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Alla fine del Settecento gli elementi conosciuti sono solo 22 ma, trent’anni dopo, Humphry Davy e Jöns Jacob Berzelius
portano a 55 il numero degli elementi isolati. La prima effettiva classificazione degli elementi avviene dopo il 1860 con
Stanislao Cannizzaro che presenta un metodo attendibile per la determinazione delle masse atomiche.
Nel 1863, John Newlands formula la legge delle ottave che introduce l’idea di periodicità, cioè la ripetizione a intervalli
regolari di alcune proprietà chimiche, intuizione confermata da Julius Lothar Meyer: il volume atomico cresce in funzione
della massa atomica con un andamento periodico.
Tra il 1869 e il 1871, Dmitrij Ivanovič Mendeleev ordina gli elementi conosciuti in base a una legge periodica degli elementi.
Tabella costruita sulla base della tavola periodica di Mendeleev, pubblicata
nel 1871.
Si può osservare che:
• gli elementi con proprietà chimiche simili si trovano nella stessa colonna;
• sono presenti due caselle vuote.
Per gli elementi mancanti Mendeleev prevede il valore di massa atomica e
le proprietà. Pochi anni dopo, Paul-Émile Lecoq de Boisbaudran scopre, per via spettroscopica, il gallio, e Clemens Winkler il
germanio. Sia il gallio sia il germanio presentano le caratteristiche previste da Mendeleev.
Mediante l’utilizzo di quantità di energia sufficientemente grandi, l’elettrone può essere definitivamente allontanato dal
proprio nucleo. Tale processo si chiama ionizzazione e comporta la trasformazione dell’atomo in ione positivo (catione).
L’energia di prima ionizzazione (Ei ) di un atomo è l’energia necessaria per rimuovere un elettrone dall’atomo stesso quando
esso è isolato (cioè allo stato gassoso). L’energia di ionizzazione si esprime in kJ/mol.
Lungo il periodo aumenta, perchè il n di protoni aumenta (Z) _<> aumenta forza di attrazione; lungo il gruppo diminuisce
perchè la distanza dal nucleo aumenta + effetto schermo (64 e- nel mezzo diminuiscono la forza di attuazione).
L’affinità elettronica è l’energia che si libera quando l’atomo isolato in fase gassosa cattura un elettrone. L’affinità elettronica
si misura in kJ/mol ed è determinabile per via sperimentale come l’energia di ionizzazione.
Il suo andamento, in genere, è simile a quello dell’energia di ionizzazione: aumenta lungo un periodo perchè aumenta la
capacità di attrarre e- a sè; e diminuisce lungo un gruppo, l’e- acquisito si posiziona a una distanza > dal nucleo: stabilità
aumenta.
La grandezza più adatta a descrivere il comportamento di un atomo, quando interagisce con un altro, è l’elettronegatività.
L’elettronegatività di un elemento misura la tendenza di un atomo ad attrarre a sé gli elettroni coinvolti in un legame. A
differenza delle precedenti, questa grandezza non è misurabile sperimentalmente.
L’elettronegatività aumenta lungo un periodo, da sinistra a destra, e diminuisce lungo un gruppo, dall’alto verso il basso: •
procedendo lungo un periodo diminuisce il raggio atomico e aumenta la forza con cui il nucleo attira a sé gli elettroni; •
scendendo nel gruppo aumenta il raggio atomico e diminuisce la forza con cui il nucleo attira a sé gli elettroni.
L’elettronegatività non è una proprietà intrinseca di un elemento, poiché ha significato solo quando un elemento si combina
con un altro.
I LEGAMI CHIMICI
Perché due atomi si legano?
Gli elementi presenti in natura sono 89 e producono circa 20 milioni di sostanze diverse. Tutti i corpi dell’Universo esistono
perché questi 89 atomi si aggregano, cioè si legano, in vario modo, fra loro. Ecco la prova più evidente dell’esistenza del
legame chimico.
Il legame chimico si forma se gli atomi legati tra loro hanno un’energia minore degli atomi separati. Se l’energia potenziale
dei due atomi diminuisce, i due atomi si uniscono formando il legame chimico (principio dell’energia potenziale minima). Se
invece l’energia potenziale aumenta, il tentativo di unione fallisce e gli atomi non si legano tra di loro.
L’energia di legame è la quantità di energia che è necessario fornire a una mole di sostanza per rompere i legami che tengono
uniti tutti i suoi atomi; si misura in kJ/mol. Tanto più grande è l’energia di legame, tanto più forte è il legame che unisce gli
atomi.
Gli elettroni dello strato più esterno sono chiamati elettroni di valenza o di legame. I gas nobili hanno una configurazione
elettronica costituita da otto elettroni esterni, a eccezione dell’elio che ne ha soltanto due. Gilbert N. Lewis enuncia, nel 1916,
la regola dell’ottetto: un atomo è particolarmente stabile quando ha otto elettroni nello strato di valenza. La valenza
rappresenta il numero di elettroni che un atomo guadagna, perde o mette in comune quando si lega con altri atomi;
corrisponde, quindi, al numero di legami che un atomo è in grado di formare.
Il legame ionico
Nella formazione del cloruro di sodio, il trasferimento di un
elettrone dall’atomo di sodio all’atomo di cloro produce due ioni
(Na+ e Cl− ) e permette a entrambi di raggiungere la
configurazione del gas nobile più vicino. I due ioni, di carica
opposta, si attraggono l’un l’altro per effetto della forza
elettrostatica, nasce così il legame ionico.
Il bilancio energetico da considerare è il seguente: • l’energia
spesa dal sistema per togliere l’elettrone all’atomo di sodio (energia di ionizzazione); • l’energia prodotta nella formazione
dello ione Cl− (affinità elettronica); • l’energia ricavata con l’avvicinamento degli ioni di carica opposta (Na+ e Cl− ) fino alla
distanza del legame. L’attrazione elettrostatica fornisce la spinta decisiva per la formazione del legame.
Il legame ionico è dovuto alla forza di attrazione elettrostatica che tiene uniti gli ioni di carica opposta.
Osservando il sistema periodico, si può affermare, con una certa approssimazione, che: 1. i metalli appartenenti ai gruppi I, II
e III tendono a perdere elettroni e diventano ioni positivi raggiungendo la configurazione del gas nobile che precede il
metallo; 2. il comportamento dei metalli di transizione non è così prevedibile: l’argento perde un solo elettrone e forma lo
ione Ag+ , il cadmio due (Cd2+). Lo stesso elemento, inoltre, può dare origine a ioni con carica diversa; 3. i non metalli dei
gruppi V, VI, VII tendono a prendere elettroni e si trasformano in ioni negativi, assumendo la configurazione del gas nobile
più vicino; 4. se metalli e non metalli si incontrano, i primi cedono gli elettroni più esterni e i secondi li acquistano; fra questi
ioni si stabilisce una forza di attrazione che rappresenta il legame ionico. I composti ionici: • sono solidi a temperatura
ambiente; • hanno in genere un elevato punto di fusione; • alcuni non sono completamente solubili in acqua; • sono buoni
conduttori di elettricità sia allo stato fuso sia in soluzione, ma non conducono la corrente elettrica allo stato solido.
Il legame metallico
Il legame metallico è dovuto all’attrazione fra gli ioni metallici positivi e gli elettroni mobili che li circondano. La
conducibilità elettrica e termica sono dovute alla libertà di movimento degli elettroni più esterni. La forza del legame
metallico cambia lungo un periodo: è debole per gli elementi con i livelli di valenza vuoti (Cs) e forte per gli elementi che
hanno il livello semipieno (W).
Il legame covalente
Il legame covalente spiega sia come si legano gli atomi dei non metalli
sia le loro diverse proprietà.
L’energia del legame è pari a 431 kJ/mol. La distanza tra i due nuclei nella molecola di idrogeno è uguale a 0,74 Å. Il legame
covalente si forma quando due atomi mettono in comune una o più coppie di elettroni.
Un particolare tipo di legame covalente è il legame dativo: nel legame covalente dativo, la coppia di elettroni comuni è
fornita da uno solo degli atomi partecipanti al legame.
La teoria VSEPR
Nel 1957, Ronald J. Gillespie mette a punto una teoria che consente di ricavare le architetture molecolari dalle formule di
struttura di Lewis. La teoria, indicata con la sigla VSEPR (Valence Shell Electron-Pair Repulsion), è detta teoria della
repulsione delle coppie di elettroni del guscio di valenza, perché presuppone che le coppie di elettroni esterni, che hanno la
stessa carica negativa, si respingano reciprocamente.
I principi fondamentali della teoria sono i seguenti:
• la disposizione degli atomi in una molecola dipende dal numero totale di coppie elettroniche, libere e condivise,
appartenenti al livello di valenza, che circondano l’atomo centrale;
• poiché coppie elettroniche di uguale segno si respingono, esse si collocano alla maggiore distanza possibile l’una dall’altra.
Quattro coppie elettroniche determinano un assetto se le coppie elettroniche sono cinque la struttura è
trigonale bipiramidale; se le coppie sono sei è ottaedrica
tetraedrico della molecola, con angoli di legame di 109,5°.
La formazione del legame nella molecola di fluoro. Gli orbitali atomici di tipo p sono sovrapposti in modo coassiale
(testa-testa).
La formazione del
legame nella molecola di HF. In un
legame 𝛔 la distribuzione elettronica è concentrata lungo l’asse di legame ed è disposta in modo simmetrico intorno a esso.
In base alla teoria del legame di valenza, si ha che: • ogni legame semplice è un
legame di tipo σ; • ogni legame doppio è costituito da un legame σ e da un legame
π; • ogni legame triplo è costituito da un legame σ e da due legami π. Il metodo
utilizzato non è in grado di spiegare le proprietà delle molecole poliatomiche.
Pauling propone quindi di combinare un numero adeguato di orbitali atomici puri.
Più in generale si può affermare che, in base alla teoria del legame di valenza: • un legame doppio consiste sempre di un
legame σ e un legame π, mentre un legame triplo consiste di un legame σ e due legami π; • un legame π si forma per
sovrapposizione laterale di orbitali p non ibridati; • se è presente un legame multiplo, gli atomi coinvolti avranno ibridazione
sp2 o sp.