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I LEGAMI CHIMICI

Le sostanze costituite da SINGOLI ATOMI ISOLATI sono assai rare e, in condizioni normali, si
riducono praticamente a pochi elementi: quelli del gruppo VIII A (dei gas nobili).
Come sappiamo, gli atomi dei gas nobili, grazie alla loro particolare configurazione elettronica a
otto elettroni nel livello esterno o livello di valenza (tranne l'elio, che dispone soltanto di due
elettroni), sono sistemi energeticamente assai stabili, cioè possiedono la minima energia rispetto agli
atomi di tutti gli altri elementi.
I gas nobili, in generale, non hanno quindi alcuna tendenza a unirsi con altri atomi, uguali o diversi,
perché non potrebbero raggiungere una condizione energetica più stabile di quella di partenza.

Per gli altri elementi il problema è esattamente l'opposto: i loro atomi isolati sono, in varia misura,
energeticamente instabili perché i loro livelli di valenza sono incompleti, cioè non contengono il
massimo numero possibile di elettroni, come avviene nei gas nobili; il solo modo per stabilizzarsi è
quello di unirsi con altri atomi (dello stesso elemento o di elementi differenti) con cui realizzare
opportuni "scambi" di elettroni di valenza, in modo che ciascun atomo possa assicurarsi un assetto
elettronico uguale a quello di un gas nobile contiguo nel sistema periodico.

Prendono il nome di LEGAMI CHIMICI le - UNIONI TRA ATOMI - in cui intervengono forze
attrattive di natura elettrostatica tra nuclei ed elettroni di valenza.

Perché si possa formare un legame, gli atomi devono entrare in contatto e questo contatto
non può che avvenire tra le superfici esterne degli atomi, cioè tra gli elettroni degli orbitali
più esterni. La possibilità di formare legami, il loro numero e il loro tipo sono perciò
determinati dalla distribuzione degli elettroni più esterni dell’atomo, cioè della configurazione
elettronica esterna; questi "elettroni di valenza" sono quelli più debolmente legati ai rispettivi
nuclei.
Si mette in evidenza che il legame chimico si forma perché la forza di attrazione
elettrostatica del nucleo (di un dato atomo) NON si esercita solo sui propri elettroni ma si
estende anche agli elettroni più esterni (elettroni di valenza) degli atomi vicini.
Due atomi tendono a trovare per i loro elettroni la configurazione con minore contenuto di
energia, tale tendenza si manifesta con il mettere in comune elettroni, o con il
trasferimento di uno o più elettroni da un atomo ad un altro.

Nel caso in cui ci sia la messa in comune di elettroni si formano le MOLECOLE, che possono essere
composte da 2 o più atomi dello stesso elemento, come nel caso dell'idrogeno (H2) o dello zolfo
solido (S8). Si parla in questo caso di MOLECOLE ELEMENTARI.

Più spesso le molecole sono composte dall'unione di due o più atomi di elementi diversi, come nel
caso dell'anidride carbonica (CO2) e dell'acqua (H 20). Si parla in questo caso di MOLECOLE
COMPOSTE o, più semplicemente di COMPOSTI.

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Le caratteristiche di una sostanza si comprendono se, oltre al numero e tipo di atomi che la
formano
e che viene fornito dalla loro formula molecolare, è noto come questi si legano.

Prima di passare alla descrizione dei diversi tipi di legami chimici è necessario premettere
alcuni concetti.
* Regola dell'ottetto: gli atomi nelle reazioni chimiche tendono a raggiungere la
configurazione elettronica esterna s2p6 ( o solo s2) ovvero la configurazione posseduta dalla
maggior parte dei gas nobili, poco reattivi; questa configurazione conferisce agli atomi una
bassa energia e, quindi, un'alta stabilità.
* Potenziale di ionizzazione: è l'energia che si deve FORNIRE ad un atomo isolato per
poter sottrarre l'elettrone meno fortemente legato. Gli elementi del primo gruppo (Li, Na, K,
ecc.) perdono facilmente un elettrone, raggiungendo così la configurazione elettronica
esterna del gas nobile più vicino.
* Affinità elettronica: è l'energia che un atomo isolato LIBERA nell'acquisto di un elettrone.
Alcuni atomi tendono ad acquistare un elettrone poiché lo ione negativo che si forma è più
stabile dell'atomo neutro da cui provengono (vedi Cl, F, Br, I ).
* Elettronegatività: è la proprietà di un atomo, in un legame, di attirare a sé la carica
elettrica dell'orbitale (o degli orbitali) di legame. Per esempio quando due atomi sono uniti
da un legame covalente, quello più elettronegativo tende ad assumere una parziale carica
negativa rispetto all'altro.
* Carattere metallico di un elemento: esso è correlato al potenziale di ionizzazione: tanto
minore è il valore di quest'ultimo, cioè tanto più facilmente un elemento perde elettroni, tanto
maggiore è il suo carattere metallico; invece tanto maggiore è il valore dell'affinità
elettronica, tanto più l'elemento non ha carattere metallico.
* Energia di legame: è l'energia necessaria per rompere un legame (vedere il legame
covalente, che segue, per una descrizione più dettagliata). L’ordine di grandezza
dell’energia dei comuni legami chimici ATOMICI va da poche kcal a qualche centinaia di
kcal/mole di legami, i legami IONICI hanno un’energia di legame dell'ordine delle centinaia
di kcal/mole, quelli Dipolo-Dipolo o H di poche kcal/mole.
* Lunghezza di legame: nelle molecole gli atomi si trovano sempre in uno stato di
vibrazione (o di agitazione), per cui non si può parlare di singola distanza fissa tra ogni
coppia di atomi ma si deve parlare di "distanza media" (rm), ben definita, tra i nuclei di due
atomi legati ed è questa la lunghezza di legame. Essa rappresenta la posizione di massima
stabilità, o, se si vuole, di minima energia.
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[* Angolo di legame: è l'angolo interno formato dagli assi di due legami che uniscono il
nucleo di un atomo centrale ai nuclei di due altri atomi (ad esempio nell'acqua)].

I LEGAMI CHIMICI FORTI

I legami chimici forti appartengono sostanzialmente a tre classi:


a) legami atomici ( covalente puro [o omeopolare], covalente polare, dativo );
b) legame ionico;
c) legame metallico.
Questi legami, che derivano da INTERAZIONI TRA ATOMI O IONI, sono anche detti
LEGAMI FORTI o primari.

I LEGAMI CHIMICI DEBOLI

Vi sono poi i LEGAMI DEBOLI dovuti a INTERAZIONI TRA MOLECOLE, cioè a forze
intermolecolari dette anche “interazioni deboli” (legame idrogeno, forze di Van der Waals,
dipolo-dipolo, etc)

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• LEGAMI ATOMICI

Questo termine comprende ogni tipo di legame in cui esistono elettroni messi in
comune tra due atomi. Prendiamo in considerazione una molecola di cloro, Cl2, o più
semplicemente di H2. Gli atomi di idrogeno, nella formazione della molecola, si avvicinano
fino ad una distanza tale da consentire ai rispettivi elettroni di valenza di interagire, formando
così un orbitale molecolare, nel quale i due elettroni ruotano e non appartengono più ai
singoli nuclei ma alla molecola. Siccome i due elettroni di legame vanno ad occupare il
medesimo orbitale, per il principio di esclusione di Pauli, essi devono avere spin antiparalleli.
L'orbitale che si è formato è detto molecolare perché la zona di densità di probabilità
elettronica da esso delimitata interessa entrambi gli atomi della molecola.

☺► Quando due atomi mettono in comune ciascuno un elettrone, la coppia di elettroni


condivisi esercita sui due nuclei una forza attrattiva, tenendoli uniti; si è formato un LEGAME
COVALENTE. I due atomi insieme posseggono meno energia di quando si trovano ad una
distanza infinita.

• Ne non può fare legami poiché tutti gli orbitali sono occupati da un doppietto.

Es. O2,
2s2 2p4
O=O
2s2 2p4

La teoria quantistica-ondulatoria ci dice che un orbitale può essere concepito come una
nuvola di carica negativa che circonda il nucleo; quando due atomi, per es. di Cl, si
avvicinano, gli orbitali occupati dagli elettroni di valenza si sovrappongono e si fondono;
nello spazio internucleare si stabilisce una elevatissima densità elettronica negativa
che attrae fortemente i nuclei. Questi, però, non si possono avvicinare oltre un certo limite
perché, se diminuisce eccessivamente la loro distanza, prende il sopravvento la repulsione
delle cariche positive dei loro protoni.
Quando si raggiunge l'equilibrio tra le due forze esaminate, i due nuclei stanno assieme e
formano così la molecola. Il legame atomico esistente in una molecola formata da atomi
dello stesso elemento, come l’H2, è detto LEGAME COVALENTE PURO O
OMOPOLARE (detto anche omeopolare) poiché non esistono polarità elettriche nella
molecola.
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Se ciascun atomo mette in comune un solo elettrone, fra essi si ha un legame semplice; il
legame è doppio o triplo quando ciascun atomo mette in comune rispettivamente due o
tre elettroni.
Esempi di legami covalenti puri sono quelli presenti nelle molecole elementari di H2 (H-H),
O2 (O=O); N2 (N≡N); Cl2 (Cl-Cl), Br2, F2, I2 oppure quelli presenti nei composti organici
(-C-C-); (-C=C-); (-C≡C-).

Il caso più frequente di legame atomico è quello che si ha tra due atomi di elementi diversi,
per es. HCl, che viene detto LEGAME COVALENTE POLARE O ETEROPOLARE; in
questo caso l'entità delle azioni elettriche, che ciascun atomo esercita sugli elettroni di
legame è diversa; si verifica cioè un addensamento di carica elettrica negativa su uno dei
due atomi, quello che ha il valore di elettronegatività maggiore, che perciò diventa
parzialmente negativo rispetto all'altro. Quindi la distribuzione asimmetrica degli elettroni fa
sì che sull’atomo più elettronegativo si venga a formare una parziale carica negativa, mentre
su quello meno elettronegativo una parziale carica positiva, indicate rispettivamente con δ+
e con δ-. Ad esempio:
δ+ δ-
H - Cl

Si considera covalente polare un legame tra due atomi la cui differenza di elettronegatività
sia compresa tra 0 e 1,9 ( in genere, per cui non bisogna prendere il valore 1,9 come limite
ben definito, in quanto può in alcuni casi essere più alto o più basso. – Vi sono altri Autori
che prendono come differenza i valori 1,7- 1,9). Se il valore è superiore si forma un legame
ionico.
Esempi di molecole nelle quali è presente un legame covalente polare ci vengono dati da:
1) idracidi: H-Cl; H-Br; H-F; H-I; H-S-H; H-C≡N
2) acqua;
3) buona parte dei composti organici, specialmente quelli contenenti ossigeno, visto
che tra C ed H oppure tra C e N è piccola la differenza di elettronegatività: H3C-OH;
H-COOH, -CH2-CH3 (tra C e H o altro atomo)
4) IN GENERALE, dalle anidridi (ossidi acidi) (CO2) e dagli ossiacidi (H2SO4) (anche
se negli uni e negli altri spesso vi sono anche legami dativi o risonanza)

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☺► Nel legame covalente gli elettroni che occupano l'orbitale di legame provengono uno
dal primo e l'altro dal secondo atomo che formano la molecola; nel tipo di legame detto
LEGAME DATIVO ( o di coordinazione), invece, uno dei due atomi mette in comune un
suo orbitale completo, quindi due elettroni, con l'altro atomo, il quale deve essere più
elettronegativo (CONDIZIONE NON VINCOLANTE) e deve disporre di un orbitale
vuoto o deve essere in grado di formarlo, accoppiando in un unico orbitale due elettroni
precedentemente disposti in due orbitali diversi (secondo alcuni AUTORI per es. nell'acido
cloroso, HClO2, si ha H-O-Cl->O, cioè il cloro, nel legame dativo (->) mette in comune due
suoi elettroni con un atomo di ossigeno, il quale, per formare un orbitale vuoto, pone in un
unico orbitale due elettroni che si trovavano in orbitali diversi: O ha Z = 8
formazione di un
2s 2
2p 4
orbitale vuoto 2s2 2p4

▪▪ ▪▪ ▪▪
H :O : Cl : → O : oppure H - O - Cl →O
▪▪ ▪▪ ▪▪

Il legame dativo (detto anche covalente di coordinazione o di coordinazione, come già visto), viene
spesso indicato da una freccia che parte dall'atomo donatore e raggiunge l'atomo accettore della
coppia di elettroni. La coppia di elettroni che il donatore mette in comune NON deve essere
impegnata in un “precedente” legame.

Seguono alcuni esempi di legame dativo

1) Formazione dello ione ammonio

Se l'ammoniaca va a contatto con il protone (prodotto ad esempio dalla dissociazione di una acido) si
forma lo ione ammonio a struttura tetraedrica. La reazione avviene anche a livello gassoso, ad
esempio per reazione con il cloruro di idrogeno si ottiene un solido bianco:

NH3 + HCl → NH4Cl


Il protone H+ presenta un orbitale vuoto, mentre l'ammoniaca dispone di una coppia di elettroni non
impegnata in legame (lone pair). Queste coppie di elettroni che non intervengono nel legame sono
dette anche coppie solitarie. Si può pensare che l'ammoniaca metta in compartecipazione con il
protone tale doppietto elettronico con la formazione di un legame covalente dativo. Una volta che si
é formato, non sarà più possibile distinguere il legame dativo dagli altri, in quanto la carica positiva
risulta equamente delocalizzata nell'intera molecola. (In NH4+ l’atomo N è ibridato sp3)

2) Formazione dello ione idronio (o idrossonio o ossonio: strutturalmente simile a NH3)

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3)Acido solforico H2SO4
(con l’atomo S ibridato sp3)
Ricordando che S 3s2 3p4 3s2 3p4
O

O← S - O-H

O-H
O

O Cl – O-H
4) Acido perclorico HClO4 (con Cl ibridato sp3)
O
(anche nell’acido cloroso, -ico, per- -ico)
O

5) Acido fosforico H3PO4 (con P ibridato sp3) H-O –P – O-H

O-H

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• LEGAME IONICO.

☺► Il LEGAME IONICO è un legame di tipo elettrostatico. ( Viene anche detto “legame


salino”). Supponiamo di mettere in contatto due atomi diversi, se la “DIFFERENZA” di
elettronegatività esistente tra essi è sufficientemente elevata (per alcuni Autori INTORNO a
1,7-1,9, anche se spesso si hanno valori inferiori), non è difficile immaginare che l'atomo più
elettronegativo riuscirà a strappare uno o più elettroni a quello meno elettronegativo.
Quando si è effettuato lo scambio, però, gli atomi non sono più neutri, ma quello che ha
acquistato uno o più elettroni è diventato ione negativo, quello che ha ceduto uno o più
elettroni è diventato ione positivo; tra questi due ioni si stabilisce una forza d'attrazione
elettrostatica che, in questo caso, è la responsabile della formazione del legame. Il legame
ionico si ha di norma fra un atomo con spiccate caratteristiche metalliche (basso potenziale
di ionizzazione) ed un altro con spiccate caratteristiche non metalliche (elevata affinità per
l’elettrone).
Una differenza essenziale tra composti aventi legami atomici e composti con legami ionici
è che nei primi esiste la molecola ed in essa ciascun atomo che la costituisce ha
configurazione elettronica esterna comune con altri atomi, nei secondi, invece, la molecola
non esiste e ciascuno ione è una unità a sé stante, attratto dagli ioni di segno opposto che
lo circondano da forze di natura elettrostatica.
Un tipico esempio di composto ionico è il cloruro di sodio, NaCl, in cui la differenza di
elettronegatività tra il cloro (3,0) e il sodio (0,9) è di 2,1.

Lo ione Na+ presenta la configurazione elettronica del neon (1s22s22p6) e lo ione Cl- quella
dell'argo (1s2 2s22p63s23p6).
Come abbiamo in precedenza accennato, i composti caratterizzati da legami ionici sono
solidi cristallini (cristalli ionici).
Per esempio, nel reticolo cristallino cubico del cloruro di sodio (fig), ogni ione è circondato
da sei ioni di carica opposta (si veda il Na centrale) e questa disposizione ordinata e
periodica di cariche positive e negative che si attraggono conferisce stabilità al
sistema.

Poiché le forze di attrazione elettrostatica, attorno ad uno ione, hanno SIMMETRIA SFERICA
(l’azione della forza si esercita in modo perfettamente uguale in tutte le direzioni) il legame ionico
NON È DIREZIONALE.

Tipici composti a legami ionici sono quelli tra i metalli dei gruppi I A e II A e i non metalli dei gruppi
VI A e VII A.

Dovendo citare degli esempi di composti ionici abbiamo:


1) Sali binari: gli alogenuri (cloruri, bromuri, fluoruri, ioduri), solfuri, etc.
2) Idrossidi
3) IN GENERALE, dagli ossidi basici ( Metallo + ossigeno)

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4) Sali derivati dagli ossiacidi, nella parte in cui il residuo acido è legato al metallo (infatti i
legami presenti nel residuo sono gli stessi presenti nell’acido, ad eccezione del legame O-H per la
perdita dell’H)

Confrontando tra loro il legame covalente puro, il legame covalente polare e il legame ionico sulla
base dell'elettronegatività degli atomi che si legano, possiamo giungere alle seguenti conclusioni:
1) quando gli atomi presentano il MEDESIMO VALORE DI ELETTRONEGATIVITÀ, essi si
uniscono mediante LEGAMI COVALENTI PURI;
2) quando la DIFFERENZA TRA I VALORI DELL'ELETTRONEGATIVITÀ DEGLI ATOMI
REAGENTI È RIDOTTA, essi si uniscono mediante LEGAMI COVALENTI POLARI;
3) quando la DIFFERENZA DI ELETTRONEGATIVITÀ TRA GLI ATOMI È ELEVATA,
essi si uniscono mediante LEGAMI IONICI

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• LEGAME METALLICO.
Per quanto riguarda il legame metallico possiamo dire che esso può essere, normalmente,
classificato come un legame di media forza.

In generale la forza di un legame può essere misurata dalla energia che bisogna spendere
per rompere il legame stesso. Una indicazione dell'entità di tale energia è data dalla
TEMPERATURA DI FUSIONE dei metalli (così come di tutte le strutture reticolari).
Lo STAGNO fonde a 231,9 °C, quindi possiamo definire i suoi legami relativamente deboli, infatti tale metallo
è facilmente deformabile, anche con la sola forza delle mani.
Il PIOMBO ha una temperatura di fusione di 327,4 °C; i suoi legami sono più forti di quelli dello stagno, ma
possiamo ancora deformarlo a freddo con una certa facilità.
Il FERRO ha una temperatura di fusione di 1536 °C, per cui i suoi legami sono abbastanza forti, infatti il ferro
viene impiegato per realizzare strutture metalliche; per contro, il MERCURIO ha una temperatura di fusione di
-38,4 °C e a temperatura ambiente è già fuso.

Il primo modello del legame metallico (presentato intorno all’inizio del 1900) è quello
secondo il quale gli atomi metallici perdono facilmente gli elettroni superficiali trasformandosi
in ioni positivi. Gli ioni si accatastano in modo da lasciare il minor spazio vuoto possibile,
andando così ad occupare posizioni ben determinate all'interno di ben precise strutture
geometriche. Gli elettroni persi non appartengono più ai singoli atomi, ma a tutto il reticolo
solido. Essi sono liberi di muoversi (ELETTRONI DELOCALIZZATI) tra gli ioni positivi
garantendo la neutralità del sistema e agendo da collante per i cationi.

Il legame metallico risulta tanto più intenso quanto più numerosi sono gli elettroni
delocalizzati.
I metalli alcalini e alcalino terrosi che, presentano rispettivamente 1 e 2 elettroni di
valenza, risultano per questo motivo particolarmente teneri e malleabili. I metalli di
transizione che presentano IN GENERE da 3 a 6 elettroni, ne hanno di più, sono più duri
e resistenti.

La facilità con cui gli elettroni di valenza possono muoversi attraverso il reticolo metallico
spiega anche la buona conducibilità termica dei metalli. Quando un metallo viene avvicinato
ad una fonte di calore gli elettroni di valenza aumentano la loro energia cinetica media che,
data la loro mobilità può essere facilmente trasferita alle particelle adiacenti.
Il legame metallico, oltre ai metalli alcalini e alcalino-terrosi, interessa in particolare i METALLI DI
TRANSIZIONE (in cui si stanno riempiendo gli orbitali di tipo d) e quelli DI TRANSIZIONE
INTERNA (in cui si stanno riempiendo gli orbitali di tipo f). Il legame metallico avviene, in questi
casi, per la messa in comune di elettroni appartenenti a orbitali d o f.

Quindi, puntualizzando, il risultato che si ottiene nel legame metallico è una


STRUTTURA RETICOLARE CRISTALLINA sul tipo di quella che si ottiene nel caso dei
legami ionici, però, in questo caso, i nodi del reticolo non sono occupati
dall’alternanza di ioni positivi e negativi ma da solo ioni positivi degli atomi attorno
ai quali si dispone la nuvola elettronica costituita da tutti gli orbitali esterni a formare
una fitta rete entro cui gli elettroni possono muoversi con grande facilità.

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Questo modello spiega gran parte delle proprietà dei metalli, prima tra tutte la elevata
conducibilità elettrica (per effetto della grande mobilità degli elettroni).

Nel legame metallico gli elettroni di legame, delocalizzati in tutto il volume del cristallo, non
danno luogo a legami direzionali e ciò fa sì che i metalli possono subire deformazioni senza
sensibili alterazioni della loro struttura cristallina; i piani del cristallo, infatti, costituiti dagli
ioni, possono scorrere uno rispetto all’altro restando costantemente legati dal “gas” di
elettroni; di conseguenza i metalli sono duttili e malleabili.

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• LEGAMI DEBOLI (o interazioni deboli)

Le interazioni deboli sono di NATURA ELETTROSTATICA, essenzialmente, e si realiz-


zano "tra" le molecole o specie chimiche già costituite (-forze “INTERmolecolari”-).
Tali legami sono detti anche interazioni deboli perché la loro energia è molto minore di quella di altri
legami.
Lo STATO DI AGGREGAZIONE di una SOSTANZA MOLECOLARE è determinato proprio
dalla forza e dal numero dei legami intermolecolari. Il calore assorbito da una sostanza molecolare,
come l’acqua, per fondere o per evaporare è richiesto proprio per la rottura di questi legami. Nel caso
di composti ionici per provocare la fusione si deve rompere il reticolo cristallino e quindi sarà
necessario un maggior dispendio di energia.

LEGAME DIPOLARE.
In certe molecole elettricamente neutre si ha una DISPOSIZIONE ASIMMETRICA DELLE
CARICHE ELETTRICHE POSITIVE E NEGATIVE, per cui i centri di queste cariche non
coincidono, formando così un DIPOLO. [Questo è un sistema di due cariche elettriche di
segno contrario poste a piccola distanza fra loro. In generale la carica q ha lo stesso valore
sia per la carica + che -. Il dipolo è completamente caratterizzato dal suo momento dipolare
( μ = q • d , dove d = distanza ) il cui valore è una misura conveniente della asimmetria di
carica di una molecola:
δ-
H2O è molecola polare: O
μ = x , molecola NON simmetrica;
δ+ Nota: nell’ H2O l’O ha ibridazione sp3 con angoli di 104°.
H H

CO2 molecola NON polare: δ - δ+ μ = 0, molecola simmetrica).


O=C=O
Nota: in CO2 il C ha ibridazione sp con angoli di 180°.

Il dipolo ha la caratteristica di orientarsi se si trova in un campo elettrico, cioè si dispone


per es. con il proprio polo positivo in direzione del polo negativo del campo elettrico esterno.
I dipoli generano essi stessi campi elettrici, di debole intensità, sufficienti però ad influenzare
gli altri dipoli vicini.
Quindi, una volta orientate, la parte
positiva di ciascuna molecola
dipolare attira verso se la parte
negativa di un'altra molecola
dipolare situata nelle vicinanze,
formando un LEGAME DEBOLE di
natura elettrostatica.
Un campo elettrico (generato da uno ione o da un dipolo) può indurre in una molecola non
dipolare una separazione di cariche, cioè, se per es. questa molecola si trova in prossimità
della parte positiva di un dipolo, le cariche negative saranno attratte in prossimità del dipolo,

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mentre le cariche positive tenderanno a disporsi lontano dal dipolo. La molecola non polare
si è trasformata così in un dipolo che viene detto dipolo indotto.
Il legame dipolare può essere di vario tipo:
1) dipolo-dipolo (esempi: H2S, HCl, SO2, nell’acqua NO in quanto è presente il legame idrogeno).;
2) dipolo-dipolo indotto;
3) dipolo indotto-dipolo indotto.
(Questi primi tre tipi di legami vengono anche indicati come legami di van der Waals)
vi sono poi anche:
4) IONE-dipolo;
5) IONE-dipolo indotto.
Le forze di van der Waals si indicano anche con il nome "forze a corto raggio" poiché i
loro effetti sono sensibili solo quando gli atomi e le molecole interessate si trovano a
distanza assai piccola ( di pochissimi Å).
Se mettiamo degli ioni K+ in acqua, le molecole di questa, essendo dipolari, si orientano con
la parte negativa intorno allo ione, avendosi così delle interazioni del tipo ione-dipolo.

LEGAME IDROGENO.
È un altro legame di natura elettrostatica; esso è più forte del legame dipolare. L'idrogeno
possiede un solo elettrone nell'orbitale 1s, per cui quando è legato covalentemente ad un
elemento fortemente elettronegativo di F,O,N - per ricordare “asciugacapelli (gli altri alogeni
NON formano legami idrogeno, secondo diversi Autori per la minore elettronegatività e per
la maggiore dimensione di questi atomi) il suo elettrone passa la maggior parte del tempo
intorno all'altro atomo; dell'atomo di H rimane quindi, per la maggior parte del tempo, solo il
protone, il quale, a causa delle piccole dimensioni e non avendo elettroni che
schermano l'influenza della sua carica, genera un'alta densità di carica positiva tale
da consentire di formare un legame, di natura elettrostatica, con UN ALTRO ATOMO
elettronegativo della stessa molecola (legame H intramolecolare) o di un'altra molecola
(legame H intermolecolare). Il legame idrogeno è un legame debole di primaria importanza,
infatti se non fosse presente tra le molecole di acqua, questa bollirebbe a meno 80°C (e
quindi non esisterebbe la vita, poiché a
temperatura ambiente l'acqua starebbe
allo stato aeriforme).
X ••• H ─ Y
Come si può notare, alcuni Autori
rappresentano il legame idrogeno con tre
puntini messi in fila.
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Legame idrogeno nell’acqua:

Il legame a idrogeno è temporaneo e dura poche frazioni di secondo. Dopo essersi


spezzato tende a riformarsi subito dopo con la stessa molecola oppure con molecole
diverse.
NOTA
Secondo alcuni Autori, in riferimento ai legami intermolecolari, la classificazione viene fatta
in tre tipi, in ordine di forza crescente:
1) Forze di London ( o forze di dispersione), dovute a dipoli istantanei e dipoli indotti
(ricordando che i dipoli istantanei inducono la formazione di quelli indotti - VEDERE SEGUITO -);

2) Forze dipolo-dipolo;
3) Legame idrogeno.
Secondo altri Autori i legami deboli, sempre in riferimento prevalentemente a quelli
INTERmolecolari, comprendono:
1) le interazioni dipolo-dipolo;
2) il legame idrogeno;
3) le interazioni ione-dipolo;
4) le forze di dispersione (dette anche forze di London);
Le situazioni 1,2,3 sono già state trattate.

FORZE di London ( o di dispersione)


Le forze di London sono conosciute anche come forze di dispersione o forze dipolo
istantaneo-dipolo indotto (N.B. Qui il termine “istantaneo” e sinonimo di “temporaneo”).
Le forze di dispersione sono forze di attrazione estremamente deboli legate alla
formazione di dipoli temporanei anche in molecole di per sé non polari, causati dal rapido
moto degli elettroni intorno al nucleo. Nelle molecole apolari è infatti la posizione media degli
elettroni a rendere la molecola apolare. Nei singoli istanti, invece, la nuvola elettronica può
essere spostata ora verso un atomo, ora verso l’altro, trasformando la molecola in un dipolo
temporaneo. I dipoli temporanei interagiscono con le nuvole elettroniche delle molecole
vicine polarizzandole, provocando cioè la formazione di dipoli indotti, e stabilendo con
esse deboli forze attrattive. Le forze di London sono dunque interazioni di tipo attrattivo
(stabilizzanti) che si instaurano tra un dipolo temporaneo e i dipoli indotti circostanti.
Le forze di dispersione si instaurano tra tutti i tipi di molecole, sia polari che apolari, e sono
tanto più intense quanto più facilmente la nube elettronica dell’orbitale molecolare può
essere distorta.
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L’intensità delle forze di dispersione cresce all’aumentare del PM e del numero di elettroni
presenti nella molecole. Infatti:
la molecola di cloro ha PM = 71 → Cl2 è gassoso;
la molecola di bromo ha PM = 160 → Br2 è liquido;
la molecola di iodio ha PM= 254 → I2 è solido.

➢ ENERGIA DI LEGAME (approfondimento)

Come già detto, l’energia di legame è quella che si libera quando si forma un legame o, il
che è equivalente, quella che bisogna fornire per rompere un legame. Il valore di questa
energia viene espressa in kJ/mol.
Ma da cosa dipende l’energia di legame? Fondamentalmente da tre fattori:
1) La grandezza (dimensione) degli atomi uniti, un legame tra atomi con raggio elevato
è più debole che tra due atomi piccoli.
2) Dal tipo di legame : covalente, ionico, etc.
3) Dal numero di legami: singolo, doppio, triplo.
I legami tra gli atomi sono dovuti agli elettroni esterni. Se il legame è di tipo elettrostatico,
una carica elettrica su un atomo piccolo conferisce a quest’atomo un’alta densità di carica
e quindi la capacità di stabilire un legame forte; se l’atomo è più grande, la densità di carica
è minore ed il legame è più debole. In effetti se confrontiamo i valori di legame nelle seguenti
molecole:
HF (560) HCl (431) HBr (366) HI (299)
tutti espressi in kJ/mol, si verifica che l’energia diminuisce all’aumentare delle
DIMENSIONI DEL RAGGIO dell’elemento legato ad un determinato atomo, in questo caso
di idrogeno.

L’energia dipende anche dal TIPO DI LEGAME: covalente, ionico, metallico, etc.

Inoltre, il valore dell’energia di legame dipende dal NUMERO DI LEGAMI che uniscono
due atomi. Infatti è più facile rompere un solo legame che romperne due o tre. Es.:

C-C (347) C=C (610) C≡C (835)


È da ricordare che un legame sigma (σ) è sempre più forte di un legame pi greco (π) per
cui nel doppio legame, formato da in legame σ e da uno π, l’energia non è uguale al doppio
dell’energia di un legame singolo, ma è minore. Nel doppi legami il legame π si rompe prima
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del legame σ in quanto più debole.

➢ LUNGHEZZA DI LEGAME (approfondimento)


Ci sono alcuni parametri che influiscono sulla lunghezza di un legame chimico.
1) La lunghezza di legame è direttamente proporzionale al RAGGIO DEGLI ATOMI
legati. Atomi piccoli hanno lunghezze di legame minori.
Infatti un legame tra atomi piccoli è più corto di un legame, dello stesso tipo (covalente,
dativo, etc.), tra atomi più grandi. Ciò è evidente nella tabella che segue se si confrontano i
legami H-H, H-C, F-F, etc.
2) La lunghezza di legame dipende dal TIPO DI LEGAME (forte o debole)
Due atomi uniti da un legame forte hanno i loro nuclei più vicino rispetto a quando gli stessi
atomi sono legati da un legame debole. Ad esempio il legame O – H è più corto del legame
idrogeno O ••• H.
3) Nel caso di atomi che formano legami multipli, la lunghezza di legame è tanto minore
quanto maggiore è il NUMERO DI LEGAMI.
Si può, in questo caso, vedere che la lunghezza del legame doppio C = C è minore di quella
del legame singolo C – C.

LEGAME LUNGHEZZA
(in pm - picometri
cioè 10-12 m )
H–H 74
H-C 108
H–N 101
H–O 142
F–F 142
Cl – Cl 199
C–O 143
C–C 154
C=C 135
C≡C 120
C=O 121
H ••• O 177

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