29/03/21
L’apparato genitale femminile si sviluppa a partire dalle stesse strutture da cui si sviluppano
gli organi genitali maschili nella vita intrauterina, che poi si differenziano seguendo il
proprio programma genetico.
L’apparato genitale femminile è schematicamente suddiviso in una parte interna e una
parte esterna (la vulva) che rappresenta tutte le parti visibili all’esame ginecologico.
È posta tra le facce mediali delle cosce, centralmente nel perineo e si estende in direzione
antero-posteriore dal quadrante ipogastrico fino in prossimità dell’ano.
CURIOSITÀ
Spesso accade che in gravidanza alcune pazienti che hanno superato i 36 anni d’età
chiedano al medico che rischio hanno di avere una gravidanza patologica (ad es. bambino
con la sindrome di Down). In età giovanile infatti c’è un patrimonio follicolare importante
per cui c’è la possibilità, a livello biologico, di una selezione molto dettagliata. Dopo i 36
anni questa buona selezione non c’è più, si ha un minore patrimonio follicolare e quindi si ha
una minore selezione genetica. Dunque si può andare incontro ad alterazioni genetiche.
Quindi se si ha a disposizione un maggior patrimonio follicolare, maggiore saranno le
probabilità di portare a termine una sana gravidanza fisiologica, meno patrimonio
follicolare abbiamo più potrebbero esserci rischi di gravidanze con alterazioni genetiche.
STRUTTURE DELL’APPARATO GENITALE FEMMINILE ESTERNO
*I genitali interni sono posti anteriormente al retto e posteriormente alla vescica, sono tutti
extraperitoneali tranne le ovaie che sono intraperitoneali.
II. Utero: organo muscolare impari e mediano di derivazione Mulleriana, con lunghezza
di circa 7-8 cm, diametro antero-posteriore di 4 cm e trasverso massimo di 5/5.5 cm,
peso di 60-70 g (queste dimensioni variano con l’età della donna).
Consta di 3 parti:
-il corpo (lungo 4cm con un diametro trasverso più grande rispetto alle altre zone),
-l’istmo (lungo 3-4 mm ed è la parte intermedia);
-il collo (3 cm).
L’utero presenta due angoli: il primo formato dal corpo sul collo (flessione) il secondo
formato dal collo sulla vagina (versione), che fisiologicamente sono entrambi di 80°-
90° aperti sul davanti, per cui fisiologicamente l’utero è antiversoflesso.
CURIOSITÀ
A volte in epoca pre-gravidica e dopo il parto andiamo a valutare la flessione dell’utero e la
troviamo cambiata. Infatti si potrebbe avere un utero antiversoflesso prima della gravidanza e dopo
la gravidanza o spiccatamente flesso o anteriore o addirittura retroverso. Perché? Può succedere
che durante la gravidanza i legamenti di sospensione dell’utero tendano ad essere modificati a
causa o del peso della gravidanza, dalla situazione ormonale che nella gravidanza cambia o
all’aumento di volume dell’utero. Quindi avere un utero antiversoflesso prima della gravidanza e poi
spiccatamente flesso o addirittura retroverso dopo la gravidanza è normale e fisiologico.
L’utero ha due cavità comunicanti: quella del corpo, di forma triangolare e quella del
collo di forma cilindrica. La cavità del corpo comunica in alto con le tube (Salpingi) e
in basso con il canale cervicale attraverso l’OUI(orifizio uterino interno). La cavità
cervicale comunica in alto con il corpo dell’utero e in basso con la vagina attraverso
l’OUE (orifizio uterino esterno).
La mucosa della cavità del corpo è morfologicamente e funzionalmente diversa da quella del
canale del canale dato che le funzioni svolte dalle due porzioni sono diverse: nutritiva nel
corpo e di barriera nel canale cervicale.
L’utero è un organo che deve avere un certo grado di mobilità, ma deve avere dei sistemi di
ancoraggio, dato che in gravidanza aumenta notevolmente di dimensioni e viene spinto in
basso. In gravidanza ogni fattore che limiti l’espansione dell’utero è responsabile
dell’interruzione della gravidanza.
L’utero è mantenuto in situ da una serie di mezzi di fissità, importanti ai fini della statica
pelvica, tra cui il pavimento pelvico, la fascia endopelvica ed i legamenti fibromuscolari.
Il pavimento pelvico assolve alla funzione di sostegno di tutti i visceri pelvici ed è
costituito dal muscolo elevatore dell’ano, dal muscolo ischio-coccigeo e dal muscolo
piriforme.
la fascia endopelvica è l’altra struttura di fissità dell’utero ed è un sistema fibro-
connettivale di sostegno che deriva dalle fasce di rivestimento dei singoli muscoli
pelvici e assolve a compiti di staticità e di mobilità (Accoppiamento delle contrazioni
muscolari pelviche ai movimenti dei visceri pelvici).
I legamenti fibromuscolari sono distinti in:
A) legamenti di fissità assoluta che sono:
i legamenti cardinali di Mackenrodt: sono i principali mezzi di fissità dell’utero
assieme ai legamenti utero-sacrali, e costituiscono l’impalcatura connettivale
frontale, sono tesi tra la porzione inferiore della cervice fino alla spina ischiatica. In
questo contesto decorrono i vasi uterini.
I legamenti utero-sacrali costituiscono l’impalcatura connettivale posteriore all’utero,
sono tesi tra la cervice e il sacro, circondando nel loro decorso anche il retto. Questi
due sistemi assicurano la fissità assoluta e sono entrambi, come si è visto, tesi alla
fissazione del collo, che è quindi la parte più fissa dell’utero
B) legamenti di fissità relativa che sono:
-I legamenti larghi costituiti dall’accollamento dei foglietti peritoneali che tappezzano
il corpo dell’utero anteriormente e posteriormente. Formano dei setti nella cui
compagine si ritrovano i sistemi neurovascolari dell’utero e l’uretere.
-I legamenti rotondi ovvero strutture partenti dall’angolo del corpo che si portano nel
canale inguinale, da cui si sfioccano nel sottocutaneo inguinale. Sono analoghi dei
condotti deferenti nell’uomo.
-I legamenti utero-ovarici cioè cordoni fibro-muscolari di lunghezza media di circa 2-3
cm, ricoperti completamente dal peritoneo del legamento largo.
L’irrorazione vascolare uterina è garantita dalle arterie uterine (che derivano dai
rami delle arterie ipogastriche) che decorrono nei legamenti cardinali e larghi.
Penetrate nel contesto del miometrio ed endometrio basale, le arterie si sfioccano in
una rete di arteriole dette arciformi, da cui partono le arteriole spirali verso
l’endometrio basale e funzionale, che forniscono l’apporto nutritivo nella fase
proliferativa del ciclo endometriale. Il sangue si raccoglie in piccoli seni venosi che si
svuotano nelle vene uterine seguendo lo stesso percorso del sangue arterioso in senso
opposto.
L’innervazione uterina è di tipo sensitivo e autonomico e lo stimolo da parte dei
fattori pressori di questi neuroni (a livello del ganglio di Lee-Frankenhauser) è uno dei
fattori alla base dell’induzione del travaglio di parto.
III. Tube (salpingi o le trombe): sono due canali muscolo membranosi sinuosi che
originano dall’utero, lunghi 10-15 cm, con l’estremità libera in corrispondenza delle
relative ovaie. Constano di 3 porzioni di calibro crescente:
interstiziale (collegata con la porzione uterina), istmica, ampollare.
La porzione ampollare si continua verso l’ovaio con il padiglione, in cui si notano le
fimbrie, di cui la più lunga prende contatto con l’ovaio. La funzione delle tube è di
captare l’ovocita e di favorirne la progressione verso la cavità uterina e facilitarne
l’incontro con lo spermatozoo. Quindi è un organo funzionale.
Approfondimento: la tuba spesso può funzionare male o ci può essere un’anomalia, l’ovocita viene captato
dall’ovaio, va nella tuba e ad un certo punto si incontra con lo spermatozoo all’interno della tuba ed è lì che
si forma poi l’embrione ma è un’anomalia perché la formazione dell’embrione deve avvenire nella cavità
uterina e quando succede ciò si ha una gravidanza extrauterina. La gravidanza extrauterina non è altro che
un annidamento anomalo dell’embrione che anziché annidarsi e piantarsi in utero, si impianta nella parte
tubarica, in genere più frequentemente nella parte istmica, quella intermedia. La terapia in questo caso è
chirurgica con un intervento di suzione dell’embrioncino dalla tuba o per via laparoscopica o laparotomica o
nei casi iniziali si può pensare di utilizzare un chemioterapico.
IV. Ovaie: sono organi che assicurano le funzioni riproduttive ed endocrine della donna
sono di 3cm x2, sono intraperitoneali e tenute in situ da vari mezzi di fissità tra cui il
legamento utero-ovarico, il legamento sospensore dell’ovaio (in cui decorrono i vasi
gonadici) ed il mesovario (evaginazione del legamento largo che avvolge l’ovaio
continuando con l’epitelio germinativo). Le ovaie sono costituite da una porzione
midollare nel cui contesto si ritrova la componente neurovascolare, una porzione
corticale in cui vi sono i follicoli ed una porzione connettivale esterna, l’albuginea,
sopra la quale vi è un epitelio cubico di derivazione peritoneale. La corticale e la
midollare sono ben distinguibili nella donna matura.
Fisiologia Genitale Femminile
L’utero è l’organo che risponde in modo più evidente agli steroidi ovarici.
Gli estrogeni nella cervice uterina inducono una secrezione densa che impedisce il passaggio
degli spermatozoi prima dell’ovulazione; nel miometrio aumentano il tono di base;
nell’endometrio sono responsabili della fase proliferativa del ciclo endometriale.
Il progesterone nella cervice uterina induce una secrezione filante e molto idratata che
favorisce il passaggio degli spermatozoi dopo l’ovulazione; nel miometrio induce una
riduzione del tono di base; nell’endometrio è responsabile della fase secretiva e
desquamativa del ciclo endometriale.
IL CICLO ENDOMETRIALE:
È un insieme di fenomeni che permettono all’utero di essere responsivo all’annidamento di
un embrione solo quando è avvenuta l’ovulazione (presupposto fondamentale perché
avvenga la fecondazione). Il sistema endometriale è dipendente dai livelli di steroidi ovarici
presenti in circolo:
- Gli estrogeni causano proliferazione dell’epitelio di superficie, di quello ghiandolare,
dello stroma, delle arteriole spirali.
- Il progesterone causa (in fase luteale precoce) la secrezione di glicogeno dell’epitelio
ghiandolare;
- In fase luteolitica (mancando il progesterone) l’endometrio va incontro a fenomeni
degenerativi a causa del collasso cui vanno incontro le arterie spirali che causano
ischemia e sfaldamento dell’endometrio.
ADATTAMENTI MATERNI IN GRAVIDANZA, PRINCIPI DI EMBRIOGENESI
L’organismo materno va incontro a profonde modificazioni nel corso della gravidanza.
Gli adattamenti possono essere:
Locali, legati allo sviluppo dell’utero, di altri apparati e di natura metabolica.
A distanza, determinati dalla produzione di sostanze (progesterone, HPL) da parte della
placenta.
Aumento della filtrazione glomerulare con diminuzione di creatinina, urea e acido urico;
Ritenzione sodio/idrica;
Infezioni delle vie urinarie, frequenti in gravidanza. Le infezioni delle basse vie urinarie
(cistiti) sono spesso complicate da infezioni delle alte vie urinarie(cistopieliti/pielonefriti)
che si associano ad un rischio molto aumentato di parto prematuro. In gravidanza,
l’esame urine va controllato ogni mese. In caso di dubbio effettuare urinocultura.
Idroureteronefrosi in gravidanza:
Compressione da parte dell’utero gravido
Distensione dell’uretere indotta dal progesterone
Motilità intestinale diminuita con stipsi, per cui bisogna effettuare un’alimentazione
corretta.
MODIFICAZIONI DELL’PPARATO MUSCOLO-SCHELETRICO
Il carico della colonna vertebrale aumenta a causa di diversi pesi, quali:
3500 gr del feto;
EMBIOGENESI
L’embriogenesi è un processo molto rapido (che avviene nei primi due mesi ovvero per la
precisione nelle prime 10 settimane di amenorrea) che si manifesta in modo molto
omogeneo in tutte le gravidanze ed è qui che si configura la morfologia della maggior parte
degli organi (e anche la maggior parte delle malformazioni). Durante
questo periodo, il prodotto di concepimento è particolarmente vulnerabile
all’azione di teratogeni.
Lo sviluppo intrauterino rappresenta comunque un
continuum ed anomalie anatomiche/funzionali
possono verificarsi per tutta la durata della
gravidanza.
DIABETE IN GRAVIDANZA
Il diabete è solitamente distinto in diabete mellito di tipo 1 (congenito, insulino-
dipendente) e in diabete mellito di tipo 2 (volgarmente definito con il nome di diabete
alimentare, trattato con antidiabetici orali e la metformina, ma anche con insulino-terapia
se non trattato efficacemente).
Esiste anche una forma di diabete che si manifesta esclusivamente in gravidanza.
Normalmente una volta espletato il parto, nella maggior parte dei casi, questa tipologia di
diabete tende a scomparire o permanere ma per un breve lasso di tempo (alcune settimane
o pochi mesi). Dopodiché s’instaura un compenso metabolico a tal punto da far svanire
questa condizione. Il diabete in gravidanza diviso in:
PRE-ESISTENTE;
GESTAZIONALE.
DIABETE MANIFESTO:
Glicemia a digiuno: ≥ 126 mg/dl in due riscontri indipendenti.
DIABETE GESTAZIONALE:
Glicemia a digiuno: ≥ 92 e < 126 mg/dl.
Rosolia
Citomegalovirus
Herpes virus
HIV
Streptococco gruppo B
I. ROSOLIA CONGENTICA
È il virus della rosolia. La modalità di trasmissione prevede il contagio interumano.
Una paziente non immunizzata per la rosolia deve evitare gli ambienti delle frequenze
scolastiche.
La rosolia può determinare dei danni al feto di tipo:
cerebrale,
neurosensoriale,
sistemico.
La prevenzione dal protozoo sono il rispetto delle misure igieniche; ricerca IgG e IgM in
tutte le pz gravide; mangiare verdura e frutta ben lavate; carne ben cotta, niente insaccati
non cotti; vivere con un gatto però non sembra aumentare significativamente il rischio di
toxo.
La terapia prevede:
Utilizzo di antibiotici (ROVAMICINA SOPRATTUTTO che verso la 16-18esima
settimana può essere sostituito da un altro antibiotico come spiramicina,
pirimetamina, sulfadiazina, minociclina);
Controlli ecografici della anatomia fetale;
Con terapia antibiotica e controlli ecografici (RM) della anatomia fetale il rischio di
un danno fetale è basso.
Ilaria Cuozzo