Sei sulla pagina 1di 3

Le particelle dell’atomo

La materia ha diverse caratteristiche, tra queste c’è una nascosta, la carica elettrica. Si può verificare
l’elettrizzazione con diversi esperimenti. Da queste esperienze sono state tratte delle conclusioni:
Strofinando un oggetto, su di esso compare una carica elettrica
• La carica elettrica può essere positiva (+) o negativa (-)
• Le cariche con lo stesso segno si respingono
• Le cariche con segno diverso si attraggono
Il primo a parlare della natura delle cariche elettriche fu Franklin, poi fu reso evidente il collegamento tra
forze chimiche ed elettriche da Alessandro Volta, con l’invenzione della pila.
Per studiare le cariche nei gas si fa uso di un tubo in vetro, alle cui estremità sono fissate due placche di
metallo, chiamate elettrodi. Se si riduce la pressione all’interno del tubo, si diffonde una luce colorata. Se la
pressione è molto bassa si diffonderà una luce in infondo al tubo, causate dalle radiazioni del catodo (-),
chiamati raggi catodici. Le particelle che compongono questi raggi sono carichi negativamente secondo
Crookes, e li chiama elettroni.
Goldstein fa uso di tubi come quelli utilizzati per la scoperta degli elettroni, ma con il catodo forato. E
scopre i raggi anodici. Qui le particelle sono cariche positivamente e sono derivanti dal gas contenuto e non
dalla placca. In questo caso le masse delle particelle sono diverse a seconda del gas contenuto. A causa dei
raggi catodici, le particelle perdono alcuni elettroni che si trasformano in frammenti positivi. A questa
particella è stato assegnato il nome di protone. Nel 1932 sono stati scoperti altre particelle, ma prive di
energia, chiamate neutroni.
Durante lo strofinio si possono avere 3 situazioni: bacchetta di plastica con un’altra bacchetta in plastica, si
respingono; lo stesso se abbiamo due bacchette in vetro. Invece se abbiamo una di vetro e una di plastica si
respingono.
Principio di conservazione della carica: il numero delle cariche elettriche ceduto è uguale al numero di
cariche acquistate. La variazione può avvenire solo con valori multipli interi, infatti il più piccolo
spostamento è di 1 elettrone. L’unità di misura della carica elettrica è coulomb (C)
L’elettrone (e-) ha una massa pari a 9,109 *10^31 kg, e la carica elettrica negativa è pari a -1,602*10^-19C.
Il protone (p+) ha massa è 1,673*10^27kg, mentre la carica elettrica è identica, ma positiva
Il neutrone (n0) ha una massa pari a 1,675 *10^27 kg. E non ha carica elettrica. Grazie alle nuove tecnologie
è stato possibile capire che i neutroni e protoni non sono particelle elementari, ma sono formate a loro
volta da altri componenti, chiamati quark. I protoni e neutroni si trovano nel nucleo e prendono il nome di
nucleoni.
Thomson propone per l’atomo un modello continuo, con carica positiva è che occupa tutto il volume a
disposizione. Per studiare la struttura dell’atomo, si sono utilizzate particelle radioattive, dato che l’atomo
emana radiazioni, questo è stato sperimentato da Rutherord, studiando le radiazioni emesse dall’uranio ha
determinato la natura delle particelle alfa, nuclei positivi di elio. Utilizza le particelle alfa sugli atomi di un
sottilissimo foglio di oro, dopo l’urto le particelle sono raccolte da uno schermo. È risultato che gran parte
delle particelle alfa attraversano il foglio senza subire variazioni, mentre alcune sono deviate o vengono
respinte. L’atomo è composto da:
Nucleo centrale, carica + e massa atomo
• Elettroni, leggerissimi, occupano lo spazio vuoto intorno al nucleo
• Diametro del nucleo, 100mila volte inferire al diametro dell’atomo
• Gli elettroni ruotano attorno al nucleo con i pianeti attorno al sole
L’interno dell’atomo è formato per una piccolissima parte dai nucleoni ( protoni e neutroni) all’interno del
nucleo, per la maggior Marte da una zona vuota nella quale si muovono gli elettroni. Il numero dei protoni
presenti nel nucleo è chiamato numero atomico (Z) e si trova in basso al simbolo chimico. La somma tra il
numero di protoni e di neutroni è chiamata numero di massa. Gli isotopi sono atomi dello stesso elemento
che hanno le stesse proprietà chimiche ma masse diverse (dipende dal numero di neutroni). La presenza di
neutroni non modifica le proprietà chimiche dell’atomo, ma variano solo le proprietà fisiche
Il nucleo di un atomo è formato da protoni e neutroni, ed è circondato dagli elettroni. Il numero di protoni
ci permette di identificare un elemento chimico grazie al numero atomico (Z).
La somma tra il numero dei protoni e del numero dei neutroni contenuti nel nucleo, è chiamata numero di
massa (A)
A = numero dei protoni + numero
Si mettono entrambi a sinistra del simbolo chimico, il numero di massa (A) in alto, mentre il numero
atomico (Z), in basso. di neutroni = Z + n .
Gli isotopi sono quindi atomi dello stesso elemento aventi le stesse proprietà chimiche, ma massa diversa,
dovuta al numero di neutroni. Il diverso numero di neutroni non modifica le proprietà chimiche, ma fisiche.
Il numero dei protoni e neutroni nel nucleo ne influenza la stabilità. Quando Z>83 il nucleo diventa instabile
e tende a liberarsi di alcune particelle in un procedimento chiamato decadimento radioattivo. O può
dividersi in due nuclei più piccoli, con la fissione nucleare.
La radioattività viene scoperta nel 1896 da Antoine-Henri Becquerel. Mentre studia l’emissione dei raggi x
di un sale d’uranio, si accorge che esso fa annerire una lastra fotografica, anche senza la luce solare. Si
iniziano a studiare le trasformazioni nucleari.
I materiali radioattivi emanano in genere particelle alfa (Δ), nuclei positivi di elio; particelle beta (ß), cioè
elettroni veloci; e raggi gamma, che sono radiazioni elettromagnetiche.
I più frequenti fenomeni radioattivi sono:

Decadimento di alfa: nuclei con Z>83 e A>220, decadono emettendo particelle di alfa positive. In questo
modo diminuisce sia A(4unità) che Z(2unità).

Decadimento di beta: nuclei ricchi di neutroni decadono emettendo particelle beta\

Emissione ß+ e cattura elettronica: avviene quando il numero dei protoni è notevolmente maggiore
rispetto a quello dei neutroni. In questo caso un protone si trasforma il elettrone emettendo una particella
equivalente in massa all’elettrone, ma con carica opposta o catturando un elettrone, tra quelli più vicini al
nucleo

Emissione di gamma: dopo un’emissione alfa o beta viene liberata energia dal nucleo in forma di raggi
gamma

Il tempo che occorre per ridurre alla metà la quantità di isotopo radioattivo è chiamato tempo di
dimezzamento o emivita

In ambito scientifico per energia nucleare si intende l’energia che tiene legati i protoni e neutroni
all’interno del nucleo. I processi di decadimento radioattivo sono alcune delle migliaia reazioni nucleari
conosciute sino ad oggi. Se neutroni e protoni variano la loro posizione, cambierà l’energia nucleare, la
quale dipende anche dalla distanza. Se l’energia dei nuclei reagenti è maggiore di quella dei nuclei prodotti,
l’energia si libera nell’aria. Le reazioni nucleari più interessanti dal punto di vista energetico, sono le
reazioni di fissione nucleare e di fusione nucleare.

Fissione nucleare: un nucleo pesante si scinde in due nuclei più piccoli di massa simile. Può
avvenire spontaneamente o bombardando un nucleo fissile con neutroni. Esempio: nucleo di
uranio 235. Quando un elettrone colpisce un nucleo di uranio 235, questo si scinde in due nuclei
liberando energia e due o tre neutroni. I neutroni emessi all’interno della massa possono urtare
altri nuclei e provocarne la fissione. Se la quantità di elemento radioattivo sumera la massa critica,
si genera una reazione a catena. Nei reattori nucleari la reazione a catena deve essere regolata. È
necessario ridurre il numero e la velocità dei neutroni, in modo che la liberazione di energia sia
graduale. Il calore viene trasformato in vapore e poi in energia elettrica. Il rallentamento avviene
circondando l’elemento con un moderatore, per diminuire il numero di neutroni si utilizzano le
barre di controllo. Da questa reazione si producono nuclei molto leggeri che sono instabili e
radioattivi. Negli ultimi anni si sono verificati incidenti causati dalle centrali nucleari.

Fusione nucleare: si può definire il contrario della fissione nucleare, dato che due nuclei leggeri si
fondano formandone uno pesante. Nella reazione di fusione più comune quattro nucleoni si
uniscono, formando un nucleo di elio. È molto difficile ottenere la fusione nucleare in natura,
poiché si sviluppa una forte repulsione quando si avvicinano i protoni. Essa avviene nel sole e nelle
stelle grazie alla temperatura elevata.

Per capire la disposizione di elettroni, si possono allontanare 1 alla volta e determinare l’energia usata.
L’apparecchiatura è un tubo di vetro con del gas all’interno. Un flusso di elettroni ricco di energia cinetica
colpisce gli atomi trasformandoli in ioni positivi. L’energia necessaria dipende dall’attrazione tra elettroni e
nucleo e dalla loro distanza. Matematici e scienziati hanno elaborato il modello atomico a strati.

Dado energia agli atomi, gli elettroni possono passare a livelli più esterni, con energia superiore. Con
energia ancora maggiore può essere allontanato definitivamente dall’atomo.

A(g) + energia A+(g) + e-


L’energia di prima ionizzazione è l’energia necessaria per rimuovere un elettrone dall’atomo stesso, allo
stato gassoso, quando è isolato. Essa si misura in kg/mol. Se aumentiamo la quantità di energia, si possono
allontanare più elettroni. Nel caso dei protoni, che ha 16 elettroni e 16 protoni, si misurano le energie fino
alla 16. Dal grafico si può notare che l’energia aumenta gradualmente in modo irregolare, come si può
notare vedendo il 7 elettrone e il 15. Questi salti ci sono perché gli elettroni dello zolfo si basano su 3 livelli
diversi. Togliere i primi sei elettroni non richiede energie elevate, quindi si trovano sul livello più esterno. È
più difficile togliere i seguenti otto, che sono a distanza media. È molto più difficile togliere gli ultimi 2
elettroni, che sono quelli più vicino al nucleo

Ione: massa dello stesso elemento con massa differente

Potrebbero piacerti anche