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Grilli parlanti

«A prima vista, una merce sembra una cosa banale, ovvia. Dalla sua analisi, risulta che è una cosa
imbrogliatissima, piena di sottigliezza metafisica e di capricci teologici. Finché è valore d'uso, non
c'è nulla di misterioso in essa, sia che la si consideri dal punto di vista che soddisfa, con le sue
qualità, bisogni umani, sia che riceva tali qualità soltanto come prodotto di lavoro umano. È chiaro
come la luce del sole che l'uomo con la sua attività cambia in maniera utile a se stesso le forme dei
materiali naturali. P. es. quando se ne fa un tavolo, la forma del legno viene trasformata. Ciò non
di meno, il tavolo rimane legno, cosa sensibile e ordinaria. Ma appena si presenta come merce, il
tavolo si trasforma in una cosa sensibilmente sovrasensibile. Non solo sta coi piedi per terra, ma, di
fronte a tutte le altre merci, si mette a testa in giù, e sgomitola dalla sua testa di legno dei grilli
molto più mirabili che se cominciasse spontaneamente a ballare.»

Il valore d’uso è una cosa banale, ovvia.

Un paio di scarpe servono per camminare, senza andare a piedi nudi. Esistono scarpe diverse a
seconda degli usi. Se si tratta di camminare lungo un sentiero di montagna, le scarpe avranno
caratteristiche diverse rispetto alle scarpe che usiamo per la ginnastica o andare a scuola. Usi
diversi, diverse scarpe. Poi, potremmo diversificare le scarpe a seconda dei gusti; scarpe colorate,
scarpe nere, con i lacci, senza lacci. Anche qui sembra che le cose siano piuttosto banali e ovvie.

Ma, chiediamoci, cosa succede quando andiamo al mercato per acquistare un paio di scarpe? È
come se l’oggetto/scarpa fosse stato dal mercato rubato e restituito. Solo che l’oggetto restituito
non sarebbe più quello di prima, ma un altro. Nel riportarlo non è stato messo al suo posto, posto
che era il suo valore d’uso.

Le scarpe hanno perduto il loro significato “sensibile” in quanto scarpe da usare, e hanno
acquistato un nuovo valore, cioè sono diventate significanti di qualcos’altro, qualcosa di “sensibile
sovrasensibile”, dice Marx.

Insomma che cosa è successo?

Una cosa imbrogliatissima. Siamo come dentro un labirinto la cui via d’uscita è difficile da trovare.
L’uscita sarebbe, semplicemente, indossare le scarpe e camminare. Perché non troviamo questa
via d’uscita?

Perché la scarpa non è più una scarpa! E che cosa è diventata? Un feticcio, qualcosa che possiede
dei poteri sovrannaturali.

Come il tavolo di Marx si mette a ballare, così anche la scarpa ci fa vedere, nel gran teatro del
mondo/mercato, chissà quali grilli meravigliosi!
In realtà, dice Marx, la scarpa/merce diventa un personaggio che fa la sceneggiata dicendo alle
altre merci – sono io l’unica vera scarpa, perché faccio salti mortali, mentre voi, siete mezze
scarpette.

Marx scriveva il Capitale nel 1868, centocinquanta anni fa, quando ancora non esisteva la
pubblicità e il cosiddetto marketing. Oggi, questa sceneggiata la possiamo vedere un po’
dappertutto e sappiamo che, in particolare nei media, ciò che vediamo è pagato dalla pubblicità.
Pubblicità il cui potere è trasformare tutti gli oggetti in feticci.

Gli esperti del mercato non dicono forse che la pubblicità è l’anima del commercio?

A questo punto, gli uomini spettatori del gran teatro del mercato potranno pensare che,
possedendo quelle scarpe, saranno dotati di poteri soprannaturali. E come per magia, le scarpe,
che servono per camminare, sono sparite..

Forse Duchamp, con la ruota di bicicletta e l’orinatoio nel museo, ha fatto vedere, appunto, questo
spostamento alienante. Può un orinatoio o un cerchione di bicicletta diventare un’opera d’arte?
Che cosa vediamo, esattamente, al museo? La ruota di bicicletta è sparita, così come è sparito
l’orinatoio. Cosa è apparso al loro posto? Duchamp ci provoca e ci mette in difficoltà. Il banale
oggetto ready made è diventato un’opera d’arte, battuto all’asta del mercato d’arte per milioni di
dollari!

Tavolo ballerino, scarpe con le ali …

Che cosa ha dipinto Van Gogh nel quadro “Scarpe”?

E, che cosa ci dice Heidegger sulle scarpe?

E, Derrida, ragionando, anche lui, sulle scarpe?

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