1) FECONDAZIONE:
spermatozoo (cellula aploide)+cellula uovo (cellula aploide) =
zigote (cellula diploide
2) SVILUPPO:
a) segmentazione: divisione dello zigote →blastula, cioè sferula di
cellule con dentro una cavità: il blastocele
b) gastrulazione: invaginazione della cavità con formazione della
gastrula, costituita da diversi foglietti embrionali →l ectoderma
dal quale differenziano l epidermide con gli annessi, la cornea ed il tessuto
nervoso; l endoderma dal quale originano il canale digerente e gran parte
delle formazioni ghiandolari ad esso annesse; il mesoderma dal quale
differenziano il tessuto muscolare, il tessuto cartilagineo, il tessuto osseo, il
sangue, gli epiteli delle cavità sierose, le vie urogenitali, l ovaio; il mesenchima
(tessuto con cellule sparse più sostanza intercellulare amorfa) dal quale
differenziano le cellule endoteliali, cioè quelle degli epiteli che rivestono le pareti
dei vasi.
3) DIFFERENZIAMENTO: Due fasi:
a) cellule eucariotiche modulano l attività dei loro geni mantenendo
repressi alcuni e attivi altri → Le cellule dei vari tessuti hanno tutte
lo stesso DNA, ma il nucleo di ogni cellula specializzata trascrive
solo gli mRNA (e quindi sintetizza le proteine) tipiche di quella
cellula stessa. La diversa attività trascrizionale del DNA dipende
da segnali provenienti dal citoplasma. E comunque un fenomeno
reversibile.
b) ordinato assemblaggio di macromolecole proteiche, lipidiche e
glucidiche secondo un preciso progetto strutturale che richiede
l intervento di attività enzimatiche secondo una sequenza
temporale precisa → in base alla qualità delle proteine messe a
disposizione, la cellula è in grado di assemblarsi acquistando
caratteristiche fortemente differenziate
DIFFERENZIAZIONE ISTOLOGICA
In seguito al differenziamento istologico si formano specifici raggruppamenti di
cellule altamente specializzate per svolgere una determinata funzione.
Questi raggruppamenti costituiscono i TESSUTI.
Comprende:
Sono formati da uno o più strati continui di cellule strettamente unite tra loro
cioè separate da scarsissima quantità di matrice extracellulare.
Alla base di tutti gli epiteli è presente una membrana o lamina basale che
separa l epitelio dal connettivo sottostante
2) Sulla base della forma delle cellule che compongono l epitelio (N.B. nel caso di
epiteli pluristratificati la classificazione tiene conto della forma delle cellule dello strato
più superficiale) si distinguono epiteli:
Costituisce una barriera che separa l epitelio in crescita dallo stroma connettivale
circostante.
Nel rene → funzione filtrante altamente selettiva per le molecole che dal circolo
devono passare all urina.
E’ formata da 3 strati:
[2] lamina densa (il cui spessore varia dai 30 ai 300 nm) è formata da
proteoglicani, GAG liberi (per esempio, eparansolfato) e soprattutto da collagene
di tipo IV che non forma fibre ma una sottile e resistente rete.
La lamina basale nelle cellule non epiteliali è denominata lamina esterna (CELLULE
MUSCOLARI, CELLULE DI SOSTEGNO DEI NERVI PERIFERICI).
Suddivisione del tessuto epiteliale
EPITELI SEMPLICI
Costituiti da un monostrato di cellule
Alveolo polmonare
EPITELIO CUBICO O
ISOPRISMATICO SEMPLICE
• Si trova:
-SUPERFICIE OVAIO (epitelio germinativo)
-FOLLICOLI TIROIDEI
-DOTTI ESCRETORI GHIANDOLARI
-TUBULI CONTORTI E COLLETTORI DEL RENE
follicoli tiroidei
EPITELIO CILINDRICO O
BATIPRISMATICO SEMPLICE
• Si trova:
-VIE RESPIRATORIE
-VIE GENITALI MASCHILI (uretra, epididimo, deferente)
-DOTTI ESCRETORI DI ALCUNE GHIANDOLE
EPITELI COMPOSTI
• Costituiti da più strati di cellule sovrapposte
Localizzato in :
a) ALCUNI TRATTI APP. DIGERENTE (MUCOSA ORALE, FARINGE,
ESOFAGO, CANALE ANALE)
b) VAGINA
c) URETRA
d) CERVICE UTERINA
B. Cheratinizzato: EPIDERMIDE
Costituisce lo strato più superficiale della pelle ed è adatto a sopportare le costanti abrasioni e
l essicazione a cui è sottoposta la superficie del corpo
B. STRATO LUCIDO: non è presente in tutta l epidermide, ma solo nella pelle
molto spessa. Costituito da uno o più strati di cellule prive di nucleo, di ribosomi e
di mitocondri
E. STRATO BASALE: strato più profondo costituito da un solo strato di cellule
cubiche o cilindriche con grande nucleo ovale, numerosi poliribosomi liberi e
tonofilamenti (cheratina) Presenza di desmosomi che uniscono lateralmente le
cellule fra loro e di emidesmosomi che uniscono le cellule alla membrana basale.
Lo strato basale dell epidermide è detto anche strato germinativo ed è costituito da
cellule con elevato indice mitotico E ricco cioè di cellule staminali che proliferano
attivamente formando da una parte altre cellule staminali per mantenere costante il
loro numero, dall altra cheratinociti che andranno a sostituire le cellule più
superficiali che vengono perse rapidamente in seguito alla continua
desquamazione dell epitelio..
EPITELIO PAVIMENTOSO CHERATINIZZATO: EPIDERMIDE
1) AUTOCTONE:
Cheratinociti → vanno incontro a
cheratinizzazione
CELLULE DI LANGERHANS: Sono un tipo particolare di cellule dendritiche (DC) residenti nello strato
spinoso dell epidermide e in qualche epitelio di rivestimento. Al microscopio ottico hanno forma simile a quella
dei melanociti ma il nucleo delle cellule di L. è irregolare mentre quello dei melanociti è sferico. Possiedono
particolari granuli citoplasmatici detti granuli di Birbeck, a forma di racchetta. Appartengono alla linea dei
monociti/macrofagi, derivano cioè dal midollo osseo e sono capaci di riconoscere, captare, rielaborare
molecole estranee ad attività antigenica, per poi presentarle alle cellule immunocompetenti → funzione di
difesa. Hanno cioè una elevata capacità di catturare e processare l antigene
Epitelio cubico stratificato
Due o più strati di cellule, di cui solo quelle
superficiali sono cubiche.
E raro, tappezza i dotti escretori di alcune
ghiandole.
CRISTALLINO
Ogni dente può essere diviso in due segmenti, la corona e la radice; la corona è la porzione che si proietta
nella cavità orale ed è protetta da uno strato di smalto altamente mineralizzato che lo copre interamente.
Lo smalto è una sostanza estremamente dura (la più dura dell organismo) e translucida, composta per il 99%
da prismi paralleli di materiale altamente calcificato (i prismi dello smalto), cementati da una matrice
interprismatica altrettanto calcificata.
Lo smalto è prodotto da 1 strato di cellule colonnari chiamate AMELOBLASTI.
L apice di ciascuna cellula si assotiglia a formare un lungo processo conico: il processo di Tomes.
Il processo di Tomes di ciascun ameloblasto secerne la matrice di un prisma dello smalto, mentre i suoi rami
secernono la matrice di smalto interprismatico.
Successivamente avviene la calcificazione.
Quando la formazione dello smalto è completa, l’ameloblasto degenera.
Lo smalto è confinato alla corona dentaria, mentre la dentina si estende in giù a rivestire le radici.
La dentina è un tessuto mineralizzato non vascolarizzato, formato per l 80% da idrossiapatite e per il 20% da meteriale organico. Le
cellule che depongono la dentina sono gli odontoblasti.
CAPELLI, PELI ed UNGHIE
• I PELI si sviluppano in invaginazioni profonde dell epidermide,
chiamate FOLLICOLI PILIFERI (epitelio pavimentoso pluristratificato),
che si approfondano nel derma.
• Sono assenti solo in poche zone della nostra pelle; sul cuoio capelluto
essi possono crescere per oltre 1 m (CAPELLI).
• Il follicolo pilifero attivo termina con una espansione detta BULBO
PILIFERO, che presenta al suo polo inferiore un recesso occupato da
una papilla di tessuto connettivo dermico: PAPILLA DERMALE
• Le cellule epiteliali del follicolo adiacenti alla papilla sono simili alle
cellule basali dell epidermide.
• Tra queste→MELANOCITI, che forniscono melanosomi alle cellule
della corteccia del pelo.
• Con l invecchiamento→ graduale perdita della capacità di produrre
melanina da parte di queste cellule→ perdita di colore dei capelli.
• Le cellule epiteliali nel bulbo pilifero intorno alla papilla proliferano per
formare il pelo.
• Si formano vari strati:
1. MIDOLLARE ricca in glicogeno granulare acidofila.
2. CORTICALE lunghe cellule fusiformi e contenenti pigmento. C è
anche aria, aumenta con l età, con conseguente diminuzione del
pigmento.
3. CUTICOLA parte + esterna, lamelle corneificate senza nuclei.
Disposte a tegola una sopra l altra (margini esterni del pelo dentellati).
4. GUAINA RADICOLARE INTERNA alla radice del pelo formata da 3
strati cellulari.
5. GUAINA RADICOLARE ESTERNA o MATRICE DEL PELO a contatto
con la papilla connettivale, contiene elementi indifferenziati che
daranno luogo alle varie cellule dei vari strati. Importanti per la
rigenerazione di epidermide in pazienti con severe scottature.
GHIANDOLE
EPITELI GHIANDOLARI:
sono costituiti da cellule secernenti derivate da lamine epiteliali.
Tre casi:
1) CELLULE CALICIFORMI MUCIPARE ! singole cellule secernenti
intercalate in un epitelio di rivestimento (es. vie digerenti e respiratorie)
2) LAMINE EPITELIALI SECERNENTI ! epiteli di rivestimento e al tempo
stesso secernenti (es. mucosa gastrica)
3) GHIANDOLE ! cellule secernenti che si associano a formare complessi di
forma e volume diversi (es. pancreas)
ORIGINE E DIFFERENZIAMENTO
DELLE GHIANDOLE
Origine delle ghiandole da una membrana
epiteliale di rivestimento:
GHIANDOLE UNICELLULARI
Due porzioni:
2) ADENOMERO ! porzione
LUME
secernente costituita da cellule ADENOMERO!
secernenti che vengono a
delimitare una cavità centrale o
LUME nel quale le cellule stesse
riversano il prodotto della
secrezione
5)Le ghiandole MEROCRINE possono essere classificate IN BASE ALLA NATURA DEL SECRETO IN:
ghiandole sierose
ghiandole mucose
ghiandole miste
! GHIANDOLE INTRAPARIETALI:
sono nella parete dell organo a cui appartengono.
Si dividono in:
B. GHIANDOLE MEROCRINE
Le cellule durante l emissione del prodotto di secrezione rimangono integre.
E una sorta di esocitosi. Esempio: ghiandola sudoripara a lume stretto.
C. GHIANDOLE APOCRINE
Le cellule nel corso dell estrusione perdono parte del citoplasma sotto forma di
vescicole (gemmazione).
Esempio: ghiandola mammaria, ghiandola uterina, ghiandola sudoripara a lume ampio
(ascella, genitali, ano).
DOTTO!
DOTTO!
ADENOMERO!
ANNESSI CUTANEI
Secreto
viscido
scaricato nei
follicoli
piliferi più
che sulla
superficie
GHIANDOLE SEBACEE:
Sono ghiandole esocrine a secrezione olocrina associate a follicoli piliferi.
I FOLLICOLI PILIFERI sono introflessioni dell epitelio superficiale (epitelio
pav. pluristrat.) avvolti da tessuto connettivo.
GHIANDOLE LACRIMALI
2) SOTTOMANDIBOLARI:
Ghiandole miste!Semilune del Giannuzzi
DOTTO
3) SOTTOLINGUALI:
Ghiandole miste anche se prevale la
componente mucosa
La saliva è un secreto acquoso ipotonico che contiene quantità variabili di muco,
enzimi (spec. AMILASI che inizia la digestione dell amido nella cavità orale e
LISOZIMA con funzione antibatterica), anticorpi e ioni, quali K+, Na+, Cl- e
Bicarbonati..). E rilasciata in risposta all attività parasimpatica dovuta a
stimoli fisici, chimici e psicologici.
# funzione di rivestimento
# funzione secernente
INTESTINO TENUE:
La mucosa presenta estroflessioni digitiformi chiamate villi.
Tra i villi intestinali si aprono le cripte o ghiandole intestinali (di Lieberkuhn),
ghiandole tubulari semplici.
Si distinguono vari tipi di cellule:
ENTEROCITI: funzione di assorbimento
CELLULE CALICIFORMI MUCIPARE: funzione secernente
CELLULE a funzione ENTEROENDOCRINA: es. c. di PANETH (funzione antimicrobica: producono
lisozima, defensine)…
Sez longit.
Sez trasv.
INTESTINO TENUE:
Il DUODENO è caratterizzato dalla presenza di numerose ghiandole secernenti
muco, situate prevalentemente nella sottomucosa.
Queste ghiandole sono note come GHIANDOLE di BRUNNER (G) e sono
classificate come ghiandole tubulari ramificate o composte.
INTESTINO CRASSO:
La mucosa è disposta in ghiandole fittamente stipate (ghiandole
tubulari semplici di Lieberkuhn).
Si distinguono vari tipi di cellule:
ENTEROCITI: funzione di assorbimento di acqua
CELLULE CALICIFORMI MUCIPARE: funzione secernente
CELLULE a funzione ENTEROENDOCRINA: es. c. APUD
CELLULE a funzione ENTEROENDOCRINA
GHIANDOLE UTERINE:
sono tubulari semplici
secernono glicogeno
PANCREAS:
ghiandola esocrina acinosa composta a secrezione sierosa
Le frecce nere
nell immagine sopra
indicano la parte
ENDOCRINA del
P A N C R E A S
ACINI PANCREATICI (ISOLOTTI DI
LANGERHANS) (vedi
ghiandole endocrine)
GHIANDOLA MAMMARIA:
ghiandola tubulo-alveolare composta
G = ghiandole prostatiche
CA = precipitati di glicoproteine
(corpora amilacea). Questi
precipitati aumentano con l età
CA
CA CA
CA
CA
CA
GHIANDOLE ENDOCRINE
" E una piccola ghiandola situata all interno del cranio, in una piccola
depressione dell osso sfenoide (la sella turcica).
" Produce molti ormoni che stimolano diverse funzioni o influenzano
l attività di molte ghiandole endocrine.
E suddivisa in 2 compartimenti:
ORMONI TROPICI
Sono ormoni che
stimolano la sintesi
di altri ormoni (es.
TSH e ACTH).
La maggior parte
degli ormoni
ipofisari sono
ormoni tropici.
ADENOIPOFISI
Si distinguono:
1. CELLULE CROMOFILE:
Basofile (Bas) o Acidofile (Ac)
2. CELLULE CROMOFOBE (Ch)
Queste ultime (Ch) si pensa siano
una riserva di cellule non
differenziate.
CELLULE ACIDOFILE: 40% delle cellule dell ipofisi. Hanno un
secreto proteico (PAS -)
• cellule somatotrope o STH cells ! cellule tonde con RER e
Golgi sviluppati e granuli di secreto contenenti l STH. L STH
è l ormone delle crescita, è detto SOMATOTROPO (carenza
! nanismo ipofisario; aumento ! gigantismo (nell infanzia),
acromegalia (nell adulto)
• cellule mammotrope o LTH cells o a prolattina (PRL) !
cellule oblunghe con RER e Golgi sviluppati e granuli di secreto
contenenti l ormone luteotropo (LTH) o prolattina (PRL).
Stimola la produzione di latte da parte delle ghiandole
mammarie. Il suo effetto è sempre legato alla riproduzione.
CELLULE BASOFILE: 10-15%. Hanno un secreto
glicoproteico (PAS +)
• cellule gonadotrope ! sintetizzano, immagazzinano e
rilasciano l ormone follicolo stimolante (FSH) e l ormone
luteinizzante (LH). Nella femmina: FSH agisce sull ovaio
(accrescimento follicolo ooforo e sintesi estrogeni); LH stimola
l ovulazione e la formazione del corpo luteo. Nel maschio: FSH
agisce sulle cellule del Sertoli (sostiene la spermatogenesi); LH
stimola la produzione di testosterone da parte delle cellule
interstiziali di Leydig. L ovaio e il testicolo producono un
peptide: l inibina (inibisce sintesi FSH).
• cellule tireotrope ! secernono l ormone tireotropo (TSH),
che stimola le cellule dei follicoli tiroidei a produrre T3 e T4.
• cellule corticotrope o #-lipotrope (ACTH –LPH cells) !
le cellule del lobo distale producono ACTH e beta-lipotropina.
L ACTH stimola la zona fascicolata del surrene a produrre
ormoni glicoattivi. Le cellule del lobo intermedio producono più
ormoni derivati dalla scissione di un unica proteina detta POMC;
tra questi l ormone melanocitostimolante (MSH) e le beta-
endorfine.
Sono di 2 tipi:
" Esempio:
NEUROIPOFISI
GHIANDOLE SURRENALI
Sono costituite da 2
ghiandole endocrine
che hanno origine e
funzione diverse:
-CORTICALE
che si divide in:
$ Zona glomerulare
$ Zona fascicolata
$ Zona reticolare
-MIDOLLARE
PARTE CORTICALE:
è organizzata in 3 zone concentriche costituite dall esterno
all interno da cordoni cellulari organizzati diversamente nello spazio.
Si distinguono:
PARTE MIDOLLARE:
occupa la parte centrale; è organizzata in cordoni cellulari separati da un
connettivo molto vascolarizzato. Le cellule sono rappresentate da rare
cellule simpatiche gangliari e dai feocromociti o cellule cromaffini
(capacità di precipitare i sali di cromo dovuta alla presenza di amine a
nucleo catecolico ! catecolamine).
Gli ormoni tiroidei hanno diverse funzioni che possono essere così generalizzate:
• EFFETTI METABOLICI
La tiroide regola il metabolismo basale (consumo di O2) dell organismo, l organo bersaglio
degli ormoni tiroidei è, in questo caso, l insieme dei mitocondri.
• EFFETTI SULLO SVILUPPO E SUL DIFFERENZIAMENTO
Gli ormoni tiroidei regolano e controllano le sintesi proteiche influenzando il tasso di
accrescimento dei tessuti e il differenziamento.
!
La carenza di ormoni tiroidei ostacola lo sviluppo embrionale e il differenziamento tissutale.
ISOLE DI LANGERHANS
PANCREAS
Parte esocrina!
+parte endocrina (isolotti più chiari)!
Caratteristiche:
Sono cellule poliedriche riunite in gruppi in stretto contatto con capillari sanguigni.
Nucleo ovale, a volte 2 nuclei.
REL sviluppato, costituito da cisterne che talvolta si dispongono in modo concentrico
intorno a gocciole lipidiche. Le membrane del REL contengono enzimi per la sintesi
degli androgeni.
Le funzioni della gonade maschile, come quelle della gonade femminile, sono sotto il
controllo degli ormoni ipofisari FSH e LH.
L ormone FSH è importante per la spermatogenesi: agisce sulle cellule del Sertoli
(cellule di sostegno all'interno dei tubuli seminiferi), che producono una proteina
detta ABP che lega gli androgeni e li trasporta nel tubulo seminifero sostenendo così
la spermatogenesi.
L ormone LH induce il rilascio da parte delle cellule di Leydig di ORMONI
ANDROGENI, ormoni di tipo steroideo, tra i quali il più importante è il
TESTOSTERONE indispensabile per l ultima parte della spermatogenesi e per il
differenziamento e mantenimento dei caratteri sessuali secondari del maschio.
SPERMATOZOI
all interno di un tubulo seminifero
ATTIVITA ENDOCRINA DELLE GONADI FEMMINILI:
La componente endocrina della gonade femminile (ovaio) è rappresentata dai FOLLICOLI
OVARICI (GHIANDOLA ENDOCRINA A CELLULE INTERSTIZIALI) e dai CORPI
LUTEI (GHIANDOLA ENDOCRINA A CORDONI SOLIDI), che derivano dai primi in
seguito al fenomeno dell ovulazione.
A questi si aggiungono ammassi irregolari di cellule sparse nello stroma ovarico con
diverse attività endocrine.
Nel corso della maturazione attorno ad ogni follicolo costituito dall ovocita circondato
dalle cellule follicolari (tonaca granulosa), lo stroma si organizza in due zone concentriche,
la più interna delle quali (TECA INTERNA) è formata da cellule ad attività endocrina.
Le cellule della teca producono testosterone, questo viene assunto dalle CELLULE DELLA
GRANULOSA che, sotto l influenza dell FSH, lo trasformano in estradiolo (ormone
estrogeno di natura steroidea).
Il follicolo ovarico, arrivato al massimo del suo accrescimento, subisce l azione dell LH
ipofisario in seguito al quale le cellule della granulosa cominciano a secernere
progesterone. Questo steroide provoca le maturazione dell ovocita e induce l ovulazione.
Avvenuta l ovulazione, la parete del follicolo si collassa e le cellule tecali insieme a quelle
della granulosa danno origine al CORPO LUTEO, capace di secernere elevate quantità di
progesterone e di estrogeni.
Se non avviene la fecondazione il corpo luteo degenera e si trasforma in CORPUS
ALBICANS.
• t. connettivo lasso
• t. connettivo denso
• t. connettivo reticolare
• t. connettivo elastico
• t. adiposo
• t. cartilagineo
• t. osseo
• sangue e linfa
T. C. LASSO T. C. DENSO T. ADIPOSO
Sostanza fondamentale
E costituita soprattutto da macromolecole eterogenee quali:
• Glicosaminoglicani (GAG)
• Proteoglicani
• Glicoproteine
Componente fibrillare
E costituita da:
• Fibre collagene
• Fibre reticolari
• Fibre elastiche
MATRICE EXTRACELLULARE DEL TESSUTO CONNETTIVO
SOSTANZA FONDAMENTALE:
È costituita da macromolecole eterogenee quali i glicosaminoglicani (GAG), i
proteoglicani e le glicoproteine.
(tropocollagene)
I principali tipi di collagene sono:
umor vitreo
Epidermide (Ep):
Tessuto epiteliale pavimentoso
pluristratificato cheratinizzato
Derma (De):
Tessuto connettivo denso
Ipoderma:
Tessuto connettivo lasso
stroma o connettivo interstiziale di molti organi
tendine
2) A fasci intrecciati
Le fibre collagene si organizzano in
fasci di varie dimensioni frammisti a
fibre elastiche. I fasci hanno decorso
ondulato e si intrecciano tra di loro in
tutte le direzioni. Si trova nel derma
della cute (dove ci sono anche fibre
elastiche), nelle fasce muscolari, nella
sclera e nella tonaca albuginea del
testicolo.
testicolo
derma
Epidermide:
Tessuto epiteliale pavimentoso
pluristratificato cheratinizzato
Derma:
Tessuto connettivo denso
Ipoderma:
Tessuto connettivo lasso
3) Capsulare
Fibre disposte irregolarmente (a fasci intrecciati) che nel loro
insieme sostituiscono la capsula esterna di numerosi organi (fegato,
rene, milza, linfonodi, timo…).
timo linfonodo
4) A fasci incrociati
Fasci di fibre che si incrociano
tra loro. Nei fasci le fibre sono
disposte parallelamente tra loro.
E tipico della cornea.
cornea
5) Lamellare
Fibre collagene a decorso anulare che costituiscono lamelle
concentriche.
Tipicamente si trova nella capsula di sostegno dei corpuscoli di Pacini
(corpuscoli sensitivi) presenti nella sottocute.
TESSUTI CONNETTIVI ELASTICO E RETICOLARE
Sono tessuti connettivi formati prevalentemente da fibre elastiche e/o
da fibre reticolari. Entrambi i tipi di fibra non possono essere distinti
con le comuni colorazioni usate in Istologia (ad esempio ematossilina/
eosina), ma esistono colorazioni specifiche.
Localizzazione:
Abbondanti in organi fortemente estensibili: legamenti, nel polmone, nella vescica,
nella pelle; e nella tonaca media delle arterie di grosso calibro.
Le fibre collagene intrecciandosi con le fibre elastiche limitano la distensibilità del
tessuto prevenendone la lacerazione dovuta all’eccessivo stiramento.
Origine:
Sono prodotte da fibroblasti e cellule muscolari lisce.
Come si presentano:
Le fibre elastiche possono essere isolate, unite a formare reti, plessi o
lamine.
Fibre elastiche nel derma
1.
T epiteliale adipociti
Le fibre reticolari vengono evidenziate selettivamente da colorazione
argentica (ad es. Bielschowsky ⇒ nero (fondo giallo-marrone).
formano una trama tridimensionale nel parenchima epatico
formano l impalcatura di sostegno di ghiandole e organi linfoidi
(non nel Timo).
Fegato Linfonodo
Docente: Prof.ssa Emanuela Marcenaro
Componente
cellulare
Tessuti di origine Sopporta
mesenchimale Sostanza forze
fondamentale pressorie
Matrice
extracellulare
Resiste
Componente alla
fibrillare trazione
Si dividono in:
L e c e l l u l e d e i t e s s u t i c o n n e t t i v i
propriamente detti e di quelli specializzati
derivano dalla CELLULA MESENCHIMALE
(CELLULA STAMINALE MULTIPOTENTE)
In coltura: forma
tipica a fuso con
zona centrale
rigonfia contenente
il nucleo.
I FIBROBLASTI differenziano in FIBROCITI
1) t e s s u t o a d i p o s o B I A N C O o G I A L L O o
UNILOCULARE→ più diffuso, costituisce il grasso
corporeo
Il tessuto adiposo è
ricco di vasi sanguigni.
Nelle comuni preparazioni istologiche, la goccia lipidica viene
perduta in seguito ad estrazione dei lipidi da parte dei solventi
organici (come lo xilene) utilizzati. Quindi la parte centrale della
cellula contenente i lipidi appare vuota e il tessuto adiposo
sembra una sottile rete poligonale.
I lipidi possono essere preservati impiegando particolari coloranti
solubili nei lipidi quali il Sudan III (nero), il Sudan IV (arancione),
osmio (nero) o il Blu Nilo.
Colorazioni argentiche mostrano che gli adipociti sono circondati da
fibre reticolari (collagene di tipo III).
DISTRIBUZIONE DEL TESSUTO ADIPOSO BIANCO
Esiste un:
Ø Si trova anche nel midollo osseo e a riempire gli interstizi tra altri
tessuti.
Ø Nel palmo delle mani e nella pianta dei piedi, attorno alla superficie
esterna del cuore e attorno ai globi oculari funziona da cuscinetto
ammortizzatore (protezione di tipo meccanico).
FUNZIONI DEL TESSUTO ADIPOSO BIANCO
Ø riserva energetica
Ø isolante termico (no dispersione di calore)
Ø sostegno e protezione meccanica
Ø mantenimento della forma di alcune parti del corpo
(guance)
Ø ammortizzatore
FUNZIONI METABOLICHE DEL TESSUTO ADIPOSO BIANCO
La leptina agisce sul sistema nervoso centrale, modulando i neuropeptidi che regolano
l’appetito (diminuzione del senso della fame) e innalzando il dispendio energetico; svolge
pertanto la funzione di FATTORE DI SAZIETA’.
Nei soggetti umani obesi i livelli di leptina nel siero sono elevati: probabilmente i loro
adipociti sono resistenti all’azione della leptina.
Al contrario, nei soggetti che hanno perso peso hanno dimostrato una diminuizione dei livelli
serici di leptina: forse la leptina protegge l’organismo dalla perdita di peso in condizioni di
digiuno.
Anche l’INSULINA è coinvolta nel metabolismo del tessuto adiposo e nella regolazione
del peso corporeo: aumenta la conversione di glucosio in trigliceridi.
Sia la leptina sia l’insulina agiscono sui centri nervosi che hanno sede nell’ipotalamo.
IL TESSUTO ADIPOSO PRODUCE ALTRI ORMONI
MA ANCHE FATTORI DI CRESCITA E CITOCHINE
tessuto adiposo
BIANCO o UNILOCULARE
lipasi ossidazione
acidi grassi trigliceridi acidi grassi ATP
glucosio
amminoacidi
tessuto adiposo
BRUNO o MULTILOCULARE
ossidazione
acidi grassi calore
L’attività termogenica del tessuto adiposo bruno
è regolata da proteine disaccopppianti che si trovano nei mitocondri
Infatti nelle creste
mitocondriali del
tessuto adiposo
bruno vi sono alte
concentrazioni di
una proteina canale
nota come UCP1 o
termogenina.
Questa proteina è
priva di attività
e n z i m a t i c a
ATPsintasica, quindi
permette ai protoni
di muoversi secondo
il loro gradiente
elettrochimico e
l’energia che si
libera viene
dissipata sotto
forma di calore.
ISTOGENESI DEGLI ADIPOCITI
Come tutte le cellule del tessuto
connettivo, gli adipociti derivano da
cellule mesenchimali. Le cellule
mesenchimali danno luogo a fibroblasti e a
cellule simili ai fibroblasti che
differenzieranno in lipoblasti precoci (o
preadipociti).
I lipoblasti precoci sono descritti come
cellule destinate a differenziare in
adipociti, ma morfologicamente
indistinguibili dai fibroblasti. Infatti
presentano una forma allungata con
multipli processi citoplasmatici,
abbondante RE e Golgi. Nel feto,
inizialmente i lipoblasti precoci si
formano lungo i vasi sanguigni di piccolo
calibro e non contengono lipidi.
I lipoblasti intermedi incominciano ad
accumulare lipidi e ad acquisire la tipica
morfologia degli adipociti. Le cellule
assumono una forma ovale, si sviluppa il
REL e compaiono piccole gocce lipidiche
attorno al nucleo ⇒ adipocita
multiloculare.
I lipoblasti tardivi posseggono dimensioni
maggiori e forma sferica. Le gocce
lipidiche si uniscono a formare un unico
vacuolo che occupa quasi tutta la cellula.
Gli adipociti o lipociti maturi sono
caratterizzati dal possedere un nucleo
schiacciato in posizione eccentrica e il
citoplasma ridotto ad un sottile anello
attorno al vacuolo lipidico che occupa Nel tessuto adiposo bruno, le gocciole
lipidiche rimangono separate.
quasi tutta la cellula. ⇒ adipocita
monoloculare Nel tessuto adiposo bianco le gocciole si
fondono formando un’unica goccia lipidica.
TESSUTO CARTILAGINEO: caratteristiche generali
TESSUTI DI ORIGINE MESENCHIMALE: Nella sua forma matura è costituito da:
1. Cellule: CONDROCITI
! Tessuti connettivi trofici (sangue e linfa) # In genere è rivestito da una lamina di
tessuto connettivo fibroso denso che
contiene vasi: il PERICONDRIO.
! In alcuni vertebrati inferiori (esempio: i Selaci), In base ai caratteri istologici e alle
costituisce lo scheletro definitivo dell animale prestazioni funzionali, si distinguono 3 tipi di
cartilagine:
3) CARTILAGINE FIBROSA
TESSUTO CARTILAGINEO: distribuzione 1) CARTILAGINE IALINA
zona di proliferazione*
# L a zona di proliferazione*
Disposizione delle cellule da epifisi verso diafisi:
consente l allungamento
dell osso.
% zona delle cellule a riposo ! cellule senza
caratteristiche particolari; basso indice mitotico
# L ’ormone della crescita o
ormone somatotropo (GH)
% zona di proliferazione ! ripetute mitosi trasversali; prodotto dall’adenoipofisi regola
condrociti appiattiti in colonne parallele all asse maggiore la proliferazione della
dell osso (cartilagine seriata) cartilagine.
% zona delle cellule ipertrofiche ! no mitosi;
condrociti aumentano di volume, inizia mineralizzazione della
matrice. # La cartilagine metafisaria viene
% zona delle cellule in degenerazione ! sostanza progressivamente sostituita da
fondamentale calcificata tessuto osseo (ossificazione
indiretta).
Le fibre collagene sono scarse, si riducono drasticamente
nella zona delle cellule ipertrofiche. # L a s o s t i t u z i o n e c o m p l e t a
avviene alla pubertà con
Da zone non mineralizzate a zone calcificate ! aumento della
conseguente cessazione
% di mucopolisaccaridi acidi.
dell allungamento dell osso e
quindi dell accrescimento
dell individuo.
2) CARTILAGINE ELASTICA CARTILAGINE ELASTICA
! La struttura generale è simile alla cartilagine ialina; tuttavia la matrice è più
scarsa e contiene meno proteoglicani ma abbondanti FIBRE ELASTICHE (colore
giallastro).
! Le fibre elastiche variano in % nelle diverse sedi.
a) Dà sostegno al: ! Sono sottili e scarse nella zona sub-pericondrale.
% padiglione auricolare ! Sono più abbondanti nelle parti profonde dove formano reti.
% parte del condotto uditivo esterno ! Sono presenti anche nel pericondrio.
% tromba di Eustachio
b) Costituisce alcune cartilagini laringee e le cartilagini dei bronchioli più distali ! I condrociti hanno caratteri simili a quelli della cartilagine ialina, tuttavia le
mitosi sono eccezionali ed eventuali gruppi isogeni sono costituiti da pochi
elementi.
3) CARTILAGINE FIBROSA La cartilagine fibrosa deriva dall associazione di un normale tessuto denso e di
cartilagine ialina.
E di colore biancastro e presenta aspetti eterogenei a seconda della sede in cui si trova: I condrociti della cartilagine fibrosa sono simili per morfologia a quelli della
! dischi intervertebrali cartilagine ialina e si presentano come cellule isolate, in file indiane o in gruppi
! sinfisi pubica isogeni.
! dischi e menischi intrarticolari I condrociti sono separati da numerose fibre di collagene di tipo I che formano
! zone di inserzione di tendini e legamenti sulla cartilagine grossi fasci paralleli e da meno proteoglicani degli altri tipi di cartilagine.
SINFISI PUBICA
• Gli osteoclasti, a differenza degli altri tipi di cellule del • Il tessuto osseo delimita un sistema di cavità nelle quali è
t.osseo, derivano da cellule del sistema monocito-macrofagico e localizzato il MIDOLLO OSSEO.
hanno la funzione di decalcificare la componente inorganica e di
digerire enzimaticamente la componente organica consentendo
così il rimodellamento osseo.
A seconda che la matrice extracellulare sia disposta o meno a costituire
lamelle, sul piano morfologico si distinguono 2 tipi di tessuto osseo:
TESSUTO OSSEO LAMELLARE
Lamelle interstiziali
trabecole ossee
Osso spugnoso
Osso compatto
Altra figura
OSSIFICAZIONE DIRETTA
OSSIFICAZIONE % Avviene a livello delle ossa piatte, mandibola e clavicola.
SANGUE
Il sangue è un tessuto connettivo particolarmente differenziato.
E formato da: ELEMENTI FIGURATI (45%) + PLASMA (55%).
Tale rapporto è detto EMATOCRITO e valuta, in condizioni normali, la massa
circolante di eritrociti.
Nell adulto, il SANGUE è pari a 1/12 del peso corporeo: circa 5-6 litri.
La VES è elevata quando gli eritrociti sono raggruppati a causa della presenza di
livelli abnormi di fibrinogeno e globuline (proteine del plasma). Di solito queste
proteine sono prodotte in risposta ad una grave infezione, alla infiammazione di
vasi sanguigni e in alcuni tipi di tumore come il mieloma multiplo.
Plasma
% in Peso (% in peso) Proteine (7%)
Sost organiche
% in
Volume Lipidi
(5 litri)
Glucidi
Altri fluidi e tessuti
92% Acqua
90%
Plasma
Sangue 55%
Sali minerali
8% Sost inorganiche 1%
in forma
ionica
Elementi Figurati
(x mm3)
Elementi
Figurati Piastrine
45% 200-300.000/mm3
Globuli Bianchi
6-9.000/mm3
Neutrofili 50-70%
Linfociti 20-40%
Funzioni:
• trasportare alle cellule dell organismo le sostanze assorbite a livello intestinale
• trasportare alle cellule dell organismo l ossigeno assunto per via respiratoria
• trasportare le cellule immunocompetenti negli organi linfoidi secondari, dove hanno luogo le
risposte immunitarie specifiche contro i patogeni.
Caratteristiche fisiologiche dell eritrocito " l ambiente interno del globulo rosso ha la
stessa pressione osmotica del plasma (in soluzione ipertonica " raggrinzimento; in
soluzione ipotonica " emolisi).
L O2 viene trasportato dal globulo rosso legato all Hb in esso contenuta
L 80% della CO 2 è
trasportata dal plasma
sotto forma di
bicarbonati.
GLI ERITROCITI CONTENGONO EMOGLOBINA (Hb)
L Hb costituisce il 95% di tutte le proteine citoplasmatiche dei globuli rossi.
E una proteina composta da 2 parti: una parte proteica e una parte non
proteica.
La parte proteica è costituita da 4 catene polipetidiche a 2 a 2 uguali (globine).
La parte non proteica (o prostetica) è formata dal gruppo eme (" dà il colore
al sangue) " 1 gruppo eme ogni catena globinica (4 in tutto).
Quindi, ogni molecola di Hb consta di 4 sub-unità ciascuna costituita da 1
catena globinica associata ad 1 gruppo eme.
megacariocito
In vitro:
Se mettiamo sangue fresco in una provetta in 10 minuti si trasforma in una massa
rossa detta COAGULO. Dopo ' 1 h , da questa massa viene spremuto un liquido limpido
e giallino, il SIERO " retrazione del coagulo. Il componente plasmatico che solidifica
è la proteina FIBRINOGENO che viene trasformata nella forma filamentosa e
insolubile FIBRINA dall enzima TROMBINA. Questo enzima è presente nel plasma in
forma inattiva, la PROTROMBINA, e viene attivato ad opera di fattori plasmatici e
piastrinici della coagulazione. La fibrina trattiene le piastrine, i globuli rossi e i
leucociti.
In vivo:
Le piastrine partecipano al processo dell EMOSTASI, cioè a quella serie di reazioni
biochimiche e cellulari, sequenziali e sinergiche, che hanno lo scopo di riparare le
lesioni vasali e arrestare la perdita di sangue dai vasi (emorragia).
EMOSTASI
In condizioni normali l endotelio
possiede proprietà anti-piastriniche,
anticoagulanti e fibrinolitiche ma,
dopo attivazione, anche pro-
coagulanti. L equilibrio fra tali
attività è critico nel determinare se
un trombo si formerà, si propagherà
o verrà dissolto.
AUMENTO
RIDUZIONE
TROMBOSI
EMORRAGIA
FORMULA LEUCOCITARIA:
% di ogni tipo di leucocita in GRANULOCITI BASOFILI 0,5-1%
rapporto al numero totale dei
leucociti
MONOCITI 3-8%
LINFOCITI 20-40%!
LEUCOCITI o GLOBULI BIANCHI (G.B.)
Funzione " difendere l organismo dall attacco dei patogeni. Tale difesa si
attua con 2 distinti meccanismi:
STRISCIO DI SANGUE
LEUCOCITI o GLOBULI BIANCHI (G.B.)
I leucociti o globuli bianchi vengono distinti in 2 grandi categorie:
1) GRANULOCITI o POLIMORFONUCLEATI (neutrofili; eosinofili; basofili)
(hanno granuli nel citoplasma e hanno il nucleo formato da 1 o più lobi)
2) AGRANULOCITI o MONONUCLEATI (monociti; linfociti T, B, NK)
FORMULA LEUCOCITARIA:
% di ogni tipo di leucocita in GRANULOCITI BASOFILI 0,5-1%
rapporto al numero totale dei
leucociti
MONOCITI 3-8%
LINFOCITI 20-40%!
GRANULOCITI NEUTROFILI
COMPLEMENTO
" Nei processi difensivi come la fagocitosi, o processi immunologici
determinati da Ab viene chiamata in causa una componente importante
del plasma denominata COMPLEMENTO.
Al termine del
processo, il
m a t e r i a l e
degradato (corpo
residuo) può
essere espulso
dalle cellule
a t t r a v e r s o
l’esocitosi
GRANULOCITI EOSINOFILI
2-4% dei leucociti, 12-14 µm di diametro
Contengono 2 tipi di granuli:
! granuli acidofili (per la presenza di proteine
basiche)
! granuli azzurrofili (lisosomi).
I granuli acidofili contengono: enzimi (istaminasi,
collagenasi, arilsulfatasi…) nella matrice + 1
cristalloide al centro.
Il cristalloide contiene a sua volta la proteina
basica maggiore (MBP) e la proteina cationica degli
eosinofili (ECP), entrambe tossiche per i parassiti.
Intervengono nelle malattie allergiche e nelle infestazioni da parassiti (!
producono sostanze tossiche che causano danni ai patogeni).
Hanno recettori per le IgG (CD32), ma anche per le immunoglobuline E (IgE)
(a bassa affinità: Fc&RII). Le IgE aumentano nelle risposte allergiche.
GRANULOCITI BASOFILI
0,5-1% dei leucociti, 10-12 µm di diametro.
Contengono 2 tipi di granuli:
! granuli basofili (per la presenza di proteine acide)
! granuli azzurrofili (lisosomi).
I granuli basofili contengono EPARINA,
ISTAMINA, SRS-A e PDG2.
L EPARINA impedisce la coagulazione.
L ISTAMINA provoca vasodilatazione e aumenta la permeabilità dei capillari.
L SRS-A (slow-reacting-substance-Anaphylaxis) è una miscela di 3 leucotrieni
che ha azione contraente sulla muscolatura liscia.
Le PDG2 sono prostaglandine con azione chemiotattica su Neutrofili ed
Eosinofili.
I MASTOCITI contengono gli stessi granuli ed hanno le stesse funzioni, la
differenza è che i basofili sono nel sangue, i mastociti sono cellule residenti del
tessuto connettivo.
REAZIONI ALLERGICHE E
PRODUZIONE DI IgE
Allergene
LEUCOCITI MONONUCLEATI:
MONOCITI
3-8% dei leucociti, 14-17 µm di diametro.
Nucleo ad aspetto reniforme, più raramente tondeggiante
(monociti più immaturi). Lisosomi abbondanti nel citoplasma.
I monociti maturi vengono immessi dal midollo osseo nel sangue,
dove permangono per 24-72 h, e poi o muoiono o migrano nei
tessuti verso focolai infiammatori dove risiedono per periodi
variabili di tempo (mesi).
I monociti migrati nei tessuti si trasformano in MACROFAGI o
in CELLULE DENDRITICHE, a seconda dell’ambiente citochinico
in cui si trovano immersi, e iniziano un’intensa attività
fagocitica.
Modificazioni morfologiche principali:
- aumento volumetrico
- nucleo ovale ed ampio
- citoplasma più abbondante
- abbondante corredo lisosomiale
- emissione di espansioni della membrana.
MACROFAGI RESIDENTI
MACROFAGI
MHC-II
PEPTIDI Funzione di APC
ANTIGENICI
MHC-I
CCR7 MHC-II
• Bassa capacità di riconoscimento e
internalizzazione del patogeno
MOLECOLE
CO-STIMOLATORIE ("TLR, "DEC-205)
MHC-I
mDC • Espressione di molecole MHC di
classe I e II, molecole co-
stimolatorie come CD40, CD58, CD80
e CD86, molecole di adesione come la
lectina DC-SIGN ' alta capacità di
presentare l antigene!APC
LYMPH NODES
MIGRATION • Espressione di CCR7 ' migrazione
nei linfonodi
LINFOCITI
20-40% dei leucociti (linfociti T !60-80%, B ! 5-15%, NK
! 10-20%).
Circolano nel sangue, ma popolano anche gli organi e i
tessuti linfoidi.
I linfociti circolanti nel sangue si trovano allo stato di
riposo (cellule non attivate) e si presentano sotto forma di
piccole cellule con elevato rapporto nucleo-citoplasmatico.
Il nucleo appare tondeggiante con all interno una
cromatina fortemente condensata (eterocromatina). Rari i
mitocondri; RER e Golgi poco sviluppati. Sono detti
PICCOLI LINFOCITI (7-8 µm).
I linfociti che popolano gli organi e i tessuti linfoidi periferici sono attivati
perché hanno incontrato l antigene (Ag). Il nucleo ha forma più irregolare, il
RER e il Golgi sono più sviluppati. Sono detti GRANDI LINFOCITI o LGL
(large granular lymphocytes).
Natural Killer in quanto sono caratterizzati da alta attività citotossica (anti-virale e anti-
tumorale) senza bisogno di espansione clonale e differenziamento (come i linfociti T e B,
appartenenti all immunità specifica).
Le cellule NK esprimono sulla loro superficie recettori di tipo inibitorio (iKIR) e recettori
di tipo attivatorio (NCR).
I recettori inibitori delle cellule NK, inibiscono il funzionamento dei recettori attivatori
NK.
I ligandi dei recettori inibitori NK sono le molecole di HLA di classe I, ossia glicoproteine
di membrana espresse da quasi tutte le cellule umane nucleate.
I ligandi dei recettori attivatori NK non sono ancora noti, tuttavia si sa sono up-regolati
su cellule che hanno subito modificazioni in seguito a stress, trasformazione tumorale o
infezione virale.
Le molecole di HLA di classe I possono essere meno espresse o non espresse totalmente
su cellule tumorali o infettate da virus.
Quindi, quando siamo in presenza di cellule tumorali o di virus, i recettori inibitori NK,
non vedendo più il proprio ligando (in quanto down-regolato), non possono più funzionare.
Il mancato funzionamento dei recettori inibitori, permette il funzionamento dei recettori
attivatori NK, che riconoscendo il proprio ligando (ancora non noto) sulle cellule
trasformate, saranno in grado di ucciderle liberando sostanze citotossiche.
TLR
Other
receptors
NCR-L
NCR
NORMAL
NO KILLING
CELL
IL-12
NK
self HLA-I
iKIR
Le cellule NK uccidono le cellule che modificano o perdono
l espressione delle molecole di HLA di classe I come le
cellule tumorali o le cellule infettate da virus
TLR
Other
receptors
TUMOR
NCR
NK
VIRUS
iKIR infected
cell
2) IMMUNITA ADATTATIVA o SPECIFICA
! E mediata dai linfociti T e B, presenti a livello di Organi Linfoidi Secondari
(Linfonodi, Milza, MALT).
" Il
sistema immunitario ha una ORGANIZZAZIONE CLONALE ! la
maturazione dei linfociti T e B porta alla generazione di cellule che
esprimono recettori di membrana capaci di riconoscere
specificamente gli antigeni.
CELLULE EFFETTRICI
Ag
CELLULE MEMORIA
LINFOCITI T
I linfociti T sono responsabili dell IMMUNITA CELLULARE o cellulo-mediata
Il recettore per l Ag è
rappresentato dal complesso
TCR/CD3.
Esistono 2 tipi di TCR: TCR
"/# (95%) e TCR $/% (5%).
Funzione del CD3 !
trasdurre all interno della
cellula il segnale attivatorio
dovuto all interazione TCR /
Ag specifico.
RICONOSCIMENTO ASSOCIATIVO dell’ANTIGENE
• L organo mieloide per eccellenza è il MIDOLLO OSSEO; in esso vengono prodotti gli ERITROCITI,
i GRANULOCITI, i MONOCITI e le PIASTRINE.
• Negli organi linfoidi primari hanno luogo tutte le tappe differenziative che, a partire
da cellule staminali già orientate verso la linea linfoide, portano alla produzione di
linfociti maturi (B nel midollo osseo; T nel timo): FASE ANTIGENE INDIPENDENTE.
• Gli organi linfoidi secondari sono la sede in cui i linfociti svolgono le loro funzioni dopo
attivazione in seguito ad incontro con l Antigene: FASE ANTIGENE DIPENDENTE.
MIDOLLO OSSEO
TIMO
Ha una costituzione lobulare. Dalla
capsula partono setti connettivali che
suddividono l organo in lobuli.
$ ZONA CORTICALE
$ ZONA PARACORTICALE
$ ZONA MIDOLLARE
ZONA CORTICALE ! area B-dipendente ! organizzazione in FOLLICOLI
Nodulo linfatico a
livello intestinale
Tonsilla palatina
Appendice cecale
TESSUTO MUSCOLARE
E un tessuto particolarmente differenziato a cui è devoluta la funzione
contrattile.
Meccanismo:
Energia Chimica si trasforma in Energia Meccanica tramite IDROLISI di
ATP.
Localizzazione:
Costituisce i muscoli scheletrici di tutto il corpo,
responsabili del movimento delle ossa.
I mitocondri sono numerosi, si trovano subito sotto il sarcolemma , disposti in file parallele
tra le miofibrille. La loro funzione è proprio quella di fornire ATP per far avvenire la
contrazione.
I nuclei sono numerosi (anche 100 per fibra), sono appiattiti e disposti subito sotto il
sarcolemma.
Struttura fibra scheletrica:
Dalla faccia interna di questa guaina si dipartono sepimenti che vanno a circondare più fasci di fibre
muscolari, prendendo il nome di PERIMISIO.
Sottili setti più delicati si estendono dal perimisio a circondare le singole fibre muscolari costituendo
l ENDOMISIO, formato da fibre reticolari, capillari sanguigni e cellule connettivali.
Una fitta rete capillare assicura la nutrizione del tessuto muscolare che, inoltre, è molto innervata.
Notare la striatura
trasversale dovuta
all’alternanza di bande
chiare e scure lungo
l’asse maggiore delle
fibre
Notare la disposizione
periferica dei nuclei N
MIOFIBRILLE
Esaminate al microscopio a contrasto di fase, presentano una successione regolare di bande
chiare e scure.
Bande chiare: dette bande I sono divise in 2 parti uguali da una stria sottile detta stria Z
Bande scure: dette bande A sono occupate nella parte centrale da una sottile banda più
chiara detta stria di Hensen o banda (H), a sua volta attraversata da una linea netta sottile
→ stria (M)
Ne esistono di 2 tipi:
MIOFILAMENTI SOTTILI:
Sono situati nella banda I e penetrano nella banda A arrivando ai limiti
della stria H. 5-7 ηm di spessore, 1ηm di lunghezza.
L insieme di neurone + fibra nervosa (assone più suo rivestimento) + fibre muscolari da
esso innervato costituisce un unità funzionale nota come UNITA MOTORIA.
Ogni fibra nervosa penetra nel connettivo del muscolo, si suddivide più volte e raggiunge le
fibre muscolari in punti specifici (zone di sarcoplasma prive di miofibrille), in
corrispondenza dei quali termina con strutture denominate giunzioni neuromuscolari o
placche motrici
LE GIUNZIONI NEUROMUSCOLARI
Una PLACCA MOTRICE è costituita da:
Responsabili dello scorrimento sono le teste della miosina che formano i PONTI TRASVERSALI.
Detti ponti si attaccano a siti specifici della molecola di actina G e poi ruotano determinando lo
spostamento del filamento sottile verso il centro della banda A.
Per avere un apprezzabile scorrimento ciascun ponte deve ripetere più e più volte questa funzione.
La testa della miosina è dotata di attività ATPasica, quindi, all arrivo dell impulso nervoso. l ATPasi
scinde l ATP in ADP⇒liberazione di energia⇒contrazione simultanea di tutte le miofibrille.
MUSCOLO
STIRATO
MUSCOLO RILASSATO
MUSCOLO CONTRATTO
FASI DELLA CONTRAZIONE MUSCOLARE
Se non c è legame di ATP, la testa della miosina rimane legata alla actina..
Questa condizione è conosciuta come configurazione di rigor e spiega la
rigidità cadaverica, il cosiddetto RIGOR MORTIS .
Dopo la morte, infatti, cessa la liberazione attiva di ioni Ca++ e si determina
la scomparsa dell ATP ⇒ formazione di complessi miosina-actina dotati di
grande stabilità definiti complessi rigor.
ALTERAZIONI DEL TESSUTO MUSCOLARE
STRIATO SCHELETRICO
Il tessuto muscolare striato scheletrico può essere sede di anomalie dovute ad:
anomalie dirette: eventi patologici che riguardano le fibre muscolari
anomalie indirette: patologie legate ad organi circostanti.
ANOMALIE DIRETTE
Es. malattie congenite caratterizzate da un diminuito tono muscolare, quali la miastenia grave e la distrofia di
Duchenne.
patologie tossiche legate ad aumentata produzione di acido lattico e diminuita produzione di ATP (per es. dopo
prolungato lavoro muscolare)
eventuali contrazioni eccentriche di muscoli interessati in determinate attività motorie possono causare lesioni
delle componenti contrattili delle fibre muscolari (strappo muscolare)
alcuni agenti infettivi come il Clostridium tetani, sono responsabili con la loro tossina della comparsa di uno
spasmo muscolare continuo per una depolarizzazione rapidissima dei nervi motori.
ANOMALIE INDIRETTE
patologie legate al sistema nervoso: in caso di interruzione dell innervazione determinano atrofie muscolari,
con diminuzione della massa muscolare, e comparsa di contrazioni anomale
alterazioni patologiche che determinano modificazioni della sintesi dell accumulo dell acetilcolina.
esposizione a sostanze tossiche che possono bloccare i recettori per il mediatore chimico (curaro, ecc.)
l immobilizzazione di un segmento corporeo per patologie legate al sistema scheletrico può causare un ipotrofia
ex non usu dei muscoli interessati.
CARATTERISTICHE DEI VARI TIPI
DI FIBRE SCHELETRICHE
Nell’uomo, i muscoli sono costituiti da diversi tipi di fibre scheletriche, presenti in percentuali
variabili nei vari tipi di muscolo.
In particolare, si distinguono 3 categorie di FIBRE:
• Manca il tipico aspetto della triade (non esistono cisterne terminali e cisterne fenestrate).
Localizzazione:
Forma le tonache muscolari degli organi cavi (tubo digerente, vie
respiratorie, apparato urinario e genitale).
E presente nei dotti escretori di numerose ghiandole (cellule
mioepiteliali).
E presente nella parete di vene, arterie e tronchi linfatici maggiori.
Costituisce alcuni tratti della cute (muscolo erettore del pelo e del
capezzolo).
Costituisce i muscoli dell iride e del corpo ciliare (occhio).
LA FIBROCELLULA MUSCOLARE LISCIA
La vascolarizzazione è scarsa.
I filamenti contrattili delle fibrocellule lisce sono infatti disposti in modo meno organizzato
e non sono riconoscibili i classici sarcomeri.
Gli enzimi che presiedono alla fosforilazione e defosforilazione della miosina sono regolati
dal Ca++.
Manca la TROPONINA.
L azione del Ca++ è modulata dalla proteina CALMODULINA che ha funzione simili alla
troponina C.
Sono presenti altre due proteine il CALDESMONE (con azione inibitoria sull’attività
ATPasica della miosina) e la CALPONINA, che a riposo bloccano il sito di legame dell’actina
per la miosina.
Corpi densi
I miofilamenti sono disposti in fasci a Actina
disposizione diagonale. Miosina
Tuttavia, anche nel muscolo liscio, la contrazione avviene con il meccanismo dello
SCORRIMENTO, come negli altri tipi muscolari.
Arrivo di uno STIMOLO (impulso meccanico come uno stiramento del muscolo liscio
oppure depolarizzazione dovuta a stimolazione da parte del SNA oppure stimoli chimici,
mediati da ormoni che utilizzano secondi messaggeri)
2
3
4
Varicosità
del SNA
Giunzioni comunicanti
neurotrasmettitore
occhio
Varicosità
del SNA
neurone
PROPRIETA FISIOLOGICHE DELLA MUSCOLATURA LISCIA VISCERALE:
IL TONO MUSCOLARE
La muscolatura liscia viscerale è capace di 2 forme di attività:
-CONTRAZIONE RITMICA
-CONTRAZIONE TONICA.
Nel primo tipo di contrazione, nel tessuto insorgono spontaneamente impulsi periodici che si
propagano lungo l organismo, determinando un onda di CONTRAZIONE PERISTALTICA
(esempio: muscolatura della parete intestinale)
La contrazione tonica, invece, consiste in uno stato continuo di contrazione parziale ,
denominato TONO MUSCOLARE.
Nelle arteriole, il tono muscolare è di grande importanza nel regolare la pressione sanguigna.
Nelle cellule lisce vascolari, il tono muscolare è regolato da ormoni che stimolano la
vasocostrizione (come la vasopressina, l angiotensina e la noradrenalina) o la vasodilatazione
(come le prostaglandine e la bradichinina).
Alterazioni di questi ruoli modulatori possono essere alla base dell ipertensione.
CAPACITA RIGENERATIVA DEL TESSUTO MUSCOLARE
Nel muscolo scheletrico dell adulto invece, sono ancora presenti alcune cellule
staminali, dette cellule satelliti, in grado di differenziarsi in fibrocellule muscolari,
garantendo un seppur limitato processo rigenerativo
La proliferazione connettivale che fa seguito alla lesione avviene in maniera
quantitativamente più elevata di quella propria delle cellule satelliti, per cui alla fine
del processo si ha la formazione di un tessuto cicatriziale connettivale con
caratteristiche completamente diverse da quelle del tessuto muscolare
Le cellule muscolari lisce, infine, sono capaci di attività rigenerativa andando incontro
esse stesse a mitosi, diversamente dalle fibrocellule striate che non sono più in grado
di dividersi
CLASSIFICAZIONE ANATOMICA
DEL SISTEMA NERVOSO (S. N.)
ENCEFALO (SNC)
NERVI
(SNP)
MIDOLLO SPINALE
(SNC)
GANGLI (SNP)
! V A S I S A N G U I G N I , T E S S U T O CONNETTIVO DI
SOSTEGNO (IN PERIFERIA).
I NEURONI
! N E U R O N I c o m p l e t a m e n t e
centralizzati (quelli presenti nel
NEVRASSE:SOSTANZA GRIGIA)
I NEURONI: morfologia
# 2 prolungamenti:
$ i DENDRITI (da 1 a molti)
$ l’ASSONE o NEURITE (unico per ogni
neurone)
I corpi cellulari o pirenofori delle cellule nervose e i loro assoni tendono
ad aggregarsi separatamente, occupando aree diverse del SNC
PIRENOFORO
Nel PERICARION sono contenuti i comuni
organuli, inclusi (granuli di pigmento, gocce
lipidiche) e proteine citoscheletriche.
ASSONE
• Dal punto di vista funzionale, in genere, i dendriti ricevono gli stimoli da altri neuroni e li
conducono verso il pirenoforo (conduzione centripeta), mentre gli assoni conducono gli
impulsi nervosi in direzione distale (conduzione centrifuga).
& QUINDI, L’ASSONE PUÒ DEFINIRSI “IL PROCESSO DEL NEURONE CHE CONDUCE
IMPULSI LONTANO DALLA PORZIONE RECETTRICE DEL NEURONE STESSO”.
IL TRASPORTO ASSONICO
• L assone è percorso da un incessante flusso di organelli e molecole, che scorrono sui
microtubuli
• L a dipendenza metabolica dell assone dal pirenoforo dipende da 3 fattori
fondamentalmente:
a) la sintesi delle proteine costitutive dell assone
b) la crescita assonica
c) la sintesi dei mediatori metabolici.
• Si distinguono 2 tipi di movimento:
FLUSSO ASSONICO LENTO: UNIDIREZIONALE ANTEROGRADO (Strutture in
Movimento: Macromolecole)
FLUSSO ASSONICO RAPIDO: BIDIREZIONALE (Strutture in movimento: vescicole e
mitocondri)
CLASSIFICAZIONE DEI NEURONI
! Morfologico
! Funzionale
! Situazione topografica
MOTONEURONI
IN BASE ALLA LORO FUNZIONE
NEURONI AFFERENTI SENSITIVI: neuroni pseudounipolari
• Sono localizzati nei GANGLI SENSITIVI (GANGLI CEREBROSPINALI)
• Trasmettono gli impulsi dalla periferia (COMPONENTE RECETTORIALE) al SNC
(MIDOLLO SPINALE o TRONCO ENCEFALICO)
• I loro prolungamenti sono inclusi nelle fibre nervose AFFERENTI somatiche ed
AFFERENTI viscerali.
• Le f. n. a. somatiche trasmettono le sensazioni di dolore, temperatura, tatto e pressione
dalla sup del corpo e sensazioni di dolore e propriocezione da organi del corpo (muscoli,
tendini, articolazioni).
• Le f. n. a. viscerali trasmettono impulsi dolorifici e altre sensazioni dalle mucose, dalle
ghiandole e dai vasi sanguigni.
! NEURONI EXTRANEVRASSIALI:
situati al di fuori del nevrasse (es. cellule gangliari,
neuroni sensitivi primari…)
IN BASE AL COMPORTAMENTO DELL ASSONE
In base al comportamento dell assone, si possono distinguere 2 classi
di neuroni:
! Quindi, FIBRE NERVOSE MIELINICHE si trovano sia nel S.N.P. sia nel S.N.C.,
FIBRE AMIELINICHE solo nel S.N.P.
COMPOSIZIONE:
Differenze tra
fibre nervose centrali e periferiche
! L e f i b r e d e l S . N . P . s i a s s o c i a n o
parallelamente fra loro e con elementi
connettivali per formare i NERVI ENCEFALICI
e i NERVI SPINALI.
NERVI PERIFERICI
SEZIONE SEZIONE
TRASVERSALE LONGITUDINALE
NERVI PERIFERICI
I NERVI SPINALI si staccano dal midollo con 2 radici:
1 posteriore o dorsale ed 1 anteriore o ventrale.
La radice dorsale è formata da FIBRE AFFERENTI SENSITIVE che conducono
impulsi di senso da strutture periferiche sia somatiche sia viscerali al nevrasse.
La radice ventrale è costituita da FIBRE EFFERENTI MOTRICI che trasmettono
impulsi di moto dal nevrasse ai muscoli scheletrici e FIBRE EFFERENTI VISCERALI
dirette ai muscoli lisci, muscolo cardiaco, ghiandole.
Le due radici dorsale e ventrale subito dopo la loro emergenza dal canale vertebrale si
uniscono per formare il tronco del nervo spinale (nervi misti:31 paia).
La radice dorsale presenta nel suo decorso un GANGLIO SPINALE, nel quale sono
localizzati i corpi cellulari dei neuroni di senso (NEURONI PSEUDOUNIPOLARI).
I pirenofori dei neuroni di moto sono invece situati nelle colonne grigie anteriori del
midollo spinale (NEURONI MULTIPOLARI).
POTENZIALE DI RIPOSO
• La membrana plasmatica di tutte le
cellule è polarizzata, cioè ha una
distribuzione di cariche elettriche
disuguali tra l’interno e l’esterno
della cellula. Ciò dipende da 2
fattori: la permeabilità selettiva
della membrana (elevata per lo ione
K+ e trascurabile per lo ione Na+ e
per i grandi anioni organici
intracellulari) e la proprietà che ha il
plasmalemma di espellere
attivamente lo ione Na+ mediante
una pompa Na+/K+.
• In questo modo, il Na+ risulta più
concentrato all’esterno e il K+
all’interno. Poichè il K+ è liberamente
permeabile attraverso la membrana,
esso tende ad uscire seguendo il
gradiente di concentrazione;
all’interno della cellula quindi resta
un eccesso di cariche negative che
non vengono neutralizzate da un
corrispondente ingresso di Na+. Ne
risulta una differenza di potenziale
elettrico di valore variabile da -40
a -100mV chiamata POTENZIALE
DI MEMBRANA DI RIPOSO.
• Nelle cellule eccitabili (nervose il cui
potenziale è circa -70mV e muscolari dove
è circa -90mV) il potenziale di membrana POTENZIALE D’AZIONE
può subire notevoli variazioni, che vengono
usate come SEGNALI (queste cellule
infatti sono dotate di canali VOLTAGGIO-
DIPENDENTI (Na, K, Ca, Cl) la cui apertura
e chiusura è regolata da differenze di
potenziale).
• In queste cellule STIMOLI EFFICACI
determinano una diminuzione della
polarizzazione di membrana (o
DEPOLARIZZAZIONE) tramite l’entrata di
ioni positivi (es. ioni Na+). Se il voltaggio
raggiunge 1 certo valore-soglia, determina
l’apertura di ulteriori canali per il sodio
(Na+). Il Na+, quindi, entrerà nella cellula
spinto dal gradiente di concentrazione e
innescherà 1 transitoria ulteriore caduta
del potenziale, che non solo si annullerà ma
si invertirà, diventando positivo all’interno
rispetto all’esterno: si genera un
POTENZIALE D’AZIONE, cioè
un’inversione improvvisa e temporanea
della polarizzazione della membrana che
dopo un po’ si estingue.
• Il potenziale d’azione, una volta generato
si propaga dal punto stimolato a quelli
adiacenti creando un’onda di
depolarizzazione:
CONDUZIONE DELL’IMPULSO NERVOSO.
Le vescicole contengono mediatori chimici detti NEUROTRASMETTITORI, che sono sostanze attive
di svariata natura, dotate di una molteplice potenzialità funzionale.
Ne sono stati identificati diversi:
1. AMMINE:
ACETILCOLINA (colina+acido acetico): è il neurotrasmettitore delle giunzioni neuro-muscolari nei
muscoli scheletrici (placche motrici), è uno dei mediatori chimici principali delle sinapsi del S.N.C., di
quelle delle fibre simpatiche pregangliari e delle terminazioni parasimpatiche (sinapsi colinergiche).
2. AMMINOACIDI:
GABA (acido gamma-aminobutirrico)
GLUTAMMATO
GLICINA (spec nel midollo spinale) (GLICINA e GABA hanno funzioni inibitorie)
3. NEUROPEPTIDI
Esempi: endorfine*, endoteline, vasopressina, ossitocina.
*controllano la trasmissione a livello centrale degli impulsi diretti ai centri del dolore.
IL NEUROTRASMETTITORE SI LEGA A
RECETTORI SULLA MEMBRANA POST-
SINAPTICA, evocando specifiche risposte.
CORPUSCOLO DI PACINI:
E costituito dalle terminazioni di una
fibra nervosa intorno alla quale si
organizza una capsula lamellare:
la fibra, nel punto di ingresso nel
corpuscolo, perde il rivestimento di
mielina e forma un espansione clavata;
Le lamelle sono formate da cellule di
Schwann strettamente impaccate nella
parte interna (core interno), e da cellule
appiattite separate da fluido contenente
rare fibrille di collagene e capillari nella
parte esterna (core esterno).
NEUROGLIA
• Tutte le cellule non neurali del SNC (85%)
• Occupano gli spazi tra i neuroni " scarsa sostanza intercellulare
• Come il tessuto nervoso è di derivazione ECTODERMICA
NEUROGLIA EPITELIALE
EPENDIMA
Si distinguono un ependima tipico e un ependima atipico.
L’EPENDIMA TIPICO è un epitelio cubico-cilindrico, che riveste le cavità dei
ventricoli cerebrali e il canale centrale del midollo spinale (canale ependimale).
A differenza degli altri epiteli le cellule non poggiano su di una membrana basale, ma
hanno alla base sottili ramificazioni che si intersecano con quelle dei sottostanti
astrociti.
A livello apicale presenza di CIGLIA che sarebbero coinvolte nei movimenti del liquido
CEFALO-RACHIDIANO.
BARRIERA EMATOENCEFALICA:
Per un elevato numero di sostanze vi è una barriera alla diffusione dei capillari sanguiferi verso i
neuroni: questa barriera viene detta BARRIERA EMATOENCEFALICA ed è costituita dall endotelio
capillare e dalla sua membrana basale. I capillari del tessuto nervoso presentano un endotelio
continuo, le cui cellule sono collegate da giunzioni occludenti e da giunzioni aderenti, che determinano
le condizioni di limitata permeabilità che si verificano (ad es. è ostacolato il passaggio di farmaci e
batteri). Gli astrociti, che espandono i loro piedi terminali sui capillari, stabiliscono strette
connessioni con le cellule endoteliali e si pensa inducano in esse la formazione delle giunzioni
occludenti.
La barriera è permeabile a ossigeno, anidride carbonica e ad alcuni farmaci liposolubili. Glucosio,
nucleotidi e vitamine vengono trasportati da proteine recettoriali.
È da ricordare che la barriera è assente in alcuni capillari cerebrali, in particolare nella regione
circumventricolare.
NEUROGLIA INTERSTIZIALE
OLIGODENDROCITI
• 75% della popolazione gliale
• Sono responsabili della mielinizzazione degli assoni del SNC.
• Un singolo oligodedrocita. può mielinizzare fino a 50 assoni.
• A) Nella SOSTANZA BIANCA del SNC sono a ridosso degli ASSONI
• B) Nella SOSTANZA GRIGIA del SNC sono in stretti rapporti col PIRENOFORO.
ASTROCITI
• Le cellule gliali + numerose nella sostanza grigia
• Cellule a forma di stella con processi lunghi e ramificati che possono
terminare a livello delle membrane basali dei capillari (piedi perivascolari) e
a livello delle regioni non-sinaptiche dei neuroni. ! SCAMBI METABOLICI
TRA SANGUE e NEURONI.
• Formano una rete che avvolge le cellule e le fibre nervose riempiendo gli
spazi interposti tra queste strutture
• Importanti anche nei fenomeni di riparazione dei danni tessutali del SNC.
MICROGLIA
• L unica di origine mesenchimale
• Fa parte del sistema monocito-macrofagico.
• Sono cellule dotate di scarso citoplasma ma con prolungamenti filiformi
molto lunghi.
• In risposta a danni tissutali si trasformano in macrofagi.
MICROGLIA
NEUROGLIA PERIFERICA
CELLULE DI SCHWANN
• Formano le guaine mieliniche e amieliniche nelle fibre nervose periferiche
FIBRE AMIELINICHE