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Carlo Paredi
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LE TRADIZIONI DIMENTICATE
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intrecciavano seguendo il corso naturale delle stagioni, il ciclo
solare, grandi cicli della vita individuale, e dei momenti di
celebrazione collettiva che culminava nelle feste. Ogni festa era
legata ad un particolare momento delle stagioni: l’anno del
mondo popolare non cominciava però a gennaio bensì a
novembre, poiché il ciclo agricolo è sempre cominciato con la
svinatura, momento in cui il mosto diventa vino e in cui si entra
nel lungo periodo invernale, già iniziato il 1° di novembre con
feste e riti antichi di matrice celtica. Nel calendario celtico,
infatti, l’anno nuovo coincideva con questa data quando i
trapassati tornavano sulla terra. La Tradizione lombarda vuole
che in questo giorno si accenda un lume, si prepari un bicchiere,
del cibo (polenta e castagne), dolci da lasciare in dono ai defunti
e portando di casa in casa le “Lümere”, ossia zucche scavate con,
all’interno, delle candele accese.
Elena Paredi
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LA VOCE DELLE NONNE
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UL DI DE LE LÜMERE
“Inscì”, diceva mia madre, "i spirèt poeuden bev e paccià, e sta
assema de nunch" !
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Il tutto si concludeva con danze gioiose per tutte le vie del
paese, con i fuochi accesi in mezzo alla piazza.
La mattina del 1° novembre mia madre spazzava l'uscio di casa
con una scopa di saggina: "ul brugh".
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ALBAN ARTHUAN: IL NATALE ed il SOLSTIZIO
D’INVERNO
"Cavara, cavara
del cincirincin bell,
senza còa
e senza pell”...
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Poi parlò sempre più basso, con voce sempre più cupa, dei
diavoli e delle streghe: noi bambini tremavamo eccitatissimi nel
sentire storie così terribili, mentre il fuori il vento ululava, e noi
eravamo al caldo ben protetti.
«Càvara,
Càvara del Cincirincin Bell,
senza còa e senza pell,
con la pell
vòltada in còo:
vegn de dentar: ta mangiaròo»
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La Càvara del Cincirincin Bell era, senza dubbio, una non
lontana parente della mitica Heidhrunn, dell'Edda Germanica.
...Càvara,
Càvara
del Cincirincin Bell, ...
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IL NATALE
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GIÖBIA
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alberi.
Se una giovane e graziosa fanciulla si trovava a passare sotto le
sue gambe, la Giöbia le appariva maestosa e bellissima e le
narrava di arcani misteri assicurandole un cammino sicuro e
senza pericoli in cambio della promessa che non avrebbe
raccontato a nessuno quanto le era stato segretamente rivelato.
Assai diversa era la faccenda se sotto le sue gambe passava un
uomo; l'incauto viandante veniva investito da uno scroscia di
pioggia calda, giallina e spumeggiante.
Pare infatti che l'aspetto bello e meraviglioso della Giöbia fosse
riservato alle sole donne.
Non si sa di quali arcani misteri venissero a conoscenza le
prescelte, ma le leggende raccontano con dovizia cosa accadesse
a loro che, tornate nelle loro case, non rispettavano l'impegno
assunto.
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sufficientemente lontane dalla loro abitazione, la Giöbia, che
controllava la scena dai tetti, faceva tornare a sé il filo,
lasciando le povere donne seminude ed imbarazzate a tentare di
coprirsi quanto più potevano con mani, braccia e gambe,
assumendo curiose posizioni con il corpo o facendosi prendere da
crisi di svenimento.
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luoghi atemporali, nei quali si può far rivivere, a piacere,
esperienze "Sottili", del passato, sol che se ne individuino
esattamente le modalità operative.
La Giöbia, sia dal nome, che dal giorno della sua comparsa
annuale (l'ultimo giovedì del mese di gennaio) è una figura
femminile di natura gioviniana.
A causa della rigidità del clima, il Rito veniva condotto
all'interno della stalla, riscaldata dall'alito caldo degli animali,
ed officiato dalle sole donne:
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Incanta le pietre, i fiori;
Trasforma
in rocche setose
i capelli delle fanciulle.
Eloquente
è il Salice
nella dimora invernale.
Oh arcana !
Riconduci il tuo sentimento
Presso di noi.
Oh Brigitt
regina vittoriosa
dalle maestose vesti
che ricoprono ogni parte del mondo
Tu
che doni ai poveri
il conforto del tuo sorriso fruttato
Tu
che riempi i nostri giorni
col miele aromatico
delle tue fonti perenni
Sei trionfatrice
nel Tempio dell'Uomo
Protettrice
nel giardino delle nostre Anime.
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LE RAGANELLE PROPIZIATORIE DELLA PRIMAVERA
“picca fô, picca pian, ca l’inverna cascia pian, spunta mars adree
a l’era, che ven scià la primaera”
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ANTICO RITUALE ESTIVO
Nel ramo del Lago di Lecco, sotto le Grigne, ci sono cascine nelle
quali giocano i bambini non ancora fagocitati dalla vita
moderna, e quindi più vicini ai giochi trasmessi dalle nonne.
«Dindiridan Luzia,
sòtta a quel cassinòtt,
gh’è là ona veggia Stria
che la fà ballà i pigòtt».
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in ogni tempo ed anche ai nostri giorni, per trasmettere la
propria volontà istintiva sul futuro della propria vita.
«La veggia stri che fa ballà i pigott» (la vecchia strega che fa
ballare i pupi), si riferisce alle operazioni di magia Naturale che
in tutto il Comasco, a ricordo della tradizione Celtica, erano
prerogativa delle vecchie che vivevano isolate, ai margini dei
centri abitati, ed in contatto diretto con le forze della natura.
In Luna Piena, nei segni zodiacali più «idonei», le vecchie Strie,
su richiesta, oppure "motu proprio", operavano sui «pupi» per
realizzare operazioni d'Amore o di Odio, a seconda dei casi.
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LA STRIA LUZIA
Nel mezzo del bosco, ai piedi della Grigna, si apre una radura e
ai margini della quale sta una casetta in pietra, in parte
diroccata, dal cui camino esce un fumo azzurrognolo.
Splende la luna piena, che sfuma i contorni del paesaggio, quasi
in una dimensione eterea.
Rumori smorzati e misteriosi provengono dal fitto bosco.
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Si apre la porta, cigolando sui cardini, e la Stria, con il viso
tondo sorridente, i capelli a crocchia, gli occhietti azzurri
sfavillanti, indossa una strana veste di foggia antichissima, con
ghirlande di convolvoli che ballonzolano al suo incedere
saltellante, quasi a mezz'aria. Giunta al centro della piccola
radura, si fa largo fra le alte felci, afferra un ramo di betulla e
traccia un ampio cerchio intorno alla propria ombra proiettata
in terra dalla luna piena allo zenit.
Delicatamente, posa al centro del cerchio la Pigotta, con la testa
rivolta ad Est e le pone sul viso e sul cuore due piccole rose.
Poi si erge, ritta e con le braccia levate al cielo ed intona una
dolce nenia in lingua arcaica....
Lentamente la radura si popola di strani esseri fluttuanti:
folletti e gnomi che escono da tane nascoste da funghi
giganteschi, ondine che lasciano il vicino stagno e danzano
intorno alla Stria; animaletti teneri ed ammiccanti: tutti
annuiscono al suono della voce incantata e par che dicano:
"Dolce Luzia, fortunata bimba di questo mondo, cresci serena,
che tu abbia una vita piena di gioie...".
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"Guardate in avanti ad EST
Il fiore degli anni
splende su questa gentile Anima
Il giorno del Sole Musica dello Spirito Ieri
Oggi
Domani
Sempre armonioso Sempre in salute
Uno
Due
Tre
Il Cuore è ricolmo".
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La STRIJA
"Cavara,
cavara
del cincirincin bell,
senza coa
e senza pell,
con la pell
vóltada in coo;
vegn de dentar:
ta mangiaroo".
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Il problema degli Aspetti è una “vessata questio”, non compresa
dai più: non si ha ben chiaro a quale cielo si riferiscono e come
vanno interpretati, consigliamo caldamente di non
intraprendere nessun tipo di operazione sottile, pena di "vertere
in stupore”, ed altro, senza prima aver approfondito e capito
bene le basi teoriche ristudiando a fondo) Tolomeo
Ul Strôlicc
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L'INVERNO LUCENTE
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IL MAGO DI COLLE BRIANZA
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Prete: - "Mago, non mi chiedere quello che non ti posso dare".
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Il chierichetto con un sorriso luminoso, conta, lentamente, le
altre set¬tantuno monete luccicanti d'oro.
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LE ESPERIENZE DEL MAGO DI COLLE BRIANZA
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Tempo.
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essere giunti dove volevamo.
Ci chiniamo delicatamente verso un cespuglio di digitale e
allunghiamo la mano per ghermire qualche fiore; ma ci
fermiamo per un lungo attimo, e ci sorprendiamo a declamare
una strana invocazione, in una lingua sconosciuta ma che,
stranamente, comprendiamo:
“Salute a voi bianca digitale, sono venuto a cogliervi affinché mi
rendiate la salute, poiché sono affetto dal gozzo”.
“San Peder, San Peder, ul magg del còll Brianza l’haa faa ul
miracol ... e me tegni tutt i daneé”.
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BRUSA' OL BALON
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a gara per avere l'onore di dare fuoco al globo appeso ad uno dei
grandi candelabri che scendevano dal soffitto.
E' indelebile e profondo, in mé, il ricordo della musica d'organo
che inondava la chiesa, l'incenso che annebbiava la vista, ed il
magnifico spettacolo della sfera di fuoco che mandava splendidi
bagliori.
Vedevo allora, nel fumo, strane figure di giovani inghirlandate
che danzavano intorno ad un dolmen, ed un druido che officiava
con le braccia alzate rivolte verso il sole sfolgorante, che
intonava una strana nenia che si confondeva con quella
liturgica cantata dalle giovani vergini che stavano dietro
l'altare.
Mi immaginavo nei panni di Sigfrid, l'eroe dei Nibelunghi, che
lottava con le fiamme a cavallo e con la spada in pugno, per
liberare la sposa Brunilde che stava nel castello di Hindafiall.
Ma, spente le fiamme del globo, mi ritrovavo a piedi, con
indosso il saio del pellegrino, il bastone con la zucca appesa
nella destra, ed il cagnolino nero che mi seguiva scodinzolando
lungo l'erto cammino, attraverso i boschi, su su, fino in cima
alla montagna, ..... con il cuore leggero di un bambino....
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Significato esoterico del “Balon”
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rischiara ancora oggi l'interno dei templi, o le radure nei boschi
sacri.
Lame fatate
di Cuori cortesi
Bisbigli profondi
di Bandruí silenti
Fulgida corona di Luce inviolata
Tessono lodi
di cavalieri erranti
.......................
Invoca la Banfile
il Sole Celeste
il Sole Guerriero
Il Drago di fuoco
modella il respiro
per l'albero profeta:
questa è la sentenza.
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LA CÜCCAGNA
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Al culmine della giornata di festa, tutti gli abitanti ed i
forestieri gremivano la piazza in ogni sua parte ed io, grazie alla
piccola statura e alla agilità, riuscivo sempre a trovarmi in
prima fila così che, a naso in su, vedevo i premi ambiti che si
stagliavano, lontani, confusi nell'azzurro del cielo, come se a
questo appartenessero, e dondolavano cullati dalla brezza che,
vicino al tramonto del sole, sempre scendeva dai monti, a
rinfrescare dalla calura estiva.
Veniva, prima, il palo spalmato di grasso animale per tutta la
sua lunghezza, così che la sua salita diventava pressoché
impossibile per i bambini. Io mi cimentavo, eludendo la
sorveglianza degli adulti, ma non riuscivo a salire più di un
metro.
Un improvviso silenzio, seguito da un brusio di ammirazione,
salutava la squadra dei concorrenti, che erano coperti solo da un
paio di pantaloni corti ed una sacca, appesa alla cintura, che
conteneva cenere di pino e di frassino: infatti, l'abilità di chi
saliva consisteva nel togliere il grasso dal tronco e ricoprirlo di
cenere, per rendere possibile la presa di gambe e braccia.
Muscoli possenti si tendevano, e, quasi sempre, arrivava in cima
il Beppe, un tipo tremendamente muscoloso e rosso di capelli,
dai tratti spiccatamente germano-celtici.
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Finita la gara, sfollata tutta la gente, la piazza vuota avvolta
ormai dalle prime ombre della sera, trovava mio padre,
bambino, ancora incollato alla base dell'albero della Cuccagna, a
naso in su: il cerchio di ferro, ormai vuoto, si confondeva con le
prime stelle che apparivano in cielo.
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LE ATMOSFERE DELLA CUCCAGNA
Tornai dopo molti anni, nella piazzetta del paese della mia
infanzia.
D'estate, all'alba, attrezzato per la salita in montagna, mi sono
ritrovato come se il tempo non fosse mai passato.
Non c'era nessuno in giro, salvo un gatto che rientrava a casa
dopo una notte trascorsa tra i campi.
C'era ancora la fontana del lavatoio dove sgorga un'acqua
gelida, vivificante.
Rinfrescatomi il viso, ne ho bevuto un lungo sorso e la nuova
energia mi è penetrata nell'intimo del corpo ridiscendendo nelle
caverne dalle quali proveniva.
Ha guardato il centro della piazza e, piano piano, ma sempre
più distintamente, ha rivisto tutta la scena della salita alla
Cuccagna, capendone il senso profondo, palingenetico.
Si, sono cresciuto, ho percorso tanto cammino, e finalmente, ho
acquistato la capacità di risalire il Frassino Magico, Yggdrasill.
Non ho donato l'occhio sinistro, ma me ne sono servito per
vedere chiaramente il sentiero della risalita.
Il Re Artù non è ancora risorto del tutto, ma ha riacquistato
sufficiente forza per rizzarsi in piedi e, sguainata la spada
Exalibur, riprende a duellare con un ipotetico avversario.
Il Mago Merlino, semi nascosto da un folto cespuglio di
biancospino, pare che sorrida sornione.
Il gatto, da lontano, mi osserva stupito perché vede anch'esso
tutta la scena nei suoi dettagli, e rizza il pelo, eccitato.
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Il risveglio della Kundalini e la sua risalita può essere ancora
possibile, ma i rischi connessi all'operazione sono
indubbiamente maggiori che per il passato, vista la progressiva,
fatale ed estrema materializzazione del nostro essere.
Inoltre, la vita profana che siamo costretti a vivere, inquina
inevitabilmente i nostri canali sottili, gli unici che possono
alimentare il centro energetico, veicolando l'oro astrale. Ma il
cammino prosegue.
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Biografia
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Steganografica (magia operativa), Cabala Ebraica ed
Egittologia.
Muore il 5 luglio 2016 nella stessa Clinica in cui era nato, nella
sua cara Milano sotto il “dominio” di Santo Ambrogio. Nacque
prematuro e morì prematuro nello stesso luogo, chiudendo un
cerchio ideale.
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