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FISICA NUCLEARE

Marco Monaci
1 Liceo Scientifico G. Marconi (5F)

Introduzione: • Il protone pesa 938.27 M eV ;


Tali dispense coprono la parte finale del programma
effettuato durante il quinto anno del liceo scientifico per • Il neutrone pesa un po’ di più, ovvero 939.56 M eV ;
quanto concerne la fisica nucleare, ovvero la fisica che
si occupa di studiare le proprietà e il comportamento • L’elettrone è invece molto più leggero, pesando
dei nuclei atomici, lasciando quindi perdere in massima 0.511 M eV .
parte cosa fanno gli elettroni. Queste dispense sono di
livello volutamente più elevato rispetto al libro di testo Se noi prendiamo queste energie (masse) e le trasfor-
e ai programmi ministeriali, principalmente per due miamo in Joule, poi successivamente dividiamo tutto
motivi: per la velocità della luce al quadrato (come abbiamo visto
prima) otterremo la massa espressa in kilogrammi. Tut-
• Coloro che si approcciano a tali dispense fra meno tavia è piuttosto palese che lavorare con gli elettronvolt
di sei mesi avranno a che fare con un ambiente uni- sia estremamente più pratico.
versitario, è quindi bene dare un piccolo assaggio Proviamo a calcolare la massa dell’elettrone in
(potremmo chiamarlo un aperitivo) del livello che kilogrammi partendo dalla sua espressione in MeV:
potranno trovare;
0.511 · 106 · 1.602 · 10−19
• Molti argomenti sono fuori programma, tuttavia me = = 9.1 · 10−31 kg
9 · 1016
sono molto interessanti e presentano numerosi col-
legamenti che potrebbero essere utilizzati durante Che effettivamente è proprio la massa dell’elettrone
il colloquio d’esame. espressa in kilogrammi.
Detto questo, le dispense seguiranno in buona par- Nota. Di fatto l’elettronvolt rappresenta la definizione
te l’opera Introductory Nuclear Physics di K. S. Kra- di energia guadagnata da una carica sottoposta ad una
ne, libro fra le altre cose molto consigliato in quanto certa differenza di potenziale. Infatti sappiamo in gene-
estremamente chiaro e di piacevole lettura. rale che se moltiplichiamo una carica per una differenza
Terminologia iniziale: di potenziale Q∆V otteniamo proprio una energia. Se
Iniziamo con un po’ di terminologia che ci servirà poi la carica è l’elettrone e la differenza di potenziale è
successivamente. un volt, otteniamo l’elettronvolt eV .
2.1 L’elettronvolt
Abbiamo già avuto modo di introdurre in modo molto 2.2 Numero di massa, numero atomico, numero
superficiale l’elettronvolt, ovvero una unità di misura neutronico
dell’energia.
Nella stragrande maggioranza dei casi ogni nucleo ato-
mico è composto da un certo numero di protoni e di
L’elettronvolt (eV) è definito come l’energia che gua-
neutroni. Tali particelle hanno all’incirca la stessa mas-
dagna un elettrone quando viene sottoposto ad una
sa, con il neutrone leggermente più massivo. I protoni
differenza di potenziale di un volt. Si tratta quindi di
hanno carica positiva e controbilanciano esattamente
una energia (che si misura in Joule) e possiamo scrivere
la carica negativa fornita dagli elettroni. Ne consegue
la seguente equivalenza:
che per un atomo neutro il numero di elettroni sarà
1 eV = 1.602 · 10−19 J uguale al numero di protoni nel nucleo. A questo punto
uno si potrebbe chiedere cosa ci facciano i neutroni
L’elettronvolt è chiaramente una misura di energia in mezzo alle scatole: come vedremo dopo la presenza
molto piccola, che tuttavia è comoda per quanto riguar- dei neutroni all’interno del nucleo atomico è di cruciale
da le particelle nucleari. Tale unità di misura può es- importanza per la stabilità dello stesso. Il neutrone ha
sere utilizzata anche per misurare la massa di oggetti carica nulla e conseguentemente non incide sul bilancio
microscopici. Infatti possiamo scrivere che: delle cariche nel nucleo.
Un esempio di nucleo atomico è dato per esempio
E = mc2 dal’elio: esso possiede 2 protoni e 2 neutroni.
Sappiamo che le proprietà di un atomo dipendono
Dove per l’appunto m è la massa della particella. in massima parte dal numero di elettroni che possiede:
Possiamo esprimere la massa della particella come: infatti basti pensare agli ioni che si comportano in modo
totalmente diverso rispetto agli atomi neutri. Sembre-
E
=m rebbe quindi che il bilancio di cariche sia cruciale per
c2 le proprietà generali di una sostanza.
Ovvero la massa si può esprimere in elettronvolt su La stessa cosa la possiamo dire per i nuclei atomici:
velocità della luce al quadrato. Per fare i conti di solito la maggior parte delle caratteristiche del nucleo dipen-
si considera la velocità della luce pari a 1, conseguente- de dal numero di protoni in esso contenuti. Infatti se
mente la massa delle particelle si misura semplicemente abbiamo un solo protone nel nucleo abbiamo l’idroge-
in elettronvolt. Considerando la velocità della luce come no, se ne aggiungiamo uno otteniamo un nucleo di elio
unità, tutte le velocità verranno in funzione della luce (o meglio, un isotopo dell’elio, come approfondiremo
(per esempio 0.1c, 0.7c...) successivamente).
Facciamo un paio di esempi: Quindi in modo molto naive possiamo dire:
Cambiando numero di protoni all’interno di un Ne consegue quindi che l’unico numero veramente im-
nucleo cambiamo elemento. In altre parole ag- portante è A, ovvero il numero di massa. Il nucleo
giungendo protoni ci spostiamo lungo la tavola di uranio precedentemente trattato possiamo indicarlo
periodica. semplicemente come:
238
Quindi l’idrogeno avrà un protone, l’elio avrà due U
protoni, il litio avrà tre protoni e così via.
Il numero di neutroni all’interno di un nucleo ne cam- E con tale scrittura siamo certi di indicare proprio
bia sì le proprietà, tuttavia non in modo così drammatico quel nucleo lì, con quel numero di protoni e di neutroni.
come fanno i protoni. Questo significa che se aggiungia-
Nota. Tuttavia per fare i conti in nucleare conviene a
mo un neutrone ad un atomo di elio otteniamo sempre
volte essere ridondanti e indicare comunque il numero
un atomo di elio, ma che comunque possiede proprietà
atomico e il numero di neutroni; in questo modo ab-
diverse e di solito è instabile, come vedremo successiva-
biamo tutto sotto controllo e non dobbiamo consultare
mente. Un esempio è dato dal deuterio, che è un nucleo
tutte le volte la tavola periodica per capire il numero di
di idrogeno a cui è stato aggiunto un neutrone.
protoni.
Ne consegue che indicando il numero di protoni e di
neutroni contenuti all’interno di un nucleo abbiamo
definito completamente il nucleo in questione. Le specie Facciamo un altro esempio:
nucleari (ovvero i nuclei) si indicano nel seguente modo:
56
26 F e30
A
X
Z N
Con tale scrittura indichiamo un nucleo di ferro (che
Dove: chiaramente possiede 26 protoni) con 30 neutroni per
• X è l’elemento chimico considerato e si usa la nota- un totale di 56 nucleoni.
zione della tavola periodica. Quindi se vogliamo in- 2.3 Isotopi, isotoni, isobari, isodiaferi
dicare idrogeno scriveremo H, se vogliamo indicare
lo xenon scriveremo Xe e così via; Abbiamo visto che fondamentalmente possiamo giocare
con i nuclei atomici aggiungendo o togliendo neutroni.
• Z indica il numero di protoni (dal tedesco Zahl, Introduciamo un po’ di terminologia che sarà utile in
numero - chiamato anche numero protonico) pre- futuro.
senti nel nucleo. Tale numero si chiama numero
atomico; • Nuclei isotopi. O semplicemente isotopi, sono quei
nuclei che presentano lo stesso numero di protoni
• N indica il numero di neutroni presenti nel nucleo. ma possono avere un diverso numero di neutroni;
Tale numero si chiama numero neutronico;
• Nuclei isotoni. O semplicemente isotoni, sono quei
• A si chiama numero di massa ed indica semplice-
nuclei che presentano lo stesso numero di neutroni;
mente la somma di protoni e neutroni. Ciò significa
che A = Z + N . • Nuclei isobari. O semplicemente isobari, sono quei
nuclei che presentano lo stesso numero di massa
Nota. I protoni e i neutroni si chiamano in generale A;
nucleoni. Ne consegue che A indica il numero di
nucleoni presenti nel nucleo atomico. • Nuclei isodiaferi. O semplicemente isodiaferi, sono
quei nuclei che presentano la stessa differenza fra
Un esempio di scrittura è dato da: numero di neutroni e numero di protoni, ovvero che
presentano lo stesso N − Z.
238
92 U146
Facciamo qualche esempio:
Analizziamo tale scrittura. Essa ci dice che siamo
80 86
in presenza di un nucleo di uranio, il quale possiede I nuclei 36 Kr44 e 36 Kr50 sono due isotopi del kripton.
92 protoni, 146 neutroni per un totale di 238 nucleoni
presenti.
L’acutissimo nonché pedissequo studente potrebbe I nuclei 58
e 57
sono due isotoni.
26 Co32 25 M n32
notare 1 che in tale scrittura ci sono informazioni ri-
dondanti. Infatti se indichiamo l’elemento chimico che
sitamo trattando sappiamo già quanti protoni ci sono
181 181
nel nucleo. Infatti qualunque nucleo di uranio possiede I nuclei 73 T a108 e 72 Hf109 sono due isobari.
92 protoni, qualunque nucleo di elio possiede due proto-
ni e così via. Il numero atomico si può quindi omettere
tranquillamente. I nuclei 234
e 238
sono due isodiaferi.
90 T h144 92 U146
Sapendo però al volo il numero di protoni e cono-
scendo il numero di massa sappiamo automaticamente
anche il numero di neutroni, in quanto N = A − Z. Esercizio. Cercare gli isotopi dell’uranio, del tantalio
1 Se e del fosforo. Cosa possiamo notare in merito alla stabi-
non lo avete notato state tranquilli. Io non me ne accorsi, quando
studiai questa cosa. Si può vivere una vita piena e interessante lità del nucleo e al suo numero di neutroni rispetto al
anche senza averlo notato. numero di protoni?
Proprietà nucleari:
Per classificare gli atomi conosciamo tutti la tavola pe-
riodica: una tabella ordinata in cui sono elencati gli
elementi chimici in modo da raggrupparli, per quanto
possibile, per proprietà simili.
Allo stato attuale (tavola ufficiale IUPAC 2016) la tavo-
la periodica conta 118 elementi conosciuti, sebbene solo
dei primi 108 si conoscano bene le proprietà. Infatti gli
atomi più pesanti sono anche estremamente instabili e
difficili da studiare.
Sebbene siano tanti elementi, è piuttosto facile orga-
nizzarli per l’appunto in una tavola periodica comoda.
Lo stesso non si può dire riguardo a tutti gli isotopi di
tutti gli elementi: infatti il loro numero è enormemente
più grande. Basti pensare che il solo ferro possiede oltre
30 isotopi (fra stabili e radioattivi)! Se moltiplichiamo
una media di anche soli 10 isotopi per elemento otte-
niamo un elenco contenente oltre un migliaio di nuclei.
Ed ogni anno ne vengono scoperti di nuovi.
Organizzare questa mostruosità richiede ovviamente
uno sforzo maggiore rispetto all’organizzazione degli
atomi. Tipicamente gli isotopi si posizionano in un
piano cartesiano dove l’asse x rappresenta il numero
di protoni, mentre l’asse y rappresenta il numero di Figura 1: Carta dei nuclidi, ovvero nuclei atomici. Ogni quadratino
neutroni. Ciò significa per esempio che l’elio stabile rappresenta un isotopo. Gli isotopi stabili sono indicati con
un quadratino nero. E’ inoltre indicata la linea in cui il
lo troviamo nel punto (2, 2), in quanto possiede due numero di neutroni è uguale al numero di protoni. Notare
protoni e due neutroni. Il ferro-56 (ovvero 56 26 F e30 ) lo come gli elementi stabili si discostino via via da tale retta,
posizioniamo nel punto (26, 30). ovvero gli isotopi tendono ad essere stabili con un numero
I punti rappresentano quindi i singoli isotopi: di solito maggiore di neutroni rispetto al numero di protoni. Il codice
di colori indica il tempo di decadimento medio. Notare come
i punti hanno colori diversi, in quanto ciascun isotopo allontanandosi dagli elementi stabili (ovvero aumentando il
può essere più o meno stabile. I colori indicano la tipo- numero di neutroni o di protoni) il tempo di decadimento si
logia di decadimento e dopo quanto tempo decadono. Di riduca drasticamente.
solito gli isotopi stabili (che poi sono quelli che vengono
riportati nella tavola periodica) sono indicati come dei
che però non dispone di bordi ben definiti. Utilizzando
pallini neri.
fasci di elettroni è possibile sondare i nuclei atomici
In Figura 1 è possibile vedere la carta che organizza per cercare di misurarne il raggio: tecnicamente sono
tutti gli isotopi scoperti (che sono oltre 3000!). misure in cui si va a vedere il pattern di diffrazione, ma
questo esula dallo scopo di queste umilissime dispen-
Come regola generale vale la seguente. Un isoto-
se; quello che ci interessa sapere è che utilizzando gli
po tende a raggiungere la configurazione più stabi-
elettroni è possibile in qualche modo giungere ad una
le possibile, ovvero tende a spostarsi lungo la carta
misura del raggio del nucleo. Riportiamo i principali
dei nuclidi fino a raggiungere un isotopo stabile, ov-
risultati che si sono ottenuti:
vero un isotopo rappresentato da un pallino nero
nella carta. Ogni volta che ci si sposta si effettua • Il nucleo non ha un limite ben definito: non è quindi
un decadimento, dove il nucleo calibra il numero possibile definire un raggio unico del nucleo;
di protoni e di neutroni, come vedremo successiva-
• La densità rimane pressoché costante all’interno
mente. I tempi di decadimento sono estremamente
del nucleo per poi crollare piuttosto rapidamente a
vari e vanno dai pochi nanosecondi fino ai milioni
zero man mano che ci si allontana dal centro del
di anni e anche più.
nucleo;
• Come ci si aspettava, nuclei più grandi hanno anche
3.1 Distribuzione della massa e raggio nucleare raggi più grandi.
Studiando i nuclei atomici l’acutissimo e pedissequo In particolare risulta che il numero di nucleoni per
studente 2 potrà asserire che potrebbe essere interes- unità di volume si mantiene pressoché costante. Questo
sante conoscere il raggio dei nuclei atomici e come si significa che il nucleo non è più denso verso l’interno,
dispone la massa all’interno degli stessi, ovvero come ma grosso modo mantiene la stessa densità per tutta la
varia la densità con il raggio del nucleo. sua struttura. Possiamo quindi approssimare il nucleo
Effettivamente esistono misure che permettono di co- come una goccia di liquido incomprimibile dove per
noscere con una precisione ragguardevole queste due l’appunto la densità è grosso modo costante ovunque.
quantità, sebbene non sia facile definirle. Infatti il nu- Questo può essere scritto in formule:
cleo atomico non possiamo rappresentarlo come una
seppur minuscola pallina di materia, ma dobbiamo più A
4 ∼K
che altro pensare ad una nuvola di materia molto densa 3 πR
3

2 Tranquilli.
Anche qui quando studiai io a malapena mi accorsi che Dove abbiamo diviso il numero totale di nucleoni A per
si stava parlando di nuclei atomici. il volume a disposizione del nucleo; K è una costante.
Invertendo la formula (provate ad invertirla!) otteniamo Sperimentalmente si vede che lo skin thickness è
per il raggio: grosso modo indipendente dal nucleo considerato e vale
circa 2.3 fm.
s
A
R= 3 4 3.2 La forza nucleare
3 πK
Abbiamo avuto modo di parlare piuttosto diffusamente
Ovvero inglobando tutto in una costante da dell’esperimento di Rutherford e del modello atomico
determinare possiamo scrivere: collegato; quello che si vede sparando particelle α, ovve-
ro nuclei di elio contro un nucleo molto più massiccio,

R = R0 A
3
per esempio contro un nucleo di oro 197 Au, e che tali
particelle vengono deviate poco dalla loro traiettoria,
Dagli esperimenti risulta che R0 = 1.2 f m (dove con tranne qualcuna che risentendo del nucleo atomico vie-
f m indichiamo il fermi, unità di misura che equivale a ne deviata notevolmente o addirittura torna indietro.
10−15 m). Ricordiamo che le particelle α sono nuclei positivi di
Questo R0 rappresenta, per così dire, le dimensioni elio, quindi avvicinandosi molto ai nuclei di oro risen-
del nucleo di idrogeno, ovvero del protone. Per i nuclei tono della repulsione coulombiana. Ne consegue che
più grandi il raggio nucleare aumenta con una radice alcune particelle vengono deviate notevolmente.
terza del numero di massa. Se aumentiamo l’energia delle particelle α gli angoli di
deviazione si ridurranno, ovvero le particelle tenderan-
no a proseguire in linea retta il loro percorso. Questo
perché avendo a disposizione maggiore energia vengono
deviate meno dalla loro traiettoria. Quindi se il model-
lo di Rutherford fosse perfettamente valido dovremmo
vedere una diminuzione degli angoli di deviazione man
mano che aumentiamo l’energia delle particelle.
In Figura 3 possiamo vedere la diminuzione della
deviazione delle particelle α man mano che aumentiamo
la loro energia 4 .

Figura 2: Andamento della densità nucleare in funzione del raggio


nel caso dell’isotopo 208 del piombo. Come si può notare
all’interno del nucleo la densità rimane grosso modo co-
stante, mentre ad un certo punto decresce rapidamente fino
ad azzerarsi. Con tP b indichiamo lo skin thickness che vale
all’incirca 2.3 fm.

Per quanto riguarda la densità nucleare abbiamo già


avuto modo di dire che il suo andamento è grosso modo
costante in tutto il nucleo, sebbene poi tenda a decresce-
re molto rapidamente fino ad azzerarsi una volta usciti
dal nucleo. Quello che è interessante notare è che non
c’è una separazione netta, quindi non è possibile defini-
re un raggio preciso. Ciò significa che anche i protoni e
i neutroni non possono essere rappresentati come palle
da biliardo che costituiscono il nucleo, ma più che altro
vanno visualizzati come nuvolette di materia che non
hanno bordi ben definiti 3 .
In Figura 2 è possibile vedere l’andamento della den-
sità nel caso di un nucleo di un isotopo del Piombo
(Pb-208). Dobbiamo in qualche modo definire la discesa
di densità man mano che ci allontaniamo dal nucleo.
Possiamo quindi definire: Figura 3: Andamento dell’intensità a 60 gradi del fascio di particelle
α dopo aver attraversato una lamina d’oro. Si nota una
iniziale diminuzione piuttosto blanda dell’intensità, stando
Skin thickness. Definiamo lo spessore di pelle co-
ad indicare che (giustamente) se le particelle dispongono
me la distanza lungo la quale la densità passa dal di una maggiore energia tendono ad andare in linea retta.
90% di quella centrale al 10%. In altre parole la Tuttavia per una energia parente di 27 MeV osserviamo
skin thickness definisce lo spazio nel quale il nu- proprio un breakdown: l’intensità crolla molto più rapida-
mente allontanandosi da quanto previsto dalla teoria di
cleo "sfuma via". In Figura 2 è riportato lo skin Rutherford (ovvero la linea tratteggiata).
thickness dell’isotopo del piombo considerato.
4 Peri più pignoli: effettivamente nel grafico è riportata l’intensità
3 Sebbene anche questa rappresentazione possa andare bene per le del fascio uscente a 60 gradi rispetto alla direzione iniziale di
storie della Melevisione. La situazione è molto più complessa però propagazione delle particelle α. Si vede bene che diminuisce, in
ci accontentiamo. quanto meno particelle vengono deviate a tale angolo.
Tuttavia osservando la figura notiamo una cosa molto pesa meno della somma di due protoni più due neutroni.
particolare: attorno ai 27 MeV di energia l’intensità delle Proviamo a fare il calcolo.
particelle scatterate crolla molto più rapidamente allon- Una particella α, ovvero un nucleo di elio, è formato da
tanandosi dalle previsioni teoriche di Rutherford. Che due protoni e da due neutroni. Ricordiamo che la massa
cosa mai succede dopo i 27 MeV? Come mai il nucleo del protone è mp = 938.272 M eV , mentre la massa del
"decide" di comportarsi in maniera così differente? neutrone è mN = 939.565 M eV . La massa totale formata
La spiegazione va ricercata nel fatto che sopra una da due protoni e da due neutroni è quindi:
certa energia stiamo sparando le particelle proprio den-
tro il nucleo d’oro: in altre parole le particelle α non Mtot = 2mP + 2mN = 3755.674 M eV
risentono più della sola deviazione dovuta alla repulsio-
ne coulombiana, ma iniziano a risentire di una nuova Se invece pesiamo un nucleo di elio otteniamo:
forza che agisce a distanze molto piccole fra i nucleoni.
Tale forza si chiama forza nucleare forte: sopra i Mα = 3727.379 M eV
27 MeV le particelle α iniziano a sondare "l’interno" del
Che quindi è più piccola della somma delle singole
nucleo, dove per l’appunto agisce la forza forte. Tuttavia
masse! Calcoliamo la binding energy effettuando la
una idea sulla forza forte già ce l’avevamo: come fa il
differenza fra le energie:
nucleo atomico, che è costituito da protoni positivi, a
stare unito senza esplodere? Deve per forza esistere una
B = Mα − Mtot = −28.29 M eV
forza più forte della forza elettrostatica di Coulomb che
tiene assieme tutta la baracca.
Con questo esperimento di scattering abbiamo inve- Binding energy. Definiamo l’energia di legame come
ce dimostrato che la forza nucleare forte si palesa solo la differenza fra la massa (energia) del nucleo intero e
quando siamo estremamente vicini al nucleo: se sia- la massa (energia) delle singole componenti.
mo un poco più distanti tale forza nucleare non agisce
e rimane solo l’interazione coulombiana, ovvero l’inte-
razione elettrostatica. Possiamo quindi riassumere le Nota. In teoria dovremmo considerare anche l’energia
caratteristiche della forza nucleare forte in questo modo: con la quale gli elettroni sono legati al nucleo, tuttavia
la possiamo tranquillamente trascurare in quanto tale
• E’ molto più forte della forza elettrostatica energia è circa 1 parte su un milione dell’energia di
(repulsione coulombiana); legame totale e quindi ce ne sbattiamo allegramente.
• Agisce solo a cortissimo raggio, diventando rapida-
mente trascurabile una volta allontanatisi un po’ Giusto per dare un piccolo assaggio di energia nu-
dal nucleo; cleare: se abbiamo a disposizione due protoni e due
neutroni e li mettiamo assieme per formare un nucleo
• Infine la forza nucleare forte sembra essere indipen- di elio, dove vanno a finire quei 28 M eV in eccesso?
dente dalla carica, in quanto riesce a tenere uniti Ebbene, vengono rilasciati sotto forma di un fotone γ
sia i protoni che i neutroni. (ovvero i raggi gamma di cui si sente parlare quando si
parla di cose nucleari).
Come possiamo vedere da queste semplici deduzioni Proviamo a rifare lo stesso ragionamento per un ele-
la forza nucleare che agisce all’interno del nucleo ha un mento particolarmente pesante, ovvero 238 U . Esso è
comportamento molto più complesso rispetto alla "sem- composto da ben 92 protoni e da 146 neutroni. L’energia
plice" forza elettrostatica che agisce fra due particelle data dalla somma dei singoli costituenti è quindi:
cariche. Forse l’aspetto più interessante e clamoroso
è l’indipendenza dalla carica: la forza nucleare forte è Mtot = 92mP + 146mN = 223497.514 M eV
attrattiva sia per i protoni che per i neutroni.
Binding Energy: Se invece andiamo a pesare il nucleo intero di uranio-
238 otteniamo:
Un nucleo atomico 5 , oltre alla sua massa costituitiva
che in linea teorica può essere integralmente trasforma- M238 U = 225299.144 M eV
ta in energia tramite l’equazione di Einstein E = mc2 ,
dispone di una certa quantità di energia che può essere Innanzitutto una cosa la notiamo, e non la nota so-
liberata spezzando o fondendo il nucleo stesso. Tale lo il nostro acutissimo e secchione lettore: l’energia
surplus di energia si chiama binding energy (ovvero dell’atomo completo di uranio è maggiore dell’energia
energia di legame). Solitamente tale binding energy si della somma dei singoli componenti! Esattamente l’op-
indica con la lettera B. posto di quanto visto per il nucleo di elio. Vedremo le
In particolare si può vedere che la somma delle masse implicazioni successivamente.
dei singoli costituenti il nucleo (quindi la somma di protoni A questo punto possiamo calcolare la binding energy:
e neutroni) è diversa dalla massa del nucleo totale; un
esempio su tutti è rappresentato dal nucleo di elio: esso B = M238 U − Mtot = 1801.63 M eV
5 Da ora in avanti parleremo senza distinzione di massa ed energia.
Infatti è possibile passare da massa ad energia e viceversa tramite C’è da notare una cosa: è impossibile ottenere questa
l’equazione di Einstein E = mc2 . Inoltre sempre da ora in avanti, energia in un colpo solo, in quanto sarebbe necessario
se non in alcuni particolari casi, la nostra unità di misura sia di far esplodere proprio tutto il nucleo e separare ogni
massa che di energia sarà l’elettronvolt. Infine le masse andrebbero
singolo nucleone: quello che effettivamente succede è
espresse in eV /c2 , ma noi spesso ometteremo la velocità della luce
in quanto nei conti si considera molto spesso c = 1: in questo che il nucleo si spezza in due, di solito formando un
modo le velocità vengono espresse come frazioni di c. nucleo di elio e un nucleo di un elemento più pesante.
Giusto per fare un esempio, quello che si ottiene 4.2 Binding energy per nucleone
spaccando 238 U è descritto qua sotto:
L’energia di legame cresce più o meno linearmente con
238 A: ciò significa che aumentando il numero di massa
92 U146 −→234 4
90 T h144 +2 He2 + 4.26 M eV
aumentiamo genericamente anche la binding energy,
Quindi vediamo che viene liberata solo una piccola ovvero B. Questo andamento però nasconde dei dettagli
parte dell’energia, in questo caso "appena" 4.26 M eV . interessantissimi che invece possono essere visualizzati
effettuando un grafico della binding energy per sin-
Come possiamo vedere è possibile eseguire delle golo nucleone. Questo significa che se per esempio
operazioni con A, Z ed N fra vari nuclei. Facciamo abbiamo un nucleo di uranio-238, che possiede una
un esempio generale. Immaginiamo che un certo energia di legame totale pari a circa 1801 MeV, posso
nucleo X decada emettendo una particella α. Tale scrivere la sua binding energy per nucleone come:
nucleo X possiamo scriverlo come:
B 1801 M eV
A
= = 7.56 M eV
Z XN
A 238

Se tale nucleo emette una particella α, si trasforma Quindi nel caso dell’atomo di uranio-238 mediamente
in un altro nucleo che possiamo indicare come Y . ogni singolo nucleone possiede una binding energy di
Infatti la particella α è formata da due protoni e da circa 7.56 MeV.
due neutroni, quindi l’elemento Y sarà due caselle Nel caso del litio-6 la binding energy per singolo
indietro sulla tavola periodica; inoltre dobbiamo nucleone è circa 5.33 MeV.
aggiornare i numeri A, Z ed N : poiché il nucleo α
ha quattro nucleoni, dobbiamo fare A − 4; i protoni
sono invece due, e quindi dobbiamo scrivere Z − 2;
infine i neutroni sono sempre due, quindi dobbiamo
scrivere N − 2. In definitiva il decadimento α (ovve-
ro quello che si ha quando un nucleo emette una
particella α) possiamo scriverlo come:
A
Z XN −→A−4
Z−2 YN −2 + α + E0

Dove con E0 abbiamo indicato l’energia emessa dal


decadimento.

4.1 Neutron separation energy, proton separation


energy Figura 4: Binding energy per singolo nucleone. In ascissa è riportato
il numero di massa, che via via è sempre crescente andando
Il nome neutron separation energy è abbastanza evocati- verso elementi più pesanti. In ordinata è riportata invece
vo, infatti rappresenta l’energia necessaria per estrarre la binding energy per singolo nucleone. Notare comunque
come a parte i nuclei più leggeri praticamente la stragrande
un neutrone da un nucleo. Ovviamente la proton sepa- maggioranza dei nuclei si assesta su una energia di legame
ration energy è l’energia che serve per estrarre un pro- per singolo nucleone pari a circa 8 M eV .
tone dal nucleo. Le energie di separazione le possiamo
indicare con S.
In Figura 4 sono riportate le binding energy per nu-
Calcoliamo la neutron separation energy:
cleone dei più comuni isotopi. E’ importantissimo
SN = B(A A−1 notare che:
Z XN ) − B(Z XN −1 )
Nuclei che possiedono una maggiore binding energy
Ovvero rappresenta la differenza fra le binding energy
per nucleone sono più stabili.
fra il nucleo originario e quello senza un neutrone. In
maniera del tutto analoga possiamo calcolare la proton
separation energy come: Prendendo come riferimento la figura possiamo vedere
come per esempio il deuterio (ovvero 21 H1 , un isotopo
SZ = B(A A−1
Z XN ) − B(Z−1 YN )
dell’idrogeno formato da un protone e da un neutrone)
sia estremamente instabile: effettivamente possiede una
Dove questa volta il nucleo "figlio" lo abbiamo indicato B/A di poco superiore al MeV. Ciò significa che anche
con Y in quanto è proprio un diverso elemento. guardandolo male il deuterio tende a formare composti
più pesanti, per esempio cercando di "agganciarsi" ad
Nota. Le neutron e proton separation energy sono l’e- un altro deuterio per formare un nucleo di elio-4; così
quivalente nucleare delle energie di ionizzazione per gli facendo riesce a "scalare" la curva della binding energy
atomi. In altre parole ci dicono quanta energia dobbia- per nucleone fino ad assestarsi a nuclei sempre più
mo spendere per estrarre un componente del nucleo stabili.
atomico. Invece se prendiamo un nucleo di uranio-238 lui cer-
cherà di scalare dall’altra parte la curva della binding
Tipicamente SN ed SZ sono dell’ordine del MeV o della energy per nucleone: in altri termini i nuclei pesanti
decina di MeV. Per esempio la proton separation energy "preferiscono" spaccarsi per raggiungere configurazioni
del Piombo-208 vale SZ = 8.15 M eV . Equivalentemente più stabili dove per l’appunto sia maggiore l’energia di
la sua neutron separation energy vale SN = 3.94 M eV . legame per singolo nucleone.
Il massimo di tale curva rappresenta quindi l’elemen- • A distanze superiori al nucleo atomico la forza nu-
to più stabile in assoluto, ovvero quello che dispone cleare forte diventa rapidamente piccola, tanto che
della più alta energia di legame per singolo nucleone. può essere tranquillamente trascurata al di fuori
L’elemento che possiede la maggiore binding energy per del nucleo atomico (a tal proposito vedere l’evidente
nucleone è il nichel-62, ovvero 62
28 N i34 . Tuttavia questo breakdown in Figura 3). Per esempio l’interazione
è un isotopo piuttosto raro, quindi è difficile ottenerlo. fra atomi all’interno delle molecole può essere ben
Il secondo nucleo più stabile (ed è anche estremamente modellizzata usando solo la repulsione coulombiana
comune) è il ferro-56, ovvero 5626 F e30 , che rappresenta elettrostatica;
l’ultimo fato di praticamente tutte le reazioni e i decadi-
menti (per esempio le stelle riescono a produrre tramite • Alcune particelle risultano immuni alla forza nu-
fusione nucleare elementi fino al ferro). cleare forte: gli elettroni per esempio non ne risen-
tono minimamente anche se si avvicinano molto al
Nota. Sebbene il ferro-56 non sia l’elemento, a rigor di nucleo atomico. Anche i muoni, per esempio, non
logica, più stabile, è comunque quello che dispone della risentono della forza nucleare forte;
minor massa per singolo nucleone. Infatti dividendo
• La forza nucleare forte sembra essere totalmente in-
la massa totale del nucleo per il numero di nucleoni
dipendente dalla carica elettrica dei nucleoni. Que-
si ottiene il più basso valore fra tutti i possibili isotopi
sto significa che il protone e il neutrone risentono
nucleari.
della stessa forza, per l’appunto indipendentemente
dalla carica elettrica;
Guardiamo ancora la Figura 4: abbiamo visto che in
generale la Natura tende a raggiungere la configurazione • La forza nucleare forte dispone comunque di un
più stabile e meno energetica, ovvero tende a produrre termine repulsivo, che tiene separati ad una mini-
ferro-56. Al 56 F e ci si può arrivare in due modi: ma distanza i nucleoni, evitando che collassino uno
sopra all’altro in uno spazio infinitamente piccolo;
• Tramite fusione di elementi leggeri, ovvero approc-
ciando il massimo della curva partendo da sinistra, • La forza nucleare forte sembra essere fortemente
e "scalandola" creando composti via via sempre più dipendente dallo spin delle particelle considerate.
stabili; Ciò significa che se due nucleoni hanno gli spin pa-
ralleli la forza che risentono sarà molto diversa dalla
• Tramite fissione di elementi pesanti, ovvero ap- forza che sentono quando gli spin sono antiparalleli
procciando il massimo della curva partendo da de- (ovvero uno verso l’alto e uno verso il basso);
stra, "scalandola" spaccando via via i nuclei fino a
renderli più leggeri. • La forza nucleare forte non è una forza centra-
le: ciò significa che non dipende solamente dalla
Ciò significa che la fusione nucleare conviene per distanza r, ma dipende, per così dire, anche dalla
nuclei leggeri, come per esempio l’elio, mentre la fissio- posizione relativa dei nucleoni 6 ;
ne nucleare conviene per nuclei più pesanti, come per • La forza nucleare forte satura: in altre parole un
esempio l’uranio. nucleone attrae solo i nucleoni a sé più vicini, fre-
gandosene altamente di tutti gli altri che sono in-
Nota. Questa piccola discussione riguardo la binding
vece più distanti. Questo fenomeno si chiama per
energy per singolo nucleone ci permette di formulare
l’appunto saturazione.
una inquietante profezia sulla fine dell’Universo: infatti
la Natura tende a raggiungere la configurazione più In Figura 5 è riportato l’andamento del potenziale nu-
stabile, ovvero il ferro-56. Tramite reazioni nucleari si cleare (collegato alla forza nucleare forte). Analizziamolo
produce via via sempre più ferro. Possiamo quindi dire brevemente.
che se continua di questo passo l’Universo raggiungerà Per distanze molto piccole, sotto 0.5 fm la forza è
una morte termica, ovvero un Universo composto solo violentemente repulsiva (e infatti il grafico è positivo)
da nuclei estremamente stabili che quindi non possono e permette di tenere i nucleoni ad una certa distanza
più generare reazioni; un Universo buio, senza stelle fra di loro; sopra i 0.5 fm la forza è invece attrattiva
(che bruciano elementi leggeri) e freddo a . sebbene molto rapidamente tenda a zero. Già ad una di-
a Qui è proprio il caso di dire winter is coming, e questo inverno stanza di pochi fm dal nucleo tale forza è perfettamente

termico sarà eterno. trascurabile.


5.1 Exchange Force Model
Forza nucleare forte: Questa sottosezione è molto più tecnica del resto, e
In questa sezione ci occuperemo più approfonditamente siamo ben oltre il livello richiesto ad uno studente del
della forza nucleare forte, che abbiamo appena accen- liceo scientifico. Quindi i deboli di cuore possono saltare
nato nelle pagine precedenti. Prima di entrare con mag- a pié pari questa sottosezione e recarsi direttamente a
giore dettaglio esplorando le sue caratteristiche, elen- quella successiva; per chi invece sceglie la pillola rossa
chiamo i principali punti riguardanti la forza nucleare scoprirà quanto è profonda la tana del bianconiglio nelle
forte: prossime righe.
L’andamento della forza nucleare forte può essere
• A distanze molto piccole è nettamente più forte del- spiegato in modo abbastanza semplice presupponendo
la forza repulsiva di Coulomb: infatti i protoni rie- 6
Per chi si sentisse particolarmente ispirato, sappia che una forza non
scono a stare impacchettati nel nucleo nonostante centrale si chiama forza tensoriale. Ma questa è fisica avanzata
abbiano cariche uguali e concordi; che vi spiegheremo quando sarete un pochino più grandicelli.
Quindi sostituendo tutto nell’equazione per l’indeter-
minazione di Heisenberg possiamo scrivere:

R
mx c2 =~
c
E quindi possiamo trovare la massa della particella
tanto agognata, ovvero:

~c 1
mx =
R c2
Nota: lasciando indicato il termine c12 e calcolando
solo ~c
R il risultato ci uscirà direttamente in elettronvolt.
Facendo i calcoli troviamo la seguente cosa fantastica:
Figura 5: Andamento del potenziale nucleare. In ascissa è riportata
la distanza in fermi, mentre in ordinata è riportato il poten- mx ' 200 M eV
ziale nucleare in unità arbitrarie. Quello che ci interessa è
sapere che se il grafico è positivo allora la forza è repulsiva, Ovvero tale particella avrà una massa di circa 200
mentre se il grafico è negativo la forza è attrattiva.
megaelettronvolt. Tali particelle che non rispettano la
conservazione dell’energia si chiamano particelle vir-
tuali e non possono essere rilevate da esperimenti, ma
l’esistenza di una o più particelle che trasportino questa
si possono osservare i risultati del loro lavoro.
forza, esattamente come il fotone trasporta l’interazione
Ebbene, eseguento esperimenti indiretti abbiamo tro-
elettromagnetica. Noi non ci addentreremo nei compli-
vato l’evidenza sperimentale di queste particelle. In
cati calcoli (anche perché nemmeno lo scrivente sarebbe
particolare ce ne sono tre, per coprire tutte le tipolo-
in grado di uscirci vivo), tuttavia come morale della fa-
gie di interazione (protone-protone, neutrone-protone e
vola si scopre che tali particelle, per funzionare, devono
neutrone-neutrone). Esse si chiamano mesoni:
violare il principio di conservazione dell’energia e
della quantità di moto. Ebbene sì, avete letto bene. • Mesone π + : massa pari a circa 139.6 MeV;
Devono violare la conservazione dell’energia. Prima che
qualcuno si faccia prendere dal panico, diciamo che • Mesone π − : massa pari a circa 139.6 MeV;
questo è possibile se avviene in un tempo brevissimo, ma
• Mesone π 0 : massa pari a circa 135 MeV.
proprio breve. Per così dire, se facciamo questa gonfiata
per pochissimo tempo la Natura "non se ne accorge" e ci E’ bellissimo notare che le masse non sono poi così
lascia in pace. Tuttavia tale particella deve esistere per lontane da quanto avevamo preventivato. I mesoni π
un tempo brevissimo, e questo ci permette di calcolare quindi sono i mediatori della forza nucleare forte e
la sua ipotetica massa. agiscono all’interno del nucleo atomico.
Partiamo dal principio di indeterminazione di
Heisenberg, che possiamo scrivere come: Numeri magici:
Vi ricordate la proton separation energy e la neutron
∆E∆t ≥ ~ separation energy? Ebbene, ora vogliamo studiare l’an-
damento di queste energie in funzione del numero di
In altre parole l’indeterminazione della misura sul- massa, ovvero per nuclei via via sempre più pesanti.
l’energia della particella moltiplicata per l’indetermina- Così a bruciapelo potremmo ipotizzare che più il nu-
zione sul tempo di vita di tale particella deve essere cleo è grande, più riusciamo a strappare un neutrone
maggiore o tuttalpiù uguale alla costante di Planck (h) o un protone con facilità. Del resto quelli più esterni
diviso 2π (ovvero 2πh
= ~). Sotto tale indeterminazione si trovano lontano dal centro, quindi dovrebbe essere
tutto può succedere. oggettivamente più facile isolarli.
Ebbene, come si vede dalla Figura 6 la situazione non
Scriviamo quindi l’energia come:
è così banale come sembra.
La cosa oggettivamente più inquietante è che l’anda-
∆E = mx c2
mento non è monotòno, ovvero ci sono dei salti piuttosto
evidenti. Per un certo numero di protoni o di neutroni
Dove con mx abbiamo indicato la massa della particel-
l’energia di separazione diventa incredibilmente più al-
la mediatrice di forza. La particella vive per un tempo ∆t
ta, come se il nucleo fosse nettamente più legato e più
pari allo spazio percorso diviso la velocità con cui lo per-
stabile. Tali numeri sono riportati all’interno dei cer-
corre. Mettiamoci in un caso ideale, dove tale particella
chietti in figura. In altre parole se un nucleo presenta
deve passare da un nucleone all’altro, ovvero percorrere
8 protoni (per esempio), strappare un protone diventa
circa 1 fm. Tale particella la facciamo viaggiare alla
incredibilmente più difficile, con la diretta conseguenza
velocità della luce, quindi possiamo scrivere:
che il nucleo è più stabile. Tale fenomeno si ripete anche
R = c∆t per numeri successivi. L’intera sequenza è:

2, 8, 20, 28, 50, 82, 126, 184


Dove con R abbiamo indicato la distanza che deve
percorrere. Quindi invertendo la formula:
Tali numeri vengono chiamati numeri magici. Se un
R nucleo possiede un numero magico di neutroni o protoni
∆t = allora è particolarmente stabile. Se addirittura possiede
c
Nota. Poiché trattiamo separatamente i protoni e i neu-
troni, nel nucleo le shell protoniche sono "separate"
dalle shell neutroniche (sebbene non abbia senso parla-
re di "separazione" spaziale delle shell). Questo significa
che non appena i neutroni per esempio completano una
shell il nucleo è più stabile, esattamente come se com-
pleta una shell protonica. Se addirittura un nucleo pos-
siede entrambe le shell piene allora si parla di nucleo
doppiamente magico e tale nucleo è particolarmente
stabile.

Riprendiamo un attimo la Figura 1 che riporta i vari


isotopi degli elementi. I quadratini neri sono gli isotopi
stabili; come si può notare, ad un certo punto termina-
no, quando Z ed N sono molto alti, per esempio oltre
90. Infatti i nuclei molto massicci non sono mai sta-
bili, e tendono a decadere in nuclei più leggeri e più
stabili. Tuttavia si presume che esistano nuclei molto
massicci e piuttosto stabili rispetto agli elementi vicini
in corrispondenza del numero magico (non ancora rag-
giunto) 184. Tali nuclei vengono chiamati superheavy
spherical nuclei, ovvero nuclei sferici superpesanti.
Infatti sembrerebbe che tali nuclei abbiano una simme-
tria sferica (sebbene alcuni studi recenti suggeriscano
che siano effettivamente deformati) e che abbiano tempi
di decadimento molto più lunghi rispetto agli elementi
vicini e quindi poter durare minuti, ore, giorni o addi-
rittura anni. Questi nuclei molto massicci e piuttosto
Figura 6: Energia necessaria per estrarre due protoni dal nucleo (gra-
fico superiore) ed energia necessaria per estrarre due neu- stabili occupano quella che viene chiamata isola di sta-
troni dal nucleo (grafico inferiore). E’ evidente che ci sono bilità, ovvero una zona della tavola dei nuclidi separata
nuclei nettamente più stabili di altri per i quali è più difficile dalla zona dei nuclei più leggeri e stabili dove possono
"strappare via" dei nucleoni. I numeri riportati nei cerchietti
esistere nuclei molto massicci. In Figura 7 possiamo
è il relativo numero di protoni o di neutroni.
vedere una rappresentazione in 3D della stabilità dei
nuclei pesanti.

un numero di protoni magico e un numero di neutroni


magico tale nucleo viene detto doppiamente magico
ed è ancora più stabile. Per esempio l’ossigeno-16 è un
nucleo doppiamente magico in quanto ha 8 protoni e 8
neutroni.

I nuclei magici sono l’equivalente nucleare dei gas


nobili: diventa molto difficile ionizzarli e in generale non
Figura 7: Rappresentazione in 3D dell’isola di stabilità e della parte
creano composti con altri elementi. più alta della tavola dei nuclidi. Allontanandosi dai nuclei
stabili si entra nel mare di instabilità dove non possono
esistere nuclei stabili perché abbiamo un eccesso di neutroni
o di protoni.
Possiamo quindi azzardare un primordiale e piutto-
sto basilare modello nucleare: sembrerebbe quasi che i
nucleoni vadano a riempire come dei gusci (chiamati in
6.1 Perché i nuclei presentano generalmente più
termine tecnico shell), e tutte le volte che viene riem-
pita una shell il nucleo risulta particolarmente stabile, neutroni che protoni?
esattamente come succede con gli atomi quando viene Prendiamo un nucleo leggero, per esempio l’ossigeno. Il
riempito un orbitale. suo isotopo stabile più comune è 16 O, che presenta 8
neutroni e 8 protoni, ovvero siamo in presenza di una
situazione perfettamente simmetrica. Adesso prendia-
Tale modello in cui i nucleoni tendono a disporsi in mo un nucleo stabile però molto più pesante, come per
gusci si chiama per l’appunto modello a shell. Questo esempio il piombo-208. Esso presenta 82 protoni e ben
modello, seppure semplice come idea, permette di effet- 126 neutroni, ovvero 44 neutroni in più rispetto ai proto-
tuare delle stime e delle previsioni molto buone, anche ni. La "versione simmetrica" del piombo, ovvero 164
82 P b82
se funziona solo per quanto riguarda i nuclei nello stato semplicemente non esiste in quanto è incredibilmente
fondamentale e non per quelli eccitati. instabile (non è nemmeno stata mai creata). Come mai
i nuclei più pesanti presentano sistematicamente più Un esempio è dato dal neutrone. Esso, fuori dal nu-
neutroni rispetto ai protoni? cleo atomico, è instabile e decade in circa 886 secondi.
La risposta a questa domanda va ricercata nell’equi- Questo però non significa che tutti i neutroni decadono
librio della forza nucleare forte con la repulsione elet- sempre in 886 secondi, ma che questa è la vita media.
trostatica. Se creassimo un nucleo composto solo da In teoria possiamo trovare neutroni che decandono dopo
protoni esso non sarebbe stabile, in quanto la repulsione appena un secondo, così come possiamo trovare neu-
coulombiana diventerebbe presto troppo grande anche troni che decadono anche dopo 2000 secondi o anche
per la forza nucleare. Infatti la forza nucleare agisce solo più. Tuttavia la maggior parte di loro decadrà attorno
sui nucleoni molto vicini, mentre satura (e quindi non agli 886 secondi.
produce più effetti) sui nucleoni più distanti; questo si- Questa peculiarità del decadimento, ovvero del fat-
gnifica che i nucleoni più esterni risentono di una forza to che sia un evento totalmente probabilistico (infatti
nucleare più debole, che può essere controbilanciata o non è possibile prevedere con certezza quando deca-
addirittura superata dalla repulsione coulombiana che drà una certa particella) porta a formulare la legge
invece agisce su tutti i nucleoni, in quanto non satura. esponenziale del decadimento:
Ciò significa che un nucleo costituito solo da protoni
perderebbe i nucleoni più esterni. La situazione si può N λ = Ṅ
controbilanciare aggiungendo neutroni (ed è per questo Ricordiamo che Ṅ indica la derivata temporale. Con N
che tutti i nuclei atomici, con la sola eccezione dell’i- indichiamo il numero dei nuclei radioattivi, mentre con
drogeno, presentano dei neutroni!) che quindi generano λ indichiamo la costante di decadimento che dipende
forza nucleare forte ma essendo neutri non generano dalla sostanza.
repulsione coulombiana.
In altre parole aggiungendo neutroni si fa in modo Nota importante. Tale legge indica che la probabilità
di aumentare la forza nucleare forte senza aumenta- di decadimento di una particella è indipendente dalla
re la repulsione coulombiana; è per questo motivo che sua età. In altre parole una particella particolarmente
nuclei grandi presentano un maggior numero di neu- "vecchia" non ha più probabilità di decadere di una
troni rispetto ai protoni, in quanto permettono di con- particella "giovane". Per esempio questo significa che
trobilanciare con la forza nucleare forte la repulsione un neutrone di 1 secondo di vita ha la stessa probabilità
coulombiana senza destabilizzare il nucleo. di decadere di un neutrone con 1000 secondi di vita.
Chiaramente è vero anche il contrario: troppi neutro-
ni rendono comunque instabile il nucleo atomico, che a Integrando tale equazione differenziale otteniamo la
quel punto espelle uno o più neutroni per trovare una legge esponenziale del decadimento radioattivo:
configurazione più stabile.
N (t) = N0 e−λt
Decadimenti radioattivi:
Alla fine del 1800 venne scoperto il fenomeno della ra- Dove con N0 indichiamo il numero di nuclei che ci so-
dioattività 7 , ovvero la capacità di una sostanza di "deca- no all’inizio del decadimento, con t indichiamo il tempo e
dere" e creare un altro composto, liberando radiazione con N (t) indichiamo il numero di nuclei "sopravvissuti"
elettromagnetica oppure particelle. Sperimentalmente dopo un certo tempo t. Tale legge ci dice una cosa fon-
si osservò che una sostanza radioattiva pura seguiva damentale: la radioattività decresce sempre e diventa
una legge di decadimento esponenziale, ovvero la quan- sempre più piccola, ma non diventa mai nulla.
tità di materiale radioattivo diminuiva con il passare Possiamo definire la vita media t1/2 come il tempo
del tempo in modo esponenziale. All’inzio si pensava necessario affinché il numero iniziale di nuclei si dimez-
che fosse l’intera sostanza a decadere, ovvero che il de- zi: in altre parole basta porre nell’equazione N (t) = 21 N0
cadimento radioattivo fosse un fenomeno globale che e risolvere per il tempo. Facendo questo otteniamo:
coinvolgesse l’intera quantità di sostanza. Solo suc-
cessivamente si capì la vera natura del decadimento, 0.693
t1/2 =
ovvero un fenomeno atomico totalmente probabilistico. λ
Questa ipotesi probabilistica del decadimento, secondo Invece la vita media è definita per l’appunto come il
la quale un nucleo ha una certa probabilità di decadere tempo in cui la particella tendenzialmente sopravvive
in un certo intervallo di tempo, era in netto contrasto con prima di decadere. Nel caso del neutrone è per l’appunto
le idee classiche della fine dell’ottocento. Ricordiamo circa 886 secondi. La vita media si indica con la lettera
che la meccanica quantistica ancora doveva essere svi- τ ed è definita come:
luppata, e quindi l’idea di una natura probabilistica non
trovò immediatamente il successo che si meritava, anzi, 1
τ=
veniva additata come una idea piuttosto strampalata λ
frutto di qualche cicchetto di troppo. In Figura 8 sono riportate due leggi di decadimen-
In particolare risultò piuttosto chiaro che un atomo to esponenziale come esempio. Si tratta dello iodio-
radioattivo mediamente viveva un certo lasso di tempo, 135 (135 I) e dello iodio-123 (123 I). Notare il differente
sebbene questo lasso di tempo non fosse proprio fisso: andamento per i due decadimenti degli isotopi.
cioè si osservava che in generale un atomo decadeva per
esempio nell’arco di un giorno, nonostante ci fossero Tipologie di decadimento:
atomi che decadevano prima e altri che decadevano Finora abbiamo trattato il decadimento di un nucleo
dopo. dicendo semplicemente che tale nucleo cerca di raggiun-
gere la maggiore stabilità possibile, trasformandosi per
7 I primissimi esperimenti vennero effettuati nel 1896 da Antoine esempio in altri nuclei più stabili, in tempi più o meno
Henri Becquerel. lunghi. Tuttavia non abbiamo parlato di come faccia a
135 123
Leggi decadimento Ie I
1
123
I 228 1.9y 224
0.9
135
I
T h −−→ Ra + α
224 3.6d 220
0.8 Ra −−→ Rn + α
percentuale di nuclei non decaduti

220 55s 216


0.7 Rn −−→ Po + α
216 0.14s 212
0.6 P o −−−→ Pb + α
0.5
I numeri sopra le frecce indicano le vite medie, ovvero
0.4 dopo quanto tempo, mediamente, il nucleo a sinistra de-
cade per formare i composti a destra. Con y indichiamo
0.3
gli anni, con d indichiamo i giorni, con s indichiamo i
0.2 secondi.
0.1
Effettivamente la catena che abbiamo scritto sopra
non è terminata, in quanto il destino finale di tale catena
0
0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
è il piombo-208, che è stabile. Tuttavia i successivi
tempo (ore) decadimenti non sono decadimenti α, quindi per ora
non li scriviamo.
Il nostro solito studente modello8 potrebbe a questo
Figura 8: Leggi di decadimento per due isotopi dello iodio. La legge punto asserire: "ma chi dice al nucleo di emettere una
per lo iodio-135 presenta una vita media di circa 6.57 ore, particella α? Non potrebbe emettere protoni o neutroni
mentre lo iodio-123 presenta una vita media di 13 ore. Lo
iodio-135 è riportato con gli asterischi, mentre lo iodio-123 fino a raggiungere un isotopo stabile?"
è riportato con i pallini vuoti. Si vede bene che l’isotopo con La domanda è ben posta, e la risposta non è così
la vita media più lunga decade chiaramente più lentamente banale. In modo naive possiamo dire che l’emissione di
restando presente anche dopo diverse ore, quando l’altro
una particella α è il modo più efficiente per rilasciare
isotopo è ormai praticamente azzerato.
energia, se non l’unico modo per rilasciare energia e
quindi raggiungere rapidamente una configurazione più
raggiungere configurazioni più stabili. Ebbene, in que- stabile. Consideriamo per esempio il nucleo di uranio-
sta sezione approfondiremo brevemente i modi in cui 232, ovvero 232 U .
un nucleo può diventare più stabile.
8.1 Decadimento α
In questo decadimento il nucleo emette una particella α,
ovvero un nucleo di elio contenente due protoni e due
neutroni, 4 He. Perché proprio un nucleo di elio? Perché
è un nucleo fortemente legato, e quindi l’energia cineti-
ca rilasciata nel decadimento è massima, permettendo
quindi di eliminare in un colpo solo una grossa fetta
dell’energia in eccesso. In generale un decadimento α
possiamo scriverlo come:
Figura 9: Rilascio di energia per diversi modi di decadimento
A
Z XN −→A−4 4
Z−2 YN −2 +2 He2 dell’uranio-232.

Dove X e Y sono i nuclei atomici di "partenza" e di Esso in teoria potrebbe decadere seguendo diversi
"arrivo". E’ quindi chiaro che il decadimento α cambia canali, come riportato in Figura 9, dove sono riportati
sostanzialmente la struttura del nucleo, creando di fatto vari modi di decadimento. Osserviamo attentamente
un nuovo elemento. Un esempio di decadimento α è il le energie rilasciate. Il segno negativo indica che dob-
seguente: biamo fornire quella energia per estrarre la particella
indicata. Ciò significa che non è un processo sponta-
186
76 Os110 −→182
74 W108 + α neo, ma è un processo che richiede una certa quantità
di energia fornita dall’esterno. Controllando la tabella
Dove l’osmio-186 decade in tungsteno-182 emettendo
noteremo che l’unico modo di decadimento che presen-
per l’appunto una particella α. Notare come il numero di
ta una energia positiva, quindi un processo che libera
massa sia diminuito di 4 (infatti abbiamo perso quattro
energia abbassando quella del nucleo, è quello in cui
nucleoni) mentre il numero di protoni e di neutroni sia
viene emessa una particella α, ovvero un nucleo di elio,
sceso di 2 unità. La particella α si porta via circa 2.8 4
He.
MeV di energia cinetica.
In definitiva il decadimento α rappresenta il miglior
Se un nucleo è fortemente instabile, può percorrere
modo per liberare energia dal nucleo e raggiungere
quella che si chiama la decay chain, ovvero la catena
configurazioni più stabili.
di decadimento, emettendo per esempio più particelle
α in sequenza fino a raggiungere il nucleo più stabile 8.2 Decadimento β
possibile. Facciamo un esempio, partendo da un nucleo Il secondo decadimento che studiamo è utilizzato dai
radioattivo del torio, ovvero il 228 T h. Evitiamo di scrivere nuclei per correggere direttamente l’eccesso di protoni
la notazione completa anche con Z ed N in quanto in
questa situazione è inutile. 8 Che ora inizia davvero a rompere un po’ troppo le scatole.
o di neutroni nel nucleo, convertendo l’uno nell’altro o La differenza principale che c’è fra il decadimento β e
viceversa. il decadimento α è che nel decadimento α il nucleo di
Immaginiamo di voler per esempio convertire un neu- elio emesso è presente nel nucleo atomico: in altre paro-
trone in un protone: prima di tutto è necessario con- le vengono sparati fuori due protoni e due neutroni. Nel
servare la carica, quindi se da un neutrone (neutro) caso del decadimento β invece viene creata una parti-
creiamo un protone (positivo) dobbiamo creare anche cella (elettrone o positrone) la quale viene sparata fuori,
una particella negativa (che indichiamo generalmente abbassando l’energia del nucleo e quindi rendendolo
come β). Si è poi scoperto che la particella negativa è più stabile.
molto semplicemente un elettrone. In particolare il decadimento β non modifica il numero
In definitiva per esempio il neutrone può diventare un di massa, in quanto il numero di nucleoni all’interno del
protone secondo questa reazione: nucleo resta invariato: i numeri che cambiano sono Z
ed N . Il decadimento β è quindi molto conveniente per
n −→ p + e− + ν¯e
quei nuclei che vogliono mantenere lo stesso numero di
Dove come ν¯e indichiamo un antineutrino elettronico massa ma contemporaneamente diventare più stabili 9 .
(la barra sopra una particella indica la corrispettiva Giusto per fissare le idee riportiamo qualche esempio:
antiparticella).
38s
23
N e −−→ 23
N a + e− + ν¯e
Una antiparticella ha la stessa massa della rispet-
tiva particella ma possiede alcuni numeri quantici
invertiti. Per esempio l’antiparticella dell’elettrone Questo è un decadimento β − , in quanto viene emesso
è il positrone, che è in tutto e per tutto uguale al- un elettrone (negativo). Il tempo di decadimento come
l’elettrone ad esclusione della carica elettrica, che al solito è riportato sopra la freccia e in questo caso è
è opposta (ovvero positiva). Nel caso di particelle piuttosto breve, in quanto sono solo 38 secondi.
con tutti i numeri quantici nulli, come ad esempio
Un altro esempio è dato da:
il fotone, particella e antiparticella coincidono. Nel
caso del neutrino, che ha carica nulla, è opposto
210000y
un altro numero quantico, chiamato elicità. Nel ca- 99
T c −−−−−→ 99
Ru + e− + ν¯e
so dell’antineutrino l’elicità è destrorsa, mentre nel
caso del neutrino l’elicità è sinistrorsa.
Si tratta sempre di un decadimento β − , però questa
Definiamo quindi il decadimento β come un deca- volta la vita media del nucleo è di ben 210’000 anni! Il
dimento che involva un elettrone o un positrone, e ne punto cruciale dei decadimenti β è l’incredibile varietà
consegua quindi una trasformazione di un neutrone in di vite medie, che possono andare da pochi secondi fino
un protone e viceversa. a milioni di anni. Il perché di questa enorme dispari-
I decadimenti β si dividono tuttavia in tre diverse tà fra i vari decadimenti è estremamente interessante
tipologie: ma la sua spiegazione puntuale esula dallo scopo di
queste umilissime dispense 10 . Ci basti sapere che nei
• Decadimento β − : un neutrone viene trasformato decadimenti β ci possono essere decadimenti permes-
in un protone con l’emissione di un elettrone e di si che avvengono quindi in poco tempo, e decadimenti
un antineutrino elettronico; proibiti, che nonostante il nome fuorviante possono
avvenire, sebbene molto più raramente di quelli per-
• Decadimento β + : un protone viene trasforma- messi, presentando quindi vite medie estremamente più
to in un neutrone con l’emissione di un positro- lunghe.
ne (l’antiparticella dell’elettrone) e di un neutrino
elettronico; Un esempio di decadimento β + è dato da:

• Cattura elettronica ε: un elettrone degli orbitali 124 4.2d


più interni viene "mangiato" da un protone che si I −−→ 124 T e + e+ νe
trasforma quindi in un neutrone e la produzione di
un neutrino elettronico. In questo caso il decadimento avviene in circa 4.2 giorni.
Un esempio di cattura elettronica è dato da:
Nota bene. Prestare particolare attenzione al fatto che
la trasformazione di un protone in un neutrone avviene
1.22s
solo all’interno del nucleo atomico! Infatti il protone iso- 15
O + e− −−−→ 15 N + νe
lato è una delle particelle più stabili conosciute, dato che
ha una vita media stimata molto maggiore dell’età del-
l’Universo! Per questo stesso motivo la trasformazione In questo caso per l’appunto un elettrone degli orbitali
non può avvenire nell’atomo di idrogeno. più interni viene catturato da un protone che quindi si
trasforma in un neutrone.
In formule i vari decadimenti β possiamo indicarli in
questo modo: 9 Chiaramente questa visione così antropocentrica di nuclei senzienti
− − che vogliono dimagrire è poco adatta, ma se non altro rende bene
n −→ p + e + ν¯e (β ) l’idea.
10 Bisogna scomodare la meccanica quantistica pesa e aprire anche
+
p −→ n + e + νe (β + )
una buona bottiglia di vino per alimentare il cervello, quindi per
p + e− −→ n + νe (ε) ora eviteremo accuratamente per doveri ministeriali.
Approfondimento sulla cattura elettronica. Dobbia- 93 decade molto rapidamente come β + , in appena 228
mo indubbiamente spendere qualche parolina in più nanosecondi. In questo modo il nucleo può avvicinarsi
riguardo alla cattura elettronica. Immaginiamo che un rapidamente all’isotopo più stabile. Possiamo quindi
nucleo abbia appena eseguito una cattura elettronica, concludere che se il nostro nucleo è veramente sbilancia-
assorbendo quindi un elettrone dei più interni orbitali. to tenterà di stabilizzarsi molto rapidamente emettendo
Viene quindi a crearsi un "buco" negli orbitali, che è elettroni o positroni tramite per l’appunto decadimenti
come se togliessimo in un colpo solo le fondamenta di β.
una casa. Conseguentemente gli elettroni che si trova-
no negli orbitali più alti tenderanno a collassare verso Emissione diretta di un nucleone. Se noi forziamo
il nucleo per andare a riempire lo spazio vuoto lascia- un nucleo ad assumere un assetto troppo sbilanciato,
to libero dall’elettrone inglobato dal nucleo. Poiché gli per esempio se aggiungiamo veramente troppi neutroni,
elettroni esterni fanno un bel salto per raggiungere il il nucleo non sente troppe storie e lascia perdere i deca-
buco nell’orbitale più interno emettono dei raggi X che dimenti che finora abbiamo discusso, e raggiunge una
possono essere rilevati. In definitiva la cattura elettroni- configurazione più stabile emettendo semplicemente un
ca è accompagnata solitamente dall’emissione di fotoni nucleone di troppo. In altre parole se lo sbilancio è
molto energetici, ovvero raggi X. Tuttavia non è l’unico troppo alto il nucleo raggiunge un assetto più stabile
fenomeno che può avvenire. L’energia liberata da un attraverso una emissione spontanea di un nucleone.
elettrone esterno che va a riempire l’orbitale più inter- Tendenzialmente questo avviene quando ci sono troppi
no può essere assorbita da un altro elettrone dello neutroni, e quindi viene emesso un neutrone per rag-
stesso atomo: poiché questa energia è piuttosto eleva- giungere una configurazione più stabile. Questa cosa
ta, l’elettrone che riceve tutta questa dose di energia ha particolarmente senso, in quanto possiamo immagi-
viene sparato fuori dall’atomo. Tale effetto si chiama narci noi che zeppiamo un neutrone dentro un nucleo
effetto Auger. In altre parole è come se fosse una sorta già bello gadollo e lui di tutta risposta ce lo vomita fuori
di rinculo: un elettrone precipita verso l’orbitale più immediatamente. Come biasimarlo, insomma.
interno e nel frattempo un elettrone viene emesso dal-
l’atomo. In Figura 10 è possibile osservare uno schema
che rappresenta i vari fati in seguito ad una cattura
8.3 Decadimento γ
elettronica. Il decadimento γ è di fatto diverso rispetto ai due de-
cadimenti che finora abbiamo studiato, in quanto non
permette un riassetto dell’atomo dal punto di vista del
numero di protoni e di neutroni. Infatti dopo un deca-
dimento γ il numero di neutroni e di protoni rimane
esattamente identico. Tuttavia il decadimento γ permet-
te al nucleo di eseguire un riassetto energetico, ovvero
di dissipare energia. Un decadimento γ consiste nell’e-
missione di un fotone da parte del nucleo atomico che
trasporta l’energia in eccesso. Un nucleo atomico che
dispone di questa energia aggiuntiva si dice eccitato e
si indica con un asterisco:
60
N i∗ −→60 N i + γ

Di solito un decadimento γ ha una vita media molto


breve, dell’ordine dei nanosecondi: questo significa che
un nucleo eccitato ritorna allo stato fondamentale in
un tempo brevissimo.

Solitamente un decadimento γ avviene in seguito


ad un decadimento α o ad un decadimento β, in
quanto questi ultimi due decadimenti lasciano il
nucleo figlio in uno stato eccitato, che quindi de-
ve disperdere in qualche modo energia. Il numero
di nucleoni è calibrato in questo caso, tuttavia è
Figura 10: Possibili fati dopo l’assorbimento di un elettrone interno. necessario dissipare una certa dose di energia per
A sinistra vediamo l’emissione di un fotone X quando un raggiungere la perfezione.
elettrone esterno va a riempire la posizione vacante nell’or-
bitale più interno; a destra vediamo invece l’effetto Auger,
nel quale l’energia dell’elettrone che "entra" nel nucleo vie- Un processo legato al decadimento γ è quello che vie-
ne assorbita da un altro elettrone che sfugge dall’atomo. ne chiamato conversione interna: un nucleo eccitato
Con un cerchietto vuoto si indica lo spazio lasciato libero torna allo stato fondamentale emettendo energia: que-
dall’elettrone più interno una volta assorbito dal nucleo.
sta energia non viene però dissipata tramite un fotone
gamma, ma viene assorbita da un elettrone di un orbi-
Chiaramente più ci allontaniamo dall’isotopo stabile tale, il quale viene emesso dall’atomo. Alla fine quindi
e più il decadimento β è rapido. Prendiamo per esempio l’atomo emette un elettrone, ma attenzione! Sebbene il
l’argento-93: siamo ben lontani dall’isotopo stabile più risultato netto sia virtualmente identico ad un decadi-
vicino, che è l’argento-107: abbiamo ben 14 protoni in mento β (viene emesso un elettrone) il nucleo nel caso
più dell’isotopo stabile. Conseguentemente l’argento- della conversione interna non ha cambiato Z ed N , e
conseguentemente non si tratta di un decadimento β! altri due atomi di uranio-235, iniziando una reazione
Alla fine quello che si ottiene con la conversione interna a catena. Questo fenomeno è alla base dei processi di
è un atomo ionizzato a cui manca un elettrone. fissione nucleare, sia controllati che incontrollati.
Fissione nucleare: 9.1 Fissione nucleare controllata
Nel 1932 James Chadwick scopre il neutrone, l’ultimo
componente del nucleo atomico. Successivamente a Diciamo che l’idea di liberare cento milioni di volte l’ener-
questa scoperta i fisici iniziano a "giocare" con i neutro- gia ottenibile tramite qualunque combustione chimica
ni, e si divertono a bombardare atomi pesanti con tali è estremamente allettante; è tuttavia anche vero che
neutroni. Uno di questi giocherelloni era il nostro con- non vorremmo saltare in aria a seguito di una reazione
nazionale Enrico Fermi, che studiò in massima parte nucleare incontrollata. Ci piacerebbe poter regolare il
il comportamento degli atomi quando sottoposti ad un numero di neutroni in modo da rallentare o accelerare
irraggiamento di neutroni. Quello di cui si accorse Fer- le reazioni a piacer nostro. Effettivamente questo si può
mi è che in generale, dopo essere stato bombardato con fare, ma prima di descrivere il metodo partiamo da una
neutroni, il nucleo tentava di sistemare il suo assetto tra- definizione che ci servirà.
mite dei decadimenti β − in modo da ritornare ad essere Definiamo come neutron reproduction factor (k) co-
stabile. Così facendo il nucleo trasformava un neutrone me il rapporto netto fra i neutroni prodotti dalla reazio-
in un protone, e il risultato era quindi un nucleo di un ne e i netroni introdotti nel nucleo. In base al valore
numero atomico maggiore di uno (e quindi ci si poteva che assume k possiamo suddividere le reazioni in tre
spostare lungo la tavola periodica). Per questo Enrico categorie.
Fermi vinse il premio Nobel nel 1938. Finalmente dopo
migliaia di anni siamo riusciti ad ottenere quello che gli
alchimisti volevano: ottenere un elemento partendo da Possiamo avere tre differenti casi per k:
un altro elemento; bombardando per esempio il platino
• k > 1: in questo caso si parla di situazione supercri-
con dei neutroni è possibile ottenere dell’oro (per chi
tica. I neutroni prodotti crescono in numero sem-
volesse tentarci è meglio sottolineare che è totalmente
pre più rapidamente e di conseguenza la reazione
inutile: innanzitutto il platino costa più dell’oro, ed inol-
aumenta esponenzialmente;
tre i quantitativi ottenibili tramite questa tecnica sono
irrisori).
• k = 1: in questo caso si parla di situazione critica.
Utilizzando questo metodo diventò quindi possibile
Il numero di neutroni prodotti è uguale al numero
creare elementi che non esistevano in Natura: infatti l’u-
di neutroni assorbiti, quindi la reazione continua
ranio è l’elemento più pesante che si trova in Natura in
a ritmo costante e di base può essere controllata
qualche forma stabile. Bombardando l’uranio fu quin-
(situazione rosea per la produzione di energia);
di possibile ottenere quelli che si chiamano elementi
transuranici. • k < 1: in questo caso si parla di situazione sub-
Tuttavia bombardando nuclei molto pesanti i fisici del critica. Il numero di neutroni prodotti è minore
secolo scorso si accorsero di due punti cruciali: del numero di neutroni assorbiti, di conseguenza
• L’energia liberata successivamente al bombarda- le reazioni diventano sempre più rare e la catena si
mento di neutroni era inquietantemente troppo alta spegne interrompendosi dopo poco.
per un semplice decadimento β: a volte l’energia li-
berata superava i 100 MeV, mentre un decadimento Dallo schema appena impostato risulta evidente che
β ne produce circa un cinquantesimo (se va bene). per costruire un reattore nucleare efficiente dobbiamo
Giusto per fare un confronto, l’energia chimica li- poter regolare questo fattore k, ovvero poter "accelerare"
berata dal bruciamento di una singola molecola di o "frenare" la reazione. Per fare questo vengono utilizzati
butano è di circa 2 eV, ciò significa che l’energia due diverse tipologie di materiale, che agiscono proprio
rilasciata dopo il bombardamento di neutroni era come "freno" e come "acceleratore" per il nostro reattore.
circa cento milioni di volte superiore; Partiamo dall’acceleratore. Sembrerà molto strano,
ma per accelerare la reazione (ovvero rendere più pro-
• I nuclei figli del bombardamento presentavano ca- babili le collisioni dei neutroni con i nuclei di uranio)
ratteristiche chimiche totalmente diverse rispetto ai bisogna rallentare i neutroni. Infatti più un neutrone è
nuclei aspettati. "lento" e maggiore è la sua probabilità di interazione con
un nucleo di uranio. Tale situazione è ben rappresen-
Queste due evidenze sperimentali hanno portato alla tata dalla Figura 11, in cui si vede chiaramente come
formulazione dell’ipotesi della fissione nucleare: in neutroni più lenti (detti termici) hanno più probabilità
altre parole un nucleo quando viene bombardato da un di interagire con i nuclei di uranio.
neutrone diventa fortemente instabile e si spacca in due
Dobbiamo quindi trovare un materiale che "rallenti"
nuclei nettamente più leggeri. Il neutrone è in questo
i neutroni. Un buon moderatore di neutroni è la gra-
caso semplicemente un catalizzatore che permette la
fite, che permette di rallentare i neutroni e quindi di
fissione nucleare. Un esempio di reazione è dato da:
aumentare le reazioni nucleari.
235
U + n −→93 Rb +141 Cs + n + n Adesso però dobbiamo trovare un "freno" per il no-
stro reattore, perché altrimenti sarebbe un disastro. In
Nella quale un nucleo di uranio-235 viene bombardato questo caso abbiamo bisogno di qualcosa che assorba
da un neutrone: a questo punto il nucleo si spacca in proprio i neutroni, ovvero che riduca il numero di col-
due nuclei più leggeri creando un nucleo di rubidio- lisioni con gli atomi di uranio. Tali composti vengono
93 e di cesio-141 ed inoltre vengono rilasciati altri due chiamati veleni neutronici, e una buona scelta è il
neutroni. Questi due neutroni possono andare a colpire boro, o suoi composti.
chimica ma bensì una reazione a catena incontrollata
nucleare.

Nota bene. Il fatto che una certa quantità di materia sia


supercritica o meno è anche dovuto alla sua massa e alle
sue dimensioni fisiche. Infatti una quantità di materiale
fissile troppo poco massiccia è sicuramente subcritica,
in quanto non è in grado di "mantenere" i neutroni al
suo interno in quantità sufficiente per alimentare una
reazione incontrollata. Quindi innanzitutto il materiale
fissile, per poter fare il suo lavoro, deve avere una certa
massa minima, chiamata per l’appunto massa critica.

9.2 Fissione nucleare incontrollata


Questa sottosezione meriterebbe un titolo alla Stanley
Figura 11: Sezione d’urto dei neutroni con l’uranio in funzione della
loro energia (che è a sua volta funzione della loro veloci- Kubrick: "Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi
tà). Si vede benissimo che la probabilità di interazione è e ad amare la bomba" 11
maggiore a basse energie. Vogliamo quindi parlare delle reazioni nucleari di fis-
sione non controllate. Se prima il nostro più grande
scopo era quello di mantenere sempre le reazioni ad un
Se quindi noi aumentiamo la quantità di boro in un livello critico o al massimo di poco superiore, adesso
reattore diminuiamo le reazioni, di fatto "rallentando" il vogliamo fare l’esatto contrario, ottenere una reazione a
reattore. catena per quanto più possibile supercritica. In questo
Tipicamente un reattore nucleare è così composto: modo le reazioni a catena sono così rapide che generano
un’esplosione portentosa. Stiamo parlando chiaramen-
• Barre di combustibile. Sono composte da uranio
te delle bombe nucleari a fissione. Abbiamo da risolvere
e altri materiali fissili. Un esempio di combustibile
però un paio di problemi:
nucleare è il MOx, ovvero Mixed Oxide fuel;
• Innanzitutto la bomba deve essere il più sicura pos-
• Moderatore. E’ per esempio composto da grafite, sibile fino a quando non decidiamo di farla detonare:
ed è alternato alle barre di combustibile. Il suo ciò significa che durante il trasporto e lo stoccaggio il
scopo, come abbiamo visto, è quello di ridurre la materiale fissile (tipicamente 235 U oppure 239 P u) de-
velocità dei neutroni (fino a velocità termiche) per ve essere chiaramente sempre sotto la massa critica,
aumentare la reattività; altrimenti salta tutto in aria;
• Barre di controllo. Sono barre composte da un • Tuttavia nel momento dell’esplosione dobbiamo far
veleno neutronico, per esempio il boro. Tali barre raggiungere al materiale fissile in maniera molto
sono estraibili, in questo modo è possibile regolare rapida una massa supercritica in modo da generare
la velocità delle reazioni. Infatti inserendo più o una reazione di fissione incontrollata.
meno barre di controllo possiamo regolare a nostro
Sembrano due problemi contraddittori, eppure non
piacimento le reazioni nucleari.
è così. Possiamo descrivere due diversi design per
Un reattore, a causa della sua intrinseca pericolosità, ottenere questo.
deve avere un sistema di sicurezza efficiente. Come Il primo, che possiamo chiamare gun-type, fu utiliz-
possiamo per esempio bloccare istantaneamente tutte zato per il bombardamento di Hiroshima. La struttu-
le reazioni e di fatto spegnere il reattore? La soluzione ra di per sé era molto semplice e la possiamo vedere
è semplice: inserire immediatamente tutte le barre di riprodotta in Figura 12.
controllo, per azzerare le reazioni e spegnere il reattore.
Solitamente le barre sono solo parzialmente inserite,
in quanto comunque è necessario mantenere in funzio-
namento il reattore con una certa potenza: tuttavia se
si dovesse verificare un problema è necessario inserire
immediatamente tutte le barre.
Per motivi storici, tale sistema si chiama SCRAM. Si
presume che tale acronimo arrivi da Safety Control Rod
Axe Man, in quanto nel primo reattore nucleare a fissio-
ne (creato a Chicago da Fermi) il "sistema di sicurezza"
Figura 12: Struttura di una bomba gun-type. Non è riportato il tamper
era semplicemente un uomo con un’accetta in mano; che avvolge tutto il materiale fissile e permette ai neutro-
se la reazione fosse andata fuori controllo, tale uomo ni in fuga di essere riflessi indietro e quindi alimentare
avrebbe tagliato il cavo che reggeva le barre di controllo. ulteriormente la reazione.
Nei moderni reattori lo SCRAM viene effettuato inseren-
do contemporaneamente tutte le barre di controllo in Essa è fondamentalmente costituita da due parti. La
modo da arrestare istantaneamente le reazioni nucleari. prima trattasi di un cilindro in materiale fissile (nel ca-
Il caso di reazioni a catena non controllate venne so della bomba di Hiroshima era uranio-235) di massa
applicato per costruire bombe atomiche, ovvero ordigni 11 Per coloro che non avessero colto al citazione, stiamo parlando del
che utilizzano come sorgente di energia non una cosa film Il dottor Stranamore.
subcritica, chiamato proiettile; la seconda trattasi di viene una esplosione chimica in modo da far raggiungere
un cilindro cavo, la cui cavità è dello stesso diametro la massa critica al materiale fissile.
del cilindro proiettile. Anche nel caso del cilindro cavo
la massa è subcritica. Quando la bomba viene fatta Fusione nucleare:
detonare, il cilindro proiettile viene sparato da una pic- La fusione nucleare è invece l’opposto della fissione nu-
cola carica chimica (per esempio una piccola quantità di cleare: infatti invece di spaccare un nucleo pesante
tritolo) verso il cilindro cavo: quando il cilindro proiettile ne fondiamo due leggeri insieme. La fusione nucleare,
penetra il cilindro cavo viene superata la massa critica rispetto alla fissione nucleare presenta indiscussi van-
e ha inizio la reazione a catena di fissione incontrollata. taggi. Infatti non crea scorie radioattive (nuclei pesanti
Inoltre tutta la struttura è avvolta da un tamper, ovve- da fissione) ma crea elementi stabili e comunque molto
ro un materiale neutrone-riflettente che è in grado per leggeri (esempio sopra tutti e piuttosto naive: due nuclei
l’appunto di riflettere i neutroni indietro e continuare di idrogeno si fondono assieme per creare un nucleo
ad alimentare la reazione. leggero di deuterio); inoltre i nuclei leggeri per innescare
Se non ci fosse il tamper, durante l’esplosione la massa la fusione sono facilmente reperibili, infatti si tratta di
di materiale fissile diventerebbe rapidamente subcritica idrogeno, elio, trizio, litio e altri elementi che si trovano
bloccando troppo presto la reazione di fissione. all’inizio della tavola periodica.
Un’altra strategia costruttiva è chiamata bomba ad Però non è tutto oro quel che luccica: ottenere la fusio-
implosione, il cui schema è riportato in Figura 13. ne nucleare è incredibilmente più difficile: infatti se
per la fissione nucleare è sufficiente sparare un neutro-
ne contro un nucleo, e tale neutrone non risente della
repulsione coulombiana essendo neutro, nel caso della
fusione bisogna far avvicinare fino a distanze subatomi-
che due nuclei carichi positivamente. In altre parole per
ottenere la fusione nucleare è necessario superare la
repulsione coulombiana che è molto forte. E’ per questo
motivo che i nuclei non si fondono spontaneamente fra
di loro.
Ci sono vari modi per superare la repulsione cou-
lombiana: posso per esempio accelerare con un campo
elettrico un nucleo e farlo schiantare contro un altro
nucleo, nella speranza che questi due si fondano. Un
altro metodo è portare il materiale "fusibile" a tempera-
ture elevatissime, di modo che l’agitazione termica dei
singoli atomi permette di superare la repulsione cou-
Figura 13: Schema costruttivo di una bomba a implosione. Questa lombiana e inziare le reazioni di fusione. Se si utilizza il
tipologia di bomba venne utilizzata per costruire la bomba
sganciata su Nagasaki. calore per accelerare gli atomi e superare la repulsione
coulombiana allora si parla di fusione termonucleare.
In questa costruzione la massa di materiale fissile è Uno potrebbe a questo punto pensare: beh, riscaldare
sempre subcritica, ed è di solito creata da una sfera di un oggetto ci vuole poco, quindi questa potrebbe essere la
plutonio-239. Questa sfera di plutonio viene avvolta da strategia migliore." Ebbene, l’idea non è male, ma non è
un guscio di uranio-238 che funge da tamper. Attorno al sufficiente mettere un po’ di litio nel forno a microon-
tamper vengono collocati, con simmetria rigorosamente de per iniziare una reazione di fusione nucleare. Le
sferica, tutta una serie di esplosivi chimici con i loro temperature necessarie per superare la repulsione cou-
rispettivi detonatori. La struttura è stabile in quanto la lombiana sono di solito nell’ordine dei milioni di gradi.
massa dell’uranio e del plutonio è subcritica. E’ per questo motivo che ottenere la fusione nucleare è
Quando viene fatta detonare la bomba, avvengono i estremamente difficile rispetto alla fissione.
seguenti fenomeni: Il fatto che bisogna superare la repulsione coulombia-
na ci fa anche capire come mai è conveniente fondere nu-
1. I detonatori chimici vengono attivati tutti quanti clei leggeri: nuclei leggeri significa pochi protoni, quindi
contemporaneamente grazie ad un timer molto pre- la repulsione coulombiana fra i singoli nuclei è minore.
ciso. A seguito di questa detonazione collettiva Infatti far fondere due nuclei di uranio, ciascuno dei
si genera una implosione sferica che raggiunge quali presenta ben 92 protoni potrebbe essere piuttosto
rapidamente il nucleo di plutonio; problematico! Viceversa unire due atomi di idrogeno
2. A questo punto il nucleo di plutonio viene fat- che dispongono di un solo protone è nettamente più
to collassare su sé stesso grazie all’implosione facile.
chimica; la massa rapidamente supera la soglia
di supercriticità e iniziano le reazioni a catena
10.1 Processi di fusione nucleare basilari
incontrollate; La reazione che uno potrebbe pensare di fare è la
seguente, che è proprio la più semplice:
3. I neutroni prodotti vengono riflessi dal tamper di
uranio, ritornano indietro verso il materiale fissile
p + p −→2 He
e aumentano ancora di più il rate di reazioni di
fissione incontrollate.
Tuttavia tale reazione non è possibile in quanto l’elio-2
Come possiamo vedere da questi due disegni costrutti- è fortemente instabile; nella fusione nucleare dobbiamo
vi abbiamo comunque sempre una prima fase in cui av- raggiungere degli elementi stabili.
Una reazione che può avvenire ma che comunque è
piuttosto rara è la seguente:
2
H +2 H −→4 He + γ

dove il fotone γ porta via la binding energy guadagna-


ta, che è all’incirca 24 MeV. E’ bene notare che questa
reazione non è l’unica possibile, ma sono possibili diversi
canali di decadimento, in particolare sono possibili:
2
H +2 H −→3 He + n
2
H +2 H −→3 H + p
Con diverse energie liberate. Queste due ultime reazioni
sono comunque più probabili.
Le reazioni che involvono due nuclei di deuterio si
chiamano reazioni deuterio-deuterio, o anche D-D.
Un’altra possibile reazione che può avvenire è la
seguente:
2
H +3 H −→4 He + n
Reazioni di questo tipo, con poca fantasia, vengono
chiamate reazioni deuterio-trizio, o anche D-T.

Noi tutti dobbiamo la vita ad una reazione di fusione


nucleare che avviene nelle stelle. Infatti grazie alla
fusione di tre atomi di elio (reazione 3α) è possibile Figura 14: Esplosione termonucleare durante l’operazione Castle.
ottenere un nucleo di carbonio, l’elemento su cui si Si nota molto bene il fungo atomico causato dai gas
caldissimi in rapida risalita nell’atmosfera.
basa la vita così come la conosciamo noi. E tutti
noi arriviamo proprio da una serie di reazioni 3α:

34 He −→12 C che invece sono carichi, in quanto formati da un cer-


to numero di protoni. Questo innanzitutto ci fa dire
Ora, tale reazione dovrebbe essere pressoché impos- che è più facile fondere due nuclei leggeri, in quanto i
sibile da ottenere. Innanzitutto dobbiamo fondere protoni sono in numero minore e generano una minore
contemporaneamente tre nuclei leggeri, e questo è repulsione elettrostatica.
molto più difficile rispetto a unirne solo due; inol- Il problema è quindi la repulsione coulombiana: come
tre la repulsione coulombiana inizia ad essere proi- possiamo superare tale barriera? Un modo piuttosto
bitiva. Fortunatamente tale reazione presenta una intelligente è sparare un nucleo a grande velocità contro
risonanza, ovvero per motivi puramente quantisti- l’altro, in modo da dargli sufficiente energia da superare
ci tale reazione risulta incredibilmente più facile la barriera coulombiana e iniziare la reazione di fusione.
rispetto a quanto aspettato. Ebbene sì, noi siamo Come possiamo fare a fornire la giusta quantità di
frutto di una fortuita risonanza del cavolo di una energia cinetica ai nuclei atomici? Un modo è per via
strana reazione nucleare. termica, ovvero aumentiamo l’energia cinetica delle par-
ticelle aumentando la temperatura. Sappiamo infatti
che aumentando la temperatura di un gas, per esem-
10.2 Ordigni termonucleari
pio, aumentiamo la velocità media (e quindi l’energia
Arrivati in fondo alla nostra trattazione nucleare possia- cinetica) delle molecole. Lo stesso lo possiamo fare per
mo parlare di una delle applicazioni più vili, ovvero gli i nuclei.
ordigni termonucleari che sfruttano la fusione. E’ per questo motivo che i dispositivi (controllati o
Anche allo stato attuale i disegni costruttivi degli incontrollati) che innescano reazioni di fusione gra-
ordigni termonucleari sono classificati, tuttavia l’idea zie all’aumento di temperatura si chiamano dispositivi
generale è piuttosto semplice e la riprendiamo qui. termonucleari.
Il punto cruciale che distingue una reazione di fusione
Facciamo ora un esempio pratico interessante. Fran-
nucleare rispetto ad una reazione di fissione nucleare è
cesco, un fisico nucleare che ha deciso di intraprendere
rappresentanto dalla repulsione coulombiana. Infatti
la carriera di bombarolo (del resto si sa, la ricerca in
abbiamo visto che la fissione avviene tramite innesco
Italia non è ben pagata) vuole calcolare la temperatu-
della fissione con un neutrone che colpisce un nucleo
ra media per la quale si possano innescare reazioni di
molto pesante ed instabile. Il nucleo pesante possiede
fusione nucleare.
decine di protoni che generano una forte repulsione cou-
lombiana (repulsione elettrostatica), che tuttavia non Francesco decide di partire dalla reazione di fusione
blocca la corsa del neutrone, in quanto è per l’appun- più semplice, ovvero:
to neutro. La reazione di fissione e quindi ottenibile
piuttosto facilmente, in quanto i neutroni non risentono p + p −→2 H + e+ + νe
della repulsione elettrostatica e raggiungono facilmente
il nucleo atomico, spaccandolo. Cioè la fusione di due protoni, che in teoria do-
Lo stesso non lo possiamo dire per le reazioni di fusio- vrebbe essere la più semplice, in quanto la barriera
ne, in quanto è necessario avvicinare due nuclei atomici coulombiana è molto bassa.
Sappiamo che l’energia cinetica è collegata alla Nota bene. La situazione, rispetto a questo calcolo, è
temperatura secondo questa relazione: molto più complicata. Infatti è necessario considerare
anche le tipologie di reazione, ovvero se sono forti o
Ec ' kT deboli, e i reagenti che prendono parte alla reazione.
Inoltre è necessario ottenere un rate per le reazioni molto
Sappiamo inoltre che l’energia potenziale da vincere è elevato, quindi è probabile che invece sia necessaria
data da: una temperatura maggiore. Però questi dettagli esulano
1 Q1 Q2
Ep = dallo scopo di queste dispense.
4πε0 r
Francesco decide quindi di effettuare un calcolo span-
Gli ordigni termonucleari si dividono grosso modo in
nometrico eguagliando queste due energie per avere una
due categorie:
stima della temperatura necessaria per innescare la
fusione. Per fare il conto consideriamo le due cariche • Clean: si tratta di ordigni senza il rivestimento
pari a quella dell’elettrone (infatti i protoni hanno cari- esterno di uranio. Conseguentemente i prodotti si
ca opposta ma uguale in modulo agli elettroni) e come riducono ad essere elementi leggeri causati dalla
distanza r consideriamo 10−15 m, che è grosso modo fusione. Queste bombe sono meno potenti e non
la dimensione di un nucleo atomico leggero. Possiamo rilasciano troppe quantità di elementi radioattivi.
quindi scrivere: Tuttavia questi ordigni sono particolarmente sub-
doli, in quanto l’enorme quantità di neutroni non
1 Q2
kT = vengono assorbiti dal tamper esterno, e quindi ven-
4πε0 r
gono sparati fuori, in dosi completamente letali.
1 Q2 Poiché i neutroni riescono a penetrare facilmente
T =
4πε0 k r la materia, utilizzando un ordigno di questo tipo è
possibile uccidere per esempio dei soldati all’interno
Dove abbiamo indicato con Q la carica del protone,
di un carro armato, sebbene il carro armato possa
che vale 1.602 · 10−19 C. Effettuando il calcolo otteniamo
rimanere intatto;
una temperatura pari a:
• Dirty: si tratta invece di ordigni con il tamper ester-
T ' 2 · 1010 K
no. In questo caso il potere esplosivo è molto alto,
Ovvero circa 10 miliardi di gradi. Si tratta di una tem- ed inoltre l’ordigno rilascia una enorme quantità
peratura elevatissima, tuttavia è necessario specificare di materiale fissile radioattivo, che quindi ricade al
che tale calcolo è una sovrastima, infatti non abbiamo suolo (fallout) e creando enormi problemi. Sebbene
considerato due fatti: si sappia poco, si ritiene che attualmente gli ordigni
termonucleari più potenti siano di questo tipo.
1. Innanzitutto le particelle hanno una distribuzione
di velocità, ciò significa che anche a temperature
minori ci saranno nuclei con una energia cinetica
sufficiente a superare la barriera coulombiana;

2. Il tunneling quantistico permette di superare la


barriera coulombiana anche a particelle che non
dispongono dell’energia sufficiente.

A questo punto il nostro Francesco, che comunque


essendo un bombarolo di chiara fama ne sa a palate,
pensa a come ottenere rapidamente una temperatura
così elevata: quello che ci suggerisce è inquietante, ma
è effettivamente quello che si usa nelle bombe termonu-
cleari: perché non utilizzare un primo stadio a fissione
nucleare per raggiungere le temperature sufficienti a in-
nescare la fusione? Ebbene può sembrare strano, ma il
primo stadio di un ordigno termonucleare e una bomba
a fissione che permetta di raggiungere velocemente le
temperature necessarie.
Successivamente viene innescato il combustibile ter-
monucleare, che di solito è litio-6, secondo questa
reazione:
6
Li + n −→3 H +4 He
A questo punto il trizio ha sufficiente energia per supe-
rare la barriera coulombiana deuterio-trizio e iniziare le
reazioni di fusione. Di solito poi tutto l’ordigno termo-
nucleare è ricoperto da un tamper di uranio, che a sua
volta esegue una fissione nucleare. Quindi in definitiva Figura 15: Disegno costruttivo di una bomba di tipo Teller-Ulam.
un ordigno termonucleare è formato da tre susseguen-
ti esplosioni: fissione-fusione-fissione. In Figura 14 è In Figura 15 è riportato lo schema (molto sempli-
riportata una esplosione termonucleare. ce) costruttivo di un ordigno termonucleare del tipo
fissione-fusione-fissione. Descriviamo brevemente che
cosa avviene in una bomba di questo tipo:

• Innanzitutto si parte con una esplosione chimica


che comprime una massa di plutonio o di uranio,
in modo che inizi la fissione, esattamente come
abbiamo visto nella sezione precedente (bomba ad
implosione);
• Una volta che la fissione del primario è partita, si
creano sia neutroni che raggi X e raggi γ, i quali
vengono riflessi dal tamper esterno e riscaldano la
schiuma di polistirene che avvolge un altro cilindro
di materiale fissile;
• Il polistirene si fonde fino a diventare plasma a tem-
perature altissime, che quindi comprime il nucleo
cilindrico del secondario, il quale inizia a sua volta
un processo di fissione nucleare;
• A questo punto la temperatura è sufficientemente
alta per innescare le reazioni termonucleari del litio,
che è il carburante che porta avanti la reazione di
fusione;

• I numerosissimi neutroni prodotti continuano ad ali-


mentare le reazioni di fissione nucleare del tamper
esterno;
• A questo punto si inizia a creare una fireball che
quindi fa saltare in aria tutto.

Allo stato attuale la bomba termonucleare più potente


è stata la bomba Zar, lanciata dai russi nel 1961, con
una potenza pari a circa 50 Megatoni. Tutti i sismografi
del mondo registrarono l’esplosione; sino a mille chi-
lometri di distanza fu visibile il lampo; fu impossibile
effettare qualunque telecomunicazione perché la bomba
ionizzò l’aria per oltre un’ora; il fungo atomico raggiunse
un’altezza di oltre 60 chilometri; l’onda sismica percorse
tutta la Terra e fu registrata per ben tre volte.
Da allora (giustamente) i test nucleari si sono ridotti
tantissimo e ad oggi si sta rapidamente procedendo ad
un disarmo nucleare, sebbene alcuni stati presentino
ancora degli arsenali con queste tipologie di bombe.

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