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Il pilota cieco

Infatti la mancanza d’ogni finalità e d’ogni confine s’appartiene all’essenza della volontà in sé,
che è una tendenza infinita” pag. 232
“nelle aspirazioni e nelle voglie umane, che sempre ci illudono mostrandoci il loro compimento
come supremo fine del volere; ma non appena raggiunte, non sembrano puù le stesse, e quindi
tosto dimenticate, invecchiate, vengono sempre – anche se non vogliamo subito convenirne –
messe da parte come miraggi dimenticati” pag. 233
“Al fenomeno, non alla cosa in sé si estende il principio di ragione; una forma del quale è anche la
legge di motivazione” pag. 231
Guidare l’auto. La guida per viaggiatori che ci dirige in un luogo che non conosciamo.
La guida ci dà una direzione.
Guida in stato di ebbrezza, dice il codice della strada.
Autoguidarsi, riuscire a orientarsi e dirigersi verso là dove desideriamo andare.
Potremmo mai fare a meno di una guida? Kant ci invita a diventare maggiorenni ed emanciparci
dalla guida degli altri.
Schopenhauer ci dice che, dal punto di vista filosofico ed esistenziale, il principio di ragione è la
guida sicura che ci permette di orientarci nel mondo come rappresentazione. Se guidiamo
l’automobile, i segnali stradali ci indicano la via sicura per raggiungere la meta del nostro viaggio.
Razionalità e univocità dei segnali stradali ci mettono in sicurezza. La motivazione ci fa prendere
una direzione – vorrei andare al Prado per vedere il cagnolino di Goya. E ci mettiamo in moto per
organizzare un viaggio e arrivare là, dove è la meta.
Dal Nord Europa al Sud, piano piano, gli stessi segnali diventano sempre meno univoci. Se, poi,
vogliamo andare in Marocco, gli stessi segnali diventano interpretazioni, per noi europei.
Prendiamo l’aereo e arriviamo a Nuova Delhi. Da qui, grazie all’autista indiano, andiamo nella
bellissima Jaisalmer. Ci stupiamo di come Mahesh, il nostro autista, riesca a guidare in un
apparente caos di oggetti, persone, animali, mezzi di trasporto più o meno improbabili, dentro
una strana razionalità che, incredibilmente, ci porta là dove volevamo andare. Insomma, in un
modo o nell’altro ci orientiamo nel mondo come rappresentazione.
Ma cosa succede se questo mondo va, come dire in frantumi? Quando? Quando l’insoddisfazione
ci prende e sembra che nulla possa appagarci, pur andando di qua o di là.
Insomma, il problema ci cade addosso quando, non in un luogo preciso, ma un po’ dappertutto,
ci accorgiamo che la guida della ragione è guidata da qualcosa che sembra essere tutt’altro che
ragionevole.
Gli occhi di chi guida la ragione sono ciechi!
Chi, in fondo in fondo, ci guida vuole andare, anche se non sa dove andare e perché andare.
Nonostante il navigatore sia a lato della guida e dica all’autista, andiamo di qua o di là dicendogli
anche il perchè, chi è al volante e ha il piede nell’acceleratore, non si ferma là dove dice il
navigatore, ma continua ad andare. E va, insoddisfatto e senza perché.
Per Schopenhauer nessuna meta, nessuno scopo potrà fermare questa volontà cieca, “on the
road” tutta la vita senza arrivare mai da qualche parte. A meno che, a meno che …

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