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Marco Monaci
1 Liceo Scientifico G. Marconi (5F)
2 Tranquilli.
Anche qui quando studiai io a malapena mi accorsi che Dove abbiamo diviso il numero totale di nucleoni A per
si stava parlando di nuclei atomici. il volume a disposizione del nucleo; K è una costante.
Invertendo la formula (provate ad invertirla!) otteniamo Sperimentalmente si vede che lo skin thickness è
per il raggio: grosso modo indipendente dal nucleo considerato e vale
circa 2.3 fm.
s
A
R= 3 4 3.2 La forza nucleare
3 πK
Abbiamo avuto modo di parlare piuttosto diffusamente
Ovvero inglobando tutto in una costante da dell’esperimento di Rutherford e del modello atomico
determinare possiamo scrivere: collegato; quello che si vede sparando particelle α, ovve-
ro nuclei di elio contro un nucleo molto più massiccio,
√
R = R0 A
3
per esempio contro un nucleo di oro 197 Au, e che tali
particelle vengono deviate poco dalla loro traiettoria,
Dagli esperimenti risulta che R0 = 1.2 f m (dove con tranne qualcuna che risentendo del nucleo atomico vie-
f m indichiamo il fermi, unità di misura che equivale a ne deviata notevolmente o addirittura torna indietro.
10−15 m). Ricordiamo che le particelle α sono nuclei positivi di
Questo R0 rappresenta, per così dire, le dimensioni elio, quindi avvicinandosi molto ai nuclei di oro risen-
del nucleo di idrogeno, ovvero del protone. Per i nuclei tono della repulsione coulombiana. Ne consegue che
più grandi il raggio nucleare aumenta con una radice alcune particelle vengono deviate notevolmente.
terza del numero di massa. Se aumentiamo l’energia delle particelle α gli angoli di
deviazione si ridurranno, ovvero le particelle tenderan-
no a proseguire in linea retta il loro percorso. Questo
perché avendo a disposizione maggiore energia vengono
deviate meno dalla loro traiettoria. Quindi se il model-
lo di Rutherford fosse perfettamente valido dovremmo
vedere una diminuzione degli angoli di deviazione man
mano che aumentiamo l’energia delle particelle.
In Figura 3 possiamo vedere la diminuzione della
deviazione delle particelle α man mano che aumentiamo
la loro energia 4 .
Se tale nucleo emette una particella α, si trasforma Quindi nel caso dell’atomo di uranio-238 mediamente
in un altro nucleo che possiamo indicare come Y . ogni singolo nucleone possiede una binding energy di
Infatti la particella α è formata da due protoni e da circa 7.56 MeV.
due neutroni, quindi l’elemento Y sarà due caselle Nel caso del litio-6 la binding energy per singolo
indietro sulla tavola periodica; inoltre dobbiamo nucleone è circa 5.33 MeV.
aggiornare i numeri A, Z ed N : poiché il nucleo α
ha quattro nucleoni, dobbiamo fare A − 4; i protoni
sono invece due, e quindi dobbiamo scrivere Z − 2;
infine i neutroni sono sempre due, quindi dobbiamo
scrivere N − 2. In definitiva il decadimento α (ovve-
ro quello che si ha quando un nucleo emette una
particella α) possiamo scriverlo come:
A
Z XN −→A−4
Z−2 YN −2 + α + E0
R
mx c2 =~
c
E quindi possiamo trovare la massa della particella
tanto agognata, ovvero:
~c 1
mx =
R c2
Nota: lasciando indicato il termine c12 e calcolando
solo ~c
R il risultato ci uscirà direttamente in elettronvolt.
Facendo i calcoli troviamo la seguente cosa fantastica:
Figura 5: Andamento del potenziale nucleare. In ascissa è riportata
la distanza in fermi, mentre in ordinata è riportato il poten- mx ' 200 M eV
ziale nucleare in unità arbitrarie. Quello che ci interessa è
sapere che se il grafico è positivo allora la forza è repulsiva, Ovvero tale particella avrà una massa di circa 200
mentre se il grafico è negativo la forza è attrattiva.
megaelettronvolt. Tali particelle che non rispettano la
conservazione dell’energia si chiamano particelle vir-
tuali e non possono essere rilevate da esperimenti, ma
l’esistenza di una o più particelle che trasportino questa
si possono osservare i risultati del loro lavoro.
forza, esattamente come il fotone trasporta l’interazione
Ebbene, eseguento esperimenti indiretti abbiamo tro-
elettromagnetica. Noi non ci addentreremo nei compli-
vato l’evidenza sperimentale di queste particelle. In
cati calcoli (anche perché nemmeno lo scrivente sarebbe
particolare ce ne sono tre, per coprire tutte le tipolo-
in grado di uscirci vivo), tuttavia come morale della fa-
gie di interazione (protone-protone, neutrone-protone e
vola si scopre che tali particelle, per funzionare, devono
neutrone-neutrone). Esse si chiamano mesoni:
violare il principio di conservazione dell’energia e
della quantità di moto. Ebbene sì, avete letto bene. • Mesone π + : massa pari a circa 139.6 MeV;
Devono violare la conservazione dell’energia. Prima che
qualcuno si faccia prendere dal panico, diciamo che • Mesone π − : massa pari a circa 139.6 MeV;
questo è possibile se avviene in un tempo brevissimo, ma
• Mesone π 0 : massa pari a circa 135 MeV.
proprio breve. Per così dire, se facciamo questa gonfiata
per pochissimo tempo la Natura "non se ne accorge" e ci E’ bellissimo notare che le masse non sono poi così
lascia in pace. Tuttavia tale particella deve esistere per lontane da quanto avevamo preventivato. I mesoni π
un tempo brevissimo, e questo ci permette di calcolare quindi sono i mediatori della forza nucleare forte e
la sua ipotetica massa. agiscono all’interno del nucleo atomico.
Partiamo dal principio di indeterminazione di
Heisenberg, che possiamo scrivere come: Numeri magici:
Vi ricordate la proton separation energy e la neutron
∆E∆t ≥ ~ separation energy? Ebbene, ora vogliamo studiare l’an-
damento di queste energie in funzione del numero di
In altre parole l’indeterminazione della misura sul- massa, ovvero per nuclei via via sempre più pesanti.
l’energia della particella moltiplicata per l’indetermina- Così a bruciapelo potremmo ipotizzare che più il nu-
zione sul tempo di vita di tale particella deve essere cleo è grande, più riusciamo a strappare un neutrone
maggiore o tuttalpiù uguale alla costante di Planck (h) o un protone con facilità. Del resto quelli più esterni
diviso 2π (ovvero 2πh
= ~). Sotto tale indeterminazione si trovano lontano dal centro, quindi dovrebbe essere
tutto può succedere. oggettivamente più facile isolarli.
Ebbene, come si vede dalla Figura 6 la situazione non
Scriviamo quindi l’energia come:
è così banale come sembra.
La cosa oggettivamente più inquietante è che l’anda-
∆E = mx c2
mento non è monotòno, ovvero ci sono dei salti piuttosto
evidenti. Per un certo numero di protoni o di neutroni
Dove con mx abbiamo indicato la massa della particel-
l’energia di separazione diventa incredibilmente più al-
la mediatrice di forza. La particella vive per un tempo ∆t
ta, come se il nucleo fosse nettamente più legato e più
pari allo spazio percorso diviso la velocità con cui lo per-
stabile. Tali numeri sono riportati all’interno dei cer-
corre. Mettiamoci in un caso ideale, dove tale particella
chietti in figura. In altre parole se un nucleo presenta
deve passare da un nucleone all’altro, ovvero percorrere
8 protoni (per esempio), strappare un protone diventa
circa 1 fm. Tale particella la facciamo viaggiare alla
incredibilmente più difficile, con la diretta conseguenza
velocità della luce, quindi possiamo scrivere:
che il nucleo è più stabile. Tale fenomeno si ripete anche
R = c∆t per numeri successivi. L’intera sequenza è:
Dove X e Y sono i nuclei atomici di "partenza" e di Esso in teoria potrebbe decadere seguendo diversi
"arrivo". E’ quindi chiaro che il decadimento α cambia canali, come riportato in Figura 9, dove sono riportati
sostanzialmente la struttura del nucleo, creando di fatto vari modi di decadimento. Osserviamo attentamente
un nuovo elemento. Un esempio di decadimento α è il le energie rilasciate. Il segno negativo indica che dob-
seguente: biamo fornire quella energia per estrarre la particella
indicata. Ciò significa che non è un processo sponta-
186
76 Os110 −→182
74 W108 + α neo, ma è un processo che richiede una certa quantità
di energia fornita dall’esterno. Controllando la tabella
Dove l’osmio-186 decade in tungsteno-182 emettendo
noteremo che l’unico modo di decadimento che presen-
per l’appunto una particella α. Notare come il numero di
ta una energia positiva, quindi un processo che libera
massa sia diminuito di 4 (infatti abbiamo perso quattro
energia abbassando quella del nucleo, è quello in cui
nucleoni) mentre il numero di protoni e di neutroni sia
viene emessa una particella α, ovvero un nucleo di elio,
sceso di 2 unità. La particella α si porta via circa 2.8 4
He.
MeV di energia cinetica.
In definitiva il decadimento α rappresenta il miglior
Se un nucleo è fortemente instabile, può percorrere
modo per liberare energia dal nucleo e raggiungere
quella che si chiama la decay chain, ovvero la catena
configurazioni più stabili.
di decadimento, emettendo per esempio più particelle
α in sequenza fino a raggiungere il nucleo più stabile 8.2 Decadimento β
possibile. Facciamo un esempio, partendo da un nucleo Il secondo decadimento che studiamo è utilizzato dai
radioattivo del torio, ovvero il 228 T h. Evitiamo di scrivere nuclei per correggere direttamente l’eccesso di protoni
la notazione completa anche con Z ed N in quanto in
questa situazione è inutile. 8 Che ora inizia davvero a rompere un po’ troppo le scatole.
o di neutroni nel nucleo, convertendo l’uno nell’altro o La differenza principale che c’è fra il decadimento β e
viceversa. il decadimento α è che nel decadimento α il nucleo di
Immaginiamo di voler per esempio convertire un neu- elio emesso è presente nel nucleo atomico: in altre paro-
trone in un protone: prima di tutto è necessario con- le vengono sparati fuori due protoni e due neutroni. Nel
servare la carica, quindi se da un neutrone (neutro) caso del decadimento β invece viene creata una parti-
creiamo un protone (positivo) dobbiamo creare anche cella (elettrone o positrone) la quale viene sparata fuori,
una particella negativa (che indichiamo generalmente abbassando l’energia del nucleo e quindi rendendolo
come β). Si è poi scoperto che la particella negativa è più stabile.
molto semplicemente un elettrone. In particolare il decadimento β non modifica il numero
In definitiva per esempio il neutrone può diventare un di massa, in quanto il numero di nucleoni all’interno del
protone secondo questa reazione: nucleo resta invariato: i numeri che cambiano sono Z
ed N . Il decadimento β è quindi molto conveniente per
n −→ p + e− + ν¯e
quei nuclei che vogliono mantenere lo stesso numero di
Dove come ν¯e indichiamo un antineutrino elettronico massa ma contemporaneamente diventare più stabili 9 .
(la barra sopra una particella indica la corrispettiva Giusto per fissare le idee riportiamo qualche esempio:
antiparticella).
38s
23
N e −−→ 23
N a + e− + ν¯e
Una antiparticella ha la stessa massa della rispet-
tiva particella ma possiede alcuni numeri quantici
invertiti. Per esempio l’antiparticella dell’elettrone Questo è un decadimento β − , in quanto viene emesso
è il positrone, che è in tutto e per tutto uguale al- un elettrone (negativo). Il tempo di decadimento come
l’elettrone ad esclusione della carica elettrica, che al solito è riportato sopra la freccia e in questo caso è
è opposta (ovvero positiva). Nel caso di particelle piuttosto breve, in quanto sono solo 38 secondi.
con tutti i numeri quantici nulli, come ad esempio
Un altro esempio è dato da:
il fotone, particella e antiparticella coincidono. Nel
caso del neutrino, che ha carica nulla, è opposto
210000y
un altro numero quantico, chiamato elicità. Nel ca- 99
T c −−−−−→ 99
Ru + e− + ν¯e
so dell’antineutrino l’elicità è destrorsa, mentre nel
caso del neutrino l’elicità è sinistrorsa.
Si tratta sempre di un decadimento β − , però questa
Definiamo quindi il decadimento β come un deca- volta la vita media del nucleo è di ben 210’000 anni! Il
dimento che involva un elettrone o un positrone, e ne punto cruciale dei decadimenti β è l’incredibile varietà
consegua quindi una trasformazione di un neutrone in di vite medie, che possono andare da pochi secondi fino
un protone e viceversa. a milioni di anni. Il perché di questa enorme dispari-
I decadimenti β si dividono tuttavia in tre diverse tà fra i vari decadimenti è estremamente interessante
tipologie: ma la sua spiegazione puntuale esula dallo scopo di
queste umilissime dispense 10 . Ci basti sapere che nei
• Decadimento β − : un neutrone viene trasformato decadimenti β ci possono essere decadimenti permes-
in un protone con l’emissione di un elettrone e di si che avvengono quindi in poco tempo, e decadimenti
un antineutrino elettronico; proibiti, che nonostante il nome fuorviante possono
avvenire, sebbene molto più raramente di quelli per-
• Decadimento β + : un protone viene trasforma- messi, presentando quindi vite medie estremamente più
to in un neutrone con l’emissione di un positro- lunghe.
ne (l’antiparticella dell’elettrone) e di un neutrino
elettronico; Un esempio di decadimento β + è dato da: