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Da sapere:

 Luce e spettri, transizioni, modello atomico di Bohr


Il modello planetario di Rutherford, per quanto geniale, andava contro le leggi della fisica
classica. In base alle leggi dell’elettromagnetismo, l’elettrone muovendosi intorno al nucleo
lungo orbite circolari dovrebbe perdere energia emettendola sotto forma di radiazioni
elettromagnetiche, così cadendo sul nucleo. Invece, ogni atomo emette radiazioni
elettromagnetiche di lunghezze d’onda ben definite, registrabili in uno spettro discontinuo.
Per risolvere questi problemi, il fisico Bohr applicò al modello planetario, più precisamente
nell’atomo di idrogeno, la teoria quantistica formulata da Planck.
Teoria quantistica→ l’energia di una radiazione elettromagnetica è emessa, o assorbita, da un
oggetto non in modo continuo, secondo quantità variabili, ma in modo discontinuo, secondo
quantità ben definite, dette quanti.
In base alla teoria quantistica, l’energia è quantizzata ovvero, può essere emessa ed assorbita
dalla materia solo in modo discontinuo, sotto forma di quantità ben definite dette quanti di
energia.

Al fine di giustificare perché l’elettrone che ruota non perde energia e il fatto che gli atomi
nello stato eccitato emettono radiazioni elettromagnetiche di lunghezze d’onda ben definite
registrabili in uno spettro continuo, Bohr dimostrò che l’elettrone per avvicinarsi al nucleo o
allontanarsi, doveva perdere o acquistare energia quantizzata, distinguendo il comportamento
che l’elettrone ha dallo stato fondamentale allo stato eccitato.
Nello stato fondamentale, in cui gli elettroni possiedono il minor contenuto energetico, il
moto dell’elettrone e possibile solo su determinate orbite dette stazionarie.
Quando l’elettrone assorbe energia passa dal livello energetico inferiore, lo stato
fondamentale, a quello superiore, lo stato eccitato. Passa quindi da un’orbita E1 a un’orbita
E2, assorbendo una quantità di energia pari alla differenza di energia fra le due orbite.
Ritornando allo stato fondamentale l’elettrone emette energia sotto forma di radiazione
elettromagnetica. ΔE.
Principio di indeterminazione di Heisenberg: è impossibile misurare con precisione e
contemporaneamente la velocità e la posizione di un elettrone, in quanto la misura di una
delle due grandezze andrà a influire sull’altra, quindi non vi possono attribuire ad un elettrone
orbite ben definite.
Per questo si battezza l’orbitale come zona dello spazio intorno al nucleo in cui la probabilità
di trovare l’elettrone è del 95%.

La luce è una forma di energia radiante con duplice natura, sia corpuscolare che ondulatoria.,
che si propaga nello spazio per mezzo di onde elettromagnetiche.
Le onde elettromagnetiche sono costituite da un campo elettrico e uno magnetico.
Le onde elettromagnetiche che costituiscono la luce visibile hanno una:
- Lunghezza d’onda compresa tra 400 nm e 700 nm (cresce dal rosso al viola)
- Frequenza compresa tra 7x 1014 Hz e 4x 1014 Hz (cresce dal viola al rosso)
Questo insieme delle radiazioni elettromagnetiche costituiscono lo spettro elettromagnetico.

Vi sono diversi tipi. Lo spettro di emissione continuo si forma dalla luce visibile, bianca.

Lo spettro di emissione discontinuo invece, si forma dagli di qualsiasi elemento sotto forma
di gas incandescente. Le righe che si formano sono dovute alle transizioni degli elettroni
nella struttura dell’atomo.

Lo spettro di assorbimento si ottiene facendo passare la luce bianca attraverso un gas.


Un’applicazione pratica degli spettri sono i fuochi d’artificio.
Attraverso dati sperimentali si trovò una spiegazione alla teoria quantistica di Planck.
L'energia (E) di un quanto è uguale a: E = h • v
h= costante di Planck ; v= frequenza

 Orbitali, configurazioni elettroniche, regole + irregolarità


I numeri quantici:
 Il numero quantico principale→ definisce le dimensioni e l’energia dell’orbitale,
assume i valori interi tra 1 e 7, il numero degli orbitali per un dato valore è dato da n2 :
n=1, … ,7
 Il numero quantico secondario→ indica la forma dell’orbitale e assume valori
compresi tra 0 e (n – 1): l= 0, … , (n – 1). Tutti gli orbitali con stesso valore di n, ma
diverso valore di l costituiscono un sottolivello.
l=0 orbitale s
l=1 orbitale p
l=2 orbitale d
l=3 orbitale f
 Numero quantico magnetico→ precisa l’orientazione nello spazio e assume valori
compresi tra -l e +l, precisa il numero di orbitali per ogni sottolivello: l=0 → m=0,
l=1→ m= -1,0,1. Orbitali con lo stesso numero quantico principale e secondario, ma
con m diverso si chiamano degeneri.
 Numero quantico di spin→ indica il moto dell’elettrone intorno al proprio asse. ms =
+½ e ms =-½
Principio di esclusione di Pauli→ un orbitale non può essere occupato da più di due elettroni,
e quando sono due elettroni ad occuparlo devono avere spin opposto.
L'energia degli orbitali aumenta all’aumentare del valore di n e l. Orbitali con lo stesso n e l
sono isoenergetici, ovvero hanno la stessa energia. Tuttavia, gli effetti della maggiore
vicinanza al nucleo degli elettroni e della maggiore forza di attrazione nucleo-elettrone
determinano delle variazioni di energia tra gli orbitali s e d, e s e f, di diversi livelli
energetici. Gli orbitali nd possiedono una quantità di energia maggiore rispetto a quelli degli
(n+1)s→ n=3 allora 3d sarà minore di 4s. Mentre gli orbitali f possiedono una energia
minore degli orbitali (n+2)s→ n=4 allora 4f sarà minore di 6s.
Quindi gli orbitali si riempiono progressivamente con l’aumentare dell’energia:

1s2s2p3s3p4s3d4p5s4d5p6s4f5d6p7s5f6d
Il riempimento è quindi definito da tre principi:
- Gli elettroni tendono ad occupare gli orbitali di minore energia
- Principio di esclusione di Pauli
- Regola di Hund (se si hanno a disposizioni orbitali degeneri p,d,f, gli elettroni si
dispongono con spin parallelo occupando il maggior numero di essi.

 Tavola periodica, proprietà con spiegazioni


I gruppi I e II, riempiono gli orbitali s.
I gruppi III, IV, V, VI, VII, VIII riempiono tutto gli s e i p
I metalli di transizione riempiono gli orbitali (n – 1) d
I lantanidi e gli attinidi riempiono gli orbitali (n – 2) f
Ogni periodo riempie 1 diverso livello energetico.
Il raggio atomico→ cresce dall’alto verso il basso perché aumentando gli orbitali aumenta
anche la distanza tra due nuclei; diminuisce da sinistra verso destra perché via via che si va
avanti nel periodo si vanno a riempire orbitali sempre più esterni, ma aumenta anche la carica
nucleare, ovvero la capacità del nucleo di attrarre verso di sé gli elettroni che fa diminuire il
raggio atomico.
Energia di prima ionizzazione→ minima energia da fornire ad un atomo gassoso neutro per
strapparli un elettrone. Diminuisce dall’alto verso il basso, in quanto il nucleo è sempre più
lontano dagli elettroni esterni. Cresce da sinistra verso destra, in quanto il nucleo sarà sempre
più grande e avrà più forza di attrazione.
X → X+ + e-
Energia di seconda ionizzazione→ energia necessaria per allontanare un secondo elettrone
dal catione. Sarà quindi maggiore rispetto alla energia di prima ionizzazione.
X+ → X2+ +e-
Affinità elettronica→ energia che deve essere liberata o assorbita quando un atomo neutro
allo stato gassoso si associa a un elettrone. Cresce dal basso verso l’alto e da sinistra verso
destra. X + e- → X- .
Esempio:
Cl + e- → Cl- (spontaneo)
Fr + e- → Fr- (NON spontaneo)
Perché il cloro è nel settimo gruppo in alto, ha quindi un effetto di schermatura trascurabile, e
più elettroni nel guscio di valenza, quindi tenderà ad acquistare un elettrone spontaneamente.
Il francio invece, è nel rimo gruppo in basso, il nucleo è schermato da 6 livelli e nel guscio di
valenza ha un solo elettrone, quindi avrà una tendenza più alta ad acquistare un elettrone non
a perderlo.
Elettronegatività→ la tendenza che ha un atomo ad attirare verso di sé gli elettroni di legame.
Cresce dal basso verso l’alto e da sinistra verso destra. Simile all’affinità elettronica che però
è l’energia liberata dal nucleo per legarsi ad un l’elettrone, mentre l’elettronegatività si
rivolge solo agli elettroni di legame.
Carica effettiva nucleare→ è uguale al numero atomico (Z) meno il numero di elettroni che
non sono di valenza e che quindi schermano. Rappresenta quindi il numero dielettroni nel
guscio di valenza. Se si prende per esempio Na+ e Na, Na+ avrà una capacità maggiore di
attrarre elettroni (1s2 2s22p6) di Na (1s22s22p63s1), perché ha meno elettroni che schermano il
nucleo.
 Legame covalente
I legami vengono formati secondo la regola dell’ottetto. Ma ci sono delle eccezioni:
1. Regola del duetto: elio (1s2), idrogeno (1s1), litio (1s22s1). He sarà stabile con solo
due elettroni nel guscio di valenza, H dovrà solo acquistarne uno avendo così anche
lui due elettroni nel guscio, e Li dovrà perderne uno.
2. Ottetto incompleto: berillio e boro. Be si stabilizza con 4 elettroni intorno a sé
(1s22s2), B stabilizza con 6 elettroni (1s22s22p1).
3. Espansione dell’ottetto: i non metalli che vengono dopo il silicio Si, possono
prevedere un maggior numero di elettroni nel guscio di valenza, e quindi un maggior
numero di legami, in quanto presentano orbitali d che possono essere chiamati in
causa.
Nel legame covalente due atomi si legano mettendo in comune i loro elettroni di valenza. La
differenza di elettronegatività deve essere inferiore a 1.7 (0.4 se apolare, tra 0,4 e 1,7 se
polare). Si verifica la sovrapposizione degli orbitali incompleti di un atomo con quelli di un
altro atomo.
Legame sigma → avvolge la retta che unisce i due nuclei, come per esempio nel caso del H2
Legame π → sopra e sotto l’asse che congiunge i nuclei. Formato dagli orbitali p. esempio de
caso del O2, in cui c’è un doppio legame che forma legami π.
Legame covalente dativo → un atomo deve donare un intero doppietto per un formare il
legame. Esempio dell’ammoniaca:

Dipolo→ sistema che ha due cariche elettriche uguali di segno opposto, poste ad una certa
distanza.
Ibridazione→ orbitali ibridi nati dalla combinazione di orbitali s e p. Dipende dai domini di
un atomo.
Risonanza→ La risonanza comporta una diminuzione dell'energia e l'aumento della stabilità.
Forme limite: struttura di Lewis che precisa una specifica posizione per il doppietto
VSEPR: repulsione delle coppie elettroniche del guscio di valenza. Caso del NH3
Metodo AXE:
- AX2: 180°, lineare (apolare)
- AX3: 120°, triangolare planare (apolare)
- AX2E: 116°, angolare
- AX4: 109.5°, tetraedrica (apolare)
- AX3E: 107°, piramidale triangolare
- AX2E2: 104,5°, angolare
Una molecola è apolare se i suoi legami sono tutti apolari, o se la geometria è tale da
annullare i dipoli.
Solidi covalenti:
 Diamante: in questo caso il carbonio ibrida come sp3 e forma un telaio
tridimensionale di legami covanti semplici, che porta ad una cella cristallina cubica,
ove si ripete indefinitamente. Questi legami covalenti sono molto forti, ed è per
questo che il diamante è il minerale più duro. Non conduce corrente elettrica, perché il
carbonio forma ottetti perfetti quindi non ci sono orbitali in cui gli elettroni si possano
muovere.
 Grafite: il carbonio ibrida come sp2, generando piani di atomi di carbonio, che con i
loro angoli regolari di 120°, mostrano un arrangiamento a figure esagonali. Nella
grafite i doppi legami sono delocalizzati in tutto il singolo piano, dando luogo ad
un’estesa risonanza lungo la lunghezza dei piani quindi, la grafite sarà un ottimo
conduttore di corrente elettrica, grazie agli orbitali p semipieni di ogni atomo di
carbonio. Perpendicolarmente ai pieni però, non si conduce corrente elettrica, questo
perché i piani degli atomi di carbonio sono tenuti assieme dalle forze di London e
quindi non vi è nessuna possibilità per gli elettroni di spostarsi da un piano all’altro.
 Grafene: rappresenta un singolo piano di grafite, mostra numerose potenzialità
applicabili in ambito tecnologico.
 Buckminsterfullerene: forma allotropica del carbonio, con 60 atomi di carbonio che
ibridano come sp2 creando curvature che forzano la creazione di una sfera. La
curvatura è minima quindi la molecola è pressoché stabile.

 Legame ionico e metallico


Legame ionico: tra ioni di carica opposta si stabilisce una forza di attrazione elettrostatica,
molto forti. Forza di elettronegatività maggiore di 1,7. Catione +. anione - . Si formano
reticoli cristallini. Anche se il legame è forte, i cristalli ionici sono molto fragili in quanto
sollecitazioni meccaniche possono tendere a far slittare i piani degli ioni, mettendo vicini ioni
della stessa carica e generando così forti repulsioni responsabili della frattura del cristallo. Ma
le temperature di ebollizione e fusione sono molto alte per via del legame elettrostatico forte.
Conducono corrente allo stato liquido in quanto sono gli ioni stessi a farlo liberamente, ma
non allo stato solido in quanto gli ioni sono vincolati nel reticolo cristallino.
Legame metallico: condivisione degli elettroni di legame tra cationi dello stesso metallo. I
metalli sono duttili e malleabili (si riducono facilmente in fili e lamine senza rompersi),
tendono a cedere elettroni a causa di bassi valori di energia di ionizzazione, sono ottimi
conduttori di corrente elettrica a causa del Mare di fermi. Il mare di fermi è una nuvola di
elettroni libera dii muoversi lungo tutto il cristallo metallico, mentre gli ioni positivi
formeranno un reticolo cristallino facilmente deformabile grazie alla mobilità degli elettroni.
Quando è freddo si rompe più facilmente perché gli elettroni non possono muoversi.
 Forze di Van der Waals, London, dipolo-dipolo, legame a idrogeno e confronto di
temperature di ebollizione.
I legami chimici secondari sono responsabili della formazione degli stati di aggregazione.
Forze di Van der Waals: si dividono in forze di London e interazioni dipolo-dipolo.
Interazioni dipolo-dipolo: si formano tra molecole polari, tra il dipolo negativo di una
molecola e quello positivo di un’altra.
Forze di London: tra molecole apolari, per il movimento degli elettroni formano dei dipoli
istantanei. I gas nobili possono diventare liquidi, generando forze di London.
Legame a idrogeno: caratteristico del H2O, si forma tra H e N,F,O. Alza le temperature di
ebollizione. In questo legame l’interazione dipolo-dipolo è particolare perché:
1. O,N,F sono atomi piccoli e molto elettronegativi, facendo nascere un dipolo con
carica + e – concentrata.
2. H è anche lui piccolo e condivide un solo elettrone
Polarizzabilità: ceteris paribus, all’aumentare della massa molecolare della sostanza, aumenta
il numero complessivo di elettroni e quindi la possibilità di distribuzioni irregolari
asimmetriche istantanee. E quindi la possibilità di formazione di dipoli istantanei a quindi la
possibilità di formazione di dipoli indotti e quindi le forze di London che alzano la
temperatura di ebollizione.
A parità di altre condizioni le molecole più ramificate e meno lineari presentano temp. di
ebollizione più basse perché le interazioni intermolecolari saranno più deboli.

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