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LA STRUTTURA ATOMICA

1. La luce: facciamo un po’ di chiarezza


La luce bianca è costituita da sette luci colorate
sovrapposte che sono i colori dell'arcobaleno e che
vengono chiamate i sette colori dello spettro del
visibile.
Lo spettro è l'insieme delle componenti
monocromatiche di una radiazione luminosa.
La luce bianca può essere scomposta nelle sue
componenti monocromatiche facendola passare attraverso un prisma, perché luci di colore
diverso vengono deviate in modo diverso quando attraversano un prisma. L'entità della
deviazione dipende dall'indice di rifrazione del materiale di cui è fatto il prisma.
La spettroscopia studia gli spettri luminosi della luce quando interagisce con un corpo e da
questi spettri ricava informazioni sulla natura del corpo stesso. Lo strumento per misurare
uno spettro viene chiamato spettrometro.

La luce è un'onda elettromagnetica, cioè una perturbazione di natura simultaneamente


elettrica e magnetica che si propaga nello spazio e che può trasportare energia da un
punto all'altro. Come ogni onda, anche l'onda elettromagnetica viene descritta da:
 Lunghezza d'onda (lambda, λ), che è la distanza tra due creste. Varia in modo
inversamente proporzionale all'indice di rifrazione del mezzo attraversato dalla luce.
 Frequenza (ni, v) che è il numero di oscillazioni al secondo si misura in hertz (Hz=
1/s). A diverse frequenze corrispondono colori diversi.
 Ampiezza, che è la distanza della cresta dall'asse di propagazione.
 Velocità (nel vuoto è c = 3,00 108 m/s). La velocità “c” è in relazione con la lunghezza
d'onda λ e la frequenza v.
Lo spettro della radiazione elettromagnetica contiene molte tipologie di radiazioni di cui la
luce visibile ne è una piccola parte. Le onde impercettibili all’occhio umano sono: raggi
gamma, i raggi X, gli ultravioletti, gli infrarossi, le microonde e le onde radio.

Dualismo onda-particella: la luce ha una doppia natura e a seconda dello specifico


esperimento si può comportare come un'onda o come una particella. Con la relazione di
Planck-Einstein nasce la fisica quantistica. Formula “relazione di Plank-Einstein”:

La luce, oltre che onda può essere considerata come un insieme di particelle dette fotoni o
quanti. L'energia di un fotone aumenta con la sua frequenza. L'effetto fotoelettrico è
spiegato dalla natura corpuscolare della luce. I fotoni colpiscono gli elettroni degli atomi
della superficie. metallica ma riescono a scalzarli solo se possiedono una sufficiente
energia, cioè una sufficiente frequenza.
Nel saggio alla fiamma, piccole
quantità di sali di metalli vengono
scaldate alla fiamma. Gli atomi
assorbono energia e la restituiscono su
frequenze d'onda che sono specifiche
per ogni elemento.
L’energia della fiamma può portare
l’atomo in uno stato alterato di
energia (stato eccitato). Come
risposta si ha un’emissione di energia
dell’atomo che si “rilassa” per tornare
allo stato precedente ad un energia più
bassa (stato fondamentale).
Analizzando gli spettri di emissione generati dall'analisi della luce con uno spettroscopio si
può risalire all'elemento che li ha generati.

Lo spettro di assorbimento è sempre complementare a quello di emissione e si ottiene


analizzando la luce bianca che attraversa i vapori della sostanza da esaminare.

Ogni atomo assorbe ed emette sempre e solo la stessa radiazione elettromagnetica.

2. Il modello atomico di Bohr


Nel modello atomico di Bohr, che spiega bene solo l'atomo di idrogeno e il suo spettro di
emissione, l'elettrone può ruotare attorno al nucleo solo su orbite ben definite, cioè
quantizzate, a cui corrispondono precisi valori di energia. Per saltare da un'orbita a un’altra,
un elettrone deve assorbire o rilasciare un fotone la cui energia E è pari alla differenza di
energia tra le orbite (E = E2 - E1).
Un elettrone non può né assorbire né emettere fotoni che abbiano energie diverse da quelle
corrispondenti alla differenza di energia tra due orbite permesse. Questo spiega perché gli
spettri di emissione e di assorbimento siano costituiti da righe e non siano spettri continui.
I possibili stati energetici di un elettrone
ricordano i gradini di una scala. Quando
l'elettrone si trova sull'orbita a minima
energia, l'atomo è nel suo stato
fondamentale. Alle altre orbite permesse
corrispondono valori superiori di energia (stati eccitati).
L'energia di ogni orbita elettronica dell'atomo di idrogeno è messa in relazione con un
numero intero, n, detto numero quantico principale, compreso tra 1 e infinito. Se numeriamo
con n le orbite elettroniche a partire da quella più vicina al nucleo, l'energia dell'elettrone
associata all'orbita n è E n, una funzione di n e della costante di rydberg (Ry) che a sua volta
dipende anche dalla costante h di Planck:
3. Il dualismo onda-particella dell'elettrone
Louis de Broglie applica anche all'elettrone (ma il discorso vale anche per qualsiasi
particella) il dualismo onda-particella già visto per la luce. All'elettrone che si muove
attorno al nucleo può essere associata un'onda stazionaria circolare, ossia un'onda in cui le
due estremità coincidono. Nel caso di onde stazionarie circolari, la relazione che fornisce le
possibili λ è: n λ = 2π * r con n = 1, 2, 3 ,.. che corrisponde al numero quantico principale
nel caso di un elettrone in un atomo.

In generale, la lunghezza d'onda associabile a un qualsiasi corpo è

λ = h/p
in cui h è la costante di Planck e p è la quantità di moto, ossia il prodotto tra massa e
velocità del corpo. Se l'elettrone si comporta come un'onda, dove si trova esattamente
quando ruota attorno al nucleo? Risponde a questa domanda Heisenberg, con il suo
principio di indeterminazione: non è possibile conoscere simultaneamente la posizione esatta
e l'esatta quantità di moto di una particella.

Questo significa che se tentiamo di conoscere la posizione di una particella con una
precisione assoluta, allora l'incertezza sulla quantità di moto tende all'infinito e quindi non
possiamo più avere alcuna informazione su questa grandezza.
4. Il modello atomico di Schrödinger
Con il principio di indeterminazione e la dualità onda-particella dell'elettrone, crolla
l'idea che l'elettrone segua una qualsiasi orbita, e questo rende ancor più inadeguato il
modello di Bohr, che già riusciva a spiegare solo l'atomo di idrogeno. Schrödinger, formula
un'equazione molto complessa, nota come equazione di Schrödinger, che descrive in
generale e su base quantistica il comportamento delle particelle. Le possibili soluzioni di
questa equazione sono delle funzioni chiamate funzioni d'onda, indicate con la lettera greca
psi (ψ), che forniscono l'energia di un elettrone e la probabilità di trovarlo, in un certo
intervallo di tempo, in un certa porzione di spazio attorno al nucleo.

5. I numeri quantici
Ogni funzione d'onda, soluzione dell'equazione di Schrödinger, contiene al suo interno 3
numeri interi chiamati numeri quantici:

n l m
Una funzione d'onda associata a una particolare terna di numeri quantici è detta orbitale. Per
"forma" di orbitale, il cui concetto sostituisce quello di orbita, si intende la forma dello
spazio tridimensionale attorno al nucleo in cui la probabilità di trovare un elettrone (densità
elettronica) è maggiore.
Il numero quantico di spin (ms), non descrive un orbitale ma solo uno dei due possibili in
cui un elettrone può ruotare attorno al proprio asse.

Secondo il principio di esclusione di Pauli, un orbitale non può contenere due elettroni con
gli stessi numeri quantici, e quindi può contenere al massimo 2 elettroni con spin opposto.
Quando ciò accade si dice che gli elettroni sono appaiati. In caso contrario gli elettroni si
dicono spaiati. Gli elettroni spaiati rendono gli atomi paramagnetici, ossia sensibili ai
campi magnetici. Al contrario, gli atomi sono detti diamagnetici.
Gli orbitali che condividono n costituiscono un livello energetico o guscio elettronico. Gli
orbitali che condividono n ed 1 sono degeneri (hanno cioè uguale energia) e costituiscono un
sottolivello energetico o sottoguscio.
6. La struttura a strati dell'atomo
Le soluzioni dell'equazione di Schrödinger indicano la presenza di gusci concentrici,
funzioni del numero quantico principale n. La struttura di un atomo, in cui gli elettroni
tendono ad addensarsi all'interno dei vari strati, ricorda quella di una cipolla. Il guscio più
vicino al nucleo ha un valore di n = 1, il secondo, allontanandoci, ha n 2, poi n = 3 e così via.
Per rappresentare gli elettroni, il simbolo dell'elemento viene circondato da circonferenze
concentriche (simboleggianti i vari gusci) su cui sono indicati con dei pallini i corrispettivi
elettroni. Gli elettroni sull'anello più esterno sono gli elettroni di valenza.

La forma di un orbitale è la forma dello spazio tridimensionale attorno al nucleo in cui la


probabilità di trovare un elettrone è maggiore di un certo valore soglia (solitamente 95% o
più). Gli orbitali di tipo s, l = 0, hanno una forma sferica di dimensione crescente al crescere
di n.

Gli orbitali di tipo p. l = 1 hanno una forma bilobata. Se l = 1 m può assumere 3 valori (-1;
0e 1) a cui corrispondono i 3 possibili orientamenti dell'orbitale lungo i 3 assi cartesiani dello
spazio

Gli orbitali di tipo d, l = 2 hanno quattro lobi che possono ricordare la forma di un
quadrifoglio. Se l = 2 m può assumere 5 valori (-2; -1; O; 1 e 2) a cui corrispondono 4 diversi
orientamenti spaziali e una forma più condensata lungo un asse.

Gli orbitali di tipo f, l = 3, hanno forme ancora più complesse. Se l = 3, m può assumere 7
valori a cui corrispondono altrettanti orientamenti spaziali.
7. La configurazione elettronica
La configurazione elettronica di un atomo è la disposizione dei suoi elettroni nei livelli e
sottolivelli energetici e negli orbitali. Per risalire alla configurazione elettronica si segue il
principio di Aufbau: si procede andando a sistemare uno ad uno tutti gli elettroni di un
atomo seguendo le seguenti regole:
 Si occupano per primi gli orbitali con i livelli energetici più bassi.
 Ogni orbitale può contenere al massimo due elettroni e con spin opposti (principio di
esclusione di Pauli).
 Quando si riempiono gli orbitali di un medesimo sottolivello, gli elettroni si
dispongono prima con spin parallelo, ovvero uno per orbitale e, solo se il loro numero
lo consente, successivamente vanno a saturare gli orbitali (regola di Hund).
La regola di Madelung o regola della diagonale indica l'ordine
di riempimento degli orbitali. Si procede secondo la somma
crescente dei numeri quantici n + l. A parità di somma viene
occupato per primo l'orbitale in cui n è minore.
Il numero di elettroni di ogni sottolivello è riportato ad apice.
Per esempio, la scritta 2p4 significa che ci sono 4 elettroni
nel sottolivello 2p e che sono contenuti in 3 orbitali di uguale
energia (i 3 quadratini) 2 elettroni accoppiati nel primo orbitale
(m = - 1) 1 elettrone spaiato nel secondo orbitale (m = O) e 1
elettrone spaiato nel terzo orbitale (m = 1).
È possibile condensare la configurazione di un elemento esplicitando solo la
configurazione del guscio di valenza, ovvero non andando a esplicitare gli elettroni di core
(pronuncia kor) che sono quelli corrispondenti al gas nobile precedente, il cui simbolo viene
anteposto tra parentesi quadre.

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