Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Nell'antica Grecia due differenti scuole di pensiero provarono a dare una risposta a questo interrogativo:
quella portata avanti da Democrito (circa 370-460 a.C.), affermava che tutta la materia fosse composta da
minuscole particelle, troppo piccole però per essere osservate, chiamò queste particelle “atomi” (dal Greco
atomos, indivisibile). Alcuni suoi seguaci svilupparono successivamente l'idea dell'esistenza di differenti
specie di atomi. Secondo la teoria di Zenone di Elea, qualsiasi oggetto materiale, dal legno al cristallo di
sale, poteva essere diviso in due parti, ciascuna di queste in altre due parti e così via, fino all'infinito.
Secondo Zenone e i suoi seguaci, dunque, non era possibile ottenere particelle così piccole da essere
indivisibili.
È possibile analizzare la materia secondo due prospettive:
-descrizione macroscopica, basata sui sensi
-descrizione microscopica, basata sulla teoria atomica
MISCELE e SOSTANZE
atomispecie monoatomiche oppure combinazione con altri atomi diverse (es. COMPOSTIH2O,
NaCl…) o uguali (es. ELEMENTI Fe, Cl2, H2…), differenza lampante sono proprio i gas nobili presenti
come monoatomici perché molto stabili (unici composti monoatomici);
-Fe un aggregato di particelle, Cl2 biatomico, Xe monoatomico.
STRUTTURA DELL’ATOMO
Alcuni cenni riguardante lo studio del modello atomico, la cui difficile
comprensione ha portato alla scoperta delle “particelle subatomiche”:
Millikan misurò la carica elettrica dell’elettrone
Thomson misurò il rapporto carica/massa dell’elettrone
Rutherford dimostrò che la massa di un atomo è concentrata nel
nucleo e che il suo volume è dato essenzialmente dagli elettroni che
girano attorno al nucleo
Gli atomi sono i costituenti fondamentali della materia (118 specie
differenti). Un atomo è costituito da tre tipi di particelle: protoni e neutroni,
localizzati nel nucleo (carico positivamente e in cui si concentra quasi tutta
la massa dell'atomo) ed elettroni che si muovono intorno al nucleo su orbite
circolari (modello atomico di Rutherford)
ISOTOPI= uguale n° di massa (A), diverso n° atomico (Z), con uguali proprietà chimiche e diverse
proprietà fisiche (es. 168O, 178O, 188O in percentuali diverse che formano il peso atomico, che non è altro che
la media ponderata delle masse degli isotopi di dato elemento). La massa atomica e l'abbondanza isotopica
vengono determinate utilizzando uno strumento detto “spettrometro di massa”.
Quantizzazione= Il principio di quantizzazione dell'energia afferma che le particelle non possono assumere
e trasferire energia in modo continuo, ma soltanto per piccole quantità discrete dette “quanti”, e non esiste
una variazione di energia tra le varie orbite (es. 1//////2, non esistono valori intermedi come 1,1-1,2 ecc..)
Gli elettroni si muovono in orbite stazionarie (lungo le quali si muovono senza dissipare energia).
L’emissione o l’assorbimento di radiazione da parte dell’elettrone comporta il «salto» da un’orbita all’altra.
L’energia del fotone della radiazione emessa o assorbita (h*v) corrisponde esattamente alla differenza di
energia tra l’orbita di partenza e quella di arrivo.
Bohr capì che gli elettroni in un atomo non possono muoversi liberamente nello spazio circostante il nucleo,
ma devono rimanere confinati in specifiche regioni dello spazio chiamati “livelli energetici principali” o
meglio “gusci”. Gli elettroni contenuti nel guscio più interno sono quelli più vicini al nucleo e hanno
bisogno di un’energia maggiore per essere allontanati dal nucleo. I gusci sono suddivisi in “sottogusci”,
denominati utilizzando le lettere s, p, d, f. In questi sotto gusci, gli elettroni sono raggruppati in orbitali.
ORBITALE= regione di spazio intorno al nucleo ove esiste un’alta probabilità (almeno del 90%) di trovare
un elettrone (di data energia), tutto ciò è descritto da una funzione matematica, “equazione di Schrodinger”
La configurazione elettronica di un atomo si esprime sinteticamente dando la sequenza dei numeri quantici,
primario e secondario, relativi alle funzioni orbitali che rappresentano gli elettroni dell’atomo ed indicando
il numero di elettroni a cui sono associate le funzioni orbitali in questione.
Nel discutere sulle proprietà chimico-fisiche di un elemento, i chimici spesso si focalizzano sul guscio più
esterno e sugli elettroni contenuti in questo guscio. Gli
elettroni contenuti nel guscio più esterno vengono chiamati
elettroni di valenza e il livello energetico nel quale vengono a
trovarsi viene chiamato guscio di valenza (es. il carbonio C
con una configurazione elettronica fondamentale 1s 2 2s2 2p2
presenta 4 elettroni di valenza). Presentare il guscio elettronico
più esterno di un atomo è possibile utilizzare una
rappresentazione chiamata struttura di Lewis, quale prevede il simbolo di un elemento circondato da un
numero di puntini pari al numero di elettroni presenti nel guscio più esterno di quell’elemento. La tendenza
degli atomi a reagire in modo da avere un guscio esterno con otto elettroni di valenza è particolarmente
diffusa tra gli elementi dei Gruppi 1A-7A e a questa tendenza viene dato il nome speciale di regola
dell'ottetto. Un atomo con quasi otto elettroni di valenza tende a guadagnare gli elettroni necessari per
trovare la stabilità. Non applicabile per gli elementi nei gruppi B della tavola periodica.
-anione= ione carico negativamente, acquistando un elettrone (es. Cl Cl-)
-catione= ione carico positivamente, perdendo un elettrone (es. Na Na+)
TAVOLA PERIODICA
Concepita dal chimico Mendeleev
sulla base di analogie e differenze
di comportamento tra i vari
elementi, delineando così la loro
disposizione in base al n° atomico
di ciascun elemento. Dispose:
colonne = VIII gruppi principali
righe = 7 periodi
I gruppi sono numerati da I a
VIII da sinistra a destra e i
periodi da 1 a 7 dall’alto in
basso.
Mendeleev diede a queste colonne
dei numeri e aggiunse la lettera A
ad alcune colonne e B ad altre. Nel 1985 l'International Union of Pure and Applied Chemistry (IUPAC) ha
raccomandato un sistema di numerazione alternativo. In questo nuovo sistema, i gruppi, partendo da sinistra,
sono numerati da 1 a 18 senza alcuna lettera (per cui, ad esempio, nel sistema di numerazione proposto da
Mendeleev gli alogeni appartengono al Gruppo 7A; al contrario, nel nuovo sistema di numerazione
internazionale gli alogeni appartengono al Gruppo 17). Gli elementi dei Gruppi A sono conosciuti come
elementi dei gruppi principali, gli elementi presenti nei Gruppi B vengono invece chiamati elementi di
transizione, gli elementi dal 58 al 71 e dal 90 al 103 sono invece chiamati elementi di transizione interna
e non vengono inclusi nel corpo principale della tavola ma mostrati separatamente. Possibile comunque
notare che la disposizione ottenuta all’interno della tavola periodica varia in base al numero atomico,
scendendo lungo il gruppo troviamo la stessa configurazione nel guscio più esterno, al crescere del numero
atomico nel periodo gli elettroni si disporranno nello stesso livello energetico.
ELEMENTI METALLICI
✓Solidi a temperatura ambiente (ad eccezione del mercurio: Tf= –39°C)
✓Alta conducibilità elettrica
✓Ottimi conduttori del calore
✓Alto potere riflettente e lucentezza metallica
✓Duttili e malleabili
✓Se riscaldati o esposti a radiazioni elevate si rileva effetto fotoelettrico ed effetto termoionico.
✓Sono grado di formare leghe, che non sono altro che soluzioni di uno o più metalli sciolti in un altro
metallo (es. Ottone=rame Cu + zinco Zn, bronzo= rame Cu + stagno Sn ecc…)
Gli elementi dei gruppi dal III al VII hanno caratteristiche varie, in quanto all’interno dello stesso gruppo vi
sono elementi con carattere metallico, non metallico e semimetallico.
III GRUPPO
• Tutti gli elementi hanno configurazione elettronica ns2 np1
• Il boro è un semi-metallo mentre Al, Ga, In e Tl sono tutti metalli
IV GRUPPO
• Tutti gli elementi hanno configurazione elettronica ns2 np2
• carbonio (non metallo),
• silicio e germanio (semi-metalli),
• stagno e piombo (metalli)
V-VI GRUPPO
• Gli elementi del V gruppo hanno configurazione elettronica ns2 np3, quelli del VI ns2 np4. La situazione
nei Gruppi V e VI è simile a quella del Gruppo IV, ma aumenta la presenza di elementi non metallici.
• nel Gruppo V si passa dall’azoto (un gas, e principale costituente dell’atmosfera) e dal fosforo ( non
metalli) all’arsenico e all’antimonio (semi-metalli) e al bismuto (metallo)
• O, S e Se sono non metalli, Te è un semi-metallo, Po è un metallo
--Lo stato di valenza non corrisponde necessariamente allo stato fondamentale, ma allo stato eccitato (es.
carbonio, C)
Perché il carbonio spende energia per far passare gli elettroni dell’orbitale s all’orbitale p, quando
dovrebbe essere il contrario per spendere di meno?
…
Classifichiamo i legami covalenti in due categorie, covalente non polare e covalente polare, a seconda
della differenza di elettronegatività tra gli atomi legati. In un legame covalente non polare, gli elettroni sono
condivisi equamente. In un legame covalente polare, sono, invece, condivisi di modo diseguale.
Conseguenza della distribuzione disuguale degli elettroni produce un dipolo, che presenta un polo positivo e
un polo negativo in base all’elettronegatività degli elementi in esame.
Grazie alla presenza della formula di struttura, ovvero una formula che mostra come gli atomi in una
molecola o in uno ione sono legati tra loro, un legame può essere ulteriormente classificato in:
-legame singolo=In un singolo legame, due atomi condividono una coppia di elettroni, pertanto un singolo
legame si rappresenta con un trattino tra gli atomi legati. (es. H-Cl, -C-H).
-legame doppio=In un doppio legame, due atomi condividono due coppie di elettroni, pertanto un doppio
legame si rappresenta con due trattini tra gli atomi legati. (es. C=C, C=N, C=O).
-legame triplo= In un legame triplo, i due atomi condividono tre coppie di elettroni, pertanto un legame
triplo si indica con tre trattini tra gli atomi legati (es. -C=C-, -C=N-)
Due dipoli elettrici (molecole polari) vicini tendono ad orientarsi in modo che il baricentro del primo dipolo
(+) sia vicino a quello (-) del secondo dipolo e per conseguenza si attraggono elettrostaticamente.
--Determinano punti di fusione e di ebollizione relativamente alti.
La forza attrattiva è proporzionale a 1/r 7 e, pertanto, decresce molto rapidamente all’ aumentare della
distanza, risultando significativa solo quando le molecole sono molto vicine fra loro.
L’interazione è di tipo elettrostatico tra la parziale carica positiva che si crea sull’H e un doppietto
elettronico solitario presente sull’atomo più elettronegativo. È un’interazione relativamente forte (più forte
delle normali interazioni dipolo-dipolo), per questo influenza fortemente le proprietà delle sostanze.
(es. H2OliquidoTe=100°C, H2Sgas Te=-61°C)
Il baricentro positivo di una molecola polare attrae gli elettroni di una molecola non polare adiacente
generando un dipolo indotto. Tra dipolo e dipolo indotto si stabiliscono forze di attrazione elettrostatica (più
deboli di quelle tra dipoli permanenti). Sono le forze per le quali molti gas apolari (O 2, CO2, N2) mostrano
una certa solubilità in acqua.
La tendenza di una molecola a manifestare una polarità per induzione si chiama “polarizzabilità”, dipende
dalla facilità con cui la nuvola elettronica viene deformataaumenta all'aumentare delle dimensioni
molecolari.
Si stabilisce una attrazione elettrostatica tra lo ione positivo (o negativo) e il baricentro negativo (o positivo)
della molecola polare. (È il tipo di forza intermolecolare che determina la solubilizzazione di sostanze
ioniche in solventi polari, es. solvatazione, idratazione). Anche in questo caso è possibile un’attrazione
elettrostatica del tipo ione-dipolo indotto.
La forza dei legami che si stabiliscono tra le molecole di una sostanza determina se quella sostanza è in
forma solida, liquida o gassosa in determinate condizioni di temperatura e di pressione.
Lo stato di aggregazione di una sostanza dipende dal bilancio tra:
Energia cinetica delle particelle (atomi, molecole, ioni)
Energia di interazione tra le particelle
(atomi, molecole, ioni)
PASSAGGI DI STATO
fusione, da solido a liquido
solidificazione, da liquido a solido
vaporizzazione, da liquido a gassoso
condensazione, da gassoso a liquido
sublimazione, da solido a gassoso
brinamento, da gassoso a solido