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Docente: Prof.

ssa Emanuela Marcenaro

1) FECONDAZIONE:
spermatozoo (cellula aploide)+cellula uovo (cellula aploide) =
zigote (cellula diploide
2) SVILUPPO:
a) segmentazione: divisione dello zigote →blastula, cioè sferula di
cellule con dentro una cavità: il blastocele
b) gastrulazione: invaginazione della cavità con formazione della
gastrula, costituita da diversi foglietti embrionali →l ectoderma
dal quale differenziano l epidermide con gli annessi, la cornea ed il tessuto
nervoso; l endoderma dal quale originano il canale digerente e gran parte
delle formazioni ghiandolari ad esso annesse; il mesoderma dal quale
differenziano il tessuto muscolare, il tessuto cartilagineo, il tessuto osseo, il
sangue, gli epiteli delle cavità sierose, le vie urogenitali, l ovaio; il mesenchima
(tessuto con cellule sparse più sostanza intercellulare amorfa) dal quale
differenziano le cellule endoteliali, cioè quelle degli epiteli che rivestono le pareti
dei vasi.
3) DIFFERENZIAMENTO: Due fasi:
a) cellule eucariotiche modulano l attività dei loro geni mantenendo
repressi alcuni e attivi altri → Le cellule dei vari tessuti hanno tutte
lo stesso DNA, ma il nucleo di ogni cellula specializzata trascrive
solo gli mRNA (e quindi sintetizza le proteine) tipiche di quella
cellula stessa. La diversa attività trascrizionale del DNA dipende
da segnali provenienti dal citoplasma. E comunque un fenomeno
reversibile.
b) ordinato assemblaggio di macromolecole proteiche, lipidiche e
glucidiche secondo un preciso progetto strutturale che richiede
l intervento di attività enzimatiche secondo una sequenza
temporale precisa → in base alla qualità delle proteine messe a
disposizione, la cellula è in grado di assemblarsi acquistando
caratteristiche fortemente differenziate
DIFFERENZIAZIONE ISTOLOGICA
In seguito al differenziamento istologico si formano specifici raggruppamenti di
cellule altamente specializzate per svolgere una determinata funzione.
Questi raggruppamenti costituiscono i TESSUTI.

I TESSUTI vengono raggruppati in 4 grandi classi:

EPITELIALI: cellule di origine ectodermica (epidermide) e endodermica (epiteli del


canale digerente e formazioni ghiandolari ad esso annesse) caratterizzati dalla
presenza di lamina basale e complessi giunzionali che mettono in comunicazione
le cellule tra loro.

CONNETTIVALI: cellule di origine mesenchimale che non operano in


raggruppamenti ma operano immerse nell ambito di una matrice di varia
consistenza da loro stesse prodotta. I tessuti connettivi comprendono i tessuti
connettivi propriamente detti, il tessuto adiposo, i tessuti connettivi di sostegno
(osso e cartilagine), i tessuti connettivi a funzione trofica (sangue, linfa).

MUSCOLARI: cellule di origine mesodermica. Nel caso del tessuto muscolare


striato scheletrico le cellule si fondono e formano fibrocellule muscolari striate, cioè
lunghe cellule che trasformano l energia chimica in lavoro meccanico grazie a
specifiche unità contrattili → i sarcomeri.

NERVOSI: cellule di origine ectodermica dotate di specifiche giunzioni, le sinapsi,


che formano estese reti pluricellulari. I neuroni, le principali cellule del tessuto
nervoso sono cellule differenziate e specializzate per due funzioni particolari:
l eccitabilità e la conduttività
MANTENIMENTO DELLO STATO DIFFERENZIATO

Il differenziamento porta alla comparsa di


prodotti specifici di sintesi ma anche alla perdita
di alcune proprietà quali la capacita’
proliferativa.

I tessuti che hanno bisogno di rinnovarsi


continuamente sono caratterizzati dalla presenza
di una riserva di cellule poco differenziate
strutturalmente che assicurano un apporto
continuo di elementi cellulari ai tessuti in via di
rinnovamento ⇒ CELLULE STAMINALI o STEM
CELLS.
Ciascuna cellula figlia prodotta dalla divisione di
una cellula staminale può rimanere cellula
staminale o procedere (subendo ulteriori divisioni)
fino a diventare differenziata terminalmente.

Quindi, il differenziamento non è un fenomeno


esclusivamente embrionale.
ESISTONO DIVERSI TIPI DI CELLULE STAMINALI

Cellula staminale totipotente: cellula in grado di dividersi e produrre tutte le


cellule differenziate dell'organismo, compresi alcuni tessuti extraembrionali.
Totipotenti sono zigote e i primi blastomeri.

Cellula staminale pluripotente: cellula in grado di dividersi e produrre tutte le


cellule differenziate dell'organismo, comprese le cellule germinali ma esclusi i tessuti
extraembrionali.
Pluripotenti sono le cellule della massa cellulare interna della blastocisti.

Cellula staminale multipotente: cellula in grado di dare origine ad un numero


limitato di "lignaggi" cellulari differenziati dell'organismo.
Multipotenti sono le cellule staminali emopoietiche.

Cellula staminale oligopotente: cellula in grado di differenziarsi in un


numero limitato di cellule differenziate dell'organismo.
Oligopotenti sono le cellule staminali linfoide e mieloide.

Cellule staminali unipotenti: cellule in grado di differenziarsi in un solo


tipo cellulare.
Unipotenti sono le cellule dello strato basale dell'epidermide.
TESSUTO EPITELIALE

E costituito quasi esclusivamente da CELLULE che raggruppandosi


formano LAMINE CELLULARI, TUBULI, CORDONI SOLIDI.

Comprende:

→ EPITELI DI RIVESTIMENTO: rivestono


a) superfici esterne
b) cavità interne degli organi

→  EPITELI GHIANDOLARI o SECERNENTI: sono formati da cellule


secernenti (cellule differenziate per questa funzione che derivano
dagli epiteli di rivestimento)
EPITELI DI RIVESTIMENTO: CARATTERISTICHE GENERALI

  Rivestono tutte le superfici, le cavità e i condotti dell’organismo

  Sono formati da uno o più strati continui di cellule strettamente unite tra loro
cioè separate da scarsissima quantità di matrice extracellulare.

  La loro disposizione determina la formazione di LAMINE.

  Alla base di tutti gli epiteli è presente una membrana o lamina basale che
separa l epitelio dal connettivo sottostante

  Non sono vascolarizzati

  Sono presenti terminazioni nervose

  Sono presenti cellule sensoriali


EPITELI DI RIVESTIMENTO: CARATTERISTICHE GENERALI

ASSENZA DI CAPILLARI SANGUIGNI: Il tessuto epiteliale è privo di capillari


sanguigni che sono invece numerosi nel tessuto connettivo sottostante. Gli
epiteli delle mucose sono a contatto con il t. connettivo che forma la tonaca
propria delle mucose mentre l’epitelio della cute (epidermide) è a contatto
con il t. connettivale (derma) della cute. E’ quindi il t. connettivo che fornisce
sostanze metaboliche al tessuto epiteliale sovrastante.
• Epiteli monostratificati ⇒ facile ricambio trofico

• Epiteli pluristratificati ⇒ scambi con il connettivo facilitati da CRESTE


EPITELIALI (propaggini di tessuto epiteliale nel sottostante connettivo),
intervallate da PAPILLE CONNETTIVALI.
PRESENZA DI TERMINAZIONI NERVOSE: L’epitelio, privo di vasi, può
accogliere terminazioni nervose ⇒ sono ramificazioni terminali di fibre
nervose sensitive che attraversano la membrana basale e si distribuiscono
tra le cellule epiteliali.

PRESENZA DI CELLULE SENSORIALI: In alcune sedi, tra le cellule


epiteliali, si trovano cellule sensoriali (es: Cellule di Merkel = cellule epiteliali
modificate presenti nello strato basale), in grado di ricevere stimoli di varia
natura e di trasmetterli alle cellule nervose che provvedono a condurli ai
centri nervosi.
EPITELI DI RIVESTIMENTO: CLASSIFICAZIONE

Gli epiteli di rivestimento si classificano sulla base di:

1) numero di strati cellulari

2) forma delle cellule che lo costituiscono osservata in una sezione


perpendicolare alla superficie dell’epitelio

3) presenza di specializzazioni sulla superficie cellulare


EPITELI DI RIVESTIMENTO: CLASSIFICAZIONE

1) Sulla base del numero di strati cellulari si distinguono epiteli:

• SEMPLICI o MONOSTRATIFICATI costituiti da un unico strato cellulare

• COMPOSTI o PLURISTRATIFICATI costituiti da più strati cellulari

Esistono poi due casi particolari rappresentati da epiteli

• PSEUDOSTRATIFICATI (vedi pagine seguenti)

• DI TRANSIZIONE (vedi pagine seguenti)

2) Sulla base della forma delle cellule che compongono l epitelio (N.B. nel caso di
epiteli pluristratificati la classificazione tiene conto della forma delle cellule dello strato
più superficiale) si distinguono epiteli:

PAVIMENTOSI CUBICI CILINDRICI


3) Sulla base della presenza di specializzazioni della superficie delle cellule di un
epitelio monostratificato o delle cellule dello strato più superficiale di un epitelio
pluristratificato (se queste cellule presentano, ad esempio, ciglia, l’epitelio verrà
definito CIGLIATO).
POLARITA’ morfo-funzionale delle cellule epiteliali
Nelle cellule epiteliali si possono distinguere un dominio apicale, uno laterale e
uno basale. Specifiche caratteristiche biochimiche sono associate a ciascun
dominio. Il dominio apicale è sempre diretto verso l’esterno o verso il lume di una
cavità, il dominio laterale comunica con le cellule adiacenti ed è caratterizzato da
aree di attacco specializzate, il dominio basale poggia sulla lamina basale che
ancora le cellule epiteliali al tessuto connettivo sottostante.
1) SPECIALIZZAZIONI DEL DOMINIO APICALE

1) MICROVILLI o orletto a 2) STEREOCIGLIA 3) CIGLIA VIBRATILI


spazzola o orletto striato (1µm). (30 µm) (tratto espanso 5-10µ)
[1] MICROVILLI o orletto a spazzola o orletto striato (lunghezza 1 µm)
Sono estroflessioni digitiformi del citoplasma rivestite da membrana plasmatica.
La parte centrale contiene filamenti di actina che sono da un lato ancorati alla
villina (localizzata all’apice del microvillo), e dall’altro interagiscono con filamenti di
actina orizzontali (terminal web) localizzati alla base del microvillo.

I filamenti di actina del microvillo


sono tenuti insieme dalle proteine
fimbrina e fascina e sono associati
alla membrana plasmatica del
microvillo tramite la miosina.
I microvilli aumentano il potere
assorbente degli epiteli: li troviamo
sulla superficie apicale delle cellule
epiteliali intestinali e del tubulo
contorto prossimale del nefrone.
[2] STEREOCIGLIA (lunghezza fino a 30 µm)
Simili a microvilli lunghi e sottili. Sono sostenute da filamenti di actina legati fra
loro da fimbrina, e associati alla membrana plasmatica del microvillo tramite
erzina. Nelle stereociglia non c’è villina. Rivestono il canale dell’epididimo e il
dotto deferente (cellule a pennacchio dell’apparato genitale maschile).
[3] CIGLIA VIBRATILI
Le ciglia vibratili presentano una
porzione libera, in grado di muoversi, e
una porzione immobile, che è infissa
nella cellula. La porzione libera è
rivestita da una membrana che è in
continuità con la membrana plasmatica
del polo apicale della cellula.
Internamente il ciglio è costituito da una
complessa organizzazione di
microtubuli immersi in una matrice. I
microtubuli sono costituiti da tubulina,
una proteina globulare che tende a
polimerizzare in strutture dette
protofilamenti, che a loro volta
costituiscono la parete di quella struttura
cilindrica, cava internamente, detta
microtubulo.

Nelle vie respiratorie eliminano particelle solide e nocive spingendole verso


l’esterno.
Nelle vie genitali femminili facilitano la progressione dell’uovo dalla tuba verso
l’utero.
2)  SPECIALIZZAZIONI DEL DOMINIO LATERALE
giunzioni fra le cellule

• Giunzioni aderenti connettono meccanicamente le cellule tra loro:


-fasce o zonule occludenti o strette o tight junction
-fasce o zonule aderenti
-desmosomi o macule aderenti

Le zonule si estendono allintero perimetro della cellula, le macule a porzioni del perimetro

• Giunzioni comunicanti consentono il passaggio di piccole molecole da


una cellula allaltra:
-giunzioni serrate o gap junction
Fasce occludenti

Si trovano subito al di sotto della superficie libera delle cellule. Le membrane


sono accollate fino a chiudere lo spazio intercellulare. Osservazioni al
microscopio elettronico hanno rivelato che le membrane delle cellule adiacenti
si fondono in più punti, venendo a formare un unica struttura.
Sono il tipo di giunzione tra cellule più serrato tanto che la loro funzione negli
epiteli è quella di dividere compartimenti fluidi. Le fasce occludenti svolgono un
ruolo importante a livello della barriera emato-encefalica.
Fasce aderenti

Le membrane plasmatiche sono separate da uno spazio di 15-20


nm. Sono formate da molecole di adesione transmembranarie
chiamate E-caderine. Le fasce aderenti così come le fasce
occludenti si estendono a tutto il perimetro cellulare, formando una
sorta di cintura.
Desmosomi

Dispositivi giunzionali molto comuni, soprattutto fra le cellule epiteliali. Come


le fasce occludenti si possono osservare anche in altri tipi cellulari come
fibroblasti e fibrocellule muscolari cardiache. Al microscopio ottico sono
visibili come ispessimenti della membrana o spine. Al microscopio elettronico
le membrane plasmatiche di cellule adiacenti sono fortemente ispessite per
la presenza di materiale elettrondenso che costituisce le placche di attacco
(spessore 10nm). Abbondanti fasci di filamenti intermedi di cheratina, i
tonofilamenti, convergono verso le placche. In altri tipi cellulari questi
filamenti sono costituiti da vimentina e desmina.
GIUNZIONI COMUNICANTI:
Giunzioni Serrate o Gap Junction

• Sono costituite da ampie zone dove le opposte membrane plasmatiche si affrontano


lasciando un sottilissimo spazio. Ogni giunzione serrata contiene numerosi pori che
permettono il passaggio di ioni caricati positivamente e di altre piccole molecole (<2nm
di diametro) dal citoplasma di una cellula all altra. Grandi molecole e ioni caricati
negativamente non possono passare. Tali canali servono così allo scambio di
metaboliti e molecole capaci di regolare la crescita, lo sviluppo, il riconoscimento e la
differenziazione cellulare (es. epiteli embrionali). Le giunzioni serrate forniscono anche
il sito di accoppiamento elettrico per le cellule muscolari viscerali, per le cellule
miocardiche e per alcune cellule nervose, permettendo la sincronizzazioni delle proprie
funzioni.
• Queste giunzioni sono dette GAP perché esiste uno spazio tra le due cellule in
connessione.
3) SPECIALIZZAZIONI DEL DOMINIO BASALE

Emidesmosomi: ancorano i filamenti


intermedi del citoscheletro con la
membrana basale. Presentano una
placca di attacco ovvero una zona
specializzata di ancoraggio dei filamenti
intermedi del citoscheletro (tonofilamenti)
alla membrana plasmatica.

Focal adhesions (o contatti focali): Creano un


legame dinamico tra i filamenti di actina del
citoscheletro e la membrana basale. Consistono
di una porzione intracitoplasmatica che si lega ai
filamenti di actina, una porzione transmembrana
e una porzione extracellulare che si lega a
proteine della matrice extracellulare. La
principale famiglia di molecole transmembrana
coinvolte nelle focal adhesions è costituita dalle
integrine che dal lato citoplasmatico
interagiscono con proteine che legano actina
(alfa-actinina, talina, vinculina) e dal lato
extracitoplasmatico a proteine della matrice
extracellulare (laminina e fibronectina).
LAMINA BASALE
E’ costituita da sottili strati di matrice extracellulare e si trova in quelle zone dove
le cellule epiteliali vengono in contatto con la sostanza fondamentale del
connettivo.
La membrana basale svolge due funzioni:
•  ANCORAGGIO
•  MEDIARE GLI SCAMBI METABOLICI TRA EPITELIO E CONNETTIVO

Costituisce una barriera che separa l epitelio in crescita dallo stroma connettivale
circostante.

Non è mai attraversata da vasi ematici.

Nella trasformazione maligna → perdita della proprietà di barriera

Nel rene → funzione filtrante altamente selettiva per le molecole che dal circolo
devono passare all urina.
E’ formata da 3 strati:

[1] lamina lucida (avente spessore medio di 50 nm): è occupata principalmente da


glicoproteine extracellulari di adesione come la laminina (che lega da un lato
presenti sulle cellule epiteliali e dall'altro componenti della matrice extracellulare).

[2] lamina densa (il cui spessore varia dai 30 ai 300 nm) è formata da
proteoglicani, GAG liberi (per esempio, eparansolfato) e soprattutto da collagene
di tipo IV che non forma fibre ma una sottile e resistente rete.

[3] lamina fibroreticolare: costituita da fibre reticolari di collagene di tipo III,


non contiene proteoglicani.

La lamina fibroreticolare è sintetizzata dai fibroblasti, a differenza delle lamine


lucida e densa, sintetizzate dalle cellule epiteliali.

La lamina basale nelle cellule non epiteliali è denominata lamina esterna (CELLULE
MUSCOLARI, CELLULE DI SOSTEGNO DEI NERVI PERIFERICI).
Suddivisione del tessuto epiteliale
EPITELI SEMPLICI
Costituiti da un monostrato di cellule

Funzione di rivestimento, di scambio, secernente, di


assorbimento

Classificazione: in base alla forma delle cellule


EPITELIO PAVIMENTOSO SEMPLICE

•  Costituito da un unico strato di cellule appiattite in rapporto con la membrana


basale. In sezione perpendicolare alla superficie le cellule appaiono sottili con
zona centrale rigonfiata. (nucleo ovoidale o sferico)
•  No protezione
•  Favorisce la filtrazione e la diffusione → forma barriere facilmente attraversabili là
dove avvengono scambi con i fluidi interstiziali e tra il sangue e l atmosfera.
•  Si trova:
-ALVEOLI POLMONARI
-CAPSULA DI BOWMAN (rene)
-ENDOTELIO (riveste i vasi sanguigni)
-CORNEA
-MESOTELIO (tappezza le cavità sierose):
-Pleura
-Pericardio
-Peritoneo

Alveolo polmonare
EPITELIO CUBICO O
ISOPRISMATICO SEMPLICE

•  Costituito da un unico strato di cellule cubiche, con nucleo sferico al centro.

•  Può avere funzione secretoria (es; tiroide)

•  Si trova:
-SUPERFICIE OVAIO (epitelio germinativo)
-FOLLICOLI TIROIDEI
-DOTTI ESCRETORI GHIANDOLARI
-TUBULI CONTORTI E COLLETTORI DEL RENE

follicoli tiroidei
EPITELIO CILINDRICO O
BATIPRISMATICO SEMPLICE

•  Costituito da un unico strato di cellule prismatiche. Forma cilindrica,


nucleo ovale presente solitamente nel terzo inferiore della cellula
talora in posizione basale
•  E il più diffuso.
•  Si trova:
-APPARATO RESPIRATORIO
-APPARATO URINARIO (collettori)
-APPARATO DIGERENTE (intestino tenue)
-CONDOTTI ESCRETORI GHIANDOLARI
-VIE GENITALI MASCHILI e FEMMINILI

•  Può presentare microvilli, ciglia vibratili o stereociglia.


•  Funzione di assorbimento e secrezione.
•  In relazione a queste due funzioni l intestino presenta 2 tipi di
cellule:
-cellule con microvilli con funzione di assorbimento
-cellule specializzate a secernere muco
Caso particolare:
EPITELIO PSEUDOSTRATIFICATO

•  Costituito in realtà da un unico strato di cellule. Non


tutte le cellule raggiungono però la superficie apicale
→ i nuclei delle diverse cellule occupando le porzioni
più larghe delle cellule stesse appaiono a diversa
altezza, dando così l impressione che si tratti di un
epitelio pluristratificato. L epitelio pseudostratificato è
quasi sempre ciliato

•  Si trova:
-VIE RESPIRATORIE
-VIE GENITALI MASCHILI (uretra, epididimo, deferente)
-DOTTI ESCRETORI DI ALCUNE GHIANDOLE
EPITELI COMPOSTI
•  Costituiti da più strati di cellule sovrapposte

•  Funzione di rivestimento e protezione

•  Classificazione: in base alla forma delle cellule dello strato


superficiale
Epitelio pavimentoso stratificato:

Frequenti fenomeni desquamativi


Può essere:
A. Non cheratinizzato
E adatto a sopportare una modesta usura ed è scarsamente adatto a
sopportare l essicazione.
5-10 ordini di cellule disposte in 3 strati:
1) strato basale → cellule alte indifferenziate (staminali) dotate di elevata
capacità proliferativa
2) strato spinoso → molti desmosomi che connettono le cellule fra loro
3) strato superficiale → cellule appiattite

Localizzato in :
a)  ALCUNI TRATTI APP. DIGERENTE (MUCOSA ORALE, FARINGE,
ESOFAGO, CANALE ANALE)
b)  VAGINA
c)  URETRA
d)  CERVICE UTERINA
B. Cheratinizzato: EPIDERMIDE
Costituisce lo strato più superficiale della pelle ed è adatto a sopportare le costanti abrasioni e
l essicazione a cui è sottoposta la superficie del corpo

Lo spessore dell epidermide varia da 30 µm a 1,5-2 mm


a seconda delle regioni del corpo. E detta
cheratinizzata perché le sue cellule subiscono un
processo di CHERATINIZZAZIONE → cellule presenti
nello strato basale dette CHERATINOCITI si
moltiplicano generando nuove cellule che migrano
portandosi verso la superficie dell epitelio ed
esprimendo una particolare proteina: la CHERATINA.
Questa si accumula nel citoplasma sottoforma di
filamenti intermedi. Le cellule non ricevono più stimoli
attivatori, non proliferano più e vanno incontro ad una
morte programmata (APOPTOSI) trasformandosi in
lamelle cornee appiattite che si sfaldano. Il processo di
citomorfosi cornea dura 30 giorni
5 strati:
A) STRATO CORNEO (SC)
B) STRATO LUCIDO (non visibile in immagine ma
Ipo presente fra strato corneo e strato granuloso in zone
In cui l epidermide è particolarmente spessa)
C) STRATO GRANULOSO (SGr) (le cellule sono ricche
EPIDERMIDE(Epi): epitelio pavimentoso di granuli di cheratoialina)
pluristratificato cheratinizzato

DERMA(Derm): tessuto connettivo denso ricco di fibre D) STRATO SPINOSO (SS) (le cellule sono unite da
elastiche
giunzioni cellulari, i desmosomi, che danno loro un
IPODERMA(Ipo): tessuto connettivo lasso ricco di aspetto spinoso)
tessuto adiposo e vasi sanguigni
E) STRATO BASALE (SB)
EPITELIO PAVIMENTOSO CHERATINIZZATO: EPIDERMIDE
A.  STRATO CORNEO (SC): lo strato più superficiale dell epidermide è
rappresentato dallo strato corneo formato da cheratina derivante dai cheratinociti
ormai in piena degenerazione

B.  STRATO LUCIDO: non è presente in tutta l epidermide, ma solo nella pelle
molto spessa. Costituito da uno o più strati di cellule prive di nucleo, di ribosomi e
di mitocondri

C.  STRATO GRANULOSO: costituito da 2-6 strati di cellule. I nuclei


presentano segni di alterazione. Le cellule contengono granuli basofili che
riempiono il citoplasma e si sovrappongono alle tonofibrille (sono detti granuli di
cheratoialina). Si pensa che il processo di cheratinizzazione comporti la
combinazione di tonofibrille e di cheratoialina, in modo da formare la cheratina
matura

D.  STRATO SPINOSO: cellule di forma poliedrica, leggermente appiattita.


Presenti 3-7 strati di cellule con nuclei rotondi, evidenti nucleoli e abbondanti
poliribosomi (elevata sintesi proteica→basofilia). Le cellule presentano brevi
prolungamenti, sono spine citoplasmatiche collegate da desmosomi alle cellule
adiacenti. La citocheratina, una proteina fibrillare della famiglia dei filamenti
intermedi, costituisce il principale prodotto di sintesi di queste cellule. Questa
proteina si aggrega per formare fibrille dette tonofibrille. Esse convergono a livello
dei desmosomi.

E.  STRATO BASALE: strato più profondo costituito da un solo strato di cellule
cubiche o cilindriche con grande nucleo ovale, numerosi poliribosomi liberi e
tonofilamenti (cheratina) Presenza di desmosomi che uniscono lateralmente le
cellule fra loro e di emidesmosomi che uniscono le cellule alla membrana basale.
Lo strato basale dell epidermide è detto anche strato germinativo ed è costituito da
cellule con elevato indice mitotico E ricco cioè di cellule staminali che proliferano
attivamente formando da una parte altre cellule staminali per mantenere costante il
loro numero, dall altra cheratinociti che andranno a sostituire le cellule più
superficiali che vengono perse rapidamente in seguito alla continua
desquamazione dell epitelio..
EPITELIO PAVIMENTOSO CHERATINIZZATO: EPIDERMIDE

Esistono due tipi di cellule


nell epidermide:

1)  AUTOCTONE:
Cheratinociti → vanno incontro a
cheratinizzazione

2)  NON AUTOCTONE:


Melanociti, cellule di Langerhans e cellule
di Merkel (cellule epiteliali specializzate
presenti nello strato basale, in contatto con
fibre mieliniche afferenti, sono RECETTORI
TATTILI → funzione sensoriale), → non vanno
incontro a cheratinizzazione; originano a
distanza e poi migrano nell epidermide.
EPIDERMIDE:MELANOCITI E CELLULE DI LANGERHANS
MELANOCITI: I precursori dei melanociti nel periodo compreso fra il
3° e il 6° mese di sviluppo fetale migrano dalle creste neurali allo strato
basale e spinoso dell epidermide. Sono quindi cellule di origine
neuronale. I melanociti sono caratterizzati da un apparato di Golgi ben
sviluppato, da RER abbondante. Elaborano un pigmento, la MELANINA
che deriva dall ossidazione dell aminoacido tirosina e che viene
immagazzinata in formazioni ellittiche (lunghezza 0,2-0,7µm) dette
melanosomi. I melanosomi, con il loro contenuto di melanina sono
trasferiti dai melanociti ai cheratinociti vicini. Questo processo coinvolge
la fagocitosi di porzioni (quelle che circondano i melanosomi) di
citoplasma dei melanociti da parte dei cheratinociti (secrezione
cosiddetta citocrina)
La melanina contribuisce a determinare il colore della pelle, (caratteristica
che dipende anche dalla quantità di pigmenti carotenici presenti nel
grasso sottocutaneo e dalla concentrazione e dallo stato di
ossigenazione dell emoglobina):
-nei, lentiggini (accumulo di melanina in zone circoscritte)
-abbronzatura (accumulo di melanina in seguito ad esposizione ai raggi
solari)
-albinismo (non viene prodotta melanina o non viene secreta→difetto che
riguarda i granuli secretori)

CELLULE DI LANGERHANS: Sono un tipo particolare di cellule dendritiche (DC) residenti nello strato
spinoso dell epidermide e in qualche epitelio di rivestimento. Al microscopio ottico hanno forma simile a quella
dei melanociti ma il nucleo delle cellule di L. è irregolare mentre quello dei melanociti è sferico. Possiedono
particolari granuli citoplasmatici detti granuli di Birbeck, a forma di racchetta. Appartengono alla linea dei
monociti/macrofagi, derivano cioè dal midollo osseo e sono capaci di riconoscere, captare, rielaborare
molecole estranee ad attività antigenica, per poi presentarle alle cellule immunocompetenti → funzione di
difesa. Hanno cioè una elevata capacità di catturare e processare l antigene
Epitelio cubico stratificato
Due o più strati di cellule, di cui solo quelle
superficiali sono cubiche.
E raro, tappezza i dotti escretori di alcune
ghiandole.

Epitelio cilindrico stratificato

Le cellule superficiali sono cilindriche, le altre


poliedriche.
E raro, si trova in alcuni condotti ghiandolari,
alcuni tratti faringe e laringe.
Caso particolare:
Epitelio di transizione o polimorfo o delle vie urinarie

E tipico della vescica urinaria, anche detto epitelio delle vie


urinarie.

E particolarmente adatto a subire modificazioni , può A


distendersi o contrarsi cambiando morfologia.
B
Formato da 3 strati:
C
• strato superficiale costituito da cellule molto grandi, spesso
binucleate, a forma di cupola (cellule cupoliformi o ad ombrello)
A

• strato medio costituito da due o più ordini di cellule dette


clavate o piriformi che emettono i loro prolungamenti nello
strato profondo B

• strato basale costituito da un unico strato di cellule dall aspetto


cubico o cilindrico C Vescica distesa
Vescica rilassata
EPITELI DIFFERENZIATI

CRISTALLINO

  E una struttura elastica e biconvessa quasi


interamente composta da cellule viventi.
  Le cellule del cristallino sono cellule epiteliali
altamente modificate derivate dall ectoderma.
  Durante la maturazione a livello embrionale
queste cellule perdono il nucleo e sono dette
fibre del cristallino.
  Il cristallino maturo è formato da circa 2000-3000
fibre anucleate, comprese fra i suoi poli anteriore
(con epitelio cubico) e posteriore.
  Le fibre sono ripiene di proteine dette cristalline
e tra le fibre c è scarsa sostanza extracellulare.
  Il cristallino è avvolto dalla capsula del
cristallino, collegata al corpo ciliare tramite il
legamento sospensore.
La proliferazione delle cellule all equatore E del


cristallino aumenta il numero delle fibre della massa
centrale e il processo di crescita continua a bassa
velocità fino a tarda età.
SMALTO DENTARIO

 Ogni dente può essere diviso in due segmenti, la corona e la radice; la corona è la porzione che si proietta
nella cavità orale ed è protetta da uno strato di smalto altamente mineralizzato che lo copre interamente.
 Lo smalto è una sostanza estremamente dura (la più dura dell organismo) e translucida, composta per il 99%
da prismi paralleli di materiale altamente calcificato (i prismi dello smalto), cementati da una matrice
interprismatica altrettanto calcificata.
 Lo smalto è prodotto da 1 strato di cellule colonnari chiamate AMELOBLASTI.
 L apice di ciascuna cellula si assotiglia a formare un lungo processo conico: il processo di Tomes.
 Il processo di Tomes di ciascun ameloblasto secerne la matrice di un prisma dello smalto, mentre i suoi rami
secernono la matrice di smalto interprismatico.
 Successivamente avviene la calcificazione.
 Quando la formazione dello smalto è completa, l’ameloblasto degenera.
 Lo smalto è confinato alla corona dentaria, mentre la dentina si estende in giù a rivestire le radici.
 La dentina è un tessuto mineralizzato non vascolarizzato, formato per l 80% da idrossiapatite e per il 20% da meteriale organico. Le
cellule che depongono la dentina sono gli odontoblasti.
CAPELLI, PELI ed UNGHIE
•  I PELI si sviluppano in invaginazioni profonde dell epidermide,
chiamate FOLLICOLI PILIFERI (epitelio pavimentoso pluristratificato),
che si approfondano nel derma.
•  Sono assenti solo in poche zone della nostra pelle; sul cuoio capelluto
essi possono crescere per oltre 1 m (CAPELLI).
•  Il follicolo pilifero attivo termina con una espansione detta BULBO
PILIFERO, che presenta al suo polo inferiore un recesso occupato da
una papilla di tessuto connettivo dermico: PAPILLA DERMALE
•  Le cellule epiteliali del follicolo adiacenti alla papilla sono simili alle
cellule basali dell epidermide.
•  Tra queste→MELANOCITI, che forniscono melanosomi alle cellule
della corteccia del pelo.
•  Con l invecchiamento→ graduale perdita della capacità di produrre
melanina da parte di queste cellule→ perdita di colore dei capelli.
•  Le cellule epiteliali nel bulbo pilifero intorno alla papilla proliferano per
formare il pelo.
•  Si formano vari strati:
1.  MIDOLLARE ricca in glicogeno granulare acidofila.
2.  CORTICALE lunghe cellule fusiformi e contenenti pigmento. C è
anche aria, aumenta con l età, con conseguente diminuzione del
pigmento.
3.  CUTICOLA parte + esterna, lamelle corneificate senza nuclei.
Disposte a tegola una sopra l altra (margini esterni del pelo dentellati).
4.  GUAINA RADICOLARE INTERNA alla radice del pelo formata da 3
strati cellulari.
5.  GUAINA RADICOLARE ESTERNA o MATRICE DEL PELO a contatto
con la papilla connettivale, contiene elementi indifferenziati che
daranno luogo alle varie cellule dei vari strati. Importanti per la
rigenerazione di epidermide in pazienti con severe scottature.

Le UNGHIE sono placche di cheratina dura strettamente compatta


formata mediante proliferazione e cheratinizzazione di cellule epiteliali.
ORGANI DI SENSO

•  Gli organi di senso sono recettori molto sofisticati in cui i


recettori nervosi specifici sono incorporati in una struttura non
nervosa che aumenta e rende più fine la percezione dello
stimolo.

•  I principali organi di senso specializzati sono:

•  I RECETTORI GUSTATIVI E OLFATTIVI


•  L OCCHIO
•  L APPARATO AUDIOVESTIBOLARE DELL ORECCHIO
Docente: Prof.ssa Emanuela Marcenaro

GHIANDOLE
EPITELI GHIANDOLARI:
sono costituiti da cellule secernenti derivate da lamine epiteliali.

Tre casi:
1) CELLULE CALICIFORMI MUCIPARE ! singole cellule secernenti
intercalate in un epitelio di rivestimento (es. vie digerenti e respiratorie)
2) LAMINE EPITELIALI SECERNENTI ! epiteli di rivestimento e al tempo
stesso secernenti (es. mucosa gastrica)
3) GHIANDOLE ! cellule secernenti che si associano a formare complessi di
forma e volume diversi (es. pancreas)

! FUNZIONE SECERNENTE: svolta da elementi EPITELIALI (EPITELIO


GHIANDOLARE o PARENCHIMA)

! F UNZIONE MECCANICA DI SOSTEGNO: svolta dal TESSUTO


CONNETTIVO (STROMA)

Esistono tuttavia delle eccezioni (es. cellule interstiziali di testicolo e ovaio e


cellule della teca interna del follicolo ovarico sono di origine connettivale)!

ORIGINE E DIFFERENZIAMENTO
DELLE GHIANDOLE
Origine delle ghiandole da una membrana
epiteliale di rivestimento:

Le cellule epiteliali invadono il sottostante


connettivo formando cordoni solidi.

La ghiandola può rimanere in contatto con


la superficie epiteliale (a sinistra) e in tal
caso si forma una GHIANDOLA
ESOCRINA provvista di un dotto
escretore che convoglia all esterno il
prodotto elaborato dalle cellule
secernenti (in rosso).
In altri casi gli abbozzi ghiandolari
perdono le connessioni con l epitelio e in
tal caso le cellule secernenti si
organizzano a formare GHIANDOLE
ENDOCRINE che riverseranno il loro
secreto (ormone) direttamente nel
microambiente da dove verrà drenato ad
GHIANDOLA GHIANDOLA opera della rete vascolare (a destra).
ESOCRINA ENDOCRINA
CLASSIFICAZIONE DELLE GHIANDOLE ESOCRINE
IN BASE AL NUMERO DELLE CELLULE:

" GHIANDOLE UNICELLULARI (cellule caliciformi mucipare)

" GHIANDOLE PLURICELLULARI (tutte le altre)

GHIANDOLE UNICELLULARI

Sono le cellule caliciformi mucipare che si trovano intercalate


negli epiteli di rivestimento delle vie digerenti e respiratorie.

Caliciformi perché hanno aspetto A CALICE, mucipare perché


producono MUCINE, una miscela di GAG, proteoglicani,
glicoproteine, talvolta acide, che forma con l acqua una
sostanza chiamata MUCO.!
GHIANDOLE PLURICELLULARI

Due porzioni:

1)  DOTTO ESCRETORE ! cellule


meno differenziate delimitano un
sistema di dotti che drenano il
secreto verso una superficie
epiteliale (superficie esterna o DOTTO!
cavità interna).

2) ADENOMERO ! porzione

LUME
secernente costituita da cellule ADENOMERO!
secernenti che vengono a
delimitare una cavità centrale o
LUME nel quale le cellule stesse
riversano il prodotto della
secrezione

CLASSIFICAZIONE DELLE GHIANDOLE ESOCRINE PLURICELLULARI


CLASSIFICAZIONE DELLE GHIANDOLE ESOCRINE PLURICELLULARI:

1)IN BASE ALLA SEDE NELLA QUALE LE GHIANDOLE SI TROVANO:


ghiandole intraparietali (nella parete dell organo): intraepiteliali o extraepiteliali (sotto all epitelio)
ghiandole extraparietali (al di fuori dell organo)

2)IN BASE ALLA FORMA DELL ADENOMERO:


tubulari
alveolari
acinose
tubulo-alveolari
tubolo-acinose

3)IN BASE ALLE RAMIFICAZIONI DEI DOTTI ESCRETORI E DEGLI ADENOMERI:


semplici
ramificate
composte

4)IN BASE ALLE MODALITÀ DI EMISSIONE DEL SECRETO:


olocrine
apocrine
merocrine

5)Le ghiandole MEROCRINE possono essere classificate IN BASE ALLA NATURA DEL SECRETO IN:
ghiandole sierose
ghiandole mucose
ghiandole miste

1) Sede in cui si trovano:

! GHIANDOLE INTRAPARIETALI:
sono nella parete dell organo a cui appartengono.
Si dividono in:

Intraepiteliali: si trovano nello Extraepiteliali: si


spessore di un epitelio di approfondano al di sotto
rivestimento; sono rare (es. dell epitelio, nello spessore
ghiandole alveolari semplici dell' della tonaca propria (gh.
epitelio respiratorio delle cavità coriali) o nella tonaca sotto
nasali o dell uretra cavernosa o dei mucosa (gh. sottomucose)
condottini efferenti dell epididimo).
!GHIANDOLE EXTRAPARIETALI:
sono ghiandole voluminose che,
quindi, sono fuori dalla parete
dell organo che ospita il loro dotto
escretore (es. fegato, pancreas,
ghiandole salivari maggiori).

2) Forma degli adenomeri

Diversi tipi di ghiandole:

a)  ghiandole tubulari: le cellule secernenti


formano un condotto a forma di tubo.
Se il tubo non è rettilineo, ma è avvolto
su se stesso si parla di ghiandola a
gomitolo o tubulo-glomerulare (in
genere sono le ghiandole sudoripare)

b)  ghiandole alveolari: l adenomero


presenta la forma di un sacculo sferico
con un lume ampio

c)  ghiandole acinose: l adenomero ha


sempre una forma sferica ma un lume
stretto.!
3) Morfologia degli adenomeri e dei dotti escretori

a)  ghiandole semplici: 1 adenomero e 1 dotto escretore

b)  ghiandole ramificate: 2 o + adenomeri e 1 dotto escretore.


Gli adenomeri possono essere tubulari, alveolari, acinosi,
tubulo-alveolari o tubulo-acinosi.

c) ghiandole composte: + dotti escretori con i loro adenomeri


(morfologicamente simili o differenti) confluiscono in un unico
dotto escretore maggiore..
Ghiandole composte: Dotto
principale
Sono avvolte da una capsula Dotto
connettivale che divide la lobare
Dotto
ghiandola in LOBI. Questi a loro interlobulare
volta sono divisi in LOBULI Dotto
intralobulare
all interno dei quali ci sono gli Dotto
ADENOMERI. intercalare

Dagli ADENOMERI si dipartono Adenomero

canalicoli detti dotti intercalari


o preterminali, che sfociano in
strutture canalicolari di
Lobulo
diametro maggiore fino ad
arrivare ai dotti principali.

Nelle ghiandole salivari


maggiori, i dotti intralobulari
sono detti STRIATI, in quanto
formati da cellule con
invaginazioni della porzione
basale del plasmalemma che CELLULE MIOEPITELIALI:
Sono localizzate tra le cellule
circoscrivono compartimenti secernenti e la lamina basale.
citoplasmatici occupati da Favoriscono la progressione
del secreto dall adenomero al
mitocondri. dotto escretore.!

4) Modalità di emissione del secreto


A. GHIANDOLE OLOCRINE (holos=tutto)
Le cellule secernenti vanno incontro a un processo di degenerazione e vengono
eliminate in toto insieme al prodotto di secrezione. La ghiandola viene, poi, ricostituita
da cellule staminali. Esempio tipico: ghiandole sebacee.

B. GHIANDOLE MEROCRINE
Le cellule durante l emissione del prodotto di secrezione rimangono integre.
E una sorta di esocitosi. Esempio: ghiandola sudoripara a lume stretto.

C. GHIANDOLE APOCRINE
Le cellule nel corso dell estrusione perdono parte del citoplasma sotto forma di
vescicole (gemmazione).
Esempio: ghiandola mammaria, ghiandola uterina, ghiandola sudoripara a lume ampio
(ascella, genitali, ano).

La secrezione ECCRINA è un tipo


particolare di secrezione
MEROCRINA (si mantiene
l integrità della cellula).
Riguarda principalmente la
liberazione di ELETTROLITI (es.
nel sudore) e comunque di piccole
molecole.
5) Le ghiandole MEROCRINE vengono classificate in base alla
natura del secreto in:!
A)  GHIANDOLE SIEROSE: elaborano un secreto chiaro e
fluido, acquoso, contenente enzimi, proteine,
glicoproteine. Sono basofile, in quanto ricche di R.E.R.,
quindi si colorano fortemente con Ematossilina. Il nucleo
appare di forma tondeggiante e posto alla base della
cellula. Esempio: pancreas, parotide, ghiandole di mucose
(respiratorie, gastriche, intestinali).

B)  GHIANDOLE MUCOSE: producono un secreto denso, la


mucina (contenente GAG, proteoglicani e glicoproteine),
che idratandosi costituisce il muco. Le cellule delimitano
un lume ampio (quindi normalmente non avranno un
adenomero acinoso ma ad esempio tubulare). Sono meno
basofile, quindi si colorano più debolmente. Inoltre il
muco, essendo denso, spinge il nucleo alla base della
cellula. Esempio: ghiandole duodenali del Brunner.

C)  GHIANDOLE MISTE: sono ghiandole siero-mucose,


quindi avranno adenomeri del tipo tubulo-acinosi (la
porzione acinosa avrà secrezione sierosa (colore rosa); la
porzione tubulare avrà secrezione mucosa (colore
bianco)). Nelle ghiandole sottomandibolari troviamo le
semilune del Giannuzzi: le cellule sierose sono disposte a
semiluna intorno alle cellule mucose formando una coppa
che chiude l estremità del tubulo mucoso.

Esempi di GHIANDOLE ESOCRINE:


Ghiandole alveolari semplici
Rare. Esempio: ghiandole intraepiteliali della mucosa nasale o dell uretra cavernosa
Ghiandole acinose semplici e acinose ramificate
Esempio: 1) ghiandole sebacee della cute: formazioni ghiandolari annesse al pelo che elaborano
un secreto lipidico. In realtà, queste ghiandole hanno un adenomero diverso da quello di un
acino tipico in quanto, in rapporto alla modalità di emissione del secreto (secrezione olocrina),
le cellule sono disposte in più strati; 2) ghiandole di meibomio delle palpebre
Ghiandole tubulari semplici
Sono le più diffuse. Esempio: ghiandole gastriche, intestinali o cripte del Lieberkuhm, uterine.
Ghiandole tubulari a gomitolo
Ghiandole sudoripare. Si dividono in ghiandole sudoripare semplici a lume stretto a secrezione
merocrina, ghiandole sudoripare ramificate a lume ampio a secrezione apocrina (presenti nelle
ascelle, genitali, ano).
Ghiandole tubulari ramificate
Esempio: ghiandole piloriche dello stomaco, piccole ghiandole della cavità orale e alcune
ghiandole duodenali (del Brunner)
Ghiandole tubulari composte
Esempio: ghiandole cardiache, alcune ghiandole mucose della cavità orale, alcune ghiandole
duodenali (del Brunner), ghiandole lacrimali, ghiandole bulbo-uretrali, ghiandole sierose di
Ebner annesse ai calici gustativi della lingua
Ghiandole alveolari e/o tubulo-alveolari composte
Esempio: ghiandola mammaria, ghiandola prostatica (quest'ultima contiene tanto tessuto
connettivo e muscolare, a differenza della mammella).
Ghiandole acinose e/o tubulo-acinose composte
Esempio: ghiandole salivari maggiori (parotide, sottolinguali, sottomandibolari), pancreas
esocrino, ghiandole sierose o miste della cavità orale, ghiandole lacrimali
Ghiandola labirintica
Il fegato (il cui secreto è la bile).
DOTTO ESCRETORE:

DOTTO!

DOTTO!

ADENOMERO!

Sezione longitudinale Sezione trasversale

ANNESSI CUTANEI

La pelle ha diversi tipi di annessi tra cui principalmente:

! I PELI (vedere lezione epiteli di rivestimento)

! Le GHIANDOLE SUDORIPARE

! Le GHIANDOLE SEBACEE


GHIANDOLE SUDORIPARE:
Sono ghiandole tubulari semplici a gomitolo che rilasciano un
secreto detto SUDORE.
Il sudore è composto da acqua (70%) zuccheri e sali minerali

A lume stretto A lume ampio


Presenti in:
Ano
Ascelle
Genitali

Secreto
viscido
scaricato nei
follicoli
piliferi più
che sulla
superficie

SECR. MEROCRINA SECR. APOCRINA

GHIANDOLE SEBACEE:
Sono ghiandole esocrine a secrezione olocrina associate a follicoli piliferi.
I FOLLICOLI PILIFERI sono introflessioni dell epitelio superficiale (epitelio
pav. pluristrat.) avvolti da tessuto connettivo.

Le ghiandole sebacee secernono una sostanza, il


SEBO, sulla superficie del pelo
impermeabilizzandolo.
(I PELI sono strutture cheratinizzate modificate
prodotte dai follicoli piliferi).
In regioni di transizione dalla pelle alla mucosa (es.
labbra, capezzoli, glande, ecc..) le ghiandole sebacee
non sono associate a follicoli piliferi ma riversano il
sebo direttamente sulla superficie cutanea.
GHIANDOLE ASSOCIATE ALLE PALPEBRE
Ogni palpebra è formata da un piano fibro-elastico
denso, il TARSO (T), ricoperto esternamente da pelle
(P) e internamente dalla congiuntiva (C).
Nel tarso sono situati i corpi di 12-30 GHIANDOLE
TARSALI o DEL MEIBOMIO (G): sono sebacee
modificate con apertura al margine libero della
palpebra
Associate alle ciglia (Cg), si trovano altre ghiandole:
GHIANDOLE DI ZEIS: ghiandole sebacee modificate
GHIANDOLE DI MOLL: ghiandole sudoripare apocrine
modificate
Insieme le ghiandole della palpebra producono un
secreto oleoso che si pensa ricopra lo strato lacrimale,
impedendo l evaporazione delle lacrime.

GHIANDOLE LACRIMALI

Le ghiandole lacrimali secernono le lacrime, un


fluido acquoso che contiene l enzima
antibatterico lisozima ed elettroliti.
Le lacrime drenano dalla cavità orbitale
latero-superiore nella parte interna
dell occhio e, attraverso i canalicoli lacrimali,
giungono nel sacco lacrimale, che che sbocca
nella cavità nasale attraverso il dotto naso-
lacrimale.

Istologicamente sono simili alle


ghiandole salivari e sono a
secrezione sierosa.
GHIANDOLE SALIVARI MAGGIORI:
Sono composte. Ne esistono 3tipi:
1) PAROTIDI:
Ghiandole sierose (simili al pancreas)

2) SOTTOMANDIBOLARI:
Ghiandole miste!Semilune del Giannuzzi

DOTTO

3) SOTTOLINGUALI:
Ghiandole miste anche se prevale la
componente mucosa
La saliva è un secreto acquoso ipotonico che contiene quantità variabili di muco,
enzimi (spec. AMILASI che inizia la digestione dell amido nella cavità orale e
LISOZIMA con funzione antibatterica), anticorpi e ioni, quali K+, Na+, Cl- e
Bicarbonati..). E rilasciata in risposta all attività parasimpatica dovuta a
stimoli fisici, chimici e psicologici.

TUBO DIGERENTE e GHIANDOLE

Siamo di fronte ad un caso di


LAMINA SECERNENTE,
infatti l epitelio del tubo
digerente svolge 2 funzioni:

# funzione di rivestimento

# funzione secernente

L epitelio digerente, invaginandosi, forma ghiandole


tubulari semplici o ramificate, che hanno funzioni
secernenti e nello stesso tempo delimitano il lume
del dotto. Quindi, NON esiste una separazione tra
porzione secernente (adenomero) e porzione
escretrice (dotto)
STOMACO:
Invaginazioni dell epitelio strettamente impaccate formano ghiandole tubulari
semplici (corpo e fondo) o ramificate ** (piloriche) a funzione prevalentemente
secernente Le cellule che formano queste
ghiandole esocrine sono di varia
natura:
-cellule PRINCIPALI (nella parte più
profonda): secernono
PEPSINOGENO (una volta
trasformato in pepsina, idrolizza
proteine in peptidi)
-cellule PARIETALI (lungo le
pareti): secernono HCl (varie
funzioni: dà acidità al succo
gastrico, inizia la digestione delle
proteine, ha funzione antibatterica,
** trasforma il pepsinogeno nella forma
attiva pepsina, produce una
glicoproteina detta fattore
intrinseco che lega la Vitamina B12 a
livello di stomaco e duodeno,
promuovendone l assorbimento a
livello dell ileo).
-cellule CALICIFORMI MUCIPARE
e cellule con funzioni
ENTEROENDOCRINE (es. c. APUD)
a funzione secernente.

INTESTINO TENUE:
La mucosa presenta estroflessioni digitiformi chiamate villi.
Tra i villi intestinali si aprono le cripte o ghiandole intestinali (di Lieberkuhn),
ghiandole tubulari semplici.
Si distinguono vari tipi di cellule:
ENTEROCITI: funzione di assorbimento
CELLULE CALICIFORMI MUCIPARE: funzione secernente
CELLULE a funzione ENTEROENDOCRINA: es. c. di PANETH (funzione antimicrobica: producono
lisozima, defensine)…

Sez longit.

Sez trasv.
INTESTINO TENUE:
Il DUODENO è caratterizzato dalla presenza di numerose ghiandole secernenti
muco, situate prevalentemente nella sottomucosa.
Queste ghiandole sono note come GHIANDOLE di BRUNNER (G) e sono
classificate come ghiandole tubulari ramificate o composte.

INTESTINO CRASSO:
La mucosa è disposta in ghiandole fittamente stipate (ghiandole
tubulari semplici di Lieberkuhn).
Si distinguono vari tipi di cellule:
ENTEROCITI: funzione di assorbimento di acqua
CELLULE CALICIFORMI MUCIPARE: funzione secernente
CELLULE a funzione ENTEROENDOCRINA: es. c. APUD
CELLULE a funzione ENTEROENDOCRINA

Le cellule a funzione enteroendocrina presenti sia nello stomaco sia


nell intestino hanno fondamentalmente una funzione regolatoria
locale.
Queste cellule possono produrre:
! PEPTIDI quali CCK, secretina, GIP e motilina che hanno funzioni
regolatorie ad es. su pancreas, motilità intestinale, ecc..
! Candidati ormoni a funzione endocrina: es. peptide YY o il peptide-1-
glucagone-like..
! Ormoni a funzione paracrina: ormoni che hanno un effetto locale e
non circolano nel sangue; es. somatostatina e istamina
! Ormoni a funzione neurocrina: es. bombesina e peptide inibitore
vasoattivo (VIP)..

GHIANDOLE UTERINE:
sono tubulari semplici
secernono glicogeno
PANCREAS:
ghiandola esocrina acinosa composta a secrezione sierosa

Le frecce nere
nell immagine sopra
indicano la parte
ENDOCRINA del
P A N C R E A S
ACINI PANCREATICI (ISOLOTTI DI
LANGERHANS) (vedi
ghiandole endocrine)

GHIANDOLA MAMMARIA:
ghiandola tubulo-alveolare composta

Nella mammella in fase attiva, nelle cellule


secernenti compaiono granuli di secrezione proteica
e gocciole lipidiche. I primi sono liberati per
esocitosi, le gocciole lipidiche invece con una
modalità di secrezione simile a quella apocrina.

In questa ghiandola, i condotti escretori non


confluiscono tutti in un unico dotto principale, ma si
aprono indipendentemente l uno dall altro a livello
del capezzolo.
GHIANDOLA PROSTATICA:
ghiandola tubulo-alveolare composta

G = ghiandole prostatiche

CA = precipitati di glicoproteine
(corpora amilacea). Questi
precipitati aumentano con l età

CA

CA CA
CA

CA

CA

GHIANDOLE ENDOCRINE

• Non possiedono dotti escretori.


• V e r s a n o n e l t o r r e n t e
circolatorio il prodotto da esse
elaborato!ORMONE.
• Questo agisce su organi anche
molto distanti dalla
GHIANDOLA PRODUTTRICE.
• T ali organi sono chiamati
ORGANI BERSAGLIO.
• Q u i n d i , l A P P A R A T O
ENDOCRINO è costituito da
organi o raggruppamenti cellulari
che hanno la caratteristica
comune di elaborare ormoni.
• L a C O N C E N T R A Z I O N E
PLASMATICA degli ormoni
varia tra 10-6 e 10-9 M.
COMUNICAZIONE TRA CELLULE
Esistono diversi modi di segnalazione
tra cellule:
1.  E N D O C R I N A : l a c e l l u l a
produttrice è molto distante
dalla cellula bersaglio
2.  P A R A C R I N A : l a c e l l u l a
produttrice è piuttosto vicina
alla cellula bersaglio
3.  CELLULA-CELLULA: esiste un
contatto diretto tra la cellula
produttrice e la cellula bersaglio
4.  A U T O C R I N A : l a c e l l u l a
produttrice e la cellula bersaglio
coincidono

Gli ormoni possono essere di natura proteica o di natura steroidea.


ORMONI PROTEICI: sono idrofilici, hanno recettori di superficie. A loro volta, i
recettori di superficie, per influire sul metabolismo cellulare, sono accoppiati ad altre
molecole, capaci di rilasciare e di realizzare quindi, tramite la trasduzione del segnale,
una risposta funzionale o genica all avvenuta interazione ormone/recettore.
ORMONI STEROIDI: sono sintetizzati a partire dal colesterolo, sono altamente
idrofobici per cui riescono a diffondere liberamente attraverso la membrana plasmatica.
Quindi tutte le cellule sono permeabili ai vari recettori steroidei ma solo alcune cellule
bersaglio, dotate del recettore opportuno a livello citoplasmatico, riescono a trattenere
l ormone steroideo specifico. Una volta formatosi il legame ormone steroideo-recettore,
questo complesso migra nel nucleo e induce la trascrizione del DNA
Eccezione: ORMONI TIROIDEI: sono peptidici ma hanno recettori nucleari già legati al
DNA. L interazione ormone-recettore anche in questo caso induce trascrizione del DNA.
CARATTERI CITOLOGICI delle GHIANDOLE ENDOCRINE

Si possono riconoscere 2 modelli generali di organizzazione citologica, legati alla


elaborazione di ormoni di derivazione amminoacidica e di ormoni di derivazione steroidea.

POPOLAZIONI CELLULARI A SECREZIONE PEPTIDICA


Le popolazioni cellulari delle ghiandole a secrezione polipeptidica, glicoproteica e amminica presentano
caratteri strutturali comuni.
Si tratta di cellule ricche di ribosomi e poliribosomi, con RER e GOLGI abbondanti e vescicole
secretorie a diverso stadio maturativo. Frequentemente è netta la polarizzazione morfologica (Golgi e
vescicole verso il versante apicale, RER verso quello basale).
Molti ormoni vengono prodotti come precursori (pre-pro-ormoni) e poi maturano.

POPOLAZIONI CELLULARI A SECREZIONE STEROIDEA


Il citoplasma è abbondante. Numerosi sono i ribosomi e i poliribosomi liberi o legati al RER.
Il REL ha uno sviluppo considerevole.
Spesso le cisterne del REL sono ad andamento concentrico intorno a gocciole lipidiche.
I mitocondri sono numerosi.
Queste cellule non presentano una distribuzione polarizzata.
Gli steroidi vengono sintetizzati a partire dal colesterolo.
La velocità di secrezione di questi ormoni sembra essere direttamente correlata a quella con cui ha
luogo la loro sintesi"non possono accumularsi all interno della cellula.

ORGANIZZAZIONE STRUTTURALE E MORFOLOGICA

Le cellule secernenti sono organizzate in:

1)  CORDONI SOLIDI (ipofisi, paratiroidi, surrene, epifisi, corpo


luteo)

2)  FOLLICOLI CHIUSI (follicoli tiroidei)

3)  ISOLOTTI ben delimitati nel contesto di una ghiandola esocrina


(isole di Langerhans nel pancreas)

4)  CELLULE INTERSTIZIALI: sono cellule disperse singolarmente o


a piccoli gruppi nel connettivo di un organo (c. interstiziali del
testicolo e dell ovaio)

5)  SISTEMA ENDOCRINO DIFFUSO: cellule endocrine


singolarmente disperse in tessuti epiteliali di rivestimento o
secernenti

Le ghiandole endocrine sono vascolarizzate da sinusoidi, cosiddetti


perchè hanno andamento sinuoso, lume ampio, endotelio fenestrato.!
IPOFISI o GHIANDOLA PITUITARIA

"  E una piccola ghiandola situata all interno del cranio, in una piccola
depressione dell osso sfenoide (la sella turcica).
"  Produce molti ormoni che stimolano diverse funzioni o influenzano
l attività di molte ghiandole endocrine.

E suddivisa in 2 compartimenti:

1.  ADENOIPOFISI ! ghiandola endocrina a cordoni


solidi di origine ectodermica (deriva dalla tasca di
Rathke: un diverticolo che si forma nella cavità orale
durante lo sviluppo embrionale)

2.  NEUROIPOFISI ! formazione neurosecretoria


derivante dal neuroectoderma, in collegamento con
l ipotalamo tramite il peduncolo ipofisario

L adenoipofisi si divide a sua volta in 3 lobi:

• pars distalis o lobo anteriore ! diversi tipi di cellule tra cui


cellule che producono ORMONI TROPICI o TROPO-ORMONI
(! regolano la funzione di altre ghiandole endocrine)
• pars intermedia ! molto ridotta nell uomo
• pars tuberalis ! pochi strati di cellule cromofobe

ORMONI TROPICI
Sono ormoni che
stimolano la sintesi
di altri ormoni (es.
TSH e ACTH).
La maggior parte
degli ormoni
ipofisari sono
ormoni tropici.
ADENOIPOFISI

I diversi tipi cellulari possono


essere distinti in base alla
colorazione istologica che
assumono o in base al tipo di
ormone prodotto.

Si distinguono:
1. CELLULE CROMOFILE:
Basofile (Bas) o Acidofile (Ac)
2. CELLULE CROMOFOBE (Ch)
Queste ultime (Ch) si pensa siano
una riserva di cellule non
differenziate.
CELLULE ACIDOFILE: 40% delle cellule dell ipofisi. Hanno un
secreto proteico (PAS -)
• cellule somatotrope o STH cells ! cellule tonde con RER e
Golgi sviluppati e granuli di secreto contenenti l STH. L STH
è l ormone delle crescita, è detto SOMATOTROPO (carenza
! nanismo ipofisario; aumento ! gigantismo (nell infanzia),
acromegalia (nell adulto)
• cellule mammotrope o LTH cells o a prolattina (PRL) !
cellule oblunghe con RER e Golgi sviluppati e granuli di secreto
contenenti l ormone luteotropo (LTH) o prolattina (PRL).
Stimola la produzione di latte da parte delle ghiandole
mammarie. Il suo effetto è sempre legato alla riproduzione.
CELLULE BASOFILE: 10-15%. Hanno un secreto
glicoproteico (PAS +)
• cellule gonadotrope ! sintetizzano, immagazzinano e
rilasciano l ormone follicolo stimolante (FSH) e l ormone
luteinizzante (LH). Nella femmina: FSH agisce sull ovaio
(accrescimento follicolo ooforo e sintesi estrogeni); LH stimola
l ovulazione e la formazione del corpo luteo. Nel maschio: FSH
agisce sulle cellule del Sertoli (sostiene la spermatogenesi); LH
stimola la produzione di testosterone da parte delle cellule
interstiziali di Leydig. L ovaio e il testicolo producono un
peptide: l inibina (inibisce sintesi FSH).
• cellule tireotrope ! secernono l ormone tireotropo (TSH),
che stimola le cellule dei follicoli tiroidei a produrre T3 e T4.
• cellule corticotrope o #-lipotrope (ACTH –LPH cells) !
le cellule del lobo distale producono ACTH e beta-lipotropina.
L ACTH stimola la zona fascicolata del surrene a produrre
ormoni glicoattivi. Le cellule del lobo intermedio producono più
ormoni derivati dalla scissione di un unica proteina detta POMC;
tra questi l ormone melanocitostimolante (MSH) e le beta-
endorfine.

NEURORMONI IPOTALAMICI che agiscono sull ADENOIPOFISI

L attività dell adenoipofisi è controllata da ormoni sintetizzati dai


neuroni ipotalamici.

Sono di 2 tipi:

• RH (releasing hormones) ! stimolano in modo specifico la


liberazione di ormoni prodotti dall adenoipofisi. Sono tanti
quanti gli ormoni sintetizzati dall adenoipofisi.

• IH (inhibiting hormones) ! inibiscono sempre in modo


specifico la liberazione di ormoni prodotti dall adenoipofisi.

• Il bilancio tra neurormone stimolante e neurormone inibente


permette la fine modulazione dell attività ipofisaria.
" Le concentrazioni ematiche degli ormoni regolano
l attività endocrina ipotalamica e ipofisaria; si parla di:
" feed-back positivo
" feed-back negativo

" Esempio:

Meccanismo di mutua regolazione


dell azione
" dell ipotalamo,
" dell adenoipofisi e
" della tiroide

NEUROIPOFISI

Rappresenta il territorio di deposito e secrezione di ORMONI sintetizzati da


neuroni IPOTALAMICI.

Gli ormoni neuroipofisari, ossitocina e vasopressina (detto anche ormone antidiuretico o


ADH), sono sintetizzati dai neuroni dei nuclei ipotalamici sopraottico e paraventricolare.
Dai corpi cellulari di questi neuroni gli ormoni migrano, entro granuli di secrezione
(neurosecrezione), lungo gli assoni e raggiungono il lobo posteriore dell ipofisi dove
vengono liberati nei pressi dei capillari (corpi di Herring ! accumulo di neurosecreto).
Entro i granuli di secrezione ossitocina e ADH sono legati a proteine vettrici:
neurofisine.

OSSITOCINA ! stimola le contrazioni della muscolatura uterina al momento del parto.


VASOPRESSINA (ADH) ! ha un azione vasocostrittrice e un effetto antidiuretico, in
quanto stimola il riassorbimento di H2O a livello dei dotti collettori del rene. Se manca
l organismo elimina grandi quantità di urina molto diluita! DIABETE INSIPIDO.

La neuroipofisi contiene fibre nervose e tessuto stromale lasso.


Gli assoni dei neuroni sono amielinici e terminano in prossimità dei capillari.
Gli assoni sono circondati dai prolungamenti citoplasmatici di cellule di sostegno dette
pituiciti. !
EPIFISI
E detta anche ghiandola pineale.
E organizzata in nidi di cellule fortemente stipate.

Le cellule parenchimali, i pinealociti, sono di origine neuroepiteliale.


Hanno aspetto dendritico.

Tra i pinealociti ci sono cellule interstiziali (stessa origine).

Oltre a questi 2 tipi di cellule, la ghiandola pineale umana è


caratterizzata dalla presenza di concrezioni calcificate, note con il
nome di sabbia epifisaria, che si pensa possano derivare da
precipitazioni di fosfati di calcio e di carbonati in seguito al processo
di esocitosi del secreto. Queste concrezioni aumentano con l età e
sono caratteristiche istologiche distintive della ghiandola epifisaria.

I pineolociti sintetizzano e secernono l ormone MELATONINA


(deriva dalla serotonina).
La sintesi di melatonina è legata ai cicli luce-buio (ritmi circadiani), in
particolare l epifisi trae informazioni dalla retina per mezzo di tratti
retino-ipotalamici.
Infatti, la stimolazione luminosa rallenta l attività dei neuroni che
stimolano la sintesi di melatonina.
La melatonina è, quindi, rilasciata solo durante il buio. Questo
ormone, una volta rilasciato, è in grado di regolare le funzioni
riproduttive nei mammiferi.
In che modo? Inibendo il rilascio di GnRH (ormone rilasciante le
gonadotropine) da parte dell ipotalamo e quindi inducendo un minor
rilascio di gonadotropine (FSH e LH) da parte dell ipofisi e quindi una
minor produzione di ormoni sessuali da parte delle gonadi.
Tumori che distruggono l epifisi sono associati a pubertà precoce.!

GHIANDOLE SURRENALI

Sono costituite da 2
ghiandole endocrine
che hanno origine e
funzione diverse:

-CORTICALE
che si divide in:
$ Zona glomerulare
$ Zona fascicolata
$ Zona reticolare

-MIDOLLARE
PARTE CORTICALE:
è organizzata in 3 zone concentriche costituite dall esterno
all interno da cordoni cellulari organizzati diversamente nello spazio.
Si distinguono:

• Zona glomerulare (15%) ! è composta da cellule organizzate in corti


cordoni ripiegati a gomitolo rivestiti da una membrana basale. Questa
zona è implicata nella produzione degli ormoni mineral-corticoidi
(ALDOSTERONE) che controllano il metabolismo idro-salino.

• Zona fascicolata (80%) ! è costituita da grandi cellule organizzate


in cordoni paralleli tra i quali si interpongono i sinusoidi.

• Z ona reticolare (5%)! i cordoni appaiono ampiamente


anastomizzati.

• Q ueste 2 zone sono implicate nella produzione di ormoni


glicocorticoidi (ad es. CORTISOLO) così detti perché regolano la
gluconeogenesi e la glicogenosintesi controllando il metabolismo
dell'organismo (glucidico, proteico…), e di ormoni sessuali (in
prevalenza ANDROGENI come ad es. deidroepiandrosterone).

PARTE MIDOLLARE:
occupa la parte centrale; è organizzata in cordoni cellulari separati da un
connettivo molto vascolarizzato. Le cellule sono rappresentate da rare
cellule simpatiche gangliari e dai feocromociti o cellule cromaffini
(capacità di precipitare i sali di cromo dovuta alla presenza di amine a
nucleo catecolico ! catecolamine).

Le cellule cromaffini secernono NORADRENALINA ed ADRENALINA.


Queste catecolamine sono contenute in granuli di secrezione che
rappresentano una forma di deposito.
Le cellule cromaffini sono considerate neuroni modificati.
Infatti esse sono innervate da fibre pre-gangliari simpatiche
(colinergiche) che terminano direttamente su queste cellule ghiandolari
stimolandole a secernere adrenalina e noradrenalina.
Le cellule cromaffini sono quindi funzionalmente omologhe ai neuroni
post-gangliari simpatici (senza assone) che utilizzano noradrenalina come
mediatore chimico. In seguito a stimolo nervoso ! esocitosi.!
ATTIVITA ENDOCRINA DEL RENE

Oltre alla funzione primaria di elaborazione e di escrezione dell urina, il


rene sintetizza ormoni che svolgono 2 importanti compiti:

1. la regolazione della pressione arteriosa


2.  una funzione eritropoietica

1.  Quando si abbassa la pressione arteriosa o diminuisce il volume del


sangue circolante viene liberata dalle cellule dell apparato
iuxaglomerulare, la renina. La renina è un enzima che agisce su una
proteina plasmatica prodotta dal fegato, l angiotensinogeno (sempre
presente nel sangue). Questo viene trasformato in angiotensina I che, a
livello polmonare si trasforma in angiotensina II. Questo, a sua volta,
agisce sulla ghiandola surrenale determinando un aumento di secrezione
dell ormone aldosterone. L'aldosterone promuove il riassorbimento di
H2O e Na+ a livello dei tubuli distali del rene ! aumento di volume
sanguigno e aumento di pressione.

2.  I reni producono una sostanza, la eritropoietina o fattore renale


eritropoietico, che immessa in circolo raggiunge il midollo osseo dove
stimola la proliferazione dei precursori eritropoietici.
PARATIROIDI

Le paratiroidi sono organizzate in nidi o cordoni cellulari


separati da connettivo lasso, contenente un numero
discreto di adipociti. La componente stromale e adiposa
aumenta dopo la pubertà rendendo la ghiandola
dissociata in grappoli cellulari.
Due tipi di cellule:
1)  cellule principali ! sintetizzano il paratormone
2)  cellule ossifile ! compaiono dopo la pubertà, la loro
funzione non è nota.
L attività delle cellule principali è regolata dai livelli
extracellulari dello ione Ca++ (calcio).
Il PARATORMONE agisce sulle cellule bersaglio (tessuto
osseo e parenchima renale), che esprimono recettori di
membrana specifici per questo ormone.
L azione dell ormone produce, a livello osseo, un aumento
della calcemia, a livello renale, la produzione dello 1,25-
diidrossicolecalciferolo, metabolita attivo della vitamina
D, che facilita l assorbimento di calcio a livello
intestinale.!
TIROIDE

E l'unico esempio di ghiandola a follicoli chiusi.


Il diametro dei follicoli varia a seconda del loro stato funzionale (!
micro e macro –follicoli).
I follicoli sono costituiti da un epitelio cubico semplice che poggia
su una lamina basale: all interno della cavità è presente la colloide,
costituita da tireoglobulina (precursore degli ormoni tiroidei).

La parete del follicolo è costituita da 2 tipi di cellule:

• i tireociti o cellule follicolari: producono gli ormoni tiroidei


TIROXINA (T4) e TRIIODIOTIRONINA (T3)

• le cellule parafollicali o cellule C: producono un ormone la


TIREOCALCITONINA che provoca un abbassamento della
calcemia aumentando il deposito di Ca++ nelle ossa (effetto
opposto al paratormone).

A) I tireociti presentano una


polarizzazione morfologica: il versante
basale è ricco di RER. Qui viene
sintetizzata la TIREOGLOBULINA. Da
qui va al Golgi (!glicosilazione) e poi
viene esocitata nel lume del follicolo.
In coincidenza con l esocitosi si
verifica la iodinazione dei residui di
tirosina della tireoglobulina ! si
accumula tireoglobulina iodinata.
B) La stimolazione ghiandolare (ad opera
del TSH ipofisario) avvia una serie di
processi che portano alla liberazione in
circolo degli ormoni tiroidei. Il tireocita
attivato fagocita ampie porzioni di colloide.
Le vescicole di riassorbimento si fondono
con i lisosomi. I prodotti della digestione
lisosomiale, ormoni liberi (tiroxina o T4 e
triiodotironina o T3), e amminoacidi
vengono rilasciati nel citoplasma. Gli ormoni
T3 e T4 attraverso il versante basale della
cellula passano, quindi, in circolo.

Gli ormoni tiroidei hanno diverse funzioni che possono essere così generalizzate:
• EFFETTI METABOLICI
La tiroide regola il metabolismo basale (consumo di O2) dell organismo, l organo bersaglio
degli ormoni tiroidei è, in questo caso, l insieme dei mitocondri.
• EFFETTI SULLO SVILUPPO E SUL DIFFERENZIAMENTO
Gli ormoni tiroidei regolano e controllano le sintesi proteiche influenzando il tasso di
accrescimento dei tessuti e il differenziamento.
!
La carenza di ormoni tiroidei ostacola lo sviluppo embrionale e il differenziamento tissutale.
ISOLE DI LANGERHANS

Le isole di Langerhans o insule pancreatiche sono ammassi cellulari, che si


presentano come entità strutturali distinte nel contesto del parenchima esocrino del
pancreas.
Appaiono come strutture sferoidali molto vascolarizzate ! ogni singolo elemento si
presenta a contatto con un vaso.
Nelle isole pancreatiche si distinguono 4 tipi di cellule che sintetizzano ormoni di
natura polipeptidica:

1)  cellule alfa o $ (20%) ! producono il GLUCAGONE che aumenta la


glicemia aumentando la glicogenolisi epatica

2) cellule beta o # (70%) ! secernono l INSULINA che abbassa la glicemia


aumentando la permeabilità cellulare al glucosio, specialmente nelle cellule
adipose, muscolari e negli epatociti [Glucosio nel sangue % 65 – 110 mg/dl]

3)  cellule delta o & (5-10%) ! secernono la SOMATOSTATINA che modula


l'attività delle cellule alfa e beta

4) cellule F (OPP) (1-2%) ! secernono un polipeptide pancreatico che regola


la secrezione di enzimi da parte delle cellule esocrine del pancreas.!

PANCREAS
Parte esocrina!
+parte endocrina (isolotti più chiari)!

Ingrandimento parte endocrina!


GHIANDOLE INTERSTIZIALI DEL TESTICOLO

Le ghiandole interstiziali del testicolo sono formate dalle CELLULE DI LEYDIG,


presenti a piccoli gruppi nell interstizio tra i tubuli seminiferi.

Caratteristiche:
Sono cellule poliedriche riunite in gruppi in stretto contatto con capillari sanguigni.
Nucleo ovale, a volte 2 nuclei.
REL sviluppato, costituito da cisterne che talvolta si dispongono in modo concentrico
intorno a gocciole lipidiche. Le membrane del REL contengono enzimi per la sintesi
degli androgeni.

Le funzioni della gonade maschile, come quelle della gonade femminile, sono sotto il
controllo degli ormoni ipofisari FSH e LH.

L ormone FSH è importante per la spermatogenesi: agisce sulle cellule del Sertoli
(cellule di sostegno all'interno dei tubuli seminiferi), che producono una proteina
detta ABP che lega gli androgeni e li trasporta nel tubulo seminifero sostenendo così
la spermatogenesi.
L ormone LH induce il rilascio da parte delle cellule di Leydig di ORMONI
ANDROGENI, ormoni di tipo steroideo, tra i quali il più importante è il
TESTOSTERONE indispensabile per l ultima parte della spermatogenesi e per il
differenziamento e mantenimento dei caratteri sessuali secondari del maschio.

TESTICOLO (gonade maschile):


sezione trasversale di tubuli seminiferi
CELLULE DI LEYDIG

SPERMATOZOI
all interno di un tubulo seminifero
ATTIVITA ENDOCRINA DELLE GONADI FEMMINILI:
La componente endocrina della gonade femminile (ovaio) è rappresentata dai FOLLICOLI
OVARICI (GHIANDOLA ENDOCRINA A CELLULE INTERSTIZIALI) e dai CORPI
LUTEI (GHIANDOLA ENDOCRINA A CORDONI SOLIDI), che derivano dai primi in
seguito al fenomeno dell ovulazione.
A questi si aggiungono ammassi irregolari di cellule sparse nello stroma ovarico con
diverse attività endocrine.
Nel corso della maturazione attorno ad ogni follicolo costituito dall ovocita circondato
dalle cellule follicolari (tonaca granulosa), lo stroma si organizza in due zone concentriche,
la più interna delle quali (TECA INTERNA) è formata da cellule ad attività endocrina.
Le cellule della teca producono testosterone, questo viene assunto dalle CELLULE DELLA
GRANULOSA che, sotto l influenza dell FSH, lo trasformano in estradiolo (ormone
estrogeno di natura steroidea).
Il follicolo ovarico, arrivato al massimo del suo accrescimento, subisce l azione dell LH
ipofisario in seguito al quale le cellule della granulosa cominciano a secernere
progesterone. Questo steroide provoca le maturazione dell ovocita e induce l ovulazione.
Avvenuta l ovulazione, la parete del follicolo si collassa e le cellule tecali insieme a quelle
della granulosa danno origine al CORPO LUTEO, capace di secernere elevate quantità di
progesterone e di estrogeni.
Se non avviene la fecondazione il corpo luteo degenera e si trasforma in CORPUS
ALBICANS.

OVAIO (gonade femminile):


follicolo di GRAAF
OVAIO (gonade femminile):
corpo luteo

SISTEMA NEUROENDOCRINO DIFFUSO


L apparato endocrino e il sistema nervoso presentano molte analogie.
In particolare, ci sono cellule endocrine che, pur non essendo neuroni, presentano
precise analogie con essi, come la capacità di elaborare ed accumulare un secreto, di
rilasciarlo solo in seguito all arrivo di uno stimolo che agisce su recettori specifici e
di indirizzarlo ad una cellula bersaglio che presenti un altro recettore specifico per
la sostanza rilasciata.
Per tutti questi motivi, queste cellule endocrine sono state denominate
PARANEURONI.
Questo termine identifica popolazioni cellulari eterogenee, quali:
" Molte cellule endocrine/paracrine gastroenteropancreatiche e delle vie aeree
" Cellule C della tiroide
" Cellule gustative
" Meccano e foto-recettori…
Nell insieme queste cellule, isolate o riunite in gruppi, distribuite in organi sensoriali,
in varie ghiandole endocrine e in numerosi epiteli, le cui funzioni esercitano un
importante attività di regolazione locale, rappresentano il cosiddetto SISTEMA
NEUROENDOCRINO DIFFUSO (DNES).
TESSUTI DI ORIGINE MESENCHIMALE
I tessuti di origine mesenchimale differiscono da quelli epiteliali, in quanto
contengono abbondante matrice extracellulare, in cui le cellule sono disperse.
Tali tessuti derivano tutti dal MESENCHIMA (tessuto embrionale di origine
prevalentemente mesodermica).

Il mesenchima è formato da cellule ovali e/o


stellate con lunghi prolungamenti e scarso
citoplasma perinucleare che sono disperse in
un abbondante sostanza fondamentale priva di
fibre.

Le cellule mesenchimali hanno una notevole capacità proliferativa e possono


differenziarsi verso linee molto diverse.
Quindi dal mesenchima possono originare vari tipi di tessuti.
I tessuti di origine mesenchimale possono essere così classificati:

1)  tessuti connettivi propriamente detti:


•  t. connettivo mucoso

•  t. connettivo lasso

•  t. connettivo denso

•  t. connettivo reticolare

•  t. connettivo elastico

•  t. adiposo

2) tessuti connettivi di sostegno:

•  t. cartilagineo

•  t. osseo

3) tessuti connettivali a funzione trofica:

•  sangue e linfa
T. C. LASSO T. C. DENSO T. ADIPOSO

T. CARTILAGINEO T.OSSEO SANGUE


Componente
cellulare
Tessuti di origine Sopporta
mesenchimale Sostanza
fondamentale forze
Matrice pressorie
extracellulare
Componente Resiste alla
fibrillare trazione
MATRICE EXTRACELLULARE DEL TESSUTO CONNETTIVO

Sostanza fondamentale
E costituita soprattutto da macromolecole eterogenee quali:
• Glicosaminoglicani (GAG)
•  Proteoglicani
•  Glicoproteine

Componente fibrillare
E costituita da:
• Fibre collagene
• Fibre reticolari
• Fibre elastiche
MATRICE EXTRACELLULARE DEL TESSUTO CONNETTIVO

SOSTANZA FONDAMENTALE:
È costituita da macromolecole eterogenee quali i glicosaminoglicani (GAG), i
proteoglicani e le glicoproteine.

I GAG sono lunghe catene


polisaccaridiche non ramificate,
ricche di gruppi anionici (per es.
radicali carbossilici, esteri
solforici), e composte da unità
disaccaridiche che si ripetono.
Uno dei 2 zuccheri del
disaccaride che si ripete è un
aminozucchero (monosaccaride
con un –NH2 al posto di un –OH).
La presenza di gruppi anionici spiega l’intensa basofilia e la capacità di legare
molte molecole d’acqua dei GAG. Quest’ultima caratteristica rende gelatinosa e
viscosa la sostanza fondamentale e permette la formazione di una rete
tridimensionale che funziona come una sorta di setaccio molecolare in grado di
impedire il passaggio di alcune molecole, facilitare la diffusione di altre e fornire
una resistenza alla pressione. I GAG legandosi covalentemente a proteine formano
grandi complessi proteico-polisaccaridici detti proteoglicani.
GAG

I GAG si distinguono in:


• acido ialuronico
• condroitinsolfato
• eparan solfato
• eparina
• cheratan solfato
• dermatan solfato.
ACIDO IALURONICO
E’ il GAG che compare più precocemente durante
lo sviluppo embrionale.
E’ l’unico GAG ad essere presente nella matrice
come tale ovvero non legato ad un core proteico
per formare necessariamente un proteoglicano.
Può legare molecole di proteoglicani tra di loro
Per la sua elevata viscosità è un ottimo
lubrificante nelle sedi in cui si verificano attriti
(è un componente fondamentale del liquido
sinoviale delle articolazioni)
Legando grandi quantità di acqua, forma una sorta di matrice gelatinosa che promuove
la coesione cellulare. Crea quindi una impalcatura molecolare per mantenere la forma e il
tono del tessuto
Controlla la diffusione di sostanze nell’ambito del tessuto connettivo, impedendo ad
esempio la diffusione di agenti tossici e di batteri.
Cosa importante, molti batteri producono ialuronidasi, enzima che demolisce l’acido
ialuronico e quindi riduce la viscosità del connettivo, consentendo ai batteri stessi di
aprirsi un varco.
Ialuronidasi sono contenute anche nell’acrosoma dello spermatozoo, sono rilasciate in
seguito alla cosiddetta reazione acrosomiale, consentono allo spermatozoo si superare
alcune barriere che circondano l’ovocita.
PROTEOGLICANI
I PROTEOGLICANI sono molecole costituite da un singolo filamento
proteico (5%) su cui si legano covalentemente catene polisaccaridiche
complesse dette glicosaminoglicani o GAG (95%).
Più molecole di proteoglicani si associano ad una molecola di acido ialuronico.

I proteoglicani formano, insieme ad altre proteine della matrice


setacci molecolari in grado di selezionare il passaggio di sostanze e
cellule. I proteoglicani come i GAG che li compongono sono molecole in
grado di interagire molto bene con molecole di acqua (v. la loro
importanza a livello di tessuti non vascolarizzati come la cartilagine).
ESEMPI DI PROTEOGLICANI

Aggrecano: grosso proteoglicano


che presenta più di 200 GAG
misti
Decorina: piccolo proteoglicano
che contiene solo 1 GAG
Sindecano: famiglia di
proteolicani trans-membrana
formati da un n° variabile di
GAG,
Versicano: formato da 12-15
GAG (tutti uguali)
PROTEOGLICANO GLICOPROTEINA
GLICOPROTEINE
Le glicoproteine strutturali hanno il ruolo principale di raccordare il
complesso di molecole della matrice extracellulare alle popolazioni
cellulari in essa accolte.
Sono un gruppo molto vasto di macromolecole.

Esempi di glicoproteine sono:


• la fibronectina
• la laminina
• l’entactina
• la condronectina
• l’osteonectina
• l’osteopontina
• la tenascina
FIBRONECTINA
La Fibronectina è la glicoproteina più abbondante del tessuto connettivo.
E costituita da 2 subunità simili unite da un ponte disolfuro, ciascuna
contenente diversi siti di legame per diverse componenti della matrice
extracellulare (es collagene e proteoglicani) e per recettori di membrana
(INTEGRINE).
La fibronectina, collegando proteoglicani, fibre e cellule, regola le posizioni
delle componenti del connettivo.
LAMININA
 E un componente fondamentale delle lamine basali.
  E composta da 3 catene proteiche.
 Si lega sia alle integrine presenti sulla membrana delle cellule, sia
all eparansolfato e al collagene di tipo IV presenti a livello della membrana
basale; per cui è uno dei principali responsabili del legame tra cellule epiteliali e
lamina basale (v. dopo) e tra cellule del connettivo e matrice extracellulare.
ALTRE GLICOPROTEINE
ENTACTINA: tipica delle membrane basali, forma complessi
con la laminina e con il collagene di tipo IV
CONDRONECTINA: è presente nel siero e nella cartilagine,
media l’attacco dei condrociti al collagene
OSTEONECTINA: è presente nel tessuto osseo dove favorisce
i legami tra cristalli di idrossiapatite e fibre collagene di tipo I;
è anche presente in altri tessuti dove è coinvolta in processi di
sviluppo, cicatrizzazione, rimodellamento.
OSTEOPONTINA: è presente nell’osso, possiede siti di legame
per il Ca++, idrossiapatite e integrine delle membrane degli
osteoclasti
TENASCINA: è formata da 6 polipeptidi legati da legami
disolfuri e assume una forma a stella. Interagisce con
glicoproteine transmembrana e con fattori di crescita
modulando l’attacco delle cellule alla matrice extracellulare
COMPONENTE FIBRILLARE:

È costituita da macromolecole organizzate in strutture filamentose: le


proteine fibrillari. Queste sono responsabili dell'elasticità del tessuto e della
resistenza alla tensione (il tendine di Achille può resistere a sollecitazioni di
500 Kg) e sono rappresentate principalmente da:

 Fibre collagene e fibre reticolari (formate da proteine collagene)

 Fibre elastiche (formate da proteina elastina).

Le fibre collagene sono le più abbondanti componenti tra le fibre


connettivali. Rappresentano 1/3 delle proteine totali dell organismo.
FIBRA di COLLAGENE
La fibra di collagene è costituita da numerose fibrille. Ognuna di queste è costituita
da un insieme di molecole elementari dette tropocollagene. Ciascuna molecola di
tropocollagene è formata da 3 catene (α1, α1, α2) polipeptidiche avvolte a tripla
elica.

(tropocollagene)
I principali tipi di collagene sono:

collagene di tipo I: 90% del totale (osso, tendini, legamenti, pelle e


vari tipi di connettivo fibroso sia denso sia lasso). Le fibre sono
strutture ad alfa elica con ponti molecolari legati covalentemente
(sono particolarmente resistenti)
collagene di tipo II: (cartilagine ialina e elastica). Le fibre sono di
piccolo calibro con scarsi legami fra le varie catene che sono
disperse nella sostanza fondamentale
collagene di tipo III: detto anche reticolare (supporto di organi
parenchimatosi quali gli organi linfoidi secondari e il fegato)
collagene di tipo IV: (membrane basali). E privo di fibre; è a
foglietti .
collagene di tipo V: (muscolo liscio e scheletrico). E privo di fibre.
TESSUTI CONNETTIVI
PROPRIAMENTE DETTI
TESSUTO MUCOSO MATURO
Scarsamente rappresentato nell organismo adulto. Localizzazione ristretta a:
•  polpa dentale
•  funicolo ombelicale
•  umor vitreo
Simile al mesenchima, con meno cellule ovali e più cellule piatte o stellate
provviste di lunghi prolungamenti. Tali cellule sono rappresentate da fibrociti
(fibroblasti quiescenti) e sono immerse in una matrice extracellulare ricca di
GAG e proteoglicani e povera di fibre.
POLPA DENTALE

Contiene numerose fibre nervose e piccoli vasi


UMOR VITREO

umor vitreo

L’interno dell’occhio è suddiviso in tre camere:


 la camera anteriore (davanti all’iride)
 la camera posteriore (dietro all’iride)
 lo spazio vitreo posto dietro il cristallino.
Lo spazio vitreo contiene l’UMOR VITREO, sostanza gelatinosa e
trasparente costituita da t. connettivo maturo.
TESSUTO CONNETTIVO LASSO
E’ il più diffuso tessuto connettivo dell’organismo.
E’ un tessuto flessibile ed elastico.
La matrice extracellulare è formata da scarse e sottili fibre
collagene, distanziate tra di loro; gli spazi vuoti sono occupati da
abbondante sostanza fondamentale.
La sostanza fondamentale prevale sulla componente cellulare
(fibroblasti, macrofagi, dendritiche, mastociti, adipociti, cellule
migranti) e su quella fibrosa (fibre collagene, reticolari ed
elastiche).
Funzioni del tessuto connettivo fibrillare lasso:

 funzione di sostegno e protezione: è primariamente localizzato al


di sotto degli epiteli quali: l’urinario, il gastroenterico ed il respiratorio.
Inoltre, costituisce uno strato tissutale al di sotto delle grandi sierose
(pleura, pericardio, peritoneo). Infine, circonda i piccoli vasi, i muscoli e i
nervi.

  funzione trofica: possiede una consistenza gelatinosa e gioca un ruolo


importante nella diffusione di ossigeno e sostanze nutritizie dai capillari
sanguigni presenti nel tessuto connettivo e nella diffusione di anidride
carbonica e scarti metabolici verso i vasi.

 funzione di difesa: è il sito dove gli agenti patogeni, superata la


superficie epiteliale, possono essere riconosciuti e distrutti da cellule del
sistema immune. Queste cellule possono essere già residenti nei tessuti o
vi migrano da vasi sanguigni locali in risposta a specifici stimoli.

 riparazione dei tessuti: in seguito a distruzione di parti di organi o


tessuti che non hanno capacità rigenerative, il tessuto connettivo lasso è in
grado di riempire gli spazi vuoti. La produzione di fibre porta alla
fomazione di un tessuto cicatriziale.
ESEMPI: tessuto connettivo sottocutaneo o ipoderma

Epidermide (Ep):
Tessuto epiteliale pavimentoso
pluristratificato cheratinizzato

Derma (De):
Tessuto connettivo denso

Ipoderma:
Tessuto connettivo lasso
  stroma o connettivo interstiziale di molti organi

Sezione di testicolo umano: Sezione di ghiandola


il connettivo lasso colma gli mammaria: il connettivo lasso
spazi fra i tubuli seminiferi colma gli spazi fra gli
adenomeri
TESSUTO CONNETTIVO DENSO
Detto anche tessuto connettivo fibroso.
La matrice extracellulare è costituita prevalentemente da fibre
collagene che formano fasci di notevole dimensione. Scarsa la
sostanza fondamentale.
Svolge prevalentemente funzione di sostegno e protezione.

Il tessuto connettivo fibrillare denso viene classificato in base alla


disposizione delle fibre collagene:
1.  A fibre parallele
2.  A fasci intrecciati
3.  Capsulare
4.  A fasci incrociati
5.  Lamellare
1) A fibre parallele
Le fibre sono disposte parallelamente tra loro: resistenza alla
trazione.
Si trova nei tendini, legamenti, capsula del surrene
I tendini (legano i muscoli alle ossa) contengono scarse fibre elastiche.
I fibrociti sono allineati parallelamente alle fibre collagene e sono
disposti in file.
I legamenti (connettono le estremità articolari dell osso) sono simili ai
tendini, ma hanno una disposizione meno ordinata delle fibre
collagene e una quantità variabile di fibre elastiche.

tendine
2) A fasci intrecciati
Le fibre collagene si organizzano in
fasci di varie dimensioni frammisti a
fibre elastiche. I fasci hanno decorso
ondulato e si intrecciano tra di loro in
tutte le direzioni. Si trova nel derma
della cute (dove ci sono anche fibre
elastiche), nelle fasce muscolari, nella
sclera e nella tonaca albuginea del
testicolo.

testicolo

derma
Epidermide:
Tessuto epiteliale pavimentoso
pluristratificato cheratinizzato

Derma:
Tessuto connettivo denso

Ipoderma:
Tessuto connettivo lasso
3) Capsulare
Fibre disposte irregolarmente (a fasci intrecciati) che nel loro
insieme sostituiscono la capsula esterna di numerosi organi (fegato,
rene, milza, linfonodi, timo…).

timo linfonodo
4) A fasci incrociati
Fasci di fibre che si incrociano
tra loro. Nei fasci le fibre sono
disposte parallelamente tra loro.
E tipico della cornea.

cornea
5) Lamellare
Fibre collagene a decorso anulare che costituiscono lamelle
concentriche.
Tipicamente si trova nella capsula di sostegno dei corpuscoli di Pacini
(corpuscoli sensitivi) presenti nella sottocute.
TESSUTI CONNETTIVI ELASTICO E RETICOLARE
Sono tessuti connettivi formati prevalentemente da fibre elastiche e/o
da fibre reticolari. Entrambi i tipi di fibra non possono essere distinti
con le comuni colorazioni usate in Istologia (ad esempio ematossilina/
eosina), ma esistono colorazioni specifiche.

Le fibre elastiche possono essere


marcate selettivamente con orceina
o resorcina-fuxina (colorazione
violetta). Ad es. resorcina-fuxina di
Weigert ⇒ porpora-violetto; Gomori
⇒ blu-nero; tecnica di Verhoeff ⇒
nero.

Le fibre reticolari possono essere


marcate selettivamente con
colorazione argentica . Ad es.
Bielschowsky ⇒ nero (fondo
marrone).
Tessuto connettivo elastico
Caratterizzato dalla presenza di fibre elastiche.
Caratteristiche:
 Presentano un andamento ondulato
 Hanno una forte estensibilità
 Al contrario delle fibre collagene che non si anastomizzano mai tra loro, le fibre
elastiche sono riccamente anastomizzate.
 Sono termostabili, resistenti a molti agenti chimici e al succo gastrico, ma sono
digerite rapidamente dall’elastasi, un enzima estratto dal pancreas.

Localizzazione:
 Abbondanti in organi fortemente estensibili: legamenti, nel polmone, nella vescica,
nella pelle; e nella tonaca media delle arterie di grosso calibro.
Le fibre collagene intrecciandosi con le fibre elastiche limitano la distensibilità del
tessuto prevenendone la lacerazione dovuta all’eccessivo stiramento.

Origine:
Sono prodotte da fibroblasti e cellule muscolari lisce.

Come si presentano:
Le fibre elastiche possono essere isolate, unite a formare reti, plessi o
lamine.
Fibre elastiche nel derma

Le fibre elastiche possono essere marcate


selettivamente con orceina o resorcina-fuxina
(fibre elastiche in violetto; fibre collagene in rosa)
Le fibre elastiche sono costituite da una componente
microfibrillare (microfibrille di FIBRILLINA) immersa in una
matrice amorfa ricca della proteina ELASTINA (nucleo di
elastina).
La fibrillina gioca un ruolo importante nell’organizzazione
dell’elastina nelle fibre. In assenza di microfibrille di fibrillina,
l’elastina si dispone in fogli o lamelle, non in fibre.
2.

1.

Le molecole di elastina si organizzano in filamenti e foglietti


tramite la formazione di legami covalenti intermolecolari. Questa
rete proteica è in grado di deformarsi e di riprendere la forma
primitiva come un elastico.
Due forme:
1.  Stirata
2.  Rilassata
Le fibre elastiche si trovano:

  nei legamenti elastici: in spesse fibre frammiste a fibre


collagene (legamento nucale dei bovini); in fibre più sottili
(legamenti elastici delle corde vocali della laringe)

  nella cute e nei tendini

* Tess. connettivo lasso

Tess. connettivo denso


(fibre elastiche in nero;
fibre collagene in rosa)
  Nella tonaca media di arterie
di grosso calibro, il materiale
elastico si presenta sotto forma di
lamine fenestrate. Queste sono
costituite da lamelle di elastina
fornite di molte aperture
irregolari e disposte in strati
concentrici attorno al lume del
vaso. A questo livello non vi sono
microfibrille di fibrillina, è
presente solamente la componente
amorfa di elastina

Fibre elastiche in arteria polmonare


Ciascuna delle linee violetto è una lamella
di materiale elastico (lamine fenestrate)
Tessuto connettivo reticolare
Caratterizzato dalla presenza di fibre reticolari.
Le fibre reticolari sono formate da proteine collagene di tipo III,
caratterizzate da un alto contenuto di idrossilisina e da una maggiore
glicosilazione rispetto al collagene di tipo I.
Queste fibre si intrecciano a formare una rete tridimensionale.
Vengono evidenziate selettivamente da colorazione argentica (ad es.
Bielschowsky ⇒ nero (fondo marrone).

A = fibre collagene Fibre reticolari nel fegato


B = fibre reticolari
Reti di fibre reticolari si trovano:
  al confine tra tessuto connettivo e
tessuto epiteliale ⇒ lamina reticolare della
lamina basale
  intorno ad adipociti, vasi sanguigni, nervi
e muscoli

T epiteliale adipociti
Le fibre reticolari vengono evidenziate selettivamente da colorazione
argentica (ad es. Bielschowsky ⇒ nero (fondo giallo-marrone).
  formano una trama tridimensionale nel parenchima epatico
 formano l impalcatura di sostegno di ghiandole e organi linfoidi
(non nel Timo).

Fegato Linfonodo
Docente: Prof.ssa Emanuela Marcenaro

Componente
cellulare
Tessuti di origine Sopporta
mesenchimale Sostanza forze
fondamentale pressorie
Matrice
extracellulare
Resiste
Componente alla
fibrillare trazione

Si dividono in:

 tessuti connettivi propriamente detti

 tessuti connettivi di sostegno (osso e cartilagine)

 tessuti connettivi trofici (sangue e linfa)


CELLULE DEL CONNETTIVO PROPRIAMENTE DETTO
  Nei tessuti connettivi si trovano diversi tipi
di cellule, alcuni costantemente presenti
(CELLULE FISSE), altri solo
transitoriamente (CELLULE CHE MIGRANO
AI CONNETTIVI DAL CIRCOLO
SANGUIGNO).

  L e c e l l u l e d e i t e s s u t i c o n n e t t i v i
propriamente detti e di quelli specializzati
derivano dalla CELLULA MESENCHIMALE
(CELLULA STAMINALE MULTIPOTENTE)

  I principali tipi di cellule dei tessuti


connettivi propriamente detti sono:
  i FIBROBLASTI/FIBROCITI
  gli ADIPOCITI
  i MACROFAGI
  le CELLULE DENDRITICHE
  i GRANULOCITI Dendritica
  i MASTOCITI
  i LINFOCITI (es. PLASMACELLULE)
  i RETICOLOCITI (globuli rossi appena
dismessi dal midollo osseo: non hanno nucleo
ma hanno ancora ribosomi)
FIBROBLASTI
• Cellule tipiche del tessuto connettivo
propriamente detto.

• Morfologia non omogenea, forma fusata


ed allungata, a volte forma stellata.

• Sono cellule poco mobili, priva di attività


fagocitatia, ma attivamente proliferanti.
• Sono coinvolte nella produzione e nell
elaborazione della componente fibrillare
(fibre collagene, elastiche e reticolari) e
della sostanza fondamentale (GAG,
proteoglicani, e glicoproteine).

In coltura: forma
tipica a fuso con
zona centrale
rigonfia contenente
il nucleo.
I FIBROBLASTI differenziano in FIBROCITI

I FIBROBLASTI sono particolarmente attivi nella


sintesi della matrice extracellulare nei tessuti
connettivi in crescita e nel corso di processi di
cicatrizzazione delle ferite (CITOPLASMA
BASOFILO:attiva sintesi proteica).

Nel tessuto connettivo dell adulto, queste cellule


diventano quiescenti e sono dette FIBROCITI (cellule
fisse del connettivo).

I FIBROCITI perdono la capacità di proliferare ma


mantengono la capacità di elaborare costituenti della
matrice in caso di necessità (CITOPLASMA
DEBOLMENTE ACIDOFILO: bassa sintesi proteica).
MASTOCITI
• I d e s c r i z i o n e → 1 8 7 7 E h r l i c h
(scienziato tedesco)
• Ehrlich inizialmente pensava che i
mastociti fossero cellule fagocitiche e
si nutrissero di altre cellule e che i
granuli citoplasmatici fossero i residui
di tale attività.
• D a qui, il nome mastzellen (dal
tedesco → cellula "infarcita )

• I granuli si colorano con i coloranti


basici, per questo sono dette anche
cellule granulose basofile.

• A nche se mostrano somiglianze


morfologiche e funzionali con i
granulociti basofili del sangue, si ritiene
che tali popolazioni rappresentino due
tipi cellulari distinti.
DERIVAZIONE

Tutti i mastociti derivano da progenitori midollari.

I precursori migrano dal midollo osseo alla periferia come cellule


immature e completano la loro differenziazione una volta raggiunti
i tessuti periferici: migrano nei tessuti come cellule agranulari; una
volta arrivate, si differenziano e formano i loro granuli basofili.
LOCALIZZAZIONE
 Presenti in numero variabile in tutti
i tessuti vascolarizzati, tendono a
concentrarsi intorno ai vasi sanguigni,
alle terminazioni nervose ed
immediatamente al di sotto degli
epiteli.

 M astociti sono presenti anche


all interno degli organi linfoidi e in
quei compartimenti che sono
direttamente esposti all ambiente
esterno come epidermide, mucose
respiratoria e intestinale.

 Grazie allo loro localizzazione in


prossimità dei capillari sanguigni, i
mastociti svolgono un importante
ruolo di cellule sentinella durante
le risposte immunitarie.
MORFOLOGIA E FENOTIPO
 Sono cellule grandi (diametro 20-30 um) di
forma tondeggiante o ovoidale o fusata.
 Il nucleo è ovoidale ed eccentrico.
 Presentano numerosi granuli nel citoplasma,
che si colorano metacromaticamente con i
coloranti basici.
 I granuli sono vescicole contenenti materiale
da destinato alla secrezione.
 Contengono principalmente eparina, istamina
e proteasi neutre (triptasi, chimasi etc.).
 Sono presenti anche corpi lipidici (zone di
accumulo di acido arachidonico) (vedi più
avanti).

Ci sono evidenze che una serie di fattori, quali


c-kit ligand, stem cell factor (SCF), IL-3, IL-4,
IL-9 e molti altri fattori possano indurre un
cambiamento nel numero dei mastociti, nella
loro distribuzione e nelle loro caratteristiche
fenotipiche. Queste variazioni vanno sotto il
nome di mast cell heterogeneity .
RUOLO DEI MASTOCITI NELL IMMUNITA
INNATA
I mastociti riconoscono i patogeni che
invadono i tessuti tramite una serie di
recettori, tra i quali i TLRs, e rilasciando
una serie di mediatori pro-infiammatori.

In particolare, i mastociti rilasciano una


serie di fattori solubili che favoriscono:
 l aumento di permeabilità dei capillari
 l espressione di molecole di adesione
 il richiamo di altre cellule del sistema
immunitario innato, quali granulociti,
monociti e cellule NK.
FIG 1. Mast cells induce effector cell recruitment through multiple interactions with the vasculature.
After mast cell activation as a result of pathogens, their products, or other mediators associated with
tissue damage, mast cells selectively produce some of a wide range of potential mediators with effects
on the vasculature. These include those capable of increasing vascular permeability and enhancing
adhesion molecule expression and some that are directly chemotactic for specific types of effector
cells, such as neutrophils or eosinophils. Mediators from each of these classes can be produced in
response to pathogen products without a requirement for classical mast cell degranulation to occur.
However, preformed mast cell mediators, such as histamine and proteases, can also be critical
contributors to the process of cell recruitment.
MONOCITI/MACROFAGI
•  I macrofagi del tessuto connettivo, noti anche
come istiociti, derivano da cellule del sangue
chiamate chiamate MONOCITI.

•  Caratteristiche dei MONOCITI →


•  Sono cellule rotonde grandi:10-18 µ Ø .
•  Citoplasma: Golgi ben sviluppato, lisosomi già
presenti, mitocondri abbondanti, nucleo a "rene".
•  Circolano per 8-72 ore → fuoriescono dal circolo
→ colonizzano i tessuti connettivi → non
ritornano nel torrente circolatorio ma si
trasformano in poche ore in MACROFAGI (o in
CELLULE DENDRITICHE: vedi più avanti), che
possono risiedere nei tessuti per mesi.

•  Modificazioni morfologiche principali:


-  aumento volumetrico
-  nucleo ovale ed ampio
-  citoplasma più abbondante
-  abbondante corredo lisosomiale
-  emissione di espansioni della membrana.
MACROFAGI RESIDENTI
Numerosi organi sono caratterizzati dalla
presenza di MACROFAGI RESIDENTI, che
svolgono funzioni diverse a seconda del tipo
di organo in cui si trovano.
Esempi:
 milza→emocateresi;

 ossa dove sono detti osteoclasti→coinvolti


in processi di rimodellamento e
riassorbimento;

 f egato dove sono detti cellule di


Kupffer→funzioni simili ai macrofagi della
milza;

 sistema nervoso dove sono detti cellule cellule di Kupffer


della microglia→fagocitano neuroni che sono
andati incontro a morte programmata.
CELLULE DENDRITICHE (DC)

Le cellule dendritiche (DC) sono una


componente fondamentale del sistema
immunitario innato e devono il loro
nome alla fitta rete di lunghi processi
che si dipartono dal soma (simili ai
dendriti di una cellula nervosa).

Le DC giocano un ruolo importante sia nelle risposte precoci del


sistema immunitario innato (avendo un’alta capacità di internalizzare i
patogeni), sia nelle risposte immunitarie adattative più tardive (essendo
le CELLULE CON PIÙ ALTO APC e quindi gli attivatori più potenti delle
cellule T naive presenti a livello linfonodale).

Le DC derivano da progenitori mieloidi CD34+ all’interno del midollo osseo,


da qui migrano nel sangue come precursori e poi nei tessuti periferici
dove assumono un fenotipo immaturo (iDC). Dopo l’incontro con l’antigene le
iDC diventano DC mature (mDC) e migrano negli organi linfoidi secondari
(es. linfonodi) dove presentano l’antigene, precedentemente fagocitato, ai
linfociti T (funzione di APC).
TESSUTO ADIPOSO

Il nostro organismo La nutrizione


consuma energia in avviene in modo
modo continuo intermittente
Capacità di
immagazzinare
materiali ad alto
contenuto energetico

Lipidi: sostanza adatta allo scopo,


pesano meno ed occupano minor
volume rispetto a carboidrati e
proteine

Grasso o tessuto adiposo → tipo di


connettivo specializzato
nell'accumulo di lipidi
Esistono due tipi di tessuto adiposo che differiscono
per distribuzione, colore, vascolarizzazione ed attività
metabolica.

1)  t e s s u t o a d i p o s o B I A N C O o G I A L L O o
UNILOCULARE→ più diffuso, costituisce il grasso
corporeo

2) tessuto adiposo BRUNO o MULTILOCULARE →


meno abbondante, nell'uomo limitato ad alcune zone del
corpo, ABBONDANTE negli animali ibernanti.

Studi recenti suggeriscono che i due tipi di tessuto


adiposo formino in realtà un “organo adiposo” unitario,
nel quale l’un tipo può transdifferenziare nell’altro.
TESSUTO ADIPOSO BIANCO o GIALLO o UNILOCULARE

Colore dal bianco al giallo ⇒ dipende dal contenuto di CAROTENE


assunto dalla dieta ⇒ carotenoidi ⇒ pigmenti vegetali liposolubili
presenti nelle carote ed altre verdure che si possono accumulare
nelle gocce lipidiche.
Il tessuto adiposo uniloculare è formato da grosse cellule sferiche (Ø
120µ) (adipociti) con all’interno una grossa goccia lipidica e da scarsa
matrice extracellulare.
Citoplasma ridotto ad un sottile velo attorno alla goccia lipidica.
Nucleo eccentrico schiacciato.

La goccia lipidica non è circondata da membrana, ma da uno strato


condensato di lipidi rinforzato da filamenti intermedi di vimentina.

Il tessuto adiposo è
ricco di vasi sanguigni.
Nelle comuni preparazioni istologiche, la goccia lipidica viene
perduta in seguito ad estrazione dei lipidi da parte dei solventi
organici (come lo xilene) utilizzati. Quindi la parte centrale della
cellula contenente i lipidi appare vuota e il tessuto adiposo
sembra una sottile rete poligonale.
I lipidi possono essere preservati impiegando particolari coloranti
solubili nei lipidi quali il Sudan III (nero), il Sudan IV (arancione),
osmio (nero) o il Blu Nilo.
Colorazioni argentiche mostrano che gli adipociti sono circondati da
fibre reticolari (collagene di tipo III).
DISTRIBUZIONE DEL TESSUTO ADIPOSO BIANCO

Nell’uomo → i grassi rappresentano il 12 - 14% del peso corporeo

Nella donna → i grassi rappresentano il 25% del peso corporeo

Il numero delle cellule adipose subisce variazioni minime in


relazione alle condizioni alimentari.

Un individuo in sovrappeso ha mediamente cellule adipose più


grandi rispetto ad una persona magra ⇒ obesità ipertrofica
(adipociti anche 4 volte più grandi del normale).

Obesità grave → vi può essere un aumento del numero delle


cellule adipose ⇒ obesità ipercellulare ⇒ può essere in rapporto
ad alterazioni metaboliche che si instaurano precocemente (primi
mesi di vita).
DISTRIBUZIONE DEL TESSUTO ADIPOSO BIANCO

Esiste un:

• Tessuto adiposo di DEPOSITO:


quantità variabile: in caso di basso apporto calorico si
impoverisce di lipidi

• Tessuto adiposo di SOSTEGNO/STRUTTURALE:


meno variabile; si mantiene anche in caso di basso apporto
calorico
DISTRIBUZIONE DEL TESSUTO ADIPOSO BIANCO

Ø  Costituisce il pannicolo adiposo sottocutaneo ⇒ grasso di copertura con


funzione protettiva e isolante.

Ø  Internamente, il tessuto adiposo bianco è localizzato preferenzialmente


a livello del grande omento, dei mesenteri, delle regioni retroperitoneali,
ascellari e inguinali ed è abbondante intorno ai reni.

Ø  Si trova anche nel midollo osseo e a riempire gli interstizi tra altri
tessuti.

Ø  Nel palmo delle mani e nella pianta dei piedi, attorno alla superficie
esterna del cuore e attorno ai globi oculari funziona da cuscinetto
ammortizzatore (protezione di tipo meccanico).
FUNZIONI DEL TESSUTO ADIPOSO BIANCO

Ø riserva energetica
Ø  isolante termico (no dispersione di calore)
Ø  sostegno e protezione meccanica
Ø  mantenimento della forma di alcune parti del corpo
(guance)
Ø  ammortizzatore
FUNZIONI METABOLICHE DEL TESSUTO ADIPOSO BIANCO

Il tessuto adiposo NON è un tessuto inerte, ma


metabolicamente attivo:

→accumula trigliceridi con l'alimentazione (sintetizza lipidi


dai carboidrati) (lipogenesi)

→rilascia acidi grassi durante il digiuno per scissione dei lipidi


(lipolisi)

→è sensibile a stimoli ormonali e nervosi

→regola il metabolismo energetico attraverso la secrezione di


sostanze ad azione paracrina ed endocrina
FUNZIONI METABOLICHE DEL TESSUTO ADIPOSO BIANCO

Ø  Prelievo di acidi grassi dal sangue e loro conversione in


trigliceridi, che vengono immagazzinati nella goccia lipidica degli
adipociti. La sintesi dei trigliceridi avviene nel REL. L’attività del REL
diminuisce man mano che procede l’accumulo di trigliceridi all’interno
dell’adipocita.
Ø  Sintesi di lipidi (trigliceridi) a partire dal glucosio (vedi ruolo
dell’insulina più avanti) e dagli amminoacidi (lipogenesi)

Ø  Rilascio di acidi grassi nel torrente circolatorio (lipolisi)

In seguito all’azione di ormoni lipolitici (catecolamine, glucagone,


ACTH, tirosina, TSH), cioè in grado di attivare la lipasi adipocitica, i
trigliceridi vengono scissi in glicerolo e acidi grassi, un processo detto
mobilitazione. Gli acidi grassi passano attraverso la membrana
plasmatica dell’adipocita ed entrano nel torrente circolatorio.
IL TESSUTO ADIPOSO PRODUCE UN ORMONE DETTO LEPTINA,
CHE INSIEME ALL’INSULINA REGOLA IL PESO CORPOREO

Il tessuto adiposo è responsabile della sintesi e secrezione della LEPTINA, un ormone


peptidico coinvolto nella regolazione del peso corporeo e della massa grassa.

La leptina agisce sul sistema nervoso centrale, modulando i neuropeptidi che regolano
l’appetito (diminuzione del senso della fame) e innalzando il dispendio energetico; svolge
pertanto la funzione di FATTORE DI SAZIETA’.

Nei soggetti umani obesi i livelli di leptina nel siero sono elevati: probabilmente i loro
adipociti sono resistenti all’azione della leptina.

Al contrario, nei soggetti che hanno perso peso hanno dimostrato una diminuizione dei livelli
serici di leptina: forse la leptina protegge l’organismo dalla perdita di peso in condizioni di
digiuno.

Anche l’INSULINA è coinvolta nel metabolismo del tessuto adiposo e nella regolazione
del peso corporeo: aumenta la conversione di glucosio in trigliceridi.

Sia la leptina sia l’insulina agiscono sui centri nervosi che hanno sede nell’ipotalamo.
IL TESSUTO ADIPOSO PRODUCE ALTRI ORMONI
MA ANCHE FATTORI DI CRESCITA E CITOCHINE

Oltre alla leptina, il tessuto adiposo secerne ormoni quali


l’ANGIOTENSINOGENO (AGE), la RESISTINA, ORMONI
STEROIDEI (testosterone, estrogeni, glicocorticoidi).

Gli ormoni steroidei non vengono sintetizzati ex novo ma sono


prodotti a partire dalle loro forme inattive grazie a specifici enzimi,
presenti negli adipociti.

In condizioni di obesità, si osserva un incremento nella secrezione di


fattori di crescita (TNFa, TGFb, IGFI: fattore di crescita insulino-
simile) e di citochine (IL6 e prostaglandine), che può essere
correlato con alterazioni metaboliche e insorgenza di diabete.
TESSUTO ADIPOSO BRUNO O MULTILOCULARE
Formato da cellule più piccole che contengono all’interno numerose
microgocce lipidiche. Nucleo tondo, più o meno centrale.
L’adipocita multiloculare contiene numerosi mitocondri; Golgi, REL e
RER poco sviluppati. I mitocondri contengono numerosi citocromi che
sono i responsabili del colore bruno.
E’ diviso in lobuli da sepimenti connettivali; è più ricco di capillari
rispetto al tessuto adiposo bianco; è ricco di fibre nervose
amieliniche.
LOCALIZZAZIONE TESSUTO ADIPOSO BRUNO

Nell’uomo è abbondante nei neonati, è mediamente presente nei primi


10 anni di vita ed è scarso nell’adulto.

Nell’adulto è localizzato attorno alle ghiandole surrenali, in sede


perirenale, paracervicale, sopraclavicolare e interscapolare.

La mobilitazione dei lipidi è stimolata dal sistema nervoso simpatico


come accade per il tessuto adiposo bianco.
FUNZIONE TESSUTO ADIPOSO BRUNO

Il tessuto adiposo bruno serve come fonte di calore,


infatti è presente soprattutto nei primi anni di vita.

In questo contesto, studi recenti hanno dimostrato che


gli individui in cui permangono residui di tessuto adiposo
bruno hanno un metabolismo più elevato e sono più magri

Al contrario, gli individui che perdono i residui di tessuto


adiposo bruno (in quanto questo si trasforma in tessuto
adiposo bianco) tendono a essere più obesi.
Nel tessuto adiposo bruno la maggior parte dell’energia derivata dalla
demolizione dei grassi di riserva viene dissipata come calore invece di essere
convertita in ATP.

tessuto adiposo
BIANCO o UNILOCULARE

lipasi ossidazione
acidi grassi trigliceridi acidi grassi ATP
glucosio
amminoacidi

tessuto adiposo
BRUNO o MULTILOCULARE

ossidazione
acidi grassi calore
L’attività termogenica del tessuto adiposo bruno
è regolata da proteine disaccopppianti che si trovano nei mitocondri
Infatti nelle creste
mitocondriali del
tessuto adiposo
bruno vi sono alte
concentrazioni di
una proteina canale
nota come UCP1 o
termogenina.
Questa proteina è
priva di attività
e n z i m a t i c a
ATPsintasica, quindi
permette ai protoni
di muoversi secondo
il loro gradiente
elettrochimico e
l’energia che si
libera viene
dissipata sotto
forma di calore.
ISTOGENESI DEGLI ADIPOCITI
Come tutte le cellule del tessuto
connettivo, gli adipociti derivano da
cellule mesenchimali. Le cellule
mesenchimali danno luogo a fibroblasti e a
cellule simili ai fibroblasti che
differenzieranno in lipoblasti precoci (o
preadipociti).
I lipoblasti precoci sono descritti come
cellule destinate a differenziare in
adipociti, ma morfologicamente
indistinguibili dai fibroblasti. Infatti
presentano una forma allungata con
multipli processi citoplasmatici,
abbondante RE e Golgi. Nel feto,
inizialmente i lipoblasti precoci si
formano lungo i vasi sanguigni di piccolo
calibro e non contengono lipidi.
I lipoblasti intermedi incominciano ad
accumulare lipidi e ad acquisire la tipica
morfologia degli adipociti. Le cellule
assumono una forma ovale, si sviluppa il
REL e compaiono piccole gocce lipidiche
attorno al nucleo ⇒ adipocita
multiloculare.
I lipoblasti tardivi posseggono dimensioni
maggiori e forma sferica. Le gocce
lipidiche si uniscono a formare un unico
vacuolo che occupa quasi tutta la cellula.
Gli adipociti o lipociti maturi sono
caratterizzati dal possedere un nucleo
schiacciato in posizione eccentrica e il
citoplasma ridotto ad un sottile anello
attorno al vacuolo lipidico che occupa Nel tessuto adiposo bruno, le gocciole
lipidiche rimangono separate.
quasi tutta la cellula. ⇒ adipocita
monoloculare Nel tessuto adiposo bianco le gocciole si
fondono formando un’unica goccia lipidica.
TESSUTO CARTILAGINEO: caratteristiche generali
TESSUTI DI ORIGINE MESENCHIMALE: Nella sua forma matura è costituito da:

1. Cellule: CONDROCITI

2. MATRICE EXTRACELLULARE formata da:


! Tessuti connettivi propriamente detti
" fibre collagene ed elastiche

" m atrice amorfa allo stato di gel,


costituita da GAG, proteoglicani,
! T essuti connettivi di sostegno: TESSUTO glicoproteine, lipidi e lipoproteine
CARTILAGINEO e TESSUTO OSSEO
# Non è vascolarizzato (come gli epiteli) né
innervato. Le cellule sono nutrite per
diffusione attraverso la fase acquosa.

! Tessuti connettivi trofici (sangue e linfa) # In genere è rivestito da una lamina di
tessuto connettivo fibroso denso che
contiene vasi: il PERICONDRIO.

TESSUTO CARTILAGINEO: caratteristiche generali TESSUTO CARTILAGINEO: classificazione

! In alcuni vertebrati inferiori (esempio: i Selaci), In base ai caratteri istologici e alle
costituisce lo scheletro definitivo dell animale prestazioni funzionali, si distinguono 3 tipi di
cartilagine:

! Nei mammiferi, forma il primitivo abbozzo fetale della


maggior parte dello scheletro e nel corso dello sviluppo 1) CARTILAGINE IALINA
pre- e post-natale viene sostituito in larga misura, da
tessuto osseo.
2) CARTILAGINE ELASTICA
! Nell uomo adulto ha una distribuzione ridotta.

3) CARTILAGINE FIBROSA
TESSUTO CARTILAGINEO: distribuzione 1) CARTILAGINE IALINA

•  Ialina deriva dal greco hyalos che significa vetro. E così


chiamata perché appare a fresco come una massa traslucida,
opalescente, di colore bianco-bluastro.
•  La cartilagine ialina è molto diffusa nel corso dello sviluppo pre- e
post-natale, mentre nell adulto persiste solo in alcune parti dello
scheletro.

CONDROGENESI: CARTILAGINE IALINA: CELLULE

•  CELLULE CONDROPROGENITRICI O CONDROGENICHE: si differenziano in


CONDROBLASTI

•  CONDROBLASTI: proliferano ed elaborano tutte le macromolecole che


costituiscono la matrice extracellulare, poi si differenziano in CONDROCITI

•  CONDROCITI: cellule mature della cartilagine

I termini CONDROBLASTI e CONDROCITI indicano lo stesso tipo cellulare in


fasi diverse di attività

•  CONDROCLASTI: cellule multinucleate di origine monocito-macrofagica,


presenti solo nella cartilagine ialina.
Hanno morfologia e funzioni simili agli osteoclasti (solo l’orletto striato è
meno esteso).
Tra le varie funzioni, collaborano alla osteogenesi condrale riassorbendo
cartilagine mineralizzata.
CARTILAGINE IALINA: MATRICE EXTRACELLULARE
L’abbondante sostanza intercellulare è allo stato di gel compatto MATRICE EXTRACELLULARE: Componente fibrilllare
ed appare omogenea al microscopio ottico.
Osservata al microscopio elettronico la matrice extracellulare
appare costituita da due componenti:
Nella cartilagine ialina, le fibre collagene sono molto sottili e
delimitano ampi spazi nei quali è compresa la componente
$ FIBRE COLLAGENE amorfa.
Il collagene sintetizzato dai condroblasti è prevalentemente
di tipo II (90%).
$ SOSTANZA FONDAMENTALE ricca in proteoglicani
Le fibre collagene forniscono resistenza alle forze di tensione

Fibre collagene e i proteoglicani rappresentano rispettivamente


circa il 50% e il 25-40% del peso secco della cartilagine.

MATRICE EXTRACELLULARE: Sostanza fondamentale


CARTILAGINE IALINA: struttura

! Il PROTEOGLICANO tipico della cartilagine ialina è l’AGGRECANO.


La presenza di elevate concentrazioni di
! L’aggregato caratteristico della matrice cartilaginea è costituito da un asse di acido proteoglicani nella cartilagine spiega anche le
ialuronico cui sono legate circa 100 molecole di aggrecano. caratteristiche tintoriali della sostanza amorfa
! I proteoglicani possono aggregarsi anche con altre molecole, tra cui il tropocollagene e
che è intensamente basofila.
la fibronectina, formando reti tridimensionali estremamente complesse. In particolare, si distinguono 2 aree:

!  AREA TERRITORIALE è la regione che


circonda ciascun gruppo isogeno, più ricca di
proteoglicani, intensamente basofila.
Nell’ambito della matrice territoriale la zona
I GAG svolgono importanti funzioni: che circonda strettamente la lacuna
" essendo idrofili, sono i responsabili dell’alto cartilaginea è ancora più basofila ed è
grado di idratazione (fino all’80%) della chiamata CAPSULA.
matrice cartilaginea
" formano un reticolo tridimensionale che !  AREA INTERTERRITORIALE è la regione
interposta tra i gruppi isogeni, contiene meno
funge da spugna molecolare proteoglicani e più collagene, appare perciò
" c onferiscono resistenza meccanica alle meno basofila o acidofila
compressioni ed elasticità
CARTILAGINE IALINA: struttura
CARTILAGINE IALINA EMBRIONALE: struttura
P Pericondrio
Zona sub-pericondrale
! Negli abbozzi scheletrici che saranno
sostituiti da tessuto osseo, la struttura
Zona profonda della cartilagine ialina non è mai quella
tipica descritta nell’adulto (ad es. non si
distinguono le diverse aree cromatiche
nè sono presenti gruppi isogeni).
Dal punto di vista morfologico è possibile distinguere:
• PERICONDRIO (P): lamina di tessuto connettivo fibroso denso che contiene collagene di
tipo I, vasi sanguigni, vasi linfatici e nervi. Contiene, inoltre, fibroblasti e precursori dei ! N elle cartilagini che sono invece
condroblasti. destinate a persistere per tutta la vita,
Funzioni: assicura il nutrimento e e la rigenerazione della cartilagine dopo eventuali danni. i gruppi isogeni e quindi le aree
• ZONA SUB-PERICONDRALE: presente verso la superficie della cartilagine E’ la parte di territoriali e interterritoriali compaiono
cartilagine maggiormente esposta agli attriti e alle compressioni, gli elementi cellulari dopo la nascita e in tempi diversi.
risultano appiattitie raramente raggruppati in gruppi isogeni.
• ZONA PROFONDA: Costituisce la parte più interna della cartilagine. La matrice è molto
abbondante. Le cellule sono sferiche od ovoidali e raggruppate in numeri di 3-5 a costituire
i cosiddetti GRUPPI ISOGENI.

CARTILAGINE IALINA MODIFICATA


CARTILAGINE IALINA TRACHEALE La cartilagine ialina, nelle sedi dove svolge peculiari funzioni, mostra
caratteristiche particolari.
Si distinguono 2 tipi di cartilagine ialina modificata:

CARTILAGINE ARTICOLARE CARTILAGINE METAFISARIA


(presente a livello delle superfici articolari) (presente nelle metafisi delle ossa lunghe
durante il periodo di accrescimento)
a)  Cartilagine articolare: b) Cartilagine metafisaria (di accrescimento) o o
piastra epifisaria o disco epifisario:
! Manca di pericondrio
! Viene nutrita per diffusione dal liquido sinoviale della cavità
articolare prodotto dalla sinovia o dai vasi dell’osso subcondrale

Disposizione particolare dei condrociti:

# Zona superficiale ! condrociti ovoidali con


asse > disposto tangenzialmente alla
superficie libera (strato tangenziale
10-20%)
# Zona intermedia ! condrociti con forma
globosa; disposti ad arco con convessità verso
lo strato tangenziale (strato intermedio
40-60%)
# Zona profonda ! condrociti riuniti in gruppi
isogeni allungati e orientati
perpendicolarmente alla superficie libera
dell osso subcondrale (strato radiale 30%). Si trova nelle ossa lunghe per tutta la durata dell accrescimento in
# Nell adulto e nell anziano, la parte più lunghezza; ha forma di un disco interposto tra epifisi (teste delle ossa
profonda dello strato radiale è mineralizzata
(strato calcificato).
lunghe) e diafisi.
# Osso subcondrale
# Osso spugnoso

b) Cartilagine metafisaria (di accrescimento) b) Cartilagine metafisaria (di accrescimento)

zona di proliferazione*
# L a zona di proliferazione*
Disposizione delle cellule da epifisi verso diafisi:
consente l allungamento
dell osso.
% zona delle cellule a riposo ! cellule senza
caratteristiche particolari; basso indice mitotico
# L ’ormone della crescita o
ormone somatotropo (GH)
% zona di proliferazione ! ripetute mitosi trasversali; prodotto dall’adenoipofisi regola
condrociti appiattiti in colonne parallele all asse maggiore la proliferazione della
dell osso (cartilagine seriata) cartilagine.
% zona delle cellule ipertrofiche ! no mitosi;
condrociti aumentano di volume, inizia mineralizzazione della
matrice. # La cartilagine metafisaria viene
% zona delle cellule in degenerazione ! sostanza progressivamente sostituita da
fondamentale calcificata tessuto osseo (ossificazione
indiretta).
Le fibre collagene sono scarse, si riducono drasticamente
nella zona delle cellule ipertrofiche. # L a s o s t i t u z i o n e c o m p l e t a
avviene alla pubertà con
Da zone non mineralizzate a zone calcificate ! aumento della
conseguente cessazione
% di mucopolisaccaridi acidi.
dell allungamento dell osso e
quindi dell accrescimento
dell individuo.
2) CARTILAGINE ELASTICA CARTILAGINE ELASTICA

! La struttura generale è simile alla cartilagine ialina; tuttavia la matrice è più
scarsa e contiene meno proteoglicani ma abbondanti FIBRE ELASTICHE (colore
giallastro).
! Le fibre elastiche variano in % nelle diverse sedi.
a)  Dà sostegno al: ! Sono sottili e scarse nella zona sub-pericondrale.
%  padiglione auricolare ! Sono più abbondanti nelle parti profonde dove formano reti.
%  parte del condotto uditivo esterno ! Sono presenti anche nel pericondrio.
%  tromba di Eustachio
b) Costituisce alcune cartilagini laringee e le cartilagini dei bronchioli più distali ! I condrociti hanno caratteri simili a quelli della cartilagine ialina, tuttavia le
mitosi sono eccezionali ed eventuali gruppi isogeni sono costituiti da pochi
elementi.

3) CARTILAGINE FIBROSA La cartilagine fibrosa deriva dall associazione di un normale tessuto denso e di
cartilagine ialina.

E di colore biancastro e presenta aspetti eterogenei a seconda della sede in cui si trova: I condrociti della cartilagine fibrosa sono simili per morfologia a quelli della
! dischi intervertebrali cartilagine ialina e si presentano come cellule isolate, in file indiane o in gruppi
! sinfisi pubica isogeni.
! dischi e menischi intrarticolari I condrociti sono separati da numerose fibre di collagene di tipo I che formano
! zone di inserzione di tendini e legamenti sulla cartilagine grossi fasci paralleli e da meno proteoglicani degli altri tipi di cartilagine.

A causa dell abbondanza della componente fibrosa rispetto ai proteoglicani, la


matrice intercellulare della c. fibrosa è più acidofila.

NP=nucleo polposo La fibrocartilagine è priva di un pericondrio identificabile.


AF=anello fibroso

SINFISI PUBICA

La maggior parte della fibrocartilagine si


trova nei DISCHI INTERVERTEBRALI che
possiedono un nucleo centrale di materiale
soffice, gelatinoso, IL NUCLEO POLPOSO.
TESSUTO OSSEO MATRICE del TESSUTO OSSEO
Il tessuto osseo, insieme alla cartilagine, è un tessuto connettivo
specializzato nella funzione di sostegno.
La matrice extracellulare è formata da una FRAZIONE ORGANICA
E’ costituito da cellule più matrice extracellulare. e da una FRAZIONE INORGANICA.

FUNZIONI La FRAZIONE ORGANICA (35% del peso secco) comprende la


componente fibrillare ! fibre collagene tipo I + sostanza
• sostegno del corpo (ossa = impalcatura) fondamentale ! GAG, proteoglicani, glicoproteine tipiche del t.
osseo come osteopontina,osteocalcina.
• protezione organi delicati: la scatola cranica e la colonna
vertebrale proteggono rispettivamente cervello e midollo La FRAZIONE INORGANICA (65% del peso secco) è formata da
spinale minerali, in prevalenza fosfati di calcio, sotto forma di cristalli di
idrossiapatite, che sono disposti lungo le fibre collagene. Sono
• ruolo metabolico e regolatorio del bilancio omeostatico dello responsabili della mineralizzazione della matrice extracellulare e
ione calcio: il t. osseo rappresenta la sede di deposito dello ione quindi della durezza e della compattezza dell’osso.
calcio

CELLULE del TESSUTO OSSEO


Le cellule sono rappresentate da: PERIOSTIO/ENDOSTIO
cellule progenitrici, osteoblasti, osteociti, osteoclasti e cellule di
rivestimento.
•  Esternamente l osso è rivestito da un connettivo fibroso a
fasci intrecciati ! il PERIOSTIO (manca nelle superfici
•  Le cellule progenitrici sono i precursori degli osteoblasti. Sono
dotate di capacità proliferativa sia durante l’accrescimento sia articolari dove troviamo la cartilagine).
nell’adulto.
•  Le cavità midollari e i canali scavati nell osso sono
•  Gli osteoblasti depongono la matrice organica e regolano la rivestite da connettivo fibroso più sottile rispetto al
deposizione di quella inorganica. Di solito rimangono murati nella periostio: l ENDOSTIO.
matrice extracellulare da loro deposta e si trasformano in
osteociti. Gli osteoblasti e gli osteciti sono uniti tra di loro
tramite giunzioni comunicanti. •  Il periostio e l’endostio contengono cellule progenitrici.

•  Gli osteoclasti, a differenza degli altri tipi di cellule del •  Il tessuto osseo delimita un sistema di cavità nelle quali è
t.osseo, derivano da cellule del sistema monocito-macrofagico e localizzato il MIDOLLO OSSEO.
hanno la funzione di decalcificare la componente inorganica e di
digerire enzimaticamente la componente organica consentendo
così il rimodellamento osseo.
A seconda che la matrice extracellulare sia disposta o meno a costituire
lamelle, sul piano morfologico si distinguono 2 tipi di tessuto osseo:
TESSUTO OSSEO LAMELLARE

1)  TESSUTO OSSEO NON LAMELLARE

2) TESSUTO OSSEO LAMELLARE Nel tessuto osseo lamellare , la


sostanza mineralizzata interstiziale
forma lamelle di 3-7 nm di spessore,
all’interno delle quali le fibre
collagene sono disposte
parallelamente tra di loro.

Può presentarsi sotto forma di:


1) Il primo costituisce lo scheletro definitivo di vertebrati inferiori, mentre
nell uomo è presente nell osso primario dell embrione per essere poi sostituito OSSO COMPATTO (un unica massa)
dal tessuto osseo lamellare. Può persistere a livello di suture.
o di
2) Il secondo è il più diffuso nella vita post-natale dei mammiferi.
OSSO SPUGNOSO (massa spugnosa)

TESSUTO OSSEO COMPATTO TESSUTO OSSEO COMPATTO


Il tessuto osseo compatto forma:
• i 2 tavolati (superiore e profondo) delle ossa piatte
• lo strato superficiale delle ossa brevi e delle epifisi delle ossa
lunghe (tranne che a livello delle articolazioni dove c è la
cartilagine articolare)
• la diafisi delle ossa lunghe.

Lamelle interstiziali

Le lamelle ossee sono organizzate tridimensionalmente in modo tale da formare


tre strutture principali:
1)  LAMELLE CONCENTRICHE intorno a un canale contenente vasi e nervi
(canale di Havers). Lamelle concentriche + canale di Havers = OSTEONE
2)  LAMELLE INTERSTIZIALI
3)  LAMELLE CIRCONFERENZIALI
TESSUTO OSSEO COMPATTO
TESSUTO OSSEO COMPATTO
Osteoni: le lamelle sono organizzate concentricamente intorno a canali
longitudinali contenenti vasi sanguigni, linfatici e nervi (CANALI DI HAVERS),
formando unità cilindriche di diametro variabile, formate da 4-20 lamelle. Gli Ogni osteone nasce come un ampio canale
osteoni in sezione trasversale appaiono in forma di anelli concentrici posti alla cui periferia gli OSTEOBLASTI sono
intorno ad una apertura circolare, mentre in sezione longitudinale hanno aspetto situati lungo le lamelle ossee.
di lamine parallele strettamente accostate Con la deposizione delle successive lamelle
Lamelle interstiziali: lamelle sovrapposte che occupano lo spazio interposto fra il diametro dei canali di Havers diminuisce
gli osteoni. (le lamelle più interne sono quelle di più
Lamelle circonferenziali esterne ed interne: lamelle presenti a livello della recente deposizione) e gli osteoblasti
superficie corticale (al confine di periostio ed endostio). rimangono confinati in spazi nella matrice
chiamati LACUNE trasformandosi in
OSTEOCITI.
L osso compatto è inoltre
attraversato da canali Da ciascuna lacuna, occupata dall osteocita
si irradiano in tutte le direzioni
trasversali o obliqui, detti CANALICOLI RAMIFICATI che si
CANALI DI VOLKMANN, che anastomizzano con i canalicoli delle lacune
adiacenti e che sono occupati dai
mettono in comunicazione i prolungamenti citoplasmatici degli osteociti.
canali di Havers tra loro e con I prolungamenti citoplasmatici degli osteociti
l endostio e il periostio, dando prendono contatto con i vasi sanguigni,
passaggio a vasi sanguigni e osteocita contenuti all interno dei canali di Havers,
dai quali ricevono le sostanze nutritizie che
nervi. processi non possono diffondere liberamente
citoplasmatici attraverso la matrice mineralizzata
dell osso.

OSSO SPUGNOSO TESSUTO OSSEO: ossa lunghe

trabecole ossee

Il tessuto osseo spugnoso costituisce la maggior parte delle ossa brevi,


dell estremità delle diafisi, delle epifisi delle ossa lunghe e della diploe delle ossa Le ossa lunghe (femore,omero,…) sono costituite da:
piatte. 1.  DIAFISI = parte cilindrica intermedia,cilindro cavo con spessa parete di osso
E formato da strati di lamelle associate in TRABECOLE più o meno spesse e compatto e voluminosa cavità centrale (cavità midollare)
variamente anastomizzate a delimitare spazi intercomunicanti, denominati cavità
2.  EPIFISI = estremità, costituite da osso spugnoso, rivestite da una sottile corteccia
midollari in quanto occupate da MIDOLLO OSSEO, vasi e nervi. di osso compatto.
Le trabecole sono composte da lamelle ossee irregolari con LACUNE che contengono
OSTEOCITI. Le trabecole sono rivestite da un delicato strato di tessuto 3.  METAFISI = zona di transizione fra epifisi e diafisi
connettivo chiamato ENDOSTIO. Il t. osseo compatto forma i tavolati interno ed esterno delle ossa piatte del cranio. La
parte centrale di tali ossa (DIPLOE) è invece costituita da osso spugnoso
Schema struttura t. osseo compatto e spugnoso MIDOLLO OSSEO

Osso spugnoso

Osso compatto
Altra figura

Il midollo osseo attivo è formato da 2 principali componenti:


1)una trama reticolare che sostiene le cellule ematiche in maturazione.
2)un sistema di sinusoidi ematici connessi che drenano verso una vena
centrale.

L emopoiesi avviene all interno della trama reticolare con la formazione di


cordoni cellulari che contengono diverse linee cellulari in via di sviluppo.

OSSIFICAZIONE DIRETTA
OSSIFICAZIONE %  Avviene a livello delle ossa piatte, mandibola e clavicola.

%  Il primo evento riconoscibile è il differenziamento di una ricca trama vascolare.


%  Segue poi la condensazione di cellule staminali mesenchimali, in punti prestabiliti
OSSIFICAZIONE DIRETTA (intramembranosa): dell’embrione (CENTRI DI OSSIFICAZIONE),
%  Le cellule mesenchimali proliferano e si differenziano in cellule osteoprogenitrici e poi
in osteoblasti.
Formazione del tessuto osseo per differenziamento di
mesenchima: ossa piatte del cranio e della faccia, %  Gli osteoblasti iniziano la sintesi di matrice extracellulare organica (OSTEOIDE) che
verrà poi mineralizzata (OSSO).
mandibola, clavicola %  Una volta deposta la matrice, gli osteoblasti rimangono intrappolati in essa (in spazi
detti lacune) e diventano osteociti, che restano connessi tra loro mediante
prolungamenti.

OSSIFICAZIONE INDIRETTA (encondrale):

Formazione di tessuto osseo su una preesistente matrice


cartilaginea: ossa lunghe degli arti, componenti dello
scheletro assile (es. vertebre), ossa della pelvi
OSSIFICAZIONE DIRETTA OSSIFICAZIONE DIRETTA
•  Il primo osso che si forma (OSSO PRIMARIO O TRABECOLARE) non è lamellare, ma
è formato da fibre collagene di tipi I disposte in fasci intrecciati. Questo osso andrà
incontro ad un successivo rimodellamento alla fine del quale si formerà l’osso maturo
lamellare (SECONDARIO) o COMPATTO (nelle regioni periferiche e nella diafisi delle
ossa lunghe) o SPUGNOSO (al centro, contenente midollo che si forma dal
mesenchima che rimane nella rete dell’osso in via di sviluppo).

•  Il tessuto mesenchimale residuo all’esterno genera il periostio e all’interno l’endostio.

•  Le cellule così formate si accrescono per apposizione.

OSSIFICAZIONE DIRETTA MANTELLARE OSSIFICAZIONE INDIRETTA


•  Le ossa lunghe, le vertebre e le ossa delle pelvi presentano
Bottone un’ossificazione indiretta (detta encondrale).
cartilagineo •  L’osso è preceduto da un abbozzo cartilagineo che richiama la
(cartilagine di forma del futuro segmento osseo e che viene successivamente
Mekel) riassorbito e sostituito da tessuto osseo.
Abbozzo del
dente La formazione di un osso per sostituzione di un preesistente modello
T. osseo cartilagineo avviene secondo 2 modalità:
(in azzurro)
1)OSSIFICAZIONE PERICONDRALE (la più precoce,
avviene sulla superficie della cartilagine, è un’ossificazione
diretta)
Tipica della MANDIBOLA. E’ una ossificazione di tipo DIRETTO, tuttavia
l’osso si forma solo se è presente una porzione di cartilagine ialina (bottone
2)OSSIFICAZIONE ENDOCONDRALE (avviene nel
cartilagineo) che funge da catalizzatore.
contesto della cartilagine, è un’ossificazione indiretta)
In modelli murini eliminando sperimentalmente il bottone cartilagineo non si
forma più la mandibola. Nelle ossa lunghe sono necessarie entrambe.
Dopo la formazione della mandibola il bottone viene riassorbito e lo spazio
vuoto rimasto viene riempito da tessuto osseo. Nelle ossa brevi avviene solo l’ossificazione endocondrale.
OSSIFICAZIONE INDIRETTA ! OSSA LUNGHE OSSIFICAZIONE INDIRETTA ! OSSA LUNGHE
2)OSSIFICAZIONE ENDOCONDRALE (indiretta)
1)OSSIFICAZIONE PERICONDRALE (diretta o intramembranosa)
•  Inizia nel II TRIMESTRE DI VITA FETALE e continua nel giovane adulto.
•  Consiste nella formazione dell’osso trabecolare nel contesto della cartilagine
%  L’inizio dell’ossificazione (6-8 settimane di vita embrionale) è indicata dalla calcificata.
comparsa intorno al punto medio della diafisi di un ispessimento a
manicotto del pericondrio che, diventando in grado di generare osteoblasti, % IL VEGF prodotto dai condrociti dell’abbozzo
assume le caratteristiche di periostio. cartilagineo richiama cellule endoteliali e
precursori degli osteoblasti dal manicotto
%  Con il tempo, questo manicotto periostale si estende verso le epifisi periostale. Questo determina:
seguendo in pratica dall’esterno l’ossificazione encondrale. " Degradazione parziale matrice cartilaginea
calcificata da parte di osteoclasti
" Vascolarizzazione della matrice cartilaginea
%  All’interno del manicotto periostale avviene il processo di ossificazione calcificata e già parzialmente degradata
intramembranosa, che forma una lamina sottile di osso. Questa lamina si " Migrazione precursori osteoblasti che iniziano a
accresce nel tempo andando a formare l’osso compatto della diafisi, delle depositare osteoide
metafisi e delle epifisi.

%  Queste strutture miste di cartilagine calcificata e osso neoformato sono


chiamate SPICOLE
%  Questi processi determinano la formazione di un CENTRO DI
OSSIFICAZIONE PRIMARIA localizzato all’interno dell’abbozzo cartilagineo,
nel punto medio della diafisi.

2)OSSIFICAZIONE ENDOCONDRALE (indiretta) OSSIFICAZIONE INDIRETTA ! OSSA LUNGHE

2)OSSIFICAZIONE ENDOCONDRALE (indiretta)


%  Man mano che l’osso lungo cresce in lunghezza, questo processo si
sposta verso le epifisi.

%  DOPO LA NASCITA, vasi epifisari vengono richiamati verso il


centro dell’epifisi (prima in quella prossimale, poi in quella distale),
dove si formano, nel contesto della cartilagine ormai calcificata, i
NUCLEI DI OSSIFICAZIONE SECONDARIA.

%  Successivamente, vasi metafisari invadono dal periostio la


regione metafisaria per vascolarizzare l’osso trabecolare in
accrescimento verso le epifisi.

%  La cartilagine che si trova compresa tra il nucleo di ossificazione


secondario e l’osso trabecolare, che sostituisce via via la
cartilagine, viene detta CARTILAGINE DI ACCRESCIMENTO O
METAFISARIA.
CARTILAGINE METAFISARIA
CARTILAGINE METAFISARIA
La CARTILAGINE METAFISARIA ha
un importanza fondamentale durante
l infanzia perché è qui che si verifica la
crescita in lunghezza delle ossa lunghe (una
frattura in questa zona compromette la
crescita di un arto).

Gli ormoni sessuali hanno un duplice ruolo:


Durante lo sviluppo promuovono l’attività
proliferativa dei condrociti (insieme ad altri
ormoni , quali l’ormone della crescita e gli
ormoni tiroidei) e, quindi, l’allungamento
dell’osso.
Quando nell’adolescenza raggiungono valori di
picco, prevale il loro ruolo differenziativo o
maturativo sui condrociti portando a
esaurimento del loro numero e a calcificazione
totale della cartilagine di accrescimento. Ciò
provoca arresto della crescita.

OSSIFICAZIONE INDIRETTA ! OSSA LUNGHE CARTILAGINE METAFISARIA


2)OSSIFICAZIONE ENDOCONDRALE (indiretta)
%  A livello della cartilagine metafisaria, i condrociti continuano a proliferare
(zona di proliferazione), diventare ipertrofici (zona ipertrofica) e andare
incontro ad apoptosi.
%  La cartilagine calcificata da loro elaborata continua ad essere riassorbita
e ad essere sostituita da osso.
%  Questo permette la CRESCITA IN LUNGHEZZA dell’osso.
%  Con l’adolescenza, le capacità proliferative si riducono a scapito di quelli di
maturazione.
%  Lo spessore della cartilagine di accrescimento si riduce gradualmente fino
a quando, con la maturazione sessuale, non rimane nell’adulto che una linea
sottile di osso, chiamata LINEA EPIFISARIA.
%  L’ossificazione completa delle epifisi e metafisi avviene prima
all’estremità distale, poi a quella prossimale.
%  Alla fine dello sviluppo, l’astuccio diafisario sarà costituito da osso
compatto e presenterà al suo interno una cavità ormai con scarse
trabecole ossee occupato da midollo osseo giallo.
%  La cartilagine rimarrà solo sull’estremità delle epifisi (cartilagine
articolare).
OSSIFICAZIONE INDIRETTA ! OSSA LUNGHE

RIMODELLAMENTO OSSEO RIMODELLAMENTO OSSEO


DURANTE LO SVILUPPO DELL’OSSO DURANTE LO SVILUPPO DELL’OSSO
Durante la vita infantile, tra le ossa piatte della volta cranica
permangono i residui del tessuto mesenchimale in cui si sono sviluppati
i centri di ossificazione, costituendo le fontanelle e le suture.

Durante lo sviluppo, nelle ossa piatte, si ha continua formazione di


ossa a partire dal mesenchima delle suture craniche, che alla fine si
saldano del tutto. Inoltre, si verifica un continuo rimodellamento sulle
superfici esterne e interne delle ossa, in modo da cambiare la loro
curvatura nel corso dello sviluppo.

Nelle ossa lunghe, gli effetti di rimodellamento sono ancora più


complessi.
La crescita in lunghezza è assicurata dalla cartilagine metafisaria.
La crescita in spessore è assicurata dal rimaneggiamento del tessuto
osseo neoformato. In particolare, sul versante del periostio si forma
nuovo tessuto osseo (lamelle circonferenziali esterne), e sul versante
dell’endostio le trabecole più vecchie vengono riassorbite cedendo
spazio alla cavità midollare.
RIMODELLAMENTO OSSEO nell’ADULTO RIMODELLAMENTO OSSEO nell’ADULTO
e OMEOSTASI SCHELETRICA e OMEOSTASI SCHELETRICA
Il rimodellamento osseo è un fenomeno molto complesso che si
verifica per tutta la vita dell’organismo.
Un ciclo completo di rimodellamento richiede circa tre mesi e
prevede le seguenti tappe:
"  Attivazione degli osteoclasti
"  Riassorbimento dell’osso (operato dagli osteoclasti in 3 giorni)
"  Inversione (gli osteoclasti vanno in apoptosi, gli osteoblasti
occupano la lacuna escavata e depositano una matrice ricca di
proteoglicani solforati dando luogo alla formazione della linea del
cemento (richiede circa 2 settimane)
"  Formazione dell’osso (da parte degli osteoblasti che ripristinano lo
spessore dell’osso (dura circa 10 settimane)
"  Raggiungimento di una fase di riposo (presenza di cellule periostali
o endostali a riposo).
•  Nei giovani adulti circa il 30% della massa ossea viene
rinnovata ogni anno.
Docente: Prof.ssa Marcenaro Emanuela

SANGUE
Il sangue è un tessuto connettivo particolarmente differenziato.
E formato da: ELEMENTI FIGURATI (45%) + PLASMA (55%).
Tale rapporto è detto EMATOCRITO e valuta, in condizioni normali, la massa
circolante di eritrociti.
Nell adulto, il SANGUE è pari a 1/12 del peso corporeo: circa 5-6 litri.

Se un campione di sangue, nel quale la coagulazione è stata inibita (mediante


l aggiunta di sostanze anticoagulanti quali l eparina o il citrato di sodio), viene
lasciato indisturbato per un certo periodo di tempo, gli elementi figurati
sedimentano sul fondo del recipiente. La velocità con la quale gli eritrociti
sedimentano costituisce la cosiddetta VELOCITA DI
ERITROSEDIMENTAZIONE (VES) (si calcola in mm/h).

La VES è elevata quando gli eritrociti sono raggruppati a causa della presenza di
livelli abnormi di fibrinogeno e globuline (proteine del plasma). Di solito queste
proteine sono prodotte in risposta ad una grave infezione, alla infiammazione di
vasi sanguigni e in alcuni tipi di tumore come il mieloma multiplo.

Il pH del sangue è di circa 7,3.


La densità è di circa 1048-1066 g/l.!

Plasma
% in Peso (% in peso) Proteine (7%)
Sost organiche
% in
Volume Lipidi
(5 litri)
Glucidi
Altri fluidi e tessuti
92% Acqua
90%

Plasma
Sangue 55%
Sali minerali
8% Sost inorganiche 1%
in forma
ionica

Elementi Figurati
(x mm3)
Elementi
Figurati Piastrine
45% 200-300.000/mm3
Globuli Bianchi
6-9.000/mm3
Neutrofili 50-70%
Linfociti 20-40%

Globuli Rossi Monociti 3-8%


4,5-5,5 Eosinofili 2-4%
milioni/mm3
Basofili 0.5-1%
PLASMA
Il PLASMA è un fluido di colore giallino (pH 7,2-7,3)
90% H2O
Plasma
9% sostanze organiche
10% sostanza secca
1% sali minerali
SOSTANZE ORGANICHE:
GLUCIDI: glucosio (60-100 mg/100 ml di plasma)
LIPIDI: colesterolo (120-200 mg%); trigliceridi (150 mg%), fosfolipidi (<250 mg
%), lecitina (100-200 mg%), acidi grassi.
PROTEINE: 6,5-7,7 g%. Le principali proteine sono: albumina, fibrinogeno,
glicoproteine, globuline (in particolare: alpha 1, alpha 2. beta e gamma-globuline)
AZOTEMIA: frazione di azoto (N) residuo (20-40mg%); rapportabile a composti
quali urea, acido urico, creatina e creatinina; che si ottiene dopo ultra-
centrifugazioni per eliminare la parte proteica.

SALI MINERALI: in forma ionica (cationi e anioni); la somma delle cariche dà un


pH più o meno neutro (7,3). Gli ioni sono Cl-, K+, Na+, Ca++ …

Funzioni:
• trasportare alle cellule dell organismo le sostanze assorbite a livello intestinale
• trasportare alle cellule dell organismo l ossigeno assunto per via respiratoria
• trasportare le cellule immunocompetenti negli organi linfoidi secondari, dove hanno luogo le
risposte immunitarie specifiche contro i patogeni.

Proteine del Plasma


! Albumina
! Prodotta dal Fegato, mantiene pressione osmotica e trasporta metaboliti
insolubili
! Globuline
! ! e ", prodotte dal Fegato, trasporto ioni metallici, proteine che legano
lipidi e vitamine liposolubili
! !, sono immunoglobuline (o anticorpi) prodotte dalle plasmacellule

! Proteine della coagulazione


! Protrombina e fibrinogeno, prodotte dal Fegato
! Proteine del complemento
! C 1-C9,prodotte dal Fegato, difesa microorganismi e risposta
infiammatoria
! Lipoproteine plasmatiche
! Chilomicromi, trigliceridi al fegato
! Lipoproteine a densità molto bassa (VLDL), trigliceridi dal fegato alle
cellule
! Lipoproteine a bassa densità (LDL), colesterolo dal fegato alle cellule
Il contenuto in elettroliti del plasma determina la PRESSIONE OSMOTICA
del sangue (regolata da reni, ghiandole sudoripare).

La PRESSIONE ONCOTICA è legata al contenuto proteico del plasma e


serve per regolare gli scambi tra sangue e fluidi interstiziali. Il sangue
trasporta O2 dai polmoni ai tessuti e CO2 dai tessuti ai polmoni. A livello dei
tessuti il sangue cede sostanze nutritizie e raccoglie sostanze di rifiuto
trasportandole in organi (rene, intestino, ghiandole sudoripare) che le
eliminano.

ELEMENTI FIGURATI (E.F.)


1) ERITROCITI o EMAZIE o GLOBULI ROSSI (G.R.): circa 4,5-5.106 /mm3

2) PIASTRINE: circa 200000-300000/mm3

3) LEUCOCITI o GLOBULI BIANCHI (G.B.): circa 6000-9000/mm3

Tutte le cellule del sangue derivano da una cellula staminale pluripotente


caratterizzata da capacità auro-rigeneranti (cioè si replica rimanendo
inalterata). SEDI DI EMOPOIESI: sacco vitellino (1°sett. di sviluppo), poi fegato
fetale e milza (3°-7°mese), poi midollo osseo (dal 7°mese).
Dalla cellula staminale pluripotente derivano cellule staminali (non pluripotenti o
autorigeneranti) indirizzate verso una particolare linea cellulare ( committed ).
a) cellula staminale linfoide: linfociti B, T, NK
b) cellula staminale mieloide: eritrociti, piastrine, granulociti, monociti,
mastociti.
Al termine del loro ciclo vitale gli elementi figurati vengono distrutti in organi
EMOCATERETICI, principalmente nella milza.
ERITROCITI
Numero " circa 5#106/mm3 uomini; 4,5#106/mm3 donne.
Diametro " 6,5 –7,5 µm; casi particolari:
<6µm"microciti; >9µm"macrociti; 12-14µm"megalociti
Ciclo Vitale " breve; nascono nel midollo ossedo, circolano
nel sangue per circa 120 giorni alla fine dei quali vengono
eliminati nella milza dai MACROFAGI che riconoscono i
globuli rossi invecchiati perché presentano sulla membrana
specifici cambiamenti nella glicosilazione delle glicoforine,
(glicoproteine transmembranarie). In particolare, perdono
l acido sialico ed espongono il mannosio.
Morfologia e struttura " non hanno nucleo (nei mammiferi);
non hanno organelli citoplasmatici; hanno forma biconcava.
Tutto questo amplia l area di superficie disponibile per le
molecole di emoglobina (Hb).

Negli strisci di sangue colorati con le comuni miscele usate in


istologia, gli eritrociti si presentano di colore roseo (Hb assume il
colorante acido eosina) con la zona centrale più chiara (perché meno
spessa).
Membrana eritrocitaria:

La forma biconcava delle emazie è mantenuta da una preordinata e complessa


organizzazione di membrana a cui partecipano proteine intrinseche (es.
Glicoforina C, banda 3,..) e proteine del citoscheletro (es. anchirina, proteina
4.1, spettrina, actina,..)
Questa caratteristica permette all eritrocita di essere flessibile e di potersi
spostare facilmente nei capillari dove viaggia impilato con gli altri eritrociti

Sulla membrana esistono polisaccaridi significativi come gli antigeni del


gruppo ABO ed Rh, che determinano il GRUPPO SANGUIGNO.

Caratteristiche fisiologiche dell eritrocito " l ambiente interno del globulo rosso ha la
stessa pressione osmotica del plasma (in soluzione ipertonica " raggrinzimento; in
soluzione ipotonica " emolisi).
L O2 viene trasportato dal globulo rosso legato all Hb in esso contenuta

Nei capillari polmonari


l ossigeno diffonde nel
globulo rosso " O2
O2
ossiemoglobina. diffusione

A livello dei tessuti la


CO2 va nel plasma e in
parte nei globuli rossi
( 2 0 % ) "
Shift del cloro
carbossiemoglobina. Controllo del pH

L 80% della CO 2 è
trasportata dal plasma
sotto forma di
bicarbonati.
GLI ERITROCITI CONTENGONO EMOGLOBINA (Hb)
L Hb costituisce il 95% di tutte le proteine citoplasmatiche dei globuli rossi.
E una proteina composta da 2 parti: una parte proteica e una parte non
proteica.
La parte proteica è costituita da 4 catene polipetidiche a 2 a 2 uguali (globine).
La parte non proteica (o prostetica) è formata dal gruppo eme (" dà il colore
al sangue) " 1 gruppo eme ogni catena globinica (4 in tutto).
Quindi, ogni molecola di Hb consta di 4 sub-unità ciascuna costituita da 1
catena globinica associata ad 1 gruppo eme.

L Hb è in grado di legare labilmente l O2 a livello degli alveoli polmonari


(ossiemoglobina) (Pressione Parziale O2 = 100 mm Hg) e di cederne una quantità
uguale ai tessuti (P.P.O2 = 20 mm Hg). A livello dei tessuti la CO2 va nel plasma e
in parte nei globuli rossi (20%) " carbossiemoglobina
Nell adulto " Hb A (2 catene $ + 2 catene %) (98%)
Hb A2 (2 catene $ + 2 catene & ) (2%)
Nell embrione (fino a '3 mesi) " Hb formata da 2 catene $ + 2 catene (
Nel feto (dai 3 ai 9 mesi) " HbF (fetale) (2 catene $ + 2 catene !)
N.B. l HbF ha una affinità per l O2 maggiore rispetto all HbA " facilitato il
passaggio di O2 dalla madre al sangue fetale.

Esempi di malattie legate alla presenza di Hb anormali:


1)  anemia ad emazie falciformi " HbS (catena % mutata; 1 valina al posto
di 1 acido glutammico " minore solubilità della Hb non ossigenata "
formazione di precipitati " deformazione globuli rossi " forma a
falce)

2) talassemia o malattia di Cooley " persistenza di HbF nell adulto.


PIASTRINE
Numero " 200.000-300.000 /mm 3 (numero inferiore a 100.000 "
trombocitopenia)
Diametro " ' 2-4 µm
Ciclo vitale " breve ' 10 giorni.
Morfologia e struttura " non sono cellule ma frammenti di citoplasma di cellule
presenti nel midollo osseo dette MEGACARIOCITI; non hanno quindi nucleo,
hanno però numerosi organelli citoplasmatici " INTENSA ATTIVITA
METABOLICA.

megacariocito

La membrana delle piastrine invaginandosi forma un sistema di canalicoli


denominato SISTEMA CANALICOLARE APERTO.

Al di sotto della membrana " sistema di microtubuli ben sviluppato,


filamenti di actina, miosina e proteine leganti actina.

Nel citoplasma riscontriamo diversi tipi di granuli:


a) granuli !: contengono fibrinogeno, fattori della coagulazione, fattori
di crescita prodotti dalle piastrine, plasminogeno (importanti per le fasi
iniziali del ripristino di vasi lesi, coagulazione del sangue e aggregazione
piastrinica);
b) granuli densi (o granuli #): contengono ADP, serotonina e istamina
(facilitano l adesione delle piastrine e la vasocostrizione nei vasi
lesionati);
c) lisosomi (o granuli $): contengono idrolasi e proteasi (degradano i
coaguli nelle fasi terminali del riparo dei vasi).!
PIASTRINA

Ruolo funzionale delle piastrine "


intervengono nella COAGULAZIONE DEL SANGUE

In vitro:
Se mettiamo sangue fresco in una provetta in 10 minuti si trasforma in una massa
rossa detta COAGULO. Dopo ' 1 h , da questa massa viene spremuto un liquido limpido
e giallino, il SIERO " retrazione del coagulo. Il componente plasmatico che solidifica
è la proteina FIBRINOGENO che viene trasformata nella forma filamentosa e
insolubile FIBRINA dall enzima TROMBINA. Questo enzima è presente nel plasma in
forma inattiva, la PROTROMBINA, e viene attivato ad opera di fattori plasmatici e
piastrinici della coagulazione. La fibrina trattiene le piastrine, i globuli rossi e i
leucociti.

In vivo:
Le piastrine partecipano al processo dell EMOSTASI, cioè a quella serie di reazioni
biochimiche e cellulari, sequenziali e sinergiche, che hanno lo scopo di riparare le
lesioni vasali e arrestare la perdita di sangue dai vasi (emorragia).
EMOSTASI
In condizioni normali l endotelio
possiede proprietà anti-piastriniche,
anticoagulanti e fibrinolitiche ma,
dopo attivazione, anche pro-
coagulanti. L equilibrio fra tali
attività è critico nel determinare se
un trombo si formerà, si propagherà
o verrà dissolto.

ALTERAZIONI DELL EMOSTASI

AUMENTO
RIDUZIONE

TROMBOSI
EMORRAGIA

Il processo dell EMOSTASI avviene attraverso varie fasi:


•  adesione delle piastrine: in condizioni normali una serie di
A. VASOCOSTRIZIONE
fattori impediscono l ggregazione delle piastrine (fattori
anti-trombotici), quando la parete di un vaso sanguigno è
danneggiata o rotta, il tessuto connettivo esposto nell area
danneggiata promuove l adesione delle piastrine
• degranulazione delle piastrine con rilascio di serotonina
(vasocostrittore), ADP e trombossano A2 (che inducono
ulteriore aggregazione delle piastrine):
• formazione di un aggregato temporaneo di piastrine (TAPPO
EMOSTATICO PIASTRINICO PRIMARIO) che blocca la
fuoriuscita di sangue
• rilascio da parte dei granuli ! e # di fattori della
coagulazione (es. PF3) e di altra serotonina
• t rasformazione del fibrinogeno (solubile) in fibrina
(insolubile) che forma una rete lassa sopra il tappo piastrinico
iniziale iniziale stabilizzandolo. Le piastrine e i globuli rossi
sono intrappolati in questa rete.
•  rilascio di fattori tissutali secreti dai vasi
sanguigni danneggiati e formazione di un coagulo
definitivo: TAPPO EMOSTATICO PIASTRINICO
SECONDARIO

•  retrazione del coagulo (con spremitura del siero),


probabilmente dovuta all azione di actina e miosina
interne alle piastrine e ripristino del normale flusso
sanguigno dentro al vaso
•  lisi del coagulo (FIBRINOLISI) ad opera di un
enzima fibrinolitico detto plasmina (normalmente nel
plasma nella forma inattiva, plasminogeno). In questo
processo sono coinvolti i granuli # (che rilasciano
enzimi idrolitici) e le cellule endoteliali (che
rilasciano l attivatore tessutale del plasminogeno)
•  fattori di crescita prodotti dalle piastrine e
rilasciati dai granuli $ stimolano cellule muscolari
lisce e fibroblasti a proliferare e a permettere il
riparo tissutale.

LEUCOCITI o GLOBULI BIANCHI (G.B.)


I leucociti o globuli bianchi vengono distinti in 2 grandi categorie:
1) GRANULOCITI o POLIMORFONUCLEATI (neutrofili; eosinofili; basofili)
(hanno granuli nel citoplasma e hanno il nucleo formato da 1 o più lobi)
2) AGRANULOCITI o MONONUCLEATI (monociti; linfociti T, B, NK)

GRANULOCITI NEUTROFILI 50-70%

GRANULOCITI EOSINOFILI 2-4%

FORMULA LEUCOCITARIA:
% di ogni tipo di leucocita in GRANULOCITI BASOFILI 0,5-1%
rapporto al numero totale dei
leucociti

MONOCITI 3-8%

LINFOCITI 20-40%!
LEUCOCITI o GLOBULI BIANCHI (G.B.)

Numero " 6000 - 9000/mm3 () leucopenia; * leucocitosi)

Diametro " varia dai 7 µm (linfociti) ai 17 µm (monociti)

Ciclo vitale " breve in alcuni casi, lungo in altri

Funzione " difendere l organismo dall attacco dei patogeni. Tale difesa si
attua con 2 distinti meccanismi:

1) IMMUNITA NATURALE ASPECIFICA mediata da granulociti, monociti


(che diventeranno macrofagi o cellule dendritiche) e linfociti NK

2) IMMUNITA SPECIFICA O ADATTATIVA mediata da linfociti T e B

STRISCIO DI SANGUE
LEUCOCITI o GLOBULI BIANCHI (G.B.)
I leucociti o globuli bianchi vengono distinti in 2 grandi categorie:
1) GRANULOCITI o POLIMORFONUCLEATI (neutrofili; eosinofili; basofili)
(hanno granuli nel citoplasma e hanno il nucleo formato da 1 o più lobi)
2) AGRANULOCITI o MONONUCLEATI (monociti; linfociti T, B, NK)

GRANULOCITI NEUTROFILI 50-70%

GRANULOCITI EOSINOFILI 2-4%

FORMULA LEUCOCITARIA:
% di ogni tipo di leucocita in GRANULOCITI BASOFILI 0,5-1%
rapporto al numero totale dei
leucociti

MONOCITI 3-8%

LINFOCITI 20-40%!

LEUCOCITI o GLOBULI BIANCHI (G.B.)

Numero ! 6000 - 9000/mm3 (" leucopenia; # leucocitosi)

Diametro ! varia dai 7 µm (linfociti) ai 17 µm (monociti)

Ciclo vitale ! breve in alcuni casi, lungo in altri

Funzione ! difendere l organismo dall attacco dei patogeni. Tale difesa si


attua con 2 distinti meccanismi:

1) IMMUNITA NATURALE ASPECIFICA mediata da granulociti, monociti


(che diventeranno macrofagi o cellule dendritiche) e linfociti NK

2) IMMUNITA SPECIFICA O ADATTATIVA mediata da linfociti T e B


IMMUNITA INNATA E IMMUNITA ADATTATIVA

La difesa immunitaria si attua attraverso 2 meccanismi diversi:

1) IMMUNITA INNATA o ASPECIFICA


mediata da granulociti neutrofili, eosinofili, basofili,
da mastociti, da macrofagi, da cellule dendritiche e
da linfociti NK, a livello di tessuti periferici (epiteli,
connettivi, ecc..)

2) IMMUNITA ADATTATIVA o SPECIFICA


mediata dai linfociti T e B, presenti a livello di
Organi Linfoidi Secondari (Linfonodi, Milza, MALT).

1)  IMMUNITA INNATA o ASPECIFICA


!  E mediata da GRANULOCITI NEUTROFILI, EOSINOFILI, BASOFILI, da
MASTOCITI (vedi T. connettivi), da MACROFAGI, da CELLULE DENDRITICHE e
da LINFOCITI NK.
!  E una risposta immediata basata sulla capacità di riconoscere i patogeni prima
ancora che ciò sia possibile tramite la risposta adattativa (o specifica) mediata dai
linfociti T e B.
!  Ciò è necessario perché una risposta adattativa (per es. la produzione di anticorpi
specifici per il patogeno) richiede 2-5 gg e durante questo periodo il nostro
organismo potrebbe essere attaccato massivamente.
!  I recettori coinvolti nel riconoscimento dei patogeni sono recettori in grado di
riconoscere sul patogeno strutture conservate ed essenziali per la sua
sopravvivenza; tra questi recettori quelli denominati Toll-like-receptor (TLR)
!  La risposta innata inizia a livello dei tessuti periferici (specialmente a livello dei
tessuti connettivi)
GRANULOCITI POLIMORFONUCLEATI (PMN)

Detti granulociti per la presenza di granuli nel citoplasma con diverse


affinità per i coloranti acidi o basici.
Detti anche polimorfonucleati per la particolare forma del nucleo ! lobature
multiple unite da ponti di cromatina (eterocromatina).

I granulociti sono cellule terminalmente differenziate per una peculiare


funzione che consiste nella FAGOCITOSI DI MICRORGANISMI o DI
COMPLESSI MOLECOLARI ESTRANEI ALL ORGANISMO (neutrofili) e
nella SECREZIONE DI PARTICOLARI SOSTANZE (basofili, eosinofili).
Essi pertanto non possono più dividersi (al contrario dei monociti e dei
linfociti).

GRANULOCITI NEUTROFILI

50-70% dei leucociti, 9-10 µm il diametro, 6-7 h il ciclo vitale.

2 tipi di granuli nel citoplasma:


!  lisosomi (granuli azzurrofili) ! enzimi lisosomiali: idrolasi acide ($-
galattosidasi e $-glucuronidasi); defensine: proteine cationiche
antibatteriche.
!  granuli specifici ! vari enzimi (collagenasi di tipo IV, fosfolipasi…),
attivatori del complemento, agenti batteriostatici e battericidi
(lisozima e fagocitina).
Svolgono un ruolo di primo piano nei
processi infiammatori.
Nel corso di un infiammazione indotta
da un un corpo estraneo o da un
agente infettivo o un insulto meccanico
o da uno stimolo fisico (calore,
radiazione..) nei tessuti periferici,
varie citochine e chemochine sono
rilasciate da cellule residenti nei
tessuti, quali cellule endoteliali,
fibroblasti, mastociti, macrofagi e
cellule dendritiche (DC).
• Q u e s t i m e d i a t o r i f a v o r i s c o n o
l extravasazione dei leucociti
circolanti nel sangue periferico quali i
NEUTROFILI, i monociti (che
diventano macrofagi o cellule
dendritiche immature) e i linfociti NK
(che hanno attività citotossica e non
fagocitaria) e il loro reclutamento nel
sito di infezione.

Giunti nel focolaio infiammatorio, queste cellule dell immunità


innata esplicano le loro funzioni.
In primo luogo devono riconoscere il materiale estraneo e per
fare questo utilizzano una serie di recettori di membrana, che
comprendono:
! membri della famiglia Toll-like (TLR) (vedi pagina seguente)
! recettori per la porzione Fc delle immunoglobuline G (Fc%R) e
recettori tipo 1 e 2 per il complemento (CR1 e CR2) (questi
recettori favoriscono la fagocitosi di batteri o altre particelle
che hanno fissato anticorpi e prodotti del complemento sulla
loro superficie).
In secondo luogo, i neutrofili, i macrofagi e le cellule
dendritiche esplicano la loro attività fagocitica.
TOLL-LIKE RECEPTORS (TLR)

I TLR sono recettori espressi prevalentemente dalle cellule dell’immunità


innata, capaci di riconoscere prodotti tipici del metabolismo microbico. Fanno
parte di un gruppo più ampio di recettori detti PRR (recettori che
riconoscono pattern molecolari). I prodotti microbici riconosciuti da questi
recettori sono detti PAMP (pattern molecolari associati ai patogeni). I
PAMP sono strutture estremamente conservate tra i differenti tipi di
microrganismi, semplicemente perché la loro assenza risulta incompatibile con
la vita del microrganismo stesso. Come conseguenza, il microrganismo non
potrà decidere, in nessun momento, di non sintetizzare più questi prodotti al
fine di sfuggire ai sistemi di controllo del sistema immunitario
Nell’uomo si conoscono almeno 10 differenti TLR.
Alcuni TLR sono recettori di superficie e riconoscono con un meccanismo
self/non self prodotti unicamente di origine batterica (TLR2 è specifico per
l’acido lipoteicoico dei GRAM+ e TLR4 è specifico per il lipopolisaccaride dei
GRAM-).
Diversamente, altri TLR mediano un riconoscimento a livello citoplasmatico di
prodotti di origine virale ma non solo (ad es. TLR3 riconosce RNA a doppia
elica, TLR9 DNA con motivi CpG non metilati).

COMPLEMENTO
" Nei processi difensivi come la fagocitosi, o processi immunologici
determinati da Ab viene chiamata in causa una componente importante
del plasma denominata COMPLEMENTO.

" E un sistema di proteine (circa 20) di diverso P.M. e alcune sono


numerate da C1 a C9.

" Sono sintetizzate da epatociti, macrofagi, cellule epiteliali intestinali,


sono in rapporto con il sistema HLA e hanno affinità per l Fc degli
anticorpi IgG.

Hanno diverse funzioni:


1. Associate ad anticorpi possono indurre lisi (il complesso di attacco alla
membrana, MAC, formato dai fattori del complemento C8 e C9, porta
alla formazione di pori sulla membrana batterica e alla conseguente lisi
del batterio)
2. Sono attivanti della fagocitosi (costituiscono insieme agli anticorpi le
cosiddette opsonine)
3. I fattori C3a e C5a, denominate anafilotossine, hanno azione
chemiotattica positiva sui granulociti neutrofili, mastociti, ecc.
Fasi della fagocitosi ! adesione della particella (es. batterio),
internalizzazione, formazione di un fagosoma.
Questo viene in contatto con i granuli azzurrofili (lisosomi) e specifici ! si
forma il fagolisosoma ! digestione contenuto fagocitato

Al termine del
processo, il
m a t e r i a l e
degradato (corpo
residuo) può
essere espulso
dalle cellule
a t t r a v e r s o
l’esocitosi

GRANULOCITI EOSINOFILI
2-4% dei leucociti, 12-14 µm di diametro
Contengono 2 tipi di granuli:
! granuli acidofili (per la presenza di proteine
basiche)
! granuli azzurrofili (lisosomi).
I granuli acidofili contengono: enzimi (istaminasi,
collagenasi, arilsulfatasi…) nella matrice + 1
cristalloide al centro.
Il cristalloide contiene a sua volta la proteina
basica maggiore (MBP) e la proteina cationica degli
eosinofili (ECP), entrambe tossiche per i parassiti.
Intervengono nelle malattie allergiche e nelle infestazioni da parassiti (!
producono sostanze tossiche che causano danni ai patogeni).
Hanno recettori per le IgG (CD32), ma anche per le immunoglobuline E (IgE)
(a bassa affinità: Fc&RII). Le IgE aumentano nelle risposte allergiche.
GRANULOCITI BASOFILI
0,5-1% dei leucociti, 10-12 µm di diametro.
Contengono 2 tipi di granuli:
! granuli basofili (per la presenza di proteine acide)
! granuli azzurrofili (lisosomi).
I granuli basofili contengono EPARINA,
ISTAMINA, SRS-A e PDG2.
L EPARINA impedisce la coagulazione.
L ISTAMINA provoca vasodilatazione e aumenta la permeabilità dei capillari.
L SRS-A (slow-reacting-substance-Anaphylaxis) è una miscela di 3 leucotrieni
che ha azione contraente sulla muscolatura liscia.
Le PDG2 sono prostaglandine con azione chemiotattica su Neutrofili ed
Eosinofili.
I MASTOCITI contengono gli stessi granuli ed hanno le stesse funzioni, la
differenza è che i basofili sono nel sangue, i mastociti sono cellule residenti del
tessuto connettivo.

REAZIONI ALLERGICHE E
PRODUZIONE DI IgE

Particolari antigeni definiti allergeni (quali il


polline, il veleno di api, etc.). sono in grado di
scatenare reazioni abnormi anche gravi in
particolari circostanze. Tali reazioni sono
note con il nome di reazioni allergiche.
Durante queste reazioni, i linfociti B
rilasciano particolari classi di
immunoglobuline dette IgE.
(La produzione di IgE da parte di linfociti B
è favorita da e richiede la presenza di
cellule TH2 , un tipo di linfociti TH CD4+ che
rilascia IL4 e IL13; mentre può essere
inibita da cellule TH1 (un altro tipo di
linfociti T CD4+) che produce IFN-gamma.)

La risposta mediata da IgE può essere


amplificata da basofili, eosinofili e
mastociti, che a loro volta possono stimolare
la produzione di IgE.
I basofili e i mastociti esprimono recettori per le IgE ad alta affinità: Fc&RI,
gli eosinofili anche ma solo dopo attivazione.
Gli anticorpi di classe IgE prodotti dai linfociti B si legano ai recettori ad alta
affinità per l Fc di IgE, presenti sui basofili e sui mastociti (Fc&RI). Queste
cellule ricoperte di IgE vengono indicate come cellule sensibilizzate.
Una ulteriore esposizione allo stesso allergene induce una aggregazione delle
IgE presenti sulla membrana dei basofili e dei mastociti, inducendone, in alcuni
casi, una degranulazione rapida e massiva con rilascio di grandi quantità di
istamina e di eparina ! vasodilatazione locale o generalizzata e contrazione
muscolatura liscia ! caduta rapida della pressione sanguigna ! shock
anafilattico (ana=contro, phylaxis=protezione per sottolineare che si tratta di
una risposta inopportuna).

Allergene

LEUCOCITI MONONUCLEATI:
MONOCITI
3-8% dei leucociti, 14-17 µm di diametro.
Nucleo ad aspetto reniforme, più raramente tondeggiante
(monociti più immaturi). Lisosomi abbondanti nel citoplasma.
I monociti maturi vengono immessi dal midollo osseo nel sangue,
dove permangono per 24-72 h, e poi o muoiono o migrano nei
tessuti verso focolai infiammatori dove risiedono per periodi
variabili di tempo (mesi).
I monociti migrati nei tessuti si trasformano in MACROFAGI o
in CELLULE DENDRITICHE, a seconda dell’ambiente citochinico
in cui si trovano immersi, e iniziano un’intensa attività
fagocitica.
Modificazioni morfologiche principali:
- aumento volumetrico
- nucleo ovale ed ampio
- citoplasma più abbondante
- abbondante corredo lisosomiale
- emissione di espansioni della membrana.
MACROFAGI RESIDENTI

Numerosi organi sono caratterizzati dalla


presenza di MACROFAGI RESIDENTI, che
svolgono funzioni diverse a seconda del tipo
di organo in cui si trovano.
Esempi:
# milza!emocateresi;

# ossa dove sono detti osteoclasti!coinvolti


in processi di rimodellamento e
riassorbimento;

# f egato dove sono detti cellule di


Kupffer!funzioni simili ai macrofagi della
milza;

# sistema nervoso dove sono detti cellule cellule di Kupffer


della microglia!fagocitano neuroni che sono
andati incontro a morte programmata.

MACROFAGI

L INVASIONE DEI TESSUTI DA PARTE DI UN PATOGENO (es. MICROBI) E DETECTATA


DALLE CELLULE DELL IMMUNITA INNATA RESIDENTI NEI TESSUTI STESSI (es.
MACROFAGI, CELLULE DENDRITICHE, MASTOCITI).

I MACROFAGI RICONOSCONO I PATOGENI INTRACELLULARI (es. Mycobatterium) GRAZIE

A RECETTORI (QUALI I TLRs), LI FAGOCITANO E NELLO STESSO TEMPO

RILASCIANO FATTORI SOLUBILI QUALI:


$ CHEMOCHINE, CHE RICHIAMANO ALTRE CELLULE DEL SISTEMA IMMUNITARIO DAL
TORRENTE CIRCOLATORIO
$ CITOCHINE, IN PARTICOLARE IL-18, CHE CONTRIBUISCE ALL ATTIVAZIONE DI
ALTRE CELLULE DEL SISTEMA IMMUNITARIO.
I MACROFAGI alla funzione fagocitica e immunoregolatoria (rilascio di
citochine) associano quella di CELLULE PRESENTANTI L ANTIGENE
(APC), cioè sono in grado, una volta riconosciuto e degradato il patogeno, di
esporre in membrana parti di esso (peptidi antigenici) in associazione a
molecole di istocompatibilità (MHC di classe I o di classe II), in modo che
cellule del sistema immunitario specifico, in particolare le cellule T, possano
riconoscerlo e possano quindi attivarsi per poi eliminarlo del tutto.

MHC-II
PEPTIDI Funzione di APC
ANTIGENICI

MHC-I

CELLULE DENDRITICHE (DC)

Le cellule dendritiche (DC) sono una


componente fondamentale del sistema
immunitario innato e devono il loro
nome alla fitta rete di lunghi processi
che si dipartono dal soma (simili ai
dendriti di una cellula nervosa).

Le DC giocano un ruolo importante sia nelle risposte precoci del sistema


immunitario innato (avendo un’alta capacità di internalizzare i patogeni), sia
nelle risposte immunitarie adattative più tardive (essendo le CELLULE
CON PIÙ ALTO APC e quindi gli attivatori più potenti delle cellule T naive
presenti a livello linfonodale).

Le DC derivano da progenitori mieloidi CD34+ all’interno del midollo osseo,


da qui migrano nel sangue come precursori e poi nei tessuti periferici dove
assumono un fenotipo immaturo (iDC). Dopo l’incontro con l’antigene le iDC
diventano DC mature (mDC) e migrano negli organi linfoidi secondari (es.
linfonodi) dove presentano l’antigene, precedentemente fagocitato, ai
linfociti T (funzione di APC).
DENDRITICHE IMMATURE (iDC)

• Nei tessuti infiammati


DEC-205

• Elevata capacità di riconoscere il patogeno


(TLR)
TLR3

iDC • Notevole attività fagocitica (DEC-205)


TLR4

• Bassa espressione di molecole MHC di


classe I e II (PER CUI SONO
SUSCETTIBILI ALLA LISI NK-MEDIATA)

DENDRITICHE MATURE (mDC)

CCR7 MHC-II
• Bassa capacità di riconoscimento e
internalizzazione del patogeno
MOLECOLE
CO-STIMOLATORIE ("TLR, "DEC-205)
MHC-I
mDC • Espressione di molecole MHC di
classe I e II, molecole co-
stimolatorie come CD40, CD58, CD80
e CD86, molecole di adesione come la
lectina DC-SIGN ' alta capacità di
presentare l antigene!APC
LYMPH NODES
MIGRATION • Espressione di CCR7 ' migrazione
nei linfonodi
LINFOCITI
20-40% dei leucociti (linfociti T !60-80%, B ! 5-15%, NK
! 10-20%).
Circolano nel sangue, ma popolano anche gli organi e i
tessuti linfoidi.
I linfociti circolanti nel sangue si trovano allo stato di
riposo (cellule non attivate) e si presentano sotto forma di
piccole cellule con elevato rapporto nucleo-citoplasmatico.
Il nucleo appare tondeggiante con all interno una
cromatina fortemente condensata (eterocromatina). Rari i
mitocondri; RER e Golgi poco sviluppati. Sono detti
PICCOLI LINFOCITI (7-8 µm).
I linfociti che popolano gli organi e i tessuti linfoidi periferici sono attivati
perché hanno incontrato l antigene (Ag). Il nucleo ha forma più irregolare, il
RER e il Golgi sono più sviluppati. Sono detti GRANDI LINFOCITI o LGL
(large granular lymphocytes).

Studi fenotipici e funzionali hanno dimostrato l esistenza di


sottopopolazioni linfocitarie distinte per l origine e per il ruolo che
svolgono nell ambito delle risposte immunitarie specifiche.

In particolare esistono 3 tipi di linfociti:


i linfociti B, i linfociti T e i linfociti NK (natural killer).

Importante ! i linfociti non sono cellule terminalmente differenziate.


Questo vuol dire che nel corso delle risposte immunitarie essi possono
proliferare.
LINFOCITI NATURAL KILLER (NK)
Costituiscono la terza popolazione linfocitaria (linfociti T 70%, linfociti B 10%, linfociti
NK 20%)

Natural Killer in quanto sono caratterizzati da alta attività citotossica (anti-virale e anti-
tumorale) senza bisogno di espansione clonale e differenziamento (come i linfociti T e B,
appartenenti all immunità specifica).

Le cellule NK esprimono sulla loro superficie recettori di tipo inibitorio (iKIR) e recettori
di tipo attivatorio (NCR).
I recettori inibitori delle cellule NK, inibiscono il funzionamento dei recettori attivatori
NK.
I ligandi dei recettori inibitori NK sono le molecole di HLA di classe I, ossia glicoproteine
di membrana espresse da quasi tutte le cellule umane nucleate.

I ligandi dei recettori attivatori NK non sono ancora noti, tuttavia si sa sono up-regolati
su cellule che hanno subito modificazioni in seguito a stress, trasformazione tumorale o
infezione virale.

Le molecole di HLA di classe I possono essere meno espresse o non espresse totalmente
su cellule tumorali o infettate da virus.
Quindi, quando siamo in presenza di cellule tumorali o di virus, i recettori inibitori NK,
non vedendo più il proprio ligando (in quanto down-regolato), non possono più funzionare.
Il mancato funzionamento dei recettori inibitori, permette il funzionamento dei recettori
attivatori NK, che riconoscendo il proprio ligando (ancora non noto) sulle cellule
trasformate, saranno in grado di ucciderle liberando sostanze citotossiche.

Le cellule NK non uccidono le cellule autologhe


che esprimano adeguate quantità di
molecole HLA di classe I self

TLR
Other
receptors
NCR-L
NCR
NORMAL
NO KILLING
CELL
IL-12
NK

self HLA-I
iKIR
Le cellule NK uccidono le cellule che modificano o perdono
l espressione delle molecole di HLA di classe I come le
cellule tumorali o le cellule infettate da virus

TLR
Other
receptors
TUMOR
NCR

NK

VIRUS
iKIR infected
cell
2) IMMUNITA ADATTATIVA o SPECIFICA
! E mediata dai linfociti T e B, presenti a livello di Organi Linfoidi Secondari
(Linfonodi, Milza, MALT).

! I recettori per l antigene presenti sui linfociti T e B ( rispettivamente TCR e


BCR) sono molecole che subiscono un processo di riarrangiamento Ag-
indipendente (negli organi linfoidi primari) , in grado di generare recettori
TCR e BCR con specificità diverse nei confronti dei vari antigeni che
incontreranno.

! La risposta adattativa, ma non la risposta innata, è caratterizzata da


memoria immunologica , ossia i linfociti T e B sono in grado di riconoscere
l antigene in modo specifico e di ricordarsi di esso in un successivo incontro,
rendendo più immediata ed efficiente una risposta secondaria ai patogeni.
LA MATURAZIONE DEI LINFOCITI AVVIENE
NEGLI ORGANI LINFOIDI PRIMARI

" Il
sistema immunitario ha una ORGANIZZAZIONE CLONALE ! la
maturazione dei linfociti T e B porta alla generazione di cellule che
esprimono recettori di membrana capaci di riconoscere
specificamente gli antigeni.

" Clone= insieme delle cellule che hanno recettore per lo stesso


Antigene (Ag).

" 1) I vari cloni di cellule T e B con specificità diversa si


costituiscono al termine dei processi ontogenetici che si svolgono nel
timo (per i T) e nel midollo osseo (per i B) indipendentemente dalla
presenza di antigeni (fase Ag-indipendente).

" 2) Le cellule immunocompetenti MATURE passano nel sangue e


quindi negli organi linfoidi secondari (linfonodi, milza , MALT)
dove hanno l’occasione di incontrare l’antigene (fase Ag-dipendente).
L INCONTRO CON L ANTIGENE AVVIENE
NEGLI ORGANI LINFOIDI SECONDARI

# I linfociti sono dotati di una CAPACITÀ DI RICIRCOLAZIONE MOLTO


VIVACE, che permette loro di muoversi continuamente ATTRAVERSO IL
SANGUE E LA LINFA. Il processo attraverso cui le varie sottopopolazioni
linfocitarie utilizzano diverse vie di migrazione tessutale è denominato
TRAFFICO O HOMING LINFOCITARIO .

# In generale, i linfociti T e B vergini tendono a MIGRARE NEGLI ORGANI


LINFOIDI SECONDARI (linfonodi, milza, Malt), DOVE INCONTRERANNO
L ANTIGENE (e sospenderanno in quel momento la loro attività ricircolatoria).

# Gli organi linfoidi secondari, infatti, assicurano un microambiente specializzato


che favorisce L ESPANSIONE CLONALE DEI LINFOCITI ATTIVATI
DALL ANTIGENE E LA LORO DIFFERENZIAZIONE IN CELLULE
EFFETTRICI E IN CELLULE MEMORIA.
ATTIVAZIONE DEI LINFOCITI
L incontro con l Antigene innesca una serie di processi di proliferazione e
differenziamento cellulare che determinano una ESPANSIONE CLONALE
(cioè un aumento del numero di cellule del clone antigene-specifico); la
GENERAZIONE DI CELLULE EFFETTRICI (cioè di cellule attivamente
coinvolte nella risposta immunitaria) e la GENERAZIONE DI CELLULE
MEMORIA (cioè di cellule che produranno una risposta più efficiente in
occasione di un successivo incontro con lo stesso Ag).

1.RICONOSCIMENTO 2.ESPANSIONE CLONALE 3.DIFFERENZIAMENTO

CELLULE EFFETTRICI
Ag

CELLULE MEMORIA
LINFOCITI T
I linfociti T sono responsabili dell IMMUNITA CELLULARE o cellulo-mediata

Il recettore per l Ag è
rappresentato dal complesso
TCR/CD3.
Esistono 2 tipi di TCR: TCR
"/# (95%) e TCR $/% (5%).
Funzione del CD3 !
trasdurre all interno della
cellula il segnale attivatorio
dovuto all interazione TCR /
Ag specifico.
RICONOSCIMENTO ASSOCIATIVO dell’ANTIGENE

Caratteristica dei linfociti T è la cosiddetta proprietà del


RICONOSCIMENTO ASSOCIATIVO: i linfociti T non riconoscono Ag
isolati o in forma solubile ma solo Ag a essi “presentati” da altre
cellule dette APC, cellule presentanti l’Ag (macrofagi, cellule di
Langerhans, cellule interdigitate, cellule dendritiche), nel contesto di
molecole HLA (sono glicoproteine di membrana che caratterizzano i vari
individui, sono le responsabili della compatibilità o meno di 2 individui:
importanti nei trapianti).

L’Ag si localizza in una “tasca” della molecola HLA espressa sull’APC. Il


recettore della cellula T specifica per quell’Ag si lega sia all’Ag sia
all’HLA.
• I linfocitiT si suddividono in 2 sottopopolazioni:
• LINFOCITI T helper (TCR/CD3+ CD4+)
• LINFOCITI T citotossici (TCR/CD3+ CD8+)
• Le cellule T helper riconoscono l Antigene (peptidi esogeni) associato a molecole di HLA di
classe II (espresse sulle APC).
• I T citotossici riconoscono l Antigene (peptidi endogeni: peptidi di origine virale o
tumorale) associato a molecole HLA di classe I (presente oltre che sulle APC come l HLA
di classe II, anche su tutte le cellule nucleate del nostro organismo).

• Il riconoscimento dell Ag dà inizio a una serie di fenomeni di attivazione e proliferazione


che portano alla generazione di cellule effettrici e alla amplificazione del clone Ag-
specifico.
FUNZIONI DEI LINFOCITI T

• Effettrice: basata sull uccisione (attività citotossica) di cellule


infettate da virus, cellule tumorali, cellule eterologhe trapiantate
(rigetto dei trapianti)
• Regolatoria: produzione di fattori solubili (LINFOCHINE) che
svolgono effetti positivi o negativi (ma comunque REGOLATORIE)
su altre cellule del sistema immunitario.

• I linfociti T helper hanno funzioni prevalentemente regolatorie.


• I linfociti T citotossici hanno funzioni effettrici e regolatorie.
LINFOCITI B

I linfociti B sono responsabili dell IMMUNITA UMORALE o anticorpo-


mediata.
Risposta umorale = produzione e secrezione di glicoproteine, gli ANTICORPI,
in risposta alla penetrazione nell organismo di patogeni.

Patogeni riconosciuti: BATTERI, TOSSINE, PARASSITI, VIRUS nelle


fasi extracellulari..

Il recettore per l Ag delle CELLULE B è rappresentato dalle


IMMUNOGLOBULINE, glicoproteine che hanno la stessa struttura o
specificità degli anticorpi che vengono secreti dalle cellule B nel corso delle
risposte umorali.
Le Immunoglobuline di membrana (smIg) sono formate da 4 catene
glicoproteiche a due a due identiche tra di loro: 2 catene pesanti (H) e 2
catene leggere (L).
Il SITO COMBINATORIO per l antigene si trova all estremità N-terminale
della molecola che sporge sulla superficie del linfocita B. Ogni smIg possiede 2
siti combinatori per l Antigene; è cioè BIVALENTE.
IMMUNOGLOBULINE

Sono formate da 2 coppie di catene identiche legate da ponti S-S intercatenari:


•  2 catene pesanti (o heavy) o catene H
•  2 catene leggere (o light) o catene L

Ogni catena è costituita da :


•  1 regione ( DOMINIO) VARIABILE
•  1 o più regioni (DOMINI) COSTANTI

Nelle catene L: 2 domini (VL e CL)


Nelle catene H: 4 domini (VH, CH1, CH2,
CH3)

Nelle regioni variabili esistono segmenti


ipervariabili . L insieme delle regioni
ipervariabili costituisce il SITO
COMBINATORIO per l Ag specifico.
Le catene leggere sono di 2 tipi: k e & .
In ogni molecola di Ig le due catene leggere sono o k o &, mai una di un tipo e
l altra dell altro.

Le catene pesanti sono di 5 tipi. Il tipo di catena pesante determina la classe


o isotipo dell anticorpo (5 classi o isotipi): IgM, IgG, IgD, IgA ed IgE.
Le Ig di membrana (smIg) possono essere solamente IgM o IgD; le Ig secrete
possono essere IgM, IgG, IgA ed IgE.

FUNZIONI DELLE IMMUNOGLOBULINE


Funzioni effettrici ! dipendono dai domini CH (regione Fc) e consistono in:
• ! fissazione del COMPLEMENTO (solo alcuni isotopi sono in grado di fissare
il complemento in particolare: IgG1, IgG2, IgG3 ed IgM) ! lisi del patogeno
•  attacco a RECETTORI DI MEMBRANA per Ig ! OPSONIZZAZIONE e
CITOTOSSICITA Ab-dipendente (ADCC).
ANTICORPI: funzioni
• I linfociti B si attivano in risposta ad Ag solubili:

• L attivazione prevede 2 itinerari differenziativi:

• 1) generazione di cellule terminali, le


PLASMACELLULE che nel corso della loro
breve vita (qualche giorno), secernono
anticorpi Ab con specificità identica a quella
delle smIg dei linfociti B loro progenitori.

• 2 ) Generazione di CELLULE B


MEMORIA, elementi a lunga vita che si
localizzano nel mantello dei follicoli
secondari del tessuto linfoide e che
assicurano una più rapida ed efficiente
risposta in caso di rinnovata esposizione allo
stesso Ag.
I LINFOCITI ATTIVATI MIGRANO
NEI TESSUTI PERIFERICI INFIAMMATI

# LE CELLULE EFFETTRICI E LE CELLULE MEMORIA presentano un homing


diverso rispetto ai linfociti vergini, esse infatti avranno minore probabilità di
migrare negli organi linfoidi secondari, ma MIGRANO PIUTTOSTO NEI TESSUTI
INFIAMMATI.
# Queste cellule, inoltre, GRAZIE AI GRADIENTI CHEMOCHINICI, tendono a
migrare nello stesso tessuto IN CUI HA AVUTO INIZIO LA RISPOSTA
ALL ANTIGENE (vedi cellule dendritiche: DC). Questo assicura una maggiore
probabilità di incontrare nuovamente lo stesso antigene che era stato presentato
loro dalle DC nei linfonodi.
LINFA
Liquido alcalino, trasparente, di colorito giallognolo che circola nei vasi
linfatici.
La velocità di circolo della linfa è molto bassa ed è sostenuta dalla
contrazione delle masse muscolari.
La linfa si forma per il drenaggio del liquido intercellulare, presente
negli spazi interstiziali di organi e tessuti, in capillari linfatici che si
orginano a fondo cieco.
L’entrata del liquido è regolata da gradienti di pressione oncotica e
osmotica.
Le reti dei capillari linfatici, anastomizzandosi e confluendo tra loro
diventano tributarie di vasi linfatici di calibro maggiore (collettori
linfatici).
Lungo il decorso dei collettori linfatici sono intercalate le stazioni
linfonodali.
La linfa, nel suo passaggio attraverso i linfonodi, subisce un processo di
filtrazione.
Alla fine i vasi linfatici convogliano la linfa proveniente da tutto il corpo
in un condotto, il dotto toracico, mediante il quale essa viene immessa
nel torrente circolatorio venoso.
La linfa è formata da una porzione liquida e da una parte corpuscolata.

Porzione liquida ! sali, colesterolo, lecitina, prodotti del ricambio dei


tessuti, piccole percentuali di CO2 e O2 disciolte, composti organici, che
variano a seconda della regione dove essa si forma (nel fegato dopo il
pranzo compaiono gocciole lipidiche nella linfa ! chilomicroni)

Porzione corpuscolata ! linfociti. Nel circolare attraverso le stazioni


linfonodali, la linfa si arricchisce sempre più di linfociti che immette poi
nel torrente circolatorio attraverso il dotto toracico. Eritrociti e
granulociti sono virtualmente assenti, mancano le piastrine.
TESSUTO LINFOIDE
• Nell adulto gli organi emopoietici si dividono in MIELOIDI e LINFOIDI.

• L organo mieloide per eccellenza è il MIDOLLO OSSEO; in esso vengono prodotti gli ERITROCITI,
i GRANULOCITI, i MONOCITI e le PIASTRINE.

• GLI ORGANI LINFOIDI SI DIVIDONO IN PRIMARI E SECONDARI.

• Gli ORGANI LINFOIDI PRIMARI sono il MIDOLLO OSSEO e il TIMO.

• Gli ORGANI LINFOIDI SECONDARI o periferici sono costituiti dai LINFONODI,


MILZA, TESSUTO LINFOIDE ASSOCIATO ALLE MUCOSE (MALT). Quest ultimo
comprende imponenti infiltrati linfoidi, non capsulati, ospitati nella tonaca sottomucosa
di estesi tratti dell apparato digerente e, in minor misura, dell apparato respiratorio.
Appartengono al MALT i vari ordini di tonsille (faringea, linguali, palatine e tubariche
che vanno a costituire il cosiddetto anello di Waldeyer), le placche di peyer
dell intestino e l appendice ileo-cecale.

• Negli organi linfoidi primari hanno luogo tutte le tappe differenziative che, a partire
da cellule staminali già orientate verso la linea linfoide, portano alla produzione di
linfociti maturi (B nel midollo osseo; T nel timo): FASE ANTIGENE INDIPENDENTE.

• Gli organi linfoidi secondari sono la sede in cui i linfociti svolgono le loro funzioni dopo
attivazione in seguito ad incontro con l Antigene: FASE ANTIGENE DIPENDENTE.
MIDOLLO OSSEO
TIMO
Ha una costituzione lobulare. Dalla
capsula partono setti connettivali che
suddividono l organo in lobuli.

In ogni lobulo si distinguono una zona


corticale (scura) e una zona centrale o
midollare (più chiara).

La zona midollare può contenere i


corpuscoli di Hassal (sono cellule
appiattite in degenerazione disposte in
cerchi concentrici, probabilmente
formate da cellule interdigitate e cellule
nurse invecchiate).
LINFONODO
Procedendo dalla periferia (circondata da 1 capsula) e andando verso l ilo
(fenditura attraverso cui passano i vasi sanguigni e i vasi linfatici
efferenti) si possono distinguere 3 territori linfoidi:

$ ZONA CORTICALE

$ ZONA PARACORTICALE

$ ZONA MIDOLLARE
ZONA CORTICALE ! area B-dipendente ! organizzazione in FOLLICOLI

Follicoli primari ! B maturi ma che non hanno ancora incontrato l Ag

regione più esterna scura,


ricca di cellule B memoria e
mantello di cellule che non hanno
ancora incontrato
Follicoli secondari
l antigene
regione centrale chiara,
dove si trovano i B
centro germinativo
maturi che hanno
incontrato l Ag

PARACORTICALE ! area T-dipendente, specialmente Thelper

MIDOLLARE ! area B-dipendente ! organizzazione in CORDONI, separati


da SENI LINFATICI, che convergono verso l ILO dell organo. I cordoni
sono popolati dai linfociti B attivati (PLASMACELLULE)
CIRCOLAZIONE DEI LINFOCITI
• I linfociti T e B maturi escono dagli ORGANI
LINFOIDI PRIMARI, vanno nel sangue e da qui vanno
agli ORGANI LINFOIDI SECONDARI.
• Questi sono interconnessi da 2 sistemi di vasi,
SANGUIFERI e LINFATICI.
• I linfociti sono in una condizione dinamica entro gli
organi linfoidi, ciò comporta un loro continuo ricircolo
attraverso i 2 sistemi vascolari.
! Con la ROTTA EMATICA i linfociti entrano
nel LINFONODO attraverso un settore
speciale delle venule post-capillari, dette
VENULE AD ENDOTELIO ALTO (HEV).
! C on la ROTTA LINFATICA i linfociti
pervengono ai LINFONODI attraverso vasi
linfatici afferenti.
! Abbandonano poi i LINFONODI attraverso
vasi linfatici efferenti che formano vasi di
calibro sempre maggiore, confluendo prima nel
dotto toracico, poi nel circolo venoso (vena
succlavia sinistra).
Si calcola che i linfociti T e B soggiornino per
circa 6 ore in un linfonodo e in circa 24 ore
completino il circolo.
MILZA
La milza è un organo linfoide secondario particolare: possiede una struttura
emo-linfatica.
Nell uomo svolge 2 funzioni:
FUNZIONE LINFOPOIETICA ! espansione di cloni di cellule T e B in seguito
a stimolazione antigenica (raccoglie Ag dal sangue)
FUNZIONE EMOCATERETICA ! distruzione di elementi figurati del sangue
invecchiati (principalmente eritrociti e piastrine).
La milza è specializzata nel
catturare antigeni (Ag) presenti
nel sangue. L arteria splenica
perfora la capsula e si divide in
arteriole man mano più piccole
che terminano in sinusoidi
vascolari che riportano il sangue
verso la vena splenica.
Dal punto di vista strutturale la milza si divide in:

POLPA BIANCA (con funzione linfopoietica) !


costituisce la parte linfoide della milza. Forma un
manicotto intorno alle arteriole e contiene numerosi
linfociti T (specialmente CD4+). Intorno a questa zona c'è
un altra zona organizzata in follicoli ! area B-dipendente.
In seguito ad incontro con Ag, i follicoli possono sviluppare
centri germinativi. Nella zona più esterna, zona marginale,
ci sono i linfociti T.
POLPA ROSSA (con funzione emocateretica) ! è
formata da parenchima e da sinusoidi venosi. Il parenchima
è costituito da macrofagi. I macrofagi splenici hanno il
compito di fagocitare i globuli rossi invecchiati mediante
interazione tra il recettore per il mannosio (appartenente
ai PRR non TLR), espresso dai macrofagi, e il mannoso,
esposto sulla superficie dei globuli rossi invecchiati in
seguito a perdita di acido sialico.
MALT (tessuto linfoide associato alle mucose)

• Il tessuto linfoide è distribuito lungo il tratto gastroenterico sia come


INFILTRATO LINFOCITARIO diffuso sia come AGGREGATI grandi, non
capsulati, come ad esempio le tonsille, le placche intestinali del Payer e
l appendice.
• In questi grossi aggregati, i follicoli possono avere centri germinativi simili ai
linfonodi.
• Aggregati linfocitari più piccoli e infiltrati diffusi si trovano anche nell albero
tracheo-bronchiale e nel tratto genitourinario.
• Tali aggregati contengono zone di linfociti B e T e cellule accessorie capaci di
presentare l antigene.
• A livello delle mucose sono prodotte tutte le classi di anticorpi con prevalenza
tuttavia delle IgA, secrete nel lume come dimeri associati ad una proteina
altamente glicosilata, il pezzo secretorio, che le rende resistenti all azione degli
enzimi proteolitici.
• L epitelio che riveste gli aggregati MALT è specializzato nel selezionare gli
antigeni contenuti nel lume intestinale e agisce, in pratica, come i vasi linfatici
afferenti dei linfonodi. I vasi linfatici associati al MALT sono solo di tipo
efferente e drenano nei linfonodi regionali assieme ai vasi linfatici del tessuto
circostante.
INFILTRATO MALT
LINFOCITARIO

Nodulo linfatico a
livello intestinale

Tonsilla palatina

Appendice cecale
TESSUTO MUSCOLARE
E un tessuto particolarmente differenziato a cui è devoluta la funzione
contrattile.

Meccanismo:
Energia Chimica si trasforma in Energia Meccanica tramite IDROLISI di
ATP.

Il tessuto muscolare si può suddividere in:

  TESSUTO MUSCOLARE STRIATO


Presenza Striature trasversali. Ne esistono due tipi:

a)  TESSUTO MUSCOLARE STRIATO SCHELETRICO → VOLONTARIO


b)  TESSUTO MUSCOLARE STRIATO CARDIACO → INVOLONTARIO

  TESSUTO MUSCOLARE LISCIO


NON ha striature. E INVOLONTARIO.
TESSUTO MUSCOLARE STRIATO SCHELETRICO

Localizzazione:
 Costituisce i muscoli scheletrici di tutto il corpo,
responsabili del movimento delle ossa.

 C ostituisce i muscoli mimici del viso, estrinseci


dell’occhio e alcuni muscoli dell’orecchio medio.

 E presente anche in alcuni visceri e distretti anatomici


(lingua, porzione lombare del diaframma, laringe, faringe,
tratti, porzione superiore dell’esofago).
Struttura fibra scheletrica:
Le FIBRE muscolari striate scheletriche sono elementi multinucleati
derivati durante lo sviluppo, dalla fusione di elementi mononucleati, i
MIOBLASTI.
La lunghezza delle fibre può variare da pochi mm a circa un metro. Il
diametro è circa 10-100um.
Struttura fibra scheletrica:
Ogni fibra è circondata da una membrana (di spessore di circa 0,1 ηm), detta SARCOLEMMA,
che racchiude la massa di citoplasma chiamata SARCOPLASMA, nella quale sono immerse le
MIOFIBRILLE e gli ORGANELLI CITOPLASMATICI, oltre ai NUCLEI.

  I mitocondri sono numerosi, si trovano subito sotto il sarcolemma , disposti in file parallele
tra le miofibrille. La loro funzione è proprio quella di fornire ATP per far avvenire la
contrazione.

  Il REL (detto RETICOLO SARCOPLASMATICO) è molto esteso e circonda le miofibrille.

  I nuclei sono numerosi (anche 100 per fibra), sono appiattiti e disposti subito sotto il
sarcolemma.
Struttura fibra scheletrica:

Il sarcoplasma contiene anche MIOGLOBINA, una proteina simile


all’emoglobina dei globuli rossi che costituisce una riserva di O2
prontamente disponibile per il metabolismo del muscolo.

Alla periferia delle fibre: CELLULE SATELLITI addossate alla superficie


della fibra muscolare.

Si pensa siano MIOBLASTI QUIESCENTI, che conferiscono alla fibra


capacità rigenerativa.
ORGANIZZAZIONE DELLE FIBRE MUSCOLARI
In un muscolo le fibre muscolari sono disposte parallelamente le une alle altre e sono tenute insieme
da un impalcatura di connettivo.

Il muscolo è avvolto esternamente da una guaina connettivale molto consistente → l EPIMISIO.

Dalla faccia interna di questa guaina si dipartono sepimenti che vanno a circondare più fasci di fibre
muscolari, prendendo il nome di PERIMISIO.

Sottili setti più delicati si estendono dal perimisio a circondare le singole fibre muscolari costituendo
l ENDOMISIO, formato da fibre reticolari, capillari sanguigni e cellule connettivali.

Una fitta rete capillare assicura la nutrizione del tessuto muscolare che, inoltre, è molto innervata.

L estremità del muscolo può continuarsi in un tendine o inserirsi al periostio, ad un aponeurosi o al


derma. Il perimisio si continua senza alcuna transizione con il connettivo del punto di attacco.
Sezione longitudinale di tessuto muscolare striato scheletrico

Notare la striatura
trasversale dovuta
all’alternanza di bande
chiare e scure lungo
l’asse maggiore delle
fibre

Sezione trasversale di tessuto muscolare striato scheletrico

Notare la disposizione
periferica dei nuclei N
MIOFIBRILLE
Esaminate al microscopio a contrasto di fase, presentano una successione regolare di bande
chiare e scure.

Bande chiare: dette bande I sono divise in 2 parti uguali da una stria sottile detta stria Z

Bande scure: dette bande A sono occupate nella parte centrale da una sottile banda più
chiara detta stria di Hensen o banda (H), a sua volta attraversata da una linea netta sottile
→ stria (M)

Il tratto di miofibrilla compreso tra 2 linee Z prende il nome di SARCOMERO → unità


morfo-funzionale delle miofibrille.
SARCOMERO
Ciascuna miofibrilla è formata dalla successione di piccoli cilindri, i
SARCOMERI, delimitati da 2 strie Z e costituiti da mezza banda I, una
banda A, mezza banda I.
MIOFILAMENTI

Le miofibrille sono costituite a loro volta da unità più piccole → i


MIOFILAMENTI.

Ne esistono di 2 tipi:

a) MIOFILAMENTI SPESSI: costituiti da MIOSINA II

b) M IOFILAMENTI SOTTILI: costituiti da ACTINA,


TROPOMIOSINA e TROPONINA
MIOFILAMENTI SPESSI:
Costituiscono la banda A. 10-12 ηm di spessore, 1,5 ηm di lunghezza.

Presentano a intervalli regolari dei prolungamenti laterali → ponti (che


permettono il contatto tra miofilamenti spessi e sottili durante la contrazione).
Sono più spessi nella parte centrale e sono uniti fra loro da espansioni oblique al
centro della banda H, dove formano la stria M.

MIOFILAMENTI SOTTILI:
Sono situati nella banda I e penetrano nella banda A arrivando ai limiti
della stria H. 5-7 ηm di spessore, 1ηm di lunghezza.

Quindi, la banda A è costituita da entrambi i filamenti nella parte distale; dai


soli filamenti spessi a livello della stria H; la banda I presenta solo filamenti
sottili. Nella parte distale della banda A, i filamenti sottili si interdigitano con i
filamenti spessi, in modo che un filamento di miosina sia circondato da 6
filamenti di actina.

I filamenti sottili di sarcomeri contigui


si ancorano a livello della linea Z.
Sono state individuate diverse
proteine, tra cui la α-actinina e la
desmina, che legano i filamenti di actina
tra di loro e alla linea Z.
Ricapitolando:
Fibre scheletriche → all interno Miofibrille → Miofilamenti
spessi → miosina; sottili → actina, tropomiosina, troponina
LE PROTEINE CONTRATTILI: MIOSINA
Lunga 150 nm, spessa 3 nm.
Costituisce il 55% delle proteine totali del muscolo.

Ogni molecola di MIOSINA II è un esamero costituito da:


2 catene pesanti + 4 catene leggere.
Le due catene pesanti per metà sono avvolte ad α-elica e costituiscono la
parte lineare della molecola (CORPO DELLA MIOSINA), le altre metà
delle catene pesanti si avvolgono separatamente in due formazioni
globulari (TESTE DELLA MIOSINA).
Associate alle teste si trovano le catene leggere (1 coppia per ogni testa).

Le teste hanno attività ATP-asica Ca++ dipendente e la proprietà di


legare actina.
Le molecole di miosina risultano sfasate di 14 nm e
sono disposte con la coda verso il centro del filamento
e la testa verso l una o l altra delle estremità.
LE PROTEINE CONTRATTILI: ACTINA
Costituisce il 25% delle proteine totali del muscolo.
Ogni miofilamento sottile è formato da DUE FILAMENTI di actina
filamentosa (actina F), che si avvolgono a formare una DOPPIA ELICA.
I filamenti di actina si formano per polimerizzazione dell actina globulare
(actina G).
I monomeri di actina G appaiono perfettamente globulari e presentano
siti specifici di attacco per la miosina ed attivanti dell ATPasi sulla loro
superficie.

L actina è strettamente collegata con il complesso TROPOMIOSINA–


TROPONINA.
TROPOMIOSINA
5% delle proteine del muscolo. E costituita da 2 catene avvolte ad
elica che si dispongono nei solchi presenti tra i 2 filamenti di actina F.
dando luogo ad un complesso con la troponina.

La tropomiosina forma un complesso con la troponina, che regola il


processo di interazione dei filamenti di actina e miosina.

La tropomiosina, nella fibra rilasciata, occupa il sito di attacco della


miosina, mentre durante la contrazione si sposta, lasciando lo spazio
necessario alle teste miosiniche, che si attaccano alle molecole di
actina; questi spostamenti sono indotti dall azione regolatrice della
troponina.
TROPONINA
5% delle proteine del muscolo. E una proteina globulare costituita da un
complesso di 3 polipeptidi:

-troponina T → stabilisce il contatto con la tropomiosina


-troponina I → regola i complessi actino-miosinici, inibendone la loro
interazione
-troponina C → possiede un sito di legame per gli ioni Ca++

Nella miofibrilla in stato di riposo il complesso tropomiosina-troponina


maschera i siti di attacco per la testa della miosina.
Durante la contrazione aumentano gli ioni Ca++ che si legano alla troponina C
→ modificazione cui segue lo spostamento di tropomiosina e la liberazione
dei siti di attacco per la miosina.
IL RETICOLO SARCOPLASMATICO
Il REL della fibra scheletrica prende il nome di
RETICOLO SARCOPLASMATICO.

Questo risulta costituito da una serie di tubuli


longitudinali provvisti di anastomosi laterali che
formano una rete intorno a ciascuna miofibrilla.

Le anastomosi sono più marcate a livello della banda


H dove costituiscono la cosiddetta CISTERNA
FENESTRATA.

Nella zona di contatto tra la banda A e la banda I, i


tubuli confluiscono saldandosi in canali di maggiore
calibro orientati trasversalmente costituendo la
CISTERNA TERMINALE.

Nella faccia esterna le cisterne terminali si associano


con un altro elemento tubulare allungato e disposto
trasversalmente: Il TUBULO TRAVERSO o T → è
una invaginazione del sarcolemma all interno della
fibra.

La struttura comprendente due cisterne terminali


più un tubulo T prende il nome di TRIADE
SARCOPLASMATICA.
LE GIUNZIONI NEUROMUSCOLARI
Le fibre muscolari scheletriche si contraggono in risposta ad eccitazioni che si originano
nel sistema nervoso centrale (S.N.C.) e che sono condotte lungo l assone di un nervo
motore.

Un singolo motoneurone serve molte fibre muscolari.

L insieme di neurone + fibra nervosa (assone più suo rivestimento) + fibre muscolari da
esso innervato costituisce un unità funzionale nota come UNITA MOTORIA.

Ogni fibra nervosa penetra nel connettivo del muscolo, si suddivide più volte e raggiunge le
fibre muscolari in punti specifici (zone di sarcoplasma prive di miofibrille), in
corrispondenza dei quali termina con strutture denominate giunzioni neuromuscolari o
placche motrici
LE GIUNZIONI NEUROMUSCOLARI
Una PLACCA MOTRICE è costituita da:

1 membrana pre-sinaptica (neurilemma)

1 membrana post-sinaptica (sarcolemma)

1 spazio perisinaptico (contenente materiale


mucopolisaccaridico).

In prossimità della placca motrice, la fibra


nervosa perde il rivestimento che la accompagna
lungo il decorso dei nervi e si ramifica in sottili
prolungamenti che terminano in una serie di
espansioni bottoniformi (contenenti vescicole di
20-40 nm) che determinano delle impronte sulla
superficie del sarcolemma, dette DOCCE
SINAPTICHE o FESSURE SINAPTICHE
PRIMARIE.
In corrispondenza di queste il sarcolemma si
ripiega ripetutamente formando delle eliche
dette FESSURE SINAPTICHE SECONDARIE.

L assone resta separato dalla fibra muscolare da


uno spazio di 20-50nm, occupato da materiale
mucopolisaccaridico derivante dalla fusione delle
membrane basali delle 2 fibre → FESSURA
SINAPTICA.
Nelle terminazioni dell assone si osservano mitocondri e numerose
VESCICOLE di 20-40nm contenenti molecole di MEDIATORE CHIMICO
che nel caso delle giunzioni neuromuscolari è l ACETILCOLINA.
A livello delle membrane post-sinaptiche è stata dimostrata la presenza
dell ENZIMA ACETILCOLINESTERASI → inattiva l acetilcolina,
trasformandola in COLINA +ACETATO, i quali sono riutilizzati a livello del
bottone sinaptico.
PROPAGAZIONE DELL IMPULSO NERVOSO
  La contrazione della fibra muscolare scheletrica
incomincia quando un impulso nervoso condotto lungo
l assone di un motoneurone (sotto forma di onda di
depolarizzazione) arriva alla giunzione neuromuscolare.
  Tale impulso provoca l’esocitosi di acetilcolina nella
doccia sinaptica, che legandosi ai recettori determina
l’ingresso di ioni Na+. Questo causa depolarizzazione
locale del sarcolemma.
  La depolarizzazione locale determina l’apertura di
canali per il Na+ voltaggio-dipendenti, che permettono
una maggiore entrata di ioni Na+ nella fibra muscolare
(onda di depolarizzazione).
  L’onda di depolarizzazione si propaga lungo il
sarcolemma e continua lungo i tubuli T, che sono in
stretto contatto con le cisterne terminali del reticolo
sarcoplasmatico
  La depolarizzazione causa attivazione di canali per il
Ca++ presenti sulla membrana del reticolo.
  I l C a + + e s c e r a p i d a m e n t e d a l r e t i c o l o
sarcoplasmatico e si porta nel sarcoplasma, dove si lega
alla troponina C, favorendo l attivazione del ciclo di
contrazione.
  Terminata la contrazione, il Ca++ ritorna nelle
cisterne terminali del reticolo sarcoplasmatico tramite
una pompa per il Ca++ dove è sequestrato dalla proteina
calsequestrina.
IL MECCANISMO DELLA CONTRAZIONE
Abbiamo già detto che le miofibrille sono formate da una successione di sarcomeri.
I sarcomeri sono formati dalla sovrapposizione e compenetrazione di miofilamenti
sottili (actina, troponina, tropomiosina) e filamenti spessi (miosina).
I filamenti sottili si inseriscono sulla stria Z e dirigendosi verso il centro del
sarcomero si arrestano ai confini della stria H.
I filamenti spessi occupano solo la banda A.
I 2 tipi di filamenti sono uniti da parti trasversali.
IL MECCANISMO DELLA CONTRAZIONE
I filamenti di actina e miosina, sia durante la contrazione attiva sia durante la distensione passiva, non
subiscono mutamenti di lunghezza, ma uno scorrimento dei filamenti sottili su quelli spessi →
scorrimento dei filamenti di actina verso il centro del sarcomero (→ le strie Z si avvicinano → riduzione
della banda H e I senza cambiamento della banda A).

Responsabili dello scorrimento sono le teste della miosina che formano i PONTI TRASVERSALI.
Detti ponti si attaccano a siti specifici della molecola di actina G e poi ruotano determinando lo
spostamento del filamento sottile verso il centro della banda A.
Per avere un apprezzabile scorrimento ciascun ponte deve ripetere più e più volte questa funzione.

L energia per la contrazione muscolare è fornita dall ATP.

La testa della miosina è dotata di attività ATPasica, quindi, all arrivo dell impulso nervoso. l ATPasi
scinde l ATP in ADP⇒liberazione di energia⇒contrazione simultanea di tutte le miofibrille.
MUSCOLO
STIRATO

MUSCOLO RILASSATO

MUSCOLO CONTRATTO
FASI DELLA CONTRAZIONE MUSCOLARE

A riposo le teste della miosina portano legata una molecola


di ATP, sono staccate dal filamento di actina e formano
rispetto a questo un angolo di 45°.
Durante la contrazione muscolare, con l’arrivo di ioni Ca++, le teste della
miosina idrolizzano ATP (trasformazione di ATP in ADP+Pi).
L energia liberata dall idrolisi dell ATP viene utilizzata per permettere la
rotazione della testa della miosina (angolo tra miosina e actina da 45° a 90°).
La testa della miosina (90°) si lega al filamento di actina. Questo determina il
rilascio dei prodotti di idrolisi (ADP e Pi) e quindi permette alla testa della
miosina di ritornare nella configurazione a 45°.
Durante questa fase, la miosina trascina il filamento di actina verso il centro
del sarcomero.
La miosina si stacca dall actina nel momento in cui lega un altra molecola di
ATP.
Per avere un apprezzabile scorrimento, ogni ponte deve ripetere questo
movimento più e più volte.
COMPLESSI RIGOR

Se non c è legame di ATP, la testa della miosina rimane legata alla actina..
Questa condizione è conosciuta come configurazione di rigor e spiega la
rigidità cadaverica, il cosiddetto RIGOR MORTIS .
Dopo la morte, infatti, cessa la liberazione attiva di ioni Ca++ e si determina
la scomparsa dell ATP ⇒ formazione di complessi miosina-actina dotati di
grande stabilità definiti complessi rigor.
ALTERAZIONI DEL TESSUTO MUSCOLARE
STRIATO SCHELETRICO
Il tessuto muscolare striato scheletrico può essere sede di anomalie dovute ad:
anomalie dirette: eventi patologici che riguardano le fibre muscolari
anomalie indirette: patologie legate ad organi circostanti.

ANOMALIE DIRETTE
Es. malattie congenite caratterizzate da un diminuito tono muscolare, quali la miastenia grave e la distrofia di
Duchenne.
patologie tossiche legate ad aumentata produzione di acido lattico e diminuita produzione di ATP (per es. dopo
prolungato lavoro muscolare)
eventuali contrazioni eccentriche di muscoli interessati in determinate attività motorie possono causare lesioni
delle componenti contrattili delle fibre muscolari (strappo muscolare)
alcuni agenti infettivi come il Clostridium tetani, sono responsabili con la loro tossina della comparsa di uno
spasmo muscolare continuo per una depolarizzazione rapidissima dei nervi motori.

ANOMALIE INDIRETTE

patologie legate al sistema nervoso: in caso di interruzione dell innervazione determinano atrofie muscolari,
con diminuzione della massa muscolare, e comparsa di contrazioni anomale
alterazioni patologiche che determinano modificazioni della sintesi dell accumulo dell acetilcolina.
esposizione a sostanze tossiche che possono bloccare i recettori per il mediatore chimico (curaro, ecc.)
l immobilizzazione di un segmento corporeo per patologie legate al sistema scheletrico può causare un ipotrofia
ex non usu dei muscoli interessati.
CARATTERISTICHE DEI VARI TIPI
DI FIBRE SCHELETRICHE
Nell’uomo, i muscoli sono costituiti da diversi tipi di fibre scheletriche, presenti in percentuali
variabili nei vari tipi di muscolo.
In particolare, si distinguono 3 categorie di FIBRE:

FIBRE ROSSE → a contrazione lenta e sostenuta,


resistenti all’affaticamento. Sono fibre rosse a
fresco, di diametro piccolo, corte, ricche di
mioglobina e mitocondri. Ricavano l’energia per la
contrazione dalla fosforilazione ossidativa degli acidi
grassi.

FIBRE INTERMEDIE → a contrazione rapida,


resistenti alla fatica. Sono fibre intermedie a
fresco, ricche di mitocondri, mioglobina e glicogeno.
Ricavano l’energia dalla fosforilazione ossidativa e
dalla glicolisi anaerobia

FIBRE BIANCHE → a contrazione rapida,


suscettibile ad affaticamento. Sono fibre rosa
chiaro a fresco, più grosse, ricche di glicogeno.
Ricavano energia dalla glicolisi anaerobia.
TESSUTO MUSCOLARE CARDIACO
Il tessuto muscolare cardiaco costituisce il miocardio.
La struttura della cellula cardiaca
Le cellule cardiache presentano, come le fibre scheletriche,
un alternanza di bande chiare e bande scure lungo l asse
maggiore.

Possono essere biforcate ai lati

Il nucleo è ovoidale ed è al centro della cellula.

Il sarcoplasma è abbondante e occupa lo spazio tra le


miofibrille.

I mitocondri sono numerosi e sono disposti in fila tra le


miofibrille.

Le miofibrille presentano le stesse caratteristiche fisiche di


quelle delle fibre scheletriche: sarcomeri……..

Presentano giunzioni specializzate dette DISCHI


INTERCALARI o STRIE SCALARIFORMI.
I Dischi Intercalari
Sono zone di giunzione specializzata che collegano
due cardiociti adiacenti a livello della stria Z. Sono
tratti trasversali di notevole spessore disposti a
gradini che collegano le cellule a diversi livelli
Sono state descritte a tale livello diverse strutture
giunzionali:
  Giunzioni aderenti (zonule aderenti e desmosomi)
  Giunzioni comunicanti (nexus).
I nexus sono zone di bassa resistenza che
determinano continuità ionica tra le cellule → il
tessuto miocardico può essere considerato un sincizio
funzionale.
IL RETICOLO SARCOPLASMATICO
• E formato da tubuli che si anastomizzano tra loro formando una rete tridimensionale.

• Manca il tipico aspetto della triade (non esistono cisterne terminali e cisterne fenestrate).

• Il tubulo T ha un diametro maggiore rispetto al tubulo T della fibra scheletrica.


PROPAGAZIONE DELL IMPULSO

Come per le fibre scheletriche, lo stimolo che provoca la contrazione


del miocardio e la depolarizzazione della membrana (stimolo
elettrico).

Pur non essendoci continuità anatomica tra cellula e cellula nel


miocardio, l esistenza dei nexus permette la propagazione dello
stimolo da una cellula all altra con facilità.

La depolarizzazione della membrana del tubulo T attiva canali


voltaggio-dipendenti per il Ca++ extracellulare, che entra nel
sarcoplasma. Questo determina l’apertura di canali per il Ca++
presenti sul reticolo sarcoplasmatico, che rilasciano grandi quantità
di Ca++ nel sarcoplasma, inducendo il meccanismo di contrazione.
IL TESSUTO DI CONDUZIONE DEL CUORE

Perché un muscolo si contragga deve prima essere stimolato elettricamente.


Nel caso della muscolatura scheletrica, questo stimolo viene prodotto e
trasmesso dal sistema nervoso (S.N.).

Il tessuto muscolare cardiaco è innervato dal sistema nervoso autonomo


(S.N.A.) con entrambi i suoi componenti (simpatico e parasimpatico).

Tuttavia, l attività cardiaca viene solamente modulata (per esempio:


accelerazione del polso in caso di eccitazione), ma non prodotto dal S.N.A.

La muscolatura cardiaca è in grado di contrarsi autonomamente, cioè


indipendentemente dagli stimoli del tessuto nervoso, per la presenza di aree
in cui si concentrano cellule particolarmente modificate.

Queste sono caratterizzati dall autoeccitabilità, vale a dire dalla capacità di


andare incontro ad una depolarizzazione spontanea che provoca la comparsa
di un impulso che verrà condotto, secondo uno schema prestabilito, alle varie
aree del cuore, per favorire un armonica contrazione del miocardio.
Tali cellule si raggruppano a formare 3 sistemi fondamentali, denominati:
1. nodo seno-atriale o di Keith e Flack, che è la sede in cui si origina
l impulso (il cosiddetto PACEMAKER)
2. nodo atrio-ventricolare o di Tawara
3. fascio atrio-ventricolare o di Paladino-His, formato per la maggior parte
da grossi elementi detti fibre di Purkinje, con caratteristiche molto diverse
dalle normali cellule del miocardio (hanno diametro maggiore e sono ricche di
glicogeno).
Tali strutture sono denominate nel loro insieme: sistema di conduzione del
cuore.
L intervento del sistema nervoso autonomo (S.N.A.), che innerva il miocardio
con entrambi i suoi rami, è limitato alla regolazione del ritmo cardiaco (il
ramo parasimpatico causa bradicardia, quello simpatico tachicardia).
Il miocardio svolge anche importanti funzioni endocrine: Nella parete degli
atri sono presenti dei cardiociti che posseggono granuli con un contenuto
costituito da 1 polipeptide, il fattore polipeptidico natriuretico atriale, che
svolge una funzione importante per il mantenimento dell equilibrio idro-salino
e quindi per la regolazione della pressione arteriosa, in particolare provoca
vasodilatazione periferica e costrizione dell arteriola efferente renale,
provocando aumento della diuresi e dell escrezione di sodio.
TESSUTO MUSCOLARE LISCIO

Localizzazione:
  Forma le tonache muscolari degli organi cavi (tubo digerente, vie
respiratorie, apparato urinario e genitale).
 E presente nei dotti escretori di numerose ghiandole (cellule
mioepiteliali).
 E presente nella parete di vene, arterie e tronchi linfatici maggiori.
 Costituisce alcuni tratti della cute (muscolo erettore del pelo e del
capezzolo).
 Costituisce i muscoli dell iride e del corpo ciliare (occhio).
LA FIBROCELLULA MUSCOLARE LISCIA

E costituito da unità morfologicamente distinte → le fibrocellule muscolari


lisce→ elementi allungati (20-100 ηm), provvisti di miofibrille prive di striature
trasversali.

Il sarcolemma presenta una serie di invaginazioni dette CAVEOLE, che sono in


contatto con il reticolo sarcoplasmatico (analogamente al tubulo T dei muscoli
striati e di cui il muscolo liscio è privo), quindi una loro probabile funzione è
quella di trasmettere le variazioni del potenziale al reticolo.

Nel sarcoplasma ci sono le miofibrille e gli organelli citoplasmatici.


I mitocondri sono numerosi.

Il nucleo è in genere unico (1xcellula) situato al centro della cellula, di forma un


po allungata.

La vascolarizzazione è scarsa.

Il muscolo liscio è involontario (può contrarsi e rilassarsi senza partecipazione


intenzionale dell’attività cerebrale).
E’ innervato dal S.N.A..
LE MIOFIBRILLE
Le miofibrille sono costituite da miofilamenti sottili di actina e da miofilamenti spessi di
miosina II, simili a quelle presenti nel tessuto muscolare scheletrico, ma con
un’organizzazione diversa (mancano le striature trasversali).

I filamenti contrattili delle fibrocellule lisce sono infatti disposti in modo meno organizzato
e non sono riconoscibili i classici sarcomeri.

L ACTINA presenta una diversa sequenza aminoacidica.

La MIOSINA II presenta un attività ATPasica minore e può interagire con i filamenti di


actina solo quando le catene leggere della miosina sono fosforilate.

Gli enzimi che presiedono alla fosforilazione e defosforilazione della miosina sono regolati
dal Ca++.

Manca la TROPONINA.
L azione del Ca++ è modulata dalla proteina CALMODULINA che ha funzione simili alla
troponina C.

Sono presenti altre due proteine il CALDESMONE (con azione inibitoria sull’attività
ATPasica della miosina) e la CALPONINA, che a riposo bloccano il sito di legame dell’actina
per la miosina.

Esiste infine un’isoforma della TROPOMIOSINA.


DISPOSIZIONE DEI MIOFILAMENTI

Corpi densi
I miofilamenti sono disposti in fasci a Actina
disposizione diagonale. Miosina

I filamenti sottili si attaccano ai corpi


densi (analoghi alle linee Z).
I filamenti spessi di miosina sono Unità Sarcolemma
presenti in fasci tra le fibre di actina. contrattile
I filamenti di miosina sono in rilasciata
numero inferiore rispetto a quelli di
actina, con un rapporto 10-15:1.
Unità
contrattile in
Le teste della miosina sono presenti stato di
lungo l'intero filamento e, come tali, contrazione
permettono uno scorrimento per
distanze maggiori rispetto a quelle
prodotte dal sarcomero del muscolo
scheletrico.
MECCANISMO DI CONTRAZIONE MUSCOLARE

Quindi, nella fibrocellula muscolare liscia, l apparato contrattile si organizzerebbe solo


al momento della contrazione → ritardo tra eccitazione e contrazione.

Tuttavia, anche nel muscolo liscio, la contrazione avviene con il meccanismo dello
SCORRIMENTO, come negli altri tipi muscolari.

Tappe della contrazione:

Arrivo di uno STIMOLO (impulso meccanico come uno stiramento del muscolo liscio
oppure depolarizzazione dovuta a stimolazione da parte del SNA oppure stimoli chimici,
mediati da ormoni che utilizzano secondi messaggeri)

Aumento dell’entrata di Ca++ a cui segue liberazione di Ca++ dal reticolo


sarcoplasmatico nel sarcoplasma

Il Ca++ si lega alla CALMODULINA.

Il complesso Ca++/ calmodulina da una parte sposta il CALDESMONE dai filamenti


di actina, dall’altra induce la fosforilazione (e quindi l’attivazione) delle teste della
miosina.

La miosina si aggancia all’actina e avviene lo SCORRIMENTO dei filamenti di actina


su quelli di miosina, che porta alla CONTRAZIONE.
MECCANISMO DI CONTRAZIONE MUSCOLARE

2
3
4

1. Ca2+ dall’esterno + Ca2+ dal RS


2. Legame Ca2+ - Calmodulina.
3. Complesso Ca2+-Calmodulina attiva la chinasi della catena leggera
della miosina (MLCK) e si lega al Caldesmone (CaD), spostandolo dal
filamento sottile.
4. MLCK attivatafosforilazione miosina (MLC)↑attività ATPasica.
5. Interazione miosina – actina scorrimento filamenti sviluppo tensione
MECCANISMO DI CONTRAZIONE
La propagazione dell'impulso nervoso avviene in maniera molto più lenta rispetto al
muscolo scheletrico; analogo discorso per la velocità di contrazione e rilassamento.
Nonostante sia più lenta rispetto a quella della controparte scheletrica, la contrazione è
più efficiente e duratura (richiede meno energia, quindi meno ATP, per generare una
determinata forza). Grazie anche al ridotto consumo di ossigeno, il muscolo liscio risulta
quindi pressoché insensibile alla fatica e può sostenere la contrazione per lunghi periodi.
Particolari muscoli lisci, gli sfinteri, possono addirittura mantenersi contratti per la
stragrande maggioranza della giornata (pensiamo ad esempio ai due sfinteri esofagei o a
quello anale interno).

La disposizione obliqua ed intrecciata degli elementi contrattili fa sì che la cellula


diventi tondeggiante quando si contrae.
PROPRIETA FISIOLOGICHE DELLA MUSCOLATURA LISCIA
Esistono 2 tipi di muscoli lisci:

1) MUSCOLI LISCI UNITARI o VISCARALI:


Tipici dell intestino, dell utero, delle vie urinarie, della parete dei vasi sanguigni.
In questo tipo di muscolatura , solo poche cellule ricevono terminazioni terminazioni nervose che
stabiliscono rapporti sinaptici di membrana. In un muscolo unitario, l impulso contrattile che insorge
spontaneamente per cause miogene in una fibrocellula muscolare, o che vi giunge tramite una terminazione
nervosa o in seguito a stimolazione ormonale, si propaga liberamente alle cellule contigue tramite le
connessioni del tipo gap junction (giunzioni comunicanti) tra le cellule adiacenti. Da questo punto di
vista tale tipo di muscolatura liscia può essere considerato un sincizio funzionale.
Questi muscoli lisci sono innervati dal Sistema Nervoso Autonomo (SNA), che incrementa o diminuisce
il ritmo delle contrazioni spontanee, piuttosto che iniziare la contrazione stessa. Quindi, i muscoli
unitari (detti anche muscoli lisci tonici) possono generare contrazioni lente e ritmiche, anche in assenza di
potenziale d azione.

Varicosità
del SNA

Giunzioni comunicanti

neurotrasmettitore

Cellula muscolare liscia


recettore
2) MUSCOLI LISCI MULTIUNITARI:
Muscolo ciliare dell occhio, muscoli erettori del pelo, parete del dotto
deferente.
Qui l innervazione del SNA, anziché modulare semplicemente un attività
spontanea, controlla la contrazione in modo preciso. L eccitamento non si
propaga da cellula a cellula, ma ogni cellula è innervata in modo
indipendente. Quindi, i muscoli multiunitari (detti anche muscoli lisci fasici)
sono caratterizzati da contrazioni precise e rapide, associate allo sviluppo
di un potenziale d azione.

occhio
Varicosità
del SNA

neurone
PROPRIETA FISIOLOGICHE DELLA MUSCOLATURA LISCIA VISCERALE:
IL TONO MUSCOLARE
La muscolatura liscia viscerale è capace di 2 forme di attività:
-CONTRAZIONE RITMICA
-CONTRAZIONE TONICA.
Nel primo tipo di contrazione, nel tessuto insorgono spontaneamente impulsi periodici che si
propagano lungo l organismo, determinando un onda di CONTRAZIONE PERISTALTICA
(esempio: muscolatura della parete intestinale)
La contrazione tonica, invece, consiste in uno stato continuo di contrazione parziale ,
denominato TONO MUSCOLARE.

TONO MUSCOLARE: soglia minima di contrattilità permanente.

Il diametro di un organo cavo è regolato dal TONO della muscolatura liscia.


Negli organi cavi, il tessuto muscolare liscio costituisce la tonaca muscolare. Nella tonaca
muscolare dell intestino, la muscolatura liscia è distribuita in due strati distinti (uno
longitudinale e uno trasversale) e svolge un ruolo determinante nel mantenere, con il tono, il
calibro del lume, nel favorire l adattamento delle pareti al contenuto del viscere (attività
peristolica) e nel permettere la progressione del bolo alimentare (attività peristaltica)
grazie alla contrazione ritmica dei segmenti successivi della parete del tubo digerente.

Nelle arteriole, il tono muscolare è di grande importanza nel regolare la pressione sanguigna.

Nelle cellule lisce vascolari, il tono muscolare è regolato da ormoni che stimolano la
vasocostrizione (come la vasopressina, l angiotensina e la noradrenalina) o la vasodilatazione
(come le prostaglandine e la bradichinina).
Alterazioni di questi ruoli modulatori possono essere alla base dell ipertensione.
CAPACITA RIGENERATIVA DEL TESSUTO MUSCOLARE

I cardiociti, durante il differenziamento, perdono la capacità di riprodursi


In caso di lesione, la riparazione avviene ad opera del connettivo, con conseguente
deposizione di tessuto cicatriziale

Nel muscolo scheletrico dell adulto invece, sono ancora presenti alcune cellule
staminali, dette cellule satelliti, in grado di differenziarsi in fibrocellule muscolari,
garantendo un seppur limitato processo rigenerativo
La proliferazione connettivale che fa seguito alla lesione avviene in maniera
quantitativamente più elevata di quella propria delle cellule satelliti, per cui alla fine
del processo si ha la formazione di un tessuto cicatriziale connettivale con
caratteristiche completamente diverse da quelle del tessuto muscolare

Le cellule muscolari lisce, infine, sono capaci di attività rigenerativa andando incontro
esse stesse a mitosi, diversamente dalle fibrocellule striate che non sono più in grado
di dividersi

L ipertrofia muscolare che determina un aumento della massa muscolare in caso di un


intenso esercizio fisico è stata correlata anche all intervento delle cellule satelliti
anziché esclusivamente all aumento di massa delle fibre muscolari
SISTEMA NERVOSO AUTONOMO
Regola l attività dei visceri controllando la contrazione della muscolatura liscia viscerale, di
quella cardiaca e la secrezione ghiandolare.

Il SNA è un apparato motorio la cui attività è affidata a 2 neuroni posti in serie:


-1 neurone pre-gangliare, il cui corpo cellulare è localizzato in un nucleo del tronco
dell encefalo o nella sostanza grigia del midollo spinale
-1 neurone post-gangliare, il cui pirenoforo è localizzato in un ganglio periferico, dove i 2
neuroni entrano in contatto. La sinapsi è sempre di tipo colinergico (neurotrasmettitore:
ACETILCOLINA).
L assone del neurone post-gangliare trasmette impulsi ai muscoli lisci o alle ghiandole.

In genere, i visceri ricevono una doppia innervazione:

• SIMPATICA (effetto stimolatore)


• PARASIMPATICA (effetto inibitore)

Le fibre pre-gangliari simpatiche e parasimpatiche formano sinapsi colinergiche


(ACETILCOLINA).
Le fibre post-gangliari simpatiche formano sinapsi adrenergiche (NORADRENALINA), quelle
parasimpatiche colinergiche (ACETILCOLINA).
NEUROTRASMETTITORI

Sono sostanze chimiche la cui liberazione determina la


trasmissione di un segnale.
I più comuni sono:
-ACETILCOLINA: nelle placche motrici, nel SNC, nelle fibre
simpatiche e parasimpatiche pre-gangliari e nelle terminazioni
parasimpatiche (SINAPSI COLINERGICHE)
-NORADRENALINA: mediatore chimico delle terminazioni post-
gangliari simpatiche sulla muscolatura liscia e sulle ghiandole
(SINAPSI ADRENERGICHE).
Altre sostanze che funzionano come neurotrasmettitori nel SNC
sono:
Le catecolamine adrenalina noradrenalina e dopamina, la
serotonina, l istamina, il GABA, il glutammato, l aspartato, la
glicina, ecc. (GABA e GLICINA sono neurotrasmettori inibitori:
causano iperpolarizzazione invece di depolarizzazione).
Tutte queste molecole, tranne l acetilcolina, sono aminoacidi o
loro derivati.
Docente: Dott.ssa Emanuela Marcenaro

CLASSIFICAZIONE ANATOMICA
DEL SISTEMA NERVOSO (S. N.)
ENCEFALO (SNC)
NERVI
(SNP)

MIDOLLO SPINALE
(SNC)

GANGLI (SNP)

SISTEMA NERVOSO CENTRALE (SNC): ! ENCEFALO (cervello + cervelletto)


! MIDOLLO SPINALE

SISTEMA NERVOSO PERIFERICO (SNP): ! NERVI CRANICI, NERVI SPINALI E


LORO RAMIFICAZIONI
! GANGLI CEREBROSPINALI e del SNA
! RECETTORI SENSORIALI
CLASSIFICAZIONE FUNZIONALE DEL S.N.

! S. N. CEREBRO-SPINALE SOMATICO (della vita di relazione):


" Comprende le porzioni somatiche del SNC e del SNP
" Fornisce innervazione afferente sensitiva ed effetrice motoria a
tutte le parti del corpo, tranne che ai visceri, ai muscoli lisci e alle
ghiandole

!  S. N. AUTONOMO (della vita vegetativa):


"  Comprende le parti autonome del SNC e del SNP
"  Fornisce innervazione sensitiva afferente dai visceri (riflessi
del dolore e autonomi)
"  Fornisce innervazione effettrice motoria involontaria ai
muscoli lisci, al sistema di conduzione del cuore, alle ghiandole
#  E’ suddiviso in varie componenti:
•  SIMPATICA (ORTOSIMPATICA) (TORACO-LOMBARE)
•  PARASIMPATICA (CRANIO-SACRALE)
•  ENTERICA (serve il canale alimentare)

COMPOSIZIONE DEL TESSUTO NERVOSO

Il tessuto nervoso è costituito da:

! CELLULE NERVOSE o NEURONI (15%) (cellule con funzione di


conduzione e trasmissione dell impulso)

! CELLULE DI NEVROGLIA o NEUROGLIA o GLIA (85%)


(cellule con funzioni di supporto ai neuroni)

! V A S I S A N G U I G N I , T E S S U T O CONNETTIVO DI
SOSTEGNO (IN PERIFERIA).
I NEURONI

Durante la filogenesi: graduale


processo di centralizzazione delle
cellule nervose che rimane tuttavia
incompleto, in particolare nell uomo
abbiamo:

! N E U R O N I c o m p l e t a m e n t e
centralizzati (quelli presenti nel
NEVRASSE:SOSTANZA GRIGIA)

! NEURONI a metà strada tra la


periferia e il centro (come quelli
presenti nei GANGLI)

! NEURONI disposti all estrema


periferia (come i NEURONI
VISIVI e OLFATTIVI)

RETINA MUCOSA NASALE

I NEURONI: morfologia

Ogni neurone è formato da:

# 1 CORPO CELLULARE o SOMA o


PIRENOFORO che contiene NUCLEO e
CITOPLASMA (PERICARION)

# 2 prolungamenti:
$ i DENDRITI (da 1 a molti)
$ l’ASSONE o NEURITE (unico per ogni
neurone)
I corpi cellulari o pirenofori delle cellule nervose e i loro assoni tendono
ad aggregarsi separatamente, occupando aree diverse del SNC

Le parti in cui si trovano i corpi cellulari, i


dendriti ed il tratto iniziale degli assoni non
rivestito da mielina costituiscono la
SOSTANZA GRIGIA.
Questa occupa la parte periferica, o
corteccia, degli emisferi cerebrali e del
cervelletto e la regione centrale del midollo
spinale (H grigia).

Le parti del SNC che contengono le fibre


nervose costituiscono la SOSTANZA
BIANCA (bianca per la presenza di
mielina).
Questa occupa la parte centrale degli
emisferi cerebrali e del cervelletto e la
porzione periferica del midollo spinale.

I NEURONI: caratteristiche funzionali


La cellula nervosa è caratterizzata da due proprietà:
IRRITABILITÀ ! capacità di reagire agli stimoli esterni o interni (SEGNALI
IN INGRESSO) e di trasformarli in impulsi nervosi
CONDUCIBILITÀ ! capacità di PROPAGARE IL SEGNALE (lungo l’assone) e
di trasmetterlo ad altre cellule eccitabili (quali altri neuroni o cellule
effettrici: cellule muscolari, epiteliali, ghiandolari, connettivali,..) generalmente
tramite il rilascio di sostanze attive (i NEUROTRASMETTITORI), a livello di
SINAPSI!SEGNALE IN USCITA
Di solito, l’irritabilità è tipica dei dendriti e del pirenoforo e la conducibilità
dell’assone.
PIRENOFORO
Ogni neurone è costituito da un CORPO CELLULARE o PIRENOFORO che
contiene:

# CITOPLASMA (o PERICARION) contenente organelli, inclusi, proteine


citoscheletriche

# NUCLEO di forma sferica e dimensioni notevoli.


# NUCLEOLO ben evidente e ben colorabile.

PIRENOFORO
Nel PERICARION sono contenuti i comuni
organuli, inclusi (granuli di pigmento, gocce
lipidiche) e proteine citoscheletriche.

2 componenti in particolare caratterizzano la


cellula nervosa:
# l a SOSTANZA TIGROIDE (o di Nissl)
(corrisponde al Reticolo Endoplasmatico
Granulare, cosiddetto perché si colora a “zolle”
con i coloranti basici), presente nei dendriti e
assente nell’assone.

# le NEUROFIBRILLE (derivano dall’unione di


NEUROFILAMENTI: filamenti intermedi), e i
NEUROTUBULI (sono MICROTUBULI: tubulina)
(evidenziabili con colorazione ad impregnazione
argentica), presenti anche in dendriti e assone.
Negli assoni di grosso calibro prevalgono le
neurofibrille; in quelli di piccolo calibro i
neurotubuli.

L’abbondante R.E.R. e l’abbondante Golgi sono


indice di un’elevata attività di sintesi proteica:
il pirenoforo deve provvedere alle sintesi
proteiche necessarie per il funzionamento
dell’assone (che è privo di R.E.R.).
Il pirenoforo si espande in
lunghi prolungamenti di due DENDRITI
tipi: DENDRITI e ASSONE
I dendriti sono da 1 fino a una ventina

Hanno lunghezza <700um

Si ramificano dopo l uscita dal corpo cellulare

Non hanno rivestimenti particolari

Contengono sostanza tigroide e tutti gli organelli del


pirenoforo tranne l App. di Golgi.

Sono considerati espansioni del corpo cellulare aventi la


funzione di aumentare (anche tramite protrusioni dette
spine dendritiche) la superficie disponibile per i contatti
sinaptici con gli assoni di altri neuroni ! in genere, insieme
al corpo ricevono stimoli eccitatori o inibitori e li
trasformano in impulsi nervosi.

Le spine dendritiche possono essere in numero enorme; esse


sono ricche di microfilamenti (!plasticità) e di poliribosomi
liberi*. Si ritiene che possano giocare un ruolo importante in
quei cambiamenti sinaptici che sono alla base
dell apprendimento e della memoria, infatti sono numerosi
nei giovani e diminuiscono in modo significativo con
l invecchiamento.

Nella sindrome dell X fragile manca una proteina detta


FMRP, sintatizzata dai pololiribosomi liberi* che lega molti
mRNA e ne regola la traduzione % alterazione della forma
delle spine dendritiche.

ASSONE

L’assone è singolo, origina quasi sempre dal pirenoforo

Presenta rivestimenti particolari (es. guaina mielinica).

In genere, conduce gli impulsi distalmente rispetto al


corpo.

Può raggiungere la lunghezza di 1 metro (nervo ischiatico).

Il punto di emergenza dell’assone dal pirenoforo è detto


CONO ASSONICO. Nell’ASSOPLASMA sono assenti
R.E.R. e Golgi, scarso R.E.L., mentre sono ben
rappresentati NEUROFIBRILLE, NEUROTUBULI e
microfilamenti actinici intervallati da abbondanti
MITOCONDRI.

E’ circondato da una membrana, detta ASSOLEMMA,


separata dalla membrana delle cellule che ne formano il
rivestimento (cellula di Schwann o di oligodendroglia) da
uno spazio di 10-20nm.

Lungo il suo decorso rami si staccano ad angolo retto a


livello dei nodi di Ranvier. Si divide poi ripetutamente
poco prima della sua terminazione.

Le terminazioni dell’assone su altri neuroni o su cellule


effettrici (SINAPSI) formano ingrossamenti detti
bottoni terminali; tramite cui l’assone può trasmettere
impulsi nervosi eccitatori o inibitori.
ASSONE E DENDRITI:
funzioni

• I termini assone e dendrite si riferiscono ai caratteri morfologici dei prolungamenti.

• Dal punto di vista funzionale, in genere, i dendriti ricevono gli stimoli da altri neuroni e li
conducono verso il pirenoforo (conduzione centripeta), mentre gli assoni conducono gli
impulsi nervosi in direzione distale (conduzione centrifuga).

• Il neurone è quindi funzionalmente polarizzato, ma ci sono delle eccezioni:

1. NEURONI UNIPOLARI: il corpo cellulare è l’unica parte recettiva della cellula


2. NEURONI SENSITIVI PSEUDOUNIPOLARI DEI GANGLI CEREBRO-SPINALI: il
prolungamento periferico, che morfologicamente è indistinguibile da un assone, conduce gli
impulsi dai recettori periferici al corpo cellulare, quindi si comporta come un dendrite
3. Infine, esperimenti di elettrofisiologia dimostrano che un assone, se stimolato, può
condurre in entrambe le direzioni.

& QUINDI, L’ASSONE PUÒ DEFINIRSI “IL PROCESSO DEL NEURONE CHE CONDUCE
IMPULSI LONTANO DALLA PORZIONE RECETTRICE DEL NEURONE STESSO”.

IL TRASPORTO ASSONICO

• L assone è percorso da un incessante flusso di organelli e molecole, che scorrono sui
microtubuli
• L a dipendenza metabolica dell assone dal pirenoforo dipende da 3 fattori
fondamentalmente:
a) la sintesi delle proteine costitutive dell assone
b) la crescita assonica
c) la sintesi dei mediatori metabolici.
• Si distinguono 2 tipi di movimento:
FLUSSO ASSONICO LENTO: UNIDIREZIONALE ANTEROGRADO (Strutture in
Movimento: Macromolecole)
FLUSSO ASSONICO RAPIDO: BIDIREZIONALE (Strutture in movimento: vescicole e
mitocondri)
CLASSIFICAZIONE DEI NEURONI

Può essere fatta con criteri di ordine:

! Morfologico

! Funzionale

! Situazione topografica

! Comportamento dell assone

IN BASE AL NUMERO DI PROLUNGAMENTI CELLULARI


Esistono grandi differenze morfologiche tra i neuroni che probabilmente
corrispondono ad una varietà di specializzazioni funzionali.
I neuroni possono avere forme molto diverse: NEURONI UNIPOLARI: rari, il corpo cellulare è
l unico sito di ricezione degli stimoli. Sono i neuroni
embrionali e nell’adulto i neuroni sensitivi primari
visivi (coni e bastoncelli).
NEURONI BIPOLARI: possiedono un solo dendrite
e un assone che si staccano da poli opposti del
pirenoforo. Si trovano nella retina, nell epitelio della
mucosa olfattiva, nei gangli vestibolo-cocleare
dell orecchio (VIII nervo cranico).
NEURONI PSEUDOUNIPOLARI: nell embrione
sono bipolari, poi si fondono per formare un solo
prolungamento che dopo un breve tratto si divide a
T in un ramo diretto alla periferia dove riceve gli
stimoli sensitivi ed in un ramo che decorre in una
radice sensitiva di un nervo spinale o cranico per
terminare nel SNC. Entrambi i rami hanno i caratteri
morfologici tipici dell assone e sono rivestiti da
guaina mielinica, ma il ramo periferico si comporta
funzionalmente come un dendrite. Formano i neuroni
sensitivi dei gangli cerebro-spinali. Il corpo cellulare
di questi neuroni è rivestito da 2 capsule: l interna
costituita da cellule satelliti (cellule della nevroglia),
l esterna di natura connettivale.
NEURONI MULTIPOLARI: possiedono molti
dendriti che emergono in vari punti del corpo
cellulare ed un unico assone. Tipici neuroni
multipolari sono i neuroni stellati, che comprendono i
motoneuroni della sostanza grigia ventrale del
midollo spinale e dei nuclei motori dei nervi cranici e
le cellule piramidali della corteccia cerebrale. Nella
corteccia cerebellare troviamo le cellule del Purkinje
(hanno una ricca arborizzazione dendritica e sono
cellule del I tipo di Golgi) e i granuli (neuroni
classificati come cellule del II tipo di Golgi).

Esempio di neuroni bipolari:


RECETTORI OLFATTIVI: NEURONI BIPOLARI

Negli organi di senso sono NEURONI


SENSITIVI.
I recettori olfattivi sono neuroni
bipolari: un singolo dendrita si estende
dal corpo cellulare verso la superficie
libera, dove termina con un piccolo
rigonfiamento che dà origine a circa 12
ciglia modificate (peli olfattivi). Questi
sono immobili e hanno al loro interno
microtubuli con la tipica disposizione
9+2.
Si pensa che i peli olfattivi siano il sito
di interazione tra le sostanze odorifere
e i recettori.
Sul lato basale, ogni cellula recettoriale
dà origine a un assone amielinico che
penetra la membrana basale e si unisce
agli assoni di altri recettori. Questi
fasci di assoni raggiungono poi i bulbi
olfattivi del rinencefalo.
Esempi di neuroni pseudounipolari:
GANGLIO SPINALE: NEURONI SENSITIVI
• I GANGLI sono raggruppamenti di cellule nervose disposte lungo il percorso dei nervi.
• I gangli del SNC sono denominati GANGLI SENSITIVI ! sono nello spessore delle
radici dorsali o sensitive dei nervi spinali (gangli spinali) o nel tratto iniziale dei nervi
cranici di senso o misti (gangli dei nervi cranici).
• Le cellule gangliari sono NEURONI PSEUDOUNIPOLARI. Il prolungamento che
emerge dal corpo cellulare si divide in 2 rami, 1 periferico e 1 centrale, entrambi
dotati di guaina mielinica, che conducono direttamente l impulso dalla periferia al
centro senza trasmetterlo al corpo cellulare, il quale, in questo caso, ha solo
significato di centro trofico della cellula.

Esempi di neuroni multipolari:


CORTECCIA CEREBRALE: NEURONI PIRAMIDALI
Esempi di neuroni multipolari:
CORTECCIA CEREBELLARE:CELLULE del PURKINJE

Esempi di neuroni multipolari:


MIDOLLO SPINALE: MOTONEURONI nelle CORNA ANTERIORI

MOTONEURONI
IN BASE ALLA LORO FUNZIONE
NEURONI AFFERENTI SENSITIVI: neuroni pseudounipolari
• Sono localizzati nei GANGLI SENSITIVI (GANGLI CEREBROSPINALI)
• Trasmettono gli impulsi dalla periferia (COMPONENTE RECETTORIALE) al SNC
(MIDOLLO SPINALE o TRONCO ENCEFALICO)
• I loro prolungamenti sono inclusi nelle fibre nervose AFFERENTI somatiche ed
AFFERENTI viscerali.
• Le f. n. a. somatiche trasmettono le sensazioni di dolore, temperatura, tatto e pressione
dalla sup del corpo e sensazioni di dolore e propriocezione da organi del corpo (muscoli,
tendini, articolazioni).
• Le f. n. a. viscerali trasmettono impulsi dolorifici e altre sensazioni dalle mucose, dalle
ghiandole e dai vasi sanguigni.

NEURONI EFFERENTI MOTORI: neuroni multipolari


• Sono localizzati nel TRONCO ENCEFALICO e nel MIDOLLO SPINALE.
• Trasmettono impulsi dal SNC (o dai gangli del SNA) alle cellule effettrici
• I prolungamenti di questi neuroni sono inclusi nelle fibre nervose EFFERENTI somatiche ed
EFFERENTI viscerali
• Le f. n. e. somatiche inviano impulsi volontari ai muscoli scheletrici
• Le f. n. e. viscerali trasmettono impulsi non volontari a muscoli lisci, alle cellule di
conduzione del cuore e alle ghiandole.

NEURONI di ASSOCIAZIONE o INTERCALARI: neuroni multipolari


• Formano una rete di comunicazione e di integrazione tra i neuroni sensitivi e
quelli motori. Rappresentano il 99,9% di tutti i neuroni

IN BASE ALLA SITUAZIONE TOPOGRAFICA


! NEURONI INTRANEVRASSIALI:
situati nel contesto dell asse cerebrospinale (es.
motoneuroni, neuroni associativi)

! NEURONI EXTRANEVRASSIALI:
situati al di fuori del nevrasse (es. cellule gangliari,
neuroni sensitivi primari…)
IN BASE AL COMPORTAMENTO DELL ASSONE
In base al comportamento dell assone, si possono distinguere 2 classi
di neuroni:

1. NEURONI DEL I TIPO di GOLGI: hanno un lungo assone che


origina nella sostanza grigia e decorre nella sostanza bianca
contribuendo alla formazione dei fasci del nevrasse oppure esce dal
sistema nervoso centrale entrando a far parte di un nervo periferico
(es. motoneuroni)

2. NEURONI DEL II TIPO di GOLGI: hanno un assone più breve


che si ramifica nella sostanza grigia senza mai entrare nella sostanza
bianca, quindi non partecipa alla formazione di un nervo (es.
interneuroni).

RIVESTIMENTI DEL NEURONE


Tutte le parti della cellula nervosa, sia del S.N.C., sia del S.N.P., sia del
S.N.A., sono avvolte da CELLULE DELLA NEUROGLIA (e dai loro
prolungamenti), che hanno funzioni trofiche, di sostegno, isolamento, filtro e
altre proprietà non ben definite

I CORPI CELLULARI NEL S.N.C. sono circondati da uno strato incompleto di


cellule di neuroglia, tra le quali gli ASTROCITI sono i più rappresentati
(derivano dal tubo neurale come i neuroni del S.N.C.)

I CORPI CELLULARI DEI NEURONI DEI GANGLI cranici, spinali e


simpatici/parasimpatici sono avvolti da una capsula composta da piccole
CELLULE SATELLITI (derivano dalle creste neurali come le cellule di Schwann
e le cellule gangliari), in continuità con la guaina di Schwann. L’intero ganglio è
avvolto da una GUAINA CONNETTIVALE che si connette mediante sepimenti
(contenenti vasi e nervi) con le capsule delle singole cellule gangliari

I DENDRITI sono circondati dai prolungamenti di cellule di neuroglia e da una


rete di ramificazioni di assoni

GLI ASSONI sono rivestiti da guaine dotate di proprietà speciali


RIVESTIMENTI DELL ASSONE: FIBRE NERVOSE
L’insieme di ASSONE + suo RIVESTIMENTO costituisce 1 FIBRA NERVOSA.

!  Il rivestimento avviene ad opera di particolari cellule della neuroglia


denominate:
#  CELLULE DI SCHWANN nel SNP
#  OLIGODENDROCITI nel SNC

!  Le CELLULE DI SCHWANN avvolgono l’assone in 2 modi diversi formando:


FIBRE MIELINICHE o FIBRE AMIELINICHE, a seconda se la cellula gliale si
avvolga o meno ripetutamente intorno all’assone stesso.

!  Gli OLIGODENDROCITI formano solo FIBRE NERVOSE MIELINICHE

!  Quindi, FIBRE NERVOSE MIELINICHE si trovano sia nel S.N.P. sia nel S.N.C.,
FIBRE AMIELINICHE solo nel S.N.P.

!  Nel S.N.C. alcuni assoni non presentano rivestimenti: ASSONI NUDI.


CELLULA di SCHWANN: MIELINIZZAZIONE

Negli stadi iniziali la cellula di Schwann


C. di Schwann
avvolge l assone in modo che questo risulti
circondato dalla membrana di tale cellula. La
zona in cui i 2 tratti di membrana sono
affrontati tra loro è detta MESASSONE. Assone
Si pensa che successivamente avvenga un
accrescimento della membrana seguito
dall avvolgimento a spirale del mesassone Mesassone
intorno all assone.
Il citoplasma presente tra i giri concentrici
del mesassone è poi espulso e gli avvolgimenti
si fanno più serrati (linee dense maggiori).

Ci sono zone in cui rimane un sottile strato di


citoplasma:
" Strato adassonale di Schwann (tra il I
tratto di plasmalemma che avvolge l assone e
il primo avvolgimento di quest ultimo)
" Incisure di Schmidt-Lanterman (zone in cui
le lamelle di mielina avvolte a spirale si
separano l una dall altra per breve tratto
senza interrompersi)
Queste zone di citoplasma sono probabilmente
regioni nelle quali possono avvenire scambi tra
il citoplasma della cellule di Schwann e gli
strati più profondi della guaina mielinica e
l assone stesso.

CELLULA di SCHWANN: FIBRE MIELINICHE

La guaina mielinica non è continua perché è


formata da numerose cellule di Schwann
disposte sequenzialmente lungo l’assone.
I punti di giunzione, in cui le cellule di
Schwann adiacenti si incontrano sono prive
di mielina, ma sono avvolte da una lamina
esterna e da una rete di fibre reticolari.

Queste zone sono chiamate NODI DI


RANVIER e la mielina tra due nodi di
Ranvier è chiamata INTERNODO o
SEGMENTO INTERNODALE.

Ogni internodo è costituito da 1 cellula di


Schwann.
CARATTERISTICHE della MIELINA*
COS’E’: la guaina di mielina è costituita
da una serie regolare di lamelle
concentriche, che sono
estensioni del plasmalemma della
cellula di Schwann avvolta a
spirale attorno all’assone.

COLORE: bianco perlaceo

COMPOSIZIONE:

"  LIPIDI 70-80% (spec. sfingomielina e


cerebrosidi; isolante nei confronti di
acqua e ioni)
"  PROTEINE STRUTTURALI (es. proteina 0
P0, p. basica MBP, glicoproteina associata
alla mielina MAG, proteolipide della mielina
centrale PLP, p. mieliniche periferiche
MPZ e PMP22) * = fibra mielinica
A = fibra amielinica

Differenze tra
fibre nervose centrali e periferiche

• Sia le CELLULE DI SCHWANN sia gli OLIGODENDROCITI sono


disposti sequenzialmente e accompagnano l’assone dal suo inizio fino
alla sua terminazione.

• Il meccanismo di formazione della mielina nel S.N.C. è meno


conosciuto.

• NELLE FIBRE CENTRALI 1 SINGOLO OLIGODENDROCITA


AVVOLGE FINO A 50 ASSONI PIÙ E PIÙ VOLTE (FIBRE
MIELINICHE).

• I NODI DI RANVIER si osservano anche nel S.N.C., ma in loro


corrispondenza i prolungamenti degli oligodendrociti contigui non si
interdigitano e lasciano un intervallo dove L’ASSONE È NUDO.

• Inoltre, MANCA LA GUAINA RETICOLARE, quindi, l’assone a livello


dei nodi di Ranvier è esposto direttamente all’ambiente extracellulare.

• I nfine, nel S.N.C sono RARE LE INCISURE DI SCHMIDT-


LATERMAN.
Vantaggi della guaina mielinica
• La guaina mielinica rende più veloce la
conduzione dell impulso nervoso, perché
agisce da isolamento ed impedisce la
diffusione dell eccitamento degli assoni
adiacenti.

• Nelle fibre mielinizzate, vi è trasmissione


discontinua dell impulso nervoso da nodo a
nodo (teoria della CONDUZIONE
SALTATORIA).
2 vantaggi:
# Si economizza energia
# Aumenta la velocità di conduzione

• La maggiore velocità di conduzione (da 80 a


150 m/s) è quella di fibre mieliniche che hanno
un diametro tra 12 e 20 um (nervi per muscoli
somatici); la minor velocità è quella di fibre
amieliniche con diametro <1um (nervi del
SNA).

• Sia la lunghezza del segmento internodale sia


lo spessore della guaina mielinica sono
direttamente proporzionali al diametro
dell assone (e alla vel. di conduzione).

CELLULA di SCHWANN: FIBRE AMIELINICHE


Nel S.N.P. numerosi assoni non presentano la guaina mielinica, ma occupano
recessi scavati alla superficie di 1 unica cellula di Schwann.
Le fibre amieliniche si distinguono da quelle mieliniche per il fatto che
hanno in comune la stessa cellula di Schwann e perché quest ultima non
forma avvolgimenti multipli del mesassone.

Fibre mieliniche e amieliniche


•  Quando sono esaminati a fresco, i nervi
possono essere distinti in 2 categorie:
•  NERVI BIANCHI: contengono un
abbondante numero di fibre mieliniche
•  NERVI GRIGI: prevalgono le fibre
amieliniche o scarsamente mielinizzate
•  Lo spessore della guaina mielinica dipende dal
calibro dell’assone e dal tipo di fibra.
•  Le fibre nervose motrici dei muscoli
scheletrici hanno grosso calibro"spessa
guaina mielinica
•  Le fibre della sensibilità tattile hanno medio
calibro"guaina mielinica di medio spessore
•  Le fibre della sensibilità dolorifica e
gustativa sono più fini"guaina mielinica
sottile
•  Le fibre del S.N.A. sono fini"scarsamente
mieliniche o amieliniche
•  Le fibre dei nervi olfattivi sono sempre
amieliniche
TRATTI e NERVI

! L e fibre nervose mieliniche del S.N.C.


connesse dal punto di vista funzionale si
raggruppano in cordoni mielinizzati detti
TRATTI che formano la SOSTANZA BIANCA
( e le radici dei nervi periferici).

! L e f i b r e d e l S . N . P . s i a s s o c i a n o
parallelamente fra loro e con elementi
connettivali per formare i NERVI ENCEFALICI
e i NERVI SPINALI.

NERVI PERIFERICI

SEZIONE SEZIONE
TRASVERSALE LONGITUDINALE

Le fibre nervose, nel tratto che va dal corpo cellulare


alle loro terminazioni periferiche, si raggruppano in
fasci e formano i NERVI PERIFERICI.
Le fibre connesse con il midollo spinale sono dette
NERVI SPINALI: si staccano dal midollo spinale con
2 radici (dorsale e ventrale) che subito dopo la
loro emergenza dal canale vertebrale si uniscono a
formare il tronco dei nervi spinali: sono nervi misti
(31 paia).
Quelle connesse con l'encefalo sono dette NERVI
CRANICI: originano con una singola radice e
possono essere di senso, di moto o misti (sono 12
paia).
I primi fuoriescono dai fori intervertebrali, i secondi
dai fori alla base del cranio.
NERVI PERIFERICI
•  I nervi sono fasci di fibre nervose tenuti
insieme da tessuto connettivo:
•  EPINEVRIO spessa guaina di tessuto
connettivo denso irregolare che circonda
l intero nervo e invia sepimenti
all interno dividendo il nervo in fascetti.
•  PERINEVRIO circonda i fascetti,
contiene vasi sanguigni
•  ENDONEVRIO connettivo lasso con
struttura simile alla lamina basale, che
circonda le singole fibre nervose
formando una trama reticolare intorno
alla guaina di Schwann.
•  Le fibre nervose e i tratti del sistema
nervoso centrale sono privi di perinevrio
ed endonevrio.
•  Si pensa che nel S.N.C., le cellule della
neuroglia e i loro prolungamenti svolgano
una funzione trofica e di sostegno
paragonabile a quella del connettivo
S.N.C interstiziale nei nervi periferici.
•  Il sistema nervoso centrale è riccamente
vascolarizzato ma è privo di vasi linfatici.

NERVI PERIFERICI
I NERVI SPINALI si staccano dal midollo con 2 radici:
1 posteriore o dorsale ed 1 anteriore o ventrale.
La radice dorsale è formata da FIBRE AFFERENTI SENSITIVE che conducono
impulsi di senso da strutture periferiche sia somatiche sia viscerali al nevrasse.
La radice ventrale è costituita da FIBRE EFFERENTI MOTRICI che trasmettono
impulsi di moto dal nevrasse ai muscoli scheletrici e FIBRE EFFERENTI VISCERALI
dirette ai muscoli lisci, muscolo cardiaco, ghiandole.
Le due radici dorsale e ventrale subito dopo la loro emergenza dal canale vertebrale si
uniscono per formare il tronco del nervo spinale (nervi misti:31 paia).
La radice dorsale presenta nel suo decorso un GANGLIO SPINALE, nel quale sono
localizzati i corpi cellulari dei neuroni di senso (NEURONI PSEUDOUNIPOLARI).
I pirenofori dei neuroni di moto sono invece situati nelle colonne grigie anteriori del
midollo spinale (NEURONI MULTIPOLARI).

POTENZIALE DI RIPOSO
• La membrana plasmatica di tutte le
cellule è polarizzata, cioè ha una
distribuzione di cariche elettriche
disuguali tra l’interno e l’esterno
della cellula. Ciò dipende da 2
fattori: la permeabilità selettiva
della membrana (elevata per lo ione
K+ e trascurabile per lo ione Na+ e
per i grandi anioni organici
intracellulari) e la proprietà che ha il
plasmalemma di espellere
attivamente lo ione Na+ mediante
una pompa Na+/K+.
• In questo modo, il Na+ risulta più
concentrato all’esterno e il K+
all’interno. Poichè il K+ è liberamente
permeabile attraverso la membrana,
esso tende ad uscire seguendo il
gradiente di concentrazione;
all’interno della cellula quindi resta
un eccesso di cariche negative che
non vengono neutralizzate da un
corrispondente ingresso di Na+. Ne
risulta una differenza di potenziale
elettrico di valore variabile da -40
a -100mV chiamata POTENZIALE
DI MEMBRANA DI RIPOSO.
• Nelle cellule eccitabili (nervose il cui
potenziale è circa -70mV e muscolari dove
è circa -90mV) il potenziale di membrana POTENZIALE D’AZIONE
può subire notevoli variazioni, che vengono
usate come SEGNALI (queste cellule
infatti sono dotate di canali VOLTAGGIO-
DIPENDENTI (Na, K, Ca, Cl) la cui apertura
e chiusura è regolata da differenze di
potenziale).
• In queste cellule STIMOLI EFFICACI
determinano una diminuzione della
polarizzazione di membrana (o
DEPOLARIZZAZIONE) tramite l’entrata di
ioni positivi (es. ioni Na+). Se il voltaggio
raggiunge 1 certo valore-soglia, determina
l’apertura di ulteriori canali per il sodio
(Na+). Il Na+, quindi, entrerà nella cellula
spinto dal gradiente di concentrazione e
innescherà 1 transitoria ulteriore caduta
del potenziale, che non solo si annullerà ma
si invertirà, diventando positivo all’interno
rispetto all’esterno: si genera un
POTENZIALE D’AZIONE, cioè
un’inversione improvvisa e temporanea
della polarizzazione della membrana che
dopo un po’ si estingue.
• Il potenziale d’azione, una volta generato
si propaga dal punto stimolato a quelli
adiacenti creando un’onda di
depolarizzazione:
CONDUZIONE DELL’IMPULSO NERVOSO.

PROPAGAZIONE DI UN POTENZIALE D’AZIONE


La velocità di conduzione del potenziale d azione dipende dal calibro della
fibra e dalla presenza di mielina (nelle piccole fibre amieliniche la velocità è di
0,5-2m/s; in quelle mieliniche è di 70-120m/s)
FIBRE AMIELINICHE FIBRE MIELINICHE

Nelle fibre AMIELINICHE, il potenziale d’azione si


rinnova in ogni punto della membrana successivo al
punto d’inizio: CONDUZIONE PUNTO A PUNTO.
Nelle fibre MIELINICHE, il potenziale
d’azione SALTA da 1 nodo di Ranvier al
successivo (in realtà ai 5/6 successivi), perché
i canali voltaggio-dipendenti per il Na+ sono
esclusivamente concentrati ai nodi
(CONDUZIONE SALTATORIA)
LE SINAPSI
• Una cellula eccitabile reagisce ad uno stimolo
adeguato (SEGNALE DI INGRESSO) con una
variazioni delle proprietà di membrana.
• Se lo stimolo è di ampiezza sufficientemente
elevata (supera il livello di soglia) questa
variazione si propaga a tutta la superficie
cellulare (PROPAGAZIONE DEL SEGNALE) e
viene eventualmente trasmessa ad altre cellule
eccitabili (SEGNALI IN USCITA) tramite
SINAPSI (dal greco connettere ).
• I segnali in ingresso e i segnali propagati
sono di natura elettrica (variazione di
potenziale), mentre i segnali di uscita possono
essere di natura elettrica (SINAPSI
ELETTRICA) o più frequentemente di natura
chimica (esocitosi neurotrasmettitore o
neurosecrezione: SINAPSI CHIMICA).
• L e terminazioni nervose possono stabilire
giunzioni sinaptiche con altri neuroni (SINAPSI
INTERNEURONICHE), prendere rapporto con
organi effettori (GIUNZIONI
NEUROMUSCOLARI) o infine ricevere stimoli
che vengono condotti ai centri nervosi
(TERMINAZIONI SENSITIVE).
SINAPSI CHIMICA
SINAPSI INTERNEURONICHE
Le sinapsi interneuroniche possono stabilirsi tra l’assone di un neurone e il corpo cellulare
(sinapsi asso-somatica) o i dendriti (sinapsi asso-dendritica) di un altro neurone, più
raramente tra assoni (sinapsi asso-assoniche) o tra i dendriti (sinapsi dendro-dendritiche)
di 2 neuroni.
Un concetto importante è che, mentre la fibra nervosa può condurre l’impulso nelle 2
direzioni opposte, la sinapsi permette la trasmissione dell’impulso nervoso in una sola
direzione (POLARIZZAZIONE DELLA SINAPSI)

MORFOLOGIA DELLA SINAPSI CHIMICA


• Nonostante mostrino grande varietà di aspetto, le sinapsi chimiche presentano una
morfologia generale comune:
• In corrispondenza di 1 sinapsi, l’assone presenta 1 rigonfiamento noto come bottone terminale
• La membrana presinaptica e quella postsinaptica sono separate da 1 fessura sottile (circa 25nm) e
presentano addensamenti citoplasmatici circoscritti
• Le densità pre-sinaptiche svolgono funzioni collegate con il rilascio e il recupero delle vescicole
sinaptiche e con l’adesione intercellulare
• Le densità post-sinaptiche modulano la forza sinaptica e hanno 1 ruolo nella formazione della memoria
• La terminazione assonica presenta vescicole (diametro circa 50nm) e mitocondri: è specializzata nella
TRASMISSIONE. Le vescicole sinaptiche contengono mediatori chimici, detti
NEUROTRASMETTITORI
• La porzione postsinaptica contiene microtubuli: è specializzata nella RICEZIONE
MEDIATORI CHIMICI

Le vescicole contengono mediatori chimici detti NEUROTRASMETTITORI, che sono sostanze attive
di svariata natura, dotate di una molteplice potenzialità funzionale.
Ne sono stati identificati diversi:
1. AMMINE:
ACETILCOLINA (colina+acido acetico): è il neurotrasmettitore delle giunzioni neuro-muscolari nei
muscoli scheletrici (placche motrici), è uno dei mediatori chimici principali delle sinapsi del S.N.C., di
quelle delle fibre simpatiche pregangliari e delle terminazioni parasimpatiche (sinapsi colinergiche).

le CATECOLAMINE (fomate da gruppo amminico+catecolo), ADRENALINA, DOPAMINA


SEROTONINA
ISTAMINA

2. AMMINOACIDI:
GABA (acido gamma-aminobutirrico)
GLUTAMMATO
GLICINA (spec nel midollo spinale) (GLICINA e GABA hanno funzioni inibitorie)

3. NEUROPEPTIDI
Esempi: endorfine*, endoteline, vasopressina, ossitocina.
*controllano la trasmissione a livello centrale degli impulsi diretti ai centri del dolore.

ESOCITOSI DEL NEUROTRASMETTITORE


Il trasferimento del segnale dalla struttura
presinaptica a quella postsinaptica avviene
attraverso L ESOCITOSI DEL
NEUROTRASMETTITORE contenuto nelle
vescicole sinaptiche (SEGNALE CHIMICO).
L EVENTO SECRETORIO È CALCIO-
DIPENDENTE.

IL NEUROTRASMETTITORE SI LEGA A
RECETTORI SULLA MEMBRANA POST-
SINAPTICA, evocando specifiche risposte.

• IL NEUROTRASMETTITORE, UNA VOLTA


RILASCIATO, VIENE RAPIDAMENTE
RIMOSSO O IDROLIZZATO per impedire che
la cellula postsinaptica continui ad essere
stimolata.
TERMINAZIONI NERVOSE PERIFERICHE
•  A seconda del tipo di tessuto innervato, si distinguono 3 CATEGORIE di terminazioni nervose:
•  TERMINAZIONI NEL MUSCOLO: possono essere efferenti (di moto), afferenti (sensitive)
o miste.
•  Terminazioni motrici nei muscoli scheletrici: PLACCA MOTRICE
•  Terminazioni sensitive nei muscoli scheletrici e nei tendini: possono essere libere o possono
prendere rapporti con speciali formazioni muscolari o tendinee denominate corpuscoli o FUSI
NEUROMUSCOLARI o corpuscoli o FUSI MUSCOLO-TENDINEI DI GOLGI!sono RECETTORI
PROPRIOCETTIVI, in quanto registrano lo stato di tensione o di contrazione del muscolo e
forniscono informazioni sulla posizione e sul movimento relativo delle varie parti del corpo
•  Terminazioni nella muscolatura liscia e in quella cardiaca: sono fibre amieliniche del S.N.A. che in
vicinanza delle loro terminazioni si ramificano ripetutamente ed entrano in contatto sinaptico con
la superficie delle cellule muscolari lisce e cardiache. Non si riscontrano placche motrici.

•  TERMINAZIONI NEGLI EPITELI: possono essere afferenti somatiche ed efferenti


viscerali (eccito-secretrici) di origine simpatica, che prendono rapporti con le cellule ghiandolari.
Le prime, dopo aver perso le guaine avvolgenti, perforano la membrana basale e si ramificano tra le
cellule epiteliali. Le TERMINAZIONI LIBERE NELL EPITELIO sono fibre amieliniche e sono
considerate, in genere, RECETTORI DOLORIFICI. I CORPUSCOLI di MERKEL dell epidermide,
formati da cellule epiteliali specializzate in contatto con fibre mieliniche afferenti, sono invece
RECETTORI TATTILI.

•  TERMINAZIONI NEL TESSUTO CONNETTIVO: sono terminazioni di fibre afferenti


somatiche, che possono essere libere o incapsulate da recettori tattili. Le TERMINAZIONI
LIBERE sono presenti in tutte le sedi del tessuto connettivo, sono amieliniche e sono considerate
RECETTORI DOLORIFICI. I CORPUSCOLI TERMINALI SENSITIVI sono terminazioni
incapsulate da una guaina connettivale, distribuiti un po ovunque nel tessuto connettivo lasso.
Sono stati classificati in vari tipi con funzioni diverse: tattili, termiche, dolorifiche…
•  4 TIPI DI CORPUSCOLI TATTILI: corpuscoli di RUFFINI, di PACINI, di MEISSNER e di
MERKEL.
DISCO DI MERKEL:
E una formazione
recettoriale costituita
da una cellula
epitelioide di origine
neuroblastica (cellula
di Merkel) e dalla
relativa terminazione
nervosa sensitiva
afferente.

CORPUSCOLO DI PACINI:
E costituito dalle terminazioni di una
fibra nervosa intorno alla quale si
organizza una capsula lamellare:
la fibra, nel punto di ingresso nel
corpuscolo, perde il rivestimento di
mielina e forma un espansione clavata;
Le lamelle sono formate da cellule di
Schwann strettamente impaccate nella
parte interna (core interno), e da cellule
appiattite separate da fluido contenente
rare fibrille di collagene e capillari nella
parte esterna (core esterno).

NEUROGLIA
• Tutte le cellule non neurali del SNC (85%)
• Occupano gli spazi tra i neuroni " scarsa sostanza intercellulare
• Come il tessuto nervoso è di derivazione ECTODERMICA
NEUROGLIA EPITELIALE
EPENDIMA
Si distinguono un ependima tipico e un ependima atipico.
L’EPENDIMA TIPICO è un epitelio cubico-cilindrico, che riveste le cavità dei
ventricoli cerebrali e il canale centrale del midollo spinale (canale ependimale).
A differenza degli altri epiteli le cellule non poggiano su di una membrana basale, ma
hanno alla base sottili ramificazioni che si intersecano con quelle dei sottostanti
astrociti.
A livello apicale presenza di CIGLIA che sarebbero coinvolte nei movimenti del liquido
CEFALO-RACHIDIANO.

MIDOLLO SPINALE CELLULE EPENDIMALI TIPICHE ASTROCITA


L’EPENDIMA ATIPICO è costituito da cellule dell’ependima strutturalmente modificate e
specializzate in attività secernenti.
Esempio: CELLULE DEI PLESSI CORIOIDEI
Ogni plesso corioideo è formato da una massa di capillari che si proiettano nel ventricolo, rivestita da
cellule ependimali modificate che poggiano su una membrana basale. Sono cellule colonnari ricche di
MICROVILLI e prive di ciglia che sono coinvolte nella produzione del liquido cefalo-rachidiano
(LCR). L abbondanza di mitocondri nel loro citoplasma suggerisce che la produzione di LCR possa
essere un processo attivo.
I capillari del plesso corioideo sono grandi, dotati di una parete sottile e talvolta fenestrati. Si
ritiene che la secrezione di LCR comporti la secrezione attiva di ioni Na+ da parte delle cellule
epiteliali seguita dal movimento passivo di acqua dai capillari corioidei. Il SNC, pertanto, è sospeso in
un fluido sempre circolante attraverso le cavità dei ventricoli cerebrali e del midollo spinale che
agisce come un ammortizzatore.

COMPOSIZIONE LIQUIDO CEFALO-RACHIDIANO:


90% ACQUA, POCHI LEUCOCITI, SCARSE PROTEINE, GLUCOSIO E SALI MINERALI IN
CONCENTRAZIONI SIMILI AL PLASMA.

BARRIERA EMATOENCEFALICA:
Per un elevato numero di sostanze vi è una barriera alla diffusione dei capillari sanguiferi verso i
neuroni: questa barriera viene detta BARRIERA EMATOENCEFALICA ed è costituita dall endotelio
capillare e dalla sua membrana basale. I capillari del tessuto nervoso presentano un endotelio
continuo, le cui cellule sono collegate da giunzioni occludenti e da giunzioni aderenti, che determinano
le condizioni di limitata permeabilità che si verificano (ad es. è ostacolato il passaggio di farmaci e
batteri). Gli astrociti, che espandono i loro piedi terminali sui capillari, stabiliscono strette
connessioni con le cellule endoteliali e si pensa inducano in esse la formazione delle giunzioni
occludenti.
La barriera è permeabile a ossigeno, anidride carbonica e ad alcuni farmaci liposolubili. Glucosio,
nucleotidi e vitamine vengono trasportati da proteine recettoriali.
È da ricordare che la barriera è assente in alcuni capillari cerebrali, in particolare nella regione
circumventricolare.

NEUROGLIA INTERSTIZIALE
OLIGODENDROCITI
•  75% della popolazione gliale
•  Sono responsabili della mielinizzazione degli assoni del SNC.
•  Un singolo oligodedrocita. può mielinizzare fino a 50 assoni.
•  A) Nella SOSTANZA BIANCA del SNC sono a ridosso degli ASSONI
•  B) Nella SOSTANZA GRIGIA del SNC sono in stretti rapporti col PIRENOFORO.
ASTROCITI
•  Le cellule gliali + numerose nella sostanza grigia
•  Cellule a forma di stella con processi lunghi e ramificati che possono
terminare a livello delle membrane basali dei capillari (piedi perivascolari) e
a livello delle regioni non-sinaptiche dei neuroni. ! SCAMBI METABOLICI
TRA SANGUE e NEURONI.
•  Formano una rete che avvolge le cellule e le fibre nervose riempiendo gli
spazi interposti tra queste strutture
•  Importanti anche nei fenomeni di riparazione dei danni tessutali del SNC.
MICROGLIA
•  L unica di origine mesenchimale
•  Fa parte del sistema monocito-macrofagico.
•  Sono cellule dotate di scarso citoplasma ma con prolungamenti filiformi
molto lunghi.
•  In risposta a danni tissutali si trasformano in macrofagi.

MICROGLIA
NEUROGLIA PERIFERICA

CELLULE DI SCHWANN
•  Formano le guaine mieliniche e amieliniche nelle fibre nervose periferiche

FIBRE AMIELINICHE

CELLULE SATELLITI DEI GANGLI


•  Sono strettamente associate ai corpi cellulari dei neuroni a livello dei gangli

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