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Il sistema riproduttore

La riproduzione è il meccanismo attraverso il quale vengono generati nuovi individui. La


riproduzione sessuata prevede l’incontro di due individui di sesso opposto da cui si svilupperà un
nuovo individuo, il cui patrimonio genetico è il prodotto di una combinazione casuale dei geni dei
genitori.
La riproduzione sessuata prevede la formazione di gameti da parte delle gonadi ed è la conseguenza
della fusione dello spermatozoo con la cellula uovo. Tale fusione è detta fecondazione e dall’uovo
fecondato si formerà un nuovo individuo.

Apparato riproduttivo maschile


L’apparato riproduttivo maschile è formato da: testicoli, vie spermatiche, da un gruppo di ghiandole
annesse alle vie spermatiche (prostata, ghiandole bulbo-uretrali o di Cowper e le vescicole seminali)
e dal pene.

I testicoli contengono due componenti funzionali:


 I tubuli seminiferi, dove vengono prodotti gli spermatozoi, che sono lunghi circa 100m ma
avvolti su sé stessi a formare i testicoli. Qui sono presenti anche le cellule di Sertoli che
sono responsabili del nutrimento degli spermatozoi durante la loro formazione;
 Le cellule interstiziali, che producono gli ormoni sessuali maschili, quali il testosterone e
altri ormoni androgeni (il meccanismo di produzione degli ormoni sessuali è controllato
dall’ormone luteinizzante, prodotto dall’ipofisi).
I testicoli sono alloggiati in una sacca esterna, lo scroto, nella quale la temperatura è inferiore di 2-
4°C rispetto alla temperatura corporea, condizione essenziale per la sopravvivenza degli
spermatozoi. Questi, una volta prodotti, vengono immessi nei tubuli dell’epididimo, in cui
maturano, acquistano motilità e vengono immagazzinati fino all’eiaculazione.

L’epididimo è un tubulo lungo circa 5m che viene attraversato dagli spermatozoi in circa 9-14
giorni. Durante l’eiaculazione, gli spermatozoi si muovono lungo i dotti deferenti fino all’uretra che
attraversa il pene.
Man mano che si muovono lungo l’apparato riproduttore, gli spermatozoi vengono mescolati con un
secreto vischioso prodotto da tre organi ghiandolari (prostata, ghiandola bulbo-uretrali e vescicole
seminali), formando il liquido seminale.
Se gli spermatozoi non vengono eiaculati, degenerano e sono riassorbiti dai dotti deferenti. Dopo il
raggiungimento dell’età sessuale, circa 3 milioni di spermatociti primari vanno incontro ogni giorno
alla spermatogenesi, che nell’uomo dura circa 65-75 giorni.

La spermatogenesi ha luogo nelle gonadi maschili, quando si raggiunge l’età sessuale ed è stimolata
dagli ormoni FSH e testosterone, in cui gli spermatogoni (cellule diploidi) si differenziano in
spermatociti primari (diploidi) che vanno quindi incontro alla prima divisione meiotica, originando
cellule aploidi di uguale dimensione, gli spermatociti secondari (aploidi). Questi vanno incontro alla
seconda divisione meiotica producendo cellule aploidi, gli spermatidi, che poi matureranno in
spermatozoi (uno spermatogonio  quattro spermatozoi).

Gli spermatozoi sono cellule sessuali maschili di forma sottile ed allungata. Vengono prodotti dai
testicoli e, unendosi al liquido seminali, formano lo sperma. Sono costituiti da: una testa, in cui è
presente il nucleo con i 23 cromosomi; da un collo, in cui sono presenti i mitocondri che permettono
loro di risalire le tube uterine e, infine, la coda, che permette il movimento. La parte apicale dello
spermatozoo, detta acrosoma, contiene numerosi enzimi, le spermolisine, che permettono allo
spermatozoo di penetrare all’interno della cellula uovo.
La prostata è una ghiandola posta sotto la vescica urinaria, costituita da tessuto muscolare. Secerne
un liquido basico che ha la funzione di proteggere gli spermatozoi dall’ambiente acido del tratto
genitale femminile. Le ghiandole bulbo-uretrali, poste sotto la prostata, secernono un liquido
lubrificante poco prima dell’eiaculazione. Infine, le vescicole seminali producono un secreto ricco
di fruttosio, che nutre gli spermatozoi.

Il pene è un organo genitale esterno costituito da tre parti: la radice, il corpo e il glande (ricoperto da
un rivestimento cutaneo, il prepuzio). Il pene è costituito da 3 tessuti: due sono detti corpi
cavernosi, costituiti da lacune comunicati; e il terzo corpo, spugnoso, si trova al centro e si espande
all’estremità formando il glande.
In seguito all’eccitazione sessuale, il sangue fluisce ai corpi cavernosi e origina l’erezione del pene.
L’erezione avviene per dilatazione delle arteriole e la contrazione del muscolo ischio-cavernoso.

All’inizio della pubertà l’ipotalamo secerne ormoni di rilascio delle gonadotropine che stimolano
l’ipofisi a produrre l’FSH e l’LH. L’ormone follicolo stimolante agisce sulle cellule di Sertoli
stimolando sia la spermatogenesi che la produzione di ormoni androgeni. L’ormone luteinizzante,
invece, attiva i tubuli seminiferi alla produzione del testosterone.

Apparato riproduttivo femminile


L’apparato riproduttore femminile è costituito da: due ovaie, due tube di Falloppio, dall’utero, dalla
vagina e dai genitali esterni (vulva e annessi).

Le ovaie sono due ghiandole biancastre, a forma di mandorla. Le ovaie producono le cellule uovo e
secernono gli ormoni (estrogeni e progesterone). Attraverso una zona detta ilo, le ovaie ricevono i
vasi e i nervi propri dell’organo.
Ogni mese in una delle due ovaie matura una cellula uovo che poi viene rilasciata durante
l’ovulazione. L’ovulazione è caratterizzata dalla rottura del follicolo e della fuoriuscita dell’ovulo.

L’utero è un organo impari, situato tra le due ovaie. Esso è un organo molto elastico ed è formato da
tre tipi di tessuti diversi: peritoneo, muscolatura liscia ed epitelio cilindrico monostratificato.
L’utero è fissato tramite robuste connessioni connettivali.
Presenta una forma di una pera rovesciata ed è distinguibile in tre parti: corpo, cervice e istmo.
 Il corpo è la parte più dilatata e si distinguono il peritoneo viscerale, il miometrio (spesso
strato muscolare) e l’endometrio che è una mucosa interna.
 Il collo dell’utero possiede la capacità di espandersi o restringersi e permette il passaggio del
bambino al momento della nascita.
 L’istmo è una struttura cilindrica di circa 1 cm.
L’utero è un organo molto elastico ed è formato da tre tipi di tessuti diversi: peritoneo, muscolatura
liscia ed epitelio cilindrico monostratificato. Esso è fissato tramite robuste connessioni connettivali.

La vagina è un condotto muscolo-membranoso lungo circa 12 cm e si apre con l’orifizio vaginale.


Riceve gli spermatozoi dopo il coito completo e serve da sbocco per il flusso mestruale ed è il
canale d’uscita al momento del parto. L’accesso alla vagina è impedito da una struttura
membranosa, detta imene, che genericamente si lacera al primo rapporto sessuale completo.

La vulva è la parte esterna dei genitali femminili, è costituita da parti differenti: monte di Venere,
prepuzio clitorideo, clitoride, grandi e piccole labbra, imene e ghiandole di Bartolini.

Il clitoride è il genitale esterno della donna e ha capacità erettile grazie alle numerosissime
terminazioni nervose.
Le ghiandole di Bartolini sono dotate di un dotto escretore che sbocca nelle piccole labbra e
producono un secreto lubrificante, soprattutto durante il coito.

L’apparato genitale femminile ha funzioni sia riproduttive che endocrine:


 Produce le cellule uovo;
 Produce ormoni femminili, quali estrogeni e progestinici.

L’ovogenesi iniziale avviene tramite una cellula diploide, detta ovogonio, e che tra il secondo ed io
quinto mese di gestazione, proliferando va incontro a differenziazione, originando ovociti primari
(diploidi), questi vanno incontro alla prima divisione meiotica originando un ovocita secondario e
un globulo polare primario. Dall’ovocita secondario, per divisione meiotica, otterremo una cellula
uovo e un globulo polare secondario, dal globulo polare primario, invece, sempre per divisione
meiotica, otterremo due globuli polari secondari. Quindi alla fine, dall’oogenesi, otterremo una
cellula uovo, contenente il materiale genetico e tutti gli annessi che si formeranno una volta
fecondata e 3 globuli polari secondari che degenerano.

Il ciclo ovarico avviene in sincronia con il ciclo uterino ed è sotto il controllo di due ghiandole:
l’ipofisi e l’ipotalamo.

L’ipofisi è una ghiandola ed è il principale organo dell’apparato endocrino, perché oltre a produrre
ormoni, influenza le altre ghiandole endocrine modulandone l’attività.
Nell’ipofisi si distinguono due lobi, l’adenoipofisi e la neuroipofisi. La neuroipofisi funge da riserva
di ADH (Ormone antidiuretico che interviene nella regolazione del bilancio idrico dell’organismo)
e di ossitocina. L’adenoipofisi, invece, produce e rilascia, su stimolo dell’ipotalamo i cosiddetti
“ormoni adenoipofisari”:
 Somatotropina, l’ormone della crescita;
 Corticotropina, stimola trofismo e attività delle ghiandole surrenali;
 Tireotropina, stimola trofismo e attività della tiroide;
 FSH, l’ormone follicolo-stimolante;
 L’LH, l’ormone luteinizzante;
 La prolattina, durante la gravidanza, mantiene il corpo luteo attivo, che scerne progestinici;
dopo la gravidanza stimola la produzione di latte materno.

L’ipotalamo, invece, è una ghiandola posta sotto il talamo e rappresenta la sede della regolazione
delle principali funzioni vegetative e di vari fenomeni della vita istintiva. Svolge un importante
ruolo sul mantenimento dell’omeostasi, sul sistema nervoso autonomo e sul sistema limbico (agisce
sul comportamento).

L’ipotalamo è costituito da neuroni secernenti che producono sia ormoni attivi su organi distanti
(ADH e ossitocina), sia ormoni di rilascio e di inibizione che regolano l’attività dell’ipofisi.
Gli ormoni di rilascio e di inibizione vengono secreti dall’ipotalamo nei capillari sanguigni del
sistema portale ipotalamo-ipofisario, che portano direttamente all’adenoipofisi.

Durante il ciclo ovarico, l’Ipofisi secerne l’FSH e l’LH e in seguito alla loro azione, il follicolo
ovarico evolve, aumentando di volume e riempiendosi di un liquido in cui sporge la cellula uovo,
circondata dal cumulo ooforo.
Il follicolo, si porta quindi alla superficie dell’ovario e si forma uno stigma dove le membrane
connettivali si lacerano e il follicolo scoppia facendo fuoriuscire l’ovulo e il cumulo ooforo.
Dopodiché le pareti del follicolo si afflosciano prendendo il nome di corpo luteo, che secerne
progesterone. Se l’ovulo viene fecondato, il corpo luteo viene mantenuto attivo dalla prolattina, in
caso contrario, regredisce.
Durante il ciclo ovarico, l’ipofisi non secerne più estrogeni perché inibito dall’elevato tasso nel
sangue di questi ultimi (feedback negativo)

Il ciclo uterino avviene in sincronia del ciclo ovarico ed è caratterizzato dalla crisi mestruale, in cui
l’epitelio e gran parte della mucosa uterina fuoriesce dalla vagina insieme al sangue emorragico.
Nella donna, la testa dell’utero va incontro a modificazioni ogni 28 giorni la cui manifestazione più
evidente è la mestruazione. Il ciclo mestruale è, inoltre, distinguibile in tre fasi:
 Fase di riparazione, in cui, in seguito all’azione dell’ormone follicolare, l’utero aumenta di
volume;
 Fase premestruale, che comincia 14 giorni prima della mestruazione con ipertrofia della
mucosa uterina;
 Fase distruttiva, dura circa 4 giorni ed è caratterizzata dal disfacimento della mucosa uterina
e dell’epitelio monostratificato e dalla fuoriuscita di questi più 20-70cc di sangue
emorragico, dalla vagina.

Diversamente dalla spermatogenesi che dura tutta la vita, la comparsa delle mestruazioni termina
con la menopausa e la prima mestruazione prende il nome di menarca.

La regolarità del ciclo mestruale è controllata dall’ipotalamo, dall’ipofisi e dalle ovaie. Le


alterazioni possono essere di diversi tipi:
- Amenorrea, arresto temporaneo;
- Oligomenorrea e polimenorrea, disordini del proprio ritmo;
- Ipomenorrea, ipermenorrea o menorragia, anomalie riguardanti la quantità del flusso che
fuoriesce;
- Metrorragia, perdite ematiche uterine al di fuori delle mestruazioni;
- Dismenorrea, accentuata sintomatologia dolorosa.

Le cause delle alterazioni possono essere di due tipi:


 Organiche, se comprendono patologie come le lesioni tumorali, infiammatorie e infettive
dell’ipotalamo, dell’ipofisi, dell’utero, delle ovaie, della tiroide e del surrene;
 Funzionali, ad esempio i disturbi dell’alimentazione, come anoressia e bulimia (patologie
psico-maniaco depressive, che condiziona, di solito le ragazze, ad avere il terrore di
ingrassare), lo stress, l’esercizio fisico eccessivo, l’assunzione di alcuni farmaci e le
patologie delle ovaie (ad esempio l’endometriosi, che prevede la presenza dell’endometrio al
di fuori della parte interna del corpo, ciò può portare a sollecitazioni ormonali del ciclo
ovarico e quindi fuoriuscita di sangue maggiore durante il periodo mestruale).

Gravidanza
La gravidanza indica la condizione della donna, che va dalla fecondazione al parto. La fecondazione
avviene in una delle due tube uterine, dove l’uovo è giunto dopo essersi staccato dall’ovaio, e gli
spermatozoi dopo aver risalito la tuba uterina. All’interno della cellula uovo entra un solo
spermatozoo perché poi l’ovulo crea una barriera che impedisce agli altri spermatozoi di entrare.
Diversamente, se questo dovesse verificarsi, ci sarebbe un aborto spontaneo.

La gravidanza dura circa 9 mesi e questo periodo prende il nome di età gestazionale che è possibile
suddividere in varie fasi in base alle settimane e i mesi di gestazione.

Lo zigote, nella prima settimana, viene trasportato lungo la tuba uterina fino alla cavità dell’utero e
conseguentemente subisce una serie di divisioni che lo trasformano in una massa di cellule, dette
blastomeri. Questo aderisce alla parete uterina e al suo interno si forma una cavità piena di liquido
(detta blastocele), ed allora prende il nome di blastocisti.
La blastocisti è costituita da:
1. Una massa di cellule interna, detta embrioblasto;
2. Una cavità blastocistica, posta tra l’embrioblasto e il trofoblasto;
3. Trofoblasto, massa cellulare esterna (sulla cui superficie troviamo il bottone embrionario).

Durante la seconda settimana, avvengono delle modifiche a livello del bottone embrionario con la
comparsa del sacco amniotico (superiore) e del sacco vitellino (posto inferiormente). Queste due
cavità risultano separate dal disco embrionale. Da successive divisioni, si ottengono i primi due
foglietti embrionali: l’endoderma e l’ectoderma. Quindi si annida l’ovulo nella parete dell’utero per
assicurare l’apporto di sostanze nutritive (se esso non aderisce, si andrà incontro ad aborto
spontaneo).

All’inizio della terza settimana avviene la gastrulazione. Il corpo dell’embrione da circolare diviene
ovale. Inoltre, in questa settimana, si ha la formazione del mesoderma (terzo foglietto embrionale),
posta tra l’endoderma e l’ectoderma. Verso la fine della terza settimana, si formano i primi vasi
sanguigni e il primo abbozzo di cuore.

Nella quarta settimana, si ha la formazione del tubo neurale e compaiono le somiti (che si
differenziano in senso cranio-caudale, formandone 42-44 paia, questi sono i precursori delle ossa e
dei muscoli del dorso).

Nel secondo mese di gestazione, si differenziano tutti gli abbozzi degli organi e tutte le parti del
nuovo organismo. Sono quindi riconoscibili gli abbozzi degli occhi, delle orecchie e degli arti (negli
anni 60, per ridurre le nausee gestazionali, molte donne prendevano la talidomide, un farmaco che
rendeva i bambini nascituri focomelici (riduzione delle ossa lunghe degli arti) o con gravi
alterazioni congenite dello sviluppo degli arti, ovvero amelia (mancanza degli arti). Inoltre, durante
il secondo mese, si formano le grosse arterie, i muscoli e diverse cartilagini. Le pulsazioni
diventano ritmiche e i genitali assumono morfologia maschile o femminile. Alla fine del secondo
mese, il nuovo individuo, prenderà il nome di feto.

Nel terzo mese di gestazione, l’estremità encefalica comincia a separarsi dal torace e si distinguono
gli abbozzi del naso e la mandibola.
Si formano le prime gemme dentali e compare il corpo calloso (ricco di melanina), la struttura
nervosa che collega i due emisferi cerebrali. Inoltre, si forma la placenta e nei maschi, si forma il
glande e nelle femmine si ha un abbozzo dell’utero. Nel pancreas si formano poi le isole di
Langerhans.

Durante il quarto mese, l’abbozzo dell’intestino, presenta un liquido verdastro, detto meconio. Nel
maschio comprare l’abbozzo della prostata, i genitali esterni si differenziano completamente. La
tiroide inizia a funzionare e la vescica e l’uretra sono ben sviluppati.

Nel quinto mese di gravidanza, la pelle è rugosa e inizia la produzione dell’insulina da parte del
pancreas (cellule beta delle isole di Langerhans). Nei feti di sesso femminile, la vagina è
completamente sviluppata.

Nel sesto mese, la pelle è grinzosa ed è ricoperta da lanuggine. Sono presenti abbozzi di unghie, le
palpebre cominciano a sollevarsi e nel cervelletto si sviluppa la corteccia (si completerà un anno e
mezzo dopo la nascita). Inoltre, circa dal sesto mese le ghiandole mammarie producono il colostro,
ovvero un liquido giallastro che è molto denso ed è ricco di proteine e anticorpi. Questo liquido
verrà prodotto fino al 4-5° giorno post-partum.
Nel settimo mese, l’apparato respiratorio è in grado di svolgere la sua funzione. I padiglioni
auricolari sono addossati alla testa. I testicoli non sono ancora discesi nello scroto (ciò dovrebbe
accadere alla nascita e se non accade, si parla di criptorchidismo e per intervenire è importante
somministrare ormoni o far “scendere” i testicoli chirurgicamente nelle femmine sono evidenti: il
clitoride, le piccole e grandi labbra.

Nell’ottavo mese, la pelle del feto è ricoperta da una sottile peluria e il corpo assume una forma più
tondeggiante.

Nel nono mese, infine, il feto ha raggiunto il completo sviluppo e pesa 3kg-3,3kg ed è lungo circa
50 cm.

La placenta è un organo che si forma dalla compenetrazione dei villi primitivi nell’endometrio. Il
tratto dell’endometrio posto in corrispondenza dell’annidamento dell’uovo prende il nome di
decidua basale (da parte della madre) che insieme al corion (da parte del feto) formeranno la
placenta.

L’embrione è principalmente circondato da due membrane: una più interna, l’amnios, derivante
dall’embrioblasto e rivestita da uno strato di cellule appiattite, gli amnioblasti.
All’interno dell’amnios è presente il liquido amniotico (chiaro e acquoso che accoglie il feto e con
cui è possibile, tramite l’amniocentesi, una tecnica invasiva che nell’1% dei casi causa l’aborto
spontaneo, diagnosticare eventuali anomalie genetiche, come: Sindrome di Down, Edwards trisomia
18, e Patau trisomia 13, fibrosi cistica, DM di Duchenne, Talassemia, Fenilchetonuria, Sindrome
dell’x fragile 45 cromosomi, e la sindrome di Klinefelter 47 cromosomi e la spina bifida) che
mantiene la temperatura costante, garantisce i movimenti fetali, protegge dai traumi meccanici
dovuti ai movimenti materni e aiuta nell’espletamento del parto.
La membrana più esterna, il corion, deriva dal trofoblasto e presenta dei villi coriali, che sono
l’unità fondamentale della placenta, in quanto garantiscono scambi materno-fetali, con funzione
respiratoria, nutrizionale ed escretoria. Il corion espelle le gonadotropine che mantengono in attività
il corpo luteo fino a quando non si forma la placenta.

La placenta è molto ricca di vasi sanguigni materni, che si dilatano formando le lacune sanguifere,
in cui pescano i vasi sanguigni del feto. I due tipi di sangue non si mescolano perché separati dalla
sottile parete dei capillari. Però è possibile analizzare il sangue materno che contiene il DNA fetale
per diagnosticare, come per l’amniocentesi, anomalie genetiche di ogni tipo; si tratta di un’analisi
del sangue non invasiva e che in oltre 1600 casi ha confermato il 100% di sicurezza per il feto.

La placenta ha uno spessore di 2-3 cm e un peso tra 500g e 600g. Svolge fondamentalmente, tre
funzioni:
 Metabolica, per cui le sostanze nutritive vengono trasferite dalla madre al feto, come: il
glucosio, gli amminoacidi, i grassi, l’acido folico, l’acqua, i Sali minerali e le vitamine.
Inoltre, gli scambi respiratori sono garanti dalla placenta e le IgG sono le uniche
immunoglobuline capaci di superare la barriera placentare. Queste ultime sono per il feto
una difesa passiva che durerà fino ai 3 mesi dopo la nascita;
 Endocrina, la placenta secerne ormoni: l’HCG (gonadotropina corionica), che permette di
capire la positività o la negatività al test di gravidanza (è però utilizzato anche per
diagnosticare tumori alle ovaie e ai testicoli); HPL (ormone lattogeno) e HCT (tireotropina
corionica). Questi ormoni hanno la funzione di determinare eventuali modificazioni nella
fisiologia materna, in modo da garantire al feto le condizioni idonee per la sua
sopravvivenza. Infine, secerne anche estrogeni e progesterone;
 Immunologica, assicura la sicurezza del feto nei confronti di microrganismi (come Covid-
19, Sifilide, Rosolia e Toxoplasmosi) e sostanze tossiche; tuttavia, per alcune infezioni ed
intossicazioni la via ematogena transplacentare è possibile. In alcuni casi, quando una donna
che presenta Rh-negativo viene fecondata da un uomo con sangue Rh-positivo e concepisce
un feto con sangue Rh-positivo, a volte può conseguire l’eritroblastosi fetale, un’anemia del
feto causata dalla trasmissione per via transplacentare degli anticorpi materni contro i
globuli rossi. Il feto può andare incontro ad aborto e per prevenire la morte del feto è
necessaria la somministrazione di corticosteroidi affinché il sistema immunitario materno sia
debilitato.

Il cordone ombelicale è la formazione che mette in comunicazione la placenta con il feto; al suo
interno sono presenti i vasi sanguigni avvolti da un tessuto (la gelatina di Warthon), che impedisce
la formazione di nodi e la conseguente morte fetale per asfissia.

L’allantoide è un annesso fetale che ha funzione respiratoria, nutritiva ed escretoria per l’embrione.

Il parto
Terminati i 9 mesi di gestazione si ha il parto che è spesso spontaneo e prende il nome di parto
eutocico. Questo evento si verifica tra la 38° e la 42° settimana e si distingue in:
 Parto abortivo, se si verifica entro il sesto mese di gestazione;
 Parto prematuro, se si verifica tra la 24° e la 34° settimana;
 Parto pretermine, se si verifica prima della 37° settimana di gestazione;
 Parto a termine, se avviene tra la 38° e la 42° settimana;
 Parto post-termine, se avviene dopo la 42° settimana.

Verso la fine della gravidanza, l’invecchiamento della placenta e la conseguente diminuzione di


progesterone, determinano un aumento del tono della muscolatura uterina. Di conseguenza viene
stimolato il lobo posteriore ipofisario a produrre ossitocina, che causa le contrazioni uterine.
Nel parto vengono distinte quattro fasi:
 Periodo prodromico, in cui la partoriente avverte i primi segni dell’imminenza del parto,
quali: contrazioni uterine e un iniziale dilatazione dell’utero;
 Periodo dilatante, inizia con l’intensificarsi delle contrazioni, aumentano i dolori e
accentuata dilatazione dell’utero con placenta e sacco amniotico che cominciano a staccarsi
dalla cervice uterina, formando la borsa delle acque. Il periodo dilatante termina con la
rottura della borsa delle acque;
 Periodo espulsivo, quando la dilatazione dell’utero è completa, il feto percorre le vie genitali
materne per venire alla luce. Le contrazioni sono intense e prolungate (durano circa 60
secondi e si susseguono ogni 2-3 minuti). Espulso il bambino, rimane il cordone ombelicale
che verrà tagliato dal ginecologo; il bambino emetterà poi il suo primo vagito;
 Periodo dell’espulsione degli annessi, si realizza autonomamente dopo alcuni minuti dal
parto. È la retrazione dell’utero e l’emorragia retro-placentare a staccare gli annessi
placentari che grazie a successive contrazioni passano nel canale vaginale per poi
fuoriuscire.

Fattori di rischio del parto


1. Parto multiplo: si intende lo sviluppo di due o più feti contemporaneamente. Può essere di
tipo monovulare o biovulare. Se condotto naturalmente il parto gemellare può comportare ad
alcuni rischi: la collisione, per cui quando i due feti si impegnano contemporaneamente ad
uscire e l’uncinamento, quando uno dei due feti blocca l’altro per uscire.
2. Il parto prematuro rappresenta un fattore di rischio per il bambino in modo direttamente
proporzionale alla precocità della nascita. Le cause possono essere varie: insufficienza
placentare, difetti uterini, malattie materne, stress fisici e psichici.
3. Parto post-termine: il prolungarsi della gestazione è un fattore di rischio perché si verificano
fenomeni di invecchiamento della placenta. Ad oggi è possibile monitorare la gravidanza
per prevenire un prolungamento maggiore alla 43°-44° settimana. Difatti se non avviene
spontaneamente, il parto dovrà essere indotto tramite la somministrazione di ossitocina
sintetica.
4. Il parto distocico: viene definito distocico, quando si rende necessario l’ausilio ostetrico e/o
strumentale. La distocia può derivare da vari fattori e in queste condizioni è consigliabile il
parto cesareo e la ventosa.
Tra i fattori di rischio sono presenti:
- Presentazione anomala del feto al momento del parto (podalica, di spalla), per
cui è necessaria la valutazione ostetrica tempestiva in modo da programmare
un parto cesareo;
- Gigantismo fetale, quando il feto supera i 5kg;
- Bacino viziato materno, cioè la presenza della madre di una struttura ossea
che si allontana dalla norma e che quindi rappresenta un fattore di rischio per
il nascituro. La prevenzione consiste nella valutazione tempestiva della
condizione del bacino materno in rapporto ai diametri cefalici del feto;
- Ipocinesia uterina, quando le contrazioni uterine sono particolarmente deboli.
Questo può essere risolto somministrando ossitocina o usando il forcipe e la
ventosa;
- Ipercinesia uterina, quando, invece, le contrazioni uterine sono
particolarmente forti e c’è il rischio della rottura dell’utero. In questo caso è
necessario un taglio cesareo d’urgenza.

Il parto cesareo è una forma di prevenzione per i fattori di rischio materni e fetali. Viene effettuato
dal chirurgo che effettua un’anestesia epidurale, totale o spinale. Il chirurgo effettua un’incisione
sull’addome materno che attraversa le pareti dell’utero.
I farmaci per l’anestesia vengono somministrati tramite un piccolo catetere posto sulla schiena e
questi vengono iniettati anche per più volte se necessario.
Le situazioni più comuni dove viene scelto il parto cesareo sono molteplici:
 Posizione anomala del feto;
 Gigantismo fetale;
 Bacino viziato;
 Diabete gestazionale;
 Cardiopatie materne;
 Gemellarità;
 Alterazione del ritmo cardiaco fetale.

Anossia, asfissia e ipossia


L’anossia è la condizione in cui non è presente sangue nell’ossigeno e per ipossia, s’intende la sua
diminuzione.
Se a questa diminuzione è unito anche un aumento di anidride carbonica, allora si parla di asfissia.
Il passaggio dalla funzione respiratoria placentare a quella polmonare autonoma è il primo passo per
l’adattamento al mondo esterno da parte del nascituro. Questo avviene spontaneamente, nella
maggior parte dei casi, tramite il primo pianto (detto vagito) che si verifica dopo una lieve anossia.
Se questa anossia si prolunga, si va incontro ad una variazione di pH dell’organismo che mette a
rischio le condizioni di vita del neonato.
In alcuni casi, i neonati prematuri e quelli nati a termine, sviluppano una degradazione dei globuli
rossi. Questo porta alla condizione di ittero, per cui il bambino avrà un colorito giallo. Per risolvere
la rottura dei globuli rossi è necessario intervenire tempestivamente, inserendo il neonato all’interno
di un’incubatrice sotto una luce blu che permetterà la riparazione di questi.

Malattie sessualmente trasmesse


Le malattie veneree sono infezioni dovute ad agenti patogeni quali virus, batteri, funghi e protozoi.
Queste possono essere trasmesse attraverso i rapporti sessuali non protetti.

La sifilide è una malattia infettiva sistemica sostenuta dal batterio Treponema pallidum, viene
trasmessa per via sessuale o per contagio diretto tra madre e feto (sifilide congenita), attraverso la
placenta.
Il serbatoio è l’uomo e causa le caratteristiche lesione sifilitiche a livello del pene, della vulva,
dell’ano, dei palmi delle mani, delle gambe e della bocca.
Il batterio penetra attraverso piccole ferite della cute o delle mucose.

Se non trattata, la sifilide, decorre attraverso tre stadi distinti: primaria, secondaria e terziaria.

Nella sifilide primaria i primi sintomi compaiono circa 3-4 settimane dopo il contagio con una
lesione ulcerata, il sifiloma.

Nella sifilide secondaria, dopo 2-3 mesi dal contagio si presenta ingrossamento dei linfonodi e
sintomi generali come cefalea, febbre, nausea e dolori ossei.

Se non trattata, dopo un periodo di latenza senza sintomi che può durare anche 10 anni, si sviluppa
la sifilide terziaria, caratterizzata da lesioni tipiche, le gomme sifilitiche, a carico di molti organi e
tessuti (cuore, cervello), aneurismi e lesioni neurologiche.

L’infezione se contratta durante la gestazione può causare aborto o nascita di feti morti, oppure la
nascita di un bambino gravemente malato. Le malformazioni sifilitiche comprendono: sordità, naso
a sella, tibie a sciabola, bordi degli incisivi superiori seghettati, lesioni del fegato, dei polmoni, delle
ossa e degli occhi

La prevenzione è basata sull’educazione sessuale e sul controllo delle donne in gravidanza. È


necessario interrompete rapporti sessuali occasionali e favorire la diffusione del profilattico.

Una donna che desidera avere figli e che ha avuto rapporti sessuali completi e non protetti e
occasionali deve prima sottoporsi al test di Wasserman o TPHA o TPI.
Se il test risulta positivo, sarà indispensabile iniziare il trattamento farmacologico a base di
penicilline, antibiotici a largo spettro, come eritromicine e tetracicline).

La gonorrea è una malattia venerea provocata dal batterio Neisseria gonorreae che vive all’interno
dell’uomo stesso trasmettendosi direttamente con i rapporti sessuali.

La gonorrea è di solito trasmessa nel tratto genitale e se non curata può causare la malattia
infiammatoria pelvica (MIP) e sterilità nella donna, nell’uomo invece prostatite e sterilità.
Se trasmessa al momento del parto, è possibile che il neonato da madre infetta da gonorrea, sviluppi
la congiuntivite gonococcica.
Nell’uomo la prima localizzazione è l’uretra: si distingue un’uretrite anteriore ed un’uretrite
posteriore; può essere cronica o acuta.
La forma più frequente è l’uretrite anteriore acuta, caratterizzata da eliminazione di un essudato
consistente giallo da parte del pene.
L’uretrite posteriore acuta segue sempre ad un’uretrite anteriore ed è caratterizzata da pollachiuria
(bisogno di urinare spesso) ed ematuria (sangue nelle urine) finale.

Nelle forme croniche si assiste ad una secrezione uretrale scarsa e alla mancanza di sintomatologia
soggettiva.
Se contratta nell’uomo, può portare a complicanze del tipo: cistiti, prostatiti e le epididimiti.

Nella donna, invece, le localizzazioni più frequenti sono la cervice e l’uretra. La prima appare
arrossata, erosa e secerne pus. L’uretrite è associata a disturbi della vescica, quali pollachiuria,
disuria (orinazione difficoltosa e dolorosa) ed ematuria terminale.
Complicanze dell’uretrite nella donna sono: l’endometrite, la salpingovarite o annessite e/o
peritonite pelvica.

La diagnosi viene effettuata in base all’osservazione al microscopio ottico dell’essudato infetto.

La prevenzione poggia sull’educazione sessuale, sulla ricerca di portatori asintomatici e sul


controllo di donne in gravidanza durante l’ultimo periodo di gestazione.

La terapia si avvale di terapia antibiotica, penicillina e dei sulfamidici.

Il Clamidia trachomatis è un batterio intracellulare che provoca infezioni vaginali e cerviciti.

La sintomatologia è quella della cervicite nella donna e dell’uretrite nell’uomo e sono comuni le
complicanze. L’infezione dell’uomo da Clamidia porta al 50% uretriti non gonococciche. I sintomi
sono: disuria e secrezione biancastra.
A volte sono asintomatiche, altre volte presentano ectopia ipertrofica, ovvero la cervice è gonfia,
arrossata e facile al sanguinamento. Un’altra conseguenza, nella donna, è l’uretrite.

La diagnosi è posta tramite la coltura del prelievo effettuato (col tampone) a livello della cervice
uterina.

La terapia si avvale di antibiotici (tetracicline o doxiciclina).

L’herpes genitale è un’infezione virale che si manifesta dopo 2-7 giorni dal contagio. Oltre alla
comparsa di vescicole e ulcere dolorose sui genitali e intorno a essi, possono manifestarsi febbre,
dolori muscolari, ingrossamento dei linfonodi inguinali, disuria e mal di testa e vomito per
infiammazioni della membrana che avvolgono il cervello.

La guarigione spontanea avviene dopo 1-3 settimane. Dopo la guarigione il virus rimane in forma
latente nell’organismo e può riattivarsi dando origine a delle reinfezioni ricorrenti.
I sintomi sono meno gravi rispetto alla prima infezione e la guarigione avviene in 3-14 giorni.

La diagnosi è abbastanza semplice, si effettuano ricerche virali sul liquido delle vescicole, oppure
uno studio della reazione immunitaria su sangue.

La terapia si avvale di farmaci antivirali, quale l’Aciclovir, che se assunto precocemente, permette
di abbreviare i tempi di guarigione.
La malattia in gravidanza è pericolosa in prossimità del parto, difatti è preferibile il parto cesareo in
caso di infezione, così da evitare che il bambino entri in contatto con le secrezioni vaginali materne.

L’AIDS è una sindrome, cioè un insieme di sintomi che concorrono a caratterizzare un quadro
clinico trasmissibile ad alta mortalità. Il virus, l’HIV è un retrovirus costituito da due filamenti
identici di RNA legati ad alcune proteine, compresa la trascrittasi inversa, che è capace di
trascrivere le informazioni genetiche del virus al DNA della cellula ospite. Il virus infetta una
cellula e inserisce il proprio materiale genetico in quello del linfocita; quindi, lascia il linfocita per
parassitarne di nuovi creando un sistema immunitario debilitato in tal modo:
 Il virus colpisce i linfociti T4 con conseguente inibizione dell’attività dei linfociti B;
 Ridotta o assente produzione degli anticorpi;
 Ridotta azione dei linfociti killer (T8).

L’HIV è stato isolato in liquidi come: sangue, sperma, secrezioni vaginali e latte materno.

Il quadro clinico dell’AIDS (sindrome da immunodeficienze acquisita) è distinguibile in 5 fasi:


 Fase dell’infezione acuta: si verifica nelle prime 2-4 settimane successiva al contagio; in
circa il 50-60% dei soggetti compaiono generici sintomi come febbre, ingrossamento dei
linfonodi, eruzioni cutanee, mal di testa, astenia;
 Fase asintomatica: dopo circa due mesi, il soggetto diventa sieropositivo, possiede gli
anticorpi specifici contro il virus che però non lo proteggono, e il virus continua ad essere
presente nei linfociti;
 Fase linfonodale (Linfadenopatia generalizzata persistente): si ha un persistente e marcato
ingrossamento dei linfonodi in diverse stazioni dell’organismo senza alcun motivo
apparente;
 Fase ARC (Aids-Related-Complex): in cui ci sono sintomi evidenti, questi possono
comparire anche dopo anni dall’infezione. Prevalgono: diarrea, astenia, febbre non superiore
ai 38°C, dolori addominali, malessere generale, sudorazione notturna, perdita di peso e
persiste l’ingrossamento dei linfonodi e compaiono infezioni di tipo erpetico nella zona
intorno alla bocca e nell’area genitale. Infine, sono presenti dermatiti di vario tipo.
 AIDS conclamato: quando la distruzione dei linfociti T è totale il soggetto è completamente
esposto all’azione di tutti gli agenti patogeni. I tipi di infezioni opportunistiche sono molto
vari e dipendono dallo stile di vita del paziente e dal luogo geografico in cui vive. Questa
fase si conclude con la morte del soggetto.

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