.hir.:i "j.v'cil:i:ii
ncn-.ini
creano,
che.t.il
me
vuMhtai
bdj,
unti fpecmlmenre
irid-ri^inr
che
pianta, ma eziandio un ittru mento , ove li racchiuda qualche cofa: anzi mi giova il conieflr di Salmalio , che non sa, onde
nato, che vtfaZ dinoti un vale nel lodalo luogo pag.tf. col. I. A. Cut
vi unguenti;
jvr
>.t
liliuJo
fignifichi la
/trinili
uagtuaiorw
Ma
nrfrtr
CJs.
m.
la metatefi della
troppo
io. iK. li vede tradotta fahaxt da'
nota, perch frequente in ogni lingua, onde fi ha Sear- t e xp*&,
et. e le fi chieggono elempj dallo (tell Fenici..! p.irkre, ve n'ha aillii,
ne' Tanti
e per darne uno fimiliflmo alla voce
, appongo vj , che
libri fi vede fpeflb tu, e dinota abfadtt o dell'una, o dell'altra maniera
ferino. Sicch regge bene, che vi;isf- ft.ufato per amclc, che ferba,e
cu Itodifce .qualche cofa, anzi quella dovr eHcre la liia primaria fignifkazionc, perch nt'lanti volumi nii antichi nella fola nozione di cullodire
rinviene
e cosi dee prenderli in Efiodo , elendo anch' egli di rimo-
li
tiflina et. Invi tic' l'r.jkti ii.iunto , qll.icuo gi li era qualche comunicazione co'Greci,soucrva dinotare virgultum ,/urculus , gertnen , fi
vegga Dan.il. 7. Iliia 60. 11. e nel cap. 11. 1. vi i la gran profezia;
furcum dt
Egredictr vrgn de r.idke jsjfi , rr> Tenera isn ,
ri:J.:nbns e/ut enfici, S.Geronimo ha daio ni, fiat, avendo feguita la
verfione de' LXX. i quali han pollo afi- . Per ultimo , perch op3ng
vale eziandio mrum , perticai, in tal lignificato anche fi truova ne'iempi polcriori degli Ebrei, Ifaia 6%. 4. u' ?' CfllUai , in delubri; pernoDubitili, e non intendo, perch iti Greco fi fcrill 11 tt cn>ik>n, in
jpclunrii . Ed ecco cume ben fi corrifpondono il nome Ebreo , ed il
&
Greco
di
medile, di pianta, e di portico ; e quinetimologia da me propolla va a fegno , perch proIntanto non mi fi contender! , che lec-Srif in
.
li
prende per un iitrumento da ferbare , indi dege-
vede
fi
pria
che
I'
Lavate
il
fuoco Prometto.
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
(.
nsr a dinotar aliro. Si dipartirono dunque molto lungi dal vero tanti
comentatori d'Eliodo, comedi dottifimi, quando in quello famofo verIb ir >si*ui rapShm difltro, incarnava ferita, e non pofro mente ali*
piii vera, ed antica nozione di vafe , ifirumento,ec. con dire incuneava
organo , j'upcllcllli , &c. e potevano anche ulare Jptcula , fenza temerne
male, perch con quello folo mezzo Prometeo era valevole ad involare
n> i,.-,-. yi
IS:, usrfipii luccm ; e non far penfare ad un lvrano poeti
d' un maniera si grolllana , che l port fino al Sole , e ne rap il
fuoco, ed il racchiufe in una fievole canna, io concava ferula. E vorrei apprendere, Te fi pu dire la'Mn- idi'*- , calamus concsvus, ovvero xtek, 'jftcuw , perch tali piante diconl pi lofio vote, che concave, io non ho tant' agio d'oflcrvarlo , onde il rimetto ad altri , che
104.
Avendo
lo
nuova
in quella
Prometeo
al {urto di
e dubitando
guifa
,
nterpetrato Eliodo
non mi
che
lffi
intomo
male
lufingato
contefa anche da' primi ingegni per cagione degli fpecchi ufior} attri.
buiti ad Archimede , mi venne talento di comunicar , quanto qui ho
fcritro,a favj amici, e qudti rimalro lbprapprefi per la novit del penma pi per le ragioni, che lmbravano ponenti a doverli intender
s
fare,
cosi Elodo
folo
indi ne'tempi
vi fpecchi
ma
il
poeta,
fa-
Numa
pag. 66.
dell' ediz.
di Parigi
deferivo quelli
luogo
TomJ.
m4.
Si
tonfami con
Ariflofine
e Plutarco
1'
antichit degli
cofpecchi
ulloii.
ENICI PR
'ATOR
cendeifcro ni
am:li concavi
voce
la
*k*
radim
, li flelTa
fi-culi
li
vicini
do dice
renfiUir
dArchimede
qe
,
hi
alt
co<i
devant
le
tems
qui
poteva fatine ,
potei di si grand' invenzione , trovandola ornata di favolofi a.
accrebbe pi lamia a m mi razione, che il Mazzucchelli, il quale ha unite pochi anni fono afli col, e molto ivie intomo alla vita d'Archimede, e nel num. imi. rapporta, quanto fi detto dagli antichi, e
nuovi fcrittori degli fpccchi incendiar; anche parabolici, affatto non fa
menzione di si luminofo luogo di Plutarco, ne so fe per dimenticanza,
o perch era malagevole molto l' intenderli ed era a lui di neceflit
ri;urdiir!u , l.'.x-nJu lunghe ofiervazioni catottiche fopra tutto ci, che
gli antichi hau riferito di tali iftrumenti : ma ft melhcri eflr liberale
pi preflo a credere, che gli fpccchi delle Vertali gli sfuggirono: e queleonini, ;iie 1:1 Elicsi) v'era si nobile invenili certamente le ave-ii
zione , avrebbe ornato il Tuo lungo dire intorno a si bell'argomento.
Non devo per cRr di couume cortefe con il noftro Orazio , il quale
ira tutti i Latini fcrittori fi t avvicinato a' Greci, non per tanto leggendo in Efiodo quel n\l<f.n , furami, dille di quefio ritrovamento di
:
106.
Qui
dovrei
por
fine di parlar di
Audax Ja-
Prometeo
veggo
io).
Biodo, e
per ifpitEire
tali
ifinimcnu.
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
Sj
veggo d'averne dello mollo; ma con tulio ci a me fembra il dilcormanchevole , fe non aggiungo brvi altre cofe , per compir bene .
Conviene me proporre alfai pochi tra' molti (rani penfamenti d' ik>
mini b:n noli in fapere intorno a quella si rinomati favola , pt'rdic m
tal guifa li render pi certa ci, che io vi ho divifato. Alcuni di quelli
han creduto , che in cna fi afeonde la caduta degli Angioli , e che furono flretti in ceppi non nel Caiicafo,ma nel cupo Inferno; altri, Adamo l'edotto da Eva. S' ferino, che il monte Caucafo era un olfervatorio , perch Prometeo fi fu un grand' altrcnomo . Anche negli antichi , come Erodoto , l legge , che l' aquila fi era un fiume rapidilfimo di tal nome. Il gran Bochart vi tniova Magog, nome troppo filinolo ne' libri fanti, ma non so, fe nell'et convenir polTono Prometeo,
e Magog , comech il Clerico fi frudia di unirla ; indi quelli vuole,
che Gog lia Epimeteo fratello di Prometeo: a me per fembra, che fi
fcrivono cofe si pellegrine , per moflrar pi pretto grande erudizione,
che dar opera , e tempo a proporre il vero , o almeno il verilimile.
Altri il fanno No , e s' ingegnano di compararne i gefti
Il Newton
il vuole nipoie del si rinomato Scfoffri, e fi drebbe dalla Scizia irafportato fa Egitto Prometeo ; ma taluni vorrebbero , come effi dicono , che tal fallimento folle apfuy de quelque autorit Si finirebbe dopo lungo indugio, fe mi piaceff unir qui tutte le Arane opinioni
fopra quella favola al certo nate, perch fi t voluto feovrire non quel,
che fcmplicetnent; ce ne ha trafmcll Eliodo, ma quel moltiflmo, di
cui l'hanno aggravata ecceflvamenre i poeti nelle fguenti ftagioni , e
Ijiecialmcntc Efchilo, per tacere Ovidio, ed aliai altri Greci, e Latini
Icrittori ; e ficcome dice un favio de' giorni noltri , fi extrhmemcnt
dffignTc,& cu y 'Sflii unt infiniti d'allegoria, mi egli con tutto ci
anche ci fa vedere Prometeo ora in Creta, ed indi nella Scizia , e nel
monte Caucafo; e di tali cofe nulla ne dille Efiodo. Quindi dopo tanfo
non
mente
i. t.
Ni
riferite
nel
num. ioi. e
che
polle da
me
le
parole
d'EIiodo nli'J.w
lume
altro
la mente del poeta , perch li fcoifje niente (Irana , ma fchietta, e fpedita da tanti chimerici penfamenti , quanti poco innanzi ne
ho raccolti , tutti a cafo , ed in fecoli meno felici inventati , e ferirti.
prende
Non
fi
mantenne, e
fi
vede
di quelli Tpcccki.
DigitizM Qy
84
il
6 U nMftf^ias.
Ubo owtfM -ucrio omniii fummatim aecipe,
Ornati arici morrai/bui n Promithio.
vede dunque apertamente , che facendoli quello un filofofo fornito
pili recir.dilu falere, e fpecialmente diltinto ne'filici efperir
il vuole
Elchilo,
non fari di rt
"Shito
=
ultori fpecchi , de' quali Mtanto piacque ad Efiodo fai
riiVu ri^nu
li
ST.
ficcarne
,
ventole degli
frumenti, comech
quelli ultori
mentatori
tutt' altro
ci
videro
gli
fcoliafli
ed
Kw
Ma
Er
v'
ha
il
utile degli
%\<r/am a-pfai
del
Paw
fiamme?
e fenza
Scoprirono
no
dofi
Ma
Ho
10E.
fi
pruou, tic
Efchilo fi menzione di
tali
DELLA CITTA'
a
me
DI NAPOLI.
crefcevole
ijs^-i-rs
njpnn i
fi
animo
1'
i la
di
meno
dicefi
mi
ftazio
che
fpccchi non
erano
tempi
109. Sarebbe opportuno di cenare da si lungo difeorfo di Prometeo, che Elodo fa aver i fno natali nella regione di Pozzuoli , avendolo detto figlio di una Ninfa del noftro Oceano, e fratello d'Atlante,
the ivi anche li rinviene; e taccio l'altre ragioni nel mini. 96. da me
addotte; ma devo aggiungere, che il grand' Eli; hilo nella tragedia introduce fra 1' altre perfone anche I' Oceano , il quale fpeuo parlamenta
con quell'eroe, per temperargli l'alto affinino delle file catene; non per
altra s'avvale d'Oceano in quello grato officio, le non perchi Ielle in
Enodo, che Prometeo nacque preffo tal golfo ; e fi vede , che non ti
perdon mai i primi lmplci raggi della favola, la quale col correr de'
fecoli s' ingrano ifee , e Jecner.i
Inunln di imi li ha il piacere , che
quella noi&a Campagna abitata da' Fenici ha fvegliati gli animi do'
poeti a tramandarci ai vani uggioli notizie dell' antico fapere , e farci
ufeir d'inganno, che l'et eroica nelle finche cognizioni era infelice :
ed ora ci lecito penfare, che fe il tempo, il quale tutto divora , ci
avelie ferbati i volumi ci i]i:"L-.: vivcliie ll.igiuni, aliai invenzioni, che
ora fembrano nuove , fi rinvenire bbono antiche , ed occupate da quel
fublimi ingegni. E giii fi detto, che dall' aver chiamato i Fenici la
piacevole corona de' colli, i quali cingono il feno Baiano twtJlD , che
tuona Io ldio ,
n 1 ne uno, che cotali
li
arti, e fetenze, quante Efchilo ne novera nella tante volte lodata tra-
be
nome
fi
( detto della
gran favoli
il
Prometeo.
numenti
p. a.
con tutto ci
il
poi Tempre nuova. Quindi con qualche rinerefamento ometto altri ver1' Oceano
li dee intendere
il
li , ed altre favole , ove egli numina
, e
nollro mare, ed ognuno da per s.- pi .: 1,-i^.ir:.- , c:!tjidofi gii riportata
le pi malagevoli , e fi 4 mollrato , che Efiodo preflb il feno di Baja
le vuole, e finge imperci non imprendo a fpiegare quello, clic egli
e feg. della Teogonia.
KiaWii
Ki>i *
a'tamri
-n'*f *>.vt
S'
TUptifit
&xb\*
AjVtIui
fam&fin
Altri*
5' ifis
Ks'flu>
H'rtlcio
&
Duxit Deomia
ronfili liyam
pvlchmimam
Gi
la
fi
u.i.ile
Omero
e l'Aurora
ormi, conforme
oltre
a ci
A'pitls* ijmXhu
lift!
fi'.;
Li-/.. zi
ArSuni
perch
li
ellcre altres
tra-
DELLA CITTA'
Jiilcato di parlare
<kl'.,i
DI NAPOLI.
Piiim;i
fa'/da
gr.i/ii lj
S7
quando prima
di
Teiits
AI
fiv
Tini
HVjjh
5* ccqx
fV,
;,it<-
Si -/k-'.- iy.i
ootiSis vi'
< T$x-at
iji3f,v,
yii ifl'fJTm-
ami ;
&
imbrim,
&
Avendo
fo
io
due
mezzo non
li eflrvi
tone
iam
ipojray,
inrer le
e pochi verfl
hi. iii.Fvo1i
de'
>
Digiiized&y
S3
noli* e tcrrtt ifaliHS prodirc , &"/-. Siamo dunque ficuri da s) accorto geografo, che fin dill'etl favolofa vi erano in Pozzuoli caverne:
quindi i Fenici doveano ad effe porre il nome, e le differo nel numero
piti b'djib, che fi pu pronunziare pigmm dal tao fonte djid , il
il quale dinota franger! , contcrere , mallcus , &c. Quindi Pygmsi in
excafila origine altro non Tuona, clic qued fiba! nttritum e/),
del
&
Imma,
e cosi
fia tratta
dall'
rmw,
Latini
com-j
nnnvi rr.is: in -ifi ni ra TircirSn , e ersi
,
iirpw farebbe riftretto da arra,., ^jraJ petfartaum eli ; non dunque flrana, o mckhina cofa, che i Fenici liifliro k grotte eq'BJB,ifl.
cifimct, ext.rjMoim . Non meno e vorabolo orientale yiptuAr, avendo noi ina, e nel maggior numero a-i-ni geronim , onde 11 ha naturalmente fifoni , gtuet; ed il verbo Ebreo, dal quale nafee tVM, anche dinota conciliti, .j/j-;mi-, i'; /, quindi quello nome dee lignificare,
jjforf exctjfum e/, e le grotte exfci'tdunrur . Ma quello , che ferma
quello mio dire fi , che 711J ne' libri fanti vale
, ed i molto
nolo, che tal voce i lo fleffo , che cripta , crjcmi , e ci fi ha da'
tichi granulici
illis fiveitus ibfcurus, C?c. E veramente quella oriendovea imporre un nume a quegli antri , ne' quali i Cimmedavano 1 loro oracoli, ed ora Tappiamo, che fi diflro fge geronim . Se poi rawifiamo due nomi d'una (Iella cofa , e gli
hngius, nihil
tale gente
ri
facerdoti
m 'tm ,
troviamo diverti , deefi credere , che elfc grotte erano di varia grufa ; e
piace, che anche Strabene ne'due luoghi poco innanzi lodati ci d
delle medffime due vocaboli, pvyprrm., e x**!1
Mi farebbe fpiaciuto, fe non avelli rinvenuto i nomi Fenici di quelle Bajane grotte,
che Stratone le vuole antkhillime , e ci fa fapere, che pi i Romani
ad imitazione de' Gmmerj ne formarono quelle , le quali anche a' di
mi
nnllri
m'
s'ammirano: perch
le
increfee riportarle
ti). Se dunque s'ammetteranno l'etimologie delle due voci d'Omero n^fijoi , e pipami, le quali Polo a coloro, clic fdegnano l'orientai
fapere, faranno in odio: fi avr pronta, e naturale l'origine di s bella favola , e fi , che i Greci penfarono foltanto al valore di quelle
due voci, che hanno in loro lingua, nella quale my/ii dinota pugnai,
ovvero Jffli, atbiius ; e ytisuf-, gens: quindi coUuigegno lorofcorto,
iij.
Anche dsjh
inutili
fi
fh^iau,
e >i><~.
DELLA CITTA
DI NAPOLI.
89
to,ed avveduta, per non fare euere oziofi i Pigmei, e le gru, (infero,
che quei foller uomini piccoliffimi , quanto un cubito , i. quali venivano invaile a giornata colle gru Ajuta il mio nuovo pentire intorno a si rinomala favola noi Iblo l'origine orientale di quelli due nomi,
ed altres che Omero vuole, che le battaglie fra tali nomini, e volatili
acca .lavano, prefio l'Oceano (il quale ne'due l'uoi poemi ora non fi potr
dubitare cfiercil mare di Bajaj ma altres, che a'l'igmci venne talento
di afialir Ercole, come ci dice FiMrato, c fi pi volte da me fatto
oicrvarc , che fi finto queir' eroe in Pozzuoli : di vantaggio aliai autori ci han tramandalo, di-.; lai: noinini pi;lii;:i: clii.muvanfi anche
Tr ijfj.ii
Ikcomc m' idra Ice fra gii altri il gran bochart pag. 115.
.
probant
ragione
:
di
e pochi veru
dinominazione
tal
Tea;. >..>,7.!:->i
k'-H
-.i-i
rl.'in,
cio
d' Arillotele ci di li
che foggiornavano in grotricelle
t/s,: ,1
.miu-.-t, funi trwlady.
Silura estimi
la
de
in mollrando , che il moltifiimo , che fi Icritto in ogni et de' Pigvcrifimile , non che dal
, tutto chimerico , e lontaniffimo dal
vero; tanto pi, che debbo ferbaie x^.i-.a; imii.-ra (limo mio pregio
attenermi di ci, che ci han tramandato gli antichi ed in poelia,ed in
e mi nan-n-i mnlello in ridire i loro diprola;
quiii imi;) ;,!>a (l'mi
mei
verfiilimi fentimenti
Tra
effi
non
fi
non fi rinviene pi
, che
combatter colle gru fu diftrutta,
g;nte 'iyriea,
g r.-a-.i jhns-
ia
perch collo
a.inr.i
fpeil
alla regione
de'
Pigmei, ed
alla
tot fa
l'ori-
li i
numno in Eiiec.
minta
bufqut
,
jomo
favio
si
nmfta
quanto
fi
che
fi oppofizioni , clic
fi faccano
dsyli antichi , e nuovi
, anzi han fervito ad accrefcere fama, ed ono
:
perch fi e palefato, con quanto poca cura,
e fc ne chiedca moltiifima , quelli divini poemi per lo corto di tanti
fecoli fi lmo letti, e difaminati anche da' pi fubiimi ingegni , e non
intendendoli, o fi i riprdb Omero di fallo, o fi fono aggiunti l'eoli, '
conienti oppoltiflimi alla mente di lui: indi fi fon vedute da per tutto
nateerc dcnle tenebre, ed etema confulionc nella geografia, e netta fioria de' tempi eroici
ed ora vi li fparfa gian luce, e chiarezza : ni
poteva efler altrimenti in un poeta , che ha occupato it primo onore
tra' iavj, e nt meiitur inepte. Lo ftefi fi dica d Efiodo, il quale per
,
e diffruggente se IteiT
inoltrato
luoghi
ove
eran finte
li
perci
fedKOTvk^^
:
il
che
n'
andavano
nel Ubi
l'
i!
mollo oetiofi
il
viaggio d'UliiTe.
FENIC
to ben (iilliiilo t.il ihs&in , il quale per tutte l'eli li credulo anFittufi
che da' Greci Udii , c:.,^ he antidii , Urano, e onliiuflimo
.
nomi
aliai
i.ir
piiiri.u.T
117.
orientali
pi
Mentre
ptv
iludiero rinvenir
!:'
in
1' .-1
!i
moto
d' oflcrvar
piacere
il
mi fluditr
d' effer
breve
per
patria Ulifle
1,1.1
mi
favole
Lpia.^e
in
tr.if.icnc
li
prciib
ansimiti,
di' limi
campagna
li
itvji
.1:111,
i,
ci
(.luler.i
r:!;i::ne
in ioli 'ti. 1
Fenici quivi abitarono . Si cominci da' Cimmeri , ed i verfi del poeta fi fon portati nel num. 45. Il firnrt Bocliart ha creduto nel Pialetr
pag.551. darci urla felice origine di tal nome : Cimmerio! a tenebra
',:m:ei: *.rfvi e Pta aire, fiW,;;i fmi : uh 10:1 , camat , -ed i-inmv.T
ti! ntA ref.e*c; nude TV::, cimrir efl !c,lebr,-.i;.m atr.r,- : fe /obi cip.
3. v.
5.
ubi uir
fanBm
to! mali,
inrumbcntibu, siali
fsto
tnitkdi.
1M
r.w.Niu
'>,:1m:i p.
:> mente alle tenebre,
ti, che ina dinotane
che deferive Omero, quanilo paria de' Canimcrj, ma polca rammentarli, che quella gente eia tutta occupata a dare oracoli, e con tale arI~<
:L-
ili
i-
Pelinoli:
li
comincia dj'Cimoierj.
Digitizedby
DELLA CITTA*
DI NAPOLI.
Cunu
di
rw,o
;
>vs
-.')/,';.;
perci anche vi
vifaus,
fi in
e.i
anche
libra;
pu
bi
corto"!! mio
trovare neU' Odiflea
ptil
118.
Omero
nelle
/reflt.i fastiditasi ed altro non vollero intendere i Fenici, che il terreno di si bella re-ione produena e frulli, e biade- feci te: i Greci n3
di prillarono alle b>r:> vo.i -ri-Jx , e
ne formarono la gran
i e
Dea dell'inferno; m.i tini cuti') d
diedero uiu-li aggiunti , perch
Jemprc rimafo pri'^ ili '-ni qi:.-.:Jic r.isijiu
vera origine, edend -n.-iTifiiH* v(Kiib:)'i) di Kie ouinJ: Vm
Omero , come in Et
fiodo fi vede ornato di wicii beili e;>ite:i ,
, r,-*, fWii, -i.t.a.
Mi fpiace poi, che il Cerko oj:i:>Je il tu eco , unendo la (avola Omerica con quella ile' ;v,lcrKT ^-rittnri , e ci d l'rofcrpina in Sicilia,
peti eroici non conobe fa menzione del rapimento di I-., :! q'.i.il.bero: ed in tal jjiib )';in: ic: kTLi:vi^E*'. , ed urd fi Ji ss gran difeacf-
i.
pito.
Ma
Con
Prolerpina nmfee
di quello
nome
Omero
c;x:ie_-!:
A'.i-n,
rimo, Od*,
v.
47.
illu-
in fapere orientile li. ni ritriiv.ita fin origine , n da me , il quafon di aliai minor intendimeli to , imii ulr
ito (Indio fi giun:to pei" ventura a rintracciarla. 1.:. (k'u (i d-.-.: :c di K : :
- 1
;-.v
rio, il quale Elindo Te,:. lin-e e.
in iW.noli , al anche Omero
Od.*, iz. bench quelli il chiami femplicementc if, ranir.- il Clerico trac tal nume d, duiyi.i ttiiiifjlfji:i , da a~j , rv.ii , ftalitm , e
okt, i-o/cA, cflfBt, jnj/i cfat ,
Jiix fu/;; Imbustar : ma poi fi
ftri
le
S4
compiace pi di quell'altra fcaturiggine ON-i3i3, chrnbrofch ,qunf muterum copimi; fcmhn i-en'i imi i.iii etimologie volerli abulre del Fenicio parlare cor. dira una parola femplice Kf'f&f-, Crrierm , compofl.]
.li
tre
-S13i:,
,7ir .//'
..;:7r;
e.,/';/.'..-
ci in
<:'irc
w,che
(i
l'ulti,
ma
cWm,
"
X 'f "
0ll
SI3
ri
^A
Wn* n
'i
pV-n
f di e
dio
IIl-ho
..vi
fikr.;.
en
ni, 'ed OviQi Lindi eflndovi inPoz-
zuoli aflai acque t ri U- , e m:i:i-v.-,ii, olire neri .i^hi , i Fenici vi appofero il nome prvi> , che pi. di. li //_;(.- e piche tali acque credeanli
(
Omero,
maligne, Enfer
ed tfiodo,
le
re,fc erano menzogneri, c quelle bevute, fc effi eran tali, gli rendean
idlora mvtti, bici*" , e km.i rclj'iro , a'no.tr
ed in tal guifa l
mantenuta la lignificazione nativa di pniti, filctc, perch ficcano reflar
fenzavoce
IL-
Od
ed
merc
q',:ali
fi
numi
fa
fpergiuri
menzione
come dicono
piii
li
pu rinvenir
degl'indici
me
verli
felice
il
'
quelle paio!
aiti.- ,j
(ileiLiiur.i
i,
nj.
'
Qui mancherei
Omero
hello.
co anzi
il-;;
vir/i
.il
libro dell'Iliade
<v."
-;i;<[t.>..\:
11.
8.
citili di
V.75S-
O?
t'
0"( p
qiull.i
Dodona
Ol vie/.
l.iyio
il fecondo, che
credeano di farlo
rivi
la Efiodo
indi
propriamente prdb
Io ftefl
750.
v.
A<.".-:'u
su#'
f,-
n.:i
tosi
ire
,:l:
nell'
al
Oiri:-rr>,fc
quale
n,ua:i
recitali
Si
Ti-y.::.
'oj.v.-r
TT.'jLi''j'y
vmefi
t;iTf
-..^
iSejna,
c:'f
ty
tvfilm
aaftfsM p'm
;
Xuji,
^..-.7..-- eV:'* oV^so^f
Q";.:a ; ^;
jjr;i ri/fii nid'Kinm -jshle frigidaii domicilia pnfuerimt,
Qiiiquc circa limfidum Tilarefiun une cciebant
Qui in Pemum immitti puhhrrimmtt
,
Ncque ille Penco commifcclur argentea! tmdst intatti,
A'if-.x
J.'.V"
-i
ip/,-,n
fVi-;
d-.-fuper
fupernatitt
i'.1
ii
-jcliiti
j\!v.:i. :t -,:t
oleum,
efi
riun.
forme femprc-jd Efiodo li tua foltanto in nollra Campagna l'acqua Stinon avendo egli mai fallito in geografia, o variato: altres ben
:
noto, come innanzi ho ollervato , che Omero non finge mai favole in.
Grecia, ma in lontane regioni: in oltre, fe il fiume Stige si cattivo
a beverfi, e nuoce anche agli Dei, come qui la fua acqua fi dice bella , e limpidiflima , xaftfpVw "^P , si leggiera , e pura , che non fi
gia
'gre,
;.
come
tutti
Etimologia di
Khit
io
il
di IIii(ij>i;i'Jr, e di
deduco da
A'xv'r,
fiurc
$6
mologia,
ella
mi
(enibra
he:'.-.-,
che
Chi mi
rivi
P:.:i
Viri-ilio rciuio
T,:./,.i-iV,
Citi,
il
quali
Hhic va
TursJiif
rjn.c
f-.-i
c.iiir.r.iis
195.
to, ondc.de-
acni.::
mi
ijiov.i,
che dice
il
e izuafte , ed i
n tar dimen-
,
,'
Ack.-,-nn ,: imJta,
i-ordine gorga
altre .!
1
j/Iust
per aiutare
1'
eti-
mologia di Cor/lai, perch ti;!i (inije , elle .incile le (iie acque erano cocenti : n per m' opporrei , le altri volerle intendere queir teltit.it i!
ftniplice cxiiiiltit. Se pero taluno folle v.isjn ih leggere non poche col
di quello fiume, v' ha la lunga olervazione di Spanhcmio in Callim.
pag. 501. ma mi dcolc , che uomo \i iavio in oljo altro luogo vuole
Acheronte, che io I\t'.7.uoI , u li ricordato d'Omero, e quelli femprc il primo dee conliiltarfi , ed eher di norma , per intender bene le
tvole. Indi Spanlicciio 11. ilo ci la lacere, che Roelbckio trae Atherna
ab antiqua -cir .\'tj:/-i:a agroil q:<::ji fine limilo , iiiqne ob nmicnt't.s
.
riun ii illtiti lt:;>i: i;i:i : :i,t!k
e.-.-i ci
ma li il;,\va riflettere , che tal
voce agrari farebbe comporta dall' a Greco, e dal tu Ebreo, che dinota area, quale compiei!!) non vi fe s'ammetta iti gramatica.
in. Non credo cllre ihto di noia in proporre, onde fon nate le favole
intorno a Stli;c, Cucito , F'eueloiite, e Caronte, i filali altro non erano, che nomi appelli dagli orientali alle molte acque minerali di Pelinoli. Con quelle col orrorose trilli' 1100 H!oL;;:a feparame E'ptS',
Errili), voce s frequente ne' poeti , ed Omero il fa ritrovare in Pozzuoli pi volte, li \e<;:s> Oil. >.. e Ipecialmente i! v. -7. Tal nome d
leggieri ognuno il trarrebbe dalla fmola voce de'lanti libri aie, bereb,
la quale s Tpeffo fi ripete nel Geneli, e dinota vcfpcr, ed il verbo, on-
de derivi,
ciijti:i;>r,ii ;
il
Fenici,
ja , i
li
quali loro
beili, ed
ci la
ameni,
rinvenire
Kum,
d foettro d'oro,
Poz1
IT.
Mirw, P'.I^a.if
HWna
voti Ftnisie
DELLA CITTA'
Di NAPOLI.
nd numero
04
fon vivuti, ne penlano, fc non rare volte a diflingoere il vero, e conchiudere, e lafciano chi legge fempre folpef, ed errante : ma coloro,
che fanno opere grandi, in ci lgliono andar in finiltro.
nz. Rimane per dar fine a quafi tutti i luoghi , che in Pozzuoli
nomina Omero, quello , che egli dille h'7fi>>J , e mi piace averlo
riferbato, per parlarne all' eitremo , perch far un poco lungo il mio
dire, e fi vedr quella voce tutt'altro lignificare in quello fovrano poe-
TemJ.
111. S'incomincia 1 parlir
dell'
Asfodtlo
ta,
:
non
i pianti.
pB
bolo, facendolo
mm
irte
che non
H'i-lIv., i[ua:nl,>
fi
fi
di
ne'luoi divini
hanno
Igi
intel
voca-
tal
poemi un
nome
to interpetrar
tempi
come
ine
fi
nuovo
fallire, che in ite foli luoghi, cio Qd.x. 558. e 571. ed Od>.
14. dice AVgdSiAov Ami.*, ed in tutti e tre fi parla, del l'anime degli
eroi morti , che per elfo prato prendevanlt piacere ; ed ben nota la
famofa tanta finta da Omero in Pozzuoli , e quivi altres ria Virgilio.
per dir predo, giacche rinvenutoli il vero, non v'ha bifogno di affai parole, i Fenici vedendo nella Baiami regione tante acque minerali,
ed atte a curare aliai malori , ed in elle bagnarli numerala gente , il
che anche a di noftri fi coltuma , appellarono tal luogo con propriet
Yrtptt, che fi pu pronunziare rfphvict , e fi direbbe in Latino con.
gTCgano infirmitstis , Iccondo la maniera orientale, che ufa hifmmttv
in vece d' iitfirmarttm , e quelle due voci Fenicie i lxi. in alcuni de'
fanti libri ci han dato r.Dc vwxyari, crrjnj, Exod 54. iz. e bi , nVSttii tgroius Proverb.it. 13. quindi a ragion vera chiamarono quei bagni "jtw, dal gran numero de' cagionevoli , che in elfi raunavanfi
credo
ti
piil
ragioni,
Dratiicd hi
Co
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
99
un prato, ed allora regge a dovere la fintaffi, e non fi vedrebfollemente vario il gran poeta con far bene taitret la , indi canm^JJi*.- invece d' s-agS&ir
Non 4
nel!' Od.fi. 159. fi legge Xrjiiix iSt-
prio li
be
si
yitim,
giunto
fi
fofie
traduce fratina floridum : Barnes vorrebbe , che tale agun nome proprio del prato , perch brievi fcolj dicono,
fumi /L&tpkm.
ama Sirenvm
jendimus in ntis ai
ufo dare
nomi
nome A'i&wiVn
infide numeri
fi vede
Fateli ernia
A'iV *
, che Omero
AV5*(**TOj come te.
anzi fon lieto, fc vi fieno autori, i quali ricredono avereferitto il conAvendo fvelato ; che AVi
trario a quello, che imprendo a muirare
in quello divino poeta non pu elici pianta , non ignoro , che
dirittamente pare , che odi il grand' Efiodo co' rinomatulimi verfi 40.
.
ec
dell'
Opere, e
OcTcVv
de'
i'y
Giorni;
/ia\^jt ir,
*t|
rtytEl}.t?
py aypisp*
&
&a
.;
gli
ro, come del poeta neccfliirio con ogni arte rintracciare, qua! arcano
s'alconde in quelle voci, che fono fiate di molto dilagio a' primi inge114.115. Il Efiodo rpilft- non i pianti.come ntppur (m*"X'i foa origine Fenicia.
ioo
no Tempre piene
di effe follarli
poca luce . La celebre , e ben noli parola ruVip , i cui elementi fono gli ileffi , che
tenebre
glierebbe quel 1, e rimarrebbe pi fpeJita quella voce Greca , dinotano regnavi! , c r<;<7"'"'' '
"'<
lvvieue , che i Greci fcrivono
anche pto'v , e ci confrma la voce r-iailo , e che veramente fia
Fenicia: e fon lieto, che Meride Atticiua, ci dice pagi ziS). dell' ediz.
del 1759. M*i';n Ai-mas, pAs'x* E'iMujhw- e fe quella feconda voce antica, e pi fi confa colla Fenicia, forza credere, che uMx
ferine Efiodo, c che i copiatori Attici la mutarono in lor dialetto
*rfX*' m ' duole, che l' eruditili Pierlono nulla v'olferva nelle fue dottiflme annotazioni. Anzi anche tra'Latini li leggi tnolochc, e cosi pretende Scaligero, ij ve;;! Vuflin r. clic ti.noi. AH';^-.-ofto leggo con piacele nella verfione de* lik. in Ifa. 19. 1. romena njjcn , (i- liti vi
Hr, che fonerebbe in Latino pafaam in fifemm , pugile in pojfcl'fionsm, e s'intende in Ifaia, che gli uomini, che avean ponefloni contendevano cogli altri,i liliali n'aveano ancora dunque la parola orientale
altro non ci prelntit , che i propri averi , e fpecialmente un campo,
onde l ricava il proprio vivere: ed ora fi sa, perche gli Arabi fi han
prefo -fra per dinotare hereitm , p^iin , fcuh.nei , patvimomum
i%6. E' troppo noto , che ne' tempi eroici , ed anche da' lauti Patriarchi tanto era dire rtx , che pn/ftr , fempre chiamando Omero i
:
rMrum
Ifmx
,'
6;-
ronimo,
Dor,?i,n:,
ji.
Gf.
?,u7j
fallarci f.-fi-.hrfm
nuova
ci;la
ap:i:: n;-":
W.,
&
d ps/-r mar.
ma
li
in terreni
fi
indi
chiam pafior
poi re*
ili
di lii-
e chi legge
Omero
vi feor-
ms,
ge confonderti vii.'s,e
qualche volta
e perci eziandio
ci han dito n'fi- quella voce Ebrea, e S.Geronimo r^siiMi. Loflelloi
accaduto a pecunia, e pcculium, che dinotando ntimetul greggi, poi li
fon adoperati tali vocaboli per ogni forte di dovizie: v'ha quafi in tutti,
Y"J, onde
efee
f*>"W
DELLA CITTA'
mi non
so f da lodevole
e girne al fallo.
Ci
17,
ravvillito
credano
il
che
, il
DI NAPOLI.
eflcr
- origine
vero
d
vagliano
patrimonio
fi*"**," vi uiy
'
porci
malva
fciapita
101
credo
io
)
'
cric
lime
ma
gi d' acqu illare , e d'ingrandirli, dettero follecita cura follante a coltivarli le proprie oneflc facolt , ed a ben reggere la lor famiglia , n
prenderli lunga pena , ed affanno per pi opulente facolt
dovendo
Tempre prevalere uno flato mediocre all'ampio, e grande, e perci diiuivu Twrsk fentimento, che poi ranto piacque a tutti i fice
:
nJm
Pi>\i 1
AV.j
tip
xijiiljio. fin
3> y rji&tnv
E'pj-a
'Li':;
i'.-i;/l'.-
&
iV.-.'in
ui
iraSfii,
biiw hAk^tw'
vi'uii?
f-ii-iJm;
*;iflV
d:r
-,;!
.ir.
pmr
rAi'..lt :
wr;inr
wfiu
gutmuculum
wejiif navigali^,
, ine f/? , non nvrn
,
non, aeque agric ulturam : ne biligna fiancar Ixivi, ed 1 forti muli: e
conchiude, che Giove per gidiiyr \ isimini ha iMirofa loro la felicit di tal vita frugale, e v.-.t^a. tencii i tln: r:::m verfi fembrino un
lgero
in brcviflime parole:
il grand' Einfio d loro buona luce
VelMjfiMt idt-m,i!c , ci Hi
X'-''-^ difumut sKtaai (divini)
quita oppmcb.vititr
f pW;. ivti-;, e p:r pruov.i adopera un opporruniflimo luogo d'Erodi ito, il quale i:(li l.i [;-i'li tlprcflione del poe-
poco ofeuri,
piiicefi offcrvare quanti antichi fcrittori Greci, e Latini fi fono ferviti di quelli verfi
Efiodo , e n' ban fatto onore alle
loro opere, pu leggergli ucll'annoia/. a quello pocta,c gli adonerano,
per provare, che il viver frugale il vero regnare: e da tutti fi afcolta , 0 vitti tura faatlias paupirU , atigujliq'-tc '' ' ed in olire , vi-
ta. Se a taluno
ni. Con
quelli
nuovi noiione
di
in>.*x*
s'
interni!
il
rimalo
liiafio d'Elioclo.
Digitized&yGoogL:
iguc mclus! ed
wJ
nelli;
zione, ed
Opere
tire, che in Omero, ed in Efiodo eccetto quello luogo non l rinviene mai pi piiu'x* , mal-jt , ma ferente il Ilio derivato
, e
fempre in buona nir/amc di A.juh , Juleis,
e fi unifee ad ni-,
fomntis, ad ina , verta : e li d per onore anche agli eroi : onde
Omero II.*. 373. dice di Ettore ita\xxi'np!- in et poi meno antiche degener a dinotare , msllis , effeminali)! , O'c. ed anche la gran
voce
a premerli pi'r pianta
e fe la Batromoniachia non vi
li :ci:>
p;:kvl!;. l'riiuvL' , che non del divin poeta , liirebbe valevole
dio a ti-.-^arceia , eoe nel v. i5o. fi veggono le rane veflir le loro gam-
Ce
l),'
IrraiJi
nuiv.i
.li
piA.-^'i
tran cibi de' tempi d'Efiodo : al certo , fe fotte loro venuto in mente,
il
poeta us tal voce Itraniera alla Grecia, per dar autorit, e pefo al fuo dire, n -u avKhh(ir:i ci mulinali ii;n<;tii11ioii i::;;rni a contraddirli tra loro, ed a noi dir noja di legger molto. Eppure fi fapea,che
i poeti eroici tifano fpdfc voci d'oriente, e non fi rinviene altro in etti
come per atto di efempio ticll" II. >. 340. il fangue degli uomini fi
dice djia, c quello degli Dei vup,
che
l'X-'f
.
ili
-i
,
.
.fiuvb.-t
lehor, gn.:lis
info
-a
ista.
6ie,
ui-.iw. B-.-nr.
Ah f.:*,ifn Dea,
i.ti
\r,-.n-,-i
?i,i,:je
fluir
te.nis Dl'ts.
che Omero ci ha ferbate di lingua Ara'"la, ed ho rinvenuto fedelmente trarli iiai parlar Paidlau:
[ircfente argomento polli mr; ellir !..!-.i.iiii
v\i ,
dunque arduo il pianare Io ll.lli della v
-"-
Efiodo la1
fa si
ar
arcana,
e vuole
che in dia vi
nncvi
Ila
fijjnific
ninne
di
ps.*x'-
Digiiizod by
Googlt
DELLA CITTA'
farebbe, aflai ridicolo^
Ori
ijo.
io
l'
iiiceiul^rn
f.l:;."ti :
f -1
di
DI NAPOLI.
r,"f
([-.iH
v:i
to da Efiodo , ma qudti
quindi neceflrio credete
irte
jjr.in
(j::-.'lli>
non appoie
Li
'
!:>'i]
Inni vel
l'iiia^oi-ica
aliai
definilic tal
e che-
pr.-fr
iwiia
la
erba
loda
iffir-i
mente
d'
tl-.n!;i
ittt.atc/.-
ame
nb-.y-.:..,
[cd.ir
la
il
che
il
un
:,!:!!:>,
>
rW:
inuma
l'.ir:
(bltanto ni alitili a! e
SJ fiaXX. Vanno
.4,-,,
iE. e recita
_/" 'ri,,: :
ri
[cuoia ftimandu
,
efler
oV-',
be aggiungere Ateneo
tal :l-]itiir,_ii-
-.'<'-"
-ri
li
frrta'it.1, giiilla la
io;
altri
che- ci
fcnopro, ed
fe pure vero ci
fe
fi
In
, perche
ed in oltre li potrebverlb d'Eliot, ed ivi
e che perci il p;-
Bcr.CU.'.iri(i>.e'^i:,td
^'i.?
io4
Vali, non fe ne fece mai ilruffiva miftero; 2! certo, che fareflimo libedi leggere tinte cole oppoftiflime 1 se leiTc in tanti fcrittori. Quindi
mi leml>ra,che col ricorrere ili Fenicio valore di (is*.=X"t 0 (t*W^,iI
tutto vi a legno, e (i vede in alta Itimi s bell'oracolo del grand'Eliori
do ,
fioW^i fuy Sitar , comedic ;' avelli per giilligo alcofo agli
uomini gli Dei itati. Coli' aver unito il poeta infieme malva, ed aslodelo conferma bine, the nella la voce nricntile, ficcarne fi provato
di quello: anzi debbono eilcr finoninii,ed il fono veramente ; perch nel
num.ui.fi e molrito, che Vi-idm, afpbodel dinota aaxregam infirm'ti'v
tati
li ,
"
ove ne giva
ematiti
tu
1p:e;;.iri
in: >::
.,
n.
lliaiu.J
mnliviinnlitim
.1
i.
11.1i".
tzi:;:U::yr.
,
&r.
alili'
/::
mV/m
dinota anc
ed proprio
!\-.:m
degli
invece di /U/*',C'
.1,1
it;(
un'
(:
i-.iriiliiude
licne
-1
twa&i
quali verfi
d'
in tulle
ytoxrtjTai ffV
1'
edizioni
A'pm'01,
apsa, k|
Tito.
veggono
tradotti
anche in quella
Oxford:
perch
Ila
in
fruttini
11
DlgmzM B/Googli
DELLA CITTA'
non addurne efempi
e per
quali alternano
le
&
in foga,
lin
ed in furore.
liiii:;:;;'
bit;,
DI NAPOLI.
al
Iifli
Scavalli d'Arcadia
the
\n!> iiere,
fe
di.eli
jijtc.
iap
i's-i
anche ollrvarc , che nTeofrafo, n Arinotele nella loria dei;li animali lib-B. c.i^. fanno menzione, che hippomanss iia pianta : all'oppolto
mi [[noie, che il dottili. Einfio ingannato da Servio nelle favie annot.
'1
Li
credimi, ti - hlji.dn nelle parlato d' hpptmanes: ed in
oltre fervei! dello fcoliaile di quello Siracufano poeta, il quale cita un
Crateva botanico: ma perch fono nel novero de' medici due Cratevi,
uno antico, e l'altro pi nuovo, 1' E ani; ltm! , clic l'ha confuf oltrech fi sa quanta fede fi ha a dare agli fcolialli n comprendo , perch
lini nhNigo, clic cofi
turba tanto, e fi toglie a difendere , come
tal voce dinoti anche una pianta: e la Iteli,! nozione le d Voffio nell'
etimol. fidatoli eziandio all'autorit di Servio . Ecco dunque, che hippomancs, clic l tutt altro , eh: erba , per non cflcrfi ben intefi Teocrito, e Virgilio , tale (i volmi ci' e:; il etimi for:!tori , non rech-.T.'l
dunque maravigli:!, Te lo (ledo accaduto a jj">u'v_", ed np&ih- voemboli di poeti s antichi Omero, ed Efodo, e pili, efempj fon di gran
pruova. I.o (Itilo potrei dire del r.epcmlici Omerico Od. B. ni. di cui
tanto fi ferino in ogni et creduta altres t'na pianta, ed ivi unfemplice aggiunto di so'pui.o.* flutihco.che ci rimira non l conofeiuto.
Mi (limerei manchevole nll'efpctiazion di molti, le tacell ci,
ir.
r
L.
r- .1!
I..
1
rei 1
Jol pi
de janunrm carmina col nella pjs;. i:-|. intorno alla voce srjiSsXis
credeva io, che c.ueli , poich perdutamente leggeva i libri Greci, aveffc prodotto alla fine qualche 1111:111 i-ei, fiero in'.umo all' asfodelo , perche fi fu l'ultimo a diraminarlo { egli in tutto il ben lungo corl d
.1
>
>
Me
1:
"
.--
..
'
'..
..
fua vita quella breviflm.i , e lilla :ifm aliale j-i k in iflampa] ma dopo aver recitati i verfi d'Omero, c d'hlliodo, ove tal voce li nomina,
in nulla ci fa favi, e fcluniii riprende di ccIim il Barnes, che ha trafportato infiliMi '.fvj.ua , /:';, i-i,. ; praium , eri ha prctcl doverli di
re prnium, ubi afetur afphaeus ,n di ci di ragione: indi riporta,
per idruirci, un hegn di Sui;!.!, il quale due: SinknJnm cj {iit-iiaj) a,i;i acceniu in anupciiuliima , fe lignifica la pianta: ei cvm fi;
Tomi.
ijj. 'Sfliiinutts del Cjlljp|ii intonia
1'
if iSn
fijjioli il
buon
'
io*
jj.
li.
di
J'.-EEjicri
loder
maco
il
fi
ibnci, c no ha agio di
grande Spanhemio
il
diiliii^ucr
ry.Mi; nelle
i.-i.i,
t\il;.
e'
d-.ee
ingegno ben
la
comprende
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
107
intende quello
n queSTvi
in Eliodo nel!'
Opere,
poeti,
fteffi.
nd
ni
ili
fi
, ed
altr
preftto ad imitare
agricoltura
dell'et dello
la .do infelice
di
Mini
efio
gna
-.-
rcnttil
mrnm
iillL-,-,1:-:, a.-
publttas
mundi invalerti
i.n iri.l:ifl.:
CVic
ma
oppul/.ione
t;r:if,!f
tantum
ttvarttiit
ni ad
frinii
? niniirinn
die odimi,
c:k-r:
qvi .~Jid',qvdm
,
ertts
idi.i
r~n-r.i,]i,c
cohntur, Ce.
et,
fila
l'o-
all'
e tutio volevano intetpetrar col liiper Greco
oppolo oggid riportandofi le cofe e piii rinomata origine , quale li
il Fenicio, li veggono Inolinoli , e nell'antico vero , che tanto piace:
rientai linguaggio
:crto, e iicuro
il
foggiamo: e perch
il
poeta
O
35.
Non
fieno
ben pochi,
gli riporta
in deferiven-
do
aiinujar-
fi
lapta
il
Fenicio pulire.
di
(Leo
eroe
lione
ili
Clciito
it'.<
i-.t'.K-
mi
Vieri vit!h
St.
il
ve
prefi
onefta liberti
co-
mio
hi. ik-.^i-J-L-
i'^.150.
il
quale
affai favio, e de' pi frelchi, che n'hanno fcritto, dovea liiperma non comprendo , univi ha \\ ti:in :-_,-,farj , che fodero
c mi duole, che dice rinvenirli ci in Omero: Fnit ccrMeffani ) uicinum Ptlormn pmxomoruin , ad qitod sirenum
a rnuitit 'jen-rmi rft retili
,;:iml merito collcgjfe vidciiiur
;
1.
ut:
Cinga per fi-exit, ita ut prus Sirena! tffet vifurm, tutti peruenturin ad
C.r,jt.l:n ; ru:ir ir.icltws tji Sircilas ab Hamcro ad
, li'
/Itiiim fieri Pehrum virja fuiff'e callocitas . Fide, tjutC colhgie hnne
hi ron Samuel Boctattut hi Cbtmami VA. 1. e. 27. Di si Urano pente-
olto:
Medina,
,>ryiiam
re,
ijG.S ripiglia
il
viay;'- j':;iT;
Otri co nomo.
Digiuzefl by
DELLA CITTA
DI NAPOLI.
re, e di si gran confiifione di luoghi non v' ha alita cagione, che l'eS
leili i:,:i:>;jto il viaggio d' Uliffe per tanti f coli ,
ci ora che fi e (coverto con kggicrilTinu cura il tutto va tsne , n Ti veggono le Siresir:ie erranti per tante (piagge, Qiiindi ora farebbe nojulb, e utili
11, lini.] (ah, eh; amine ili
oorre in dubbio, c'ie corali donne d'Olile;-,) Cimiro in Capri, si perch quello piieti
vuol; in un'ilb'i, coin; altres , perch fi (mova giufln 1; v;r; ddla-l/e di ehi vi:i^ a per
10 mar Tirreno, facendo vela da l'oiv.a per girne ver,o inedia,; i'iij,
le Volcanie
per l'argomento del mio dir; lanini , oltre In (lab ilir; il
137.
contefa navigazione d'Ulidb, l'etimologie Fenici; ti;' luoghi , elle nomi-
ne
Ma
na Omero; quelli
A'rS^cpm
nome non
altro
ci
di
dell'itola
Capri, che
di
Od.M. 159.
*3 0'j7-oy A/Uit&h,
Sir^m
y'
frimtm, hhet
.;; A'
i. fl
Core
& pnmm
'>."->- ;
^.
r^
.Vttem vtrtrs,
emine AathemneM.
Poich l contende. Te AW-sudsu^ fi.i non;e proprio di tal prato, ovvero dinoti Horidum, io nel num. 113. ho avvertito , che Omeri! d 1
luoghi alle volte voce Cpeciale.' quindi vedendo, che un'ifoia s ri-
tali
ri,
dinota ur
nome Sirene,
Omero
eziandio
Nti
5'
Kr.! ;L',
^;'ej:--
paflitr
lib.4. 891.
A';y'>.:i:l'i
\'j-jt-Hi j:c::i.u
,::<>:i
/li.
Pulcirnm, Anthemosffnm
JVfmi
Capri
f.,iy,.-i.:i:l
*. T.
..'.*,
lius nuli",
ctuit'pexei uni
/?-,V/<!:.jW,
i/:f:i!.::ll
ubi cancri:
&f.
^finw
--
rl
a gran Iezzod.Li.45.
n
Omero
A>S>(inoo,
il
Fenicio.
fa
da quella
di Sdii'/:
quella
pane
ci
n han pollato a
tuli
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
ifok Vjlc.in.ie
fl(
; rtn
3-'
:k-
Inno
.j-kt';
li
che
IV---1.
antichi
ito
nel corti di
geografi
ti , che prima
vendo sfuggire
cai
a tra-
t:-.n:c
et,
riporti
l'
fuh di Capri
le
0: uv
.3v'..'_'-iv ,
E"5
Wr.y.yv.
JV.f
f.'7
7-;,-
>.a'p
i'-i\-
nirpj,
^rr
ivlquum hat
T^!r^
{
.'>
<
Siro.
ci
fa fapcrc
qn;utr' ;-.m
verii
ww.
ci,
139. Pruove evidenti, the UluTe giunle pretto
l'ifole
Volunie,
delle
TlbfaTbxfvrJ.
ii
Tii' ira
Hflr
nondum
nitrii
indi profiegue
v'rytn
s'iS.-.v/
FhLs
il
Jns 'nafta,
haminum , qnxcmiqae
acccjfcrit,
'morii eH
a^'^ifgue pnmcifi'pt"ce"u
Scolpitamente Ai quelli verli fi vede , che prima di giungere Ulifl a
Scilla, Circe l'avverdfoe trovarli per Io Mediterraneo altro luogo, nel
/^
gevolillimo cimento
fa
fapere ad Uliflb,che
In elle
non
cammino v'eri
ed inevitabile di Scilla
e Cariddi
e dipinge
il
grand'Omero con pili belli coluti poetici colali duemolri: con ci fegnatameme gli diffmeie dalle Uh^a; n>&yxzsii e cosi comincia v.8j.
hi\xK^t.
II'."-,-.
4 i.; i-fl, ...(.
Inde {a fiaifltn) Scylln habitat harrenium vociferimi.
140. Perch casi lo fcriver d'Omero, come il penfarc fempre feor
mmento
nell'animo di tanti
lavj
ed evidvtue, c
che v'interpone
il
,
l
poeta
Certamente, che
la filila
fi
dee riputar
arte in difliugntre
il
pai-
&
&
non
fi
Mollarono
in
Omero
l'ifole
proVolcanie.
onde
ordin
Ulfl
a!
nocchiero
che allento
H"i
EitlMn
S'
oc
**(T
5'
ii*a jjo7
(f3f JfiLi ,
si
ni.
E.Wiw.
Sic dicebam
>/
me
ida Minzione
se
Ivn
vi
ama
il
ninna
lino
a di
L^.-.niiv.M.L- d
o che veramente non dite, che il fuo eroe
l
,
(ote giunto
ma chi sa il valore , e Torva di anclla voce ffuriia , e
Tuia fpeffi) Omero, non mn pcnfcr,nc dira ci. Altro non di"ut-j , die
~'*-t.\, /if/.-tv/iv, !,< j.v , ed
Latini dicono t'ot. i ;
come
luita
ccpi
c.i:iie,
di
modo che
I.Tiza
che
lli
verli.
Giunto
il
l>,;:k
mi
naviiio
ito ari
pi. : ce
ii'l,"]iii
altra
Ipiac&ta
{<>.!>,
i:ti
li
Sole, e dice
rw3,
$W
Scilla
Omero
eilervi arrivato
x.t.*.
pojiquitm
furai
infittimi
Ed certo, che mfnuc non lignifica Ratini , poich qnedi due mollri
impedirono molto il naviho, e Ringoiarono lei compagni d'L'liiie. Ma
ni n uri> dimentico , che Omero awcdutiflimo , e pun niente a tutto, perch egli Hello ci fa faperc, che Ulifi da Capri a Scilla , avendo sfuggite hfole Volcanie, v'impieg qualche giorno, e qualche notte,
TvMJ.
Mi. Le voci Mi'fnnr* non odano,
P
chcUliTse non Sot
Vokinie.
ii4
SMMn
etiamfimm
B , niie
dorili!
fi
duliliiu ,clie
co' innanzi
ravvi
fi
listo:
de'ii-i^iii, ed
fi
vede
cl.'.vnilrii.i
die per
gnarl di coloro,
in lei
il
Omero
grand'
troppo
fi
promettono
itili
(aviti
fona e
smerlo,
lealt di'
la-
vocabola-
dr.ii
l i
,jan dt:b:;c;i
fi
in
r.u.iaii Jid.i;d:ir)l,
infilili
rJi.:
ptopc Liparcn
f.r.-fn
Vidttm.i
oriri
incen-
d':,;
N-::
fummhnte
&
&
fina ignea per os ifiud magli) ano $gere etite tegebat , nere in fi:pctkra expreffb,
fati! alte iMebat
ejtttuiabatar . Ea cri: u:-:.-..
go tiobis nnfccbaiur e -jiciiiijiimi r.v.l-.-niib:\ \-7 -.:iikiuib:-A, imo pene
ttingcntibm ice satura mirabile ph&nomcnun , Ce. Per vedere quanto fii
a quello racconto uniforme Omero, non m'increfee apporre poclii fuoi
&
,&
elfi,
bench
H"t3w
Ol
Si
0'i-e!
Siila
sndxAis
Sili
s'pavii ;,i
insto
Kt.
^41.
Il
D'Orville Jtfcrive,
: fi
KbscmV
ii fiiv
Kb' (^b
Ou Si
M(W(j
xofHUjaii ,
n*
c'-Mit*
mraSiii
& nenium
Hac
virorum^u,rcumquc
carper virerum
Sei pariicr tabulala nauium,
Fluttui maris aufermit, ignijquc perniciofi procella: .
Duo -nera fiopuh, hic guidali cxlum tonni attingit
/k:ito -.criice, nube! autetn ipfum circumdat
Iffius occupai
J
Son
acccfcrit,
&
"a
che ho
che
vcrfi,e
l togliono
poetici ornamenti , ed il favolofo,che gli tende ioghi,
fi vede eflr li [iella
li deferitone di D'Ornile, che quelli d'Omero, effcndo anche in quello interi la patte (lorica. Ed 1 ragion buoni icompagnl dTJlilTc al grand'incendio, ed ;iH'irtinienfi: fragore delle fiamme,
li mi.!;, li
sin.:rriti"tio d'amar avar.ti , e valicarono verib Scilla, n vol143.
esito,
ciuti
di
si
eccellenti
dagli altri,
ta-
c,
Omero
l'
ma non
automi
m
mi
quello p;>d;i
di
ibi'i'.toii
fenomeni, ed
lulngherei per
nii ni
comune,
non
per
dire
il
(allo, non avendo niuno fino a di noiiri
che Uliffe giunte nel fuo infelice viaggio o
con tutto che difl imamente fi defervono :
uomo,
il
quale ito tanto innanzi nel faoer
non fono , mi avfl
in ci prevenuto. E ilimo, che con buon ragionare, e chiare relimonianze abbia 10 notato, che l'eroe d' Itaca navig pretto l' ifole Volcanie , n mi fu d' impedimento , che altto 0 antico , o nuovo feritto-
Greco,
fi
tc non le vide in Omero , ma die certamente vi fono , e fi deferivo110 con queir eloquenza degna del gran poeta . So , che s' attende or
fapere, onde nata la piacevole favoletta, che panando per quefi'ifole
le colombe, che recavano l'ambrona a Giove , lmprc una ne tdlava
eftinta , e quello
confervatne
il
P
143. Si lodi D'Orville
['ammiri
the
fi
dimentica
f Omero
per
Tf
in defer vere Suungoli.
iid
rilcruiJo
mero,
clic
K'ilv deivi-aii
lui
diedero atra
e'
.li
cementatori ;
iapem.:
ma
p.ig.
ingegni
g'
ancic
-.!
un
Re-
lei:n>
li
4,3.
l.i.^c:
fin;)
l'.larkc
il
ii.l.'.iiiiit)L,i7.iom
111
Omero
di
'/J'fiU
& feMhfta
li
mill'em;
il
tutti
ira
me
Me,-.
.
JV he ,
P?,n>- , ih:i> f,J,7>m->,t n cn-tt : ma t
facile i'npporl :ig'l filini] detti, dilpiace per, le non s'aggiunga qualche pr-pna Ipiega/ionc . Non m' indurr mai a (offrire Longino , il
quale non inteiii'.i-niti quella [ai'ol.i .dci- ci'om'ie, oltre ogni decoro de1
ride.
Omero
le
1:":Ji:h.
.1
tcggeile
il
ridi!
ittimando io degne di qui Iscriverle , lono nel vV t). 1.1?/ i\m . Non.
icnue uhi il gi.ui IWharl nel Pls.tleg p.v.fi. ma ii i ingiunto, tome e fuo coftume, ridurre quella invenzion d'Omero alla lingua (nitritale; e perch quello, che egli dice, iilriiifce, giova , che qui li rinort,
Oi,
cipu,
:!:
e de
;re.v
fi.lsy.i:.,: ,
r.-.f
,::.i V
rcnh,< t:
ii.v. Sn/hn-L,,: <-7W,
.i::i'l!I(i!i.iiii
J:-,
putr
.ir-ai
lenuit: ::!
e;
uin.nbx
epird
Deoriim,
il:~h.i,
Ir,
,.
uUin-.o
q!:;.:i d->
_,r.
A>?h,Ali riTfJ
j i -;n-
->/,t'w
i/i:
i.i-::,i
i:,i;-q:;:::
- t
Ctimu*
:/:.:
i':::
f..k:!,i,t:
!':,:,
.1
:::.:
fj r!^:n:-
>:.::.,:;i ex ,;//:, f
,t:,m r=*t:-i hcuian , -IT'
imam, ut/ imam , jjkh-idh i.'/.i columbi , , /mi- l.n-er.loiem f,:-:!ij:i::i :
ne-mpe fumdamm it.-.t p;-.pv\:i> Dii\ ciin-n fnl,il:/:i/l;;n-? , 'Cr. Piace leggete, che i pi gramii ira regnanti amarouo l'ini endere, che periiOmero con quella favola ti:.'.-, co.ombe fi pronti; , ed attente a portar l' aiubrolj a Giove.
rum pochi opinione del Bochur: elltr molto acecfI4J. "E'icmhraln
tcn-:e , n-.a h::..gt;.i ri.lLit.rj, eh; le due voci orientali, elle ligiiiicauo
:.-:
,1
alni:-:!::,
.'/;;,;. ,:,i)
e j~,;u-:d:!,;>i
alle
(i.!,ij
nuli
eifcndo antiche
n Feni-
l'inbnTn a Giove.
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
117
eie, non .tornio affitto liuti-.- alcuno alla ndiile !ii/i::ne del gran poeti; ed ammiro, che li Ma fe.!_- prelo alla molr.i cTu.ii/i-.ine, e (ama di
di: ferivi.-, ni li i'-;n ;ul invilii: ir il vero
"ire- die run s' acquieta
1.1111111.1 in quello, elle dice il
!:;,ch:irl fcrrrJ uf.i-ji /';. //c py-l'y:::iu D:t<
:
u!>:
due
II
colombe
li
icriliei-
Tri u!
Dacicr
ed
li!|'i':
\, 11.1:11
qui
lii
lini, lull.uilu
del
di
li.i
r-c:
har,.uii
Madama
v' iij;s;iii:ie-
une.
lerlilnu
mi
uielliere;
in
leiieir.i, ve.len.lo
lai-te
ri
.uniche,
le
che
il
liei;
di;
.rie
lenjja annotazioni;
cleliceri
iVaitimei-.uiuj
Qe.indi
orientali
v.ici
fiiic
difl
IllllL:
lombe
fi
oflerivan
po;ta con-
ic-lli
ii'Xinui
iLniii-iiie
le
elle
il
quelle co-
dentile, fu
loda, o no
nr.-.e.e
non
Biicliart
conrefe, e poiclli
ha
ci
fior del
gli
aiiileliiilmi
nii|i'i!ie
d.l
lime volte
Greci
loti
1'
antiche
Ilari
ma
limi
li
glia
li
purlur Fenici. j,
nunzierebbono hpsr.i,
potuto
i.
lipia
e.r.:
(piffia
ed
colFcnida
a'i
Digriized D/
u8
prs pi
d'ifole
li
rinvenni ina
niente
lj>e,i.il
nula
Rimane
(ira
FJ
gli
col
1'
zallinom, Cr.
r.it
14.
fi
come
fe tali
parole
non
feol^ ni
ramarti
anzi neppiin
r
fionc
dcll'Od."
che Eolo
idono^ma non
clic
il
che per
tali
fi
a' eguali il
maravigliofo piace
e giova lo-
Ma
Ufi. Clic s'intmde
jaTlT(aIb,atitTm' non
s'
DigilizBdDyGoogk
DELLA CITTA'
Ma
l'i
iace
DI NAPOLI.
n?
veramente perder tempo in rapportar i non pochi ferimenAimo, the Omero non ben compre-
ti
ju.3
ir-.
Ma
6.7i
gli
ma
ti
in
:n!:,l,!
i.
plre,
iiiae* Aie*.'
comech ora
ficcome
fono
mani
Patire
li
Anonimo
,
,!a|.m, e-
che
di
TtKonri
ili
i-rif ,
babita-
fi
JVvrynn
jts
afe uuvefime
ll'io-', le di
Omero
un.i
Hei'a
ler.iici-
ir.
lciulte,e d irta 11 ti , e danno
Voltarne 'fon tra
, e franco: n fi penfi , che ci fi tragge a
ftento, avendo in Latino phu-a da
che dinota una ben terga , e
patente via, ficcome, mgpmta 1' angufla , e fuihlula quella , che non
aveva umilia, e qnrfic ire forti di vie erano in Roma oltrech i Greci
ne formarono l'aggiunto tXktm nmplus, fpaofui. E mi giova, che in
-Saiucclio 7..
16.
fi
i:n nome di citt, che fonerebbe Se/unSo.non dunque Arano, che li di un Amit nome proprio all'ifole.
in
oltre chi mi vieta di dire, che J*)D dinotando ancora nbfcidii , divifit,
iterili chiamate quelle Voltarne munirai, perch eflendo prima un'ilii)a intera, e fola, per lo violencillmo impeto del fuoco, che ancor do-
v.iune, ci , eli; le
il
cammino
J.
>
a'navilj lihero
Ma
ra
ilo
ardevano
tulli'
folle
li
in
divifa
molte? Di ci lm pronto opportuno dempio nel io. ir; d: ti: (>r.i Cimpagna,per non andar pi lungi , fcrivendofi da'iieograji antichi , che l'i Sila
l'm.ida era
ci
nnil.i
tini
kliis
e die
I'
incendio n;
la
divifb
ed
iloic
ci
hanno
nome
i!
divile
dal;' elrfi
per
la
le
R. R.
lib. r. c.
Se poi una
di elle
Omero non
Dato per
fa
Ed
cLe
dal
pi
lungo tempo
refi io
Campagna, ed
fp
fi
legga: pi prclfo
lo
Hello
elle
non
fi
puf
(eli-
luoghi del mar Tirreno, giacche li troov.ino si numcrole voci del loro idioma e per lo continente, e p.-r l'ilblc.
143. Terminato il mo dire intorno all' Omeriche ec^mbe di Lipail
ri, ed intorno ade ni-;.-i 11/
qu,!e credo ne>n olire irato ni
Iterile , ni (piacente, per udii inicrroiiirerio molto, non mi lembratu riportare prima l'etimologia del Eochart, die ci d di Lip.'.ri , giacch quelli aliano non pens, che TlK:<ynoi , e fiV^
voci Fenioia
eneo
jiortLino
riferire
cie;
il
lentimcnto di lui , e li vedr , le
l'oriiiie del nome di quel!' il ola la pi femplice, e naturale di quello
e'.t
me propolo; egli dice.nel fine <lolia pag.519. jjjj't-ri) Liy.:r.:)ii t
Ltp.rcas nm;cn cijc Jc'u:.:r.>i
x )'!:-,:?:. :.: Nib.ir.is. vcl Nibrai, imitali! muogitieis srn-j; n:nti. Arabici- cj lucerna , lampas , taida , fax:
ce
aliai altri
mn
wl
14. Si diiimiaa
l'
sii
molo ab Fenici
di
Bothan intorno
allj
vote tifila.
Digitizeaby
Soph.
i.
11.
tmpt&ricHMttsmvi
naia
Rabbini dicunt
ut
nebrafta Dna.^.j.
inde Lparii
&
nomiti
NibaNcque in
'jei
,
.
N&
&
traferitti tali
Ebreo
del Builorfio
In
para, e
no madri
di nibrai, comparandoli
ce
Vedendo
che
Ulilc,
fuoi
compagni
ifole Eolie, ovvero Volcanie non volevano pi dar de' remi in acqua,
e girar la Sicilia, ordin al nocchiero, che prendelTe il cammino a finillra per Io faro, e i'induffe ad incontrar trilli cimenti di Scilla, o
Caricali, i quali Omero deferive con ililc si vivo , che fembra , che gii
dipinga: n pago di parlar una volta di quelli due moftri, ma ce gli
prelenta a lungo nelf Od. fi. cosi nel v. 85. e feg. come nel v. 111. e
ftg. Perch mio debito ofirvar foltanto le voci orientali de' luoghi,
che nomina Omero in si famofo viaggio, far il mio dire corto i-'urno all'etimologie di EviiWw, e Xapuiis, s perch non fono malagevoli, s ancora perch l'ha rinvenute il gran Bochart,e dice nel Phaieg;
Scylin Punici 'jipo fcol, eli exitium .
Uthale infonuiiium ; quo
fen/u Gracula neiuX- ufurpatur ab Helleniliis . Seylt.i .
inde ef-pel.
lenir, nemini non eft bvium .
non ceflr si tofto la mia ammi.
&
Ma
ra/i(.ne,
ihe quell'uomo
si
in c!!o v'ha Vji , /poliate, priedari , ed il (ilo derivato "1: , Ipotistm , che pu pronunziarli Icyll ; e femhra , che Omero abbia canaio
darci tal nozione, dicendoci, che Scilla Ipogli la nave d'Utili di lei
cuii-.pauni
Tom.I.
149.
UU&e
li
che
quali
Q.
poni in Scilla,
;li
l'han
elimina qutlh del Botbut.
.'
ii.:.
,i
l:
wisi
i!
.111
ed certo, che
me,
il
forf
an.lie
eli:
r r
e.lyl-.r,::
lui
ne
A'
depreej.:-,-:
il
li
dee da
iempre
iiir
lynilka-
lini
'-
ml
Vi
mran
ei',,i:,i
.jui.-i
ed altres ,
n Latino [polio, die quella del Boi
ri: fia detto con oiior di s grand' in
fpvls.r.e
di
orieilie
li:.-
li
(in nell'etimi;],
li
Romani
, e non so perche
non panarono che era Io lidia die .Ve;
foltanto lapidare, ed
lemure
lxx.
-.3, >.(?-.
tradotto i'^fn,
leti;.; per, che tra' Caldei li rinvenga coiai lignificato di permeici. , ma quelli mutarono il valore delle voci aliai tempo dopo Ornerei
mi c lecito conghietturare ,
che ci era noto al gran Bochart , e perci ha Icritto , Scylla Punire
Ce. e dalla Fenicia ci fpinge nell'Affrica: e per-
hanno
che
(imi
il
veni,
Banier ta7.pag.377.
li
,:i,e iie:,x
nom du
e.isure
rem,
mire
.71.ee
P,o-
du
>m! l'henicien
( dovea dir l'unico
Cr. Lo flcfii coiiiprii'n a
icn/a pi attendere madama Dacicr, ma fi sa, che le donne fon credule.
150. Non vorrei, che la fama del molto faper orientale delMazzocchi rendeffe o debole, o pur vana l'origine Fenicia di Sttftta , dicendo
egli ne'bronzi d'Eraclea nel principio della pag.ji. ove parla della citt
di Squllace, che "ZWhi*.m piane Cracum fipi ificai , onde dinoterebbe
ti.irt, epe le
catelli!!
ma non
cl!
ai
[imi ih
die
m pensi
11,
a conili! tar
che avendo
il
in Fenicio
~-hv
voce
cogli
Ma
dio alla femplice voce freea , the cam\ dinota Od-f. v. 85.
E'vSiS' ir-i im >Aff vt Sftnr >Jhaxi\tt'
;
'
...
11
!!/.'.;
quelli
due
verfi
I-
>,:
.....
'
E/its profeto
Cosi
lejigu
i;c.Si jtCIlc
tUIuioccbi
Niojii vote
Gnco
Ftnitij
Etimologia
di
CiiyMi'i.
d'Omero, s'abbandonano
mo
ha detto
recein-'itiri
agli
lo
bili
il
fecondo nella
il
quali
Tp.-^uii--:
ovvero
ed
bella
fu,:
uj
appongono, chs
e
pe.-ci
editine
pri-
il
h:i fcrit-
z.;.
q-.u-io
iu
i.
diniKi
li
t':rc-l
ad
yir.rr.in C.:p.\-J.
lufins irgnd
Iliaci
Strvwm :
'
fix.isiinr.-i
l'ai:
mologus, nii
ti
m;ii;|-.L)
|'^ ii.i\l-
fcrb'.t
inviali: <3
Sr.l-
raro cu;:. ma
fi-,
litror.l
traili!
'5f ti-ny
j[o-,
15J
Chsrybdin
,
quidquid
definii
in
Ety
eliaci, c
navenn
due voci
chor-ybdn , perch l sa
elementi vocali l'hanno aggiunta a lor piacere
le
0 dallo
tiretto di
iji.UliHe giunge
all'iloli JeI
Ssh
li
'.'
the li deferivo.
Digirizod By
quanto e ferace
moftrare
.udchiniflima ifoletta Trinacia , nella
quale fa dimorare aliai d'i liile cu' inn: r. iti pugni , e ne pria in due
luoghi ben lunghi , i quali occupano la mela dell' Od. ji. c la rende ricca di vaghe- tavolette , cJ amerei , che [ iriyclTero poco meno,
die del continuo. Ed imprendo a rinvenire, ove, e quale fi era queir.'
iful.i, j;;< quale non io per qiial reo delfino le han tolto il vero, e le
han appropriato un falfo nome anche i pi vecchi fcrirtori. Nclv.11.7.
iltruifce Circe Ulit , che liberato da Scilla , e Cariddi , e giunto all'
ifola del Sole s' attenga dagli armenti, i quali eran facri a quello Dio:
milito
il
(ira
QvtxtUm
fh
,;
<
&
Nel
Metta
Omero
v.i6o. quando
nda
f.V.-i-;-
..
5.;.':
tm
S'
B:>"
il
l'jiih
ywM
xaXai |M '.fii'mi
pcur.s
Iju
atte
'):}
vi
li
:,
componi
]i.t
l.i
f;.fler;ii
..iiikuiu cri:
C.iriJ.li
Stilb,
vinifero
-.
lj.
il
dfcr
1.
Omero Ha
Sicilia.
Digilized &y
DELLA CITTA'
efTer la
gran
Sitili
pu
;i
altra
itala
fempre fenile,
die
figurarli ,
e
quella.
ilovi/mla
cdcri/.,
la quale
lei^-re
Ki!:,i
volume
sjran
il
pali-la
'iV^.-f'.'iii,
iin.
s.
/iV'
IfJ/i
f/.i.YKj"
[''i vv-ipl-'i
/.'if..-
/ii.
i.
Careruni Uiygts
ij.
\iif;t.:r,i
fst>ai;:i?n
r.i,'.:.
Ir.di
a.lpulit
ti
Omero
del Clu-
tutto ha
poeta dice ef-
che
il
a.vrl.iTiieiuc
11
id;(l
Siaii.ttil
.(:
t::-..i
iv
iloill
jt/if>-.:
t'j.'-
irafcrive
ns
DI NAPOLI.
oijni
foriro
il
la Sicilia
ma
intanto anche
madama
Cene fonie de
e ne*
mtwr
Sicilia,
lifcito dal
ir;
sfuggita Cariddi
ijtjfuta
e Scil-
ti
ionie poi
ende
d'
li
hi.
dice
una parte di
nato
,
in ella vi finge
jltre
tuiloiire la grcggui
ir
k-!7i!;e >.-.:.)::; ii.i avvitar Aud75. introduce quella l..i:n.i./ia
aci gran torto Mcrtn ila lp.a;li lrani.-ii ivr la flritic , e ruma de'
,
armenti.
Or
lice
cliere
una piccola
li
<ftcr Sitila.
Olgliized by
ii.6
bui alla^roiriflima.
ti
Re
te
li
Lo tivctC Bfia,
non
T***!
ci
rradt
Tri-
quindi
DELLA CITTA'
DI NAPOLI,
117
di!';- rl;,7,;i.i.'
&t. vuole, che prima ili dirli Scili.i,
comi: f vi folle fcrittote pi vecchio d'Omero : ma fe quelli !a chi.tSn.v.i, tale d.-e riputarli 1' antithifiimo Aio nome. So, che quello
1)1.
lle'lo allenite
fucilale ni-: prnei.no tei iia. (5. ma li covreiua: piallare,
fe fi ha da prclhrgli fede in cofe di un'et rimotfima da* tempi iud ;
tinto pi, the si lavio fiorito non vide in Omero , die (>mr? miri
era in ^r.n.i" dola , c torli' !a di lai im.ve autorit h,i indotti! la polle-
fecere Trinaci,
l'i
ria a crederlo
irli,"
ipfn
t.b
co.a
esjii
,'la
vtj:;5-
.!
(II:,,;:,
.rir.M
VJrx:-
i.tr
Je^na
e;;>ii
+ AV >
TV/"-'"* M^riil*
pino-
-T.-.iTE'.;,!
-.-..eia.io-
j,J.'.'.l
-I-.
Ma
in quella felice et, che il faptre n'attinge ne'fonti, e 11 ha Temavvenenct a' tempi, che li laide , conol'tiamo , clic non do.
nome pili antico a Sicilia dipartirli da Oil
mero, che tanti ieoj il precedette
YJ. ora t frumenti; s'ammirer,
che m grande fiorito non vide , che e-'/.-i'w nel divisi poeta non era
la Sicilia, u che la vecchia finte di Laerte
l
dice pih volte ii/iW
r.ell" Odiile.i , a.,i,eeli aiede potuto tramandare a'poficti cilcr il vero,
pre matura
ed antico
nome
Non
155.
dell' ilbla.
so fe
alla
voce e^iiu.
vecchi filli Or,! d'uopo r.uviiare il filo di quel' ilosi mi (ra ci vieti deferitta da Omero, e folo di qualche
in ella pjfcevanli gliarmenti delSoie. E certamente non
ellr a>r.! , che quella , the vedeva.fi avanti Siracufa , che col tallo
i figli d'Omero 1 aLMie!:.:rouo Grigie , cimentici
ailtto del lo
vero nome-di agni*;. V'ha non poche ragioni, che quella fia fiata,
perch il poeta dice, che immediatamente, che Ulifle fi ftsggi da Sedia trov O'jvm'tu v. irfo.
Avto Tfi itti; z'/tut'J , E.ivlin Xj'p3Siv,
2iJu) -n, In* (TfiTi QtS U ifuua-n nnr
nfeir da certi
letta, la quale
fama, perch
poteva
nome
Qtiefti verfi
cimento
l'itola
ma
di
Ed
il
dei
fi
il-si tradotti
1111111.
i-;.::tj.
taro l'eroe
irfj.
Se
cVioiic
ii(;-,w..v.vj.-e .
nfciti
da! grave
fe i;a [.-r
mo
unti
del
(AjfiirJ
db
SPECU
cau.
Dlgltized &y
nS
ftabilifce eziandio
Omero un 'fonie
2 r.T.ra
?:
..
Affalmm
di dolci
y>-lVf
1:1
amo
in Borsa
acque preio
lido v.
il
505.
''-?/<*
febrefitlam nsvim
Ed ognuno
11
Sed quando
/aia infittimi
Apparava? tcrvtyum
hi
Da tante ragioni, e d.ille el'.i.ir'Tme e l'irei l' ini d' Omero ci rendiamo
ikuri , che l' ilola avanti Sir lei (a fi era quella , ove pafcevanfi i bovi
ed ammireremo tanto il geodel Sole col fuo nome antico dsinwii)
grafico fapere del divino poeta, quanto faranno grandi, e giufle le querele, che gli Icrittori d'ogni etjancorchc lavi n imi
Ma
yjofl attenermene , l i di
inoltrare, clic i Fenici occuparono tutte quelle fpiagge,cd oltre che il
dice fcolpitamente Tucidide, anzi alferifce aver etti lggomato in riletta piccola ifoia lib. 6. pag. 370. lin. 48. toiWti ligi rin fi lini 2<al
&e.
prcnikvan ripofo
ch
he
in cl'a
i;<f.
Origine F.niclj
il
T|n
in qucfl'ifoli vi fono
to,
bovi del Sale.
DigitizBd&y
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
119
to, infoia defaigatorum, ovvero gula il dire de' Palelini , hiktls dcfotigatienis ; cosi iuj, Achor , fi eri valiti turbarionis Jof.j. \6. da
*ny turbavi!, per tacer limili efempj, che fon moltiffim: . Ammettenormine flraniera della voce d**(,ii rimarr pago fempre pi
del faperc d Omero , in fingendo qui vinti dalla fatica , e fenza Iena i
mvi)5-]iiti, e gli fa prender ripofo , non per altro , fe non perch pofe
mene alla nozione orientale del nome dell' ilbletta , la quale (land av.tnti ;1 -cno Siraculano rende ficnri i naviii , e forma un
bel porto.
doli tale
Non
fari di maraviglia, fe
il
grand'
Omero
in ella vi finge
bovi del
Sole, perch fi sa, che in Sicilia fon frequenti qudii armenti di color
rubicondo : quindi il gran poeta gli fa conterai! a tal Nume , ed altro] , pL-rclii liiiu di cmiJ.i/.iDiiL- minore , ni il latte pi icelto , e
perci Omero dice , che fi fu belliaine femminile ,
Siti . ,Or mi
Ijvvl-11^, e
ammirer femore piii Omero, che ne' Numeri cap. 19.1,
li
citile vaccini tufam , ljiaXu w&ii, per facrificio , ed in ci
cap. fe ne fa lunga, e mileriofa detenzione: e fi pu penfare, che dagli Ebrei i poeti', oltre alfaiffimc altre cofe , anche quda apprendedero , di dcltinare alfe lor Deit
menti di tal colore : e potevano
anche propria oficrvazionc le lor fatiche , fcnia ricorrere in Egitto , c
dire, che Iddio ordin per Se vaccam rufam, perch agli Egizj era in
odio tal colore, ec
157- Piace in oltre riflettere , che quel' ifoletta Trinacia vien detta
digli fcrittori dopo Omero Ortyea , eziandio per fallo di non aver iotela la mente del poeta , il quale nominandola due volte , (a deferiva
diHrentiffirna da Trinacia, ed in filo aliai diverfo
ti&k
ma
poi nell'Od.
0.
..rT, ri
eJ,
Nell'Od.
1.
v. ij.
v.403. ci dice:
iJ
Infiliti
quxdam
tritici-fera*
Si feorge
parla,
non
TomJ,
137. Fallo degli antichi
t moderni la dire
Oayg
G
l'ifoli del Solt.
130
panna, ed
numero maggiore , non per altro, fe non. perch Omecitt : ed in oltre, per averci veduto anche 1= voci Tf oronverfiones Solis , l (lim quella del Sole: ri pollarono,
e fortunata appellavafi Zmjj , ed il continen-
in
ro nomina due
noi
H^oTo,
che queft'
ifola si fertile,
O pTayi
nome
58.
Qnj&a
in
Omcio
fi
la rcjjiuic di
Ponaoli
Spa
lfthia.
DELLA CITTA'
DI NAPOLT.
rji
palefarlo,
mio
Ma
.il
fi
legge v. 748.
. .
Cf3-i
TUNutn'
Tpgtnt,
JJp.
Nuova
N?
-n
b'
* [iw
inttrpetriziont
*)
HfJfa
apij>;
rsTHSsTiTM,
ISta
ii
Si
ojjifOTFfoi Edf*-
Ir
Hftla
iipj-K-
AU*
le quali
trino in Ortigii.
I3i
AU' i
irif,
m*m
Sj
yt
;T,r.-..'jrT,J
>;
d-
ih*
(.Va
-, i,
&
Da
quefti
le, e le
si
file
eleganti verfi
fi
rivoluzioni, che
feorge chiaramente, che le vicende del Soil grand'Omcro dice Tjttra'HfXioTa, litio
&
chart.
m'increfee di leggere
altri
foifre
DigiiizM
D/Googli
zioni
pe degli afiri , riparandoli ncir acque del lenii prtflo Po/^uoli , e poi
ufeendone
ficeome fi oiTcrvato dirli pi chiaramente da Efiodo ne'
fuor moltiflimi verfn n vi fi debbono rovvifarc arcani di eliotropi, di
folflizj , c d'equinozi ' e neppure ayi'orrc la gran colpa ad Omero di
:
non
Ma
nm
clic
Ortf&i
lia
li
rtjian
di
Poziuoli.
ij4
po generale
dell'itola
Eliache
fi
dBochart pia
410, lin.38. nira, fura pr miwit, mura, deli beata, d/fln eft : e fi
h piiLttorto pronunziare fyra, ed affyra; c riaverli d'Omero poco innanzi recitati li vede;, ru.mtu f; era ie!iee tnUI':lola.
idi. E per ultimo da Omero fleffo fi ha, che Ortigia non la l'ifola
1
di
Dclo,
ma
la regione di
l'i
/noli
v.401. ec. come fi trovava in Itaca; che elfo era nato nell'ilbla
l.t tjials giaco
r impetro ad Ortigia
giunti cola mercatanti Fenirapitono fanciullo, e dopo aver caricata la nave di ricche merci,
in fette giorni di profperofo vento nell'ottavo prefero Itaca, e qui ven-
Od.
".
Siria,
ci
il
i-llii
gia foffe
Eumeo
Delo, non
certamente,
elle
le
Orti-
ci
li
portarono
al
traffico
cogli abitatori
di nulra
Campagna
il
che
non
t:e
le,
il
cl-.c
liiio
ci
d'
aiuto
il
laiiert-
;r^y:r.i:
Trojano incendio
Da Omero
ldio
li
tflcr
Ddo, mi Poimoli.
OlqiiizM B/
'3S
che
le
n:.>n
.idilli, e
eie!
Giove
ver. di Alture
p.-r
rilciioter
l'ingiuri fatta
quel Dio, molle terribiL fortuna, e con fulmini ruppe alberi, remi, e
da' venti furono portate via le vele della nave di lui, Ibmmerfe l'equipaggio intero, e rimate folo Ulill, i! quale fu. di nuovo fpinto inCaridilli e liheratofi la lconda volta da tal inoltro, c battendo con ifien-
0^: ;:
-i,-i
.-.//,
i! -_/!'/
Hmurfi
?x/k:<
!-,-
i|'.iancunque que-
non
fa Maini.
Diginzefl by
i;6
mina
eroe
che
del Sole,
iettante del
cammino
dallo niello
fi
Malta
mo
all' itola
il
Sicilia
di
In oltre
fe
mare , difcoflandolne
.
JJj.-.-r
si
lungo fpazio, ed
Odf^
v.
wA,
Oca
i,cheOgigia non pu
Omero, le
S*d
vdfimMm
&y iV
voci.''
ffter fc
rixT/i
Ulytfet
txflxnttm -oline
fin-
rinviene di leggieri
Ulifl da Caliplb,
'-
Cupio,;
ni
ai-puledra, -jercnia
ollcrvarl
allora
alJ
l'
Omero
4 44-
;.".bs-yll.:!p?r-iiO'jei
lnf:ii,im
li
fa
fi
del
jrA'UE
dice:
HstSij^et' ,
Tifl
faille
ragioni
contro al Cluvcria
ilit Ofiigii
con
Milla.
Digitizad by
Google
|
DELLA CITTA'
fe vi foffe flato
DI NAPOLI.
fi
137
era ir(Ai(rP -
t.
nA:fii!Mi, t.ite$t',tz> , dol'isaftm, avrebbe faputo deluder li triltaNinfa, egli che aveva imparato a fchernir altro, che donne: ed ammirer
fempre
flefio,
come
che
il
yia
o;
<v pi
y?
mi*
a'
Tviinii-
in
!h:.
lirL-vi,e- folitarj.
I:
Unto ha
i degno
Ed
ho delio
pai
i.iu-, inp-' In
che Ogigia
fcritto,
perch
itipsJiiaiaj
fi
meco non l
Malta, e ne
raccoglier
averlo, chi
Ed
l'animo del Oliverio a ftabilirli nel filo fentjmcnto Non c per tanto fermo, e l'aldo, che j/fiA- quello lignifichi , e per dubitarne bail brieve fcoliafle , il quale cosi comenta : Mitrn Ss ile)
circa ipfam
, g -r flaS- , media in mari , qmd c/i
(infolam) nel profondit! : non dunque certo l'intenderli , che Ogigia
mezzo del Mediterraneo, ed fttpaX- pu dinotar una grand'altczti'.kiiij , chi circondava q'.idliiia.
rc-ilo i. fievole dimeniti non
Tari valevole a vincere le furti, ragioni, che Ogigia non pu clicr Malta : e neppure pu reggere il molto , che dice Spati li; ni io in Lliano
Piace ora a me , perch mio ric-hito,
p. 148. dell'itola , e d' ip^>J&rinvenire l'origine
riime n.'j:;:.: , e l ]..! ile ri , quanto penfava bene Omero : elta riefee fefice , avendoti dall' orientai idioma (Un , gemili/, e nel falm.s- 1. fi legge j'jn, e farebbe egig, ed i lux. tian dato iKuyp, clamor, ed in Ezzech.i. 10. fi veggono uniti tre nomi dello
Ut Ho valore , e rra elfi v'ha quel!' run , e debbcinfi tradurre Imm-mstiti.
llava leggere
mirini SoXocrffiK
ila in
2.1
ties ,
& gcmilui
vio di tale
Toni./.
165.
trilla
'
S
.
mi,
Oyiia
vote orientale
Digiiizod Cy
ENIC
va ubanti
din6m inazione
dagli alberi
li
btres piliferi
chi
il
Eoch
ai,
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
ijj
voce
cora, perch Omero fteffo mi abbia ilrruito, che nelffJbla della Ninfa vi
erano piante odorifere. Se poi il grand'Omcro lia pofla maggior cura a
pilli lis-nilU'sK in Ina natii lincia, e ci-j.Y.r,.'n,i:h<:
quel, che Ki>.v
Icntutili dal verbo kiWt, abfcondo, gii li ollervato , che dalle vo-
ha ordite
ci
le
Tue leggiadre, e
ben peniate
favole
e perci ha volu-
to inventar, clic Uliffe flette perfette anni afcolo fo!o colla Ninfa. Volentieri ometto i milterioli, ed allegorici pentimenti del R.P. le BoITli,
e d' altri ancora intorno a quella si lunga dimora d'Ulilfe con Caii.'ki,
fe ora le favole non riduconl a lioria coli' ajiito dell' orientai
lapcrc, ci che fe ne fcrive, fi flima ideale, e fpiacente.
1117. Siamo quali al fine di si gran viaggio gii pieno di fama, e mi
voluto profeguire pi oltre, e godere degji eventi,
perch
\c.ki
l.i
ilail.i
ti-
Ninfa Cdpl, ed
il
arrivare a Cordi: fpazio opportuno per valicare quanto lungo 11 mare Gionico con piccoliilmo legno, e retto da un Iblo. Come fi renl'irc, il L]r..:ri!u gru] munir ha a;n,i:iliala qlldVifola per lo poema
C:<:.<
d' Omero, fe taluno l' Ignorate, farebbe un uom del volgo, e chi non
i!
fin;,- il:,
la
de,
mi
polo
buono
vallici
"f
ra, qua/ importuni dixers, ani negotiationis hilihiii , quo fenili Et',
15.3. Sidon 'jccaiur ro'u ino, fchar gojim, negotiatio gentium, tieni-c-:sir!ti inflarPhnircs ncgotinndi confa
hnginqiios oras itbenicr
i:,n(creh/i>n , alpine utt-Stgatoms perilijfimi , quei Homerus non fefi-
&
verf. 170.
Odyfs. ir. ver/. 107. e v' appone
, fu- OJyfs.
l'iii vcili del poeta, il quale veramente la i Feaci eccellenti
nel marinarceli niefliere,e ne'trallci in aliai luoghi del filo divino poema. Amal dottile. Mazzocchi nello Schcdiafma de xmrp,it
nici vibit
iiom;v.:bii; di
pag. 11.
non
chi pag, 4.
Bachamo quidem,
fu affatto
Fa
felice
etimologia
tal
di
il
Cori
Mazzoc-
mercotura
Matiot chi.
S
167.
a talento
"m
cos
il
Erari
Digiuzefl by
4o
ma
perjuitferir e
pn!tcrQri,e da
effe
non so.fc
io
una favoletta
di
J.i
vthir: felix,qui
far felice
altri
Omero, ma da
& he
a permanerci
fenttori d*
Nettuno ignota
Cereri:, e
piel'eruafeli
et?i
divin
al
poi:,
la,
&
MI
ni>:]i!iii:,:
im/li-,:
.1.'.:.'(:
l'erif.:telii
Menili tei
nel
li
Sam. 18.
1.
3.
la
Io|
e;i
.P.ir.; 7
trillo
ni;
pe!!:.;j!'e
ma
ibi. Si
Manina, feadovert
il
Minaccili
fi
la
vote $<i'.u.
igmzod
Qy
che
enere (lui
c' iltruITcono
Fenici in Cori
EJff-..,
l'crrcttns
^moV,
jp-:::,.-
/>Whi /T^f,
>>/''.;.".
h.-v.-i
la;, s'atdi
'
aa Perieli jpe,
div,T;i. (a
ma
:>:n
lii.-.ri-.L.
|
LR':i
li
eli. mio
le^e
lini
r,::nle
li
livo in
Omero.
rinvenirli
-ano
.165.
Omero
l;i
fi
ogni
flirto
il
vece Ilhaa.
Digitized&y
i4i
.1
.1
del
di
prefiamen te apprendere
il
o con
pochiliimi.
maeilro
Omero
Or
refill,
io
r.,1
s't
t.
ili
a quanto hanno
ritroso da Trn'a
fon
t.Iu
il
viaggio
d'
vfiSt.
Digitizoa
B/Goglt
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
14.3
il quale f ha uno di buona, c lavia comitiva, gode molto, e fane cura, Te fofFre qualche dilagio.
171- Io in brieve ne'num.it. :. 13. ho decritto quello viaggio, indi
a parte a parte, e con li n^.! dire mi i>nc flo.li.uo dilllnstuere ciafehedun
luogo, che nomina Orner, e li veduta ]j cieca confufione, che gli
fciitKrri figli ' Omero aveano iparfa da per tutto , e con buona forte
l
interamente dilboiubnita e riandar debbo , the min rtalo importuna s dura fatica all' argomento di quell'opera , perch l veduto,
che Ulife l porlo per al'ai Suolili di nollra Campagna ed alle con-
gi,
(Lnti'
i'imo l'altro, ed ove diretto il lor vertice, per tali vie valici
}'.
1afjp-i:n:e nia piccola' fteliacci.i
cj;li shirc
: i.
i';r e.::'-.: pili chiari-m , firn riempiti di qualche an-
Ulifl, ed ove
j'j-
di poter moflrare ,
li
i..rlo,
e diviliire
elle
il
fia, e di marina. Ed in vero io potrei ridurlo non folo a meli, ma anche a filimi, f non Ti. Ile di t'i;a il iciecrc un cnumcrazion s mimi:.:,
onde mi piace ritingerlo nelle lue diviiioui , e parti p ii gr.mdi , ed indi da se ognuno pu aflegnarc i giorni a ci, che li tue'". Anche cosi
ha fatto ti gran poeta , il quale pieno A' inte .!iu:r!7a ci ha notalo jji
anni, ed i meli, e di raro
suorni, e co;\ tl.r; b:-^ anche uno dorico,
)-er non riufeir grave, e rroltSo
Bench L'iille avelie v Lincialo dieci
anni , quelli riduconli poi a due , perch i:n intero
trattenne con Cir:
meli
e giorni
che dur.
FENICI PRI
ioEgiornafie Dell'
:
Ogigia a Corfu,
r_
(-,
Cmu,
'A
....
.^-SjiS,
-->*'-
MJt di Nafdifi
*>.
vaa? munti.
PAR-
Digiiizod Dy
pruave
i
-,
meao
che
Fenici fi furono
della Citt di
chiariffimi ,
e molti
Napoli
argomenti
che qus-
che
fono
da Gaeta
numeruliilmi
(ino
lor dette quella orientai nazione : vivo fienro , che folo co, che
lui, il quale ama il contendere , non fi lafceri vincere da il forti ragioni , che 1 Fenici ebbero foggiorno in nollre contrade
ma predo
:
lungo corfo latto pei lo lido del noftro mare, e dopo il lunghini mo
viaggio a" UlilT intraprelo per rinvenir belli.e molti avanzi delle voci
Fenicie, vegga con cnr.i ij-eCT.Je , il k il mio principale oggetto,
qu;inti fegni certi fi truovino in Napoli , che da Tiro, e da Sidone vene perch quella citt pei gli molti pregi del
il
To/iiJ.
Si nHiinse in brieve
the
fi
ogni
14*
ogni eli
trai!:
Ha
felice
a ritrovar
pegni
litftre nome di Partenone, che diedero alla noftra citta, nelle^ pofteriori
eri, e per compii fililo (limali, (ireen , e lecoiid.) l'in;!, ile di quella na.tnie le ne lini; ima favola di mofruofn donzella ; ed
in oltre ci lafeianm il culto del loro Dio Ebone , della cui figura piena di milleri
fi veggono ornate 1' antichi: iinllrc rrMt-.ctc
flnindi limi ben divili) il
mio dire, comunque riufcirl, o lirieve, o lungi), che io non ne polli)
limiaid.. , ove mi li'im;era |' onnr delia patria : ma o
cii-r ceri.., resi
dell'una, o deli' alira s;mla , mi lludier non eller di noj.i , perch fe
:
?.
li; -ii
(arani-.u
fcel'.e
e; il; ,
ed
amo
far princi-
Dei
Con
si
pi bell'itone dal
pinior,.'..
uomini
a' alta
li.vr.ldu
del
fama han
cimi
iflupor
tolte
in luce le
del fecol
noftra;
cini e di. '.va veramente rincrefeefua origine dafimil donna, e non dar s p reic al
to fede a'poctici arcani di Liclivre Era mei: ieri por minte, che TlnpScffiTB voce aliai piii vecchia, ci. e ncn k.n le tavole, e fu tal nome
appollo a noftra citt da'Fenici,ellndu un bell'inneflo di due lor parole lu me, e fi poilno francamente pronunziar fanh-imf , feiiia die manchi neppur uno elemento dalla voce Pmihenopc, e fij;nific;mo kc.uo ci:m,7, cio felice, fertile, ec. perche la voce ma ili aliii !"-cl".i uozionc : e pace riflettere , che il nome di Oi .!/>,.',en felici: l rinviene s
antico, e ne dovreflmo andar lieti \ ficchi fiam certi ora, che giunti
Fenici ne'noftri lidi, e feorgendo il bel clima, e l'amenit. de! filo, con
proprietl ne formarono la parola Purthenof , che i Greci poi la riiccto giufhi il genio della lor lingua nip9e*sTi> ed indi fecondo la mentii
ier.ice ne liniero l.'^i.ieie ii.w.le , credendo , che fisi; vice ulce.it;
dall'origine del tur parlare. Finendo s-j nirj il nome di noftra citt, ed
come fondarli, e
roilro comune l'aver
de culto,
di
tu.lfra
antichilfimo
175.
Che
in
Napoli
Ili
furono Fenici
DELLA CITTA'
fcaiur
^V,
la
DI NAPOLI.
fi.
Dl-I
relb
.1
qu-mo
me
ltla,
che
dinoti liberiti,
non mi
parola
trina.
ce.
e S.Geron.
tifa
Ipcfl
elevare, ed
lx*.
T
174- 175- SiJl
gno
voci"]umB,
o'ifisrii *
ed in oltre dino-
ta
cht compongono Panbnifi.
i 4!
munte Moria: ai
fon ferbate
le 4.
im
Ji'ip
Tisi*
nsv
di s
de'coment
175. S vede, lenza che io il mullri, quanta confufumc ha fparlii fola quale fra tante lia li
pra quello vcrl di -i wl lainio la voce
vede tradotta in si diverfe maniere , non per altro , fe non perch s
numerali interpelli non han pollo mente, clic qui fi parla dei bel lto
del (empio, e della citt di Gerufalemme, e la nativa forza dell'Ebreo
vocabolo fi i anche di clima; ed era facile il petuar ci, cominciando
Imid.ilh ,:r,r. hi
/.Vi
cosi il profeta: Mimmi Dominai,
ioftri, in munii funBo e/us , indi liegue, Puleher fuu {cimiate) gnudima itnverfit terra: mons Sion, ad Intera (fifficet) borea: urbi reifii
magai: indi fieguono le lodi in tutro il falmo si della citt, come del
monte ; ed acquifando tal vera nozione il iiu , fvanifeono tante (liane
Ld ecco, che quella vointerpe trazioni poco innanzi reo lite c.r. nuj.t
ce , che compone nip5cffoHj con chiarezza fi vede ili fignkcazion di
m,
&
-;
vj6. UluRrits
il
filma
jto
G fi belli coro pani ione tra Gtrulklemme, e Parlenope.
DELLA CITTA'
filo in
si
citici,
ma
DI NAPOLI.
che non
folo
non
1451
fingere pii opportuno, di si e tal maniera , che le I' autor di efi fidino invece di VI ns> bdla di filo avert appollo yj-rns potthenep , ed
il potea lare, avremmo la voce intera di l'ar'tcnope da'facri volumi :ed
i
h-.;y l::.!! nrk :il.!l
liniiu.L^io , s.i,ehc nu', c ma nella
L
i'iiniiicmorie !bn vicmiflnii, anzi non v'ha alcuna divctlit .ellenco vocboli di lode, e fi diedero a S ranJio!L- , <t b-jLc citt chi mi pilo
la
per render
la
fiivula
li, e le le coui.-.cra
venia un
Nume;
ii[i:-.,Tl.L:mciite
li
del
[apuli lui
:omua
fallo
i'
uin.lbll:Ti,i
cl::no!'.>^:.L, e
lu:
150
ho tolte dalla mia patria quelleStrene, delle quali bifogna averne orrorc:e fieno pur efl de'Lucani, e de'
le Le cuti.' , e le T.i^ll- , perch noi rinunciamo le Parteuiiu ,
17S. Intanto io debbo godere, che
Hm/j
li
f,
fi e{t
piccola Cuna,
mero, che
iure
le fa
donne
micidiali)
ir.
il-.Tit-
nobile 1
; indi nel principio ,]?Y.;i pag.59. nealegna ima alla noNespoli! Parihcnapei Sircnum imius mor.uni.ine ciksrr.-m;,:,
buon numero degli antichi , che ne parlano: ed ometto i
moderni, a\ amiie
rulliti,! q'.iali lisi) credulo cller d'onore averle per
Lineatrici, e madri. A me batta aver rinvenuto nel corpo della parola
T.;nh-m,p rilliiltitr prillili di nnlira origine , e (ari a! nitrito di rioflr.l
citt, e d'aver ridotta si Ivantaggiofa favola ad illoria. N cener, fe
non tardi , di (burnii d.l tran hocharl .ciic vi va e; Li j-.ia vaft.i feienza orientali; darci l'etimologia Fenicia di Par tenope , giacch ne fa parola, e la piena fama del fuo fapcre avrebbe aggiunta molta Intont
al mio dire ; lauto pi , die ha moflrato ingegno proniilfimo
a feovrir l'origini di nomi di citt , e Provincie aliai pi cicute, che Ilir>
Sci-i-x- ma ej-li l indino a credere. , ci:: quella li folle pura, e pretta Greca, ed intanto la lui iminort.il onera dei l'i ..list rimane :iv.Tm.
.rediilitas
ftra citt;
e poi recita
le 'un dalle
prandi-.
Ma
il
ebbe il fuo nome da una coiai trilla donna, e creilo non fallire, le aggiungo, che il nollro Stazio k'rnbr.i clcr; llato dello llcllo avvilo , ed
a quello (i ri.-c prcliar pio pronta lde, che aLicolronc,c Strabene , ec.
perch cittadino, Tavillimo delle cole patrie, ed and tarilo avanti ncil'
antiche iloric, e nelle favole, che l' erudii illimo Ludovico Calp.Y.i'.c cenaci nell'annot. alle Fenitl di Eurip. aflaiilime volte antepone hi Tebaide a quello eran ilranuru, IpeclaniicuL- nelle pai;. 40. 481.488. 49;.
* nollro Papinio nelle lite Selve, clic ino pi torto un beli'
175. Or
orto , nomina quafi Tempre Partenone ,e non mai la chiama Sirai, con:c h, ni taito gli lenitoli e di fila et , ed i pi antichi , i quali per
c'ir IX.ipoli han ufata la femphee voce Siiti: , come Petronio , che
la
nomina Sii
fonati
tal
Tanca
tintimi
Certamente non
trovcrr
altra
ragione di
i7S.T;9.MiOCJinBodurI
diSuib
i.
ialino.
Digitizod Qy
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
(fndo
.
S'
ag-
giunga, che quefte tre donne egli le confina in Sicilia, tanto lungi,
che Mimava, che ima ne fu tra noi: nel lib-i. i. v.io. imprende a toglier d'affanno il Tuo amico Atedio Migliore trilliffimo per la morte di
Ciancia fanciullo ricco di virt, e dice, che neppur le tre Siciliane Sitene con il lor canto gli avrtbbono Iceiiuw i! ti:,>.,> ,nir/- neppure Orfeo:
Nec fi tcratmhtmn Sicilia de Virgiae canina
K
ti!
Bc-iar-rai
:
(..vi
Ri-:;;,
;.-
Situio
h.d,:m
hiibititfte
qu.i
i/iwi
jnguntur.
Non
lata ardita
del poe-
ermi
bench nuova
in
la Iple-
poetanti
che
^ lapL-rc, che
n il-.n>V:-.> di P.irtcn<j;>c, ina
(ila fiatone moli riva
che era tutto TOvindb inlieme , e polvcrofo , e vedeafi fopta un colle,
e vuole, che effa recidendoti U chioma ne adornane l'avello, ed il fufi.s/:-:!:5f,
ci
fi
;i
i-mprc delia
a trilla don-
pretenda dar
netti verfi
i.t.K Eumelum
ita. Fertili
le
intend
Capaccio
p.
Digiiizod Dy
iS
monete
tiche
che
ed in
elle
veggonfi
patrii
folle (lata
Dei
ma non mai
la Sirena,
ficcome cran ufe tare quali tutte le citt Greche , fpecialmente per carnaggio de' loro fondatori: c fc fi riporta qualche moneta colla Sirena,
conlcfin gli antiquari >'-"u ;iiy. ulcere a noi, ma a' Siciliani , o ad altra gente. M' increfce aliai, che lo ikl Capaccio pag.39. franco vuo-"
le, che auel vfo di donna , il quale ne' nofiri antichi nam'tfrai fia
quello della Sirena , quando poteva di leggieri penfarc,clie fi era di Artemide, cio la Luna, perch in molti vi fi legge Apnptf* quelle ln
In ienariii sneis , argenteifque vanii mois
le parole del Capaccio
c/hi ( Stremi ) caput cum Hcbane defiSmn ctrnimui ; ma c degno di
ufeir di colpa quello nollro fcrittore , perch a fuo tempo lo lludio di
tali col, per dir cosi, era infantile. Mi fpiace ancora, che quella grandiffima teda, che fi vede pretto il tempio di S.Eligio, che non fi Iterile molto, le d'uomo, o di donna, li dica agli firanieri elTer di Partenopei e che alcun- il. tuie ili \ereiJi, le quali efeono in pefee, l vogliono la finta nofira Sirena, ed alcune vedute da me fembrano di frefeo artefice . CunliJcr.it.j!i tutu) ci , ninno dar! fede al buon Snida,
che fenile troppo tardi, e la di cui auurlta lempre Hata leggiera,
gli piaciuto fcrivere , die in Napoli v' era una (tatua della Sirena,
Niami, nitM I't*i;.j iia'.-j-'iSS-, /, f. n 'j c , ; - r ; iS-una
( 3- iya>.jia, Neapelis, urbi Italia injgiiis, in qua Pmknopes
Jla:
2?
Soma
181. Si conchiudcr
dunque bene
che mal
nicio
(lima
li
Okm^
firanieri antichi,
e forza menar giufie querele di tanti dottiflimi noltri poeti , ed eleganti , i quali lino alla n;>|a bau rip:'iiiti> Ji ella citt , pu teterrima Si-
rea , coti credenza fallace di farle pregio: quando pare, che d tale opinione (izrill il poeta, vitanda ej improba Siri-ri . Mi piace, che quello
lodcvol
si
ti
quantunque
mente i poeti
lecoli,
i'pec i al
queil' et:
ito in
difufanza
li
ma
mantenuto,
come Seneca
fcrittori,
altres
ne'piii
ncll'epilt. 53.
cul-
Ed am-
miro, che
me
fiig.
S5.C0I.1.
Pereti FartttMpt a
p'>Jn,iu
i durilo
fcmpte
e fptiilmcntt in'poct.
Digwz ed -by
DELLA CITTA'
TAS lecovum
appellariones Ttiteerenr
DI NAPOLI.
: fic
/vii;:
<:b,
::>,:,
-s
i.un
indi a
vii. Jacuio puffi} j'criptorcs omn'es , fi fi eruditi probarcnt NcapoUtenti buie urbi vetus .parthenopeS nomea te/timerHnt , finiti <!t
me Parthtmapes
lo,
poi, fe non di rado, negli icrtton della mezzana et le voci Pattbenope, e Parthenopenfis: Gio. Diacono nel celehre , e lungo catalogo de'
noftri Vefcov Ti avvale quafi Tempre di Neapsln , e Ncapnltanm , c
rarlime volte ut FartJletupaipi , bada fol leggere ci , che dice del
il. nolro Vcfcvo Paolo, ed in quel brieve racconto della vita d lui
i.s-Su.i: N.:iplK.:r:m cathedra : t.p;icyp:,i N;sli le^ge , N. y
polo efl direttiti ; Napolitani primiaes , ed uni fola volta , Parthe-
de Sunti. Epjc. Neap. culru pag- 33<5. l vede, e credo non fallire , dica
quattro volte replicato il Parihenapenjis, ravvilo all'oppotlo cinque volle le voci Ni::pi!ii , e Ni.ip d tasta : e fe nel brevilTimo prologo di
Bonito fuddiacono della Chicfa Nap, che illtillra Io ftefTo dotiih m>mo
pag. jSi. l legge Pa/ihacpcn/a k-cii^iv.nyf , nun vi manca ftibdiacoTium Eccltfiie Nenpoles . Ho voluto ajutare il mio dire coli' autorit
di quelli tre fcrittori , perch fono dal .Mazzocchi ftefl polli in bJon
lume: gli altri da chi ha pi bell'ozio , che non ho io , fi potranno
enervate , di quali di quelle due voci pi frequentemente s'avvalgano.
Intanto liamo certi, che non mai venne in difulanza in noltra citta la
primaria voce Partenone , ed a' poeti di ogni et fi fu ben cara : e ci
dovrellimo pregiare aliai pi di quello nome, perch antichiHimo, e di
nobile origine, e di lignificato, ed efiendo folo nullio^che di Neapalis
comune a tante altre citta; e tanto maggiormente , perch fi Coverto, che non fu nome di femmina, il che era facile il ravvilarb, e per'.@- non li conveniva a trille Si.ene
ch la bella voce
p&f
1S1. Solo colui ammirer, perch non ho recati elempj d'altic citt,
nomi , il quache dall'amenit della ftuazione acquetarono da'Fcnici
le non mai ha letti gl'indici, onde cleono buona parte de'luoghi della
Paldina, che o dal reo lor lito, o bello fi denominarono: ovvero non
ha avuto mai il piacere di fare una fuggevol veduta nell' ini mortai volume del Phaleg del Bochart,per tacere altri, che fi fono ingegnati a
.
trarre
numi
come Spanhemio
il
quale contentando la famofa Tbcbe, j-Sk negl'inni di Cali ini. pag. 379.
380. non piacendogli l'etimologia del Bachart, la fa Icaturire da voce
Jn , linde
Fenicia per ragion della felicita del filo (ito , cio ,
fiSKn, thaba Sefiderium , adpcinus ,dque oh fingularcm loci illiui pel-
Tomi.
iSi.Eftmpi
di citt,
luci-
iS4
I.
recai una citt , che fcmbrata ufcir da nome Greco , come Parti*
w,'.- , qual fi Oiijppo, oweio Olifipo , Lisbona , e credula fondata da
Ulilt, per lo fuono Ibltanto della voce , il gran Bochart pag. 027. la
_
'
vuole da itay v'iti alis ukbt> , ide/l , come egli dice , ameenus fmus,
e ne teca ragione : e di Grniliffiini eaernpj di citt , e regioni ve n' ha
quanti fe ne defideranoi onde farei di moleftia
raccorrcrgli , perch
troppo noti , e per ordinario i luoghi dalla lor fituazione acquiftavan
nome li confi dunque , che i Fenici perci anche diflto noflia citt
Parsb-aop, che vale felice clima.
1S3. Compitofi da me il parlar di Partenope , e bench fembra effermi alquanto fpaziato, tutta volta fi dee penfate,che il principale,
e bel nome della patria, e perci era grato in pi maniere illuftrarlo;
c fono flato coflretto refiftere a certc_ invecchiate opinioni (bftenute vigorofamente da antichi , e nuovi fav|' Jcrittori
ora mi rimane , fe vi
lar felice, dar qualche lume ad un luogo d' Omero aliai ofeuro , nel
quale fi crede ravvifarvifi una voce, clic s'avvicina a 11^9-^*, profa da tutti in fentim;nto affli fvanlaggiofo , e dee eifer mia cura (covrir 1" inganno, n moftrarmi follecito degli' fcolj, n de' conienti. Fe-
ri
Paride furtivamente
v.
Toj-IJTS, \a--T.
In
Diomede,
prode
il
e quelli
tu>'L
il
ri,^!
.;
lliiid.
3 8j.
tal guifa
limile
tutti
-i.i-.ji
>.-,>.:>
traducono
-.-.e
si
me li fpiega qui madama Dacier, il che fo di raro, e ci di: Malkeareux arder, lcbe-cgemini (ma teUn* non lignifica ci) qui nefais,
que fri/er tei tv.wx 'deve ,
fcdxire Ics femmes : ed al
iri non ap(K>ne alcuna annotazione , come fe folle voce chiara, e fpe-
&
^em-
:
eppure vi s'oflrvano infera , xpx , e nspSann'-n , che in
quefl'uno luogo veggonfi in Omero, quindi ci fi rendono di dura intelligenza. S'avrebbe da fapere, perch Ila di biafimo qui la voce iterai?,
e perche il poeta flato si avaro in fame ufo : n convengono i comentatbri, fe prendcG , che Paride affatto non fapeva ufar 1 arco, come vuole Eufiazio,ed intetpetra, d
i&m, cio upprabrium Ortis lux: ail'oppofto Efichio pretende, che di (in atte abufavafi,e fpiega, Sii t%v, haBJfUM , iC jun-nw, tre ladens,
nfeftmt . In oU
tre fi dubita da parecchi (c forf per qucfto ri
ditiflima
&
rtt
ciis fa
una apologia
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
ijj
mente
ro, e d'altri fautori: mi fpiace, che nelle ricche annoi, di quello onomaiticogr. niente fi vede, che dia almeno ferieve fpiegarione a tal voce,
e neppure vi li legge il ben noto verta di Giovenale, madido tsrqun.
cirro.- e non far degno di fede (fe non s'offervi) die l'incomparabil Salmafio fopra Solino in pi occafioni fpargendo , come
rem cornua
coiiunie, erudizione fenza non mai finire intomo alle tante guife
Greci , e de' Latini d'adornarfi , e torcere i lor capelli , e fpecialnella pag.
coL 1.
efeg. l dimenticato di quello si celebre luogo d'Omero; e nell' iftefla miti 4 incorlb il grande Spanhcmio
il quale anche con lunghimo dire
adoma lo Itel argopag-s50.ee. s-ec 66o.ee e da si dotta coppia d'uomini in si
tenebrol verfo Omerico s'attendeva afli luce. Ma giacch al Salmafio,
e Spanhemio fon fuggire di veduta le parole contro a Paride rie* t>*<", far pago di Eldilo, e de'fcoliafli , oltre Polluce, che uni (confi
filo
de'
mente
in Callim.
mento
dire,
>"
una,
Ja
quale
vuole intendi
Menelao,
non vietandoli
ita a
marito, ed
fi
io polii) afficurams
ti, che appone a tal voce , i quali non convengono le non a verginal
donzella -ifciV II. 8. 514.
Od.?, .oo. 118. ce avvertir conviene
ci , perch i Latini non fono (rati cosi attenti , e collanti ad ufar la
&w
lor voce virgo, c fra gli altri Virgilio, il quale coli chiama Venere,
bench la linfe donzella , onde fi potrebbe non dargliene colpa Eneid.
. v. 331. ma non e cos nella Georgica ^. itSj. e neli'Ecloga 6-w ove
virgo ti pone per uxor ; per tacere altri fcrittori , e gli Ebrei per la
famofa dizione noVj), h quale li sii quanto contefa, e quanto di e(fa li ferino, n ancora li rifili fi pu con utile leggere la diflcrt. del
Calmet.che precede Ifaia intorno all'Ecce virgo ameipia ,&c. Se dunque Omero lnipre fi fervilo di Tupflii- in nozion di vergine , non
poiea poi contraddirli con appropriar ad Elena e madre, e conforte tal
vocabolo, con dire, che Paride fi era Tsa>ffejraijir!K,e lappiamo quanto
'
tenace il gran poeta nel valore natio delle
tutti traducono
mulcrofm:
'
l'altro
iSS.
proporre
re ufeita
le
in
Omero IInM<
Invece
di
ILtfSiwrim
Eiimolo|ii ai n'f .
Lll^'liZCJ b.
C(
w'
non trovando
pito
il
e far
com-
aveller an-
.
Blbgna per aver mercede degli antichi, che tutte
potevan penfarc , che -il nome
, ne
di Penelope della fieni origine, che Partenope , cio Fenicia , ficcobuon numero di effi nomi propri ' ono a Oriente , f nulla lignificano in Greco idioma, teflimonio quel di Paride (per non ufeir dall'
argomento del mio dire) il quale a' Greci ( Tk ) i Uranio , ma in
Fenicio parlare di grand' onore , e pu ufeire da' verbi tutti belli , e
dinotare, cavaliere , fruito, forre, billicofo, ec Ed or s' intende , che
quando il divin poeta il vuole duramente riprendere , e che il nome
non corrifponde a' fatti , il chiama avvedutamente uhr*ax , Paride,
eie fmentifce fuo nomi II. y. 39. \\.'.-j6ij. Altro dunque non rimane,
le non vedere , perch Omero di a quello figlio di Priamo lo fvantaggiofo aggiunto t&mWitjis , ed in oltre, che dinota in Fenicio patlare.
Non v ha dubbio , che Paride fi (Indiava molto a render Tempre pi
bella Tua ricciuta chioma, c di ci Diomede il ripiglia in quello verfo, die ora acquiia luce, e fi riportato nuitiiSj.
me
'
due
vifo
co'
un,
"bri,
bei capelli
putatone
voce formata
, che Penelope
che potrebbono fonare pen-hehp, e ci prefentano un
ci n:.:i:dtr.u ; andic colui, il quale ha piccula ri, ha imparato , che ma , e fpecialmenre
colore,
i
fi
rinvengono
Rufi,
hJjuw
e'
Flavj
fi
fon dati
de 11' il cri /.io-
ed
Crilpi,
ed
iirj
nomi
J' capelli.
ijS
a' Greci, i Pirri,ec e tra gli Ebrei Efaulle l difanche Edom, clic lignifica ruffa anzi dal color della chioma fi cominci ad imporre i nomi agli uomini , dindo noto a tutti ci , che
dinota Adam l'univerfal nolro padre . Piaceri dunque , che Penelope
taracchiude in fua origine il dinotare un vifo con chioma pcxs ,
luna e perch la torte paflione delle donne fono i capelli , ed il lor
leggiadro colore , da tli n' amarono anche il nome ; quindi altro non
lari Pmtiope, che Cincinnata . Da quanto fi detto fi rimarr forf
convinto, 'che Diomede non poteva due a Paride Tj:3tTT3i,per rim*
provenirgli l'amor d'EIcna, si perch quella non era to/iMh-, s ancora perch nel recitato verfo fi morde quello giovine , che pretjiavaG
pi d andar galante, che d'etici guerriero , e perci va a legno il dirlo iiwXaxtr , giacche precede altres tipi dy\ai , coma pulcier ; e
fempre a' favj e piaciuta una ragicmevol mutazione di pochi clementi d
qualche voce negli antichi tenitori, che forfore in efli certo, e grodlano fallo; e balla per brieve ora oflrvar i coment! eruditi, de' quali
fi veggo ricchi i lor volumi , ne' quali altro non li vede , che rimettere nel!' antica lezione ci, che o 1' ignoranza , o l'ardire de' copiatori avea viziato: e nel fegu.num.1S9. ne dzrb luminofo elempio.
jKB. Per ultimo nmane_, tixondo ho impromdTo , d' addurre 1" altra
conghieitura , per intender la mente d' Omero in quello si ofeuro verfe
.-
&
.-
fo, Ijiccialmente per la parola -rapStmriyi , e far propolta in aliai corto dite. Si potrebbe invece di quell'aggiunto importuno rimetter queiV
fi
DwttTtb
due fon
di
o come
altri
han
gli
v.ir::ir
, da ifinpsTi. , e tutti e
oltre fi sa, che il grand' Omero t
che di fpccialmcnte a' Tuoi eroi, c
letto hipBi>st"ii
rimprovero a Paride
collante a non
In
.is;^L:nii,
M.
Si
di! infisi:^
Digitizad by
r,?
T8ett, m Sii
KiWf, t spap
iW
Non
Ecco quale
o da rapfodi In oltre
mento ingiuriofo, come
.
curava
il
il
d' Euripide non fi vede in fentnnf5immhns , dicendo Elettra che efl non
uno fpofo,ma il virile; n ufa top3-ev',
-rapS-i^-iroi
il
bello donnefeo in
mo ardito, n altri per tale mi condanner , eflendo ito full'orme d'tiomini favillimi, che Ranno pi vivace cura di me dell' onor de' poemi
di lui, come il Valckenaer nelle Varx Icliones qworaniam Homcr verfuum pag. 5B. 59; il quale vedendo nel v. 401. dell' Iliad ^. jn'xraK-ra,ed
altri v^appofero ii'urtaro in tutte l'edizioni si antiche, come reccnlil(ime, dice, neatrum ti/genio vsdciar Homcr convellimi; indi con ferun, cne
che egli
egn emanili
chiama cinici
conghietture
nei iure,
riHl xim?i, uvveiu
ovvero
mimme ragioni,
, ma
rifonde quelli tanto importuni verbi a' rapfodi , ed a' giof
haieremi poema,
fatori , e flmggel di quella voglia : Urinimi Homcr haieremui
proni oliai prim'im faeta emijfum ! Pro Homericis [spiarne [me datili verfm iegimus atioram . Mi fpiace , che Emello non l i awaluto
di quella si favia offervazione
nella fui
si
(Indiata
ei
poeta.
l8p. Si praovi
the
la vera
iocc {ompolli li
ntSu
li
r,f,ui,
DigriizM 0/
tifo
a tal mutazione per la fama d' Omero , che non il dotper togliere dall' Iliade il ti'akwhj . E qui do fine
dire del primo , ed illuftre nome di noftra citta Pcrricnofi
creduto nel corfo di tanti ferali infelicemente Greco , e,
, che
donna; n mai fi pens, che efee ^editamente da due voci Feniiii.-,
forti ragioni
tiamo Valckenaer
al
pe
di
molto
n fi curato da tanti favj ingegni dj noftro comune di ridurre il liivolofo a ftoria , ficcome li flato folTecito da altri di fare de' nomi di
tante lor citt forf con men delira fortuna
e bilbgna accular si rea
nota, tardanza, e lentezza, come fe lode Irata cofa da (tento.
quello, che l'oggetto di mio parlare fi , che ballerebbe, fe non avelli
:
Ma
fi
i creduto,
fondatore
di
Napoli, e
)f de'Ro!
Falere Ate-
paiii
.....
pag.ii4<5. lin.4;. Nespoli;
.li
quelle
diCu-
brievi p^ro'e
hrw,J poeta
1913.
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
'
irfi
i detto di Partenone.
iot. Non Ti pu dubitare , che in nollra citt vi era quello nome
Falero, eflendb ed antica, e grave l'autorit di Licofrone portata gi
da'noftri fcrittori, ove parla delie tre Sirene , delle quali la pi diltinta, cio Partcnope, fa venire alla Torre di Falero v. 717.
l
Tini
[ili
Oltre qt
par ... iAus f>
OViu?-|
ii c<0p3 IljfiSWir,
h'
2noW,
i>
w?*-
volere lafciancfo
aliai reflanti
mi
ltu-
X
iji. Si tomintia a dimoStirc
che
li
voce Filtro
Si
convito de'
volatili
uy
(tfJkSrrfpn in' itne, fhalarts roflrum angu/um habct , torpori! hobiu teretior , alvus cft cinerei colorii, or iorfmtt nigricanris . Indi per
provare , che quei uccelli , che eflb nomina , fieno paluiri, e marini,
recita l' autorit di Arilofane, ove (i vede il ftafljj*
NjiVus,
utoittt,
tr^oc,
TW,
iJuAnoJtif ,
Amati,
nel
lib. 7. c.
nuovo
cita Ariltof. in
Avibus
Anche
Suida.
Io fieno
Ed
&
&
Ma
11. 17. e del Deut. .\[ v. 17. l porto tacrgnliit , ma fra tanti uccelli
che in quelli due capitoli fi nominano , al'i malagevole lapere , a"
quali de Greci , e de' Latini corri fondono
oltrech i LXJ. invece di
mergulm in tutti e due i luoghi hall pollo *x-nfi*vn , che anche iti
:
191.
Pbakrum voce
orientile
pili
^.
Digittzedby
icfj
quella lineili li contende , f dinoti l' aquila , come vuole Efichio , e cita Sofocle, ovvero gli uccelli di Diurni-, xfiUice, fecondo Plinio
44. n i cementatori de' fanti libri convengono a determinarlo. Sicch non rinvenendoli certo vocabolo in Fenicio , che lignifichi
lib. io. c.
il mergo, e fi*f5 n' e una fpccic fecondo Ateneo, dobbiamo pervaderci, che tal voce ufeita da Ptleffiiu , tanto pi , che tra' Caldei,
come poco innanzi ho detto, vi il '";!, che dinota volatile.
dui
Ma
na col lrmer
rum,
ne, ficcarne
nel decorfo
del
mio
dire
fi
molitori
con chiarezza
che
abbia avuto
il
nome
Mergillina
, ed
i poeti
con
non mai G penperde mai in tut-
noftro.
t di quei tempi, ci dice due ragioni del nome cu Mergillina, del quale crede, che baimazzaro ne folle flato l'autore
la prima, perch dura
pi/ces mergerentur , cdogas pifeatoras eompofuit; la feconda fembra eru:
rum opimo
ti
tami
briorihas
penfava
me
l'altrui volere
giovano almeno
elicli:
X
ipj.
Luogo ameno
di
e lo tirilo,
lim.
che
Piilmm,
Digiiizaa By
ii)4
mo
&
&
nenfi
Tiip, eppure comunemente la vogliono antichTima , e ne fanno ufcU
re la denominazime Tyrrheni, i quali fi credono pi vcccl d'Omero.
Dovca dunque edere una femplice torre Etuata nel luogo di noftra citta, detta di Falera. Ardirei dire,
troppo pronti a contraddire , che
parli nel
lib.z.
epigrammaton
ma temo
il
nollro
certi
ingegni
Sannazaro
quali fon
di quella- torre
i.
DELLA CITTA'
min-in
mai
, fc
DI NAPOLI.
itfj
tale torre
egli dnnijne
un moderno
in ifdegno si trillo contra l'Orangei , che per dolore fini i giorni: i favj fanno ben pregiare le patrie antichit , e t antepongono a' loro pi
ricchi averi.
mi fembra, che eziandio il Ponlano, il quale ci ha ferri-
Ma
ftie incomparabili opere non poche dell' antichit di noftra citci (vela non con minor chiarezza in due luoghi, che Falera l eri
Mergillina, di quel che ha fatto il fuo raro amico Sannazaro. Le parole del Pontano fon rapportate dal noftra Capaccio pag
te nelle
t,
2!,f3
pleraquc Albe
colli
&
ftefl
:i
rat habitatoribus
ad
le
|>S-
arette ab accolti,
&
M;f!ji;ii;ia.
Ma
natili! celebra!
nomine po/l patrone memoriam , acque ab ejnt fcpnlcro Parthenope cognominanti . Ufcira la Tavoletta del fcpolcra d Parfcnope, onorala come di noflra citt fondatrice , e patrona in cit colle,
fi
curft yiii il fuo vecchio nome , e fi dille collii Parthcnopeifl '
dii ora pu dubitare, che il priui nomea obliteratili fi tra Phalerttm,
eh;
195. Sembri, (he Peranno avtBc Caputo, che Vergatimi fi dille Flult'um.
obliterato priori
non
Oigiiizsd by
ra lezione,
chi
I11
da
ammirali
ma
Paoinio
me
il
ci
divifando
!n quello lungo
nopc
che
:!r
il
ci
lib. 5.
i,j:,:k.-
m.iy funai
firere
qi
104.
/Idilli
Ami.
prk-ga Stazio
il
v.
p:tlrm ialini,
.if,!.::,
,'5'
e vivacifiimo eficidto
reciful
l'avello di lui
^ che quello
1:
padre deli
che era Impellilo affati
filo
e dovea
munte
tanto
piii ,
che
il
il
Vefuvio
tutte
il
le vicine
colline
nome
proprio del
avea ingombrato
anzi
tutta la noftra
te di Stazio.
107. AU'oppafio il tutto andava a bene
fepolero di Partenope, che li finfc Sirena ,
li
folte faputo , che il
credeva cretto nel colle
Falera, 0 Filato, fervendoli <ta**tkt e i*as<s, mers us, come gi fi
e detto man. iji. onde Papinio cant, Phalaro molile jtfvtt't .-'eri fr
Pbatm
fe
fi
Digrtizsa
bjr
le
E s'oflrva di leggieri, che fon concorPapinio, e Gioviano , perch tutti e due fopra quello colle fan riio vie pi amo aiutar il mio ratrovare ftppellita quella Sirena
gionare, e riportar altro luogo di Stazio, che maggiormente rende lais'era altrimenti cagitombiatm
di
Ma
do, che Falera li era ci, che ho imprefo a moltrare, ed infieme prevengo quel, che farebbe facile oppormi, ed il far tornare a mio vantaggio.
198. Mi potrebbe taluno oliare, con dire, che fia mio obbligo a rinvenir documento, perehi il padre diStazio folle Italo fcppcilito in quello
colle; giacch vuole, che le ceneri di Partenone gli tran si vicine; or
"
il
&
feUir,
'-
'
Mtrmtiipte Jcdcni
ilraniera
ivi era
anche
il
prefe porto
gi
fepoltro d Virgilio
Digilized uy
itB
termina pi fpecialmcntc
inoltrato
&
Dionigi l'ericgeta, co'quali dar vigore ad alcune cofe gii ette,cfpecialmente, che_U fepoicro di Partenope fi era pred Mergiilina v.357.
Tj'' [iti KaflTItr \nr*ps> iiioi , Jy[ jijtSftt
A?i! TIxj&usnK rxviion Sifeiw iatKnt,
r..-/
Slam ben
19;.
A:hc
dal Firicgcta
Ti
[lavi
che
il
l'Italia,
t6g
nomina folo Roma regina delle citt , indi Nacon bella lode, ed altre pochiilime , cio Crotone, Taranto, Sibari, ed Uria, ed affitto non fa menzion di Capila , ne cerchi altri la
ragione. Quello, che s'affa al mio argomento fi , che dice efiere fiata accolta Partenope in quella parte del nolro mare , ove fa un bel
feno, e ripeto, che verlo Mergellina fi vede eifer cesi, ed ivi eziandio
gli altri fcritlori han polio i! fepolcro di quella finta donna , o Dea
E fi cedi di dubitarne , perche le noRre acque l fono accolte da ben
curvo lido , dicendolo chiaramente anche Stazio , che Ibeflo il vedea,
fuor del noftro regno
Eoli
Kb,
j.
Quxquc
ferii
curvos
ditfOvo,
Amerei
efli
fi ponelfs
, che
Partenope filKn*)p)t,
tal
fignifi-
de temalo, fes antro Apollide fede oraculi Delphici dilla fpud Eurifdem feti v. 730.
E'djt
ano trag,
traggono quella
*fs ("'Ji3j. S'aggiunga , che i Bramatici
denigrar ve tinte , u! ,
0 , nel utroque
fumo,
_
,
il Periegeia
al noflro Stazio , che dice del lpolcro di Partenope fcmiruium , e puhitruientum , perch a loro Magione, cio de'prinii Augulli , non fe n'avea pi cura da' nollri maggioie
ri
i>ii
il
lutto della Sirena leggiadra invenzion poetica: e perculto di lei fi era ridolto a dedicarle femplici biade , rada rulicana , e credula gente , ed ornarne il fepolcro:
v' eran facerdoti , che vi divari oracoli , e fe le lagrifi-
cllcr
liivj
ci anche
il
glia: a'fia'WKi ,
quando prima
....
iDoibare
'
per atto
'
Simt
e
lo
il
poeta chiaramente
Microbio dice
effrr
il
vino Falerno
lo ftefl ne'Satum.
lib. 1.
dall'
C16.
ToinJ.
100, i'jvvifj, dit in alcuni
femori
li
vede
Ftdvnun
initce di Pia!
minto, e che Virgilio il c'ilini:;i:e e lo l\:!o c' ,ivver(il".' no i pili favi i'(jrr.tn;j;orT di quello poeta: ma pori piace il vederi; l'autorit iirorilj'nti, l-nsi ingiuriarli ili farle andar di [ungerlo, che la follia reiti, anche del Pellegrino in tutta la fila Campagna Felice, che a molli leir.l.rvi piii tulio
un' orrorofa Stiva : e batterti ti!.v liilt.itito !':!>i;-."rci, che ha (irirro ili untilo vino Aminie poi il ripete nel;
>
"
Del' retto
fe in ciucilo
h:-.m;
clic
faccia piccola
fi
vino.iAmimi)
il
mutazione della
Rilevali
r.!tv.
io
(opra
irido
10
con quelli
ardiri
mbfe
do.-iiio.-n-
ifcrijfe
0 comentatori , dal
,
gellina
ifi
Il
(Uno
I*-l!iL[r i:o
:
lo lile)
die
;.'
quale
il
:
lui tinta
Jembttm-jjs
.Vi
il
mi
(il
ni
,.
iiii'ei
C:?.!',II.im
pa-
in-.
N^-'
l'-
f-.xr.-Jh,
il.:
creduli,,
hirj.tr
rhi.-me.to
lao.rc
d..-
b -ver Frtmcitcno
pillandoli
]Mf
nillni
rreyo
eh-:
il
r.-.'i.i
!.-.>; t
XspM
di
,o
dcun
F.ilane fu
il
ed
a.ro y
nmn/r,
u-ttsiia
bala d'alcrire,
frrijjc
iViempi
baibiiiei
li
lia
clic
fcri-
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
17.
filimi
era
Intanto
piii
noto,
QOttc j dicendo
unitiffimo al
,
ed ognun sa,
unirli gran
iome
Quinto
turba
la jjrand'
tjuclio, che
ha
eratl lcgLjiL-ivj
il
fallo, e
non
die
tra'
del
li
Iki-
primo,
durava
poncriori
nnriyuis
jYiyr)
mmen
eias
fini
d<im
Pojtemr,
S:.wu<
r.uin;,:-
d,i
f:,h
il
fito di
Mcgnris, ora d
Y
laici gran
f.; a
notthi intorno
rrr.-
Frr:
ija
&
Paufifypum,
poeti
dirla
avea dunque
fava pcrifrafi
Umm
il
Talernum
la favi ,
tfowenirfi di
aliai
autoriti
il
&
il
in diverflEme nozioni
103. Slcsorat
Gi
Re
di Sicilia
c
.
DELLA CITTA
DI NAPOLI.
_
Ihiwim! m.iniera
>be
il
nome
il
noftro Falera
i
poi fi v
, e
lua vecchia fgaii
Callim. pag.317.
/Iti:
urinili
'.-.ini
fv.tv.rj;
lc;npeji,.ni ex
a-^ifsji,
, ;- fi .
Amm.
104.
All'affama
fawfii.-tii
d'Onera
fi
&
FENICI PRIMI AB
* Vtxxett, e fa
Mi
fcmbra altre
^ilb (efamininu
tcmpejath
, cui
rete
f:
Omero d
il
lieriileva,
m>:
prra
pili::;,:
ed
rr.cri,] ,
p,-;n.
cr i~:.~ps i
c ptrtii
Or
oiibiyu penfarejChe
e dal
non
ii
net.h.
Oigiiized &y
a'
tempi eroici
matura fi fu il mergo
ed ine
ove moki,
f -, 0 uTf ausnigtdemandi
pili
il
vedesti
17J
ornamento
bei!'
quattro
li
di
tal ar-
TfTfBtjA*-
dice.1
mi
Omero,
tjA
cio, che
.'-Jin,
fi
ed
Latino poi
in
fi
vede ora
'"
aria
tiern
con
.
ei.i:.:^
che
balta,
d.iJi
.ji
Jirn.ta
meder
v.iiisi
iii.u
dei
ovvero
un
licci kit;
die
uecoi,
-..-,>(
luci
derivati
t.itn-i:.!
l':g-dj.hi
de'qtiali
li
tremavano
che
mi rimetter in
indi
legge
fi
li.rte
fi
lai-
frequente,
oleum qual
in
d'.tc-
<5:-'.rtK
h-.ii.L,
per
(..f'ciui'e
ed ora intende
Omero
in
y-::'i:'. ,
ii;>'rhi.i
volatile
laf. Kii-ji
ad.l
i\
r:v.-u\
cimo, ed
:::;e
fi
l-ilipp. 1 j.c.i.
le lode:.-,
che
le
Une
adorni vino.
176
acceduta alaude, (ettriqut ve/croni . Potrei dire, e non ofo affermarlo , che la celebre voce cornicHloriui , il quale dinota chi ha un officio
nella milizia, onde fi truova- cOTmcuiarius lesomi, tribuni, &c. oltre
il fartene menzione nel codice Teodolkno , lia ufeita da' faldati , t quali portavano nell'elmo cutniccnt, ovvero comiothm , cornee h mi contraddica colla Aia grande , ma un poco confida erudizione il Salmalo
in Solino pag.580. col.i. e pretende ederfi chiamati cormculnrii , perch
col del
m^mXw
aninMdwtf.
m Jtmmomum
pag. 118.
10S. Sembrer tirano, tutta volta far vero, che eziandio la parola
in fua origine dinota un volatile , ed indi fi fece piegare a lignitra'Latini l'elmo: fi ha il fuo derivato ci^r/d , che vale l'uccello,
caffi!
ficare
che
Latini ftabilirono
ch
in
per dinotare
queA'amiadura era
-e
1'
elmo
diedero
folito figurarci k-
qxKk, e
tal lignificato ,
per-
ctonie; ed eziandio da ci
componi da Omero
qudli
del
Minotchi.
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
t J7
fi fono dati agli elmi, perche era vecchio collumc, che di volatili' s'adomaflro
Mi fpiace, che a quel!' etimologia di cajfts , e cuffia trar
la dal puro, ed antico Fenicio s' oppotK la forte autorit del dottifs.
Mazzocchi nell'etimo!- del Volfio, il quale fi lludia mollrare, che fia
germe Talmudico , o almeno Caldeo , perch inop , fcafdcr , prefib i
TalmudiUi dinota appmitw, liSfor, e <kc,utique quia hi mimflr gnlenii incedermi . Indi quali mutando opinione ci porge altra origine,
che fi ima pi opixn-TL 'i.i .SVf !bie T^/ii>:t.ii. .,: oiliAt novitiunt uc.
'
las ,
'
r ......
r.
'
if-
:.
C hdVip Kulfa
nifium
&
,
T.:.-
if.ni
,-
finis
mutarunt)
Ognun
chi.
islata
j\I.:>;
Ma
feranno,chc
minarono
le Icniditifs.
dagli uccelli
Mazzocchi
fi
folle
fi
no-
iorj. Sari di vero piacere, che io m' interponga fra un frefeo litigio
furto per la voce fntapO-, che ufa due volte Teocrito, e la di al cane , che guarda il gregge ; c dopo aver io fecondo ragione comporta la
CUI tela, fa d'uopo ridurre quello ^i>.n(7- dell'ecloghe anche al mergo.
Dice il poeta IdilLS. l. che i due partor Menalca, e Dafni chiama-
il
di
elU
..:,
'
&
;j\r;j, CD
In oltre
Je quali
Zi.::;
nell'Idi.]. e. io:,
;:;:-:.
paloreilo
b.d-;l
Savia contila,
fe
KujkS *.,
rem./.
ie<?.
1
miti: .,
il
li
Mw
Digiiized by
t^V'^X^uZZ
Kr!&fr*i>*
(Sri
Xe'rifa'rfi
fjdTB
fitus
&
&
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
79
ta, come li detto, ci fi prefenta pi oropria , e naturale , fe s invita il becco Conaro , e la capretta Cineta dalla greggia erranti a
palcokrfi prclib il cane Falaro cultode ben fido , che dire prefl il ca-
Ma
ut.
ckenaer
fi
<p*ijip>(
io crederet, che a si dotto litigio tra l" Enfio, ed il Valfarebbe prefio dato fine, fe fi folle polla cura, che j^a/Hi,
propriamente dinota mergus , e ci io debbo foilenere anche
il' quale
nel Gre"
nomi dal colore, telhmomo il gran veltro Omerico Apyn pieno d anni. Io per domanderei, per fapere,al gran Val ckenaer qualche efempio
dj.f, !cni[..:ii G~vi ,..m '\o\v, amidi. , ina altres de' tempi de' primi
Augufii, che aveller ufato il iAmm in ligmlcazon di gibus ; ne farei pago degli Eldi) > dc
Snidi , degli Eulh/.j , ce
e'' Etimologici , ile'
n degli fcolia(i,per tacere i vocalxlarj, ancorotti 'Ci prefentino antiche
fi
hanno pi; e dee difpiacere, che per la
Mt; oi>.pf;s,clic eli dk-onii it, gibus, non s'avvalgono d'altro, che
si nobile eaAtrtfriTB, che d all'onde, il quale
ddl'uapunto Omerico
uni', ulto lignifica , ficcarne con aliai ripmove fi ofiervato num. 104.
ed io in leggere quelli granatici vado ben rattcnuto, e fvegliato.
111. Or le non fallo, che la voce ysifei ne' tempi belli del Greco
parlare non dinotava gibus , certamente , che Teocrito 1" us nel fiio
nativo valore, che l mergus , licconie con gravi autorit , ed efempj,anii coll'origine eziandio Fenicia fi mofirato ne'num. 101.ee. Quindi
10 conchiudo ravvifatamente , che in quello Siraculno poeta il q/Mpos
di lui
non
far l'ariete,
ma
il
veltro.
Zi
negli amichi
DignizM by
113. Non far importuno ridurra altre efprelloni , ove 5' oflerva tal
vece, alla prima fua lignificazione , che ne fembrano lcntanilTunc , c
amatori delle lettere eleganti non vi poiro mente .
in Ome-
gli
Ai dovei
Evi
fli'Wira
% i
afrre-fasto,
Quelli verfi cos veggonfi tradotti , perch l filmano leali gli fcolj , i
quali ci dicono francamente : Qikapx Si' d
mi id pira t -riyKHpiAiiof flin aWiSiVmii , aura ndifia yi^/l irrUtlma , cio , tl'il
miteni flint parva fiutala circa medium galea, qua ornata, gratin apfonuatur.
gii fi pi volte ridetto, che negli elmi fi figuravano
IpcIT mergi toi.ua yb'ii , e in tal guifa li fono interpetrati con qualche felice evento i comporli gptt.es, apfnpitaj, mpayi\*fSi , mmiOcf.
Ma
onde , perche Omero Tempre collante nel valore delle voci , eziandio
yhipx AjntaiTt. in quello luogo fi hanno da intendere, che quell'elmo era
ornato di tali uccelli lavorati con arte piena: ed all'oppofio languirebbe la poefia.fc ci voltile proporre chiedi, Bifogna anche riflettere , che
quello oa'Mf qui litanto fi rinviene in Omero , onde t di necdt
ii^iitor* inOrairo Don
DELLA CITTA'
aiutarli, per interpetrarlo
Un
ca.
di
tori".'
le
fi\xpi
iji'a,
e-:/ni :
Si
-ra
come
le
futit
'
,
l.i
nella quale
1S1
mergo
lignifi-
c.S cavaci
!i
adornava
Maellro u;!la voce HV;s,
frorft;
Tommafo
il
lono
clic
pi
ciliare
&
ahfiliite
ftj,
ornamento fopra
anche
riporta Stocbero
in T^i (jtijtii
idtm
X *"*'
qstfi demani
beli*
tilt
h'fcome definifee
,
DI NAPOXI.
elenchamo
parole
pniiisK
ijv.tie.iucs :
pili
volatili,
i.i'i
recher
la fronte d'
di quella
voce
d'un caval-
non
fa
me-
finta Sirena.
ellr
mai
Ir.come bi
.
:e pAn/nrirrf,che
fi
era
nfom,quod
ialijia impera
emittebutm, per incendiar le torri de' nemici , armadura, delia quale quafi tutti coloro, che hanno Icritta la fforia Romana,
fin menzione, e fpecialmente nelT alTedio di Sagunto ; e di ella Virg.
lib. 9.
705-
tlice
di
fatica
flati quelli volatili, ri'.i-:?;, di bell'ornamento, e fregio a'militari,ed l'corfieri, per metafora bufarono tali delti in valore d'ogni cola
fquilitamente abbellita, ancorch folle un' eloquenza fiorita , ferbandofi
eflendo
ilio
voci fhahrita
pkalt'x,
wbj plit.nij
-Jfi.
iti
godo, che
Greci
altres da'La-
phjlerii
,
il
.
.i leggano 1' annotazioni
li
d Stocbero
di
Stocbcra i.
in Tommafo
animadverfinnes di Valckenaer in Ammonio pag.
Ito. Non credo errare
e k
fe ho
nte Cyllcric fi dille da una Ipccic alili r.
.<...,.
Maelro, e
1"
Aimo
n,
.:y
da quelli uccelli ; r iara cofa nuova , che il nollro colle Fulcro li dinonnni da'mergi. S'aggiunga, che non v' altra ragione, che il porto
cola fi rifug^vanp in tempo di 'fortuna quelli tieni volatili . Di briev
diro , che eziandio 1' ifoletta nollra Megaris , ed altro luogo a quefta.
vicino Xcfy4,0 JElhyia s'acquiilaiono anche il nome da uccelli.
or m'avveggo , che poteva io allenernii di dire cole troppo certe , e
molto note : ed a ci m' ha indotto il luogo ofenro di Paufania , per
dargli qualche luce.
ed ora chiede l'ordine
liei. Do fine a ragionare della voce Falera
il nome di quello colle
in
d^-1 dire , che fi fcuopra. , perch fi mut
Ma
Si
i8j
(lo s'entrer in
amena
1
crctr. )
few--
Inter Putlolos
eodem nptrtttt
&
&
<S Ni-
fitlfur
eii-
vulnerimi medici;:*
tantque fonili ermi, oailorum duranti,
riumque firmanti (alla voce oraxi , che ha turbati tutti g' interpetri,
igni
Or fe colli Leucogei , ovvero ila uno , peruna, e 1' altra maniera
(piega Plinio , fono tra Napoli
c
quei di Mergillina , perch tra quelle due
, debbono edere
efofum perficaur
ch
dell*
Pozzuoli
li
han creduto, ed inlcmc ferino , che fieno i Leucomi il foro di Voltano, eh: noi cicLmii "ioi;at::j.i , perji'. :i:-!\ <r.\ N'arali, e Pozzuoli , ma vicinillima a quella citt, e per dir cos la domina, e fovrala . Ma per terminar s5 lunga contefa , io ho forte pruova , che il
Leucogeo fi Falera , ed ammiro, che prima non vi li pofe mente,
e l , che Tempre, che li lon voluti difiinguere i conlini d' ambedue
tali citt.'i, (' antichi ("iritinri lun detto, che giungevano fino alle colline di Mergillina; tedimonio ben grave Strabone , il quale per dcinire il rito della famolii noftra grotta , che mena a Pozzuoli per di folto a' colli Leucogei, dice rinvenirli tra quella citt, e Napoli pag.377.
EVi l Xj i a ( 1 N
r
A*
iicie:
hin
e prolieguo ad
(il
usto
il
colle
ammira
Leucoma
Digitizadby
i8 4
.1.
:i
io, che
re
;i
io
.-d
'
incendj d'"'-
fi
-1-
& Neapolm
Ma
de' Napolitani
Muto le
r.:
'
in.
flu.
mon-
picco!
Sulliitnu
niuna
c.b
fi
di-
rende laido,
::<:l;i
po
rmut con
lldu.i
nnl.t
raccontino
tcrr.ini
con dare
il!
nudili
il
prezzo
i'i.-n:n:i:
di
cuci
clic
-iciic d
rechici
con llihii:
fi
:
il
om
I'ltU)
jpx. info-
/,rciv.7.'.','j:;['
Chi
j;-.
Fcrcl-.i
V1.VJ7J
tijj.'.Vj
i'
Nj]mlM!i[ rcr
io
Leucogeo,
ligiiizM&y
iSj
che
commi
Laico-
Na-
di
Leucogei
preffo Pozzuoli,
Ma
'a
'
C il P. Arduino fi fiudi di
vrir quello fallo de' copiatori , quando non era di niuno flento il rifar
orafi? eflendo nulo, di-.- i.-^i vale vid:-di jinjin , ufeendo dal verbo
<$m>i videe, e rimane bello il parlar di Plinio , che i fonti Leucogei
vede, che quell' ctnhrtim tlaritat't del margine, ed indi da' copiatori
fu appofio tra le prole dello dorico. Or mi rimetto folto molta brevit a diviire, che han penfato gli altri intomo a) colle Lcucogeo . Il
Cluverio credo, che fperimentata la difficult del filo, con corto dire,
ed ofeuro ci di: Ai ipfum mare inlir Pultchs, 6" Neapolinl ad Pnu.
Jiljf'iini .c.:v; i.;r.:cm , qui mmc vulgo diUtur l'olili po, ifILi , ,i:.t uc
/',):-. ucb.ir.ivr .i colore Leucomi.
ognun vede, che da Pozzuoli
a Napoli verfo il mare fino a Pofilipo non vi fieno colline , ma un
ben largo campo: tanto pi, che vuole, che elle ln bianche; al certo, che s'efpnrae l'uom diligentffimo con lafciarci affili fofpefi. Il Pellegrino poi per dirci lunga noja con dir molto, due volte parla di quelli Leucogei pag.irfS.i6o. ed indi verfo il fine pag.7jrf.757.
iocon
animo ripofato , e tollerante , ed anche con ajuto altrui reiterando il
leggerlo,
:ggerlo, non fon nmafo
rimalo mai pago, ove va a parare il fuo dilcorfo,
dilcori, c
e prenda pruova chi vuole , ma temo, che fbito gli riefea molcll:
Ma
TcmJ,
313.
Oimi
Aa
invece i'cmfi in Nino. Opinioni digli
altri
intorno 1
DigiilzM by
i8tf
FENICI
PRrtvtl
ABITATORI
tite
iiattcedens
certe reclamane,
ne nimh imperio/ma
piciaibus irai ? Non
dottifs.
Mazzocchi
.-
Camp.
nel
, i quali li truovano
codi Leucogei apparte-
vuole, die
alla
&
rimo da buone
ra-
gioni mono inclina alla parte del Calielli , ma quelli con debol maniera, e forza promuove, e difende l'argomento fuo i e farei ben lunEo imprendendo a divifare, fe a tempo d'Augnilo v'era l'enlteul, cofa
si contefa , e che quali tutti niegano elfervi fiata : n so fe v'ha chi
pofi elfer felice a determinare
Ottaviano ordin,
clic
li
pajianeru
ninna direna
nj.
il
Calielli, ti
il
Maiiocth intorno i
colli
Lcucogii.
DELLA CITTA'
maro:
fierit,
DI NAPOLI.
187
mi.
l'tiiitj. ed alni
Piini:> in pij luoglii , il Rumina
, i
s'ingegnano Hi diflinguere quelli due erari, con lutto ci ci fane faccialmente non lian cu.
pi dininzione,'e char:r/a
li' ci,
a di: .s' nhhlici'.i il principe e jVfto /uo, dovei
,
panegir. di
al
liliali
no
dc-fiderare
Augulo
ne
due
dijiiniiidii
lini
eziandio
fncccllre
quelli nollri
il
fe
fi
feciKi.iii
menu;
'
j-;:i
locale ridire
il
>,i'.i,-.U:,m
A'.isj'.'lti
ntui
(..nj ;;.-;;v
m-ffl,
I'
cauu'ao
erti
foxin.-.ni
r,i-;;Jii
Raggiunga, che
>Tr.
:.
1.1
le
(.'.
miniere
I.
ha da dire,
non Semplice-
vuole, che
fi
M,
l'if
neppure retmpttmt
redew
fi
..
ma
lena
ed 111 quanto , che i meddmi ni*;/ ftvmi fi definifee cosi da
i.ltri
Kid^npimcs nedggtium ii funi , qui endein enmni , quo quxjiam fac'mni : dunque erti folvcbanr , per ottenere qtiell' impiego. Non
vi lari chi non penfi non dover eflcr argomento del mio dire io feio.
,
glimcnto
di cotali qnellioni, le
qm-j ctc.ii'ereMvam
aliai
ore, e fareb.
oc nscdfirio legger molto, : ipiali dimandarmi Jc' coltri colli Lcucogei, e pu edere occupazion leggiera di chi ha pi ozio. E tutta volta da ollervarfi , che il Candii aiTatto non fa menzione della lunazione di efl colli, ed ali'oppoflo il dottil's-Mazzocchi non ha voluto prenderli
che
gli
le di Plinio:
regrinili
paiole
fi
Icorge evidente
che
Aa
aio. Gravi diffiditi in cib
tan.
to
Dlglnzed by
te.
tnatm
che mancatoli
contefe tra
in. Ecco
Cartelli
ftrettilfimo partito, per intendere i tre luoghi di Plinio , ne' quali lltanto fi -nominano i Leucogei , e fix-calmente non li d fiotti (piegazionc al contribuire, che fece Augnilo al nnflro comune annuii vcena
milita , per averne l' ufo : e si Itrana confufione soficrva , perch fi Ibn
Creduti efiere in Pozzuoli, e non fi e polla mente all'ePpreflone ben chiara, e replicata , che cr.iri fiiuafi iu;.r N-.-.i^.lim , 'S 'uttoto;. Rimane
ora, fecondo richiede la neceffit del lungo mio dire , di dar l'ultimo
imptimento , in parlando d Falera. S' attende rki me , avendolo gi
promdl, come tal monte, ovvero colle fi mut nel nome Leucogeo:
ma da quello , che fi pia detto , ognuno da se potrebbe penfarlo.
Nel num. io+ li inoltrato, che re' tempi non tanto felici della Gre;
"a lingua fi lafciaron credere , cl-.e .?>>.:--tr fiyniiv. t
recitate pi autorit per ragion , che il jjrand' Omero dine dell'
!
DELLA CITTA'
ti.
Se poi
il
DI NAPOLI.
cit.
non me ne richiamo,
perch non gli era focile il penfare , che forte traduzione del Pbalerus
antica voce degenerata poi in fignificazion di aliai. Il Pellegrino avendo a(co]tato,ciie ML-s vale albm , s'avanza a determinar dar color, che
vide nella parola,
lifce in
il
fito de'
Lcucogei ,
il
il
dottili.
Mazzocchi
che molto ha
Leucogei,
perch favio, non mai ha avuta ragion del colore, comech non pens, che fi era II Leucogeo interpetramento della voce Fenicia Falera,
e del Fenicio eeli nell'emditilume le opere ne fa bell'ufo. Non mi
monti', oltre alcune iii;', rrcimruuori , e Jncl-.o porti' ficcome dall'
bui fon denominate eziandio citt
ma non mio argomento n raccogliere si numerili! lu.^hi, r.- iVi'b.rc, perch da tal colore s'appella:
iimii
rono
Leucogeo,
rinvenire
Irato baftevolc
la ragione
del
nome
dui folo
il quale
mio dire. Ma fe folle a talento
li era l'oggetto del
di fapere quanti luoghi fi fono detti da' Greci, e da' Latini dal \Lii,
ed (7/Sm,ed altres neU'orierital linguaggio , fi porri leggere l'elrcitazionc II. di Saverio Maitei , che con univcriale ammirazione compol in
et, che appena giungeva a tre !u(lri , e fcppe con forte feiiciilitna Icovrire dupliccm lbam preffo Roma, il che s'approv con indicibil plaufo anche da'favj, che fono di la da'monti . Anche lo Spanhcmio lopra
Callim. pag. 159. per ragion di quelle parole , U,i tri Kpircw fl;
ha raccolte erudizieni non comunali intomo al \Lx, ed albm.
li. Dopo si lungo dilcorlb della voce 4iiXp* , che ci ha ferbata
Licofrone, Tento vivo piacere, che con iflndio particolare fi ritrovato non eller nome di nollra citt, ma foltanto di una amenillmi collina, appetitole da'Fenici nolri primi abitatori. Credo, che non fia flato di noja,che io abbia fatto un fuggevole corfo per interpelrar quante cofe quella lemplice parola in orientai idioma , ed in Greco , ed in
Latino ci prefenti a dinotare, e che tanti fetittori ed antichi, e nuovi
non furono abili ad intendere , o pure diedero loro iraniflime lignifica-
zioni
Ma
quello,
clv.-
de v re li he
tiU-re
, che aliai nollri (vj avendo riempiuti i lor volumi, per dar lume al
Qihios dell'accennato poeta, li rawifa in clli cicca confufione,
dente tenebre, quando le patrie antichit da' cittadini attendon quelche difficile fperare dagli ftranieri: tanto pi,
che fi era tramandata a' poderi la voce Mergilima, ed in efla fi ferbato la natia, ed anticliiffima nozione di qahrif'itr con tutto che col
fi
Tb'^tis
la chiarezza, e pregio,
M3.
Si riccoglie io biicve
il
molto, che
!\
i delio del
olle Filer.
Digiuzefl by
ti intcrpetratofi
onde
le lettere,
itivelijr
ifiAntf-.-jr-rc,
Ilaria
in
ini origine
non
pili
ed in
tal
li
pcnia
guil c
ito
i
le
ici
intiuclla
n'
(la-
bel colle
i.Leucogeo,
e per
prclTu N.ipdI
Eirorc
ile*
ci
OignizMDy
DELLA CITTA'
miiuut. Qui
onde
avea fcelto
s'
EWi
ftwit,
x*
iSrm -^t^tiv
Ai ttt
si'.rt'
,c'.ie
JtuV^.j
iiii
*.
era
iirutfce dc'colli,
c'
cap.
i.
iji
vinoAmineo
il
lieto liquore
si
uh tT^<nu!vs4
fc^i;,
DI NAPOLI.
pag. 3(5^.
i.
3T(-,^ l'Ai-
yci-i/KfH
sJt Jo|*s,
f'v
N!jt*.W
Afuiwf
o'jn.
T. K.
rapportare
altri antichi
c:ic
Mita
li.in
b:Iin
ne degli
iii-.';i.v
"
Aminet,e
di ci,
ars:
indi
detto
n' hatt
e facLc
noira citt
il
nenlare
fertili, e
si
ricche
cl-.e
d'
ra
car
od.
belli, e le viti
verit
di
r.
ii
fono
quel Di'riJsx
o,vb
iie.im
di
celti
che
fe
Ma
me
le
piacciono alenile
la
voce
Orazio nel
d'
'
felicit
=;: ;,;cal.-x
un, io
.i-laceni
non
man-
lib.
:
vo.c TCX
inte-
orti
e dolci, fi dicon
!..
di
ci .dir..-;:--
le
frutti degli
(-::
a raccogliere efempj
.,!-
ii'jiietr'.r
cbre!l:.:r,i
ii
limi derivati in
fciitL-
ti St-
s'
im-,'L-!;.i
Li
e'
fertili::-,
chd.nn
con pi
fruiti
anunim, ed ecco
,
merletti.-,
flu diati
mento
3& Ha:
V.
Eicntaiun
de'
fonare
piccola et s'apprende
Amimi. Da
vengon
OLwr.v.rJ.'
i-'cnici
uve, e
ed han ritenuto
1'
nell'originale vi
fi
1:5. Aliaci
MS"
(EfiwXM
vcrem -vincmi
nome
cio
Ilio::.-)
pvii
ubera
i E.
vi
li
Digitized by
ioi
va,
afro non
tJ"
Ah::::.::
<i'
de
i.l:';l
affeteti! cibimi
Foi-.:.l
firitlis, e fertiliilmi
che dinoti i;srm, aVSms , e s'intenfono quelli noftri colli ; e anche in comune fa1 frutti, gli diciam VERACI.
Ma
iz.
nivi; -i
di ell colli
chi
e nuovi
Y..!i:i
sjr.ui
il
I*,
M.i/./d.-clii:
ih-
loglio a rac
te nel
fi
SitA
J.,l!a
fmt
de
2.
ci 4. 8.
FF
mi,
Sr,'V
aoftrato
che
venuta
colli
anche ad
ognuno, e Soprattutto
al
nollro
comune,
che
zi6.
Si
praGc uc a (lablire
rlTcr
vo
Fenicia
Amimi
Digiiizod
b/Gbgli]
the
l'
avvifatifi.
uidetur
Oliverio ce
gli toglie
Aminomi
ci turba
alloryoUo
nolri nel
Jpello ripete
518.
fi
quelli)
inivcrfali
fe
0 dolce
e credendo,
7r.7nuri.ic
1:,!
Itti ,
fi
ai-V-'
ima talk
Amiiixum
num.2:4. O'
>i.ri:-"ur ,
&
Bb
Tom.T.
117. 128. Filli
dd Pellegrino
Aminei
Il lai
pa.
vino infornino pregi.
DigitizedDy
!94
li veggono ne]
med. riun JU* E" dunque certo, che l'altre con.
trade, che vantavanfi dell' Amineo vino, di' nolhri colli prefero i teneri
tralci, ed indi ne Rullarono il bel liquore amabile,: per dar loro il na-
parole
tio, ed
il
nome. Se
io volefl dire le
gran doti
poderi
gli
fCrittori
&
&
%s ,
&
&
in pergulis
antan finAmineis
n,
Si
nccolgono
le
Iodi, che
tua
ii
& ante
Digitizsa &y
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
193
non M. Cam pofent agrmare fexccntenas untai prifcn (ninnino /;-'gala minearum jugera f'udijfe , fi ftttttnd'ttas Ammut dcfmjjci ?
Timbrata si flrana tale fecondili dell' Aminec viti al GeInero,che nell'
annotaz. faiza recarne antorii gli piacerebbe mutare il dsnat,m lln,tr,
e giunge a tifare (ino a binai: ma una debol confettura non dee togliere pregio s bello alle noftre amiche vigne, che anche qui Columbia dice gencrofai, uberei,
lam feracei Arataci generis vnicas. QuelIo, che pi fi conia al mio dilcorfo, fi , che quello fcrittore chiami
l'uve Aminee amichiliime , anzi le iole , che in tempi aliai rimori fi
conofeeano: Qum picrumque fohs antiqui noverali . . .cura vetufi'tjfi-.
mas quafque vineai adktc extfttmcmus Ammetti : ed il dir ci non fal ci fa lvvcnirc , che quelle piante (imavanfi quanto qual (ia altra
pi pregevol cofa ; mi altres , che efiendo antichilfime ? fi rende pi
&
mi
tempi
ijo. Ma fe io fofi vago di riunire, quanto da'Latini,t Greci ferritori fi dello delle viti Aminee , non finirei si predo , onde leggano
altri ci, che ne Irrifi- Plinio , ed i luoghi fon notati dal Gefnero: e
mi (piace, che l'Arduino vi fa aliai mefehine oflrvazioni : e debbo lagnarmi , che le parole di Macrobio , le quali fan gran pruova per lo
ino de' colli Aminei.li Audi d' emendare , ma vie pi veggonfi viziate;
tiu-c Mj;nibiy, Annui.: {vitti) felini .:
n.-.m Antimi \col:\)
fuerunt. ubi mmc Falernum eli; io con felice evento ho ripollo, ubi
nane Pialerum eli , legganfi i num.101i.io7.
l'Arduino rit , ubi
mine Saletttum cS ,e trafporti ardito fino ad Otranto, e Taranto s belle colline: ho ammirato, che il Gefnero invece di richiamarli di mutazione s flrana, li trae di noja con un femolice bVi'^m " a me per
giova , che fi dubiiato della voce Falernum ; ma elfendo Aranieri,
comcchfavj, l'Arduino, ed il Gefnero , non potean rimettere Phalerum.
In oltre tralafcio Je ludi , che da Virgilio a tali viti , Suiti
Aminoc viies , firmijfima vino, e quanto v'han detto gli antichi gr.imatici, e nuovi comentatori . Mi li permetta per , che non taccia , che
quello vino fi nomini nel gran volume delle Pandette , liccome ho accennato rjum-ii ed d'onore, che d favilfuno Procolo dici nelle fue
epili. D.Ji trinco , vino ,CT(Jeg. 16.%.%. Qm fitta tfttiegahtm; Vi-
mime
&
qmd
piienii fuiffel
Digmzod&y
igS
fi
&
&
fa
parola
il
j'rinuj
Aminaim, come
ne
fa
ludia
foltanto alcurarci
di
fe
deliba
kriverl
egli, ovvero
di coloro attendea
mi foife sfuggito, ed avelfe parlato dell'uve, e delAminee, ma neppur uno anche di quei pi noti han recitalieti , che quelle nofire viti fi rendettero si cel rinvengono
in ifcrittori
, e fi comunicarono a tante citt , e
Greci, e Latini di pi liagioni.
2ji. Mancherei al dovere, fe non avelli alata diligenza eziandio in Ateneo , il quale nominando tante forti divini nel tib-i-cn. ed altrove, non
avelie Di la menzione del nollro Amineo ; ma io per ragionevol conghiettura pento, che l'abbia chiamato col nome oli- 1>.&tf,.;<, dindogli quei medelimi aggiunti , che fi fon dati all' Amineo dagli altri
lenitoli; egli cosi dice pag. 17. lett.
O' li N'rm'kn ( s- ) 4>3i*.
Muii, fifar- rf Strip*, i,W^-, frouG-, TtettUkum [vinum]
Neo-foli valde firmum, ac validum , ftomacha ittiliffimum , ac ori gralum : c mi Ipiace , che fi i tradotto cosi Trcbellicum e \\;:p/i it-ntperalis virius cjl , ori jucundut , attieniti vciiiriculo ; aliai dille-
DigitizBdb/
sgj
.1
.il
il'
<
&
acquili ade
pi
fini i;i,
133. N mi s'opponga, che l'Amineo non era lungi da Napoli quattro miglia, perch fi nfponde di leggieri, che a Plinio contrario AioI
'..i\ik, fi dee preltar pi pronta
neo, il quale dice, 4 ir
fede ad Ateneo, che a Plinio, perch varia molto in geografia in que-
Nuth
:.:
llo luogo ponendo Cmdium prclli) Capua , e fi la quanto guada e venuta a noi la ftoria di lui i e qui fi legge Cantimi mvece di Cauihth;
n fi dee curare ci, che lenza alcuna automi allrifce il Pellegrino,
che Caudvm fi era un trll piyffo l'antica liia Capua. Del redo ognun
fi lagna della poca (incerila de' nnmtri , quando l'incontrano negji lcrittori, perch i copiatori han ufata gran tualier.it
a in le river: . e c':ii
'1
s:
le
Plinio dif:
.:i
fin^i.::::-:
hv'ui-in
luci
'.ioli;)
ci
irj.-.r.ie
re,cioI[.fi mut in IV? Io fin' pe.io d: t:ii! i.tiento contro al Pellegrino, che in pi luoghi parlando de' vini di nollra Campagna, ed an.
a.ni;:ii;o
.i,.i
indici) mi ha coflrelto di leggeche delTreiiL'ii::.
non una volta ci, che ne ha fcritto , ma lono Italo Icninre inl.oce ad intenderlo, e forf accader Io dello ad altri, che ne folle lolecito, come ne limo (lato io. Maggiormente ho per male ci, che dice quello Capuano fcrittore pag..!?. ove di in pi falli
M,i io nv:
prender a far (entra/lo, fe Galano, il quale nel cap. 3. del lib. t. del
Metodo ragioni di una cena colti di confervar il vino iunq.tm.-uie, .iV:
lui -jidur.i o/.Iy lm'/ , c.-tite ha il /'sin interprete : In Italia , in agro
Neapoli
vicino
colle,
"Neapolitano , &
quem Trifiiliuum api'-.'I!ant
fi
dico pofa over derro effer quel colle vicino Napoli , il quale fai\ He
(iato di l di Shuejfa a Tri/ano, fin qui il Pellegrino, l'rmi.iani'.n'te Galeno non parla di ci nel Metodo, ma negli Antidoti Jib. 1. c. 3.
pred il fine di elfo cap. In fecondo luogo, nell originale fi dice altri:
-.li
re
Falli
di
Vino
Trifolino.
te-8
no
un
medico
*Jj
Mia
piccoli, ed ameni
rlui
n.ipo>
, perch fcrivc avvedutamente
VitAlau fiSoi -nii nei Kixttk , x|
:
g^T
tali
nm
te diftingue le colline di Napoli dal Trifoluio monte, che foltanto labilifce i,. regione finitima a noftra citt ; ne dice effir quel colle vidna Napoli .
ignoto, ove fituar il Trifblino , eppure il Pellegrino
pronto, e franco il vuole, d li di S'mucjfa ; con tutto che il Oliverio, che egli quali Tempre traferve, cauto ci dice pag. 10S1. Quidam
arbitrali fiat ab ine Trifano Plinio , Martialique dilum effe wnum
Trifilinum , quafi Trifaninum , d perquam dubum affrmaru eli ,
quando mera en e/1 con/eclario. Se dunque per tanti veru e cosi infelice nella fua Campagna in un Ibi luogo di Galeno il Pellegrino , chi
potr negli altri fcrittori almeno Greci. da lui lecitati promctterfi lealt? Non rinvenendofi gi il colle Trifolino prelTo Napoli, non doveva
eflr argomenta del mio dire . E qui do fine a parlar d quelli noQri
colli detti da tempi antichiJTimi Aminei da'Fcnici, e n'ebbero ragione,
perch gli videro quanto erano ubenofi, e feraci, e fpecialmente di uve
rendute s celebri, che non vi fu citt, la quale non le ne procurane le
piante, per farne vigne: e fi doveano da'nonri fcrittori confiderare con
maggior cura , giacch limo fiati di tanto nome , e fe ne leggono le
lodi in numerofi libri e Greci, e Latini, Ed ognun di noi ben sa, che
ancora fono in illima grande i vini di quelle amene colline, e fi manda-
gli
antichi.fe
fi
maniera
7^4.
Monte Hrrmm
opinioni
defili
altri
di tal
nome
Digmzedby
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
in
[fate interpctrazidiii
tali
flr.i-
d:r f,ili;i
e l.-.r btic^.
e P..-.'i.<r:n , yrrc-A mm v'hanno antichi,
le aveffero ferbate , onde trarr ragioni da' fcmplid nomi a noi
tramandati. Il nofro Capaccio nella pag.411. ci fa lapere, che a'fuoi
tempi, ove li vede il callcllo di S.Ermo , diceafi quel Ijiogo Hermm,
vet Hsrms, e che il Fontano anche cosi il dinonrins: quantunque lgpiunga pochi vetri dopo
Arri S. Ernfmm , qui ibidem in xdicwla colebai ut 1 nomai dtdir, bifogna aver mercede alla femplcit de'tempi di
Opaccio , quando non l vedea la gran differenza di Hermui da Erefi
.ni fi vedeva allori tal tempietto, dicendo, che cclebaiur ; c certa,
mente fe non ibffe flato pretto nome di quel lungo, ove fi fabbric il
Callcllo, ma di una piccola chiesetta , il l'ontano non ne avrebbe formata la ninfa Hermh . Tolte via dunque quelle tavolette , piace (velare , onde fi dette tal nome a quello noltro colle il pi alto , die
noi veggiamoi il che mi fetnbra niente difficile, e fari di grado a coloro, a'quali piacciono l'orientali origini. Con fom ma propriet i Fenici in oflcrvando, che quello colle fiera il pi alto degli altri, gli diedero
il nome da tal fit nazione : e chi mai non ha letto , che csm dinota
exce!fus,fnilimis ,e fono gli rteili elementi, che Hermus? in oltre aiuta molto il ritrovarft in Jof. 19. jt. rusw, che fi fcrive ffarama, Hor.
ma, e dir fi pu anche Henna, e li una citta della ttibii di Nettali , e g' interpetri di concerto la fanno rifare dal fonte tioi, che vale
txcclfim effe-' fon molto pii noti i luoghi, che fi rawifano ne' Tanti
libri , e fon formati da quella voce fenza n iniziale , la quale quali a
tutti i nomi s'appone, onde abbiamo Rama,Ramia , 0 Rtmtjit , Rimmel, 0 Remman, e parecchie altre citt tutte ufeenti da r-ren, ed a:
che ce
venti tal
135.
nome,
Ne
in iicrirtori Latini, che ci han l'erbata tal voce per dinotar un edificio
in alto: Suetonio in Claudio n.10. ci d iermeam, ove fi afeoqueli , per isfuggir d' effere imperatore : Exclufus ( Claudius ) iute
celerai ab uijdiatoribm Caji ,
quafi fecrenan co defiderantc tur-
rio
mm
km
m-dietam,
nomea
heRMium
fubmoverent
neque multo poft rumore aidii exlerritus prarefflt ad folar'mm Proximum, interque prsr enea firibm vela fi abddit , G?c. non fa d uopo
rileggere i conienti, ne' quali fi rawifano cofe ben aliene dalla mente
dello Borico: ma ora , che fi fvelata l'origine di quella voce, non l
pu intender altro, che Claudio fi ritir rte'pi rimoti, e fubliml luoghi di fua abitazione ,e ove erafi eziandio foiarmm ,che non li coftruiIce, fe non nelle pi fublmi parti dell'edificio , al quale era fmmitra
1' bermxum. Con ragione
dunque i Fenici quello nofiro colle, che fi e
pili eminente degli altri il dittero mons HEMus , ed Romani poi fe
,
135.
Himuum
voci
affli
cui
cicuta: le le d
efl
recefferat
Digmzed by
ioo
quando
egli
ricorda fbltanto
il
m..;ni.
fiero
S. Erafmo, che fi era predo il monte Sorattc , fi legga il Capaccio pag.411. I favj, che hanno illufirato Siietonio, non crudo, che
abbian detta cola pregevole, aderendo , che qucft aumitaa cica da Ef-
HB,',Mti-fiiriu;,c eli;
lijf l'Iato
n:-:i..n,l;:><i
(!.-,!it.!t!>
a tal
nume, come
Ifenm,Ssrspidcmn,na d quelli due cenacoli non ne recano el'empj, Minio, che gli abbian o-iil'nf o^-iupa ili llidc,c Serapide. Ri(-ortano per,
che l'Iutar. pag. 510. nella vita di Lucullo dice, che quelli cenar voleva
x -:, -,v.^.. ,,w
i, riAViw,!,, fer,-,r; ;3 j. ,
jfM raaMr,d uai e* fplnididh melimi, ,mm;n crai. MaoMa,
ed efaido [lata cofa nuova intrache non dice Plutarco Ai#,i'.wi
prefa da Lucullo di dedicare ad un Dio romnmlum , ovvero trklnium,
vi aggiunie lo fcrittore , uomen erat, il che non ha tatto Suctonio all'
hermtWH, perch li era luogo ben noto in oltre lian mutato la maniera di fcrivcre togliendone il dittongo per derivarlo da E'puji , e ne'
buoni codici, ed antichi l legge hertngum, non Hirmcum. Ma toglie
ogni dubbio il rinvenirti nel telbro di Grufer pag. 508. 7. un marmo,
ove fi vede kenn.ritm, ed in elfi) fi feorge effcrc flato parte d'ogni grande edificio , perch vi li erano (tabi) iti a cuftodirlo fervi, come ulvali ad
"
ognialtroluogogcnf
;
'
'
.Tanto vero, che queir bermewtt non fi prende per luogo dedicato a Mercurio , che in una ma.-: dia aii^.ilj iti Grutero s'interpetra
a latro , comech non regga, e piacer pi femus a cuJlodia fatanti. Ognuno pu ammirare , che non fi pollo mente a tali
nome inventato da Claudio in
ragioni ;ed ora non fi crederi, che
onor di Mercurio, gi/acL li tris iva si comunale, e lenza refiriiiione al-
fmm
Me
cuna
:e perci
in Fenicio
mi fembra
Pardch:
egli
avea fua
vil-
.-
mirevoli poefie:
T2JlI.
facilini in Napoli
f-::'o
::icir;!c:
.1
aliai
tt
fJilciiu
'-.
:v:::: l Ci.;;
OlgrtizodBy
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
Prima
Ed
altrove:
me
Uiraque
mali , Ce.
Ho
fi
recitari quefti pochi verfi del Fontano , per moltrare , che Patulco
era uno ben largo campo ricco d'orti, e di ville, quale anche a di
fi vede : arcufeo dire (ma non cosi franco , come ho fatto nelT
altri luoghi) che i Fenici appellarono si fpaziofa , ed
noftri
etimologie degli
amena pianura
flum
me
dal verbo
effe,
patuhs, &c.
e poi
il
fuoi derivati
mrmgaOui, rmdufeulum
flufiulus,
(oW)
etri
raiie**,*;
nfnra
0OT2KO2,
m"}^/*
AScraA
-n
S
*;
Nicm*.'
X*0j>&
^ AMivi
Api- b
&
nj
abZm,&
Albonum,& Gar,.,:m: ,
TisLiscuM, Cf Neapolironum Aminomi,
quod in lodi Neapoli nieinis gignilur , unde cliam ira id nnminani
''
--7. Crederei,
l.rtc-rci , che
:h-^ nmiui
nppona, le
vede quel
ninno mi
m fi opporr,
(c ove fi vi
tunifiimo e- , fi debba leggere llxnA*- , altrime,
Nivilllmo
medico fi mofirerebbe fcmplicilluno in geografico fapere.
fei dopo Pozzuoli, ove il monte Gauro: tanto pi.Cm. giL
zufoli fon da lui polli con il dovuto ordine: quindi fe fi rimctre Ih'mX*", ovvero nxnXiu-,non fi vedri la gran confiifione geografica, anzi far il tutto ben ripartito , ed andran ben uniti i vini Gaurirmi , tatuici , ed Aminei Napolitani ; e fon perfuafo , che non fi troverr voce, la quale fi pofi fnfiituire alla ben guada er.- , fe non n;ntx&,ed cflendo poco nota a'eopiatori, la mutarono grulla il reo lor co-
:i
.1
un
TmJ.
137.
fi
Ce
flu-
E l
tenuti
motto
"a
al l'ontano,
Ragione d.jveva
luce a
_ qtieT
fi potuto dar 1l_.
a ofcuro,o pure condannava li
nel lido, ed ofiervar non pochi luoghi , a.' quali i Fenici apfcrittori ; il che.
, che poi fi confervato ne' uolteriori
non con libratoli da' noliri finrid , han riempiti i lofo libri di favole,
avendoli preferitt troppo ftretti confini, perch rincrebbe loro portarli
lino in oriente a rinvenirne l'orione
Il primo luogo, che in si ame-
pofero
il
il
nome
na piaggia
mut
per errore
il
nome, e
molW
fi ci!fe
l'.
Io non debbo (Indiarmi, che
timologia, e che da' Fenici ulc\ la voce Megaris , o Megaliti, che lo
favj moderni di quella hanno ferino, da
elfi tutto fi confalo contraddicendoli e fc folle mio argomento la fioria
di tal iliila , min mi farebbe malagevole con diflinguere 1' eli , e con
ifeovrir l'indole det^i [.Tkmri pa^laiv , on'V i:k A fallo del nome caJlivm Laculiaiwm , tflndo certo , che Lucullo non ebbe mai alcuna
abitazione , ni villa in ndlra citta , ma foltanto prcifo Baja , e ne'
138. Jtfrjmij ifolcm del nollro lido delia ftr errore antlie lui ui.'mn>
ly
Googlej
DELLA CITTA'
pi infelici.
Bench
no ben difinta la
mi piace follante
dopo
il
DI NAPOLI.
103
iAm
della fpiaggia di
trai ci prt-
re^^A^*,
MgneA, che"
perche noto, che Arpino fi fu
, ed ivi polfedeva aliai podcri;ma_i copiatori
avendo, per ilcriver predo , datoci iCpwa& in compendio , giuda il lor
colume, fi mut poi in A'sisi, e li la dire a Plutarco , che Cicerone
aveva una gran villa in Puglia. N muior fallo, anzi molto pi intollerabile fi foffre verfo la fine di quella vita , ove li legge , che \o (ledo
oratore pollcdeva in Capua jptelx^pivdia: e forai di porre 'sKbmtla patria del grand'oratore
m Kn^
lo fltipore
che narran-
K>
jjj.
Nm
timi
Dilt,
I;.-
Coi.ylc
i4
tatoK, e doriti
rJi della
ler la
di
region di Baia, e
medefima, che
fi
Ila
fcritto francamente, e
la nofra
gran
cit ti
quindi poi
'
Ti
fon trafportati
perfidie La.
'le
ma
non rawifandofi nella vada, e nebbiofa pianura avanti Nifita neppure uno fcarfo antico avanzo delle delizie Lucullane dice pagi 1 j. col. r.
Ioni frteipue pertinuijfe doceam
Compsrtiffimum
tli
quotidie ab uri-
filli
di I.i
ma
cullo
togato,
t;i
fi
1.
ut
L:
!_
Jiibbriche maraviglio-
eh in Biji v'era W
wiut.
Digjtizefl
by
mi
molto lontano
il Iago d'Agnano , il quale
5' il .>- im.:'::, >,
>; jro\.> *>i , n.T.fc. Affi-,
ad m-jam urini, &c. e poco dopo,
loci! mmtimk,
Srms i'cjJJs! xii^niis , i. t. . JijfMi nutritimi ex/intatte, &r. coanche Patercolo pag. 175. dell* ediz. di Burmanno , d in/ella! mola
,
, ftfM/i maitibiu , in tinn mare . Il Oliverio .
nella (pagali di Nifita finn dopo Agnano , fa il
p.ij.
c-jL ci i\krs,iliin;i
principio dell" turtpo
1151. Eur'P' "rem
dal lido
&
h|
li
rectptum
che non vide monti
mirri
j.lJjt.ii-t
/''('/
i:
rii
fj'ii'
l'I.'i
.'.rJJKi;
f.HtiquarXBl loca
min
lezza di determinar
Campagna
affatto
il
non ne
imprende a parlar
del lago
ghi, e forgere
di profeguire a parlar di quello Lucullano, comech m'attengo di prporre il pi , in cui fono iti a iraverfo i nollri fcrittori per tal (all
nome apporto a' Megari non potendo dir tutto , per non andare per
troppo largo fpazio. Il gran Mazzocchi nell'intero $.2. pag. 117. della
:
141.
Il dottili.
Mazzocchi mole
che
erotti di Pozzuoli
Ili
opera di Incollo,
lorf
Vicino tango
de a inoltrare,
n w!3-,tS Km
noAiN a a^j,
tot KfJfiseiiuv
ifpii
y.ilio iiKXiir.i'icijiuno
Avemo menava
Cuma
che
il
vo
DELIA CITTA'
DI NAPOLI.
ti
la Ciila cagione
di Pozzuoli ne'
la
gran
villa di Lliaillo,
Imam. E
14!. Rimane ora adar chiare pruove, che anche la nolra grotta non
lia opera di Umilio , nini; Li lerilM
ii
i\lv.K Mazzolili , ma dello
f:.!b Aqri.ipa iu.:n;
Cocce. Ballerebbe , che Strabone
l'ina.- m>
abbia detto, che nello cmiliib 11 primo mari fi t i-ffymaaat,ni psreryprai vite atsrentar , per non aver fatta quella nolira Lucullo, perche
altrimenti non farebbe fiato Agrippa l'autore di tali vie fotterranec. Ma
V avvedutifiimo ijeoqrjto !l;\v.:;;Jl.
.r.Mroo la frotta Napoletana , ce
ne rende pi lcuri pag.377. EYi
C T.-Wi
N,. -Hf.pt) oVpfj npn-irif
li fl,gli i! T.-;, Tt Imjiv.'ss , <T.-i Kiwv.i-, It ?J.w9 (leg<<..'.
.-i:
'<,
gono
oVspywSti
altri
9<fVH3{
Tfc
pSS
j-it j,=f.'j. e;
'
XE,
'* t
TjW'-~i
iiuk ,
^
rT.p
.^r-.T-iTr",-
iirf lini
K'ijtlui, iii
C"'^.:',
^ ,;nha noAji
" ' Dl
ibi^SH-
TsAA
013
.it., V.3.m'!,
*;
iPTTt-
xxmni.it
wL^
>
1 "fi!
Moli J< it,*?
nL tino: Ef? iii
(Niapol)crypia tcii?.:.it,;-.::s iubftvnUi in
<ft in/cr Putcohi
e/I , ' Xcipelim , cedri opere , *t ,"B ? cme ,
9 o /h Cnm uer/
turO diti t-oigquc opina rnuUoritm ILidvrvmJara Kcurrentibas Jti
curribus : iumenqvs pajjim ad raglimi ttlitudnem , fune/iris a fipcf
firic monili cxc'tfis , dcminiiur = il.A-.-t qui.l:m aiata ifthtc uova.
URBS aquarum calidarma ftaturivinei ,0" bstneoriun apparanti tua inferiore! ih, qui B.-iit flint, ffj i:im::ra tir.il::> fenderci
iif [Mini
s/ja ar*I dldifituta d r.'M numi- l'in-. il'n ,vji:
',:d!li alili fup.T -ili-il
.*
;':
ccnJruBii Mi Ha pennello, clic li faccia qnulchc necetlria olfervaz ione fopra tal luogo alquanto lungo; perch v'ha della grande conflittopeni per ogni verlb a ci, che dice
ne per malignit de' c.ipijtci
.
geografo con brevit, ma con avveduta maniera, cio, che la gioNapoli li f: e ad iiiiiu/i >;;; di quella di Clima, che fu diretta da
Cocceio: or chi non sa, ci.- m:dlij, che s'imit.i, i poltcriorc all'originale? e quello ci dicon j qu^e vnci tT!-j.,r::i>y. srii.wr , ceffi iti
il
ta di
foenavi
di 'het
rrh^avea'gia
pco innanzi,
e le di lui lodi: ne pu
fra
non piccola
Mone
li
fu
Agrippi,
l'uchiicilo CtccrjJ.
oS
Agrippa, e Stratone
dattili ,
flato
Cocc*
i!
diretto-
come
144.
Fa d'uopo anche
y,TS>r, "r>p
ios eli,
&Ne-
di quelle
& Neaftlim
Pumhi,
i.chc ne ferine, n
itti
fi
fu de' copiatori iti m .1 ir.n crl.i, perch favellando Strabene dcldi Baia pag.37;. dice, che Coccejo avea latta oltre la grotta
i"(v"!;si>
Cuoia
1'
altra
L'i:i
i'Z'jJ
I;
Co
DELLA
NAPOLI.
CITTA.' DI
<
onde intero a quella l'appofero:di modo che togliendofene con riporlo, ove fi deferive Bah, ed i nuovi edifici, l'ino,
e l'altro luogo fari fcevro d'errore, regger! bene ii Cornelio, ne dovri
farli
il
TroXif della
la
numerando
nel
lib.31.c1.
furgenti in nultra
le
Campagna
nomina
immediatamente.
ne , perch non mai
vi
regioni tutte
,
dopo aver
ove vedeanfi
deferitte
limili
calde
quelle di Pozzuoli,
videro
14;. N fi creda, che io lia fiato ardito a rimettere nei Aio antico
luogo quelle parole astrano:;: lliv.n.ni'.eme. inJi rinraij da coloro, eh.:
trafcriliro , anzi mi fi dovrebbe qualche merito d' aver ripolle ncU'
antico, e beli' inneit parti si meramente difgiunte. Ma perch temo,
che taluno per foperchio amor dell'ozio non voglia prendeifi il brieve
il
e
ia
fi
...
...
verlone Li
vedr la bella unione tra loro: Hac ttinpejlaK
crai, txcifa ab Agrippa, lodane - L
fyina^ux
r-
Avcrnum
fu ( Cucce/m j aliano patio fabellam aurea telatati de Carnatiri/!.- ac fortaffe antiquata cenfvettiiinem putaveril hoc iti lieo, iti per
cryptas via due e remar Dopo quelle paiole furono tolte le Tegnenti r
cJd.Mt 0 n,CS **
NOVA UPES ( i ,U
fSC
j
fermiti
&
virruttt inferiore!
Hajns)
fed
NOVA URSS
(iM. tsais) edificata cfl, confruAis regis vlll slit tutta alias,ncc
mic magnifici/: 11,1 r/t, siu.: Puiu-lt -ji/initur. Indi Strabene fi porta a deferivcre il Lucrino lago , Lncrinus autem lacw , i?r. Al certo
non cos fla ben unita gemma in oro, come quelle parole in Strabene,
follemente dilsi'Jntc n.iWir.ori , 1 quali vedendo le voci tix tu'Ais, al
le
pirott di
Sminine
liiriieiii -ine
luoghi
ili'
coiiiatoii.
DigjtizM by
no
noAn-dm
&
..-
&
uomini
favi
intorno 1 limili
filli
de"
copialo"
Digitized Dy
DELLA CITTA'
:e,e dilpone
le
DI NAPOLI.
ut
Vonelw.dw
(de' copiatori
ti! {codiami)
cotumnm
dtiivatta cinici
inrercepir
rc/rchi
1,1
nonpofmt: Mine
SS3- 'odd. mn.
urtai lacuna! praier D" OrviUum in CSfr. p- SSpafftm libroru'n cdnrei fuppleran! , &c. Se dunque io ho rellituite le
parti del difeorfo di Strabone della nuova citt preHb Baja con tanta
reit diflrarte , ne ho avuta ragion vera , ed ho imitati i graniTefenipj,
ecl i precetti ili uomini si favj, i quali c'impongono, che in leggere,
oribas firn moreferied illuftrare gli jnli. .11
r.
berc permrtendum , non come piaciuto a coloro, the gli traferiflera
X4.7. Non v'ha pi valente ragione per riparava , che quello luogo
rili-'riiv, c]ii m(;> lini iti mnj d.il
di Strabone Millo h:r. rip.-rjt.'i ,
vero coloro, i quali fi fono ingegnati d'efporne il fenrimento lnza por
mente all'errore de' copiatori . IlCluverio affili avveduto, ma non potendo peniate, che il tU n\n fi era ptefl Baja, li ftudia in pi guife
feiorre il nodo, che Coccejo avea fatta una grotta da Pozzuoli lino a
Napoli nolra, che pattava anche per Baia, e di il reato al Latino interpetre, il quale certamente non ha fallito , e dice pag. ino. lin. 55.
Salii adparei nunquam htc loca infpexiffe inlcrprcrem , qmdpe cura
Ba/a cara Putcoloi fini , qui Scic amiculul tfe potuit a Puteolis vcrNeapol'mi fuper Baiai tendini ? ridienti!!" hic fanc Indi ne! prin'.
fm
cpio della pag. Tegnente vorrebbe , che quella grotti preflo Ba lffi;
la ftelTa, che quella di noftra citta , ma ne di deboliflime ragioni , e
contndendoli per ultimo crede , che quel luogo di Strabene a foh
cxfcriprore ghjfemaiin effe faiatum : quanto avrebbe detto bene , fe
avelie penfalo al transhitum ! Intanto non fi dimentica di faviamente
riflettere: Ipfe Srrabo in deferiprione urbis Neapol'n , uhique habet uni-
ca -cete,
Ni
Ni^i?.,i , -ih
l'i N^irota.oe irc tfi t
in aliis cxemplmibui, tri N.'is WXiw, qus rei fanefiifpi.
ma ci ballava a farlo avvertito, che non fi era il proprio no>;
iJMf. O-
da
e]}.-
me
quale
DigitizM by
Vi
a,
liato
bello tacere
una
quelli ai
il
AAAH^nOAlS
principe:
altrove nell' et d" Agrippa, e d' Augnilo, che li folfe portato a fabbricare, e vivete tra' Napolitani: eppure cotali erudite cole l fon date alle flampe, e fi leggono!
148. Quelle fono le Arane maniere d' intendere gli fcrittori antichi,
c fpecialmente coloro , i quali fono flati pi avveduti , ed in et felice,
come Stratone, in ifcrivere le lor 0|>crc : e certamente dal vedrli coinconfiderati , e condili , li penfer di leggieri , che cotal grave difordine d'opinioni intomo al Lucullano e accaduto , che non l
pofc mente alla '*
preflo Baja , e fi fatto bene a diilinguerfa
nienti
cri
.1
foni-
no l'aver io reltituto d luogo di quello geografo si iconcbmcn'c traQui volta, tralalciar di pi lafportato da cnloro, che il ricopiarono
o.m vicina a H.va. ma quanto pi icrivo , tanto
vellar di quella ilx
i
Latini
fi rende maggior il piacere d' illuftrar le pntrie antichit , ed
fcrittori, ed 1 Greci fpecialmente , i quali di cfli: parlano,/i mi dipartir dall'ordine del mio dire: e li dia il prinu. 'ni?;, cri ::k.:j ,i'Cirici . Dion Caffio con didima maniera , e favia eloquenza deferire il fajnofo ponte, che lece Caligola da Pozzuoli a Bauli luogo prcll Baja,
o per meglio dire, piciVi r.-rno*? i-J/.fv,come egli fcriitei indi i copiatori credendo, che li folli: la nollra Napoli, e non potendo eflb ponte
giungere fino a quella , col fai e , e fnlim ::u:k a lor taluno mutaro.
no
ma
le parole dello
v'aggiunge
dorico
i:;;i
tiutni
ri\;ru ci
del
Greco
che
gli altri vi
idio-
Digitizod 0/
DELLA CITTA'
jlTervito, ed anch'
non so,
le
nne
mr,-![t-
-ir.}'.
li
fi
NAPO
DI
confalo
ma
coli'
&
d'ima Xip&iliiiHS ,
Zollanti, \.-<'^n ,
tisi/ rKtr legerc ,
Nisplis vin-Jgjtir ami LcundrrSto , vci B.i/j tum recati ex/Irti,
'
metti a dovere,
ci
la
fiori
Intanto
olirvi,
che eziandio ilReimaro relille al Pellegrino ,elenda raro in quello Campano feritore l'avviarli bene, unii.- qui , eh; la hi to*is dice e!ler
Baja, citt troppo antica, che li ;>o!a chiari;;;? is'a , ne il Latino traduttore ha fidiito, }!srdic il Pei:-. -mio Kg.--,?, in niia chiara i'elpri.v.;,"
me La Mima tiit.)
,r /'
veduto et-*
- r '
]A: ma la nuova dna, rivendo Duik, tra (fidila da Baja, e Bauli,
bench vicina. Gi.ud-.e fi l'ala l>;;ona luce a si con trovi ni co I11050
.di Dione, non ridar r.oy riii;tiiJ;r;;e un altro, uvs l vede eziandio
149. Fer ver diiifin
,;
r i>m
prclfo Bjja,
l'
'
brani:
jltro
lucgo
di
Dione.
zia
TiA,e fi prefa per la gran citt noftra. Quello (lotico con forte, e felice facondia ci di la venuta di Tiridate dall'Armenia in Italia,
quale grandiofa magnificenza fu accollo da Nerone , e parte del
viario defcritto li fu qucilo , che fiegue , perch indi l port quefto
Re in Roma pag. . f ,i.S. E', !:; t. V-**:% {:,-,x
nNIf 3Bii
iix
e con
O'
N.fw
fiw.
ii
Iliwn
tdT
t't
NEAN OOAIN
Mlw ffiEfn
Si
kJ
itpj 4
I V,
[,;,!
nrai-
ellr
dum'iuo
qmlc
li
era
ia
region di Pozzuoli
non in
una, che non fi era de! fuo imperio, ed il noflro comune allora vvea
da perfetta repubblica: tome altres, perch li legge, che in Pozzuoli,
luogo viciniflimo alla nuova citt furono dati a Teridate eli fpettacoli
gladiatori: n rinvenir fi pu dcbolilfima ragione, perch T imperadore
attcndeffe in Nanoli l'criilaic. Ed or.: iarj di lunga ammirazione, che
il gran Reimaro nell'egregie annoi, in quello lorico, e pi altri comentaton (limarono, che qui m* rixis fi folTe knoftra citt, e mi fpiace,
che anche Pier Latina lia dello [UB fentimento nel Ginnafio pag.138.
250. Mi fembra in oltre , feovertafi quella rix its'ms vicina al lago
Lucrino, che fi polla rendere f|<edito un luogo difaeevole diS.Agoilino
un (
lentie tontrsAca(per non parlar Iti
I
verfi
dopo: ia
cuh*no
Fai
igitur
fenuonem
in-
Ma
Plinio lih. 51. ci. vuole , che quell'oratore tali queflioni le compil nella fua villa, che chiam Academin , ed era la pi cara fra le
Ti'lur, della quale io fo lungo dire: e Tumcbo
molte, fituata hi
annoi, di quello fentimento, e recita le parole di Plinio:c fembra, che Agolino ben efperto della contefa, fe in Cuma, ovvero nel-
nell'
Cicerone tali queflioni, uso le due voci Chimi, e Napolitano , c la feconda fi dee intendere della if'a riir, n<:n Inni;! ca l'n/v.i:ijii , tanto mai^iormente , che
quelli libri di Tullio imptele a contrariare S. Agollino
n alcuno Ila
la nterat citt prcITo Rifa fofTero fiate tcritte da
no. Con
quelli
iiu
fi
Oignizodb/
Googlt
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
pretto
ma
&c
&
mano, alque adc nkapoutun'o, O't. N credo, che fi puffi! intendere altrimenti quefl'efprdfionc del Santo, le non fi ardine di farlo reo
di aver ignorata l'ilbm, ed il luogo, ove fu quell'opera fcritta , che
aveva imprefa ad oppugnare
ijr. Non fi riculerl di accontcntire , che P aver ritrovata io quella
ili
nella regione di Pozzuoli , non fa fiato di vantaggio, per intendere piii luoghi di fcrittori Greci, c Latini , e fi fono Knduti voti
i fomenti de'favj, n tornano pi a profitto perche fono iti contro al
,
loro vero fentimcnto , tralportando le dui, e le ville, come f foner
flati navili, da lido in lido, e fpecialmente i maraviglio edificj, c gli
euripi , ce. del magnanimo, e gcnciofo Lncullo. Non debbo per tacere un brieve, ma che fembra bene ftudiato ragionamento del dottili.
M;i/7.i i:Jii , iiL'ila pg. 108. col. 1. per folk-nere, che il Lucullano li era
nel lago d' Apuano, e ne' confinanti luoghi: e li pu raccorre in poco,
cio, che il figlio del gran Lucul lo li fu erede dell'itola di Nilta.dunle il padre in tale contrada doveva aver le fue delizie, e le portento'
n fono ?! piene, e ponenti,
j^raii
folle
[.nei:]
flato
<
regger, per
di fTefco
gli
fi
qi
era
autori dell''
Digiiizad Dy
zi
e che gli fcrittori de' tempi menante fpecialmente i facri aveller creduto, che l'ifoletta Mcgnris fi Coffe [' abitazion di Lucullo , c non fi
chiama, da elfi fc non eofinim Lucidiamo , E non fallirei con dire, che
fe non fotte Hata afeofa al gran Mazzocchi la uova citt nel lido di
Baja, in compilare !e due si lunghe diairbx, per rinvenir il veroLucuiiano , ci avrebbe date emdizioni pi fcelte , comech farebbe fiato
pi j brieve
libale fedele
il
"
brieve favoetta
la
limile v e tempre
il
egli
ha confcrvata
che nelle
,
fcriffe
nel
princi-
.WS,
wut
medefimo tempo
leggieri
fi
fi
confondilo
lo truovo
j-i'pii- tra'
zione di
fvelnre.
Megarm
fanti la voce uji, e s'interpeira generalmente nanna avi! aiicujus ; indi fi forma giuda il comun ufo di
quella lingua ujfo, the ninnano hic:\h.-,r : e trovandoli due Iole volte
tal voce di volatile in elfi libri, S.Geronimo ina iiiunda, ma variano
i Lvs. vecchi, e ci danno ima volta X''-'
? feiMi/o , un'altra rps1
1,
-'
-.
S'ii'Jta
l'
fi
vede
oTi^inc
che non
u-^a Baia
l'ti'.itia
ci
era ficuro
fi
tj,
14. e
MigaTi
un
Gerema
un
bri
S.. 7.
luogo di Pralinii.
Oigiiizodb/
DELLA CITTA'
NAPO
DI
Ma
i'.
&
&
Ma
Tom.t.
iji.Non ftmbra opportuni l'eiimolofia
orgs
Ee
diMcrnJ del Bocliirr, u del Miiiotihi.
DigihzM Dy
non
grande, i.lomo
nullificato ci edificio
in
^'indici iLii
menti,
si
fi
!critt;:ii, c
comiiiti
li
ed
Umtro
d'
i ] 1
ufi re ,
Se
e balia veder
quanto avviatamente bilioni ufare quel brieve fuo vocacum oiigelfiffc in iiiu horremn finivi coni
mani.: fw; -,;,> fate -.'J.hii,! o:;v.>." e tir. ilhllto f;tan,:_' al\:i IIOmini d-.!li[i
l'avere, ed anche a di nofri GiaAlberti {il quale, mentre ci (7,l'.o il tTiflo
elk-r ita trii'p't han inij-rdii a pursjarlo. In oltre io non ho trovato neppure tra'pi femplici nofiri fcrittori,
come
il
Celano
Giurti.
j.
che ju-Vult
iiu
i;u.dc
fi
&
fu
il
Capaccio pag.
cavtmibus effe per404. che dicano qucll' i folcila turimi jpc mini ,
Ji'ff.M. N'dii vive "ci inizialo, fe trilli ,c|-.c Ci fono prodotte jiktlivn ni li.'!;
ci ,Ti^.:.(;, perche sfuggita a si dotta cq'p:a ,' k: ti n
ellari, e Ma/-/. '. hi ):i lavnia ili A.Vr : li j , e Girun.t , m'Ha quale ci li
i'.'
fcoli-i:
1 .ai;;:
di qiiL-Ua
r/illr.L
iilctt;:
fi
e veduto
che ben
l,
ri
'
il
10 fcriflro
eli
li
"1
riferbatec dal
eutaetitim-i fini
forulT-:
it
indi
11
ar
il
nome
r.t.yko
compie H:=V<iu,
eomrawiM :
a-ji.m^-
ii;
/./..-.:
che
dal
fmt
iniiaiiM ci,
1
irli
less-cre,
che
li
Digmzed by
occhiello 39
che vanno a
t^ui ini 'j t,7 M.j-a^i, i> At-t A1GT1A2 xsta ',:j mok'^ , e
di in Latino, cP.ms t';:t< ;>i..vi i:n:n::in .:ni:,im:iit:',i ra in loca Me-
li
gzrcnfi, nS ri, qui Miner* 1ETHUJE ( iisfi meni } /copulai efi ippsllaius : Accorile dunque in Attica vi era uia piccola rupe in mare
delta l'.isi.- aiSi-iz-
cl:c
anche
Li
Na-
una
collina de!
olla, clic
li
'
^.n.Y-;.'
.'.>;'
::
/> .:,.,/:',>;,
|W
Co /crii,
W ,fcti,oK
IVon li>ca,
the io ripeta, ri se aliai hi. "hi , e [-L-ci.il n .-.ite linei lungo i lidi fi fano detti da varj voi alili, avendolo io iatto ollrvare pi volte in queir
opera. Viene ora &] bjotivj, clic licnrdi 1' i.piniifle del noliro Lafena
intorno all'etimologia di Eciin , perch clicndo molto flrana , rendeil
pi accettevole quella da me piopofta. Egli nel Ginnalo pag. 1 8t. dopo
1
aver dnrjmcrit:
ripr;-';
l'^H.ino,
il
il
non
ufii
WC
Iti-jjj
ehm
che l'elemento
Etl'a J
non pu
lo
:i.v.=
ir
.V.-.:.,^-
maie
ncll'
pin.ava
di 31.'"
d'animo
,
JT.Vns
-M
li
q-.:ci tempi:
pcfcdtO Bel foga
licuro vuole',
ma
etimologie
che E-
uajlier di coir
lume da
oriente
ofeure, e
da
ri
tiijilri
die
quelli
fcrittori
Ed or
dalla Grecia
due linguali
l
veduto averli nujiijior
Lazio , quando le voci lno
ne pu o lignificato alcuno ri-
dal
trarre, o etimologia.
155. Vi fono in noflra citta altri nomi di luoghi difficili ad inten, de' quali so, che le ne defidererebbe l'origine, ed in quella memi IfMjjsU ^'i li la trovare lecondo il Cibacelo |>ag-4oo- Piatamojiii , voce uliita ancln; dui Fontano , ma quelli
la rifa in Ptttramaa
cHndo l'uria, c l'altra sformata da Plasmati , vocabolo pretto Greco,
ficcome ho rinvenuto in Petronio parlando di Napoli ; ma fari argomemo ben accetto, quando li ragioner della gran colonia Atcmele ed
detfi
o-li
con
Pl.it.na>:
nme
di
S.MatfcKAsninc,
tanto non
fi
rawilsrio altri
nomi Fenici
e dee unirli
due luoghi
|i:rch tutti e
Ma
ombra.
in nollra citt
fi
non por
I non
oltre
pochi, che fi fono da me oh hinno ev.-uM onerimi , i r.uali di brieve lguir a raccogliere , per fempre pi render certo , che tale gente fen^a dubbio port colonie in quelle contrade ; ed il primo , che
rivedremo far il S'cbeto, quantunque povero d'acqua,pcro ricchiliimo
di fama. E percii mi rinarri]
uccdentak fpiaggia di noftra citt, per girne all'orientale, mi piace ptima aggiungere, a guifa di piccoli corollari , altre brievi cole, per dar piii luce a quello, che gi li i
Nel min.
ti rinvenne
detto, come
penliero me le liissicriiec
l'etimologia del nofiro cartello Kant Ermo , e fi mortr nome vecchio , e
Fenicio contro l'opinione
tmllri krittor, i quali lian creduto , che
ivi urima in una chieletta cotebatur S.Ewfinui ; i Bollandiani nel di i.
di Giugno pag. 11 S. edi/. di Venezia fan menzione de! nome di elfo ca^
Hello per ragion degli atti diSrafmoM- c riportano ci , che n'hanno
ferino i noltri fiorici: indi mi confondono in conghiettnrando non folo
cilervi data nel nollro monte una chieletta , ma una intera parrocchia
'
te di iiiitfioSanio,che
marinari IW. vivami nelle tcmielte ,
l.t
':.
"ipfr
ti
im.jut
p-rifa
hLnsm
nomi
del
Sant'Ermo.
OigrtizodD/
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
mi
apprtfo
come ho
detto
la
mente
d'
157. Nel nurn.;;*,'. ver 1. .li l-iit.- , clic quando fi legge negli fcrittori
:n.-j ^r.i::.:i::li edifici ad Nctpodell'una, e l'altra lingua, che T.iicliI
lim, e vici limi irc<> , ' iiitemlca deila nuova i prcfl Bafi, cecine con pruove (colpite mi fono (Indialo perluad.-re, e agginnfi nani.; 38.
che non mai quello confalo ebbe poderi, e ville in nlra citt , non
vorrei, che taluno m'opponete la lettera o. di Simmaco lib.i. ove li
legge |eali C-rive a fuo fratello Flaviano ) t'un apud Ne.tpalim foli ,
t:::sd unii ex un
..t,', ut .'..!;. nevai r,:;i:::;- , optaveram ,ttt apeci Lucutimi* partirli, tv, ledi/. .1! Leiden dice l.-j-:M,;na : indi prolie.
gue: /ld/icii pralcrca knecba ,,y.:tb-ji ii:i<rs:iui irie.itarh irriles,gemina! particum /alido , fi' hiton-upto opere emsiatnm nndm in ha.
gilttdliicni p,:i]ibui cxr/iciri, liai.a [;/, ./li,
f
.Vili ,
parvo itilijca.iih neccio, ijuci ntL-,-.c}:':t , f Jj's iHshcri , Le. Sembra , die in
1. j
,;./..'
&
qucll 'einlloU
Simmaco
,.11(1:1:0
cc'icm-. limi
dilla;!-:',
in (apcre,
dica, che
predo la nollra Napoli Lucullo avelie avute glieli ole fabbriche: all'oppollo altro non clprinic qui , ini aver voluto, che in quei voto luogo
dell'edificio fuo, e di liio fratello fi aggiungellro alcune lanze, e che
quelli olfcrivagii punici ben lunghi a guifa di quei di Lucullo, ma egli,
non poteva invefht s largo danaro e quello foltanlo fi raccesile apertamente dall'intero Cornelio della lettera , comech a prima veduta lem.
bri, che parli de'llupendi edificj di Lucullo. Rimane dunque certo, che
non e contrario Simmaco a quello, che da me fi dille, che qneftoconfolare in Napoli non vi ebbe rx foderi , ri l.ihbrichc , ma tutte l
furono nella regione di Baja. Intanto dee femore avanzare in pregio il
nome di noftra-citt. , nella a!c ;.i!.i legione di 'l tubilo imp.era eziandio in vigore il vivere Attico, ed amavano celione di magiftraii Uluin cft menare lieti i di
ed ammiro , che non rinvengo da tanti
li ri
noffri fcrittori eflre Hata mai riCTil.ua tal ietter ri onorevole al no:
.|-.
ilro comune
ijS. Avendo fatto io lungo parlare intorno
mim. j;S. ec. che per errore ne' tempi infelici
>:::'!
:i;ai
vola iMiniaetUTIni
e monifleri , che fi
fpiaggia, si perch
357. 158.
Si
kg-mu
non
.1
l.::e-ue radia
ciV.re fiali
in
ella
all' ifolctra
fi
Mcgaris ne'
diite
d:-'
iiol.tta
nella vicina
era
t di
al
Lue al lana.
HgMttd
By
ii
;i
li
rrJanc
ma avvaler (i il jvre b; imi loilamo di^h orioiiell'ct, e non ripetere ci, che gi
nonro
in pm liiiri il biige lenito con
luiperch ho rinvenuto in S. Gremir in noni in .ir li C[iiuT ifiila con
barbarica, c guaita, n fi penliita finora relituirla , dee piacere,
bvile delle
Icrittori, e ni-)riiiriK-!i;i Ji
ilcapto del
nu
nas
Mi
:
da me proporla. Non fa
e de' tempi mezzani, c n
in d=lV_.._
il
primo
la
vuole orrorola
nera, e
mane
alta, luni-rhillima
polveri;
SidrcrJjrmsssioi-ftJcaSirilioilt
ili
l'uii.mli.
Digitizad
uyGoogl
DELLA CITTA'
DI
NAPOLI.
nj
e-.l
a Seneca fune Ti
,
fecondo , ck:i SirJwie , gi pM:ia di quello dlniolo ce
l'avei deferitta, come ori noi la vediamo, e folo qualche lume fiiperiore rimali) occupato i in qual maniera s' efpnmc quello geografo,
fi riportato da me num.247. e ballava al Pellegrino , lenza empier fin-
p.
174,
il
contrappone:
il
che
fatum mth
'
dei Sebeio
fai
collo flefTo
nome
DignizM by
J4
provine i(
piace riveder
ci
ii-."c
cllerli
L L ;
un
inaridiva,
Op
-_-
tali
111.1
.r.'^./.'rrt
ufci-
!. .'
co*
portenti
o;.
Gii altri
lino anclv
(vi
la
L-.:i.uid'o
jorno
fi
ftraniere
F.>nn
j'..-->
1:
iJs
nome
limil
M/c _/uJ.
le
pag..[ir.
non
Iorio
re
f a taluno vcu V; Viidi:/./!
lacere pi cole di quello rivo , v* ha
nel libro di Leoni; All.ir.o col :itu!;> Z:Ai;n due lettere, una dell'OIflcnio, l'altra d'un aritimmri, che han raccolto tolto ci, die fi pu
:
AUTSp
ro'il
tt'.-'i;:o
*-7<4
"Cirri
c'iomit.
Lo (lefio dice Orazio del fiume Lirii , ors .Garigliano, nel lib. i.od'i.
JVok rr'i .j, jn.r LrVj.r n/i/i'f.: Mirile: aqim Tot: .-,'"!:.( cnraij, quafl fpiegandoci con due epiteti In propriet rfc'piccoli linoii; dc'quah aggiunti
Ur.-.zi.uii Siilo nei lib. 4. s'avvale anche parlando del tiri:
.
.
Qa fonte quieto
DiffeM-Aot rr;r/r,m , .rr BJi tf j mm.ilis imbti
.
ripete lo flefi'ncl
Ed
ft,i
due
lumen? Scherni r.tmm.i non per alno, fe non perch tanto dir Schemi, che fiume quieto, e che va nel mare con pochiffime acque, e
,
bifognava
"in
Columella
fa di gentil
giorno
ri
Mi
piace in oltre,
che
cilere flati
iti.
merito
lenti, e tardi.
Non mi
di noltra
u.-,io mai di m..r.v,-,- ia , die Licofrone tanto benecitt, perch molto ne dice v. 717. ce. cflndo ufo a
dillin-
Kajiont
fiiM
il
Stbno.
OigiuzodDy
Googk
DELLA CITTA
diltinguere
con nominar.-
le citt
DI NAPOLI.
vicini
fiumi
iy
pochi verfi
do-
poli attribuifcc il Clanici, e non il Sebeto;ora ognuno pu pronto dire , che eiTencta quello piuttofto un rivo , che un fiume , e ne' tempi
di Licofrone poco conolcuto , fi avvall del Clanio , che di tutti 1
fiumi di noftri Campagna pi pred Napoli , e prima era adii vicino
a' confini di ella citt, indi divertito, perch rendeva il cielo maligno.
Ma
ne' quali
altres
parla
della colonia
Siiim'ij
t^v^;,
jave
orti fiuvii
i6i. E veramente fi e creduto anclie da'fvinimi ingegni, che il Sebeta li nover tra il coro de' Numi , e da tutti fi ricorre , per dargli
tale onore , all' ifcrizione riferita dal Grutero 94. 9. trascritta dal Ma-
Amerei anch'
io tale apoteofi
non
vi
fi
del nollro
pole mente.
V'ha
forti
fiume
di leggieri
ragioni, che
Te
,
non
ma
per uiiir,
timo luogo
enorme
de'nollri
TomJ.
fi. l'ir
rare
vde
Stillini in un
Ff
mimo,
Dio Mini
DfQffted by
ii6
e quello del Scbeto farebbe l'unico , che fofl fiato in Romano. Quello
per, che laidamente pruova enervi fallo nella voce S-iaii, fi , che
ci fa faperc Grutero , die quello P.Mxvmi Fitlyehm t f!er porrebbe quel
P. Menili! Kutfchiti, che fu in Roma Funi Gallimi ;>:..;/,., "liccome ricava da altro marmo rBo. i. ed silura fi ha da fupporre , che
Eulico venii in Napoli , e fi bolidi; .1 rifare
luoghi lauri , clic i
non curavano, e gii tenevano contro al dovere. Eppure con brtcvillima mutazione rimettendoli ex baio, non vi fi vede tanto difordine ; ni a noi ipiac^i cancellar dal numero degli Dei il Sebeto, elfendo oggetto di rifililo i mundi, .iti 1.. Siccome eziandio di
pieno volere ci opponiamo a certi antiquari, i quali tniovano anche il
nome di quello fiume in quelle due mifleriolc , e malagevoli voci nama sebesio, che fi leggono fcolpite nei Dio Mitra, e franchi l'hanno inteipetrate flttemut Sciai, il di; ririLrtiuiito anche a'mediocri
ingegni . E qui do fine a favellar de' luoghi , i di cui nomi fon di orisiii.ile f.. il uligine , e non efiendo flati pochi
ci dcono render certi,
che i primi abitatori di quelle nollre contrade fi furono i Fenici , n
i
noflr maggiori
e leggiera ne ho
ci,
ma
altres
rf.cio'.ii
ad
[iella
illullrare aliai
rmflrai
u
,
penfato fltanto
fi
cofe patrie
e feovrirne
alle vo-
pregi finora
melliere.
161-
Non
fc
gente, e
famolo Ebonc
la
,
fc in
il
mio
fi credeffe non
eflirvi altre Fenicie parole rimanon quelle de'luoghi.v'ha altres una del Nume
feconda dell'eroe, che la condufTe, ed il primo fi
e l'altro Eumelo . Quella parte , che (teglie del
vorrei, che
noflra citt,
di quella
parlare recher
pi fcgnalato
mm
di-.cifitatis
foljitio
quahm
ad Sitcm refennlitr
JEgyptii profetimi
ut
p.ir-ji.lus
cu eiyitt die
certa
qmd
tane
li defciivt-
OignizM
b/Googl
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
1=7
pknljfrm
barbe Jbt/hji
effigie
*M
^f^^^" ^ f^
a
<
ariete
e che
qacm Deum
fiu:j
f.v.ir.i
iti
coma
le
Soletti
qv.'.i',
&
m..y.ime id
appellatar
*<yii
ii
;
Al o
'
Htka
dirima
il
Ff %
Sole, uficiido
Fe-
Bui menu
di
\an.
Oigilizod By
zig
m,
vero
che i lo fletto, per efempio ne' Faralip.15. 8. dinoti miclligerc fido, ed ivi fi fa appunto menzione di prender le fort,ed i lii.
v' appongono una voce ulcerate da ta , verini , che appartiene eziandio
a cole (acre: fi veggano gli efpofitori , perch le verloni non fon coflan-
M' aiutano
Nume
airri
e chi pofliede
<
Iltm (pne-ranfirno! im
Tfwjm'raf
yip4^i,
di
.
ciafeheduno
luna In
:
ed
tifa
de'
Ipeuo in tal
de il Maciobio non gli diede la nativa forza con dire, quvd; opinandi
naturar habei , egli doveva avvalerti del verbo dininsndi : niente lignicpinaiur, ma va bene, ed a
ficando, che il Sole, o Apollo ftntit,
fegno il divinar . Rende fermo, e certo quello mio penfare il vedere,
die effoMacrobio nelle recitate prole Moine altro nume del Sole Bafaretti, 0 per metatefi Brifeus co1i'He*s, e rapprefentavanfi della ftefl
figura, con dillinguer foltanto, che [Napolitani gli davano il nome di
&
Ebonc, ma
16$.
l'altre citt
Greche quello
pia
di Ballreo
ripeto
viUtoI, che
Hit
le
Sa
parole,
il
Soft,.
Dkgitizod
b/Googli
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
ny
per chi polla troppo a Tuo agio, fti Grati e/ut qtttm Bafftrea, itti
muta Bri/ia appellar ;
ut ia Compunta Napolitani ctkbramHcooita cogaoimitantet. Or il Bajfareus elee nativamente dal
, pafar.
&
yM
mino
i f
f detto con
han empiti
'0
fi
lor dottillmi
dcfantirtar
un
ro,
ma
166.
altres,
che
il
pi favi anticjujrj
llito vifo di
donna, che
non
llo fi
il
Minotau-
l'
Ebone
col
Minoijuia.
OigitizBODyCooglc
ijo
non
alteri!
veva avere
mquamu
di
ijiu
Re
si
favio,(fc puree
il
Minos
d'un moftro
che
egli
penati..
cl-.e
come dL=
li
di
noja,
fi.-rL-.io
'olle
il
Nume, che
fpe-
volerli
invaivj, per
non
elTrfi
co-
nolciute quelle fi mini lidie Deil del nollro Ebonc , e del Ballarco , e
fra gii altri Urani prnlaner.ti i:imatU: f.i.r.- i. Minotauro, uno li fiato il darci colonie Cren-li l! l;i;ui mimer , perch ad aliai citta i
piaciuto aver tai Nume, e tramandarlo a' poderi per melodi pi metalli
iy. Sarebbe poco clperio de' monumenti antichi colili, che non 1*
pel, che il Minotauro fi rapprefentava diverfo dall'Hbone,e Baflreo,
fingendoli quello colla intera tefia bovina , ed il relio del corpo tutto
nr.iciir.'.n
l-: .
alcun; gemme , monete , ed antiche pittu,
re, e baderebbe quella ben didima dell' Erculano , ove fi vede l'elo,
che vrttoriofii d' aver conquidi qucfto mqflro , ne riceve gli om.iggj.
Quindi eflcndol coofiifo Spanhemio , perche credea, che 1' Ebone , il
quale fi vede in a'!.ii miai-.tc , l fuilc il Minotauro, nella cit.dilirt.ri.
dice, che han fallito Sji (trittoti, che l' han voluto colla teda foltanto
111 toro, ed
il
rimanerne del corpo tutto d'uomo: ma un poco amara,
57.E" diverfo
il
Miiiouu
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
i>i
Mu-
ft,
In-
>
<
<
phiumque fncjim
ilum gerani; ac fi de more irdenlem , aliuique Nuptu'ii fymbdhm
esiibemt. Non fi crederi cruciti ragione , fe non multo leggiera, perch fono di maggior numero le citt mediterranee delle marittime, che
m ili: rio lo toro: li v.-i^.i il IV.riiin, il Golzio, il Maiero, ed il noftro Capaccio pag.rSj. oltre il ricchifiimo mufeo del Duca
di Noja Carila i ed in quanto al fimbolo del tridente i olferveri, che
quantunque la noitra citta fia pred il lido, ed abbia innumerevoli monete con fimil toro , rari Ili me hanno il tridente, ed il Capaccio , che ne
reca moltilTime in una fola ci fa vedere quei rumenta e per tal varie-
pile fcalpitur , ni
ci prefentono tal
ti,
gni
v'
ha favj
dc'iiionetieri
che credono
,
e ci
,'
lti
arpriiova
-ima per
puicute
al'.ii
l-
argomen-
to d' e Iter Nettuno il trovarli un d.-i aro col ti.-mpli.-e toro fenza umano vili) , e vedendoli l'opra lenti:-- IIOSEI^AN , ed intcrpetrandolo
NhPTVfjvs, fi fa in elusila
r.igio::e,che fe il naturai toro e verat
mente quello Dio del mare, tanto maggiormente il debbo edere iliinbolico: riporto le parole di lui .acciocch non le ne dubiti: Certe munt=.
the
il
Ntnuno
ma
fc
gli
Site
i3i
il pw Ncpluno /lei,
multa idjbre m,v,i< - fi sr.pur humsnim gemi : fe regga tal ragionail
penuno alfritdoveva almeno il dottift. Mazzocchi trovare una moneta di Pofidonia, che ci proponefie in quella feconda guifa il toro, per
dire, eh' lo flelfo, ma certamente rum fi rinviene. Ajuta egli cotale
fuo penfamento nella cit. annotai, ij. pag. jot. col. z. con dire, che quel
H02EIAAN non dinoti la dita , ma bue lleflb figurante Nettuno,
anzi che fieno lnonimi, e che la voce intera, ne pu ellrc tronca
da nwftSawarat- , tic tu' inc-!ce Ir;>l.riv;r; le lue parole: Atilhdipa
placala emtferim ? nnud fimi: W-ptiuut Tauri filli nomai .
vindicabai,Jic in raro sputi me nummo argenteo Pofiionentarum -jrijj!: ira
Taam de more cx!:ibe:ur,ur lumen ciTauro Caperne infcritamr nO'
re
SEIAAN,
pn
hoc
jynunpnii
o
que
a. pi un
eli
qur.fi
n-.-.-ra
Tmrm
ntque
Nepnmus
rittr
IOSEtAAN
il in
Dance
dee
n02EIAAN
fe ti
leggcffe niTeiS-i ii
ti
uno , in cut
fuoi diri im ti coli' A invece dell' l in mezju
tra ie molte, che ne lrba di tal citt,
toro, e fopravi a chiare note fi legge nOSEl-
mi prefent
AANIA
folito
Dorico parlare : e nell'altra parte, ove li vede la figura di Nettuno con in mano il tridente , ad evidenza vi e nOSEIA1JN, nome vero, ed intero di quello Dio marino ; quindi ora li
certo, che il JlOSElAAN nel danaro del Mazzocchi non e del Toro,
ma monco da OOSE1AANIA tanto pi che nell'altra parte anche della monetala quale quelli riporta v'e la voce nOIEIAfJN coll'immaginc intera di ellil Deit del mare
e farebbe flato improprio replicare
due volte Ncpttinm , ma va a dovere porre il nome dei Dio , ove
liia figura, e quello della citt , ove c il toro, llmbolo della mcdelima.
EUL-ndofi dunque gii travato I' efempio , di fua volont pronto il
Mazzocchi a rini:n/.i.ire a tutto cii> , .che ha detto nella lunga annotazione
In oltre ora anche lappiamo non cilr rara la moneta icritt.i
col Uirtiliw ; e che ufandu i l'oliJoniati il Dorico linguaggio
giuda
il
inopportuni moneta
(elitra
L'opinioni
dclMaiienhi
ch=
il
DigihzM&y
13H , qiu.fi taiinu, hoc cium eli i:n fincnt fiquidem rotfsnV, iS taiirifbrmcs, ut notum c/i -.iti putrii cv Grtcs poetis,
tutta uma- E balla ofkrvare la figura del fiume Achcloo
Tolo la telta di loro rl('ort,H.L a. Marietti' t<>,;. gemma -j. ove
eh;- con tal monYo i- in dina teiy/one , ovvero quella
di Nr>\i , rdNi cp'ale s'o:!ltvi ;sii.-h' Eroe: , die non con mico':!o frollo trjiiK rtto lorma d'un lemplicc toro. Si
il mare , ed i fiumi perfetti tori , o dimezzati , ci non i nfi'
preferite quelione , tn^'idoii , k l'Ebune, che ha il vifo umano,
Tiltrs ,fivc
wuiii
&
Latitili
na con
li
vede Ercole,
del
Duca
Gg
Tctii.1.
170, Pcrchi
li
ii
cwr.ili
Ih
l'fl|ini!cn :k
Mj770tt!ii.
i 34
gran provine
dice ) che
li,>diati ) , e che
il
che fi dicono tortm., uno dc'Urir/.} , e l'almi dV jalentini , fi filile dulmaggior parte delie citt della Magna Grecia nelle monete il loro
colle corna [porgenti in mura, e col vil d* uom barbuto , e fieguc a
chiamarlo Minotauro. Aggiunge altres , che lovcnte in efii nuinilmi
intanto quello toro fi vede Icolcito dimezzato , e non intero , perch
(la nolti
la pag.54tf.
tl.j
ia
Iti due promontori: non riporto lue parole in Latino, perch limo ben
lunghe: che l'Italia udU vee.lua ..L;-.,n-- li era di llrettiiliin;. euenlione
s'ha anche dal Oliverio , e dai O.-iuriu , e coveaii nominarli . Ma
li
iati il gufare ; le loile ci vero , cofacile il rilpoiidere , bench
me dice il Mazzocchi nomo s lavin s avrebbe, numeie piuttollo de'
Bruzj, e de'iali.auir.1 ci pretesi) Minutato , e non la maggior parte di
noftra Campagna, l.i quale non s' appellava Italia: n Tempre le coma
Mila ::;i:,-iro.iete vad
:
.:
pr^idru d'Italia fi dee lodare il Caylm nell'Ali li, h ita Koto. .pag. 17+ il quale ti delcrive un piccolo bvie di bronzo tro
meta, che crede edere Hata una Deit domenica , n vi fa
e dice: Ce murena Ysftferui n-corps efi de tnnae,& n'
on le veit ci . Son
t jamaif {ti plus to:?l<t, ' f.u ,;;tti:,cm ,
pronto a credere , che fe il Mazzocchi fi averle prefa la brieve pena
di ofleivar il Parata , e trovando l'Ebone , e l'pecialmente quello di Gc'las iti divcrfillme tir me, intero, per met , 0 la (uh. tetta, e le corna
ritorte in varia gnifa , avrebbe mutati fenza fallo tali fuoi penfamenti.
271. Cretlea, che dopo il Mazzocchi non vi il fiato altri, che l
,'eipriue
mane
vaioli per
mirteto,
foffe
171.
Antht
il
dotti fi.
Carini confonde
il
coltro
Ebonr
col
Minotauro.
DigitizM by
DELLA CITTA'
fotte
DI NAPOLI.
mi
firn
(lira:)
dove-
A&H
dia figura
lano
io
fi
celc-bre
oittiira
vedendo
che
del
fi
fanei
nollro Erco-
andava
a Icnno
na
leti
fi
1
h per fallo l'altre
citta l'hanno efpreto in tal guila fvariando dagli Atenicf : quindi ne
licgue,che i principali ad andar errati fono fiati i Napolitani noflri padri, i quali in afflittimi metalli col vili) umano formavano quello toro e crelcc in me lempre pi la maraviglia ,che i primi ingegni ,e favillimi in dilcernere i monumenti antichi non han potuto ditlinguerc
il noftto Ebone d.iil' inl'ioia Mioomiiio
Mi c'ace , che et awifa, che
un'altra limile moneta riportata dall' Ab. Bartolemy, il die maggiormente compruova , the quatti due turi l finyran:) (pefio alfai ditfrl
Certamente avrei ulato male del tempo , (e per pi lungo fpazio mi
fotti trattenuto a ricettar altre ragioni , che differentiffimo
il
nofiro
Elione dal (empliee toro , che tanti uomini dittinti in lperc gli han
confali , e gli han chiamati Minotauri , o Nettuni , e far di vera ammirazione , che non li par loro avanti il i\L!>rc luogo di Macrobio,
che apertamente ci fa fapere , che in quel bue biforme fi finge il Sole: dovea per io (covrire , a^.io.vh n.-miio il (aprile , che il molto, che fi ferino in contrario , noiai reggeva Ora fa d'uopo proporre quello, che ho rinvenuto di cniefio nofl.ni Nume , eh' il pi vecchio, e quanto gran culto fe gli dato, giacch fi moftrato elfer voce della Fenicia gente , che if.port al nollro comune ; e fe faranno
nuove cognizioni, e di pregio antico, l dovran accogliere con piacere.
171. Stabilitati con piene ragioni , e documenti valevoli la didinzioue tra I' Ebonc , ed il Minouaro ,
i-rdinc del dire richiede , che di
nuovo rivegga il bel luogo di Macrobio, e gli dia pi luce
Si fingeva il Sole , o Apollo barbai.: fp^ic , ft-niH quoque, "li Grati cimi
quem Baffarea ,itcm quem Bri/u appella/ir,- r in Campania nearoLITKNI Celebbant HEBDNA r ja; mii:mii a Si vede chiaramente,
che quefto Icrittore vuole, che quel Dio, il quale i foli Napolitani dicevano Hcioa , gli altri Greci il chiamavano Rn/farest , ovvero Btfeus,
raa in quanto alla figura fi era la (letta
quindi forza , che s'apprenda, che avendo affili monete Greche con quello Nume biforme, quello
:
l'
y.
17!. Quel
Nume
delio
Ehm
Gg
in noi
l'ultra
z
cin
l'
delle
ap peli n vano Bajfara.
ajfi
Jclle noflre
fi
e quello
,:^-.-<.lim
iti
rr..r
dell' altre
N,-jpolium
unii
liivj
Baffuto , e perci
celebrai: quinnon foto min il li>
Hefom
i;n
ili
Muova ad evidenza ci, che ho imprdb a dimoftrare, un nomarmo ferbatod da! diligentillimn Capaccio pagiSc. al quale finora
173.
Ara
li
d.n.i
ddoliiiinia
!).i.(-ii-nin-
ii.v(;iii[o
li
lurt;
rea
chitl
il
DigitizM Dy
DELLA CITTA'
DT NAPOLI.
i 37
leygc fenia alcun fillo, e vi l lo.U .indi; !.i liiligci del Rcinclo:
e godo , die dica s bel monuiiemu <-:!.-rii cwill'rvjto dai nuilro Sanfi
nazaro.
Ron
facilmente in
prcmo'C d
ni
noi
f
iippiwi i.i-ino iiandiu gli Auquando fi d agli Dei, bench pi
Rudi; n gli fono sfuggili opportune autorit anche de' divini nolrivolumi , le quali vengono ora coli' ajuto de' profani fcrittori ad dfere
t'itrjaris-arai , riiarijfirne ; ha per lafciaco anche a noi non poco, che
aggiungere alle fu; fatiche e iar di piacere , quanto furon favj.i noln maggiori ad apporre s bell'epiteto a tal Nume. II mollo, che dice Io Spanhcmo li riduce , che 1' iVnpaiii , die fi di agli Dei , e lo
fieno, che ir#., ci che v,Jeaf far f.iptTe , the quel X ume avea
(pecial cura di quel comune, e che gli folle lmiiiaie-je quali con elfo
fcefie foggiamo , di modo che,
come 1' h't. '(:-- dinota , qui in tir
pnpgi fimi f/i, ovvero pmfcm, cos (irifxHK, fignifica,
fi fa vedere,! fi mm'iftllii ,BMitifcffns, onde tutte e due voti fon di valor pari:
' t
l'
li,,
mi giova
riportar
come
ii
vta
jrf.
(i
da l'Unni.
23 S
/
dicitm
Hijni feftKs
perpmw
qntf.non
Ma
per; ne
un
=;.
btr/x
-.
po;n luiglu'
f.i
fin incela
lc:i ini]
reitera
fijjui ut
chiara guila
ognun pago
h;n lavie;
111.1
aggiunti
tali
a.
loci
[-.ig.
Tiri!;-.
lisi
/fo/'/i)
di,
in leggero
erMi di
&
imi
npL-ritar ,
A\w , < fori; 0(4 i> Ti
SkAshi , tsj Jrcjwv.-T., r/. \'ifixi
te ir-i.h cine fmn ejufdim libri
ideili non Atoras folcii, i~ fxi^-.s , }IJ .V:m r/i',- , / Tenebrirfii'/lu
fra lifiae
chr.eHn a!i,.::ui -Jcni.uh
n:ii!i:t!Vn
jl-J
il.
r.i'irm
q:bui
ce/ut dicitur.
175. Militi Icilipr; ben t.ir.i iui;!l. In-";.) di S;mi]':v::-i:.i aiutati) daT
autorit di Plutarco , perch iembra , eh; parli d;l nofiro Ebone , il
quale, (iccome li d.-rtn miiii.iflj. ; !u ilr'Tu , eh; Apollo, ed il Sole;
in oltre le qui li die; qudlo D;o
ignari s.i , eh; ville In ftd"
,
l, che imi-iris, ed iv;in'nre, clv; .(giunto proprio di elio Ebone: e perch nudi' apparir del Nume non altro, eh; dar oracoli, ed
:
aprirti Jiquitl
wt'umii
i'.^tit;,
ti'
fi
l-
per
Ivelito
niri-.vio
delcti-
m-:jii:s;i.i
l-';nicia num.jiii. che Hebon in tal linguaggi" dinota, 17111 ridCertamente quell'uno documento del grande Spanhedi; ii::ci? :-n:cm
noli ri p.i-lii cilLn)
tiiio l.uvjb; liiiliciriit;
,1
r;ne;r chiaro , perche
Dio biinu: -w-i.irn:y ma giovi, e lari ni piacere, che f
ne dia luce lemure 1:1.1 s; .;r; , lun^ar li ;:sc rt;i!a in se molto ne
racchiuda. Se la coli jIciuiim laou.i :iir p;r divenire, forf non dar
fi cominciato col dottili. Spanliemio , mi lno
ludiato
di rawiire in quanti luoghi del Tuo immortai contento di Callim.egli
parla cos dell' hifn.k a-jii^i ur:n: proprio degli D;i,cd in quanti anche
c'ifiruile, che tale loro i;wpi'.::.i non era altro, eh; efii teneimfi huono il renderli e(i;;!i iiuiiiin: l.::i:',li.iri , e e oc. ver la rei
egli con erudizione ammirabile s dagli Icrittori profani , come da facri numerate autoriti ha raccolte, onde a ragion vera in occalone di quello leilij argomento ha Icritto il Burmanno de /sue muSar pag.131. Sed h&clarhrillaftrauir-vir iitu/r. Ex. Sf.micmmi il' rtin-m. in CaUim. hynm.
e::::n viti f:r,?i,i propter ina-edibilcm eruditoin Uvaa. Pallai.
mi u .;
:
iraHo,& qua mi*
mi copiam,
hi in hoc ergKmeato multe ufm fuijfc liem agnofeo : ma dopo smagnlica, e verace lo.l; uu innc: da! siiii-'o :en:mi;nto dello Spanliemio,comc di brave diviferemo So eli; min pia;; il ridire ci.ehegi
.
quello
glie
noja. Poich
&
altri
hanno oflervato, ma
111:11
liir rin-:r;;;cvii:e a Mirare i luoijhi, ove
tal corrami.-. 1/:: me de' T\"i:mi cogli uomini , ne elter pago
comenttr in levali: Pali, gil da mr in parte peto innanzi tram'ingegner li.anro d'episrtt- con illrettillimo dire il fienliero
gli altri luoghi, ne' quali fcrive degli Dei , che
egli parta di
dell'unico
feritto
di ilio
Spanhcmio, e
DELLA CITTA'
DI
NAFOL
e.;ie,-ji
lo
0!, -l'i!:/ Cy
fami fnliim, Ce
tali
querele
giulilli-
v'
[uni
veggono
fi
ha pena
di Ciiufeppe
h::-,- ,'
:
aliai
i?6.ixB, perch
>..t-:
lodare tutto ci
leggieri cori
Ebreo
nell'inno di
.!Lt,ii!f:-
Lincile
della
,
Dm,
M'-
c ci prefenta
l'
folo gli D.i t'-..l''-j.s; , pi-.c'l-uii-s , ma altres fili i-nir-j-*'.
ics: nell'ini di 'Pallide ver. 51. ha unite fcelte autorit si de'profaiii
non
.-
--'
;ii
&<!:/
.
Indi il grande Spaulicmro li
licamente , <uy?Mi:
ferve, per avvalorare fuo penfiero, dell'Arca, e de'Cherubini , ec n gli
fuggi il fentimcntu di Giufcppe Ebreo, e riempie pili pagine, c mette
a bene il leggerle . Sopra tutto per in comentando i verfi. 101. 101.
di quefio (redo inno fi e voluto render diftinto in tale argomento , ed
ac.-.uill.iTli
(Lima, nercti
li
linciato ricercar
non
noti, come Omero, Senofonte, Euripide^ Paulan , Filtrato, Giambico, ed Liitvi Greci, a'oinli v'unike .mele S.P.i' l.i ad Timor'', (n li
dimentica de'Latini,c ci riporta Claudiano) ma anche da quei libri, come egli dice, qui non in omnium mamhes verfainur , per tender lem-
dazione divina erti, i-on'ini e,l in erti luopiri pili certa emevi con
voci kihjmm i- 0iiv,
ghi da Spanhemio raccolti piace rawifarvi
,
17*. Si riceojlie
il
moliiliimo
iti'
i,d quale
fi
legge,
Alcflndro, = tal l-
mjgiris,
'-"r.
Indi
km fomiitilaH.
ri innanzi
)'
mio
cpiphaniit de
t nitri'.-.:
Intimo
iranno appartenente
Vachi -x:t,xi o K ;, ed
urs^ni-Mii)
Numi
Iciimto
cri luiuli..:
:,i
,>:;.t. (
i,
iYr^i-.imo
in grazia
cCifjubono intendono
1"
iL-g'.i
v.iplian
d,l
Ali
Htren-
lo (Urli), fa-
Salniafio
cumini jc per
che
trar-
Digitizedby
DELLA CITTA'
Di
NAPO
da qualche
gli
0
Sp'ieitcg^dcJ
8'
r
l
'!
nuli
meramente, Ut
St.
Greci
nipueix
Deh*
C.-Vi^.wm Lpii-ii.nii.i <.,-,v,V.;-_.t ite, confccratum in homemoria! -h titni frisarti Domini notiti jesu_ chri-
norem
-.idi,
Ce
sti ,
Non l'ciiiu, che !i pnfla rimar::- litici , il quale pi fcolpitamente ci. molili la natia forza, e valore dell' fcupuirar- del noEbone, quanta imeflu del Cafauiiono , ove fi vede cTullio.e Dionigi, die non una ralla fi citano , confermare quello miftero della prelenza degli Dei.
!
ilro
il
Petizzonio, che forf avea Letto tutto ci , che ho
all' iirif<u>fii> daSpanhemio, daSalmaiio.e da Cafaubc
no in favellando di cucito verbo in Elianti pag. Sj. ci d tal fignifica10, come cola a tutti conta, e comune, e mi giova, che si franco fi
Ipiega: Ethbowht dicuntur bmnbus Dii , <5' omnia calcfiia, maxime
fider, A80r.17.ia. (ipjn Ihli, ufa
, nec Eole,neque allris apparenti!^ feti rei tf! micini.:. Il e::m Filippo D'Ori 1!-
178. In oltre
raccolto intorno
wv" miWm-v
Uh
TomJ.
27!.
Lo
(lc(fo
dicono
dell'
ii't'"' Piriiionio
1 d'Orville
le
.
Eliodu cmenJiia.
fc nelle
(tupaie
reriizanio, e
li
ivi
fi
;i:irU
male reca
da'Greci Tenitori
pacca
non
il
granile Spanhcmio in (
o Omero hi prevenuti tutti in queir arcano
D;i cogli uomini, e perci ne'fu.. ,
a dare ajuto agli eroi o Greci, oTroi
cfc^li
elti
17JF.
Uv
voce
Omnia
gli
Dei
era' ruotali.
Digtaed by
DELLA CITTA'
DI NArPOLI.
,'
pu,
pZm,
g'
t!.:cif-T
>iift
M.
A;n^ii>:,
A'-.v,
ioti in t's'f
*j
-nit
!'.
i. 7.
In,
di
Matteo Braver de
aoratknthns^,
il
&
NWk
de i"p:d,r:::>i vctcrxii:,
recemiorum
quale nel cap. 1. pag. ojrf. nella colici del Poleni cosi
&
mimer, ivi li polbno ni-, vii. ire. ti 1;.' inni f-r lalc mcfliere , ficcomc
ha raccolto Sp.ial-.i-in:o in C:c.'.:rc:.]v,u.-,. canta winli da'ianciiiili ^s'avvale dell' clcmpio dell'Arca, quando s' introduil da Salomone nel tempio,
e dice, lanq-.iain ibi pr.elhn,
amfyicmtm ejfet Numen
1S0. C'iltrLiilceMcurlio.il quale inGrcco fapcre and tanto innanzi,
che in Grecia per quella frequenti ITima prefenzade'Numi lifacean pubbliche Ielle di nome tv. inl.su , ovvero
iVifimi, ficcome poco innanzi
num. 107. li apprefo anche dal O&ubono: e mi duole, che 1" erudititi. Cotlini ne' Palli Attici to. i. pag. 333. ove era meftieri apporle fecondo i' ordine, che egli (iegue, non ne fa menzione; e nella pag.103.
pone -ri hiSfaa tra le felle de privati , e vuole , che erano pe/fredilum, e n'-ignoro la ragione. E con ci raglio indurmi a credere, che
1
&
richiamar
il
loro fcbone
ne'marmi, ed
il
dillro
giacche
non
fola
['
Anfanami
anche (njewttWi^fr.
il
dotiiis. Corlioi.
144
firiffim*s'.
c;-,i.'h
prima
peri,
J andare
oltre
debbo
trarre
.igijlin:
1S1.
qncIVargonv
Greci. Oltn
tic
bench neppure
Lutini, ver
s'
il!iiltr.lr-
...
,
gli
1S1,
Come penarono
Petronio
il
l'ili
DELLA*CITTA' DI NAPOL
n
i
bile di
Ges Grillo
maniera
e d
bel
In fini; vuole il de
che Deus ftew, il the
declorimi
lefl,
nuovo conveller
prima
togli
anche
uomini
ma
mfiffi
in
e
Paolo
li
vede apporto lmplicemenle aciyaitH! , e forf l arnerebbe ora piiittnllo pmjimtin , per corrifronfcfi bene rpiifb Jq^io tonDio con noi . Sar a'rtttto, die iijItvi i luoghi dell' ApoItolo, i. ad Tmarh.. 14. Tipir* ti ri, im>.lm- i-tiMi , g'nifaitin
Hi'viti jiff eViifiKtftM ni ina
l'w Xairs. Nella i.cap.4. S. A'-'afli 'diverta della
S.
la ilice
nella vernane
verlr di
na
>C
li
181, Si rjgioni
0'
dell' Epifania
Digiiizad by
I4rf
te apparite , tr
a
epift.
TUa^
venuta a
cui uni
eni-si-rjti-
come
,
ndJ*orignale,
/rf
e per far le veci di gran maelra , non bifogra {emplicemoite compama dimorar con noi. E l avrebbe dovuto aliai tempo prima pcnlarc, che 1' iVr<p-<iV:iv in qm-iia nozione proprio lepio del noftro Dio,
e l'tTiians 11 volle, imi; psrlLiJar Il:o n;>nie; ed ora f intende bene,
rire,
*-,.
ne volumi
erne
elie
oilervaiiu
perlijiiai;:i
di
.
di
ci
im,
celebre verbo
c perch vi fon
quale
il
libri
continuo le celcfli
qnal voce s'avval,
ti
fi
perch
elfendo
appellati C,-v.(.;v;i.-r
pi; odervarlo
al-
hart -.viziate le v. n-i ,ei l;.;n data pena a rimetterle, ed ora (ilcggonco0V1 5 ciiu
Ei. yp nv? trru fliiai il ni-ii:i j'.ifi ts-v'.?S
ui
tafniij if-.'b nTi\j.o?(ii;
t kVji
I
Bdlandiani fui tanto
i*n
r.i:
tttel,:.-
i-.ljin.
ruuo
[ici.jio
fra
t-
tiijii
ilhijT/i
Ii.
vno
lljn.'iiim
traJn-
gravii, oc
Maiincth.
Mogie
j
indi riporta
la i-ia
munii
fniix
difefa
U;
::il.::n>n- j'i,ihtn
redo fi, CT
">
r.~r.;-J?.
..'i/eff,
.vi ;>::!<
:'
rfi'J
Diiade
u.;
(!$,iiiiitn\
wr/
.
:
ti:--,
j:
jj3S:
-_x,;
t,*
, t
'
e non con diEsJ, l vede dufpi tallu ed in fintafli , ed in firnificazione , perchi n'ir,'"" valeml:! twr-v , certamente mortiti non ipfe ttng!lar, ma fact ami: e quello verbo, c tal maniera d'ufario t cara ad
Omero , e colla lefta Imtal , che adoperano gli atti di S. Teodulo, e
lia-
1)4. Si
compone
cotil litigio
li
da l'merpelraiione ad
Itu/i^inr.
48
FENICI PRIMI
cJ indi raccoglie
briere.
pu
on.: rio
zi
ti;o.
rellritigere a ci
cos nfignvirt
Im^io
,
(Jrt'vio
che Ik-pjt
Jevii p Iaculi
da'
L,l
;v;iiirc dell"
li
Cy;-;h-j#
Jt-J.-nra
/iioj
bucine
um^a'ritf
il
fuo
Holrhcno fi
fabticamts
CITTA' DI NAPOLI
nel 1699. nel fcguente anno il ceki'Lvita ,0 Iuuf;:i cur.i diede in luce un ben
lungo difeorfo, ed il divue non meno, che in sv. capitoli, e v'appcper titolo , ZETS KATA1BATH2 , con dedicarlo al gran Gilberto
C;r.'jj , .\- mundo iilicnv.' qrjr.d' crud.iiicne
ed oneiiluttc maniere
per ogni via li flud.i reliltere all'opinione dell' Holtheno , e crede farli
ragione con venire al parere del Patino, Arduino, Vagliante , e d'altri, che Zws
(1 fl=:-u,el:e Z.>; x-,-Jvf-, Xsin-flior, che
fi legge anche nelle monete. In leggendo io non una volta, ed altra,
tra pi s erudito difendo mi l dar fede , che il dot tfs. Burmanno
fembra avere leritto piti pretto, per moirar molta lettura, ed ingegno,
che per rinvenire il vero , ai dir , che li molli: a ci tare per qualche (grctu dii.lcgiui air tra I" Holthcnn Ma perch quello, ch'i chiaro, e conto non pin'i coirli , ti uni Piandoli da se, Io (tefl Burmanno
nel primo, e lung;> >:.m. o-nf-llli , ;l:e hi pi.it commi; nozione 'del Tai3ii-s fi i quella , in cui la vuole Holtheno , e v' appone quello tit.
ci
iSri. 5crittofi
dall'
HoLtlieno
mi
<^
& hitimmm
C
Di Deonon,
nem
adferibi
ormiti
fi
commercili
rtllc pat[c
naraAins
l'acri
le
mtrmtiis Periti,
w.-j, vij<
lem /up:;;:b,w
t
2AN
'
.
:us
Dtorum indimi
bile
la
>/.-,;
qu* Avmmemftv.
nVS-f inrstf
KATEBH-
fentimcnto, che
condo
opcrihs,
C B1*
i.&rA
'
gli
~"
"
TmO.
18^.187. Si contraila l'opinione
li
di
Burraaniio intorno
il
il
ttraSn^i, ftprtur.
Digitizod by
1'
i[T!nu>il:il
nn
-affai
Polcni,
ilei
il
ic
ii'
h*S't
,
onde non
ove duvea
fi
rir:i
tal
IV,l-im,
putti
(-in,i.;r
O-'^-.ttar
pi frer.uen.
Or mi
fov-
il
dotti!;. Ma/y. echi i ri uimtnto dell' Holrlicno,
Burmaniio, e reca qycmaiu fefunpio d'Omero, che par-
non
dtl
iBS. Anche
11
Majiotti! pirli
JL1
n,'<n,
Digiuzefl by
DELLA CITTA'
la d'Apollo:
E'^Sw
y.a\x
njy;
Ausilio Tratim ne
DI NAPOLI.
menzione
fa
grave licito
s)
fri
A'-;'.'.V,v r
it:-.-/!^'
ri:s
di
Olyupn
d-.-l'cmla
tendendo tra
cli
del
a Giove, ed in elle
cura, che nel v;r;ite
tta
d.-i
nelle quali
ailil fijtto
nir.-.vin;)
li
k-nge
nfiaiy s
tale
per
aggiunto
de'
un
agnel-
lnnghiffimo comcnto
di
me, ed
Mi
pi.-r/i
1 1
eure,&c.
citta di Cirro, che. avrebbe con Livia maniera ijlmlrate , e fon ficuru;
che il iotmSjtk non l'avrebbe interpetrato fulgurati , andando unito
coli' agnello. E m'indii,- a dar Ii,:e al litico inni ai tuniAim propollo da me lotto la brevit illirica , e lemhrami aver fatto perdere
molto vigore a ci, tU-j n'ha fcritui il Burmanno, e ben promouc le
ragioni dell' Holthcno . Intanto non bilogna perder di veduta I' argo-
li
;So.
Non
pu
unirli
*rtm$ii~:
ji.l:,:<:.r.:r ,
e-
men.
i
!.'
.-j-isclJo
nelle
Bionde.
17.
che (falla
al
yW
.^rii, ed io so, dir: Tacito nella fin, Ila viti ui' A^ric'., ,
quale flava gii per chiuder 1 fuoi giorni , due volte tifa 1' fidare 1
qutfa nozione, olire Oraz. e Cic che egli gi riporta.. Ne vi lari ci
voglia opporli, clic dcl.lia iniiii.l^rli nh i-m-.i^. ,hv..t,thri,>, t ,Cr.
marmi, lo ftell die B'-.i tmiS>ji ed ha l'apulo rinvenire la parola i
Latino , che dirittamente corrifponde a quella ice Greca , cio
tdittnores , recitando un'opportm ifcrizionc -di quelle da Sponio racco
te, bench vi fic-m in Greci lingua anch'.- fl.a ito tarsi.
101. Ho per mtd non pocu 1 ine rei ci mento , che il dottifs. d'fl
naud non ha
19&
191.
lo
,
,
llclTu, tlic
ed il *=r.LSi7"t , co
che c^li traferive ,
iVifaiw
hot;!
fono altres,
dandoci nella
lungo dilcorfo,
,
:o
ed iloricamenic , girai
il dottili d'Arnaud ir
cpselitDsi adhsrcims.,
nella
17.
;e
ma ammirevole
la
r.oiiis
Drai, e Vuffidtre.
niuno mi fari
ufeir di credenza
che
fra
gli
io:.
S'
1"
mirino con
Dui adUiniut
Oignizod Dy
/WtW.-
fi
..
di'seli!
l'u-mi
IliIj
preiti
disili: vc['e
Omerica
lenipr-
li
E mi piace
comiche fa
Sergli
cjikI
verl i
ovith
fi
il
u S fidente, ut,
noi.
vciho es> , onde poi li dato
.'tiji<-"h
,
eh
&
Et rawi-.w/ n ;.W
Iti
divif
Od.7-.41S.
ed e'-n;"
come
al
anelli
nollro
Lbo
dfidettlcs,
S' avverta
chi
Digiilzefl
by
DELLA CITTA'
OJ.. 841.
131. EJ or fi
quel liso lentimento , e perch
gli
DI NAPOLI.
Gli al
ttw- ni iij>L-.^i!i;fi;i
uomini. Ma decorni
pi
rervi Q-'n
teologia gcntilelca
s.t
fi
.:i- ti,-.:
n;>!ir.s
etra
di
veedii
alcuni
Rif.k'eruiol
ria.
ci di
deUa Croce
Otello
Lucca
il
ilio-
edifi-
monillero
* Vergini
ro-
un piu'ol
cofa udorofa
concavo ricettivo
ed in bruciandoli ,
di
il
lirici i-nlrv.i
meni,
voto
forf
Ma
dici
parti
palmo
e k
manchevole
dobbiam tutta volta
Jel noflro
il
fupplifce
e!Ter lieti
e ci fa lapere
la
l'Efc
ija. Si liftaive
un
limolicriitD
deli'
ri
in
N apuli.
Digitized by
ccome
innanzi
mi
ftuJicr dimnirare.
Se
l'irtene
;;Sna inoltrare
i L-
r e ^
li
modo clic le li porcile opporre, che facendo quello anche
]!.-, !, leu. ,:.[
.l'Tit:.- l'aura di cren potrebbe eflerdub.
li
rrovcrr o in ifcrittore,o in qualche figuralo monu/era in Napoli l'ulb di Colpire mandi" un it oiiiii-.i^imo
nprc niuldo colui , il quale vorw , clic quella mone* fiL Ebone: e tal ragione ponente , fe fi ha cura
di ben
:
30
iteia a
rijiruo'f
fia
veramente
Ehvne
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
157
riandarli . In oltre ci II palefa , clic quella non potevi cilcre col vili)
bovino, ma coll'umano, dal vedre quei quattro (orametti , ed il legno
Nume,
e tale
fi
era
ma
il
Nimplio
ad uno
Ebone,
noflro
il
rum
Numi,
loro
divi
la
pio
-ne
l'ir
ampia
In
in
tralcrivcre autorit
alcuni
piace
avvalermi
Iblo
delle
me,
poche, c
ckenaer
dillintc
nel!'
~7-y,', oiic.;,
Seldeno
to , e fjiova
no
nello
annotai
mintiti
il
CT
aliai
leggerlo
v.
ma
altri
il
fili
il
.
il
fine
Bai,
oenndi
Spanilo
la nozion.
745.
ioli
rioni.
precifa di quei
la divilion
come
Kk
TomJ.
lo
gran Val-
ma
il
4:7.
, ed
antichi, c nuovi fenttori
mait
6
che non vide u il Bochart,n il
mali han parato di tale aggiunSpanhemio Ne debbo curare
sirici
verfo
4.
pus;.
e;,
fculj delle
[crii-ori
,
patullarli
ho
ilrfTij
afili
premineas ,c*celt' ,
e riporta
Na,
uir
BJi fifiide'priml.
i3 S
fratrie, co-
me
fi
marmi
noiiri, die
rione
jirm,
ts-,i
del
:
ed
lutm
onde non
in alcuni
vi
Cinsi
ed
le
ihl;!j>
quelli
non
rurean
grand; Sp.mhemio
di."
fi
al-
ne
cullo pubblico,
e delle
felle,''
De-
anche
offrrva
&
il
nell'
mi ni Ari
fa; ri
Nume, ed arcano , come altrui , ivjv'-c iu:ticl:i;!mo , avendone ricevuta l'immagine, ed il culto da'pi vecchi (imi abitatori. Quindi non
fi
dcAinii ad una (ola delle fraine, ma a nulo il cornili..-, e' perci fi
difl 0i5! 1. Ed ora anche fappiamo, perchi quello in! Bit con
vifo umano f rinviene in quafi tutte le noAre monete coli' onta grande di una vittoria, che gli prefenta una corona , come a principe de'
Napolitani Numi. E piace fare una brieve,e leieriflm; !.-.;.'. 11^,
che qi:clV Ebon; di creta fu rinvenuto ne! gi Jetro luogo, ove era la
fratria J-gh Artcmisj , i quali davan culto 3 Diana , e con tutto ch'i
Nimpfiu, die in tal rione avea foggiomo , pernii a tener- per Dio domeftico il imi zi, liii, perche era comune atntti. N h creda, che
non abbia faputo ritrovare anche ne'marmi i'elpiefnane Di emanati,
riportandone uno il dottifs. Grcg. Redi nel to, i. dell' Accad. di Ccrto1
tut eg
&c. tui
c
'--
Un
i;9. Eftmpi
Ji'Ii
DigmzMQyGoogl
DELLA CITTA' D
gran Meurfo)
: T,-n to'*
ne
:,>;l
de'
brevit
eflcre
\<-r-!t: :)
comema
uh poco ofeuro
11
quando Spanh
prio fuo nome, ed efletido di tal metallo , ovvero indoiato , fidine eziandio
Siiv^j- (come il noliro Bar, unii i Bis) teflimonio Sel-
Kk
ijj. SirP itBiinthecDticr(inpj,pcTcHNinipfio fcriut
x
muti
B",
deno
non
HV
Digiiizedby
sfio
fall
parole
f!e
n"
feorge
ma
pili
elprcffive
piatii,.,
dar-
,:,
quali fono ut
delle fratrie
Bali
me
con lunghiffimo
mo
effendo
lembra
che ci
monumento Green
egli dica
i-ljiiln
Jan. Si rilpondt al
s""
(ari
lrano
comn
ti da qualche
che ili
j tutti
Mazioccti, ebt
l'EJonc Nuoi
DigitizM
DvGoogli
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
161
uWu.
il
marmo,
s'avrebbero
le
- 1
ri
parole, e non
faremmo
si ilivio, e leale. Ma per le tante ragioni , ed autori!! da me raccolte, oltre alcuni ['atri monumenti , che I' Ebonc fi
in Nume di tutto il comune, e non di fratria , fon ficuro.che il gran
Mazzocchi, per flampir nrelo, e molto, bench Tempre dottamente.
Ivano, e prefe queir Udizione H'Sm<i Yio*hs-i 0rj,k.t.\. riportata
riun. 175. che l legge in Capaccio , ed in Grufer j5.
per quella
della fratria defili Ehoniti , e fe gli verr talento di aautere fvhcdas,
fenza forf quella rittovcrui , che t ra li riffe
E rimine fermo, ancorch
j' opponga il Mazzocchi
trafmelfoci da Nim, che il mimi i B^i
pfct, non fi fu di uiiegli Dei, clic
nnflri padri diceano 0ii rffitnfe,
ma degii i'-j^i'.-i , e comuni a tutti So, che sitino ronder mie
Ito
i B colla limile cLueiionc di v. :U F.Wt , che fi dicea
quanto per fortuna fi rinveniva di due cu-lclie caia di u rezzo, perch
s'attribuiva a Mercurio tal felicit, ed ni: Ji e!, per eterne a parte,
dovea dire " Vai--, anzi li credei; lo l db di Marte, ficcome ofitva il D'Orvilk- nel Caritoae pacor. /H.vijerA; /. V. ri. W-ipxt.tr Mirri,
Mercuri? f:!ici:.::a,i twii.-uJi ifi:-;-,:-, , male mk Ews,
viti. P. Burnitimi-i .ri Pixdmni /'. 6". HJii.ii>: l-\ i;;.
h non e' ha
mi
mi
&
mente fe l'i ieri zi- ne :ifla al nollni picc. ,\l illune Vile di noflra flacone, vi .^ereflimo N-Juim. E troppo conto , e certo, che la e- l mutava in +, balta ravvtfare gli fcrittori,che ci danno trattali di tali mu331, Si fa pirtitolir
d. detta
de' N.ijalji.eii
il
aire
\;>
1,3-
non
Nim*,
itfi
(azioni
Airt.i
vi
troverra fra
fi
ma non
altri
per n'ut
loia
Ninfe, Nimpfie,
chiarii ava l
fili
fu
v'
Che
ulcito in luce.
le
certi
noflri
Torio
oltre quello
polifire dell'
Ebonc,
il
quale
ilcavando
Padri della
Millione,per
ove erano ferini o in ncro.o in rollo alailiiini nomi Gmi , fra gli
rieri uiielb d'una donna N-ju^-.s in elementi ben grandi , e colla Io);
la furinola
Ho eziandio altro pregevolifumo monumento, bench
ria nel!' ifola d' Hchia , ove li lesse anche in (jreco parlare Ni/ft+af
ma piace primn dirne, ci une ne lui lai'.o confap.-vole e perciic il racconto dovrebbe i-IIL-r Lingo , io il !li: aito
IWtaronfi in quel!' ifols
Tavj Incieli , e leggendo in un ginn macigno predo il luogo , ove fi
i
fare edi-
fici,
wftftww*'
'J*"**'
- f^Sg*"" licl" h
f) AKloc NYMjlo V: IlAHOC-NmriOC-KAI
:MAI-C HAKVAAo
MAIOC-ITAKIAAOC
Ac r
.
ATIEAE YGEPOI
\
-X
ANE-
AN
Il
ANECTIICAN-TOYTO
'To X&ix
,N
.KAItl< TPA
TOTOIXION
_:
T AJ.
KAIC-TO^TPAIANOY
TH-EniTASEI
dice
Lacco, Greci
il
caf.iii;ri
1'
iscrizione ni.il cawia , ed ar.li'.o Albini nu linoni hipphrla ,
e ne raccoll clTer della dalie dell'opere pubbliche:c perch ve chiaraNiii/J-iw, min imniirf.aio^i'e .;m ho m'urtalo il marmo, co-
notizia
mente
me
tralcriuc, ed influii.-
fi
ijftijndo ad altri
joi.
1
Colui
il
i!
Iir.-phnviiio
hi;:
fi
Mutuo
di ficltc.
fesurM
t-1i
i-,):s
N-V-bO-
f: B li
di
lal-
li-t-
brieve luce.
DigiUzed&y
DELLA CITTA'
Si
letterati
infranti,
dovevano
non
ioli,
s'
DI NAPOLI.
i6 s
me
rifatte
cII.t; koloitc
noi
ma;:s>i;r>,
ntmmt
dell' imperio : ne fa dubitare, che vi ( debba leggere Trajano , in vedendo li grande/za ile' cantieri , lIvj n-iiin p tu meno d'un mezzo nopalmo , cllendo ben noto , che l'ifcrizioni imperiali fcolpivanfi
con imr.iT:';n7a Se il marmo in linguaggio Greco, in tal guifa era
ftral
meli ieri
larli
jj'iila
la
perch pi
liiria:
ii'i'il
venne talento di dare a' Napolitani quell'iibla , e prenderli per se Ca; onde
i
nolri m.ig->iori ,
(rari pretti (.mi Attici, dovettero in llchia rimettere ed il loro natio idioma , e governo- . N olla,
che cllendo quell'itola di nonni repubblica, vi li portarti il gran Trajano,e v'crgeii; edifici , perch l' eleni .wj ivjiito , avendo fatta la ftef& cofiAiigulio,? Tiberio in Capri, che allora fi era del noitro comune, e l'adornarono di grandinimi monumenti della loro ma^ni'ceo/.;
che ancora s'ammira ir: q-.i-i i-odsi alinoli avanzi, E forfeDione fcriffe quella venula di Tracio in lichia , e Sifilino , che a fenno Aio ri'a (loria di lui, fembrandbgli un fatto, che ni
^uc. V. il rintr! piarvi :.7
fon linai] lieuri. del liTtii'ii, perch comune ne'm'.rmi i: d!r:i t>':t>cm , ovvero r.nji, Cxfsits m mmt.
Ho feurf con prelliilima fuga !' fi ri/ Itine , nerdit non l'argomento
del mio dire, ma lo lari :n favellando HeTAiiiea colonia ; movendomi
ora , che in efl vi Ji inmv.i il noni:- Ivl.-J-:-; binila il Greco parlare
d.-'
Uri cittadini amichi , e de' luoghi di lor dominio ; il che pruova
nirafi ad evidenza, che le parole nella piccola h:,!e deli'Ehone , ove anche v'ha N'-J,^, leni. deVe.vhi (e.'!i , cJ sei: n s.iri li farebbe ferieto eh'faliarj Nn'uc^! , e tale limiiher-uo col
BJ= far raro monumento, e quanto qual fia altra pi prcgevol cefa si per la figura,
pri
'
ii
e io
folli
vago di
idizione altrui
cominiia a
pl
dir
tral'criverei
iti vitello
d'era, onde
li
Digjtized by
Op
.
zioni di
si
ragpi;
l'Euilti)
iirl!,'
(-LtrlJo pir
e
[Ji
fcgiziani
!:
Mini?:
il
h:.e
Inrlf
Il-uihi
oVo
pi prtCu di'l'aiki
ii
vtro
i.:
:
:
on
ir::p.it.,ru])B
!ir'i ,
elfi
primi
i!ai\vr(,c!',s
h^-.-ifi.j.i.'fn
ci:
i
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
cupata da
w,
tilde* teologia Ceppe peniate a far Dei , che alla dimdica , e fpelfo
conviveflero'con noi, e foller h^uA-, xxri&xt*, t,5., e fccondo Latini sihxrcntc; , o afn-.-am ; e fe tal pentimento degno
di favillimi naturali iu.lofi (di Ini letta , anzi il prncipe fi fu Omero)
dall'
aver raccolta
religione
tal
Sa da
affai
te (Vi^awJf
pagani , debbon
opinione , comeche gu*
dillinfero
li
in
-.iibliine
>i
vane core, e non contenti di creder le Deit lempliccmcnfrsfmics , le volcano di pi in grado fupremo iVi$arf-
ri-vf, pixhnjftmas.
30&
Sarei in colpa
non
leggiera
&
'
pendii
in obblio ci.
che
fa
nuvo pregio, e
e perci efortava
fuoi
con quel-
le gravi parole del Deuteron. 4. 7. Non cft alia natio tai fraudili
fx* babeat
apfmpMqUMKS Jbi,ficut Dius nofltr odili. Certa,
mente farebbe flato oiiofo , che Meni avdfe ticordato al filo poi>olo le
Deit profane , le la pagana ctlolbUa non fi fofle pregiata della dimeftiehena colte finte fue celdliali podefta , onde gli Ebrei ne dovean vivere inquieti, ed ingelosii , e non altri potean trargli a nutrire si trifti pcnfieri , che
i
confinanti Fenici , \ quali avevano inventati tanti
Dei con tanti infingimenti delle loro apparizioni E quindi maggior-
Dm
mente
il
ferma, che da
Baflreo, giacch
6>, giula
vero,
la rea
il
quelli noi
ricevemmo
1'
Ebone, e
memere
credenza
fi
l'altre citt
era di
fpeC
farfi
familiarit di
Numi:
della mitologi*.
507.
se
Ma
non mi
356.
giacche fono
ti
che
gravi
le
le prefenti
qui
dell'
vieti
107. Si i
si
come
di
quelli le fcrUTe
,'
Mocon,
Digitizoo tv
che non
llir
di difogfiio
167
"ww
'ir'0 '3
tifift
tdfidcre, per
mani
non
da ci, che adoperavano i Greci, ed i Rodomeniche maniere delle Diviniti co' mortali,
dipartirfi
in favellando delle
il
"
ticanza
^ Dm*,
Diginzcd by
ir>8
ilefl
nomi
dogli
tW
Zepon, Odaco,
Jadori ,
e,
Chea,
ancheFe'
fon
che
altri
non
Coffe,
a ridurre
infelice
in cui l'eloquenza di lira forza fa pruova, e fembra,che in pochi verli ha racchiufo il molto, che ho raccolto di Ebune, leggendoli in elfi
ci ricorda 'culto , e
quanto pregio egli s' aveva ardi'.- a' Inni di
antichi, e che l'intera citta, non un lemplice rione l'invocava, e quafi ci dice , che la giovent gli cantava inni , ed il Dio a
quella dava avventurer bellezza, e leggiadria gentile, e fentimentt acfacrin.-j
&
i.
-.
decm
&
ipfa
vinrlm,
Hnc
mam
&
&
&
&
&
fi
Eumelo, Eiipi*-,
vecchia colonia
r-
r*"
e moflre-
perci
*-*
,:
"
Mi
le
fiato foltauto
pago
Nume
che rawffi
patria, conduttore
de'
na'i'oluPenisi
Diailizcd ti
Co
di
169
fa melicr confelfare,
fi fu di qu;i;.:
^tt :i:bJnu.- , come l'Ebone.U rendono per
i
non pocl monumenti, dc'quali la malagevolezza del tempo non ha fatta cru.la sir
ai liuti-), e per buona foralami ,
po'ianu additargli a'favj flranieri , e
forf fona afeofi a' noltri , clic pregianfi acedi amatori delle patrie amichiti. Vivo tra dn-, e (ini.- a ragione, il- in <-ni debba riportare tutto d, che l ha d' Eumtlo , ma perch fi fu un Nume di una partkolar fratria , farebbe affai opportuno in quella mia A lunga opera,
quando fari AcnlTuno argomento il ragionare di citi: fratrie , tralcrivere
allora ,e far ampio coniamo fopra ci, che ci d'antico, e fopra qucl-
che non
eziandio ragguaidevoic
'
<!'
Dcm
',
loro
il
nome
woj*,
cano
fempre
tenuiner altres
;;-
il
qpnrrn
.
Per ora quelt' ilcrizione fi affa foltauto 1 non
dubitare, che Eumelo fi fu un Nume del fuo rione , avendune un tcftimonio di si provata fede . Ho un fecondo marmo , quinto pi altro
pregevole, .nel quale eziandio fi & menzione de'cttdoti addetti a^que-
jl.
Mino,
dal qiult
chanmeoii
fi
fu
Dia
patria.
DignizM b/
170
Ito
Dio Eumelo,
ed
fcritro in [re
di (ituazion onetiflima
antichit.
La
principale ilcrizionc
t. 91MBI9, t. fi
Evda mirai
Influiti, Fh)kS, Sf&ra,
IVoM(iir
M. T.
-
>
J'tT&iS-, TM&l
Evantti nidori
In ciTtemmbv! Italici^ K*m*j(, Ai^vplibus
III u'qit,- MngllS Cteie quatiut Olpnpicts,
Qstz efi in Itili* , in adoltfwnrum edam
urimorim
duplicato
anfa
fiatms Diofcurorum,
inde una aim T. Flavio Zofm
e/'ur frane in codem curfu
forum adolefeatum viliori ,
viSorit Uvcmum adepto
&
na,
Sita oc lo fteffu
argomecto
del
DELLA CITTA'
Ed ognuno
311.
amica
d.'eb:
nolira citt in
ar.;r.i;e.irc
ledendo ihe
,
DI NAPOLI.
Li
j:i
nucniS^i-':'./!
17.
e fplendore doli'
in pi onc-
l'elercirava
sjioventii
imo
"
'
uffi'n wi/eis
iti
EM,
ENAMIAAOS
t-iriawirnuji;
cenameli aletrMur apd ipfoi (Neapiliranoi) p:r piaGrana simillimum . Ma la vaghezza del fanere
del gran Corlim s' ammira in volere, che rt M.r. I'isMi- lignifichi,
XLIS1. Italica Olymptsdis , e fpar ge una troppo (indiata erudizione ,
lunga, per inoltrarcele in Napoli fi ufavano nel tempo di Severo impcradore , cflendo il marmo di queir etl , di numerare gli anni dall'
Olimpiadi, il che ad ugnimi, fi-niorer cofa nuova, ed altri la diri Ararla : eflndo quali ficnr , che
1
due elementi M. r. aliano Mi^aJw
Temine, e s aggiunge l-v..per iilinguerla dalla vera Grecia.
miglior luogo difender con aniichiffimi fenttori , ed anche con quei
de'lcoli de'Ce-iiiri la voce !>;;, e rei*. ,. Si daranno fotti ripruovc, che fc il dottils. May/occhi avelie latto do di quclo marmo , il
quale era gii noto , non prendo Io dubbio , die M. r. non le avrebbe prefe per numeri , come ii O.rlini , ma per la Magna Grecia
in pi lughi del volume de' bronzi d'Eraclea, i quali fi polln ravvi.'::'"iiia , ed in affli
are merc l'indice, e non avrebbe ii,vt:.i ir.
mefehina fituazione la nollra MiyA-:/ rr.mi~f , escludendo da quella
anche Regio, non che Napoli; ma ora mi fovviene, che fiata forte,
che il gran Mazzocchi non pens a tal marmo , perch avendo dillinla la Grecia d' Italia in m,:-: rc: , i? nmr;e>,i , il che niuno tra gli
antichi , e moderni lo ferine , e ci dee dolere , che fa capitale di calai MinorGrecia la :j::llr:i !>r-iii citta pjg.il. e dice: Maser Grafia dilla fa'ti fomparaliai:,- Mmc-rif , qui cbjidelir.t Campania l'inora , e
poco innanzi, mim t.:ft JV.
: m.i ninno dir, die efTendovi Alexander magrini, ci deliba eflre Alexander purvus , certamente fecondo quella nuova, e particolar oivinone egli avrebbe interpetrato M. T.
ni
rf.
re;
din Udii
ipjiii
ripeto
perch
che tCen.'n
nominano
Ci
bel
fratrie ,
marmo
de'
tempi
fi
parler
quando
ci
ii
si
della colonia
di elle
pregevole
fi
narmg.
A tedar
fi
foflener quelle
fomiti, che
ol-
il
tempio, di <|ueltc llatue di Calure, e Polluce fono ancora rimafi ben grani avanzi , c nxilliaiiii ui'.a' [coltiir;: A:tka , che pu fcrvr
per ifludo, ed efempio, ed i buoni conolcitori ile' pregi antichi l accendono di giulo fdegno, perctii le veggono in rea liruazione:e s'anirnira alimi la L'aio] icit.'i di chi v'appet un marmo, nel quale fi legge, clic S. PI tiro t'ori fua predicazione le fece rui noi m ente cadere, ed
infrangerti , e con ci fi fi viver ]'A>:>lhMi fino
jmpcrad. Severo.
Per lira a me balla , che in uu^U s celebre ifcri/ione fi vegga , che
ile
la fratria,
pi pregi
che prefe
il
nome
dal
Dio Eumelo
Ila
ben diftinU
e per
il
marmo
che ci
, che
il
giorr
agi* Toh
ya&rfltiM
"Mry'Aas flvi
T. Flavia; Zo/J'biij, C*
Flavia Fortunata ptitiitres
voti computa cnaJcUyj rum
opportuno
Non
itm
EEBAXTA
altra
di ,
che fono 0
311. Si riport
di quercia
di alloro
IlelTo
marino, ti anche
la
fi
vate
lena.
DigitizedBy
S!>,
Comcch
buone
quelli
vcrli
olfcrvanioni
mcde-fiiri^per
(cu
pieni
ereler.te
ileetr.ar
il
e verri te:
eter pago delfolofei
presi pairii,
di
bik-ir.a
['ie-coiii
.lii,;i-.io
,1'umi.iv
a conlult.
vane nubile
buona ione
tanti indir
Icritiori
.ed
e/i,.i:diu
flr.imcri
;n.li
flato attui,
-.
il
ila
H14. Sembrer
voce oliente
gitila
tutta
Greca
ir,
che
.ni-ioe
,
:'i
p>:!'.i
313.31+
l-'nua
provare, che
.riempie, (-ertili
tanto maggiormente
T0111J.
d'Eumeio
in Stailo. Si
li
che
Mm
cuminella
tumeh
vede iflcr
il
divino
dire, chi
Omero
IptlT
ne'
EI."').} vsceFcnicu.
i74
ne' Tuoi
Ilenia.
Ma
fi
sa, che
la
la natia origine,
i
nomi Fenici non giuda
valor del proprio linguaggio, quindi in-
ma
fecondo
il
vent tante favole, ed ha trafmefl a'poferi lo Renio degno d'ogni lode di feovrire dalle medclime la verit della floria : e per ajutar con
pochiffimi efempj eii , che fi dice , quantunque i oziola cofa , perch
ben noia; Ja voce '((39- , che pura Fenicia 211) , ieieb , e dinota
tenebri , i Greci , ed il grand' Omero Itcfl etedendo doverli quella toglierli da fVp , lego, ne formarono I' aggiunto ipeSemls, lifmi/e
non fi legge altro ne'iiioi poemi, che vi; t^Stmi. Cesi ancora formarono i Ciclopi , ci e gente di un folo occhio , e grande , perche la
voce Fenicia del promontorio Lilibeo ha gli fiefii elementi , che Kil
n*.4., fi veggano im1m.j7.5S. Ed ora mi lvviene, giacch fi parla di
Omero, cheto leflo accaduto al Ilio nome , il quale da' Greci fiioi
figli s' interpetrf)
filmando ufeire da fii o'pi , quando Efiodo
,
nellaTeogon. ci aveva tfiruiti, che jizCx dinota ermo, onde cy-j^iS-,
coniar, poeta, v.30. Mni if-.i tV;s-V', , Mj>\- -jacc continente! : ed
ora Tappiamo, che l'autor dell' Ilia[ic,e dell'OdiiTca per hobile figura fi
difle 0(tf-, ci poeta- anzi non mi fi contender , che il primo
fuo fonte fiali la gran voce iom, omer, verbum, propinili , fermo , e
di effa fempre s'avvale Mos, e gli altri tinti fcritiori , quando fanno
parlare Iddio , o i profeti : e in tal gnifa , ci con ridurre alla loro
origine le voci , fi toglie ogni confufione , perch , come fpeffo ridice
Gi. Clerico , fileni Grtri ex nnmnibut perpermn inteliellis htftetioIni fingere, e doveva aggiungere, ed anche fingere imporrune etimologie : fe taluno voleffe pi efempj Intorno a tale argomento gli trovetr
di leggieri ncll' annotaz. di elio Clerico in Eiiodo , e nella Geogr. facr.
ilei Bochart, e prelTo affai altri
^ij. Ci conlidcratofi , non ci far chi mi polla opporre, che fe vi
t in Fenicio parlare la 'voce Eu^w^icS- T non polla efferci eziandio in
Omero, e ne' poficriori poeti, i quali per liniero , che dinotall ferii.
Ih ovium. Mi fi para [libito innanzi lo-aN cogli liefli elementi, che
EJfinAof , e chiude in se pater perfetius , antiqua! , ed all' ul degli
orientali parer plcnus ditnm , anzi mi giova , che i ixx. vecclii nei
Gen, 1 3. q. uba H danno iEiw , ed allora fi direbbe pater digitai. Ora
fi d' uopo fiabilire tale origine in tutte e due le fue parti , ma amo
btcviil, e potrei cilcr ben lungo
Si sa, che in Fenicia ufavanfi aflii
.
31J.
EJfM*
ifee di
(IOM,
liccome
il
JK.
L'IX'ZOj t.
Co
DELLA CITTA
ifle dall'
a, parer,
DI NAPOLI.
itati
bafievole
il
folo
175
Ef rstes , che
ti pii n!
Al cerio , die quella vecchia origine d' Etiphratts dall'airi,
ip/e , e non dall' 3K , parer , mi reca dilafiio s per la &ma dd gran
Mazzocchi , come per l' autorit del Buflorfio : ma fi deliderava gualelcmpio in Ebreo, che da' pronomi fi componeil qualche voce, la
quale io non ho lpuu rinvenite : mi fpiacerebbe, fe mi s' ubbie! rafie
fol nome Iran , Hofamaa , il quale crede taluno comporli di
in, e )ov,'i fi fi lignificare Ulc ,e*iuiiens , ovvero snmius, e fi
.
cii'
qudio
Muova
nel
1.
ma
nome
dall'invi, vi lono ail'oppoRo parecchi limili altri, come HoMunto, &c't nino gli fa cominciare da Min.
tifi, K fi penfi , che le voci compolle da
, parer, fono ferine
a, e non coli' e, onde fi lia Abraham, Ab'imclcch, Cfc. quindi fe
EuinAff forgelti: nella Aia ptima filklia da 3m, oS,.fi farebbe detto Ai
(iB> , Amtelm ; ma -io Muovo , che fi confondeano quelli due elementi, e perci nell'Ebreo teilo fi fcrivc Ebiaihsr , parer exctllem, r,
Sam.11. 11. &e. Ed in quanto :l;[!:i i, die li i:iri* nella v , bala rifovvenirli, che da qudl'SH, ai, lrge
Si vede dunque per ogni
verfo, che l'etimologia dell Evphriaei, che cidi il dottifs. Mazzocchi
ed altres il Buflorfio , non nuoce a quella d' Eumelus , prendendoli
queir da 3, e non da in : so efier aride quelle olfervazioni ,ma fe
n'incolpi i chi mi ci fpinlc: e perci ho con illudici, omeflb di rilpondcre
agli eienipj, che quello lavio uomo ha raccolti, per ajutar l'unione del
preceduto
fati, Uoflai,
coli'
CU.
'
pronome
lle
fio
il
due voci mii tm in una, perch folo nel Gen." a. 14. fiollcrva quefiume coll'Hin , indi nominandoli aliai volte , fi vede il folo rnB ,
che avrebbe dfingannati gli fcrittori da tal unione. N mi fi chieg-
316. Si
Mm
ilaflilifce
ule origine
d"
Eilpf 'i ,
emnechi
fieno contrari
ga,
uomini
(ivi.
OigitizM oy
76
FENICI PRIMI Af
il
nona;
ch ne formarono Numi;
non
dubiter
ct.era tal coti u me
pii
fi
ben
& quali
lenza
il
fiumi di p.
Vhm
:
:ul'j:;il
coiichiiiilerc,
licuro
Te
(unir cn]]'=
li
on
d'
che lic:ome
die dinota paia-
si, poll
frate
a'
che
animi)
il
,
eh:
p^icr, pcrchi
la culli
non
j ro-
lo lidio
verbo Nio
far
vo.i i.o:n:w
nome
Fenicio
ES^>,&
il
fiero Ilo
,tliio
delle
N>nfe.
OlgltizoO
b/Googli
Anime,
Ninfe
fa le
!'
gi ii dover; , che fi
molto li affi, che que
li antichi dovevano ci!
re agli Ebrei, e Fenici
riporta
di)
che
due nomi
Greci (hunicr
a'
e fimo
affai .di
egli
dell'ii
Mdie
b-
e; !::
Dei
Bai *Alx,
quelle
.. ! .;,:hji<j
erudizione
Nii
delle
L-cilit
occahoaG
fa
delle
Nini
cini!-
niii-.:
nll'ita
ik'.'
i.il
Arii.i
dei infuls
no
mi Iniace,
ivrch
ch'i
ne olrva Bochart
gli sfilai c:
,i ).'.
ov/i, e yf'nwa , a.ito-ir , qu, i fi dice ,ib o-.cmi pmventu ; ma ignoro poi, perch !>li p::;(v::i , che ( comintis;.! ul parola da ui\i , mei.
11 Bochart d una molto ingegnofa etimologia, e con efii ci palefa la
fua gran lettura: I.;p,T,:s it'*i: Meli.sunin , t.7 Mt-Iogonin hauddubie
per
in feundt hi!. .;>-, rxui f. np 'tir pjjjo , Menaggenin ; t/wA>
Menaggenin eyJ in/uh cruni , ,7111 p:il',-m li'h-.-mjma maficn , Ce.
indi intieri ve un litoti il' Ariilud-L- in Idi. l\f,r.
(die fi dubita elfcr
r.iccor.t.i
compagnati da un
ridere
eh; in Lipari
11
reni
11
&
r.:-.'.i
[in
tirane
:
le quali
limili
FjJU
'/M eromperli
(igiiiiiu,
ef.
,
fi
e cinichiiidc
ili 1 ,
sforano
unificali
ac-
dcdil occufio-
ar^Be
|.;,-;;'iL-re>be
cole
cxieiuatls
a tale peni"
e piacciono.
Ma
far tolto di colpa , fe uer onor del vero refifto al dottili. Bochart. lo non rinvengo qu; (hi voce ;'::: H'.:i:..^.^:iiin, nel parlnrFeni1
^ha
nummu-uta da Makiretv minai! ,
is nel lalm. r 50.
v'
ha D'io , pn
mw
"a
la
a.
fi
Ma
318.
Wbfirh
gnu Badivi.
Oignizcd 0/
7 S
L,
lla origine
Spanhemio
d' offe r va re ,
Emetto, che a
fe
(il clic
un
egli
quelli di ha aggiunte
Minor
Milpmis manine
Eh re bv.e
raggiunto
tip.
;/*/,!
veramente
di f?.!--.
evi
in
pltgm,pcrfeam efe;
logia, oltre
o Arane
nomi
(ma ognuno
le
Jif.JJO,
voti Grftlit, e
Lulncufiemi da HO.
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
ben molti fon nomi orientali, e barbari, onde anche da ci fi mollrsrebbe, che tal vocabolo non viene da'Greci. L'ordine ora del mio dire richiede, che m'ingegni a dar ripruove , che Eumelu fi fu il conduttore della Fenicia colonia in Napoli, il che aiuter anche bene, che
fuo nume orientale, e credo, che faran tali, che coloro foltanto non
le mineranno ponnti , i quali amano elici rcllii ? perch cosi credono
dlr favj.
jil. Debba molto al noflro Capaccio , il quale ci ha ferbati buoni
de'nolri maggiori , comecli inferiti! til volta con qualche noncuranti, fccome s'oflrva nel fegnenie.il quale giova bene al
e fi legge pag-poo. della l'u (loria ; onde il rrafcrilfc
forf Lafena, e ne fa ufo nel Ginnalio pag.19. con aliai debole maniela, ma fono in colpa i tempi, in cui ville:
monumenti
mio argomento,
kai
A A T KE A A PX H 2 A NT
TPAMMAT1ZANTA A PS A N T A TON
HE N T AETHP1KON SEOISAnche
Reinefio ha
marmo,
ripoRo
dio 'Sintagma
10^.
emenda gli errori del Capaccio, ed t felice in relriiuire la voce fuuiifr
XipvaVayra in am\atx"'""
, e ci fa ben lungo comentoi e m'increfee forte, che nulla dice dell'' HONIONAEQN , dizione si guafta , e
quella fra tutte V altre meritava rifforarfi , come parte principale dell'
iferzione S'altendea dal dottili Mazzocchi l'emendazione di tal voce,
nel
pagi
queflo
il
311.
Comincila
le
prooiie
che
Emacia
fu
il
Digjiized by
aito
quello
HOMO.
:
"l
ri
CTHTPIA
HONIONAIGN
ialini!:
<,n.:;i
lire,
era
nella
floria.
Se poi
li
vede laminar
reca dilagio, perch altre noflrc fratrie hanno limile ulcila AV-bi,
da ri, come da Iw , IW;> , c cu e il' demi- lori riierhati in
favellando della gran col;;ni<i Alenici.'
Or licciiine-t.il riflorazionc 4
nativa, e niente ingegnoa, cosi bifogna anche elfer ficuro che intanto
;
in Napoli fi ritrova una filtri.-, de 'G nei, o Gioni, perche a'noiri padri piacque (e ii dcbhru) h cui lodare ; mantenere alla tarda poAcrit !.i memorili de'l'uni ..Ivi.-. -.uri di quella citt
tv l dee credere,
che per nome di Cluni V mi, eco no
Greci , o piti in particolare gli
Ateiilcf, perch gli aot.clii letitiori, come Str.-.kme, Patercolo, Stazio , ed altri, le colonie nolire Gr-cciic le dicono Curuana, Calcidcfe,
Euhea, Attica, e li fanno i nomi de' loro conduttori , cio Ippode,
Megafiene," e Morlo(i) , iiccome li Jimolircri .ni evidenza nc'loro luoghi; ne quelli fcrittori ci lianno. trafineil la pregevole notizia de'Fenici, ovvero Gioiti, che in Mai-oii li portarono a far dimora , s perch
tale colonia fi fu antichiilima , si ancora , perche non era del loro talento il poter dilli nync-rc le voci oi icni.iii , e fapere, che Jan fi fu uno
K-w
jii.
r<KheioNtfali
vi fu
$jtTf *
Vam, C
deduce
che
Eumelo
jjli
contliuTc,
Dlgitizsd By
DELIA CITTA'
DI N
t,..
to Tipo
di
Giat
:i'.!t-v.
piTtli
non
gli
fa
anche
Italia
Il
Librone
antico IVovit v. 987. imitando Omero : anzi jTaltro non ci virale infilile intorno a quella popolazione de' figli di Gion , fe non di quello, che
avea ferino con maggior cura Bochart , ficcome egli con piena
il
pale fa
fine qm ungi atenrotim exfikata rapii , lejrat e.! sp
lib.
csp. ;, Certamente io troppo mi fpzierei,
fe aggiungerli qui il moltiilmo, che ho raccolto, e penfato intorno alle Ginniche colonie , meglio aftacendofi tal ragion amento in parlando
degli Ateruel , e delle loro fratrie , le quali da erti furono ifU:u:;c :n
noftra citt: allora con difiingucre
due Gioni uno nipote di No , e
di gran nome , l'altro tglio di Suto.che vbTc in Attica , li toglie ogni
conlufione dagli fcrittori antichi , e fpecial mente Greci , e rimarr ben
fermi la pi rimota cronologia con proporre, fta lungi ogni vanto, un
nuovo mio penfamento: e risponder a tutto ci, che intorno a queJU
due croi Gioni hanno fcritto in contrario g' Ululiti ingegni Bochart
Loerchcro nel libro di quella fpecial argomento col titolti/ofl, e MaiTnm.l.
zocStogi
3:;,
diflingiierc Jra Egira di Gisftt dall'altro Job figlio ci Siilo.
;i.'l
k-ir'i
Boriamoti in Phnlcg
'
Nn
1S1
vert s
bromi d'Eraclea
il
,p:,k
prtf'""
fi
di
'
iLTLItori,
molliUimi onDii
ilili
idEuir.
DigitizMDy
DELLA CITTA'
che/tfx Eyne/it
fia
DI NAPOLI.
ti
a' fli
le
z8 3
duino Eume-
Dei di
ella fra-
tria
i-j
pm
forum (l'jiam
.
.
Seapelim finitili
a quelli due luoghi di
dj:i gran I-:; in p-ulanjoli della cojmu,
e di V.-.Icki
che
venne da Cilc:dc.
31$. In quanti! poi ad Apiil'i, ciie il poeta no"r.> il ice Dio defili
Eumdidi, ve n'ha in effe none illufori monumenti, e f. feibaeo ancori, e ci dee inerefonc , che finora nem fi km curati , come cote dei
volgo, perch era alcoli l'origine. Il tempio di quefto gran Nume flava c:ett.i, eve rrj fi ieJ; C m.-cni: .:.> iJvjnw , e c. e ti
kuil;,
mi lenza recarne i g-ufli , e veri documenti, e fnrle ficanto , perch
l'aveva afcoltalo dagli avi, il che ..ncne a me giova; 1 nifi pochi per, che n'ho ractoti, non e n b-II.i il lungo ci riportargi > prenderci
Strillone
ti.,
'..
iica
in dovendo parlar: della colonia Atcmefe.li quale, come alho detto, ci trafmife le fratrie:fara degnai valore un fol monumento , che tutti , e fi prender! in grado. Ewi dietro la cappella,
fi ferba, e fi adora il Sacramento Eucariflico in efl Duomo, una
logora tavola , e ben antica ,
li
vede dipinto il Salvatore lenente
come iti trono, pi della naturai grandezza , e col liniffro piede preme
forte una ben grande immagine del Sole, e rubiconda. egli in azioo
di benedire colla delira , e colla linifira llringe un libro aperto , in elio l
legge divifatamente , ego sum'xux mundi: non ci fi richiede pronto
tal fatica
tre volte
ove
me
il
Nn
31J. Raro
monumento, tic
il
noflro
Duomo
fii
in darci
1
dilino tempia d'Apollo.
tal
i4
io pregio di li
de'ncftri [ladri
il ttmpio d'Apollo per quelli (ingoiare dipintura , e per altri documenti , che per pii opportuno luogo riferbo , e che gli Eumelidi
l'adoravano, filix Eumilit adoni; .i chi t:jrnu-r.'i .li no il credere , clic
in quello rione vi eri lai fratria dovrebbe cullili oliare ad un poeu
amico , e cittadino : anzi Stazio inficine con il Ino fido Menecrate in
efla avean foggiorno , ed ambedue eran facerdoti del tempio di Cerere
quivi anche eretto, come poco innanzi fi difl, e perci la invoca ne'
ci era
Tutine
Adea
Fttvam
Cirsi
qttagamm
taciti
lianptiia
mhsh
my/lx.
Furono dunque ben avveduti i noftri avi , che all' anttchiffimo eroe
Eumclo, il quale pnptil di Fenici, nazion ben eulta , le noltrc contrade , di farlo Nume , corifee rare! i il pi diflinto luogo della citt
Jecome de'pi illulri altres l'tnfiri pomi, ed ergergli tempio , ed
in elfo dar culto fenza fallo al limol Siene, orientai Deit , cerchi
elfendo fua religione non di particola fratria, mi univrfale , fi doveva
onorare con pii riti nel principale (acro edificio della citt
ed i conduttori di colonie in partendoli da' loro lidi, portavan fcco iproprj Numi, onde opportuno mi offre Virgilio lib. 3. v. n, che Enea ufeendo da
Troia n'andava a raggiornar in tene (Iraniere
focus ,ttanqne , Penotibui , CT matfth Di'ti ; c per mollrarci , che non fi faceva altrimenti in dovendo popolar contrade, riM:t; b fl.-I'i ti:i lib. i. v. jSj. Sui
p:i:< fumi, rapita qui ex h'k v.k.t, CI ;!'< -.:-:ha m;tum\ e con far
parlar Giunone ad Eolo contra Enea nello llcd lib.v.71. Crai mimi:
mm
conduttori i colonie
dovette Fjrc
Eumclo io Napoli.
CELLA CITTA'
DI NAPOLI.
Uhm
sSj
memorie
ti
poco avanti
Papinio d
f
rn.1m.z73. =
beli'
aggiunto
la piti
di
FELK
antica,
fi
a quella fratria
sa, che
le
non per
altro,
conciliatili .alta Jima, anzi venerazione, e le origini delle citt, quanto Ibno pi vecchie, tanto fi credono avere pi compiuta felicita , e
vantaggio , oltre affili altri pregi di quello rione gi da me noverati .
Ho frbato qui il pi valevole argomento per foitenere , che Eumelo
317. Iltempio
d'Eumelo
fimiitb in quella
il'
diPuntwpb
ite
tre
Numi.
DigiiizeO 6y
Googli
pag.70. col.
1.
A.
ir MimnOn
pi-
mai
il
Greco poeta
a'
l'
tre volte
mero
ii
^;V.^
^A>
>
gli
Ct:or,dia: e qi-.i
acquali rie.a l'Onci:..!
mi viene deliderio, die in ;-.es;iT.Aifi i' imnnirahiic Kneiilc farebbe piacer non vano comparar inficine quelli due pran poemi, e non eflcr fol
pago del ragguaglio . die s' fria r.e'Macij , e ne' frefehi cementatori
Or non raviil.im'ii il J mino putta ut!;' Iliade il
darfl ad
Enea, come lio accennale, lem indurli a credere, che l e fua invenzione, per far laptrc , che tale eroe Frigio fi fu l'origine dalla si
t
cd
altri affai,
rWp
319.
Si lodi ofit
li
i-AT.--i-it.rf
nio
JK- JVfo.
layii-ii/lnriti
glia
piii
riTfii
flrf/ii/.
,
mi
raccolsi
fi
r.ucl
,r/u(i-f rfn-rtHi-
j:;:t
Memnatcm
ne come
i*it"vT!j;r
ftrano: ed
330. Querele
ci-.i-
CJY.
EumJif Pli-
St.mn
h-..l
Ina (.nervazione
min
fi
aliai
pcrifalo, che
ra!
voce.
Oigilized by
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
iSg
derL^dT retare
lillinia fratria,
dore
ir
ni
alla
dia
dilltl-
e Poli
nt
bneve
rgr>
.i
imi;
Oo
TemJ.
331. Rigioni, perch non
li
no
1W
T1ANAHM02 ZTNNAAEflN
Or
io
per
recitar cofe altrui, non ho nel Tuo luogo latto ufo di quella Spanhemiana crudi/ione , che pregio aitai, e vivo cer-
to, che
fapere
fi
leggono
Son
coftretto
ncccITta, ed
ma
la
pregio dell'opera la richiede, di rinvenire l'cta'di quequali nenoltri lidi li portarono afar
d^-' Penici
vita, e dimora, ma non s'attenda ni anno fermo , ni tempo tiretto,
c ben determinato: foltanto mi regge l'animo di racchiudere lor venuil
ta tra lolpazio d qualche fccolo, dovendo io rimettermi all'et si vecchie, e rimote fenza valevole foccorfo di fcrittori antichi, i quali avefalmeno leggiera a definirci inficine con poche cole, che
da'Fenici ci hanno trarmel,ed afliffime voci , eziandio il tempo di cffer giunti in noibe contrade; I: n'eccettui il grauJOmero ,che ce ne
di qualche lume, lccome poco innanzi divideremo : quindi foffro dura
necellt di rintracciar buone, e forti conghietturc , per fermai tal et.
I moderni , de' quali ve n' ha parecchi, che han voluto far pruovi , e
cimento di determinar quello tempo , fi fono (Indiati di recar ragioni
fero polla cura
aliai fievoli , onde di pi folte tenebre hanno ingombrato il tutto , dalquali io non imparai mai , come ufeirne , fe non me ne folli per
violenza , e dtfperazione dipartito
Non i mio colhime tifar le maniere, come ha fcritto Camillo Pellegrini nella fua Campagna in parlando delle colonie antiche, ma non della Fenicia, che egli allatto non
conobbe, e non mai nomina tal nazioneicon tutro che Omero, il quale in dclcriverci il famofo viaggio d'Ulule , e facendo lunga menzione
de' luoghi di noflre fpiagge, e Ipecialmente di quelle di Pozzuoli , non
le
che
le orientali ,
non erano
n s'ammiri
di noflrc
citt
contrade.
Oignizod b/
Googli
DELLA CITTA'
NAPOLI.
DI
131
Campagna
nel
Omero
fine di
che veggonfi in
quei, che ferbanli in nefra citt
perch
di Pozzuoli
f
folli
Ihito
ed in
anche
follecito de' mediterranei , e dedurre da si llranicra lingua levaci eziandio dc'fiumi, de'monti di ella Campagna , farebbe flato ben lungo il
mio
.Si
afeofi
Debbo
fa fi fcriveva ,
tri
rilparmiar fua fama, percht a'fnoi d con si pronta guie nella nativa lingua non l leggeano gli antichi , ma
Oo
)Jj. Si deferivi in qual manieri
il
Pellegrini
il
giullo,ed
hi pulito
il
rigi-
do
di
quelle colonie.
tf
do penfare, die ci ha in quella noflra felice (Iasioni. Per mi l permetta il dire, eh;
pree.i anti.hi, e veri de'Nupolitani pofpone tmpre
'Campani lenza abusilo (kenilani- l'artifvi:>. Non di ondalo a grado
i
di recitar il nollro Ciuacci , co:r.c !e c .n Lir ci avelli; perduto di dignit, quando quelli gi avea raccolti
luoghi degli antichi nella Tua
il
Pellegrini ha adornata Tua opera (per raccrc.che
valuto anche de] Latina ) osi Imga liillrciKa, perch il Capacci
lia fornito fuo volume intorno all'antichi cole di Napoli , e Pozzuoli
con favia arte riporr indo gli utili :ri ned' origliai favella , ed adoperando ciiando i Greci falli fcritti , e le monete , avanzi ben pregevoli
per la Aorla, all'un ;>r ><lo il Pcdegriui u imin uib ne fa, ne poco, e
non credo, chj di cavila colpa alenilo oli cularlo.cd avergli mercede.
334. Quello perii , che pi Ipiace in (indio Cinipino llorico , anzi
mu:iv; a lkno , li , che nel uiir;'.oe di continuo, ne mai l [lanca,
autori, dapporre odiofe paroe rifina , lecunie anch; nell'indice ;LStrani difende da te. fcfle, Arfoteh,T!lio, Tacito, ir.
u Gr.-.-j, con tutto che egli ci di le pure
fi, ti. n rifparmia
patrie
verloni , o Latino, ed anche del tiollro Stazio inLorno ali.ardifee dire , notato ; ed ognun sa-, che gli antichi s' iUuftrano , e fi
fpiegano , non s'oppugnano , e fe tal volta li truovano fallire, dura
imprefa il riprender;; '
K fiata lista li forte ad Omero, e ad Eiiodo,
che egli non mai gli nomina , o non gli vide , perche anche a quelli
t
la flefla fvantaggiofa maniera co' primi favj moderni , come con Giuf.
Scaligero, ee ina poi nel Cornelio dell'oliera li veggono cllcr cofe oiivfclicemente dette, o affai tapine. Non per iiiiilro talento mi fono indotto
seir ci coiKro il IVIlegrin; . ben p-cgian.lo p-ernrro mafatica,ma per
sfuggir foltanto di rispondergli , e li: Iliaco ! mi., parlare , ellsndnmi
celk- no' re e "orile * ed li! airo
r.-.'A: eraiologia
numero; ed avendo io con avveduto, c non bneve ftudio dhlinte le fnr
le dalle vere, il che egli non fece, forl per malagevolezza di fua Ha.
giurie, non fono in d.-oiro, u ii richieder di me, che renda note le
ragioni, o per dir pi prdto, i Mamenti del Pellegrini. Al certo, che
farebbe vanti mio (lento , e ricrederebbe a;l elimino il leggerlo , fe
m' induflrialfi ora, che fiamo lcuri , che i pi antichi nona abitatori
li
furono i Fenici, e lappiamo anche il lor conduttore , av
:1 nollro Stazio, e quali Numi altres ci
portarono, porre cura a inoltrar , che niente regge tutto ci , che il
Pellegrini ha unito intorno al nome di Partcnope,ed ai fcpolcro di lei,
ed altres al molto, che ha fcritto dell'Argonauta Falero, di cui altro
monumento non fi ha , fe non quelle due parole di Licolrone, Tinn
il quale fe fafle
llato nome d'eroe venuto a fondar noftra citt
in tempi si rimoti, e non di una collina amcnulima , non farebbe ita.
3J4-
Il
il
DigimadbyCooglt
Vcema
.!.];;:
1 .!
Napoli, hi
nef
'ufo
tonA
Campagna.
.ULe K iu:i.
f.-.i
sr.iv; rin;rilL-imL-[ico_a
nix
Grigli; C.ilcid.-le,
il
gente dopo
fi
evidente
1
,
clic
tv.offii
i
;^Ma
r^/ci
.li
fi
qi
l iiy!':.v
e,l
Aut.-.
il
Babilor
s";
iii_q.-,>:
li.
mi tv
tutte le provmcie
che
fi^li
fohhrii'o la
diGiavan
cr.-.i;
fifpinfcro in Itali!
;:;.-.-t-
Il;'':
Ionia
min dopo
si
ar.luo
cxalh
i.
Jijit/ di'\i-ji-fKmm
tal
Qiisnds nitrati
--ii
argonu-iuo
t'J
di-Vii:
rtc.-n'.i
,i
li
Sembra
l;:ns;o
;i;uij.to
filo
accettevole
dira tratta
dclBodiarl, dd
Oli,
3;i- Si rl[iotiin3
fn:ii;;i;iiii
l;'
[".:-.-:
t.t.jrm 'i'id
ii
clic
oiiuiuli colunie.
Olgliizsa&yCooglc
194
che , per farci credere head maltis pati fumiti tfler venuta nel Lazio
quefia colonia: tanto pi, che il Mazzocchi e oppoliflimo a tale opinione .attribuendo le grandi popolirioni di quella gente orientale intorno
ad otto ferali dopo la difperfone Babilonica, e crede, che ne folte feto Giofn la cagione , quando quelli foggiogi la regione di Canaan,
nd
t
l Nuc*",
N.ive
fitii
Spicilegio
/!,...vji'ji
rn.ff.-Hii Jafxtt dcbclleioq: /;'jiw:n
e ci dice l'rocopio , che ci era Icritto in colonne ncll'
,
il
l>!l.-.l:-z
u'i
rh
f ri.:-.
uif:r.-.::
il
e..' i>S.x'-<j
re
iic
Vel-ft;;
::
f'i
ri:
h.:bere
yi',:.?r:tm
Ma
Mais
noma!
prima
ti
v'ideali-
ne' bronzi
l'animo
tanto variare. L'immortal Bochart,il quale in il arduo argomento ito tanto innanzi a tutti, ed ha dato afili altri, che ne hanno Icritto, lume si grande col fuo ammirabil fapere orientale , gii previde quella doppia difperfione , la prima nella Ragione Babelica pag. 1 5 1.
V.44. Dtfiptcmfilih (Japhet) duo film in nofimm Europam migrarum , riempe Tiimi ,
ir.c
f.rv.pi
iliut Europi parlet
il
&
naan
6.
Si
propoli! li manieri,
eoe
li
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
1115
fcheduna provincia,
la,
comech non
fi
ci
dubiti
agli eroi di
11 partiti ,
ed in qnal fcolo
,& J
gi*
&
dodici ben lunghi cap. intorno allo fieno argomento, e v'appone il tit.
Dupri/nisltslit rnfonit.e nomina molte pi nazioni , che il Mazzocchi,
ni so perch quelli non loda il Richio. Anche il Oliverio nel principio dell'Italia antica, il Maflei nelT ofiervaz. ItaL ed alni alfai fi fon
tolti a far pruova del kir fapere in si malagevole imnrefa.
3H 7. Or io, fe pur non fallo , nelle fatiche di si illuuri ingegni vi
ho rinvenuto dell' ofcuritl , e m'aJlengo di dire, della confufione , co.
337. L' mlor ii
ijiicll'opcri i
ben
OigiuzoO Of
con
iiihcerc vi
fi
mio argoment-O
nia
e l'altre
annovererebbe
rfi
la di cui origine
3j!.GiavcrcMiciii(lir3n;rl( coloni;
qrieritali
etnt
dall'inctrrt
co-
perfapcmril [tropo.
DiginzedbyGooglt.
DELLA CITTA'
me
DI NAPOLI.
frtpi, ed altra
ci ha tra
i>iti
([utili;
l-vj ,
Non
if
alarne, alle
niiiii
dal
Bo.hart
t-k'r
May/.u^si
ilal
onde
il
grati
Maz-
".' e
ntf toVo
vuole egli
rA,i;;
iliijipavi,
niu!i:i=ia
!,-t ,
;:[)!;;,
ipjijjiiiwiii
11 rcfiilt
inondo
.
JA ( /,,~n:.m:h o )
rtio: e proficgue, eli' Io Beffi)
P|i
alle limole-eia
i-xpa.-.th
tisi
Muzocchi, che
la vuole di J>.
orkr.Mli:
ii::.<.
da /.^it.t
Ji
cui f^ii
vennero
il
far vi
1
ino
hinLi'n, c si'.i cLiik':(]
ittlli, tiinu* l'i^n ir.nju?
-s
l n
h'
detto: c mi ajurti izranjio il colkmc , eli; da' -atri are
Ti
lui;:
noni; alle Provincie.'
N voglio eflr dimentico di rfpondcn; all' altra crudi/lo
1
il
!.:>.
C.'.;:'i.
:;j
non ili^a
s.ili
comt vcolc
il
Mjiucit,;, ni
f.i-::l.:
Dipjlized by
Coogl
DELLA CITTA'
Mazzocchi, che
DI
ti.
Creteli, ovvero c
ri Mi;
C.
d
,
ma
riif
Olio
il
Chetili
OOT
<vt7
Crei! iirtifl-
Crethim,
jrfe/J
11. iti
Cananea
polla
in
me
Con
liceit erudizione
ha inoltrato
il
Pp
3+i. Si follicat
Bochart
*
Cim
Gre-
CI PRIMI
ABITATOK
Ilio
ahdm?
"avola di
idu
li
Minos
furono
Richi
e vile
ibiidaloi
ii:.
Gfvj
non iitnf.no
Oignizoa D
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
:
contr.v.!::
rtd
dopo
abitarli
che gi
fi
da
Pelcfi-i elea
come
P/s.'/ec
vinile
la
di-
H'IIiIiht
il
l'.i:;.
Jouli pag.
tim-ni
Hod1.1t! pag.
54-..
th,-.-,>.
r.
Non
y:..
e 9;.
pfl-
torit del
100.
i'a<;;:
/;;;;...
dtit'.ife
cl. 1.
Fu i-i,*-"'
re;, n
tlV
ll,b::;j
rotea
un
Sl,?./i:;ilii
Pclafen
il
beiieli
il
divifionem jnnf :
aLi-i.-.iigere
11.11.1;.
I\
.La
&
fili-
gran Salmaio
P*rt%
Pih/k^u,
eie*
voto
1,1
quella codila
in
re if/h
j.t<.
qwd
inibitore, che
uS. ed
li::.
ami
nelio rf/J/m,
en
ci
aomiah Micio, 07
Kinrr.wtw appellala Phale| otiendit ? w
lui-,
.~pp:-tl,aos ,
.-/
li
liriveniiol
l-'-A;:; ,
ci e\
ditls
.
Pelala
ri
lo (ledo alTerirce
Rei-
anche apporvi
l'aia-
e.ice
'~
fiaertlufiom
Molimi'
/1/iaJ.
Prin:::
per,
come
ve^a
mollri trcv:ir(l (]-.-.-f:'Hiire:i cuionia an tlnveni'ta oi'clla ::: -J.-piyJth , non lata
chili
come da Phaleg
tonnato Pel^gus r
fiali
eiimolcrjfl
ili
qutllo
nome.
S oi
torit addotte di
che folo
ti
ujn-j
palcg
j'is
Si-> fit
i/ire
c/ifl*
il
fcriyerfi,
rinata
bine a
c/i
(,,')'/.'
r-"j-;
iwhiw)
divk:.-ivj-
ii^:-ns:;i:!i
/<
diga
h.::t.l >....-)
.?
i-srt.'s
'claggi dicini
. . .
i.n.ie
in u-ytia gerunt:
hot
l'elafe! (/?
,;
Ps/fc jbmk
fitpjfam
Infima in de Inter, pcrmut.) bhir ;mh::<m: ex l'elagad utthuuni et Pelargli l'elalgi rvafcrmt . Ma fembrano
crudile m;it.i-/ .":ii , e 1'-:.:-; cucila doppia $/.
(j i.ir.tiinq;:;
quando con buona femplicit io potrei dire, the al Pcleg fi aggiunta
la !, che non rara cofa ne'nomi proprj , ficconie Csmilius li rinviene
trjnfincat (vide
gis Pclargi
o.llarLi
'-c
t.r
'
itri[![>C.-.7i<J.'//i!',i:c.Bochartpa
'
fa.
comunale
tal
l:
''
'
'
cambi
&
'
ram,s!que eorumdem
nmnm
!::::,d
afpcRnquc iucundifiinmurn
barbarica.
Ma
Stradine
:ur.l:i
e:'.![o
g^;raf,i
ci
s"
Ar.nmcis
ha voluto anche
pulfis ab co loco
(Hm
er.l.u:-!,;:-/
regna, ti
altres
ia nolliiCampjeaii.
OignizedbyCooglc
DELLA CITTA'
NAPOL
DI
amen
&xm
Greci
<Sf
a .r
lVbrsi
pnfji/i
i;;;.';j..-,
-A, ,.>-.,
.,
ma
[:;:,>::;
difliro Ti/.n:;.
ogrr.ino
Pelaigi
troppi)
il
c::fhm; con ilcherv.evule,
nolo l'ufo prefl i Greci, e Latin<>.=-: , ; i-saivri il Caldrjs
mutazion di lettera , efBiik) u%irv
Biberim Mao ; e ttn. ramile le i;s! rame folle ut ilo per accidente, e
per cofa non penUu, 11 '.riverrei ili e qmLiiL- volta na-m^n iti vece di
n^aTj-oi, il che s'orlava fole, quando li comparano alle cicogne. Ma
c-vvero i-jin l'nan palelata con chia; ;:Uri :i.:n i.m rinvnui.i rapirne
rezza, pache in quafrvoelia provincia, ed anche in alcune ifole fi truovanti Pclalgi: < cr\ak-rii , die In d fa al"...!.., ovvero adombrati li
verit de'fant volumi: giunfc a'Grcci la fama, che attempi dell'eroe
il
Ebreo Phileg
fi
Pelati
li
quella
dinota b^vace
Diajiized by
lo 4
H .(]:!
li
r.
ss*
cita quelli
rafi.(Tfic
veggo infcEcemcnt
tri
tr;idurrebboi>o, ti
tamente (pillino
aiij[y.!r:i
Cendi
ni ledili in t.i:i a tic tuffimi
Sv\uo lV.ii'i-fj , .>.< Sf.vj j-iVS- rie, che
':
r.d
il
ri
ut
rtclr.f,
!;i
fi
>.vr:('i
il:
,./;.;,
a.n
divini imitili
moltiplic col
nome
:ii;;fii--il
l'i
die dipo
di
acero ceril
generale
gami, J'speli
Hi
cos
talee.
DELLA CITTA'
:rfi
il.
dice TKuTyis
Glie
vviw
NAPOL
DI
Omrr- ami
f-iri^i
ac
ivlli^i
in
i.n.i
siati \ai;
n;u
luoghi d
Tom.1.
Onici;)
lVi..: ;!
;u
3 oS
lufirc aggiorno
quel verib ce!"
ed
di divini , 5Toi
Ilr.irb
,.
in quello dcll'Odifica
Ti
non ha Omero ? ne' quali leggendo quelli quattordici popoli , s'offava, che agli altri appone", ma non a latti, qualche lode, a' l'elalgi
unicamente quella di ?oi Quindi chiaramente l ravvila , che a' tempi
di oocito gran poeta il nome Fcfai-ri era in .'.'.:o pregio, e fama; n fi
potrA dar altri ragione del chiamarli ,Ir.-int, ic min perch l la fama
del Piulrg , dal quale hanno effi origine , come la tradizione , bench
ingombrata, della dilpcrllone della gente Ebrea, non potevano in tutta
arennderfi, perch vere; e fa d'uopo eziandio non obbliar mai t che i
padri delle nazioni fi creavan Dei.
34S. Sari altro luogo d'Omero degno d pi follecita cura , e bench fia fiato agi' interpetri antichi , e nuovi tenebrilo , non per tanto
[urne, e pressi: egli f.i LLiit.tr Giove Hilary*
ora non acquili,! il
chi
i, ed
datagli
in
in dio vi
si
Jupilcr
re,
Tallire ,
, 11. t,
fe
ofo dire
che
235.
rrto'Sj taur
y_B1l1,Vl3l *
Baioni fttfidaa
hybcriw-frtgurc-hiftifts: ,
dream micia
Stili
Tui htibitant fiKerdotct ilhtt-pcdiOMS , InBtti-cttbimtts -Achille priega Giove in favor di Patroclo , che in fua vece dee
combatter col grand' Ettore . Si sa , che cos gii fcolialti , come i ce-
Qui
mentatori tutti
be
fi
non
in effe oracoli, e fuperb templi. Sarebbe ben novizio nelle cofe Bibliche colui, che ignorane quel molto, che fie fcritto intorno alla popolazione de'di tendenti di Dedaaim, ed anche perch li dice tal nome nel
numero del pi, e non Dedita nel meno r li legge gi da tutti l'ime10 cap. 6. del lib. 3. dell' immortal Bochart col tit. Dedemm , five Ro348. Perche
co' titoli
lu-iwi,
rin*r>ni.
Digiiized by
Googli
pag.' v}t.
.logia dc'faccrdoti
ave ci di fcelte
2i>W,
e de'
l'.l
Bench quefio/nneHw
prefto
che deboli
mi
H~Tpfp<JV
-nnJuu-uii
tfiaitn/ji td
,
ilui
/irer
Saul' ffTira5-09rV ri
f">
Tai^HT^*'
Ve' r xtr-
sj iVri r ilit ,
iS-oSu'.w , (irai toi nWi'E Amtaliun
j(J
ip'TrypiLTav, tropn SpiTuBsto: , che io do in Latino : /uDedmnte] la Boreali regione , in urbe Dedona qui i/more
efficcris.
Qucnmn meni,
naum ?
Dodonnm cognominavi!,
Da
che ha raccolto
da quello Tralibolo lo rcoliaile, ognuno vede, che fi confonde la foria
facra, e vera col favolofo,c colui, che sa diflitiguere,da se penfa, che
Doduna citta non da Giove , ne da una Ninfa ebbe lai nome , ma
giacche ci fi legge diluvio , e gente rimala dalla gran ruina dell' immenfe acque , fi rende certo , che nipoti di Dodaniin del Genefi fi
ritirarono a popolar l'Epiro , e da quello eroe Ebreo fi dille la citt
Dodona : indi i poeti ofeurando il tutto finfero Ninfe , Numi Dodoliei , e Dcucaliom , ira ora fi /velano i loro confuti arcani: ed il Giove Dodoneo riceve si nobile origine da un brieve fediu, che fi giace,
349. La voce
a**
nttrrat Thrafibulus.
Qq
di
Giove
s'illnllra
come
eoo uo
ci
bel
DiojiLzM Dy
3 oS
'
nhm
rome
difetto,
quali
che (bue di
preflb
quei- di
li
molto, che
quclc
neh' autore
Mazzocchi
che
ci
che
fr.i
tulli
Dodanim
avrebbe dette
350.
Non
da Omero
tanto
hit.
imo
alta al
i^ir,
di!iiut"
nelle
lutici
mio argomento
n'alai
louunioiiira
sfoltirono al gran
ed erudito parlare
fiam certi,
, egli-,
mio bilo^'j
.'
.1
Dall'ava unita
Ji..If
Selve Falegicbe
file
j;
:1
li
die
,
, ed i Pe,
gran poeta Dodanim
SJo.l.aieo
ci
n<*.ai^ui
lalgi fono
ci
panile
rjtjsjuatikv.jli
dell'
,
delle colonie di
r""
" :tl: -
Giove con quello titolo d"onorc;c ci conferma, che in aiiaiffime Provincome ho foco innanzi gii detto, fi trovava tal nome p:t ragion
cie,
;^.::.lutu
vero Faleg.
nell'et del
Ma
tliuno
mi
quale", perche
poco il dirli del principe de' Numi , che llo Dodona gli rendeva ollequi, aggiunge di pi T\i\i7y>n T.v.i'ti aiaj ,.e ci fa iiipcre , che Pela.gi una voce ri. i^niinUma el .vir:ie.nc . n
die rellringere in poche regioni i ed intendendoli in quella guifa quelli tre l famofi veti!
d'Omero, l vede adombrata; la Fallica difpctnone delle genti: le taluno troverra,che in elfi fi chiuda altto pi nobile fentmento,e ridurr
:
li
no, non ne
vivervi rivale
ma
credo
11011
elcr io
Mi. Omero
ftellb
dell'
555.551.
Di Omero
l'ipprcndc
cecie
iena Jt
clic
a di
me
I"
aveva
avrebbe detto
di
Giove
poeta dallo
offerir;
il
?5i
Mi
Amln
Ptlife'i
unione pulitela.
D igni 1 ed 0/
C 000 le
3 to
ben fornito
di pruovc
confufione
tic'
nuovi
Eccome pento
che
fi
fcrittori ,
rfrii'
difperfione ne'
tempi
di
1
nofo brieve
, e fi par pronto
dar! fede, che per cflr brieve, ho oluoghi degli antichi (ma non qnant'Omero, ed Alio, e Trafi
parla deTclalgi, ed in elfi fi conferma vie pi quello
e te taluno vuol ellr pago di mia finccrt , tacendo io
altri, vegga )a litri lii'.fia .iiih>::i.\ ilc di Spantanili radi' inn. di PalL
v.
ove con erudizione da invidiarli ilhilira Ja voce ITiA uryiiSis , ed ha
raccolto gran numeri, d'anioni;:, e l'in; i.il mente Greche, c quali tutte
de' drammatici, nelle quali fi fa parola de' Pelafgi , ma gli tno sfug-
e d
ci
fi
d.
mio
meffi
Mi
fi
altri
fibolo)
mio
:iipc[-j[o hilgrid.
nc'quah
ragionare
ad uopo
me
recate:
verte, d'
il
1
LI
mi
:.
,\
.t
S^w,c
lutti
sMinernc
L-.ia.ii
Tuo
volume non
fcritte afii
ci
fi
core,
e.
chiare dc'Pe-
rinviene neppure
il
nome,
e ce re difiingue
il
ito:
Ti
Si
ipis
Tnmyian,
<^ ni,
luW
XiSih
nir
xnxnuilur Sp-ni (corr. Safim , * t. K Erari a:ne>n in cu parte , quo:Joatrin^t,Cfanci ,qax Siriris appeilatxr; e mi giova, che Strabene gli fa i popoli ipiii antichi, eie qui aveffero abitato
'&'
hi' ?u hCttm ,
Si,
pag. ]S8. Hpii 5i ti E*Mm feSni,
fygiem,(yjmtnm
Xm
Oirarpor
Lucimi
di
&
&
jtant ieU
ttm
cotanta
inule nauta
in
Napoli.
forf
non
ci
randitm,
1,'avcr poi
bronzi ,
(Ili
JWO
innanzi
w,
il
com;
nelle Selve
f-'alegehe rug.
Ciowi
157. intorno a
v 4- ne' iiror.zi
voivhiurle
IwJ&ii
tumulti
;;.
c/i
r-!<
five
11;-!--
epiali
lo
:
r
ei:u
r-cre. nelle
lidvo
pimiiivh
j>*H,:: .\L-iii C:! fune
:.--; Liionura /nj/i uuscup.aani
Ji-j? p
,
Chromim,
Sliirailo, ctuG'ji.J'Mi,
e:irr.Gi;;i ti
Okjitizod
D/Coogli
DELLA CITTA'
nir.Chiai,
<W
contrsOus
DI NAPOLI.
Chon
fiufe icnt.
fi
non il
i"*if
tf.Ctlttrria
"-
dn
DigitizM 0/
ni
Ifmscitm : nude
effe etimi .pud Pctfas ,
Msyptits Anubin. ir/, CV;n [/'; Cince vieibanr,
cap.i.
nJ.
Ctv.n
iv.ii.il
in Sfide : fid
.CimiheV l'i:'*: i
&
in Plauti
(nueTO
Po
Mifcel.
Non
for
Saturnia; avrei
."7-Q"sl''vclii
iit
}.;\il-:mi>
c[jjr.c]:!rii
tltCdu
fiati
appellaci
--
Chm
lidie (tmprc
ilfi-iir
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
3j s
gentili
&c
'
r'iloquum primum. a
!"i
nHONE
Htrciilii JEgjiptii
lumini
muta, perche inclina pi follo, che Chia fi dille da Kjotk', Saturin fecondo luogo , e perci ci aflicura nella pae-70.
wl fauni e. Satura fic diasi oficndam : giova
il variare in opinione, per rimettere le favole in verit : ed Ercole in
afilli
piti regioni
fi
fa dimorare , che Saturno . Si dee dunque conchiudere, che ne'tempi da noi pi rimoti la gii detta provincia fu occupata dj' nipoti di Chmrnm, che fi pu anche dir Cini , ficcome altri discendenti da No fi portarono in altri luoghi di noftro regno,
ci i Giapctidi , tJ i Fak'giri , 0 5' avr mercedi; a' gentili fcrittori che infinfcro altri eioi , perch vedevano il nome di quelli aver quali
limili gli clementi
E ricordo , che il mio difcorfo tende a palelare,
che -non fuor di i-i^ii-ne , e i-' efesio , che io ho trovati 1 Gioni,
.cio i figli di Javnn in Napoli per 1' autorit del marmo della fratria
tt Imjjj num-jiT. e credo aver qui parlato in corto de'Coni giuria
r imprunieFii, e non mi Ibn fatto vincere dal piacere, che nutriva, di
dirne moko e fpecialroente' mi fono.; attenuto di aggiungere non poche
erudite col, the li. Siin(l;m .ii ~\!n. v..--. Li unite in additala, pag.
114. intorno a quella voce XNA, che anche l'appropria a Chmaan, e
fa dottiltmi conienti a quell'altro luogo di Filone Biblico sfuggito al
IVi^i.. *StXfis Xia re rpu'
Bochart,ed al Mazzocchi ; *> fii Ir
tinwsins-St Qttn*-, quorum unni fitte
IJirii . . fi-ut er CHNA ,
qui primui monumento dtdus eli Pianili ; ed amerci , die tal comcnto fi leggcflei'anzi in tutta l'opera fpeffo fa menzione loSchcrTero delnia , ficcome vuole
Chanci <A Mirali
&
35S.
di tre
ri-
fi
furono
Ciioni lucenti da
Jan, o Jsvin
ni-
per le quali mi fi vieta di di[tendermt, la prima, perch gi alcune cofe nel num,;ii. e leguenti fi
fono propone, e le credo baltevoli per lo prefente bfogno,la feconda,
come in quei num. ho avvilito , che in favellarne a lungo fi mio
due
le ragioni ,
Sr
J5B. Colorii col
nomt
di
Jori venuti
in
Napoli
1
,
ogget-
I
in
o.-e.ilone
1
i
1
.
tr.inde
!:'
pi
per la
che mi
tempo, nel qu.-.lc
dire vuole,
il
d' inveiliei-ne
findii
in
ridir
di
n;:!lra
citt,
per
ordini; del
Camp,
il
che la
fltirU
veeelue
si
eli
la^iin
dagli fcrietori Greci, da' quali Colo li pu raccogliere qualche documento, il tutto l e intii librato con favule, i) pieno di conliifione ce l' ban
tramandato
ma
tali
querele
fon comuni a
da
, e
eziandio
Te
ne ln
Citte
cucci
me
quili h.m
uIkj
che
.1
coloro
che amano
gi nc'mmi.jji. e
,
ed bo riporta ti
Gioni
Si
pormono
la
1^.
dille-
ciafitii-
Nivali.
DELLA CITTA'
arnioni
DI NAPOLI.
della gente
ji 7
Cirnech
avarili
di quefo p.i.-:Ju
.:tJ\:.<
nrlenraie
unprd.i
r.=il.i
diari, c-wvri.
bp^na, ed
ti
11
rinate
voci
di
aliti
in
a!:ir:ii
in
iti
mia
olia, e
I.
la
j-crdii;
ailri
mondo
il
Na;ioIi, non
di
come
il
rio-
ijii,i\-!ie
lit-dii della
uni
ritrovarle Fenicie.
numcrofi
che
ne'lom vo-
cit:
la
tu noi
fi
ricorre ad
Omero.
iB
i rimali
Alle Deit, et
portatici digli
orientali,
fi
J-.-y\i
LriiKir:
mi.lii
, i
,
,
o provinci
eh;
ci
lggioma-
.lall'iiniuorial "Odiifea
cdTiti
mi
id tutti fi legga;
fon cerfo epa b i
non l'apporr in fri :;i j lavi-ila eiili' intimila verlone, come coffu(palio , c lunghini mo
e non li tema di mia
, occupando doppio
lealt in rapportarlo. Giunio doro il (orninolo viaggio Ulille in Itaca
1
ne
non conofccrc Eumeo luo fervo, e gli richicle, chi .egli fi foflc,
e quelli di facil talento cosi il dilfe lib.15. v.401. V'ha un'ifola di nome
Siria, fc pur l'udillc , ove nalcc il Sole, e ci muore, prell la regione
ben grande, fi pcrij ilitilKlimj in ugni forte d'armenti,
, non
Jinfc di
Ortigia
effa
non
li
folfre
fame
n alcun morbo.
lapirotio
(n > eM '.-'.-uiki sgiaiiiiiiu di beni pronta , e lieta ,ela rifpofe,vi tornerei, fe voi tutti, che flet in nave, verrete a giuramento di non far:
Omero
le Finiti
liji.
NAPOLI.
T A' DI
Ut
per trine
>:
:-..:,..<
',U<n:
.r:;.-..ii-nr.:
STbLwi's T^c^dcnli'
Fa
regi
che ora
::i:o
dedurne
['et
r^rSllS
Ortigia',
fi
chi dubiti
reu
Omero
n-A
formilo
l'i
lungi
li.i
vantarmeli-..-, coi
il
il
pi fauio
le
quali
non
fi
pub sibilare
di (jattto
nctotito
S Orano.
jiq
di
che
re
e In
in
(ine
(ji'Sfiii
flcifo
nolri
lincili
fi
potuto mutar
vianiiliau
lidi
dovrd!^
nomi
ii'avirlo
iutdo
rii>ncr:t:i~.i
d .race-ci
ri
non fi fa trovare
che poi quelli
,
d'Omero: tanto ha
olitili
J.i
felice
la nollra
et,
portiroi'.i>
fi
ndic
(i'i.i^e di noitra
Campa-
e vic.-udcvolmcn-
loro merci
o
3'';.SiHpsr:i, -ili, ili-
dee raccr
;,l:;v-
[:.-
i't .!.>"!
ili
.l,d
far-
r-Mcmeii' Euaeo
Olgitizad by
311
o fame contcfa, e non altra potrebbe opporre, che primi tran -fi penso a rinvenir tra noi filetta orientai gente : ma Ti rifponds , die non
era facile il ravviare in Omero , che Siri , ed Ortigia ffiero luoghi
di nolra Campagna; in tempi pen'i vi tulli tu:; leggere i poemi di lui
fenza la rea guida degli fcolj , 0 d'altri Litcrpetri, ma del fola Etiodo,
che fu del fecolo (ledo , e perch compagna lede nel penfr grande , e
nell'eroiche efprtffioni, le gli fi pu dar vera luce.
j^4- Dal racconto d' Eumeo ( ci che maggiormente s' affa al mio
argomento) fatKt INpere 1' :i<
idi* quale quelli popoli d'orien-
tilo di
piccolo
queftD racconto d' Eumeo di gran fama per ^li Fenici , e di non
lume per la liuri.i: l.i iV.lj; IW.j.jn; nulli richiede, che alla fifi leggano i divini poemi dell Iliade, e dcll'Odiflca per lo foto
i
ne non
bello
poetico-, e
e coitami
de'
per
l'
invenzione
tempi eroici, ed
Toml.
3*4.
ma
altres per
Ss
dopo
31*5.
Cim-^sm.
Dignizodoy
Googlt
quello
Jon
fi
d queflo
nomina
Li
fervo
rcgion
.ili
effere fiati
rebbe flato troppo fpazio rftretto, ed angufto, fc non li filile liillef.t czandio fino alla Napolitana foraggia .a, goderne il bel cielo, e Uro; ed
io ho ritrovati in noli ra citta non piccolo ninner di voci Fenicie, come
anche in Pozzuoli : certamente, che quei, che rapirono il fanciullo Eudell' Odiffct venuti da Sidone con grolla nave , e di merci ricchi!"-
meo
fimi, ne dovettero anche in Napoli portare a farne fpaccio.c per caricare di mercatanzie il loro grandiflimo legno in un anno intero, e ritornartene , ni potea clfer fnlhcicntc la fola citt di Pozzuoli, ma fen-
za dubbio
zie
Non
creda
mi piace render
ci
pi
fermo
il
mio
difeorfo
con
inoltrare ,
eie que-
lle due citt Napoli, e Pozzuoli ne' tempi antichi, perch ricche,e fornite di porti, e nunierufilTimc di neri'' [ coraech ora Pozzuoli per reo
e diletti ) erano unite ne' traffici : ed opportuno ufci dal feno
ha un bel marmo, e grande in Pozzuoli, ed ora
deflino
i/us. Al prefentc mio bifogno fi affanno le parole, Puteolis ,'CT'Ncnmegttunr /jjWm, dalle filili fi feorge, cheerano unite nel mercantare quelle due citta, onde i fenici d'Omero per riempiere nel curio di un anno pieno il loro gran legno di merci lecite, e da recarne
Maggio, ben forre argomento, che valuti fi fodero eziandio di quelcon Pozzuoli : a le quello poe-
foli
i ne pu ekx.brc
...
io , che trenta fi Fenici mtrbtomi frequentavano quelli lidi , ed itale
della Campania. Intanto dee piacere il por mente , che in tempi si rimoti ci
erano tante dovizie in quefle oaflre contrade , che non folo fi comperavano ricche, e preziole fatture flraniere condotte in grulli navilj.ma
ne faceva anche vrnJita e che f mini , il qua'e aveva il dominio
fe
d' Ifchia
oro
fona
une
nel
araefi
e fpkiiiiicfc
e. Dovigli d'
maniere
traevano
DELLA CITTA'
DI NAPOLI.
JtJ
kir vita quei noftri avi in due grandi Citt Pozzuoli, e Napoli; n
Omero avrebbe deferirti in l ricca guil quelli luoghi ,
curamente
daU'uliimo oriente,
le
l-
Che
_
felli...-
cime
altrove fi
paclcra
in oltre Smbonc dcCcrivc clerci flati moltilimi fpettacoli, e
Filolirato ci trov fuperbi cdiliq di leciti marmi , ed ornati delle pi
Andiate pitture ; e Stazio a fua moglie la rapprefenta quali ugnale a Roma. Or l penl quanto fono iti errati anche gli antichi, che tun creduto, che Omero per Siria, ed Ortiga avelie intele le due meichira
,
illctte dell'Egeo toro, e Deh il liaitane dal coniincntc,e che aveller potuto i loro Icarfi abitatori comperar tante merci orientali , e di
provva^r delle loro uno ftranicro groffilTimo navilio
per |e Deb fu piena di fama per le
l' oro . E fc i Sidonj fi fcfleto Ipinti fino a quelle
lucile due
du Cicladi , le quali
non fono in gran dillania della Fenicia , avrebbe fatto male a chiamargli iflBTrtin! Orner tanto laviojn geografia, e nella llora delle nazioni, ficcome ognuno 1' ammira in leggendo il catalogo delle citta si
della Grecia, come della Minor Afia nei lib.L dell'Iliade, oltre quelle,
die ci da neil' Od:-!.:.- d:kriv;r..>c: il .trai v;.ji; .r> d U.i::l66. Non credo, che vi polla ellere taluno , il quale opponga, che
nel lodato marmo li debba intendere, che Trofima li fu Augultale in
.
ipoli, e
che negotn
/^m,
SS
366. Al
marma nauta
in
Paiiwli
fi
ti
1M
Ili
wftiminti
ra di gruCu lucro
che
Napolitani
vantaggio
ci
peri
l
i.
Roma
fi
ha da Reinefio fynt.tnftt.i
e (limo, che bench vi foffn
che appartenevano a' veAimenti ,
, perch l'altra , che ci d Reinefio
iAnAHTORVM eomnor.
lit di quelle
fi
truova
(a claltx.
verta,
monumento
8.
come
ci collegiura
egli Arilo
pciliarmonm , pu
comenta
Era
si
nella ftet
dinotar cola
lucralo, ed illuAre
II
aliai
di,
menino
figa , che il gran Giac Gotofredo ci rende accorti , che i copiatori alle volte trovando fiecariam faeerc, il mutavano in quefta voce pi nota, e comune figurina, ficcome ha lviamentc oiervato neldi fare
Tkod. de fise.
da quefio marmo trovata di frefeo fi potrebbe dimoche fe erano in pan pregio figa -Atrnbntiea , gi ravviato dal
Cafaubono, e dal Salmafio nf aimotaz. alla Aoria Aug. to. 1. pag.100.
con aver raccolte aitai autorit de' Greci, e deXatmi,e quefti ha fcritto; nfifmud crani Atrabaiica figa , qua apud film Airabaici fiebanr,
qmrtaa {nqutm ,
crfttris apad auilorcs menta , ora poniamo riler
Ccuri , die anche figa Neepolitana , c Puieelana dovevano etTere in iftila
unii. C.
307. In oltre
ftrare
&
3j. Nil
marmo
ul tqic
oigmzadby Googlt
ma,
perch gi
fuu .mire, e di
ini)
icpjlcro
Ma
nomii
profapL
fi
l'u
larebbe
ir.
?dc^c
pcrroi?c
chcTadupera
ero, clic per iflrettcsa di tempo non compil qudt operali. Ecco quanto, che in brevilmo dire I propoflo,fi potrebbe ampiamente dillaufcre fupra quello marmo, che a prima veduta femore laCile, e che poco rileva: ho provato piacere di notarci in corto ci , che
contiene per fole, paldamc ii pregio del tello all'argomento mio altro
li afia, cheta fi vegga fcritt, che quei di Pozzuoli ,e quei
d tio".-a
citt erano uniti ridia mciLamil f.^ict, e ne' traffichi ; e ("e Omero la
:
non
non potean
c far fortuna
tal
feere, che
tre le tante
quelle, che ci
Enmeo
ha febate Ome-
vi-
ci:
Finiti
li
portarono melinoli.
Diginzod by
ji*
(i;r
eercaria
.t!
trovc
fcumdu
il
J.i
Ma
ben fcpararc l'ani ichiflima dc'Falegici dail'alrimota de' Cananei, ovvero Fenici , e con olTervafe quali
o poetici debbano riferirli a' primi , e quali a' fecondi , il
tutto andr a fogno; e bench tal divilione gii da altri favj ripens,
* l fctjlle( tropjio noto il grande, ed imntortal volume de! Pialtgf
c del Chmarnt del Bochart ) non per tanto li ufeito dall' ofcuritl alla chiarezza, che fempre s'ama: fi sa, che altri tutte e due quelle f
iiU'Jc colonie l'hm co:o[ir::c lotti
un ac 0 de'foli Falegid, a de'foli
Fenici, per non ripetere, or quelli, or quelli, tanto pi, che duro il dir
tra
non
fatti
coli
fiorici ,
effi appofe a'Itioghi , alle Deit, agli eroi, ce. i nomi orientali, onde pu i Greci l'adornarono con belle favole, perch non intendevano il valore, e verit di loro natio lignificato: e perci wich'io
in tutto il corfo di queil' opera, mi fon valuto del folo nome de' Fenici , e rariuunc volte de' Falegid , per non confondere , e rendermi di
noja con tale ditinzion s frequente;ma ora, che fon predo a condimdere, forza awfarla. Crederci, ejl il diro con brevit, che , dillingucndo noni delle Provincie, e delle citt, de'fiumi, de'monti, ec i quali fi ravvifano certamente nell' etimologia, e nozione antichilDmi ,c pri
viiare chi di
l>:.Lb-inodilli[i;etre
317
Te fono di
370. Lo fieno avvilimento ii dee ufare in ridurne le poetiche invenzioni, e (vole a' fatti veri, llimo doverofo, fe fono appropriate a'Iuoghi , ed a peribne, che fi nominano, e villro prima del tempo diGio.
ine, il riferirle alle colonie Falegicne , all'oppone) , fe faranno non di
tale antichit, appartenere alle Fenicie: e con quella si naturai dilinzione tutto quello, che fembra ofcuro,e contulo nelle poetiche invenzioni, acquiller qualch' ordine fecondo i tempi , e fecondo la natura
delle cole
quindi in leggendofi Omero , ed fiodo vecchi padri delle
favole, da quelli follante fi ha da difetmere cS,ehe di vero in eltj
aicofo, perch i poeti delle /tenenti et fono (lati degeneranti , o con
aggiungere, o con alterare quella grave femplicit de' racconti di colloro con oltre modo aggrandirgli : e per recar qualche efempio di ci,
che Omero, ed Efiodo inventarono nelle nolrre fpiagge , perch a tal
confronto altri penferanno alle favole di tante diverte Provincie , e citt , piace enervare , che fe finter Giove , il quale fulmin
Giganti
prenci Pozzuoli, c 'l'ilo
l,it:o ll'diu . non Cui in fello, chi crede quella favola cer incita da ci , che tramandarono a' poderi i Falegici intorno all'audace imprefa della torre Babilonica, e da'nomi,chc
appofero a'tnogh perch tal fatto, e Giove fi fanno affai pi antichi di
ci,
Giofu,che
fece fortir da
Canaan
Fenici.
Lo
freffo
fi
dir di
Volcano,
Omero finge nel cupo forilo del mare anche di nortra Campagna
a lavorar vezzi a Tetide , ficcome fi dimoltrato num. 71- perch queche
llo
Nume
Canaan, a
affai
ti
pili
la figlio di
di
Giove
buire a remotilme
li.: Il.^io-'i ; unii
i-.- lori quelle, che inventarono quelli due gran noeti, e che fono di tempo aliai dubbk>fo,e li
potrebbono riferire ed a'Falcgici, ed a' Fenici , perch non portan icco
I
n^He du: fcrnufe colonie col vi-nir in noflra Campagna fu cagione a'
Tofani Tenitori di darci ri bene ordite invenzioni , e di nafeonderci in
ruffa parte
:
il
il
vcm
grand' Uezio
fon ficuro,ed
avelie
divil'e
il
quelle due
a'
Flirtici
>
e quali 'Fenci.
DigmzM
By
Ciinfifionc,
eh:
ii
riiu'io:i;
in
tanti
vivimi
rie'
qnili
fi
fono iludiati
favj di determinarla,
Ma
ancora
perche,
di noIVri citta,
pi
illufiri
di eff
mai parlato
di molta luce
farei
all'
monumenti Greci
il
quale
Dlgitizsd Py
Googh
Ito
ci'li
riipcrc
chi;
nella
la dalli;
jiuiiKimeiiu
\:d
l'indulna.e diligenz;
que3c
' '
giovando
tale
ri
>er tc 8li
af
lituwione per couofcere
i
I.-
aggiunti
che
al
marnine i numeri
dopo ,i'.,-r ri,:i.i
ley.ioTiii
5.
10.
le
^'emenda-zio
l
Olle L-pH-
15- et.
ivriiii
due lettere,
ne'verli
Ito
ncli' oi'erejiioni
.!.l-
li
ilampa, aiyongono
TamJ.
lUonur.iemi .uui.iii
l'.ieeiaiLur.rt- fe
Tt
'
li
uoi
lai
Hionumfnio,
fon
difficili.
e lun-
come
fi
ndc
in Griller.
373-
EViWVi
nitri!,
n'U.vv
ML-li^iES"
Tl'.'JSSJ
Tipi*! Turfl'S-
Il
.Ss:*
^tkXii niTSUtiiKt.
XAIPE
AIA TOT2 SZOT3 KAT THN TOT KTPIOT HMIN ATTO SPATO POS
TTXHN EI KAT TIS AAAH 3TATHJNESTIN. EX HOTIGAOIS 0201
OI n.lEIOTE TMUN I2A2AT KAI HMETPA E2TI KAI K05MB
KAI METE0EI
;
.\
lo
lj
"
,5
quella
fi
la
ni
Giutcrianti Tciun>
caratteri, e co' fegnaccenti
dal
traferi tta
jtininri
perch cos
.ic
ci
il
li
titoli)
1'
oflrva di
minuti
tralciiffc
.'
7+
Dkjiiized
D/Googl
KCN
fufMlK
Sri'
ri?
tw yix t.
B.^i; uT, i
M<
ti tk
ti'
lipt n'uifi!
IV
*;';r's
tfi
Au'ro-
Hfui*.^.
T mpsf
r'rawi Tiis
tb Banl.''-
ari tmj
IlFsU?Ji.Ss
if
ai
'/,5 SiiTi;;
Tubiti rfsov-iiTjir&u
mtta.Em Ai>srv,ru>.>.(a,
Mu Ks;
374-
Li
Rcffii
(piAoli
ihr,i
b>l:-'iJ. /!nz:tl!.
1''-S--A. Gallio,
Fiacco Coriitliwo coufulibus
:
rrJjaijj uiarr.il'.
emendi
&
rtrGont.
Digiuzed by
DigmzM
Dy
DELLA CITTA'
philah adfe0ri
;vi
s:i;:,
/>.:}:' .1.-,
i,\c
IUtjsW, a
tt':-..f
n:r-,c
i.-.j
II
i:'t'.:
CTlTl^i
Tr
f.r,,
LeBn
TLi,,
di-.r,
77.T
.3,
tfi-efftoa mfff ah
.'.';.;."';(.;
!;;.:
ai
mtdtGmi
pini
.:;.!!::
,r-
ifo'mra
'
J W
111
ciuj-
e urfc 7>ri
'r'^i/Ja, i qua
ktr.ig.nit
Lachete
s.'&i'fopodl
riv.'H,-
li.::,,;.,,: /.'..v;,,,:
E-naTTi";, m iSirkwv Ti
76, La
A cr
confucimla
ufi
mint
inneimc-,
vi'.'.i
Pbthdcs:
/im/cr -j;'.
disit
t^eifc
A'wyiiSrS
DI NAPOLI.
Apollonio fudice
nCf
MS
qwdemefi-
5111
dcgcbatt
r.
Quelli fono
i.-'
come
L-cnici
Aie monumenti
.si' illuiri
die
fepolt
tr.L
in Pozzuoli
della dazione
de'Tirj,
fono
quali
trakiilci di'
bcii.l
!'i<;l
vedono
li
n
,
importuna,
con illudili
.
che
i&rivendi
in
listigli
li
li-
fa , efl fuor
dica, che in Poz-
Romano
parlare,
cl-
pili
fu
the ne
prefa la yerfione
nome
miti
si
per
ftrii
che non vedranno mai luce': alunno qi:i-|lo nolio feri: ture, li.; merito, perch i bel
momimenln non gli -,h\\
(.peoil.i il IVL!ji;nni , che afEii cole dice, e_confundc di l'<i/<i:oii nella
Ciiup.-.-n.i
enella pag. lofi, di
ben degni cncomj al Gir.na'io del ..ilen.i, ove i-i vide tali marmi, onde ne dovei dir p.trula , fa il dilliiiui.itc . ed il lemplice , ma quelli
coli' crudizion Greca non vi volle mai ami.:',. Oltre il Lolcna li k'sge
in Grutcro , che anche Spanheiniu d.i p.-if. ::>,. la ricordo di qnell'
ilcrizioni: ed io truoeo , che e.'.ian.l.o nel fuo Orbi! Romana; cip. st.
,
le
-quali,
elli
"l
-I
quelle lettere
ci ovvifa,
, e
che anehc Stanarti ilio II.IIj li vale
A noltri giorni il dottilfinio
P.Corfin hi noti-, G,:cr. p.y. ep. ne flf menzione con felicemente fpiegarci fbltanto un'all.ti mala;;.".' ile nota , fi.voio- dir Innanzi. Per ulti,
mo l'eruditili Ab, Gttafco, che di brieve da me fari lodilo, ne! to.V.
dell' Accid di Cor'.o.u pes
;.
[idi ami:;t. alno non dice , Scalgera
tua un marmo imwa c.iil'
. .r ili Tiro : e nella paa. 114. antiiilu
di
f m
3 7 7. Si rntsri,i he
hin
marrahcooit confatine
a 111 prole
me
speri.
DELLA CITTA'
DI 'NAPOLI.
lTnoITc^'
rcbte
i
limili:
il
*i chVchfalmmtT'h
'n^
d!r?" che
folo
ah oV C-lari
1; rclie.
li
f:d!e
, per
niuno diri
i^'.-.t:
olim
.liil-ic.-.:,
clu:
piii
.ili
in
f<.;:.!i
luto
rogi'n:
li
J.i'ie
(unirono
Pu-
Feni-
ci, n fi ull tuie ;Lvv-:-bD in nv,n,!.>li cipri m .-re frefra eri: s'aggiunga, che le col anti.hiliiiic v.inn .1 Hi!lrnaaiT!i . ni potai quella nai
zione
iHiiltre
llf/UHirn,
pr/l
-,(-'
ri
j;inni;;rj
r/imi'-a iui'i.wr
i!.\]'.i':re
iii1iins;-.:vr:i
.1
lesti
wi
.'
u'
ii!tr:i
.-min
: '(in.!-:
ma
in
<iilVkultj
in grandezza, e
11
citt "od
nini
Romano
do-
pago in leggere
K-iici
37S. Polle quelle lettere nella natia lezione Greca , e dataloro la Latina verlione, che 10 creilo lei!: , altro non li vi/unn .contenere , come
di lanieri l ravvidi,!' pt-rci il dico iii inno , die la nay.ionc nVTirj,
tempo altiumo foggiornava in Pozzuoli, dall'antico fplcnla quale da
5 quali
tmemiizioni
in etTc
li
fontine.
DlgitlzedDy
-*'. e
,;(! ''"' ,
vi
gwc immediatamente
la
lllt ''
'"
fltrffZe
i'":ll( '
* r &tbl"
verbo> forla
t?,;> ij-jij
iti' in ;-.":-Qi:d:i ii >si psii emiri l ri nven trititi nella prilettera, c vi fcuro,che lienit miti fen/a Itrana rn'itavionc d'elementi, e fa dipartiili ih h H uiJ.i ili d- , die ci prelintit l'ef^Jlu
da'Tirj di Poz^uoii
E l:.ita ti
madore il rillahtlrrc !,i rilpoHi, ptrdi i falli fon di maggior numero, e pi moldli , cJ il (itolo
sformalo fuor di maniera, e nel fine rivincano alcune voci, ma l'indullria forre ha fiorito il tutto, e l'ha ripoila nell'antica. Icrittiira.
Zig. Certamente Colo colui , che non avverar a veder marmi , c
brnzi perverl'a m ente trafcrilti , e die noti ufo a rellituirdi , far reitio a non ammettere l'emendazione del titolo di quella leeon.ia lettera,
non reggendo ni per lo fentimento, n per la fiutoni le panile, A\fciuv Toh Mra- _Siii'!; hi ;> t-;:-: iv. f^wtumr , tanto pi
hrira/l
jiBiitk vote moflruofa: pendii li in :-M- filli- aLul'i la data d^llariIpola, perche
li ravvila itoi! , che
dinota l'anno
e nella guaita
voce t;flJfi'..TBi ci l vede ra'.vliiiii'o lutu, diti , ed
farebbe
flato il mefe, tanto pi, che io era ben ni.-murc, che n;l primo bronzo d'Eraclea veri, l legye A'-s.-.-v,';-.; , ed il dottili. Maittaire con opportune autorit l'interpcrra per Dicembre , a cui non s' oppone il
MiiZticchi Fag.147. e v'aggiunge altre crudi jioni, n dlll-rente A'r;>.
J,- da
'-.i*>.-.
.il
r.ji pj imo verlo predile il nome deil'Eloro nel
bronzo, che ci ti ranno noi: oiIt vainoli per nel marmo lo fiabilito ordine di notarti prima l'anno , unii il mele, e poi il gfrup, noti
V.
ma
Antt
37?.
Emendatomi
dilli
fttonJ) IttKra
ia tu"a vi (ano pi
Srvfli
falli
della primi.
337
potei indurmi a rimettere cos quelle voci , irta fona f'fcovrrvi i nomi
de'mai(iurati , de' quali le ne fcorge qualche buon legno e ne'carattcri.e
ne niobi ili, e rifai, AtoMiimwi -vi Shuthj, <ti.aiAw; to *ji!;ij!T5/,
CtWmo
pr&fJe
'l'-.
ingiuria del
gi da
me
tempo
fi
latti;
ma
,
era
non molto
.ivciLdoiiieje
(piali
difficile
iuuai:iii;iir.-.te
aggiungerle , liccome
intero Cornelio del
ri-
s mimemli errori, e gravi in quelle due leta credere , che perci da ninno f ne fece
ni fi diedero in Romano parlare , io per penfo, che i fache l a dicevano aiii kil.i Caini paglia , non l iludiarono
molto folleciti , il che non fi potr dire di tanti altri fcrittori delle cofe patrie , i quali doveano prendetene ogni cura , e non
lafcijrle cosi mal conce,* e dillrte ne! (, intanano Teloro ; tanto
pi,
che da clic li pollonu ra;. oliere I-.il rilevanti notizie, eziandio per la
loria facta, e divina. Sarebbe baflcvole per l'argomento di quella mia
opera averle riportate, e rdlituite nel loro antico llato, e detoro, cl"TomJ.
Vv
fen-
tere
grand] ufi),
vi odiTvando,
di efrne
Emo
di
fapcndo io , clic anello alle famiglie, ed alle nazioni fa ingiuria ii tempo, e gli abitatori (H'-j provincie- intere lrTrono eziandio le lor vicende: mi Itimo, che di Tiro, e Sidone fi mandavano trequetiti colonie,
per non perdere il vecchia polfefl di lunghi s ameni , e tanto opportuni per un lucralo commercio, e forf qualche famiglia depli anticliflimi Fenici dur
1
fcrillcTO quelle
s
j;i,
[Ui-vli
fo-;>.ti
Romani ava
nej
:i!
lor
dominio gente
Titia non
vato, non
da
attillimi
folle
l
tempi
torno
granitica
mi
fpingono
a renderle
pregevoli
in utile alla
, e feovrire quanto tornino
che fi pu dite , che ora la prima volta fon venute
prima niuno fi prefe cura di mirrarle da'molti.e grail quale le tralcrUTe , n fe n'e veduta verlone. Quinin libert , n credo , che alcuno il vieti, che fo-
tanto
piti
in luce, perch
vi
falli
di
amo, che
di colui,
fia io
ci
Cuminciuo
onervaffi
il
primi intorno
al
[itilo
dMpiqdifcapito:
:i
r:J:rc
:i
il
sji.
il
ceno
primo
d.i'-jri
vi
:i'M(If,
:-tlv;i.ij io
lungo ragionar
"
pef
con lingolap
Cri
e non per me
Cisum , t-J air ri
altri ,
di
numifiH.
tkhc
di
riulcirei grave
'cesari
rollini
col
|j-
dopo
si
della
ilh-iiri
I eli fcrilloii
:i
r.li;:
n.i;;>
div:i tiri.;
[itoli
d'
not:?.i;i,e
Digita ad
t>y
B40