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Edoardo Colucci I A Cambridge

CHIMICA
Le particelle dell'atomo (cap. 7)
La natura elettrica della materia
La materia ha come proprietà fondamentale la massa, ma ne possiede
anche un'altra, la CARICA ELETTRICA.
La carica elettrica si manifesta per esempio strofinando oggetti su dei
panni di lana, riescono ad attirare altri oggetti. In base a molti esperimenti
nei secoli si è arrivati a tali conclusioni:
1. lo strofinio di un materiale provoca la comparsa su di esso di carica
elettrica;
2. la carica elettrica può essere di due tipi: positiva + o negativa - ;
3. le cariche di uguale segno, si respingono e si definiscono concordi.
4. Le cariche di segno opposto, si attraggono e si definiscono discordi.
Nel Settecento il fisico Franklin postula la teoria dell'esistenza di un fluido
elettrico costituito da particelle repulsive, distinguendo questa teoria con il
nome di elettricità positiva ed elettricità negativa. Berzelius invece
suggerisce che in un atomo ci siano entrambe le cariche. Un'idea finale e
più precisa si ha nella fine dell'Ottocento grazie a studi condotti su un tubo
di vetro.
La scoperta delle particelle subatomiche
Per studiare il passaggio di corrente elettrica nei gas, si usa un tubo di vetro
con due placche metalliche alle estremità . Una placca è negativa (catodo -)
e una è positiva (anodo +).
Pressando il gas all'interno del tubo il gas da emettere luce rossastra non
emette più luce. Sulla parete in fondo al tubo invece appare una macchia
fluorescente dovuta ad una radiazione con il nome di raggi catodici. Il fisico
Thomson usò tubi di vetro per studiare gli effetti dei campi magnetici sui
raggi catodici. In questo modo dimostra che i catodi emettono radiazioni
cariche elettricamente e le chiama elettroni. Riesce così a misurare anche il
rapporto carica/massa di tali particelle. Con questa scoperta si comincia a
pensare che l'atomo sia diviso in particelle ancora più piccole, chiamate
particelle subatomiche, come confermato da Dalton. Poiché l'atomo è
neutro è matematico che ci siano anche particelle positive. Il fisico
Goldstein invece modifica i tubi aggiungendoci un catodo forato, con
l'obiettivo di identificare particelle che non siano elettroni e che si dirigano
comunque verso il polo negativo, chiamati raggi anodici, di carica positiva.
Poiché le particelle positive hanno masse con valori multipli di quelle
dell'idrogeno, gli atomi sono costituiti da questa unità fondamentale. Tale
particella positiva viene chiamata protone. In seguito il fisico inglese
Chadwick scopre il neutrone, con carica neutra, la terza particella
subatomica.
Che cosa succede durante lo strofinio
Utilizziamo come esempio un panno di lana, una bacchetta di plastica e di
vetro. Entrambe le bacchette attirano pezzi di carta, ma avvicinando le
estremità tenendo sospesa una delle due con un filo, i risultati cambiano:
due bacchette elettrizzate per strofinìo si respingono, tranne se una è di
plastica e l'altra di vetro. Durante lo strofinìo la plastica si carica
negativamente mentre il vetro cede cariche negative diventando positivo. Si
può dedurre quindi che il trasferimento di cariche da un corpo all'altro è
sempre legato a uno spostamento di elettroni. Le cariche acquistate sono
uguali a quelle cedute (principio di conservazione della carica). L'unità di
misura della carica elettrica nel SI è il coulomb C dal nome di chi l'ha
inventato.
Le particelle fondamentali dell'atomo
Le particelle fondamentali degli atomi sono gli elettroni, i protoni e i
neutroni. L'elettrone e il protone hanno la stessa carica, ma di segno
opposto. Il protone però ha una massa molto più grande. Il neutrone è privo
di carica e di massa leggermente superiore a quella del protone.
Ogni atomo contiene un nucleo, una zona molto piccola in cui sono
depositati i protoni e i neutroni. Queste particelle si chiamano nucleoni.
I modelli atomici di Thomson e Rutherford
Il fisico Thomson propone un modello continuo per l'atomo: i protoni
occupano tutto lo spazio, mentre gli elettroni sono dispersi in modo
regolare. Viene definito come atomo a panettone. Rutherford in base a
radiazioni emesse determina la natura delle particelle alfa,migliaia di volte
più pesante di un elettrone. In base all'urto causato dal bombardamento di
atomi su un foglio d'oro, si ottengono tali esperimenti:
1. la maggior parte delle particelle alfa non subisce deviazioni
2. alcune particelle deviano rispetto alla direzione iniziale
3. pochissime particelle vengono respinte indietro
Rutherford conclude le sue teorie proponendo un nuovo modello:
1. l'atomo è composto da un nucleo centrale, in cui sono concentrate
tutta la carica positiva e la massa dell'atomo stesso.
2. Gli elettroni, occupano lo spazio vuoto del nucleo;
3. il diametro del nucleo è centomila del diametro dell'atomo;
4. gli elettroni ruotano attorno al nucleo come la Terra attorno al Sole;
Il numero atomico identifica gli elementi
Ecco le ultime teorie sul nucleo atomico:
1. i nucleoni occupano uno spazio piccolissimo rispetto al volume
dell'atomo
2. l'atomo è essenzialmente vuoto, anche se sono presenti gli elettroni,
ma la loro massa è talmente insignificante che è trascurabile.
Il numero atomico (N) è il numero di protoni presenti in un atomo e se
l'atomo è neutro, il numero atomico è uguale a quello degli elettroni.
Il numero atomico è riportato nella tavola periodica. Possiamo anche
descrivere la struttura di un atomo conoscendo la sua posizione nella
tavola periodica (l'ossigeno O occupa l'8° posizione e ha 8 protoni 8
elettroni e 8 neutroni).
Il numero di massa e gli isotopi
Il numero di massa (A) è uguale alla somma dei protoni e dei neutroni.
A = numero protoni + numero neutroni = Z + n
Gli isotopi sono atomi dello stesso elemento aventi le stesse proprietà
chimiche ma masse diverse, avendo un numero diverso di neutroni.
Gli isotopi dell'idrogeno hanno tutti nomi propri, prozio, deuterio e trizio.
La presenza di neutroni in più nel nucleo non modifica le proprietà
chimiche dell'atomo.
La chimica dell’acqua (cap. 8)
Come si formano i legami chimici
Come è possibile la formazione delle molecole? Il modo in cui un atomo
reagisce chimicamente, è determinato dal numero e dalla disposizione dei
suoi elettroni.
Gli elettroni di valenza sono i più esterni
In un atomo, maggiore è l’energia, maggiore è la distanza degli elettroni dal
nucleo. Più un elettrone è scarso di energia, più sarà vicino al nucleo. Un
atomo è più stabile quando gli elettroni si trovano nei livelli energetici più
bassi. Il primo livello energetico può contenere solo due elettroni, mentre il
secondo e il terzo otto. In ogni gruppo è possibile trovare lo stesso numero
di elettroni esterni, chiamati elettroni di valenza, che si trovano in un livello
chiamato strato di valenza.
Otto elettroni nello strato di valenza indicano stabilità
Quando due atomi si avvicinano, danno origine a ioni e molecole: solo gli
elettroni più esterni partecipano a questo fenomeno. Il legame chimico è
ciò che determina queste aggregazioni. Il legame chimico unisce gli atomi
per formale molecole, o esercita un’attrazione tra due ioni opposti.
I membri del I gruppo hanno un elettrone di valenza, quelli del II due, quelli
del III tre e così via fino al gruppo VIII.
Nel 1916 il chimico statunitense Lewis enuncia la regola dell’ottetto: un
atomo è stabile quando lo strato di valenza contiene 8 elettroni. Questa
configurazione di elettroni viene chiamata ottetto.
I legami covalenti e ionici
I legami covalente e ionico sono una conseguenza dell’ottetto: gli atomi
infatti cercano di raggiungere il livello elettronico stabile, cedendo o
acquistando elettroni fino ad arrivare all’ottetto.
Nel legame covalente gli elettroni sono condivisi
Il legame covalente è responsabile della formazione delle molecole, e si
forma quando due atomi mettono in comune una coppia di elettroni,
chiamata coppia di legame. Ciascun elettrone proviene da uno dei due
atomi, in modo che entrambi appartengano ad uno stesso insieme di atomi,
definito come molecola. Il legame covalente puro si ottiene quando due
atomi che fanno parte dello stesso elemento, sono formati da elettroni
condivisi in modo equilibrato. Il legame covalente polare si forma quando
due atomi appartenenti ad elementi differenti, sono formati da elettroni
che si dirigono verso l’atomo che li attrae con più forza.
I legami covalenti sono disegnati con trattini che collegano i simboli:
un trattino equivale ad un legame (legame semplice), due equivale ad un
doppio legame, tre ad un triplo legame.
H-H O=O N=_ N*
*in realtà sono 3 trattini uno sopra l’altro.
Nel legame ionico gli elettroni si trasferiscono
Un trasferimento di elettroni tra due atomi avviene quando due atomi che
si legano hanno caratteristiche totalmente opposte. Il legame ionico è ciò
che li terrà uniti mediante una forza intensa.
La molecola dell’acqua è polare
L’acqua è la sostanza più particolare che differenzia il nostro Pianeta dagli
altri. I legami tra gli atomi di idrogeno e di ossigeno sono covalenti polari,
cioè l’ossigeno attira gli elettroni di legame, assumendo una polarità
negativa. Gli atomi di idrogeno rimangono senza elettroni e prendono
sopravvento le cariche positive. Questo fenomeno rende la molecola una
molecola polare. La polarità di una molecola dipende anche dalla sua
disposizione nello spazio.
Tra molecole d’acqua si forma il legame a idrogeno
L’acqua allo stato aeriforme è costituita da molecole tutte uguali.
Avviciniamo le molecole. Tra esse si origina un legame a idrogeno: gli atomi
di idrogeno di una molecola vengono attirati da quelli di ossigeno di
molecole vicine e viceversa. Gli atomi di idrogeno fanno da ponte
permettendo alle molecole di rimanere vicine.
L’acqua ha un comportamento peculiare
Le molecole allo stato solido occupano posizioni precise in un’impalcatura
stabile chiamata reticolo cristallino. La disposizione delle molecole d’acqua
allo stato liquido è disordinata e sono molto mobili e si scambiano molto
frequentemente.
Il ghiacco è meno denso dell’acqua
La densità aumenta al diminuire della temperatura e il corpo passa da
liquido a solido, mentre le molecole sono disposte vicine a formare un
reticolo cristallino. A 4°C l’acqua raggiunge la sua massima densità . Le
molecole si distanziano per formare il massimo numero di legami a
idrogeno. Di conseguenza, le molecole nel ghiaccio stanno più distanti
rispetto all’acqua allo stato liquido. In poche parole:
l’acqua allo stato solido occupa un volume maggiore e ha meno densità di
quando si trova allo stato liquido.
L’acqua ha un elevato calore specifico
L’acqua allo stato liquido ha un alto intervallo di temperatura, da 0 a 100
gradi. La temperatura e il calore sono differenti. Un kilogrammo d’acqua
per aumentare di un grado la temperatura, deve assorbire 4,18kJ
(1 kilocaloria) e questo valore è chiamato calore specifico.
Le magie dell’acqua: la tensione superficiale
La tensione superficiale è la tendenza delle molecole della superficie a
lasciarsi attrarre verso l’interno. In superficie le molecole sono attratte
soltanto dalle molecole sottostanti. La tensione superficiale diminuisce
all’aumentare della temperatura.
Le magie dell’acqua: la capillarità
Un altro fenomeno che interessa i liquidi è la capillarità . Immergendo un
tubo di vetro (il capillare) in acqua, essa penetra fino ad una certa altezza,
più stretto è il diametro più l’acqua sarà alta. Tra le molecole d’acqua esiste
una forte coesione, ossia attrazione reciproca, dovuta ai legami ad
idrogeno. Mentre la polarità delle molecole determina una grande affinità
chimica, chiamata adesione. Se il tubo di vetro è sottile, le molecole d’acqua
sono più abbondanti e quindi l’acqua sale di più ; se il tubo di vetro è largo,
le molecole esterne sono meno e le molecole interne di più , perciò l’acqua
sarà più alta. L’acqua sulla superficie prende una forma emisfermica, detta
menisco. Nel caso di materiali che vengono bagnati dall’acqua, il menisco
sarà concavo; nel caso di materiali che non vengono bagnati dall’acqua, il
menisco è convesso.
L’acqua ha comportamento peculiare: proprietà
chimiche
Alcune sostanze tendono a miscelarsi tra loro.
Affinché si formi una soluzione, cioè un miscuglio omogeneo di soluto, e
solvente, la sostanza che discioglie, è necessario che si rompano tutti i
legami tra le particelle di soluto e di solvente. L’acqua è in grado di
solubilizzare le sostanze ioniche e polari. L’azione delle molecole di acqua
sui composti ionici ne indibolisce i legami, riuscendo a liberarne gli ioni.
Questo processo viene chiamato dissociazione ionica.
Quando le molecole d’acqua interagiscono con sostanze polari, sono in
grado di rompere i covalenti polari. Questo fenomeno è chiamato
ionizzazione, causando la formazione di ioni.
In ambiente acquoso gli ioni originati da dissociazione e da ionizzazione
ionica sono circondati da molecole d’acqua, orientate in modo che le
cariche positive siano rivolte verso lo ione negativo e viceversa. Si formano
così gli ioni idrati. Le sostanze in grado di liberare ioni in soluzione
vengono dette elettroliti.
Una regola base della solubilità è che il simile scioglie il simile.
Le soluzioni acquose possono essere neutre, acide o
basiche
Quando la ionizzazione di una sostanza determina il rilascio di uno o più
ioni H+, o ioni idrogeno, tale sostanza si può definire come un acido. Se
vengono liberati ioni OH-, o ioni idrossido, si ottiene una sostanza chiamata
base.
Nell’acqua le concentrazioni di ioni H+ e ioni H- sono uguali, ma sciogliendo
in acqua un acido, si forma una soluzione in cui la concentrazione di ioni
H+ è maggiore di quella degli ioni H-.
Quando in una sostanza le concentrazioni degli ioni H+ e H- sono uguali, la
soluzione si dice neutra. L’acqua ne è un esempio.
Per indicare il grado di acidità di una soluzione acquosa si usa una scala
detta scala di pH:
- se pH = 7 allora la soluzione è neutra;
- se pH < 7 allora la soluzione è acida;
- se pH > 7 allora la soluzione è basica.

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