Sei sulla pagina 1di 5

..

La soluzione di Einstein[modifica | modifica wikitesto]


Lo schiacciamento fisico dei corpi proposto da Lorentz lasciava aperti molti problemi, in particolare su
quali proprietà avesse effettivamente l'etere per consentire uno schiacciamento della materia.[12] Una
più semplice alternativa fu quindi proposta da Albert Einstein abbandonando completamente l'etere e
con esso l'idea che le onde elettromagnetiche si dovessero propagare in un mezzo, supponendo
semplicemente che la luce si propaga nel vuoto ad una velocità costante indipendente dal sistema di
riferimento. Così Einstein nel suo articolo "Sull'elettrodinamica dei corpi in movimento", dopo aver
discusso le simmetrie delle equazioni di Maxwell e dei fenomeni elettromagnetici,[13] spiegò i
presupposti necessari per lo sviluppo della teoria della relatività ristretta:
(DE) (IT)
«Beispiele Ähnlicher Art, sowie die mißlungenen «Esempi simili, così come i tentativi falliti di rilevare
Versuche, eine Bewegung der Erde relativ zum il moto della Terra rispetto all'etere luminifero,
"Lichtmedium" zu konstatieren, führen zu der portano a supporre che il concetto di stato a riposo
Vermutung, daß dern Begriffe der absoluten Ruhe assoluto non corrisponda ad una proprietà dei
nicht nur in der Mechanik, sondern auch in der fenomeni fisici non solo nella meccanica ma anche
Elektrodynamik keine Eigenschaften der nell'elettrodinamica, ma piuttosto che per tutti i
Erscheinungen entsprechen, sondern daß vielmehr sistemi di coordinate in cui sono valide le equazioni
für alle Koordinatensysteme, für welche die della meccanica, valgono anche le stesse leggi
mechanischen Gleichungen gelten, auch die gleichen elettrodinamiche ed ottiche, come già dimostrato
elektrodynamischen und optischen Gesetze gelten, per le grandezze del primo ordine. Vogliamo fare di
wie dies fur die Größen erster Ordnung bereits questo presupposto (il cui contenuto sarà chiamato
erwiesen ist. Wir wollen diese Vermutung (deren di seguito il "Principio di Relatività") un postulato e
Inhalt im folgenden "Prinzip der Relativitat" genannt anche introdurre un altro postulato, apparentemente
werden wird) zur Voraussetzung erheben und incompatibile con il primo, che la luce nello spazio
außerdem die mit ihm nur scheinbar unvertragliche vuoto si propaghi sempre con una velocità V
Voraussetzung einführen, daß sich das Licht im indipendente dallo stato di moto della sorgente
leeren Raume stets mit einer bestimmten, vom emittente. Queste due condizioni sono sufficienti
Bewegungszustande des emittierenden Körpers per arrivare a una elettrodinamica dei corpi in
unabhangigen Geschwindigkeit V fortpflanze. Diese movimento semplice e libera da contraddizioni,
beiden Voraussetzungen genügen, um zu einer basata sulla stessa teoria di Maxwell formulata per i
einfachen und widerspruchsfreien Elektrodynamik corpi a riposo. L'introduzione di un "etere luminifero"
bewegter Korper zu gelangen unter Zugrundelegung si rivelerà superflua in quanto, secondo la
der Maxwellschen Theorie fur ruhende Korper. Die concezione da sviluppare, non viene introdotto né
Einfuhrung eines "Lichtäthers" wird sich insofern als uno "spazio assolutamente immobile" dotato di
uberflüssig erweisen, als nach der zu entwickelnden proprietà speciali, né viene assegnato un vettore
Auffassung weder ein mit besonderen Eigenschaften velocità ad un punto nello spazio vuoto nel quale
ausgestatteter "absolut ruhender Raum" eingeführt, avvengono i processi elettromagnetici.»
noch einem Punkte des leeren Raumes, in welchem
elektromagnetische Prozesse stattfinden, ein
Geschwindigkeitsvektor zugeordnet wird.»
(Albert Einstein[7])
La strada era lunga, ma concettualmente semplice. Per questo motivo Einstein non considerò mai la
relatività speciale come un punto d'onore: disse invece che chiunque vi sarebbe prima o poi giunto,
solo considerando le evidenze sperimentali.[14]

Postulati della relatività ristretta e conseguenze[modifica | modifica


wikitesto]
Nel 1905, in un lavoro dal titolo "Sull'elettrodinamica dei corpi in movimento", Einstein espose una
teoria, la relatività ristretta, che, anziché prevedere un sistema di riferimento privilegiato, introducendo
due postulati richiedeva la revisione dei concetti di spazio e tempo della fisica classica.[15] Il primo
postulato stabilisce la validità delle leggi fisiche in tutti i sistemi di riferimento inerziali, mentre il secondo
stabilisce che la velocità della luce nel vuoto è la stessa in tutti i sistemi di riferimento:[7]
 Primo postulato (principio di relatività particolare[16]): tutte le leggi fisiche sono le stesse in tutti i
sistemi di riferimento inerziali
 Secondo postulato (invarianza della velocità della luce): la velocità della luce nel vuoto ha lo
stesso valore in tutti i sistemi di riferimento inerziali, indipendentemente dalla velocità
dell'osservatore o dalla velocità della sorgente di luce.
Il primo postulato è un'estensione di quello di Galilei, mentre il secondo conferma quanto già ricavato
dalle equazioni di Maxwell, secondo le quali la velocità della luce dipende da valori costanti relativi al
mezzo di propagazione e non dal moto relativo dei sistemi di riferimento. Entrambi "prendono atto" dei
risultati sperimentali. Il postulato di relatività ovviamente esclude il concetto di etere, non solo come
mezzo che trasmette la luce, ma soprattutto come sistema di riferimento assoluto.
In senso stretto, come ha spiegato successivamente Einstein,[16] l'unico principio fondante della teoria
può essere considerato in effetti quello di relatività, o indipendenza delle leggi, in quanto l'invarianza
della velocità della luce ne è una conseguenza.[17]
La relatività ristretta risultò essere un'estensione della meccanica classica, che può essere ritrovata se
le velocità dei corpi presi in considerazione sono molto inferiori rispetto a quella della luce. La perdita
dei concetti di spazio e tempo assoluti ha conseguenze apparentemente contraddittorie o lontane
dall'esperienza e dal senso comune, come la contrazione delle lunghezze e la dilatazione dei tempi, o
il paradosso dei gemelli.[18] Tutti questi fenomeni, spiegati dalla relatività ristretta, sono in contrasto con
il senso comune proprio perché richiedono velocità molto elevate prossime a quelle della luce per
essere apprezzati; le esperienze di tutti i giorni, invece, avendo a che fare con velocità molto inferiori,
possono essere spiegate efficacemente dalla fisica classica. Inoltre, mentre nella meccanica classica lo
spazio e il tempo sono trattati come entità sostanzialmente distinte, la relatività ristretta introduce il
concetto di spaziotempo, in cui essi sono indissolubilmente legati.[19]

Trasformazioni tra sistemi di riferimento[modifica | modifica wikitesto]


La misura delle lunghezze, ossia delle distanze fra due punti nello spazio definite come
,
e degli intervalli temporali fra due eventi  è assoluta nella meccanica classica, nel senso che è
identica fra tutti gli osservatori inerziali. Tuttavia, essendo la velocità di un qualsiasi corpo o
particella uguale alla distanza percorsa diviso l'intervallo di tempo necessario per percorrerla,
l'invarianza della velocità della luce nella relatività ristretta ha come conseguenza che gli
osservatori inerziali in generale discorderanno sugli intervalli temporali e sulle lunghezze. Questo
disaccordo non ha una caratteristica meccanica, ossia i corpi in moto non risultano fisicamente
schiacciati o compressi[20] oppure non percepiscono che il tempo scorra più lentamente. Il
disaccordo è invece solamente un effetto legato alla misura degli intervalli temporali e delle
lunghezze.
La meccanica classica ad esempio prevede che la lunghezza di una astronave misurata sulla Terra
prima che parta sia la stessa che si misurerà dopo che è in viaggio nello spazio. Nella meccanica
relativistica invece, un osservatore che resta sulla Terra misurerà una diversa lunghezza
dell'astronave prima e dopo che questa sia partita. Tuttavia, gli astronauti a bordo misureranno che
la loro astronave ha la stessa lunghezza sia a Terra prima del lancio che una volta in viaggio, al
contrario misureranno una diversa lunghezza ad esempio delle rampe di lancio quando sono in
viaggio.[21] Questa peculiarità della relatività delle misure delle distanze e degli intervalli temporali,
intuita da Einstein, è il cuore della teoria della relatività ristretta. Il fenomeno della contrazione delle
lunghezze e della dilatazione del tempo è una conseguenza necessaria dell'invarianza della
velocità della luce misurata da tutti gli osservatori inerziali.
A partire dai due postulati ammessi da Einstein, in particolare dall'invarianza della velocità della
luce, il primo passo per comprendere questi fenomeni è quello di definire le nuove trasformazioni
che permettono di passare da un sistema di coordinate ad un altro in moto relativo.[22] Il problema
da affrontare è quello di capire come gli eventi siano visti da due osservatori inerziali, in moto
rettilineo uniforme l'uno rispetto all'altro. Un evento, nel linguaggio della relatività ristretta, è un
punto dello spaziotempo quadrimensionale dato dalle coordinate , che corrisponde difatti ad un
evento occorso in un punto dello spazio ed in un tempo preciso. Mentre nella fisica classica la
coordinata temporale ha una caratteristica assoluta per tutti gli osservatori, questo non è più vero
nella relatività ristretta, a causa dell'invarianza della velocità della luce. Due osservatori inerziali
saranno perciò discordi non solo sulla posizione relativa dell'evento , ma anche sul tempo  in cui è
accaduto. Dalle trasformazioni dei punti nello spaziotempo quadridimensionale sarà poi possibile
comprendere il fenomeno della contrazione delle lunghezze e della dilatazione del tempo.

Necessità di nuove trasformazioni di coordinate[modifica | modifica


wikitesto]
Le trasformazioni di Galileo, che legano le coordinate osservate da due osservatori inerziali in moto
reciproco a velocità , non sono compatibili con i principi della relatività ristretta. Infatti, le
trasformazioni che legano i punti  visti dal primo osservatore con i punti  osservati dal secondo
osservatore sono della forma:
dove si è assunto, senza perdita di generalità, che il moto dei due osservatori avvenga lungo
l'asse , ossia che . La prima di queste equazioni,  con la sua inversa, esprime semplicemente il
moto rettilineo uniforme del primo osservatore rispetto al secondo, assieme al fatto che le
posizioni osservate dei punti dello spazio si trasleranno di conseguenza. L'ultima
equazione  definisce l'uguaglianza del tempo assoluto classico.
Tuttavia, supponendo di descrivere con  la variazione della posizione di un raggio di luce che
viaggia lungo l'asse  in un intervallo  queste trasformazioni implicano che la velocità della luce
diventi nel secondo sistema di riferimento
.
Questa formula è la legge di composizione classica delle velocità. Dato che a muoversi è
un raggio di luce, si avrebbe nel primo sistema di riferimento
,
mentre la velocità osservata nel secondo sistema di riferimento sarebbe , superiore
rispetto a quella della luce. Ad esempio, emettendo un segnale luminoso da un corpo
in moto in un sistema di riferimento, classicamente ci si aspetta che questo si muova
ad una velocità diversa da quella della luce emessa da un corpo fermo, o inferiore o
superiore, a seconda di dove è stato diretto il segnale. In altri termini, classicamente la
velocità della luce non è invariante. Le trasformazioni di Galileo sono quindi in
violazione con i principi della relatività ristretta e con l'esperimento di Michelson-
Morley. Bisogna supporre che le trasformazioni di coordinate nella relatività ristretta
abbiano una forma differente.

Trasformazioni di Lorentz[modifica | modifica wikitesto]


Lo stesso argomento in dettaglio: Trasformazioni di Lorentz.

Le trasformazioni di Lorentz soddisfano invece i principi della relatività ristretta e in


particolare l'invarianza della velocità della luce. Le trasformazioni hanno la forma:
dove si è introdotto il parametro  e si è supposto che il moto relativo dei due
osservatori avvenga lungo l'asse delle . Al contrario delle trasformazioni di Galileo,
il tempo non è assoluto, si nota immediatamente che due osservatori in moto
relativo associeranno ad uno stesso evento, cioè ad un punto (x,y,z,t), non solo
posizioni differenti, ma anche tempi differenti, dato che . Il concetto di simultaneità
di conseguenza non è più assoluto ma dipende dal sistema di riferimento. In
questo modo tuttavia la velocità della luce è invariante. Infatti, seguendo l'esempio
della sezione precedente, considerando il rapporto:
,
se la velocità  misurata da uno dei due osservatori è quella di un raggio di luce
,
allora anche per l'altro osservatore la velocità della luce misurata è la
stessa:
.
Nel limite di basse velocità, , si ha approssimando che
e anche
,
sicché le trasformazioni di Lorentz si riducono a quelle di
Galileo.[23] In altri termini, gli effetti relativistici diventano non
trascurabili per velocità confrontabili con quelle della luce.
Le particelle elementari prive di massa, come i fotoni stessi
che costituiscono le onde elettromagnetiche, viaggiano alla
velocità della luce e dal punto di vista della teoria della
relatività ristretta non è concepibile un sistema di riferimento
inerziale solidale nel quale queste particelle siano ferme.
Infatti le trasformazioni di Lorentz divergono quando la
velocità  si avvicina a , dato che in questo limite
e allora il denominatore  tende a zero, facendo divergere
le espressioni per il cambiamento di coordinate.
Le trasformazioni di Lorentz trattano il tempo come una
coordinata allo stesso livello di una qualunque coordinata
spaziale. Dato che un evento può essere sempre
individuato tramite la sua posizione nello spazio e lungo
l'asse temporale, il formalismo relativistico può essere
costruito in uno spazio a quattro dimensioni, lo spazio-
tempo di Minkowski, nel quale le prime tre coordinate
coincidono con le normali coordinate spaziali e la quarta è
rappresentata dal tempo. In questo spaziotempo tuttavia
le distanze fra due punti distinti possono essere positive,
nulle o anche negative. Le trasformazioni di Lorentz
hanno una importante interpretazione geometrica come le
trasformazioni lineari che connettono fra loro sistemi
diversi di coordinate spazio-temporali lasciando invariata
la separazione spazio-temporale fra ogni coppia di eventi.

Contrazione delle
lunghezze[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Contrazione delle
lunghezze.

La lunghezza  di un corpo in movimento non è invariante,


ma subisce una contrazione nella direzione del moto.
Supponiamo di misurare la lunghezza di un corpo in due
sistemi di riferimento, nel primo il corpo è in moto, mentre
nel secondo è in quiete. Dall'espressione delle
trasformazioni di Lorentz, assumendo come sopra di
misurare la lunghezza lungo l'asse , nel primo sistema di
riferimento inerziale si ha
.
Ogni effetto temporale delle trasformazioni di Lorentz
può essere escluso, dato che nel secondo sistema di
riferimento la misura viene effettuata sul corpo in
quiete, quindi  implica anche  nel primo sistema di
riferimento.[24] Dato che , allora , ossia nel primo
sistema di riferimento inerziale, dove il corpo risulta in
moto, le lunghezze sono minori di quelle misurate nel
secondo sistema di riferimento dove il corpo è in
quiete. Invertendo la relazione, si ha:
.
La contrazione delle lunghezze non deve essere
vista come se il metro variasse la sua dimensione
al cambio di sistema di riferimento. Le misure
infatti saranno differenti solo se effettuate da un
altro osservatore in moto relativo: la lunghezza
del proprio metro e la durata del proprio minuto è
la stessa per tutti gli osservatori. C'è da
specificare, inoltre, che il restringimento della
lunghezza secondo la teoria della relatività
ristretta avviene soltanto nella direzione di
avanzamento, e sia lo scorrere più lento del
tempo, sia il restringimento dello spazio, si
verificano contemporaneamente.

Dilatazione dei
tempi[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Dilatazione
del tempo.

L'intervallo di tempo  trascorso tra due eventi non


è invariante, ma subisce una dilatazione se
misurato da un orologio di un osservatore in moto
rispetto agli eventi. Tale dilatazione è data dalla
formula

o La durata minima dell'intervallo di tempo
è misurata da un orologio solidale con gli
eventi; tale intervallo  viene
chiamato tempo proprio.
Confrontando le due formule, si nota che "dove lo
spazio si contrae, il tempo si dilata; e, viceversa,
dove il tempo si contrae, lo spazio si dilata", come
affermava Einstein. La relazione diventa più
evidente se si risolvono le due equazioni rispetto
a , da cui si ottiene:
Alle alte velocità ( sempre più prossimo alla
velocità della luce ), la contrazione spaziale
accorcia la misura delle lunghezze, tanto da
renderle tendenti a zero, mentre la
dilatazione temporale tende all'infinito.

Potrebbero piacerti anche