Sei sulla pagina 1di 67

Capitolo 10

I legami chimici
Sommario
1. Perché gli atomi si legano?
2. Il legame ionico
3. Il legame metallico
4. Il legame covalente
5. La polarità dei legami e la tavola periodica
1. Perché gli atomi si legano?
Nell’Universo esistono soltanto 89 elementi chimici, che
tuttavia formano ben 20 milioni di sostanze. Questo è possibile
perché gli atomi si aggregano tra loro attraverso i legami
chimici.
 Due atomi si legano solo se questo fa diminuire la loro
energia potenziale (principio dell’energia potenziale minima).
Durante la formazione di un legame chimico si libera energia;
al contrario, per rompere quel legame occorre fornire al
sistema la stessa identica quantità di energia.
1. Perché gli atomi si legano?

L’energia di legame è la quantità di energia


che occorre fornire per rompere il legame
chimico tra due atomi di una mole di
sostanza. Si misura in kilojoule/mole (kJ/mol).
1. Perché gli atomi si legano?
Tanto più grande è l’energia di legame, tanto più forte e
stabile è il legame che unisce gli atomi.
I legami chimici si instaurano tra gli elettroni di legame o
elettroni di valenza, gli elettroni più esterni degli atomi.
 La regola dell’ottetto afferma che un atomo è
particolarmente stabile quando ha otto elettroni nello strato
di valenza, come avviene per gli elementi del gruppo VIII
(18). Fa eccezione l’elio, che è stabile pur avendo solo due
elettroni nello strato di valenza.
1. Perché gli atomi si legano?
Il raggiungimento dell’ottetto, e quindi della maggior
stabilità, avviene acquistando, perdendo o condividendo
elettroni di valenza, cioè formando legami chimici: ionico,
metallico e covalente.

 La valenza è il numero di elettroni che un atomo


guadagna, perde o mette in comune quando si lega con
altri atomi. Corrisponde quindi anche al numero di legami
che ogni atomo è in grado di formare.
2. Il legame ionico
 Il legame ionico è dovuto alla forza di attrazione
elettrostatica che tiene uniti gli ioni di carica opposta.

La tendenza a formare il legame ionico


si può prevedere sulla base della
posizione degli elementi nella tavola
periodica
2. Il legame ionico
 I metalli dei gruppi I, II e
III (che hanno
rispettivamente 1, 2 e 3
elettroni esterni) tendono a
perdere gli elettroni
diventando ioni positivi (+1,
+2 e +3). Raggiungono così
la configurazione del gas
nobile che li precede.
2. Il legame ionico
 I non metalli dei gruppi VI
e VII (con 6 e 7 elettroni
esterni) tendono ad
acquistare elettroni
(rispettivamente 2 e 1) e
trasformarsi in ioni negativi
(carica 2- e 1-), assumendo
la configurazione del gas
nobile che li segue.
2. Il legame ionico
Attraverso il legame ionico si formano solidi con reticoli
cristallini compatti, in cui ciascuno ione è circondato da
molti ioni di carica opposta.

 Il reticolo cristallino è una struttura solida, ordinata e


ripetitiva che si può estendere indefinitamente in tre
direzioni: qualsiasi ione sulla superficie del cristallo,
infatti, può attrarre altri ioni.
L’unità più piccola del reticolo si chiama cella elementare.
2. Il legame ionico
 La formula dei composti ionici indica il rapporto di
combinazione tra ioni positivi e negativi.
2. Il legame ionico
I solidi ionici:
 sono solidi a temperatura ambiente, perché
l’attrazione elettrostatica è forte
 hanno, in genere, elevata temperatura di fusione (Tf)
e solo alcuni sono completamente solubili in acqua
 sono buoni conduttori di elettricità sia allo stato fuso
sia in soluzione, ma non conducono la corrente allo stato
solido
2. Il legame ionico
 sono duri ma fragili e non si deformano plasticamente.
3. Il legame metallico
 Il legame metallico è un legame cooperativo, dovuto
all’attrazione fra gli ioni metallici positivi e gli elettroni
mobili che li circondano.
Nel cristallo metallico che si forma, gli ioni positivi
occupano posizioni fisse e gli elettroni di valenza
passano da un atomo all’altro, avvolgendo i cationi come
nebbia.
3. Il legame metallico
Il legame metallico determina tutte le proprietà fisiche dei
metalli che:
 sono lucenti
 hanno punti di fusione variabili
 hanno densità molto diverse
 sono duttili e malleabili, cioè si possono ridurre in
lamine o fili sottili
 conducono il calore e la corrente elettrica.
3. Il legame metallico
Le leghe metalliche sono miscugli di metalli con altri
metalli o diverse specie chimiche.
Per esempio, l’acciaio è una lega interstiziale ferro-
carbonio; l’oro invece è generalmente lavorato con il
rame o l’argento per renderlo più duro (lega
sostituzionale).

Valitutti, Falasca, Amadio Chimica: molecole in movimento Seconda ed. © Zanichelli editore 2022
4. Il legame covalente
 Il legame covalente è dovuto alla forza di attrazione
che i nuclei degli atomi esercitano sugli elettroni
condivisi o di legame.
Questo rende la molecola più stabile rispetto agli atomi
separati perché così facendo essi raggiungono l’ottetto.
4. Il legame covalente
4. Il legame covalente
Gli esempi precedenti illustrano legami con condivisione
di una singola coppia di elettroni (legame covalente
singolo).

Nel legame covalente doppio i due atomi condividono


due coppie di elettroni.

 Nel legame covalente triplo i due atomi condividono


tre coppie di elettroni.
4. Il legame covalente
4. Il legame covalente
I legami multipli sono più corti e più forti di un legame
singolo: quindi serve più energia per romperli.
4. Il legame covalente
 Nel legame covalente dativo, solo uno degli atomi che
partecipano al legame mette a disposizione la coppia di elettroni.
Avviene quando un atomo (donatore), pur avendo raggiunto
l’ottetto, ha una o più coppie di elettroni liberi da condividere con un
altro atomo (accettore).
4. Il legame covalente
Quando l’ammoniaca, NH3 , reagisce con lo ione
idrogeno, H+ (un atomo di idrogeno che ha perso
l’elettrone) si forma lo ione ammonio, NH4+.

Valitutti, Falasca, Amadio Chimica: molecole in movimento Seconda ed. © Zanichelli editore 2022
4. Il legame covalente
 Il legame covalente puro unisce due atomi che
esercitano la stessa forza di attrazione sugli elettroni di
legame (per esempio, in H2).

 Il legame covalente polare unisce due atomi che


esercitano sulla coppia di legame una forza di attrazione
diversa (per esempio, in HCl).

Valitutti, Falasca, Amadio Chimica: molecole in movimento Seconda ed. © Zanichelli editore 2022
4. Il legame covalente
La molecola rimane neutra nel complesso, ma si genera
un dipolo: l’atomo di cloro è il polo parzialmente negativo
(si indica con delta meno, δ-) e l’idrogeno è il polo
parzialmente positivo (si indica con delta più, δ +).
5. La polarità dei legami e la tavola
periodica
Il tipo di legame che si forma tra due atomi dipende:
 dalla loro natura
 dalla differenza di elettronegatività (Δe) tra gli atomi
coinvolti.
 Quanto maggiore è la differenza di elettronegatività
(Δe) fra due atomi che formano il legame, tanto maggiore
è la polarità del legame che li unisce. Quindi, quando Δe
cresce, il legame covalente acquista progressivamente
carattere ionico.
5. La polarità dei legami e la tavola
periodica
Grazie alla scala sottostante, è possibile definire se fra
due atomi si formerà un legame covalente puro,
covalente polare o ionico.
Capitolo 11
La forma delle molecole e le forze
intermolecolari
Sommario
1. La forma delle molecole
2. La teoria VSEPR
3. Molecole polari e non polari
4. Le forze intermolecolari
5. Le proprietà intensive dello stato liquido
La forma delle molecole
Molte proprietà della molecole non dipendono solo dalla
loro formula chimica, ma anche da come gli atomi si
dispongono nello spazio.

Per descrivere la forma


delle molecole è necessario
definire alcuni parametri:

●lunghezza di legame

●angolo di legame.

Valitutti, Falasca, Amadio Lineamenti di chimica © Zanichelli editore 2019 28


La forma delle molecole
La lunghezza di legame è la distanza che intercorre tra i
nuclei dei due atomi uniti da un legame covalente.

È il risultato del bilanciamento tra le forze di attrazione e le


forze di repulsione.

Valitutti, Falasca, Amadio Lineamenti di chimica © Zanichelli editore 2019 29


La forma delle molecole
L’angolo di legame è l’angolo formato dagli assi che
congiungono i nuclei degli atomi legati.

Nella molecola d’acqua i legami formano un angolo di


104,5°. Le coppie elettroniche libere intorno all’atomo
centrale sono dette coppie solitarie.

Valitutti, Falasca, Amadio Lineamenti di chimica © Zanichelli editore 2019 30


La teoria VSEPR
Ronald Gillespie nel 1957 mise a punto la teoria VSEPR (Valence Shell Electron-
Pair Repulsion = repulsione delle coppie elettroniche nel guscio di valenza):

 gli atomi in una molecola si dispongono in base al numero di coppie di


elettroniche di valenza che circondano l’atomo centrale

 le coppie elettroniche si collocano il più lontano possibile tra loro

La teoria VSEPR ci permette di determinare la geometria della gran parte delle


molecole in base al numero delle coppie elettroniche intorno all’atomo centrale:

 2 coppie → geometria lineare

 3 coppie → geometria triangolare planare

Valitutti, Falasca, Amadio Lineamenti di chimica © Zanichelli editore 2019 31


La teoria VSEPR
 4 coppie → geometria tetraedrica

 5 coppie → geometria trigonale bipiramidale

 6 coppie → geometria ottaedrica

Valitutti, Falasca, Amadio Lineamenti di chimica © Zanichelli editore 2019 32


La teoria VSEPR
La forma di alcune molecole in cui l’atomo centrale ha tutti
gli elettroni di valenza impegnati in legami.

Valitutti, Falasca, Amadio Lineamenti di chimica © Zanichelli editore 2019 33


La teoria VSEPR
La repulsione tra due coppie elettroniche libere è maggiore della
repulsione tra una coppia di elettroni liberi e una condivisa, che è a sua
volta maggiore della repulsione tra due coppie di elettroni condivisi.

Le molecole con coppie di elettroni liberi sull’atomo centrale, quindi,


hanno angoli di legame diversi dalle molecole in cui l’atomo centrale è
circondato esclusivamente da doppietti elettronici di legame.

Valitutti, Falasca, Amadio Lineamenti di chimica © Zanichelli editore 2019 34


La teoria VSEPR
La forma di alcune molecole con coppie di elettroni liberi
sull’atomo centrale.

Valitutti, Falasca, Amadio Lineamenti di chimica © Zanichelli editore 2019 35


AX2E0 AX3E0 AX4E0 AX5E0 AX6E0

A = ATOMO CENTRALE

X = Nº DI ATOMI DIRETTAMENTE LEGATI ALL’ATOMO CENTRALE

E = COPPIE DI ELETTRONI NON CONDIVISE (SOLITARIE) SULL’ATOMO CENTRALE

36
37
38
39
40
41
42
Il tetraedro è in pratica una piramide a base triangolare dove ogni lato è costituito da un triangolo equilatero: in
pratica quattro triangoli equilateri identici attaccati insieme per i lati. Quattro facce uguali, sei spigoli uguali e
quattro vertici ed angoli uguali. In un’ibridazione sp3 l’angolo formato da due orbitali ibridi rispetto all’atomo
centrale è di 109,28°. Questo piccolo elemento strutturale tetraedrico dell’ibridazione sp3 del carbonio
costituisce un tassello fondamentale dal quale parte l’edificazione di strutture organiche altamente complesse: lo
ritroviamo nel metano, CH4, a legare quattro atomi di idrogeno, così come nel diamante a legare covalentemente
altri quattro atomi di carbonio, che a loro volta ne legano altri quattro, e così via a loro volta, teoricamente
all’infinito (salvo che il diamante ad un certo punto finisce). Anche il silicio, posto proprio un posto sotto, nello
stesso gruppo del carbonio sulla tavola periodica ma nel periodo successivo, ovvero con il livello quantico 3
invece che con il 2 in corso di riempimento, gode normalmente di un’ibridazione di tipo sp3 in tutti i silicati, dove
esso si pone al centro di tetraedri circondato da 4 atomi di ossigeno.

43
Dalla combinazione dell’orbitale 2s con 2 dei 3 2p si ottengono e orbitali sp2 (geometria triangolare planare),
obbligatoriamente schiacciati nello stesso piano a causa della perpendicolarità ad esso del restante orbitale
atomico 2p che non si è combinato.
E come per il tetraedro, qui il sistema migliore per uniformare e massimizzare gli angoli tra tre orbitali su di un
piano è certamente quello di disporli a 120° l’uno rispetto all’altro.
L’orbitale p rimanente potrà contribuire alla formazione di un secondo legame, rendendo così “doppio” il legame
semplice già stabilito dall’atomo di carbonio con uno dei suoi orbitali sp2: come conseguenza di questo, la
morfologia dell’ibridizzazione sp2 e delle porzioni di molecole dove figurano atomi ibridati sp2 sarà di tipo piano.

Allo stesso modo, il triplo legame carbonio-carbonio corrisponde ad un’ibridazione sp (geometria lineare), che
coinvolge un orbitale s ed un solo orbitale p per ciascuno dei due atomi di carbonio: i due orbitali atomici di tipo
p, fra loro ortogonali, potranno quindi sovrapporsi lateralmente, andando a costituire il secondo ed il terzo
legame, entrambe di tipo pi-greco.

44
45
Effetto delle coppie solitarie o di non legame

Per stabilire la geometria delle coppie di elettroni attorno ad un atomo devo sommare il numero di
quelle che fanno legame covalente più le coppie solitarie

Coppia di elettroni di legame


è condivisa fra due atomi

Coppia solitaria di elettroni è localizzata su


un atomo e occupa uno spazio più grande

46
NH3 l’azoto (N) ha 7 elettroni e la sua configurazione elettronica è 1s2 / 2s2, 2p3
Pertanto presenta cinque elettroni di valenza e la sua struttura geometrica è:

47
48
49
50
51
https://phet.colorado.edu/sims/html/molecule-shapes/latest/molecule-shapes_all.html?locale=it

52
Molecole polari e non polari
La polarità di una molecola dipende sia dalla presenza di legami covalenti
polari fra gli atomi che la compongono che dalla sua forma.

Una molecola che presenta legami covalenti puri, qualunque sia la sua
forma, è una molecola apolare.

Un dipolo elettrico è caratterizzato dal suo momento dipolare, μ, una


grandezza vettoriale che è tanto maggiore quanto più grandi sono le
cariche parziali q e la loro distanza d. La sua unità di misura è il debye (D).

Una molecola è polare se la somma dei momenti dipolari dei suoi legami
è diversa da zero.

Valitutti, Falasca, Amadio Lineamenti di chimica © Zanichelli editore 2019 53


Molecole polari e non polari

Alcuni casi di
molecole polari
e non polari.

Valitutti, Falasca, Amadio Lineamenti di chimica © Zanichelli editore 2019 54


Molecole polari e non polari
Solo le molecole polari sono attratte da una bacchetta
elettrizzata.

Valitutti, Falasca, Amadio Lineamenti di chimica © Zanichelli editore 2019 55


Molecole polari e non polari
Il simile scioglie il suo simile:

 solventi non polari


(benzina, tetracloruro di carbonio, cherosene) → sciolgono molecole non polari

 solventi polari
(acqua, alcol, acetone) → sciolgono molecole polari.

Valitutti, Falasca, Amadio Lineamenti di chimica © Zanichelli editore 2019 56


Le forze intermolecolari
I legami elettrostatici tra dipoli permanenti (molecole polari)
sono chiamati forze dipolo-dipolo.

Sono interazioni deboli a corto raggio, cioè significative


solo a brevi distanze.

Valitutti, Falasca, Amadio Lineamenti di chimica © Zanichelli editore 2019 57


Le forze intermolecolari
I legami elettrostatici tra dipoli temporanei (molecole
apolari) sono chiamati forze di London.

Valitutti, Falasca, Amadio Lineamenti di chimica © Zanichelli editore 2019 58


Le forze intermolecolari
I legami elettrostatici tra dipoli permanenti o temporanei
sono chiamati forze di van der Waals.

Sono circa 50 volte più deboli del legame covalente e


aumentano al crescere della dimensione e della massa
delle molecole.

Valitutti, Falasca, Amadio Lineamenti di chimica © Zanichelli editore 2019 59


Le forze intermolecolari
Il legame a idrogeno è una particolare forza dipolo-dipolo
che si forma tra molecole:

●conun atomo di idrogeno legato in modo covalente a un


atomo piccolo e molto elettronegativo (N, O, F)

●incui l’atomo piccolo e molto elettronegativo ha almeno


una coppia elettronica libera.

Valitutti, Falasca, Amadio Lineamenti di chimica © Zanichelli editore 2019 60


Le forze intermolecolari
Il legame a idrogeno è la più intensa forza attrattiva
intermolecolare, ma è circa 10 volte più debole del legame
covalente.

Valitutti, Falasca, Amadio Lineamenti di chimica © Zanichelli editore 2019 61


Le forze intermolecolari
Per formare un legame a idrogeno, i due atomi
elettronegativi e l’idrogeno che fa da ponte devono essere
tutti allineati. Le molecole quindi devono distanziarsi.

Nell’acqua allo stato solido le molecole sono bloccate in


questa geometria e restano molti spazi vuoti. È per questo
che il ghiaccio ha un volume maggiore e una densità
minore dell’acqua liquida.

Valitutti, Falasca, Amadio Lineamenti di chimica © Zanichelli editore 2019 62


Le forze intermolecolari
La forza di legame non è legata al concetto fisico di forza
(espressa in newton), ma alla quantità di energia che
occorre per rompere i legami.

Solo se le interazioni intermolecolari di due liquidi sono di


grandezza paragonabile, questi sono miscibili tra loro.

Valitutti, Falasca, Amadio Lineamenti di chimica © Zanichelli editore 2019 63


Le proprietà intensive
dello stato liquido
I legami intermolecolari influenzano le proprietà intensive
dello stato liquido:

 tensione di vapore

 tensione superficiale

 capillarità

 viscosità.

Valitutti, Falasca, Amadio Lineamenti di chimica © Zanichelli editore 2019 64


Le proprietà intensive
dello stato liquido
La tensione di vapore è la pressione esercitata dalle
molecole che evaporano da un liquido in un recipiente
chiuso quando la velocità di evaporazione e quella di
condensazione diventano uguali.

Indica la tendenza delle molecole a passare dallo stato


liquido a quello gassoso.

La tensione di vapore diminuisce all’aumentare


dell’intensità delle forze intermolecolari.

Valitutti, Falasca, Amadio Lineamenti di chimica © Zanichelli editore 2019 65


Le proprietà intensive
dello stato liquido
La tensione superficiale è la forza di
coesione tra le molecole superficiali di un
liquido. Il liquido tende ad assumere la forma
che gli consente di avere la superficie
minore.

La tensione superficiale cresce all’aumentare dell’intensità


delle forze intermolecolari.

Valitutti, Falasca, Amadio Lineamenti di chimica © Zanichelli editore 2019 66


Le proprietà intensive dello stato liquido
La capillarità è il risultato di:
 coesione tra le molecole di un liquido
 adesione delle molecole del liquido alla superficie interna del tubicino
 tensione superficiale
La capillarità diminuisce all’aumentare dell’intensità delle forze intermolecolari
La viscosità esprime la resistenza allo scorrimento. A parità di dimensioni
delle molecole la viscosità cresce all’aumentare dell’intensità delle forze
intermolecolari.

Valitutti, Falasca, Amadio Lineamenti di chimica © Zanichelli editore 2019 67

Potrebbero piacerti anche