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MATERIA (= è tutto ciò che ha una massa e occupa un volume)

Nell'antica Grecia due differenti scuole di pensiero provarono a dare una risposta a questo interrogativo:
quella portata avanti da Democrito (circa 370-460 a.C.), affermava che tutta la materia fosse composta da
minuscole particelle, troppo piccole però per essere osservate, chiamò queste particelle “atomi” (dal Greco
atomos, indivisibile). Alcuni suoi seguaci svilupparono successivamente l'idea dell'esistenza di differenti
specie di atomi. Secondo la teoria di Zenone di Elea, qualsiasi oggetto materiale, dal legno al cristallo di
sale, poteva essere diviso in due parti, ciascuna di queste in altre due parti e così via, fino all'infinito.
Secondo Zenone e i suoi seguaci, dunque, non era possibile ottenere particelle così piccole da essere
indivisibili.
È possibile analizzare la materia secondo due prospettive:
-descrizione macroscopica, basata sui sensi
-descrizione microscopica, basata sulla teoria atomica

MISCELE e SOSTANZE

atomispecie monoatomiche oppure combinazione con altri atomi diverse (es. COMPOSTIH2O,
NaCl…) o uguali (es. ELEMENTI Fe, Cl2, H2…), differenza lampante sono proprio i gas nobili presenti
come monoatomici perché molto stabili (unici composti monoatomici);
-Fe un aggregato di particelle, Cl2 biatomico, Xe monoatomico.

 SOSTANZE PURE= composizione fissa e costante, caratterizzata da proprietà chimiche e fisiche


o ELEMENTI/SOSTANZE ELEMENTARI= sono stati identificati 118 differenti elementi.
Di questi, 88 sono di origine naturale, mentre i restanti sono stati ottenuti in laboratorio. Per
distinguerli (1) possono prendere le iniziali del loro nome (per esempio C sta per carbonio, Fe
per ferro e Li per litio) o (2) derivare dalle iniziali dei loro nomi in latino o tedesco. Altri
elementi prendono il nome da persone che hanno avuto un ruolo significativo nello sviluppo
della scienza. Cloro (Cl2) gassoso a T ambiente, condensa sulla provetta fredda come liquido
giallo, Bromo (Br2) liquido abbastanza volatile da riempire la beuta di vapori, Iodio (I 2): il
vapore violetto dello iodio ricristallizza sul pallone freddo
o COMPOSTI= è una sostanza pura costituita da due o più elementi in un rapporto
stechiometrico ben definito. Sono aggregati di atomi differenti (es. CuSO4, CoCl2)
 MISCELE= formata da più sostanze, le quali possono essere separate con metodi fisici. Gran parte
della materia con cui veniamo in contatto nella vita quotidiana (incluso anche il nostro corpo) è
costituita da miscele piuttosto che da sostanze pure (es. sangue, burro, benzina, sapone, ecc…)
In una miscela, a differenza dei composti, le differenti sostanze pure possono essere presenti in
qualsiasi rapporto di peso. L'esame al microscopio ci permette, infatti, di evidenziarne le diverse
componenti. Altre miscele sono invece completamente omogenee e neanche un esame microscopico
ci permette di identificare la presenza delle diverse componenti. L'aria che respiriamo, ad esempio, è
costituita da una miscela di gas, principalmente azoto (78%) e ossigeno (21%).
o MISCELE OMOGENEE= i componenti costituiscono un’unica fase (es. aria, leghe, sale
disciolto in acqua)
o MISCELE ETEROGENEE= costituite da due o più fasi (es. acqua\olio, soluzioni
sovrassature, sangue ecc.)

STRUTTURA DELL’ATOMO
Alcuni cenni riguardante lo studio del modello atomico, la cui difficile
comprensione ha portato alla scoperta delle “particelle subatomiche”:
 Millikan misurò la carica elettrica dell’elettrone
 Thomson misurò il rapporto carica/massa dell’elettrone
 Rutherford dimostrò che la massa di un atomo è concentrata nel
nucleo e che il suo volume è dato essenzialmente dagli elettroni che
girano attorno al nucleo
Gli atomi sono i costituenti fondamentali della materia (118 specie
differenti). Un atomo è costituito da tre tipi di particelle: protoni e neutroni,
localizzati nel nucleo (carico positivamente e in cui si concentra quasi tutta
la massa dell'atomo) ed elettroni che si muovono intorno al nucleo su orbite
circolari (modello atomico di Rutherford)

N.B. Il raggio di un atomo è all’incirca 10 -10m, il nucleo ha un raggio di 10 -


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m

Ogni atomo possiede un numero ben definito di


protoni, neutroni ed elettroni. Un modo per
descrivere un atomo è quello di utilizzare il numero
di massa (A), che è pari alla somma del numero dei
protoni e del numero di neutroni presenti nel nucleo.
È importante ricordare che un atomo allo stato
neutro contiene anche elettroni in numero uguale al
numero di protoni; in ogni caso, a causa della ridotta
massa degli elettroni, soprattutto se paragonata a
quella dei protoni e dei neutroni, il contributo degli elettroni al numero di massa può essere considerato
trascurabile. Il numero atomico (Z) di un elemento, invece, è pari al numero di protoni presenti nel suo
nucleo; tale valore, identifica l'elemento.
A
Z(SIMBOLO)
A= n° di massa (PROTONI + NEUTRONI)
Z= n° atomico (PROTONI=ELETTRONI)
--n° di neutroni= A-Z

ISOTOPI= uguale n° di massa (A), diverso n° atomico (Z), con uguali proprietà chimiche e diverse
proprietà fisiche (es. 168O, 178O, 188O in percentuali diverse che formano il peso atomico, che non è altro che
la media ponderata delle masse degli isotopi di dato elemento). La massa atomica e l'abbondanza isotopica
vengono determinate utilizzando uno strumento detto “spettrometro di massa”.

MODELLO ATOMICO DI BOHR


Era ben noto, già da tempo, che l'elettrone si muove intorno al nucleo
dell'atomo, possedendo una certa quantità di energia cinetica. Nel 1913 il
fisico danese Niels Bohr (1885-1962) scoprì che gli elettroni possono
assumere solo determinati valori di energia. In altre parole è come se ci
venisse detto che si può guidare un autoveicolo soltanto alle velocità di 23.4
km/h o 28.9 km/h e non alle velocità intermedie, tale affermazione risulta
poco credibile. Bohr invece scoprì che gli elettroni in un atomo si comportano
esattamente in questo modo. Nel caso un elettrone possieda più energia di quella sufficiente per rimanere
nello stato fondamentale (livello più basso), esso passa ad altri livelli ben definiti; non sono permessi valori
intermedi. Oggi si dice che l'energia degli elettroni in un atomo è quantizzata.

Quantizzazione= Il principio di quantizzazione dell'energia afferma che le particelle non possono assumere
e trasferire energia in modo continuo, ma soltanto per piccole quantità discrete dette “quanti”, e non esiste
una variazione di energia tra le varie orbite (es. 1//////2, non esistono valori intermedi come 1,1-1,2 ecc..)

Gli elettroni si muovono in orbite stazionarie (lungo le quali si muovono senza dissipare energia).
L’emissione o l’assorbimento di radiazione da parte dell’elettrone comporta il «salto» da un’orbita all’altra.
L’energia del fotone della radiazione emessa o assorbita (h*v) corrisponde esattamente alla differenza di
energia tra l’orbita di partenza e quella di arrivo.

Principio di indeterminazione di Heisenberg= Nell’infinitamente piccolo vi è incertezza nella posizione (x)


ed incertezza sulla quantità di moto (p) di un elettrone. Tanto più uno dei valori è determinato con
accuratezza, tanto più l’altro diviene incerto. La moderna meccanica quantistica non descrive in modo esatto
la posizione o il moto di un elettrone, ma considera la probabilità di ritrovarlo in un certo punto di un atomo
o di una molecola, ovvero nell’”orbitale”.

Bohr capì che gli elettroni in un atomo non possono muoversi liberamente nello spazio circostante il nucleo,
ma devono rimanere confinati in specifiche regioni dello spazio chiamati “livelli energetici principali” o
meglio “gusci”. Gli elettroni contenuti nel guscio più interno sono quelli più vicini al nucleo e hanno
bisogno di un’energia maggiore per essere allontanati dal nucleo. I gusci sono suddivisi in “sottogusci”,
denominati utilizzando le lettere s, p, d, f. In questi sotto gusci, gli elettroni sono raggruppati in orbitali.
ORBITALE= regione di spazio intorno al nucleo ove esiste un’alta probabilità (almeno del 90%) di trovare
un elettrone (di data energia), tutto ciò è descritto da una funzione matematica, “equazione di Schrodinger”

La configurazione elettronica di un atomo non è altro che la rappresentazione, in quell’atomo, degli


orbitali occupati dai vari elettroni. Allo stato fondamentale in un atomo sono occupati sono gli orbitali a
energia minore.
n° quantici= sono valori specifici di una funzione propria dell’orbitale (), ad es. la funzione matematica
come y=mx+q, con m e q valori specifici, dove m è l’intercetta e q il
coefficiente angolare.
 Il NUMERO QUANTICO PRINCIPALE n si riferisce
all’energia totale associata all’orbitale, definisce un livello
energetico o guscio elettronico e la dimensione dell’orbitale,
può assumere tutti i valori interi positivi: n = 1, 2, 3,...
 Il NUMERO QUANTICO (SECONDARIO) DEL
MOMENTO ANGOLARE l può assumere solo valori interi
compresi tra 0 ed n-1. I valori di l indicano i diversi sottolivelli
possibili per ogni livello energetico. Il valore di l definisce la
forma dell’orbitale: se l=0 la funzione d’onda descrive un orbitale
di tipo s. Se l=1 l’orbitale è di tipo p. Per l=2 l’orbitale è di tipo d,
per l=3 si ha un orbitale di tipo f.
(n ed l definiscono, insieme, il valore complessivo di energia che compete a
ciascun orbitale, inoltre sono livelli degeneri/isoenergetici)
 Il (TERZO) NUMERO QUANTICO MAGNETICO m definisce
l’orientamento dell’orbitale nello spazio e può assumere valori
interi compresi tra –l e +l. Orbitali che differiscono solo per il terzo
numero quantico sono definiti degeneri (hanno la stessa energia).
 Il NUMERO QUANTICO DI SPIN s è riferito al momento
angolare intrinseco dell’elettrone e può assumere solo due valori:
1/2 e -1/2.
n=1,2,3,…
l=0, n-1
m= -l,0, +l
s=+1/2, -1/2
COSTRUZIONE DELLA CONFIGURAZIONE ELETTRONICA
1. Principio di Aufbau: gli elettroni occupano gli orbitali in ordine
crescente di energia (energia che dipende dai numeri quantici n ed l).
2. Principio di esclusione di Pauli: in un atomo due elettroni non
possono essere descritti dalla stessa sequenza dei quattro numeri quantici
(principale, secondario, magnetico, spin) in un orbitale possono esserci
al massimo 2 elettroni con spin opposti.
3. Regola di Hund: quando si hanno a disposizione più orbitali degeneri (es.
2p), gli elettroni tendono a occuparli con spin paralleli finché ci sono orbitali
vuoti a disposizione.

--Il numero massimo di elettroni in un sottolivello è “2n”:


s 2e
p 6e
d 10e
f 14e
--Il numero massimo di elettroni in un livello è “2n2”
n=1 (1s2) 2e
n=2 (2s2, 2p6) 8e
n=3 (3s2, 3p6, 3d10) 18e
n=4 (4s2, 4p6, 4d10, 4f14) 32e

La configurazione elettronica di un atomo si esprime sinteticamente dando la sequenza dei numeri quantici,

primario e secondario, relativi alle funzioni orbitali che rappresentano gli elettroni dell’atomo ed indicando
il numero di elettroni a cui sono associate le funzioni orbitali in questione.
Nel discutere sulle proprietà chimico-fisiche di un elemento, i chimici spesso si focalizzano sul guscio più
esterno e sugli elettroni contenuti in questo guscio. Gli
elettroni contenuti nel guscio più esterno vengono chiamati
elettroni di valenza e il livello energetico nel quale vengono a
trovarsi viene chiamato guscio di valenza (es. il carbonio C
con una configurazione elettronica fondamentale 1s 2 2s2 2p2
presenta 4 elettroni di valenza). Presentare il guscio elettronico
più esterno di un atomo è possibile utilizzare una
rappresentazione chiamata struttura di Lewis, quale prevede il simbolo di un elemento circondato da un
numero di puntini pari al numero di elettroni presenti nel guscio più esterno di quell’elemento. La tendenza
degli atomi a reagire in modo da avere un guscio esterno con otto elettroni di valenza è particolarmente
diffusa tra gli elementi dei Gruppi 1A-7A e a questa tendenza viene dato il nome speciale di regola
dell'ottetto. Un atomo con quasi otto elettroni di valenza tende a guadagnare gli elettroni necessari per
trovare la stabilità. Non applicabile per gli elementi nei gruppi B della tavola periodica.
-anione= ione carico negativamente, acquistando un elettrone (es. Cl Cl-)
-catione= ione carico positivamente, perdendo un elettrone (es. Na Na+)

Eccezioni alla regola dell'ottetto


Il modello di Lewis si concentra sugli elettroni di valenza e sulla necessità di ogni atomo di avere un guscio
di valenza completo con otto elettroni. Sebbene la maggior parte delle molecole formate da elementi dei
gruppi principali (Gruppi 1A-7A) abbia strutture che soddisfano la regola dell'ottetto, esistono alcune
eccezioni.
Un'eccezione coinvolge le molecole che contengono un atomo con più
di otto elettroni nel proprio guscio di valenza. Si è visto che gli atomi
del secondo periodo utilizzano, per i legami, un orbitale 2s e tre orbitali
2p. Questi quattro orbitali possono contenere soltanto otto elettroni di
valenza: di qui la regola dell'ottetto. Gli atomi del terzo periodo, però,
nel loro guscio di valenza hanno un orbitale 3s, tre orbitali 3p e cinque
orbitali 3d e, quindi, possono ospitare più di otto elettroni. Gli atomi di
fosforo nel pentacloruro di fosforo, PCI5, e nell'acido fosforico, H3PO4, hanno invece dieci elettroni nel loro
guscio di valenza e, quindi, sono eccezioni alla regola dell'ottetto. Stessa condizione per il diossido di zolfo,
SO2, e acido solforico, H2SO4.

TAVOLA PERIODICA
Concepita dal chimico Mendeleev
sulla base di analogie e differenze
di comportamento tra i vari
elementi, delineando così la loro
disposizione in base al n° atomico
di ciascun elemento. Dispose:
 colonne = VIII gruppi principali
 righe = 7 periodi
 I gruppi sono numerati da I a
VIII da sinistra a destra e i
periodi da 1 a 7 dall’alto in
basso.
Mendeleev diede a queste colonne
dei numeri e aggiunse la lettera A
ad alcune colonne e B ad altre. Nel 1985 l'International Union of Pure and Applied Chemistry (IUPAC) ha
raccomandato un sistema di numerazione alternativo. In questo nuovo sistema, i gruppi, partendo da sinistra,
sono numerati da 1 a 18 senza alcuna lettera (per cui, ad esempio, nel sistema di numerazione proposto da
Mendeleev gli alogeni appartengono al Gruppo 7A; al contrario, nel nuovo sistema di numerazione
internazionale gli alogeni appartengono al Gruppo 17). Gli elementi dei Gruppi A sono conosciuti come
elementi dei gruppi principali, gli elementi presenti nei Gruppi B vengono invece chiamati elementi di
transizione, gli elementi dal 58 al 71 e dal 90 al 103 sono invece chiamati elementi di transizione interna
e non vengono inclusi nel corpo principale della tavola ma mostrati separatamente. Possibile comunque
notare che la disposizione ottenuta all’interno della tavola periodica varia in base al numero atomico,
scendendo lungo il gruppo troviamo la stessa configurazione nel guscio più esterno, al crescere del numero
atomico nel periodo gli elettroni si disporranno nello stesso livello energetico.

PROPRIETA’ PERIODICHE DEGLI ELEMENTI


(=proprietà chimiche e fisiche degli elementi che variano gradualmente e periodicamente con il numero
atomico)
1) POTENZIALE (ENERGIA) DI IONIZZAZIONE
2) AFFINITA’ELETTRONICA
3) ELETTRONEGATIVITA’
4) RAGGIO ATOMICO
1) Energia necessaria per allontanare un elettrone da un atomo isolato (detta anche energia di prima
ionizzazione):
AA+ + e-
Il valore dell’energia di ionizzazione indica quanto sia difficile allontanare dal nucleo l’elettrone più
facilmente rimovibile da un atomo allo stato gassoso: quanto più difficile è allontanare l’elettrone più alta
sarà l’energia di ionizzazione. Perdendo un elettrone saranno più stabili gli elementi del primo gruppo, meno
stabili quelli del settimo. L’energia di ionizzazione aumenta dal basso verso l’alto nel gruppo, aumenta da
sinistra verso destra nel periodo.
N.B. L’energia necessaria ad allontanare un elettrone da un atomo già ionizzato è nota come energia di
seconda ionizzazione ed è sempre superiore a quella di prima ionizzazione.

2) Quantità di energia spesa o rilasciata per aggiungere un elettrone.


A + e-A-
L’affinità elettronica è meno classificabile dell’energia di ionizzazione poiché per pochi elementi è possibile
determinare con precisione questi valori. Gli elementi aventi i più alti valori di affinità elettronica sono i non
metalli più leggeri: Cl, F, O… Acquistando un elettrone saranno più stabili elementi del settimo gruppo
rispetto a quelli del primo gruppo. L’affinità elettronica aumenta
dal basso verso l’alto nel gruppo, aumenta da sinistra verso destra
nel periodo.

3) È una misura della tendenza di un atomo ad attrarre a sé gli


elettroni impegnati nel legame chimico con un altro atomo.
L’elettronegatività aumenta dal basso verso l’alto nel gruppo,
aumenta da sinistra verso destra nel periodo.

4) Si definisce raggio atomico di un elemento la metà della


distanza tra i nuclei di atomi contigui dello stesso elemento.
Il raggio atomico aumenta dall’alto verso il basso nel gruppo e da destra verso sinistra il periodo.

ELEMENTI METALLICI
✓Solidi a temperatura ambiente (ad eccezione del mercurio: Tf= –39°C)
✓Alta conducibilità elettrica
✓Ottimi conduttori del calore
✓Alto potere riflettente e lucentezza metallica
✓Duttili e malleabili
✓Se riscaldati o esposti a radiazioni elevate si rileva effetto fotoelettrico ed effetto termoionico.
✓Sono grado di formare leghe, che non sono altro che soluzioni di uno o più metalli sciolti in un altro
metallo (es. Ottone=rame Cu + zinco Zn, bronzo= rame Cu + stagno Sn ecc…)

ELEMENTI NON METALLICI


✓Possono essere gas, liquidi o solidi a temperatura ambiente
✓Cattivi conduttori di calore
✓Isolanti
✓Non riflettono la luce e non hanno aspetto metallico
✓Allo stato solido sono in genere fragili
✓Non mostrano effetto fotoelettrico o termoionico.

ELEMENTI SEMI-METALLI (METALLOIDI)


✓Sono solo sei: Boro B, Silicio Si, Germanio Ge, Arsenico As, Antimonio Sb, Tellurio Te
✓Alcuni presentano lucentezza metallica, altri hanno un aspetto opaco
✓Non hanno una buona conducibilità elettrica e del calore (tranne per Si)
✓Bassa densità, basso punto di fusione, (alcuni) elevata elettronegatività
ALCALINI (I GRUPPO)
• Hanno tutti carattere metallico
• Formano cationi di carica +1
• Reagiscono con H2, O2 (formando ossidi basici di formula M 2O che con acqua danno idrossidi MOH che si
comportano come basi forti), alogeni e H 2O (la reazione con acqua è violenta, la reattività aumenta lungo il
gruppo)
• Essendo molto reattivi non si trovano in natura come metalli liberi ma soprattutto sottoforma di sali

ALCALINO-TERROSI (II GRUPPO)


• Hanno tutti carattere metallico, sono più duri rispetto ai metalli alcalini fondono a temperature più alte e
sono meno reattivi
• Formano cationi di carica +2 (il Be, con Eion più alta, forma anche legami covalenti)
• Reagiscono con H2, O2 (formando ossidi basici di formula MO), alogeni e H 2O (la reazione con acqua è
meno violenta di quella dei metalli alcalini)
• In natura si trovano soprattutto sottoforma di sali e ossidi

Gli elementi dei gruppi dal III al VII hanno caratteristiche varie, in quanto all’interno dello stesso gruppo vi
sono elementi con carattere metallico, non metallico e semimetallico.

III GRUPPO
• Tutti gli elementi hanno configurazione elettronica ns2 np1
• Il boro è un semi-metallo mentre Al, Ga, In e Tl sono tutti metalli

IV GRUPPO
• Tutti gli elementi hanno configurazione elettronica ns2 np2
• carbonio (non metallo),
• silicio e germanio (semi-metalli),
• stagno e piombo (metalli)

V-VI GRUPPO
• Gli elementi del V gruppo hanno configurazione elettronica ns2 np3, quelli del VI ns2 np4. La situazione
nei Gruppi V e VI è simile a quella del Gruppo IV, ma aumenta la presenza di elementi non metallici.
• nel Gruppo V si passa dall’azoto (un gas, e principale costituente dell’atmosfera) e dal fosforo ( non
metalli) all’arsenico e all’antimonio (semi-metalli) e al bismuto (metallo)
• O, S e Se sono non metalli, Te è un semi-metallo, Po è un metallo

ALOGENI (VII GRUPPO)


• Gli alogeni sono tipici non metalli.
• Hanno configurazione ns2 np5
• A temperatura ambiente, Fluoro e Cloro sono gassosi, il Bromo è liquido e lo Iodio è solido.
• Tutti gli alogeni formano una molecola biatomica: F2, Cl2, Br2 e I2
• Reagiscono con l’H2 per dare composti gassosi solubili in acqua a carattere acido:
Cl2 + H22HCl F2 + H22HF
• Reagiscono con i metalli dando alogenuri
Cl2 + 2Na2NaCl

GAS NOBILI (VIII GRUPPO)


• I gas nobili sono tipici non metalli
• Hanno configurazione ns2 np6
• A temperatura ambiente, si trovano tutti allo stato gassoso
• Non reagiscono con altre specie chimiche, già stabili di loro per la regola dell’ottetto

Che cos’è un legame chimico?


L’interazione tra due atomi che porta ad uno stato di minore energia, è
la forza risultante tra forze attrattive elettroni-nucleo e repulsive tra
nucleo-nucleo
A+BAB
infatti minore è il contenuto energetico nel legame, più quest’ultimo
sarà stabile; allo stesso modo più ci sarà attrazione tra i due atomi,
minore sarà l’energia del sistema (fino al contenuto energetico soglia
per quel legame). Quando si vorrà rompere il legame è necessario
restituire l’energia che si è liberata per crearlo. L’energia di legame è
direttamente proporzionale con la forza di legame e l’ordine di legame,
inversamente proporzionale con la lunghezza di legame e il raggio
atomico, tra loro proporzionali.
Possiamo parlare di due tipi di legami chimici:
-legame INTERATOMICO (=tra atomi per formare molecole) +++forti
-legame INTERMOLECOLARE (=tra molecole) +++deboli

--Lo stato di valenza non corrisponde necessariamente allo stato fondamentale, ma allo stato eccitato (es.
carbonio, C)
Perché il carbonio spende energia per far passare gli elettroni dell’orbitale s all’orbitale p, quando
dovrebbe essere il contrario per spendere di meno?

Quali sono i tipi principali legami chimici?


Secondo il modello di Lewis del legame chimico, gli atomi sono legati insieme in modo che ogni atomo che
partecipa al legame acquista con un guscio di valenza configurazione elettronica identica a quella del gas
nobile più vicino ad esso per numero atomico. Gli atomi acquisiscono il guscio di valenza completo in due
modi:
1. Un atomo può perdere o guadagnare elettroni necessari per ottenere un guscio di valenza pieno,
diventando uno ione. Un legame ionico risulta dalla forza di attrazione elettrostatica tra un catione e
un anione.
E(elettronegatività)1,7-1,9 ionico
2. Un atomo può condividere elettroni con uno o più atomi per acquisire un guscio di valenza pieno. Il
legame covalente risulta dalla forza di attrazione tra due atomi che condividono una o più coppie di
elettroni.
E1,7-1,9 covalente
 DATIVO quando i due elettroni messi in comune provengono da uno solo dei due atomi
(es. 26Fe2+)
 POLARE (eteropolare) distribuzione verso l’atomo + elettronegativo (es. HCl) E=0,4-
1,7
 PURO (omopolare) distribuzione equa delle cariche, non polare, (es. H2, O2), E=0-0,4

Classifichiamo i legami covalenti in due categorie, covalente non polare e covalente polare, a seconda
della differenza di elettronegatività tra gli atomi legati. In un legame covalente non polare, gli elettroni sono
condivisi equamente. In un legame covalente polare, sono, invece, condivisi di modo diseguale.
Conseguenza della distribuzione disuguale degli elettroni produce un dipolo, che presenta un polo positivo e
un polo negativo in base all’elettronegatività degli elementi in esame.

Grazie alla presenza della formula di struttura, ovvero una formula che mostra come gli atomi in una
molecola o in uno ione sono legati tra loro, un legame può essere ulteriormente classificato in:
-legame singolo=In un singolo legame, due atomi condividono una coppia di elettroni, pertanto un singolo
legame si rappresenta con un trattino tra gli atomi legati. (es. H-Cl, -C-H).
-legame doppio=In un doppio legame, due atomi condividono due coppie di elettroni, pertanto un doppio
legame si rappresenta con due trattini tra gli atomi legati. (es. C=C, C=N, C=O).
-legame triplo= In un legame triplo, i due atomi condividono tre coppie di elettroni, pertanto un legame
triplo si indica con tre trattini tra gli atomi legati (es. -C=C-, -C=N-)

TEORIA DEI LEGAMI DI VALENZA: IBRIDAZIONE


Una descrizione di quel che avviene nella formazione di un legame chimico è rappresentata dalla “teoria del
legame di valenza” (Valence Bond, VB). In questa si assume che il legame si formi per sovrapposizione di
orbitali parzialmente occupati, dando origine a un orbitale molecolare nel quale i due elettroni provenienti
dai due orbitali atomici si accoppiano.
Talvolta può anche avvenire che un orbitale atomico contenente due elettroni si sovrapponga a un orbitale
vuoto di un altro atomo, dando origine comunque a un orbitale molecolare contenente due elettroni. In
quest'ultimo caso, il legame nella teoria classica viene definito covalente dativo.

Consideriamo il caso del metano, CH4, la configurazione elettronica del


carbonio è 1s2 2s2 2p2. Quindi ci sono solo due orbitali p parzialmente
occupati, il che implicherebbe, secondo la teoria VB, che si possano
formare solo due legami per sovrapposizione tra questi due orbitali p
occupati ciascuno da un elettrone e i due orbitali s dei due atomi
d'idrogeno. D'altro canto, in questo modo il carbonio non riuscirebbe a completare l'ottetto. In casi come
questo, quando l'atomo ha orbitali completamente occupati (come il 2s) e orbitali completamente vuoti
(come il 2p), possiamo immaginare che i quattro orbitali del livello energetico n=2 si mescolino, generando
quattro nuovi orbitali, detti orbitali ibridi, ciascuno contenente un elettrone. In questo modo ciascuno dei
quattro orbitali ibridi si può sovrapporre all'orbitale s di un atomo di idrogeno, dando origine alla molecola
di metano CH4, il quale presenterà dei legami semplici, molto forti, chiamati legami . L’ibridazione tra un
orbitale s e tre orbitali p genera quattro orbitali uguali ciascuno direzionato verso i vertici di un tetraedro e si
definisce ibridazione sp3. Gli angoli che sottendono ai lati di un tetraedro corrispondono a 109.5°, così da
non creare eventuali tensioni negli angoli di legame.

--Il carbonio può presentare altri tipi di ibridazione. Se si mescolano


l'orbitale 2s con due soli orbitali p si ottiene una configurazione con tre
orbitali ibridi detti sp2 e un orbitale p inalterato. Si noti che alla fine
abbiamo comunque quattro orbitali (tre ibridi e uno no) e che i quattro
elettroni del livello energetico con n=2 sono distribuiti uno per orbitale. Con l'ibridizzazione sp2 siamo
comunque in grado di formare quattro legami, ma in modo diverso da prima. Ora i tre orbitali ibridi sono
orientati nel piano xy, formando tra loro angoli di 120°. L'orbitale p rimanente risulterà perpendicolare a
questo piano. Immaginiamo che il carbonio si leghi con due atomi di idrogeno e uno di ossigeno. Per
quest'ultimo non abbiamo bisogno di assumere nessuna ibridazione particolare. Ciascun idrogeno
sovrapporrà il proprio orbitale 1s con uno degli orbitali ibridi del carbonio, mentre l'ossigeno sovrapporrà un
orbitale 2p, con il rimanente orbitale ibrido del carbonio. In questo modo, l'orbitale 2p del carbonio e
l'orbitale 2p dell'ossigeno risulteranno paralleli tra loro, e ciascuno sarà occupato da un solo elettrone.
Questo permetterà una parziale sovrapposizione di questi orbitali, seppur non cosi forte come quella degli
orbitali precedenti che sono orientati l'uno verso l'altro, permettendo la formazione di un altro legame,
seppur più debole, chiamato legame . Lungo la direzione C-O si forma
quindi un legame doppio, costituito da un legame  e uno .

--In modo analogo, possiamo considerare l'ibridazione sp, generata dal


mescolamento di un orbitale 2s e un 2p. Questi saranno direzionati l'uno
opposto all'altro, a formare un angolo di 180°, mentre i due orbitali che
non hanno preso parte all'ibridazione saranno orientati perpendicolarmente tra loro e alla direzione dei due
orbitali ibridi. Un carbonio ibridato sp sarà perciò in grado di formare un triplo legame, uno di tipo  e due
di tipo .
-sovrapposione sull’asse z (interatomica)  (+ difficile da rompere)
-sovrapposione al di sopra dell’asse z  (+ facili da rompere)

MODELLO DEGLI ORBITALI MOLECOLARI (=creazione di nuovi orbitali dati


dalla sovrapposizione di 2 atomi, più sono gli orbitali che si combinano, tanti sono i
nuovi orbitali formati dalla molecola).
La “teoria dell'orbitale molecolare” (MO) individua, utilizzando combinazioni
lineari degli orbitali atomici degli atomi che compongono una molecola, delle
soluzioni approssimate dell'equazione di Schrödinger per l'intera molecola. La
differenza fondamentale rispetto alla teoria del legame di valenza è che nella teoria
MO si generano non solo orbitali detti di legame, ma anche orbitali di antilegame
(antilegame *). Questi ultimi, a differenza dei primi, si trovano a un'energia
superiore rispetto ai due orbitali atomici che li hanno generati e quindi, se occupati da
elettroni, comportano un aumento di energia e perciò una situazione sfavorevole. La
formazione della molecola è quindi determinata dal bilancio tra il guadagno di energia generato dagli
elettroni che vanno negli orbitali di legame e la perdita di energia dovuta agli elettroni che vengono a
trovarsi negli orbitali di antilegame.
-legami con + energia orbitali di non legam, presentano elettroni di valenza non coinvolti in un legame,
sprigionano energia
-legami con meno energia orbitali di legame, presentano elettroni di valenza coinvolti nella formazione di
un legame, generano energia

TEORIA DELLA RISONANZA


Secondo la teoria della risonanza, molte molecole e ioni sono meglio descritti scrivendo due o più strutture
di Lewis e considerando che, nella realtà, la molecola o lo ione è un ibrido di queste strutture. Ciascuna
struttura di Lewis viene chiamata struttura limite di risonanza. La molecola o lo ione in realtà è, quindi,
un ibrido di risonanza delle varie strutture limite e il collegamento fra queste strutture è rappresentato con
frecce a doppia punta (es. benzene, C6H6)

GEOMETRIA MOLECOLARE (teoria


VSEPR)
La geometria di una molecola (o di uno ione
poliatomico) dipende dal numero e dal tipo
di doppietti elettronici (di legame o solitari)
che circondano l'atomo centrale; tale
geometria può essere prevista in base alla
teoria della repulsione tra le coppie di
elettroni del livello di valenza, o teoria
VSEPR (dall'inglese Valence Shell
Electron Pair Repulsion). La teoria VSEPR
stabilisce che i doppietti elettronici del
livello di valenza si dispongono alla
massima distanza possibile gli uni dagli
altri, in modo da minimizzare la repulsione
elettrostatica tra di essi. Per applicare il
metodo VSEPR, e quindi prevedere la
geometria delle molecole, è necessario
contare il numero di doppietti di elettroni
solitari e il numero di atomi (quindi di
doppietti condivisi) intorno all'atomo centrale; il numero totale di doppietti solitari + doppietti condivisi è
detto numero sterico (NS). A differenti valori di NS, corrispondono diverse geometrie molecolari.
Ogni molecola può essere rappresentata con la formula generica AXmEn dove A rappresenta l'atomo centrale,
X il numero di atomi legati all'atomo centrale ed E le coppie di elettroni solitarie presenti sull'atomo
centrale; il numero sterico (NS) corrisponde a (n+m). La presenza di coppie di elettroni solitarie (chiamate
anche coppie non condivise) ha l'effetto di schiacciare l'angolo di legame come conseguenza delle forze di
repulsione in gioco. Quindi, per esempio, in due molecole con NS=4 come NH 3 e H₂O l'angolo di legame
non corrisponde all'atteso valore di 109,5° ma è 107,5° in NH3 e 105° in H₂O.

Polare o Apolare? Come capirlo?


 se la molecola è biatomica (es. HCl) si ritrova in base al legame polare o apolare già presente nella
molecola
 se la molecola si presenta in forma poliatomica, non è possibile
considerare solo i legami interni alla molecola, in quanto una
molecola può essere non polare anche se mostra legami polari,
ma anche la sua geometria (es. H2O, CO2). Nella molecola
dell’acqua H2O, ad esempio, gli atomi di idrogeno H tendono ad
avvicinarsi per allontanarsi (fino al massimo limite di repulsione)
dalle coppie di elettroni presenti sull’atomo di ossigeno O.
Per molecole poliatomiche il momento dipolare è dato dalla somma vettoriale dei dipoli di legame
(regola del parallelogramma).
(*la maggior parte dei composti con ibridazione sp è apolare)
regola semplificata
--se la molecola è lineare (NS=2) e l'atomo centrale della molecola è legato a due atomi uguali, la molecola
è apolare. In tutti gli altri casi è polare (esempi: CO₂ è apolare, HCN è polare);
--se la molecola è trigonale (NS=3) e l'atomo centrale della molecola è legato a tre atomi uguali, la molecola
è apolare. In tutti gli altri casi è polare (esempi: SO3 è apolare, SO2 è polare)
--se la molecola è tetraedrica (NS=4) e l'atomo centrale della molecola è legato a
quattro atomi uguali, la molecola è apolare. In tutti gli altri casi è polare.

LEGAME METALLICO (adirezionale)


Un pezzo di metallo viene considerato appunto un insieme di cationi che hanno
espulso i loro elettroni di valenza e non un insieme di atomi neutri; gli elettroni
perduti, messi in comune fra tutti gli ioni e delocalizzati su un orbitale esteso a tutto il
metallo, possono muoversi liberamente in tutto il campione. Il legame tra gli atomi
del metallo nel cristallo non è né ionico, né covalente. L'attrazione che si esercita tra i cationi del reticolo
cristallino e gli elettroni di valenza delocalizzati costituisce il legame metallico.

LEGAMI (FORZE) INTERMOLECOLARI


(=forze di attrazione che si stabiliscono tra le molecole che costituiscono una sostanza)
-diminuiscono al passare dallo stato solido, allo stato
liquido, a quello aeriforme
Possiamo ritrovarle anche nelle strutture delle molecole
biologiche (es. DNA, proteine ecc...)
 Interazioni dipolo-dipolo (tra molecole polari)
 Interazioni di legame idrogeno (tra molecole
contenenti un atomo di H legato covalentemente
ad un atomo molto elettronegativo e di piccole
dimensioni)
 Forze di Van der Waals (le uniche che si
stabiliscono tra molecole non polari)
 Interazioni che coinvolgono ioni (tra ioni e
molecole polari o apolari)
Interazioni dipolo-dipolo
(=sono le forze di attrazione che si stabiliscono tra molecole polari)

Due dipoli elettrici (molecole polari) vicini tendono ad orientarsi in modo che il baricentro del primo dipolo
(+) sia vicino a quello (-) del secondo dipolo e per conseguenza si attraggono elettrostaticamente.
--Determinano punti di fusione e di ebollizione relativamente alti.

La forza attrattiva è proporzionale a 1/r 7 e, pertanto, decresce molto rapidamente all’ aumentare della
distanza, risultando significativa solo quando le molecole sono molto vicine fra loro.

Legame Idrogeno (legame direzionale)


È un particolare tipo di interazione dipolo-dipolo (particolarmente forte) che si stabilisce tra le molecole
polari contenenti un atomo di H legato covalentemente ad un atomo molto elettronegativo e di piccole
dimensioni (es. F, O, N)

L’interazione è di tipo elettrostatico tra la parziale carica positiva che si crea sull’H e un doppietto
elettronico solitario presente sull’atomo più elettronegativo. È un’interazione relativamente forte (più forte
delle normali interazioni dipolo-dipolo), per questo influenza fortemente le proprietà delle sostanze.
(es. H2OliquidoTe=100°C, H2Sgas Te=-61°C)

Interazioni dipolo-dipolo indotto


(=si stabiliscono tra molecole polari e molecole apolari)

Il baricentro positivo di una molecola polare attrae gli elettroni di una molecola non polare adiacente
generando un dipolo indotto. Tra dipolo e dipolo indotto si stabiliscono forze di attrazione elettrostatica (più
deboli di quelle tra dipoli permanenti). Sono le forze per le quali molti gas apolari (O 2, CO2, N2) mostrano
una certa solubilità in acqua.

La tendenza di una molecola a manifestare una polarità per induzione si chiama “polarizzabilità”, dipende
dalla facilità con cui la nuvola elettronica viene deformataaumenta all'aumentare delle dimensioni
molecolari.

Forze di Van der Waals (o di London)


(=sono le uniche forze attrattive che si stabiliscono tra molecole apolari)
Possiamo trovarli come:
 dipolo istantaneo-dipolo istantaneo
 dipolo istantaneo-dipolo indotto
 dipolo istantaneo-dipolo istantaneo indotto
In una molecola non polare il baricentro positivo e negativo coincidono, tuttavia, la distribuzione della
carica elettrica è simmetrica solo successivamente nel tempo: gli e - sono in continuo movimento e, in un
certo istante, possono essere più spostati verso un nucleo che verso l’altro, si va a creare una asimmetria di
cariche, un dipolo istantaneo.

Interazioni che coinvolgono specie cariche: Ione-molecola polare

Si stabilisce una attrazione elettrostatica tra lo ione positivo (o negativo) e il baricentro negativo (o positivo)
della molecola polare. (È il tipo di forza intermolecolare che determina la solubilizzazione di sostanze
ioniche in solventi polari, es. solvatazione, idratazione). Anche in questo caso è possibile un’attrazione
elettrostatica del tipo ione-dipolo indotto.

Forze di repulsione intermolecolare


Sebbene tutte le molecole si attraggano mediante forze intermolecolari, esse possono avvicinarsi fino ad un
valore critico di distanza oltre il quale predominano forze repulsive
dovute alla sovrapposizione delle nuvole elettroniche: repulsione sterica
o repulsione di Van der Waals

Due atomi di molecole diverse non possono avvicinarsi oltre la distanza
alla quale le forze attrattive eguagliano quelle repulsive (molecole in
contatto). Tale distanza di contatto è detta “distanza (o raggio) di Van
der Waals”. Il raggio di Van der Waals (r vdw) è uguale alla metà della
distanza internucleare di due atomi non legati (appartenenti a molecole diverse). Il raggio di Van der Waals
rvdw > raggio covalente rc

La forza dei legami che si stabiliscono tra le molecole di una sostanza determina se quella sostanza è in
forma solida, liquida o gassosa in determinate condizioni di temperatura e di pressione.
Lo stato di aggregazione di una sostanza dipende dal bilancio tra:
 Energia cinetica delle particelle (atomi, molecole, ioni)
 Energia di interazione tra le particelle
(atomi, molecole, ioni)
PASSAGGI DI STATO
 fusione, da solido a liquido
 solidificazione, da liquido a solido
 vaporizzazione, da liquido a gassoso
 condensazione, da gassoso a liquido
 sublimazione, da solido a gassoso
 brinamento, da gassoso a solido

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