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APPARATO ENDOCRINO

Il sistema endocrino è costituito da ghiandole prive di dotto escretore che riversano il loro
secreto nel sangue.
Il secreto è formato da ormoni, per lo più di natura proteica o steroidea. Gli ormoni circolano
nel sangue e svolgono la loro azione dopo aver raggiunto organi bersaglio dotati di recettori
specifici.

Dal punto di vista morfologico, il tessuto ghiandolare si presenta sotto forma di cordoni o nidi
compatti di cellule, o con struttura follicolare o come cellule singole o raggruppate in piccoli
ammassi sparsi nello stroma.

IPOFISI
L’ipofisi è una piccola ghiandola di forma ovalare alloggiata nella sella turcica dello sfenide.
Situata inferiormente all’ipotalamo, l’ipofisi è connessa a esso mediante un peduncolo (o
infundibolo).
La ghiandola è composta da due parti con diversa funzione e origine embriologica:
- adenoipofisi, la parte anteriore
- neuroipofisi, la parte posteriore
Esternamente è rivestita da una capsula connettivale

ADENOIPOFISI
Può essere suddivisa in tre parti:
- Parte distale: è la più sviluppata della ghiandola ed è costituita da cellule che
producono diversi tipi di ormoni. Le cellule sono disposte in cordoni, intercalati da
sinusoidi.
- Parte intermedia: è una sottile striscia di tessuto interposta tra ipofisi anteriore e
posteriore. Contiene cellule basofile che producono l’ormone melanocito-stimolante
(MSH), responsabile dell’aumento della pigmentazione cutanea.
- Parte tuberale o infundibolare: è a diretto contatto con il peduncolo ipofisario. E’
costituita da cellule cubiche o cilindriche disposte in cordoni a stretto contatto con la
ricca rete vascolare del sistema portale ipofisario.

Recap sistema portale ipotalamo ipofisario: Il sistema vascolare ipotalamo-ipofisario ha un


significato prettamente funzionale, e permette all'ipotalamo di controllare l'ipofisi anteriore
senza un collegamento diretto di tipo neuronale: le arterie del peduncolo ipofisario formano
un sistema di capillari, sui quali terminano gli assoni dei neuroni neurosecernenti
dell'ipotalamo, che scaricano i propri fattori ormonali nei suddetti vasi. Dalle venule del
peduncolo ipofisario, il sangue passa alle venule dell'adenoipofisi, le cui cellule ricevono i
fattori appena immessi nel sangue; il sangue infine raggiunge le vene dei seni cavernosi.
Più nello specifico, la ghiandola ipofisaria riceve sangue arterioso da alcuni rami superiori, e
da un unico ramo inferiore della carotide interna.
● I rami arteriosi ipofisari superiori originano dalla porzione sopraclinoidea della
carotide interna e dalle arterie cerebrali anteriore e posteriore; si portano a
formare un anello intorno al peduncolo infundibolare ipofisario, e irrorano
l'eminenza mediana, la pars tuberalis adenoipofisaria, ed il peduncolo stesso.
● Il ramo arterioso ipofisario inferiore origina dalla porzione cavernosa della
carotide interna e irrora la pars nervosa della neuroipofisi.
La pars distalis adenoipofisaria risulta perciò priva di vascolarizzazione diretta di sangue
arterioso, ma è provvista di un sistema portale ipotalamo-ipofisario, che fornisce una
comunicazione ormonale diretta tra l'ipotalamo soprastante e l'adenoipofisi. Nell'eminenza
mediana, le arterie ipofisarie superiori si riducono a capillari fenestrati, che vanno a formare
il plesso capillare primario. Da questo plesso si formano le vene portali ipofisarie, che
scendono lungo la pars tuberalis e, raggiunta la pars distalis adenoipofisaria, vi costituiscono
il plesso capillare secondario. Questa rete vascolare trasporta i releasing hormones (RH)
prodotti dall'ipotalamo e permette all'adenoipofisi di riceverli in breve tempo, instaurando una
comunicazione diretta.
Il drenaggio venoso di neuroipofisi e adenoipofisi avviene perlopiù attraverso le vene
ipofisarie inferiori, che si immettono nei seni durali venosi, soprattutto nel seno cavernoso, e
consentono di portare in circolo gli ormoni liberati dalla ghiandola, e quindi ai rispettivi organi
bersaglio.
Attraverso le colorazione isotchimiche dell’adenoipofisi, che permettono di colorare i granuli
di secrezione, le cellule sono state classificate in:
- cellule cromofile, con granuli colorabili
- cellule cromofobe, non colorabili

Secondo l’affinità tintoriale dei granuli citoplasmatici, le cellule cromofile possono essere
distinte in:
⇒ cellule cromofile acidofile: sono in genere piccole e caratterizzate dalla presenza nel
citoplasma di un numero elevato di granuli altamente rifrangenti. Si colorano di rosso
all’ematossilina-eosina, in quanto presentano componenti carichi positivamente, come molte
proteine cellulari, le proteine mitocondriali, le fibre collagene. Questi componenti sono detti
eosinofili o acidofili e determinano una colorazione rosata di tutte le rimanenti zone cellulari,
il citoplasma e le sostanze extracellulari.
Comprendono due tipi cellulari che secernono ormoni proteici:
- Le cellule somatotrope producono l’ormone della crescita (STH o GH), che agisce
stimolando la crescita delle ossa, delle cartilagini e dei muscoli; ha un effetto
generalizzato, sostenendo la sintesi proteica, mobilizzando gli acidi grassi dal tessuto
adiposo e stimolando la proliferazione cellulare; promuove la sintesi epatica di IGF-1
(fattori di crescita insulino simili) e in questo modo esercita un’azione trofica anche su
molti altri organi
- Le cellule mammotrope aumentano durante la gravidanza e regrediscono a fine
dell’allattamento. Sono responsabili della produzione di prolattina (PRL), o ormone
luteotropo (LTH), che sostiene la produzione di latte dopo il parto e durante
l’allattamento.

⇒ cellule cromofile basofile: producono ormoni di natura proteica o glicoproteica.


L'ematossilina colora in blu violetto i componenti cellulari carichi negativamente, come acidi
nucleici, proteine di membrana e membrane cellulari, elastina. Questi componenti sono detti
basofili e si trovano prevalentemente a livello del nucleo, che assume pertanto il colore blu.
Comprendono tre tipi cellulari:
- Le cellule tireotrope producono l’ormone tireostimolante (TSH) che agisce sulla
tiroide stimolando la sintesi e il rilascio degli ormoni tiroidei T3 e T4.
- Le cellule adrenocorticotrope, particolarmente numerose nella zona anteromediana,
contenente piccoli granuli responsabili della secrezione dell’ormone
adrenocorticotropo (ACTH), che stimola la secrezione di cortisolo dalle ghiandole
surrenali.
- Le cellule gonadotrope producono due ormoni:
→ l’ormone follicolo-stimolante (FSH), che nella donna viene rilasciato ciclicamente
circa ogni mese determinando lo sviluppo e la maturazione dei follicoli ovarici,
mentre nell’uomo inizia e mantiene la produzione di spermatozoi agendo sulle cellule
di Sertoli
→ l’ormone luteinizzante (LH), che nel sesso femminile induce la secrezione ovarica
di progesterone, sostenendo così l’ovulazione e lo sviluppo del corpo luteo, mentre
nel sesso maschile stimola la produzione di testosterone da parte delle cellule
interstiziali del testicolo.

Il gruppo delle cellule cromofobe costituisce più della metà delle cellule adenoipofisi. Si
possono riconoscere tre tipi di cellule:
1. elementi con citoplasma meno abbondante e con scarsi o nulli granuli: si tratta di
cellule che hanno rilasciato il loro secreto e appaiono degranulate
2. precursori ancora immaturi delle cellule acidofile e basofile
3. cellule dello stroma connettivale di sostegno al parenchima

NEUROIPOFISI
Consta di:
- una popolazione cellulare intrinseca
- cospicui fasci di fibre amieliniche di provenienza ipotalamica
- ricco stroma di natura connettivale che fornisce sostegno alla rete vascolare
I pituiciti sono le cellule delle neuroipofisi con caratteristiche neurogliali. Esse hanno
funzione trofica e di supporto.
La seconda componente strutturale della neuroipofisi è data da fasci di fibre amieliniche: si
tratta di assoni di cellule nervose dei nuclei sopraottico e paraventricolare dell’ipotalamo
anteriore, che formano il tratto ipotalamo-ipofisario e attraverso il peduncolo raggiungono la
neuroipofisi dove si mettono in rapporto con la parete fenestrata dei capillari.
Lungo il decorso del fascio si osservano caratteristici granuli ( corpi di Herring) contenenti il
neurosecreto che viene trasportato verso il terminale assonico.
Gli ormoni rilasciati dalla neuroipofisi sono piccoli peptidi:
- vasopressina o ormone antidiuretico (ADH) agiscono aumentando il riassorbimento
di acqua a livello dei tubuli distali e dei dotti collettori del rene.
Le cellule dei nuclei sopraottico e paraventricolare sono sensibili alle variazioni
osmotiche del sangue e del liquido interstiziale, a cui rispondono tramite la
secrezione di ADH; in questo modo possono regolare il riassorbimento di acqua e in
definitiva la concentrazione osmotica.
Il fattore natriuretico atriale prodotto dalle cellule miocardiche dell’atrio destro in
risposta agli aumenti di pressione sanguigna riduce la produzione di ADH.
- ossitocina agisce sulla muscolatura dell’utero aumentandone e stimolandone le
contrazioni durante il parto; stimola anche le cellule mioepiteliali dei lobuli della
ghiandola mammaria favorendone la secrezione durante l’allattamento.

TRATTO IPOTALAMO-IPOFISARIO
L’ipofisi riceve i suoi vasi arteriosi da due diversi sistemi vascolari derivanti dall’arteria
carotide interna → le arterie ipofisarie superiori e inferiori.
I rami delle arterie ipofisarie superiori formano la rete capillare nell’infundibolo dell’ipotalamo
e nel peduncolo ipofisario.
Da questa rete capillare (plesso primario) originano le vene portali ipofisarie lunghe e brevi
che si continuano in una rete di sinusoidi (plesso secondario), compresa nella parte distale
dell’ipofisi anteriore.
Le arterie ipofisarie inferiori provvedono all’irrorrazione dell’ipofisi posteriore, ma alcuni
piccoli rami si anastomizzano con i sinusoidi della parte tuberale e distale dell’adenoipofisi.
Le vene ipofisarie sono tributarie del seno cavernoso, seno venoso della dura madre posto
alla base del cranio.
La rete venosa realizza un collegamento funzionale per via ematica tra ipotalamo e ipofisi.
Alcuni nuclei della regione infundibolare dell’ipotalamo producono fattori che stimolano o
inibiscono ciascuno dei diversi tipi cellulari dell’adenoipofisi. Tali fattori vengono rilasciati nei
capillari infundibulari e raggiungono l’adenoipofisi attraverso il circolo portale ipofisario.
Attraverso questo sistema viene regolata la produzione ipofisaria di ormoni trofici che
agiscono su:
- la tiroide (TSH)
- la corticale della ghiandola surrenale (ACTH)
- le gonadi (FSH e LH)
- la ghiandola mammaria (LTH)
- altri organi e tessuti (GH)
Il meccanismo di regolazione prevede che le ghiandole periferiche influenzano la produzione
degli ormoni ipofisari tramite un meccanismo di feedback negativo o positivo → le variazioni
della concentrazione ematica di un ormone prodotto da una ghiandola vengono registrate
dall’ipotalamo che a seconda dei casi stimola o inibisce la produzione della tropina ipofisaria
corrispondente.
Il complesso ipotalamo-ipofisi rappresenta il collegamento tra sistema nervoso ed endocrino
per la regolazione delle principali funzioni neurovegetative e neuroendocrine.

EPIFISI
L’epifisi è una piccola ghiandola annessa all’epitalamo. Ha la forma di pigna (da cui
ghiandola pineale) ovalare o conica collegata per mezzo di un peduncolo all’estremità
posteriore del diencefalo e ricoperta dalla pia madre.
E’ situata tra la commessura dell’abenula e la commessura posteriore, sovrastata dal corpo
calloso e appoggiata sui collicoli superiori.
L’epifisi è formata da un ammasso di cellule, pinealociti, frammiste a cellule di nevroglia e
suddivisa in piccoli lobuli da sottili setti provenienti dalla pia madre.
I pinealociti sono caratterizzati da un corpo rotondeggiante, con nucleo grande e citoplasma
granulare, e da lunghi processi, in contatto con i setti fibrosi e vasi sanguigni.
I pinealociti sintetizzano e secernono ormoni di due famiglie ben distinte: indolamine (derivati
dall’amminoacido triptofano come la serotonina e la melatonina) e piccole quantità di altri
peptidi.
Fra le indolamine il composto meglio conosciuto è la melatonina:
- rallentamento dell’invecchiamento e della crescita di tumori
- rafforzamento delle difese immunitarie
- ruolo modulatore su alcuni ritmi biologici (ritmo circadiano- cannuale- stagionale)
- effetto inibitorio sulla secrezione di LH e FSH e quindi indirettamente sulla funzione
dell’apparato riproduttivo: a questo corrispondono alti livelli di melanina prima della
pubertà, e una riduzione a cominciare dal periodo prepubere.
La produzione di melatonina avviene soprattutto nelle ore notturne o nella fase meno
illuminata del ciclo diurno: stimolati dalla luce, i fotorecettori retinici inviano segnali al
sistema nervoso centrale che, attraverso vie polineuroniche, raggiungono l’epifisi, dove
inibiscono il rilascio dell’ormone.

TIROIDE
La tiroide è una ghiandola endrocrina situata nella regione anteriore del collo davanti alla
laringe e ai primi anelli tracheali.
Presenta una caratteristica forma a farfalla con due lobi laterali, destro e sinistro, riuniti da
un breve cordone ghiandolare detto istmo; da quest’ultimo talora si solleva il lobo piramidale,
una piccola formazione parenchimale che si spinge verso la base della lingua.
I lobi della tiroide:
- sono ricoperti dai muscoli sternocleidomastoideo e sottoioidei;
- medialmente sono in rapporto con le cartilagini tiroide e cricoide della laringe;
- postero-lateralmente con il fascio vascolonervoso del collo (arteria carotide comune,
vena giugulare interna e nervo vago) e con i nervi laringei inferiori
Applicate alla faccia posteriore dei lobi tiroidei si trovano le ghiandole paratiroidi.
La ghiandola tiroide è irrorata da:
- le arterie tiroidee superiori, derivate dalla carotide esterna
- le arterie tiroidee inferiori, che sono rami della succlavia
Le vene sono rappresentate da:
- le vene tiroidee superiori, affluenti della vena giugulare interna
- le vene tiroidee inferiori, che vanno a sboccare direttamente nei tronchi
brachiocefalici
I vasi che irrorano la tiroide formano un ricco plesso vascolare al di sotto della capsula che
riveste la ghiandola.
La tiroide è rivestita da una sottile capsula fibrosa ricca di fibre elastiche, da cui si dipartono
setti connettivali che suddividono il parenchima in aree a forma e dimensioni differenti
impropriamente chiamate lobuli.
All’interno dei lobuli sono presenti i follicoli tiroidei. Lo stroma di sostegno su cui poggiano i
follicoli è costituito da una trama di tessuto reticolare; all’interno di essa è presente una ricca
rete vascolare che circonda ciascun follicolo, fornendo nutrimento alle cellule ghiandolari e
ricevendo la loro secrezione.
I follicoli tiroidei sono cavità chiuse contenenti un liquido denso, PAS positivo, chiamato
colloide, ricco di tireoglobulina. La parete dei follicoli è formata da un epitelio
monostratificato di altezza variabile a seconda dello stato funzionale dell’organo.
All’interno dell’organo si riconoscono due tipi di cellule epiteliali:
- cellule principali (tireociti)
- cellule parafollicolari
I tireociti costituiscono il caratteristico epitelio monostratificato di altezza variabile. Se la
ghiandola è scarsamente attiva, i follicoli appaiono di grandi dimensioni, la massa colloidale
depositata all’interno è cospicua e i tireociti sono appiattiti. Al contrario, negli stati di
iperattività funzionale le dimensioni del follicolo diminuiscono, le cellule diventano cubiche o
cilindriche mentre la massa colloidale è ridotta.
I tireociti legano all’amminoacido tirosina,utilizzato per la sintesi della tireoglobulina, una o
due molecole di iodio prelevato dal sangue, formando rispettivamente monoiodotirosina
(MIT) e diiodotirosina (DIT).
La tireoglobuina, glicoproteina precursore degli ormoni tiroidei, viene inizialmente rilasciata e
accumulata nel lume del follicolo; gli ormoni si formano per la combinazione di due molecole
di MIT o DIT.
Sotto lo stimolo dell’ormone tireostimolante (TSH) i tireociti riassorbono la tireoglobulina da
cui vengono mobilizzate, mediante processi idrolitici, le forme attive dell’ormone: la
triiodotironina (T3) e la tetraiodotironina o tiroxina (T4).
L’attività dei tireociti necessita della presenza di iodio e avviene sotto il controllo dell’ormone
ipofisario TSH che regola i processi di formazione degli ormoni tiroidei, dalla captazione
dello iodio, alla sintesi della tireoglobulina, alla sua ricaptazione e degradazione, fino
all’immissione in circolo di T3 e T4.
Le cellule parafollicolari, o cellule C, possono essere situate tra i tireociti nella parete
follicolare, ma senza affacciarsi al lume del follicolo, oppure essere riunite in piccoli gruppi
nello stroma interfollicolare.
Sono cellule voluminose, con grosso nucleo e forma irregolare, ricche di granuli
elettrondensi che le differenziano nettamente dai tireociti.
Le cellule parafollicolari sono responsabili della produzione di calcitonina, ormone che regola
il metabolismo del calcio agendo in contrapposizione all’ormone paratiroideo. La calcitonina
diminuisce la concentrazione del calcio ematico (azione ipocalcemizzante), stimolando gli
osteoblasti nella formazione di osso e inibendo gli osteoclasti che liberano calcio dal tessuto
osseo.

PARATIROIDI

Le paratiroidi sono piccole ghiandole appoggiate alla faccia posteriore dei lobi tiroidei, ma
esterne alla capsula.
Generalmente sono quattro: due superiori e due inferiori. Hanno forma ovoidale e
dimensioni variabili.
Le paratiroidi sono avvolte da una sottile capsula connettivale, continua quella della tiroide,
che invia sottili sepimenti all’interno della ghiandola.
Il parenchima è organizzato in cordoni o in nidi cellulari tra i quali sono intercalati capillari e
larghi sinusoidi. Si riconoscono due tipi di cellule:
- cellule principali
- cellule ossifile
Le cellule principali sono le più numerose e rappresentano l’unico tipo cellulare presente nei
primi di anni di vita. Assumono aspetti strutturali differenti, probabilmente in rapporto al loro
stato funzionale e si distinguono quindi in:
- cellule principali chiare: presentano un nucleo di scarse dimensioni e un citoplasma
chiaro, povero di organuli ma ricco di glicogeno. Sono considerate cellule in stato di
quiescenza
- cellule principali scure: presentano un citoplasma debolmente basofilo con numerosi
organuli intracitoplasmatici. Tali cellule sono responsabili della produzione
dell’ormone paratiroideo, o paratormone, che aumenta la concentrazione del calcio
nel circolo sanguigno ( → azione ipercalcemizzante). Esso stimola l’attività osteolitica
degli osteoclasti e quindi favorisce il passaggio dei sali minerali, presenti nell’osso,
nel torrente circolatorio.
Le cellule ossifile compaiono alla pubertà. Sono meno numerose e sono caratterizzate dalla
presenza nel citoplasma di una notevole quantità di mitocondri.
Esiste anche un terzo tipo di cellule, le cellule intermedie, che presentano caratteristiche
intermedie tra le cellule ossifile e le cellule principali.
N.B.! Il paratormone e la calcitonina agiscono sulla calcemia con azione antagonista.
Tuttavia, altri fattori influenzano il metabolismo del calcio, come:
- assorbimento a livello intestinale
- riassorbimento del calcio filtrato dai glomeruli
- vitamina D

GHIANDOLE SURRENALI
Le ghiandole surrenali sono organi pari situati ai due lati della colonna vertebrale, in intimo
rapporto con il polo superiore dei reni e contenute all’interno della loggia renale.
Ciascuna ghiandola ha forma di piramide, con una base concava in rapporto con il rene, una
faccia anteriore, una posteriore e un margine laterale spesso.
Le ghiandole sono in rapporto con il diaframma;
- quella di destra è rapporto con il fegato e la vena cava inferiore
- quella di sinistra con lo stomaco e l’aorta
La ghiandola surrenale è rivestita esternamente da una capsula di tessuto connettivo; sottili
setti penetrano all’interno del parenchima per risolversi in un fitto stroma reticolare di
sostegno.
All’osservazione macroscopica la ghiandola è suddivisa in:
- una porzione esterna o corticale
- una porzione interna o midollare
La vascolarizzazione della ghiandola surrenale è fornita da tre arterie:
- l’arteria surrenale superiore, ramo dell’aorta diaframmatica
- l’arteria surrenale media, ramo diretto dell’aorta
- l’arteria surrenale inferiore, ramo collaterale dell’arteria renale.
Da un plesso situato sulla superficie esterna dell’organo, il sangue arterioso penetra nella
ghiandola, attraversa i sinusoidi e giunge fino alla midollare, da dove è drenato all’esterno
attraverso un’unica vena.
LA CORTICALE DELLA GHIANDOLA SURRENALE
Può essere suddivisa da un punto di vista morfologico in tre porzioni facilmente identificabili
al microscopio ottico in ciascuna delle quali si osserva una particolare organizzazione dei
cordoni cellulari intorno ai capillari fenestrati:
- una esterna, immediatamente subcapsulare, o zona glomerulare
- una intermedia o zona fascicolata
- una più interna, a contatto con la midollare, o zona reticolare
Tutte le cellule della corticale della ghiandola surrenale hanno le caratteristiche tipiche delle
cellule che producono ormoni steroidei (di natura lipidica): reticolo endoplasmatico liscio
molto sviluppato, mitocondri con creste tubulari, goccioline di lipidi accumulate all’interno.
Su tutta la corticale della ghiandola surrenale agisce l’ormone ipofisario adrenocorticotropo
(ACTH), che stimola l’attività delle cellule, sebbene la sua azione ha rilevanza più diretta
sulle cellule della zona fascicolata.

La zona glomerulare è deputata alla produzione di ormoni mineralcorticoidi quali


l’aldosterone e il desossicorticosterone. Essi, sotto lo stimolo dell’angiotensina, promuovono
il riassorbimento del sodio a livello del tubulo distale del nefrone; in questo modo influenzano
la composizione elettrolitica dei liquidi corporei.

La zona fascicolata occupa circa il 75% dell’intera corticale. Essa è costituita da cellule
poliedriche che si organizzano a formare cordoni cellulari rettilinei e paralleli con direzione
radiale, e separati tra loro da capillari sanguigni con caratteristiche di sinusoidi.
La zona fascicolata produce cortisolo e corticosterone, ormoni glicocorticoidi con diverse
modalità di azione sul metabolismo dei glucidi, dei lipidi e delle proteine: stimolano il rilascio
di glucosio nel sangue attraverso la gluconeogenesi epatica e il catabolismo proteico;
facilitano la deposizione di tessuto adiposo; hanno anche azione antinfiammatoria e
stimolano la secrezione gastrica.

La zona reticolare è formata da piccole cellule disposte in cordoni grossolani e


anastomizzati. Questa zona produce ormoni androgeni (androstenedione e
deidroepiandrosterone), che hanno un effetto anabolizzante e stimolano la sintesi proteica.
Da questi ormoni derivano anche piccole quantità di testosterone nell’uomo e di estrone ed
estradiolo nella donna.

LA MIDOLLARE DELLA GHIANDOLA SURRENALE

E’ una parte della ghiandola di derivazione nervosa. Confina irregolarmente con la


soprastante zona reticolare della corticale e si compone di cellule epitelioidi, raggruppate in
tozzi cordoni, con un fine tessuto connettivo di sostegno nel quale sono contenute fibre
nervose e vasi sanguigni.
Le cellule del parenchima midollare sono denominate cellule cromaffini in quanto assumono
una colorazione bruna quando sono trattate con una soluzione acquosa di ioduro di
potassio.
La reazione cromaffine sarebbe conseguente dell’ossidazione e alla polimerizzazione delle
catecolamine contenute in tanti piccoli granuli sparsi nel citoplasma.
Nell’ambito delle cellule cromaffine sono state riscontrate due sottopopolazioni cellulari:
- una responsabile della sintesi di noradrenalina
- una deputata alla produzione di adrenalina
Questi ormoni, denominati catecolamine, esercitano effetti assai diffusi. La noradrenalina:
- induce la glicogenolisi a livello del fegato e del muscolo scheletrico, con aumento
della glicemia
- è responsabile della mobilizzazione degli acidi grassi liberi dal tessuto adiposo
- induce vasocostrizione delle arteriole periferiche con aumento della pressione
arteriosa
- promuove aumento della frequenza e della forza di contrazione cardiaca
- causa aumento della frequenza respiratoria e broncodilatazione
- è responsabile dell’aumento del consumo di ossigeno
Sotto l’azione delle catecolamine la soglia di attività della formazione reticolare dell’encefalo
viene abbassato, per cui il soggetto aumenta il proprio livello di attenzione.
Tra gli effetti indesiderati:
- aumento della sudorazione
- vasocostrizione
- dilatazione della pupilla
- erezione pilifera
- riduzione della secrezione salivare e della motilità e assorbimento intestinale

L’attività secretoria della midollare della ghiandola surrenale è controllata dal sistema
nervoso autonomo. In condizioni normali, tale attività è presente quando il soggetto svolge le
proprie normali attività, ma è pressoché nulla nel sonno o sotto anestesia.
Le cellule della midollare della ghiandola surrenale si possono considerare come neuroni
gangliari modificati, direttamente innervati da neuroni pregangliari simpatici.
La stimolazione della midollare della ghiandola surrenale è quindi veloce e permette di
rilasciare nel sangue i due ormoni in modo molto rapido.
In generale, il rilascio delle catecolamine della ghiandola surrenale è legato a condizioni di
stress in cui l’organismo si prepara a sostenere sforzi fisici intensi o in generale quando è
sottoposto a condizioni quali dolore, freddo, ipoglicemia, eccitazione emozionale.

PANCREAS ENDOCRINO
Gli isolotti pancreatici, o isole di Langerhans, costituiscono la parte endocrina del pancreas.
Sono piccole formazioni di forma rotondeggiante sparse nel contesto del tessuto esocrino
del pancreas; sono distribuite in tutto l’organo, ma presenti in maggior numero nella coda.
Le isole di Langherans appaiono come nidi cellulari, circondate da un’esile membrana
connettivale che le separa dal parenchima esocrino. Ciascun isolotto è costituito da cordoni
cellulari disposti intorno a numerosi capillari con parete finestrata.
E’ possibile riconoscere tre tipi cellulari principali, definiti alfa, beta e gamma.
Le cellule alfa hanno forma poliedrica e rappresentano all’interno del citoplasma granuli
rotondeggianti insolubili in alcol e solubili in acqua, che si colorano intensamente con
l’impregnazione argentica. Essi contengono l’ormone glucagone, che agisce sul ricambio
degli zuccheri: promuove la gliconeolisi epatica e il rilascio di glucosio dalle cellule,
aumentando di conseguenza il tasso di glucosio nel sangue (glicemia).
Più del 70% del parenchima delle isole di Langherans è costituito da cellule beta. Esse
hanno forma più irregolare e dimensioni maggiori rispetto alle cellule alfa. Il citoplasma è
ricco di granuli che contengono cristalli elettrondensi solubili in alcol e colorabili con la
colorazione tricromica dell’aldeide fucsina. Questi cristalli rappresentano la formula di
accumulo dell’ormone insulina, prodotto e secreto dalle cellule beta. L’insulina agisce in
antagonismo con il glucagone: abbassa la glicemia promuovendo l’ingresso del glucosio
nelle cellule, la sintesi di glicogeno nel fegato e nei muscoli.
La carenza di insulina dovuta a distruzione delle cellule beta, o a insufficienza della loro
funzione, è alla base del diabete mellito.

Le cellule gamma presentano granulazioni citoplasmatiche fini e diffuse che contengono


l’ormone somatostatina: inibisce la sintesi del GH e interviene anche nella regolazione della
secrezione della secrezione di glucagone e insulina.

TIMO
Il timo può essere anche considerato un organo endocrino con funzione prevalentemente
paracrina. Le cellule epiteliali del timo producono fattori trofici che promuovono lo sviluppo e
la maturazione dei linfociti: la timosina, la timopoietina e il fattore timico umorale, che
possono agire localmente o che, immessi nel sangue, potenziano l’efficacia del sistema
immunitario.

OVAIO
Le ovaie, gonadi femminili, presentano funzioni gametogeniche ed endocrine.
Il tessuto stromale che all’interno dell’ovaio circoscrive il follicolo si rimodella formando dei
caratteristici involucri ai follicoli in via di maturazione: le teche. Le guaine tecali si
differenziano in strati ben distinti: la teca interna e la teca esterna.
La teca interna ha significato endocrino ed è ricca di capillari. Le cellule della teca
producono ormoni estrogeni e formano complessivamente la ghiandola interstiziale
dell’ovaio.
La teca esterna è costituita da cellule connettivali prive di attività secernente, ma che
delimitano il follicolo dal parenchima circostante.
L’attività endrocrcina

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