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CREMIA

FRAMMENTI DI STORIA
Cremia, il nostro bel paese sito sulla sponda occidentale del Lago di Como, ha finalmente un suo libro ove si
narra la storia del suo territorio, della sua gente, delle sue tradizioni.
Storia che fino a ieri veniva trasmessa oralmente da generazione in generazione, con racconti fatti nei lunghi
inverni, vicino ad un camino o in mezzo ad un prato verde, all’ombra di un castagno, durante i caldi pomeriggi
estivi.
Il libro: “CREMIA, FRAMMENTI DI STORIA”, è nato per iniziativa dell’Unione dei Comuni Riviera del
Bregagno, con il patrocinio della Provincia di Como, Assessorato alla Cultura e della Regione Lombardia,
Direzione Generale Culture, Identità e autonomie della Lombardia.
Lo stesso fa parte di un progetto che prevede la realizzazione di tre volumi, ove, in ciascuno dei quali si
raccontano le origini storiche e culturali dei tre paesi aderenti all’Unione: Musso (già pubblicato), Pianello del
Lario e Cremia.
Il grande lavoro di ricerca e stesura dei testi è stato fatto dagli autori Maria Erminia Acquistapace, Edoardo
Bregani e Rita Fazzini, che con grande passione e spirito di dedizione hanno raccolto con pazienza racconti,
documenti e materiale fotografico per trasmettere a noi i ricordi del passato e della nostra gente così
profondamente legata alle sue radici.
Cremia è stato un paese di emigranti: la sua terra era avara di frutti e per vincere la miseria i cremiesi se ne
andavano lontano, verso luoghi sconosciuti, con le lacrime agli occhi ed il cuore gonfio di malinconia, ma
anche con una grande speranza: quella di ritornare ai patri lidi.
Là facevano fortuna e non si dimenticavano del loro paese, ed ecco che la chiesa parrocchiale si arricchiva di
opere d’arte di illustri pittori, di suntuosi paramenti e di preziosi calici d’oro e d’argento.
Chi ritornava a Cremia, con un bel gruzzolo guadagnato con tanta fatica, acquistava delle terre e “sistemava la
propria famiglia”.
Poi c’era la gente, quella che non era voluta partire perché lo strappo sarebbe stato troppo grande, che si
ingegnava a vivere con quello che il territorio offriva loro: piccole cose, povere cose, ma tutto vissuto con
grande dignità.
Si accontentavano di poco: il cibo era frugale, i vestiti lisi ed i cappotti rivoltati passavano dal più grande al
più piccolo e le scarpe, ripetutamente accomodate dal sciavatìn, calzavano tanti minuscoli piedini.
Le cartelle per la scuola erano di cartone, il sussidiario uno solo, il lapis ed il pennino per l’inchiostro che
lasciava sempre delle grandi macchie sull’unico quaderno.
E c’era chi si ingegnava a fare il calzolaio con i stachèt, il mugnaio con la farina di carlùn e di fùrment, il
panettiere con il pan negru e quello cunt i fiic, i üghèt e i nùus, il pan di gritùi e il pan de büter de la Regina
de Cantùn, il bottegaio con il formaggio nustràn e i lügànic.
Le osterie erano parecchie, là si trascorreva la domenica: gli uomini giocando a carte o a bocce e bevendo un
bicchiere di buon vino (che metteva tanta allegria…) ed i bambini, intenti ad osservare i grandi, seduti su un
muretto a sorseggiare la gazzosa con la cichèta.
Le settimane scorrevano lente seguendo i ritmi delle stagioni: ai lavori primaverili seguivano quelli dell’estate
e dell’autunno, per poi godere il meritato riposo d’inverno.
Chi aveva il bestiame, oltre alla campagna, aveva il suo “bèl de fà” tutto l’anno: falciare il fieno, mungere le
vacche e produrre burro e formaggi.
E via via… tante piccole e grandi storie che non sto a raccontare per non farvi perdere il gusto della lettura del
libro.
Lì ci si trova di tutto: le fotografie in cui alcuni potranno riconoscere sé stessi o le loro famiglie oppure
persone conosciute che non ci sono più, le filastrocche, i canti, i giochi, i detti “di una volta” ed i “sapori” che
abbiamo ormai dimenticato.
Acquistate il libro, sedetevi in un posticino tranquillo, immergetevi nelle sue pagine e lasciate correre la mente
nei ricordi che vi affioreranno, fatevi trasportare lontano là dove sono le vostre radici, lì troverete una parola,
un nome, un luogo, un ricordo che vi legherà per sempre al magico territorio del dolce paese di Cremia cui
apparteniamo.
Credetemi, a me è successo, provate anche voi!
Buona lettura!
Luca Giovanni Almici
Assessore alla Cultura

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