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L’apparato riproduttore

Gli apparato riproduttori maschili e femminili


La riproduzione umana
In biologia per riproduzione si intende il processo grazie al quale vengono generati nuovi individui in una certa specie. La
riproduzione è l’unica funzione a non essere indispensabile per la sopravvivenza del singolo individuo. La riproduzione
umana presenta tre caratteristiche importanti: è una riproduzione sessuata, la fecondazione è interna e lo sviluppo
dell’embrione avviene all’interno del corpo materno.
1. la riproduzione sessuata è la generazione di prole attraverso la fecondazione, ossia la fusione di due cellule aploidi
dette gameti: i gameti maschili sono gli spermatozoi, i gameti femminili sono le cellule uovo dette anche oociti. I gameti
si formano a partire da specifiche cellule staminali diploidi grazie un processo chiamato gametogenesi, che avviene nelle
gonadi (i testicoli e le ovaie) attraverso la meiosi. I gameti maschili e femminili sono diversi per dimensioni e aspetto: le
cellule uovo sono molto grandi e non hanno capacità di movimento, mentre gli spermatozoi sono piccoli e quasi privi di
citoplasma. Inoltre i gameti maschili si muovono grazie alle loro flagelli in un liquidò chiamato sperma.
2. la fecondazione interna è possibile grazie alla presenza nel maschio di organi specifici chiamati organi copulatori
con i quali depone gli spermatozoi entro l’apparato riproduttore femminile.la cellula che si forma in seguito alla
fecondazione è chiamata zigote. Anche lo sviluppo dell’embrione a partire dallo zigote avviene all’interno dell’apparato
riproduttore femminile.
3. Lo sviluppo embrionale si completa nell’utero materno grazie alla presenza della placenta, un organo che si forma
durante la gravidanza nelle femmine dei mammiferi placentati.

Le gonadi maschili: i testicoli

L’apparato riproduttore maschile comprende le gonadi (testicoli) le


vie spermatiche (epididimo, vaso deferente, uretra) e le ghiandole
annesse; i genitali esterni (scroto e pene).
I testicoli sono due corpi ovoidali localizzati all’esterno della cavità
corporea in una piega cutanea definita scroto. I testicoli devono
trovarsi all’esterno del corpo perché la temperatura ottimale per lo
svolgimento della spermatogenesi (il processo di formazione degli
spermatozoi) è leggermente inferiore a quella corporea; lo scroto
pertanto contribuisce a mantenere i testicoli entro i valori corretti
temperatura. Particolari muscoli annessi allo scroto permettono una
retrazione di tale struttura in caso di basse temperature invece in
caso di caldo eccessivo i muscoli dello scroto si rilassano e testicoli
si distanziano dal corpo.nei testicoogni giorno vengono prodotti
milioni di spermatozoi immaturi, che non hanno ancora la capacità
di muoversi.questi spermatozoi passano in una struttura di raccolta
definita epididimo dove completano la maturazione e diventano
mobili.
Le vie spermatiche: le ghiandole e il pene
Ciascun epididimo continua in un condotto molto lungo e sottile con esco l’uretra tranne che per un piccolo tratto
mediante un canale detto vaso deferente.
● L’uretra prendo origine dalla vescica scorre attraverso il pene e si apre all’esterno nella porzione apicale del pene.
L’uretra serve sia il transito dell’urina proveniente dalle vie urinarie sia il transito dello sperma. Le componenti dello
sperma diverse dagli spermatozoi che sono circa il 60% del volume derivano dall’attività di alcune ghiandole accessorie.
● Le vescichette seminali sono ghiandole che sboccano nei vasi deferenti per formare i dotti eiaculatori poco prima
della loro confluenza nell’uretra. Il liquidò seminale appare denso per il suo alto contenuto di muco e fibrinogeno, una
proteina presente anche nei vasi sanguigni. Il liquidò seminale contiene anche lo zucchero fruttosio che funge da
nutrimento per gli spermatozoi.
● la prostata è una ghiandola che avvolge il primo tratto dell’uretere produce il fluido prostatico che contribuisce
per circa il 30% il volume complessivo dello sperma.il fluido prostatico partecipa a neutralizzare l’acidità tipica delle vie
genitali maschili e anche di quelle femminili rendendo tali ambienti più favorevoli alla sopravvivenza degli spermatozoi.
la prostata produce un enzima addensante che consente al fibrinogeno prodotto dalle vescichette seminali di trasformare
lo sperma in una massa gelatinosa facilitandone l’espulsione e il trattenimento nella porzione superiore delle vie genitali
femminili.
● le ghiandole bulbouretrali esse producono una piccola quantità di un secreto mucoso e alcalino che contribuisce a
neutralizzare l’acidità dell’uretra e a lubrificare la cavità in modo da facilitare il passaggio dello sperma. La secrezione da
parte delle ghiandole bulbouretrali precede la fase di eiaculazione e può trasportare attraverso il pene alcuni spermatozoi e
per tale motivo che può verificarsi fecondazione anche se vi è stata retrazione del pene dalla pagina prima
dell’eiaculazione.
● Pene e scroto formano i genitali esterni maschili. Il corpo del pene è rivestito dall’epidermide, mentre il suo apice
è particolarmente sensibile, detto glande, è ricoperto da cute più sottile, assai ricettiva la stimolazione sessuale. Una piega
cutanea definita prepuzio copre il glande del pene. La stimolazione sessuale induce risposte da parte del sistema nervoso
che si traducono nell’elezione del pene. Particolari terminazioni nervose rilasciano un neurotrasmettitore gassoso
(l’ossido nitrico) nei vasi sanguigni che arrivano al pene e causano la dilatazione dei vasi. L’aumento del flusso sanguigno
fa riempire e rigonfiare il tessuto spugnoso ed erettile che forma la struttura del pene. L'ampliamento della micro cavità di
tale tessuto comprime vasi e di conseguenza il tessuto erettile si riempie di sangue causando l'erezione che facilita
l’introduzione del pene nella vagina. Nella fase culminante di un rapporto sessuale una quantità di sperma di circa 2-6 ml
transita attraverso i vasi deferenti e l’uretra mediante due fasi distinti, l’emissione e l’eiaculazione:
1. Durante l’emissione le contrazioni ritmiche della muscolatura liscia dei vasi deferenti e delle ghiandole accessorie
fanno procedere lo sperma lungo l’uretra fino alla base del pene.
2. lei a colazione è provocata dalla contrazione di altri muscoli situati attorno a loro era proprio la base il pane.la
rigidità del pene eretto fa sì che le contrazioni spingono la massa gelatinosa dello sperma attraverso l’ultimo tratto
dell’uretra e poi all’esterno del pene.
le contrazioni muscolari dell’eiaculazione sono accompagnate a sensazione di intenso piacere note come orgasmo da un
aumento temporaneo della frequenza cardiaca e respiratoria e della pressione arteriosa ed altre contrazioni della
muscolatura scheletrica.

Le gonadi femminili: le ovaie


L’apparato riproduttore femminile comprende: le gonadi (ovaie); le vie genitali (tube, utero, vagina); i genitali esterni
(grandi e piccole labbra).
Le ovaie sono dei piccoli corpi ovoidali collocati nella parte bassa dell’addome che producono e liberano le cellule uovo.
All'interno sono presenti i follicoli ovarici con l’aspetto di piccole vescicole cave. Le ovaie sono due ghiandole costituite
da una zona centrale (midollare) ed una zona esterna (corticale) in cui avviene la maturazione dei follicoli. Ogni follicolo
contiene una cellula uovo immatura circondata da uno strato di cellule follicolari. Le cellule follicolari producono gli
estrogeni e i follicoli così maturano ciclicamente. Durante questo processo che normalmente coinvolge solo un follicolo
alla volta, il follicolo si ingrossa, l’oocito va incontro alla gametogenesi e viene espulso dall’ovaia nell’ovidotto. Il
processo di estrazione dell’oocita è chiamato ovulazione e avviene ogni 28 giorni circa.
Tube uterine, utero e vagina
Le vie genitali comprendono la vagina, l’utero e le tube uterine.
Le tube uterine, dette anche tube di falloppio, sono due canali
lunghi una decina di cm che si estendono dalle ovaie all’utero. Esse
presentano un’apertura ondulante e sfrangiata che non è in diretto
contatto con l’ovaia corrispondente: ciononostante le estroflessioni
terminali, chiamati fimbre, circondano parzialmente le ovaie, in
modo che la tuba possa accogliere l’oocita quando è espulso dal
follicolo.
Nelle tube ha luogo la fecondazione. Dopo l’epitelio ciliato fa
avanzare lo zigote verso l’utero, che mentre procede va incontro alle
prime divisioni mitotiche per trasformarsi in embrione.
L’utero è un organo muscolare cavo che ha l’aspetto di una pera
rovesciata ed è la sede in cui si sviluppa l'embrione se la cellula uovo
viene fecondata. Durante la gravidanza l’utero si dilata adattandosi
all’embrione in crescita. La parete uterina è formata da tre strati:
endometrio è la mucosa interna molto vascolarizzata in cui si
impianta l’embrione quando giunge nell’utero, il miometrio è uno
spesso strato muscolare ed è costituito di fibre lisce incrociate che
può contrarsi attivamente, il perimetrio è il rivestimento esterno
dell’utero. Nella parte inferiore l’utero si restringe in corrispondenza
di una regione detta cervice, al confine con la vagina.
La vagina è un condotto che si apre all’esterno del
corpo, dotato di un rivestimento mucoso disposte in
pieghe, così da facilitare la distensione. Due serie di
pieghe cutanee (gli organi genitali esterni)
circondano l’apertura della vagina e quella dell’uretra,
attraverso cui transita l’urina. Ricordiamo che nelle
femmine l’uretra si trova appena sotto l’orifizio
vaginale e non c’è connessione tra i sistemi genitali e
urinario mentre nei maschi l’uretra percorre anche il
pene. Le pliche più interne, ricoperte di delicato
epitelio vengono dette piccole labbra; quelle più
esterne e spesse grandi labbra. Tra la vaginae il
clitoride si apre l’uretra attraverso la quale viene
emessa l’urina. Nel punto di unione anteriore delle
piccole labbra è situato il clitoride una struttura
formata da tessuto erettile che ha la stessa origine
embrionale e il pene maschile anche il clitoride è
sensibile e svolge un ruolo nella risposta sessuale. Le piccole labbra e il clitoride si riempiono di sangue in risposta alla
stimolazione sessuale. L’apertura esterna della vagina nella donna vergine è di regola anche se non sempre chiusa da una
sottile membrana definita imene. Questa struttura viene lacerata al momento del primo atto sessuale con penetrazione.
LA GAMETOGENESI (si divide in spermatogenesi e oogenesi)

Il processo di spermatogenesi
La spermatogenesi avviene nel testicolo, formato da compartimenti piramidali chiamati lobuli. Ciascun lobulo accoglie
alcuni condotti ripiegati su se stessi i tubuli seminiferi che confluiscono nell’epididimo.
L’epididimo è la sede di deposito e maturazione del disturbato dai che poi proseguono lungo il dotto deferente che li
porterà al pene. Il testicolo è costituito per il 20% da tessuto connettivo e per l’80% da tubuli seminiferi.
il tessuto connettivo circonda ciascun tubulo seminiferi raccoglie le cellule di Leydig che secernono testosterone;
I tubuli seminiferi sono costituiti da un epitelio formato da cellule somatiche, dette cellule di Sertoli che avvolgono le
cellule germinali in via di sviluppo e gli forniscono nutrimento durante la spermatogenesi.
il processo di spermatogenesi avviene in diverse fasi:
1. le cellule germinali staminali maschili sono gli spermatogoni posti sulla membrana basale del tubulo.
2. ogni spermatogonio si divide per mitosi generando un altro spermatogonio che rimane nell’epitelio del tubulo
assicurando una riserva stabile di cellule germinali, e uno spermatocita primario.
3. lo spermatocita si sposta verso il lume del tubulo va incontro alla prima divisione meiotica e forma due
spermatociti secondari aploidi
4. I due spermatociti secondari completano la seconda divisione meiotica originando quattro spermatidi aploidi
5. gli spermatidi migrano verso il lume dei tubuli seminiferi passano nell’epididimo dove completano il
differenziamento e si trasformano in spermatozoi. Il loro nucleo diviene più compatto e gran parte del citoplasma viene
eliminato. Nel frattempo si forma un flagello che si accorda alla testa cioè il corpo cellulare mediante il segmento
intermedio e il collo.

Il processo di oogenesi
L’oogenesi prende avvio dagli oogoni, cellule staminali diploidi presente nelle gonadi degli embrioni di sesso femminile.
Queste cellule non si trovano nelle ovaie di una bambina o di una donna adulta; gli oogoni già durante la vita embrionale
si trasformano in oociti primari. Gli oociti primari sono cellule diploidi ferme allo stadio di profase della prima divisione
mediotica. Alla nascita ogni follicolo ovarico contiene un solo oocita primario, che rimane inattivo fino alla pubertà.
Poiché i follicoli maturano uno per volta alcuni oociti primari possono rimanere in profase uno fino alla menopausa senza
proseguire oltre questo stadio. Nel corso della lunga profase un oocita primario si accresce notevolmente a seguito di un
aumento della produzione di ribosomi, RNA, organuli e molecole energetiche. In questa fase l’oocita immagazzina al suo
interno tutte le riserve di cui la cellula uovo matura avrà bisogno per sopravvivere ed effettuare le prime divisioni dopo la
fecondazione. Il nucleo dell’oocita primario completa la prima divisione meiotica portandosi in prossimità della superficie
cellulare. Le due cellule che ne derivano ricevano quantità di citoplasma molto diverse. Nel caso dell’oogenesi la cellula
che alla fine della prima divisione meiotica riceve gran parte del citoplasma diventa l’oocita secondario mentre quella che
ne riceve di meno forma il globulo polare primario.
1. l’oocita secondario è una cellula aploide con cromosomi formati da due cromatidi. Essa viene espulsa dall’ovaia e
passa nell’ovidotto 20 si trova nella massa base della meiosi II.
2. l’oocita secondario può vivere circa 72 ore. Se in quel lasso di tempo non viene fecondato esso degenera e muore
senza portare a termine la meiosi. La seconda divisione meiotica avviene solo se si verifica la fecondazione.
3. anche la seconda divisione meiotica del grosso oocita secondario comporta una ripartizione ineguale del
citoplasma: una delle due cellule formano un’ootide che infine diventa la cellula uovo matura mentre l’altro dà origine a
un globulo polare secondario che viene espulso e degenera
4. dopo l’ovulazione le cellule follicolari continuano a proliferare e formano il cosiddetto corpo luteo che produce
estrogeni e progesterone per circa due settimane.
5. il risultato della oogenesi è la formazione di un’unica cellula uovo per ogni oocita primario che hai intrapreso la
meiosi.questa cellula ha ereditato tutto il citoplasma dell’oocita primario dal momento che i globuli polari eliminano solo
cromosomi in eccesso.

Spermatogenesi e oogensi
La spermatogenesi e l’oogenesi producono risultati molto
diversi.
La spermatogenesi produce quattro spermatozoi per ogni
spermatocita primario mentre l’oogenesi porta una sola
cellula uovo per ogni oocita primario.
La spermatogenesi si completa sempre, mentre l’oogenesi si
arresta quasi sempre lo stadio di oocita secondario
La spermatogenesi è un processo continuo che interessa un
grandissimo numero di spermatogoni, che si dividono
indipendentemente dagli altri; gli spermatogoni non si
esauriscono perché ogni mitosi produce oltre allo
spermatocita primario anche una cellula staminale.
L’oogenesi al contrario è un processo ciclico e ogni ciclo
(ovarico) comporta l’attivazione di un solo follicolo.
La spermatogenesi inizia con la pubertà e prosegue per tutta
la vita. Alla nascita nelle femmine non sono presenti oogoni
per cui l’oogenesi avviene in un arco di tempo limitato e
riguarda solamente un numero ridotto di oociti.
Il funzionamento dell’apparato riproduttore

Il controllo ormonale dello sviluppo


La riproduzione e lo sviluppo sono sotto il controllo degli ormoni sessuali: il testosterone nel maschio e il progesterone e
gli estrogeni nella femmina. In entrambi i sessi il controllo di questi ormoni avviene grazie ad ormoni ipofisari: l’ormone
luteinizzante (LH) e l’ormone follicolo-stimolante (FSH) prodotti dall’ipofisi anteriore. A loro volta vengono prodotti in
risposta a un ormone ipotalamico chiamato fattore di rilascio delle gonadotropine (GnRH). Raggiunta la pubertà
l’ipotalamo incrementa il rilascio di GnRH e stimola l’ipofisi anteriore a produrre FSH e LH. Come risposta a questi due
ormoni le ovaie e testicoli si attivano iniziando a produrre ormoni sessuali che determinano lo sviluppo degli organi
genitali, dei caratteri sessuali e l’inizio della gametogenesi.

Il controllo ormonale nel maschio


L’ipotalamo libera GnRH che stimola le cellule dell’ipofisi anteriore a secernere
LH e FSH.
L’incremento del livello di LH induce le cellule di Leydig Dei testicoli a
produrre ormoni androgeni, soprattutto testosterone; l'FSH agisce assieme al
testosterone sulle cellule di Sertoli, stimolando la produzione degli spermatozoi
e dell’ormone inibina.
Alla pubertà, la sensibilità dell’ipotalamo al testosterone diminuisce
temporaneamente; di conseguenza si verifica un incremento delle concentrazioni
ematiche del testosterone che determina diversi effetti: lo sviluppo dei caratteri
sessuali secondari, un’accelerazione del processo di crescita, aumento della
massa muscolare, la maturazione dei testicoli e la produzione degli spermatozoi.
Nell’adulto la produzione di testosterone resta mediamente costante ed
essenziale sia per il mantenimento dei caratteri sessuali secondari sia per la
spermatogenesi.

Il ciclo ovarico e il ciclo uterino


L’apparato riproduttore femminile presenta un’attività ciclica che comporta mutamenti periodici sia a livello dell’ovaia sia
sia livello dell’utero. Il ciclo femminile è costituito da due cicli distinti sincronizzati tramite ormoni sessuali: il ciclo
ovarico e il ciclo uterino.
il ciclo ovarico dura in media 28 giorni ed è costituito dall’insieme di eventi grazie quali l’oocita primario giunge a
maturazione si trasforma in oocita secondario
il ciclo uterino detto anche ciclo mestruale accompagna quel ovarico e consiste in un progressivo ispessimento
dell’endometrio e nel suo successivo sfaldamento se non avviene la fecondazione.
Il ciclo ovarico inizia con la fase preovulatoria che dura circa 14 giorni; all'inizio di questa fase un numero variabile da
sei a 12 follicoli comincia a maturare. Dopo circa una settimana uno di questi follicoli continua a crescere per andare
incontro all’ovulazione e li altri regrediscono. L’ovulazione è il momento centrale del ciclo valico: il follicolo si rompe e
l’oocita secondario viene liberato nell’ovidotto. L’oocita può sopravvivere circa 72 ore quindi la fecondazione può
avvenire solo in questo intervallo di tempo. Nella fase post ovulatoria le cellule follicolari formano il corpo luteo.
All’inizio del ciclo ovarico l’utero si prepara ad accogliere l’embrione: l’endometrio si accresce e raggiunge lo spessore
Massimo circa cinque giorni dopo l’ovulazione e lo mantiene per altri nove. Se l’embrione non si impianta l’endometrio
comincia a sfaldarsi; il tessuto in via di distacco e il sangue sono eliminati attraverso la vagina producendo il flusso
mestruale o mestruazione che ha una durata di cinque giorni mediamente.
Il controllo ormonale nella femmina
Il ciclo ovarico e quello uterino sono coordinati da ormoni che vengono
prodotti a tre livelli: l’ipotalamo produce GNRH che ha come bersaglio
l’ipofisi anteriore, l’ipofisi anteriore produce FSH che agiscono sulle ovaie,
le ovaie producono estrogeni e progesterone.
Prima della pubertà (ovvero prima di 11 anni circa) la secrezione di LH e
FSH è scarsa e le ovaie sono in attive.Alla pubertà l’ipotalamo incrementa il
rilascio di GnRH e stimola l’ipofisi anteriore a produrre FSH e LH. Come
risposta a questi due ormoni il tessuto ovarico prolifera e secerne estrogeni
che determinano lo sviluppo degli organi genitali, dei caratteri sessuali
secondari tipici della donna e la comparsa delle mestruazioni. Gli ormoni
controllano il ciclo ovarico e quello uterino.
1. Pochi giorni prima della mestruazione l’ipotalamo libera gnRH
stimolando l’ipofisi a secernere FSH e LH. Il tasso di FSH aumenta
leggermente e nelle ovaie follicoli cominciano a maturare iniziando a
produrre estrogeni.
2. I livelli ematici degli estrogeni aumentano, stimolando la
proliferazione dell’endometrio, finché la loro concentrazione è bassa gli
estrogeni agiscono con un meccanismo a feedback negativo sull’ipofisi inibendo la sintesi del FSH. Nei primi 12 giorni il
ciclo ovarico, il livello di FSH e LH resta basso.
3. Quando si avvicina il momento dell’ovulazione l’assetto ormonale si modifica drasticamente. Intorno al 12º
giorno gli estrogeni raggiungono il loro picco.
4. Il picco di LH induce l’ovulazione e stimola la cellula follicolare a trasformarsi in corpo luteo.
5. il corpo luteo inizia a produrre progesterone ed estrogeni. La combinazione dei due ormoni esercita un controllo a
feedback negativo sull’ipotalamo e sull’ipofisi inibendo il rilascio di LH e FSH.
6. se non avviene l’impianto dell’embrione intorno al 26º giorno del ciclo il corpo luteo degenera e cessa di produrre
estrogeni e progesterone: in assenza di tali ormoni l’endometrio si sfalda e si verifica la mestruazione.

L’età fertile della donna


Una neonata della nostra specie possiede circa 1 milione di oociti primari per ciascun ovaia. Prima di raggiungere la
pubertà però tale numero si riduce circa a 200.000. Nel corso della vita fertile di una donna si verificano mediante mente
450 ciclo ovarici; all’inizio di ogni ciclo un piccolo numero di oociti comincia a maturare, ma di regola soltanto uno
prosegue nella maturazione e va incontro a ovulazione; gli altri degenerano. Infine attorno ai cinquant'anni la donna entra
in menopausa, l’evento fisiologico che segna la fine dell’età fertile. In tal fase soltanto pochi oociti restano nelle ovaie e
sono incapaci di riprendere la maturazione.

La fecondazione e lo sviluppo embrionale

Dalla fecondazione al feto


La fecondazione è l’evento che porta alla formazione dello zigote e ne attiva lo sviluppo. Per fecondare l’oocita gli
spermatozoi depositati in vagina devono compiere un lungo percorso: si muovono grazie al flagello e sono sospinti dalle
contrazioni delle vie genitali femminili e attraverso la cervice, l’utero e buona parte delle tube dove se è presente una
cellula uovo nello stato di oocita secondario avviene la fecondazione. La fecondazione stimola il completamento della
seconda divisione meiotica dell’oocita secondario. Successivamente i nuclei aploidi dello spermatozoo e della cellula
uovo possono fondersi dando origine al nucleo diploide dello zigote. Mentre è ancora nelle tube lo zigote va incontro alle
prime divisioni cellulari e inizia la trasformazione in embrione: il termine indica lo stadio dello sviluppo compreso tra la
prima divisione dello zigote e la comparsa della struttura corporea e che nella specie umana compaiono dopo circa nove
settimane; dalla nona settimana di gestazione fino alla nascita l’essere umano che si sta sviluppando è chiamato feto.
L’embrione scende attraverso le tube fino all’utero dove aderisce all’endometrio. Una volta che il contatto è avvenuto si
impianta all’interno della parete uterina e comincia ad interagire con l’endometrio formando la placenta, un organo
costituito sia da tessuti embrionali sia da tessuti materni. La placenta ha il compito di nutrire l'embrione e di produrre
ormoni che contribuiscono a mantenere la gravidanza. Il momento dell’impianto è una fase cruciale per lo sviluppo
dell’embrione infatti l’embrione fino a quel momento si è sviluppato solo grazie alle sostanze nutritive presenti nella
cellula uovo ma non potrebbe sopravvivere e crescere senza l’apporto materno. Per questa ragione L’utero si modifica in
modo da accogliere l’embrione: l’endometrio si ispessisce e si arricchisce di sostanze nutritive. Se invece la fecondazione
non si verifica lo strato più esterno dell’endometrio regredisce e viene espulso con il flusso mestruale.

Le fasi della fecondazione


La fecondazione richiede sempre una complessa sequenza di eventi che culmina con la fusione dei due nuclei maschile e
femminile si compie in un arco di tempo di diverse ore.
Il riconoscimento specifico tra gameti. Quando viene espulso dal follicolo, l’oocita secondario è circondato da uno
spesso rivestimento definito corona radiata, che consiste in un’aggregazione di cellule follicolari materne tenute assieme
da una matrice gelatinosa. Subito al di sotto del cumulo ooforo si trova un rivestimento definito zona pellucida. Sulla
superficie esterna della zona pellucida sono presenti glicoproteine che si possono legare a molecole di riconoscimento
presenti sulla testa dello spermatozoo. Tali molecole assicurano che le attività dello spermatozoo siano indirizzate verso
l’oocita.
L’attivazione degli spermatozi. gli spermatozoi possiedono uno speciale organo chiamato acrosoma, necessario per
forare la membrana di rivestimento dell’oocita. L’acromosoma contiene enzimi e altre proteine ed è situato nella parte
anteriore della testa dello spermatozoo dove forma una sorta di cappuccio. Quando lo spermatozoo viene a contatto con i
recettori della zona pellucida dell’oocita la membrana dell’acromosoma si fonde con la membrana plasmatica dello
spermatozoo (reazione acromiale) e l’acromosoma rilascia il suo contenuto di enzimi all’esterno.
La fusione delle membrane plasmatiche dei gameti. quando la testa dello spermatozoo raggiunge la membrana
plasmatica dell’oocita, altre proteine facilitano l’adesione e la fusione tra le membrane dei gameti. In tal modo il nucleo
dello spermatozoo penetra all’interno dell’oocita assieme a una quantità limitata di citoplasma.
L’attivazione dell’oocita. non appena lo spermatozoo penetra nell’oocita, lo attiva metabolicamente e scatena una serie
di meccanismi che ne modificano le proprietà della membrana rendendola impenetrabile ad altri spermatozoi. La zona
pellucida si separa dalla membrana plasmatica e lo spazio che si viene a creare si riempie di acqua: come risultato la zona
pellucida perde recettori per gli spermatozoi e si indurisce trasformandosi nella membrana di fecondazione. Questi
accorgimenti sono fondamentali per evitare la polispermia, ovvero la fusione di due o più gameti maschili con uno stesso
oocita
L’espulsione del globulo polare e la fusione dei nuclei. La fusione tra le membrane dello cita e dello spermatozoo
provoca il rilascio di calcio nel citoplasma dello cita che può completare la meiosi. Viene espulso il secondo globulo
polare e si forma un avere propria cellula uovo. A questo punto i nuclei dei due gameti si uniscono e danno origine al
nucleo diploide dello zigote.

Prima settimana: segmentazione e impianto


Lo zigote è una cellula molto voluminosa il suo citoplasma è provvisto di organuli,
sostanze nutritive e una grande varietà di molecole fra cui i fattori di trascrizione ed
mRNA. Una cascata di segnali dà inizio alla fase dello sviluppo embrionale. La prima
fase è chiamata segmentazione e consiste in una rapida serie di divisioni cellulari che
si attiva circa 24-30 ore dopo la fecondazione. Ogni divisione e il numero delle cellule
raddoppia. Dallo zigote formato da una sola cellula deriva quindi un embrione formato
da più cellule.
Nei mammiferi la segmentazione inizia mentre lo zigote scende lungo le tube e si
compie seguendo uno schema preciso.
1. le prime divisioni cellulari producono una massa cellulare chiamata morula,
costituita da cellule totipotenti dette blastomeri: ognuna di esse può generare un nuovo
embrione e i relativi annessi embrionali. Allo stadio a otto cellule il comportamento
cellulare si modifica: le cellule cambiano forma in modo da aumentare la superficie di
contatto reciproco, formano giunzioni serrate e danno origine a una massa cellulare
molto compatta.
2. nel passaggio da 16 a 32 cellule i blastomeri si separano in due gruppi. La massa cellulare interna si trasformerà
in embrione mentre le cellule dello strato più esterno formeranno un rivestimento definito trofoblasto
3. le cellule del trofoblasto producono un liquidò che si raccoglie in una cavità, il blastocele, con la massa cellulare
interna situata all’estremità. In questo stato l’embrione dei mammiferi è definito blastocisti
4. quando la blastocisti arriva nell’utero il trofoblasto aderisce all’endometrio e comincia il processo di impianto.Le
cellule del trofoblasto producono molecole che provocano l’adesione alla parete uterina; mediante la secrezione di enzimi.
Nella specie umana l’impianto avviene circa sei giorni dopo la fecondazione quando l'embrione è ormai giunto nell’utero.
Se però la blastocisti si impianta nelle tube, il risultato sarà una gravidanza ectopica (o extrauterina, l’impianto dell’ovulo
fecondato avviene in sedi diverse dalla cavità uterina).

Seconda settimana: continua lo sviluppo della blastocisti


La blastocisti deve formare sia l’embrione vero e proprio sia le strutture
accessorie necessarie per l’impianto per la formazione della placenta e del
cordone ombelicale. Per capire l’importanza di questo passaggio è utile
ricordare che i mammiferi placentati sono vivipari: l'embrione si sviluppa
all’interno dell’utero materno. Per provvedere al suo nutrimento è necessario
che si stabilisca una connessione tra la circolazione sanguigna della madre e
quella dell’embrione garantita appunto dalla placenta e dal cordone
ombelicale. Circa otto giorni dopo la fecondazione la massa cellulare interna
si differenzia in due strati chiamati epiblasto (lo strato più interno) e
ipoblasto,(lo stato più esterno). All’interno dell'epiblasto si forma una cavità
che darà origine alla cavità amniotica mentre le cellule dell’ipoblasto
migrano e vanno a tappezzare il blastocele formando così la parete del sacco
vitellino. A questo punto la blastocisti si trova completamente immersa
nell’endometrio materno; il trofoblasto produce l’ormone gonadotropina
corionica umana HCG che induce il corpo luteo a continuare la produzione di
estrogeni e progesterone. Intorno alla nona settimana questo compito
comincerà essere svolto dalla placenta inoltre il trofoblasto inizia a formare il
corion una membrana che protegge l’embrione dal sistema unitario materno e
che costituirà la parte embrionale della placenta.

Terza settimana: gastrulazione e formazione della membrana


L’evento principale della terza settimana di gestazione è la gastrulazione, un processo attraverso cui la massa cellulare
interna si trasforma in un embrione costituita da tre strati o foglietti embrionali:
1. L’endoderma è il foglietto più interno che dà origine al rivestimento degli apparati digerente
respiratorio, al pancreas e al fegato.
2. L’ectoderma è lo strato più esterno che originerà il sistema nervoso, compresi gli organi di senso come
gli occhi l’orecchio, lo strato epidermico della cute e le strutture annesse come peli, unghie, ghiandole
sudoripare, ghiandole sebacee.
3. il mesoderma è il foglietto intermedio posizionato tra ectoderma ed endoderma; esso forma il cuore, i
vasi sanguigni, i muscoli e le ossa.
Mentre si avvia la gastrulazione si differenziano anche le membrane extraembrionali, indispensabili per il
nutrimento, gli scambi gassosi e l'eliminazione delle sostanze di rifiuto prodotte dall’embrione.
L’amnios è la membrana più interna che origina dalle cellule dell’epiblasto; essa cresce fino a circondare tutte
l’embrione e si riempie di un liquidò, detto amniotico che lo proteggerà fino al momento della nascita (la
fuoriuscita del liquidò amniotico, rottura delle acque, segna l’inizio del parto).
Il sacco vitellino è una struttura prodotta dalle cellule dell’ipoblasto. nei mammiferi il sacco vitellino rimane di
piccole dimensioni produce le prime cellule del sangue quelle progenitrici dei gameti.
Una tasca nella parete del sacco vitellino va a formare l’allantoide, che contribuisce alla formazione della
vescica urinaria dell’embrione e del cordone ombelicale, un cordone che unisce l’embrione ai tessuti della
madre.
La più esterna delle membrane extraembrionali è il corion che si forma a partire dal trofoblasto immerso nella
parete uterina. A partire dalla fine della seconda settimana, dalla superficie il corion si originano molte
protuberanze chiamate villi coriali, al cui interno si insinua il mesoderma embrionale che forma numerosi vasi
sanguigni. I villi coriali costituiscono la componente embrionale dell’embrione.

La placenta e il cordone ombelicale


La placenta è un organo caratteristico di mammiferi placentati. A sviluppo completo, essa ha la forma di un
disco appiattito ed è costituita sia da tessuti embrionali, i villi coriali, sia da tessuti materni, l'endometrio. Grazie
alla placenta le femmine dei mammiferi possono portare a termine la gravidanza partorendo un figlio
perfettamente formato. La connessione tra la placenta e l’embrione è assicurato dal cordone ombelicale, una
formazione temporanea all’interno del quale scorrono due arterie ombelicali, che trasportano il sangue
deossigenato alla placenta, e una vena ombelicale, che porta sangue ossigenato all’embrione. La placenta svolge
diverse funzioni fondamentali per lo sviluppo e per la sopravvivenza dell’embrione: favorisce il passaggio di
nutrienti dal sangue materno a quello fetale; permette gli scambi dei gas respiratori; consente l’eliminazione dei
cataboliti attraverso la circolazione materna; secerne il progesterone produce e gli ormoni sessuali che
contribuiscono a mantenere la gravidanza.

I villi coriali sono attraversati da capillari


embrionali collegati alla vena e alle arterie
ombelicali; sono immersi nel sangue materno che
fluisce nei villi stessi. In questo modo l’ossigeno e
nutrienti passano dal circolo materno ai vasi
sanguigni dell’embrione che attraversano i villi. Le
arterie ombelicali trasportano, poi, ai villi le
sostanze di scarto prodotte dal feto che diffondono
nel sangue della madre per essere eliminate. La
placenta ha anche la funzione endocrina, assicura
la secrezione del progesterone e la produzione
degli ormoni sessuali che contribuiscono a
mantenere la gravidanza: gli estrogeni sostengono
lo sviluppo dell’endometrio e con il progesterone
impediscono la ripresa del ciclo mestruale; il
progesterone favorisce la vascolarizzazione della
mucosa uterina e inibisce l’attività muscolare del
miometrio per il limitare il rischio di aborti
spontanei; L’ormone lattogenico placentare stimola
la produzione di latte; la tireotrpoina placentare
stimola la tiroide modificando il metabolismo
materno.
L’organogenesi e le fasi dello sviluppo

L’organogenesi e la neurulazione
Dopo la fase di gastrulazione, durante la quale si differenziano
i foglietti embrionali e si abbozza la placenta, cominciano a
formarsi i vari organi. A otto settimane, l’embrione umano
viene clinicamente e legalmente considerato un feto. Questa
distinzione viene fatta soltanto per la nostra specie non per gli
altri mammiferi. Durante l’organogenesi, molti organi e
apparati si sviluppano contemporaneamente e in modo
coordinato. Un processo precoce dell’organogenesi è la
formazione del sistema nervoso o neurolazione. Subito dopo la
gastrulazione, nell’embrione compaiono due nuove strutture,
infatti durante la neurolazione: dal mesoderma si sviluppa un
cordone di tessuto connettivo la notocorda; essa fornisce
sostegno strutturale all’embrione e in seguito sarà sostituita
dalla colonna vertebrale. L’ectoderma sovrastante la notocorda
si ispessisce a formare una placca neurale; i bordi della placca
continuano a ispessirsi originando le pieghe neurali che si
sollevano e poi si fondono formando il tubo neurale. Nella sua parte anteriore il tubo neurale forma delle
protuberanze da cui avrà origine l’encefalo; la porzione rimanente diverrà il midollo spinale.

La segmentazione corporea
Quando si forma il tubo neurale, il mesoderma si raggruppa lungo i lati della notocorda formando blocchi
separati di segmenti definiti somiti. I somiti producono cellule da cui prendono origine le vertebre, le coste, i
muscoli del tronco e degli arti e lo strato inferiore dell’epidermide. Anche i nervi che connettono l’encefalo e il
midollo spinale con i vari tessuti organi hanno un’organizzazione segmentale, i somiti contribuiscono a dirigere
la formazione di questi nervi, sebbene essi non siano di origine mesodermica. Quando il tubo neurale si chiude,
le cellule adiacenti alla linea di fusione si separano e migrano internamente, tra l’epidermide e i somiti e anche
tra quest’ultimi. Queste cellule della cresta neurale migrano verso l’esterno e regolano lo sviluppo delle
connessioni tra il sistema nervoso centrale e il resto del corpo.

Durante il secondo trimestre, il feto si accresce


Durante il secondo trimestre, la placenta cessa la produzione di gonadotropina corionica (HCG) e inizia a
produrre da sé il progesterone; il corpo luteo degenera. L’addome materno aumenta di dimensioni e il feto,
immerso nel liquidò amniotico, si accresce rapidamente: gli arti si allungano, le dita di mani piedi si
evidenziano, così come tratti del viso. I movimenti del feto cominciano ad essere avvertiti dalla madre già
all'inizio del secondo trimestre e si fanno progressivamente più intensi e più coordinati. In questo periodo il
sistema nervoso va incontro a un rapido sviluppo. Alla fine del secondo trimestre il feto misura pressappoco 19
cm e pesa circa 500 g.

Il terzo e ultimo trimestre


Durante il terzo trimestre il feto continua ad accrescersi e raggiunge l'autonomia per la vita extrauterina. Quando
la gravidanza si avvicina alla fine, gli organi interni si attivano: l’apparato digerente comincia a funzionare, il
fegato immagazzina glicogeno, i reni producono urina e il sistema nervoso coordina i cicli di sonno-veglia.
L’apparato cardiovascolare e polmoni preparano al passaggio alla respirazione e il feto acquista la capacità di
regolare la temperatura corporea. I bambini nati prima della 37ª settimana sono considerati neonati pretermine e
presentano alcuni problemi che dipendono dall’età gestazionale: problemi respiratori, anemia, sensibilità
all’infezione e incapacità di svolgere la termoregolazione.
Il parto e lo sviluppo embrionale
Nel corso della gravidanza, i muscoli della parete uterina subiscono una serie di contrazioni deboli e ritmiche
che si fanno più intense alla fine del terzo trimestre, false doglie. Le vere doglie segnano la fase di espulsione
del feto, a provocare l’inizio del parto contribuiscono sia fattori ormonali sia meccanici. In generale il
progesterone inibisce le contrazioni della muscolatura uterina, mentre gli estrogeni le favoriscono. Verso la fine
del terzo trimestre i rapporti estrogeni-progesterone si modifica in favore degli estrogeni. La fase preparatoria
del parto detta anche travaglio avviene a seguito di una serie di fenomeni, associati al deciso aumento in
frequenza e intensità delle contrazioni. L’inizio del travaglio è segnato dall’aumento dell’ossitocina prodotta
dall’ipofisi sia della madre sia del figlio. Gli stimoli meccanici derivano dallo stiramento dell’utero e dalla
pressione esercitata dalla sua testa sulla cervice uterina. Tali stimoli aumentano il rilascio di ossitocina da parte
dell’ipofisi posteriore e ciò fa aumentare le contrazioni dell’utero. Questo meccanismo a feedback positivo
trasforma le contrazioni lenti e sporadiche in vere doglie. Nelle prime fasi del travaglio le contrazioni uterine
diventano progressivamente più frequenti e intense, i cambiamenti ormonali e la pressione esercitata dalle
contrazioni provocano la dilatazione della cervice fino a dimensioni sufficienti al transito del feto. La seconda
fase del travaglio, definita espulsione, inizia quando la cervice è completamente dilatata e raggiunge un
diametro di 10 cm. La testa del feto procede allora attraverso la vagina. Una volta che la testa e le spalle del
neonato hanno superato la cervice, il resto del corpo esce rapidamente, anche se il neonato è ancora collegato
alla placenta attraverso il cordone ombelicale. Appena il neonato attraversa il canale del parto inizia a respirare
e si rende indipendente. In seguito alla cessazione degli scambi gassosi con la placenta nel sangue del bambino
si verifica un aumento della concentrazione di CO2 che provoca una drastica caduta del pH ematico, stimolando
i centri di controllo della respirazione a compiere il primo atto respiratorio. Il segmento di cordone che dopo il
taglio resta attaccato al neonato si stacca spontaneamente nel giro di pochi giorni, lasciando la sua traccia tipica
l’ombelico. Il distacco e l’espulsione della placenta e delle membrane fetali avvengono entro un’ora del parto, è
una fase chiamata assecondamento. Lo sviluppo non termina al momento della nascita ma la crescita continua
fino al raggiungimento dell’età adulta; gli organi continuano a rinnovarsi attraverso cicli di ricambio cellulare.

La contraccezione e i test di gravidanza

Il controllo delle nascite


Con la parola contraccezione si indica la prevenzione di una gravidanza indesiderata. Esistono vari metodi
contraccettivi o anticoncezionali.
metodi “naturali“. Questi approcci anticoncezionali hanno lo scopo di evitare l’incontro dei gameti. L’astinenza
periodica prevede l’astinenza dei rapporti sessuali dal 10º al 20º giorno del ciclo ovvero nei giorni in cui la
fertilità è massima.La fase del ciclo deve essere individuata facendo riferimento al calendario e alla temperatura
basale, che mostra un calo di temperatura il giorno dell’ovulazione e un rapido rialzo in quello successivo.
L’astinenza periodica presenta un’altra probabilità di insuccesso: gli spermatozii introdotti nelle vie genitali
femminili rimangono vitali per oltre 6 giorni, e le cellule uovo restano fertili per 72 ore dopo l’ovulazione.
Questi dati, sommati alle variazioni individuali relative alla durata del ciclo, spiegano perché il 25% delle donne
che usano solo l’astinenza periodica va incontro a una gravidanza.
metodi di barriera. Il profilattico o preservativo è una guaina di materiale impermeabile, lattice generalmente,
che va inserita sul pene in erezione. Poiché il profilattico trattiene lo sperma, gli spermatozoi non possono
entrare nella vagina. I profilattici servono anche a prevenire la diffusione di malattie sessualmente trasmissibili.
Se usato correttamente l’uso il preservativo ha una percentuale di insuccesso del 2%.
Il diaframma è un dispositivo a forma di coppa realizzato in materiale simile alla gomma, che si applica a livello
della cervice uterina per bloccare l’ingresso degli spermatozoi nell’utero. Il diaframma viene cosparso con una
crema un gel spermicida prima di essere introdotto nella vagina appena prima del rapporto sessuale. La
percentuale di insuccesso è circa il 16%.
Schiume, gelatine creme spermicide possono essere usate soltanto introducendo nella vagina mediante appositi
applicatori.utilizzati in questo modo e se fanno comunque registrare una percentuale di successo il 29%.
Il blocco dell’ovulazione. I contraccettivi orali, o pillole anticoncezionali, sono i sistemi di controllo delle
nascite più utilizzati. Assunta correttamente la pillola è il metodo anticoncezionale più sicuro con una
percentuale di successo pari allo 0,3%. La pillola anticoncezionale agisce impedendo l’ovulazione: il
meccanismo d’azione si basa sul ruolo di estrogeni e progesterone come segnale di feedback negativo nei
confronti dell’ipotalamo e dell'ipofisi. Le pillole più utilizzate sono quelle che contengono sostanze sintetiche
con attività simile a quella del progesterone. Esse addensano il muco della cervice uterina, alterano il
rivestimento dell’endometrio e inoltre interferiscono con la maturazione dei follicoli e interrompono il ciclo
ovarico. Il ciclo uterino continua in quanto dal 22º al 28º giorno non si assumono ormoni. Effetti collaterali
associati all’uso di contraccettivi orali includono un possibile aumento del rischio di patologie legate alla
coagulazione sanguigna, di problemi cardiovascolari e tumori della mammella. Questi effetti sono quasi del
tutto assenti nelle pillole di nuova generazione con un nuovo dosaggio ormonale basso.per il blocco
dell’ovulazione sono utilizzati anche steroidi iniettabile a lento rilascio oppure in forma di impianti sottocutanei,
come gestibili contenenti progestinico inseriti nel tessuto sottocutaneo. Un altro metodo consiste nel
somministrare ormoni mediante il cerotto o l'anello vaginale in plastica.
Impedire l’impianto. Diversamente dagli altri questi metodi agiscono a fecondazione avvenuta, impedendo
l’impianto dell’embrione nell’utero; si tratta quindi di metodi antigravidici. Il più utilizzato è un dispositivo
intrauterino (IUD, detto anche spirale) che consiste in un filamento di plastica o di rame che viene inserito
stabilmente nell’utero e funziona con modalità diverse a seconda delle sue caratteristiche ma che
sostanzialmente impediscono l’impianto dell’embrione nell’utero.
Un altro sistema che contrasta l’impianto è la cosiddetta pillola del giorno dopo che contiene altre doti di
steroidi in particolare estrogeni. Agendo sulle tube e sull’endometrio, questo trattamento impedisce l’impianto
dell’embrione entro 72 ore dal rapporto sessuale.
Il farmaco noto come RU-486 agisce bloccando i recettori del progesterone prodotto dal corpo luteo. Se RU-486
viene somministrato subito dopo il rapporto esso impedisce l’impianto; se invece assunto al momento della
mancata mestruazione provoca la regressione dell’endometrio e l’eliminazione dell’embrione in una fase
precoce dello sviluppo. In quest’ultimo caso si tratta quindi di una pillola abortiva.

Test di gravidanza e diagnosi prenatale


Poiché l’HCG è un ormone rintracciabile soltanto nelle donne in gravidanza, la sua presenza è alla base dei test
di gravidanza. Infatti il livello di tali ormoni nel sangue materno è così alto che una certa quantità di ormone
viene eliminato con le urine e può essere rilevata. I metodi attuali utilizzano un anticorpo altamente specifico
per rivelare la presenza di HCG nelle urine, richiedono soliti pochi minuti per avere la risposta e possono essere
eseguiti anche a casa. La diagnosi prenatale è l’insieme delle indagini strumentali e di laboratorio che
monitorano lo stato di salute del feto durante la gravidanza, dalle prime fasi dello sviluppo embrionale fino al
parto. Fin dall’inizio della gravidanza, le cellule che si staccano dall’embrione si riversano nel liquidò
amniotico. Un piccolo volume di tale liquidò può essere prelevato con una siringa sotto controllo ecografico e
utilizzato per effettuare un esame diagnostico noto come amniocentesi. Le cellule ricavate dal liquidò possono
essere messe in coltura e utilizzati per analisi biochimiche e genetiche. Permettono di esaminare l’assetto
cromosomico del feto. Da questi test si ricavano dati genetici per la diagnosi di malattie come la fibrosi cistica,
la sordità congenita e la sindrome di Down.
È disponibile una tecnica chiamata villocentesi o esame dei villi coriali. Per questo test viene prelevato un
piccolo campione tessuto dalla superficie del corion, che è costituito da tessuto fetale. In assenza di altre
indicazioni al test, come la presente infatti fetali evidenziati con le grafia, gli altri figli affettati anomalie
genetiche o di genitori portatori di alterazioni cromosomiche, l’esame è consigliato a tutte le donne di età
superiore ai 35 anni.
B-test: nel primo trimestre di gravidanza, vaglia la probabilità di malattie correlate ad anomalie cromosomiche
numerarie (trisomia 21 e 18). Ecografia “morfologica”, in genere effettuata al 5° mese di gravidanza

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