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Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

La biologia
delle emozioni

Dalle leggi di Hamer


alla Medicina Biologica Emozionale®
PRESSO LE EDIZIONI AMRITA:

nella collana BEN-ESSERE:


- ASCOLTA E… MANGIA. STOP AL CONTROLLO, di Lise Bourbeau
- 7 DOMANDE PER GUARIRE, del dott. Philippe Dransart
- L’INCONSCIO PER AMICO: ciò in cui credi può accadere, di A. Origgi
- DERMORIFLESSOLOGIA: dialogare con l’inconscio attraverso la pelle, di S.
Fumagalli e F. Gandini
- DECODIFICA BIOLOGICA DELLE MALATTIE: manuale pratico delle corrisponden-
ze fra gli organi e le emozioni di Christian Flèche
- DIMAGRIRE PROGRAMMANDO L’INCONSCIO, neuropsicologia e obesità, di
Maurice Larocque
- LA SINDROME DEL GEMELLO SCOMPARSO, di Alfred R. & B. Austermann
- SONO DIO CASPITA! ... E LO SEI ANCHE TU, di Lise Bourbeau
- la PUNTA DELL’ICEBERG, del dott. Philippe Dransart
- HO UN CORPO PER GUARIRMI, decifrare biologicamente le malattie di Christian
Flèche
- VISOTONIC®, auto-lifting muscolare del viso, di Loredana De Michelis
- DI VITA IN VITA, un approccio terapeutico alla reincarnazione di Andy Tomlinson
- AMORE: IL POTERE DELL’ACCETTAZIONE, di Lise Bourbeau
- ASCOLTA IL TUO CUORE, di Lise Bourbeau
- la malattia cerca di guarirmi, del dott. Philippe Dransart
- TRASFORMARE LA RABBIA, del dott. Les Carter
- INTELLIGENZA EMOTIVA E RESPIRO, di Alessandro D’Orlando
- Dimmi come sei nato e ti dirò chi sei, di Robyn Fernance
- QUELLO CHE I DENTI RACCONTANO DI TE, della dott.ssa Michèle Caffin
- GUARIRE A SUON DI MUSICA, musicoterapia per bambini e adolescenti, di Guylaine
Vaillancourt

Riceverete gratuitamente il nostro catalogo ed


i successivi aggiornamenti richiedendolo a:
Edizioni AMRITA - Casella postale 1 - 10094 Giaveno (To)
telefono (011) 9363018 - fax (011) 9363114
e-mail: ciao@amrita-edizioni.com
Oppure visitando il nostro sito web:
http://www.amrita-edizioni.com

© 2011 Edizioni Amrita, Torino.

I Edizione digitale: novembre 2013. ISBN: 978-88-96865-42-2.

Tutti i diritti riservati. Ogni riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo, deve
essere preventivamente autorizzata dall’Editore.
ai nostri lettori

I libri che pubblichiamo sono il nostro contributo ad un


mondo che sta emergendo, basato sulla cooperazione piuttosto
che sulla competitività, sull’affermazione dello spirito umano
piuttosto che sul dubbio del proprio valore, e sulla certezza che
esiste una connessione fra tutti gli individui. Il nostro fine è di
toccare quante più vite è possibile con un messaggio di speranza
in un mondo migliore.
Dietro a questi libri ci sono ore ed ore di lavoro, di ricerca, di
cure: dalla scelta di cosa pubblicare — operata dai comitati di
lettura — alla traduzione meticolosa, alle ricerche spesso lunghe
e coinvolgenti della redazione.
Desideriamo che i lettori ne siano consapevoli, perché pos-
sano assaporare, oltre al contenuto del libro, anche l’amore e la
dedizione offerti per la sua realizzazione.
Gli editori
indice

Introduzione ........................................................................... 1

PARTE PRIMA - Nozioni preliminari di biologia ................ 5

Cap. 1 - La cellula................................................................. 7


Cap. 2 - Il neurone................................................................ 15
Cap. 3 - Il cervello................................................................ 21
Nozioni di anatomia ed embriologia del sistema
  nervoso centrale.................................................. 21

PARTE SECONDA - Le cinque leggi biologiche di Hamer ... 27

Cap. 1 - Prima legge biologica: la legge ferrea del cancro... 29


Il conflitto biologico............................................... 32
  Da un’esperienza vissuta.................................... 33
Cap. 2 - Le emozioni............................................................ 37
Cap. 3 - La via neuronale...................................................... 47
Cap. 4 - I segnali che modificano la risposta dei geni.......... 55
Cap. 5 - Lo stress.................................................................. 61
Cap. 6 - Seconda legge biologica.......................................... 65
Da un’esperienza vissuta........................................ 73
Cap. 7 - TAC di amigdala e ippocampo: nuovi orizzonti
  diagnostici e terapeutici...................................... 77
Cap. 8 - Terza legge biologica............................................... 81
Tabella organi e sintomi.......................................... 85
Per comprendere la terza legge biologica................ 112
 Endoderma.......................................................... 112
  Mesoderma antico.............................................. 116
  Mesoderma moderno o recente.......................... 118
 Ectoderma........................................................... 120
Cap. 9 - Interazioni tra sistema immunitario e nervoso........ 125
Cap. 10 - Quarta legge biologica............................................ 129
La simbiosi.............................................................. 130
I microbi e l’essere umano...................................... 131
Cap. 11 - Quinta legge biologica............................................. 137
Da un’esperienza vissuta (il racconto di un padre
 medico)............................................................... 139

PARTE TERZA - La Medicina Biologica Emozionale® ...... 143

Cap. 1 - Princìpi del Codice Biologico Emozionale®


  e dell’Attivazione Biologica Emozionale®.......... 145
Cap. 2 - La biologia del comportamento............................... 149
Conoscere il meccanismo ...................................... 153
Le potenzialità........................................................ 154
Cap. 3 - I bisogni.................................................................. 157
Cap. 4 - La modalità di reazione biologica emozionale
  agli eventi............................................................ 161
La costruzione del Sé biologico.............................. 162
Tappe evolutive e bisogni biologici......................... 167
Cap. 5 - Il Codice Biologico Emozionale®.......................... 171
Cap. 6 - L’Attivazione Biologica Emozionale®.................... 179
Prima parte.............................................................. 183
Seconda parte.......................................................... 184
Terza parte............................................................... 185

Conclusioni ............................................................................. 187


Ringraziamenti ....................................................................... 189
Bibliografia ............................................................................ 191
Gli autori ................................................................................ 201
Non tutte le prigioni hanno le sbarre:
ve ne sono molte altre meno evidenti da cui è difficile evadere,
perché non sappiamo di esserne prigionieri.

Sono le prigioni dei nostri automatismi culturali


che castrano l’immaginazione, fonte di creatività.

Henri Laborit
introduzione

I momenti che precedono un seminario sulla Nuova Medi­


cina Germanica® sono sempre molto intensi. Ogni incontro
assume l’aspetto di un piccolo viaggio fatto insieme a nuovi
compagni con i quali condividere le grandi scoperte del Dottor
Ryke Geerd Hamer. È il momento in cui si ritrovano gli amici
che hanno già condiviso altri incontri, ma anche un’occasione
per incontrare nuove persone e nuovi professionisti, con cui
confrontarsi sui principi delle leggi biologiche.
Diversi anni fa, mentre mi stavo preparando per iniziare un
nuovo seminario, notai tra i partecipanti un signore seduto in
fondo alla sala, che, con aria serena e appassionata, parlava con
Fabrizio Camilletti.
Non tardai molto a conoscerlo, in quanto Fabrizio, correla­
tore nel seminario, volle assolutamente presentarmelo prima di
iniziare i lavori.
Sapere che quel signore non solo era interessato, curioso e
appassionato di Nuova Medicina Germanica, ma era anche un
medico, suscitò in me un particolare interesse.
Fu così che conobbi il dottor Vito Amelio.
Nel tempo che precedette il mio intervento, tutti e tre inco-
minciammo a parlare brevemente delle nostre esperienze di
lavoro. Al termine del seminario, ci ritrovammo per riprendere
il nostro colloquio, interrogandoci a vicenda sulle nostre espe-
rienze da terapeuti di medicina allopatica e di scienze olistiche.
Arrivammo così all’unisono alle stesse conclusioni: nell’uni-
verso doveva esistere un’armonia indispensabile affinché tutte
le cose si svolgessero secondo una logica ben precisa, che forse
potevamo tentare di comprendere.
Continuando a parlare, venne a galla che ognuno di noi,
2 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

fin dagli anni Ottanta, aveva intrapreso degli studi per cer-
care di capire quali fossero le leggi che regolano l’agire degli
esseri viventi, in quel meraviglioso intrico che molti chiamano
sopravvivenza. Ci chiedemmo, allora, se potesse esistere un
qualche meccanismo, energia, o altro, che nella biologia legas-
se tra loro le più differenti forme di vita e le rendesse dipen-
denti le une dalle altre.
Nacque così una collaborazione, di quelle che crescono len-
tamente, nel rispetto reciproco, e che portano frutto nel tempo.
Nonostante la distanza che tuttora separa i nostri luoghi di
vita e di lavoro, decidemmo di allargare i nostri orizzonti stu-
diando insieme. Abbiamo avuto modo così di confrontare le
nostre esperienze professionali, potendo esprimere liberamente
le nostre riflessioni e intuizioni.
Con lo scetticismo costruttivo che caratterizza ogni terapeuta
abbiamo iniziato a scandagliare le scoperte compiute dal dottor
Ryke Geerd Hamer. Constatando in ogni momento della nostra
vita professionale la veridicità delle leggi da lui codificate,
abbiamo deciso di dimostrarne la correttezza attraverso gli studi
della medicina accademica.
Ci siamo così cimentati nella ricerca di prove che potesse-
ro avvalorare le scoperte di colui che sempre più appariva ai
nostri occhi come un pioniere di una nuova interpretazione della
malattia e dei sintomi.
Strada facendo, sempre continuando a confrontarci, sono
nate in noi una serie di intuizioni, che abbiamo sviluppato
fino a creare quello che oggi è il nostro personale metodo di
indagine diagnostico, che abbiamo chiamato Codice Biologico
Emozionale®, e che verrà descritto nella terza parte del libro.
In questo libro illustreremo in modo semplice e comprensibi-
le le cinque leggi della Nuova Medicina Germanica, descrivere-
mo il misterioso mondo racchiuso in una cellula, esporremo le
basi della decodifica delle malattie, per comprenderne il signifi-
cato biologico ed evolutivo.
Entreremo insieme nel mondo delle emozioni per scoprire
come queste influiscono sui geni, come alcune emozioni possa-
no farci ammalare e come poter attivare i geni guaritori.
Spiegheremo come il sistema psichico, nervoso, endocrino e
immunitario interagiscano tra di loro e come, grazie alla cono-
La biologia delle emozioni 3

scenza delle leggi biologiche della natura, sia possibile scovare


con precisione l’origine di una nostra malattia, come prenderne
coscienza e come uscire dalla spirale della paura.
Descriveremo il metodo da noi elaborato per comprende-
re e modificare lo stato emozionale, metodo che è alla base
delle diverse patologie e che abbiamo chiamato Attivazione
Biologica Emozionale®.
Questo metodo è in grado di integrarsi con tutti i metodi di
cura tradizionali, in quanto funge da supporto agli altri sistemi
di guarigione e può essere usato sia come mezzo di crescita
personale per chi intende fare un passo avanti nella conoscenza
di se stesso, sia per accompagnare il paziente sulla strada della
guarigione.
Tutto ciò, a nostro parere, apre le porte ad un nuovo campo
della medicina, che abbiamo deciso di chiamare Medicina Bio­
lo­gica Emozionale®.
In fondo al libro, nella bibliografia, troverete alcuni testi da cui
abbiamo tratto spunti, citazioni o insegnamenti: in questo modo
ognuno potrà approfondire l’argomento che più l’incuriosisce.

Daniela Carini
parte prima

Nozioni preliminari di biologia

Ci sembra indispensabile, prima di entrare nel cuore della


nostra trattazione, riprendere per i nostri lettori alcune basi-
lari nozioni di anatomia e fisiologia, che saranno utili anche
ai non specialisti per meglio comprendere quanto seguirà.
Naturalmente nulla vi impedisce di passare direttamente alla
Parte seconda se vi sentite già sufficientemente ferrati, ma in
ogni caso potrete sempre tornare a queste pagine per recuperare
eventuali nozioni che dovessero sfuggirvi.
capitolo 1
La cellula

La scienza è conoscenza organizzata,


la saggezza è vita organizzata.
Immanuel Kant

Stiamo per entrare nel mondo della cellula, che rispecchia in


sé la complessità dell’organismo di cui fa parte.
La cellula è la base elementare della nostra biologia.
Noi stessi, pur sembrando entità a sé stanti, siamo in realtà
composti da centinaia di miliardi di cellule, vere e proprie colo-
nie organizzate i cui componenti hanno saputo dividersi i com-
piti per il miglior funzionamento dell’intero sistema.
Da miliardi di anni, le cellule hanno mantenuto, più o
meno, le stesse caratteristiche strutturali. All’esterno pre-
sentano una membrana che avvolge e protegge il citoplasma
in cui sono immersi diversi organuli. Questa membrana è
composta principalmente da sostanze lipidiche (grassi) e da
sostanze proteiche, che fungono da porte di connessione tra
l’interno e l’esterno. Possiamo rappresentare la membrana
come le mura di cinta di una città che possiede molte porte
di accesso e di uscita, tramite le quali entrano ed escono
sostanze che trasportano informazioni e quant’altro è neces-
sario alla cellula per continuare a vivere.
8 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

Figura 1: membrana cellulare, formata da un doppio strato di fosfolipidi, con, inter-


calate tra i due strati, delle strutture proteiche che fungono da canali di entrata e di
uscita della cellula. Agganciati alla superficie esterna della membrana si notano dei
recettori.

lisosoma microtubuli
mitocondro

membrana nucleo
nucleare

citoplasma

vacuolo

nucleolo

membrana reticolo
cellulare endoplasmatico

apparato vescicola
del golgi

Figura 2: interno di una cellula.


La biologia delle emozioni 9

Figura 3: duplicazione del DNA.

vescicola del reticolo


endoplasmatico
zona di ricezione
dell’apparato del golgi

formazione nuova
vescicola

lato di “spedizione”
dell’apparato del golgi
membrana plasmatica
Figura 4: apparato del Golgi.
10 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

membrana interna

cresta

membrana
esterna

matrice

Figura 5: mitocondrio.

nucleo

poro nucleare
reticolo
endoplasmatico

ribosoma

proteine

reticolo
endoplasmatico
vescicola di
liscio trasporto
Figura 6: reticolo endoplasmatico e ribosomi.
La biologia delle emozioni 11

microtubuli
dell’aster

centrosoma

centriolo

microtubuli
polari

microtubuli
del cinetocore
cinetocore

Figura 7: fuso mitotico formato da microtubuli.

Figura 8: microtubuli intracellulari.


12 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

Nello spazio circondato dalla membrana, chiamato citopla-


sma, sono contenute diverse strutture. Innanzitutto il nucleo,
che contiene i cromosomi (DNA), in cui si trovano sia le infor-
mazioni necessarie alla costruzione di tutti i componenti di una
cellula sia quelle da trasmettere alle cellule figlie.
Piccoli organuli sono i ribosomi e il reticolo endoplasmatico,
che rappresentano una sorta di fabbrica di assemblaggio e pro-
duzione di molecole proteiche e acidi grassi, da inviare ad altre
strutture interne o esterne.
Altra struttura fondamentale che troviamo nella cellula è il
mitocondrio, che da solo meriterebbe interi capitoli. Riassumendo,
possiamo dire che il mitocondrio ha la specifica funzione di far
fruttare al massimo la resa energetica di ogni singola molecola di
glucosio che viene utilizzata. La cellula, infatti, in condizioni nor-
mali è in grado di produrre solo 2 molecole di ATP (molecola
carica di energia) da una molecola di zucchero, ma, con l’ausilio
del mitocondrio, dalla stessa molecola di zucchero trarrà ben 38
molecole di ATP. Il vantaggio biologico è strepitoso: tantissima
energia prodotta da pochissimo cibo. È come se avessimo instal-
lato sulla nostra automobile un motore particolare che permette
di ottenere da una medesima quantità di benzina una resa ener-
getica quasi 20 volte maggiore del normale; come se la nostra
auto, invece di percorrere 20 km, ne percorresse 380 sfruttando
la stessa quantità di carburante.
È noto che il mitocondrio ha iniziato ad esistere all’interno
delle nostre cellule milioni di anni fa, e si ritiene che la cellula
lo abbia incorporato per aumentare la propria capacità energeti-
ca e respiratoria. Tutto è iniziato con una simbiosi (unione) tra
una cellula e un batterio che possedeva una caratteristica parti-
colare: era capace di respirare ossigeno.
L’apparato del Golgi, altro organulo cellulare, è necessario
per la sintesi delle glico-proteine e dei lisosomi. Le glico-
proteine, formate dall’unione di zuccheri e aminoacidi proteici,
servono sia da messaggeri informazionali che come materiale di
base per costruire e sostituire le varie strutture che compongono
la cellula. I lisosomi, invece, sono come delle vescichette, sparse
nel citoplasma, che contengono enzimi, ossia sostanze cataliz-
zatrici, la cui funzione è quella di accelerare e favorire reazioni
chimiche di diversa natura.
La biologia delle emozioni 13

Altre piccole strutture sono i centrioli e i microtubuli, che


svolgono diverse funzioni indispensabili alla cellula. Ad esem-
pio, essi intervengono nella mitosi, in cui avviene la duplicazio-
ne del DNA cellulare, che è poi donato alle due cellule figlie che
ne derivano.

Figura 9: cellula con all’interno i microtubuli che formano il citoscheletro.

Un’altra funzione dei microtubuli è la capacità di creare


un’impalcatura di sostegno alla cellula, affinché questa possa
mantenere una forma adeguata alle sue funzioni. Da studi
recenti sembra che i microtubuli svolgano un ruolo importante
anche nella comunicazione, tramite l’invio di messaggi elettro-
magnetici, che si propagano quasi alla velocità della luce, e che
servono a mettere in relazione istantanea la cellula con ogni
14 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

parte di se stessa e con ogni altra cellula limitrofa o distante


dello stesso organismo di cui fa parte.
Potremmo concludere che ogni cellula è in se un piccolo
organismo completo. Ha un proprio apparato digerente, un siste-
ma riproduttivo, un sistema respiratorio, un sistema endocrino,
un sistema di protezione e di verifica.
Le cellule hanno imparato a unirsi ad altre cellule e a for-
mare delle colonie, che, successivamente, si sono organizzate
in organismi complessi, aumentando così le loro singole poten-
zialità. In questo modo, gruppi di esse si sono specializzate in
particolari funzioni, ad esempio la respirazione, la digestione,
eccetera, formando organi con specifiche funzioni (polmoni,
intestino, fegato…). Tale potenziamento e specializzazione si
ripercuote direttamente sull’effettiva capacità di sopravvivenza
della singola cellula e dell’intero organismo di cui essa fa parte.
Ogni singola cellula, unita a tante altre, potenzia di fatto la
propria capacità di sopravvivenza dando la possibilità all’organi-
smo di racchiudere in sé la vita.
capitolo 2
Il neurone

I nostri pensieri danno forma a ciò che noi


supponiamo sia la realtà.
Isabel Allende

Una cellula particolare ed affascinante per le sue caratte-


ristiche è il neurone, l’unità funzionale del sistema nervoso, la
cui specializzazione è quella di trasmettere le informazioni dal
sistema nervoso centrale alla periferia e viceversa.
dendriti

nucleo

corpo
cellulare
assone

guaina
mielinica

nodo di
ranvier

assone
terminale
Figura 10: neurone.
16 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

È simile a qualunque altra cellula che contenga un nucleo e il


citoplasma, ma è capace di formare delle reti di comunicazione
e di trasferimento di informazioni con altri neuroni.
Dal corpo del neurone originano diverse diramazioni, i den-
driti, che hanno la stessa forma dei rami di un albero e hanno la
capacità di ricevere informazioni da altri neuroni.
Sempre dal corpo del neurone parte un altro prolungamento
detto “assone”, che spesso può raggiungere una lunghezza note-
vole (circa 120 cm) e che serve a trasferire informazioni alle
altre cellule nervose, mettendosi in comunicazione con i dendriti
di queste.
Tutti i collegamenti tra le cellule nervose vengono chiamati
sinapsi.

assone
vascicola sinaptica

sinapsi

neuro
trasmettitori

dendriti

recettori

Figura 11: giunzione sinaptica tra due cellule nervose.

Si è calcolato che il numero dei neuroni presenti nel cervello


è superiore ai 10 miliardi di unità e che ogni neurone può stabi-
lire con altri un numero di sinapsi che varia da 50 a 10.000.
Il messaggio che un neurone invia ad altri neuroni o ad
altre strutture a cui esso è collegato è di natura elettrochimica.
Infatti, la depolarizzazione della sua membrana genera una
La biologia delle emozioni 17

carica elettrica, che determina la repentina fuoriuscita dalla


membrana stessa di sostanze chimiche dette neurotrasmettitori e
neuropeptidi, le quali contengono e trasportano l’informazione.
Queste sostanze chimiche si incastrano, come una chiave in una
serratura, con delle strutture, chiamate recettori, presenti sulla
superficie della cellula nervosa ricevente. In questo modo il
messaggio da chimico viene trasformato in elettrico e trasferito
all’interno del citoplasma di un’altra cellula nervosa.
Esistono diversi tipi di neurotrasmettitori e tra i principali
ricordiamo: il GABA, il glutammato, l’acetilcolina, la dopami-
na, la serotonina, la melatonina e varie endorfine che possono
stimolare, inibire o modificare l’attività funzionale e metabolica
della cellula su cui agiscono.
Un’altra forma di trasmissione interneuronale è costituita
dalla circolazione del liquido cefalorachidiano, che permea il
cervello e il midollo spinale.
Il liquido cefalorachidiano è prodotto dai plessi corioidei,
formati da un groviglio di capillari presenti in alcune cavità
cerebrali dette ventricoli, ed è costituito da un ultrafiltrato ema-
tico che raggiunge ogni angolo del cervello e del midollo spina-
le. Tramite esso arrivano alle cellule nervose messaggi chimici,
vitamine, ormoni, acidi grassi e neurotrasmettitori, prodotti da
altri tessuti o organi del nostro corpo, situati anche a notevole
distanza da questi.
Sappiamo che si sta indagando anche su un’altra forma di
comunicazione, di probabile natura elettromagnetica molto più
veloce delle altre. Il sospetto della sua esistenza è sorto osser-
vando che un’informazione percepita tramite i nostri organi di
senso viene elaborata e trasformata quasi istantaneamente in
una reazione, quale ad esempio l’attivazione di alcuni muscoli.
Questo ci viene convalidato anche dalla fisica quantistica.
Dai nostri studi abbiamo notato delle similitudini tra le ricerche
di alcuni scienziati che si occupano di fisica quantistica e di altri
che lavorano sui sistemi organici di comunicazione intercellu-
lare. In entrambi i casi si è giunti alle stesse conclusioni: molto
spesso il segnale che attiva le funzioni cellulari è così veloce
da innescare una reazione analoga in cellule dislocate anche in
punti molto distanti dell’organismo.
In questo meccanismo la fanno da protagonisti i “micro-
18 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

tubuli”. Questi contengono strutture di natura proteica, che


svolgono la funzione di ancoraggio tra gli elementi all’interno
della cellula e tra la cellula e il connettivo esterno ad essa,
connettivo che a sua volta è formato da fasci di fibre di col-
lagene. Ogni microtubulo è formato da migliaia di subunità
proteiche chiamate alfa e beta tubulina, che intervengono in
diverse funzioni cellulari: trasporto di materiale all’interno
della cellula, divisione cromosomica, movimento di organelli
come le ciglia, comunicazione fra il nucleo e l’interno della
cellula, crescita di collegamenti fra i neuroni.
Essendo i microtubuli e i fasci di fibre di collagene costituiti
dalle stesse strutture proteiche, ed essendo essi in contatto tra
di loro, si comportano nell’insieme come un semiconduttore di
natura cristallina.
Si precisa che le fibre del tessuto connettivo, come pure i
microtubuli, sono organizzati in fasci assolutamente regolari.
Secondo la fisica, un fascio regolare di molecole, sia esso in
forma solida o liquida, è chiamato cristallo. Quindi questi fasci
di collagene si presentano sotto forma di una struttura cristal-
lina, e perciò si comportano da semiconduttori, cioè sono in
grado di condurre energia, come avviene in un cristallo, e di tra-
sportare informazioni ad altissima velocità in modo istantaneo.
Un’ulteriore funzione ipotizzata nei microtubuli è che que-
sti posseggano proprietà ottiche, elettriche e quantistiche che
potrebbero darci una spiegazione dei fenomeni di comunicazio-
ne interna e intercellulare, soprattutto neuronale, e quindi delle
nostre funzioni superiori e cognitive.
Hamerof1 afferma che la cellula ha bisogno di un sistema
nervoso e che il citoscheletro costituito dai microtubuli realizzi
appunto la rete neuronale cellulare.
Un’altra proprietà di questa sostanza cristallina è che, se com-
pressa, genera elettricità, quindi si comporta come una sostanza

1  Stuart Hamerof, direttore del centro per gli studi di consapevolezza all’U-
niversità Medica di Tucson, in Arizona. Secondo le sue ricerche e quelle di
Roger Penrose riguardo alla fisica quantistica (cfr. bibliografia), la natura
della coscienza non è relegata in una sola area cerebrale, ma è un fenomeno
che coinvolge l’organismo nel suo insieme. La struttura di collegamento e di
informazione istantanea tra le varie parti che compongono l’organismo è rap-
presentata dai microtubuli.
La biologia delle emozioni 19

piezoelettrica, cioè capace di produrre elettricità se strofinata.


In conclusione, i microtubuli del sistema di sostegno, insieme
alle strutture del connettivo, vibrano contemporaneamente, un
po’ come corde di chitarra che, entrando in risonanza con una
nota, generano degli armonici. Inoltre, essi fungono da sistemi
di amplificazione dei segnali elettromagnetici e sono in grado
di ritrasmettere il segnale ricevuto, propagandone gli effetti. Ad
esempio, se un segnale specifico fa vibrare un microtubulo, que-
sti trasmette la sua vibrazione a tutti i microtubuli della stessa
cellula e a quelli di tutto l’organismo. In questo modo la vibra-
zione, come pure la reazione che essa innesca, viene amplificata
e ritrasmessa.
Così gli effetti derivanti dalla vibrazione di un microtubulo si
manifestano contemporaneamente in tutte le cellule dell’organismo.
Ciò che avviene nel microcosmo, si evidenzia istantanea-
mente nel macrocosmo: la fisica quantistica e la teoria degli
ologrammi ce ne danno la prova.
capitolo 3
Il cervello

Non dar retta ai tuoi occhi, e non credere a quello che vedi.
Gli occhi vedono solo ciò che è limitato. Guarda col tuo
intelletto, e scopri quello che conosci già;
allora imparerai come si vola.
Richard Bach

Nozioni di anatomia ed embriologia


del sistema nervoso centrale
Prima di addentrarci nella spiegazione delle cinque leggi bio-
logiche, è necessario acquisire alcune nozioni di anatomia del
sistema nervoso centrale.
Per alcuni potrebbe risultare un po’ difficoltoso seguire
alcuni passaggi, ma vi suggeriamo di considerare queste pagine
come un piccolo manuale: potrete sempre, proseguendo nella
lettura del libro, tornare qui a rinfrescarvi la memoria su questo
o quel concetto; non è necessario memorizzare tutto. E se alcu-
ne delle nozioni che esporremo fra poco vi sembreranno ostiche,
è molto probabile che man mano che proseguirete nella lettura
del testo le informazioni anatomiche ed embriologiche qui citate
vi appariranno più chiare.
Il sistema nervoso si origina come un semplice disco epite-
liale che si avvolge su se stesso formando un tubo, il quale, dopo
essersi piegato, assottigliato e ispessito, dà origine al cervello.
22 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

lobo frontale
lobo parietale

lobo occipitale

sistema corpo
limbico calloso

tronco
cervelletto encefalico

Figura 12: lobi cerebrali visti dalla faccia mediale dell’emisfero cerebrale.
La maggior parte dei neuroni (le unità funzionali del sistema
nervoso) sono già presenti alla nascita e man mano che il cervel-
lo continua a crescere, nel corso del suo sviluppo postnatale, il
numero e la complessità delle connessioni tra di essi si accresce.

area motoria area premotoria


area somato-sensitiva circonvoluzione
del cingolo

area visiva area prefrontale

talamo

corpo calloso
ipotalamo fornice
corteccia orbitale
mesencefalo
nuclei ipotalamici
corpo mammillare
cervelletto amigdala

midollo ippocampo
bulbo
ponte
nervo vago

Figura 13: aree cerebrali viste dalla faccia mediale dell’emisfero cerebrale.
La biologia delle emozioni 23

Osservando la figura, si vede che il midollo spinale, nella


scatola cranica, si allarga formando il bulbo, il quale espanden-
dosi forma il ponte e poi il mesencefalo. Bulbo, ponte e mesen-
cefalo formano il tronco encefalico; dietro di essi vi è il cervel-
letto, formato da due emisferi.
Sopra il tronco encefalico, tra i due emisferi del cervello, al
centro di questi, è posizionato il diencefalo, formato dal talamo
e dall’ipotalamo. Appare inoltre l’area limbica, formata dall’a-
migdala, dall’ippocampo e dal giro del cingolo.
Sprofondati nella sostanza bianca degli emisferi cerebrali vi
sono i nuclei o gangli della base; infine, sopra e attorno la sostan-
za bianca, vi è la sostanza grigia, detta anche corteccia cerebrale.
Dal cervello (precisamente dal tronco cerebrale) fuoriesco-
no direttamente i dodici nervi cranici, che inviano e ricevono
segnali direttamente dai vari distretti corporei senza passare per
il midollo spinale.
Diamo ora uno sguardo alla funzione delle suddette strutture
cerebrali descritte nella figura 13.
Il tronco encefalico (composto dal bulbo, ponte e mesence-
falo), che funge da collegamento tra cervello e midollo spina-
le, è l’area più antica del cervello, cioè quella che nella storia
evolutiva ha preso forma per prima, ed è chiamata rettiliana
perché costituisce la maggior parte della materia cerebrale di
rettili e lucertole.
Dopo di esso si svilupparono tutte le altre aree cerebrali: il
cervelletto, il sistema limbico, la sostanza bianca e la corteccia
cerebrale.
Nel tronco encefalico, o cerebrale, sono localizzati i centri
che controllano le funzioni vitali come la respirazione, l’attività
intestinale, urinaria, cardiaca, il sonno e la veglia.
Il cervelletto controlla la percezione inconscia del movi-
mento e dell’orientamento spaziale, l’equilibrio, l’esecuzione
del movimento, la coordinazione di questi, la memorizzazione
e l’immagazzinamento di una determinata abilità motoria. È
in grado di controllare molte funzioni senza l’intervento della
nostra coscienza. Esso contiene più di 50 miliardi di neuroni e
in media ogni suo neurone presenta dai 100.000 al milione di
connessioni sinaptiche con altri neuroni. Infatti più della metà
delle cellule nervose cerebrali sono contenute nel cervelletto.
24 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

Il sistema limbico è formato dal talamo, dall’ipotalamo,


dall’ipofisi, dalla ghiandola pineale, dall’ippocampo, dall’a-
migdala, dai gangli della base. Le funzioni del sistema limbico
sono: il controllo e il mantenimento automatico della pressione
sanguigna, della temperatura corporea, dei livelli di zucchero
nel sangue, della digestione, del controllo dei livelli ormonali.
Controlla inoltre il nostro metabolismo, la crescita, l’istinto ses-
suale per la riproduzione e regola tutte le risposte dell’organismo
in caso esso debba lottare o fuggire per la sopravvivenza.
Il talamo è costituito da due formazioni bilaterali che metto-
no in collegamento il mondo esterno con i centri cerebrali. Ad
esso arrivano le informazioni che provengono da tutte le zone
del corpo, le quali vengono poi convogliate a diverse e specifi-
che aree della corteccia cerebrale, del tronco cerebrale e ad altre
strutture nervose.
Nella corteccia cerebrale gli stimoli vengono rielaborati e rin-
viati al talamo, da cui poi raggiungono tutti gli organi e tessuti.
La regione sotto il talamo, chiamata ipotalamo, controlla
il senso di sazietà e di fame, l’equilibrio elettrolitico dei liqui-
di corporei, la veglia, il sonno, il sistema endocrino e quello
immunologico, la temperatura corporea, il metabolismo ener-
getico e le emozioni. In esso vengono generati i neuropeptidi,
messaggeri chimici che regolano le diverse funzioni organiche.
L’ipofisi controlla e dirige la secrezione ormonale da parte
delle diverse ghiandole endocrine del corpo, come tiroide, para-
tiroidi, ghiandole surrenali, testicoli e ovaie.
La ghiandola pineale regola il ciclo del sonno/veglia trami-
te la produzione di due neurotrasmettitori, la melatonina e la
serotonina. La melatonina induce il corpo, nelle ore notturne,
ad addormentarsi per rigenerare le proprie energie, e predispone
il cervello a sognare. La serotonina stimola il cervello ad essere
sveglio e lucido nelle ore diurne.
L’ippocampo (uno per ogni emisfero cerebrale) è la regione
preposta alla formazione dei ricordi a lungo termine. Questi
ricordi vengono archiviati in diverse aree della corteccia cere-
brale. Questo tipo di memoria è chiamata associativa, perché il
ricordo viene associato ad un evento, a persone, ad un luogo, ad
un tempo. Si crea così un’esperienza che in futuro potrà essere
utile alla sopravvivenza dell’individuo.
La biologia delle emozioni 25

Nei tessuti ippocampali si formano di continuo nuove cellule


neuronali, essenziali alla formazione di quei circuiti nervosi
indispensabili per incamerare nuovi ricordi.
L’amigdala (una per ciascun emisfero cerebrale) costituisce
il collegamento tra il talamo, le aree corticali, l’ippocampo e
l’ipotalamo. Inoltre, è essenziale per la memoria emotiva e con-
tribuisce alla gestione delle emozioni. Essa, con altre strutture
nervose, determina l’associazione delle emozioni ai ricordi a
lungo termine. Da studi recenti risulta che l’amigdala codifica le
emozioni come paura, rabbia, tristezza, gioia, nei ricordi a lungo
termine. Sembra inoltre che risponda alle espressioni facciali
delle emozioni: è dunque la struttura che risponde ai segnali non
verbali espressi dal viso.
I gangli o nuclei della base servono a coordinare i pensieri
e le sensazioni con le azioni fisiche. I gangli della base con il
cervelletto coordinano i movimenti automatici del corpo, come
pedalare, mantenersi in equilibrio sulla bicicletta, ecc.
La sostanza grigia, o corteccia cerebrale, è la parte più
superficiale dei due emisferi cerebrali ed è formata da sei diver-
si strati di neuroni. Misura dai 3 ai 5 millimetri e ricopre nella
loro totalità i due emisferi.

I° strato

II° e III° strato

IV° strato

V° strato

VI° strato

sostanza bianca

Figura 14: strati neuronali della corteccia. I numeri romani indicano i vari strati
dall’esterno fino all’interno della sostanza bianca.
26 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

Questi neuroni sono i centri di elaborazione e di rispo-


sta alle informazioni provenienti da ogni parte del corpo. In
ogni emisfero cerebrale distinguiamo una parte frontale, una
parietale, una occipitale, una temporale. Tutte queste zone,
dette lobi cerebrali, sono in comunicazione fra di loro e con
le regioni profonde del cervello quali ipotalamo, talamo, ippo-
campo, sistema limbico e con l’emisfero cerebrale opposto.
In essa vengono eseguite tutte le funzioni superiori cerebrali,
come apprendere, creare, ricordare, comunicare, analizzare,
progettare, ragionare, eccetera.
Al di sotto della sostanza grigia, vi è la sostanza bianca. Essa
è formata da fibre nervose avvolte da mielina e da cellule gliali,
le quali fanno da sostegno al tessuto nervoso e agevolano la for-
mazione delle connessioni sinaptiche tra le varie cellule nervose.
Ne sono un esempio gli astrociti, che sono sempre presenti nello
spazio sinaptico quando si formano nuove connessioni nervose.
Le cellule gliali comunicano tra loro con un proprio codice, per
favorire l’incameramento dei messaggi e la creazione di nuove
reti neuronali.
Tutte le strutture sopra citate fanno parte del sistema nervoso
centrale, che come sappiamo è formato dal cervello e dal midol-
lo spinale. Accanto a questo, vi è il sistema nervoso periferico,
costituito da tutti i nervi che fuoriescono dal midollo spinale e
che innervano le articolazioni, i muscoli, la cute, gli organi, e
dai nervi che trasportano informazioni al midollo spinale dai
nostri organi di senso e dai vari tessuti. Vi sono due tipi di nervi
periferici: 12 paia di nervi cranici che originano dal tronco cere-
brale, e 31 paia di nervi spinali che fuoriescono dalla colonna
vertebrale.
parte seconda

Le cinque leggi biologiche di Hamer

In questa seconda parte esporremo, oltre alle cinque leggi


biologiche di Hamer, altri argomenti correlati ed esempi espli-
cativi, al fine di condurre più agevolmente il lettore alla terza
parte riguardante la Medicina Biologica Emozionale®.
capitolo 1
Prima legge biologica: la legge ferrea
del cancro

Esternare le proprie idee, quando non conformi


a quelle comunemente accettate, richiede grande coraggio.
Silver Alessandrini

Questa legge descrive le reazioni psichiche e fisiche che


avvengono in un individuo quando questi viene a trovarsi in
una situazione potenzialmente pericolosa. Descrive l’inizio o
l’innesco di un programma Speciale Biologico e Sensato (SBS).
Definiamo in questo modo determinati programmi perfezionati-
si in noi da tempo immemorabile per permetterci di superare le
emergenze biologiche con una serie di reazioni a catena appro-
priate alla situazione e completamente automatiche (ne vedremo
a breve degli esempi).
• Primo criterio:
Ogni programma SBS (Speciale Biologico e Sensato) è gene-
rato da una DHS (Sindrome di Dirk Hamer), vale a dire da un
singolo evento, inaspettato, drammatico, scioccante, estrema-
mente acuto, che dà sensazione di isolamento psichico, vissuto
contemporaneamente su tre livelli: psiche, cervello, organo.
• Secondo criterio:
Il contenuto del conflitto biologico determina, nell’istante
della DHS, sia la localizzazione del SBS nel cervello, il cosid-
detto Focolaio di Hamer (HH), che la localizzazione sull’or-
gano del tumore o della malattia oncoequivalente.
30 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

• Terzo criterio:
Il decorso del programma SBS sui 3 livelli è sincrono, a partire
dalla DHS fino al termine della fase di soluzione del conflitto
(comprese la conflittolisi e la crisi epilettica o epilettoide).

Come in una formula matematica, nel primo criterio sono


contenute tutte le condizioni necessarie e indispensabili affinché
un’attivazione biologica si verifichi.

Analizziamo la prima legge punto per punto.


La biologia prende in considerazione tutto ciò che viviamo,
istante per istante, ma solo alcuni di questi eventi danno origi-
ne in noi, in base alla nostra specifica soggettività emotiva, ad
una vera attivazione biologica di emergenza. Ognuno di questi
specifici eventi, affinché attivino il programma di emergenza,
deve essere inaspettato, drammatico, scioccante, estremamente
acuto e vissuto con una sensazione di isolamento psichico.
Ad esempio, durante un litigio con il coniuge o con un figlio,
solo una parola tra tutte quelle sentite, oppure il tono della voce
o un gesto che l’accompagna, ci colpisce in modo profondo,
traumatico, e ci lascia senza parole. La nostra mente ricorda
tutta la scena vissuta, ma ciò che ci colpisce è per noi come
una pugnalata, che ci coglie indifesi, impreparati e incapaci di
reagire in quell’istante. È un attimo, una frazione di secondo, e
magari non sapremmo nemmeno dire, al momento, perché pro-
prio quella singola parola o azione dovrebbe farci un effetto così
straordinario: eppure solo quella parola ci ha proprio colpiti!
Ci ha raggelato il sangue, ci ha appannato la vista, ci ha tolto il
respiro… Improvvisamente sentiamo che, dal momento in cui
l’abbiamo udita, qualcosa è cambiato in noi.
Saremmo pronti a giurare che il nostro “malessere” è ini-
ziato dopo quella lunga litigata, che tutte le parole che abbiamo
sentito sono state offensive e che siamo dispiaciuti di quanto
è successo, ma sentiamo che questa volta non è stato come le
altre volte, è stato diverso, anche se non riusciamo a compren-
derne il perché.
La nostra “biologia” ha registrato che quel singolo evento è
stato per noi: drammatico, inaspettato, scioccante, estremamen-
te acuto e accompagnato da un senso di isolamento psichico.
La biologia delle emozioni 31

Infatti: mai ci saremmo aspettati di sentire quella parola (“ina-


spettato”); è stato veramente drammatico, scioccante, pungen-
te, come se avessimo ricevuto una pugnalata (“estremamente
acuto”); per un attimo la nostra mente è rimasta completamente
isolata, sospesa, come in un blackout generale in cui tutte le
luci si spengono improvvisamente, inaspettatamente; come se
avessimo avvertito un vuoto immenso e ci fossimo staccati da
tutto il resto del mondo, precipitati in una buia voragine emo-
zionale senza fondo (“isolamento psichico”). Per completezza,
dobbiamo sottolineare che la nostra mente lavora in gran parte a
livello subconscio, cioè a livello non razionale. Infatti, la pratica
ci insegna che non sempre ci rendiamo conto razionalmente del
fatto che stiamo vivendo un conflitto e che una parola ci possa
colpire a tal punto da scatenare in noi una reazione organica.
In base alle nostre credenze e alle nostre convinzioni acqui-
site, tutta la litigata trova una sua collocazione, una sua dimen-
sione e un suo spazio emotivo. Eppure, sul piano della biologia
solo l’evento, quella parola, che è stato vissuto con tutte le carat-
teristiche che abbiamo descritto, ha determinato una situazione
che viene registrata come “emergenza”, e in particolare come
“emergenza biologica”.
Questo evento appena descritto è la DHS (“Sindrome di Dirk
Hamer”) che segna l’inizio di un processo biologico. Esso si svi-
luppa secondo criteri precisi e sensati che verranno descritti più
avanti nell’esposizione della seconda legge.
Possiamo quindi definire la DHS come un evento da cui
scaturisce un’emozione non riconosciuta, che, nell’istante in
cui è vissuta, non è riconducibile ad alcuna esperienza consa-
pevolizzata, cioè non si possiede memoria di una situazione
analoga o simile.
L’emergenza, emotivamente non conosciuta (DHS – emo-
zione), fa scattare un programma biologico predeterminato, già
presente in noi perché codificato dalla nostra specie. Questo
meccanismo è la scintilla emotiva che ci consente di reagire
all’evento.
La reazione non è altro che il nostro tentativo fisiologico
di renderci idonei alla eventuale lotta o fuga di fronte ad un
pericolo: infatti, in rapporto al tipo di evento che stiamo viven-
do, si modificano il ritmo cardiaco o la pressione sanguigna,
32 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

o magari si verifica semplicemente un aumento del livello di


attenzione. Tutti questi fenomeni avvengono in modo automa-
tico e fisiologico, e attivano delle soluzioni che la natura ha
escogitato in milioni di anni affinché potessimo superare gli
ostacoli della vita.
Ogni soluzione è correlata ad uno specifico stimolo emozio-
nale attivante e alla necessità biologica del momento.
Il secondo criterio puntualizza il fatto che ogni evento emo-
zionale attiva una zona cerebrale specifica, detta focolaio di
Hamer (Hamer’s Hende, o HH). Esso si attiva in base al nostro
specifico sentito in merito all’evento. Il sentito a sua volta è
dipendente dalla nostra costituzione emozionale.
Come ad ogni “conflitto biologico” corrisponde sempre
uno specifico focolaio di Hamer (HH), così ad ogni focolaio di
Hamer corrisponde pure una specifica regione o funzione cor-
porea che viene attivata.
Questo enunciato ci descrive come la nostra realtà biologica
sia costituita da una indissolubile tripletta costituita da psiche,
cervello e organo.

Il conflitto biologico
Ma che cos’è un conflitto biologico?
La parola conflitto deriva direttamente dal latino cum flige-
re (imbattersi) e ci indica una situazione contro cui andiamo a
sbattere, in cui incappiamo.
Un conflitto biologico si ha quando le diverse soluzioni pos-
sibili non sono adeguate alla risoluzione del problema. In questo
caso, l’organismo, trovandosi nell’impossibilità di attuare una
risposta adeguata, ha l’opportunità di andare ad attingere ad una
memoria ancestrale.
Ad esempio, se mi imbatto in un aggressore, devo scappa-
re, mimetizzarmi o combattere. In realtà devo reagire per non
subire passivamente l’evento. Ma se ciò non è possibile, con
l’innesco del conflitto biologico l’organismo riesce ad attingere
a qualcosa di già predisposto (SBS) per superare l’evento. Ad
esempio, se incontro il mio capufficio, che percepisco come
un tiranno, posso sentire una morsa allo stomaco causata dalla
sensazione di rabbia che mi provoca il ripensare ai torti lavora-
tivi subiti per causa sua. Nella zona cerebrale, che corrisponde
La biologia delle emozioni 33

allo stomaco, si attiva uno specifico relè (focolaio), chiamato


da Hamer “rancore di territorio”. In un’altra persona, lo stes-
so evento può determinare un altro sentito che va ad attivare
un altro specifico focolaio cerebrale. Ad esempio, nella stessa
situazione, un’altra persona potrebbe avvertire una sensazione di
spavento, il cui relè è in tutt’altra area cerebrale e attiva ben altre
regioni corporee.
Le malattie che si manifestano con un rigonfiamento o una
crescita cellulare, in qualsiasi fase, vengono chiamate “tumo-
ri” (dal latino tumor, “rigonfiamento”); quelle che invece non
presentano alcuna crescita sono chiamate qui dal dottor Hamer
“malattie oncoequivalenti”. Quest’ultimo è un termine nuovo
che indica una malattia che non ha le caratteristiche di rigonfia-
mento e di crescita dei tumori, ma che presenta un’alterazione
della funzione dell’organo colpito, come ad esempio accade nei
casi di paralisi muscolare, asma, anosmia, vertigine, eccetera.
Il terzo criterio ci indica che tutti gli SBS codificati nel
DNA di ogni essere vivente, uomo o animale, hanno un decor-
so simile, il cui andamento verrà ben espletato nel grafico
della seconda legge, che vedremo tra poche pagine. Durante
tutto il loro decorso, dall’inizio alla fine, sarà evidente la sin-
cronicità che intercorre e si espleta su tutti e tre i livelli: psi-
che, cervello e organo.
Infatti, quando un’emozione biologicamente rilevante colpi-
sce un individuo, contemporaneamente si attiverà la zona cere-
brale che ad essa corrisponde, il cosiddetto focolaio di Hamer
(HH), e altrettanto contemporaneamente si manifesterà la spe-
cifica alterazione organica o funzionale. Come già accennato,
infatti, le diverse aree corporee e cerebrali possono comunica-
re tra loro in vari modi, alcuni dei quali estremamente veloci,
dandoci così la sensazione di simultaneità nei rapporti tra
causa ed effetto.

Da un’esperienza vissuta
Ho passato la mia infanzia in mezzo alla natura, vivendo
quanto possibile all’aria aperta e giocando spesso nei prati e
nei campi. Credo che sia capitato anche a voi di vivere una tale
esperienza nella vostra infanzia, di esservi sentiti liberi e spen-
sierati nei luoghi della vostra fanciullezza.
34 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

I miei genitori avevano una fattoria con mucche e animali da


cortile, come galline, oche, pecore e maiali. Era naturale per me
arrampicarmi sugli alberi o sul fienile dov’erano conservate le
balle di fieno. Sento ancora l’odore del fieno che conservava il
profumo dei prati.
Tra le “avventure” che più mi appagavano, c’era quella di
andare nei campi con il trattore. Mio padre aveva, infatti, un
bellissimo trattore rosso a quattro ruote motrici che io, quando
potevo, guidavo con passione e soddisfazione.
Un giorno ci recammo, con il trattore e il carro, nel campo di
un nostro vicino per caricare delle balle di fieno. Fino a quando
l’altezza del carico di fieno non fu eccessiva, rimasi in cima ad
esso per vedere il mondo dall’alto, il che mi colmava di un senso
di grandezza. Quando poi l’altezza incominciò a superare un
certo limite, mio padre e gli altri mi fecero scendere.
Quel giorno, aspettando che il carico fosse completato,
rimasi a giocare nei pressi del trattore nella speranza di esse-
re chiamato a guidarlo. All’improvviso accadde qualcosa di
inaspettato: sentii che tutti urlavano, e non riuscivo a com-
prendere cosa dicessero, ma ebbi la netta sensazione che quelle
urla fossero avvisi di un pericolo imminente; stava succedendo
qualcosa, ma non riuscivo a capire cosa. Percepii solo questa
frase: «Scappa, scappa!»
Iniziai a correre verso il campo aperto; mi sembrava di non
vedere più nulla intorno a me, vedevo soltanto la direzione della
mia fuga. Come un animale scappa se ode un rumore fortissimo
e improvviso, così io fuggivo terrorizzato da un qualcosa che
non conoscevo.
Mentre correvo, avvertii all’improvviso qualcosa bloccarmi
le gambe, attanagliandole in una presa dolorosa.
Cercai di girarmi per vedere cosa fosse, ma non ci riuscii.
Caddi a terra sulla schiena e qualcosa di molto pesante mi colpì
violentemente l’addome, le braccia e persino il viso.
Tutto divenne buio, non riuscivo a respirare né a muovermi;
rimasi come paralizzato e scioccato per un tempo indefinito.
Ebbi la sensazione di essere sott’acqua, dove si perde la cogni-
zione del sopra e del sotto, dove una massa enorme d’acqua ti
circonda, ti blocca, e non ti dà la possibilità di respirare. Ero
stato improvvisamente avvolto dal buio più totale, ma la cosa di
La biologia delle emozioni 35

gran lunga peggiore era la mia incapacità di respirare: nonostan-


te provassi a farlo, dalla mia bocca non entrava un filo d’aria e
tantomeno arrivava ai polmoni. Era come quando un’onda del
mare all’improvviso ti prende alle spalle e ti travolge, ti trascina
sul fondo e ti ritrovi con gli occhi chiusi, incapace di reagire, con
nelle orecchie un tremendo ronzio che ti atterrisce e ti impedisce
di respirare.
Non riuscivo a formulare un solo pensiero, paralizzato com’e-
ro nella mente e nel corpo. Né riuscivo ad uscire da quella situa-
zione: sentivo il bisogno di vedere la luce del sole e più che mai
di respirare aria.
Ancora oggi giurerei che quel momento sia durato un’eterni-
tà, senza luce e senza aria. Mi sentivo impotente, solo, incapace,
come se il tempo e tutte le cose si fossero fermate istantaneamen-
te e gravitassero intorno a me in una angosciante immobilità.
Poi accadde qualcosa. All’improvviso sentii un movimento
sopra di me; avvertii che la morsa che mi attanagliava si allenta-
va lentamente. Vidi una fievole luce e contemporaneamente riu-
scii a respirare di nuovo. Con un grande sospiro, i miei polmoni,
di colpo, si riempirono di aria. Ma che cosa era successo?
Ero stato colpito da alcune balle di fieno rotolate giù dal
carro, che mi avevano travolto e, schiacciandomi con il loro
peso, mi avevano impedito di respirare e di vedere.
Sono passati molti anni da allora, ma tutto questo è ancora
presente nei miei ricordi e solo ora, con la conoscenza delle leggi
biologiche, ho compreso cosa accadde biologicamente in me.
Avevo vissuto una DHS!
Avevo vissuto intensamente, in modo drammatico un even-
to che mi aveva scioccato, che mi aveva colpito, che mi aveva
lasciato completamente privo di pensieri e di reazioni consape-
voli per reagire.
Avevo vissuto, poi, la soluzione a tale evento con tosse e
catarro. In seguito, negli anni tali sintomi sono comparsi in me,
mettendomi “saggiamente” in allarme, ogni volta che qualcosa
mi ricordava l’esperienza passata.
Da allora ero salito di nuovo tante volte sul bellissimo trat-
tore di mio padre, ma di certo ero stato più attento a tutto. La
natura sa organizzare e accrescere, di fatto, la nostra “saggezza”.
capitolo 2
Le emozioni

Siamo così intenti a cercare di cambiare quello che non ci


piace che finiamo per andare a sbattere contro la vita come in
stato di sonnambulismo. Non ci viene in mente che potrebbe
esserci un modo migliore di vivere: quello di vivere! Imparando
ad ascoltarci e rispettarci.
Fabrizio Camilletti

La scienza, fino a poco tempo fa, separava le emozioni dalla


ragione, le sensazioni psichiche da quelle fisiche. Ma che cos’è
veramente un’emozione?
Descriverla e verbalizzarla è compito arduo.
Per scoprire e cercare di capire, anche se in modo non com-
pleto, come funzionano le nostre emozioni, possiamo usare
degli studi comportamentali fatti sugli animali. È evidente,
infatti, che certi meccanismi emotivi sono comuni agli animali
e all’uomo.
Per analizzarli è doveroso lo studio delle aree cerebrali che
sono implicate nella formazione delle emozioni. Le funzioni
del nostro cervello sono studiate dalle neuroscienze, che sono
riuscite a mappare molte aree della corteccia cerebrale e di altre
strutture ad essa associate, determinandone alcune funzioni
ben specifiche. Per esempio, si è potuto capire che i messaggi
sensoriali, provenienti dai recettori esterni, raggiungono una
particolare zona del cervello chiamata talamo, in cui vengono
elaborati per poi essere inviati ad aree specializzate della cor-
teccia cerebrale.
38 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

giro del cingolo

corteccia
prefrontale
talamo

corpo calloso
fornice

corpo mammillare
amigdala

ippocampo

Figura 15: aree cerebrali implicate nella formazione delle emozioni.

Possiamo elencare diversi tipi di emozioni: disagio, tristez-


za, sorpresa, accettazione, ira, amicizia, paura, gioia, eccetera.
Ognuna di esse rappresenta un particolare comportamento che
viene messo in atto dall’animale o dall’uomo in risposta ad una
determinata situazione. Si è inoltre visto che ogni emozione
è caratterizzata dalla produzione e presenza di determinate
sostanze. Più specificatamente, è stato dimostrato che in una
situazione di stress troviamo in circolo il cortisolo, oppure che
in uno stato di buonumore si riscontra in circolo la serotonina.
Il comportamento emotivo più studiato è quello della paura.
Il nostri antenati vivevano in un mondo in cui in qualsiasi
momento si poteva diventare il pasto per un altro animale. Oggi
le cose sono cambiate solo in apparenza: tigri, leoni e lupi sono
stati sostituiti da datori di lavoro, rivali, suocere, politici, e così
via. Tutti gli animali, compreso l’uomo, per proteggersi da situa-
zioni di pericolo (paura) per la sopravvivenza, mettono in atto
alcune strategie: fuggire, bloccarsi, restare immobili, aggredire,
sottomettersi. Questi modelli di risposta alla paura sono geneti-
camente programmati nel nostro cervello e si attivano automati-
camente di fronte a un pericolo.
Molte situazioni emozionali sono simili alla paura. Ad esem-
pio, preoccupazione, ansia, disagio, nervosismo, angoscia, allar-
me, spavento, panico, terrore, costernazione, eccetera. Quando il
cervello le percepisce, incomincia ad inviare dei messaggi attra-
verso la rete neuronale del sistema nervoso autonomo a diversi
La biologia delle emozioni 39

organi e strutture, affinché questi si attivino adeguatamente


per dare una risposta alla situazione di emergenza; ed ecco che
il battito del cuore accelera, i vasi sanguigni si restringono, la
pressione arteriosa aumenta, le mani e i piedi sudano, la bocca
produce meno saliva, si acuisce l’attenzione.
Possiamo affermare che i geni del nostro DNA ci rendono
simili gli uni agli altri nell’agire in situazioni di pericolo; tutta-
via, altri fattori possono determinare un comportamento diffe-
rente nella stessa situazione di pericolo, pur attivando gli stessi
geni. Infatti, quello che proviamo e pensiamo in una particolare
situazione dipende anche, nel caso degli umani, dall’educazione
ricevuta, dalle esperienze fatte, dai fattori sociali, culturali e
ambientali, in cui siamo immersi e che ci condizionano.
Se si prende un topo, lo si rinchiude in una gabbia, e gli si
fa ascoltare un suono immediatamente seguito da una scossa
elettrica alle zampe, il topo, già dopo pochissimi abbinamenti
tra suono e scossa, appena percepisce il solo suono si blocca,
si immobilizza e arruffa il pelo. La sua pressione arteriosa
aumenta, il battito cardiaco accelera… Il topo, cioè, si spaven-
ta: ha paura.
Lo stesso avviene nel condizionamento al piacere: ad esem-
pio, se ad un cane facciamo udire un rumore e lo associamo ad
un boccone di carne, dopo pochi abbinamenti il cane inizierà a
salivare non appena sentirà quel rumore.
Questi esperimenti ci fanno comprendere come nel cervello
si crei un’associazione tra due stimoli, suono-scossa elettrica
oppure rumore-pezzo di carne, e si memorizzi l’emozione che
ne scaturisce. Si instaura così un “condizionamento”, nel primo
caso alla paura (scossa elettrica), nel secondo al piacere (boc-
cone di carne). In questo modo si attiva un allarme che allerta
molti organi per fronteggiare la situazione.
Il condizionamento si acquisisce in fretta e diventa duraturo.
Con il passare del tempo si può avere un’estinzione della paura,
ma spesso basta un’esperienza stressante, simile o uguale alla
prima, che riattivi l’emozione associata all’esperienza, perché la
paura ricompaia.
Il condizionamento alla paura è usato per studiare come
il cervello elabora gli stimoli e come determina le risposte di
difesa. Per esempio, quando arriva uno stimolo improvviso che
40 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

determina la paura, di solito sia l’uomo che l’animale si immo-


bilizzano; questo è un modo per prepararsi a reagire o con la
fuga, se ce n’è la possibilità, o con la lotta, se la fuga è impedita.
Contemporaneamente vengono prodotte e immesse nel sangue
alcune particolari sostanze, chiamate endorfine, che determina-
no euforia e insensibilità al dolore; un espediente grazie al quale
nell’animale e nell’uomo si accresce la capacità di combattere.
A prescindere dalla specie a cui si appartiene, sia in noi
umani che negli animali, nel caso della paura si attivano strut-
ture e circuiti neuronali comuni, per cui il cervello lavora fonda-
mentalmente allo stesso modo.
Per marcare il percorso di uno stimolo nervoso, gli studiosi
di neuroanatomia usano delle sostanze chimiche che consento-
no di seguire il tragitto di uno stimolo nei circuiti neurali delle
diverse strutture che compongono il cervello; questo sistema ha
reso possibile identificare quali aree cerebrali vengano attivate
da uno stimolo, qualunque esso sia. Come abbiamo già menzio-
nato, tutti gli stimoli provenienti dalle vie periferiche e dai nervi
cranici arrivano al talamo.

Figura 16: via alta e via bassa.


Da questa struttura parte una via nervosa detta “breve”,
molto veloce, che raggiunge l’amigdala e trasporta le informa-
zioni che provengono dal talamo stesso, cosicché l’amigdala
determina velocemente una prima risposta allo stimolo ricevuto.
La biologia delle emozioni 41

Proprio la risposta dell’amigdala dà origine ad un’attivazione


repentina delle reazioni di lotta e fuga, l’animale o l’uomo si
sente spaventato, si blocca, reagisce, per così dire “d’istinto” (si
calcola che i tempi di reazione talamo-amigdala siano all’incirca
pari ad un tempo di 12 millisecondi). L’allarme trasmesso alle
strutture sottostanti, di reazione, è quindi pressoché istantaneo.
Questa grande velocità, però, è caratterizzata anche da una
risposta allo stimolo rozza e non precisa, in quanto non ela-
borata dalla corteccia cerebrale. In sostanza, il percorso breve
talamo-amigdala, evitando di passare per la corteccia cerebrale,
non elabora bene le informazioni entranti e fornisce all’amig-
dala solo una rappresentazione grossolana degli stimoli stessi.
Tuttavia, la velocità di questo percorso consente all’individuo di
rispondere a stimoli potenzialmente pericolosi ancor prima di
avere l’esatta e precisa cognizione di cosa stia accadendo, il che
ne fa un circuito nervoso molto utile nelle situazioni pericolose.
Contemporaneamente, dal talamo partono altri impulsi trami-
te un’altra via nervosa, detta “lunga”, che conduce le informazioni
alla corteccia cerebrale, nella quale queste vengono rielaborate e
inviate all’amigdala, che a sua volta determina una risposta a que-
sti stimoli, differente dalla prima, più precisa ed elaborata.
I tempi di reazione propri di questa seconda via sono circa di
24 millisecondi.
Facciamo un esempio dell’azione dei due circuiti: immagina-
te di camminare in un bosco e di sentire ad un tratto un fruscio,
un rumore di foglie che, proveniente dall’orecchio, raggiunge il
talamo e subito viene inviato all’amigdala, che produce in voi
una risposta veloce, cosicché vi immobilizzate subito. Questa è
la via breve o veloce, talamo-amigdala. Lo stesso stimolo, il fru-
scio, viene inviato contemporaneamente dal talamo alla cortec-
cia cerebrale, dove viene elaborato e in seguito inviato di nuovo
all’amigdala, che produce così una reazione più definita, precisa
e adeguata. Questa è la via lunga, che richiede più tempo, ma
che consente di individuare la causa del fruscio e quindi di rea-
gire allo stimolo con una risposta più adeguata e precisa.
Altro esempio: mentre camminate vedete nell’erba una sot-
tile e sinuosa figura nera. Lo stimolo visivo raggiunge l’amig-
dala tramite il talamo, via breve e veloce, per cui vi arrestate
istantaneamente. Contemporaneamente, lo stesso stimolo visivo
42 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

viene inviato, sempre tramite il talamo, alla corteccia cerebrale,


dove viene elaborato (forma, lunghezza, immobilità, colore) e
quindi riconosciuto: non è un serpente, ma un ramo d’albero!
L’elaborazione viene inviata all’amigdala, che produrrà una
risposta diversa dalla prima, più precisa e più adeguata alla
situazione. Il compito della corteccia cerebrale è infatti quello di
impedire una risposta sbagliata.
Dopo esservi ripresi dallo spavento, riprendete a cammina-
re tranquilli; tuttavia, dal punto di vista della sopravvivenza, è
più utile reagire in eccesso di fronte ad una situazione oggetti-
vamente innocua, che rischiare di non reagire davanti ad una
effettivamente pericolosa; è meglio cioè fermarsi davanti ad un
ramo sottile e nero che assomiglia ad un serpente, piuttosto che
accorgersi troppo tardi che il ramo è in realtà un serpente vero.
Le risposte alla paura sono stare codificate in ognuno di noi
dall’evoluzione e si attivano automaticamente prima ancora che
il cervello razionale decida cosa fare.
In tutte le specie in cui è presente l’amigdala, questa svol-
ge sempre la stessa funzione, cioè si occupa delle risposte alla
paura. Attraverso l’amigdala il cervello è programmato a per-
cepire i pericoli, sia quelli sperimentati dai nostri antenati, sia
quelli che ognuno di noi deve affrontare nella vita quotidiana.
Un’altra struttura cerebrale che interviene nelle “reazioni”
alla paura, insieme al talamo, alla corteccia cerebrale e all’amig-
dala, è l’ippocampo, nel quale si concentra tutto ciò che rappre-
senta il contesto della situazione traumatizzante.
Lo spieghiamo con un altro esempio. Immaginate di tro-
varvi in una stazione ferroviaria di provincia poco illumina-
ta. Improvvisamente vi si avvicina un tipo strano che estrae
un coltello e ve lo punta alla gola. Vuole il vostro portafogli.
Ottenutolo, vi da una spinta e corre via.
Avete vissuto un evento traumatizzante. In questa situazione
il vostro ippocampo ha registrato tutto nei minimi particolari.
Se vi capiterà un’altra volta di trovarvi in una piccola stazione
ferroviaria, anche se non viene verso di voi nessun passante,
il vostro corpo si metterà sulla difensiva, la vostra pressione
aumenterà, come pure il battito del vostro cuore, mani e piedi
inizieranno a sudare e gli ormoni dello stress cominceranno a
fluire nel sangue, il tutto perché degli stimoli che avete percepi-
La biologia delle emozioni 43

to nella prima aggressione mettono in allerta in vostro cervello.


Anche se non vedrete nessun aggressore venirvi incontro, la
penombra, la luce fioca, l’odore della stazione, sono alcuni degli
stimoli che metteranno in allarme il vostro organismo, dandovi
la possibilità di poter reagire ad un’eventuale aggressione.
In definitiva, nell’ippocampo vengono memorizzati le imma-
gini, gli odori e i suoni di un’esperienza, e inoltre tutti gli
stimoli e gli avvenimenti correlati a quell’esperienza vengono
organizzati nello spazio e nel tempo. Nei pazienti che presenta-
no lesioni all’ippocampo, infatti, non si attivano le risposte alla
paura suscitate dagli stimoli contestuali al trauma subito.
Esistono diversi tipi di “memorie”, contenute in diverse strut-
ture cerebrali, che immagazzinano i ricordi e che all’occorrenza
cooperano per richiamarli; si parla solitamente di memoria a
breve termine (che dura da pochi secondi a qualche minuto), di
memoria a medio termine (che dura da qualche ora ad alcune
settimane) e di memoria a lungo termine (che può durare per
mesi, ma spesso anche per tutta la vita).
Le strutture in cui il ricordo e le emozioni vengono depo-
sitati in prima istanza sono quelle del sistema limbico, cioè
l’amigdala e l’ippocampo che, come abbiamo visto, si trovano
in profondità nella parte mediale del lobo temporale. Esistono
poi una memoria “cosciente”, mediata dall’ippocampo e dalle
aree corticali ad esso connesse, e una memoria “inconscia”,
mediata da altri sistemi.

Figura 17: schema di formazione della memoria conscia e inconscia.


44 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

Un sistema che partecipa alla memoria inconscia è quello


della memoria emotiva della paura, che ha sede nell’amigdala e
nelle aree ad essa collegate.
In situazioni traumatizzanti, i due sistemi di memoria fun-
zionano in parallelo e, anche dopo molto tempo dal trauma, tutti
gli stimoli presenti nella situazione traumatizzante (suoni, odori,
immagini, eccetera) possono, se l’individuo viene riesposto a
questi, riattivare uno o entrambi i sistemi di memoria (conscia
ed inconscia). Attraverso l’ippocampo si ricorda con chi e dove
eravamo e cosa facevamo durante il trauma; attraverso l’amig-
dala ricordiamo invece che cosa provavamo emotivamente nel
momento del trauma (tensione, ansia, angoscia, terrore, panico,
eccetera). Sia i ricordi coscienti che quelli incoscienti possono
provocare paura, ansia o altri sentiti emotivi, perché i due siste-
mi di memoria, conscia e inconscia, sono collegati tra di loro
attraverso delle connessioni neuronali.
Facciamo un esempio. Può capitare che un giorno veniamo
coinvolti in un terribile incidente automobilistico e il clacson
della nostra auto resti bloccato e non smetta di suonare. A
distanza di molto tempo dall’incidente traumatizzante, il nostro
sistema di memoria cosciente ha dimenticato molti particolari,
persino il suono del clacson bloccato, ma il sistema di memo-
ria inconscia emotiva non dimentica nulla. Basta, così, che un
suono prolungato simile a quello di un clacson arrivi all’amigda-
la (sede della memoria inconscia), perché questa scateni in noi
una reazione emotiva simile o uguale a quella avuta al momen-
to dell’incidente. Si hanno accelerazione del battito cardiaco,
aumento della pressione arteriosa, tensione muscolare, rilascio
di ormoni, e così via. Ci ritroviamo in una condizione, o “stato
emotivo”, di cui non comprendiamo la ragione; non sappiamo,
cioè, dare una risposta alla nostra paura, perché abbiamo dimen-
ticato l’evento traumatizzante iniziale. Pur vivendo in una situa-
zione di stress, di tensione emotiva, apparentemente scollegata
dagli eventi attuali, il nostro cervello ricorda anche ciò che noi,
a livello conscio, abbiamo ritenuto poco rilevante.
Ma come avviene nel nostro cervello la trasformazione dei pen-
sieri in neurotrasmettitori, neuro-peptidi e ormoni? Come fanno le
emozioni a determinare la produzione di sostanze messaggere che
poi vanno ad influire sulle funzioni e gli organi del nostro corpo?
La biologia delle emozioni 45

Queste domande sono ancora non del tutto spiegate dalla


scienza e costituiscono l’oggetto di svariati studi ed ipotesi.
È stato scoperto scientificamente che i neuro-peptidi e i loro
recettori sono le basi biochimiche delle emozioni, le quali a loro
volta rappresentano il “contenuto informativo” di una reazio-
ne tra neuro-peptidi e recettori. È come se noi inviassimo una
nostra lettera ad un amico per descrivergli le esperienze da noi
fatte in un viaggio in India; la lettera rappresenta il neuro-pepti-
de, il nostro amico è il recettore dell’informazione, ma il conte-
nuto della lettera, cioè quello che noi abbiamo descritto in essa,
è l’emozione. Sia nella cellula che nel nostro amico, l’emozione
innesca una reazione.
Come i neuro-peptidi, i neurormoni e gli ormoni possono
creare ed innescare un’emozione, così un’emozione può stimola-
re la secrezione di ormoni e peptidi, i quali, agendo su recettori
di membrana, possono determinare cambiamenti biochimici e
strutturali negli organi. Come la mente può guarire attraverso il
corpo, così il corpo può guarire attraverso la mente.
Il corpo è la porta per accedere alla mente, la mente è la
porta d’accesso al corpo.
Paura, collera, dolore, pur essendo emozioni negative se
intense e prolungate, sono essenziali per la nostra sopravviven-
za. Quando vengono elaborate, consapevolizzate ed eliminate in
breve tempo, giovano alla nostra esistenza. Ad esempio, la paura
serve a proteggerci da un pericolo, la collera a definire i nostri
confini, il dolore ad affrontare le perdite. Ma quando queste
emozioni durano per molto tempo determinano “la malattia”.
Come già detto, le cellule inviano segnali ad altre cellule tramite
la produzione e il rilascio di peptidi, ormoni e neurotrasmettito-
ri, che si legano a specifici recettori di membrana delle cellule
bersaglio; questi cambiamenti determinano una ritrasmissione
di molecole informazionali, dalle cellule riceventi a quelle che
producono peptidi e ormoni, indicando a queste se ne devono
secernere in più o in meno. Così il corpo avanza nella sua esi-
stenza grazie a una rapidissima serie di scambi a feedback. Al
contrario, nel momento in cui la “rete” mente-corpo è sovrac-
carica di dati sensoriali non elaborati, sotto forma di traumi
repressi o emozioni non consapevolizzate, il flusso di neuro-
peptidi, ormoni ed altre sostanze messaggere risulta alterato e
46 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

impossibilitato ad espletare il suo normale compito. Ciò avviene


ad esempio quando siamo di fronte ad uno stress che dura da
molto tempo, in cui si ha una notevole produzione e l’aumento
in circolo di steroidi, che determinano un cambio dell’omeostasi
nel sistema psico-neuro-endocrino-immunologico. In questo
caso tutti i processi automatici come respirazione, digestione,
eliminazione di scorie, circolazione, immunità, assumono un’al-
tra configurazione adeguata alla realtà del momento. Si instaura
un nuovo equilibrio necessario a fronteggiare la situazione e a
garantire la sopravvivenza, con conseguenti sintomi fisici e/o
psichici, di importanza più o meno rilevante in relazione a vari
fattori quali l’intensità, la durata dello stato di stress, eccetera.
Agli occhi di tutti, questi sintomi vengono spesso interpretati
come manifestazioni di una malattia.
capitolo 3
La via neuronale

Dio agisce sempre secondo le vie più semplici.


Madre Teresa di Calcutta

Ci occorre a questo punto, per poter proseguire nella nostra


analisi, fare un piccolo passo indietro e chiederci: da cosa è for-
mata una via neuronale? Come funziona?
La via neuronale è costituita da un’associazione di neuroni
che appartengono alla stessa regione cerebrale o a regioni cere-
brali diverse e mettono in comunicazione tra loro queste aree.

nucleo

dendriti

guaina mielinica
assone

citoplasma
Figura 18: collegamento di un neurone con altri.
48 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

È possibile immaginare le vie neuronali come una ragna-


tela di fili elettrici, connessi tra loro, che trasportano l’energia
elettrica da una centrale alle tante lampadine presenti nelle
case di una città.
L’organismo, in base alle esigenze del momento, decide
quale percorso neuronale è meglio sfruttare e attivare affinché
l’impulso arrivi dove è necessario che giunga e trasporti le
informazioni indispensabili ad attivare un determinato organo,
tessuto o funzione; proprio come, in una linea elettrica, vengo-
no a volte accese le lampadine in C.so Francia piuttosto che in
C.so Garibaldi.
In un secondo tempo, se bisogna veicolare un’altra informa-
zione analoga alla prima o ripeterla, verrà attivata la stessa via
neuronale percorsa in precedenza, in quanto in essa si forma
una specie di “traccia” biologica che la rende più marcata, scor-
revole, e idonea rispetto alle altre.
Nel nostro cervello esistono miliardi di vie neuronali, dotate
di interconnessioni sinaptiche (unioni tra cellule neuronali) che
regolano e trasmettono gli impulsi nervosi e, come dicevamo,
collegano le varie strutture cerebrali.
Le vie neuronali che più utilizziamo sono quelle per così
dire “più allenate”, che mostrano quindi una maggiore capacità
di comunicazione e di trasporto dell’informazione. Sono vie di
comunicazione più forti!
È come quando osservando, per esempio, le strade di cam-
pagna, siamo certi che quelle più “marcate” sono di sicuro le
più transitate.
Sappiamo che il cervello, con l’andar del tempo, si riduce di
dimensioni, ma che non sempre questo è segno di carenza intel-
lettiva o neuronale. Certo, col tempo, il numero dei neuroni a
nostra disposizione diminuisce, ma in compenso si assiste ad un
aumento delle connessioni interneuronali, con un conseguente
aumento delle possibilità di connessione tre le aree cerebrali.
Quello che appare evidente è che le cellule neuronali eliminate
fanno parte di quei circuiti che sono poco o per niente usati,
mentre vengono potenziate le vie più utilizzate. Ne risulta che
l’uso preferenziale di una determinata via neuronale a discapito
di un’altra è solo una questione di allenamento con cui possiamo
influenzare il nostro comportamento cerebrale.
La biologia delle emozioni 49

Diversi studi riguardanti le tecniche di allenamento cerebrale


ci confermano che, per esempio, negli anziani, tramite adeguati
esercizi è possibile rallentare il cosiddetto processo di invec-
chiamento cerebrale.
Contemporaneamente, si è anche dimostrato, che si può
ripristinare l’uso di vecchie vie neuronali non utilizzate da
tempo perché non più utili. Abbiamo riscontrato molte volte
che una persona anziana, che da giovane andava in bicicletta,
pur convinta di non poterci più riuscire, con un piccolo ausilio
morale e pratico, in brevissimo tempo è capace di ripristinare la
dimenticata abilità.
Infatti, con un sufficiente allenamento, ogni via neuronale
può essere ripristinata e parimenti se ne può creare una nuova.
Ad esempio, sempre osservando gli anziani notiamo che si può
insegnar loro qualcosa di completamente nuovo, mai provato
prima, il che significa creare nuove vie neuronali.
Alcuni studiosi hanno osservato che esiste la possibilità di
utilizzare una vecchia rete neuronale già esistente adattandola
alle nuove necessità, come pure esiste la possibilità di creare
una nuova via neuronale per espletare una nuova mansione. In
sostanza, si possono apprendere cose nuove come le arti marzia-
li, il ballo, la pittura, eccetera.
Esperimenti clinici hanno dimostrato che la creazione di
una nuova via neuronale, o il riutilizzo per un’altra funzione di
un circuito nervoso già esistente, possono avere luogo secondo
canoni temporali prestabiliti dalla natura: per l’esattezza, per
poter tracciare o ricablare una via neuronale sono necessari
circa 21 giorni. Si può infatti constatare che ci vogliono circa
21 giorni per acquisire la capacità di memorizzare consapevol-
mente un determinato gesto atletico o cognitivo, per poi perfe-
zionarlo col tempo a proprio piacimento. Un motto idoneo per la
nostra crescita allora potrebbe essere: chi la dura la vince!
Questo meccanismo di creazione o ridisegno delle vie neu-
ronali ci permette di raggiungere risultati che forse vanno al di
là delle nostre aspettative. Il discorso si articola in più aspetti,
ma fondamentalmente il raggiungimento di un risultato, sia sul
piano fisico che su quello intellettivo e cognitivo, ruota attorno
ai concetti di perseveranza e disciplina. Occorre infatti un’au-
todisciplina assidua per riuscire a rimodulare, nel sistema cere-
50 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

brale, le varie vie neuronali, così da modificare a nostro favore


tutto il sistema.
C’è un’altra componente importante affinché una via neu-
ronale diventi permanente e preferenziale: la componente
emozionale, la quale interviene sia nella formazione di nuove
vie neuronali che nel ripristino o riutilizzo di vie neuronali
già esistenti. Il coinvolgimento emotivo infatti è necessario
affinché vi siano una spinta e una motivazione sufficienti ad
ottenere il risultato voluto. In molte culture antiche, tale spinta
veniva fatta coincidere con il concetto di energia o di forza
vitale, indispensabile al nostro progredire; oggi, secondo le più
recenti scoperte, la si può rintracciare nell’attivazione di quei
segnali epigenetici che innescano i geni predisposti affinché
quel dato evento si realizzi. Detto con le parole di alcuni tra i
più grandi scienziati di oggi (tra cui Bruce Lipton, in La bio-
logia delle credenze2, e Candance Pert, in Molecole di emozio-
ni3): le emozioni controllano i geni!
Per decenni si è avuta la convinzione che il nostro cervello
fosse rigido e interamente immutabile, e che l’ambiente non
avesse alcuna influenza sui circuiti neuronali; da qui l’opinio-
ne che le persone nate con problemi neurologici o che avevano
subito danni cerebrali non potessero migliorare in alcun modo
la propria esistenza. Oggi si è scoperto invece che il cervello
è un organo plastico e modificabile, sia nella sua struttura che
nelle sue funzioni.
Si è ritenuto a lungo che, dopo un periodo (l’infanzia) di
accrescimento cerebrale (neurogenesi), le cellule nervose andas-
sero incontro alla morte e non potessero più essere sostituite.
Molti esperimenti hanno invece dimostrato che la neurogenesi
non si arresta neanche in età adulta: il cervello mantiene la
capacità di creare nuovi neuroni e nuove sinapsi, ed è inoltre
capace di riprogrammare le proprie reti neurali, ripristinando
così molte lesioni conseguenti a malattie o traumi; questa capa-
cità dei circuiti neuronali di rimodellarsi e di variare la propria
struttura in rapporto agli stimoli ambientali viene detta plastici-
tà cerebrale.

2  Macroedizioni, Cesena 2006.


3  Tea, Milano 2010.
La biologia delle emozioni 51

Le connessioni sinaptiche del nostro sistema nervoso si


possono dunque modellare e aumentare con esperienze e modi
di vivere, con interventi riabilitativi e con l’esercizio fisico,
con le emozioni, con l’immaginazione e con l’esercizio men-
tale. Tutto ciò mantiene in allenamento il cervello e rallenta
l’invecchiamento.
Tali affermazioni sono avvalorate da alcuni esperimenti in
cui ad alcuni volontari fu chiesto di eseguire con una mano un
semplice esercizio al pianoforte, per due ore al giorno, per cinque
giorni consecutivi. Visionando le aree cerebrali dei soggetti prima
e dopo l’esercizio4 si scoprì che l’area cerebrale che controllava il
movimento si espandeva ed aumentava con il passare dei giorni.
Lo stesso esperimento fu ripetuto con altri volontari, che
però dovevano eseguire lo stesso esercizio solo mentalmente;
dovevano cioè limitarsi ad immaginare come avrebbero mosso
le dita della mano per riprodurre le note sul pianoforte. Il risul-
tato fu identico, l’esecuzione mentale metteva in moto gli stessi
circuiti neuronali del primo gruppo, che in realtà suonava real-
mente il pianoforte. La stessa area cerebrale, che controllava il
movimento delle dita, si ampliava sia con l’esercizio reale che
con quello immaginario.
Un ruolo fondamentale nei processi cognitivi e di apprendi-
mento è svolto dai cosiddetti “neuroni specchio”5. Sono neuroni
presenti per il 20% nella corteccia cerebrale, i quali si attivano
allo stesso modo sia quando gli individui eseguono un’azione,
sia quando l’azione è solo vista. Si ha in sostanza una simula-
zione interna del movimento osservato. In realtà, la funzione dei
neuroni specchio non è solo limitata all’apprendimento per imi-
tazione, ma serve anche alla comprensione dello scopo dell’a-

4  Ci riferiamo ad esperimenti pubblicati dal professor Alvaro Pascual-Leone


e collaboratori, che utilizzarono le tecniche Brain Imaging e Neuroimaging.
Queste tecniche consistono nell’eseguire degli esami strumentali particolari,
che permettono di vedere, a livello del sistema nervoso, quali aree sono attive
durante un lavoro o un esercizio richiesto al paziente e seguirne le modifica-
zioni di attivazione delle aree cerebrali nel tempo.
5  Per un’agile spiegazione di cosa siano i neuroni specchio e delle ripercus-
sioni del loro funzionamento nella nostra vita quotidiana, cfr. Rizzato, Matteo,
e Donelli, Davide, Io sono il tuo specchio. Neuroni specchio ed empatia,
Amrita, Torino 2011.
52 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

zione, cioè dell’intenzione di colui che si osserva agire. Quando


compiamo un determinato gesto, ci muoviamo in modo diverso
a seconda dello scopo che ci siamo proposti. Ad esempio, ci
muoviamo in modo diverso se vogliamo accarezzare un gatto, se
lo vogliamo prendere in braccio o se lo vogliamo picchiare, per-
ché lo scopo che vogliamo realizzare condiziona il nostro movi-
mento. Riproducendo mentalmente nel nostro cervello l’azione
messa in opera da un altro individuo, possiamo comprenderne
l’intenzione e cogliere il senso dei suoi movimenti.
Inoltre, a seconda dei rapporti che abbiamo con un’altra per-
sona, tramite il suo “non verbale”, ossia postura e movimenti del
viso, riusciamo a cogliere l’emozione che essa sta provando in
quel momento.
I neuroni specchio sono coinvolti in tre processi importan-
ti: quello dell’imitazione, quello del riconoscimento dei segni
comunicativi gestuali e quello del “sentire ciò che gli altri sento-
no”, cioè dell’empatia. Hanno, in definitiva, un ruolo emozionale
e cognitivo nei processi di apprendimento. Si è scoperto, inoltre,
che lo stesso neurone specchio codifica sia informazioni visive,
cioè provenienti dai sensori visivi, sia informazioni uditive pro-
venienti dai sensori uditivi.
Tutto ciò dimostra che i circuiti neuronali possono essere
attivati da stimoli diversi.
Questi stimoli, derivanti sia dall’esercizio fisico che da quel-
lo immaginario, attivano gli stessi geni regolatori e, come nell’e-
sempio del pianista, mettono in entrambi i casi in moto il circu-
ito neuronale deputato al movimento delle dita. In questo modo,
tutti noi potremmo essere, tramite un allenamento particolare e
specifico, promotori consapevoli di un cambiamento; volontà,
allenamento e applicazione intenzionale sono le regole per atti-
vare, modificare o creare nuovi circuiti neuronali, attivando per
primi i nostri geni della guarigione.
È anzi, a nostro parere, necessario tenere in buona forma il
cervello con esercizi cerebrali mirati. I circuiti nervosi lasciati
inoperosi diventano meno efficienti, spesso con notevole perdita
di connessioni sinaptiche; al contrario, stimolandoli continua-
mente li si mantiene efficienti e in molti casi il numero delle
connessioni sinaptiche aumenta.
In caso di lesioni delle vie neuronali periferiche, è stata
La biologia delle emozioni 53

osservata una vasta riorganizzazione delle cortecce cerebrali


motorie e sensorie delle zone in cui arrivavano gli stimoli; dopo
una prima riduzione numerica dei neuroni presenti in queste
aree, si sono avuti una ripresa e un allargamento della zona cor-
ticale prima silente, con comparsa di altri neuroni in sostituzio-
ne di quelli persi.
Ristabilire lo stato di salute significa mobilitare l’intero orga-
nismo in direzione della guarigione.
Permettendo ai pazienti di prendere coscienza e conoscenza
della loro malattia, questi aumentano, con la loro partecipa-
zione, la probabilità di guarigione. Si può insegnare loro come
influenzare e modificare le proprie convinzioni e atteggiamenti
riguardo alla loro malattia.
Abbiamo constatato che ogni cambiamento della nostra con-
dizione fisiologica è seguito da un particolare cambiamento del
nostro stato emozionale e mentale, e che anche ogni stato emo-
zionale e mentale determina un cambiamento della nostra fisio-
logia. In conclusione, emozioni, cervello e corpo fanno parte di
un unico sistema in cui ognuno influenza l’altro.
Prendendo spunto dalla Psico-neuro-endocrino-immunologia
(PNEI) 6, notiamo che le emozioni stimolano il sistema limbico,
che a sua volta influenza l’ipotalamo.
Ciò determina una modificazione del controllo dell’ipofi-
si con un cambiamento dell’assetto ormonale dell’organismo.
Contemporaneamente si ha una modifica a livello del sistema
immunitario con creazione di un nuovo equilibrio, atto a soddi-
sfare le necessità del momento.
Di conseguenza il prodotto finale di un’esperienza, cioè
l’acquisizione di una memoria o di un’abilità, è un’emozione. Le
emozioni sono memorie chimiche che scaturiscono dalle nostre
esperienze e a queste restano perennemente connesse. Legando
un’emozione a un’esperienza, quest’ultima resterà maggiormente
fissata nella nostra memoria. Le emozioni sono il legante che ci
permette di registrare e fissare le nostre esperienze nei circuiti
neuronali. L’emozione è la firma chimica del ricordo.

6  La psico-neuro-endocrino-immunologia è la scienza che studia il rapporto


tra psiche, sistema nervoso, sistema endocrino e sistema immunitario, i quali
dialogano tra loro attraverso molecole definite neuropeptidi.
54 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

Attivando quella specifica emozione non facciamo altro che


accendere una specifica rete neuronale. Accendendo ripetuta-
mente i neuroni di una stessa rete neuronale, tramite la ripeti-
zione e l’esercizio, si indurranno gli stessi neuroni a produrre
una particolare sostanza chimica chiamata fattore di crescita
neuronale (NGF) che aumenta il numero di sinapsi e trasforma
le connessioni nervose in collegamenti permanenti; inoltre, si
formeranno così ulteriori diramazioni assoniche.
Alla luce di questi spunti, nonché di quanto si è finora descrit-
to sulle vie neuronali, il nostro metodo, di cui parleremo ampia-
mente nella terza parte del libro, in definitiva si configura così:
• calcolare il Codice Biologico Emozionale® (CBE) individuale;
• rendere cosciente il paziente dei suoi conflitti e di ciò che ha
scatenato la malattia;
• reinterpretare le convinzioni e accendere nel paziente le
emozioni che creano comportamenti costruttivi;
• a questo punto si otterrà la registrazione di sentimenti ed
emozioni costruttivi nel sistema limbico e la possibilità di
attivarli;
• dopodiché il sistema limbico invierà messaggi all’ipotala-
mo, il quale a sua volta determinerà una risposta del sistema
immunitario con ristabilimento dell’equilibrio dell’asse ipo-
fisi-ormoni. I messaggi provenienti dalla trasformazione dei
pensieri distruttivi in pensieri costruttivi determinano l’atti-
vazione dei geni guaritori, i quali innescano l’azione di cito-
chine, neuropeptidi, neuromodulatori, neurormoni e ormoni
che ristabiliscono l’equilibrio nell’asse PNEI dell’individuo.
Si ripristinerà così la normalità psicofisica dell’organismo,
e di conseguenza aumenteranno le probabilità di guarigione
dalla malattia.

Possiamo asserire che l’apprendimento e la memoria non


sono altro che la capacità di formare nuove connessioni sinapti-
che tra gruppi di cellule nervose, creando così nuove reti neurali
in cui vengono rilasciate diverse sostanze chimiche, il che a sua
volta determina l’innesco di specifiche emozioni.
capitolo 4
I segnali che modificano la risposta dei geni

La malattia è una presenza necessaria per svegliarci di fronte


ad una guarigione indispensabile alla crescita.
Michel Montaud

Per completare il quadro delle dinamiche biologiche che


abbiamo considerato nell’elaborare il nostro metodo, occorre
soffermarci anche sulla natura e sull’opera dei geni.
L’idea che i geni costituiscano i contenitori delle nostre
caratteristiche rappresenta il “dogma centrale” della scienza
accademica.
Il progetto “genoma umano” si concentrò, agli inizi degli anni
Novanta, sulla catalogazione di tutti i geni del corpo umano. I
ricercatori si aspettavano di trovare un minimo di 120.000 geni,
numero utile e necessario per codificare tutte le caratteristiche di
un organismo umano.
Al termine della catalogazione si ebbe però una sorpresa: la
mappatura mise in evidenza che il genoma umano era composto
da circa 20-25.000 geni. Pertanto, il numero dei geni presenti
nei cromosomi umani non poteva contenere tutte le informazio-
ni richieste per creare e far funzionare il corpo umano.
Com’è dunque possibile che relativamente pochi geni possa-
no espletare le complesse funzioni del nostro organismo, che è
composto da oltre 100.000 tipi di diverse proteine? La risposta
a questo quesito è stata data dall’epigenetica e dalle nuove sco-
perte sulla plasticità del DNA. L’epigenetica è infatti lo studio
delle variazioni di espressione del DNA in seguito a diversi sti-
56 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

moli ambientali. Perché vari l’espressione del DNA occorrono le


cosiddette proteine regolatrici dell’espressività genica7. Queste
proteine, in seguito a specifici stimoli, determinano l’attivazio-
ne delle varie possibilità di espressione di un gene affinché si
abbia un determinato prodotto proteico. Facciamo un esempio.
Immaginiamo che il gene del DNA sia costituito dal composto
da cui si ricava la pasta e che le proteine regolatrici siano gli
ingranaggi della macchina per lavorarla. Introducendo l’impasto
nella macchina e girando adeguatamente, a nostro piacimento,
le manopole degli ingranaggi otterremo come risultato spaghet-
ti, rigatoni, pennette o altro. Allo stesso modo i geni regolatori
sono in grado di indurre un unico gene a produrre fino a 2000
tipi di proteine diverse.
Il gene è l’unità ereditaria fondamentale degli organismi
viventi. Concretamente, esso corrisponde ad una sequenza di
acidi nucleici, posizionati sui filamenti del DNA (acido desossi-
ribonucleico).

gene

Figura 19: rappresentazione grafica di due filamenti di DNA.

7  L’espressività genica è il prodotto ottenuto dalla lettura dell’informazione


contenuta nel gene.
La biologia delle emozioni 57

Come già detto, all’interno del nucleo della cellula è contenu-


to il DNA, localizzato nei cosiddetti cromosomi. Il DNA è for-
mato da due filamenti di aminoacidi, avvolti a spirale tra di loro,
e da una guaina proteica che lo protegge dal resto dell’ambiente.
I geni non sono altro che delle sequenze, di una determinata
lunghezza, di questi filamenti di DNA, e contengono le infor-
mazioni affinché possano essere costruite una o più proteine che
poi entreranno a far parte delle strutture cellulari.
Affinché il gene possa esprimersi, cioè trasmettere la sua
informazione, occorre che un messaggio dall’esterno o dall’in-
terno della cellula arrivi fino al nucleo, ma anche che la bar-
riera di proteine, o guaina, che avvolge il DNA si apra e dia la
possibilità ad un’altra molecola, l’RNA (acido ribonucleico) di
trascrivere l’informazione.
I geni possono essere classificati in base a diversi criteri.
In base al tempo che impiegano ad attivarsi, avremo:
• geni immediati precoci, che si attivano in pochi secondi;
• geni intermedi, che si attivano in circa due ore;
• geni ritardati, che richiedono un periodo più lungo per attivarsi.

In base allo stimolo attivante:


• geni che vengono attivati da una specifica esperienza com-
portamentale;
• geni attivati dall’apprendimento di una particolare attività,
sia essa fisica che intellettiva;
• geni attivati da eccitazioni emotive;
• geni attivati da stati particolari dell’individuo, come il sonno,
la preghiera, le convinzioni o le credenze.

Una classe di geni immediati precoci è quella dei cosiddetti


“geni orologio”, che regolano le fasi del sonno e della veglia.
Altri geni precoci vengono attivati da segnali quali lo stimolo
sessuale e lo stress; altri ancora sono i cosiddetti “geni regolato-
ri”, cioè attivano altri geni e ne regolano l’espressività.
Si è recentemente scoperto che i geni possono essere attivati e
disattivati sia da segnali provenienti dall’ambiente interno che da
stimoli provenienti dall’ambiente esterno al corpo. Si è scoperto
infatti che anche i sentimenti, i pensieri e le emozioni possono
attivare o disattivare un insieme di geni. La memoria, l’apprendi-
58 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

mento, lo stress, le guarigioni, sono tutti influenzati da classi di


geni che vengono attivati o disattivati in sequenze temporali che
possono variare da un secondo a molte ore. I fattori interni che
attivano i geni sono la costituzione emotiva, quella biochimica,
la situazione mentale, energetica e spirituale dell’individuo. Fra i
fattori propri dell’ambiente esterno si annoverano invece la rete
sociale, l’ambiente ecologico in cui la persona vive, gli alimenti,
le tossine, i rituali sociali e i segnali sessuali.
Ultimamente abbiamo visto nascere due nuove scienze: l’epi-
genetica e la biologia evolutiva dello sviluppo, che, tramite i loro
esperimenti, mettono in crisi le teorie della vecchia genetica e
della vecchia biologia.
L’epigenetica è lo studio di quei segnali che attivano o spen-
gono i geni, e dei flussi energetici che modulano tale processo,
senza però modificare il DNA. Essa prevede e dimostra che
le caratteristiche di un individuo trasmesse attraverso i geni
non sono fissate alla nascita. I geni non sono il nostro destino.
L’influenza dell’ambiente, compreso il nutrimento, lo stress e le
emozioni, possono modificare i geni e la loro espressione, senza
modificarne il modello di base del DNA. Queste modifiche, come
appunto scoperto dall’epigenetica, possono poi essere trasmesse
alle generazioni future tramite circuiti neuronali precablati alla
nascita, ma che in seguito possono essere ulteriormente ampliati o
annullati dallo stesso individuo durante il suo divenire.
La biologia evolutiva dello sviluppo afferma anche che gli
esseri viventi devono percorrere contemporaneamente due vie
che si sovrappongono tra di loro: quella dello sviluppo e quella
dell’adattamento evolutivo. Affinché gli esseri viventi possano
evolvere, ambedue le vie devono coesistere. Non si può infatti
parlare solo di espressione genica, né tanto meno solo di adat-
tamento evolutivo, quando si vuole spiegare una modificazione
genetica avvenuta all’interno della specie. Tutte le esperienze
che facciamo nella nostra vita modificano sostanzialmente la
struttura del nostro cervello, che continua a creare per tutta la
vita legami neuronali sempre nuovi, fino a quando è stimolato a
farlo (neurogenesi) 8.

8  Studiando l’ippocampo si è compreso che in esso si formano le memorie.


La creazione di queste memorie ha una sequenza particolare: l’emozione
La biologia delle emozioni 59

Si è scoperto che quando un individuo apprende nuovi


comportamenti, azioni, abitudini, nelle aree cerebrali attinen-
ti vi è un’attivazione genica, palesemente visibile attraverso la
Risonanza Magnetica Funzionale (RMF o FRMI, Functional
Magnetic Resonance Imaging), che è in grado di evidenziare
quali aree del cervello rispondono agli stimoli emozionali o di
altra natura. Noi riscriviamo ogni secondo la nostra espressione
genica con la scelta di quel che intendiamo fare, dire e pensare. I
geni vengono controllati dall’ambiente, ma su di essi influiscono,
in maggior misura, le percezioni che noi abbiamo dell’ambiente.
Quando costruiamo nuove reti neurali ed eliminiamo quelle
vecchie, non facciamo altro che consapevolizzare e annullare
emozioni nocive per crearne altre che generano benessere. In
questo modo inviamo nuove informazioni chimiche alle cellule
malate, che avranno così la capacità di modificare i loro recetto-
ri e trasmettere al loro interno messaggi che possano ristabilire
l’omeostasi. Neurologicamente avviene quanto segue: l’emozio-
ne determina produzione di peptidi informazionali, i quali si
legano ai recettori delle cellule bersaglio. Tali recettori inviano
ulteriori messaggi all’interno della cellula, i quali determinano,
tramite attivazione o disattivazione genica, un cambiamento,

stimola i geni presenti nell’ippocampo, i quali determinano un aumento


di connessioni sinaptiche nei circuiti neuronali, in cui viene depositato il
ricordo di quella particolare attività. Questo processo è denominato “neu-
rogenesi”. Va anche notato che, se le nuove connessioni non vengono raffor-
zate mediante la ripetizione, si è visto che degradano e si perdono nell’arco
di circa tre settimane. Quindi le abitudini o una particolare attività devono
essere continuamente ripetute per potersi radicare, pena la perdita dei circu-
iti neuronali interessati.
Il sistema limbico, invece, è il luogo in cui viene registrato tutto ciò che suc-
cede nella nostra vita. Secondo molti rappresenta la sede del nostro inconscio,
in cui vengono depositati tutti gli eventi carichi di emozioni.
Ad esempio, se un animale viene investito da un’automobile, in futuro, alla
vista di un qualsiasi veicolo, avrà paura e fuggirà. Il suo inconscio ha regi-
strato tutto, evento, dolore, emozione, così in futuro anche se non avrà più
ricordo dell’evento, il rumore dell’automobile lo farà scappare. Il suo incon-
scio invierà al cervello un comando di fuga appena avvertirà la stessa emo-
zione o una simile. Lo stesso accade nell’uomo. Ad esempio: se un bambino
cade dalle scale, queste verranno registrate nel suo inconscio come pericolose
e legate ad un’emozione di paura e dolore che comparirà ogni qual volta
dovrà scendere una gradinata.
60 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

una modificazione o un’attivazione di un programma di molti-


plicazione, divisione o differenzazione cellulare.
Quando cambiamo o modifichiamo le nostre convinzioni
o percezioni9, infatti, inviamo alle nostre cellule un messaggio
completamente diverso. Le riprogrammiamo, il che spiega per-
ché molte persone ottengano una remissione spontanea da gravi
malattie o recuperi funzionali miracolosi di lesioni ritenute
invalidanti o permanenti.
Siamo capaci di costruire nuovi percorsi neuronali con il
pensiero e le emozioni tanto che, diventando consapevolmente
più abili e assumendone il controllo, potremmo creare una rete
neuronale che trasmette solo impulsi necessari alla guarigione.
In definitiva, saremmo capaci di attivare i geni della guarigione.
Il nostro motto può allora essere “credere per vedere”. Ossia:
se credo, realizzo. Scopriamo infatti così di avere nelle nostre
mani la possibilità, ma anche la responsabilità, della nostra salute
e guarigione. Con le nostre emozioni, che condizionano la nostra
espressione genica, potremmo cambiare le nostre convinzioni
momento per momento e usarle come interventi terapeutici.
In conclusione possiamo affermare che la natura modellabile
plastica della memoria, con le connessioni sinaptiche continua-
mente create e distrutte, indica che i ricordi e le emozioni possono
essere rafforzati o dispersi. Nel momento in cui vengono stabiliti
nuovi ricordi o nel momento di un’intuizione, si crea un insieme
complesso di nuove connessioni neuronali. In questi casi vediamo
che il numero delle connessioni sinaptiche raddoppia. Oltre a ciò,
ricordiamo che nuovi eventi determinano l’attivazione di particolari
geni, i quali determinano la crescita di un tessuto cellulare, qualun-
que esso sia, necessario alla funzione organica del momento.
Ciò è possibile perché il cervello e quindi il corpo riflettono
ciò che sentiamo.
Il segreto risiede nel sapere che, per rafforzare la nostra
capacità di guarigione, basta riattivare gli specifici geni già
presenti e predisposti a questa funzione.

9  Cfr. a questo proposito Lipton, La biologia delle credenze, op. cit.


capitolo 5
Lo stress

La guarigione, ma anche la malattia, arriva sempre da dentro,


vale a dire dallo stato d’animo, mentre molta gente immagina
che venga da fuori.
Michel Montaud

Il termine stress è usato da circa cinque secoli per indicare


gli effetti di vari stimoli, che possono essere di origine diversa
(biologici, fisici, chimici, culturali, psicologici, sociali), i quali,
tramite vie neuroendocrine, determinano una risposta di adat-
tamento del nostro organismo, al fine di sopportare o superare
una situazione di pericolo.
Per definirlo in termini sintetici potremmo dire che lo
stress è una sindrome emozionale di adattamento alla situazio-
ne contingente.
Secondo la medicina accademica, in questa sindrome di
adattamento si possono distinguere tre fasi:
• reazione di allarme;
• fase di resistenza;
• fase di risoluzione o di esaurimento.

La fase di allarme può essere suddivisa in una fase di shock,


in cui l’organismo subisce passivamente l’azione dello stimolo, e
in una fase di contro shock, in cui iniziano le risposte aspecifi-
che dell’organismo.
Nella fase di resistenza vengono attivate tutte quelle reazioni
aspecifiche che consentono all’organismo di resistere.
62 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

La fase di risoluzione o di esaurimento si ha perché l’orga-


nismo ripristina il vecchio equilibrio neuroendocrino, in tempo
utile, ritornando così alla normalità, oppure esaurisce la sua
capacità di adattamento allo stimolo stressante e soccombe.
Lo stesso evento stressante, qualunque esso sia, in base alle
predisposizioni personali dell’individuo (genetiche, di imprinting,
di educazione, di esperienze) determina l’attivazione di vie neu-
rali, strutture cerebrali e neuroendocrine diverse: talamo, amig-
dala, are corticali cerebrali, ipotalamo, ipofisi e corticosurrene.
L’attivazione di queste vie neurali non dipende dalla natura dello
stimolo, ma dipende dalla modalità con cui lo stimolo stressante
viene percepito, letto, interpretato e vissuto dall’individuo.

Figura 20: correlazioni tra sistema nervoso, endocrino e immunitario.

La malattia risulta essere una diversa risposta per arrivare


alla consapevolezza, risposta che tuttavia non sempre viene
colta dalla parte razionale della mente. Il perché di questo inte-
ressante fenomeno si rintraccia nel fatto che l’individuo tende a
rimanere collegato con la mente alla parte organica del fenome-
no e non a quella emozionale. Questo avviene per motivi socio-
culturali, di apprendimento e dalle credenze che ne derivano.
L’organismo risponde a queste evenienze instaurando un nuovo
equilibrio psico-neuro-endocrino-immunologico di emergenza,
confacente alla situazione. Solo in questo modo avrà la possibi-
lità di continuare a vivere.
La biologia delle emozioni 63

La non comprensione di ciò attiva altre emozioni che attiva-


no o creano a loro volta, tramite un innesco epigenetico, circuiti
neuronali specifici. Questi determinano una nuova particolare
stimolazione mirata su determinati organi e tessuti per tentare
di risolvere il problema.
Che cos’è una crescita tumorale se non un’iperfunzione di un
organo? Esempio: l’insulinoma, che determina l’iperproduzione
di insulina. L’organismo non è impazzito, ma accentua una fun-
zione per garantire un abbassamento costante del livello glice-
mico in una determinata situazione di stress continuo.
Nelle situazioni di stress l’organismo viene inondato da
particolari ormoni. I principali sono l’adrenalina e il cortisolo.
Se l’evento stressante dura pochissimo, anche l’azione di questi
ormoni causa pochi effetti. Se invece la nostra mente è coin-
volta emotivamente in situazioni di risentimento, di dolore,
di collera, di sconforto o angoscia per periodi di tempo pro-
lungati, le stesse sostanze sopracitate diventano per il nostro
organismo delle tossine, le quali causano uno sconvolgimento
nel sistema psico-neuro-endocrino-immunologico. Ciò che si
attiva nello stress non è altro che una simpaticotonia che si
manifesta per attivazione del sistema nervoso ortosimpatico.
Ciò causa una diminuzione della massa muscolare, una sop-
pressione o diminuzione della risposta immunitaria e della
formazione ossea, e cosa gravissima, ha un effetto deleterio
sulle cellule cerebrali, con gravi conseguenze sulla memoria e
sull’apprendimento.
La simpaticotonia si manifesta principalmente con tensione
emotiva, inappetenza, insonnia e vasocostrizione periferica. È
ovvio che un animale inseguito da un predatore non si ferma
a mangiare o a bere, poiché ne va della sua sopravvivenza. Se
si sente braccato, per giorni non si riposa, né dorme a lungo,
restando in una permanente condizione di allerta. L’irrorazione
sanguigna aumenterà automaticamente nel cuore, nei polmoni,
nel cervello e in tutti quei tessuti indispensabili alla specifica
situazione, come ad esempio nei muscoli. Meno irrorati saran-
no la cute, che infatti apparirà fredda, e l’intestino, che è meno
indispensabile alla sopravvivenza immediata. In generale, si
assiste a un potenziamento dei meccanismi che tendono a con-
sumare energia e che garantiscono maggiore idoneità alla lotta
64 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

o alla fuga rispetto a quelli che servono ad accumulare energie,


come i processi digestivi e di assorbimento intestinale.
Questa situazione è determinata nell’organismo da un diminuire
o un prevalere di attivazioni geniche e neuronali, che danno origine
a reazioni chimiche coordinate. Esse inducono l’attivazione o la
depressione di specifiche funzioni che favoriscono la sopravvivenza.
Contrapposto biologicamente al sistema nervoso governato
dalla catena dell’ortosimpatico, troviamo il parasimpatico, con
attivazione particolarmente intensa del nervo vago la cui funzio-
ne si espleta su diversi organi e distretti corporei. Per cui, dopo
uno stress intenso con attivazione del sistema nervoso ortosim-
patico, segue sempre una fase detta di vagotonia.
Il principale fenomeno che prendiamo in esame della vagoto-
nia è la vasodilatazione periferica. L’individuo in vagotonia avrà
negli organi interessati un aumento delle funzioni metaboliche a
causa di un maggiore afflusso di sangue, con conseguente aumen-
to di calore. A volte si potrà osservare un rialzo generale della
temperatura, con febbre anche elevata, e l’individuo si sentirà
stanco, proprio a causa della vasodilatazione. Poiché quest’atti-
vazione vagale influisce direttamente sull’ipotalamo, determina
anche una sensazione di fame, che si contrappone all’inappetenza
della simpaticotonia, e la tendenza a cercare il riposo e a dormire.
Tramite esperimenti si è anche dimostrato che il cervello del
bambino nelle diverse fasi di sviluppo intrauterino è influenza-
to dalle emozioni e dai pensieri stressanti della madre. Questi,
infatti, sollecitano la produzione di ormoni e neurotrasmettitori
materni, i quali, attraverso la placenta, raggiungono il cervello
del nascituro influenzando la neurogenesi, la migrazione cellu-
lare e la formazione di diverse strutture corporee.
Il cervello del nascituro, sensibilissimo a questi fattori di
stress materni, se sollecitato in modo prolungato e intenso si
predispone anche a reagire, nella vita futura, con risposte di
tipo lotta e fuga non sempre appropriate. D’altro canto, anche
stati d’animo positivi sono percepiti dalle cellule del nascituro,
il che ne favorisce benessere e una futura vita di relazione più
equilibrata. Come più volte riportato dalla plurimillenaria medi-
cina tradizionale cinese, anche lo stato d’animo dei genitori nel
momento del concepimento va ad influenzare le cellule gameti-
che e in seguito la formazione del feto e del bambino.
capitolo 6
Seconda legge biologica

Quando pensate di aver scoperto qualcosa di nuovo e in


precedenza sconosciuto, probabilmente esisteva già da secoli.
Se non ne sapevate nulla, è solo perché non lo avevate cercato.
Bernie S. Siegel

La seconda legge biologica descrive come tutte le manife-


stazioni che chiamiamo malattie siano sempre suddivise in due
fasi. Queste malattie possono essere sia di tipo tumorale che di
tipo metabolico o psichico.

Figura 21: rappresentazione grafica della seconda legge.


66 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

Il grafico della Seconda legge biologica della Nuova Medi­


cina Germanica® è una delle basi di lavoro e di studio per
comprendere la Medicina Biologica Emozionale®. Il grafico
rappresenta, su un diagramma di ascisse e ordinate, l’evoluzione
di un’intera reazione biologica, dall’inizio (DHS) fino al suo
esaurirsi, e mette in evidenza il doppio volto di una qualsiasi
malattia. In altri termini, ci mostra l’evolversi di una qualsiasi
manifestazione sintomatica, dal suo inizio fino alla fine.
La nostra vita può essere rappresentata con una linea retta,
al di sopra della quale troviamo la simpaticotonia e al di sotto la
vagotonia. La nostra salute può dal canto suo essere raffigurata
con una linea ondulata che rappresenta il susseguirsi della sim-
paticotonia (curva superiore) e dalla vagotonia (curva inferiore).

mani e piedi freddi


insonnia
inappetenza
tensione

mani e piedi caldi


febbre
fame
stanchezza
gonfiore
tranquillità

Figura 22: normotonia.

La salute psico-fisica è, in realtà, uno stato di equilibrio tra


simpaticotonia e vagotonia.
Normalmente di giorno dobbiamo essere più attivi e quindi
è leggermente più forte la simpaticotonia, mentre di notte fisio-
logicamente abbiamo meno bisogno di energie ed è pertanto più
potente la vagotonia, la quale ci consente, con il sonno, di recu-
perare le forze per le attività del giorno dopo.
La biologia delle emozioni 67

Quando l’andamento sinuoso della curva è alterato, si genera


la malattia.
La malattia è dunque la manifestazione di un’alterazione
temporanea dell’equilibrio tra simpaticotonia e vagotonia, e si
manifesta con sintomi variabili. Vediamo, nella descrizione
della prima legge, che la DHS è ciò che dà inizio alla reazione
fisiologica di emergenza di fronte ad un evento potenzialmente
pericoloso. Nel grafico, la DHS segna l’inizio di un processo
ed è seguita sempre da una simpaticotonia, cioè dall’attivazione
dell’asse dello stress.
Nell’attimo della DHS il nostro organismo si mette in allerta
ed è tutto rivolto a risolvere il problema che lo tiene impegnato.
Basti pensare all’eccitazione che caratterizza l’inizio di una lotta
o di una fuga o, per esempio, allo stato d’animo in cui ci ritro-
viamo se riceviamo una brutta notizia.
La simpaticotonia si manifesta non solo nel fisico, ma anche
a livello psichico e cerebrale, con dei sintomi specifici: a livello
fisico si esprime con una accentuazione o diminuzione delle
funzioni dell’organo o del tessuto colpito; a livello psichico si
manifesta con un’emozione soggettiva, quale ansia, afflizione,
paura, terrore o angoscia, eccetera.
A livello cerebrale è possibile riscontrare una serie di cerchi
concentrici, il cui centro è localizzato nella zona cerebrale che
contiene il relè del sentito di uno specifico organo. Tali cerchi
vengono chiamati Focolai di Hamer (HH), e si individuano
quando il soggetto è sottoposto ad un esame radiologico chia-
mato Tomografia Assiale Computerizzata (TAC).
La TAC è più esplicativa se eseguita senza mezzo di con-
trasto e con una sezione parallela alla base cranica. Occorre un
occhio allenato per poterla leggere, ma questo è normale per
tutti gli esami radiografici.
La zona del Focolaio di Hamer ci indica, con estrema pre-
cisione, l’area cerebrale che si è attivata in risposta ad un ben
preciso contenuto conflittuale.
Questa è una novità assoluta in campo medico scientifico,
perché mai nessuno, prima del dottor Hamer, aveva notato que-
sto tipo di focolai, li aveva compresi, e tantomeno li aveva messi
in relazione a specifici eventi emozionali avvenuti nella vita del
soggetto in esame.
68 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

In base agli studi sull’epigenetica, possiamo dedurre che


tutto il processo che abbiamo appena descritto si basa su un’atti-
vazione genica.
I geni si attivano quando sono stimolati da un messaggio
adeguato di innesco che scaturisce dalla nostra interazione con
l’ambiente; riteniamo che le aree cerebrali interessate, quelle
cioè in cui si formano tali cerchi individuati nella TAC, siano
appunto regioni in cui avviene l’attivazione epigenetica.
I cerchi nelle TAC potrebbero rappresentare, secondo le
nostre conclusioni, le onde di espansione dei neuropeptidi che
fungono da substrato organico per l’attivazione dei circuiti neu-
ronali deputati alla modificazione neurofisiologica necessaria
all’organismo in quel momento.
Nel caso invece di un conflitto risolto e riattivato più volte per
lungo tempo, i cerchi potrebbero essere la manifestazione fisica e
modificazioni della glia (astrociti, oligodendrociti, eccetera), viste
come un processo infiammatorio specifico cerebrale, che coinvol-
ge una ben precisa rete neuronale, e che tende alla riorganizzazio-
ne e cicatrizzazione delle strutture cerebrali interessate.
I mezzi di supporto, che permetterebbero il proseguo di que-
sti di studi, sono basati sulle seguenti tecniche:
• Neuro imaging-funzionale: rappresenta l’utilizzo di tec-
nologie che riescono a misurare il metabolismo delle aree
cerebrali durante l’espletamento di specifiche funzioni che
attivano il metabolismo cerebrale.
• TMS (stimolazione magnetica trans cranica), PET
(tomografia ad emissione di positroni), fMRI (risonanza
magnetica funzionale ad imaging), MIRSI (spettroscopia
ad infrarossi), SPECT (tomografia ad emissione di fotoni
singoli): tutte queste tecniche misurano i cambiamenti del
flusso ematico locale cerebrale, cioè dell’area della corteccia
specificatamente attivata da una funzione che l’organismo
sta compiendo. Si evidenzia così l’attivazione delle cellule
nervose presenti nella zona.
• MEG (magnetoencefalografia): questa registra l’attività dei
neuroni sotto forma di radiazioni elettromagnetiche.

Ad ogni Focolaio cerebrale di Hamer che si attiva è sempre


collegata anche una specifica regione corporea, organo, tessuto
La biologia delle emozioni 69

o funzione che risponde con specifiche modificazioni struttura-


li-metaboliche.
Infatti, si può osservare che anche nel resto del corpo si for-
mano ugualmente dei focolai, fatti di cerchi concentrici, riscon-
trabili ad esempio nelle TAC toraciche o addominali e molto più
raramente nelle ecografie e radiografie.
Questi focolai si formano contemporaneamente a quelli cere-
brali ed hanno le stesse caratteristiche chimico-fisiche-informa-
zionali. Essi sono la dimostrazione biologica dell’esistenza di un
cervello d’organo. Anche qui si avrebbe l’azione di peptidi infor-
mazionali che innescano specifiche reazioni chimiche metabo-
liche, affinché l’organo possa modificarsi adeguatamente alle
necessità del momento.
La durata della fase attiva o simpaticotonica è variabile e
dipende dal tempo che impieghiamo a risolvere e superare bio-
logicamente il nostro problema. Può durare qualche secondo, o
tutta la vita, se il nostro problema è biologicamente irrisolvibile.
Se però il conflitto non viene risolto, il nostro organismo si
ritrova a vivere una simpaticotonia duratura, che a lungo termi-
ne può essere incompatibile con la vita; infatti, se non si dorme
e non si mangia abbastanza, la conseguenza estrema potrebbe
essere la morte per cachessia (sfinimento biologico). La natura,
per proteggerci da ciò, ha messo a punto vari espedienti fisico-
emozionali, tra cui spicca l’amnesia; ad esempio, la pecora che
perde il suo cucciolo rapito da un’aquila dopo pochi giorni lo
dimentica, resta incinta di nuovo e vive; ha biologicamente
“attenuato” il suo conflitto, che, seppur non risolto, non può pro-
curare alcun grave danno.
Quando una grande emozione ci ha tenuti in tensione per
un po’ di tempo, sia nel corpo che nella mente, non appena tro-
viamo una soluzione adeguata si verifica la conflittolisi (CL),
che ci fa cambiare immediatamente stato d’animo. Di colpo la
nostra condizione cambia, sia emotivamente che fisiologicamen-
te. Questo importante momento segna il viraggio dalla simpati-
cotonia alla vagotonia; è l’attimo in cui abbiamo trovato biologi-
camente la soluzione alla situazione che ci teneva in allerta.
Esempio: perdiamo di vista il nostro bambino. In questa situa-
zione ci sentiamo improvvisamente impotenti e angosciati, ma
subito dopo lo ritroviamo che gioca tranquillo con gli amici. La
70 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

situazione cambia, il rivederlo giocare tranquillo mette fine alla


nostra emozione di spavento e angoscia. Le zone ipotalamiche
attivate durante lo stress vengono silenziate e si attivano altre
zone cerebrali che ripristinano l’equilibrio psicofisico e annullano
la tensione, la paura e l’angoscia. Ci sentiamo rilassati, il che cau-
serà una vasodilatazione dei nostri capillari, che potrà comportare
un arrossamento generalizzato o delle sole aree interessate. In
altre situazioni avremo la febbre o comunque un’infiammazione.
Questo sintomo ci dà in ogni caso una spiegazione di tutte quelle
malattie che in passato venivano chiamate “calde”.
Classicamente, infatti, le malattie vengono suddivise in
malattie fredde e malattie calde, una classificazione nata dall’e-
videnza che in molte situazioni di alterazione organica era pos-
sibile constatare un abbassamento della temperatura soprattutto
alle estremità, vasocostrizione, brividi, intolleranza al freddo,
tensione e spesso rigidità. In altre situazioni questi sintomi non
solo erano completamente assenti, ma si verificava una situazio-
ne opposta: presenza di calore, febbre, infiammazione, bruciore,
rossore, prurito, accompagnati spesso da rigonfiamento.
Oggi possiamo rivalutare questi sintomi alla luce della
Nuova Medicina Germanica: li ritroviamo perfettamente rappre-
sentati nella fase attiva simpaticotonica e nella fase di soluzione
vagotonica di un programma Speciale Biologico e Sensato della
natura (SBS). Il punto netto di divisione tra la simpaticotonia
della fase attiva e la vagotonia della fase di soluzione è dato
dalla conflittolisi. Quindi ogni SBS mostra due fasi, una fredda
e poi una calda; una dualità che faceva sì che i sintomi di una
stessa “malattia” venissero scambiati per quelli di due malattie
diverse. La durata nel tempo della vagotonia è uguale alla durata
della simpaticotonia che la precede. Ad esempio, se la simpati-
cotonia dure tre giorni, anche la vagotonia durerà tre giorni.
In fase di soluzione avremo finalmente fame, tanta stanchez-
za e tanto sonno, spesso anche di giorno.
Subito dopo la conflittolisi, a seguito dell’improvvisa vagoto-
nia, gli organi interessati tenderanno a gonfiarsi di liquidi, acme
del processo infiammatorio. Ciò si deve ad una maggiore tra-
sudazione di sostanze dai capillari; il tessuto infarcito d’acqua
ha, infatti, più possibilità di rigenerarsi, per via della maggiore
quantità di sostanze che vengono apportate.
La biologia delle emozioni 71

Dalla TAC cerebrale notiamo che l’edema che interessa


l’organo si presenterà contemporaneamente anche nella zona
cerebrale corrispondente. I cerchi concentrici appariranno così
rigonfi ed edematosi, e quindi ancor meglio visibili e riconosci-
bili anche ai meno esperti.
L’edema è importantissimo e nell’addome, che è elastico, può
estendersi moltissimo senza compromettere le funzioni vitali
dell’organismo; a livello cerebrale, al contrario, esso non potrà
espandersi oltre un certo limite, perché la scatola cranica e le ossa
che la compongono non sono estensibili. Ne conviene che l’edema
cerebrale, se irrisorio, non dà sintomi, se di media entità dà origi-
ne a lievi disturbi da compressione e spostamento, se imponente
comprime i centri deputati alle funzioni vitali, come ad esempio
quelli che controllano il ritmo cardiaco e la respirazione.
Per evitare che l’edema causi gravi danni ai tessuti, special-
mente a livello cerebrale, la natura ha messo in atto un sistema
fisiologico di riparo a questa situazione: la crisi epilettica/epilet-
toide (la differenza tra epilettica ed epilettoide consiste solo nel
fatto che la prima vede coinvolta la corteccia cerebrale motoria
e/o quella sensoria, la seconda qualsiasi altra regione cerebrale).
Si tratta di una repentina simpaticotonia nel bel mezzo della
fase vagotonica di soluzione. Essa permette di “strizzare” l’e-
dema, soprattutto cerebrale, affinché i sintomi della vagotonia
siano più lievi e permettano di arrivare alla fine del processo
senza danneggiare il cervello.
Riguardo ai tempi di comparsa, notiamo che la crisi epilet-
toide (CE) è sempre al centro della vagotonia. Per esempio, se il
conflitto dura otto giorni, la crisi epilettoide si avrà dopo quattro
giorni. Nei programmi biologici dove si è vissuta una fase attiva
molto lunga la situazione cambia. La fase pclA (post-conflit-
tolisi A), infatti, può al massimo durare da tre a sei settimane.
Questo avviene in quanto i tessuti cerebrali, racchiusi nella
scatola cranica, non tollererebbero un edema ingravescente per
molte settimane o mesi. In questi casi, allora, si noterà un fase
edemigena di poche settimane e poi un fase di riparazione pclB
(post-conflittolisi B) molto più lunga. In questo specifico caso,
la crisi epilettoide cadrà non al centro della fase vagotonica, ma
al massimo dopo tre, sei settimane, a seconda del tessuto inte-
ressato e della situazione cerebrale del momento.
72 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

Nella fase di riparazione, essendo l’edema molto minore e


raramente ingravescente10, noteremo lievi sintomi nella persona
in convalescenza.
La crisi epilettica o epilettoide (CE) ha una durata variabile
in relazione alla zona cerebrale interessata e di conseguen-
za all’organo “colpito”; può durare un istante, come in uno
starnuto, o alcune ore, come nel caso della colica renale. In
qualche raro caso può durare a lungo, ne è un esempio la CE
(crisi epilettoide) del periostio, che dura all’incirca un’intera
settimana.
La CE si manifesta, come prima accennato, sotto varie
forme a seconda dei tessuti interessati. Esempi ne sono l’infarto,
sia quello miocardico che quello coronarico, la colica renale e
quella biliare, l’asma, il crampo muscolare; tuttavia, nella stra-
grande maggioranza dei casi, si manifesta con un sogno che di
solito non ricordiamo affatto.
È corretto affermare che spesso non ci accorgiamo del mani-
festarsi della CE, ma è importante sapere che esiste, per non
spaventarci se non la si vede arrivare e per far sì che la sua even-
tuale comparsa non ci colga impreparati.
Va infatti sempre tenuto a mente che tutti i processi e i mec-
canismi illustrati finora fanno parte di un unico programma
predeterminato e insito in noi dalla notte dei tempi, che viene
chiamato programma Speciale Biologico e Sensato della natura
(SBS), rappresentato dal grafico della seconda legge biologica.
L’SBS è l’esempio di come la natura ci consenta di reagire
e sopravvivere ad eventi potenzialmente pericolosi sconosciuti
alla nostra esperienza acquisita. Chiudere gli occhi non appena
un lieve alito di vento ci sfiora le ciglia, riprendersi da una rovi-
nosa caduta, correre all’impazzata se si è inseguiti da un preda-
tore, sono tutti esempi di come i diversi tipi di SBS ci mettano
in condizione di reagire ogni giorno agli eventi della vita.

10  L’edema della seconda fase di soluzione (pclB) è di entità minore, perché
la maggior parte dei processi riparativi, perlomeno nelle fasi più grossolane,
è già stata conclusa. Nella pclB, infatti, i processi riparativi sono più che altro
di tipo cicatriziale. L’edema, quindi, che nella prima fase era indispensabile
per garantire un maggior metabolismo della zona interessata, in questa secon-
da fase è meno indispensabile, e normalmente scema.
La biologia delle emozioni 73

Da un’esperienza vissuta
I sogni son desideri. È proprio vero. Uno dei miei si stava
realizzando. Quando si crede in qualcosa occorre coltivare il
proprio sogno e non permettere a nessuno di distruggerlo. Ma
soprattutto non dobbiamo permettere a noi stessi di smettere di
sognare fino a che il nostro desiderio non si sia realizzato.
La scorsa primavera si stava avverando quello che per me
era stato un grande sogno e un grande desiderio. Gli sforzi dei
tanti anni di studi stavano dando i loro risultati. Già pregustavo
la possibilità di condividere, con chi desideravo, il frutto di tanti
sacrifici.
Avevo già pianificato tutto fin nei minimi particolari, niente
e nessuno avrebbe potuto impedire che l’evento che già pregu-
stavo avesse luogo.
Pochi giorni prima che il gruppo di lavoro si incontrasse,
mentre ero ancora in procinto di mettere a punto alcuni dettagli
della riunione che sarebbe durata diversi giorni, uno dei parteci-
panti, con il quale avevo condiviso quasi tutto il mio lavoro, mi
confidò una sua riflessione che mi lasciò stupito e senza paro-
le: «Penso sia meglio nascondere molte delle conclusioni a cui
siamo giunti!»
Il lavoro in questione era il frutto della collaborazione di
diverse menti, e anche se nel mio profondo sentivo che quel
lavoro mi apparteneva, avvertivo la grande necessità di condivi-
dere con gli altri la gioia dei risultati.
Mi sentii all’improvviso avvolto da un senso di impotenza
e collera. Pensavo che non dire quello che sapevamo fosse
completamente stupido e irrazionale. Già immaginavo l’utilità
di queste scoperte per molte persone, e volevo esprimerle ad
alta voce… Tuttavia, prevalse la razionalità, che soffocò in me
questi pensieri. In fondo tutto questo non apparteneva solo a
me. Il lavoro e il merito andavano condivisi con gli altri e solo
nel caso che tutti avessero deciso di non divulgare i risultati e
le scoperte fatte sarebbe stato giusto accettare la loro decisio-
ne. Decisi di rimandare la discussione e risposi: «Sì, forse hai
ragione, dovremmo pensarci ancora un po’, magari confron-
tandoci con altri».
Tuttavia, mi sentivo come svuotato e derubato. La ragione
mi diceva che la via che avevo infine intrapreso era la scelta
74 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

più giusta, ma ciò non mi dava né soddisfazione né sollievo.


Trascorsi il resto del pomeriggio in cerca di una soluzione, che
ovviamente non trovai.
Passarono ancora tre giorni, durante i quali cercai di con-
vincermi che la decisione di andarci cauti era corretta. Con­
temporaneamente diventai rauco, e avvertivo uno strano gonfio-
re all’addome. Pensai che fosse dovuto allo stato di agitazione in
cui ero.
Finalmente arrivò il giorno dell’incontro con tutto il gruppo.
L’emozione di incontrare tutte le persone con cui avrei con-
diviso i meriti del lavoro era smorzata dalla decisione presa,
che percepivo come un’imposizione. Pensai che quello fosse il
momento di comunicare agli altri la situazione che era insorta.
Continuavo a non voler assolutamente accettare qualcosa che
andava contro la mia volontà.
Mentre stavamo completando i preparativi dell’incontro,
poco prima dell’arrivo di alcuni componenti del gruppo, la stes-
sa persona con cui avevo preso la decisione di non divulgare ciò
che avevamo scoperto mi disse: «Forse hai ragione, è doveroso
da parte nostra informare tutti i componenti del gruppo di quan-
to sappiamo e dei risultati ottenuti dal nostro lavoro».
Non riuscivo a credere alle mie orecchie; fui invaso da un
senso di stupore e meraviglia. Mi sentii rinascere, pieno di forza
e vigore. Avevo ripreso in mano il mio sogno. Era bellissimo…
La sera dello stesso giorno venni colto da febbre e secchezza
alla gola!
Nei tre giorni che seguirono, gli incontri con i colleghi
furono pieni di soddisfazione e tutto si concluse esattamente
come avevo previsto e immaginato; ma, se da un punto di vista
lavorativo e di confronto sentivo che il sogno si era veramente
avverato, fisicamente dovevo fare i conti con la soluzione di un
conflitto ectodermico di separazione. Avevo 40 di febbre! Stavo
risolvendo biologicamente quello che avevo sentito come perdita
di contatto (separazione) con il mio gruppo o branco. Solo alla
fine del secondo giorno la febbre si abbassò. Sentivo che anche
la mia situazione psichica era cambiata, ero più tranquillo e
sereno. Avevo riacquistato il mio contatto con il gruppo.
La riunione finì la sera del terzo giorno. Tutto era andato
bene ed ero soddisfatto. Anche la mia febbre aveva trovato una
La biologia delle emozioni 75

collocazione, avevo un po’ di rammarico per non aver potuto


vivere più intensamente quei tre giorni, ma la mia reazione ecto-
dermica confermava quanto fossi attaccato a quelle persone. La
biologia non mente mai.
Tuttavia, anche se erano trascorsi diversi giorni da quell’in-
contro ed ero ormai rientrato nella normalità quotidiana, il gon-
fiore al ventre non diminuiva, anzi aumentava. Inoltre, premen-
do sulla pancia avvertivo un dolore molto forte, da togliermi il
fiato. Di notte non riuscivo a respirare a pieni polmoni.
Attesi con pazienza ancora qualche giorno sperando che
tutto finisse. Provai a cambiare alimentazione, a mangiare
meno, a bere meno, ma tutto risultò inutile. Il gonfiore addomi-
nale rimaneva uguale, come pure il dolore.
Avevo sempre pensato ad un interessamento intestinale, ma
mi resi conto che il gonfiore era localizzato nella parte alta
dell’addome. Pancreas? Ma certo, era ovvio! Per giorni avevo
pensato al mio sogno che aveva rischiato di naufragare. Eppure
tutto era andato bene. Ma allora cosa mi procurava ancora quel
fastidioso gonfiore? Semplice: era rimasta in me la paura di per-
dere il mio “boccone sogno”11.
Nonostante avessi risolto il conflitto iniziale, ero rimasto
collegato al “mio problema” attraverso l’asse della paura. Ero in
conflitto attivo, o perlomeno lo riattivavo in continuazione, con-
tinuavo a recidivare.
Avevo individuato dove, biologicamente, mi trovavo. Ero in
fase attiva con un organo endodermico. Quindi stavo aumen-
tando la mia capacità di digerire e inglobare un boccone. Ma il
boccone lo avevo già inglobato, non occorreva che aumentassi
ancora la mia capacità. Ne presi così consapevolezza.
Subito avvertii una minore pressione nell’addome e riuscii a
respirare meglio. Avevo la sensazione che l’aria ora potesse cir-
colare liberamente.
La mattina dopo non avevo più lo stesso gonfiore e di lì a poco
tutto tornò alla normalità.
Dopodiché ebbi un sogno (anzi, un incubo) che mi confermò
che avevo completato la prima fase di vagotonia. Ancora una

11  Del boccone si riparlerà più approfonditamente nell’ottavo capitolo, nel


paragrafo relativo all’endoderma.
76 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

volta la conoscenza mi aveva fatto vivere in modo consapevole


quello che mi stava succedendo, e i sintomi avevano avuto una
precisa collocazione secondo quando riportato nella bussola di
Hamer (come vedremo a proposito della Terza legge biologica).
capitolo 7
TAC di amigdala e ippocampo: nuovi
orizzonti diagnostici e terapeutici

Non esiste vento favorevole per il marinaio


che non sa dove andare.
Lucio Anneo Seneca

Fra le scoperte più importanti effettuate dal dottor Hamer


durante i suoi studi, egli ha documentato che un conflitto di tipo
emozionale si manifesta anche a livello cerebrale con un’altera-
zione organica.
Ciò è stato da lui comprovato tramite uno strumento diagno-
stico utilizzato dalla medicina accademica: la TAC (Tomografia
Assiale Computerizzata).
Grazie a tale tecnica radiografica Hamer ha potuto costruire
una mappa cerebrale che permette la localizzazione dei focolai
(HH) corrispondenti ai singoli conflitti emozionali. Ha reso così
disponibile a tutti, professionisti e grande pubblico, un metodo
per individuare con certezza che esiste un legame inconfutabile
tra psiche, cervello e corpo.
Il dottor Hamer ha sempre caldeggiato la ricerca, eviden-
ziando che vi sono ancora molti aspetti inesplorati del corpo
umano e della psiche e incitando i suoi interlocutori ad appor-
tare ulteriori precisazioni alle sue scoperte, comprese quelle
riguardanti i focolai cerebrali. È proprio continuando a foca-
lizzare la sua attenzione su tali punti che la dottoressa Daniela
78 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

Carini ha scoperto alcuni focolai in aree ancora inesplorate del


cervello dagli studiosi della Nuova Medicina Germanica, quali
ippocampo e amigdala.
Nel caso dei focolai dell’ippocampo, è risultato evidente
dall’anamnesi che i pazienti in questione erano costretti in un
giro vizioso di binari12 e recidive difficile da eradicare.
In definitiva, la presenza di un focolaio a livello ippocampale
indica che la persona è incappata in una ridondanza, cioè una
ripetizione convulsa e senza fine dell’SBS.
L’attivarsi dei binari, che spesso si innescano a livello subli-
minale, diventa in questo modo chiaramente individuabile,
anche se vi è una carenza mnesica del paziente. Naturalmente,
se i focolai a livello dell’ippocampo sono bilaterali (costellazio-
ne13), il quadro clinico risulta molto più grave.
Nel caso in cui sia interessato l’ippocampo, soprattutto se in
modo bilaterale, il paziente resta bloccato in un circolo vizioso
che gli impedisce quasi sempre di arrivare ad una soluzione
completa e definitiva del conflitto, il quale determina una sinto-
matologia ingravescente e spesso pericolosa. Possibili esempi di
malattie di questo genere sono: lo scirro o la necrosi purulenta
della mammella; l’osteomalacia con fratture patologiche multi-
ple; gli edemi cerebrali multipli e ingravescenti, dovuti a conti-
nue recidive con incomplete soluzioni.
In questi casi si può intervenire a livello emozionale, in
modo conscio e in pieno accordo con il paziente, così da favo-
rire in lui l’attivazione di altri circuiti neuronali che lo possano
condurre ad un diverso risultato. Un’inversione dei processi
fisiologici, infatti, si può osservare soltanto partendo da un’in-
versione di rotta emozionale, che comporti poi una diversa rea-
zione del paziente all’ambiente. Se si verificano continuamente
recidive o binari, è ovvio che un dato programma biologico
corrispondente continuerà ad essere attivato finché occorrerà.

12  Con “binario” s’intende un qualsiasi stimolo sensoriale che faccia sci-
volare i pazienti verso lo stesso tipo di sentito che hanno provato durante il
conflitto originario, il che provoca un recidivare, un aggravarsi e spesso un
cronicizzarsi dei sintomi.
13  Per costellazione si intende l’interessamento contemporaneo e bilaterale,
destro e sinistro, di due o più relè cerebrali (HH che si attivano durante lo
svolgimento di un SBS) appartenenti allo stesso foglietto embrionale.
La biologia delle emozioni 79

Ma se si prende un’altra strada il risultato si potrà modulare a


nostro vantaggio, ottenendo come unico “effetto collaterale” una
crescita emozionale della persona.
I focolai dell’amigdala sono meno comuni di quelli ippocam-
pali e la loro sintomatologia è ancora più impressionante.
I pazienti con conflitto attivo dell’amigdala sono caratteriz-
zati da stati di paura e angoscia molto particolari e intensi. Con
l’amigdala attiva il paziente appare irrequieto, come se cercasse
freneticamente qualcosa che non trova, spesso con gli occhi spa-
lancati dalla paura. Di solito è solo con grandissime difficoltà
che riesce a trovare una via di uscita al suo problema.
Nella maggior parte dei casi da noi esaminati, è emerso con
evidenza che ciò possa doversi all’effetto nocebo delle diagnosi
infauste e dal credere di non avere alcuna possibilità di guarigione.
In altri casi, paradossalmente, il paziente può apparire calmo,
ma osservandolo e conoscendolo meglio tramite ripetuti colloqui
si nota che l’angoscia che caratterizza il conflitto permane in sot-
tofondo. Riteniamo che tali casi siano dovuti ad un interessamen-
to contemporaneo dell’amigdala di destra e di quella di sinistra
(costellazione dell’amigdala), come si evince dalle TAC di questi
pazienti.
Se il conflitto è monolaterale, quindi, l’angoscia è evidente,
se invece è bilaterale è camuffata da una calma apparente. In
quest’ultimo caso il paziente vive un senso di rassegnazione,
come se dovesse subire una triste sorte, senza reagire. La tran-
quillità mostrata dal paziente è quindi solo esteriore ed è una
necessità biologica dell’organismo proprio quando lo stress rag-
giunge i suoi massimi livelli. Quando ciò si verifica, il paziente
non vede davvero alcuna chance e tende a “mollare”, così la
costellazione giunge in extremis per dargli la tranquillità neces-
saria ad affrontare il suo “destino”, e l’angoscia viene sostituita da
una passiva rassegnazione. I pazienti non riescono a prendere una
decisione adeguata, in quanto non percepiscono l’aspetto emozio-
nale della situazione. La non-emozione causa una non-reazione.
Il paziente con attivazione dell’amigdala bilaterale tende a
lasciarsi andare; tuttavia, affinché possa presentare una reale
probabilità di morte, occorre che siano attivi anche altri focolai
cerebrali, specialmente quelli talamici.
La costellazione dell’amigdala assomiglia molto a quella tala-
80 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

mica descritta dal dottor Hamer, tanto che quest’ultima potreb-


be essere confusa con la prima. Tuttavia, anche se il conflitto
talamico è caratterizzato da uno stato d’inquietudine, è sempre
accompagnato da un grave squilibrio endocrino, metabolico ed
elettrolitico spesso irreversibile. In questo caso il paziente non
ha più ragioni di vita e nella sua consapevolezza aspetta solo la
morte come una “liberazione”.
In molti casi ippocampali e amigdaloidei, con l’Attivazione
Biologica Emozionale ® si è potuto ottenere che il paziente riu-
scisse ad attivare consciamente e volontariamente una risposta
emozionale che prima era sopita.
Occorre imparare a “usare” i propri pensieri ed emozioni per
raggiungere un risultato utile e costruttivo, capace di metterci
sulla strada della guarigione.
capitolo 8
Terza legge biologica

Il male d’essere avviene quando ritorniamo nel nostro passato


e lo proiettiamo identico nel futuro, impedendoci così di com-
prendere il presente.
Fabrizio Camilletti

La terza legge biologica dichiara che ogni tessuto, in base


alla propria origine embriologica, reagisce secondo ben precisi
parametri codificati dalla natura, aumentando o diminuendo di
volume o di funzione, nelle varie fasi dell’SBS.

Figura 23: rappresentazione grafica della terza legge biologica.


82 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

La terza legge descrive il comportamento degli organi e dei


tessuti, secondo la loro appartenenza ai foglietti embrionali.
Gli organi e i tessuti diretti dal tronco cerebrale e quindi
derivanti dall’endoderma hanno la funzione specifica di acqui-
sire/espellere il boccone per provvedere al nutrimento dell’or-
ganismo; quelli invece diretti dal cervelletto, e quindi derivan-
ti dal mesoderma antico, hanno la funzione di proteggerci dai
possibili attacchi.
Nei casi di emergenza, a seguito dell’innesco di un conflitto
emozionale (DHS), che attiva un programma Speciale Biologico
e Sensato (SBS), i tessuti e gli organi appartenenti a questi
gruppi (endoderma e mesoderma antico) hanno la necessità
biologica di aumentare la loro funzionalità in fase attiva, spesso
accrescendo il numero delle cellule (moltiplicazione cellulare).
L’aumento di funzione termina quando finisce l’emergenza
attiva e il problema decade. Abbiamo così la conflittolisi (CL).
Nella fase di soluzione (vagotonia), il tessuto costruito in ecces-
so durante la simpaticotonia non serve più e viene smantellato
dal processo infiammatorio.
Gli organi e i tessuti diretti dal neoencefalo (nuovo cervello)
hanno due funzioni specifiche, a seconda se appartengono al
mesoderma moderno o all’ectoderma. Quelli che sono diretti
dal mesoderma moderno (l’osso, i muscoli, i tendini, i vasi san-
guigni, eccetera) sono interessati principalmente dalla funzione
di rinforzo della struttura portante e muscolare dell’organismo;
in fase attiva vanno soggetti ad una riduzione o necrosi tissutale.
L’emozione che attiva questo loro rimaneggiamento è identifica-
ta come “crollo dell’autostima” e a livello cerebrale ne ritrovia-
mo i relè nella sostanza bianca.
I tessuti e gli organi che derivano dall’ectoderma hanno a
che fare coi conflitti di “separazione” inerenti alla sfera sociale
dell’individuo, e appaiono in fase attiva sotto forma di ulcere.
Tali organi e tessuti sono sotto il controllo corteccia cerebrale
(neoencefalo) e sono costituiti dall’epidermide, dai tessuti pavi-
mentosi di rivestimento e dagli organi di senso.
In ambedue i gruppi neoencefalici le alterazioni si manife-
stano con una disfunzione d’organo o con una riduzione cellula-
re (necrosi o ulcere).
Al termine della fase simpaticotonica di conflitto attivo (CA),
La biologia delle emozioni 83

con l’arrivo della soluzione biologica, (conflittolisi, o CL), l’al-


terazione di funzione, le ulcere e le necrosi terminano, i tessuti
necrotizzati vengono ricostruiti e le ulcere riparate. Al termine del
processo il tessuto diventa più forte di prima, in quanto la ripara-
zione si presenta con un lieve esubero di tessuto neoformato.
Al termine della prima fase vagotonica (pclA) abbiamo la
crisi epilettoide (CE).
La crisi epilettoide è legata all’organo coinvolto dal pro-
gramma biologico e quindi anche la manifestazione fisica e/o
psichica sarà strettamente correlata al contenuto del conflitto.
Ad esempio, se l’intestino riconosce un boccone come cibo ava-
riato e quindi tossico, nella crisi epilettoide avremo un scarica
di diarrea. Oppure, in un conflitto con un sentito biologico per
cui avvertiamo che “qui qualcosa mi puzza”, in cui è coinvolta
la mucosa nasale che percepisce un odore, nella crisi epilettoide
avremo uno starnuto. Le CE demarcano l’inizio della seconda
fase vagotonica del programma biologico (pclB).
È evidente che un tessuto o un organo, in caso di un pro-
gramma biologico e sensato della natura (SBS), reagiscono in
modo preciso e codificato in relazione al foglietto embrionale
di derivazione.
Riassumendo: tutti gli organi e i tessuti diretti dal vecchio
cervello (tronco cerebrale e cervelletto) reagiscono in fase attiva
con un aumento di funzione o moltiplicazione cellulare, per poi,
in fase vagotonica, demolire quello che non serve più. Invece,
gli organi e i tessuti diretti dal nuovo cervello (sostanza bianca
cerebrale e corteccia) reagiscono, in fase di conflitto attivo, con
una necrosi o un’ulcera o un’alterazione funzionale per poi, in
vagotonia, ripristinare i tessuti e le funzioni interessati dal SBS.
Si crea quindi una griglia con quattro caselle in cui si col-
locano tutti i tessuti e gli organi, secondo la loro appartenenza
embriologica funzionale e secondo la fase (simpaticotonia o
vagotonia) in cui si trovano.
Ecco perché la terza legge è soprannominata la bussola di
Hamer, grazie ad essa è possibile scoprire la posizione del con-
flitto che causa la malattia e indirizzare il paziente sulla strada
della guarigione.
Ad esempio, tutti gli organi che derivano dall’ectoderma,
che sono in fase attiva, vanno posizionati sulla bussola in alto
84 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

a sinistra, mentre quelli in fase di soluzione in alto a destra. Lo


stesso vale per gli organi che derivano dal mesoderma moderno.
Gli organi che derivano dall’endoderma che sono in fase attiva
vanno posizionati sulla bussola in basso a sinistra, mentre quel-
li in fase di soluzione in basso a destra. Lo stesso vale per gli
organi che derivano dal mesoderma antico.

Figura 24: la bussola.

tronco
cerebrale

cervelletto

sostanza
bianca

corteccia
cerebrale

Figura 25: dai foglietti embrionali dell’anello a castone alle aree cerebrali
che dirigono gli organi.
La biologia delle emozioni 85

Tabella organi e sintomi


La tabella seguente espone alcuni esempi di cosa si verifica
nelle diverse fasi di un programma biologico.
La tabella è stata organizzata elencando gli organi e i con-
flitti secondo il foglietto embrionale di appartenenza: per ogni
foglietto embrionale si ha una prima parte riassuntiva, in cui
sono elencati in modo generale gli organi, i conflitti, la fase
attiva e la fase di soluzione. In questa prima parte, le colonne
vanno lette solo in senso verticale e non vi è corrispondenza in
orizzontale tra organi, conflitti, fasi attive e di soluzione.
Nella seconda parte, nella “tabella degli organi”, sono indicati
alcuni dei principali organi e sintomi, con lo scopo di comprender-
ne meglio le manifestazioni in fase attiva e quelle in fase di soluzio-
ne. Questa seconda parte della tabella va letta in senso orizzontale,
mettendo in corrispondenza l’organo, il conflitto e le fasi dell’SBS.
Quanto riportato è puramente indicativo, non esaustivo e non
va applicato come metodo diagnostico.

Foglietto Embrionale
Endoderma
fase attiva fase di soluzione
organi conflitto simpaticonia vagotonia
e tessuti biologico

Adenoipofisi Conflitto del Crescita dei tessuti o Necrosi del tessuto neo-
non riuscire aumento di funzione per formato tramite processo
Iride a prendere accrescere la capacità di infiammatorio con
un boccone inglobare o eliminare un restitutio ad integrum
Ghiandole desiderato o boccone. (totale o parziale) del
lacrimali allontanare tessuto e/o della funzione
un boccone Senso biologico: alla fine del processo.
Orecchio indesiderato. Aumento della funzione
medio specifica del tessuto e/o Ripristino totale o
In riferimento dell’organo interessato sub-totale della capa-
Tube di alla ipo o iper e rafforzamento della cità sensoria, motoria
Eustachio funzionalità del memoria emozionale peristaltica, secretoria,
tessuto o dell’or- correlata. assorbente, escretoria.
Adenoidi
gano possiamo
Tonsille avere diversi tipi
palatine di sentito.
86 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

fase attiva fase di soluzione


organi conflitto simpaticonia vagotonia
e tessuti biologico

Ghiandola Ad esempio: Accumulo di acqua


salivare Conflitto dell’esi- ed urea.
stenza o del
Sottomucosa profugo. Aumento dell’udito
orale arcaico.
Stress insop-
Ghiandole portabilmente Aumento di salivazione
tiroidee forte. per meglio inglobare o
espellere un boccone.
Ghiandole Conflitto del non
paratiroidee poter afferrare Aumento della capa-
un boccone cità sensoria, motoria
Cellule irraggiungibile. peristaltica, secretoria,
secernenti assorbente, escretoria.
della mucosa Conflitto del
bronchiale non riuscire a
prendere o ad
Alveoli polmo- allontanare un
nari boccone infor-
mazionale:
Terzo inferiore boccone visivo,
dell’esofago boccone uditivo,
boccone luce.
Stomaco
Conflitto del non
Duodeno poter inghiottire
o espellere un
Intestino tenue boccone.

Intestino Conflitto del non


crasso essere abba-
stanza veloce
Appendice per raggiungere
un boccone
Colon desiderato.

Tessuto ghian- Conflitto del non


dolare epatico poter insalivare
il “boccone d’a-
ria”: soffocare.
La biologia delle emozioni 87

fase attiva fase di soluzione


organi conflitto simpaticonia vagotonia
e tessuti biologico

Tessuto epati- Conflitto della


co e pancre- paura di morire.
atico
Conflitto del non
Midollare poter digerire un
del surrene boccone.
Tubuli colletto-
ri renali Conflitto del
morire di fame.
Trigono
vescicale Conflitto di lotta
per il boccone,
Endometrio con membri del
uterino proprio branco.
Tube di
Conflitto del non
Falloppio
poter digerire un
Clitoride boccone perché
indigesto.
Ghiandole del
Bartolino Conflitto grave
di perdita di un
Tessuto germi-
componente
nale dell’ovaio
stretto del
Tessuto branco.
germinale del
testicolo

Ghiandole
peniene dello
smegma

Ghiandole
prostatiche
88 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

TABELLA ORGANI
Endoderma
fase attiva fase di soluzione
organi conflitto simpaticonia vagotonia
e tessuti biologico

TONSILLE Conflitto del Ipertrofia, iperplasia Necrosi del tessuto


non poter delle tonsille, aumento neoformato tramite
Patologie inghiottire o di funzione secretiva processo infiammatorio
e sintomi: sputare un del tessuto tramite un con restitutio ad integrum
boccone. aumento del numero (totale o parziale) del
Tonsillite delle cellule. tessuto o della funzione
oppure formazioni di cisti.
Mal di gola Senso biologico:
Insalivare meglio un Necrosi dell’iperplasia
Dolore alla boccone per poterlo delle tonsille tramite
deglutizione meglio inglobare o processo infiammatorio
eliminare. con o senza intervento
Essudato microbico.
purulento Se con intervento micro-
bico: tonsillite purulenta,
Ascessi ascesso delle tonsille.

ORECCHIO Conflitto del Aumento di cellule e di Processo infiammato-


MEDIO non poter secreto con migliora- rio spesso purulento per
captare (destra) mento dell’assorbimento intervento microbico.
Patologie o non potersi li- acustico. A volte perforazione del
e sintomi: berare (sinistra) timpano con otorrea.
di un boccone Senso biologico:
Otite informazionale Accrescere la capacità
uditivo. di captare il boccone
Otodinia informazione o di libe-
rarsene attraverso la
Ipoacusia produzione di secreto.

Perforazione
timpanica con
otorrea
La biologia delle emozioni 89

fase attiva fase di soluzione


simpaticonia vagotonia
organi conflitto
e tessuti biologico

TIROIDE Conflitto del Aumento di funzione Necrosi del tessuto


non essere ab- secretiva del tessuto neoformato tramite
Patologie bastanza veloce tramite un aumento del processo infiammatorio
e sintomi: per raggiungere numero delle cellule o con restitutio ad integrum
un boccone alterazione di funzione. (totale o parziale) del
Adenocarcino-
desiderato o tessuto o della funzione
ma della tiroide
per disfarsi Senso biologico: oppure formazioni di cisti.
Ipotiroidismo abbastanza Aumento di secreto per
rapidamente prendere o respingere
Ipertiroidismo di un boccone un boccone più rapida-
Gozzo indesiderato. mente.

Aumento o
perdita di peso
Disfagia
Dispnea
Alterazioni del
metabolismo
Esoftalmo

ALVEOLI Conflitto della Aumento della superfice Polmonite con o senza


POLMONARI paura di morire di scambio respiratorio infiltrazione microbica
o veder morire attraverso l’aumento e necrosi del tessuto
Patologie e un proprio caro. del numero delle cellule neoformato tramite
sintomi: alveolari. processo infiammatorio.
Possibile formazione di
Adenocarcino-
Senso biologico: processi granulomatosi
ma polmonare
Migliorare lo scambio ed enfisematosi.
Dispnea gassoso tra alveoli e ca-
pillari ematici polmonari.
Catarro
Tosse
Emottisi
Emoftoe
90 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

fase attiva fase di soluzione


organi conflitto simpaticonia vagotonia
e tessuti biologico

ESOFAGO, Conflitto del Aumento di funzione Necrosi del tessuto neo-


TERZO non riuscire ad secretiva del tessuto formato tramite processo
INFERIORE inghiottire un tramite un aumento del infiammatorio.
boccone che numero delle cellule.
Patologie si credeva già
e sintomi: acquisito. Senso biologico:
Facilitare il transito
Adenocarcino- del boccone facendolo
ma dell’eso- scivolare meglio.
fago

Disfagia

Ostruzioni
esofagee

Ematemesi

STOMACO Conflitto del Aumento di funzione Necrosi del tessuto


non poter dige- secretiva del tessuto neoformato tramite
Patologie rire un boccone, tramite un aumento del processo infiammatorio
e sintomi: con sensazione numero delle cellule. con o senza infiltrazione
di peso sullo microbica.
Adenocarci- stomaco, spes- Senso biologico:
noma dello so per avversità Aumentare la produzio-
stomaco con membri ne di succhi gastrici per
della famiglia o poter digerire il boccone.
Gonfiore del branco.

Sensazione
di peso allo
stomaco

Crampi

Vomito

Inappetenza
La biologia delle emozioni 91

fase attiva fase di soluzione


organi conflitto simpaticonia vagotonia
e tessuti biologico

PANCREAS Conflitto da Aumento di funzione Necrosi del tessuto neo-


contrarietà o secretiva del tessuto formato tramite processo
Patologie avversità con tramite un aumento del infiammatorio:
e sintomi: membri della numero delle cellule.
propria famiglia • s e con intervento mi-
Adenocar-
o del proprio Senso biologico: crobico, formazione di
cinoma del
branco, inerente Accrescere la capa- caverne pancreatiche
pancreas
la lotta per cità secretiva (succo
Pancreatite un boccone pancreatico) per poter • in assenza di intervento
sospirato. riuscire a digerire meglio microbico, con incapsu-
Dolori il boccone. lamento.
addominali

Diarrea

Peritonite

INTESTINO Conflitto da Aumento di funzione Necrosi del tessuto neo-


CRASSO contrarietà secretiva ed assorbente formato tramite processo
sgradevole, del tessuto tramite un infiammatorio.
Patologie indigesta, che aumento del numero
e sintomi: non si riesce ad delle cellule.
evacuare.
Adenocarcino-
ma del crasso Senso biologico:
o colon Facilitare l’evacuazione
e l’assorbimento del
Coliche boccone.

Subocclusioni

Occlusioni

Candidosi

Emorragie

Polipi

Melena

Diarrea e stipsi

Infiammazione
cronica
92 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

fase attiva fase di soluzione


organi conflitto simpaticonia vagotonia
e tessuti biologico

TUBULI Conflitto dell’e- Aumento della capacità Necrosi del tessuto neo-
COLLETTORI sistenza, detto dei tubuli collettori di formato tramite processo
RENALI anche conflitto riassorbire acqua con infiammatorio con
del profugo, del conseguente diminuzione restitutio ad integrum
Patologie sentirsi fuori dal della quantità di urina (totale o parziale).
e sintomi: proprio ambien- escreta.
te protetto. Possibile formazione di
Adenocarcino- Crescita del tessuto calcoli renali e normaliz-
ma dei tubuli assorbente. zazione dei parametri
collettori renali emato-urinari.
Sindrome: in presenza
Ritenzione di un qualsiasi altro con- Riduzione dei sintomi
idrica flitto in fase di soluzione, correlati ai tessuti in
l’accumulo di acqua si lo- soluzione.
Oliguria calizza preferenzialmente
in tali zone. Aumento dei
Anuria sintomi delle soluzioni.

Senso biologico:
Risparmio ed accumu-
lo di acqua ed urea, per
prolungare la soprav-
vivenza in mancanza
di cibo ed acqua. Con
la sindrome, manteni-
mento della capacità di
terminare le soluzioni
anche in situazioni
d’emergenza.
La biologia delle emozioni 93

FOGLIETTO EMBRIONALE
MESODERMA ANTICO
fase attiva fase di soluzione
organi conflitto simpaticonia vagotonia
e tessuti biologico

Pericardio Conflitto del Ispessimento dei tessuti Necrosi del tessuto neo-
sentirsi attac- per aumentare la prote- formato tramite processo
Peritoneo cato. zione dagli attacchi. infiammatorio con
restitutio ad integrum
Pleura Conflitto Senso biologico: (totale o parziale)
del sentirsi Rafforzamento della del tessuto e/o della
Derma insudiciato e/o protezione dell’individuo funzione alla fine del
deturpato o del branco e poten- processo.
Ghiandola (solo per il ziamento della memoria
mammaria derma). emozionale correlata.

Conflitto da
preoccupazione,
disputa o attac-
co nel nido.

Conflitto del non


poter nutrire uno
dei componenti
del proprio
branco.
94 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

TABELLA ORGANI
MESODERMA ANTICO
fase attiva fase di soluzione
organi conflitto simpaticonia vagotonia
e tessuti biologico

MAMMELLA Conflitto da Crescita del tessuto Necrosi del tessuto


preoccupazione ghiandolare secernente. neoformato tramite
Patologie o disputa con il processo infiammatorio
e sintomi: partner. Senso biologico: con restitutio ad integrum
Conflitto Aumento della capacità (totale o parziale) oppure
Adenocarcino- del sentire di di produrre latte attra- incapsulamento e/o
ma della ghian- non essere verso l’aumento delle formazione di cisti.
dola mammaria sufficientemente ghiandole lattifere per
attento/a a pro- sostenere maggior-
Cisti al seno teggere il nido mente i componenti del
e i suoi compo- branco non autosuffi-
Ascessi nenti (relazione cienti.
madre-bambino
Mastiti o figlia-madre).
Mastopatia In base alla
fibrocistica lateralità
si ha:
Fibroadenomi • Lato domi-
nante relativo
al padre o al
partner (pari
livello).
• Lato opposto
relativo alla
madre e ai figli
(ascendenza-
discendenza).

DERMA Conflitto Crescita del tessuto con Necrosi del tessuto neo-
di sentirsi aumento delle cellule formato tramite processo
Patologie insudiciato e/o dermiche. infiammatorio con
e sintomi attaccato. restitutio ad integrum
(alcuni esempi): Senso biologico: (totale o parziale) oppure
Conflitto di
Rinforzo del tessuto incapsulamento e/o
sentirsi sfigu-
dermico per aumentare formazione di cisti.
rato, mutilato o
la protezione fisica ed
deturpato.
emozionale.
La biologia delle emozioni 95

fase attiva fase di soluzione


organi conflitto simpaticonia vagotonia
e tessuti biologico

lanoma

Acne

Comedoni

Micosi cutanea

Lebbra
96 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

FOGLIETTO EMBRIONALE
MESODERMA moderno
fase attiva fase di soluzione
organi conflitto simpaticonia vagotonia
e tessuti biologico

Ossa Conflitto da Necrosi dei tessuti, Crescita del tessuto


crollo dell’au- diminuzione di volume, spesso con esubero
Muscoli tostima. diminuzione di funzione. (es: callo osseo).
volontari
In riferimento Rafforzamento e/o
Connettivo alla funzione aumento della funzione.
svolta dal tes-
Cartilagini suto o organo Senso biologico:
possiamo avere Rinforzo del tessuto
Tendini diversi tipi di interessato e potenzia-
sentito. mento della memoria
Tessuto Ad esempio: emozionale correlata,
adiposo solo al termine del
Sentirsi non programma biologico.
Dentina abbastanza
forte.
Miocardio
ventricolare Sentirsi non
abbastanza
Sistema agile, abbastan-
vascolare za scattante
arterioso e per fuggire o
venoso allontanare o
trattenere.
Sistema dei
vasi linfatici e Sentirsi inade-
linfonodi guato: o troppo
o poco.
Milza
Sentirsi non
Parenchima abbastanza
endocrino bello.
ovarico
Sentire di non
Parenchima poter mordere.
endocrino
Testicolare Sentire di non
poter sopportare
Parenchima e di essere og-
La biologia delle emozioni 97

fase attiva fase di soluzione


organi conflitto simpaticonia vagotonia
e tessuti biologico

corticale-renale getto di richieste


eccessive.
Corteccia
surrenale Sentire di
essere impedito
a un’azione.

Sentire di aver
perso qualcuno
di molto caro.

Sentire di aver
scelto la strada
sbagliata.
98 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

Tabella organi
MESODERMA moderno
fase attiva fase di soluzione
organi conflitto simpaticonia vagotonia
e tessuti biologico

CARTILAGINE Conflitto Necrosi del tessuto carti- Crescita del tessuto,


da crollo lagineo con diminuzione spesso con esubero.
Patologie dell’autostima di volume, diminuzione di
e sintomi: nell’essere agile funzione e buchi. Rafforzamento e/o
a reagire. aumento della funzione.
Lesione
del menisco In base Senso biologico:
alla lateralità Rinforzo della cartila-
Condrosar- si ha: gine e potenziamento
coma • Lato domi- della memoria emozio-
nante relativo nale correlata, solo al
Erosione al padre e al termine del programma
della partner (pari biologico.
cartilagine livello)

Condrodistrofia • Lato opposto


relativo alla
Acondroplasia madre e ai figli
(ascendenza-
Policondrite discendenza).

Ipercondrosi

Dolore
articolari

OSSA Conflitto da Necrosi del tessuto Crescita del tessuto,


crollo dell’auto- osseo con decalcificazio- spesso con esubero, ad
Patologie stima relativo ne delle zone interessa- esempio callo osseo.
e sintomi: alle zone inte- te, calo della capacità
ressate e alla emozionale a reagire. Rafforzamento e/o
Tumori ossei loro funzione. aumento della funzione.
Depressione locale
Osteolisi dell’ematopoiesi in Formazione di essudato
relazione al contenuto, infiammatorio con stira-
Osteoporosi intensità e durata del mento del periostio.
conflitto.
Osteomalacia
La biologia delle emozioni 99

fase attiva fase di soluzione


organi conflitto simpaticonia vagotonia
e tessuti biologico

Osteomielite In base alla Assenza di dolore. Periostio sensibile.


lateralità
Osteite si ha: Ricalcificazione.
• Lato domi-
Artrite nante relativo Aumento dell’ematocrito.
al padre e al
Artrosi partner (pari Rischio di fratture.
livello)
Scoliosi Senso biologico:
• Lato opposto Rinforzo del tessuto
Dolore ossei relativo alla interessato e potenzia-
e articolari madre e ai figli mento della memoria
(ascendenza- emozionale correlata,
discendenza). solo al termine del
programma biologico.

OVAIO Conflitto di per- Necrosi del tessuto con Crescita del tessuto
dita con senso calo degli ormoni ovarici. ovarico.
Patologie di colpa (per
e sintomi: morte o allonta- Assenza di dolore. Cisti ovariche.
namento) di un
Necrosi componente del Irregolarità del ciclo. Rafforzamento della
dell’ovaio proprio branco. funzione ovariche, solo al
termine del programma
Cisti Conflitto del biologico.
percepire una
Tumori carognata Senso biologico:
con sfumatura Aumento della funzione
Alterazioni sessuale, con ovulatoria con maggiore
ormonali un uomo o con produzione di estrogeni
una donna e aumento della fem-
Disturbi mascolina. minilità manifestata per
mestruali: aumentare le capacità
amenorrea, In base alla procreative.
dismenorrea lateralità
si ha:
• Lato domi-
nante relativo
al padre e al
partner (pari
livello)
100 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

fase attiva fase di soluzione


organi conflitto simpaticonia vagotonia
e tessuti biologico

• Lato opposto
relativo alla
madre e ai figli
(ascendenza-
discendenza).

TESTICOLI Conflitto di per- Necrosi del tessuto Crescita del tessuto


dita con senso con calo degli ormoni testicolare, gonfiore.
Patologie: di colpa (per testicolari quasi sempre
morte o allonta- inavvertito. Cisti testicolari.
Necrosi dei namento) di un
Testicolo componente del Rafforzamento della
proprio branco. funzione testicolare, solo
Cisti al termine del programma
Conflitto del
biologico.
percepire una
Tumori
carognata
Senso biologico:
con sfumatura
Alterazioni Aumento della funzione
sessuale, con
ormonali ormonale e aumento
una donna o
della mascolinità, per
con un maschio
aumentare le capacità
effeminato.
procreative.
In base alla
lateralità
si ha:
• Lato domi-
nante relativo
al padre e al
partner (pari
livello)
• Lato opposto
relativo alla
madre e ai figli
(ascendenza-
discendenza).

MUSCOLATURA Conflitto di Necrosi del tessuto mu- Crescita del tessuto


STRIATA crollo dell’auto- scolare striato con calo di muscolare striato con
stima riguardo volume e di potenza dei progressivo aumento di
Patologie la capacità di muscoli interessati. volume e di potenza.
e sintomi: muoversi: Alla fine del processo,
La biologia delle emozioni 101

fase attiva fase di soluzione


organi conflitto simpaticonia vagotonia
e tessuti biologico

Diminuzione • scappare possibili dolori a causa


della massa • respingere dello stiramento della
muscolare • tener stretto crescita, che si presente-
rà con esubero.
Diminuzione In base alla
della forza lateralità Rafforzamento della
muscolare si ha: funzione muscolare e
• Lato domi- potenziamento della me-
Dolori
nante relativo moria emozionale, solo al
muscolari
al padre e al termine del programma
Mioma partner (pari biologico.
livello)
Miosarcoma Senso biologico:
• Lato opposto Aumento della
Fibromialgia relativo alla massa muscolare per
Ipertrofia madre e ai figli potenziare la forza del
muscolare (ascendenza- movimento.
discendenza).
Stiramento
muscolare

Miosite

VASI Conflitto della Necrosi delle vene, so- Rigonfiamento delle


SANGUIGNI “palla al piede”. prattutto agli arti inferiori. zone ulcerate, vene
VENOSI Crampi alle vene varicose sintomatiche.
Sensazione varicose per i conflitti
Patologie di sentirsi recidivanti. Senso biologico:
e sintomi: ancorato in una Rinforzo della parete
Flebiti situazione o da dei vasi sanguigni
qualcuno. venosi.
Flebotrombosi
In base alla
Varici lateralità
si ha:
Ulcere
• Lato domi-
Insufficienza nante relativo
venosa con al padre e al
edemi declivi partner (pari
livello)
102 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

fase attiva fase di soluzione


organi conflitto simpaticonia vagotonia
e tessuti biologico

• Lato opposto
relativo alla
madre e ai figli
(ascendenza-
discendenza).

TESSUTO Conflitto da Necrosi del tessuto Crescita del tessuto


ADIPOSO crollo dell’au- adiposo. adiposo con progressivo
tostima di tipo aumento di volume.
Patologie estetico-funzio-
e sintomi: nale inerente la Senso biologico:
parte del corpo Aumento del tessuto
Lipoma con cui si cerca adiposo per raggiungere
di potenziare e il modello corporeo
Obesità compensare la percepito come biologi-
(alcune forme) propria relazio- camente idoneo.
ne col branco.
Cellulite
(alcuni tipi)

Pannicolite

Lipodistrofia

Lipomatosi

Liposarcoma

Steatonecrosi

DENTINA Conflitto da Necrosi del tessuto. Crescita del tessuto


crollo dell’auto- con rafforzamento della
Patologie stima per non dentina.
e sintomi: poter azzannare
o mordere. Senso biologico:
Carie Rafforzamento
della dentina per meglio
Displasia espletare la funzione
dell'organo di mordere o
azzannare.
La biologia delle emozioni 103

Foglietto embrionale
ectoderma
fase attiva fase di soluzione
organi conflitto simpaticonia vagotonia
e tessuti biologico

Area Conflitto del Ulcera dei tessuti (epiteli Riparazione delle ulce-
premotoria sentirsi separato pavimentosi) e/o diminu- re e ripristino (totale o
da qualcuno o zione di funzione. parziale) della funzione.
Area motoria dal branco.
Senso biologico: Diminuzione o aumento
Area sensoria In riferimento Aumento o diminu- della sensibilità super-
alla ipo o iper zione della sensibilità, ficiale delle varie aree
Area funzionalità del con associata amnesia. interessate, con modalità
post-sensoria tessuto o dell’or- Rafforzamento della opposta alla fase attiva.
gano possiamo memoria emozionale
Isole di avere diversi tipi correlata.
Langerhans di sentito.
che producono Ad esempio:
glucagone e
insulina Conflitto per
un pericolo
Epitelio pavi- da affrontare
mentoso di inevitabilmente
rivestimento nel nostro
relativo a: cammino.

epidermide e Conflitto per


annessi piliferi qualcosa o di
e ghiandolari qualcuno che ci
perseguita.
archi
branchiali Conflitto da
minaccia
bocca e faringe del territorio.

naso e seni Conflitto da per-


paranasali dita dell’intero
territorio o di
smalto dei parte di esso.
denti
Conflitto da
dotti delle disputa per il
ghiandole territorio e i suoi
sottolinguali confini.
104 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

fase attiva fase di soluzione


organi conflitto simpaticonia vagotonia
e tessuti biologico

dotti delle Conflitto del


parotidi non riuscire
a delimitare
palpebre o riconoscere
i confini del
congiuntiva proprio territorio.

cornea Conflitto di
separazione,
cristallino interruzione del
contatto.
dotti lacrimali
Conflitto di
laringe separazione
visiva, uditiva.
mucosa bron-
chiale Conflitto di
separazione
dotti della brutale, forzata,
tiroide violenta.

dotti lattiferi Conflitto del


sentirsi non
arterie coro- autorizzato a
narie mordere.

vene coronarie Conflitto da puz-


za (pericolo).
due terzi
superiori Conflitto d’impo-
dell’esofago tenza,
non riuscire a
piccola curva- fare urgente-
tura dello sto- mente qualcosa.
maco, piloro e
duodeno Conflitto da
spavento
dotti biliari improvviso, che
intra ed extra lascia senza
epatici, cole- parole.
cisti
La biologia delle emozioni 105

fase attiva fase di soluzione


organi conflitto simpaticonia vagotonia
e tessuti biologico

dotti Conflitto da
pancreatici frustrazione
sessuale, di non
bacinetto essere stata
renale posseduta.
Conflitto
uretere
d’identità, non
sapere o non ri-
vescica
conoscere dove
sia il proprio
uretra
posto o anche
non sapere
vescicole
che decisione
seminali
prendere.
collo e orifizio Conflitto del
uterino sentirsi in
opposizione a
vagina qualcuno o a
qualcosa.
retto
Conflitto motorio
per non poter
fuggire, afferra-
re, respingere,
scansare.
Conflitto del per-
dere la faccia,
fare una brutta
figura.
Conflitto del
sentire paura,
con schifo o
ribrezzo, di
qualcuno.
106 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

Tabella organi
ectoderma
fase attiva fase di soluzione
organi conflitto simpaticonia vagotonia
e tessuti biologico

ISOLE DI Conflitto di Riduzione di funzione Progressivo abbassa-


LARGERHANS opposizione delle cellule beta delle mento della glicemia con
CELLULE verso qualcuno isole pancreatiche. punte compensatorie du-
BETA o qualcosa, rante la crisi epilettoide.
opporre resi- Diminuzione del tasso di
Patologie stenza. insulina.
e sintomi:
Aumento del tasso
Iperglicemia glicemico.
(diabete) Stato di tensione emo-
zionale.
Ipoglicemia
(diabete) Senso biologico:
Aumento della
Insulinoma disponibilità di glucosio
ematico, per meglio
fronteggiare la continua
tensione muscolare.
Rafforzamento della
memoria emozionale
correlata.

ISOLE DI Conflitto da Riduzione di funzione Lento innalzamento


LARGERHANS schifo, ribrezzo delle cellule alfa delle della glicemia.
CELLULE e paura di isole pancreatiche. In crisi epilettoide si
ALFA qualcuno. può avere una notevole
Diminuzione del tasso di ipoglicemia a cui segue
Patologie e glucagone. un aumento glicemico
sintomi: lungo e intenso.
Diminuzione del tasso
Ipoglicemia glicemico.
(diabete)
Aumento della fame per
Fame incon- ristabilire l’omeostasi
trollata glucidica.

Svenimenti Stato di tensione emo-


improvvisi zionale.
La biologia delle emozioni 107

fase attiva fase di soluzione


organi conflitto simpaticonia vagotonia
e tessuti biologico

Iperglicemia Senso biologico:


(diabete) Diminuzione della
disponibilità di glucosio
Glucagonoma ematico, per sottrarsi
momentaneamente alla
lotta.

ANNESSI Conflitto di Ulcera dei tessuti Rossore ed edema


PILIFERI separazione, interessati. infiammatorio del cuoio
inteso come capelluto, iperestesia,
Patologie mancanza Perdita progressiva dei prurito, dolori.
e sintomi: di contatto capelli e dei peli, parziale
fisico nelle zone o totale. Ricrescita dei capelli.
Alopecia interessate
dall’alopecia. Senso biologico: Distacco di forfora.
con frequente La mancanza Diminuzione della sen-
associazione di di contatto è sibilità (aspetto fisico)
forfora e sempre riferita a che determina amnesia
seborrea se stessi, sia se del ricordo (aspetto
l’azione del toc- emozionale).
care è compiuta
sugli altri, sia se
è ricevuta dagli
altri.
LARINGE Conflitto da Ulcera dei tessuti e/o Crescita cellulare.
(epitelio spavento per diminuzione di funzione.
pavimentoso) un pericolo Edema della mucosa
improvviso (solo Senso biologico: laringea con sensazio-
Patologie sensorio). Allargamento del lume ne di corpo estraneo,
e sintomi: laringeo, per poter ispi- iperestesia, dolore.
Conflitto del rare più profondamente.
Laringiti restare senza Afonia per aumentare il Alterazione della voce
parole (solo senso di protezione. (se non è apparsa
Disfonie sensorio). prima).
Afonia

Tumori

Tosse

Dispnea
108 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

fase attiva fase di soluzione


organi conflitto simpaticonia vagotonia
e tessuti biologico

LARINGE Conflitto da Paralisi delle corde Ripresa della funzione.


(motilità) spavento per un vocali o ipomotilità.
pericolo improv- Astenia.
Patologie viso (motorio e Senso biologico:
e sintomi: sensorio). Ridurre nel proprio
raggio d’azione la zona
Asma laringea Conflitto del di reazione alla lotta.
restare senza
Stato asmatico parole (motorio
e sensorio).
Distrofia delle
corde vocali

Mutismo
(alcune forme)

RETTO Conflitto Ulcere del retto silenti Riparazione delle ulcere


(epitelio d’identità. (non sanguinano, non e ripristino (totale o par-
pavimentoso) Non sapere o creano dolori). ziale) della funzione.
non riconoscere
Patologie dove sia il pro- Senso biologico: Edema infiammatorio,
e sintomi: prio posto, o an- Allargamento ulceroso sanguinamento, ipereste-
che non sapere del retto per meglio sia e dolori.
Ulcere della che decisione defecare e poter meglio
mucosa del prendere. affermare la propria
retto presenza nel territorio.
Rafforzamento della
Rettorragia memoria emozionale
correlata.
Tenesmo

Tumori
La biologia delle emozioni 109

fase attiva fase di soluzione


organi conflitto simpaticonia vagotonia
e tessuti biologico

STOMACO Conflitto da Ulcera gastrica con Riparazione delle ulcere


(epitelio disputa per il dolori molto forti, spasmi. con sanguinamento e
pavimentoso territorio e i suoi dolori durante la crisi
della piccola confini. Senso biologico: epilettoide.
curvatura) Allargamento del lume
gastrico e aumento di
Patologie funzione per regolare e
e sintomi: il passaggio nel proprio
territorio.
Ulcera Rafforzamento della
memoria emozionale
Gastrite correlata.

Bruciori

Reflusso

Eruttazioni

Gonfiore
epigastrico

Dispepsia

Dolori
epigastrici e
ipocondriali

Crampi

Vomito

Ematemesi
e melena

Tumori
110 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

fase attiva fase di soluzione


organi conflitto simpaticonia vagotonia
e tessuti biologico

MAMMELLA Conflitto di Ulcera intraduttale. Riparazione delle ulcere.


(epitelio separazione
pavimentoso da qualche Ritrazione locale del Edema infiammatorio,
dei dotti) componente del seno o del capezzolo. iperestesia, dolori,
branco. gonfiori.
Patologie Stilettate, nelle recidive.
e sintomi: In base alla Formazione di cicatrici
lateralità Senso biologico: alla fine della soluzione.
Mastopatia si ha: La capacità di allattare
fibrocistica • Lato domi- è sempre presente in
nante relativo ogni mammifero anche
Tumori al padre e al al di fuori del periodo
partner (pari puerperale.
Noduli livello) Allargamento ulceroso
dei dotti lattiferi per
Ulcere • Lato opposto permettere al latte di
relativo alla defluire.
Mastiti madre e ai figli Rafforzamento della
(ascendenza- memoria emozionale
Gonfiore discendenza). correlata.

Rossore

Iperestesia

Dolore

Ritrazione

VESCICA Conflitto del Ulcerazione della muco- Riparazione delle ulcere.


URINARIA non riuscire sa della vescica.
(epitelio a delimitare o Edema infiammatorio,
pavimentoso) riconoscere Senso biologico: dolore, sanguinamento.
i confini del Allargamento ulceroso
Patologie proprio territorio della vescica, perciò
e sintomi: (maschio). miglioramento della
possibilità di marcare il
Cistiti territorio con più urina.
Rafforzamento della
Disuria memoria emozionale
correlata.
Tenesmo
La biologia delle emozioni 111

fase attiva fase di soluzione


organi conflitto simpaticonia vagotonia
e tessuti biologico

Pollachiuria Conflitto del


non poter rico-
Ematuria noscere dall’in-
terno i confini
Spasmi di territorio e
di non poter
Ulcera determinare la
propria posizio-
Tumori ne (femmina).

ARTERIE Conflitto da Ulcerazione delle Riparazione delle ulcere.


CORONARIE territorio, perdita arterie coronarie con
(epitelio di un territorio o forte angina pectoris, in Edema infiammatorio.
avimentoso) parte di esso associazione all’ulcera
(maschio destri- delle vescichette seminali Dolore solo nell’infarto
Patologie mane). nel maschio. coronarico che si ha
e sintomi: durante la crisi epilettoide
Conflitto da Senso biologico: associato ad aritmia e
Angina frustrazione Allargamento delle bradicardia (fino all’arre-
pectoris sessuale, di non arterie coronarie, per sto cardiaco).
essere stata permettere un maggior
Infarto posseduta (fem- afflusso di nutrimento
coronarico mina mancina). al muscolo cardiaco, in
modo che possa au-
Bradicardia mentare la sua capacità
di eiezione di sangue
nel sistema circolatorio.
Questo comporta una
maggiore potenza e re-
sistenza dell’organismo
nella lotta.
Rafforzamento della
memoria emozionale
correlata.

VENE Conflitto da Ulcerazione delle vene Riparazione delle ulcere.


CORONARIE territorio, perdita coronarie, in associazio-
(epitelio di un territorio o ne all’ulcera del collo e Edema infiammatorio.
pavimentoso) parte di esso dell’orifizio uterino nella
(maschio manci- femmina.
no).
112 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

fase attiva fase di soluzione


organi conflitto simpaticonia vagotonia
e tessuti biologico

Patologie Conflitto da Senso biologico: Microembolia polmo-


e sintomi: frustrazione Allargamento delle nare che si ha durante
sessuale, di non vene coronarie, per la crisi epilettoide,
Microembolia essere stata permettere un maggior associato ad aritmia e
polmonare posseduta deflusso di sangue dal tachicardia
(femmina muscolo cardiaco. (con possibile trasfor-
Tachicardia destrimane). In questo modo si mazione in fibrillazione
permette alle arterie ventricolare).
coronarie di portare più
nutrimento al muscolo
cardiaco, in modo che
possa aumentare la sua
capacità di eiezione
di sangue nel sistema
circolatorio.
Questo comporta una
maggiore potenza e
resistenza dell’organi-
smo nella lotta.
Rafforzamento della
memoria emozionale
correlata.

Per comprendere la terza legge biologica


Endoderma
Nella divisione funzionale dei foglietti embrionali che stiamo
imparando a padroneggiare, vediamo che ognuno di essi ha la
caratteristica di essere agganciato ad un particolare tipo di senti-
to, che a sua volta si rispecchia in un particolare tipo di conflitto
e quindi di emozione.
Nel caso dell’endoderma, il conflitto-sentito che accomuna
tutti i casi riguardanti tale foglietto ha a che fare, sempre e solo,
con il concetto di “boccone”. Per “boccone” intendiamo sia il
boccone cibo, che necessita di essere ingerito e assorbito, sia il
boccone di scarto, che va vomitato o evacuato. Se abbiamo un
sintomo di origine endodermica, non è sempre facile intuire di
che boccone si tratta, in quanto, proprio perché l’endoderma è
un tessuto antichissimo, non risulta sempre evidente la connes-
La biologia delle emozioni 113

sione tra il boccone e la nostra vita sociale.


Tuttavia, la connessione esiste, e per verificarla occorrono
solo pazienza, conoscenza e un buon allenamento.
Un esempio eclatante è rappresentato dalle patologie dell’in-
testino crasso, detto anche colon.
Immaginiamo di trovarci nella foresta, come milioni di anni
fa vivevano i nostri avi. Per procurarci il cibo dobbiamo darci
da fare e tanto più la fame si fa sentire, tanto più attentamente
ci attiviamo nella ricerca di qualcosa di commestibile. Se ci
capitasse di trovare del cibo buono, buonissimo, proprio in un
momento in cui la fame si fa sentire in modo impellente, di sicu-
ro ci tufferemmo su di esso.
Aggiungiamo a quest’immagine il fatto che probabilmente
nella foresta non siamo soli e che altri suoi abitanti, umani o no,
di sicuro hanno fame quanto noi. Ci appare chiaro che il sistema
più pratico e sicuro per assicurarci il boccone appena trovato è
quello di mangiarlo subito e il più velocemente possibile.
Immaginiamo ora che, per la fretta di non lasciarci rubare il
nostro buon boccone, ci capiti di ingurgitare un qualcosa di duro
e decisamente poco digeribile come, per esempio, il grosso noc-
ciolo del frutto che stiamo mangiando. Se disgraziatamente que-
sto nocciolo, già ingoiato, non riuscisse ad essere espulso, sarem-
mo destinati a morte certa entro pochi giorni, ma in noi la natura
ha inserito e codificato dei meccanismi di emergenza pronti a
darci la possibilità di superare la situazione critica. Infatti, imme-
diatamente, appena il nostro intestino manda al cervello l’allarme
di un blocco a livello intestinale, partono di rimando dal cervello
stesso dei segnali che aumentano la motilità di tale tratto inte-
stinale, così che il boccone incastrato possa essere espulso il più
velocemente possibile. Contemporaneamente, l’eccessivo lavoro
del tratto intestinale, impegnato a liberarsi, si ripercuote sull’in-
tero intestino, che rallenterà in toto la propria motilità; il che,
evidentemente, se la situazione persisterà per più giorni, si potrà
facilmente tradurre in una stitichezza più o meno ostinata.
Qualora i nostri sforzi non conducessero al risultato deside-
rato, potremmo mettere in atto un’altra strategia, cioè potrem-
mo spremere al massimo le ghiandole produttrici di muco che
normalmente sono presenti nell’intestino. Qualora anche questo
non bastasse è possibile che giunga dal cervello, per le cellule
114 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

produttrici di muco, l’ordine di moltiplicarsi. Così facendo, con


l’aumento della quantità di muco a disposizione, è facile che il
boccone bloccato si ritrovi, in poco tempo, ricoperto di una sci-
volosa e calda gelatina che ne favorisca l’espulsione.
Finalmente il nostro boccone incastrato si sposta.
Ora dobbiamo solo, il prima possibile, portarlo verso la fine
dell’intestino, così da poterlo eliminare.
Appena passata l’emergenza, il tratto d’intestino che era prima
ostruito interrompe le proprie contrazioni, e contemporaneamente
il resto dell’intestino, che prima era quasi fermo, comincia a con-
trarsi con più forza soprattutto nella parte più a valle.
Tutto è sincronizzato al meglio per favorire lo scivolamento del
corpo estraneo fino alla fine del colon. Il muco continua a svolgere
la sua funzione e contemporaneamente noi possiamo sentire la
pancia che brontola, o qualche dolore per i forti movimenti inte-
stinali di sblocco. Più o meno all’improvviso, potremmo avvertire
un impellente stimolo a defecare. Questa è la fase che chiamiamo
“epilettoide” e che si manifesta spesso, in questi casi, con una più o
meno duratura sequenza di scariche diarroiche.
Tutto bene, allora, possiamo sopravvivere. Il nostro intestino
è sbloccato, il boccone è transitato e ci siamo liberati; ma cosa
ne sarà delle cellule produttrici di muco che si sono tanto prodi-
gate per aumentare il loro numero?
La loro moltiplicazione e la iperproduzione di muco sono
stati fattori indispensabili per compiere lo sblocco e quindi sal-
varci la vita, ma il dispendio energetico di questa operazione è
evidente, e spesso lo possiamo osservare macroscopicamente
tutti noi, notando la spossatezza che si manifesta in vagotonia
dopo una manifestazione diarroica. Tuttavia, per il nostro orga-
nismo sarebbe troppo dispendioso, oltre che inutile, continuare a
moltiplicare cellule o lasciare che quelle in eccesso continuino a
produrre muco. Non ce lo possiamo permettere.
È qui che entrano in gioco i microbi, di cui parleremo speci-
ficatamente tra poco. In questo caso stiamo parlando di microbi
antichi come i funghi e i micobatteri, che si moltiplicano attivati
da un ordine proveniente dal nostro cervello.
Si instaura così un ambiente favorevole affinché i microbi si
sviluppino e portino a termine il loro compito, che consiste, una
volta risoltosi il problema, nel partecipare attivamente all’eli-
La biologia delle emozioni 115

minazione delle cellule ghiandolari della mucosa intestinale in


sovrannumero perché non più necessarie.
Aiutati da questi microrganismi non siamo più costretti a por-
tarci dietro strutture multicellulari non più utili, e quindi possia-
mo andare avanti nella nostra vita come se niente fosse accaduto.
Rivediamoci ora nella foresta. Come ci sentiremmo dopo que-
sta esperienza? Probabilmente sazi e felici di aver ben mangiato
e digerito, anche se ci siamo ritrovati per qualche ora o giorno un
po’ intasati, ma poi, ignari di tutti i meravigliosi e complessi mec-
canismi che hanno avuto luogo in noi, anche liberati e soddisfatti.
Fin qui abbiamo analizzato insieme un processo che ha
il sapore di una lieve disfunzione, ma la stessa cosa avviene,
anche se in modo più accentuato, nei casi più gravi di costipa-
zione, blocco intestinale, o di dissenteria.
Analogamente, lo stesso avviene nei casi di tumore intesti-
nale. Il tumore intestinale non è altro che un continuo risentire,
da parte dell’intestino, di un blocco fisico o virtuale. Spesso
infatti ci ritroviamo, nella vita moderna, a vivere dei conflitti
emozionali che mimano un blocco effettivo dell’intestino. Ci
capita frequentemente di dire «Quest’esperienza mi è rimasta
sullo stomaco», oppure «Non mi va né su né giù» riferito a
situazioni contingenti alla nostra socialità e che niente sembrano
aver a che fare con il nocciolo rimasto di traverso al nostro avo
della foresta. In realtà, il tipo di conflitto è identico, in quanto
interpretiamo allo stesso modo un boccone andato di traverso
realmente o solo emozionalmente. La nostra biologia non riesce
a distinguere il reale dall’immaginario, per cui risponde ad uno
stimolo, sia esso emozionale o concreto, sempre con la medesi-
ma sequenza di manifestazioni e/o modificazioni organiche.
Ad esempio, il nostro organismo manifesta dei sintomi simi-
li o uguali, più o meno accentuati, sia se noi incontriamo un
nostro rivale, sia se mangiamo un cibo alterato. In ambedue i
casi abbiamo dolore o sensazione di avere un peso allo stomaco.
Resta comunque sottinteso che una manifestazione sintoma-
tologica estesa, come potrebbe essere un cancro al colon, è frut-
to di un conflitto emozionale prolungato, seguito da una serie di
recidive importanti, tali da creare una situazione locale ancora
non rivelatasi sufficiente a sbloccare l’intestino.
A differenza del nostro antenato della foresta, che vivendo in
116 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

completa coerenza con la propria modalità biologica di reazio-


ne agli eventi e senza sovrastrutture logico-razionali quasi non
bada ai sintomi del conflitto e della soluzione vissuti, noi ritor-
niamo sui nostri sentiti anche all’infinito.

Mesoderma antico
I conflitti degli organi che derivano dal mesoderma antico
hanno a che fare con la sensazione di “attacco”.
L’organismo antico, per sopravvivere meglio nel proprio
ambiente, si è organizzato in colonie di cellule che danno ori-
gine a strutture specializzate, adeguate a favorire l’approvvigio-
namento di cibo e l’eliminazione delle scorie. Con il passare del
tempo, l’organismo avverte anche il bisogno di proteggersi dai
raggi del sole, si ricopre quindi di uno strato di cellule molto
elastico che ha la capacità di ispessirsi o imbrunirsi per aumen-
tare la protezione della colonia che difende.
Il cervello comanda alle cellule di moltiplicarsi quando gli
giunge dalla periferia uno stimolo specifico. Se l’organismo sente
il bisogno di essere maggiormente protetto, l’ordine è la moltipli-
cazione cellulare.
Difenderci significa mettere uno scudo di fronte ad un attacco,
e l’attacco può essere sia di tipo emozionale, come nell’esempio
precedente, che di tipo fisico. Immaginiamo ora una donna che
allatti e veda il proprio bambino ammalarsi gravemente. D’istinto,
tenderà ad attaccarlo più spesso al seno, il che comporterà un
miglioramento del sistema immunitario del bambino (poiché gli
anticorpi passeranno dalla madre a lui tramite il latte), un migliora-
mento della capacità di reagire alla malattia in virtù della maggiore
quantità di latte ingerito, un miglioramento dell’umore del neonato
(poiché l’atto della suzione aumenta la sua produzione di endorfi-
ne). Tutti questi sono per noi vantaggi biologici specie-specifici.
La produzione di latte è garantita dalle ghiandole della mam-
mella, molto simili a quelle che producono muco a livello inte-
stinale. Come le sorelle intestinali, queste cellule, nell’intento di
aumentare la produzione di secreto per l’emergenza (attacco al
nido), accoglieranno lo stimolo cerebrale alla moltiplicazione.
L’intervento sarà efficace, l’attacco, sentito dalla madre come
rivolto al figlio, verrà compensato dalla maggiore produzione di
latte da parte sua. Finito l’allarme, vedendo il proprio cucciolo
La biologia delle emozioni 117

ristabilirsi, la mamma potrà rilassarsi. La natura riporterà presto


il seno all’originaria situazione di normalità.
Può succedere anche che la donna, pur non avendo un figlio
da allattare, viva comunque lo stesso conflitto per qualche altro
membro del suo “branco”. Ad esempio, vede star male il suo
gattino, il partner o suo padre. Se esegue controlli serrati al
seno, in fase attiva le moltiplicazioni cellulari per l’iperprodu-
zione di latte possono essere diagnosticate come cancri lobulari
del seno, e i gonfiori di soluzione come tumori con necrosi cen-
trale, e dunque anche in questo caso come cancri pericolosi.
Al di fuori dell’allattamento si possono osservare dei “movi-
menti” del seno, dovuti a un “sentito” analogo a quello dell’e-
sempio, con cambiamenti neuroendocrini e immunologici.
Naturalmente, come nel caso descritto per l’intestino, sono le
continue recidive a rappresentare l’unico concreto problema in
questo genere di situazioni.
Altro esempio, relativo allo stesso foglietto embrionale, è
quello del melanoma, il quale spesso rappresenta una crescita
legata ad un tipo di attacco molto particolare, nello specifico di
un conflitto di “insudiciamento”.
Ci è capitato di diagnosticare, nei nostri ambulatori, diversi
casi di melanoma. Ad esempio, una donna, la signora P., venne
da noi al termine di una gravidanza mostrando un melanoma
alla spalla sinistra. Tempo prima aveva perso due bambini per
aborto spontaneo nei primi mesi di gestazione. Suo padre, per
incoraggiare lei e suo marito nel loro momento di dolore, l’aveva
toccata su quella spalla dicendo «Non fa niente, vorrà dire che
un bambino lo adotterete!» L’uomo aveva parlato con amore,
mostrando con quelle parole la propria disponibilità ad accettare
in famiglia un bambino non loro, pur di vederli felici. La signora,
pur capendo razionalmente le intenzioni del padre, aveva reagi-
to biologicamente irrobustendo la zona “oltraggiata”, era infatti
come se non si fosse sentita riconosciuta capace di portare avanti
una gravidanza fino alla fine. Il melanoma non aveva rappresen-
tato un insudiciamento di fatto, ma, come spesso accade, solo
virtuale, consistito in questo caso nel sentirsi sporcata dalle parole
del padre, come se fosse stata messa in dubbio, con onta, la sua
capacità di donna procreatrice.
Anche il melanoma può recedere quando il conflitto è com-
118 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

pletamente consapevolizzato e risolto.


Ricordiamo che ogni manifestazione patologica si attiva in
seguito ad un preciso sentito che è assolutamente personale e che
rispecchia le emozioni del momento. In pratica, se un’altra perso-
na avesse vissuto la stessa situazione, vivendola in modo diverso,
avrebbe potuto attivare un altro tipo di SBS, magari interessando
tessuti appartenenti ad un altro foglietto embrionale.

Mesoderma moderno o recente


Ritroviamo il foglietto embrionale medio, che si è nel tempo
dimostrato adatto a ricoprire un ruolo completamente nuovo.
L’animale, capace di proteggersi, inizia a munirsi di strutture
muscolari, utili a muoversi nell’ambiente, e di strutture di soste-
gno che fungono da impalcatura e da protezione per gli organi
interni. Questi nuovi tessuti o colonie di cellule specializzate
sono i muscoli e le ossa. Oltre a questi, a causa delle accresciute
dimensioni dell’organismo, occorrono anche vasi sanguigni e
linfatici, e strutture annesse, per garantirne l’irrorazione.
Il conflitto di base del mesoderma moderno riguarda il
“crollo dell’autostima”, che consiste in una sensazione di impo-
tenza, di insufficiente abilità, e comporta sempre una necrosi,
cioè una diminuzione di cellule dei tessuti interessati.
Il mesoderma moderno mostra una particolarità rispetto a
tutti gli altri foglietti, oltre al ripristino anatomico delle strutture
interessate si ha anche un ulteriore rafforzamento di queste, che
risulta evidente soltanto al termine di tutto il processo (SBS).
Facciamo un esempio: se ci iscriviamo ad un corso di body
building dopo un lungo periodo di inattività, pur sottoponendoci
a sforzi leggeri, ci ritroveremo doloranti per diversi giorni. Tale
situazione è dovuta chiaramente all’accumulo di acido lattico
nei tessuti, ma biologicamente quello che avvertiamo e vivia-
mo è un semplice conflitto di crollo dell’autostima. È evidente
che all’inizio degli allenamenti siamo decisamente imbranati
e deboli rispetto a coloro che frequentano la palestra in modo
assiduo; possiamo però diventare altrettanto forti, man mano
che, nel sentirci sempre più sicuri nel nostro intento, col tempo
e la costanza, i nostri muscoli iniziano ad aumentare di volume.
Una cosa simile avviene nei processi che chiamiamo patologici
e che appartengono agli organi originati dal mesoderma recente.
La biologia delle emozioni 119

Prendiamo ad esempio una donna che, vedendosi vicina alla


menopausa, avverte e vive, se pur inconsapevolmente, un crollo
dell’autostima. È possibile che senta la necessità di rinforzarsi,
ma all’inizio in fase di svalutazione di se stessa, avrà un calo
della massa ossea. La diagnosi medica sarà di osteoporosi, che
come tutti sappiamo non è rara, tanto che spesso, ma solo nella
nostra società industrializzata, viene considerato quasi normale
soffrirne dopo la menopausa.
Se osserviamo le donne di quei popoli che vivono ancora
come nell’antichità, e teniamo presente che il loro DNA non è
affatto diverso da quello delle nostre donne cittadine, ci appare
chiaro che la differenza tra queste è una sola: la donna cittadina
è tendenzialmente più legata a stereotipi di bellezza standar-
dizzati dalla cultura, incentivati dall’ambiente in cui vive e dai
mass media, per cui, nel suo profondo, potrebbe non accettare di
invecchiare. La donna con piccole rughe è spesso considerata pra-
ticamente da buttare, soprattutto a livello sessuale, e soprattutto in
confronto all’uomo, al quale i segni del tempo conferiscono inve-
ce un aspetto più vissuto e quindi più interessante (chiaramente
il crollo dell’autostima potrebbe sopraggiungere per altri motivi,
sempre collegati all’ambiente e al sentito personale).
Naturalmente gli stereotipi e le credenze entrano costante-
mente a far parte del nostro vivere sociale ed emozionale, tanto
che rappresentano per noi una realtà, anche se virtuale, che si
sovrappone perfettamente a quella oggettiva. Al contrario, per
la donna che non vive secondo tali stereotipi, il concetto di bel-
lezza è completamente diverso. Essa sentirà di contare per la sua
comunità molto di più per le capacità e le qualità di cui è dotata
che per l’aspetto fisico. Questo riteniamo sia il motivo per cui il
suo “valore” intrinseco nella società di appartenenza cresce col
tempo anziché diminuire. Al contrario, avete mai visto un’at-
trice o una presentatrice che tenti di sembrare più vecchia per
aumentare il suo valore? L’esperienza ci indica solo il contrario.
Ora, torniamo alla nostra signora vicina alla menopausa, che
vive un crollo dell’autostima ad esempio legato al non sentirsi
più attraente dal punto di vista sessuale. Se riceve una diagnosi
di osteoporosi, avrà occasione di sentirsi ancora meno idonea di
prima, e in più avrà paura che le ossa possano crearle problemi. Il
crollo dell’autostima per non sentirsi più adatta sessualmente e per
120 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

la paura che le ossa si possano rompere sono, dal punto di vista


del sentito, biologicamente simili. Naturalmente le verrà detto che
è normale, alla sua età… e lei vivrà un ulteriore crollo dell’auto-
stima nel percepire che la società la considera ormai vecchia.
Il processo può ripetersi all’infinito fino a creare fratture ossee
spontanee o conseguenti a lievi traumi, a cui si possono associare
altri disturbi, come per esempio una minore agilità articolare, delle
ernie discali con nevralgie associate, dolori a varie strutture ossee,
fiacchezza, tutte cose che contribuiscono a convalidare sempre
più il sentito della signora: brutta, non più adatta al sesso, e non
più forte. Da qui la possibilità di un ulteriore crollo dell’autostima.
Conflitti lievi, ma ripetuti, si associano a soluzioni più o meno
lievi, ma ripetute. Questo riattivarsi dei conflitti, senza l’acquisi-
zione di una consapevolezza biologica, comporta un’esacerbazione
delle patologie, per esempio può formarsi un’importante decalcifi-
cazione ossea. I sintomi si interrompono solo quando terminano le
riattivazioni del conflitto e il processo biologico finisce.
Quanto qui riportato è naturalmente solo un esempio, ma
descrive quello che abbiamo modo di constatare ogni giorno
nella pratica clinica. Molti sintomi cronici legati all’età fanno
parte di questo tipo di situazioni.
Esempi più eclatanti, in clinica, sono dati dai casi di leucemie,
osteomalacia, fibromialgie, vasculiti, eccetera14. In tutti questi
ultimi casi, la situazione è analoga a quella descritta pocanzi per la
signora con l’osteoporosi. A volte troveremo più accentuata la fase
attiva, altre volte di più la fase di soluzione. È chiaro che le impli-
cazioni emozionali prima e terapeutiche dopo avranno risvolti
differenti, tuttavia ci troviamo di fronte allo stesso tipo di conflitto.
L’importante è comunque uscire dal circolo vizioso delle credenze
e dalla modalità comportamentale che rispecchia il nostro sentito.

Ectoderma
I conflitti che riguardano l’ectoderma hanno sempre a che

14  L’osteomalacia è una patologia in cui la mineralizzazione dell’osso è


insufficiente e si può andare in contro a fratture patologiche. La fibromialgia
è caratterizzata da dolori cronici diffusi, stato di debolezza, dolori articolari e
muscolo-tendinei, con negatività di dati di laboratorio e neurologici. La vasculi-
te è un’infiammazione dei vasi sanguigni, con rossore, dolore, prurito e lesioni
ulcerose nella zona colpita.
La biologia delle emozioni 121

fare con situazioni di “separazione” dal branco o da alcuni


suoi componenti.
La vita solitaria in natura risulta molto più pericolosa che
non quella di gruppo, pertanto una separazione dal branco è
spesso vissuta come la cosa più grave e dolorosa che ci possa
capitare. Il dolore di una separazione è talmente forte, vista la
gravità del tipo di conflitto, che la prima cosa che si manifesta
in fase attiva è il sintomo dell’amnesia. Biologicamente è meglio
dimenticarsi del problema emozionale per non essere distolti dai
problemi pratici della vita quotidiana. Si tende quindi a ignorare
la separazione, perché sentirla di continuo potrebbe essere, oltre
che doloroso, anche pericoloso.
Prendiamo ad esempio un bambino che è stato portato nei
nostri ambulatori dai genitori per dermatiti ricorrenti. Noi sap-
piamo che la dermatite è sempre e solo la fase di riparazione
di un conflitto di separazione, localizzata nelle zone dove non
sentiamo emozionalmente più il contatto con la persona da cui
ci sentiamo separati.
In casi simili è bene chiedere alla famiglia quale conflitto di
separazione abbia vissuto il bimbo recentemente o in età ancora
più tenera. Potrebbe esse stato messo in incubatrice da neonato
e rivivere la separazione con recidive emozionali, oppure trovar-
si attualmente in una situazione in cui sono i genitori a vivere
uno stato di separazione (intesa qui come un sentirsi distaccati
da qualcuno appartenente al proprio nucleo affettivo).
Questi casi di dermatite, molto comuni nella nostra società, si
verificano quasi sempre quando, per esempio, il bambino di una
coppia separata di fatto riesce a stare per un po’ di tempo con
solo uno dei genitori durante i fine settimana. Molti nostri pic-
coli pazienti hanno vissuto e vivono quest’esperienza; amano la
mamma con cui vivono e amano il papà che vedono ogni tanto.
L’unico problema, spesso, è che il papà non rimbocca loro le coper-
te tutte le sere come vorrebbero, semplicemente perché è altrove.
La dermatite dietro le ginocchia o ai lati del torace è tipica di chi
non sente più di essere preso in braccio, o non abbastanza; spesso
si manifesta proprio nei giorni in cui il bimbo è affidato al padre,
o subito dopo il suo ritorno, indicandoci con certezza che solo col
padre va in soluzione e può permettersi di riparare la cute ulcerata.
In fase attiva, nelle zone della cute dove eravamo soliti sen-
122 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

tire il contatto coi nostri cari, si forma un’ulcera superficiale,


sottile e spesso quasi impercettibile. Le stesse zone, in solu-
zione danno sintomi fastidiosi, che si risolvono prontamente
soprattutto in situazioni di calma familiare e di non necessità
biologica di recidive.
In natura normalmente un animale leccherebbe il cucciolo
nelle zone di dermatite, operazione che tra l’altro fa sentire il
cucciolo protetto e non separato.
Prendiamo ora come esempio il signor M., che chiese il
nostro intervento per un’allergia che si manifestava con una
grave rinite, ogni volta che si ritrovava in presenza dell’odore di
un qualsiasi alimento contenente uova.
Siamo potuti risalire all’evento traumatico: un tempestoso
litigio, avvenuto anni prima mentre stava mangiando un bel
piatto di tagliatelle all’uovo.
La rinite e lo starnutire, tipici dell’allergia (fase di soluzione
e crisi epilettoide), rappresentano la necessità biologica dell’or-
ganismo di liberarsi da un odore che ricorda un pericolo, ma
che non è riconosciuto dalla mente razionale, che non ricorda la
situazione originaria.
L’allergia fu interrotta con la comprensione e la consapevo-
lizzazione dell’evento, riportando a livello conscio l’accaduto.
Spesso l’evento conflittuale principale più importante ha
avuto origine in epoche lontane, per cui non sempre è possibile
ricordarlo. A volte esso è accaduto nella prima infanzia o addi-
rittura in epoca prenatale.
In questi casi, è proprio la presenza dei sintomi, spesso cronici,
ad avvertirci e a darci la certezza che l’individuo è rimasto blocca-
to emozionalmente in un conflitto che si ripete ciclicamente.
Ogni manifestazione ectodermica si comporta in modo simi-
le al caso descritto, con l’unica eccezione di alcuni tessuti che
mostrano sintomi in fase attiva e non sintomi in fase di vagoto-
nia. Esempi ne sono l’ulcera gastrica e l’angina pectoris.
Per concludere e comprendere meglio dal punto di vista
fisiologico quanto sopra esposto, ci sembra utile far notare che
le alterazioni tissutali che osserviamo durante una malattia pro-
vocano spesso alterazione anche nei tessuti vicini. Definiamo,
in base alla nostre ricerche, questo fenomeno come una com-
pensazione. Ad esempio, se una ghiandola deve far crescere una
La biologia delle emozioni 123

porzione del suo tessuto secernente, altrettanto deve crescervi


attorno anche il sistema linfatico, vascolare e connettivo.
Troviamo, quindi, un interessamento, o meglio una compar-
tecipazione all’adattamento, anche da parte dei tessuti derivati
da altri foglietti embrionali.
A tutto questo sistema si adatta anche il resto dell’organi-
smo, con tutti gli altri organi e tessuti apparentemente lontani.
Si crea in pratica, per compensare la disfunzione locale, un
nuovo stato fisiologico che, seppur disfunzionale, garantisce
però la sopravvivenza dell’individuo. Si instaura, insomma, un
nuovo equilibrio dettato dal nuovo stato psico-neuro-endocri-
no-immunologico.
Nell’organismo, ad una causa che determina un’alterazione,
vi è sempre una risposta che causa un’altra alterazione. Quindi
la malattia è un compenso “apparentemente disfunzionale” ma
vantaggioso per quel tipo di situazione che si è creata nell’orga-
no o in tutto l’organismo.
capitolo 9
Interazioni tra sistema immunitario
e nervoso

La salute è la facoltà di utilizzare i propri processi di auto


guarigione in ogni momento.
Michel Montaud

Nel nostro organismo esistono diversi sistemi, che si control-


lano a vicenda: sistema psichico, neurologico, endocrino, gastro-
enterologico, cardiocircolatorio, respiratorio, eccetera. Tra i più
studiati c’è il sistema immunitario, che presenta una notevole
varietà di azioni regolatrici sugli altri sistemi, ma è anche esecu-
tore di messaggi.
Le sue principali funzioni sono quelle di regolare, equilibra-
re, monitorare, le risposte dell’organismo agli stimoli ambienta-
li, per garantire all’organismo stesso di non essere sopraffatto da
eventi potenzialmente dannosi.
Sappiamo che tutti gli organi e i tessuti vengono continua-
mente rimaneggiati, ove con il termine “rimaneggiamento”
indichiamo la continua sostituzione di cellule, che vengono
rimpiazzate da altre a ritmo vertiginoso. La massa di tali cellule
eliminate ogni giorno è notevole, e si è calcolato che veniamo
completamente “rinnovati” nel giro di alcuni mesi. Ogni nostro
tessuto o organo, comprese le cellule cerebrali, è sostituito
più volte nell’arco della vita. Chiaramente, la sostituzione non
avviene in modo repentino, ma il rinnovamento è un processo
lento e continuo.
126 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

A questo proposito va ricordato che, sebbene si dica che la


cellula nervosa non si duplica, ad eccezione di alcune tipologie,
nel giro di poco tempo ne vengono tuttavia radicalmente sostitu-
ite tutte le componenti cellulari (membrane, microtubuli, fram-
menti di DNA, eccetera).
Questo continuo turnover cellulare produce una notevole
quantità di sostanze da eliminare e riciclare, e una delle due
principali funzioni del sistema immunitario è proprio quella di
raccolta, smaltimento o riciclaggio dei componenti di un tessu-
to: è il nostro operatore ecologico.
L’altra funzione del sistema immunitario è quella di dife-
sa, che scatta in presenza di un eccesso di microbi, o di difesa
da essi. In questi casi gli stimoli ambientali, rappresentati dai
microrganismi, determinano l’attivazione della cascata epigene-
tica15, che determina l’avvio di una reazione immunologica nei
loro confronti.
In certi casi il sistema immunitario è troppo lento nell’ela-
borare, in tempo utile, quelle proteine che fungono da recettori
degli antigeni microbici; ne sono state un esempio le malattie
esantematiche, come il morbillo e la varicella, portate dagli
spagnoli durante la conquista del Nuovo Mondo. Esse furono
altamente infauste per le popolazioni autoctone, in quanto il
loro sistema immunitario non conosceva quei microrganismi e
quindi non riusciva a controllarne la virulenza. Lo stesso avven-
ne anche per gli spagnoli con la malattia soprannominata “la
Vendetta di Montezuma”, che consisteva in gravi diarree causate
da un particolare tipo di batterio, l’Escherichia coli, legger-
mente diverso da quelli presenti in Europa. In ambedue i casi,
il sistema immunitario non possedeva memoria di tali micror-
ganismi, in quanto essi non erano presenti nell’ambiente in cui
vivevano abitualmente gli individui.
Il sistema immunitario non viene tanto stimolato dalla estra-
neità di un antigene, quanto dal fatto che, in base alle informa-
zioni codificate nel suo genoma e all’attivazione epigenetica

15  La cascata epigenetica è rappresentata dall’attivazione di uno o più geni


del DNA, determinata da parte di stimoli ambientali. Questi geni si esprimo
producendo proteine, che mettono in moto reazioni tali da provocare partico-
lari cambiamenti, sia all’interno delle cellule che nel sistema organico di cui
fanno parte.
La biologia delle emozioni 127

indotta dal microbo, il sistema stesso riesce a percepire se quel


dato microbo rappresenta un potenziale pericolo, momentaneo o
futuro, per sé o per l’intero organismo.

Figura 26: interazione tra antigeni (a forma di cerchio e quadrato) e anticorpo


(a forma di Y).

Il sistema immunitario riesce anche a dare una risposta


diversa a seconda che la sua attivazione sia innescata da cellule
morte per cause naturali o per altre cause. Esso riesce, inoltre, a
percepire lo stato di stress o di sofferenza delle cellule che com-
pongono i vari tessuti. È come se fosse capace di monitorare lo
stato di salute di ogni singola cellula dell’organismo.
Potremmo paragonarlo ad un sistema di sorveglianza dotato
di telecamere che serve a garantire la sicurezza di un castello.
Le telecamere riprendono i corridoi e le stanze del castello e le
immagini arrivano ad una centrale di controllo dove vengono
costantemente monitorate e valutate. Un addetto (il sistema ner-
voso centrale) è pronto a far scattare l’allarme in caso di bisogno.
Oltre ad essere attivato da stimoli antigenici (cioè da qualco-
sa che non è riconosciuto come appartenente all’organismo), il
sistema immunitario è anche attivato da stimoli psico-neurologi-
ci ed emozionali, tramite sostanze secrete dai neuroni, chiamati
neurotrasmettitori e neuropeptidi. Inoltre, è anche attivato da
stimoli endocrini, cioè da ormoni secreti dall’ipotalamo e dall’i-
pofisi, come adrenalina, noradrenalina e acetilcolina.
Le cellule immunitarie presentano, sulla loro superficie di
membrana, diversi recettori per le sostanze sopracitate; inoltre
128 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

hanno la capacità di produrre peptidi e altre sostanze simili, le


quali portano al sistema nervoso centrale le informazioni che le
cellule immunitarie hanno captato nel monitorare l’organismo.
La prova della comunicazione tra il sistema immunitario e il
sistema nervoso ci è data dalla neuralterapia.
Grazie a questa tecnica terapeutica si è potuto capire che, tra-
mite la somministrazione di anestetici locali, vengono bloccati o
inibiti i segnali, i cosiddetti peptidi informazionali, che vanno dal
sistema immunitario al sistema nervoso centrale e viceversa.
Tramite esperimenti si è anche osservato che l’ingresso dei
cosiddetti virus è determinato da una carenza di peptidi infor-
mazionali. Quando nell’organismo si viene a creare una dimi-
nuzione di tali sostanze, i virus, che presentano una maggiore
affinità per gli stessi recettori di membrana dei peptidi, hanno
maggiore possibilità di entrare.
capitolo 10
Quarta legge biologica

Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare


anche ciò che non ti aspetti.
Eraclito

La quarta legge biologica descrive la cooperazione tra noi e i


microbi.

Figura 28: zone cerebrali di localizzazione degli SBS, relative ai quattro foglietti
embrionali, che controllano e coordinano l’intervento di specifici microbi.
Corteccia cerebrale, ectoderma: virus.
Sostanza bianca cerebrale, mesoderma moderno: batteri.
Cervelletto, mesoderma antico: funghi, micobatteri e in parte batteri.
Tronco cerebrale, endoderma: funghi e micobatteri.
130 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

Nella quarta legge viene esposto un concetto importante, for-


temente innovativo. I microrganismi, che prima consideravamo
patogeni o al massimo saprofiti, vengono ora classificati come
indispensabili ai nostri processi di guarigione.
Il salto è grande! Osserviamolo punto per punto, partendo
dalla filogenesi, cioè dalla storia dell’evoluzione delle varie spe-
cie di esseri viventi sulla Terra.
Nel corso dei milioni di anni che ci separano dal momen-
to in cui per la prima volta apparve la vita sulla Terra, si sono
susseguite centinaia di migliaia di forme di vita, che, evolutesi,
hanno vissuto e sono poi scomparse, per la maggior parte senza
lasciarci alcuna traccia del loro passaggio. Tra queste forme di
vita è bene annoverare i microrganismi, di cui innumerevoli
specie sono tutt’oggi presenti.
Sono comparsi quando le condizioni ambientali si sono rive-
late favorevoli al loro sviluppo e si sono estinti quando le condi-
zioni sono diventate troppo disagevoli.
Alcuni di questi microbi sono sopravvissuti fino ai nostri
giorni: ne sono un esempio i funghi e i micobatteri, i quali
hanno sempre svolto la funzione di “spazzini” dei residui organi-
ci prodotti dagli altri abitanti della Terra, sia grandi che piccoli.
Riteniamo opportuno a questo punto, prima di proseguire
la spiegazione sulla quarta legge e vedere le interazioni tra i
microbi e l’essere umano, ricordare al lettore uno degli assiomi
fondamentali della biologia: la simbiosi.

La simbiosi
Tutti gli esseri viventi terrestri nascono e vivono immersi nel
loro ambiente e non potrebbero sopravvivere al di fuori di esso.
Basta poco per rendercene conto: un’orchidea tropicale non
sopravvivrebbe in un deserto, così come noi umani non soprav-
vivremmo in fondo al mare.
Questa semplice osservazione ci permette di capire quanto
l’ambiente sia importante per la vita e ci introduce ai concetti di
armonia e integrazione tra i vari esseri viventi.
Fanno parte dell’ambiente tutti gli organismi che vivono
in esso, e tra loro esiste una forte integrazione. Noi stessi, che
viviamo in grandi città, anche se apparentemente formiamo un
ambiente a sé stante, non potremmo mai sopravvivere senza le
La biologia delle emozioni 131

piante e gli animali che fanno parte del nostro ecosistema in


senso più vasto.
In biologia è definita “simbiosi” la convivenza e reciproca
dipendenza di due o più esseri viventi. Esempio tipico ne sono
l’attinia e il paguro.

Figura 27: attinia e paguro.

L’attinia è un anemone urticante che si aggrappa alla conchi-


glia dimora del paguro. Questo è un granchio che, aggirandosi
nell’ambiente marino, porta in giro l’attinia dandole la possibili-
tà di procurarsi il cibo.
L’attinia da sola non potrebbe spostarsi in quanto, pur appar-
tenendo al mondo animale, si comporta come una pianta, che
vive ancorata a qualcosa. Il paguro, pur portando il peso dell’at-
tinia, in compenso è protetto dai suoi tentacoli urticanti che
mantengono lontani gli aggressori.

I microbi e l’essere umano


Nel nostro organismo constatiamo dei magnifici esempi di
simbiosi, il più evidente dei quali è costituito dalla flora bat-
terica contenuta nel nostro intestino, formata da tanti micror-
ganismi che per prosperare utilizzano sia componenti del cibo
che noi ingeriamo, sia il calore che produciamo. In compenso,
essi ci ricambiano sintetizzando e offrendoci sostanze utili alla
nostra sopravvivenza.
132 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

Qui di seguito sono elencate le funzioni e il ruolo dei batteri


intestinali:
• sintetizzano vitamine B5, B8, B9, B12 e K;
• influenzano l’assorbimento di vitamine B2-B3-B6;
• digeriscono il lattosio (zucchero del latte);
• fermentano i carboidrati (zuccheri);
• svolgono un’azione antimicrobica (producono acido lattico e
acido acetico, che impediscono la crescita di altri batteri);
• ostacolano la putrefazione delle proteine;
• sintetizzano acidi grassi a catena corta, che sono fonte di
nutrimento della mucosa del colon;
• hanno un’azione immunomodulante e immunostimolante;
• metabolizzano la bilirubina;
• intervengono nel metabolismo degli ormoni tiroidei,

e altre ancora.
Un’altra forma di simbiosi è data dai batteri residenti nella
comune flora cutanea. La loro funzione principale è quella di
ostacolare la proliferazione e la colonizzazione di batteri oppor-
tunisti patogeni, sia sottraendo loro i fattori nutritivi, sia produ-
cendo metaboliti tossici, enzimi, batteriocidine e antibiotici che
ne ostacolano la crescita. Solo un disturbo di questo equilibrio
può dare la possibilità ai batteri opportunisti o patogeni di colo-
nizzare e determinare così varie patologie. Si è osservato da
studi ed esperimenti sui topi che i batteri presenti sulla loro cute
impediscono l’eccessiva infiammazione che può seguire una
ferita; ciò si deve ad una sostanza chimica prodotta dagli stessi
batteri, l’acido stafilococcolipoteico, il quale impedisce l’intera-
zione tra le cellule della pelle e i recettori specifici delle cellule
immunitarie che provocano la risposta infiammatoria.
Altri esperimenti hanno messo in evidenza che il siste-
ma immunitario ha la capacità di monitorare il transito di un
microrganismo riconosciuto apatogeno, anche quando passa da
un tessuto all’altro.
Se però il sistema immunitario si accorge, per esempio, che
vi è un’eccessiva crescita di batteri simbiotici o del il passaggio
di questi in tessuti dell’organismo a loro proibiti, la funzione di
semplice monitoraggio del sistema immunitario si trasforma in
una reazione aggressiva anche contro quei batteri che normal-
La biologia delle emozioni 133

mente vivono in simbiosi con esso. In questo modo il numero dei


simbionti è sempre tenuto sotto controllo e non è mai casuale.
I batteri si cibano dei composti chimici comunemente repe-
ribili nel loro habitat e hanno anche la capacità di trasferire o
scambiare il loro DNA con altri batteri, in tre modi (trasforma-
zione, coniugazione e trasduzione), creando così nuovi batteri
più resistenti o più idonei a sopravvivere in un ambiente ostile.
Anche nella vagina esiste una forma di simbiosi, con il
Lactobacillus acidophilus, che mantiene il pH vaginale tra i
valori fisiologici di 4,5 e 5,5. Tale batterio è in grado di pro-
durre dal glicogeno l’acido lattico, che determina l’acidità del
pH vaginale. L’ambiente acido garantisce ai molti altri batteri
presenti di sopravvivere, mentre crea un ambiente ostile a quei
batteri potenzialmente patogeni che provengono dall’esterno,
impedendone lo sviluppo.
Per riagganciarci dunque agli altri capitoli, diciamo che l’e-
mozione, il conflitto, giacché tutto è collegato con l’asse psico-
neuro-endocrino-immunologico, causa un’alterazione nell’am-
biente in cui vivono i batteri. Da qui nasce un segnale epigene-
tico che attiva la moltiplicazione batterica e scatena l’attacco da
parte dei microbi verso tessuti o organi. Quale sia tale segnale è
ancora oggetto di studio.
Inoltre, i batteri comunicano tra loro tramite sostanze chimi-
che che inducono l’attivazione dei geni preposti alla loro molti-
plicazione.
Se osserviamo con attenzione, troveremo che tutto il mondo
è popolato da organismi che dipendono da altri per vivere, in
una specie di simbiosi allargata, in una sorta di cooperazione
di mutuo soccorso. Ad esempio, la pecora si nutre d’erba, la
quale a sua volta cresce e si sviluppa su terreni concimati dagli
escrementi prodotti delle pecore. In questo ecosistema come
intermediari vi sono lombrichi, altri piccoli animali, funghi
e batteri, che scompongono le sostanze presenti negli escre-
menti, rendendoli disponibili all’assorbimento delle piante. Da
questo punto di vista, tutta la natura è l’esempio di un’enorme
simbiosi tra gli esseri viventi che la popolano; si potrebbe arri-
vare ad affermare che la terra sia popolata da una moltitudine
di esseri viventi che, in una simbiosi perfetta, contribuiscono a
rendere vivo il nostro pianeta.
134 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

Affinché questo avvenga e si possa mantenere è necessaria la


preservazione della biodiversità, che tutti noi dovremmo avere
interesse a custodire e difendere.
Alla luce di quanto detto finora, la teoria darwiniana dell’e-
voluzione basata sulla competizione tra le specie ci appare del
tutto carente. L’evoluzione ci appare infatti, piuttosto, basata
sulla “collaborazione”, l’interazione e la dipendenza tra gli
organismi. La vita non ha colonizzato il mondo tramite “il
combattimento”, ma si è sviluppata tramite la cooperazione, che
comporta maggiori possibilità di sopravvivenza. Tutti gli orga-
nismi viventi che popolano la terra possono essere considerati
reciprocamente simbiotici in senso allargato.
Tornando ai microbi che ritroviamo anche dentro di noi,
osserviamo che essi svolgono un ruolo biologico bene preciso.
Certi ceppi di miceti (funghi) e di micobatteri hanno infatti
la capacità di aiutare l’organismo ospite a disfarsi di cellule o
parti di tessuto che non vengono più utilizzate, proprio come
accade nel bosco per la sostanze che non sono più utilizzate.
Altri batteri, invece, hanno la funzione di stimolare la riprodu-
zione cellulare qualora nell’organismo ospite ve ne sia bisogno
(come nei processi infiammatori).
È importante ricordare che l’apparizione sulla terra dei
microrganismi che consideriamo patogeni può essere datata
proprio nello stesso periodo evolutivo in cui si sono formati i
foglietti embrionali, che hanno dato poi origine ai vari organi e
tessuti degli organismi più complessi.
Ogni microrganismo, tuttora da noi utilizzato, è simbion-
te di un preciso tessuto derivante da uno specifico foglietto
embrionale, e microrganismo e tessuto interagiscono in molte
delle loro funzioni.
Le cellule che costituiscono i foglietti embrionali e le cellule
microbiche sviluppatesi nello stesso periodo evolutivo, condivi-
devano anche la stessa nicchia dell’ecosistema, entrando così a
far parte dello stesso microcosmo. Da tempo immemorabile, la
loro integrazione ha provocato una forte tolleranza immunologi-
ca tra di loro.
Questo evento ha determinato un particolare stato di “non
reazione”, sia nei confronti delle strutture facenti parte del
proprio organismo, sia nei confronti dei suoi ospiti. In pratica,
La biologia delle emozioni 135

i microrganismi, in una certa situazione di perfetto equilibrio


psicofisico, sono considerati dall’organismo ospite come facenti
parte dello stesso microambiente. Inoltre, a seconda dell’equili-
brio del sistema psico-neuro-endocrino-immunologico dell’ospi-
te, si creano, nell’ambiente che circonda i microbi, dei segnali
epigenetici che attivano o disattivano le funzioni dei microbi
necessarie all’ospite.
In sostanza, non solo l’organismo percepisce questi ospiti
come parte integrante del proprio stesso sistema, ma gli stessi
ospiti si attivano e reagiscono proprio come se fossero compo-
nenti cellulari e strutturali proprie dell’organismo stesso.
capitolo 11
Quinta legge biologica

In ogni problema abbiamo contemporaneamente anche la solu-


zione, solo che siamo troppo occupati a pensare al problema
per permetterci di vedere anche la soluzione.
Fabrizio Camilletti

La quinta legge biologica mostra le malattie, e i sintomi che le


accompagnano, come una parte di programmi messi a punto dalla
natura per permettere ad ogni specie di sopravvivere ed evolvere.

Figura 29: ogni onda che si forma mantiene uno schema ordinato e armonico.

La quinta legge esprime il collegamento del tutto con il par-


ticolare in modo indissolubile, è il collegamento dell’infinita-
mente piccolo con l’infinitamente grande, tra il microcosmo e il
macrocosmo, attraverso gli eventi che si manifestano.
Ogni singola cellula rappresenta tutto il corpo di una persona
e viceversa, e il cambiamento che avviene in una singola cellula
138 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

si ripercuote su tutto il corpo. Come l’onda provocata da un sasso


scagliato in acqua genera un’altra onda e così via, così ogni onda,
modificata dalla precedente, rimodella continuamente la super-
ficie dell’acqua e mantiene l’ordine e l’armonia di tutto il movi-
mento. Anche quando il movimento arriva verso il suo limite e le
onde refluiscono verso l’origine, ogni onda genera la successiva,
mostrando ancora una volta la perfezione del sistema.
È l’ordine del divenire!
Quando osserviamo lo svolgersi di un avvenimento, ci accor-
giamo che l’osservatore, l’osservato e l’evento fisico, in perfetta
sincronia, sono totalmente coinvolti nello stesso processo. Sono
tutti e tre attori dello stesso avvenimento.
La quinta legge mostra una realtà biologica paragonabile,
secondo noi, ad uno specchio in cui si riflette un’immagine. Se
lo specchio viene frantumato in centinaia di pezzi, in ognuno di
essi si rifletterà sempre l’intera immagine. Se in essa si opera
un cambiamento, questo apparirà in tutti i frammenti, che, pur
essendo separati, rifletteranno ugualmente l’immagine origina-
ria, la quale si manifesterà sempre come un’unità indivisibile.
Tutto compenetra tutto. Tutto l’universo è un’infinita rete
ininterrotta, in cui persino il passato, il presente e il futuro coe-
sistono simultaneamente come in un gigantesco magazzino.
Il nostro stesso cervello è un immenso computer in grado di
incamerare miliardi di informazioni, che vengono poi conser-
vate non nei singoli neuroni, ma nella rete degli impulsi nervosi
che si intersecano nell’infinita ragnatela di connessioni sinapti-
che. Ne risulta che l’immagine del nostro corpo o di una qual-
siasi altra cosa altro non sono che una proiezione della nostra
coscienza. In questo caso non è la mente che crea la coscienza,
ma è la coscienza che crea l’immagine illusoria e la sensazione
di essere guidati da un cervello.
In quest’ottica, anche tecniche terapeutiche “alternative”
non ortodosse posso portare a guarigione e risultano efficaci,
poiché, nel mondo della mente, il pensiero, le immagini e le
emozioni sono reali quanto la realtà che viviamo. Grazie alla
complessità della coscienza, un piccolo cambiamento che avvie-
ne nella nostra vita emozionale si rispecchia in tutto il nostro
organismo e in ogni sua cellula, determinando così la malattia o
la guarigione.
La biologia delle emozioni 139

Da un’esperienza vissuta (il racconto di un padre medico)


Erano già diverse settimane che mio figlio aveva la febbre.
Il suo viso pallido e gli occhi semiaperti trasmettevano la sua
richiesta di aiuto. Le notti insonni passate accanto a lui per alle-
viarne i dolori alle gambe e alle braccia cominciavano a farsi
sentire e diventavano sempre più lunghe e pesanti da sopportare.
Eppure quello che più di tutto mi consumava era la domanda
che mi ripetevo continuamente: cosa potevo e dovevo fare?
Le mie conoscenze sulle cinque leggi mi portavano a dire
che era una fase di soluzione di un crollo dell’autostima, che i
tempi di soluzione erano legati a quelli della simpaticotonia, e
sapevo che era necessario, anzi indispensabile, stare tranquilli e
trasmettere serenità.
Mi sembrava di essere tornato indietro nel tempo, quando a
scuola dovevo applicare una formula matematica per la risolu-
zione di un problema e, pur essendo la formula esatta, il risul-
tato non quadrava. Forse occorreva più tempo, forse non ero
abbastanza tranquillo, forse, forse, forse… quanti dubbi, quanta
paura! Ma la paura non porta tranquillità… e allora ecco i sensi
i colpa per non essere abbastanza tranquillo. E di nuovo quello
domanda: cosa devo fare?
Sapevo bene che la leucemia provoca stanchezza, difficoltà a
mantenere gli impegni, perdita di peso, dolori diffusi soprattutto
nelle zone interessate dal crollo dell’autostima, febbre, ingrossa-
mento delle ghiandole linfatiche, e tutto questo mi sembrava un
fardello troppo pesante da sopportare per il mio piccolo.
I giorni continuavano a passare e il mio anelito a fare qual-
cosa era bloccato dalla paura che questo qualcosa potesse dan-
neggiare mio figlio. Finivo così per essere come una macchina
che si muove con il freno tirato.
Una sera, sfinito da questa situazione e grazie al supporto di
mia moglie, sprofondai in un sonno lungo e ristoratore. Al mio
risveglio mi ritornarono in mente le parole del terapeuta: la leu-
cemia è la fase di soluzione di un conflitto dell’osso, un crollo
dell’autostima.
Forse avevo finalmente compreso la risposta alla domanda
«cosa devo fare?»…
La leucemia è un conflitto legato al crollo dell’autostima, e il
suo senso biologico è il rafforzamento fisico e psichico. Ma tutto
140 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

questo avviene solo alla fine del processo biologico nei tessuti
derivanti dal mesoderma moderno. Era proprio qui che stava la
risposta alla mia domanda: dovevo fare qualcosa che sostenesse
mio figlio in questo processo. Il mio compito non era quello di
“attendere” la fine del processo, ma quello di essere il punto di
riferimento per il mio bambino. Lui non aveva “la forza” per
sostenere tutti i suoi impegni: scuola, sport, crescita, rappor-
to con gli amici; io dovevo essere la sua forza sostenendolo e
difendendolo nel suo percorso.
Occorreva che gli stessi vicino in modo attivo e produttivo.
Il problema non era solo legato al conflitto di crollo dell’auto-
stima, ma soprattutto alla necessità di fargli fare “esperienze”
che lo rafforzassero continuamente nelle sue capacità. Dovevo
essere vicino a lui per sostenerlo e rassicurarlo, senza essere
troppo invadente. Il mio agire doveva essere simile a quello di
un genitore che assiste il proprio bambino quando questi inizia
a camminare, ma non ha ancora sviluppato l’equilibrio; essere
pronto a sostenerlo se cade in malo modo, ma senza evitare che
cada; sgomberare il campo da tutti i pericoli eccessivi, ma senza
eliminare tutte le difficoltà; lasciare un buono spazio di mano-
vra dove fare le esperienze e allo stesso tempo fargli evitare
quei pericoli che non hanno utilità oggettiva.
Avevo finalmente capito quanto fosse fondamentale fare
qualcosa. Pensare che la situazione che viveva mio figlio appar-
teneva solo a lui mi aveva fatto perdere di vista la realtà delle
cose. Tutta la famiglia, in realtà, era coinvolta in questa situazio-
ne. Non poteva essere altrimenti, tutta la famiglia poteva e dove-
va attivarsi in modo consapevole per crescere insieme attraverso
questa esperienza.
E così fu!
Iniziò un periodo in cui tutte le esperienze di mio figlio tro-
varono l’appoggio e il supporto sia mio che di mia moglie; ogni
esperienza divenne patrimonio da condividere in famiglia, e
presto la situazione iniziò a cambiare. Dopo alcune settimane le
notti divennero più tranquille, la febbre diminuì prima di inten-
sità e poi di frequenza, la stanchezza lasciò lo spazio alla volon-
tà di fare e alla fine anche i dolori alle gambe e alle braccia
scomparvero. Mio figlio si sentiva sempre più forte e noi con lui.
Ognuno aveva compreso come la propria individualità avesse
La biologia delle emozioni 141

avuto modo di interagire nell’unità della famiglia, per restituire


ad ognuno di noi la forza e l’amore che avevamo messo a dispo-
sizione di tutti.
Ormai sono passati molti anni e, guardando mio figlio cresce-
re e fiorire nella sua giovinezza, quei mesi di angoscia e sofferen-
za mi sembrano lontani. Siamo cresciuti tutti, commossi, grati.

Questo commovente racconto ci mostra quanto la malattia


non coinvolga solo una persona, ma tutto il suo nucleo familiare.
Se si ammala qualcuno in una famiglia, tutti gli altri ne soffro-
no, ma allo stesso tempo tutti quanti hanno la possibilità di una
straordinaria occasione di crescita.
Superare uno stato fisico o mentale alterato presenta spesso
notevoli difficoltà.
Sono a volte i pregiudizi, legandoci alla credenza dell’ine-
vitabilità degli eventi, a bloccarci la possibilità di evolvere e di
crescere.
Per superare gli ostacoli provocati dalle credenze, è dovero-
so ricercare un cambiamento, che ci liberi dall’oppressione del
“non c’è nulla da fare”.
Quando permettiamo che avvenga un cambiamento, questo
non passa inosservato agli occhi di chi ci conosce. È la diver-
genza di vedute sul percorso da seguire che ci allontana dagli
altri. Proprio per questo raccomandiamo sempre, durante i
nostri incontri divulgativi e i percorsi terapeutici, di coinvolgere
il coniuge, il compagno, l’amico o un familiare, affinché faccia
da specchio e da confronto. E allora ecco che il microcosmo del
singolo individuo si apre nel macrocosmo degli altri.
Così la malattia, se vissuta in comunione con qualcuno fidato,
può addirittura essere strumento di unione, oltre che di compren-
sione, e fungere da trampolino di lancio verso nuovi orizzonti.
Se la “malattia” si è condivisa con una o più persone care,
anche queste cambieranno. Si evolverà insieme; inoltre, il
“malato” si sentirà appoggiato e incoraggiato durante tutto il
processo di crescita e, soprattutto, non si sentirà solo. Siamo
animali da branco ed è insieme agli altri che viviamo meglio.
parte terza

La Medicina Biologica Emozionale®

In questa sezione esporremo il percorso con cui siamo arri-


vati a definire il metodo terapeutico che abbiamo ideato, da noi
denominato Medicina Biologica Emozionale®. Questa descrive
un nuovo sistema, che ci permette di inquadrare la persona dal
punto di vista emozionale, in tutte le sue fasi evolutive fino all’e-
tà adulta, e ne fa comprendere le modalità di comportamento.
Tale sistema si avvale di due elementi fondamentali: il Codice
Biologico Emozionale®, che individua le caratteristiche emo-
zionali predominanti della persona, e l’Attivazione Biologica
Emozionale®, che permette al paziente di consapevolizzare le
sue risposte emozionali.
In questo modo, oltre a collegare ogni organo ad un’emozio-
ne, si riesce anche ad identificare lo specifico circuito neuronale
che collega l’organo all’emozione e che, se attivato in modo cor-
retto, tenendo conto delle caratteristiche proprie di ognuno, ci
permette di ottenere un equilibrio dinamico vantaggioso per la
vitalità dell’intero sistema-uomo.
capitolo 1
Princìpi del Codice Biologico Emozionale®
e dell’Attivazione Biologica Emozionale®

Non esiste alcun procedimento logico per scoprire le leggi


elementari dell’universo: l’unico procedimento è l’intuizione. Il
meccanismo delle scoperte non è né logico né intellettuale:
è un’improvvisa illuminazione, quasi un’estasi.
Albert Einstein

La comprensione delle leggi biologiche ci ha condotti a vede-


re come tutto abbia un proprio senso e possa essere ricondotto a
precise cause che determinano specifiche manifestazioni sinto-
matologiche. In natura, nulla è per caso.
D’altra parte, è proprio nel decorso del programma biologico
che troviamo la fase di riparazione della malattia, cioè quella
fase che spessissimo riporta l’essere vivente in piena salute,
dopo aver risolto il conflitto che ha causato tutto il processo.
In base a questi due semplici e chiari princìpi ci aspetterem-
mo che raramente nella vita ci si trovi a dover affrontare stati
di malattia cronici o gravi. Nella realtà invece le cose non sono
sempre così, ed è stata questa constatazione a indurci a chieder-
ci quale fosse il nesso causale tra le realtà deducibili dalle leggi
biologiche del dottor Hamer e la realtà che quotidianamente è
sotto gli occhi di tutti. Dov’era il punto di divario? Cosa impe-
diva, a volte, alla soluzione biologica di arrivare a conclusione?
Perché il senso biologico del conflitto veniva eluso, vanificato o
solo parzialmente compreso? Cosa ci sfuggiva?
146 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

È iniziata così, da parte di tutti noi, un’attenta osservazione


che ha preso in considerazione sia ciò che era evidente che ciò
che fino ad allora era stato probabilmente trascurato.
Dalle nostre osservazioni sui pazienti avevamo già evinto
con chiarezza l’esistenza di un forte divario tra il comportamen-
to biologico (in cui è racchiusa la reazione emozionale) e quello
razionale (socialmente condizionato), e che fosse quest’ultimo,
a sua volta, a decidere quasi sempre il percorso della malattia.
Spesso, infatti, la razionalità impedisce all’individuo di rico-
noscere biologicamente l’evento emozionale, ma questo deve
comunque passare attraverso un processo biologico. Ciò avviene
per una mancata consapevolezza delle proprie potenzialità a rea-
gire in modo utile agli eventi.
Allora la domanda è stata: c’è una componente profonda in
noi che determina la potenzialità ad agire per il nostro meglio?
La risposta poteva essere solo affermativa.
E allora, cosa determina la nostra potenzialità ad agire?
Quando la nostra potenzialità viene espressa e quando viene
inibita?
Quali sono i mezzi nascosti alla nostra razionalità, ma in noi
disponibili, per avere risposte biologicamente utili?
Le intuizioni di Fabrizio Camilletti sono state illuminanti,
permettendoci di comprendere come queste potenzialità si gene-
rino negli individui, come possano essere utilizzate, e la loro
unicità per ogni individuo, ridando completo valore al concetto
di visione olistica dell’essere vivente.
È stato a partire da questo che, studiando le diverse tecniche
a disposizione e rapportandole alla medicina accademica, sono
nate le risposte ai seguenti quesiti che ci eravamo posti.
Siamo così giunti ad individuare una modalità terapeutica
originale, che completa l’intervento medico aggiungendo a que-
sto un sostegno emozionale. Tale modalità parte da una base di
identificazione caratteriale da noi chiamata Codice Biologico
Emozionale® (CBE), e approda ad una modalità terapeutica
che abbiamo denominato Attivazione Biologica Emozionale®
(ABE), la quale ci permette di ritrovare il nostro naturale equi-
librio emozionale, si basa completamente sul rispetto delle
leggi biologiche della natura, e verrà presentata nel corso di
questa terza parte.
La biologia delle emozioni 147

Una volta delineato questo nostro metodo abbiamo intensifi-


cato e focalizzato il nostro studio, confrontando centinaia di casi
clinici attuali o tratti dai nostri archivi, cercando similitudini e
differenze, ed estrapolandone i risultati. Abbiamo così raccolto
migliaia di dati, frutto di decenni di attività nei vari campi della
medicina accademica, olistica e hameriana.
Ci è apparso evidente che esistono diversi meccanismi bio-
logici emozionali, che influenzano la guarigione o la malattia, i
quali sono sempre gli stessi e ricorrono continuamente.
Abbiamo così integrato nella pratica clinica quotidiana le
nostre intuizioni, utilizzato i metodi messi a punto e codificati.
Consci dell’importanza dei risultati ottenuti, abbiamo voluto
avvalorarli riportando le eventuali similitudini con i risultati
ottenuti da altri studiosi e con altri metodi terapeutici. Questo ci
ha indotti, per tre anni, sia ad andare alla ricerca di testi d’avan-
guardia e di discipline olistiche o tecniche emozionali di ultima
generazione, sia a rispolverarne altre più antiche e al giorno
d’oggi cadute nel dimenticatoio.
I testi più significativi sono stati riportati nella bibliografia, a
cui rimandiamo il lettore.
capitolo 2
La biologia del comportamento

Portare una corazza ti evita il dolore,


ma ti evita anche il piacere.
Confucio

Riprendiamo per un attimo una selezione di concetti che ci


tornerà particolarmente utile per comprendere le fondamenta
del metodo che andiamo a enunciare. Abbiamo visto che ogni
manifestazione sintomatologica, organica o psichica, fa parte
di un programma biologico che permette al nostro organismo
di attuare una crescita consapevole al fine di migliorare la
qualità della vita.
Inoltre, abbiamo visto che i programmi biologici rappresenta­
no una risposta d’emergenza ad eventi non presenti nelle nostre
memorie emozionali. Essi sono già registrati nella nostra memo­
ria ancestrale, codificati nel nostro genoma attraverso l’evoluzio­
ne della specie, e questa risposta, perfetta e precisa, è determina­
ta e coordinata dal nostro cervello attraverso le vie neuronali.
L’attivarsi di un programma biologico dipende sia dall’even­
to che dalla modalità di reazione dell’individuo. Le esperienze
che maturiamo durante le prime fasi della nostra vita, infatti,
determinano una specifica modalità individuale di reazione agli
eventi, tale da garantire il più velocemente possibile il ricono­
scimento di quelli che costituiscono un “pericolo” da superare.
La modalità di reazione agli eventi caratterizza in maniera
determinante l’essenza dell’individuo e ne rappresenta l’unicità
(e in seguito vedremo fino a che punto).
150 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

Ogni essere assume nelle prime fasi della vita la piena e


totale individualità emozionale, con la quale trova, nella vita
adulta, il suo posto, la sua posizione e il suo spazio, collegando­
si così alle proprie potenzialità biologiche.
Dal punto di vista biologico, una nuova vita inizia nel
momento del concepimento. Dopo una prima fase intraute­
rina, in cui si forma principalmente la struttura corporea, la
formazione dell’individuo continua sino al momento della sua
maturità sessuale. Nello stesso modo, procede anche la matu­
razione emozionale.
Il riconoscimento della propria totale individualità emozio­
nale permette all’individuo di costruirsi un Sé biologico, che
coincide con il sé interiore, inteso come il patrimonio personale
di emozioni, sentito e reazioni conseguenti, di rimanere colle­
gato con il tutto e di arrivare alla propria completezza.
In queste due fasi di sviluppo, intra ed extrauterina, il nuovo
individuo, attraverso le esperienze emotive vissute e memoriz­
zate biologicamente, completa la propria formazione e inizia ad
aggiungere i nuovi tasselli emozionali che costituiranno in segui­
to il suo carattere, cioè il suo Codice Biologico Emozionale®.
Tutte le esperienze vissute assumono la funzione di “neces­
sità biologiche”, e in questa veste contribuiranno al comple­
tamento dello sviluppo dell’individuo. Le esperienze, com’è
ovvio, vengono acquisite attraverso l’interazione con l’ambiente
circostante, che nel caso del bambino è essenzialmente quel­
lo familiare. Tuttavia, anche le esperienze vissute all’esterno
dell’ambiente familiare vengono elaborate e registrate secondo
le memorie emozionali che fanno parte del nucleo familiare.
È per questo che il ruolo dei genitori non solo risulta essen­
ziale nei termini educativi che siamo abituati ad attribuirgli,
ma raggiunge la propria massima espressione proprio in ambito
biologico, in quanto l’interazione con l’ambiente gestito dai
genitori, formando il bambino caratterialmente, ne determina
anche le future reazioni biologiche agli eventi.
Andiamo a spiegarlo più nel dettaglio. Attraverso le espe­
rienze emozionali vissute dal genitore è possibile far acquisire
al bambino le esperienze che non ha ancora consapevolizzato e
completato. Ciò permette di modificare la struttura fisica e psi­
chica del bambino, e, contemporaneamente, anche di ottimiz­
La biologia delle emozioni 151

zare la relazione genitore-bambino. Tra le esperienze indispen­


sabili per la crescita emozionale c’è l’imparare a confrontarsi
all’interno di uno spazio o territorio (il concetto di territorio
verrà spiegato meglio nei paragrafi successivi). Nel periodo
della formazione, il bambino non può intraprendere lotte che lo
possano mettere realmente in pericolo di vita, in quanto non ha
ancora acquisto le capacità di lottare per la conquista o il man­
tenimento di un territorio. Queste capacità vengono quindi svi­
luppate tramite esperienze all’interno di un territorio potenzial­
mente non pericoloso per il bambino, cioè un territorio protetto,
sorvegliato, delimitato e gestito dai genitori. Tale territorio,
infatti, non ha la necessità reale di essere costruito e non deve
essere realmente difeso dal bambino. In questo ambiente, egli
può giocare con giocattoli non pericolosi per imparare a defi­
nire col tempo un territorio, cioè, per esempio, può lottare con
peluches senza ferirsi, gattonare senza rischi per acquistare l’o­
rientamento spaziale, mordere e assaporare pupazzi di gomma
per riconoscere il suo ambiente.
Al completamento del periodo di formazione, tutte le espe­
rienze vissute daranno origine al potenziale biologico, che
determinerà una specifica ed unica modalità di reazione di
quell’individuo adulto agli eventi.
Nella fase di formazione le memorie emozionali sono
inf luenzate anche da tutte le credenze e le interpretazioni
assorbite dall’ambiente sociale, e vengono trasferite dai genitori
al bambino, che ne imita e ne assume le modalità emozionali, le
quali, spesso, si contrappongono ai principi biologici della vita.
Ad esempio, se una mamma molto ansiosa reagisce in maniera
eccessiva nei confronti di determinati stimoli ambientali, le
stesse risposte eccessive possono essere acquisite anche dal
bambino. L’asse dello stress è quindi sovreccitato e mantenuto
tale, durante lo sviluppo, da tali stimoli. Da un punto di vista
biologico, il bambino memorizza la capacità di reagire con
un’attivazione eccessiva dell’asse dello stress in riferimento a
quegli specifici stimoli ambientali. Il sovreccitamento dell’asse
dello stress viene mantenuto anche nei confronti di eventi nor­
malmente non ansiogeni, e tale risposta può mantenersi anche
durante la vita adulta. Tale programma condiziona la formazio­
ne del Codice Biologico Emozionale® del bambino, ossia della
152 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

sua modalità caratteriale di risposta agli eventi della vita.


In sostanza, questa sua modalità caratteriale contiene due
possibili reazioni: quella biologica, appresa e memorizzata a
seguito delle esperienze emozionali vissute in prima persona, e
quella acquisita, e pertanto condizionata dalle credenze sociali.
Comprendendo la nostra personale modalità di reazione
capiamo anche che tutte le esperienze che abbiamo vissuto nella
fase di formazione hanno in realtà determinato lo sviluppo e
l’uso della nostra migliore capacità di risposta (potenziale bio­
logico), nella vita adulta, agli eventi a cui andiamo incontro.
La modalità di reazione biologica è innescata dal nostro
“sentito”.
Dopo il raggiungimento della maturità biologica con la
pu­bertà, nella fase adulta, qualora la “specifica modalità emo­
zionale di reazione”, come risposta agli eventi, non venga
utilizzata, resta memorizzata e riconosciuta solo la “necessità
biologica” di tale reazione. La necessità biologica è la modalità
con cui il bambino acquisisce esperienze emozionali per rico­
noscere se stesso e l’ambiente. Pertanto l’organismo si ritrova
costretto a ripetere o rivivere in modo ciclico l’evento emozio­
nale non consapevolizzato, presentando sintomi che assumono
un aspetto di cronicità. Tra questi ritroviamo anche allergie,
comportamenti psichici, patologie croniche, sintomi sociali
come separazioni, litigi, perdita del ruolo sociale, eccetera.
Il senso biologico di questo reiterare rimane quello di acqui­
sire consapevolezza emozionale, rafforzarla e utilizzarla.
Comprendendo la nostra specifica modalità di risposta agli
eventi (Codice Biologico Emozionale®), ponendo quindi un
nostro “giusto” ordine nella rete di collegamenti tra il cervello
inconscio, biologico-emozionale, e quello cosciente, razionale, è
possibile arrivare a uno stato di benessere psicofisico ottimale.
Spesso non riusciamo a riconoscere con certezza se un
pensiero sia il frutto del nostro sentito o se invece rappresenti
una credenza acquisita e quindi non sia in linea con la nostra
biologia. L’incapacità di operare tale distinzione ci impedisce
di comprendere che la nostra mente logica, in realtà, può lottare
contro la richiesta emozionale e quindi contro il completamento
della guarigione biologica. La razionalità biologica, rappresen-
tata dalla memoria cellulare, non coincide con quella cosciente
La biologia delle emozioni 153

della mente, che ci induce più a concentrarci sul problema che a


comprendere la vera emozione che esso ha prodotto. Questo è il
nocciolo che impedisce di arrivare velocemente e utilmente alla
soluzione di un conflitto.
A noi non occorre applicare una tecnica che ci porti a rag­
giungere la soluzione del problema, bensì comprendere cosa in
noi ci impedisca di riconoscere lo stato emozionale che ne deri­
va, e come sfruttarlo a nostro vantaggio.

Conoscere il meccanismo
Ricapitoliamo il meccanismo:
• sappiamo che tutte le malattie colpiscono simultaneamente la
psiche, il cervello e il corpo e sono espressione di un conflit-
to biologico originato da uno shock.
• La localizzazione del sintomo e la risposta comportamentale
dipendono dalla modalità con cui il paziente “sente” il con-
flitto. La malattia è quindi “determinata” dal cervello, ed è
espressione dell’elaborazione delle informazioni provenienti
dall’esterno e dalla propria specifica modalità di reazione
biologica agli eventi.
• Da questa malattia scaturisce un nuovo equilibrio psichico,
neuronale, endocrino e immunologico, con comparsa di
nuovi sintomi.
• Questo nuovo equilibrio, che si sostituisce a quello origina-
rio, rappresenta un ulteriore tentativo metabolico-funzionale
per mantenere l’organismo in vita.
• Tutte le esperienze fatte nella nostra vita hanno lo scopo di
creare la nostra specifica modalità di reazione, o di comple-
tare e rafforzare le esperienze non ancora completamente
consapevolizzate, che quindi non sono totalmente disponibili
per essere utilizzate.
• Riconoscendo dunque il proprio Codice Biologico Emo­
zionale®, si ha modo di risalire a cosa, della nostra infanzia-
adolescenza, causa il ciclico ripetersi di determinati com­
portamenti, traumi e malattie nella nostra vita. Allo stesso
modo, le manifestazioni sintomatiche attuali possono essere
le “porte di ingresso” per arrivare alla comprensione di quel-
le reazioni emozionali che hanno avuto origine nella nostra
infanzia-adolescenza.
154 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

• La presa di coscienza di queste reazioni emozionali ci per-


mette di cogliere il senso della “necessità biologica” della
ripetizione dell’evento stesso, tanto da poterlo utilizzare
come nostro potenziale emozionale per ripristinare l’equili-
brio alterato.

In altre parole, si tratta di utilizzare la nostra modalità di


reazione biologica senza dover provvedere ad effettuare una
“correzione” o una nuova interpretazione del nostro vissuto.
Non aggiungiamo, né sottraiamo, né modifichiamo nulla al
nostro vissuto emozionale, ma riconosciamo e sfruttiamo quello
che è già disponibile in noi per ristabilire l’equilibrio alterato,
senza dover deprogrammare e poi riprogrammare parti del
nostro inconscio. Infatti, anche l’equilibrio alterato era la miglior
risposta biologica che potevamo dare in quel momento. Possiamo
ora finalmente comprendere e spiegare come non ci sia vera-
mente mai nulla di sbagliato nella nostra vita, né in quello che
viviamo quotidianamente, né in quello che ricordiamo del nostro
passato.
Sul piano biologico tutte le nostre esperienze hanno contri-
buito a creare le nostre potenzialità e sono a nostra completa
disposizione per essere utilizzate.

Le potenzialità
Occorre a questo punto comprendere bene il concetto di cre-
are le potenzialità.
Immaginiamo di avere una grande libreria nella quale deb-
bano trovare posto tutti i libri che abbiamo acquistato nel corso
della nostra vita. Ovviamente ci potremmo trovare di fronte
a testi che, ad esempio, generano in noi piacere o fastidio. In
entrambe le situazioni, comunque, abbiamo appreso qualcosa,
che ora fa parte del nostro sapere ed è sempre disponibile in noi
per poter essere utilizzato. Per arrivare ad acquisire il nostro
sapere attuale, ci è stato indispensabile acquistare tutti i volumi
che ora fanno parte della nostra libreria.
Da un punto di vista biologico il nostro sapere è rappresenta-
to dalle memorie emozionali.
Così come per accrescere il nostro sapere avevamo neces-
sità di acquistare libri di vario genere, anche nell’ambito delle
La biologia delle emozioni 155

memorie emozionali vi è la necessità di acquisire esperienze


emozionali di tipo diverso, che solo dopo essere state vissute si
possono classificare come piacevoli o dolorose. In ogni caso, il
nostro archivio biologico ha registrato solo il contenuto emo-
zionale di tali esperienze e non l’interpretazione razionale che
noi ne diamo.
Con questo esempio abbiamo voluto far comprendere che
tutte le esperienze emozionali che si sono vissute, qualunque
esse siano, si rivelano necessarie. Ogni esperienza vissuta ha
una valenza specifica dal punto di vista biologico, non limitan-
dosi dunque al mero contenuto fattuale e materiale dell’espe-
rienza stessa.
E lo scopo specifico delle esperienze – tutte le esperienze,
quindi – che facciamo nella nostra vita è di creare una nostra
specifica modalità di reazione agli eventi, che rappresenta la
nostra potenzialità.
capitolo 3
I bisogni

Ciò che il cuore conosce oggi, la mente conoscerà domani.


Seneca

Nel bambino, le emozioni vengono vissute e acquisite attra-


verso la soddisfazione di specifici bisogni. Qui di seguito parle-
remo del concetto di bisogno in senso generale, rimandando più
avanti la trattazione dei singoli bisogni.
Il bisogno è inteso come lacuna, mancanza di qualcosa, che
se non colmata determina l’insorgere di un problema o di uno
stato di disagio.
Il concetto di bisogno racchiude in sé un duplice scopo: il
primo è quello di acquisire dall’esterno qualcosa a noi indispen-
sabile; il secondo è di utilizzare in ambito emozionale di ciò che
è stato acquisito.
Per chiarire il concetto di bisogno, possiamo per esempio
pensare a un bambino di pochi mesi allattato dalla mamma.
Questi, nel momento in cui sente la necessità di essere nutrito,
inizierà a piangere. Il suo pianto, sin dalla fase iniziale, sarà un
pianto disperato, il cui senso è quello di richiamare fisicamente
ed emotivamente l’attenzione della mamma.
Il bisogno primario di essere nutrito viene vissuto dal bam-
bino con un senso di dolore, che si placherà solo quando il
latte della mamma avrà prodotto sufficiente piacere in lui. È
proprio attraverso questo semplice ed efficace alternarsi di
dolore (fame) e piacere (sazietà) che il nostro archivio emozio-
nale inizia ad immagazzinare le informazioni indispensabili per
158 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

riconoscere gli eventi e a predisporre una riposta adeguata ed


soprattutto utile.
Il bisogno, quindi, si esprime attraverso una manifestazione
(dolore) che viene soddisfatta con una compensazione (piacere).
Questo processo genera nel bambino le memorie emozionali,
che verranno utilizzate da lui per riconoscere gli eventi.
Piacere e dolore sono posizionati su un asse di equilibrio.
In questo contesto, l’asse piacere-dolore non ha alcuna com-
ponente psicologica, ma rappresenta una modalità di reazione.
L’asse piacere-dolore non è fine a se stesso, ma è il meccanismo
di regolazione di tutto il sistema. Noi incameriamo esperienze
emozionali utilizzando contemporaneamente le sensazioni di
piacere e di dolore, i quali, pur essendo distinti, fanno parte
della stessa unità come i due poli di una calamita. L’uno com-
pleta, attiva, disattiva e modula l’intensità dell’altro: quando l’a-
spetto del piacere è saturo, il dolore, in qualche modo, ci avverte
di fermarci, creando un senso di fastidio emozionale e mettendo
un freno al desiderio.
Esempio: mangio con piacere le fragole, ma ad un certo punto
devo fermarmi, perché la quantità ingerita mi provoca fastidio
(dolore) e mi fermo.
Il dualismo piacere-dolore può anche essere paragonato ad
una centralina il cui meccanismo registra in entrata l’evento per-
cepito e invia in uscita le informazioni acquisite a tutti i sistemi
pronti alla risposta.
È come se inviassimo questo tipo di informazione:
• chi sono io;
• chi sono io, in quest’istante;
• chi sono io, in quest’istante, in questo ambiente;
• chi sono io, in quest’istante, in questo ambiente, in relazione
all’evento che sto vivendo;
• chi sono io, in quest’istante, in questo ambiente, in relazione
all’evento che sto vivendo, in relazione agli altri.

Il continuo flusso di queste informazioni determina il man-


tenimento di un equilibrio dinamico tra la persona, l’ambiente
circostante e l’evento che si vive. Non dimentichiamo infatti che
l’equilibrio biologico è in sé necessariamente e indispensabil-
mente dinamico, costituito da un continuo bilanciarsi di azioni
La biologia delle emozioni 159

e reazioni, perché la stasi sarebbe per sua stessa natura contraria


alla vita.
Tali modalità biologiche agiscono sulla soddisfazione dei
bisogni, che generano memorie emozionali, le quali a loro volta
vengono registrate come modalità di reazione; ma solo nella
fase di formazione.
Al termine del periodo di formazione, le memorie trascritte
compongono ormai il nostro effettivo potenziale di modalità di
risposta. Tale potenziale non può essere arricchito ulteriormente
nell’età adulta, ma eventualmente solo rafforzato. Questo avvie-
ne perché la comparsa degli ormoni sessuali, oltre a determinare
il passaggio dalla vita adolescenziale a quella adulta, determina
anche il consolidarsi di quelle vie neuronali che possono essere
sì irrobustite e ampliate, ma non sostituite ex novo. In pratica,
gli ormoni sessuali contribuiscono a fissare più stabilmente
le connessioni sinaptiche formatesi nel periodo prepuberale e
derivanti dall’esperienza. L’adulto trova la propria collocazione
biologica ambientale e risponde agli eventi attraverso le memo-
rie registrate nel proprio archivio emozionale durante l’infanzia
e l’adolescenza.
Tuttavia, le esperienze che non sono state completamente
elaborate biologicamente sono di solito rivissute in modo cicli-
co, per trovare una soluzione o un completamento.
Occorre però comprendere che nella fase adulta cambia
radicalmente il modo di interagire con l’ambiente rispetto
alla fase infantile. La richiesta di soddisfazione di un bisogno
emozionale viene, infatti, sostituita dalla manifestazione del
desiderio. Il desiderio qui è inteso come aspirazione o impul-
so verso qualcosa. Per comprendere appieno la differenza tra
le due fasi, adulta e infantile, dovremmo soffermarci non sul
significato concettuale e semantico delle parole bisogno e
desiderio, ma sul senso profondo che esse vogliono esprimere
dal punto di vista emozionale.
La manifestazione del desiderio rappresenta la modalità atti-
va con cui proiettiamo nell’ambiente la nostra capacità di reagire
agli eventi per poter ottenere qualcosa. In altre parole, nella fase
adulta c’è un’inversione di polarità dell’asse piacere-dolore: le
esperienze emozionali vengono attivate con il piacere e modula-
te con il dolore.
160 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

Riprendendo l’esempio del neonato allattato dalla madre,


vediamo che la sua richiesta mira a mitigare un dolore. Da adul-
ti, invece, la richiesta di cibo per alimentarsi è messa in atto
attraverso il desiderio di mangiare, desiderio cioè innescato da
un piacere, che continua sino a quando l’appagamento del desi-
derio stesso non provoca dolore.
A questo punto possiamo dire che il dualismo tra piacere e
dolore, come pure tra spirito e materia, tra pensiero e verbaliz-
zazione, tra anima e corpo, è in realtà un’illusione: in ciascuno
di noi sono presenti e fuse entrambe le componenti, come due
facce della stessa medaglia.
Analogamente, nel sintomo fisico è racchiuso un contenuto
emozionale e viceversa, e questa dualità è fusa in un’unità indi-
visibile, registrata e gestita dal cervello.
capitolo 4
La modalità di reazione biologica
emozionale agli eventi

Quello che davvero muove la nostra vita è la felicità.


Dalai Lama

Possiamo constatare quotidianamente che, al verificarsi di


un evento, le reazioni di risposta da parte dell’organismo sono
più veloci dei pensieri che occorrerebbero per pianificarle.
Scopriamo che la maggior parte dei movimenti corporei e delle
reazioni posturali avvengono prima ancora di riuscire a formu-
lare un solo pensiero collegato all’azione da espletare.
Al verificarsi di un evento che ci coinvolge segue sempre
una reazione. Se, ad esempio, inciampiamo in un gradino,
reagiamo d’istinto con una sequenza di movimenti automati-
ci, coinvolgenti il nostro sistema propriocettivo16, che regolerà
postura ed equilibrio. In questo modo evitiamo la caduta, ancor
prima di riuscire a formulare un pensiero e tanto più di impar-
tirci coscientemente un ordine. La risposta che si manifesta così
risulta essere la più sensata per ottenere il miglior risultato pos-
sibile utilizzando al minimo le risorse energetiche.

16  La sensibilità propriocettiva è la capacità dell’individuo di percepire la


posizione statica e dinamica delle proprie strutture articolari in rapporto
allo spazio e allo stato di contrazione dei propri muscoli, indipendentemente
dal supporto della vista. Tali caratteristiche sono possibili per la presenza di
specifici recettori, che permettono il controllo del movimento e della stazione
eretta.
162 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

Tale modalità di reazione è dettata dalla fusione e dall’inte-


grazione di tutte le memorie emozionali acquisite e archiviate
durante il processo di sviluppo dell’individuo. Pertanto la moda-
lità di reazione rappresenta, per l’individuo stesso, la capacità di
riconoscere l’evento in tempi strettissimi e di collegarlo al suo
stato psicofisico del momento.
Dovremmo allora chiederci quale sia la modalità con cui il
nostro cervello registra le esperienze e le consapevolizza, così
da metterle a disposizione del nostro benessere personale. È
questa specifica modalità di reazione, ossia di soddisfazione
dei bisogni, che plasma l’unicità dell’individuo e determina la
costruzione del suo Sé biologico.

La costruzione del Sé biologico


Per la comprensione di cosa s’intenda per Sé biologico è
necessario partire dai seguenti presupposti:
• la biologia è alla base della vita.
• Il sistema neurosensoriale è la nostra via di collegamento con
l’ambiente esterno.
• Con l’acquisizione neurosensoriale delle esperienze vissute,
siamo in grado di raggiungere la consapevolezza emozionale
e fisica del nostro Sé.
• Nell’infanzia e nell’adolescenza, la consapevolezza emozio-
nale e fisica determina la formazione della sfera emotiva e
cognitiva.
• Al termine della pubertà, la consapevolezza della propria
sfera emotiva e cognitiva determina la modalità di reazione
utilizzata nella vita adulta.
• Tutte le esperienze vissute nella fase di formazione, produco-
no un potenziale biologico che rimane a disposizione dell’es-
sere umano per essere utilizzato nella vita adulta.
• Tutte le funzioni corporee sono regolate dal sistema nervoso
centrale.
• La potenzialità di interconnessione fra i neuroni è determi-
nata dall’espressività genica. Infatti, le funzioni cerebrali
necessitano obbligatoriamente di un’attivazione genica ed
essa, a sua volta, di un’attivazione emozionale (ricordiamo
che l’espressività genica è data dall’attivazione di una par-
ticolare sequenza del DNA. Ciò avviene a seguito di uno
La biologia delle emozioni 163

stimolo giunto dall’esterno o di tipo emozionale, che crea


la formazione di nuove connessioni interneuronali). Le cre-
denze culturali e sociali possono indurre un’alterazione della
risposta biologica all’evento.
• Situazioni traumatiche, tramite modificazioni dell’espressività
genica e quindi neuronale, possono produrre alterazioni psi-
chiche o comportamentali o alterazioni fisiche.
• Esperienze emozionali vissute per un tempo significativo
producono mutamenti del modo di agire e delle funzioni della
mente, modificando la struttura e la potenza delle sinapsi
neuronali.
• Una stessa reazione emozionale può dare origine sia ad un
risultato utile che ad uno patologico.

La realtà psiche-cervello-corpo deriva dalle centinaia di


miliardi di sinapsi e dalla chimica del sistema nervoso centra-
le. Lo spazio intersinaptico è il luogo in cui vengono secrete
delle specifiche molecole informazionali, chiamate neurotra-
smettitori, che causano l’accensione dei programmi cellulari.
Questo avviene perché lo specifico messaggio contenuto nei
neuropeptidi viene captato, decodificato e trasmesso all’in-
terno delle cellule da specifici recettori posti sulla membrana
della cellula ricevente.
Per analogia, potremmo dire che le sinapsi neuronali rap-
presentano il luogo in cui si stabiliscono le connessioni tra cavi
elettrici, i neuropeptidi contenenti il messaggio da consegnare
rappresentano la corrente elettrica, mentre i recettori di mem-
brana rappresentano le lampadine. Per un buon funzionamento
è indispensabile che coesistano sia la corrente elettrica, sia le
lampadine, sia una ben precisa interconnessione tra loro. In
mancanza della corrente elettrica o delle lampadine o della loro
interconnessione, l’impianto manifesta anomalie. La stessa cosa
avviene nel sistema nervoso: affinché venga acceso o spento
uno specifico programma, devono essere secreti a livello sinap-
tico dei ben precisi peptidi e devono essere presenti a livello di
membrana dei recettori proteici con una ben precisa conforma-
zione spaziale. Esperimenti con neuroimaging funzionale hanno
dimostrato che un’attivazione emozionale determina la produ-
zione nel sistema nervoso centrale di specifici neuropeptidi. In
164 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

altre parole, possiamo dire che le emozioni vengono trasformate


in materia, e questa materia è rappresentata dai neuropeptidi e
dai peptidi di diversa natura.
Nel sistema nervoso centrale, dunque, l’informazione si mani-
festa materialmente col peptide e immaterialmente con l’emozione.
Il tutto può essere riassunto nella seguente figura, per una
più facile memorizzazione.

Figura 30: interazione tra peptide, recettore e attivazione di programmi cellulari.

In sostanza, tutte le manifestazioni fisiche, emotive o intel-


lettive presenti all’interno dell’esperienza umana sono il prodot-
to dell’attivazione neuronale cerebrale, la quale avviene tramite
la percezione neurosensoriale, la quale costituisce la base della
costruzione del Sé biologico nel periodo di formazione.
Alla luce di quanto abbiamo appena detto, ripercorriamo il
meccanismo di trasmissione delle informazioni nel sistema ner-
voso, considerando che non è sufficiente solo sapere quali sono
le componenti di questo meccanismo, ma bisogna anche com-
prendere come esse interagiscono tra di loro per far funzionare
tutto il sistema nervoso.
Il sistema nervoso, nella parte più periferica, si specializza in
strutture recettoriali, che hanno il compito di percepire impulsi
La biologia delle emozioni 165

provenienti dal mondo esterno attraverso udito, vista, olfatto,


gusto, tatto e sensibilità propriocettiva. Essi costituiscono la via
d’ingresso degli stimoli sensoriali, i quali vengono elaborati dal
nostro cervello, sia ai fini del riconoscimento dell’ambiente, che
per permettere l’interazione tra l’individuo e l’ambiente stesso.
È questa, infatti, la modalità con cui il nostro cervello inizia a
registrare le memorie emozionali, con le quali completa la for-
mazione nel bambino.
Il cervello inizia a registrare messaggi emozionali che hanno
lo scopo di accendere e ampliare i circuiti neuronali, e quindi
le aree predisposte alla loro elaborazione e immagazzinamento.
Ritornando al precedente esempio, potremmo dire che i cavi
elettrici sono già stati stesi ed ora occorre solo collegarvi le lam-
padine, effettuando una ben precisa connessione fra ciascuna
di esse e la rete elettrica. La certezza della funzionalità dell’im-
pianto avviene attraverso prove quotidiane di interconnessione.
Questi “messaggi”, acquisiti tramite gli organi di senso,
identificano il mondo esterno e permettono al bambino di met-
tersi in relazione con esso, in base alle sue capacità legate all’e-
tà, con lo scopo di riconoscere di volta in volta l’evento a cui si
trovano di fronte.
Tutte le memorie emozionali sono essenziali per la percezio-
ne del mondo circostante.
È grazie alla varietà e all’eterogeneità di tutte queste espe-
rienze immagazzinate, che confluiscono nella costruzione del
suo Sé biologico, che l’individuo riuscirà a cogliere tutte le
sfumature esistenti fra le singole emozioni e a riconoscere tutte
le esperienze, altrettanto varie, che farà nel corso della sua vita
adulta, dando loro un senso e così, indipendentemente dal loro
contenuto emozionale, rendendole potenzialmente utili. La
“realtà” percepita dipenderà dalla qualità e dalla quantità delle
esperienze consapevolizzate, le quali determineranno anche il
coinvolgimento emotivo dell’individuo.
Per ognuno di noi la percezione del mondo fenomenologico
interno ed esterno è unica e personale.
Il processo di formazione del bambino avviene percorrendo
precise tappe che lo condurranno al completamento evolutivo.
Durante questo percorso vengono provati e calibrati diversi
circuiti neuronali emozionali. Il passaggio per queste singole
166 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

tappe permette al bambino di utilizzare, ogni volta che occorre,


la consapevolezza acquisita e di rimodellarla continuamente
durante il prosieguo della sua formazione. Queste tappe sono
necessarie per “soddisfare” precisi bisogni emozionali. Il bam-
bino, in sostanza, utilizza le proprie esperienze in modo da cre-
are in sé la capacità di riconoscere un evento che vive. Per cui la
risposta emozionale che ne deriva, in questa fase, ha lo scopo di
accrescere tale capacità.
Per esempio, immaginiamo che il sistema utilizzato dal bam-
bino sia come un sonar. Egli invia l’impulso sonoro e attende
che ritorni l’onda modificata, carica di informazioni, che, som-
mate alle informazioni di cui è già in possesso, diventano indi-
spensabili per riconoscere la forma dell’oggetto scandagliato.
In pratica, si instaura uno scambio informazionale tra il bam-
bino e l’ambiente.
Facciamo un altro esempio: quando un bambino inizia a
camminare, lo fa attraverso innumerevoli tentativi. Ovviamente
sono moltissimi i circuiti neuronali interessati da questa opera-
zione. È importante far notare che, attraverso l’atto del cadere, il
bambino impara a riconoscere se il suo atteggiamento posturale
è corretto. Riproponendo, in seguito, una nuova reazione, egli
arricchisce emozionalmente quella precedente. Quando queste
esperienze hanno creato sufficienti memorie, si genera la consa-
pevolezza necessaria per riconoscere più velocemente l’evento e
la modalità di risposta più utile al momento.
Essendo questo un periodo di formazione per il bambino, la
modalità e la quantità delle esperienze emozionali sono dettate
dalla sua biologia e vengono vissute secondo una precisa e det-
tagliata sequenza. Infatti, uno stesso evento vissuto in periodi
diversi della formazione viene acquisito secondo altre modalità,
e questo perché l’accumulo di esperienze emozionali lo induce a
reagire ogni volta in modo diverso.
Come sappiamo, ogni reazione emozionale contiene un senso
biologico preciso con il quale la natura raggiunge un obiettivo.
Nella fase di formazione del bambino, gli obiettivi biologici da
raggiungere assumono la caratteristica di “bisogno emozionale”,
il quale rappresenta la necessità di collegare l’ambiente circo-
stante al proprio mondo interno.
La biologia fa sì che il bambino riconosca che tutto ciò che
La biologia delle emozioni 167

è dentro di lui è contemporaneamente anche all’esterno, e tutto


ciò che percepisce dal di fuori è come se risuonasse dentro
di lui. Questo modo di “sentire” si mantiene in un equilibrio
dinamico ed è in continuo movimento, sino al completamento
della fase di formazione. L’esperienza emozionale interna è la
chiave tramite la quale il bambino riconosce la realtà dell’am-
biente esterno.
I due mondi, quello esterno e quello interno, sono sempre
in equilibrio e in perfetta armonia, e il bambino integrandoli
acquisisce consapevolezza emozionale.

Nel momento in cui si acquisisce una nuova realtà emozio-


nale, questa altera l’equilibrio, e il bambino creerà una risposta
per instaurarne uno nuovo, determinato da ciò che il sistema gli
mostra e dalle sue capacità di rispondere all’ambiente.
Tutto ciò rappresenta il dialogo biologico tra il mondo ester-
no e il mondo interno dell’individuo.
È proprio su questa modalità di comunicazione che si sono
focalizzate le nostre ricerche, grazie alle quali siamo arrivati a
decrittare tale linguaggio e siamo approdati al Codice Biologico
Emozionale®.

Tappe evolutive e bisogni biologici


Nel periodo di formazione, che si divide in tre fasi, i bisogni
fondamentali da soddisfare, per comprendere il mondo esterno ed
equilibrarlo con il mondo interno, sono legati in modo indissocia-
bile ai recettori sensoriali: vista, udito, tatto, olfatto e gusto.
Le fasi del periodo di formazione sono così costituite:
• primo periodo: dal concepimento al nono mese dopo la nascita;
• secondo periodo: dal decimo mese alla fine del terzo anno;
• terzo periodo: dal quarto anno fino all’incirca al dodicesimo,
cioè alla maturazione sessuale (intesa come capacità biologi-
ca di generare).

Nel primo periodo della fase di formazione, tutte le esperien-


ze emozionali hanno lo scopo di far acquisire consapevolezza,
per “identificare” e “creare” un ambiente protetto. In altre paro-
le, il riconoscimento di un ambiente esterno protetto si riflette
sulla capacità di individuare un mondo interno protetto.
168 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

La consapevolezza di queste esperienze genera l’emozione di


“sentirsi” protetto.
In questo modo, nel bambino nasce la capacità di riconoscere
lo spazio esterno protetto e di individuare tutto ciò che emozio-
nalmente potrebbe metterlo in pericolo. Solo così si ha l’appaga-
mento del bisogno di protezione.
La costruzione di questa parte del Sé biologico costituisce il
completamento di quella fase di formazione che porta il bambi-
no a riconoscersi protetto.
Il senso biologico di questa prima fase, che definiamo fase di
protezione, è la ricerca dell’armonia.
Nel secondo periodo della fase di formazione, tutte le espe-
rienze emozionali hanno lo scopo di far acquisire consapevo-
lezza per “identificare” e “creare” un ambiente delimitato. Così,
le esperienze vissute determinano la capacità di delimitare uno
spazio in cui identificarsi, e generano nel bambino la capacità di
riconoscere il proprio “limite”, inteso come il confine tra il Sé
biologico e il mondo esterno.
La capacità di riconoscere nell’ambiente uno spazio definito
genera la consapevolezza emozionale di “sentirsi” identificati.
L’appagamento del bisogno di identificazione genera la capa-
cità emozionale di delimitare uno spazio esterno ben marcato
e riconoscere tutto ciò che emozionalmente potrebbe invadere
questo spazio. La costruzione di questa parte del Sé biologico
rappresenta, per il bambino, il completamento di quella fase di
formazione che lo porta a sentirsi identificato.
Il senso biologico di questa seconda fase, che definiamo fase
di identificazione, è la ricerca della fermezza.
Nel terzo periodo della fase di formazione, tutte le esperien-
ze emozionali hanno lo scopo di far acquisire consapevolezza,
per identificare e creare un ambiente allargato. Le esperienze
vissute danno cioè la possibilità all’individuo di muoversi in uno
spazio che esce dal confine del proprio “mondo noto”, creando
così la capacità di ampliare i propri confini, sia in termini di
spazio fisico che emozionale.
In questo periodo il bambino acquisisce la capacità di scegliere
se relazionarsi, con chi relazionarsi e come relazionarsi, e acquisi-
sce inoltre la consapevolezza della necessità di relazionarsi.
La capacità di scegliere nell’ambiente uno spazio dove
La biologia delle emozioni 169

muoversi genera la consapevolezza emozionale di “sentire”


l’appartenenza.
L’appagamento di questa necessità, che noi chiamiamo biso-
gno di bisogno di spazialità, genera la capacità emozionale di
creare uno spazio esterno sicuro e riconoscere quindi tutto ciò
che emozionalmente non appartiene a questo spazio.
La costruzione di questa parte del Sé biologico rappresenta per
il bambino il completamento di quella fase di formazione che lo
porta a sentirsi riconosciuto, in quanto appartenente al branco.
Il senso biologico di questa terza fase, che definiamo fase di
spazialità, è la capacità di attuare la scelta.
Al termine di questa ultima fase, la formazione del bambino ha
raggiunto la maturazione completa. Le esperienze emozionali vis-
sute e memorizzate diventano il “potenziale emozionale” per poter
reagire agli eventi futuri. La consapevolezza acquisita rimane a
disposizione sia dell’individuo che del branco di appartenenza.
La soddisfazione dei bisogni di protezione, identificazio-
ne e spazialità genera nel bambino la capacità di relazionarsi
con il mondo circostante in modo completo e progressivo.
L’appagamento di questi bisogni genera la capacità di percepire
l’ambiente secondo una precisa modalità. Avremo quindi, al ter-
mine del periodo di formazione, la consapevolezza emozionale
di un ambiente protetto, di un ambiente delimitato e di uno spa-
zio dove ci riconosciamo.
Con la maturità biologica, al termine della fase di forma-
zione, il bambino passa nella fase adulta, in cui ha la necessità
di stabilire la propria precisa collocazione biologica rispetto
all’ambiente circostante e al branco di appartenenza. In questo
ruolo biologico è insita la sua modalità di risposta alle solleci-
tazioni ambientali, come a dire che a caratterizzarci, in quanto
adulti che hanno un loro posto nel mondo, è la nostra modalità
di risposta biologica agli eventi.
I tre bisogni emozionali nelle diverse fasi di formazione
attivano tre diverse modalità di percepire un evento emozionale
nell’ambiente. Nel bambino l’uso di queste tre diverse modalità
percettive ha lo scopo di completare il suo percorso di formazio-
ne. L’adulto invece userà solo una di queste tre modalità percet-
tive e la scelta viene effettuata sui parametri emozionali che, in
pratica, risultano essere i più idonei a tale scopo.
170 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

Per spiegare con un’analogia cosa intendiamo, possiamo pen-


sare alla lingua parlata da un individuo.
Prendiamo come modello un bambino che viva in un
ambiente dove sono presenti persone che parlano italiano, tede-
sco e spagnolo. Diamo per scontato che, nella fase di formazio-
ne, il bambino inizierà ad ascoltare ed acquisire la lingua ita-
liana parlata dalla mamma, per poter ottenere quanto per lui è
necessario in questa fase. Dopodiché il suo ascolto si indirizze-
rà verso la lingua parlata da altri componenti della sua famiglia
(nonni, fratelli, cugini) che usano la lingua tedesca. Il bambino
inizierà allora ad ascoltare ed acquisire il tedesco con lo scopo
di ottenere ulteriori conoscenze e vantaggi. Quando poi il bam-
bino entrerà nel mondo scolastico, dove viene usata la lingua
spagnola, sarà indispensabile per lui acquisire questo nuovo
idioma, sempre con lo scopo di ottenere benefici dall’ambiente
in cui vive.
Nella vita adulta, invece, egli userà unicamente una delle
tre lingue apprese nell’infanzia, quella che gli offrirà maggiori
possibilità di trarre benefici nell’interrelazione con l’ambiente
in cui vive, ma soprattutto quella con cui si sentirà più identifi-
cato caratterialmente, sia come modo di pensare che di espri-
mersi emozionalmente.
Ed eccoci tornati dunque a quanto affermato all’inizio di
questo capitolo: la modalità con cui rispondiamo in modo otti-
male agli eventi conosciuti o sconosciuti è ciò che ci rappre-
senta totalmente.
capitolo 5
Il Codice Biologico Emozionale®

È nella nostra mente che si creano i limiti


alle nostre vere potenzialità di Essere.
Fabrizio Camilletti

Come già detto, nel periodo di formazione il senso biologico


è legato all’appagamento dei “tre bisogni primari” attraverso il
riconoscimento dello spazio esterno per acquisire una consape-
volezza interna.
Nella fase adulta, invece, le esperienze vissute come appaga-
mento dei tre bisogni primari diventano “proiezioni emozionali”
della consapevolezza acquisita verso l’ambiente. In pratica, il
“bisogno di protezione” diventa proiezione di un “ambiente
protetto”, il “bisogno di identificarsi” diventa la proiezione di
un “ambiente delimitato”, il “bisogno di riconoscersi” diventa la
proiezione di uno “spazio circoscritto”.
Le esperienze emozionali attivano dei circuiti neuronali per
rispondere agli eventi con una reazione involontaria automatica
che, in quanto tale, risulta più veloce e pertanto più vantaggio-
sa. La nostra biologia ci mette a disposizione prioritariamente,
come modalità di reazione agli eventi, le esperienze emozionali
che sono state registrate come le più significative. Questi circuiti
neuronali emozionali privilegiati diventeranno per noi le moda-
lità abituali e preferenziali di reazione e di riconoscimento degli
eventi. Potremo così organizzare una risposta utile e sensata alle
situazioni che quotidianamente viviamo.
Ritornando a quanto detto sopra, sia nel bambino che nell’a-
172 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

dulto il collegamento con l’ambiente esterno avviene attraverso i


recettori sensoriali.
Nella fase di formazione, durante le tre fasi di protezione,
identificazione e spazialità, i recettori sensoriali interagiscono
con l’ambiente in base alle esigenze evolutive e ai bisogni bio-
logici del bambino. In realtà, ogni bambino è immerso in un
ambiente con sollecitazioni di qualsiasi tipo e natura, ma rispon-
derà a queste sollecitazioni solo in base alle specifiche necessità
della fase di sviluppo in cui si trova in quel momento.
Inoltre, dovremmo tener presente che ogni fase del periodo
di formazione ha un ben preciso senso biologico. Infatti, nella
fase di protezione il senso biologico è fare esperienze emoziona-
li per riconoscere uno spazio protetto. In questo periodo il bam-
bino userà i canali sensoriali che più sono congrui a questo tipo
di esperienze, cioè vista e udito.
Riconoscendo uno spazio protetto attraverso le immagini e
i suoni, egli si ricollega emozionalmente al concetto del nido e
del luogo sicuro, che diventa un ambiente ideale e caldo come
quello che trova tra le braccia della mamma o nel suono della
sua voce.
Nell’età adulta, invece, il bisogno di protezione è vissuto con
la ricerca dell’armonia, la quale viene percepita con le strutture
recettoriali visive e acustiche, e rappresenta il requisito essen-
ziale per poter sentire emozionalmente la “protezione”.
Un ambiente con luci (o immagini) e suoni (o rumori) armo-
niosi offre la percezione del senso di protezione, e quando ci
sentiamo protetti possiamo trasmettere armonia e protezione a
nostra volta.
La ricerca dell’armonia influenza l’equilibrio biologico della
persona: un equilibrio interno, rispondente a una necessità bio-
logica, che però la persona cerca nell’ambiente esterno.
Nella fase di protezione, gli eventi emozionali biologica-
mente utili ricadono nello “spazio di relazione in comune” tra
l’individuo e gli altri. La figura 31 mostra come un individuo
percepisce la propria relazione con l’ambiente.
Nel bambino in fase di identificazione, il senso biologico è
quello di fare esperienze emozionali per riconoscere uno spazio
La biologia delle emozioni 173

Figura 31: percezione dell’ambiente da parte di una persona in “protezione”.

identificato, e i canali sensoriali predisposti a questo tipo di


esperienze sono tatto e olfatto. Infatti, il riconoscere uno spazio
attraverso gli odori e il contatto e poterlo identificare grazie ad
essi ci ricollega al concetto della famiglia come origine e del
riconoscersi in essa.
Nell’età adulta, il bisogno di identificazione è vissuto con la
ricerca della fermezza, che è avvertita come una caratteristica
essenziale per potersi sentire identificati con l’ambiente a cui
si appartiene.
Un ambiente con odori e vibrazioni tattili in equilibrio (cioè
prive di eccessi) crea in noi il senso di identificazione, cioè la
sensazione che ci permette di determinare dove finiamo noi e
dove inizia l’altro, inteso come tutto ciò che è esterno a noi. Solo
quando sappiamo chi siamo (ossia quando ci identifichiamo)
possiamo manifestare fermezza.
Anche la ricerca della fermezza influenza quindi l’equilibrio
biologico della persona, che trova il proprio equilibrio perce-
pendo l’ambiente attraverso il proprio confine, cioè attraverso la
capacità di calcolare e variare la distanza, cioè il giusto rapporto
emozionale, tra se stessa e gli altri. È proprio questa capacità di
regolare quantitativamente e qualitativamente lo spazio tra se e
gli altri che genera equilibrio e quindi fermezza. Al contrario,
se tale distanza non è biologicamente corretta si creerà nell’in-
dividuo rigidità, cioè incapacità di reagire in modo armonico e
flessibile agli eventi.
Bisogna ulteriormente precisare che, nella fase di identifi-
174 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

cazione, gli eventi per essere riconosciuti devono ricadere nello


spazio emozionale di relazione che si viene a creare tra gli
individui. In pratica è solo in tale zona di confine che gli eventi
hanno la possibilità di essere acquisiti, secondo la modalità del
Sé biologico dell’individuo per poter essere quindi utilizzati.
La figura 32 mostra come un individuo percepisce la propria
relazione con l’ambiente.

Figura 32: percezione dell’ambiente da parte di una persona in “identificazione”

Nel bambino nella fase di spazialità, il senso biologico è fare


esperienze emozionali per individuare uno spazio dove ritro-
vare se stessi insieme a tutti i componenti del proprio branco,
lasciando fuori tutti gli altri. Il canale sensoriale predisposto a
questo tipo di esperienze è il gusto, che genera in noi la capacità
di scelta e di delimitare uno spazio dove riconoscere chi ci è
amico e chi no.
Nell’età adulta, invece, il bisogno di spazialità è raggiunto
attraverso la scelta, che viene ugualmente percepita attraverso
i sensori recettoriali del gusto (gusto/scelta nel mangiare, nei
colori, nell’ambiente circostante…).
Dunque, anche la possibilità di “scegliere” influenza l’equili-
brio biologico della persona.
Infatti, nella fase di spazialità, lo scambio emozionale degli
eventi biologicamente utili avviene sia nello spazio personale
dell’individuo che in quello in comune con gli altri.
La figura 33 mostra come un individuo percepisce la propria
relazione con l’ambiente.
La biologia delle emozioni 175

Figura 33: percezione dell’ambiente da parte di una persona in “spazialità”.

Nella fase adulta, la nostra biologia utilizza, al fine di ricono-


scere l’evento, la modalità di reazione risultata più significativa
e utile per dare una risposta emozionale.
Un altro parametro da prendere in considerazione per arrivare
al calcolo del Codice Biologico Emozionale® è la specializzazione.
Le “specializzazioni” sono legate al senso biologico dei
foglietti embrionali:
• endoderma: acquisire ed espellere un boccone;
• mesoderma antico: proteggere il corpo dagli attacchi;
• mesoderma moderno: rafforzare le proprie strutture corporee;
• ectoderma: stabilire le proprie relazioni sociali.

Nel periodo di formazione, le esperienze emozionali fungono


da allenamento per creare la capacità di utilizzare questi sensi.
Pertanto, per ricapitolare: il “bisogno” determina la nostra
modalità di interazione con l’ambiente, mentre il foglietto
embrionale caratterizza la “specializzazione”, cioè la nostra
modalità di percezione dell’ambiente.
In base ai foglietti embrionali abbiamo distinto quattro tipi di
risposta alle reazioni, che abbiamo denominato specializzazioni,
e sono: boccone, attacco, gratificazione e socialità.
La specializzazione descrive la nostra modalità di reazione
emozionale:
• boccone: come utilizziamo un evento per acquisire ed espel­
lere un boccone, cioè come riusciamo a captare di una situazi-
one quello che veramente ci serve;
176 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

• attacco: come gestiamo un evento per rafforzare le nostre


difese, cioè come organizziamo le nostre capacità, secondo
una precisa sequenza di reazioni decisa in base alla loro pri-
orità, per difenderci e dare una congrua risposta all’evento;
• gratificazione: come concludiamo un evento per noi, cioè
come riusciamo a sentirci rafforzati alla fine di ogni proces-
so che ci coinvolge;
• socialità: come concludiamo un evento per noi e per tutti
coloro che sentiamo appartenenti al nostro branco, cioè
come riusciamo a consolidare le nostre relazioni sociali
attraverso il fine che ci siamo posti e sentirci così uniti con
tutti coloro con cui sentiamo di condividere l’evento stesso.

Gli altri parametri che ci permettono di calcolare il Codice


Biologico Emozionale® sono rappresentati dal sesso (maschio
o femmina), dalla lateralità (destrimane o mancino) e dalla pre-
dominanza della simpaticotonia e della vagotonia.
Il sesso serve a determinare come si comporta un individuo
all’interno di un territorio. Il maschio delimita il territorio rico-
noscendo come proprio tutto ciò che vi è dentro; la femmina
gestisce il territorio organizzando gli spazi interni delimitati.
Ovvero, la percezione biologica del territorio nella sua interezza
è possibile solo quando le due funzioni, del delimitare da parte
dell’uomo e del gestire da parte della donna, coesistono.
La lateralità serve a comprendere il ruolo sociale dell’indi-
viduo all’interno della società. Il destrimane percepisce l’evento
e si attiva emozionalmente per realizzare le situazioni in cui
si trova, al fine di creare un territorio. Il mancino, invece, per
percepire l’evento, attende che gli si presentino le occasioni
per attivarsi emozionalmente e agire, quando un territorio è già
esistente. Il territorio è inteso, nella percezione umana, non solo
come uno spazio fisico, ma anche come un’idea, un lavoro, un
concetto, e qualunque altra situazione vissuta dall’individuo.
Il calcolo del Codice Biologico Emozionale® viene effettua-
to attraverso un’indagine verbale con il paziente, fondendo insie-
me tutti questi parametri.
In pratica, l’indagine verbale è concentrata totalmente sulla
manifestazione emozionale biologica, tenendo in secondo piano
il contenuto “materiale/razionale” della discussione. Si va di fatto
La biologia delle emozioni 177

ad individuare il circuito emozionale che è stato maggiormente


sollecitato e utilizzato durante la fase di formazione. Questa
indagine avviene nel pieno rispetto della persona, senza mai
indurla a toccare argomenti emozionalmente troppo dolorosi.
La prima parte del colloquio si svolge indagando su quali
siano le strutture recettoriali più sensibili agli stimoli ambientali
e che presentano una maggiore reattività recettoriale alle imma-
gini, alle luci, ai suoni o agli odori, al tatto o ai sapori.
La seconda parte del colloquio è dedicata all’individuazione
della modalità di reazione agli eventi: si interroga il paziente su
un argomento che lo coinvolge particolarmente, lasciando emer-
gere l’emozione che più si avvicina al senso biologico di uno dei
quattro foglietti embrionali.
Si individua, cioè, quale modalità di reazione risulta essere la
più ottimale tra:
• l’acquisire (boccone);
• il gestire con priorità (attacco);
• il concludere per sé o finalizzare (gratificazione);
• il concludere per sé e per il branco o condividere (socialità).

La terza parte dell’indagine è rivolta a verificare la lateralità,


ossia se è mancino o destrimane. A questo scopo possono essere
utilizzati diversi test che ci indichino il lato dominante cerebrale
dal punto di vista emozionale (che non coincide necessariamen-
te con quello funzionale), cioè non vengono presi in conside-
razione il lato del corpo che lavora di più o la mano con cui si
scrive. Un esempio di test utilizzato è quello dell’applauso, in
cui la mano che batte sopra indica il lato emozionale dominante.
Come prima esposto, a questi parametri aggiungiamo il
sesso maschile o femminile e la prevalenza di vagotonia o
simpaticotonia.
Per concludere, vogliamo far notare che il prendere consa-
pevolezza di quale sia la nostra precisa e perfetta reazione agli
eventi influenzerà in modo vantaggioso sia noi che il nostro
branco di appartenenza. Questa capacità di cambiare il nostro
equilibrio determina infatti anche un cambiamento nell’equi-
librio nel branco, che potrà manifestarsi sia immediatamente
che nel tempo.
Riportiamo un grafico riassuntivo del Codice Biologico
178 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

Emozionale® diviso per: bisogni, sesso, foglietti embrionali


(specializzazione), predominanza simpatico-vagale (ortosimpa-
tico e parasimpatico) e lateralità.

LEGENDA:
prima lettera: seconda lettera: dx = destrimane
B = boccone A = attivazione sx = mancino/a
A = attacco I = inibizione
G = gratificazione
S = socialità

Figura 34: codice Biologico Emozionale®.


capitolo 6
L’Attivazione Biologica Emozionale®

A volte l’uomo inciampa nella verità, ma nella maggior parte


dei casi si rialza e continua per la sua strada.
Winston Churchill

Negli adulti, le situazioni stabilmente conflittuali sono cau-


sate da una non applicazione della modalità ottimale di compor-
tamento nei confronti degli eventi.
Un comportamento difforme da quello ottimale determina
l’attivazione di reti neuronali alternative, con l’intento di riporta-
re l’individuo verso l’equilibrio. L’accendersi di queste nuove reti
neuronali attiva nuove reazioni che determinano la comparsa di
sintomi sia fisici che psichici e di modificazioni caratteriali.
Occorre considerare che le reazioni emozionali non dipen-
dono da un meccanismo causa-effetto, bensì da un meccanismo
concausa-effetto: in altre parole, una reazione emozionale è
possibile solo se nel soggetto interessato è presente una memoria
emozionale primaria (causa), la quale richiama un evento (con-
causa), che a sua volta determina l’innesco di una nuova reazio-
ne emozionale (effetto).
La memoria emozionale primaria si sovrappone al contenuto
emozionale che scaturisce dal confrontarsi di quel determinato
individuo con quel determinato evento, e da questa sovrapposi-
zione hanno luogo le reazioni biologiche dell’individuo.
L’Attivazione Biologica Emozionale® consente di attivare il
circuito neuronale primario, così da poter fissare “l’esperienza”
nella memoria cellulare, consapevolizzandola emozionalmente.
180 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

Ciò permette un apprendimento ottimale e utile per l’individuo,


creando una situazione di benessere psicofisico.
Vediamo in pratica cosa succede.
Ogni reazione, come si è detto, nasce dall’unione di un’emo-
zione, già contenuta nelle nostre memorie cellulari, con un evento
proveniente dall’ambiente. Le nostre reazioni emozionali risultano
indispensabili al mantenimento in essere del sistema uomo e sca-
turiscono dalle esigenze emozionali presenti nell’individuo.
Riconoscere quanto le nostre reazioni siano finalizzate a
garantirci la sopravvivenza ci induce a rivalutare il nostro inna-
to impulso alla vita e a non vederci più come esseri passivi, in
balia degli eventi esterni.
Le emozioni, nella loro varietà, rappresentano la logica moti-
vazionale evolutiva della persona e producono un risultato che
ne rappresenta il senso biologico.
Ad esempio, prendiamo un individuo che ha vissuto una
situazione che lo ha coinvolto emozionalmente e che lo ha lascia-
to con un senso di rabbia. Sentimenti come questo spesso riman-
gono nascosti alla nostra mente razionale, ma vengono registrati
nella memoria cellulare.
La memoria insita nei tessuti, nei quali si riflette l’emozione,
ha lo scopo di farci consapevolizzare la necessità di completare
l’esperienza che l’ha determinata. Altrimenti detto, se non ci
ricordiamo razionalmente un’emozione subentra la memoria
cellulare, in cui il sentito si incarna; il che ci offre un’ulteriore
opportunità di riportare alla mente il nostro vissuto, in quan-
to esso si manifesta dunque tramite il sintomo, la malattia, il
sogno. Si crea così in noi la possibilità di consapevolizzare e
risolvere ciò che prima avevamo dimenticato, allo scopo di com-
pletare quell’esperienza che è rimasta irrisolta.
Se il sentimento, in questo caso di rabbia, trova una giusta
modalità di risposta, l’effetto di questa reazione è da noi chia-
mato risultato utile. Se invece non la trova, anche se nel frat-
tempo le nostre memorie emozionali si saranno arricchite di
altre informazioni, sarà necessario attivare un nuovo percorso
neuronale per ristabilire lo stato di benessere originario.
Per comprendere meglio questo concetto potremmo usare
la metafora di un fiume che scende lungo una montagna, e per
arrivare a valle sceglie il percorso più diretto. Se durante il suo
La biologia delle emozioni 181

corso trova un ostacolo, il fiume devia, pur non perdendo di vista


l’obiettivo principale, che è appunto di arrivare a fondovalle.
Le deviazioni producono un rallentamento del percorso e, in
analogia con il sistema umano, ciò significa che in noi vengono
attivati percorsi neuronali alternativi, attraverso programmi bio-
logici, per raggiungere comunque il nostro obiettivo, ossia uno
stato di benessere.
Per poter meglio comprendere questa dinamica, esaminiamo
il seguente grafico.

modalità di
reazione biolo-
gica emozionale
(sentito biologi-
co)

FIGURA 35: grafico dell’Attivazione Biologica Emozionale®,


modalità di reazione utile e non utile.

Come si può osservare nella figura, subito dopo che si è cre-


ata la reazione emozionale si manifesta la modalità di reazione,
che può prendere due vie: o quella del risultato utile, o quella
del risultato non utile.
182 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

Per decidere la direzione da prendere, la nostra biologia deve


riconoscere l’evento emozionale con cui si sta confrontando.
Dobbiamo comunque tener presente che nel momento in cui
viviamo un qualsiasi evento emozionale è già disponibile in
noi la soluzione biologica del problema. Quindi non ci trovere-
mo mai di fronte ad una situazione emozionale alla quale non
abbiamo la capacità di trovare una risposta biologica adeguata
e utile per noi: o viviamo esperienze già consapevolizzate, o
viviamo esperienze con lo scopo di consapevolizzarle nelle
memorie cellulari.
Ma cos’è, allora, che può impedirci di riconoscere l’evento?
Immaginiamo di stare progettando un viaggio e di voler
stabilire quanto tempo occorra per arrivare in un preciso luogo,
quanta energia sia necessaria per percorrere il tragitto e di quali
mezzi si debba disporre.
Per ricavare queste informazioni abbiamo bisogno di tre
coordinate fondamentali: prioritariamente, il luogo di partenza,
che non è affatto un dato scontato come potrebbe sembrare;
secondariamente, il luogo di destinazione e, infine, il tragitto
da percorrere.
Poniamo di non riuscire a portare a termine i nostri calcoli e
di trovarci nella necessità di partire comunque: in questo caso,
potremmo partire con mezzi ed energie non congrui al tragitto
che abbiamo programmato. Ad esempio, potremmo non utiliz-
zare un carburante adeguato al mezzo da noi usato, potremmo
servirci di un mezzo non adatto a percorrere la strada che ci
porta a destinazione, oppure potremmo percorrere strade statali
più tortuose invece di prendere l’autostrada che ha carreggiate
più larghe e più rettilinee.
Analogamente, riallacciandoci all’esempio appena descritto,
noi individui, dovendo dare una risposta ad un evento emozio-
nale, dobbiamo attuare una modalità di reazione che produca un
risultato utile. A volte, invece, prendiamo la via più lunga, non
utile, per raggiungere lo stesso obiettivo con grande sperpero di
energie e di impegno, e con la comparsa di sintomi e malattie.
Questo avviene perché gli interventi razionali, dettati dai canoni
dell’ambiente in cui viviamo influenzano la comprensione del
sentito emozionale, creando delle interferenze che ci portano ad
interpretazioni errate dal punto di vista biologico.
La biologia delle emozioni 183

Il circuito non utile non si attiva in modo casuale: è sempre


innescato dall’emozione memorizzata nelle cellule e non ricono-
sciuta. Tutto ciò varia da individuo ad individuo ed è collegato
al Codice Biologico Emozionale®.
Lo scopo della natura, lo abbiamo già detto, è quello di
riportare sempre e comunque l’individuo in uno stato di benes-
sere. Se non riusciamo a riconoscere l’evento, la natura predi-
spone uno stato di allarme, che, a seconda del livello, permette
di attivare altre reazioni. Riconoscere l’allarme, che fa scattare
in noi il percorso alternativo non utile e ci allontana dalla rea-
zione biologicamente utile, ci mette in condizione di ritrovare il
nostro equilibrio.
Gli allarmi sono stati emozionali non riconosciuti che creano
disagio e rompono l’equilibrio del momento: non riuscendo a
trovare una risposta emozionale adeguata, questa verrà espressa
con angoscia, panico, frustrazione, rabbia, eccetera.
Il lavoro del terapeuta consiste essenzialmente nel sostenere
il paziente nel riconoscimento di questi allarmi (che sono stret-
tamente individuali), permettendogli così di esprimere la propria
personale modalità di reazione. I sintomi psicofisici che vengono
manifestati dal paziente fungono da linee guida nell’applicazione
dell’Attivazione Biologica Emozionale®.
Quando il paziente, nei colloqui con il terapeuta, riconosce
come proprie le caratteristiche emozionali descritte nel Codice
Biologico Emozionale®, riesce a cogliere il perché di alcuni
comportamenti che si ripetono e che generano in lui sintomi e
disturbi sia fisici che psichici.
Si viene così a creare nel paziente quella capacità, autonoma
e automatica, di giungere alla soluzione.
Ricapitolando, dunque, il lavoro con il paziente si svolge in
tre parti.

Prima parte
Si calcola il Codice Biologico Emozionale® del paziente.
Poi, attraverso la comprensione del senso biologico contenuto in
ognuno dei cinque circuiti neuronali, si definisce la sua persona-
le modalità di reazione agli eventi.
I cinque circuiti neuronali sono rappresentati da:
184 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

• il sesso, che descrive e definisce come delimitare o gestire


uno spazio;
• il territorio (bisogni), che descrive e definisce come intera-
gire con l’ambiente;
• la modalità di reazione (specializzazione dei foglietti
embrionali), che descrive e definisce come ottimizzare il pro-
cesso relazionale;
• la lateralità (ruolo sociale), che descrive e definisce il com-
portamento sociale;
• la predominanza della vagotonia o della simpaticotonia,
che descrive e definisce come modulare la potenza da usare
nella reazione all’evento.

Seconda parte
Si collegano i sintomi alle emozioni.
Per prima cosa occorre comprendere se i sintomi sono causa-
ti direttamente da una modalità in linea con il Codice Biologico
Emozionale®, o sono conseguenza di una modalità non in linea
con il Codice Biologico Emozionale® dell’individuo.
Facciamo un esempio: se un maschio destrimane è stato
sull’orlo di perdere il lavoro ed è in linea con il proprio Codice
Biologico Emozionale®, potrebbe in seguito manifestare una
bronchite come sintomo di soluzione del conflitto. Tale sin-
tomo si manifesterà una volta sola e probabilmente senza dar
luogo a gravi conseguenze.
Qualora il paziente non abbia individuato e consapevolizzato
la causa scatenante del suo conflitto (paura di perdere il lavoro),
egli potrà manifestare una bronchite recidivante, e in seguito
una bronchite cronica, o addirittura potrà vedere la comparsa di
sintomi completamente diversi da quelli legati ai bronchi. Ciò
avviene o a causa dell’attivazione di binari o a causa del nascere
di nuovi conflitti.
Il nesso causale tra il primo conflitto non consapevolizzato e
gli altri che ne possono seguire è dato da una logicità emoziona-
le legata all’individuo, che si manifestano secondo una precisa
sequenza temporale. Il contenuto emozionale dei conflitti, la
loro sequenza temporale e il loro senso biologico sono conse-
guenti al nostro specifico Codice Biologico Emozionale®.
Altre volte, potremmo avere la comparsa di ulteriori sintomi,
La biologia delle emozioni 185

ad esempio intestinali, perché la situazione può essere percepita


come una carognata, o come una porcheria ricevuta da evacuare.
In realtà, il conflitto di partenza è ugualmente la minaccia del ter-
ritorio, con i sintomi associati. Ad essi se ne possono aggiungere
altri, di diversa natura, che interessano altri organi dello stesso o
di altri foglietti embrionali, come conseguenza di interpretazioni
filtrate attraverso credenze educative e culturali personali.
L’interpretazione della realtà viene comunque tradotta nel
linguaggio biologico e quindi vissuta su un altro organo, utiliz-
zando una memoria cellulare che in qualche modo è correlata
(binario) con la memoria emozionale principale, attivando uno o
altri conflitti (porcheria da evacuare – diarrea).
Il paziente chiederà che venga risolta la situazione intestina-
le, ma in realtà il vero problema che il paziente dovrà risolvere è
altrove (minaccia di territorio con sintomi bronchiali).
Le sovrastrutture razionali e culturali, in questo caso, ci ingan­
nano sull’interpretazione del sentito.
Solo dopo aver calcolato il Codice Biologico Emozionale®
dell’individuo, è possibile individuare la sua vera modalità di
reazione biologica e quindi riuscire a comprendere gli allarmi
emozionali che si attivano e che instaurano un nuovo equilibrio.
Sempre in questa seconda parte, il lavoro prevede di far com-
prendere al paziente i sintomi che manifesta rapportandoli alle
caratteristiche del suo Codice Biologico Emozionale®. In genere
è qui che il paziente raggiunge la comprensione di fatti vissuti
e mai consapevolizzati, risalenti al suo passato, spesso nascosti
alla mente razionale, ma sempre presenti nelle sue memorie
cellulari. Accade che, per la prima volta, egli vede ciò che gli
è sempre successo, ma con nuovi occhi, riuscendo a dare final-
mente a se stesso quella spiegazione che, se pur presente, non
era mai stata evidente.

Terza parte
Nella terza parte sono previste piccole attività che coinvolgo-
no emozionalmente il paziente, finalizzate ad aiutarlo a ripren-
dere l’ascolto di se stesso. Egli impara, quindi, a riconoscere più
velocemente quei segnali di allarme che gli indicano che si sta
allontanando dalla sua vera modalità di reazione biologica.
186 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

Il terapeuta, durante tutto il lavoro, si approccia al paziente


senza alcuno schema mentale precostituito, cioè senza alcun
giudizio.
Questa, sostanzialmente, è l’ossatura del metodo che abbia-
mo elaborato, e che stiamo applicando e portando avanti ormai
da anni, riscontrando risultati sempre più degni di nota, per la
cui esposizione rimandiamo sin d’ora a future pubblicazioni già
in cantiere. Come si può notare, è un metodo che si avvale di
strumenti operativi estremamente semplici – l’indagine verbale,
le piccole attività di consolidamento finali – ma che poggia su
un apparato teorico che speriamo di aver spiegato in maniera
chiara e il più esauriente possibile.
conclusioni

C’è un solo bene: il sapere. E un solo male: l’ignoranza.


Socrate

Siamo certi che il nostro sapere presenta ancora diverse


lacune, e questo non può che rappresentare un ulteriore stimolo
a continuare le ricerche. Siamo consci anche dei possibili limiti
logici, empirici e sperimentali del nostro lavoro, per cui siamo
disponibili a confrontarci e collaborare con altre menti aperte
che volessero dedicarsi ai nostri stessi studi.
Il Codice Biologico Emozionale® è in grado di aprire una
finestra per dare finalmente delle risposte concrete alle mille
domande sull’origine del nostro Sé biologico, su come questo si
ripercuote sulla nostra fisicità e sul nostro modo di relazionarci.
Con l’Attivazione Biologica Emozionale® possiamo impara-
re ad osservarci mentre reagiamo agli eventi quotidiani, com-
prendendo così quali ci appartengono e ci rappresentano.
Ciò che sorprende è constatare che le nostre vere potenziali-
tà sono in realtà mascherate da quello che credevamo fossero i
nostri limiti.
Così impariamo a scoprire che gli organi, dove si manifesta-
no i sintomi, altro non sono che porte emozionali per interagire
con noi stessi, e per comprendere che lo stato di benessere non è
il traguardo da raggiungere, ma semplicemente la strada da per-
correre ogni giorno.
Grazie di aver letto questo libro, perché solo con la cono-
scenza si possono creare le basi per un mondo migliore.

Gli autori
ringraziamenti

La nostra riconoscenza va a tutti coloro che abbiamo incon-


trato sul nostro cammino, che ci hanno donato ciò che potevamo
ricevere, offerto i loro segreti più intimi, raccontato le loro dina-
miche, dandoci l’opportunità di comprendere. Un grazie partico-
lare al Maestro Giuseppe Marinelli.

Grazie, compagni di viaggio!


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gli autori

Daniela Carini è laureata in Medicina e chirurgia presso


l'Università di Ancona. Iscritta all’albo dei medici chirurghi e
odontoiatri di Ancona, è specialista in Igiene e medicina preven-
tiva presso la locale facoltà di Medicina e chirurgia. È medico
libero professionista. È inoltre diplomata in Erboristeria presso
la facoltà di Farmacia di Camerino. Ha conseguito il diploma in
Medicina tradizionale cinese e moxibustione presso la scuola di
Medicina tradizionale cinese Matteo Ricci di Bologna (diplo-
ma quadriennale riconosciuto dall’Università di Nanchino) e
in Fondamenti razionali di medicina tradizionale cinese pres-
so la facoltà di Medicina e chirurgia di Chieti. Tiene corsi e
seminari di Nuova Medicina Germanica dal 1996. È autrice
del libro Liberi di vivere e fondatrice della Medicina Biologica
Emozionale®.
Fabrizio Camilletti è terapeuta olistico. Diplomato in
Medicina tradizionale cinese e Tui Na, tiene corsi e seminari
di Nuova Medicina Germanica dal 1996. Scopritore del Codice
Biologico Emozionale® e dell’Attivazione Biologica Emozionale,
è fondatore della Medicina Biologica Emozionale®.
Vito Amelio è laureato in Medicina e chirurgia presso la
seconda facoltà di Medicina e chirurgia di Napoli. Inscritto
all’albo dei medici chirurghi e odontoiatri di Potenza, è medico
odontoiatra, nonché medico di Medicina generale. È diplomato
in Medicina manipolativa presso la Libera Università di Roma.
Ha conseguito diploma e master in Mesoterapia presso la sede
italiana della scuola di mesoterapia Groupe Mèditerranéen
de Mesoterapie dei dottori Jean-Pierre Multedo e Stefano
Marcelli, nonché un master in Neuralterapia e diploma e master
in Medicina funzionale bioenergetica presso la SIMF di Roma. È
202 Daniela Carini - Fabrizio Camilletti - Vito Amelio

fondatore della Medicina Biologica Emozionale®.

Per contattare gli autori:


www.medicinabiologicaemozionale.it

Per approfondimenti sulla Nuova Medicina Germanica:


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Se questo libro vi è piaciuto, vi consigliamo:

La medicina sottosopra.
E se Hamer avesse ragione?
di Giorgio Mambretti e Jean Séraphin
144 pp.
Osannato dai malati, osteggiato dall’Ordine dei Medici, il
dottor Hamer colleziona lauree ad honorem in medicina in
certi Paesi, e processi in altri, oltre a riempire periodica-
mente le cronache dei quotidiani di mezza Europa con le
sue vicende. Oncologo e ricercatore, basta il suo nome per-
ché nel mondo della Sanità si assista a una levata di scudi...
ma le sue casistiche di guarigione delle malattie degene-
rative sono impressionanti, tali da far vacillare l’edificio
della medicina ufficiale... E il dubbio di molti è che il suo
sistema sia così osteggiato proprio perché urta gli interessi
delle holding farmaceutiche... Come può essere che una grave malattia come il cancro sia
il tentativo del cervello di “riparare” (e quindi di guarire) un trauma subito? E che basti
individuare il trauma e “disfarlo” perché il cervello receda dalla sua azione “riparatrice”,
arrestando quindi la proliferazione delle cellule cancerose? E come possiamo indivi-
duare rapidamente questo trauma? Gli Autori, da anni studiosi del metodo Hamer, ce lo
spiegano in quest’ottimo libro (l’unico in Italia aggiornato ed esauriente sull’argomento),
scritto in modo che tutti lo possano capire, con l’aiuto di argute vignette.

Metamedicina:
Ogni sintomo è un messaggio.
La guarigione a portata di mano
di Claudia Rainville
Terza edizione, riveduta ed ampliata dall’Autrice.
448 pp.
Leggere i sintomi come messaggi del corpo: una chiave
semplice, fondata su un’enorme casistica, per compren-
dere cosa c’è dietro una malattia e guarire.
Dieci anni di lavoro nel campo della microbiologia hanno
fornito all’Autrice il rigore e il metodo d’indagine e di
analisi necessari per questa ricerca, durata a sua volta
diciannove anni. L’esperienza personale della malattia
(cancro, mal di schiena cronico, depressione nervosa e una
quantità di operazioni) e l’autoguarigione completa che ne è seguita l’hanno condotta a
testare con altri la sua convinzione: VI È UNA CORRELAZIONE fra sintomo e causa
profonda, confermata dal vissuto personale di migliaia di uomini e donne che si sono
rivolti a Claudia Rainville.
Se siete fra coloro che s’interrogano sul senso profondo della loro malattia, questo libro
potrebbe condurvi alle cause ultime e dare il via ad un vero processo di autoguarigione.
QUANDO IL CORPO TI DICE di amarti:
le cause metafisiche di 500 malattie
di Lise Bourbeau
336 pp.
Sono vent’anni che Lise Bourbeau conduce le sue ricerche
nel campo delle cause metafisiche delle malattie. Ne ha
derivato la certezza che qualsiasi dis­turbo d’ordine fisico è
la manifestazione (il segnale) d’un problema esistente sul
piano emozionale e sul piano mentale inconscio; la malattia
è dunque una preziosa alleata e non un nemico:
«Con mia grande felicità, ho scoperto che la malattia è
un dono per riequilibrare il nostro essere. Il corpo fisico,
infatti, non è la causa delle malattie: da solo è impoten-
te. La vita che lo alimenta proviene dall’anima, dalla
mente; e il corpo è semplicemente il riflesso di ciò che accade dentro di noi. Un corpo
malato, dunque, è un corpo che cerca di riequilibrarsi, giacché la salute ne è lo stato
naturale. Questo vale anche per il corpo emozionale e per il corpo mentale».
Se sta indubbiamente alla medicina curare il corpo, i risultati più completi si avranno
dunque quando, parallelamente, terremo conto anche della dimensione metafisica, con
un metodo che consente di fare ritorno all’armonia.
Lo scopo di questo prontuario che prende in esame circa 500 malattie è consentirci di
individuarne la causa profonda, sul piano emozionale, mentale e spirituale.

Ascolta il tuo corpo,


il tuo migliore amico sulla Terra
di Lise Bourbeau
196 pp.
Cosa ci dice il corpo? Cosa ci dicono i sintomi delle nostre
malattie?
La malattia non è un caso fortuito: è il messaggio del nostro
migliore amico sulla Terra; ci avverte che, da qualche parte,
ci stiamo allontanando dal nostro scopo evolutivo. Questo
libro ci insegna ad interpretare i messaggi del corpo: se un
messaggio (un sintomo) è correttamente interpretato e se
agiamo di conseguenza, esso non è più necessario e può
scomparire. L’Autrice è estremamente nota nel Canada fran-
cese ed è la fondatrice di uno dei centri principali di crescita
personale in Québec.

LE 5 FERITE E COME GUARIRLE


di Lise Bourbeau
160 pp.
Rifiuto, abbandono, ingiustizia, umiliazione e tradimento
sono le cinque ferite che ci impediscono di essere ciò che
siamo davvero, sono i cinque principali condizionamenti
della nostra esistenza. Questo nuovo libro della Bourbeau,
molto concreto come i precedenti, ci dimostra come tutti
i problemi di ordine fisico, emotivo o mentale derivi-
no di fatto da queste ferite; grazie alla descrizione delle
maschere che tutti abbiamo sviluppato per non vederle e
non sentirle, e soprattutto per non conoscerle, riuscirete a
identificare la vera causa di un disturbo preciso, per esem-
pio l’estrema magrezza o l’obesità, oppure di certi problemi
ricorrenti che rispuntano appena vi sembra di averli risolti.
la PUNTA DELL’ICEBERG
COSA C’È SOTTO LA MALATTIA
del dottor Philippe Dransart
232 pp.
È ormai noto che se rifiutiamo il diritto di cittadinanza a
una sofferenza morale questa urlerà la propria verità nel
nostro corpo, diventando sintomo. Ma il sintomo è solo
la punta dell’iceberg, e non è possibile stabilire una serie
definitiva di equivalenze fra i sintomi fisici e le sofferenze
morali o psicologiche a cui essi possano venire ascritti.
Le varianti sono troppe. Dietro la sofferenza fisica c’è il
dolore rifiutato, ma individuarlo non basta. Il problema sta
nel fatto che è stato rifiutato… e l’unico modo per guarire
è riconoscerlo. Riconoscere però non è un’operazione intel-
lettuale…
In 25 anni di esperienza in medicina, il dottor Dran­sart, autore di La ma­lattia cerca
di guarirmi, ha raccolto delle indicazioni preziose per attuare questo riconoscimento e
ac­compa­gna­re la malattia invece di opporci ad essa.

la malattia cerca di guarirmi


del dottor Philippe Dransart
360 pp.
Attraverso la malattia parliamo a noi stessi, prendendo a
testimone il nostro corpo. Il dolore, la lesione, sono l’esatto
riflesso delle nostre emozioni. Il sentire diventa sensazio-
ne: ci rode, ci prude, è un dolore sordo… ma cos’è che ci
rode e ci prude? A che cosa è sordo il dolore?
Soffriamo senza sapere perché, come se ci mancasse la
chiave per capire.
Questo libro è stato scritto affinché chi è nel dolore ritrovi
la propria chiave personale, quella che, finalmente, aprirà
loro la porta: la malattia infatti contiene in sé il seme della
propria guarigione.
Se ascolteremo il corpo, la malattia ci parlerà. Cesserà d’essere lo spauracchio da com-
battere ad ogni costo, diventando invece un dialogo con noi stessi, attraverso il quale
scopriremo che dietro la temuta nemica si nasconde in realtà un’amica che cerca di gua-
rire le piaghe dell’anima.

Il dottor Philippe Dransart è medico omeopata e fitoterapeuta. Questo libro è il frutto


di venticinque anni di esperienza e di riflessioni sul perché della sofferenza e su come
si possa comprenderla al fine di liberarsene.
SETTE DOMANDE PER GUARIRE
del dottor Philippe Dransart
360 pp.
La malattia proviene dal fatto che lottiamo contro un’e-
mozione che non ha diritto di cittadinanza, perché intacca
l’immagine che ci siamo fatti di noi stessi, costruitasi, fin
dalla nostra infanzia, intorno a un retaggio di convinzioni,
credenze e ingiunzioni di vario genere, spesso legate a vec-
chie ferite mai sanate. L’idea che abbiamo di noi è di solito
ben distante da ciò che siamo, dalla nostra vera natura con
cui vorremmo essere in armonia: non conoscendola, però,
procediamo per identificazioni successive, più o meno
concordanti con la nostra dimensione autentica e profonda.
E quando la discordanza è grande, la realtà s’in­carica di
farcelo sapere… e ha inizio la malattia.
La discordanza si rivela spesso con un’emozione, di cui percepiamo un’unica faccia,
“respingendone” (e trasponendone) l’altra nel corpo e nei sintomi, con il risultato di
velarcene la causa: perlopiù, noi non sappiamo che cosa ci ha fatti ammalare… e l’im-
pressione di essere vittima o colpevole, nonché la tendenza a semplificare (“mi sono
ammalato al fegato perché mi sono arrabbiato con te”) fanno parte del “velo”.
Gli eventi della vita continuano a metterci davanti a queste discordanze, e ogni volta
abbiamo l’occasione di risolverle oppure no. La visione, però è confusa e spesso non se
ne vede la via d’uscita…
Ecco uno strumento straordinario: 7 domande per smantellare questo complicato castel-
lo e favorire la guarigione.­

HO UN CORPO PER GUARIRMI:


DECIFRARE BIOLOGICAMENTE
LE MALATTIE
di Christian Flèche
244 pp.
Straordinario best seller in Francia. C. G. Jung diceva
che «la malattia è lo sforzo che fa la Natura per guarire».
Spesso la consideriamo solo come una disgrazia, una cala-
mità, oppure il frutto del caso, e ci accaniamo con medici-
ne, manipolazioni, o magari amputazioni.
L’Autore rovescia completamente questa visione, ricono-
scendo nella malattia «una reazione biologica di soprav-
vivenza di fronte a un evento emotivamente ingestibile».
Partendo da questo concetto comune anche alla Nuova
Medicina di Hamer, Christian Flèche ci insegna a risalire dal sintomo e dall’organo
malato all’evento che ha generato il disturbo, secondo il principio per cui curando la
causa si cura l’effetto. Si tratta, allora, non di combattere la malattia, ma di accompa-
gnarla, di imparare a leggerla. L’opera che avete in mano apre una serie di libri di gran-
de successo, che a poco a poco vi presenteremo.

Christian Flèche, psico-bioterapeuta, un Master in PNL e in Linguaggio metaforico, è


ormai uno scrittore e un insegnante famoso nel campo della Decodifica biologica delle
malattie. È un caposcuola in questo campo, e la sua scuola si appresta a farsi conosce-
re anche in Italia.
DECODIFICA BIOLOGICA DELLE MALATTIE:
MANUALE PRATICO DELLE CORRISPONDENZE
FRA GLI ORGANI E LE EMOZIONI
di Christian Flèche
272 pp.
E se il miglior “corpo medico” fosse… il nostro? In sé,
esso possiede infatti tutto quello che serve: l’origine delle
malattie, il loro significato, ciò che le mantiene, ciò che
le cura e la prevenzione di quelle che ancora non sono
comparse!
Il sintomo fisico, lo studio meticoloso della sua loca-
lizzazione nel corpo, il preciso momento in cui esso si
manifesta nel tempo della nostra vita individuale, sono le
coordinate che ci permetteranno di rintracciarne l’origine,
e risolvere l’evento che sta a monte.
Questo volume viene presentato al pubblico italiano in seguito al successo di Ho un
corpo per guarirmi, in cui Flèche descrive i capisaldi del suo approccio. 
Le  malattie sono qui presentate per apparato e per ciascuna di esse vengono suggerite
diverse chiavi di indagine, per risalire dall’organo malato all’emozione che in esso si
esprime. Il tutto arricchito di una quantità di casi reali, tratti dalla lunga esperienza
dell’Autore.
BEST SELLER in Francia, è dedicato tanto ai terapeuti quanto a chiunque desideri
decodificare i sintomi facendone emergere a livello cosciente il senso nascosto. Esso
diventa allora condivisibile e curabile, e quindi cessa di doversi manifestare come “fato”
o “destino”, “incidente”, “malattia” o “sintomo”…

Riprogrammare l’inconscio
di Paul Liekens
164 pp.
Il “conscio” ci permette di pensare in modo razionale e
di manifestare la nostra volontà, mentre l’ “inconscio” fa
tutto ciò di cui non siamo coscienti, mentalmente e fisica-
mente. La sua logica, diversa da quella del conscio, spesso
ci pare irrazionale. Questo libro ci aiuta ad imparare il
linguaggio dell’inconscio e a riprogrammarlo per riuscire
finalmente ad ottenere gli effetti desiderati. L’Autore si
riferisce ampiamente alla P.N.L. (Programmazione Neuro
Linguistica) e ci insegna a:
- ampliare la nostra visione delle cose;
- comprendere il linguaggio dell’inconscio;
- comunicare e recepire meglio;
per:
- uscire dai limiti delle nostre credenze;
- migliorare la qualità della vita;
- modificare le relazioni con chi ci circonda;
- trasformare la vita per realizzare i nostri sogni.
Come trasformare le emozioni
negative
di Lama Guendune Rinpoche
114 pp.
Malgrado i nostri sforzi verso una vita positiva, le nostre reazioni
emotive ci trascinano molto spesso verso una negatività ancora
maggiore. Fortunatamente, la cura delle “distorsioni” della mente
è proprio il fulcro degli insegnamenti del Buddha, che Lama
Guendune Rinpoche ci propone con grande semplicità e precisione
in questo volume davvero prezioso. Non solo, dunque, descrive i
processi mentali che ostacolano lo sviluppo delle qualità benefiche,
ma soprattutto indica diversi metodi graduali per porvi rimedio. Mettendoli in pratica
riusciremo progressivamente a controllare le emozioni conflittuali, trasformandole e
riconoscendone la luminosa natura essenziale, per condurre infine anche le emozioni
sulla strada del Risveglio

IO SONO IL TUO SPECCHIO.


NEURONI SPECCHIO ED EMPATIA
di Matteo Rizzato e Davide Donelli,
con la prefazione del prof. Giacomo Rizzolatti
120 pp.
Scoperti dal professor Giacomo Rizzolatti, che firma la
prefazione di questo libro, i neuroni specchio sono una
delle scoperte più straordinarie delle neuroscienze contem-
poranee; in sostanza, si tratta della spiegazione scientifica
del perché comprendiamo a livello profondo il comporta-
mento altrui. Questo agile libro mira proprio a far conosce-
re a tutti, con un linguaggio chiarissimo e molte brillanti
vignette, sia il contenuto scientifico essenziale di tale sco-
perta, sia, cosa ancora più importante, le sue ripercussioni
nella nostra vita quotidiana e nei meccanismi che regolano le interazioni sociali, che
possiamo così imparare a gestire in maniera molto più efficace.

Matteo Rizzato è formatore e coach certificato da John Grinder, co-fondatore della


PNL. Consulente per aziende, scuole, sportivi e top manager, è fondatore di www.
comeallospecchio.it. Davide Donelli è studente presso la facoltà di medicina e chirur-
gia dell’Università di Parma.
ALTRI TITOLI DEL NOSTRO CATALOGO:

nella collana delle opere di Anne e Daniel MEUROIS-GIVAUDAN:


- L’ALTRO VOLTO DI GESÙ (Memorie di un Esseno - vol. I)
- LE STRADE DI UN TEMPO (Memorie di un Esseno - vol. II)
- LE VESTI DI LUCE: leggere l’aura e curare per mezzo dell’amore
- TERRA DI SMERALDO: testimonianze dall’Oltrecorpo
- RACCONTI D’UN VIAGGIATORE ASTRALE
- VIAGGIO A SHAMBHALLA
- L’INCONTRO CON LUI
- I NOVE SCALINI: cronaca di una reincarnazione
- WESAK: il tempo della Riconciliazione
- CRONACA DI UNA DISINCARNAZIONE: come aiutare chi ci lascia
- DI LUCE IN LUCE: un anno di cammino con te
- IL POPOLO DEGLI ANIMA-LI
- ESSERE & AGIRE
- DALLA SOTTOMISSIONE ALLA LIBERTÀ (vol. I)

di Anne Givaudan:
- INCONTRO CON GLI INVISIBILI CUSTODI DELLA NATURA
- VOLEVANO UN MASCHIETTO
- PRIGIONI O ALI: memorie da ritrovare, da liberare, da trasformare
- il patto violato: vite interrotte
- … DOPO L’11 SETTEMBRE: DALLA SOTTOMISSIONE ALLA LIBERTÀ (vol. II): i
documenti
- ANTICHE TERAPIE ESSENE E LETTURA DELL’AURA
- ALLEANZA
- WALK-IN: UOMINI CHE CAMBIANO CORPO
- FORME-PENSIERO: riconoscerle, scoprire la loro influenza sulla nostra vita
- FORME-PENSIERO II: trasformarle, guarirle

di Daniel Meurois-Givaudan:
- IL METODO DEL MAESTRO GESÙ
- FRANCESCO: l’uomo che parlava agli uccelli
- GLI ANNALI DELL’AKASHA: accedere alla memoria del pianeta
- I PRIMI INSEGNAMENTI DEL CRISTO
- L’UOMO CHE PIANTÒ IL CHIODO: dalla devastazione alla riconciliazione
- AKHENATON, IL FOLLE DI DIO
- MALATTIE KARMICHE: riconoscerle, comprenderle, superarle
- IL VANGELO DI MARIA MADDALENA. Restituito dal Libro del Tempo
- L’ERA DELLA COLOMBA: gli insegnamenti per 2000 anni dopo
- CONVERSAZIONI CON LORO
- ANIME INDESIDERATE
- COSÌ CURAVANO. Dagli Egizi agli Esseni: comprendere e praticare

nella collana BEN-ESSERE:


- L’AVVENTURA DELLA GUARIGIONE, del dott. Oscar Carl Simonton & Reid
Henson in collaborazione con Brenda Hampton
- RITORNO ALLA SALUTE, del dott. Oscar Carl Simonton, Stephanie M. Simonton e J.
L. Creighton
- CAMBIA LA TUA VITA, nati per essere felici… non per soffrire. Metamedicina delle
emozioni, di Claudia Rainville
- GUARIRE LE FERITE DEL PASSATO. Metamedicina delle relazioni affettive, di
Claudia Rainville
- METAMEDICINA: OGNI SINTOMO È UN MESSAGGIO. La guarigione a portata di
mano, di Claudia Rainville
- L’ARTE DI SOGNARE. Pilotare i sogni, decifrarne il messaggio, di Nicole Gratton
- LA PAROLA GUARISCE, LA PAROLA FERISCE. Liberarsi dai pettegolezzi e
potenziare la parola positiva, di Lori Palatnik e Bob Burg
- LOTUS BIRTH: IL PARTO INTEGRALE. NATI CON… LA PLACENTA!, a cura di
Shivam Rachana
- LA TUA PERFETTA MEDICINA. Il miracolo che la Scienza non ci aveva rivelato, di
Martha M. Christy
- DI CANCRO SI GUARISCE. Le insospettate risorse dell’essere umano, di L. Renard
- ASCOLTA IL TUO CORPO, IL TUO MIGLIORE AMICO SULLA TERRA, di Lise
Bourbeau
- CHI SEI? Te lo svelano la forma del tuo corpo, il cibo che preferisci, la tua casa, la tua
salute, il modo in cui parli…, di Lise Bourbeau
- LE 5 FERITE E COME GUARIRLE: rifiuto, abbandono, ingiustizia, umiliazione, tradi-
mento, di Lise Bourbeau
- QUANDO IL CORPO TI DICE DI AMARTI: LE CAUSE METAFISICHE DI 500
MALATTIE, di Lise Bourbeau
- RESPONSABILITÀ, IMPEGNO e SENSI DI COLPA, di Lise Bourbeau
- LIBERARSI DA PAURE E CREDENZE NEGATIVE, di Lise Bourbeau
- EMOZIONI, SENTIMENTI, PERDONO, di Lise Bourbeau
- SENSUALITÀ & SESSUALITÀ, di Lise Bourbeau
- MIGLIORARE I RAPPORTI GENITORI-FIGLI, di Lise Bourbeau
- MIGLIORARE I RAPPORTI di coppia, di Lise Bourbeau
- PAU D’ARCO (TABEBUIA): la pianta-farmacia dell’Amazzonia, di Kenneth Jones
- L’ERBARIO DEI GATTI, di Claire Nahmad
- MANGIAMOCI SU, di Marco Columbro con la collaborazione scientifica di SMA s.r.l.
- RIPROGRAMMARE L’INCONSCIO, di Paul Liekens
- LA MEDICINA SOTTOSOPRA. E se Hamer avesse ragione?, di Giorgio Mambretti e
Jean Séraphin
- QUANDO LA MUSICA GUARISCE, di Fabien Maman
- I BAMBINI PRENDONO TUTTO ALLA LETTERA. Come sviluppare la loro
autostima, di Jennifer Day
- PREFERISCO VEDERCI CHIARO… e riuscirci senza lenti, di Loredana de Michelis
- Medicina medianica: il caso Joao de Deus, di Robert Pellegrino-Estrich
- AROMATERAPIA, NATURALMENTE!, di Nelly Grosjean
- DI SCLEROSI MULTIPLA SI PUÒ GUARIRE?, del dott. Bernard Montain
- IL GRUPPO SANGUIGNO CI SVELA CHI SIAMO, del dott. Bernard Montain
- OTTURAZIONI O VELENI, soluzioni, verità, del dott. Bernard Montain
- MALOCCLUSIONE, sorrisi pericolosi, del dott. Bernard Montain
- ACUFENE: SIBILI E RONZII NELLE ORECCHIE, riconoscerli e guarirli, del dott.
Bernard Montain
- AIDS: ROGER È GUARITO, del dott. Bob Owen

nella collana SAGGEZZA:


dedicata alla Saggezza Buddhista:
- MANUALE DELL’AMORE INCONDIZIONATO, di Tana Pesso con la collaborazione
di Penor Rinpoche
- LE CHIAVI DELLA MEDITAZIONE QUOTIDIANA, di Tenzing Gyatso, XIV Dalai
Lama
- LE 5 MEDITAZIONI TIBETANE DELL’AUTENTICA FELICITÀ, di B. Alan Wallace
- DELOG: donne che viaggiano oltre la morte, di Delog Dawa Drolma
- LA GRANDE PERFEZIONE NATURALE, di Nyoshul Khenpo e Lama Surya Das
- CONSIGLI DEL CUORE di un leggendario maestro dzogchen, di Dudjom Rinpoche
- MEDITAZIONE: cos’è e come praticarla, di Sogyal Rinpoche
- MO: divinazione tibetana, di Lama Mipham
- LA VIA DI DIAMANTE: tre anni con i Buddha del tetto del mondo, di Lama Ole Nydahl
- COME TRASFORMARE LE EMOZIONI NEGATIVE, di Lama Guendune Rinpoche
- IL CANTO DELLE NUVOLE: lo zen e l’arte della psicosintesi, di Matteo Iotti
- A… COME BUDDHA!, di Lama Jigmela Rinpoche
- COME APRIRE LA MENTE, COME APRIRE IL CUORE, di Tenzing Gyatso,
XIV Dalai Lama
- DZOGCHEN. L’ESSENZA DEL CUORE DELLA GRANDE PERFEZIONE, di Sua
Santità il Dalai Lama
- INTREPIDA COMPASSIONE. L’allenamento interiore in 7 punti, secondo Atisha, di
Dilgo Khyentse Rinpoche
- PADMASAMBHAVA: IL BUDDHA DEI TESORI NASCOSTI, di Philippe Cornu
- LA VIA DEL BUDDHA NELLA TRADIZIONE TIBETANA, di Kyabje Kalu Rinpoche
dedicata alla Saggezza Amerindiana:
- 2012… E POI? L’ALBA DEL SESTO SOLE. La via di Quetzalcoatl secondo il calendario
tolteco-mexica, di Sergio Magaña.
- CACCIA ALL’ANIMA. Alla ricerca dei frammenti perduti, di Giancarlo Tarozzi
- SHAPESHIFTING: IL MUTA-FORMA, di John Perkins
- MITAKUYE OYASIN: “tutto è correlato”, di A. C. Ross (Ehanamani)
- INIZIAZIONE ALL’ARTE DELL’UOMO-MEDICINA, di Medicine Grizzlybear Lake
- LA MEDICINA DELLA TERRA. Conoscere se stessi con l’astrologia dei Nativi
Americani, di Kenneth Meadows
- IL POPOLO DEGLI UOMINI: gli Indiani del Nord America, di D. Buffarini
- LE CARTE-MEDICINA: carte sciamaniche di guarigione, di J. Sams e D. Carson
- I TOLTECHI DEL NUOVO MILLENNIO, di Victor Sanchez
nella collana ENERGIE:
nella serie Energie dell’anima:
- LA RIVOLUZIONE DEL PENSIERO INTEGRALE, di Patrick Drouot
- SEGNI E SOGNI: SCOPRI LA MISSIONE DELLA TUA VITA, di Nicole Gratton
- USARE IL CERVELLO DEL CUORE, di Annie Marquier
- DAL POSSESSO ALL’AMORE, di Bhakti Tirtha Swami
- MAITREYI AMMA: un’esistenza straordinaria, di Maitreyi Amma
- I GUERRIERI DEL CUORE: l’arte di risolvere i conflitti, di Danaan Parry
- L’USO COSCIENTE DELLE ENERGIE, di Rinaldo Lampis
- LE LEGGI DEL KARMA, di Goswami Kriyananda
- SEI LIBERO: PERCHÉ NON TE NE ACCORGI?, di David Icke
- DELFINI GUARITORI, di Horace Dobbs
- VISUALIZZAZIONE TERAPEUTICA: BELLI IN SETTE GIORNI
VISUALIZZANDO LA LUCE, di John Pepper
- IL TUO AMICO ANIMALE È SENSITIVO?, di R. Webster
nella serie Energie del corpo:
- SEGNI E SOGNI, scopri la missione della tua vita, di Nicole Gratton
- LA MANO TI DÀ UNA MANO, a capire chi sei…, di Frank C. Clifford
- MUDRA: I GESTI DELL’ENERGIA, di Philippe Vincent
- LA SCIENZA SPIRITUALE DEL KRIYA YOGA, di Goswami Kriyananda
- REIKI: energia e guarigione, di Giancarlo Tarozzi
- IL REIKI DELLE ORIGINI: il sistema di guarigione di Usui, di Gianna Cristofanilli e
Giancarlo Tarozzi
- REIKI: GLI INSEGNAMENTI ORIGINALI DI TAKATA, trascritti da Fran Brown
nella serie Energie in favore del pianeta:
- PELLEGRINO DELLA TERRA, di Satish Kumar
- I CUSTODI DELLA TERRA: DA DOVE COMINCIARE, di L. Baer Brown e B. Rhein
nella serie Energie cosmiche:
- FENG-SHUI: la casa in armonia col cosmo, di Yannick David
- DIZIONARIO DEL FENG-SHUI, di Chu-Tung Shi e Chris Evans

nella collana FINDHORN:


- LE PORTE INTERIORI, di Eileen Caddy
- IL MIO VOLO VERSO LA LIBERTÀ, di Eileen Caddy
- UN LIBRO PER 100 AMICI: dove trovare la felicità, vol. I, di Eileen Caddy, in coedizione
con gli Editori in Sintonia

nella collana I GRANDI PRECURSORI:


- SHAMBHALA, la risplendente, di Nicholas Roerich - in due volumi
- IL CUORE DELL’ASIA, di Nicholas Roerich
- SULLE TRACCE DI GESÙ L’ESSENO. Le fonti storiche buddhiste, islamiche, sanscrite
e apocrife, del prof. Fida M. Hassnain
- LA VITA SCONOSCIUTA DI GESÙ. Il testo originale del 1894, con manoscritto tibetano
che Notovich rinvenne ad Hemis, di Nicholas Notovich
- 14 RIFLESSI SUL LAGO DELLE VISIONI: storia dei Dalai Lama, di R. Barraux
- LUCI DELLA GRANDE LOGGIA BIANCA, di Michel Coquet

nella collana RESILIENZA:


- VINCERE IL CANCRO: I 5 SEGRETI DEI SOPRAVVISSUTI, di Elizabeth Gould
- IL VANTAGGIO DELLA RESILIENZA, come uscire più forti dalle difficoltà della vita,
di Al Siebert
- HO ASSAGGIATO IL PARADISO, dal coma al risveglio, da malato a guaritore, di Mario
Dalla Torre

nella collana GLI ANTIDOTI:


- LA SOLUZIONE HEARTMATH PER TRASFORMARE L’ANSIA, di Doc Childre e
Deborah Rozman
- LA SOLUZIONE HEARTMATH PER TRASFORMARE LO STRESS, di Doc Childre
e Deborah Rozman

nella collana NUOVA LEADERSHIP:


- LEADERSHIP & SPIRITUALITÀ, di Bhakti Tirtha Swami

nella collana SCIENZA & COMPASSIONE:


- IL CUORE È UNA PORTA, dalla scienza un’ipotesi di evoluzione, di Silvia Di Luzio
- IO SONO IL TUO SPECCHIO, neuroni specchio ed empatia, di Matteo Rizzato e Davide
Donelli
- LA MENTE IN EQUILIBRIO, di B. Alan Wallace
- TE LO LEGGO IN FACCIA: riconoscere le emozioni anche quando sono nascoste, di
Paul Ekman
- DAL BIG BANG ALL’ILLUMINAZIONE, di Matthieu Ricard & Trinh Xuan Thuan
- SCIENZA & REINCARNAZIONE, di Jean-Pierre Schnetzler
- MEDICINA & COMPASSIONE, di Chokyi Nyima Rinpoche e Dottor D. R. Shlim
- IL BUDDHA IN LABORATORIO: dialoghi fra il Dalai Lama e la scienza sulla natura
della mente, a cura di Anne Harrington e Arthur Zajonc

nella collana COMUNICAZIONE:


- MANUALE DI SOPRAVVIVENZA NEL MONDO DEL LAVORO, come affrontare le
situazioni di stress, di Jacques Salomé
- LA FATALITÀ NON ESISTE, di David S. Thibodeau
- LA CASSETTA DEGLI ATTREZZI DELLA PNL (Programmazione Neuro-
Linguistica), di Philip Miller
- RIVOLUZIONE RELAZIONALE, se mi ascolto… magari mi capisco, di Jacques Salomé
& Sylvie Galland

nella collana I DEVA:


- STORIE VERE DI ANGELI E PICCOLI MIRACOLI, di Joan Wester Anderson
- ANGELI & UOMINI, CO-CREATORI: cooperare con gli Angeli, a cura di M. Parisen
- I CUSTODI DELLA SPERANZA: 60 esercizi per comunicare con gli angeli, di T. L.
Taylor
- MESSAGGERI DI LUCE: come includere gli angeli nella tua vita, di T. L. Taylor
- PAROLA DI FATA. Come entrare nel mondo delle fate e farsele amiche, di C. Nahmad

nella collana PROSPERITÀ:


- LE 7 LEGGI DEL DENARO: SE LO CONOSCI… NON TI EVITA! di M. Phillips
- IL DENARO E L’ABBONDANZA, di Lise Bourbeau

nella collana RACCONTI INIZIATICI:


- L’ULTIMO PERDONO: una storia dell’altro mondo, di André Harvey
- THE WHY CAFÉ (Il Caffè dei Perché), di John P. Strelecky
- USA CIÒ CHE SEI, di Fun-Chang

nella collana L’UOMO E IL CIELO:


- SEMI DALLE STELLE: dialoghi con l’Alto Consiglio di Sirio, di P. Cori
- LE 12 PORTE DELLO ZODIACO: LA VIA INIZIATICA DI ULISSE, di S. Santi
- L’oracolo delle foglie di palma. La tua vita di oggi è stata scritta 5000 anni
fa…, di T. Zeyen
- MEDITAZIONI ZODIACALI, di Johfra

nella collana OLTRE LA VITA:


- INCHIESTA SULLA REINCARNAZIONE, di AA.VV.
- IL LUTTO PERINATALE: secondo la psicosintesi, di Chantal Haussaire-Niquet
- VADO E TORNO, la verità della vita e della morte vissuta e raccontata da un ragazzo per
i ragazzi e per gli adulti, del prof. Cesare Boni e Kicca Campanella
- DOVE VA L’ANIMA DOPO LA MORTE, del prof. Cesare Boni
- ACCOMPAGNARLI VERSO LA LUCE, di Petia Prime
- CANTO DI COMMIATO, di Lise Thouin
- PALLA DI SOGNO, di Lise Thouin

nella collana LA SVEGLIA:


- I POLLI PREFERISCONO LE GABBIE, di Armand Farrachi

nella collana I LIBRINCARTE:


- I MESSAGGI DELL’UNIVERSO: un gioco di carte per andare oltre la mente
- LE CHIAVI DELLE FATE, di Gabriella Delfante
- LE CARTE DELLO YOGA. Mente chiara, cuore aperto, di Celia Hawe
- ORACOLI ANGELICI, di Sulamith Wülfing
- ORACOLO DELLE ANIME GEMELLE, di Sulamith Wülfing
- ASCOLTA IL TUO CORPO: il gioco di carte, di Lise Bourbeau

nella collana GLI SPIEGHEVOLI:


- CHAKRA, E…, di Alberto Giacomini
- MAPPE RIFLESSOLOGICHE DELLE MANI E DEI PIEDI, di A. Giacomini
- REIKI: trattamento di base, di Silvia Pepe

nella collana AMRITAVIDEO:


- L’UOMO PIÙ FELICE DEL MONDO, come la meditazione cambia il cervello: le
scoperte delle neuroscienze, di Matthieu Ricard
- GUARIRE LA PROPRIA ANIMA CON LA METAMEDICINA, di Claudia Rainville
1ª edizione marzo 2012
Composizione: Edizioni Amrita s.r.l.- Torino
Stampa: Daigo Press s.r.l - Limena (PD)

Ristampa n. 1 Anno 2012

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