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La Calle del Espritu Santo mi avvolge col suo calore appena esco, di
buona mattina, dal palazzo in cui alloggio. Sono le otto e un quarto ma
dalla temperatura sembra che sia mezzogiorno. Nello stesso momento
per la strada deserta; certo, c' qualche fruttivendolo che spazza la
sporcizia gettando secchiate d'acqua sulla strada, qualche mattiniero
prende un caff in un bar di lusso e un fattorino ferma il motorino per
fare una consegna. Per il resto non c' nessuno in giro. Se penso che la
sera prima quella stessa via era un bailamme di persone allegre e
casiniste, ho la sensazione che siano le sei del mattino.
Sono disorientato. Ho lasciato Praga, la citt in cui abito, due giorni
prima e sono volato a Madrid per una conferenza. Due ore e mezza di
aereo ti consentono, senza cambiare continente, di cambiare mondo. Non
parlo di quei cambiamenti che ti colpiscono appena esci dall'aeroporto.
Le donne di Madrid vestono come quelle di Praga, non si bardano il
corpo e il capo, soffocandosi con palandrane medievali. I pub che
incontro per la via sono dei normali pub. Se guardo nelle vetrine non
vedo nulla di strano. Tuttavia ho quel senso di strana inquietudine che ti
prende quando senti che non sei a casa tua. Senti che c' qualcosa di
diverso, ma non riesci a capire cosa sia.
Sono le otto e un quarto della mattina, dalla temperatura sembra
mezzogiorno, ma dalla gente che incontro per strada sembrano le sei. C'
qualcosa che non torna.
Mi basta camminare duecento metri e arrivo alla stazione del metr;
alle nove inizia la prima sessione della conferenza, mi devo affrettare. Le
scale non finiscono mai, mi sembra di scendere in una miniera di
carbone. Finalmente arrivo sulla banchina ed entro nel metr che arriva
di l a un paio di minuti. Un altro mondo; mentre la strada vuota il
vagone della metro straboccante di persone: sembra che a Madrid ci
siano due mondi paralleli che vivono sfasati di qualche ora. In spalla ho
lo zaino e in mano la borsa col notebook, che pesa. Mi piacerebbe
sedermi; il percorso lungo e la prospettiva di farlo aggrappato a un
sostegno, cercando di non cadere, non mi alletta. Ma posti liberi non ce
ne sono, pazienza.
Alla fermata successiva una signora comodamente seduta si alza ed
esce dal vagone. Ed ecco, il metr si trasforma nella death valley, il
sedile vuoto diventa nella carogna di un animale, e i distinti signori che
lo circondano si tramutano in avvoltoi che si lanciano sulla preda. Il pi
furbo riesce a conquistare l'ambito posto a sedere. Proprio cos, era stato
furbo; quando ha capito che la signora si sarebbe alzata si piazzato in
modo tale da trovarsi nella posizione pi vicina al sedile, cos da
agguantarlo per primo. Gli altri avvoltoi (pardon, viaggiatori) rimasti a
bocca (pardon, sedere) asciutta, guardano in cagnesco il fortunato che
ora seduto. La prossima volta non si faranno fregare cos facilmente.
La scena si ripete ad ogni fermata, ad ogni posto che si libera. C'
gente che si siede anche se poi scende la fermata successiva. Giusto per
il gusto di approfittare del posto a sedere, anche se per una sola stazione.
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Sono con degli amici in birreria. Mima in citt solo per una giornata
e mezza, cos ha trascinato me ed altri amici a bere.
Io: Ma scusa, ora che vieni a Praga solo un giorno alla settimana, dove
stai a dormire?
Mima: Sto a casa di Honza.
Io: S, ma scusa, Honza adesso lavora a Cork, o mi sono perso qualche
puntata?
Mima: Non ti sei perso niente, lavora ancora a Cork.
Io: E allora, come fa ad ospitarti? Ti ha lasciato in mano le chiavi di
casa sua?
Mima: Ma no! Nella sua casa di Praga vive ancora Jana, la sua morosa.
lei che di fatto mi ospita.
Io: No, scusa, vuoi farmi credere che mentre Honza in Irlanda a
lavorare tu, una volta alla settimana, vai a casa sua a dormire insieme
alla sua morosa?
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Mostrarsi nudo davanti a dei colleghi e alle loro morose era qualcosa che
non infrangeva nessuna regola. Cos come era normale per Honza
mostrare la sua fidanzata ai colleghi cos com', senza trucco e senza
inganno.
Per questo Mima non capiva il motivo del mio stupore. Mi raccont
anche di quando ripeterono il bagno di gruppo, tutti nudi (Jana
compresa), in un laghetto al fianco di un'autostrada in Norvegia.
La nudit. Ecco, questa una di quelle abitudini ceche che mi
sconvolgono. Mentre per loro questo comportamento normale, per me
rientra nelle cose che non si fanno. Il problema che non si fanno
perch non si fanno. Stop. Si cresce con questa sicurezza e non si
cercano spiegazioni.
Quando allora ho detto a Mima: ma scusa, non si fa!, egli mi ha
risposto e perch?. Guardo Paja implorandolo di venirmi in soccorso,
ma le speranze sono vane: alza le spalle, poggia sul tavolo la birra che
stava bevendo e mi risponde e che problema c'? Anche io ero nel
gruppo di Bilbao. Oh santo cielo, un altro che fa il bagno con le
appendici pendule di fuori.
Mi devo arrendere, i cechi hanno un rapporto con la nudit che si
scontra con il mio. Al mio paese la nudit considerata in un modo
molto diverso. Quando ero piccolo mi capitava di dormire a casa di mia
nonna, in campagna; avevo cinque o sei anni, ma mi ricordo
distintamente che la nonna mi faceva lavare in due tempi: prima la parte
sotto, poi mi rivestiva, e solo dopo toglievo la maglia per lavare la
parte sopra. Diceva che era per non farmi prendere freddo, ma il vero
motivo era un altro: si fa peccato a stare completamente nudi!.
Sono cresciuto con il pi intimo convincimento che la nudit da
evitare. Perch peccato, perch vergogna, perch certe cose non si
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fanno vedere. per questo che sono rimasto stravolto quando sono
venuto a contatto con la realt della nudit ceca. Tutte le mie certezze si
sono infrante.
In realt mi ero accorto di questa passione dei cechi per lo smutandarsi
senza problemi tre anni prima di quella sera in birreria. Mi trovavo a
Praga per la prima volta come studente Erasmus. Un pomeriggio i miei
coinquilini finlandesi mi hanno invitato ad andare alla piscina di Podoli,
un quartiere a Sud di Praga. Dopo quell'esperienza avrei maledetto i
finnici: la piscina era all'aperto, ed era Dicembre (per loro un
godimento). Aymeric, l'altro coinquilino francese, li avrebbe maledetti
per un altro motivo. Quando siamo entrati nello spogliatoio rimase
sconvolto, ma non disse nulla; si vedeva che era nervoso e si cambi in
fretta e furia. Non pensate nulla di male, era un normale spogliatoio ceco,
dove tutti girano nudi senza farsi problemi. Dove non esistono le cabine
per cambiarsi e perci ci si cambia davanti a tutti. Per il mio amico
francese era roba da scandalizzarsi, e anche per me (cresciuto con la
nonna moralizzatrice) non era da meno. L'argomento rimase tab fino
all'uscita dalla piscina; mentre tornavamo a casa in tram, Aymeric si fece
coraggio e cominci la discussione. Ma scusate, ai vostri paesi quando
si va in piscina, si gira per lo spogliatoio tutti nudi con le cose penzoloni
tra le gambe? In Francia almeno ci sono le cabine. I finlandesi abituati
a fare la sauna nudi, maschi e femmine insieme si misero a ridere; io
invece lo capii.
S, perch mi ricordo ancora quando andai per la prima volta alla
piscina di Lecco, dopo la ristrutturazione. Era comparso un cartello
severamente vietato fare la doccia senza il costume. Se siete cechi vi
lascio trenta secondi per ridere (la consueta reazione quando racconto di
questo cartello). Alla piscina di Podoli infatti il cartello esattamente
opposto Prima di entrare in piscina si deve fare la doccia senza il
costume.
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Quindi non era un problema di religiosit. Ma allo stesso tempo non era
nemmeno dovuto a uno spirito libertino: nel racconto di Mima non c'era
malizia. I cechi non si spogliano per esibizionismo, o per
anticonformismo, e nemmeno per pruderia. Probabilmente non si fanno
nemmeno problemi comparativi delle proprie appendici pendule (che in
effetti non sono correlate ad alcun merito/demerito). Per loro la nudit
una cosa normale, come tante altre cose della vita. E in effetti, non riesci
a capire cosa ci sia di male ad essere nudi, e ad essere visti nudi.
Allora non riuscivo a capire perch i cechi avessero tutta questa libert
nel mostrarsi nudi. Poi ho capito che il problema era opposto: ero io che
dovevo capire perch per il mio popolo, una cosa normale come la nudit
era cos mal considerata.
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Jak se jmenuje?
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Batoh
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Le prime volte che vedevo gli zaini arrivare sul rullo dei bagagli, mi
sembrava che ci fosse qualcosa che non quadrava. Cosa ci faceva uno
zaino mischiato tra tutte quelle valigie ruotate? Poi ho capito a cosa era
dovuto il sentimento di inadeguatezza nel guardare lo zaino. Lo zaino
sta male in un aeroporto, perch l'aeroporto per definizione il luogo
dei ricchi.
Deriva tutto da quando in aereo volavano soltanto le persone che
avevano i quattrini per comprarsi i costosissimi biglietti aerei dell'era
pre-low-cost. Oggi invece viaggiamo ormai tutti, visto che in molte
occasioni l'aereo diventato perfino il mezzo pi economico per
muoversi. Nonostante ci l'aeroporto rimane sempre un posto di classe;
se ne volete una riprova provate a guardare il tipo di negozio che
incontrate prima di imbarcarvi: profumerie, gioiellerie...
ovvio dunque: una persona che passa da un aeroporto col proprio
zaino sulle spalle, anzich un fighissimo trolley, risulta stonato, fuori
situazione. Un po' come presentarsi a teatro con le infradito.
Ma probabilmente ai cechi queste convenzioni importano poco, e agli
aeroporti arrivano sempre con lo zaino in spalla. Potete fare un
interessante esperimento a riguardo. Se vi capiter di prendere un volo
diretto in Repubblica Ceca, aprite bene le orecchie al ritiro bagagli.
Quando vedrete uno zaino arrivare sul nastro, cercate di individuare chi
lo prende (si spera sia il proprietario!) e cercate di ascoltare che lingua
parla. Io l'ho fatto pi volte e non sono mai smentito: lo zaino appartiene
sempre al ceco.
Badate bene, non sto certo parlando di poche persone, quella dei cechi
per lo zaino una vera mania. Una volta mi capitato di vedere una
giovane famiglia sulla metropolitana a Praga. Lui, lei non oltre i
trent'anni- e i due piccoli figli in passeggino. Ognuno dei due genitori
portava un figlio e un enorme zaino sulle spalle. Mi sono quasi
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Uno dei maggiori vantaggi che si hanno nel vivere in Rep. Ceca
quello che non bisogna svenarsi per bere una birra. La pi banale e
inflazionata delle frasi che mi dicono quando racconto di vivere a Praga,
riguarda infatti la birra: beato te, che puoi berti un'ottima birra a poco
prezzo. La cultura birraiola ceca infatti una delle poche cose corrette
che gli stranieri sanno di questo paese. Quello che invece un po' meno
noto il vero rapporto dei cechi con l'alcool.
Innanzitutto c' il fattore costo: il prezzo cos basso della birra pu
essere contestato da chi ne vede un incentivo all'abuso, soprattutto da
parte di giovani. Ed vero; che i giovani bevano tanta birra
indiscutibile. Ma questo il male?
Ecco, noi siamo abituati a vedere il consumo di alcool come qualcosa
di sbagliato, quasi peccaminoso. Quelli che non lo vedono peccaminoso
(perch banalmente amano bere) quantomeno vedono nell'alcool un
aspetto di trasgressione, di bella vita, di e godiamocela!.
Per i cechi invece l'alcool come una matita o un ferro da stiro. una
cosa normale e diffusa, tanto che nessuno si scandalizza per l'uso (o
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abuso) di alcool. Bere alcool o bere acqua tutto sommato la stessa cosa
escludendo che nei locali pubblici l'acqua costa di pi della birra. Tanti
atteggiamenti che in alcuni paesi sarebbero considerati inappropriati,
sono invece considerati normali in Repubblica Ceca (e fanno sgranare gli
occhi a quelli come me). Una volta mi sono trovato a un incontro
pubblico di Karel Schwarzenberg, ministro degli esteri della Repubblica
Ceca e senatore di Praga 6, proprio dove abito io. Per ricordare ai suoi
elettori quanto si occupa di loro, aveva organizzato questo incontro
informale in una elegante sala da ballo, trasformata per l'occasione in
sala civica. Siccome mi interessava vedere da vicino il rapporto dei cechi
con la politica (e un po' anche perch diciamolo quel pomeriggio
avevo poco da fare), mi sono imbucato alla conferenza. Gi ero rimasto
stupito quando arrivai un quarto d'ora prima dell'inizio, e vidi che i
partecipanti al ritrovo mandavano gi tanti bei boccali di birra. Capisco
ad un incontro conviviale, ma ad una conferenza con il ministro degli
esteri non mi sembra che sia educato farsi vedere mentre si beve, bench
fosse estate e una bella birra passava gi che era un piacere (ovviamente
non mi sono tirato indietro).
Ogni mio dubbio poi caduto quando arrivato il Sen.
Schwarzenberg: non appena si seduto al banco degli oratori
un'assistente gli ha subito posato davanti un bel mezzo litro di Pilsner.
Che egli non ha mandato indietro. Sembra che l'unico stupito della cosa
fosse il sottoscritto: a un conferenziere si porta la mezza minerale, non la
birra! Sicuramente al mio paese considererei maleducato un senatore che
si presenta in pubblico, sorseggiando una birra tra una risposta e l'altra.
Se penso perch, onestamente non riesco a trovarne il motivo. Forse
dovuto al fatto che all'assunzione di alcool viene associata
automaticamente l'ubriacatura, o comunque la non completa padronanza
delle proprie facolt mentali. E in effetti un ministro che si ubriaca sul
palco non sta molto bene. Probabilmente proprio questo il motivo, lo
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stesso per cui i cechi non considerano offensivo lo stesso gesto. Sono
talmente abituati a bere che possono scolarsi litri e litri di birra senza
ubriacarsi (o senza darlo troppo a vedere!). Mi ricordo di una volta,
quando mi trovavo in uno sperduto villaggio del Sud Boemia insieme ad
alcuni amici per una gita in canoa. una tipica attivit in Repubblica
Ceca: con zaino e tenda sulle spalle, si prende il treno per portarsi
lontano dalla citt, dove si noleggia la canoa. Si pagaia un paio di giorni
dormendo in tenda dove capita e mangiando in qualche osteria alla
buona. Proprio la sera del primo giorno siamo andati a mangiare e bere
qualcosa all'unica osteria del paese. Oddio, pi che un'osteria era meglio
definirla una bettola: quando ho chiesto cosa avevano da mangiare mi
hanno risposto che il men comprendeva solo due piatti freddi! Ho
quindi compensato col beveraggio: in effetti, mi sono bastate quattro
birre per iniziare a cantare. Venuto il momento di pagare dichiaro al
cameriere quello che avevo preso (da queste parti non si paga alla
romana; funziona che il cameriere scrive cosa prendi su un foglietto: a
turno ognuno dice quali sono le sue consumazioni e paga il suo,
facendole depennare dal foglietto). Un amico di un amico quando sente
che avevo bevuto solo quattro birre rimane dubbioso non ci credo che
ha bevuto solo quattro birre, non pu essere ridotto in quella maniera. Il
mio amico l'ha rassicurato: fatto cos, non mica ceco!. Forse
l'abitudine di bere cos tanto, ha reso i cechi molto pi resistenti
all'alcool, cos che non si associa automaticamente l'alcool
all'ubriacatura. Viene quindi a cadere quell'alone di male attorno
all'alcool.
Il fatto che l'alcool sia socialmente accettato, l'ho percepito in tante
altre occasioni. Mi capitato a volte di andare a incontri organizzati da
associazioni cattoliche. Anche in quei casi la birra scorreva a fiumi.
Magari non lasciavano fumare: ho visto un ragazzo che accendeva la
sigaretta fuori dalla sala, ed un sacerdote gli ha chiesto di allontanarsi
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C' addirittura una canzone dei Divokej Bill un gruppo rock che si
intitola proprio Alkohol che recita proprio Alcool, amico alcool, in
pratica un inno all'alcolismo. Quando questo pezzo parte nei concerti
iniziano tutti a cantare in coro insieme alla band. In qualsiasi paese che
non si chiami Repubblica Ceca, probabilmente avrebbero censurato la
canzone, come diseducativa. Qualche deputato, che non ha niente di
meglio da fare, nei momenti liberi tra un'orgia a base di cocaina e l'altra
avrebbe fatto un'interrogazione parlamentare a un ministero a caso per
sapere se era lecito a un complesso musicale dare questi messaggi
diseducativi alle nuove generazioni. In Repubblica Ceca, no.
Eppure anche nella nostra terra il vino ha sempre rappresentato una
parte importante della nostra cultura. Basti pensare ai tantissimi vini di
qualit che ci invidiano in tutto il mondo. Ed anche la cultura popolare fa
la sua parte: come non citare i mitici alpini che del vino fanno
carburante. Non ho mai preso l'abitudine di bere il vino a tavola, come
invece fanno i miei genitori. A un certo punto quando avevo sui 16-17
anni mia mamma continuava a ripetermi Ma su, perch non bevi il tuo
mezzo bicchiere di vino: come devi fare a far l'alpino. Certo, perch
ovviamente un ragazzo che non beve non pu fare l'alpino! Ci
nonostante, bench sia cresciuto in una famiglia wine-friendly, i miei
genitori hanno sempre avuto un giudizio negativo dell'alcool, quando
andava oltre il bicchiere di vino a tavola.
E allora mi chiedo quale sia la differenza. Perch invece, nella cultura
ceca non c' il limite? Perch il bere anche tanto non visto poi cos
male? Mi viene da pensare a quello che fece mia nonna. Era appena
finita la seconda guerra mondiale e il suo fidanzato era arrivato sano e
salvo in paese. Per festeggiare era andato all'osteria e si era ubriacato:
purtroppo per lui mia nonna pass davanti all'osteria e lo vide in quella
condizione. Lo piant in asso: non tollerava gli ubriaconi. Nella
situazione specifica poteva essere anche un po' tollerante, ma in generale
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anche in persone per bene (se mai si potesse dare una definizione di
tale persona).
Mi ricordo di quella volta che stavo viaggiando in treno da Praga con
destinazione Budapest, per una conferenza scientifica. A Brno ci ha
raggiunti Paja, un collega moravo diretto alla stessa conferenza. Un
ingegnere, un ricercatore, insomma, non sto parlando di un alcolista ai
margini della societ. Appena salito sul treno per prima cosa ha sistemato
la valigia sulla cappelliera, e subito dopo ha aperto lo zaino e preso la
classica bottiglia di plastica riutilizzata come biberon alcolico da viaggio.
Vuoi un sorso? . Be', mi piacerebbe capire anche di che si tratta gli
rispondo, visto che il liquido era abbastanza torbido e non ispirava
fiducia. Ho cos scoperto che era una specie di vino novello, anche se
forse non nemmeno corretto chiamarlo vino, visto che non era ancora
fermentato completamente. Diciamo che era met vino e met ancora
mosto. Un succo d'uva, che si rivelato gradevolmente dolce, con una
gradazione alcolica interessante (oddio, questa frase fa il paro con i deliri
dei sommelier dal gusto rotondo!).
Be', per farla breve, io ho bevuto solo un sorso, mentre lui ha fatto
tutto il viaggio da Brno a Budapest, bevendo il vinello (per inciso,
quando salito sul treno erano le dieci del mattino, e beveva).
Ora, uno pu anche chiedersi se questa gente fa colazione con gli
alcolici. Ed quello che mi sono chiesto la mattina dopo quando mi sono
svegliato e ancora nel dormiveglia ho visto Paja che beveva da una
bottiglia. Oh, ma cos', stai ancora bevendo quel vino di ieri? Sono le 7
del mattino!. No, solo acqua. Ah, per fortuna solo acqua. S,
purtroppo il vino l'ho finito. Altrimenti...
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Parco ceco
Un parco ceco un luogo dove fare una passeggiata (se passate dal
Nord Boemia vi consiglio esk rj, per esempio). Un ceco parco,
semplicemente un ceco. Nel senso che un ceco generalmente parco.
Voglio dire: parco inteso come aggettivo, ossia frugale.
I cechi infatti sono persone parsimoniose, che cercano sempre di
risparmiare e stanno attenti a non sprecare. Spesso quindi noto
atteggiamenti che in tanti paesi sarebbero considerati da pezzenti e che
invece in Repubblica Ceca sono considerati assolutamente normali.
Bisogna stare attenti per a non confondere questa caratteristica
parsimonia dei cechi con la povert. Molti stranieri infatti pensano che la
Repubblica Ceca sia un paese povero; talmente povero che non si pu
nemmeno permettere un nome ma solo un aggettivo (si dice infatti
Repubblica Ceca e non Cechia, anche se ultimamente si sta diffondendo
sempre pi tra i cechi l'usanza di chiamare il proprio paese esko, a mo'
degli altri paesi come Polsko, Slovensko...). La Repubblica Ceca ormai
non pi un paese povero, bench gli stranieri dell'ovest lo pensino
ancora. Una volta ero a tavola con parentame vario, e uno zio mi ha detto
mah, non so se io vivrei in quel posto antico. Per antico pensava
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confezioni.
pap!
Penso che non ci sia la cultura della scorta, del comprare cibo per
accumulare. Quella cultura che a noi stata imposta a botte di 3x2 (che
qui infatti quasi inesistente), dove tu pensi di fare un affare, e invece ti
trovi a comprare molto pi cibo di quello che ti serve, finendo poi per
gettarlo. I cechi comprano solo quel poco che gli serve per i giorni
successivi.
Sia chiaro, il ceco compra poca cosa, perch prende solo quello che
realmente gli serve, non perch non mangia (anche se a vedere come
sono pelle e ossa molti cechi, qualche dubbio verrebbe!). Una volta
abituato a questa realt parsimoniosa stato quasi un trauma tornare a
Lecco e vedere l'ostentata opulenza dei miei concittadini.
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Uno dei punti centrali attorno al quale gira la parsimonia ceca il non
aver vergogna della propria condizione. Hai le tasche vuote, va bene: e
allora? Non che devi far finta di avere il portafogli gonfio. Non devi
declinare gli inviti ad uscire, inventandoti qualche scusa, per non dire
No, guardate, non me lo posso permettere. Mi capitato di andare a
cena con degli amici e notare che uno non mangiava niente, e si limitava
a bere la birra (che essendo molto economica, si pu bere in abbondanza
senza avere un salasso finanziario). Cos', non hai fame?. No, ho
mangiato a casa.. Pora stella, si direbbe dalle mie parti. Non voleva
mancare alla serata in compagnia, ma arrivato gi cenato per poter
limitarsi a bere. E non aveva vergogna di dirlo. E la stessa cosa mi
capitata in tante altre circostanze; di volte che si sta l a guardare anche
agli spiccioli, che in circostanze analoghe in Lombardia non passano due
secondi che qualcuno se ne esce dicendo di non fare gli spilorci.
Quell'atteggiamento, tipico dell'ostentatore che deve far vedere di non
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solo nella vita. Il ragionamento ha buon senso e non fa una piega, anche
per lei che quei mille euro poteva permetterseli.
Proprio il matrimonio una di quelle cose che mettono in risalto la
differenza tra l'opulenza del mio paese d'origine e la pragmatica
parsimonia ceca. Il matrimonio ceco non una sagra dell'ostentazione
materialistica; proprio per questo molto pi bello e autentico.
Sono stato al matrimonio di un mio amico, Franta: stata una
bellissima esperienza, che mi ha fatto capire tanto sui cechi. Paesino nel
Nord Boemia, lontano da Praga, tanto che quella mattina mi sono dovuto
mettere in viaggio quando era ancora buio, e il matrimonio era alle
undici. Chiesa povera, e decorazioni quasi inesistenti: un rametto di un
indefinito vegetale (non un fiore) legato con un nastro di tulle alle
panche della chiesa. Un tappeto che iniziava a met della navata, che
sembrava essere stato usato mille volte (e probabilmente lo era stato).
Due sedie d'onore davanti all'altare solo per gli sposi, i testimoni si sono
messi sulle prime panche, da cui sono usciti per la cerimonia. Senza
troppi fronzoli.
L'unico lusso di tutta la cerimonia stato il coro e i musicisti: a dir
poco perfetti (giudizio che non elargisco facilmente). Ho poi saputo che
era un coro dell'oratorio, non professionisti. Anche la lista nozze stata
alquanto inusuale. In realt non esiste la tradizione della lista nozze in
Repubblica Ceca. Alla fine della cerimonia gli sposi si girano verso la
navata e ricevono amici e parenti che si congratulano e portano i regali
(cosa che comporta qualche difficolt pratica quando il regalo, per
esempio, un asse da stiro). Il mio amico ha deciso di fare una lista allo
scopo di non ricevere doppi regali e far sapere quello che gli serviva,
senza per imporre agli invitati l'acquisto in un negozio specifico. Tu
andavi sul suo sito, vedevi cosa potevi regalargli. Ora, all'inizio facevo
un po' di fatica a comprendere il contenuto della lista, perch era
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almeno sette negozi di bomboniere per cercare quelle che vanno per la
maggiore, perch no, tesoro, non possiamo rischiare che Jerry e
Chanelle dopo vadano in giro a sparlare dicendo a Julie che abbiamo
fatto delle bomboniere da straccioni.
A me Franta e denka dopo la festa mi hanno dato, come
consuetudine in Repubblica Ceca, una scatola con una fetta di torta e altri
dolci assortiti, per la colazione del giorno dopo. Onestamente: l'ho
apprezzata di pi che un osceno oggetto di ceramica da mettere sul
comodino.
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In tante altre occasioni mi capitato di sperimentare la parsimonia
ceca. I raduni dei giovani cattolici sono un caso quasi estremo. Ho visto
gente farsi la doccia con l'acqua gelida (non un eufemismo), e gente
che si lavava all'aperto, mettendo la testa sotto il rubinetto di un
lavandino da campo, di quelli lunghi dieci metri. Ho visto la colazione in
stile naia, con un bidone di latta da cinquanta litri, da dove un tizio
estraeva il the, e un sacco di plastica nero, modello spazzatura, con i
rohlk (i panini pi economici che esistano). Ed era tutto l. Ho visto
pranzi dove il tutto consisteva in fette di pane e una specie di crema dal
contenuto indefinito (ancora non ho capito cosa contenesse) da spalmarci
sopra. E mai nessuno si lamentava. Ho dormito in una casa scout, in un
paesino sulle montagne ceche, con i tripli letti a castello, e le coperte
marroni che sembravano uscite da un film degli anni quaranta (se mai ci
fosse stato il cinema a colori a quei tempi).
E poi ci sono quelle cose che hai sotto gli occhi tutti i giorni e che non
noti mai. Come il fatto che in Repubblica Ceca non ci siano i motorini.
Ne ho visti talmente pochi che non so nemmeno come fatta la targa
ceca di un motorino. E ci la dice lunga, perch il formato della targa
una delle prime cose che noti, quando cambi paese: mi accorsi di essere
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stato lontano da Lecco per tanto tempo quella volta che ci ritornai e vidi
che i motorini avevano una targa grande il doppio di quella a cui ero
abituato.
La targa del motorino ceco invece non la conosco, perch l'avr vista
quattro o cinque volte. Mi sono reso conto dell'inesistenza dei motorini,
d'un tratto mentre tornavo da pranzo con dei colleghi. Ben inteso, non
che la cosa mi dispiaccia, anzi. Quando ti fermi a uno STOP, non vieni
circondato da nugoli di ragazzi, e finti giovani che ti accerchiano
impedendoti di muoverti. Ma la cosa mi sorprendeva: se non esistevano i
motorini, con cosa si muovevano i ragazzi sotto i diciotto anni? E allora
l'ho chiesto ai miei colleghi: ma scusate, in Rep. Ceca non esistono i
motorini? S, mi ha risposto Vojta, ma di solito sono appannaggio di
qualche smanettone che si diverte a montarli e smontarli, per passione
nella meccanica. Al massimo ci fanno mezzo chilometro nella via del
paesino, cos per provarlo, ma non lo usano come mezzo di trasporto.
E allora come vi muovevate quando non avevate la patente per la
macchina?. Be', col pullman mi ha detto con la sua tipica scrollata di
testa che significa ma che cazzo di domande mi fai?. Va bene, col
pullman ci potrai andare a scuola, ma quando uscivate la sera?. Parlavo
con persone che sono cresciute in paesini di trecento abitanti, dove quando ti va bene - c' un solo posto per andare a bere qualcosa. Allora
normale che un adolescente voglia spostarsi e andare nei paesi vicini, per
evadere dalla monotonia. In bicicletta, o a piedi, mi ha risposto. Anche
se sono cinque chilometri li puoi fare a piedi senza problemi. Era cos
anche dalle nostre parti cinquant'anni fa, mentre ora vedi le madri che se
potessero, entrerebbero in classe col SUV per depositare il pargolo
direttamente sul banco. Guai fargli fare cento metri a piedi! Figuriamoci
qualche chilometro. In Repubblica Ceca invece non c' quella pigrizia
indotta dalla eccessiva disponibilit. Una mia amica morava una volta si
mise a ridere perch mi vide arrivare in macchina alla piscina (distante
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Happy days
Dai, non fare il Fonzie dissi a un amico che si era messo a fare lo
sbruffone. Fonzie? E chi Fonzie?. Doh! direbbe Homer.
Dannazione, ogni tanto mi dimentico del passato di questo paese.
Vivere a Praga significa vivere in una capitale europea che non ha nulla
da invidiare ad altre citt dell'Europa occidentale. A chi oggi arriva a
Praga, non sembra vero che in questa terra, vent'anni fa, ci si trovava
oltre cortina. Un adolescente di Praga oggi ascolta la stessa musica e
guarda gli stessi telefilm di un adolescente di Milano; vent'anni fa non
era affatto cos. In questi casi, quando si parla della musica o della TV
con cui siamo cresciuti negli anni ottanta, sento un gap con i miei
coetanei cechi. Una differenza che suona strano vista la realt odierna,
dove le differenze come detto sono minime.
Ai tempi del comunismo tutto era controllato dal regime, soprattutto la
televisione. Ed ovviamente non c'era modo di vedere i telefilm
americani. Mi hanno riferito che trasmettevano i film di Fantozzi e le
canzonette dei Ricchi e Poveri perch tutto sommato in Italia c'era un
forte partito comunista.
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Perch ovviamente non posso mica rispondere sempre che sto bene e
sono al settimo cielo. Ma potr mai dire che sto da schifo? E quindi cadi
nella trappola del conformismo del rispondere che stai sempre bene.
Ecco, tutto questo, la confidenza automatica, la sfrontatezza benevola
con cui ti chiedono come stai e ti rivolgono la parola, mi mette molto a
disagio. Perch ormai sono cechizzato. E, se non si era capito, in
Repubblica Ceca, non ci si comporta in questo modo. Anzi, ci si
comporta in modo diametralmente opposto. Uno dei pochi luoghi
comuni sui cechi che rivela avere un fondo di verit, infatti la loro
freddezza.
Un barista ceco non ti chieder mai con un sorrisone sulla bocca
Ciao, come stai?. Di come stai non gliene frega assolutamente niente.
Gli frega che ordini alla svelta il tipo di birra che vuoi, perch ha altre
decine di persone da servire. Una cameriera in una trattoria non ti
saluter mai dicendoti Hi, sweetie, come mi successe in un diner, di
ritorno dallo Yosemite Park. In Repubblica Ceca la cameriera se sei
fortunato resta inespressiva mentre prende l'ordinazione. Se sei
sfortunato te la trovi con la faccia incazzata perch sa che lavora per
quattro euro all'ora.
Essendomi cechizzato, sono ormai abituato a certi comportamenti,
abbastanza freddi. Un caso emblematico quello del mangiare in
silenzio. Vado spesso in mensa con dei colleghi, coi quali non si
proferisce parola durante tutto il pranzo. Ovvio che non sempre cos,
qualche sparuto collega che parla mentre mangia c', ed vero che
qualche altra persona nella stessa mensa parla. Non sto quindi dicendo
che tutti i cechi stanno zitti quando mangiano. Ma ci sono molti che si
comportano proprio cos, e non mi era mai capitato prima. Nella ditta
brianzola dove lavoravo prima di trasferirmi a Praga, quando si andava a
pranzo bisognava stare attenti a non accavallarsi nelle discussioni: a
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Praga non mi mai capitato di essere a tavola con tutti colleghi che non
parlassero. Qui invece mi capita quasi ogni giorno: ci si siede, si dice
Dobrou Chut' (buon appetito), e si mangia in silenzio, che viene
interrotto al termine del pranzo dalla domanda Jdeme? (Andiamo?).
I primi tempi mi sembrava di mangiare in un convento, con l'abate che
ripeteva ricordati che devi morire!. Poi ci ho fatto l'abitudine, e mi
sono reso conto che la faccenda ha anche risvolti positivi: si parla solo se
si ha qualcosa importante da dire, quindi la quantit di scemenze che si
sente molto bassa. Poi vero, che quando si va a cena insieme per
passare una serata in compagnia, si conversa senza problemi, ma il
pranzo quotidiano in mensa visto come qualcosa di asettico, un rito che
si compie perch si deve compiere, puntualmente tutti i giorni, e non un
piacevole momento in compagnia.
Oddio, non che in altri contesti di ritrovo conviviale invece i cechi
siano molto pi caldi. Basti pensare all'atteggiamento del tifoso ceco. Era
il 2008 ed era in programma per il tardo pomeriggio la partita di calcio
della Repubblica Ceca contro... qualcun altro (onestamente, non me lo
ricordo) per il campionato europeo. Avevo appena finito la mia giornata
lavorativa, e avevo due alternative: o mi guardo la partita sul PC, oppure
vado al Masarikova (uno studentato l vicino) a guardare la partita in
birreria. Siccome nessuno dei colleghi era interessato, ho preferito andare
al Masarikova, se non altro per non dovermela guardare da solo.
Arrivo alla birreria del Masarikova e vedo un sacco di ragazzi col naso
all'ins verso lo schermo. Ci sono rimasto dieci minuti, poi sono tornato
a vedermela da solo sul PC: era pi coinvolgente. Io ero arrivato
rampante, pensando di essere avvolto da bandiere, cori, urla... e invece
l'unico momento in cui si sentita una reazione dei tifosi, stato in
occasione del goal. Altrimenti, solo un gran silenzio tombale: nessuno
che gridava a Jankulovski di tirare a destra anzich sinistra, nessuno che
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Co nadla?
Co nadla? ossia Cosa ci puoi fare?. una delle prime frasi che
ho imparato in ceco. L'ho imparata quando ancora non parlavo ceco e
usavo l'inglese anche per chiedere quanto costava il prosciutto. una
frase ricorrente e molto utile: ad esempio puoi usarla per bloccare sul
nascita una discussione che si preannuncia noiosa, con un interlocutore
paranoico. Alle sue storie di proteste basta rispondergli con un Cosa ci
puoi fare? e la discussione muore l, visto che l'unica risposta possibile
nic ossia niente.
Niente. Che tra l'altro anche l'unica risposta che i cechi danno a
questa domanda. Una risposta che palesa la propensione dei cechi a
subire senza protestare. Questo uno degli atteggiamenti che non
condivido appieno nella mentalit ceca. In molti aspetti della vita di tutti
i giorni ci capita di subire dei torti o dei soprusi.
Mi ricordo di quando andai alla notte bianca di Como nel 2006. Tutta
la citt era chiusa al traffico, perci chi proveniva da Lecco doveva
parcheggiare la macchina a qualche km di distanza e prendere un bus (o
scendere in citt a piedi). Ovviamente l'organizzazione era stata a dir
poco fallimentare: i bus navetta erano talmente pochi da essere ridicoli.
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Questo uno dei tanti casi in cui per me lecito protestare: lecito e
doveroso, perch non si richiede qualcosa di impossibile, ma di venire
aiutati su un problema, che pu essere facilmente risolto con un po' di
buona volont. No, i cechi non protestano, nemmeno in questi casi. Non
alzano la voce e non si impongono.
Se escludo qualche barbone alcolista, e qualche dibattito politico visto
per sbaglio cambiando canale alla televisione, non penso di aver mai
sentito un ceco alzare la voce.
Mi hanno spiegato che questo atteggiamento di accettazione
incondizionata e rassegnata dagli eventi derivi dal fatto quando in questo
paese c'era il regime comunista, non era lecito protestare, non si poteva
alzare la voce. Non sono stato in grado di capire quanto, questa capacit
di influire anche sui minimi comportamenti delle persone, fosse diffusa
in ogni angolo del paese. Se ci penso, anche dalle mie parti c'era il
fascismo, e anche sotto il Duce non si poteva contestare; ma nei piccoli
paesi la situazione era pi blanda. Al mio paese capit che un ragazzo fu
portato dal podest per una bricconata: davanti all'autorit fascista nel
paesino si difese afferrando il busto del Duce dalla scrivania e
misurandolo direttamente al podest. E non fu messo in gattabuia.
Non so quanto invece potesse capitare da queste parti: di fatto qui
tutto era stato. Qualsiasi attivit economica era gestita dallo stato.
Protestare all'ufficio dell'azienda che ti forniva energia elettrica,
equivaleva a protestare contro lo Stato, contro il regime, che tanto si
prodigava per i lavoratori. Protestare contro il salumiere significava
essere nemico del popolo. Quindi la gente ha semplicemente disimparato
a protestare, accettando passivamente tutto ci che le veniva imposto.
Me l'hanno raccontata cos, e forse un fondo di verit pu esserci. Ma
sono tanti i popoli che hanno subito un regime, e non ne sono usciti tutti
come agnellini. Se questo meccanismo ha funzionato, perch di base i
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Titoli di testa
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metteva in bella mostra tutti i suoi titoli. Li riporto per diritto di cronaca:
prof.Ing., CSc.D.Eng.h.c.. E considerate che il suo nome era uno
striminzito Petr Zuna. Se contiamo i caratteri, il titolo batte il nome 23
a 8.
Ma il caso che pi mi ha fatto stranire, stato quando il mio dentista
mi ha consegnato il suo biglietto da visita: Dr. Dr. Sempronio Tizio.
Non ce l'ho fatta a trattenermi e gli ho chiesto: Oh, bella! E come mai
ha scritto due volte lo stesso titolo. Perch sono medico due volte: ho
una laurea in medicina pi una laurea in odontoiatria, mi ha risposto
con orgoglio. Quello stresso orgoglio che gli ha fatto pensare che Dr.
ripetuto facesse una pi bella figura. Sar, ma a me sembrato solo un
inutile sfoggio di vanit.
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Pochi, ma buoni
Quando parlo dei cechi con qualche amico, ogni tanto salta fuori il
discorso della religione. Forse perch essendo io credente mi capita di
frequentare spesso questo ambiente, e di riflesso capita che ne parli. La
domanda che di solito mi fanno sempre la stessa cosa sono qua?
Protestanti?. Forse c' l'impressione che, essendo vicini alla Germania
si debba essere per forza protestanti. Normalmente gli occidentali non
conoscono che questa terra ha avuto un sviluppo storico indipendente, e
che di conseguenza molte cose religione compresa non hanno niente
a che vedere con i paesi che la circondano. Qualcuno si addirittura spinto
a chiedermi se fossero ortodossi sai, la Russia.... Penso (spero) che
non sia necessario spiegare perch mi sono messo a ridere.
No, la risposta che sono cattolici. Quelli che ci sono, sono cattolici.
Poi, ci sono ovviamente anche delle minoranze protestanti, che rispetto
al nostro paese sono molto pi diffuse; devo dire che questo anche un
vantaggio: quando non c' una sola voce c' pi dialogo e meno
estremismo fondamentalista.
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Il punto che sono talmente pochi i credenti cechi che con tutta
tranquillit puoi dire che anche la maggioranza (cattolica) in realt una
piccola minoranza (nel paese).
Se si vanno a vedere le statistiche ne esce che circa il 40% dei cechi si
definisce cattolico, ma questa percentuale di persona, in chiesa, non si
vede. Di fatto, include tutti quelli che sono stati battezzati.
Tanti cechi infatti, non solo non sono credenti, ma non sono nemmeno
battezzati. Un mio amico abruzzese aveva la morosa ceca, Petka. Quando
gli disse che non era battezzata, egli ci rimase molto male. Non che lui in
chiesa ci andasse molto spesso, sia ben chiaro. Ma considerava strano,
inusuale, che una persona non fosse battezzata in modo predefinito.
Tra le persone che conosco, posso confermare che una buona met
non battezzata, giusto per avere una conferma delle statistiche ufficiali.
Poi, come dicevo, i veri cattolici sono molto meno numerosi. Certo,
bisogna fare delle distinzioni, perch la Repubblica Ceca non un paese
tutto uguale: in Moravia c' una concentrazione di credenti sicuramente
superiore a quella che c' a Praga o nel Nord del paese. Mi ricordo di
quella volta che stavo tornando da Pchovice, paesino del Nord a 5 km
dal confine con la Polonia. Ero in macchina con alcuni amici a cui avevo
dato un passaggio verso Praga. Il discorso cadde proprio sulla
percentuale di persone che vanno regolarmente in chiesa la Domenica
nella loro diocesi (Litomice). Uno di quei casi in cui i numeri sono
talmente bassi che devi usare la calcolatrice del cellulare per fare i conti
per bene (no, non mentre guidavo, tranquilli; eravamo in coda dal
benzinaio economico dove mi aveva condotto uno della compagnia). Se
non ricordo male usc uno 0,9%. La stessa percentuale che dalle mie
parti vota Fattuzzo.
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non disturbavano. Sembra che sin da bambini i cechi imparino a non far
casino.
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Non capisco fino in fondo i motivi per cui i cechi sono cos restii ad
imparare lingue straniere. S, restii. Magari gli piacerebbe parlare
inglese, ma hanno una sorta di rassegnazione. Forse la paura di non
farcela, vista la differenza tra le due lingue.
Quello che non mi piace che spesso il menefreghismo, la
rassegnazione o questa paura di imparare l'inglese, viene mascherato
come nazionalismo. Becero nazionalismo. Perch il nazionalismo bello
quando orgoglio della propria cultura e della propria origine. Ma
quando serve a mascherare le proprie ignoranze una delle pi grandi
forme di ipocrisia. Qui siamo in Repubblica Ceca e si parla ceco, ho
sentito dire tante volte. Dal poliziotto incazzato con uno studente
canadese all'ufficio immigrazione, al senatore accademico che voleva
nascondere la sua ignoranza linguistica. vero, alcune volte ci sono
anche i nazionalisti veri: quelli che per esempio hanno scritto no
all'inglesizzazione sul messaggio Beware of pickpockets sul tram.
Oppure quelli che ti vengono a dire che parlare ceco nelle Universit
stata una conquista, visto che prima si doveva parlare tedesco. Magari
pensano cos perch tratti in inganno da qualche politicante che paventa
la perdita di identit nazionale se ci si apre agli stranieri.
Il tedesco, vero; perch se dalle mie parti nessuno parla tedesco, qua
invece la percentuale molto pi alta. Conosco giovani (20, 25 anni) che
non parlano una parola di inglese, ma che parlano correttamente tedesco.
E no, non deriva dal fatto che le due lingue, tedesco e ceco, siano simili,
perch non lo sono. Anzi, forse dovrei fare una precisazione: sapete che
esiste il ceco, vero?
Non una domanda stupida, perch fui io il primo a cadere in questo
tranello, credendo che i cechi non avessero una loro lingua. Quando ci
ripenso rabbrividisco a quanto ero ignorante.
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Il capitolo pi corto
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Ai cechi
Usare una citazione non mai una mossa saggia. Citare poi qualcosa
di molto famoso, ancora pi pericoloso: il rischio di cadere nel banale
diventa molto alto. Ci nonostante voglio correre questo rischio. Vi
ricordate il film L'attimo fuggente? In una famosa scena il prof.
Keating invita i propri studenti a salire sulla cattedra per guardare il
mondo da un'altra prospettiva. sempre lo stesso ambiente, sempre la
stessa aula con gli stessi banchi e le stesse sedie, ma se la guardi da una
posizione pi in alto sembra diversa. Una sensazione ben nota a chi si
arrampica su mobili e sedie per fare le pulizie domestiche. Con questo
piccolo esperimento il prof. Keating voleva far capire come ogni giudizio
che diamo dipende dall'angolazione con cui osserviamo.
Sinceramente non ho mai avuto ben chiaro chi dovesse essere il lettore
tipo per quello che stavo scrivendo. Probabilmente queste pagine
possono risultare interessanti ai miei connazionali, o comunque a gente
non ceca che vuole scoprire qualcosa di questo popolo.
Temo che molti dei temi trattati qui siano noiosi o incomprensibili per
i cechi. Noiosi perch raccontare a un gatto quanto bravo ad
arrampicarsi non attirer di certo la sua attenzione. E incomprensibili
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l'area attorno alla ferrovia era ben pulita mentre appena entrati in
Repubblica Ceca, si iniziavano a vedere i rifiuti vicino ai binari.
Leggendo questo scritto il ceco medio potr domandarsi perch io
abbia questa visione positiva della Repubblica Ceca, come traspare lungo
tutti i temi trattati.
Ve lo ripeto: cambiate prospettiva. Tutte questi problemi che ho citato
sono problemi veri, che ci fanno arrabbiare e che ci complicano spesso la
vita. Ma ditemi: dov' che non li trovate? Ho conosciuto persone
provenienti da tutti i paesi del mondo, e vi posso assicurare che quei
problemi per cui voi vi lamentate, per cui considerate negativamente il
vostro paese, in realt ci sono ovunque. Non ho mai incontrato nessuno
che mi dicesse di essere felice dei propri politici: nessuno che li ritenesse
delle persone in gamba. La burocrazia esiste ovunque, anche nei paesi
dove si dice che tutto funzioni meglio: ad una mia amica ceca l'ufficio
immigrazione britannico ha trattenuto due mesi (due mesi!) la carta
d'identit, quando si trasferita nel Regno Unito. vero, in Repubblica
Ceca c' tanta burocrazia, ma tutto sommato basta alzare un po' la voce, e
il modo di risolvere il problema magicamente si trova. Dalle mie parti
alzare la voce davanti a un burocrate ottuso non serve a niente, la pratica
non si muove di un millimetro. L'unico risultato che probabilmente
chiameranno i carabinieri. E parlando dei rifiuti, devo forse accennare al
fatto che esistono citt e regioni intere con problemi ben peggiori?
Probabilmente la rassegnazione che vi portate con voi quando uscite
di casa la mattina figlia di speranze disattese. tipico dei popoli che
affrontano un grande cambiamento, come la fine di un regime e la
conquista della libert. Ci sono grandi aspettative, e si fantastica oltre
misura. E allora capita che qualcuno si lamenti perch questa nuova
societ non poi cos perfetta come si aspettava. Tutto sommato anche
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Mos ebbe i suoi problemini con gli ebrei quando li aveva liberati dalla
schiavit: avrebbero addirittura preferito essere schiavi!
Io vi chiedo allora di cambiare prospettiva, e guardare il vostro paese
da un altro punto di vista: vedrete quello che stato fatto negli ultimi due
decenni. stato creato uno stato democratico, quando solo vent'anni fa
c'era una dittatura. stato creato un sistema economico moderno: certo,
avr le sue pecche, ma rispetto a tanti altri stati dell'Est il vostro paese
stato quello che probabilmente stato capace di gestire meglio la
transizione creando un modello di economia che stesse in piedi. Le porte
del vostro paese si sono aperte: giovani cechi fanno esperienze all'estero
e tanti stranieri vengono in Repubblica Ceca.
E proprio dai giovani sento i discorsi pi belli: c' voglia di mettersi in
gioco e impegnarsi per migliorare il proprio futuro; c' voglia di lavorare
per crearsi la propria posizione, forse perch da queste parti ancora
possibile fare un salto sociale se ci si impegna, senza necessit di
raccomandazione (pochi giorni fa ho conosciuto una ragazza in gamba
assunta in un Ministero... senza conoscere nessuno!).
E allora vi chiedo di non disperdere queste cose. Non preoccupatevi se
non siete ricchi come i tedeschi. Conservate la semplicit di saper vivere
con poco: una qualit preziosa, che serve anche quando i soldi
arriveranno, perch ti fa badare alle cose essenziali. Siete un popolo
dall'animo buono, non violento: dovete essere capaci di valorizzare
questa predisposizione e di non viverla come soccombenza. Penso che
nel vostro paese ci siano tante potenzialit positive, che possono
consentirvi di costruire grandi cose. Non sono risorse materiali, ma
principalmente le qualit umane, e spero di essere riuscito a farvele
scoprire. Potete decidere di farle fruttare e diventare un paese migliore,
oppure di lasciarle marcire, aspettando di diventare come il paese da cui
sono scappato. La scelta, ora, spetta a voi.
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Dieci aggettivi
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PERMALOSI
Sono loro i primi a parlar male del proprio paese, ma guai se lo fa uno
straniero. In quel caso sono capaci di trovare tutti i difetti del tuo paese,
pur di difendere il loro orgoglio.
SILENZIOSI
Parlano solo se c' da parlare. Non sentono la necessit di riempire un
silenzio. Da una parte questo atteggiamento riduce la probabilit di dire
stupidaggini; dall'altra diventa un problema imbarazzante se hai invitato
una ragazza ceca a cena.
PUNTUALI
Se si dice un orario, quello . Arrivano puntuali, sia sul lavoro che in
altri contesti. Per un maniaco della puntualit come me, una goduria.
CALOROSI
Non nel senso affettivo, ma nel senso che hanno sempre caldo, tanto
che appena arriva la primavera si va tutti in giro in pantaloni corti, anche
se si ha cinquant'anni e una posizione di tutto rispetto. Ed anche
d'inverno non sono da meno: mi capitato di barbellare dal freddo sotto
la neve, e veder passare cechi in maglietta.
PRECISI
Sulle scale mobili si sta a destra, e chi va di fretta passa a sinistra. Se
questo comprensibile sulle affollate scale mobili del metr, un po'
meno normale che si faccia anche sulle scale interne ad un edificio. S,
sono stato rimproverato perch stavo a sinistra sulle scale della mensa:
questa paranoia!
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NERVOSI
...e indisciplinati, quando guidano. State attenti ad attraversare la
strada, anche se siete sulle strisce pedonali rischiate la vita. Provate a
protestare: si incazzeranno, pretendendo pure di aver ragione.
Probabilmente i pi furbi di voi si sono accorti che gli aggettivi sono
soltanto nove. Per non volevo tornare a cambiare il titolo, e ad ogni
modo avrebbe stonato il titolo Nove aggettivi: chiss perch uno si
aspetta sempre un decalogo. Ma se proprio volete il decimo aggettivo...
be', venite in questo paese, mischiatevi tra la gente, osservate senza
pregiudizi, criticate ad apprezzate. E poi il decimo aggettivo datelo voi.
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