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Esercizi Svolti di Fisica 2 per il corso di Laurea in

Ingegneria dell’Informazione

Prof. D. Martello
Dipartimento di Matematica e Fisica “E. De Giorgi”
Università del Salento

4 ottobre 2022
Indice

1 Elettrostatica 3
1.1 Legge di Coulomb e il Campo Elettrico . . . . . . . . . . . . . . . 3
1.2 La Legge di Gauss . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
1.3 Potenziale Elettrico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
1.4 Conduttori e Capacità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30

2 Correnti elettriche 39
2.1 Legge di Ohm . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39
2.2 Circuiti in continua e Leggi di Kirchhoff . . . . . . . . . . . . . . 43

3 Campi Magnetici 53
3.1 Campo magnetico e Legge di Ampere . . . . . . . . . . . . . . . 53
3.2 Legge di Faraday e Induzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 64
3.3 Campi magnetici nella materia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 74

4 Equazioni di Maxwell e Onde 77


4.1 Corrente di Spostamento e Equazioni di Maxwell . . . . . . . . . 77
4.2 Onde Elettromagnetiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 83

1
Introduzione

La presenta raccolta di esercizi svolti è stata estratta dalle prove di esame


assegnate negli anni precedenti.

2
Capitolo 1

Elettrostatica

Per svolgere gli esercizi proposti nel presente capitolo occorre aver compreso
la Legge di Coulomb e il campo Elettrico, la Legge di Gauss, la conservatività
del campo elettrico i il concetto di potenziale elettrico e aver già affrontato i
concetti di capacità e di comportamento di un campo elettrico nella materia.

1.1 Legge di Coulomb e il Campo Elettrico


1. In figura è rappresentato un pendolo doppio costituito da due sfere di
massa pari a m = 100 gr sospese entrambe allo stesso punto tramite due
fili inestensibili entrambi di lunghezza L = 20 cm. Sapendo che l’angolo α
che entrambi i fili formano con la verticale è pari a α = 30o e che entrambe
le palline sono ugualmente cariche, determinarne la loro carica elettrica.

Figura 1.1:

Affinché il sistema si mantenga in equilibrio le cariche delle due palline


devono essere uguali. Non è definito il segno della carica, per cui assu-
meremo che le palline siano dotate entrambe di carica positiva. In figura
1.2 sono riportate le forse in che agiscono su una delle due palline. Oltre

3
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 4


→ −

alla forza elettrica repulsiva Fe agiscono la forza peso Fg e la tensione


del vincolo T . Dato che l’angolo al vertice dei doppio pendolo è pari a
2α = 60o , il triangolo formato dai due pendoli e dalla reciproca distanza
D è equilatero per cui l’angolo che la tensione del vincolo forma con l’asse
x è di 60o . Scomponendo lungo gli assi del sistema di riferimento in figura
abbiamo: (
T sin(60) − mg = 0 (1)
2
1 Q
4πε0 D 2 − T cos(60) = 0 (2)
dove con Q abbiamo indicato la carica incognita presente su ognuna delle
due palline. Ricavando dalla (1) il modulo della tensione del vincolo e
sostituendola nella (2) abbiamo:
( mg
T = sin(60) (3)
4πε0 mgD 2
Q2 = tan(60) (4)

per cui: s
4πε0 mgD2
Q= = 1.59 µC
tan(60)

Figura 1.2:
Scomposizione delle forze che agiscono su una delle due palline.

2. In figura è rappresentato un sistema costituito da due sfere di massa pari


a 10 gr una delle quali sospesa da un filo inestensibili di lunghezza pari a
10 cm. Sapendo che l’angolo alfa è pari a 10 gradi e la sfera sospesa al filo
ha carica elettrica pari a 10 nC, quanto deve essere la carica elettrica della
sfera fissa affinchè il sistema si mantenga in equilibrio? (si trascurino le
dimensioni delle sfere)
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 5

Figura 1.3:

L’equilibrio è ottenuto se le tre forze che agiscono sulla sfera di carica 10


−→
nC si bilanciano. Le tre forze sono: la forza peso Fg , la reazione vincolare

→ −→
T e la forza elettrica che non può che essere repulsiva FE . La carica sulla
sfera fissa deve quindi essere positiva (concorde alla carica della sfera so-
spesa). Per ottenere l’equilibrio occorre che la componente della forza peso
lungo la congiungente tra i centri delle due sfere sia uguale e opposta alla
forza di repulsione elettrica. L’angolo β in figura è uguale all’angolo α.
La distanza tra i centri delle due sfere è pari a d = 2Lsin( α2 ).L’intensità
della forza elettrica è FE = k qQd2 . La componente della forza peso lungo
la congiungente le due sfere è pari a Fg0 ∼= Fg sin(α) (essendo α. piccolo).
Fg sin(α)4L2 sin2 ( α
2)
Quindi Q = kq =57 nC

3. In figura è rappresentato un blocco di materiale conduttore caricato con


una carica elettrica positiva di 1 C e collegato alla parete mediante una
molla di costante elastica K=10 N/m costruita con materiale isolante. La
lunghezza della molla in condizioni di riposo è pari a 5 cm. In conseguenza
dell’azione di un campo elettrico uniforme la molla si allunga di 1 cm. Qua
l’è la direzione, il verso e l’intensità del campo elettrico presente?.

Figura 1.4:

La molla si allunga di 1 cm, il blocco è carico positivamente per cui il


campo elettrico può essere uniforme e diretto da sinistra verso destra.
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 6

L’intensità del campo si ottiene bilanciando la forza elettrica con la forza


elastica della mola:
Fe = Fk
con
Fe = Eq
Fk = K∆x
da cui
K∆x
E= = 0.1 V /m
Q

4. Due cariche rispettivamente di 1.0 µC e -2.0 µC sono fissate rispettiva-


mente nel punto (0 cm ,0 cm) e nel punto (0 cm, 30 cm) di un piano
cartesiano. Determinare il vettore del campo elettrico prodotto dalle due
cariche nel punto (15 cm, 30 cm).
Il campo elettrico è dato, in base al principio di sovrapposizione, dalla
somma vettoriale dei due campi.

Figura 1.5:

Nel punto P il campo elettrico prodotto dalla carica 1 (positiva) sarà diretto
come la congiungente tra il centro del sistema di riferimento e il punto
P stesso (vedi figura vettore rosso). Dato che la carica è positiva, sarà
uscente. Tenendo conto delle coordinate di P esso formerà un angolo con
l’asse dell x pari a:
30
ϑ = arctg( ) = 63o
15
L’intensità del campo sarà:
1 Q1
E1 = = 8 × 104 V /m
4πε0 R12

da cui


E1 = 8 × 104 (cos(63)x̂ + sin(63)ŷ) V /m = 3.6 × 104 x̂ + 7.1 × 104 ŷ V /m
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 7

Il campo dovuto alla seconda carica (negativa) sarà, invece diretto come
−x̂ e sarà pari a:

→ 1 Q2
E2 = − x̂ V /m = −8 × 105 x̂ V /m
4πε0 R22
Per cui
−−→ − → − → ˆ
Etot = E1 + E2 = −7.6 × 105 x + 7.1 × 104 y Vˆ/m

5. Due cariche di 2.0 µC e -1.0 µC sono fissate rispettivamente nel punto (-10
cm ,0 cm) e nel punto (0 cm, 10 cm) di un piano cartesiano. Determinare
il vettore campo elettrico totale prodotto dalle due cariche nell’origine del
sistema di riferimento.
Per calcolare il campo elettrico complessivo occorre applicare il principio
di sovrapposizione. Determiniamo, quindi, prima i vettori campo elettrico
generato dalle due cariche nell’origine e successivamente li sommiamo
vettori.

Figura 1.6:

Il campo elettrico prodotto dalla prima carica Q1 = 2.0 µC è dato da (vedi


figura 1.6):
−−→ 1 Q1
EQ1 = x̂
4πε0 r12
dove r1 è la distanza della carica 1 dall’origine (r1 = 0.1 m). Il campo
dovuto alla carica 2 è dato da:
−−→ 1 Q2
EQ2 = ŷ
4πε0 r22
dove Q2 indica il valore assoluto della carica 2 in quanto del segno si è già
tenuto conto esplicitando la direzione del vettore e r2 è la distanza della
carica 2 dall’origine (r2 = 0.1 m).per cui il campo totale vale:
−−→ −−→ −−→ 1 Q1 1 Q2
Etot = EQ1 + EQ2 = 2 x̂ + ŷ = 1.8 × 106 x̂ + 0.9 × 106 ŷ V /m
4πε0 r1 4πε0 r22
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 8

6. Due cariche positive, entrambe di 1.5 µC sono fissate rispettivamente in


corrispondenza del vertice dell’angolo retto e del vertice dell’angolo acuto
più piccolo di un triangolo rettangolo i cui cateti sono lunghi rispettiva-
mente C1 = 5.2cm e C2 = 3cm . Determinare modulo direzione e verso del
campo elettrico prodotto dalle due cariche nel terzo vertice del triangolo
(angolo acuto più grande).
Assumiamo il sistema di riferimento in figura 1.7. Il punto in cui occor-
re determinare il campo ha coordinate P(0 cm, 3 cm). L’angolo ϑ dato
dall’arcotangente del rapporto tra i due cateti vale:
 
0.03
Θ = arctan = 30o
0.052

La distanza della carica 2 dal punto P è:


q
2 2
r2 = (0.03) + (0.052) = 0.06 m

Figura 1.7:

Il modulo del campo elettrico prodotto nel punto P dalla carica 1 è:


1 q
E1 = = 1.5 × 107 V /m
4πε0 r12

dove r1 = 0.03m è la distanza dal punto P della carica 1 e q = 1.5×10−6 C


è il valore della carica elettrica. Il modulo del campo elettrico prodotto
dalla carica 2 nel punto P è:
1 q
E2 = = 3.7 × 106 V /m
4πε0 r22
quindi il campo elettrico totale ricorrendo al principio di sovrapposizione
è:
−−→ − → − →
Etot = E1 + E2 = 1.5 × 107 ŷ − 3.7 × 106 cos (30) x̂ + 3.7 × 106 sin (30) ŷ =

= −3.2 × 106 x̂ + 1.68 × 107 ŷ V /m

7. In figura è rappresentato un sistema costituito da un piano inclinato iso-


lante su cui è posizionato un blocco rettangolare del peso di 1 kg. Alla fine
del piano è fissata una sfera. Il blocco può scorrere senza attrito sul piano.
Sia il blocco che la sfera sono carichi positivamente con carica Q = 50 µC.
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 9

Sapendo che l’angolo theta che il piano inclinato forma con l’orizzontale è
pari a 30 gradi , quanto deve esserre la distanza d tra la sfera e il blocco
affinchè il sistema sia in equilibrio? (si trascurino le dimensioni della sfera
e del blocco)

Figura 1.8:

La forza peso del blocco rettangolare va scomposta in due componenti una


ortogonale al piano inclinato e una parallela al piano inclinato. La compo-
nente ortogonale è bilanciata dalla reazione vincolare del piano. La compo-
nente parallela è bilanciata dalla forza elettrica repulsiva tra le due cariche
di segno uguale. Fgk = mgcos(60) = 4.9 N . d2 = kqF1gkq2 = 4.59 m2 .d =
2.14 m
8. Due piccole sfere entrambe cariche con carica pari a +80 nC sono tenute
ferme agli estremi di due aste isolanti di ugual lunghezza entrambe fissate
all’origine di un sistema di riferimento cartesiano (vedi figura 1.9) e for-
manti tra loro un angolo α pari a 20 gradi. Determinare le componenti
della forza agente su ciascuna sfera in conseguenza della reciproca intera-
zione elettrostatica. Si assumano le sfere puntiformi.

Figura 1.9:

In questo quesito non era indicata la lunghezza delle barre isolanti che
andava lasciata genericamente indicata con una lettera (l). La distanza
tra le due sfere cariche di conseguenza è pari a:
α
r = 2lsin( ) = 0.35l m
2
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 10

La forza esercitata tra le due sfere è di tipo repulsivo essendo le cari-


che concordi. Basta calcolare una delle due forze. la seconda si ottiene
invertendo le componenti. In modulo:

1 Q2 4.7 × 10−4
F12 = 2
= N
4πε0 r l2
Per cui:
4.7 × 10−4 4.6 × 10−4 8.2 × 10−5
F~12 = 2
(cos(10o )x̂ − sin(10o )ŷ) = 2
x̂− ŷ N
l l l2
e analogamente:

4.7 × 10−4 4.6 × 10−4 8.2 × 10−5


F~21 = 2
(−cos(10o )x̂ + sin(10o )ŷ) = − 2
x̂+ ŷ N
l l l2

9. Tre cariche giacciono lungo l’asse x di un sistema di riferimento cartesiano.


La carica positiva q1 = 10 µC si trova in x = 2. m, la carica positiva
q2 = 3 µC si trova nell’origine. Dove deve essere posta una carica negativa
q3 sull’asse delle x affinché la forza risultane che agisce su di essa sia nulla?
E’ necessario assegnare un valore a q3 ?
Affinché sulla carica negativa non agiscano forze occorre che il campo elet-
trico prodotto dalle due cariche positive sia nullo. Ciò è possibile solo in
un punto che si trovi sull’asse delle x tra le due cariche positive. Indican-
do con x l’ascissa di tale punto per risolvere il quesito occorre risolvere
l’equazione:
q2 q1
x2 = (2−x)2 con 0 < x < 2
quindi:
q2 (2 − x)2 = q1 x2
3 × 10−6 (4 + x2 − 4x) = 10 × 10−6 x2
7x2 + 12x − 12 = 0
x1 ∼
= −2.4 x2 ∼
= 0.7
La soluzione x1 non è accettabile in quanto un una regione fisicamente non
ammessa. Quindi la carica q3 deve essere posta sull’asse delle x nel punto
P con ascissa pari a x = 0.7 m.
10. Due cariche positive, entrambe di 4.5 µC e una carica negativa di -6.0 µC
sono fissate ai vertici di un triangolo equilatero. I lati del triangolo sono
lunghi 10 cm. Trovare la forza elettrica agente sulla carica negativa.
Data la simmetria del problema, sommando i vettori che rappresentano le
forse attrattive esercitate dalle due cariche positive sulla carica negativa,
si cancella una delle componenti della forze (vedi figura 1.10).
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 11

Figura 1.10:

Inoltre i moduli delle due forze esercitate dalle due cariche positive sulla
carica negativa sono uguali. L’angolo α, in figura, necessario per calcolare
le componenti delle forze è di 30o . Il modulo di ogni singola forza vale:
1 QQ3
FQ1 = FQ2 = = 24.3 N
4πε0 D2
dove Q = Q1 = Q2 e Q3 rappresentano i valori assoluti delle cariche e D
è il lato del triangolo equilatero. La forza totale sarà quindi data da:
−−→
Ftot = −2 × 24.3 × cos(30)ŷ = −42.1y ˆN

11. In figura è rappresentato un sistema costituito da un pendolo sospeso in


una regione di spazio in cui è presente un campo elettrico uniforme. La
condizione di equilibrio è garantita dall’azione dell’attrazione gravitazio-
nale e del campo elettrico sulla sfera evidentemente carica. Determinare il
valore della carica elettrica presente sulla sfera sapendo che la massa della
sfera è pari a 1 kg, il campo elettrico ha intensità pari a 100 V/m e che
α = 10o .
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 12

Figura 1.11:

L’equilibro è ottenuto dal bilanciamento delle tre forze che agiscono sulla
sfera, la tensione della corda, la forza peso e la forza elettrica. Dato
l’orientamento del campo, la carica sulla sfera deve essere positiva. In
figura 1.12 sono riportate le forze che agiscono sulla sfera. Oltre alla forza

→ −→
elettrica repulsiva Fe agiscono la forza peso Fg e la tensione del vincolo


T . Dato che l’angolo al vertice del pendolo è pari a α = 10o , l’angolo
opposto sarà pari a β = 90 − α = 80o . Scomponendo lungo gli assi del
sistema di riferimento in figura abbiamo:
(
T sin(80) − mg = 0 (1)
QE − T cos(80) = 0 (2)

dove con Q abbiamo indicato la carica incognita. Ricavando dalla (1) il


modulo della tensione del vincolo e sostituendola nella (2) abbiamo:
( mg
T = sin(80) (3)
mg
Q= E tan(80) (4)

per cui:
mg
Q= = 17.3 mC
E tan(80)
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 13

Figura 1.12:

12. In figura è rappresentata distribuzione uniforme di carica elettrica. La di-


stribuzione è perfettamente sferica e centrata nell’origine di un sistema di
riferimento cartesiano, all’interno della sfera nel punto P ≡ (0cm, 2 cm, 0cm)
è presente, in aggiunta alla distribuzione uniforme, una carica puntiforme
q = 1µC. Sapendo che il raggio R della distribuzione di carica è R = 10cm
e che la densità volumetrica di carica è ρ = 1 nC/cm3 , determinare il cam-
po elettrico nel punto Q ≡ (20 cm, 0 cm, 0 cm).

Figura 1.13:

Il quesito è equivalente al caso di due cariche puntiformi una posizionata


nel punto P e una posizionata nell’origine. La carica nell’origine è pari
alla carica totale della distribuzione volumetrica. Indicato con q0 = 1 µC
la carica in P e con q1 = 43 πR3 ρ = 4.2µC la carica equivalente nell’origine,
il campo elettrico nel punto Q è dato dalla somma vettoriale dei campi
prodotti dalle due cariche. Campo prodotto da q0 : E ~ 0 = 1 q0 x̂ =
4πε0 r02
9.2 × 105 x̂ V/m ; con r0 = 0.2 m. Intensità √ del campo prodotto da
1 q1
q1 :E1 = 4πε 0 r12
= 2.2 × 105 V/m con r1 = .22 + 0.022 = 0.2 m. Per
determinare il vettore E ~ 1 occorre determinare l’angolo ϑ in figura che è
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 14

pari a arctg( 0.02 o ~ 5 4


0.2 ) = 5.7 , da cui E = 2.2 × 10 x̂ − 2.2 × 10 ŷ. Il campo
elettrico totale nel punto Q è pari a E = 11.4 × 10 x̂ − 2.2 × 104 ŷ
5

13. In figura è rappresentata distribuzione uniforme di carica elettrica. La


distribuzione è perfettamente sferica e centrata nell’origine di un sistema
di riferimento cartesiano, ma presenta una regione centrata nel punto P ≡
(0 cm, 2 cm, 0 cm), anch’essa sferica, in cui la carica è assente . Sapendo
che il raggio R della distribuzione di carica è R = 10 cm, che il raggio
r della regione vuota è pari a r = 1 cm e che la densità volumetrica di
carica è ρ = 1 nC/cm3 , determinare il campo elettrico nel punto Q ≡
(20 cm, 0 cm, 0 cm)

Figura 1.14:

L’esercizio è facilmente risolvibile ricorrendo al principio di sovrapposi-


zione. La distribuzione di carica in figura può essere considerata equiva-
lente alla sovrapposizione di due distribuzioni, entrambe sferiche e piene,
una di raggio R centrata nell’origine e di densità di carica ρ e un’altra
centrata in P e di raggio r di densità di carica −ρ. Il campo elettrico
prodotto da una distribuzione di carica uniforme sferica all’esterno della
stessa è equivalente al campo elettrico prodotto da una carica puntifor-
me pari alla carica totale della distribuzione posta nel centro della sfera.
Per cui il campo elettrico totale in Q è dato dalla somma vettoriale del
campo elettrico prodotto da due cariche puntiformi poste una nell’origi-
ne e l’altra in P di carica rispettivamente q1 = 43 πR3 ρ = 4.19 · 10−6 C
e l’altra q2 = − 43 πr3 ρ = −4.19 · 10−9 C. Il campo elettrico prodot-
−→
to dalla prima distribuzione sferica è:E1 = k rq12 x̂ = 9.4 · 105 x̂ V m−1
1
(r1 = 0.2 m). Il coseno e il seno dell’angolo theta sono rispettivamen-
−→
te cosθ = √0.220.2 +0.022
= 0.995 e sinθ = √0.20.02 2 +0.022
= 0.0995. E2 =
k rq12 (cosθx̂ − sinθŷ) = −9.29 · 102 x̂ + 9.29 · 101 ŷ V m−1 (r2 = 0.201 m).
2

14. Un disco di raggio R = 5 cm uniformemente carico con densità di cari-


ca superficiale σ = 1 µC/cm2 è poggiato sul piano xy di un sistema di
riferimento cartesiano in modo tale che il centro del disco coincida con l’o-
rigine del sistema di riferimento. Determinare intensità direzione e verso
del campo elettrico prodotto dal disco nel punto P ≡ (0 cm, 0 cm, 10 cm).
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 15

Per determinare il campo elettrico prodotto dal disco uniformemente carico


si sfrutti la simmetria della configurazione. Si divida il cerchio in anelli di
spessore infinitesimo dx e ciascun anello in segmenti di lunghezza infini-
tesima dl. Data la simmetria della configurazione ad ogni elemento d’area
dxdl che contribuisce al campo elettrico con una carica dq = σdxdl ne cor-
risponde uno uguale ed opposto. Ne consegue che le componenti del campo
elettrico nel punto P trasversali all’asse di simmetria (Et ) della configu-
razione si annullano reciprocamente. Le componenti parallele all’asse di
simmetria (Ep ), invece, si sommano (vedi figura 1.15). Per determina-
re il campo elettrico, quindi, basta considerare la componente dovuta alla
carica dq parallela all’asse di simmetria e integrare su tutto il disco.
1 dq
dEp = cosγ (1.1)
4πε0 r2
dato che:
r2 = h2 + x2
e che:
h
cosγ =
(h2 + x2 )1/2
per cui: 
1 σhdxdl
Ep = (1.2)
4πε0 (h + x2 )3/2
2

integrando prima in dl si ottinene:



σh 2πxdx
Ep =
4πε0 (h2 + x2 )3/2
quindi:  
σh 1 1
Ep = −√ = 5.9 × 109 V /m
2ε0 |h| h2 + R2

Figura 1.15:

15. In una regione di spazio in cui è presente un campo elettrico costante ed




uniforme E = E0 x̂ sono posizionati un protone e un elettrone rispetti-
vamente nei punti A = (0 cm, 0 cm, 0 cm) e B = (20 cm, 0 cm, 0 cm).
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 16

Sapendo che l’intensità del campo è E0 = 15 V /m calcolare le coordinate


del punto i cui le due particelle si incontreranno. Si trascuri la reciproca
forza attrattiva.
Se si trascura la forza di reciproca attrazione, su entrambe le particelle
agisce in modulo la stessa forza (dato che entrambe hanno la stessa ca-
rica carica elettrica) ma non verso opposto. In entrami i casi si tratta
di un moto uniformemente accelerato. L’accelerazione a cui e soggetto
l’elettrone è pari a
eE
ae = = 2.63 × 1012 m/s2
me
L’accelerazione del protone è pari a:
eE
ap = = 1.44 × 109 m/s2
mp

Assumendo come t0 = 0 l’istante in cui le due particelle inizano a muo-


versi dalla loro posizione iniziale, l’istante t nel quale le due particelle si
incontrano è dato dalla soluzione in t dell’equazione:
1 eE 2 1 eE 2
t = 0.2 − t
2 mp 2 me

da cui t1 = 3.9 × 10−7 s. La coordinata x del punto di incontro è


eE 2
s= t = 1.1 × 10−4 m
mp 1

16. In figura è rappresentato un condensatore piano che presenta un piccolo


foro in uno dei suoi piatti. In prossimità del piatto opposto e perfetta-
mente allineato con il foro è presente un elettrone che all’istante iniziale
t0 = 0 s è in quiete. A causa dell’azione del campo elettrico l’elettrone
viene accelerato e esce dal foro dopo aver attraversato tutto il condensa-
tore. Sapendo che la separazione tra i piatti del condensatore è pari a
d = 2 mm e che l’intensità del campo elettrico è pari a E = 10−6 V /m
determinare l’energia cinetica che possiede l’elettrone una volta uscito dal
condensatore. (Si assuma il condensatore ideale)

Figura 1.16:
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 17

E’ possibile risolvere il problema in vari modi. La soluzione più semplice


si ottiene utilizzando la conservatività del campo elettrostatico e quindi la
conservazione dell’energia totale posseduta dall’elettrone. Il campo elettri-
co è costante e uniforme per cui, assumendo come superficie a potenziale
nullo la superficie coincidente con il piatto caricato positivamente del con-
densatore, all’istante iniziale (elettrone a riposo) l’energia totale possedu-
ta dall’elettrone è puramente potenziale e pari a U = UE = V e = Ede =
3.2 · 10−28 J. Nel momento in cui l’elettrone esce dalla regione in cui è
presente il campo elettrico l’energia potenziale è nulla quindi la sua ener-
gia è puramente cinetica. Tutta la sua energia potenziale si è convertita
in energia cinetica che vale quindi Uk = 3.2 · 10−28 J.
17. Calcolare la massa di una gocciolina d’olio che resta sospesa sotto l’azione
del campo gravitazionale e di un campo elettrico uniforme di intensità E =
100V /m, sapendo che essa è dotata di una carica elettrica Q = 4.810−19 C.
L’equilibrio è dovuto al bilanciamento tra la forza peso e la forza con-
seguente all’azione del campo elettrico. Dato che la forza peso è diretta
verso il basso e che la gocciolina ha carica positiva, il campo elettrico non
può che essere diretto verso l’alto. La massa della gocciolina si può otte-
nere dall’equazione che determina la forza totale agente sulla goccia. Tale
forza deve essere nulla. Per cui:

→ −

Fp+ FE =0

assumendo l’asse y diretto come la forza peso:

mg ŷ − QE ŷ = 0

per cui:
QE
m= = 49 10−19 Kg
g

18. Una particella alfa, cioè il nucleo di un atomo di elio, ha una massa pari
a 6.64×10−23 Kg e una carica pari a +2e. Si supponga di voler applicare
un campo elettrico uniforme tale da bilanciarne il suo peso quando essa si
trova in un tubo a vuoto posto al livello del mare. Quale intensità deve
avere il campo? Quali devono essere la sua direzione e il suo verso?
Affinché si bilanci il peso occorre che la forza elettrica sia orientata verso
l’alto. Dato che la la carica elettrica del nucleo di elio è positiva, il cam-
po elettrico dovrà essere concorde alla forza e quindi diretto verso l’alto.
Indicano con ŷ un versore diretto come il campo gravitazionale, avremo
che:


E = −E0 ŷ
L’intensità del campo sarà data da:
mg
E0 = = 2 × 10−3 V /m
2e
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 18

19. Determinare il modulo della velocità di un protone che ha percorso una


distanza di 10 mm partendo da fermo in un campo elettrico di intensità
pari a 6. × 103 N/C.
Si tratta di un moto rettilineo uniformemente accelerato con velocità ini-
ziale nulla e posizione iniziale nulla. Il problema è quindi unidimensionale
per cui si possono considerare solo i moduli delle varie grandezze
q vetto-
riali. La legge oraria è quindi: s = 12 at2 . Da cui t = 2s
a . Noto il
tempo necessario a percorrere lo spazio s la velocità raggiunta dal protone
è data da v = at. L’accelerazione (costante) che caratterizza il moto è
data da: a = eE m .Dove e è la carica dell’elettrone (valore assoluto), m la
massa del protone, E il modulo del campo elettrico, s la distanza percorsa
dall’elettrone.
r
√ 2seE
v = 2sa = = 1.1 × 105 m/s
m

20. Un elettrone in moto con velocità − →


v orizzontale e di modulo v = 3 ×
6
10 m/s, entra in una regione in cui è presente un campo elettrostatico


uniforme e costante E di modulo E = 500 N/C, perpendicolare a − →v e
diretto verso il basso. Tale regione si estende in direzione orizzontale per
un tratto d = 5cm. Si calcoli la velocità dell’elettrone in modulo, direzione
e verso all’uscita della regione. Si trascuri il campo gravitazionale.
Il modo che ne deriva è analogo al moto di un proiettile per cui il problema
può essere impostato in analogia al moto di un proiettile. Il problema va
quindi impostato sui due assi. Lungo l’asse x non agiscono forze per cui

→ −

il moto sarà uniforme. Lungo l’asse y agisce la forza elettrica Fe = −e E
(dove con e si è indicato il valore assoluto della carica dell’elettrone).

x) x = x0 + vx t
y) y = y0 + 12 ay t2
Posizionando l’origine del sistema di riferimento nel punto in cui si trova
l’elettrone all’istante t=0 si annullano i due termini x0 e y0 . La compo-
nente della velocità lungo l’asse x (vx ) coincide con il modulo della velocità
iniziale (v). L’accelerazione a cui è sottoposto l’elettrone lungo l’asse y è
ricavabile dall’azione del campo elettrico e dalla legge di Newton.

→ −

Fe = −e E = −e(−E)ŷ = eE ŷ
−→
Fe = me −
→a

→ eE
a = ŷ
me
eE
ay = = 8.8 × 1013 m/s2
me
Dalla componente x del moto è possibile ricavare il tempo necessario ad
attraversare i 5 cm di campo.
d
t= = 1.7 × 10−8 s
v
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 19

La componente y della velocità è quindi ricavabile, nota l’accelerazione,


grazie a questo tempo:
vy = ay t = 1.5 × 106 m/s
Per cui la velocità dell’elettrone all’uscita della regione è:


v = 3 × 106 x̂ + 1.5 × 106 ŷ m/s

Figura 1.17:

1.2 La Legge di Gauss


1. In una regione di spazio è presente una distribuzione continua di carica
elettrica che da origine ad un campo elettrico stazionario. Rispetto ad un
sistema di riferimento cartesiano il campo elettrico assume l’espressione


E = 3xx̂ + 5ŷ + 2z 2 ẑ V /m. Determinare il valore della distribuzione di
densità di carica nel punto P ≡ (5 m, 2 m, 1 m),
2. Due cariche, una di 1.0 µC e l’altra di -2.0 µC, distanti tra loro 20 cm si
trovano rispettivamente al centro di un cubo di 20 cm di lato e fuori da
questo specularmente ad una delle facce del cubo (vidi figura 1.18). Quan-
to vale il flusso del campo elettrico prodotto dalle due cariche attraverso il
cubo? Quanto vale il flusso del campo elettrico prodotto dalle due cariche
attraverso la faccia del cubo che le separa (faccia scura in figura)?

Figura 1.18:
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 20

Il flusso attraverso il cubo dipende solamente dalla carica in esso contenuta


(Legge di Gauss). Esso è pari a:

Q1
Φ1 = = 1.13 × 105 V m
ε0
Il flusso attraverso la superficie indicata è dato dalla somma dei flussi
prodotti dalle due cariche. Il flusso della carica nel centro del sistema di
riferimento può considerarsi uscente dalla superficie (positivo), il flusso
della carica esterna è anch’esso uscente dato che la carica è negativa. Per
determinare il flusso dovuto ad ogni singola carica si può ricorrere alla
legge di Gauss considerando per la prima carica (nel centro del sistema)
il cubo in figura e per la seconda carica un cubo di lato 10 cm centrato
su di essa. Data la particolare simmetria delle due superfici gaussiane
scelta il flusso attraverso una faccia del cubo sarà pari ad 1/6 del flusso
complessivo attraverso il cubo.
Q1
Flusso attraverso faccia del cubo, prima carica Φ1 = 6ε 0
= +1.9 × 104 V m
Q2
Flusso attraverso faccia del cubo, seconda carica Φ2 = 6ε 0
= 3.8 × 104 V m
Flusso complessivo Φ1 + Φ2 = +5.7 × 104 V m
3. Si calcoli il flusso del campo elettrico prodotto da una carica puntiforme
Q0 = 2µC posta al centro di un sistema di riferimento cartesiano attraver-
so una superficie quadrata di lato L=10 cm posizionata con i lati paralleli
agli assi y e z e il cui centro si trova nel punto P (5 cm, 0 cm, 0 cm) (vedi
figura 1.19).

Figura 1.19:

Data la particolare simmetria del problema è possibile calcolare il flusso


attraverso la parete indicata ricorrendo alla legge di Gauss. Infatti si può
immaginare una superficie chiusa cubica contenente al suo centro la carica
di cui la parete in figura è un dei lati. Per cui usando Gauss ho che il
flusso attraverso il cubo è dato da εQ0 per cui il flusso attraverso la parete
indicata è:
Q
Φ= = 3.77 × 104 V m
6ε0
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 21

4. Si calcoli il flusso del campo elettrico prodotto da una carica puntiforme


Q0 = 1µC posta al centro di un sistema di riferimento cartesiano attraver-
so la superficie in figura 1.20sapendo che tale superficie sottende, rispetto
al centro del sistema di riferimento un angolo solido pari a Ω = 23 π , e che
le dimensioni e la posizione della superficie sono quelle indicate in figura.

Figura 1.20:

Questo esercizio, in apparenza è molto simile al precedente, ma non pre-


senta le stesse condizioni di simmetria. Quello che è determinate, invece,
è l’angolo solido sotteso dalla superficie piana. Dato un angolo solido il
flusso del campo elettrico dovuto ad una carica puntiforme dipende solo
dall’angolo solido. Il flusso attraverso la superficie indicata è quindi ugua-
le al flusso attraverso un pezzo di superficie sferica che sottende lo stesso
angolo solido. Quindi il flusso attraverso la superficie è pari alla frazione
di flusso che emerge da una sfera proporzionale alla frazione di angolo
solido. Quindi:
2 " 2
3π → −
− → 3π Q0 1 Q0
φS = ( E · dA) = = = 1.88 × 104 V m
4π 4π ε0 6 ε0
dove l’integrale di superficie è calcolato su una qualunque sfera centrata
nella carica puntiforme.
5. In una regione dello spazio è presente un campo elettrico uniforme orienta-
to lungo l’asse x (vedi figura 1.21 ) di intensità pari a 10 V/m. Determinare
il flusso del campo attraverso ciascuna delle facce del cubo rappresentato
in figura sapendo che il lato del cubo è pari a 15 cm.
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 22

Figura 1.21:

Dato che il cubo è una superficie chiusa il vettore che rappresenta la super-
ficie di ogni faccia del cubo va considerato uscente dal cubo stesso. Dato
che il campo elettrico è orientato lungo l’asse x esso forma una angolo
di 90 gradi con i vettori che rappresentano le due facce orientate come il
piano xz, per cui il flusso attraverso queste faccie è nullo. Analogamente il
campo forma un angolo di 90 gradi con i vettori che rappresentano le fac-
cie orientate come il piano xy. Anche per queste due facce il flusso è nullo.
Il vettore che rappresenta la prima faccia a partire da sinistra orientata
come il piano yz ha direzione uguale a quella del campo ma verso opposto
(uscente dal cubo) per cui il flusso attraverso questa faccia è pari a:

~ = −EA = −0.225 V m
~ · dA
E

Analogamente il vettore che rappresenta la seconda faccia orientata come


il piano yz ha direzione e verso coincidenti con quelli del campo elettrico
quindi: 
~ = EA = 0.225 V m
~ · dA
E

6. Si determini intensità direzione e verso del campo elettrico prodotto da


una distribuzione di carica sferica uniforme sia all’interno della sfera che
all’esterno della stessa. Si assuma che la sfera abbia raggio pari a R=5
cm e carica complessiva pari a Q=1 C. ATTENZIONE, si tratta di una
distribuzione di carica volumetrica sferica uniforme e non di un conduttore
carico.
Data
 la simmetria sferica del problema si può ricorrere alla Legge di Gauss
~ · dA
E ~ = q . Si consideri una superficie gaussiana sferica coincidente
ε0
con la distribuzione di carica di raggio r variabile. Distinguiamo due casi:

1) La superficie gaussiana è interna alla sfera carica (r < 5 cm). Data


la simmetria del problema il campo elettrico dovrà essere radiale (quin-
di ortogonale alla superficie gaussiana) e, dato che la carica è positiva,
sarà uscente. Inoltre il modulo del campo elettrico sarà costante su tut-
ta la superficie gaussiana. Campo e vettore che rappresenta l’elemento
infinitesimo di superficie parte della superficie gaussiana sferica saranno
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 23

quindi paralleli e concordi per cui il prodotto scalare sarà dato dal prodot-
to dei moduli. Occorre ora determinare la quantità di carica q contenuta
all’interno la superficie gaussiana. Dato che la distribuzione di carica è
Q 3
uniforme la densità di carica volumetrica sarà data da: ρ = 4 πR 3 C/m
3
dove Q è la carica complessiva contenuta nella distribuzione di carica sfe-
rica e R il suo raggio. La quantità di carica contenuta all’interno della
3
superficie gaussiana di raggio r è quindi: q = ρ 43 πr3 = Q Rr 3 C. Il modulo
del campo elettrico è quindi:

r3 1 r 1
E=Q 3
· 2
=Q 3 · V /m
R 4ε0 πr R 4ε0 π
Il campo, quindi aumenta di intensità linearmente partendo dal centro del-
la distribuzione di carica sferica sino ad arrivare alla sua superficie.
2) La superficie gaussiana è esterna alla distribuzione di carica sferica
(r > 5 cm). Il procedimento è uguale al caso precedente. In questa confi-
gurazione, però, la carica q contenuta all’interno della superficie gaussiana
è costante e pari a Q. Quindi in questo caso il campo elettrico ha modulo
che varia secondo la legge:
1 Q
E= V /m
4πε0 r2

7. Il campo elettrico lungo tutta la superficie di una sfera di raggio R = 10 cm


è orientato in ogni punto perpendicolarmente alla superficie stessa ed è
uscente (vedi figura 2). Sapendo che l’intensità del campo elettrico è
costante lungo tutta la superficie della sfera ed è pari a E = 10 N/C
determinare la carica totale contenuta nella sfera. E’ necessario che la
carica sia concentrata in un unico punto al centro della sfera?

Figura 1.22:

La carica totale contenuta nella sfera può essere ottenuta ricorrente alla
legge di Gauss. 
E ~ = Q
~ · dA
0
Dato che il campo elettrico è in ogni punto della sfera perpendicolare alla
stessa il prodotto scalare all’interno dell’integrale si riduce al prodotto dei
moduli dei due vettori. Inoltre, dato che l’intensità del campo è sempre
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 24

uguale su tutta la superficie il valore di tale campo può essere estratto


dall’integrale. La relazione diventa quindi:
Q
4πR2 E =
0
Da cui:
Q = 4π0 R2 E = 11.2 pC
Anche se la formula che si ottiene per il calcolo di Q è la stessa che si
avrebbe nel caso in cui la carica fosse tutta concentrata la centro della
sfera, non è detto che ciò sia vero. Infatti, per esempio, potremmo avere
a che fare con una distribuzione volumetrica di carica uniforme in tutta la
3Q 3
sfera con densità volumetrica pari a ρ = 4πR 3 C/m . I due casi sarebbero

indistinguibili in termini di campo elettrico prodotto sulla superficie della


sfera.
8. Calcolare il campo elettrico ad una distanza r = 15 cm generato da un filo
rettilineo infinito uniformemente carico positivo sapendo che la densità di
carica lineare del filo è: λ = 1 C/m.
Data la particolare simmetria del problema si può ricorrere alla legge di
Gauss. Si consideri una superficie cilindrica centrata nel filo di lunghezza
arbitraria e di raggio pari a r come in figura:

Figura 1.23:

Trattandosi di una distribuzione infinità di carica il campo elettrico per


ragioni di simmetria non potrà che essere diretto in maniera radiale ri-
spetto al filo. Dato che la carica è positiva, il campo elettrico sarà uscente.
Il solo contributo al flusso del campo attraverso la superficie in figura sarà
dato, quindi solo dalla faccia laterale del cilindro dato che il campo e i
vettori che rappresentano le due basi del cilindro sono ortogonali. Si ha
quindi:   
→ −
− → → −
− → Q
E · dA = E · dA = EdA =
0
Sup.Lat. Sup.Lat.

Sempre per ragioni di simmetria l’intensità del campo dovrà essere costan-
te su tutta la superficie laterale del cilindro. Quindi l’intensità del campo
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 25

elettrico può essere portata fuori dal segno di integrazione.



Q
E dA = 2πRlE =
0
Sup.Lat.

Dove R indica il raggio del cilindro e l la sua lunghezza. La carica totale Q


contenuta del cilindro sarà data dalla densità di carica lineare moltiplicata
per la lunghezza del cilindro. Quindi:
λl
2πRlE =
0
da cui:
λ ∼
E= = 1.2 × 1011 N/C
2π0 R

9. Si determini intensità direzione e verso del campo elettrico prodotto da


una distribuzione di carica cilindrica uniforme sia all’interno della cilindro
che all’esterno di esso (si trascurino gli effetti di bordo). Si assuma che
il cilindro abbia raggio pari a 5 cm e carica complessiva pari a 10 C.
ATTENZIONE, si tratta di un cilindro uniformemente carico e non di un
conduttore carico.
Data la simmetria cilindrica del problema si può ricorrere alla Legge di
Gauss E ~ ·dA~ = q . Si consideri una superficie gaussiana cilindrica coin-
ε0
cidente con la distribuzione di carica di raggio r variabile. Distinguiamo
due casi:
1) La superficie gaussiana è interna al cilindro carica (r < 5 cm). Data
la simmetria del problema il campo elettrico dovrà essere radiale (quindi
ortogonale alla superficie gaussiana) e, dato che la carica è positiva, sarà
uscente. Inoltre il modulo del campo elettrico sarà costante su tutta la
superficie gaussiana. Campo e vettore che rappresenta l’elemento infinite-
simo di superficie parte della superficie gaussiana sferica saranno quindi
paralleli e concordi per cui il prodotto scalare sarà dato dal prodotto dei mo-
duli. Occorre ora determinare la quantità di carica q contenuta all’interno
la superficie gaussiana. Dato che la distribuzione di carica è uniforme la
Q 3
densità di carica volumetrica sarà data da: ρ = LπR 2 C/m dove Q è la
carica complessiva contenuta nella distribuzione di carica , L la lunghezza
del cilindro e R il suo raggio. La quantità di carica contenuta all’interno
2
della superficie gaussiana di raggio r è quindi: q = ρLπr2 = Q Rr 2 C. Il
modulo del campo elettrico è quindi:

r2 1 r 1
E=Q 2
· =Q 2 · V /m
R 2ε0 Lπr R 2επL
Il campo, quindi aumenta di intensità linearmente partendo dal centro
della distribuzione di carica sferica sino ad arrivare alla sua superficie.
2) La superficie gaussiana è esterna alla distribuzione di carica (r > 5cm).
Il procedimento è uguale al caso precedente. In questa configurazione, però,
la carica q contenuta all’interno della superficie gaussiana è costante e pari
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 26

a Q. Quindi in questo caso il campo elettrico ha modulo che varia secondo


la legge:
1 Q
E= V /m
2πLε0 r

10. Si assuma che in una certa regione di spazio sia presente una distribuzione
volumetrica uniforme e continua di carica elettrica con densità di carica
paria a ρ = 1 C/m3 di forma cubica con lato del cubo pari a l = 1 m.
Si determini il flusso del campo elettrico attraverso la superficie sferica
interamente contenuta all’interno del cubo di raggio pari a r = 8 cm (vedi
figura 5).

Figura 1.24:

In base alla legge di Gauss il flusso del campo elettrico attraverso una
superficie chiusa dipende solo dalla quantità di carica elettrica in essa
racchiusa. In questo caso la carica elettrica contenuta nella superficie
sferica è data da:
 
4 3 ∼
Q= ρdV = ρ dV = πr ρ = 2.1 mC
3
Per cui il flusso del campo elettrico attraverso la superficie è:

Q
E · dA ∼
= = 2.4 × 108 N m2 /C
ε0

11. In figura (parte A) è rappresentata una superficie poggiata sul piano xy di


un sistema di riferimento cartesiano. Nella parte B della figura la superficie
è rappresentata vista dall’alto. Le dimensioni della superficie sono: h=12
cm, L=6 cm, l’angolo theta è pari a 30 gradi. Calcolare il flusso attraverso
al superficie di un campo elettrico uniforme che in coordinate cartesiane


assume la forma E = −3x̂ + 2ŷ N/C.
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 27

Figura 1.25:

Scegliendo di orientare la superficie in maniea uscente dall’origine del si-


stema di riferimento, il vettore che rappresenta la superficie, nel sistema


di rifermimento cartesiano dato assume l’espressione S = Scos(θ)x̂ +
Ssin(θ)ŷ = 0.0062x̂ + 0.0036ŷ m2 . Il flusso è dato dal prodotto scalare tra
i vettori campo elettrico e superficie. Φ = −3·0.0062+2∗0.0036 = −0.0114
Vm

1.3 Potenziale Elettrico


1. In una regione di spazio è presente un potenziale elettrico dato dalla re-
qx
lazione: V = 4πε0 (x2 +y 2 +z 2 )3/2 V . Determina almeno una componente del

campo elettrico associato a questo potenziale. (si consideri q parametro


costante e noto).
Occorre applicare l’operatore gradiente. Per esempio la componente y del
campo elettrico è data da:
 
∂ qx 3qxy
Ey = − = V /m
∂y 4πε0 (x2 + y 2 + z 2 )3/2 4πε0 (x2 + y 2 + z 2 )5/2

2. Data una carica elettrica Q = −2×10−6 C posta nel centro di un sistema


di riferimento cartesiano, determinare il valore del potenziale elettrico nel
punto P =(4 mm, -6. mm, 0 mm).
Il potenziale elettrico prodotto da una carica puntiforme è dato da
1 Q
V = = −2.5 × 106 V
4πε0 r

3. In una certa regione di spazio è presente un campo elettrico prodotto


da due cariche puntiformi Q1 = 0.5 C e Q2 = −1.5 C. Calcolare la
differenza di potenziale elettrico tra i punti P1 ≡ (10cm, 0cm, 10cm) e P2 ≡
(0 cm, 10 cm, 0 cm) sapendo che la carica 1 di trova nell’origine del sistema
di riferimento e la carica 2 si trova nel punto Q ≡ (10 cm, 0 cm, 0 cm).
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 28

Per calcolare il potenziale dovuto alle due cariche nei punti P1 e P2 si può
fare ricorso al principio di sovrapposizione per i potenziali elettrici. Basta
cioè calcolare il potenziale dovuto ad ogni singola carica e sommarlo. La
variazione di potenziale tra i due punti la si ottiene per differenza.
1 Q1
V1 (P1 ) = ; r1P1 = 0.141 m
4πε0 r1P1

V1 (P1 ) = 3.2 1010 V

1 Q1
V1 (P2 ) = ; r1P2 = 0.1 m
4πε0 r1P2
V1 (P2 ) = 4.5 1010 V

1 Q2
V2 (P1 ) = ; r2P1 = 0.1 m
4πε0 r2P1

V2 (P1 ) = −13.5 1010 V

1 Q2
V2 (P2 ) = ; r2P2 = 0.141 m
4πε0 r2P2

V2 (P2 ) = −9.6 1010 V


V = V1 (P2 ) + V2 (P2 ) − V1 (P1 ) − V2 (P1 ) = 5.2 1010 V

4. Sapendo che un sistema di cariche elettriche stazionarie in una certa re-


gione di spazio genera un potenziale elettrico dato dalla relazione V =
1.5/(x + y + z) V , determinare il vettore campo elettrico nel punto P =
(5 cm, 5 cm, 5 cm).
Conoscendo il potenziale è possibile in una certa regione di spazio è pos-
sibile determinare il campo elettrico utilizzando l’operatore Gradiente.


E = −∇V

da cui

→ 1.5
E = 2 (x̂ + ŷ + ẑ) V /m
(x + y + z)
nel punto P il campo elettrico è quindi pari a:


E = 66.6(x̂ + ŷ + ẑ) V /m

5. Quattro cariche puntiformi di egual valore qq = 10−8 C sono poste ai


vertici di un quadrato di lato a = l0 cm. Calcolare l’energia potenziale
elettrostatica del sistema e il lavoro necessario per spostare una delle ca-
riche dalla posizione iniziale P1, al punto P2 indicato in figura e situato
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 29

nel centro del lato

Figura 1.26:

Per calcolare l’energia potenziale del sistema con le cariche nella posizione
P1 occorre applicare il principio di sovrapposizione sommando l’energia
potenziale di ogni possibile coppia di cariche. Data la particolare configu-
razione del sistema basta calcolare due combinazioni di cariche e sommarle
opportunamente.
Combinazione 1:
1 qq
U1 = = 9 × 10−6 J
4πε0 a

Combinazione 2:
1 qq
U2 = √ = 6.36 × 10−6 J
4πε0 2a

Sommando tutte le possibili combinazioni senza ripetizioni si ottiene:

UP1 = 4U1 + 2U2 = 48.72 × 10−6 J

Il lavoro per passare dalla configurazione P1 alla configurazione P2 può


essere calcolato come differenza di energia potenziale tra le due configura-
zioni. Per cui occorre calcolare, analogamente al caso precedente, l’energia
potenziale nella configurazione P2 . Nella configurazione P2 oltre alle già
determinate combinazioni ne compaiono due altre:
Combinazione 3:
1 qq
U3 = = 18 × 10−6 J
4πε0 a2
Combinazione 4:
1 qq
U4 = √ = 12.72 × 10−6 J
4πε0 2a
2

Per cui sommando opportunamente le varie combinazioni si ottiene:

UP2 = 2U1 + U2 + 2U3 + U4 = 74.08 × 10−6 J


CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 30

Il lavoro che occorre fare sul sistema per portare una delle cariche dalla
posizione P1 alla posizione P2 è quindi:

L = UP2 − UP1 = 25.36 × 10−6 J

1.4 Conduttori e Capacità


1. Della configurazione in figura 1.27 sappiamo che: Q = 1C, R0 = 1cm,
R1 = 12cm, R2 = 23cm, R3 = 28cm, e che il conduttore (regione ombreg-
giata) è scarico. Quanto vale il campo elettrico lungo le superfici S1 e S2?

Figura 1.27:

La superficie S1 è interna al conduttore. Se il conduttore è all’equilibrio


elettrostatico il campo elettrico al suo interno deve essere nullo. Per cui,
lungo la superficie S1, tranne che per una breve fase transiente il campo
elettrico è nullo. Per determinare il campo elettrico lungo la superficie S2,
si può ricorrere alla legge di Gauss, data l’alta simmetria del problema.
In questo caso si può dimostrare che il campo elettrico è equivalente al
campo elettrico prodotto da una carica puntiforme Q posta nel centro del
sistema. Quindi il campo è radiale uscente e ha intensità pari a:

E = 1.15 × 1011 V /m

2. Un condensatore a piatti piani e paralleli è caricato con una carica Q=1


C e successivamente isolato. Sapendo che la superficie dei piatti e pari
a S = 0.5 cm2 e che la distanza tra le due armature è d = 0.1 mm?
Di quanto varia l’energia immagazzinata nel condensatore quando al suo
interno viene introdotto un dielettrico di costante dielettrica relativa k =
2.5?
Occorre determinare la capacità del condensatore nel vuoto e in presenza
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 31

0 S 0 kS
del dielettrico. C0 = d = 4.42 pF, . C1 = d = 11.1 pF. L’energia
2
1Q
immagazzinata nel condensatore nei due casi è: U0 = 2 C0 = 1.11 · 1011 J
2
1Q
e U1 = 2 C1 = 4.50 · 1010 J, per cui la differenza è 4U = 6.6 · 1010 J
3. Determinare la capacità di un condensatore cilindrico lungo L = 1 cm le
cui armature hanno raggio rispettivamente R1 = 1 mm e R2 = 2 mm
Per determinare la capacità di un condensatore cilindrico procediamo co-
me nel caso del condensatore piano e determiniamo attraverso la legge di
Gauss il campo elettrico all’interno del condensatore. Come nel caso del
condensatore piano assumiamo che il campo elettrico sia presente solo al-
l’interno del condensatore e sia nullo altrove. Per ragioni di simmetria,
quindi, trascurando gli effetti di bordo, il campo elettrico deve avere una
struttura a simmetria cilindrica. Se l’armatura interna è carica positiva-
mente allora il campo elettrico è uscente (vedi figura 1.28).

Figura 1.28:

Consideriamo, quindi, una superficie gaussiana cilindrica centrata nel con-


densatore γ come in figura. Il flusso del campo elettrico attraverso questa
superficie è dato da: "
→ −
− → Q
E · dA =
ε0
Dato che il campo elettrico è radiale il flusso del campo attraverso la su-
perficie chiusa γ è diverso da zero solo attraverso la faccia laterale del
cilindro. Inoltre, a parità di r, l’intensità del campo è la stessa lungo tutta
la parete laterale. Per cui la relazione precedente diventa:
"
→ −
− → Q
E · dA = ESlaterale = EL2πr =
ε0
γ

da cui
Q
E=
2πε0 Lr
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 32

il campo elettrico non è costante ma dipende dalla distanza r dal centro del
cilindro. Per determinare la differenza di potenziale tra le due armature
ricorriamo alla definizione muovendoci dall’armatura carica positivamente
all’armatura carica negativamente lungo una linea di campo.
 R2  R2  R1  
→−
− → Q 1 Q R2
4V = − E · dr = − E dr = dr = ln
R1 R1 2πε0 L R2 r 2πε0 L R1
La capacità del condensatore è quindi pari a:
Q 2πε0 L
C= =   = 0.8 pF
4V ln R 2
R1

4. Si consideri un sistema di due conduttori sferici concentrici, in cui il con-


duttore interno ha raggio R1 = 1 cm, mentre il secondo conduttore è un
guscio sferico di raggio interno R2 = 3 cm e raggio esterno R3 = 4 cm. Si
calcoli la capacità del condensatore sferico costituito dai due conduttori.
Per determinare la capacità di un condensatore sferico procediamo prima
a determinare attraverso la legge di Gauss il campo elettrico all’interno
del condensatore. A differenza del condensatore piano o del condensatore
cilindrico il caso sferico è calcolabile esattamente e non richiede appros-
simazioni. Il campo elettrico, infatti, è presente solo tra le due armature
ed è esattamente nullo fuori dal condensatore.. Per ragioni di simmetriail
campo elettrico deve avere una struttura a simmetria sferica. Se l’armatu-
ra interna è carica positivamente allora il campo elettrico è uscente (vedi
figura 1.29).

Figura 1.29:

Consideriamo, quindi, una superficie gaussiana sferica centrata nel con-


densatore γ come in figura. Il flusso del campo elettrico attraverso questa
superficie è dato da: "
→ −
− → Q
E · dA =
ε0
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 33

Dato che il campo elettrico è radiale. Inoltre, a parità di r, l’intensità del


campo è la stessa lungo tutta la superficie. Per cui la relazione precedente
diventa: "
→ −
− → Q
E · dA = ES = E4πr2 =
ε0
γ

da cui
Q
E=
4πε0 r2
il campo elettrico, quindi, è analogo a quello prodotto da una carica punti-
forme situata al centro del condensatore. Esso, inoltre, non è costante ma
dipende dalla distanza r dal centro del cilindro. Per determinare la diffe-
renza di potenziale tra le due armature ricorriamo alla definizione muoven-
doci dall’armatura carica positivamente all’armatura carica negativamente
lungo una linea di campo.
 R2  R2  R1  
→−
− → Q 1 Q 1 1
4V = − E ·dr = − E dr = dr = −
R1 R1 4πε0 R2 r2 4πε0 R1 R2

La capacità del condensatore è quindi pari a:


Q 4πε0
C= =  = 165.8 pF
4V 1
− 1
R1 R2

5. Calcolare il valore del campo elettrico in funzione della distanza dal centro
in un cavo coassiale sapendo che la capacità complessiva del cavo è pari
a C = 1 nF , che il raggio dell’anima interna del cavo è Ra = 0.15 mm e
che il raggio del cilindro conduttore esterno (garza) è pari a Rb = 3 mm
quando il cavo è carico con una carica Q = 1 C. Si consideri il cavo come
un condensatore cilindrico ideale nel vuoto.
Come suggerito nel testo, il cavo coassiale è approssimatile con un con-
densatore cilindrico ideale. Per determinare il campo elettrico possiamo
ricorrere alla la legge di Gauss. Come nel caso del condensatore piano
assumiamo che il campo elettrico sia presente solo all’interno del conden-
satore e sia nullo altrove. Per ragioni di simmetria, quindi, trascurando
gli effetti di bordo, il campo elettrico deve avere una struttura a simmetria
cilindrica. Se l’armatura interna è carica positivamente allora il campo
elettrico è uscente (vedi figura 1.30).
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 34

Figura 1.30:

Consideriamo, quindi, una superficie gaussiana cilindrica centrata nel con-


densatore γ come in figura. Il flusso del campo elettrico attraverso questa
superficie è dato da: "
→ −
− → Q
E · dA =
ε0
Dato che il campo elettrico è radiale il flusso del campo attraverso la su-
perficie chiusa γ è diverso da zero solo attraverso la faccia laterale del
cilindro. Inoltre, a parità di r, l’intensità del campo è la stessa lungo tutta
la parete laterale. Per cui la relazione precedente diventa:
"
→ −
− → Q
E · dA = ESlaterale = EL2πr =
ε0
γ

da cui
Q
E=
2πε0 Lr
il campo elettrico non è costante ma dipende dalla distanza r dal centro
del cilindro e dalla lunghezza del cavo che non è fornita nel testo. Per de-
terminale la lunghezza L incognita si può utilizzare la capacità complessiva
del condensatore. In un condensatore cilindrico la capacità è data da:
Q 2πε0 L
C= =  
4V ln R 2
R1

da cui  
R2
C ln R1
L= = 53.85 m
2πε0
Per cui l’intensità del campo elettrico in funzione della distanza (r) dal-
l’asse del cavo è:
Q Q Q 1
E= = 
R2
 =   = 5 · 107 V /m
2πε0 Lr C ln R1 C ln R2
r r
2πε0 2πε0 r R1
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 35

6. Si calcoli la capacità equivalente del sistema in figura 1.31 sia quando


l’interruttore S è aperto che quando l’interruttore S è chiuso sapendo che
C = 1 pF

Figura 1.31:

Quanto l’interruttore S è aperto i due condensatori in basso sono in serie


tra loro. Tale serie è in parallelo con il condensatore in alto. Per cui in
questo caso occorre calcolare prima la serie tra 2 C e successivamente un
parallelo tra questa e l’ulteriore C. Quindi:
CC
Cserie = = 0.5 pF
C +C
Ctot = Cserie + C = 1.5 pF
Nel caso in cui l’interruttore S è chiuso abbaimo che sono in parallelo i due
condensatori a sinistra. Il condensatore a destra è invece cortocircuitato.
Entrambe le armature si trovano allo stesso potenziale. Per cui è come se
non ci fosse. La capacità equivalente è data dai soli due condensatori in
parallelo a destra dell’interruttore.

Ctot = 2C = 2 pF

7. Determinare la capacità di una sfera conduttrice isolata di raggio R=5 m.


Ponendo a zero il potenziale ad infinito, il potenziale a cui si trova un
1 Q
conduttore sferico caricato con una carica Q è pari a: V = 4πε 0 R
V dove
R è il raggio della sfera. La sua capacità sarà quindi data da: C= VQ =
4πε0 R.
C = 4πε0 R = 556 pF

8. Determinare la carica elettrica presente sul piatto positivo di un conden-


satore a piatti piani e paralleli nel vuoto sapendo che la distanza tra i
piatti d=15 mm, che la superficie dei piatti è pari a S=12 cm2 e che la
differenza di potenziale tra i piatti e’ pari a ∆V =10 V
La capacità di un condensatore a piatti piani e paralleli è:
S
C= = 0.7 pF
d
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 36

la carica presente sul piatto positivo quando il condensatore è sottoposto


ad una d.d.p. di 10 V è:
Q = CV = 7 × 10−12 C

9. Determinare la capacità equivalente del sistema di condensatori in figura


1.32 quando l’interruttore S è aperto e quando è chiuso sapendo che la
capacità di ognuno dei condensatori è pari a 1 µF .

Figura 1.32:

Quando l’interruttore è aperto il sistema si configura come due coppie


di condensatori in serie successivamente messi in parallelo. Quando S è
chiuso il sistema si configura come due coppie di condensatori in parallelo
poste successivamente in serie. Dato, però, che tutte i condensatori sono
uguali le due configurazione danno origine allo stesso risultato numerico.
La capacità equivalente del sistema è quindi:
C2 4C 2
Ceq = 2 = =C
2C 4C

10. Determinare l’energia immagazzinata nei due condensatori in figura 1


quando la differenza di potenziale applicata ai capi della serie è: V = 10V ,
sapendo che C1 = 100 µF e C2 = 150 µF .

Figura 1.33:

Per determinare l’energia immagazzinata nel sistema di condensatori pre-


sente in figura occorre come prima cosa calcolarne la capacità equivalente.
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 37

La capacità equivalente del sistema è data da:


C1 C2
Ctot = = 60 µF
C1 + C2
L’energia immagazzinata è quindi:
1
U= Ctot V 2 = 3 mJ
2

11. Ricavare le capacità dei condensatori C1 , C2 e C3 del sistema in figura


sapendo che la capacità equivalente del sistema è Ctot = 0.5 µF che il
potenziale nei punti A, B, C e D è rispettivamente 0 V , 30 V , 80 V e
100 V .

Figura 1.34:

Trattandosi di un sistema di condensatori collegati in serie la sua prero-


gativa è che la carica su ogni armatura è la stessa ed è uguale alla carica
presente sul condensatore equivalente. Usando le informazioni fornite è,
quindi, possibile calcolare la carica presente su ogni armatura a partire dal-
la differenza di potenziale totale ai capi del sistema ∆V = VD −VA = 100V
e dalla capacità equivalente.

Q = ∆V · Ctot = 50 µC

La capacità di ogni singolo condensatore è quindi ottenibile dalla carica e


dalla differenza di pontenziale:
Q
C1 = = 1.67 µF
VB − VA
Q
C2 = = 1.0 µF
VC − VB
Q
C2 = = 2.5 µF
VD − VC
CAPITOLO 1. ELETTROSTATICA 38

12. Un condensatore di capacità C1 = 2 µF viene caricato con una tensione


V = 100 V e poi isolato. Successivamente si connette in parallelo al
condensatore un secondo condensatore di capacità C2 = 3 µF scarico.
Si determini come la carica si distribuisce sui due condensatori dopo il
collegamento.
Dato che il condensatore viene isolato dopo la carica, la sola carica disponi-
bile è quella che si accumula sulle armature del primo condensatore prima
che venga isolato. Durante le fasi successive (collegamento del secondo
condensatore in parallelo) la differenza di potenziale cambia, ma non può
cambiare la carica. Calcoliamo la carica presente sul condensatore quando
viene isolato:
Q = Viniziale C1 = 2 · 10−4 C
dopo il collegamento in parallelo la capacità totale del sistema diventa:
Ctot = C1 + C2 = 5 µF
la differenza di potenziale ai capi del parallelo è quindi:
Q
Vf inale = = 40 V
Ctot
da cui sul condensatore 1 abbiamo una carica uguale a :
Q1 = Vf inale C1 = 0.8 · 10−4 C
Q2 = Vf inale C2 = 1.2 · 10−4 C

13. Un condensatore piano di area A = 40 cm2 e distanza tra i piatti d =


0.1 mm, e‘ stato caricato collegandolo temporaneamente ad un generatore
di d.d.p. di 1000 V. Trovare la ddp ai capi del condensatore dopo che la
distanza tra i piatti e‘ stata portata a 2d.
La capacità del condensatore piano nel vuoto è data da:
ε0 A
C=
d
nella fase iniziale, quindi, la capacità del condensatore è pari a:
ε0 40 × 10−4
C= = 0.354 nF
0.1 × 10−3
quanto viene caricato sulle armature si deposita una carica pari a:
Q = V C = 354 nC
Nella seconda fase, la carica non può variare sulle armature. Variando
la distanza tra le armature, però, varierà la capacità del condensatore e,
conseguentemente, la d.d.p. ai suoi capi.
C
C0 = = 0.177 nF
2
Q
V 0 = 0 = 2000 V
C
Capitolo 2

Correnti elettriche

Per risolvere i seguenti esercizi occorre conoscere la legge di Ohm nelle sue varie
formulazioni e le leggi di Kirchhoff

2.1 Legge di Ohm


1. Un fluido costituito da ioni con carica positiva +e e di densità pari a
n = 1027 portatori/m3 scorre all’interno di un tubo di diametro d = 1 mm.
Sapendo che la corrente elettrica prodotta da tale moto all’interno del
tubo e pari a I = 1 A, determinare la velocità di deriva media degli ioni.
La corrente elettrica non è altro che il flusso della densità di corrente
attraverso una sezione del tubo. La densità di corrente può essere legata
alla velocità di deriva degli ioni, alla loro densità volumetrica e alla loro
carica dalla relazione:
J~ = qn~vd
il flusso attraverso una sezione del tubo è quindi
  2
d
I= J~ · dA
~ = qnvd π
2

da cui
vd = 9.85 × 10−3 ms−1

2. Le resistenze usate nei circuiti elettronici hanno delle potenze nominali


massime che possono dissipare senza che la resistenza stessa sia danneg-
giata. Se una resistenza da 1 kΩ ha una potenza nominale massima di
0.25W quale è la corrente massima che può circolare nella resistenza senza
danneggiarla?
In un elemento resistivo la potenza dissipata è pari a P = RI 2 .Di con-
seguenza se la potenza massima dissipabile èqPmax = 0.25 W, allora la
Pmax
corrente massima che può circolare è Imax = R = 15.8 mA.

39
CAPITOLO 2. CORRENTI ELETTRICHE 40

3. Le resistenze usate nei circuiti elettronici hanno delle potenze nominali


massime che possono dissipare senza che la resistenza stessa sia danneg-
giata. Due resistenze rispettivamente di 1 kΩ e 10 Ω entrambe di potenza
nominale massima di 0.25 W sono collegate in parallelo. Quale è la dif-
ferenza di potenziale massima che si può applicare ai capi del parallelo
senza che nessuna delle due resistenze sia danneggiata?
Dato che le due resistenze sono in parallelo, la differenza di potenziale
applicata ai capi del parallelo coincide con la differenza di potenziale ap-
plicata ai capi di ciascuna resistenza. La potenza ai capi di una resistenza
è data da:
V2
P =VI =
R
per cui, in un parallelo, la resistenza dove si dissipa la potenza maggiore è
la resistenza più piccola. Nell’esercizio la resistenza da 10 Ω è quella che
cederebbe prima. La differenza di potenziale massima applicabile senza
danneggiare la resistenza è:

V = P R = 1.58 V

4. Sia dato un pezzo di conduttore ohmico cilindrico di lunghezza L = 10


cm e sezione A = 1 mm2 attraversato da una densità di corrente la cui
intensità è J = 380 Am−2 quando ai suoi capi è applicata una differenza
di potenziale V = 100 V. Determinare la resistività del materiale di cui è
fatto il conduttore.
Dato che la densità di corrente è uniforme lungo la sezione del conduttore,
la corrente che scorre nel conduttore (flusso di J) può essere calcolata
moltiplicando J per la sezione. Quindi:

I = JA = 0.38 mA

Essendo il conduttore ohmico vale la legge di Ohm per cui la sua resistenza
è:
V
R= = 263 kΩ
I
La resistività del materiale risulta quindi:
AR
ρ= = 2.6 Ωm
L

5. Un generatore di differenza di potenziale ∆V = 10 V è connesso ai capi di


un conduttore cilindrico di sezione S = 1mm2 , che presenta una resistività
ρ1 = 1.68 × 10−8 Ωm in un primo tratto di lunghezza l1 = 1 m e una
resistività ρ2 = 9.68 × 10−8 Ωm in un secondo tratto di lunghezza l2 = 2 m
(vedi figura). Si calcoli l’intensità di corrente che fluisce nel conduttore.
CAPITOLO 2. CORRENTI ELETTRICHE 41

Figura 2.1:

Il sistema rappresentato è equivalente a due resistenze collegate in serie.


Per determinare la corrente che circola nel conduttore disomogeneo basta
quindi calcolare la resistenza complessiva come somma delle resistenze dei
due pezzi di conduttore.
ρ 1 l1
R1 = = 1.68 × 10−2 Ω
S
ρ 2 l2
R2 = = 19.36 × 10−2 Ω
S

Quindi:
R = R1 + R2 = 21.04 × 10−2 Ω

Da cui:
∆V
I= = 47.5 A
R

6. Determinare quanto vale la resistenza equivalente del sistema di resi-


stenze illustrato in figura 2.2 sapendo che R1 = 100 Ω, R2 = 2.4 kΩ, e
R3 = 1200 Ω,.

Figura 2.2:

Le resistenze R1 ,e R2 sono tra loro in serie. Questa serie è poi in parallelo


con la resistenza R3 . La resistenza equivalente è quindi:

R3 (R1 + R2 )
Req = = 810Ω
R1 + R2 + R3
CAPITOLO 2. CORRENTI ELETTRICHE 42

7. Ai capi dell’elemento circuitale in figura 2.3 è applicata una differenza


di potenziale di 10 V. Calcolare la potenza dissipata dall’intero elemento
sapendo che R1 = 100 Ω, R2 = 300 Ω e R3 = 1000 Ω.

Figura 2.3:

La procedura più semplice consiste nel determinare la resistenza equivalen-


te del sistema di resistenze e conseguentemente la potenza totale dissipata.
Le resistenze 1 e 2 sono in parallelo tra loro e successivamente in serie
con la resistenza 3. La resistenza equivalente del sistema è quindi: Rq =
R1 R2
R1 +R2 = 75 Ω. La resistenza totale è quindi: Rtot = Rq + R3 = 1075 Ω.
V2
La potenza dissipata è: P = Rtot = 93 mW.
8. Calcolare quanto vale la resistenza equivalente del sistema in figura 2.4
quando l’interruttore S è aperto e quando l’interruttore S è chiuso sapendo
che R1 = R3 = 100 Ω e che R2 = R4 = 300 Ω

Figura 2.4:

Quando l’interruttore è aperto le resistenze R1 e R2 sono in serie tra loro


così come lo sono le resistenze R3 e R4 . Le due serie poi sono tra loro in
parallelo. La resistenza totale sarà quindi:
R1−2 = R1 + R2 = 400 Ω
R3−4 = R3 + R4 = 400 Ω
R1−2 · R3−4
Rtot = = 200 Ω
R1−2 + R3−4
Quanto l’interruttore è chiuso le resistenze R1 e R3 sono in parallelo cosi
come le resistenze R2 e R4 . I due paralleli poi sono in serie tra loro. La
resistenza totale sarà:
R1 · R3
R1−3 = = 50 Ω
R1 + R3
CAPITOLO 2. CORRENTI ELETTRICHE 43

R2 · R4
R2−4 = = 150 Ω
R2 + R4
Rtot = R1−3 + R2−4 = 200 Ω

2.2 Circuiti in continua e Leggi di Kirchhoff


1. Determinare l’intensità e il verso della corrente che scorre nel circuito in
figura.

Figura 2.5:

Il circuito è costituito da una sola maglia, le due batterie sono uguali e


concordi. Ne consegue che il circuito è equivalente ad un circuito con una
batteria da due volt e una resistenza equivalente pari alla somma delle tre
resistenze (sono in serie). La corrente che circola, quindi, vale:
Vtot V1 + V2
I= = = 2 mA
Rtot R1 + R2 + R3
La corrente, ovviamente, circola in verso orario.
2. Determinare intensità e direzione della corrente che scorre nella resistenza
R1 del circuito in figura sapendo che R1 = 100 Ω, R2 = 100 Ω , V1 = 5 V
e che V2 = 5 V .
L’esercizio può essere facilmente risolto ricorrendo ad una semplice con-
siderazione. Dato che le due batterie hanno la stessa forza elettromotrice,
il punto A (vedi figura 2.6) e il punto B sono tenuti allo stesso potenziale
dalle due batterie. Di conseguenza attraverso la resistenza R1 non può
passare corrente. La corrente che circola nel ramo 1 del circuito è pertan-
to nulla.
CAPITOLO 2. CORRENTI ELETTRICHE 44

Figura 2.6:

3. Determinare la corrente che circola attraverso la resistenza R3 nel circuito


in figura 2.7 sapendo che V = 12V, R1 = 100Ω R2 = 200Ω R3 = 1kΩ.

Figura 2.7:

Il quesito si può risolvere sia ricorrendo alla legge delle maglie che osser-
vando che le resistenza R2 e R3 sono tra loro in parallelo. Il parallelo è
quindi in serie con la resistenza R1 . Si ricava, così la corrente che circola
in R1 che sarà pari alla somma delle correnti che circolano in R2 e R3 .
Tale corrente si distribuisce in maniera proporzionale nei rami 2 e 3.
R2 · R3
R2q3 = = 167 Ω
R2 + R3
Rtot = R2q3 + R1 = 267 Ω
12
I1 = = 45 mA
Rtot
R2
I3 = I1 = 7.5 mA
R2 + R3

4. Determinare la corrente che scorre attraverso la resistenza R3 in figura 2.8


sapendo che R1 = 100 Ω, R2 = 300 Ω, R3 = 1000 Ω, R4 = 700 Ω e che
V = 10 V .
CAPITOLO 2. CORRENTI ELETTRICHE 45

Figura 2.8:

I rami R3 e R2 +R4 possono essere considerati come un partitore. E’ possi-


bile calcolare la resistenza equivalente della combinazione delle tre resisten-
ze R2 , R3 , R4 e determinare la corrente che fluisce in R1 . La corrente in
R1 si ripartisce nei due rami R3 e R2 + R4 in maniera inversamente pro-
porzionale alla rispettive resistenza. Dato che la resistenza totale dei due
rami è uguale la corrente si divide in due. R2,3,4 = (R 2 +R4 )R3
R2 +R3 +R4 = 500 Ω,
Rtot = R2,3,4 + R1 = 600 Ω, I1 = RVtot = 16, 67 mA, I3 = I1 /2 = 8.33 mA

Figura 2.9:
prova ancora

5. Calcolare quanto vale la corrente che circola attraverso la resistenza R3


del circuito in figura 2.10 quando l’interruttore S è aperto e quando l’in-
terruttore S è chiuso sapendo che R1 = R3 = 100 Ω e che R2 = 300 Ω e
che V=10 V

Figura 2.10:
CAPITOLO 2. CORRENTI ELETTRICHE 46

Caso 1: S aperto. In questo il circuito si riduce ad una sola maglia con


in serie le resistenze R1 e R3 . La corrente sarà quindi data da:
V
I= = 50 mA
R1 + R3
Caso 2: S chiuso. In questo caso ho due maglie e la corrente che circola
nel ramo 3 sarà data dalla differenza tra la corrente che circola nel ramo
1 con quella che circola nel ramo 2. Per calcolare la corrente che circola
nel ramo 1 posso ridurre il circuito osservando che le resistenze R3 e R2
sono in parallelo tra loro. Tale parallelo è poi in serie con la resistenza
R1 . La restienza equivalente sara data da:
R2 R3
Rtot = R1 + = 175 Ω
R2 + R3
Da cui la corrente che circola nel ramo 1 è:
V
I1 = = 57 mA
Rtot
Il parallelo R3 e R2 si dividerà la corrente in proporzione inversa alla
rispettiva resistenza. Infatti:

I2 R2 = I3 R3

quindi
I2 R3
=
I3 R2
Da cui
I3 R2
=
I2 + I3 R2 + R3
 
R2
I3 = I1 = 42 mA
R2 + R3

6. Determinare l’intensità e il verso della corrente che circola nella resistenza


da 200 Ω nel circuito in figura. Prestare attenzione alla simbologia usata
per indicare i generatori di forza elettromotrice.

Figura 2.11:
CAPITOLO 2. CORRENTI ELETTRICHE 47

Applicando le leggi di Kirchhoff alle maglie 1 e 2 indicate in figura e al


nodo A si ottiene il seguente sistema a tre equazioni e tre incognite:

 1 − R1 I1 − R2 I2 = 0

R2 I2 + R3 I3 + 3 = 0

I1 + I3 = I2

Risolvendo in I2 si ottiene I2 =2.22 mA diretta da B ad A quindi in verso


opposto a come indicato in figura.
7. Determinare la differenza di potenziale ai capi del condensatore in figu-
ra quando si sono raggiunte le condizioni di stazionarietà (condensatore
completamente carico).

Figura 2.12:

Raggiunte le condizioni di stazionarietà, il condensatore è totalmente ca-


rico e nel suo ramo non passa corrente, per cui il circuito è del tutto
equivalente al circuito in figura 2.13.

Figura 2.13:

La corrente che scorre nell’unica maglia è determinabile notando che,


in regime di stazionarietà, le due resistenza presenti sono equivalenti a
CAPITOLO 2. CORRENTI ELETTRICHE 48

un’unica resistenza Rtot = 1000 Ω (le due resistenze sono infatti in serie).
Per determinare la differenza di potenziale ai capi del condensatore occorre
quindi identificare la caduta di tensione ai capi della resistenza da 800 Ω.
V
I= = 1 mA
Rtot
VA − VB = R800 I = 0.8 V
dove VA − VB indica la differenza di potenziale richiesta.
8. Il circuito in figura 2.14 è costituito da una resistenza Ra = 1 Ω, due
resistenze R1 e R2 incognite collegate in serie e da una barra resistiva di
lunghezza complessiva L = 100 cm e di resistività lineare pari a ρ =
1000 Ω/cm. Quanto il circuito è alimentato da una batteria V1 = 10 V
nella resistenza Ra circola una corrente I = 1 mA. Un amperometro è
collegato tra le due resistenze R1 e R2 e un punto della barra resistiva
posto a distanza l = 60 cm dalla batteria (vedi figura). Sapendo che
l’amperometro non segna passaggio di corrente, quanto vale la resistenza
R2 ?

Figura 2.14:

Anche se la figura può ingannare, il circuito in questione è un ponte di


Wheatstone. Le due resistenze (prima e dopo il punto di contatto con
l’amperometro) nel ramo A del ponte sono note in quanto ottenibili mol-
tiplicando la resistività lineare della barra per la lunghezza dei due tratti
(40 e 60 cm rispettivamente). Esse valgono R40 = 40 kΩ e R60 = 60 kΩ
rispettivamente (il pedice identifica la lunghezza del tratto considerato).
A differenza del tradizionale ponte di Wheatstone, in questo caso, le due
resistenza del ramo B sono entrambe incognite, ma è nota la corrente I
che circola nel circuito ed è quindi possibile calcolare la serie R1 + R2 .
CAPITOLO 2. CORRENTI ELETTRICHE 49

Figura 2.15:

Infatti dato che nell’amperometro non passa corrente il circuito può essere
semplificato come indicato nella figura 2.15 e quindi è possibile determina-
re la resistenza totale Rtot dato che è nota sia la differenza di potenzialeV1
che la corrente I.
V2
Rtot = = 10 kΩ
I
Segue che la serie R1 + R2 è pari a 11 kΩ (considerando trascurabile la
resistenza Ra ). Considerando ora il circuito come un ponte vale la seguente
proporzione:
R1 : R2 = R40 : R60
e utilizzando le proprietà delle proporzioni:
R1 + R2 R40 + R60
=
R2 R60
da cui:
R1 + R2
R2 = R60 = 6.6 kΩ
R40 + R60

9. Una batteria è collegata attraverso un interruttore S ad un circuito con-


tenente due resistenze e un condensatore (vedi figura). Determinare la
differenza di potenziale ai capi della resistenza 1 in funzione del tempo
negli istanti immediatamente successivi (fase transiente) alla chiusura del-
l’interruttore S, sapendo che V = 10 V , C1 = 10 µF , R1 = 100 Ω e
R2 = 500 Ω.
CAPITOLO 2. CORRENTI ELETTRICHE 50

Figura 2.16:

Nell’affrontare quest’esercizio, non deve ingannare la presenza di due resi-


stenze collegate in parallelo. Il circuito in questione è del tutto equivalente
ad un «tradizionale» circuito RC in cui la resistenza totale presente è data
dal parallelo R1 ||R2 .

Figura 2.17:

La resistenza presente nel circuito è:


R1 R2
Rtot = = 83 Ω
R1 + R2
l’andamento in funzione del tempo della corrente che circola nel circuito
nella fase transiente è data da:
V −t
I(t) = e τ A
Rtot
dove τ è la costante temporale del circuito e vale:

τ = RC = 8.3 × 10−4 s

L’andamento della differenza di potenziale ai capi della resistenza 1 è pari


all’andamento della differenza di potenziale ai capi del parallelo e è dato
CAPITOLO 2. CORRENTI ELETTRICHE 51

dall’espressione:
t
VR1 (t) = VRtot (t) = Rtot I(t) = V e− τ V

10. Nel circuito in figura le lampadine a incandescenza A. B e C consumano


ognuna la stessa potenza. Sapendo che quando V = 100 V la potenza
consumata da ogni lampadina è P = 100 W determinare la resistenza di
ognuna della lampadine e la corrente che le attraversa. Quale lampadina
farà più luce se scambio A con C?

Figura 2.18:

Le tre lampadine nella configurazione in figura dissipano la stessa potenza.


Ne consegue, quindi che A e B devono essere uguali essendo attraversate
dalla stessa corrente. Ai capi della lampadina C troviamo tutta la diffe-
renza di pontenziale V , mentre ai capi delle lampadine A e B, essendo
uguali e collegate in serie, troviamo una differenza di potenziale pari a
V /2. Ne consegue che la lampadina C ha una resistenza interna pari a:
V2
RC = = 100 Ω
P
le lampadine A e B hanno una resistenza interna pari a:
V 2

2
RA = RB = = 25 Ω
P
Scambiando le lampadine A e C la resistenza nel primo ramo (ex ramo
A-B) aumenta dagli iniziali 50 Ω ottenuti dalla serie A-B a 125 Ω ottenuti
dalla serie C-B. La resistenza nel secondo ramo, invece, scende da gli
originali 100 Ω a 25 Ω. La potenza dissipata dalla lampadina A collocata
al posto della C passa, quindi, da 100 W a
V2
PA = = 400 W
RA
la differenza di potenziale ai capi della serie C-B collocata nel primo ramo
si ripartisce in modo che ai capi di C ci siano VC = 80 V e ai capi di B
ci siano VB = 20 V . Le potenze dissipate dalle due lampadine diventano
quindi:
V2
PC = C = 64 W
RC
CAPITOLO 2. CORRENTI ELETTRICHE 52

VB2
PB = = 16 W
RB
per cui la lampadina che fa più luce dopo lo scambio è decisamente la
lampadina A che dissipa 4 volte la potenza iniziale.
Capitolo 3

Campi Magnetici

Per risolvere i seguenti esercizi occorre conoscere come sono generati i campi
magnetici e come interagiscono con la materia e la Legge di Ampere.

3.1 Campo magnetico e Legge di Ampere


1. Un elettrone è iniettato con velocità ~v = 103 x̂ m/s in una regione dello
spazio dove è presente il campo magnetico uniforme B ~ = −1ŷT.Determi-
nare modulo direzione e verso della forza agente sull’elettrone dovuta la
campo magnetico.
Il modulo, direzione e verso della forza agente sono dati dalla forza di
Lorentz nel caso particolare in cui il campo elettrico è nullo.

F~ = q~v × B
~ = −1.6 × 10−19 · 103 x̂ × (−1ŷ) = 1.6 × 10−16 ẑ N

2. In una regione dello spazio dove sono presenti simultaneamente il campo


~ = E0 x̂ e il campo magnetico B
elettrico E ~ = B0 ŷ viene iniettato un
protone con velocità ~v = v0 ẑ. Determinare la forza agente sul protone
sapendo che: E0 = 12 V/m, B0 = 0.5 T e v0 = 0.5 × 106 m/s.
La forza agente sul protone di carica +e è data dalla relazione di Lorentz.

→ −
→ −

F = e E + e−→v ×B

La parte della forza dovuta alla presenza del campo elettrico sarà diretta
come il versore x̂. La parte della forza dovuta alla presenza del campo
magnetico e alla velocità di spostamento del protone sarà invece diretta


come −x̂ (conseguenza del prodotto vettoriale tra −

v diretto come ẑ e B
diretto come ŷ) . Per cui:
−→
FE = eE x̂ = 1.9 × 10−18 x̂ N
−→
FB = −evB x̂ = −4 × 10−14 x ˆN

→ −→ −→
F = FE + FB ≈ −4 × 10−14 x ˆN

53
CAPITOLO 3. CAMPI MAGNETICI 54

3. Un elettrone viene iniettato con velocità ~v = v0 x̂ in una regione in cui è


presente il campo magnetico uniforme B ~ = B0 ẑ. Determinare la velocità
angolare con la quale l’elettrone percorre la circonferenza che descrive
all’interno della regione in cui è presente il campo sapendo che B0 = 1T e
v0 = 2 × 108 m/s.
L’elettrone è soggetto a una forza sempre perpendicolare alla sua direzione
di moto data da:

→ −

F = −e− →
v ×B
dove con e abbiamo indicato il valore assoluto della carica dell’elettrone.
Il moto che ne risulta è un moto circolare uniforme il cui raggio è:

v2 me v 2 me v
R= = = = 1.13 × 10−3 m
ac evB eB

dove me è la massa dell’elettrone e ac = evB me l’accelerazione centripeta


data dal rapporto tra la forza magnetica e la massa. La velocità angolare
dell’elettrone è quindi:
v rad
$= = 177 × 109
R s

4. Una sfera di massa pari a m = 0.1 gr e carica elettrica pari a 10 nC è


iniettata in una regione in cui è presente un campo magnetico uniforme.
Utilizzando un sistema di riferimento cartesiano il cui asse y è diretto come
la forza peso, e sapendo che l’intensità del campo magnetico è pari a 1 Tesla
determinare direzione e verso del campo magnetico e modulo, direzione e
verso del vettore velocità con cui si deve muovere la sfera affinché il suo
moto sia rettilineo uniforme.
Essendo la forza peso diretta come l’asse y, affinché la sfera continui a
muoversi di moto rettilineo uniforme occorre che la forza dovuta all’azione
del campo magnetico sia diretta come -y. La soluzione del problema non è
univocamente determinata dai dati forniti. Esistono, però, delle condizioni
alle quali il vettore campo magnetico e il vettore velocità devono sottostare.
I due vettori, infatti, devono giacere entrambi nel piano xz e non avere la
stessa direzione. Si può, quindi, assumere arbitrariamente la direzione del
campo magnetico Be, ~ conseguentemente, determinare le caratteristiche del
vettore velocità. Si assuma, per esempio, che il campo magnetico B ~ sia
diretto lungo l’asse x come in figura 3.1 (NOTA. La figura rappresenta
una vista dall’alto del sistema).
Il vettore velocità deve giacere nel 3 o 4 quadrante del piano xz
formando un angolo α con il vettore B ~ che non sia 0 o 180 gradi. Il
modulo del vettore velocità sarà allora pari a:

mg 9.8 × 104
v= = m/s
qBsin(α) sin(α)

5. Determinare l’energia cinetica posseduta da un elettrone dopo che ha per-


corso una distanza di 10 mm partendo da fermo in un campo elettrico
CAPITOLO 3. CAMPI MAGNETICI 55

Figura 3.1:

uniforme di intensità pari a 6.0 × 103 N/C e in presenza di un campo ma-


gnetico uniforme, parallelo e concorde con il campo elettrico, di intensità
5 × 10−6 T.
Il campo magnetico non compie lavoro quindi non altera l’energia totale
posseduta dall’elettrone lungo la sua traiettoria e non altera il modulo della
velocità dell’elettrone. Inoltre, dato che il campo magnetico è parallelo
e concorde con il campo elettrico e l’elettrone parte da fermo, esso non
altererà la direzione dell’elettrone che, quindi, viaggia sotto la sola azione
del campo elettrico. Infatti assumendo che i due campi siano diretti lungo
l’asse x di un sistema di riferimento cartesiano:

→ −
→ −

F = −e E − e− →v × B = −eE x̂ − evz B ŷ + evy B ẑ
dove vy e vz indicano le componenti lungo l’asse y e z della velocità dell’e-
lettrone in un istante di tempo generico durante il suo moto. Con e si ’ in-
dicato il valore assoluto della carica dell’elettrone, mentre E e B indicano
le intensità dei due campi. L’accelerazione dell’elettrone è quindi:



→ F eE evz B evy B
a = =− x̂ − ŷ + ẑ
me me me me
dato che all’instante iniziale la velocità è nulla saranno nulle le compo-
nenti dell’accelerazione lungo gli assi y e z e resteranno nulle per tutto il
moto dato che entrambe non dipendono da cosa succede lungo l’asse x. Il
moto dell’elettrone è quindi un moto uniformemente accelerato. Per cui:
eE 2
s = 1/2 t
me
(si noti che con s si è indicata la distanza percorsa e non la posizione della
particella lungo l’asse x che sarebbe negativa). Da cui
r
2sme
t= = 4.35 ns
eE
la velocità dell’elettrone alla fine dei 10 mm sarà quindi:
s
v = = 2.3 × 106 m/s
t
e la sua energia cinetica sarà:
Uk = 1/2me v 2 = 2.4 × 10−18 J
CAPITOLO 3. CAMPI MAGNETICI 56

Figura 3.2:

6. Dato un cavo rettilineo di spessore trascurabile, orientato lungo l’asse ẑ


di un sistema di riferimento cartesiano percorso da una corrente I = 1 A
che scorre nella direzione nella quale è orientato ẑ, determinare modulo
direzione e verso del campo magnetico prodotto nel punto P=(10 cm,
10cm, 10cm).
Applicando la Legge di Ampere il modulo del campo magnetico prodotto
dal filo in un punto a distanza r dal filo stesso vale:
µ0 I
B=
2πr
per determinare il modulo di B serve determinare la distanza di P dal
filo che, come indicato dal testo, coincide con l’asse ẑ del sistema di
riferimento cartesiano. La distanza punto-retta in questo caso è:
q √
r = Px2 + Py2 = .01 + .01 = .14 m

quindi:
µ0 I
B= = 1.4 µT
2πr
Per determinare il vettore campo magnetico nel punto P occorre notare
che il verso del campo magnetico visto dall’alto come in figura 3.2 è an-
tiorario e che il punto P si trova sulla bisettrice del primo quadrante del
piano cartesiano xy. Per cui:


B = −B cos(45)x̂ + B sin(45)ŷ = −1x̂ + 1ŷ µT

7. Due fili rettilinei orientati nella direzione dell’asse z di un sistema di rife-


rimento cartesiano (vedi figura 3.3) sono percorsi da rispettivamente una
corrente I1 = 2 A diretta in verso opposto a z e da una corrente I2 = 1 A
diretta nello stesso verso di z. Se il filo 1 passa per il centro del sistema
di riferimento e il filo 2 passa per il punto di coordinate (10 cm, 0 cm),
quanto vale il campo magnetico prodotto dai due fili nel punto P = (10cm,
10 cm)? Determinare intensità direzione e verso del campo.
CAPITOLO 3. CAMPI MAGNETICI 57

Figura 3.3:

Per calcolare il campo magnetico nel punto P si può ricorrera al proncipio


di sovrapposizione e sommare vettorialmente i campi magnetici prodotti
dai due fili. Nel caso del filo 1 il campo magnetico sarà tangente alla cir-
conferenza centrata nel filo 1 e passante per P. Per la regola della mano
destra che permette di determinare la direzione del campo esso sarà orien-
tato in verso orario (vedi figura linee e vettori rossi). Il campo prodotto
dal filo due, invece sarà diretto come −x̂ (linee e vettori neri in figura).
L’intensità del campo prodotto dal filo 1 sarà:

µ0 I1 4 × 10−7 2
B1 = = √ = × 10−7 T
2πR1 10 2 5

Per cui: √

→ 2
B1 = × 10−7 (sin(45)x̂ − cos(45)ŷ) T =
5

√ √ √
2 −7 2 2
= × 10 ( x̂ − ŷ) T =
5 2 2
1 1
= × 10−7 x̂ − × 10−7 ŷ T
5 5
Il campo dovuto al filo 2 avrà intensità pari a:

µ0 I2 2 × 10−7 1
B2 = = = × 10−7 T
2πR2 10 5
quindi:
−−→
Btot = −0.2 × 10−7 ŷ T

8. In una regione di spazio sono presenti due fili percorsi da corrente (ve-
di figura 3.4). Il primo, parallelo all’asse y di un sistema di riferimento
cartesiano e passante per il punto B = (10 cm, 0 cm, 0 cm), è percorso da
una corrente I1 = 1 A diretta come dell’asse y, il secondo, parallelo al-
l’asse x e passante per il punto A = (0 cm, 0 cm, 10 cm) è percorso da una
CAPITOLO 3. CAMPI MAGNETICI 58

corrente I2 = 2 A diretta come l’asse x. Determinare modulo direzione


e verso del campo magnetico prodotto dal sistema appena descritto nel
punto P = (30 cm, 0 cm, 0 cm).

Figura 3.4:

Il campo magnetico nel punto P è dato dalla somma vettoriale dei campi
magnetici prodotti dai due fili. Il filo 1 produce un campo magnetico che
µ0 I1
in P è diretto come −ẑ e ha intensità pari a B1 = 2πa 1
con a1 distanza del
punto P dal filo 1 (a1 = 0.2 m). Il filo 2 produce in P un campo magnetico
µ0 I2
che è diretto come ŷ e ha intensità pari a B2 = 2πa 2
con a2 distanza del
punto P dal filo 2 (a2 = 0.1 m). Il campo totale è quindi:


B = −B1 ẑ + B2 ŷ = −1. × 10−6 ẑ + 2. × 10−6 ŷ T

B = 2.2 × 10−6 T

9. In figura è schematizzato un cavo coassiale, l’anima (conduttore interno)


ha diametro d = 1 mm, la garza (conduttore esterno) può considerarsi di
spessore trascurabile e forma un cilindro di diametro D = 0.8 cm. Sapen-
do che nell’anima scorre una corrente entrante nel piano del foglio pari
ad I = 0.1 A, e che nella garza scorre una corrente uguale e contraria,
determinare il vettore campo magnetico nel punto P (0.3 cm, 0.3 cm).

Figura 3.5:
CAPITOLO 3. CAMPI MAGNETICI 59

Data la particolare simmetria del problema, il campo magnetico può essere


ricavato ricorrendo alla legge di Ampere. Il campo magnetico ha simme-
tria cilindrica e le sue linee di forza non potranno che essere circonferenze
centrate sul cavo. Applichiamo quindi la legge di Ampere nel circuito ri-
portato in rosso in figura 3.6 percorso in verso orario. All’interno del
circuito scorre la sola corrente presente nell’anima del cavo, quindi:
→ −
− →
B · dl = µ0 I

Figura 3.6:

dove, data la scelta di percorrenza del circuito, la corrente, entrante nel


piano del foglio, va considerata positiva. Date le osservazioni precedenti


sul verso della corrente concatenata al circuito, la circuitazione di B dovrà


essere positiva e quindi B dovrà essere diretto in maniera concorde con il
verso di percorrenza del circuito (frecce in figura). Sempre per simmetria,
il campo magnetico dovrà assumere la stessa intensità in ogni punto del
circuito. Quindi:
→ −
− →
B · dl = 2πRB = µ0 I

dove R indica il raggio del circuito rosso. Da cui il modulo del campo
magnetico è:
µ0 I 1
B= = 2 × 10−8 T
2πR R
Il punto P si trova sulla bisettrice del primo quadrante del sistema di
riferimento in figura, quindi l’angolo che il campo formerà con gli assi è
ϑ = 45o . La distanza del punto P dall’origine è:
q
2
R = 2 (0.003) = 0.004 m

Il campo magnetico nel punto P è:


→ 2 × 10−8

B = (cos (45) x̂ − sin (45) ŷ) = 3.5 × 10−6 x̂ − 3.5 × 10−6 ŷ T
0.004

10. Una spira di superficie S = 10 cm2 , percorsa da una corrente I = 1 A è


immersa in una campo magnetico uniforme di intensità B=1 T. Assumen-
do che il campo magnetico sia diretto come l’asse delle x di un sistema di
CAPITOLO 3. CAMPI MAGNETICI 60

riferimento cartesiano (vedi figura 3.7), che la corrente scorra nella spira
in verso antiorario e che il vettore che identifica l’orientamento della spira
formi un angolo α = 35o con il campo magnetico, quanto vale il vettore
che identifica il momento torcente esercitato dalla forza magnetica sulla
spira? Per quali orientazioni della spira tale momento è massimo e per
quali orientazioni è nullo?

Figura 3.7:

Il momento torcente sulla spira è dato da: ~τ = m ~ ×B ~ dove il momento


magnetico della spira è pari a: m ~
~ = I S. Per cui ~τ è diretto come l’asse y
nel disegno in figura e ha modulo pari a: τ = ISBsin(α) = 5.7 × 10−4 N m
11. Si consideri una regione dello spazio in cui è presente un campo magne-
tico uniforme di intensità pari a B = 1 T diretto lungo l’asse x̂ di un
sistema di riferimento cartesiano (vedi figura 3.8). Quanto vale il lavoro
che occorre fare per spostare un filo rettilineo di lunghezza L = 25 cm
orientato come l’asse ŷ e percorso da una corrente elettrica stazionaria di
1 A orientata come l’asse ŷ dal punto P0 = (0. cm, 0. cm, 0. cm) al punto
P1 = (10. cm, 0. cm, 10. cm) lungo un percorso rettilineo?

Figura 3.8:
CAPITOLO 3. CAMPI MAGNETICI 61

~ esterno esercita sul filo percorso da corrente una forza costante


Il campo B
data da:

F~B = I L
~ ×B
~ = ILŷ × B x̂ = −ILB ẑ = −0.25ẑ N

il lavoro da compiere sul sistema per spostare il filo dal punto P0 al punto
P1 è pari al lavoro compiuto dal campo cambiato di segno
−→ −−−→
L = −FB · P0 P1 = −(−ILB ẑ) · (0.1x̂ + 0.1ẑ) = 0.1ILB == 0.025 J

12. Si determini la densità di energia magnetica all’interno di un solenoide


caratterizzato dall’avere un numero di spire per unità di lunghezza n =
50 cm−1 quando è attraversato da una corrente I = 10 mA. Il solenoide è
nel vuoto
2
La densità di energia del campo magnetico nel vuoto è data da uB = 12 B µ0
per cui per determinare la densità di energia all’interno del solenoide basta
conoscere il valore del campo magnetico che nel caso di un solenoide ideale
nel vuoto vale B = nµ0 I. La densità di energia all’interno di un solenoide
ideale è quindi:
1 2 2
uB = n I µ0 = 1.57 × 10−3 J/m3
2

13. Determinare il flusso del campo magnetico prodotto dal filo in figura quan-
do è attraversato da una corrente di I = 1.3 A attraverso la superficie
delimitata dal rettangolo ABCD sapendo che R = 1.0 cm, h = 3. cm e
a = 1.3 cm. Il rettangolo è complanare con il filo.

Figura 3.9:
CAPITOLO 3. CAMPI MAGNETICI 62

Il campo magnetico prodotto dal filo percorso da corrente attraverso il ret-


tangolo in figura 3.9 non è uniforme dato che l’intensità del campo dipende
dalla distanza dal filo. Il campo magnetico in tutti i punti della superfi-
cie del rettangolo è orientato perpendicolarmente alla superficie stessa e
entrante nel piano della figura. Per calcolare il flusso di un campo at-
traverso una superficie aperta occorre attribuire arbitrariamente un verso
alla superficie. Dato l’orientamento del campo magnetico è conveniente
attribuire alla superficie lo stesso verso del campo. In questo modo i vet-
tori campo magnetico e superficie hanno la stessa direzione è verso. Per
calcolare il flusso occorre quindi risolvere l’integrale di superficie:

µ0 I
ΦB = dA
2πr
S

dove con r si è indicata la distanza della superficie infinitesima dA dal filo.


L’integrale doppio può essere convertito in un integrale semplice notando
che l’intensità del campo non varia muovendosi parallelamente all’asse
y del sistema di riferimento introdotto in figura 3.10. Conviene, quindi,
considerare una superficie infinitesima dA pari alla superficie di un ret-
tangolo infinitesimo di lati dx e a. Con questa assunzione l’integrale doppi
diventa l’integrale semplice:

R+h
µ0 I
ΦB = adx
2πx
R

si noti come a r sia stata sostituita, ora, la variabile in integrazione x.


Svolgendo l’integrale si ottiene:

R+h 
R+h  
µ0 I µ0 aI dx µ0 aI R+h
ΦB = adx = = ln = 4.69 nW b
2πx 2π x 2π R
R R

Figura 3.10: à
CAPITOLO 3. CAMPI MAGNETICI 63

14. Un elettrone, attraverso un piccolo forellino presente in una parete, entra


con velocità v = 1.6 × 106 m/s in una regione in cui è presente un campo
magnetico uniforme di intensità B = 1 µT (vedi figura). Determinare a
che distanza dal foro l’elettrone impatterà sulla parete (se ciò succede).
Che velocità avrà l’elettrone al momento dell’impatto?

Figura 3.11:

L’elettrone entrando nella regione in cui è presente il campo magnetico è


soggetto ad una forza che ne devia la traiettoria. Tale forza è sempre per-
pendicolare al moto dell’elettrone e forza l’elettrone ad eseguire un’orbita
circolare (trascurando le perdite radiative). Il raggio dell’orbita è dato da:
me v
R=
eB
dove me e e sono rispettivamente la massa e la carica dell’elettrone. Il
raggio di curvatura della traiettoria dell’elettrone nel campo è pari a:
me v
R= = 9.1 × 10−12 m
eB
per cui l’elettrone impatta sulla parete della scatola ad una distanza d =
2R = 18.2 × 10−12 m. Dato che i campi magnetici agendo su particelle
cariche in movimento non compiono lavoro, l’elettrone, al momento del-
l’impatto, avrà, in modulo, la stessa velocità che aveva nel momento che
è entrato nella regione in cui è presente il campo magnetico.
15. Ad un condensatore piano le cui armature distano d = 5 cm, è applicata
una differenza di potenziale ∆V . Nel condensatore è inoltre presente un


campo magnetico B uniforme e parallelo alle armature di intensità B =
0.3 T (vedi figura). Un elettrone entra nel condensatore con velocità − →
v

→ 5
perpendicolare a B e in modulo pari a v = 2 × 10 m/s. Si calcoli il
valore di ∆V per cui l’elettrone attraversa il condensatore viaggiando il
linea retta. Quale delle due armature del condensatore deve essere caricata
positivamente?
CAPITOLO 3. CAMPI MAGNETICI 64

Figura 3.12:

L’elettrone entrando nella regione in cui è presente il campo magnetico


è soggetto ad una forza che ne devia la traiettoria. Tale forza è sempre
perpendicolare al moto dell’elettrone e, data la configurazione al momento
dell’ingresso, diretta verso il basso. Per far si che l’elettrone proceda in
linea retta occorre, quindi, applicare un campo elettrico tale da produrre
una forza elettrica diretta verso l’alto di uguale intensità. Occorre cioè
introdurre un campo elettrico diretto verso il basso poiché l’elettrone ha
carica negativa. L’armatura carica positivamente deve quindi essere quella
in alto. Per il calcolo della differenza di potenziale da applicare occorre
azzerare la forza totale agente sull’elettrone. Quindi:
−→ −→ − →
FB + FE = 0
−→ −

FB = −e−

v × B = −evx̂ × (−B)ẑ = −evB ŷ
−→ −

FE = −e E = −e(−E)ŷ = eE ŷ


−evB ŷ + eE ŷ = 0
eE − evB = 0
E = vB

Da cui:
∆V = Ed = vBd = 3 kV

3.2 Legge di Faraday e Induzione


1. In figura è rappresentata una spira a geometria variabile immersa in un
campo magnetico uniforme che nel sistema di riferimento cartesiano par-


zialmente riportato in figura prende l’espressione B = 0.1x̂ + 0.5ẑ mT.
La resistenza inserita nella spira è pari a R = 1 Ω. Il tratto di filo mobile
viene spostato con velocità uniforme in due decimi di secondo dalla posi-
zione A (x=1 cm) alla posizione B (x=11 cm). Quant’è l’energia dissipata
sulla resistenza durante il processo?
CAPITOLO 3. CAMPI MAGNETICI 65

Figura 3.13:

Si utilizzi la legge di Faraday per determinare la forza elettromotrice in-


dotta  = − dΦ dt . Il contributo al flusso del campo magnetico sarà dato
B

solo dalla sua componente uscente dal piano della figura. La componente
del campo orientata come x non contribuisce al flusso. Si orienti la super-
ficie delimitata dalla spira concordemente con la componente z del campo
magnetico questo comporta che il flusso del campo aumenta con il passare
del tempo e, in conseguenza della legge di Lenz, la forza elettromotrice
indotta produrrà nella spira una corrente che circola in verso orario. As-
sumendo la spira larga d si ottiene ΦB (t) = Bx d(x − x0 )t Webber. Da cui
dΦB
dt = Bx dv W/s dove si è indicato con v la velocità con cui si muove
−xA
la barra. Tale velocità vale v = xB0.2 =0.5 m/s. La forza elettromotri-
ce indotta nella spira è quindi:  = 0.25d V. La potenza dissipata sulla
2
resistenza è P = R = 0.0625d2 W. Da cui nel tempo di 0.2 s l’energia
dissipata è U = 0.0125d2 J.
2. Una sbarra di massa m = 0.5Kg e lunghezza l = 1m si muove su due guide
parallele prive di attrito (vedi figure 3) in presenza di un campo magne-
tico uniforme entrante nel piano del foglio di intensità pari a B = 1 mT .
Sapendo che la resistenza della spira costituita dalla sbarra, le guide e la
terminazione alla fine del binario sia pari a R = 10 Ω, determinare inten-
sità, direzione e verso della forza che occorre applicare affinché la sbarra
continui a muoversi con velocità costante di modulo pari a v = 5m/s come
indicato in figura.
CAPITOLO 3. CAMPI MAGNETICI 66

Figura 3.14:

Per risolvere il problema occorre determinare la f.e.m. indotta nella spira


costituita dalla sbarra e dai binari in conseguenza della variazione del
flusso magnetico attraverso la stessa. Il campo magnetico è ortogonale
alla superficie della spira per cui il flusso di tale campo sarà dato dal
prodotto semplice dell’intensità del campo per la superficie della spira.
Indicando con x la lunghezza del binario all’interno del campo magnetico
in un istante arbitrario t, tale flusso sarà dato da:

ΦB = lxB

Applicando la legge di Faraday si ha quindi che la f.e.m è data da:


dΦB dx
f.e.m. = − = −lB = −lBv
dt dt
si noti come la derivata dxdt deve essere negativa in quanto la x sta di-
minuendo all’avanzare della sbarra. Per cui la v presente nella formula
rappresenta il modulo del vettore velocità con cui si muove la sbarra che,
per definizione di modulo, è una quantità positiva.
Nota la resistenza della spira e la f.e.m. presente è possibile calcolare la
corrente indotta dalla variazione di flusso nella spira utilizzando la legge
di Ohm.
V lBv
I= = = 0.5 mA
R R
La corrente scorre in modo tale da produrre con la spira un campo ma-
gnetico che si oppone alla variazione di flusso (legge di Lenz). Quindi la


corrente deve tendere ad aumentare l’intensità del campo B e cioè scorrere
in verso orario. Sulla sbarra, di conseguenza, agirà una forza dovuta alla
presenza del campo magnetico e della corrente indotta diretta in direzione
tale da opporsi all’avanzamento della sbarra stessa (direzione uguale a − →
v
ma verso contrario). L’intensità della forza è:

→ −
→ − →
F =I l ×B
CAPITOLO 3. CAMPI MAGNETICI 67


→ − →
l e B sono ortogonali per cui in modulo:

F = lIB = 5 × 10−7 N

questa è l’intensità della forza che occorre applicare per bilanciare la forza
prodotta dalla corrente autoindotta nella spira sulla sbarra e mantenere
la sbarra in moto uniforme. La direzione e verso della forza da applicare
saranno uguale alla direzione e verso del vettore velocità.
3. Della configurazione in figura 3.15 sappiamo che l’intensità del campo
magnetico uniforme presente nella regione in figura è pari a: B = 0.5T,
la spira ha dimensioni h = 5 cm e a = 15 cm e viene estratta con velocità
~v = 10x̂ m/s. Quale è l’intensità della forza F~ che occorre applicare affinché
la velocità di estrazione si mantenga costante sapendo che la resistenza
della spira è pari a 10 Ω?

Figura 3.15:

In base alla legge di Lenz, la corrente che circola nella spira genererà
un campo magnetico orientato in modo tale da opporsi alla variazione di
flusso che lo genere. Nell’esercizio in questione, quindi, dato che il flusso
concatenato con la spira diminuisce, la corrente indotta scorrerà in verso
orario. Infatti, scorrendo in senso orario, la corrente genererà un campo


magnetico orientato nello stesso verso del campo B preesistente. Il campo
magnetico esterno eserciterà una forza sui tratti di filo immersi nel campo
e percorsi dalla corrente indotta. Dei tre tratti immersi nel campo, solo
¯ darà origine ad un contributo non nullo. Infatti nei due tratti
il tratto ab
¯ ¯
ad e bc scorrono correnti di uguale intensità ma verso opposto, per cui le
forse esercitate dal campo magnetico saranno uguali ed opposte. Nel tratto
¯ la corrente scorre orientata come l’asse y per cui la forza esercitata dal
ab
campo magnetico sarà diretta in verso opposto ad x:
−→ −
→ − →
FB = I L × B = Ihŷ × (−B ẑ) = −IhB x̂ N

Come conseguenza la forza esterna che occorre applicare per estrarre la




spira con velocità costate è uguale ed opposta a F B . Per determinare
CAPITOLO 3. CAMPI MAGNETICI 68

l’intensità della corrente I che circola nella spira occorre calcolare la forza
elettromotrice indotta nella spira usando la legge di Faraday:
dΦB
find = −
dt


Per determinare il flusso di B e calcolarne la derivata occorre, quindi, scri-
vere opportunamente l’espressione della frazione di superficie della spira
concatenata con il campo elettrico. Usando le quote inserite nella figura
3.15, possiamo scrivere la superficie S concatenata come S(t) = h(k−x(t)).
La grandezza x indica la posizione della spira rispetto al sistema di rife-
rimento introdotto. Dato che la spira si muove la x dipenderà dal tempo
come indicato. Si noti inoltre che la derivata di x(t) fatta rispetto al tem-
po coincide proprio con la velocità con cui si sta muovendo la spira. Il
vettore che rappresenta la frazione di superficie della sfera S immersa nel
campo magnetico lo si deve orientare in base alla regola della mano destra
tenendo conto della direzione in cui circola la corrente, per cui
−−→
S(t) = −h(k − x(t))ẑ

Per cui, tenendo conto dell’orientamento dei vettori campo magnetico e


superficie:
φB = hB(k − x(t))
dφB dx(t)
= −hB = −hBv0
dt dt
con v0 = 10 m/s tenendo conto della resistenza R della spira, l’intensità
della corrente che in essa scorre è data da:
hBv0
I=
R
Sul tratto h, quindi, il campo magnetico genererà una forza:

−→ h 2 B 2 v0
FB = −IhB x̂ = − x̂ N
R
la forza che occorre applicare dall’esterno è quindi diretta come x̂.


→ −→ h2 B 2 v0
F = − FB = x̂ = 6.25 × 10−4 N
R

4. Della configurazione in figura 3.16 sappiamo che l’intensità del campo


magnetico uniforme presente nella regione in figura è pari a: B = 0.1T,
la spira ha dimensioni h = 2 cm e a = 6 cm e viene inserita con velocità
~v = −15x̂ m/s. Quale è l’intensità della forza F~ che occorre applicare
affinché la velocità di inserimento si mantenga costante sapendo che la
resistenza della spira è pari a 100 Ω?
CAPITOLO 3. CAMPI MAGNETICI 69

Figura 3.16:

Applichiamo la legge di Faraday alla spira che viene introdotta nella regio-
ne in cui è presente il campo magnetico. All’interno della spira si genera
una forza elettromotrice indotta dall’espressione:
dφB
f =−
dt
dove il flusso è quello concatenato con la spira. In questo esercizio il cam-
po magnetico è costante mentre, a causa del moto, la frazione di superficie
della spira concatenata con il campo cambia (aumenta). Per determinare


il flusso di B e calcolarne la derivata occorre, quindi, scrivere opportuna-
mente l’espressione della frazione di superficie della spira concatenata con
il campo elettrico. Usando le quote inserite nella figura 3.16, possiamo
scrivere la superficie S concatenata come S = h(L − x). Si noti che la
derivata di x fatta rispetto al tempo coincide proprio con la velocità con
cui si sta muovendo la spira (segno compreso in quanto x diminuisce con
il tempo e quindi è negativo). Per cui:
φB = hB(L − x(t))
dφB dx(t)
= −hB = hBv0
dt dt
con v0 = 15 m/s. Nello scrivere l’espressione del flusso si è sottinteso
che l’orientamento della superficie coincide con l’orientamento del campo
(entrante nel piano del foglio), per cui in base alla legge di Lenz la forza
elettromotrice indotta genererà nella spira una forza corrente che scorrerà
in verso antiorario (segno meno nella legge di Faraday riportata sopra).
Sul tratto h, quindi, il campo magnetico genererà una forza diretta come:


F B = I(−hŷ) × (−B ẑ) = IhB x̂
la forza che occorre applicare dall’esterno è quindi diretta come −x̂.
f = 0.02 × 0.1 × 15 = 30 mV
f 30 × 10−3
I= = = 0.3 mA
R 100
F = 0.3 × 10−3 × 0.02 × 0.1 = 6 × 10−7 N
CAPITOLO 3. CAMPI MAGNETICI 70

5. Una spira piana di superficie S = 10 cm2 e di resistenza elettrica com-


plessiva R = 100 Ω è immersa in un campo magnetico uniforme diretto
perpendicolarmente al piano della spira. Il modulo del campo magneti-
co cambia nel tempo secondo la legge B = B0 e−t/τ con B0 = 5 mT e
τ = 1 ms. Determinare la potenza dissipata sulla resistenza nell’intervallo
di tempo ∆t = (0, ∞).
Dato che la spira è immersa in un campo magnetico variabile nel tempo, in
base alla legge di Faraday, si genererà una forza elettromotrice f = − dΦ
dt .
B

Il flusso del campo magnetico attraverso la spira è dato da:



→ −
− → t
ΦB = B · dS = BS = SB0 e− τ
S

quindi la forza elettromotrice generata nella spira è:


SB0 − t
f= e τ
τ
la potenza istantanea che si dissipa nella spira a causa della sua resistenza
vale:
f2 S 2 B 2 2t
P (t) = = 2 0 e− τ
R τ R
la potenza totale nell’intervallo di tempo richiesto è quindi data dall’inte-
grale della potenza istantanea
 ∞  ∞
S 2 B02 − 2t S 2 B02
P = P (t)dt = 2
e τ dt = = 125 pW
0 0 τ R 2τ R

6. Una spira circolare di raggio a = 1 cm e resistenza R = 10 Ω è posta


coassialmente al centro di un solenoide lungo l = 2 m e composto da
N = 10000 spire circolari di raggio b = 3 cm. Se la corrente nel solenoide
diminuisce secondo la legge I = I0 e(−t/τ ) con I0 = 10 A e τ = 5 s, si
determini la corrente indotta in funzione del tempo nella spira e l’energia
dissipata dopo un tempo pari a 3 s. Si trascurino gli effetti di bordo e
l’autoinduzione.
Dato che la spira è al centro di un solenoide, essa è immersa in un campo
magnetico uniforme ma variabile nel tempo. In base alla legge di Faraday,
si genererà una forza elettromotrice f = − dΦ dt . L’intensità del campo
B

magnetico prodotto nel solenoide è data da:


N N
B = µ0 I = µ0 I0 e(−t/τ )
l l

Il flusso del campo magnetico attraverso la spira è quindi:



→ −
− → N
ΦB = B · dS = BS = πa2 µ0 I0 e(−t/τ )
l
S

quindi la forza elettromotrice generata nella spira è:


N
f = πa2 µ0 I0 e(−t/τ )
τl
CAPITOLO 3. CAMPI MAGNETICI 71

la corrente indotta è quindi:


f N
I= = πa2 µ0 I0 e(−t/τ ) = 39.5e(−t/τ ) µA
R τ lR

la potenza istantanea che si dissipa nella spira a causa della sua resistenza
vale:
f2
P (t) =
R
la potenza totale nell’intervallo di tempo richiesto è quindi data dall’inte-
grale della potenza istantanea
 3  3 2 3
N 2 2 (−2t/τ )
 
2 4 2 N

P = P (t)dt = 2 (−2t/τ )
π a µ0 2 2 I0 e dt = −π 2 a4 µ20 I e = 39×10−9 e(0) − e(−
0 0 Rτ l 2Rτ l2 0 0

7. In una regione di spazio S, un circuito opportuno genera un campo ma-


gnetico B uniforme ma variabile periodicamente nel tempo secondo la
funzione:

→ − →
B = B0 sin(kt)
Un secondo circuito, C, costituito da un pacchetto di N spire piane di area


identificata dal vettore A , è posto in S. Trovare in funzione del tempo la


fem ε indotta in C dalla variazione di B in funzione del tempo sapendo

→ −→
che N = 100, A = 1x̂ cm2 , k = 0.16 s−1 e che B0 = 0.5x̂ + 0.7ŷ mT
In base alla legge di Faraday la forza elettromotrice indotta prodotta da
una variazione del flusso magnetico ad esso concatenato è dato da:
dΦB
ε=−
dt


Occorre, quindi, calcolare il flusso di B concatenato con il circuito C. Il
circuito è costituito da 100 spire. Calcoliamo il flusso attraverso una spira
SI


→ − −
→ − →
ΦB,S = B · d→
a = B0 · A sin(kt) = 0.5 × 10−7 sin(kt) T m2
S

il flusso totale attraverso C sarà:

ΦB = 100ΦB,S = 0.5 × 10−5 sin(kt) T m2

derivando rispetto a tempo


dΦB
= k0.5 × 10−5 cos(kt) = 8 × 10−7 cos(kt) V
dt
che rappresenta, a meno di un segno, la forza elettromotrice indotta.
CAPITOLO 3. CAMPI MAGNETICI 72

8. Determinare l’induttanza di un solenoide lungo l = 2 cm con sezione pari


a A = 0.1 mm2 che presenta n = 8000 spire per m.
L’induttanza di un solenoide è data da:
L = µ0 n2 lA = 1.6 × 10−7 H

9. Determinare la forza elettromotrice autoindotta in un solenoide lungo l =


2 cm con sezione pari a A = 0.1 cm2 che presenta n = 100 spire per cm
quanto è attraversato da una corrente I che aumenta linearmente in un
tempo t = 2 s da 0 A a 10 A.
La forza elettromotrice autoindotta è data dalla relazione:
dI
f = −L
dt
dove L è l’induttanza del solenoide. L è data da:
L = µ0 n2 lA = 1.3 mH
la corrente varia linearmente passando da 0 a 10 Ampere in 2 secondi per
cui:
dI 10 − 0
= = 5 A/s
dt 2
ne consegue che la forza elettromotrice autoindotta vale:
f = 1.3 × 10−3 × 5 = 6.5 × 10−3 V
Notare che non si è tenuto conto del segno in quanto il segno serve solo a
definire il verso della forza elettromotrice e quindi della corrente da essa
generata. Non rilevante in questo esercizio.
10. Calcolare l’induttanza di un solenoide toroidale costituito da N = 3 × 104
spire e avente raggio del toroide R = 20 cm e raggio degli avvolgimenti
r = 2. mm. Si consideri il toroide nel vuoto.
Per calcolare l’induttanza di un solenoide occorre determinare in primo
luogo il campo magnetico da esso prodotto e successivamente il flusso del
campo magnetico concatenato con il solenoide stesso. Per determinare il
campo magnetico è possibile fare ricorso alla legge di Ampere (vedi figura
3.17). Si consideri il solenoide attraversato da una corrente I(t) come
in figura 3.17. Data la particolare simmetria del problema l’intensità del
campo magnetico prodotto dal solenoide toroidale lungo la linea chiusa
(circonferenza) scelta per la circuitazione è costante. Data la scelta del
verso per la circuitazione e tenendo conto dell’ipotesi fatta circa la dire-
zione della corrente il campo magnetico ha direzione e verso coincidente
con il verso della circuitazione. Per cui:

→ −
− →
B · d l = N µ0 I(t) (3.1)

dove N è il numero di spire che costituisce il solenoide. Da cui:


  
→ −
− →
B ·d l = Bdl = B dl = B2πX = N µ0 I(t) (3.2)
CAPITOLO 3. CAMPI MAGNETICI 73

N µ0 I(t)
B=
2πX
L’intensità del campo magnetico dipende dal raggio della circonferenza (X)
lungo la quale è eseguita la circuitazione. Dato, però, il raggio del toroide
(R = 15 cm) e il raggio delle spire (r = 1.5 mm) si può approssimare X
con R e considerare il campo B costante all’interno del toroide.

N µ0 I(t)
B= (3.3)
2πR
Per determinare il flusso del campo magnetico auto-concatenato si calcoli
prima il flusso attraverso una spira e successivamente lo si moltiplichi per
il numero di spire. Il calcolo del flusso attraverso una spira è immediato
dato che il campo lo si approssima uniforme ed ha direzione perpendicolare
alla superficie della spira e verso concorde:


→ − → N µ0 I(t) 2
Φ1 = B · d A = BS = πr (3.4)
2πR
Il flusso complessivo sara:

N 2 µ0 I(t)r2
Φtot = N Φ1 = (3.5)
2R
Ricorrendo alla legge di Faraday è ora possibile determinare l’induttanza
del toroide:
dΦ dI(t) N 2 µ0 r2 dI(t)
ε=− = −L =− (3.6)
dt dt 2R dt
da cui:
N 2 µ0 r 2
L= = 11.3 mH (3.7)
2R

Figura 3.17:

11. Un solenoide è inserito in un circuito in prossimità di un altro solenoide


appartenente ad un altro circuito. La mutua induzione del sistema è M =
200 mH. Durante un intervallo di tempo pari a ∆t = 12 ms, l’intensità di
corrente nel solenoide 1 varia da 25 mA a 65 mA e, nello stesso intervallo
di tempo, l’intensità della corrente nel solenoide 2 varia da 75 mA a 8 mA .
CAPITOLO 3. CAMPI MAGNETICI 74

Determinare la f.e.m. indotta in ciascuno dei due solenoidi dalla variazione


della corrente nell’altro solenoide.
La forza elettromotrice indotta dal solenoide 1 nel solenoide 2 è data da:
2 = −M dI dt dove 2 indica la forza elettromotrice indotta nel solenoide
1

2 dalla variazione della corrente nel solenoide 1 ( dI dt ). Analogamente


1

dI2
1 = −M dt indica la forza elettromotrice indotta nel solenoide 1 dalla
variazione della corrente nel solenoide 2. Il coefficiente M è lo stesso
per entrambi i casi. Dato che in entrambi i solenoide la corrente varia
linearmente da un valore ad un altro in un intervallo di tempo prefissato è
possibile determinare la variazione della corrente stessa per unità di tempo
in entrambi i solenoidi. dI
dt =
1 65−25
12 = 3.33 A/s. dI 8−75
dt = 12 = −5.6 A/s.
2

Le forze elettromotrici indotte saranno quindi: 1 = 1.12V e 2 = 0.67V.


La forza elettromotrice nel solenoide uno sarà orientata in maniera tale da
produrre una corrente che si oppone alla riduzione del campo magnetico.
Nel solenoide due, invece, l’orientamento della forza elettromotrice indotta
sarà opposto. Tenderà, cioè, a opporsi all’aumento del campo magnetico.

3.3 Campi magnetici nella materia


1. Un’asta di ferro dolce (sostanza ferromagnetica) costituisce il nucleo di
un lungo solenoide. In una certa configurazione di temperatura e corrente
che attraversa il solenoide i campi all’interno del solenoide hanno intensità
B = 1.4 T e H = 350 A/m. Determinare il valore della permeabilità
magnetica del ferro dolce in questa configurazione.

→ −

Il campo H e il campo B all’interno di materiale sono legati dalla rela-
zione:

→ −

B = µH
dove µè la permeabilità magnetica del materiale. Nel caso di una sostanza
ferromagnetica la quantità µ non è una costante ma dipende dalla parti-
colari condizioni (temperatura, campo magnetico esterno). In questo caso
però, viene richiesto il particolare valore di µ in una precisa condizione.
Quindi semplicemente il valore della permeabilità magnetica è data dal
rapporto tra i due campi
B
µ= = 4 × 10−3 T mA−1
H

2. Si determini la densità di energia magnetica all’interno di un solenoide


caratterizzato dall’avere un numero di spire per unità di lunghezza n =
150 cm−1 quando è attraversato da una corrente I = 3 mA. All’interno del
solenoide è presente una sostanza paramagnetica di suscettività magnetica
χr = µr − 1 = 3 × 10−3
All’interno di un solenoide ideale il campo magnetico è uniforme e assu-
me espressione B = µnI = µr µ0 nI, La densità di energia di un campo
2
magnetico è pari a uB = 1/2 Bµ . La densità di energia all’interno di un
solenoide ideale è quindi pari a:
uB = 1/2µr µ0 n2 I 2 = 1.28 × 10−3 J/m3
CAPITOLO 3. CAMPI MAGNETICI 75

3. Un solenoide è costituito da n = 100 spire per cm avvolte attorno ad un


cilindretto di sezione circolare pari a S = 1 cm2 e di lunghezza l = 10 cm.


Determinare l’intensità direzione e verso del vettore magnetizzazione M
associato al materiale magnetico di cui è costituito il cilindretto in fun-
zione della direzione della corrente che circola nel solenoide sapendo che
la permeabilità magnetica relativa del materiale è µr = 1.001 e che la
corrente che circola ha una intensità pari a I = 2.5 A.
La relazione che lega il vettore magnetizzazione con il campo magnetico in
un materiale omogeneo e isotropo è:

→ −
→ − →
B = µ0 ( H + M )


il campo H può essere determinato a partire dal campo magnetico che


si avrebbe nel vuoto ( B 0 ) dato che dipende solo dalle correnti reali che
generano i campi:

→ −

B = µH

→ −

µ r B0 = µ r µ 0 H

→ −

B0 = µ 0 H

→ −

Quindi è possibile determinare M conoscendo B 0 :


→ −
→ − →
B = µ0 ( H + M )



→ B0 − →
µ r B0 = µ 0 ( + M)
µ0
−→

→ B0
M= (µr − 1)
µ0
il campo magnetico che si genererebbe nel solenoide nel vuoto è calcolabile
in base ai dati forniti:
B0 = µ0 nI
da cui
M = nI(µr − 1) = 25 Am−1


la direzione e il verso di M coincidono con la direzione e il verso del campo
magnetico nel vuoto all’interno del solenoide.
4. Determinare la permeabilità magnetica relativa di una sostanza para-
magnetica sapendo che quando il campo magnetico in essa ha intensità


B = 0.5 T il campo H ha intensità H = 3.85 × 105 A/m. Assumendo
che la sostanza è isotropa e uniforme, quanto vale in queste condizioni
l’intensità del vettore magnetizzazione?

→ − →
In presenza di una sostanza isotropa e uniforme i vettori B e H sono

→ −

legati tra loro dalla relazione B = µ H dove µ è la permeabilità magnetica
del mezzo. Per cui:
B
µ= = 1.2987 × 10−6 T mA−1
H
CAPITOLO 3. CAMPI MAGNETICI 76

µ
µr = = 1.033
µ0
La magnetizzazione del mezzo, trattandosi di un mezzo isotropo e unifor-

→ − →
me, ha la stessa direzione e verso dei vettori B e H ed è legata a questi

→ −
→ − →
ultimi dalla relazione B = µ0 ( H + M ) per cui:

B
M= − H = 1.29 × 104 Am−1
µ0
Capitolo 4

Equazioni di Maxwell e
Onde

Per risolvere i seguenti esercizi occorre conoscere le equazioni di Maxwell e le


onde elettromagnetiche

4.1 Corrente di Spostamento e Equazioni di Max-


well
1. Determinare l’espressione del campo magnetico che si genera all’esterno
di un condensatore piano circolare in cui è presente un dielettrico dia-
magnetico di costante dielettrica relativa k=3 quando il condensatore si
sta caricando. Si assuma che i piatti del condensatore hanno raggio pari
a r = 5 mm, che la separazione tra i due piatti è pari a d = 0.1 mm e
che il condensatore si carichi in maniera uniforme nel tempo t = 1 s da
Q0 = 0 a Q1 = 1 µC. Si determini il campo in funzione della distanza dal
centro del condensatore e si indichi il verso del campo magnetico (orario
o antiorario in base alla figura e alle scelte fatte per l’orientamento del
campo elettrico). Si assuma che il condensatore di carichi linearmente in
funzione del tempo.
Questo esercizio può essere risolto in vari modi, la soluzione più semplice
consiste nel tener presente che la corrente di spostamento di Maxwell pro-
dotta dalla variazione del campo elettrico all’interno del solenoide è del
tutto equivalente alla corrente reale che scorre nel filo e che sta caricando
il condensatore. Per cui il campo magnetico all’esterno del condensatore
ha direzione concentrica al condensatore stesso e verso dato dalla regola
della mano destra. L’intensità del campo in funzione della distanza dal
centro del condensatore è:B = µ2πr 0I
T . La corrente che scorre nel filo è:
Q1 −Q0 µ0 I 2×10−13
I = t = 1 µA. Quindi B = 2πr = R T , dove R indica la
distanza dal centro del condensatore.
Un altro metodo possibile è utilizzare la legge di Maxwell-Ampere. Consi-
deriamo una circonferenza centrata sull’asse del condensatore di raggio R
maggiore del raggio dei piatti del condensatore stesso (vedi figura 4.1). As-
sumiamo che il campo elettrico nel condensatore sia orientato entrante nel

77
CAPITOLO 4. EQUAZIONI DI MAXWELL E ONDE 78

piano del foglio (−ẑ) ed eseguiamo la circuitazione del campo magnetico


lungo la circonferenza di raggio R in verso orario.
~ ·−
B

dl = kε0 µ0
dφE
dt
Il campo elettrico è presente solo all’interno del condensatore (caso idea-
le) per cui il flusso è dato dal prodotto dell’intensità del campo (unifor-
me) per la superficie del condensatore (costante). L’intensità del campo è
ricavabile in funzione della carica del condensatore nota la sua capacità.
V (t) Q(t) Q(t)d Q(t)
E(t) = = = =
d Cd εSd kε0 S
dove S è la superficie dei piatti del condensatore. Si noti la presenza di k
in quanto il condensatore contiene un dielettrico. L’espressione funzionale
di Q(t) si suggerisce essere lineare per cui assume la forma:
Q(t) = mt
−6
con m = 1 × 10 C/s. Il flusso di E vale quindi:
Q(t) mt
φE = E(t)S = =
kε0 kε0
e la sua derivata temporale vale è una costante che è pari a:
dφE m
=
dt kε0


Data la simmetria del problema il campo magnetico B avrà stessa dire-
zione, punto per punto, della circonferenza lungo la quale si sta effettuan-
do la circuitazione. Dato, inoltre, che il secondo membro della legge di
Maxwell-Ampere è chiaramente positivo (essendo il flusso crescente)allora


anche il verso di B coinciderà con il verso della circuitazione. L’intensità


del campo B sarà quindi pari a:
kε0 µ0 m µ0 m 2 × 10−13
B= = = T
2kε0 πR 2πR R
si noti come la presenza del dielettrico è ininfluente.

Figura 4.1:
CAPITOLO 4. EQUAZIONI DI MAXWELL E ONDE 79

2. Si consideri un campo elettrico uniforme all’interno di un’area circolare


di raggio R = 100 cm centrata nell’origine di un sistema di riferimento
cartesiano (vedi figura 4.2). Il verso del campo elettrico è opposto al verso
dell’asse z (entrante nel piano del foglio). Il campo diminuisce di inten-
−1 −1
sità in funzione del tempo con rapidità dE dt = 100 V m s . Si determini


l’intensità , la direzione e il verso del campo magnetico indotto B nel
punto P =(-10 cm, 10 cm). Si consideri il sistema nel vuoto.

Figura 4.2:

Occorre applicare la legge di Maxwell-Ampere:



~ = µ0 ε0 dΦE
~ · dl
B
dt
Il punto P è contenuto nella regione in cui è presente il campo elettrico. Si
prenda una spira (γ) centrata nell’origine e passante per il punto P (vedi
figura).

Figura 4.3:

Per ragioni di simmetria il campo magnetico che si produce in P in conse-


guenza della variazione di intensità del campo elettrico deve essere diretto
in maniera tangente alla spira indicata (rossa). Dato che il campo elet-
trico è entrante e che l’intensità del campo stesso è decrescente il campo
magnetico sarà diretto in verso antiorario. Per ragioni di simmetria l’in-
tensità del campo magnetico sarà costante lungo tutta la spira. Il primo
membro della relazione di Maxwell-Ampere, assumendo di percorrere la
CAPITOLO 4. EQUAZIONI DI MAXWELL E ONDE 80

spira in verso antiorario, si riduce quindi a:



~ = 2πBR
~ · dl
B
γ

con R, raggio della spira, uguale a:



R = 2 × 0.1 = 1.4 × 10−1 m

Il secondo membro della relazione diventa invece:



dΦE d ~
~ · dA
µ0 ε0 = µ0 ε0 E
dt dt Sγ

Data la scelta del verso di percorrenza della spira il vettore che identifica
la superficie Sγ delimitata da γ deve essere orientato uscente nel piano
della figura e quindi discorde con il campo magnetico. Di conseguenza la
relazione diventa:

dΦE d ~ = −µ0 ε0 d EπR2 = −µ0 ε0 πR2 d (E)
~ · dA

µ0 ε0 = µ0 ε0 E
dt dt Sγ dt dt

con R sempre raggio della spira. La derivata in funzione del tempo dell’in-
tensità del campo elettrico è nota e negativa (decrescente) quindi l’intensità
del campo magnetico è data da:
µ0 ε0 πR2 dE µ0 ε0 R dE
B= dt
= dt
= 7.8 × 10−17 T
2πR 2
La direzione e il verso sono quelli indicati in figura. Per cui, dato che il
punto P giace sulla bisettrice del secondo quadrante:


B = 7.8 × 10−17 (− sin(45)x̂ − cos(45)ŷ) T

3. Nella figura, le due linee tratteggiate rappresentano il profilo di due per-


corsi circolari che ruotano intorno al filo e al condesatore. Determinare
la circuitazione del campo magnetico lungo i due percorsi sapendo che la
corrente che attraversa il circuito aumenta con il tempo secondo la rela-
zione I(t) = 0.5t A, che la capacità del condensatore è C = 0.5 µF e che
le spire hanno entrambe raggio r = 15 cm.

Figura 4.4:

In base alla legge di Maxwell-Ampere per determinare la circuitazione del


campo magnetico attraverso un percoso chiuso occorre considerare una
CAPITOLO 4. EQUAZIONI DI MAXWELL E ONDE 81

qualunque superficie orientata delimitata dal percorso chiuso e valutare il


flusso dei campi elettrici o delle densità di corrente attraverso tale superfi-
cie. Di conseguenza sia nel caso del percorso A che nel caso del percorso B
si può considerare una superficie attraverso la quale passano solo le cariche
fisiche che mi danno origine alla corrente I(t). Per cui la circuitazione di
B lungo entrambi i percorsi vale
→ −
− →
B · dl = µ0 (I(t) − I(t)) = 0 T m

dato che i due fili sono percorsi da correnti uguali ma di verso opposto.

4. Calcolare il flusso del campo magnetico uniforme che in coordinate carte-




siane assume l’espressione B = 3x̂ + 2ŷ nT attraverso una superficie piana


identificata dal vettore S = 2x̂ − 3ŷ m2 .
Occorre semplicemente calcolare il prodotto scalare tra i due vettori. Φ =
2·3−3·2 = 0W . Si può anche dimostrare che i due vettori sono ortogonali.

5. Determinare il flusso magnetico attraverso una sezione circolare di un


solenoide ideale di raggio R = 5mm quando è attraversato da una corrente
I = 200 mA sapendo che il numero di spire per unità di lunghezza è
n = 103 m−1
Dato che il solenoide è da considerarsi ideale, il campo magnetico al
suo interno è uniforme e diretto come l’asse del solenoide stesso. L’in-
tensità del campo magnetico all’interno del solenoide ideale è data da:
B = µ0 nI = 0.25 mT . Dato che il campo magnetico è diretto come l’asse
del solenoide il flusso di esso attraverso una sua sezione circolare è dato dal
prodotto semplice dell’intensità del campo magnetico per la superficie sella
sezione circolare (i vettori campo magnetico e superficie sono paralleli).
Quindi il flusso è pari a: φ = BS = BπR2 = 1.96 × 10−8 W eber
6. Determinare il flusso totale del campo magnetico prodotto dal magnete
permanente rappresentato in figura 4.5 attraverso il cubo (area colorata)
e il parallelepipedo disegnati. Il magnete è interamente contenuto nel
parallelepipedo mentre è contenuto solo per metà all’interno del cubo. Il
magnete è al centro del parallelepipedo e attraversa al centro una delle
facce del cubo. Si assumano note tutte le dimensioni delle superfici e
tutte le caratteristiche del magnete permanente.

Figura 4.5:
CAPITOLO 4. EQUAZIONI DI MAXWELL E ONDE 82

Il flusso magnetico attraverso una superficie chiusa è sempre 0. Per cui il


flusso dovuto al campo magnetico prodotto dal magnete in figura attraverso
le due superfici è nullo in entrambi i casi.
7. Calcolare il rotore del campo magneticoavente espressione
~ = (2y + 4z 2 )x̂,(3x2 + 5)ŷ, (x2 + 5y)ẑ µT .
B
Si richiede di applicare l’operatore rotore al campo indicato.


∇ × B = 5x̂ + (8z − 2x)ŷ + (6x − 2)ẑ T m−1

8. Nel vuoto in un intorno del punto P ≡ (x, y, z) è presente un campo



→ −

magnetico B non uniforme. Se il campo magnetico ha l’espressione B =
0.1yx̂−0.5xŷ T e se all’istante t = 0 il campo elettrico nel punto P è nullo.
Quale deve essere l’espressione del campo elettrico dopo 5 secondi?
Si parta dalla quarta equazione di Maxwell in assenza di correnti



→ ∂E
∇ × B = µ0 0
∂t
Calcolando il rotore nel caso specifico si ottiene:


∇ × B = 0x̂ + 0ŷ − 0.6ẑ.T /m

Dato che l’unica componente non nulla del rotore del campo magnetico è
lungo z si deduce che le derivate delle componenti x e y del campo elettrico
rispetto al tempo sono entrambe nulle. Questo comporta che le componenti
x e y del campo elettrico devono essere costanti. Dato che nel punto P
all’istante t=0 s il campo elettrico e nullo, le componenti x e y in tale
punto saranno sempre nulle. Per la componente z vale la relazione (dalla
quarta di Maxwell)
∂Ez
−0.6 = µ0 0 .
∂t
Da cui integrando si ricava che
0.6
Ez = − t + kV /m
µ 0 0
Dato che nel punto P all’istante t=0 il campo è nullo ne consegue che k=0.
Quindi nel punto P il campo elettrico assume l’espressione in funzione del
tempo:
−−→ 0.6
E(t) = − tẑV /m
µ 0 0
−−→
Sostituendo i valori numerici all’istante t=5 s il campo elettrico vale:E(5) =
−2.7 · 1017 ẑ V/m.
9. In una regione di spazio è presente un campo magnetico variabile nel
tempo che in un dato sistema di riferimento assume espressione pari a


B = 4tŷ − 3tẑ µT . Sapendo che il campo elettrico prodotto ha dire-
zione coincidente con l’asse delle x del suddetto sistema di riferimento,
determinarne l’espressione.
CAPITOLO 4. EQUAZIONI DI MAXWELL E ONDE 83

Usiamo le equazioni di Maxwell in forma differenziale. In particolare usia-


mo la quarta equazione (legge di Faraday) che lega la derivata temporale
del campo magnetico con il rotore del campo elettrico:



→ ∂B
∇× E =−
∂t
Sapendo che il campo elettrico di induzione che è diretto lungo x ne con-
segue che:


E = Ex x̂

→ ∂Ex ∂Ex ∂Bx ∂By ∂Bz
∇ × E = 0x̂ + ŷ − ẑ = − x̂ − ŷ − ẑ
∂z ∂y ∂t ∂t ∂t


uguagliando le componenti e calcolando le derivate di B si ottiene il
seguente sistema: 
∂E
 x = −4


∂z
∂Ex
= −3



∂y
affinché entrambe le equazioni siano soddisfatte occorre che:

Ex = −4z − 3y + k

dove k è una costante arbitraria.


10. In una regione di spazio è presente un campo elettrico stazionario avente


espressione E = 2x2 x̂ + 4xy ŷ − 3(x + y)ẑ V /m. Determinare l’espressione
della densità di carica elettrica che ha generato il campo.
Il campo elettrico e la densità di carica elettrica in una regione di spazio
sono legate tra loro attraverso l’equazione di Poisson:

→ ρ
∇· E =
ε0


per determinare la densità di carica elettrica che genera il campo E si


deve, quindi, calcolare la divergenza di E e moltiplicarla per ε0 .

→ ∂Ex ∂Ey ∂Ez
∇· E = + + = 4x + 4x = 8x V /m2
∂x ∂y ∂z


ρ = ε0 ∇ · E = 8ε0 x C/m3

4.2 Onde Elettromagnetiche


1. Un’onda elettromagnetica armonica piana di frequenza pari a f = 2 ·
1015 Hz.si propaga in un mezzo con indice di rifrazione n = 1.6 lungo
l’asse x di un sistema di riferimento cartesiano. Sapendo che il campo
elettrico dell’onda oscilla con ampiezza E0 = 2 V /m, scrivere l’espressione

→ − → − →
di E , B e S .
CAPITOLO 4. EQUAZIONI DI MAXWELL E ONDE 84


→ − → −

I campi E , B e il vettore di Poyting S in un onda che si propaga in un
mezzo sono legati tra loro attraverso le equazioni di Maxwell nel mezzo.

→ −
→ − → −
→ − →
In particolare E = v B e S = µ1 E × B , dove v è la velocità della luce
nel mezzo e µè la permeabilità magnetica del mezzo. Dato che l’indice di
rifrazione del mezzo è n = 1.6, la velocità della luce nel mezzo è pari a:
c
v= = 1.87 × 108 m s−1
n
Tenendo conto della direzione di propagazione dell’onda (asse x) e della

→ − → −

relazione esistente tra i campi E e B e la direzione di propagazione ( E =

→ −
B ×→ v ) l’espressione dei campi elettrico e magnetico è:


E = E0 sen(kx − ωt)ŷ V m−1


B = B0 sen(kx − ωt)ẑ T
dove:
E0
B0 = = 1.07 × 10−8 T
v
ω = 2πf = 1.26 × 1016 rad s−1
ω
k = = 6.72 × 107 m−1
v

Per determinare l’espressione del vettore di Poynting occorre conosce-


re µ, ma la sua permeabilità magnetica può essere approssimata con la
permeabilità magnetica del vuoto e quindi:


S = S0 sen2 (kx − ωt)x̂ W m−2

dove
B0 E0
S0 ' = 1.70 × 10−2 W m−2
µ0

2. Un’onda elettromagnetica piana ha intensità media pari a I = 15mW/m2 ,de-


terminare l’ampiezza del campo elettrico ad essa associato. (Si assuma
l’onda nel vuoto)
L’intensità di un’onda elettromagnetica coincide per definizione con il mo-
dulo del vettore di Poynting associato all’onda. L’intensità media è quindi
pari alla media del modulo del vettore di Poynting.
r
E0 B0 E0 B0 ε0 2
< S >= /21 = /2
1 = /2
1 E
µ0 µ0 µ0 0

dove si è assunta l’onda nel vuoto. E0 rappresenta l’ampiezza del campo


elettrico, per cui:
s r
µ0
E0 = 2 < S > = 3.36 V /m
ε0
CAPITOLO 4. EQUAZIONI DI MAXWELL E ONDE 85

3. Calcolare il flusso del vettore di Poynting attraverso la superficie laterale


di un condensatore a piatti piani e paralleli di forma circolare quando viene
scaricato. Il raggio dei piatti del condensatore è r = 1 cm, la distanza tra i
due piatti è d = 1mm, il condensatore è nel vuoto e si scarica da V = 10V
a zero in un secondo.
Dato che il condensatore si sta scaricando al suo interno c’è un campo
elettrico variabile nel tempo che si può assumere uniforme e diretto dal
piatto positivo al piatto negativo. Il campo elettrico variabile dà origine
ad un campo magnetico (legge di Maxwell-Ampere) che sarà ortogonale
al campo elettrico e con linee di campo che formano circonferenze con-
centriche centrate sull’asse del condensatore (vedi figura 4.6). Quindi,
limitatamente alla superficie laterale del condensatore, è come se uscis-
se un’onda elettromagnetica che trasporta fuori dal condensatore l’energia
precedentemente immagazzinata nello stesso. Il vettore di Poynting asso-
ciato all’onda è quindi in tutti i punti della superficie laterale ortogonale
alla stessa e diretto verso l’esterno.

Figura 4.6:

La differenza di potenziale tra le due armature del condensatore varia in


funzione del tempo come:

V (t) = 10(1 − t) V 0<t<1

L’espressione dell’intensità del campo elettrico in funzione del tempo è:


V (t)
E(t) = d = 104 (1 − t) V /m 0<t<1

Tenendo conto del verso che si è scelto per percorrere la circonferenza


lungo la quale si calcola la circuitazione (vedi figura), in base alla regola
della mano destra, la superficie delimitata dalla circonferenza va orientata
nello stesso verso del campo elettrico. Campo elettrico uniforme, superficie
piana, campo e superficie con stessa direzione e verso, ne consegue che il
flusso del campo elettrico attraverso una superficie è:

φE (t) = πr2 104 (1 − t) V m = π(1 − t) V m 0<t<1

si noti che il flusso è diverso da zero solo nella regione in cui è presente
il campo elettrico per cui se si considerano cerchi di raggio maggiore al
raggio del condensatore, come nel caso in figura, il flusso è costante e non
CAPITOLO 4. EQUAZIONI DI MAXWELL E ONDE 86

dipende dal raggio del cerchio. L’intensità dal campo magnetico lungo la
superficie laterale la si può ottenere ricorrendo all’equazione di Maxwell-
Ampere. Per cui, assumendo di effettuare la circuitazione lungo il percorso
in figura e in verso orario:

→ −
− → ∂φE
B · d l = µ0 ε0 = µ0 ε0 (−π)
∂t


B è di conseguenza diretto in verso antiorario e ha modulo pari a:
πµ0 ε0 µε0
B= =
2πx 2x
dove x è il raggio della circonferenza lungo la quale si esegue la circuita-


zione. Per cui B sulla superficie laterale del condensatore ha modulo:
µ0 ε0
B= = 5.56 10−16 T
2r
il vettore di Poynting vale:

→ 1− → −

S (t) = E×B
µ0

→ − →
dati gli orientamenti di E e B in ogni punto della superficie laterale del

→ −

condensatore, S è diretto radiale uscente e varia con il tempo dato che E
varia con il tempo. Il suo modulo è pari a:
E(t)B
S(t) = = 5.46 × 10−6 (1 − t) W/m2
µ0
il suo flusso attraverso la superficie laterale in funzione del tempo (as-
sumendo il vettore che identifica la superficie laterale come diretto verso
l’esterno) è dato da:


→ −

ΦS (t) = S (t) · d A = 5.46 × 10−6 (1 − t)(2πr)(d) = 2.8 10−10 (1 − t) W

Integrando in funzione del tempo nell’intervallo di tempo in cui avviene


l’intero processo (1 s) si ottiene:
 1
ΦS = ΦS (t)dt = 1.4 10−10 J
0

Si noti che l’energia che fluisce dal condensatore è pari all’energia imma-
gazzinata nello stesso. Verificarlo calcolando la capacità del condensatore
e l’energia in esso immagazzinata all’istante t=0.
4. Determinare la costante dielettrica relativa del mezzo in cui si sta propa-
gando un’onda elettromagnetica sapendo che l’ampiezza della componente
del campo elettrico associato all’onda è E0 = 0.5 V /m e che l’ampiez-
za della componente magnetica è B0 = 2.8 nT . Si assuma pari a 1 la
permeabilità magnetica relativa.
L’ampiezza del campo elettrico e del campo magnetico di un’onda piana
che si propaga in un mezzo sono legati dalla relazione E0 = vB0 dove
CAPITOLO 4. EQUAZIONI DI MAXWELL E ONDE 87

v è la velocità dell’onda. Dall’equazione delle onde elettromagnetiche si


evince inoltre che v = √µr µ10 εr ε0 . Dato poi che c = √µ10 ε0 e che µr = 1 ne
consegue:
 c 2  cB 2
0
εr = = = 2.82
v E0

5. Sapendo che l’ampiezza del campo elettrico di un’onda elettromagnetica


piana che si propaga in un mezzo con indice di rifrazione n = 1.7 è pari
a E0 = 10 N/C e che tale campo elettrico oscilla lungo l’asse y di un
sistema di riferimento cartesiano con frequenza f = 60 MHz, determinare
l’ampiezza del campo magnetico B0 associato all’onda, il numero d’onda
e la lunghezza d’onda. Indicare asse di oscillazione del campo magnetico
e direzione di propagazione dell’onda.
L’ampiezza del campo elettrico e del campo magnetico di un’onda piana
che si propaga nel vuoto sono legati dalla relazione E0 = vB0 dove v è la
velocità dell’onda che, in un mezzo con indice di rifrazione n = 1.7, è pari
a v = nc . Per cui

E0 n
B0 = = E0 = 5.76 × 10−8 T
v c
Il periodo di un’onda piana è dato dall’inverso della sua frequenza T =
1/f = 17 ns. Lunghezza d’onda e periodo sono legati alla velocità di
propagazione attraverso al relazione:
λ
v=
T
. Da cui
λ = vT = 3 m
Il numero d’onda è definito come:

k= = 2.09 m−1
λ
Essendo il campo elettrico orientato lungo l’asse y, il campo magnetico
deve essere orientato lungo l’asse z. L’onda si propaga, quindi, lungo x.
6. La velocità della luce in un particolare vetro è pari a v = 2.5 × 108 m/s.
Sapendo che (come quasi sempre) la permeabilità magnetica relativa di
questo vetro è pari a 1, determinare l’indice di rifrazione del vetro e la sua
costante dielettrica relativa.
L’indice di rifrazione di una sostanza è pari al rapporto tra la velocità
della luce nel vuoto e la velocità della luce nella sostanza (n = vc ). Si può
dimostrare, inoltre, che tale rapporto è legato alla permeabilità magnetica
relativa e alla costante dielettrica relativa della sostanza attraverso la re-
√ 3×108 √ √
lazione: n = µr εr . Quindi n = 2.5×10 8 = 1.2 = µr εr = εr . Da cui
εr = 1.44.
7. Un’onda elettromagnetica piana si propaga in un mezzo con costante die-
lettrica relativa kE = 3.7 e permeabilità magnetica relativa km = 1.00001.
CAPITOLO 4. EQUAZIONI DI MAXWELL E ONDE 88

Determinare la velocità di propagazione dell’onda rispetto alla velocità


della luce nel vuoto e l’indice di rifrazione del mezzo.
L’indice di rifrazione del mezzo è dato da:
p
n = km kE = 1.92

La velocità della luce nel mezzo è pari a :


c
v=
n
con c velocità della luce nel vuoto.
8. Calcolare la pressione di radiazione media esercitata da un’onda elettroma-
gnetica piana che si propaga nel vuoto quanto incide su una superficie to-
talmente assorbente perpendicolare alla sua retta di propagazione sapendo
che l’ampiezza del campo elettrico che caratterizza l’onda è E0 = 0.1 V /m
La pressione di radiazione media esercitata da un’onda elettromagnetica
piana che si propaga nel vuoto è data da:
1S
< P >=
2c
dove S rappresenta l’ampiezza del vettore di Poynting. Per cui:

1 E2
P = = 4.4 × 10−14 P a
2 µ0 c2

9. Un filo conduttore rettilineo di raggio r = 1 mm e lunghezza l = 1 m e


resistenza R = 1kΩ è percorso da una corrente costante I = 1A. Calcolare
il valore del vettore di Poynting sulla superficie del filo.
E’ possibile determinare il vettore di Poynting in tutte le situazioni in
cui è presente simultaneamente un campo elettrico e un campo magnetico.
Il vettore di Poynting identifica l’intensità e la direzione con cui fluisce
la potenza in conseguenza della presenza di campi elettrici e magnetici.
Nell’esercizio proposto il campo elettrico è responsabile della differenza di
potenziale che fa scorrere la corrente nel filo. Tale campo elettrico è diretto
nello stesso verso della corrente, è costante e ha intensità pari a:
∆V RI
E= = = 103 N/C
l l
Il campo magnetico è generato dalla corrente che scorre nel filo. Lungo la
superficie del filo il campo magnetico è tangente con la superficie stessa,
ortogonale alla direzione di scorrimento della corrente (e quindi al cam-
po elettrico che la genera). Il Campo è diretto in modo tale che verso
della corrente e verso del campo magnetico formino i primi due versori
di una terna destrorsa (regola della mano destra). L’intensità del campo
magnetico è data da:
µ0 I
B= = 0.2 mT
2πr
CAPITOLO 4. EQUAZIONI DI MAXWELL E ONDE 89

Il vettore di Poynting è quindi diretto in ogni punto della superficie del


filo in maniera entrante nel filo stesso è ha modulo pari a:
EB ∼
S= = 1.6 × 105 W/m2
µ0

10. Calcolare la pressione di radiazione esercitata dal Sole allo zenit su una
superficie orizzontale totalmente assorbente sapendo che l’intensità del-
la radiazione proveniente dal Sole è W = 1 kW/m2 .Di quanto varia la
pressione se la superficie fosse totalmente riflettente?
La pressione di radiazione su una superficie totalmente assorbente è pari
all’intensità dell’onda diviso la sua velocità di propagazione. In questo
caso, quindi,
I 1000
Pass = = = 3.33 · 10−6 P a
c 3 · 108
se la superficie è totalmente riflettente la pressione di radiazione è il doppio
del caso totalmente assorbente. Per cui:

Prif = 2Pass = 6.67 · 10−6 P a

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