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La corrente nei liquidi e nei gas

La conducibilità elettrica di liquidi e gas dipende dalla formazione


di ioni al loro interno, cioè di atomi o molecole di segno negativo
o positivo, perché hanno acquistato o perso uno o più elettroni:
sono gli ioni che diventano i veicoli della corrente elettrica. Infatti,
mentre nei conduttori metallici la corrente è trasportata solo da
particelle di carica negativa, gli elettroni, nei liquidi e nei gas il
trasporto di corrente avviene attraverso cariche negative e
positive, gli ioni appunto.
Per verificare se un liquido è conduttore o isolante si collegano
due lamine metalliche (elettrodi) a un generatore e le si
immergono in un recipiente con il liquido da analizzare. La lamina
collegata con il polo positivo del generatore prende il nome di
anodo, quella collegata con il polo negativo di catodo. Se si
esegue questa operazione per l'acqua distillata collegando un
amperometro, risulterà che non vi è alcun passaggio di corrente:
l'acqua distillata è un buon isolante, tanto che se applichiamo una
differenza di potenziale alle sue molecole queste non sono libere
di muoversi nel campo elettrico. Lo stesso vale per altri liquidi,
come per esempio l'alcol e l'olio. Se però sciogliamo nell'acqua un
sale, come il cloruro di sodio (NaCl), o un acido, come l'acido
cloridrico (HCl), o altre sostanze, la soluzione acquosa diventa un
conduttore. La sostanza che disciolta nell'acqua la rende un
conduttore prende il nome di elettrolita e l'insieme dei processi
che accompagnano il passaggio della corrente in una soluzione
viene detto elettrolisi.
Anche per i liquidi vale la legge di Ohm, per cui l'intensità della
corrente che li attraversa è direttamente proporzionale alla
differenza di potenziale applicata agli elettrodi. La resistività dei
liquidi varia da liquido a liquido. Gli elettroliti sono in genere
conduttori di seconda classe, poiché hanno resistività molto più
alte di quelle dei conduttori metallici, che sono detti conduttori di
prima classe .
L'elettrolisi
L'elettrolisi è quel complesso di fenomeni che avvengono in
seguito al passaggio di una corrente elettrica in una soluzione di
un elettrolita. Per comprendere il motivo della presenza di
particelle cariche all'interno di una soluzione di elettrolita occorre
rifarsi alle forze che tengono legate le particelle (atomi o ioni) in
un composto. In presenza di un solvente (in genere ci si riferisce
all'acqua), alcuni composti chimici, come gli acidi, le basi o i sali,
che chiameremo elettroliti, passano in soluzione dissociandosi in
ioni, cioè in atomi o gruppi di atomi dotati di carica elettrica. Ioni
positivi sono detti cationi e ioni negativi sono detti anioni (negli
elettroliti ionici i legami chimici si stabiliscono tra ioni di carica
opposta, in seguito ad attrazione elettrostatica; legami di questo
tipo si chiamano legami ionici). La molecola dell'acqua, composta
da due atomi di idrogeno e da un atomo di ossigeno, si comporta
come un dipolo elettrico (un dipolo elettrico è un sistema
costituito da due cariche di uguale intensità e di segno opposto,
separate da una piccola distanza), con una frazione di carica
negativa sull'atomo di ossigeno e un'equivalente frazione di carica
positiva sui due atomi di idrogeno. Quando un elettrolita viene
disciolto in acqua, le molecole dell'acqua si insinuano tra quelle
dell'elettrolita e circondano con l'estremità negativa i cationi e con
quella positiva gli anioni, dissociando così l'elettrolita. Questo
fenomeno prende il nome di dissociazione elettrolitica.
Sotto l'azione del campo elettrico generato dagli elettrodi, gli ioni
presenti nell'elettrolita migrano: quelli di carica positiva (i
cationi ) verso il catodo, quelli di carica negativa (gli anioni) verso
l'anodo. Giunti a contatto con il catodo, i cationi acquistano
elettroni (si riducono) e possono formare specie neutre. Per
esempio, possono dar luogo a un gas, come l'idrogeno, o
depositarsi sull'elettrodo, come nel caso di alcuni metalli (il
processo di deposizione dei metalli sugli elettrodi mediante
l'elettrolisi viene sfruttato industrialmente: per esempio, per
rivestire d'oro, d'argento o di cromo materiali metallici).
Gli anioni, giunti a contatto con l'anodo, cedono elettroni (si
ossidano), formando anch'essi specie neutre. Per esempio, nel
corso dell'elettrolisi del cloruro di sodio, al catodo si forma sodio
metallico (Na) e all'anodo si forma cloro gassoso (Cl2).
Le numerose applicazioni dell'elettrolisi sono, oltre al rivestimento
di oggetti di strati metallici, l'estrazione di metalli quali
l'alluminio, il magnesio ecc., la raffinazione di metalli impuri o la
produzione di elementi, come per esempio il cloro, a partire dai
loro composti. Anche il funzionamento della pila si basa
sull'elettrolisi.
Le leggi di Faraday sull'elettrolisi
Studiando il fenomeno dell'elettrolisi, Michael Faraday (1791-
1867), chimico e fisico inglese, scoprì che il processo segue delle
leggi ben determinate, che sono ricordate oggi come leggi di
Faraday sull'elettrolisi.
La prima legge di Faraday afferma che la quantità di materia
trasformata durante l'elettrolisi è proporzionale alla quantità di
corrente che attraversa la soluzione.
La seconda legge di Faraday dice che la massa di sostanza
depositata o liberata agli elettrodi, in seguito al passaggio di una
determinata carica elettrica, è proporzionale all'equivalente
chimico della sostanza. L'equivalente chimico è il rapporto tra il
peso atomico di un elemento e la sua valenza, mentre la valenza
rappresenta il numero di elettroni che un atomo di quella sostanza
può perdere o acquistare quando forma un legame chimico.
La conducibilità nei gas
In condizioni normali, un gas non contiene portatori di carica ed è
perciò un buon isolante. Tuttavia, se viene sottoposto all'azione di
un agente ionizzante, che produce al suo interno coppie di ioni,
anche un gas può diventare un conduttore. Agenti ionizzanti sono
per esempio i raggi X, la luce e altri tipi di radiazioni
elettromagnetiche , che forniscono agli elettroni più esterni degli
atomi che compongono il gas l'energia necessaria per rompere il
legame che li tiene uniti ai nuclei atomici. Si formano così ioni
positivi e ioni negativi, che, trasportando la corrente elettrica,
fanno del gas un conduttore.
I conduttori gassosi non seguono la legge di Ohm: la legge che
lega l'intensità di corrente alla differenza di potenziale in un gas
non è lineare, ma è più complessa e dipende dalla pressione del
gas.
Il fenomeno più comune che avviene all'interno di un gas in cui
siano posti due elettrodi ai quali sia applicata una differenza di
potenziale è la scintilla. Se la scintilla viene fatta scoccare
all'interno di un tubo in cui il gas è a pressione molto bassa,
invade lentamente tutto il tubo e si ha una scarica a bagliore: su
questo principio si basano i comuni tubi a luminescenza usati per
l'illuminazione.
Diminuendo ulteriormente la pressione all'interno di un tubo a
scarica, il moto delle particelle ionizzate diventa pressoché nullo,
data la rarefazione del gas, ma compare una luminescenza
(fluorescenza) sulla parete del tubo opposta al catodo, dovuta a un
flusso di elettroni emessi dal catodo se la differenza di potenziale
è sufficientemente elevata. Data la loro origine, questi raggi di
elettroni vennero chiamati raggi catodici. L'emissione dei raggi
catodici viene sfruttata per esempio nella formazione delle
immagini televisive.

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