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Università degli Studi del Molise

A.A. 2021/2022
Lezioni del corso di:
CHIMICA GENERALE ED INORGANICA
Corso di Laurea in:
Scienze Biologiche
Prof. Vincenzo De Felice

Lezione n. 3
Come «funziona» l’atomo?
Attraverso gli esperimenti di:
- J.J. Thomson (1856-1940),
- Robert Millikan (1868-1953),
- Ernest Rutherford (1871-1937)

fu evidenziato:

- Nel nucleo dell’atomo si trovano due tipi di particelle


chiamate nucleoni: protone (p) con una carica positiva ed il
neutrone (n) elettricamente neutro;
- Gli elettroni (e-) con una carica negativa circondano il nucleo
centrale;
- La carica positiva del protone annulla perfettamente la carica
negativa dell’elettrone;
- Protone e neutrone hanno una massa praticamente uguale;
- La maggior parte della massa di un atomo è concentrata nel
nucleo che occupa uno spazio molto piccolo.
Se l’elettrone è una particella con una certa massa, seguirà le
leggi della Meccanica classica _ In particolare
a) le particelle hanno una esatta localizzazione nello spazio e
la loro posizione può essere calcolata con precisione.
b) Una particella in movimento avrà un momento (quantità di
moto) p = mv
c) Movimento circolare: momento angolare I = p r

d) L’energia cinetica è legata al


movimento ed è data da
Ec=½ mv2;
e) L’energia potenziale è legata
alla posizione: Ep=m g h.
LE ONDE
Le onde elettromagnetiche non hanno massa
Il colore di un corpo illuminato è dovuto al fatto che quando la
luce solare, composta da onde elettromagnetiche a diverse
lunghezza d’onda nell’intervallo 700-400 nm, incide su un
determinato oggetto, in parte viene assorbita e in parte (quella
che vediamo e da cui dipende il colore) viene riflessa.

La luce riflessa ha un colore diverso dalla luce incidente perché


non contiene le onde elettromagnetiche della luce solare
incidente che sono state assorbite.
Nel 1873 James Clerk
Maxwell propose la teoria
secondo la quale l’onda
luminosa è dovuta alla
propagazione di un campo
elettrico e di un campo
magnetico che hanno: stessa
lunghezza d’onda, stessa
frequenza, stessa velocità
ma si trovano su piani
perpendicolari (onda
elettromagnetica)

Velocità con la quale si propaga la “luce” è c = ; prodotto della


lunghezza d’onda  e la frequenza  (numero dei cicli al secondo),
che però dipende dal mezzo attraverso il quale si propaga;
-la velocità nel vuoto è costante ed è uguale a 2,997925 108 m s-1
(circa 300.000 Km s-1).
I parametri fondamentali che
descrivono e caratterizzano le onde:
●la velocità di propagazione;

•ampiezza (A), che corrisponde alla


distanza tra il punto massimo della
cresta dell’onda e l’asse di
propagazione; stesso valore per le tre
onde A, B, C;
•la lunghezza d’onda (λ), cioè la
distanza tra due creste successive;
•la frequenza (ν), cioè il numero di
oscillazioni dell’onda nell’unità di
tempo (secondo), che si misura in cicli
al secondo o hertz (Hz);
•Energia ∝ A2; Energia= hν (dove
h=costante di Planck)
Le onde posseggono un qualunque valore di ampiezza A in intervalli continui
e non posseggono un momento perché non hanno massa.
Quando la luce composta da onde di diversa lunghezza d’onda (nel
visibile hanno un colore diverso) attraversa un mezzo denso, come il
prisma di quarzo/vetro, la sua velocità e l’angolo di rifrazione
dipendono dalla lunghezza d'onda (o frequenza ) delle radiazioni.
Alcune proprietà della luce
Le particelle passano
attraverso una fessura
senza modificare la
direzione.
Le onde subiscono
diffrazione se la
fessura ha una
dimensione paragonabile
alla lunghezza d’onda λ.

Le onde «aggirano» gli ostacoli,


se hanno dimensioni dello stesso
ordine di grandezza della loro λ:
non fa ombra
Interferenza delle onde diffratte da due fessure adiacenti
Sappiamo che:
- l’occhio umano può vedere solo le radiazioni comprese tra il colore
viola (frequenza più alta e lunghezza d’onda più piccola, 400 nm) e il
rosso (frequenza più bassa e lunghezza d’onda più alta, 700 nm).
-quando un raggio di luce bianca attraverso un prisma si scompone in
radiazioni di diverso colore (diversa lunghezza d’onda  e diversa
frequenza );
-La luce emessa dal sole o dalle comuni lampade sono esempi di luce
bianca che consiste di radiazioni con lunghezze d’onda comprese in un
certo intervallo (= diversi colori)
Il grafico riporta le intensità
della luce emessa dal sole in
funzione della lunghezza
d’onda. Presenta un massimo in
corrispondenza del colore
giallo. Le linee nere
corrispondono a radiazioni di
lunghezza d’onda non presenti
perché assorbite da
determinati elementi
nell’atmosfera «corona» del
sole e prendono il nome di linee
di Fraunhofer (1814).
La luce emessa da gas eccitati (atomi eccitati che si formano
facendo passare corrente elettrica attraverso un tubo chiuso
contenente molecole o atomi di un determinato elemento) è
costituita da un numero limitato e caratteristico di lunghezze
d’onde: spettro atomico o a righe.
Ogni elemento produce uno spettro a righe che differisce
dagli spettri a righe di altri elementi quindi si dice che ne
rappresenta
l’impronta digitale

Nella figura è riportato lo spettro a righe dell’idrogeno nella


zona del visibile
(1nm =10-9 m)
NATURA PARTICELLARE DELLA LUCE
Effetto fotoelettrico
L’esperimento è stato condotto
con un circuito elettrico
contenente in serie: a) un tubo a
vuoto, all’interno del quale si
trovano due lastre metalliche, di
cui una funge da anodo e l’altra da
catodo; b) un amperometro; c) una
sorgente di voltaggio (pila). La
radiazione elettromagnetica
colpisce il catodo che, per alcuni
valori della frequenza, emette una
corrente di elettroni che poi
colpiscono l’anodo.
Albert Einstein (1905): Illuminando con luce di adatta energia
(E = hv) la superficie di certi metalli come ad esempio Zn, Rb, K,
Na, si osserva emissione di elettroni.
EFFETTO FOTOELETTRICO
- Si verifica l’espulsione solo quando E>φ;
- φ = h νo = energia minima per espulsione dell’elettrone
- ν0 = frequenza di soglia richiesta per espellere un elettrone;.

- la differenza E- φ =
energia cinetica: ½ m v2

Poichè E = h ν ;
possiamo scrivere
½ m v2 = h ν – h ν0

L’energia necessaria non può essere ottenuta aumentando l’intensità


(sommando l’energia di più radiazioni a frequenza più bassa della
frequenza di soglia), ma aumentando l’energia della singola
radiazione cioè aumentando la frequenza

E=h ν (fotone =pacchetto di energia) energia assorbita dall’elettrone


Limiti della meccanica classica:
- non può spiegare lo spettro a righe perchè presenta valori discontinui
dell’energia;

- non può spiegare l’effetto fotoelettrico in cui si parla di fotoni e


frequenze di soglia.

… energia quantizzata!
… i fenomeni si osservano
solo per determinati valori
di energia
Teoria dei quanti
Dall’analisi degli spettri di emissione e di assorbimento
Max Planck (1858-1947) propose una teoria rivoluzionaria
basata sull’ipotesi che l’energia delle radiazioni emesse
fosse “discontinua” nel senso che non poteva assumere un
qualsiasi valore.

Ricordiamo che l’energia associata ad una radiazione (che


non ha massa) è proporzionale alla frequenza:
E = h = hc/λ

dove la costante di proporzionalità h è la costante di


Planck: h = 6,626 10-34Js.
Luce come particella
Effetto fotoelettrico: la luce si comporta come se fosse
costituita da particelle dette fotoni con massa m e energia E.

Legge di Einstein (1915):

equazione di Einstein
Si afferma che l’energia è uguale alla massa moltiplicata per
il quadrato della velocità della luce.
Con la teoria di Einstein, materia ed energia diventano due
elementi della fisica legati attraverso la velocità della luce.
La luce si comporta come una particella ma anche come
un’onda elettromagnetica.
Equazione di Einstein: E = mc2; Equazione di Planck: E = h

Per i fotoni quindi: E = hv = mc2;  da cui la massa: m = hv/c2


Sapendo che la frequenza: v = c/λ;  si ha λ = h/mc

Ipotesi de Broglie -1927 (confermata sperimentalmente sugli


elettroni): anche la materia ha una natura corpuscolare e
ondulatoria.

Per un qualsiasi corpo in movimento λ =h/(m velocità)


Esempio: Se m = 1,00 Kg alla velocità di 6 m s-1
h = 6,626 10-34 J s = 6,626 10-34 Kg m2s-1;
λ=h/mv=6,626 10-34Kgm2s-1/(1 Kg 6ms-1)=6,626 10-34 m
lunghezza d’onda piccolissima  moto rettilineo

Nel mondo macroscopico: massa grande  λ è piccolissima:


Dualismo onda particella - elettroni

Nel mondo delle particelle di dimensioni paragonabili a quelle


atomiche, come ad esempio gli elettroni, (massa 9,1094 x
10-31 kg) alcuni comportamenti possono essere meglio
interpretati considerando le particelle come onde mentre altri
comportamenti vengono spiegati considerandole come
particelle con massa.

Gli elettroni posseggono sia le proprietà di un’onda che


quella di una particella
Se applichiamo l’ipotesi di de Broglie λ=h/mv
all’elettrone con massa 9,11 10-31 Kg e velocità 1,186 108
m/s,

λ=h/mv=(6,626 10-34 Kg m2s-1)/9,11 10-31 Kg 1,186 108 ms-1=


6,13 10-12 m = 6,13 pm
Atomo di Bohr. L’elettrone e il nucleo hanno carica uguale ma
di segno opposto: Perchè l’elettrone non cade nel nucleo?

Niels Bohr (1913) descrisse l’atomo di Idrogeno


integrando la teoria dei quanti con la fisica classica

Postulati:
- Gli elettroni si muovono secondo orbite circolari intorno al
nucleo ma non tutte le orbite sono possibili;
-L’orbita è detta stazionaria in quanto l’energia dell’elettrone
rimane invariata finché l’elettrone rimane nella stessa orbita;
-Quando un elettrone passa da un’orbita all’altra l’energia
cambia di una quantità pari a E = h  (assorbita o emessa);
-Il valore del momento angolare (mvr) deve essere pari a un
multiplo intero di h/2: n (h/2), in cui n è un numero intero
e h è la costante di Planck
Forza coulombiana = Forza centrifuga

L = momento angolare

r1 = 0,53 10-8 cm = 53 pm = 0,53 A°


rn = (n2/Z) r1
- Per l’idrogeno, l’orbita con n = 1 corrisponde al livello
energetico più basso (livello fondamentale); quando n >1
l’energia aumenta (stato eccitato).
- E’ possibile il passaggio dallo stato fondamentale ad uno
stato eccitato se l’elettrone assorbe energia; il processo
inverso avviene in seguito ad una perdita di energia (come?).

Il principale successo della teoria del modello di Bohr fu


quello di riuscire a spiegare lo spettro di emissione
dell’atomo di idrogeno.

Limite: non permette di ottenere informazioni attendibili


nel caso di atomi a più elettroni.
Spettro di emissione completo
Transizioni relative alle tre
serie di righe secondo Bohr
I risultati possono essere
espressi tramite la relazione in
cui R è detta costante di
Rydberg con m ed n numeri
interi:
GRADINI = livelli quantici
Dal macro al micro
Nel mondo macroscopico per una particella in movimento
il momento p è dato dal prodotto della massa per la
velocità: p = m v
Nel mondo microscopico (atomi ed elettrone) vale la
relazione di “de Broglie”: λ=h/p=h/mv;

(dove la lunghezza d’onda λ è un parametro tipico delle


onde mentre il momento p è un parametro tipico delle
particelle)
Principio di indeterminazione di Heisenberg.
Non è possibile calcolare con precisione sia la posizione
che il momento di una particella subatomica. L’errore che
si commetterà sulla posizione x, e sul momento p sarà
tale per cui:
x p  h/4
Principio di indeterminazione x p  h/4 ψn= funzione d’onda,
descrizione matematica
del moto dell’elettrone
(come onda e particella);
H = operatore
Hamiltoniano, insieme di
operazioni matematiche; E
= energia dell’atomo

Irwin Scrödinger nel 1927 sfruttò la possibilità di trattare


l’elettrone come se fosse un’onda (ψ = funzione d’onda; funzione
matematica che tratta l’elettrone come un’onda) e che quindi potesse
essere studiato utilizzando gli stessi principi validi per una qualsiasi
onda:
-Quattro numeri quantici: n, l, m, s
il cui valore definisce un orbitale che rappresenta la regione
di spazio in cui può essere trovato l’elettrone nell’atomo .
Orbitali atomici.
E’ possibile rappresentare graficamente gli orbitali
individuati dalle diverse combinazioni dei numeri
quantici.
Il caso più semplice è dato dai seguenti numeri quantici:
n=1; l = 0; ml = 0.

Il numero quantico l (secondario o azimutale)


determina la forma geometrica che racchiude lo
spazio in cui si muove l’elettrone intorno al nucleo

Indipendentemente dal valore del numero quantico n,


ogni orbitale per il quale l = 0, l’orbitale si indicherà con
la lettera s ed avrà una forma sferica.
y2= probabilità che l’elettrone si trovi in un certo punto. La sfera
racchiude lo spazio intorno al nucleo in cui l’elettrone nell’orbitale s può
trovarsi.
Quando n= 2; abbiamo due valori di
l= 0; e l=1 rispettivamente con ml=
0 e ml= -1, 0, +1

Per ogni orbitale con l=0


si avrà sempre una
forma sferica
Sarà indicato come 2s
perché è l’orbitale s del
secondo livello (n=2).

La rappresentazione
grafica dell’orbitale 2s
Con n =3
l = 0, 1, 2
l=0 corrisponde al 3s

Come riscontrato nel caso


precedente la distribuzione
prevede un massimo
spostandoci verso il nucleo,
diminuisce man mano che ci
si allontana dal nucleo fino
ad assumere il valore zero
(punto nodale) per poi
aumentare di nuovo fino ad
un valore massimo e infine
tendere asintoticamente a
zero.
In generale la forma
dell’orbitale racchiude lo spazio
intorno al nucleo in cui vi è una
certa probabilità di trovare un
determinato elettrone
individuato dai numeri quantici

Ad esempio: Orbitale 1s
Consideriamo gli altri valori di l.
Come già visto se il numero quantico principale n vale 2 ,
il numero quantico l può assumere due diversi valori: l = 0; 1.

Al valore l = 0, corrisponde l’orbitale di tipo s ma sarà un 2s


perché n = 2.
Quando l = 1, l’orbitale viene indicato con la lettera p preceduta
dal valore del numero quantico principale (nel nostro caso 2p).

Forma degli orbitali p:


regione di spazio in cui
vi è la probabilità di
trovare l’elettrone con
numero quantico l =1
Inoltre dobbiamo considerare che al valore l = 1
corrispondono tre diversi valori del numero quantico
magnetico: ml = -1, 0, +1 che individuano tre diversi orbitali
2p con la stessa forma ma orientati in modo diverso.
Considerando un sistema di assi cartesiani, si distinguono in :
px, py e pz.
Se l = 2, ci sono 5 diversi valori per ml (-l …0…+l): -2, -1, 0,
+1, +2; e quindi 5 diversi orbitali d. La forma geometrica
degli orbitali d è più complessa rispetto a quella di s e p.
Quattro dei cinque orbitali d ( dxy, dxz, dyz, dx2-y2) hanno
quattro lobi con due piani nodali perpendicolari Mentre il
quinto viene indicato come dz2
Se l = 3, ci sono sette diversi valori di ml (-l …0 … +l): -3, -
2, -1, 0, +1, +2, +3 e quindi sette diversi orbitali indicati
con f.
La forma geometrica è ancora più complicata
Configurazione elettronica
Semplici “regole” per capire come sono distribuiti gli elettroni nei
vari orbitali di un atomo:

1) L’energia degli orbitali aumenta con il valore del numero


quantico n (man mano che ci allontaniamo dal nucleo);

2) Gli elettroni occupano gli orbitali in modo da minimizzare


l’energia complessiva dell’atomo;

3) Principio di esclusione di Pauli: due elettroni non possono avere i


quattro numeri quantici tutti uguali per cui ogni orbitale non può
ospitare più di due elettroni a spin opposto: +1/2 e –1/2);

4) Il principio della massima molteplicità di Hund: quando gli


orbitali di uno stesso livello hanno la medesima energia (gli
orbitali si dicono degeneri) gli elettroni si disporranno
inizialmente uno per ciascun orbitale per evitare la maggiore
repulsione tra gli elettroni nello stesso orbitale.
Inoltre:
- In generale vi è una grande differenza di energia fra un livello
completo interno e il livello più esterno
- Gli elettroni che si trovano nel livello più esterno (e quindi con il
più alto numero quantico principale) sono detti elettroni di valenza.

Ricordiamo i valori dei numeri quantici:


n = 1, 2, …;
l = 0, 1, 2, … n-1;
ml = -l, ..., 0, ..., +l;
ms = ± 1/2
n = numero quantico principale, definisce il livello;

l = numero quantico del momento angolare, definisce la forma


dell’orbitale
ml = numero quantico magnetico, definisce l’orientamento
dell’orbitale
Tabella riepilogativa
Configurazione degli elementi
Primo livello: n = 1; l = 0; ml = 0; ms = ± 1/2

1H: 1s1 2He: 1s2

Secondo livello: n = 2; l = 0,1; ml = -1,0,+1; ms= ± 1/2


Secondo livello: n = 2; l = 0,1; ml = -1,0,+1; ms= ± 1/2
Terzo livello : n = 3; l = 0, 1, 2; ml = -2,-1,0,+1,2; ms = ± 1/2
n=1 l=0 ml = 0 ms = ± 1/2 2 elettroni
l=0 ml = 0 ms = ± 1/2 2 elettroni
l=1 ml = -1 ms = ± 1/2 2 elettroni
n=2
ml = 0 ms = ± 1/2 2 elettroni
ml = +1 ms = ± 1/2 2 elettroni
n=3 l=0 ml = 0 ms = ± 1/2 2 elettroni
l=1 ml = -1 ms = ± 1/2 2 elettroni
ml = 0 ms = ± 1/2 2 elettroni
ml = +1 ms = ± 1/2 2 elettroni
l=2 ml = -2 ms = ± 1/2 2 elettroni
ml = -1 ms = ± 1/2 2 elettroni
ml = 0 ms = ± 1/2 2 elettroni
ml = +1 ms = ± 1/2 2 elettroni
ml = +2 ms = ± 1/2 2 elettroni
Sodio (Na, Z=11): 1s2 , 2s2 , 2p6 ,3s1; [Ne]3s1
Sodio (Na, Z=11): 1s2, 2s2 , 2p6 ,3s1,

        

Per gli elementi con livelli pieni, si può evitare di scrivere per
esteso tutta la configurazione elettronica, indicando il simbolo
dell’elemento la cui configurazione elettronica corrisponde ai livelli
pieni. Ad esempio per il sodio: [Ne]3s1
Il sodio ha un elettrone in più rispetto all’elemento Neon

Mg = [Ne] 3s2; Al= [Ne] 3s2 3p1; Si = [Ne] 3s2 3p2; ;

P=[Ne] 3s2 3p3; S= [Ne] 3s2 3p4; Cl= [Ne] 3s2 3p5 ;

Ar= [Ne] 3s2 3p6 3d0; gli orbitali (sottolivelli) 3s e 3p sono pieni
anche se non si è completato il terzo livello appartiene al gruppo dei
gas nobili.
Potassio (K, z= 19) = [Ar], 3d0, 4s1
Prima anomalia: 1s2 , 2s2 , 2p6 , 3s2, 3p6, 3d0, 4s1
Potassio (K, z= 19) = [Ar], 3d0, 4s1
Prima “anomalia”: 1s2 , 2s2 , 2p6 , 3s2, 3p6, 3d0, 4s1
Calcio (Ca, z=20): 1s2 , 2s2 , 2p6 , 3s2, 3p6, 3d0, 4s2

Sc [Ar]3d14s2 ; Ti [Ar]3d24s2 ; V [Ar]3d34s2 ;


Cr [Ar]3d54s1; Mn [Ar]3d54s2 ; Fe [Ar]3d64s2;
Co[Ar]3d74s2; Ni [Ar]3d84s2; Cu [Ar]3d104s1;
Zn [Ar]3d104s2;

Anomalie: Cromo (Cr [Ar]3d54s1) e Rame (Cu


[Ar]3d104s1) invece delle configurazioni attese:
Cr [Ar]3d44s2 e Cu [Ar]3d94s2;
Infatti l’energia degli atomi neutri con i sottolivelli
(orbitali) semipieni (d5, s1) o pieni d10 hanno una
energia totale più bassa (si ricordi che l’energia dei
livelli 3d e 4s non è molto diversa)
Anomalie incontrate finora
K, z= 19) = [Ar], 3d0, 4s1

Cr [Ar]3d54s1 
 
 
   

Zn [Ar]3d104s2 
 
 
 
  

Infatti l’energia degli atomi neutri degli elementi con i


sottolivelli (orbitali) semipieni (d5, s1) o pieni d10 hanno una
energia totale più bassa (si ricordi che l’energia dei livelli
3d e 4s non è molto diversa)
Nei sei elementi successivi dal Gallio (Z=31) al Cripto
(Z=36) si riempie il sottolivello 4p.
La configurazione del Cripto è: [Ar] 3d104s2 4p6 (gas nobile)
Nella serie di 18 elementi dal Rubidio (Z=37) allo Xeno
(Z=54), gli orbitali si riempiono nell’ordine: 5s, 4d, e 5p.
Xeno: 1s2 2s2 2p6 3s2 3p6 3d10 4s2 4p6 4d10 5s2 5p6 (=[Kr]
4d10 5s2 5p6)
Con gli elementi del
periodo che inizia
con il Cesio (Cs Z=
55), si incontra una
nuova
complicazione
perché si inizia il
riempimento degli
orbitali 4f dopo il
riempimento degli
orbitali 6s e 5p.
Tavola periodica degli elementi. Viene
riportato l’ordine nel quale gli orbitali si
riempiono: dopo l’addizione di un elettrone si
passa nella casella adiacente sulla destra.
Quattro blocchi di elementi: - blocco-s (alcalini); blocco-p
(alcalino-terrosi); blocco-d (metalli di transizione); blocco-f
(lantanidi ed attinidi). Nella numerazione dei gruppi
(colonne) è stato utilizzato il criterio suggerito dalla IUPAC
(international pure and applied chemistry) che consiglia di
numerare le colonne da sinistra a destra con numeri che
vanno da 1 a 18.
Numerazione: confronto tra IUPAC e tradizionale
Il colore delle molecole?
L’assorbimento molecolare è più complesso dell’assorbimento
atomico perché in una molecola bisogna considerare gli
assorbimenti relativi a molti procwessi fisici:
- Transizioni elettroniche
– Transizioni vibrazionali
– Transizioni rotazionali
Emolecola= Enuclei + Eelettroni interni + Eelettroni legame + Evibrazionale +
Erotazionale + Etraslazionale
Quando una radiazione viene assorbita, essa va ad
incrementare le forme energetiche sopra riportate.
Risultato: spettri complessi. Non spettri a righe, ma spettri a
bande
L'energia traslazionale è dovuta al movimento traslazionale
(spostamento) della molecola stessa. (Si dice che non è
quantizzata, cioè che può assumere qualsiasi valore, in
quanto ciascuna molecola è libera di muoversi nello spazio in
tutte le direzioni, e questo comporta livelli quantici così
vicini da costituire, in pratica, un continuo)

L'energia rotazionale è dovuta alla rotazione della molecola


intorno al suo centro di massa e può avvenire secondo le tre
direzioni nello spazio. Questa energia è quantizzata.
L'energia richiesta per modificare tale stato è quella
associata alle microonde e la tecnica che studia tali
transizioni si chiama spettroscopia nelle microonde.
La cottura in un forno a microonde è dovuta all’interazione tra la
componente del campo elettrico della radiazione con le molecole polari.
Tutte le molecole hanno moti di rotazione e se la frequenza della
radiazione e quella della rotazione delle molecole sono uguali può
essere trasmessa energia dalla microonda alla molecola polare.
La frequenza di 2,45 ·109 Hz è quella più adatta per aumentare
l’energia rotazionale delle molecole di acqua.

L’acqua presenta un dipolo


permanente e il polo negativo
del dipolo segue la
propagazione dell’onda e la
molecola ruota :
L'energia vibrazionale è
anch'essa quantizzata ed è
dovuta alle vibrazioni a cui
sono soggetti gli atomi nelle
molecole, vibrazioni che
interessano sia gli assi di
legame sia gli angoli di
legame. L'energia richiesta
per effettuare transizioni
vibrazionali è quella
associata alla radiazione
infrarossa e la tecnica che
se ne occupa si chiama
spettroscopia IR.

L'energia degli elettroni di legame è anch'essa quantizzata e le


radiazioni in grado di effettuare transizioni energetiche di tali
elettroni cadono nella regione del visibile e dell'ultravioletto. La
tecnica che studia queste transizioni si chiama spettroscopia UV-vis.
Coinvolgimento di più alte quantità di energia

L'energia degli elettroni interni è quantizzata e le


radiazioni in grado di effettuare le relative transizioni
cadono nel lontano ultravioletto o addirittura nei raggi x.

L'energia delle particelle nucleari è quantizzata e le


relative transizioni richiedono radiazioni particolarmente
energetiche (raggi g). È stato però scoperto che alcuni nuclei
atomici (es. 1H, 13C ) immersi in un forte campo magnetico
possono variare il loro 'momento magnetico', e le energie
connesse a tali transizioni sono invece basse, e
corrispondono a quelle delle onde radio. La tecnica basata su
tale principio si chiama spettroscopia di risonanza
magnetica nucleare (NMR)
Quindi:
a) spettro a righe per gli atomi

b) Spettro più complesso per le molecole

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