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atomica
Il comportamento della materia a livello sub-atomico non può essere spiegato con le
leggi della meccanica classica, ma bisogna tener conto della natura particellare della
conoscenze sulla struttura degli atomi e delle molecole proviene da esperimenti in cui ci
2- L’effetto fotoelettrico
Questo è dovuto al fatto che certe proprietà della luce sono tipiche di una natura
Max Planck avanzò la rivoluzionaria ipotesi che l’energia dei singoli oscillatori
elementari (atomi) non fosse una grandezza continua, ma discreta e che fosse il
multiplo di un certo valore elementare non divisibile hν, dove h è la costante di Planck e
𝑬 = 𝒉ν
La quantità elementare di energia è detta quanto e la sua teoria è la teoria dei quanti.
qualsiasi energia.
proprietà fino ad allora riservate alla materia: quantità fissa e particelle discrete. Ciò fu
essenziale per spiegare le interazioni tra materia ed energia a livello atomico. Tuttavia,
Un’altra osservazione essenziale del XIX secolo riguardò la luce emessa da un elemento
quando questo è vaporizzato e poi eccitato termicamente/elettricamente.
-> Ad esempio, quando una corrente elettrica attraversa un campione di H2 a bassa
pressione, questo emette luce. H2 di per se non può condurre l’elettricità, ma un
campo elettrico intenso strappa elettroni dalle sue molecole, che spezzano per
formare un plasma (un insieme di elettroni e ioni globalmente neutro) di ioni H+ ed
elettroni che conducono la corrente. Quasi immediatamente, ioni ed elettroni si legano
di nuovo per formare atomi di idrogeno H energeticamente eccitati che tornano al loro
stato normale (non eccitato), emettendo radiazione elettromagnetica per poi
ricombinarsi formando nuovamente molecole di H2.
Invece, se per il prisma passa la luce emessa dagli atomi di idrogeno eccitati, si constata
che la radiazione è costituita da un certo numero di componenti o righe spettrali.
La riga più brillante è rossa (656 nm), seguita da altre lunghezze d’onda nel campo
ultravioletto e infrarosso.
-> ciò costituisce lo spettro di emissione di H.
Lo spettro di emissione di atomi o molecole viene misurato facendo passare la luce emessa da un
campione eccitato attraverso un prisma per separarne le diverse lunghezze d’onda. L’immagine viene
poi registrata su una lastra fotografica o con un altro rilevatore
Nella spettroscopia di assorbimento, la luce bianca emanata da una sorgente passa attraverso il
campione non eccitato, che assorbe la luce ad alcuno lunghezze d’onda discrete. Lo spettro è costituito
da righe scure su uno spettro altrimenti continuo.
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Gli spettri atomici
Quando un gas rarefatto (esempio gas di atomi di H) viene eccitato (per riscaldamento, con una
scarica elettrica) si ottiene uno spettro a righe, non uno spettro continuo, poiché gli atomi del gas
possono emettere solo radiazioni di frequenza definita che dipendono dal tipo di elemento che le
emette.
Nel 1885, Joseph Balmer riconobbe un andamento regolare delle righe nella regione del visibile. In
seguito, Johannes Rydberg produsse un’espressione in grado di riprodurre la frequenza delle righe
spettrali:
1 1 1
= 𝑅𝐻 −
λ𝑣𝑎𝑐 𝑛12 𝑛22
λ𝑣𝑎𝑐 : lunghezza d’onda di una riga nel vuoto
n1 e n2: numeri interi positivi con n1<n2
RH: costante di Rydberg = 1,096776∙107 m-1
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Gli spettri atomici
1 1 1
= 𝑅𝐻 −
λ𝑣𝑎𝑐 𝑛12 𝑛22
λ𝑣𝑎𝑐 : lunghezza d’onda di una riga nel vuoto
n1 e n2: numeri interi positivi con n1<n2
RH: costante di Rydberg = 1,096776∙107 m-1
A seguito di questa formulazione, si parla di:
-> serie di Balmer: l’insieme delle righe nella regione del visibile, per cui n1 =2.
-> serie di Lyman: l’insieme delle righe nella regione dell’ultravioletto, per cui n1 = 1.
-> serie di Paschen: l’insieme delle righe nella regione dell’infrarosso per cui n1 = 3.
𝒏𝒉
𝑬= (𝒏 = 𝟏, 𝟐, 𝟑, 𝟒, … )
𝟐𝝅
3- l’elettrone non irradia energia quando si trova in un’orbita permessa, ma solo se passa
da un’orbita più esterna ad una più interna permessa e la frequenza della radiazione
emessa (quanto) sotto forma di fotoni è uguale a:
𝑬𝟐 −𝑬𝟏
𝝂= 𝒄𝒐𝒏 𝑬𝟐 > 𝑬𝟏
𝒉
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Modello di Bohr dell’atomo di
idrogeno
-> L’orbita ad energia più bassa è lo stato fondamentale, corrisponde a n = 1 e ha un raggio pari a 53
pm detto raggio di Bohr. Se l’elettrone è in un’orbita superiore alla prima è in uno stato eccitato.
-> L’atomo compie una transizione in un altro stato stazionario (cioè l’elettrone si trasferisce su
un’altra orbita) soltanto assorbendo o emettendo un fotone la cui energia è uguale alla differenza di
energia fra i due stati.
-> Si genera una riga spettrale quando viene emesso un fotone dall’elettrone che passa da uno stato
ad energia maggiore (E2) ad uno di energia minore (E1).
-> è adatto solo all’H e agli atomi idrogenoidi”, con Z > 1 e monoelettronici He+, Li2+…,
non adatto agli atomi plurielettronici perché non prende in considerazione le addizionali
-> Inoltre, il modello non da nessuna informazione sull’intensità delle righe, nessun
criterio razionale per ripartire gli elettroni nelle loro orbite, nessuna giustificazione del
Ipotesi di De Broglie
Di fatto un elettrone in moto ha λ ≈ 10-10 m e quindi gli spazi tra un atomo e l’altro in un
cristallo funzionerebbero da perfette fenditure.
Nel 1927, Clinton Davisson e Lester Germer spararono elettroni a velocità ridotta contro
un bersaglio di nichel cristallino.
chiuso: ogni caratteristica utilizzata per definire l’una, definiva ora anche l’altra. La verità
degli esperimenti se ne osserva l’uno o l’altro. La distinzione tra una particella e un’onda
è significativa solo nel mondo macroscopico, e non in quello atomico. Questo carattere
Il dualismo onda-particella implica quindi che l’elettrone dell’atomo di idrogeno non possa essere
descritto come una particella orbitante attorno al nucleo secondo una traiettoria definita
Inoltre, tanto più esattamente si conoscerà la posizione, tanto meno esattamente si conoscerà la
quantità di moto (e viceversa). Questo è un aspetto della complementarietà della posizione e del
momento.
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Principio di indeterminazione di
Heisenberg
Nel 1927 Werner Heisenberg formulò il principio di indeterminazione in termini
quantitativi: ove si conosca la posizione di una particella con incertezza pari a ∆𝑥, il
valore di p (quantità di moto) parallelo all’asse 𝑥 si può conoscere solo con un’incertezza
E vale la relazione:
𝒉
𝒎∆𝐯 ∙ ∆𝒙 ≥
𝟒𝝅
-> il modello di Bohr, basato sulla meccanica classica, non descrive in modo
soddisfacente atomi multielettronici e non permette di spiegare la formazione dei legami
chimici.
-> Louis de Broglie (1924) propone una nuova teoria: ogni particella in movimento si
comporta come un’onda, come la radiazione luminosa. La lunghezza d’onda dell’onda di
materia (detta ‘’onda di fase’’) è data da:
λ = h/mv (E = mc2, c = v = λν, E = hν)
h costante di Planck
mv quantità di moto della particella
-> la meccanica ondulatoria introduce la nozione di probabilità di presenza invece di
localizzazione
Ogni soluzione all’equazione (cioè ogni stato energetico dell’atomo) è associata ad una
Nel modello quantomeccanico, il concetto di orbitale non ha nulla a che fare con il
concetto di orbita: l’orbita era una traiettoria che si supponeva fosse seguita
Dirac dimostrò che Ψ2, sempre positivo, misura la probabilità di trovare l’elettrone in un
1. Elettroni che appartengono a gruppi superiori rispetto a quello occupato dall'elettrone in esame non
danno alcun contributo allo schermaggio.
2. Se l'elettrone in esame è in un orbitale ns o np, valgono le presenti considerazioni:
a. ogni altro elettrone del gruppo {ns,np} dà un contributo pari a 0,35 allo schermaggio, tranne per
il gruppo {1s} che contribuisce per 0,30;
b. ogni elettrone del guscio (n-1) dà un contributo pari a 0,85;
c. ogni elettrone del guscio (n-2) o inferiori dà un contributo pari a 1,00.
3. Se l'elettrone in esame è in un orbitale nd o nf, valgono le presenti considerazioni:
a. gli altri elettroni del gruppo {nd} o {nf} danno contributo pari a 0,35;
b. gli elettroni di tutti i gruppi sottostanti contribuiscono per 1,00.
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Energie degli orbitali: H
Si può ricavare una regola che, salvo alcune eccezioni, ha validità generale:
Dalla configurazione elettronica fondamentale dell’atomo neutro si tolgono gli elettroni necessari,
incominciando con quelli che hanno n maggiore e, a parità di n, quelli che hanno l maggiore
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