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Energia nucleare

L’energia nucleare
L’energia nucleare insieme al carbone, petrolio e al gas naturale
è una delle fonti tradizionali e convenzionali d’energia anche
se si differenzia da queste per le sue peculiari caratteristiche.
Negli scorsi decenni è stata al centro di importanti controversie
tali da portare l’Italia alla decisione di chiudere le centrali
nucleari presenti sul territorio con il referendum del 1987.
Oggi il nostro paese non produce più energia elettrica da
nucleare.
Il nucleo atomico
Il nucleo di un atomo è formato da
particelle di protoni e neutroni; le
prime di carica positiva le altre
neutre. E’ circondato da altre
particelle dette elettroni di carica
unitaria negativa. Queste sono di
numero pari a quelle dei protoni.
Si distingue il peso atomico (A) o numero
di massa dal suo numero atomico. Il
primo è dato dalla somma dei protoni
(Z) e dei neutroni (N); il secondo dal
numero degli elettroni, che coincide
con quello dei protoni. Si avrà:
A= Z+N (Peso Atomico)
Z=A-N (Numero Atomico)
Carta di identità di un elemento

numero protoni (Z)


+ Numero di massa
numero neutroni 12
(A)

C simbolo
dell’elemento
Numero atomico (Z) 6

Numero protoni
La radioattività
• La radioattività è il fenomeno per cui alcuni nuclei si
trasformano in altri emettendo particelle. La radioattività
non è stata inventata dall'uomo, ma è un fenomeno
naturale, presente ovunque: nelle Stelle, nella Terra e nei
nostri stessi corpi. 
• Il nucleo dell’atomo è composto da protoni (carica
elettrica positiva,+) e da neutroni (carica nulla).
• L'atomo è elettricamente neutro: il nucleo è circondato
da elettroni (carica -), uguali in numero ai protoni
presenti nel nucleo.
La radioattività: isotopi
• La struttura dell’atomo è la stessa per tutti gli elementi
chimici che conosciamo. Quello che cambia da un elemento
all’altro è il numero dei protoni e dei neutroni che l’atomo
contiene.
• Il numero totale di protoni nel nucleo viene chiamato
“numero atomico” e si indica con la lettera Z. L'elemento
chimico con 8 protoni è l'ossigeno (O), quello con 26 p è il
ferro, quello con 79 p è l'oro, quello con 92 p è l'uranio...
• Poiché in un nucleo di una data specie possono essere
presenti anche N neutroni, la somma A=N+Z viene
chiamata numero di massa.
• I nuclei con lo stesso valore di Z ma diverso valore di A
(ossia, con un numero diverso di neutroni) vengono
chiamati isotopi.
GLI ISOTOPI
L' isotopo è ciascuno degli atomi di uno stesso
elemento, con lo stesso numero atomico ma
con differente numero di massa. Possiedono
lo stesso numero di protoni ed elettroni
(quindi proprietà chimiche uguali) ma un
diverso numero di neutroni (quindi proprietà
fisiche diverse). Possono essere naturali o
artificiali, stabili o instabili (detti anche isotopi
radioattivi).
ISOTOPI
• Gli isotopi sono atomi di uno stesso elemento aventi un ugual
numero di protoni ma un diverso numero di neutroni. La
forma isotopica più abbondante dell'idrogeno (prozio) è
costituita da un solo protone intorno al quale orbita un unico
elettrone. Ne esistono però altre due: il deuterio, che ha un
neutrone nel nucleo, e il trizio, che ne ha due.
Isotopi H e C

i 3 isotopi dell’idrogeno

stesso numero atomico


(Z=1)
diverso numero di massa:
1, 2, 3

i 3 isotopi del carbonio

stesso numero atomico


(Z=6)
diverso numero di massa:
12, 13, 14
Com’è fatto un atomo
Z protoni

N neutroni

Z elettroni
Rnucleo  10-15 m

Ratomo  10-10 m Numero di massa:


Ratomo
 105 ! A = Z + N
il nucleo è 100000 volte
più piccolo dell’atomo! Rnucleo
La radioattività: i decadimenti
• Gli isotopi presenti in natura sono quasi tutti stabili.
Tuttavia, alcuni isotopi naturali, e quasi tutti gli isotopi
artificiali, sono instabili, a causa di un eccesso di protoni
e/o di neutroni. Tale instabilità provoca la
trasformazione spontanea in altri isotopi accompagnata
dall'emissione di particelle. Questi isotopi sono detti
isotopi radioattivi. 
• La trasformazione di un nucleo radioattivo porta alla
produzione di un altro nucleo, che può essere anch'esso
radioattivo oppure stabile. Essa è chiamata decadimento
radioattivo. 
Unità di misura dell’attività radioattiva
L’ attività si misura in Bequerel (Bq)
1 Bq = 1 disintegrazione/secondo
Molto usata tutt’oggi la vecchia unita’: il Curie
(Ci).
1 Ci = 3.7·1010 disintegrazioni/secondo
(1 Ci  1 g di Radio 226)
1 Ci = 37 GBq
1 mCi = 37 MBq
1 Ci = 37 kBq
Unità di misura della dose

• Per la misura delle dosi di radiazioni assorbite dall'uomo, o


più precisamente per una misura degli effetti biologici
dovuti alla dose di radiazioni assorbita, è stato introdotto il
concetto di equivalente di dose, che tiene conto della
dannosità più o meno grande, a parità di dose, dei vari tipi
di radiazioni ionizzanti.

• In questo caso, l'unità di misura è il Sievert (Sv). Di uso più


comune è il sottomultiplo millisievert (mSv), pari a un
millesimo di Sv. Ad esempio, una radiografia al torace
comporta l'assorbimento di una dose di circa 0,14 mSv. La
dose annualmente assorbita da ogni individuo per effetto
della radioattività naturale è in media di 2,4 mSv per
anno.
Radioattività naturale
La radioattività è un fenomeno del tutto naturale, quindi non è stata inventata
dall'uomo, anzi, al contrario, l'uomo è esposto alla radioattività fin dal momento
della sua apparizione sulla Terra.

Per questo motivo dall'alba dei tempi fino ad oggi, gli esseri viventi sono immersi in
un vero e proprio bagno di radioattività dovuta al fatto che qualsiasi cosa sulla
Terra, inclusi i nostri stessi corpi, contiene una certa percentuale di elementi
radioattivi. 

• Un chilogrammo di granito ha una radioattività naturale di circa 1000 Becquerel


• Un litro di latte ha una radioattività naturale di circa 80 Becquerel
• Un litro di acqua di mare ha una radioattività naturale di circa 10 Becquerel
• Un individuo di 70 kg ha una radioattività dell'ordine di 5000 Becquerel, causata
dalla presenza, nel corpo umano, di isotopi radioattivi naturali (in gran parte,
potassio-40).
Il decadimento radioattivo
IL decadimento radioattivo è un insieme di
processi tramite i quali, alcuni nuclei atomici
instabili (nuclidi) emettono
particelle subatomiche per raggiungere uno
stato di stabilità.
Radiazioni alfa, beta e gamma
• Esistono tre diversi tipi di decadimenti radioattivi, che
si differenziano dal tipo di particella emessa a seguito
del decadimento. Le particelle emesse vengono
indicate col nome generico di radiazioni. 
• alfa
• beta
• gamma
La radioattività – Decadimento a
• In seguito ad un decadimento alfa, il nucleo (Z,A)
emette una particella a (= un nucleo di elio = 2
protoni+ 2 neutroni) e si trasforma in un nucleo
diverso, con numero atomico (Z - 2) e numero di
massa (A – 4).
 Le radiazioni a sono
poco penetranti e
possono essere
completamente
bloccate da un
semplice foglio di
carta
Esempi di decadimento α

Radio (A=226 , Z=88) si trasforma in


Radon (A=224, Z=86) + Elio (A=4 , Z=2)

Radiazione α >>>>>>>Elio (He)


La radioattività – Decadimento b
• Decadimento b: Il nucleo emette un e- e un
antineutrino e si trasforma in un nucleo con carica
(Z+1), ma stesso numero di massa A.

• Le radiazioni beta sono più penetranti di quelle a, ma


sono bloccate da piccoli spessori di materiali metallici
La radioattività – Decadimento g
• Decadimento g: Il nucleo non si trasforma ma passa in
uno stato di energia inferiore ed emette un fotone; la
radiazione gamma accompagna spesso quella a o b.
• Al contrario delle radiazioni a e b, le radiazioni g sono
molto penetranti, e per bloccarle occorrono materiali
ad elevata densità come il piombo.

• Utilizzo:
terapie
oncologiche
Esempi di decadimenti radioattivi

92U Th + He (particella alfa)


++
90 2

90Th Pa + β + neutrino
-
91

n = p+ + e-
Decadimento
I fenomeni radioattivi sono caratterizzati da “trasformazioni
a catena”, che, attraverso la formazione di prodotti
intermedi discendenti, portano ad nucleo finale stabile.
Durante questa trasformazione (chiamata decadimento
radioattivo) vengono prodotte radiazioni di varia natura
ed energia.

Il termine DECADIMENTO indica che il fenomeno,


non ha vita infinita
Il termine RADIOATTIVO indica che vengono
emesse radiazioni.
I decadimenti
Ciò che caratterizza un decadimento radioattivo è il cosiddetto tempo di
dimezzamento o periodo di semitrasformazione.

Questo intervallo di tempo, caratteristico di ogni specie radioattiva, ne


esprime la velocità di disintegrazione, cioè il tempo nel quale (in
media) una determinata quantità di un elemento instabile si riduce a
metà del valore originario.

Il tempo di dimezzamento può essere talmente lungo da non essere


misurabile con precisione con i metodi disponibili: il torio 232, ad
esempio, ha un periodo di semitrasformazione di circa 14 miliardi di
anni.

Spesso, anzichè il tempo di dimezzamento, si indica la "vita media" di un


elemento, che equivale al periodo di tempo necessario affinchè il
numero di atomi si riduca a circa il 37% del suo valore iniziale
I decadimenti
Quando conosciamo il periodo di dimezzamento di un materiale radioattivo,
sappiamo che, trascorso un tempo pari a quel periodo, gli atomi inizialmente
presenti sono ridotti alla metà; in un tempo doppio invece gli atomi presenti
sono un quarto e così via; è impossibile però prevedere quali atomi in ognuno
di questi intervalli di tempo subiranno dei decadimenti.
Diciamo per questo che il decadimento radioattivo è un processo statistico.
Possiamo cioè stabilire la probabilità che un atomo ha di decadere in un certo
intervallo di tempo, ma non quale atomo esattamente decadrà.
DECADIMENTO RADIOATTIVO DELL’URANIO

• 1Kg di uranio 238>>>1/2 Kg decade in 4,5


miliardi di anni.
• Il 1/2 Kg si ridurrà a 250 g in altri 4,5 miliardi di
anni.
• L’uranio decadrà completamente in 50 miliardi
di anni.
Radioattività artificiale
• Oltre agli isotopi radioattivi naturali si possono
produrre isotopi artificiali
• Un atomo stabile è trasformato in un atomo
instabile attraverso un processo detto di
trasmutazione artificiale
• Consiste in un bombardamento del nucleo a
mezzo di neutroni
• Perché i neutroni?
Radioattività artificiale

• Un nucleo che cattura un neutrone diventa


instabile>>>fase di emissione radioattiva
Esempi di radioattività artificiale
• Es. U238(z=92)+n si trasforma in
U239(z=92)+ γ
• U239(z=92) si trasforma in nettunio
Np239(z=93)+ β-
• Np239(z=93) si trasforma in plutonio Pu239(z=94)+
β-
• Il plutonio infine si disintegra per emissione α
La fissione nucleare
Fissione nucleare
La fissione nucleare è una reazione nucleare in cui
atomi di uranio 235, plutonio 239 o di altri elementi
pesanti adatti vengono divisi in frammenti in un
processo che libera energia. È la reazione nucleare
più facile da ottenere, ed è comunemente utilizzata
nei reattori nucleari e nei tipi più semplici di
bombe atomiche, quali le bombe all'Uranio (come
quella di Hiroshima) od al Plutonio (come quella che
colpì Nagasaki). Tutte le bombe a fissione nucleare
vengono militarmente etichettate come Bombe A.
La fissione nucleare

• Consiste nella scissione di


un nucleo pesante in due
nuclei di massa intermedia

• Fissione dell’uranio 235:


U235 cattura un neutrone e
si scinde in due elementi di
massa intermedia ed
emette altri tre neutroni
Uranio
L’URANIO presente in natura è costituito da due
isotpi: per il 99,3% l’uranio naturale è cosituito
da uranio 238 (il cui nucleo contiene 92
protoni e 146 neutroni) e lo 0,7% da uranio
235 (il cui nucleo contiene 92 protoni e 143
neutroni).
L’uranio 235 è in grado, quando bombardato con
neutroni, di subire fissione con liberazione di
grandi quantità di energia.
Fissione dell’uranio
Per subire fissione il nucleo di uranio 235 deve essere
bombardato da neutroni lenti, la velocità dei neutroni deve
essere diminuita fino ad un valore critico attraverso un
materiale che agisce da “moderatore”
Nella fissione del nucleo di uranio 235 con neutroni lenti si
liberano due o tre neutroni, ciascuno dei quali può provocare
la fissione di altri nuclei di uranio 235 assicurando la
propagazione della reazione a catena; la reazione di fissione a
catena se non controllata può assumere un carattere
esplosivo.
La reazione di fissione dell’uranio può essere rallentata, regolata
o anche fermata interponendo nella massa in reazione dei
materiali, come il cadmio o il boro, capaci di assorbire i
neutroni e di impedire che colpiscano altri nuclei.
Fissione dell’uranio
Quando un nucleo di uranio viene bombardato,
questo si “frantuma” in due frammenti più
piccoli, uno di massa tra 135 e 140 e l’altro di
massa compresa tra 85 e 95 e libera 2 o 3
neutroni che andranno a bombardare altri
nuclei di uranio.
La fissione nucleare

235 236 * 144 89


n 92 U  92 U  56 Ba  36 Kr  3n
140 94
 54 Xe  38 Sr  2n
Fissione nucleare

Nella fissione viene emessa energia:


circa 200 MeV (contro i 20 eV delle reazioni
chimiche)

1g di fissione 
1g di fissione 
30000 kWh di energia
20 miliardi di Kcal=
= consumo familiare
combustione di 2.000t di olio combustibile!!!
di 5 anni!!!
Fissione nucleare
A parità di potenza quanto combustibile consuma una
centrale?
Fissione nucleare
L’emissione di nuovi neutroni dal
bombardamento dell’uranio provoca una
reazione a catena!
Reazione a catena

Se controllata, è una enorme sorgente di energia!

Se incontrollata, ha effetti devastanti!


L’esplosione di un ordigno nucleare

 sviluppa temperature di decine di milioni di gradi


 produce nell’aria una sfera di fuoco che, come un
piccolo Sole, emette radiazioni luminose e termiche
che viaggiano alla velocità della luce
Esplosione su
Nagasaki
(9 agosto 1945)
L’Agenzia internazionale per l’energia
atomica (IEAE)
A livello internazionale l’Agenzia internazionale per
l’energia atomica è stata creata nel 1957 nell’ambito
dell’Onu. Oggi conta 150 Stati membri. Svolge un
ruolo importante nella cooperazione internazionale in
campo nucleare, con compiti ispettivi rispetto al
Trattato di non proliferazione e promuovendo la
ricerca scientifica e tecnologica. Nel 2005 le è stato
assegnato il Premio Nobel per la pace, come
riconoscimento dell’impegno per impedire che
l’energia nucleare venga usata per scopi militari.
Comunità europea dell'energia atomica
(CEEA) o Euratom
A livello europeo c’è la La Comunità europea
dell'energia atomica (CEEA) o Euratom che opera nei
settori legati all’energia atomica come la ricerca,
l’elaborazione di norme di sicurezza e l’uso pacifico
dell’energia nucleare. Questa agenzia ha anche il
compito di assicurare il regolare ed equo
approvvigionamento di minerali, materie grezze e
materie fissili all'interno dell'Unione europea, il tutto
nell’ambito della regolamentazione fornita da IEAE.
La fissione nucleare
• I neutroni emessi possono provocare la fissione di
altri nuclei di uranio U .
235

• Nel processo si libera una gran quantità di energia


(difetto di massa): la massa complessiva dei
frammenti formati è inferiore alla somma delle
masse entrate in collisione (un neutrone ed un
nucleo di U)
Energia prodotta
Legge di Einstein:

E = mc2
Reattori nucleari
Le possibilità della fissione sono due: se la reazione a
catena non viene controllata si liberano enormi
quantità di energia, come accade nelle esplosioni
atomiche; se, invece essa viene controllata, si
possono produrre quantità di energia enormi, ma
controllabili.
E' ciò che avviene in una centrale elettronucleare.
Nelle centrali nucleari la produzione del vapore per
azionare la turbina si compie nel reattore nucleare.
Reattori nucleari
La parte fondamentale del reattore è il nocciolo,
costituito da contenitori nei quali viene inserito il
combustibile nucleare: cilindretti di uranio.
All'interno del nocciolo viene innescato il processo di
fissione nucleare controllato che produce il calore
necessario a scaldare l'acqua e trasformarla in vapore
ad alta pressione.
Il vapore viene convogliato sulla turbina che ruotando
trasmette la sua energia meccanica all'alternatore
che a sua volta la trasforma in energia elettrica.
Il nocciolo del reattore
• Cubo di grafite (moderatore dei neutroni)
•barre di uranio
• barre di controllo di boro e cadmio
(assorbitori dei neutroni in eccesso)

Sollevando o abbassando le barre di controllo,


è possibile innescare o bloccare la reazione a catena.
Il nocciolo del reattore
Dentro il nocciolo viene realizzata la reazione nucleare a catena
controllata che produce l'energia che ci interessa Dalla
reazione nucleare si originano elevatissime temperature. Il
sistema deve essere ben controllato per mantenerlo sempre
a  temperature (intorno ai 400 °C) tali da non danneggiarlo. Lo
scorrimento delle barre è fondamentale per il controllo del
reattore. Serve quindi un efficientissimo sistema di
raffreddamento ed estrazione del calore prodotto. In pratica
dell'acqua deve circolare per estrarre il calore prodotto con
continuità. La quantità d'acqua è notevole e, a volte, la stessa
acqua non ce la fa ad assorbire tutto il calore prodotto; è il
caso di alcune centrali nucleari che debbono utilizzare del
sodio liquido per la sua maggiore efficienza relativa allo scopo.
NOCCIOLO DEL REATTORE
Il NOCCIOLO e’ la zona dove si sviluppa la reazione a catena e si
genera il calore. Contiene:
• Il combustibile ,una miscela di isotopi di Uranio contenente U238
e U235 arricchito a circa 3%,dove avviene la fissione,generalmente
sotto forma di ossido di uranio in barre cilindriche.
• Il moderatore/refrigerante,generalmente acqua,in cui sono
immerse le barre di combustibile e che consente sia di rallentare
i neutroni,sia di rimuovere il calore prodotto nel combustibile.
• L’assorbitore,una sostanza in grado di assorbire i neutroni senza
fissionare:variando la quantita’ di assorbitore si puo’ cambiare la
quantita’ di neutroni disponibili e quindi il fattore di
moltiplicazione. In forma di barre mobili che possono essere
inserite o estratte
LA REAZIONE A CATENA NEL REATTORE
DIFFERENTI SITUAZIONI
DIFFERENTI DI UN
SITUAZIONI DI UN NOCCIOLO

NOCCIOLO
1. La barra di controllo
serve a bloccare
1. completamente la a
La barra nera serve
reazione
bloccare completamente la
2. La barra di controllo si
reazione
2. alza e la reazione
La barra nera si alza e la
aumenta
reazionedi potenzadi
aumenta
3. La barra di controllo è
potenza
3. completamente
La barra nera è sollevata
ed il reattore funziona
completamente sollevata
1 2 3 alla
ed ilmassima
reattore potenza
funziona alla
massima potenza
L”IMPIANTO DEL REATTORE NUCLEARE

1 _COMBUSTIBILE E BARRE DI CONTROLLO ; 2_MODERATORE;3_SCAMBIATORE DI CALORE;4_TURBINE


5 CONDENSATORE;6_TORRI REFRIGERANTI
Il vapore d'acqua ad alte temperatura e pressione esce
dal nocciolo ed in E entra nella prima parte (scambiatore)
del sistema che va a produrre energia elettrica. Nello
scambiatore il vapore proveniente dal nocciolo cede gran
parte della sua energia termica all'acqua ivi presente.
Questa, a sua volta, diventa vapore ad alte pressione e
temperatura che è canalizzato verso turbine gigantesche
che, a loro volta, fanno girare enormi generatori di
corrente Fuoriuscito dalle turbine il vapore si dirige verso
un sistema (condensatore) che serve a raffreddarlo al fine
di rinviarlo sotto forma di acqua nello scambiatore. La
quantità di calore da sottrarre è enorme e, spesso, non
basta lo scambio semplice con una sorgente fredda
naturale, come acqua di fiumi, laghi o mare (grandi masse
d'acqua vengono aspirate da queste sorgenti fredde,
vanno a sottrarre calore all'acqua proveniente dallo
scambiatore, vengono quindi riversate di nuovo nella
sorgente fredda ma a temperature superiori di vari gradi).
Occorre raffreddare queste masse d'acqua prima di
riversarle di nuovo nelle sorgenti fredde, facendole
circolare dentro delle gigantesche torri di raffreddamento
Reattori nucleari
Il controllo del processo di fissione avviene attraverso le barre di
controllo, le quali si inseriscono nel reattore per regolarne la
potenza e, all'occorrenza, per spegnerlo.
Il reattore deve avere una struttura in grado di non lasciare
fuoriuscire le sostanze radioattive che si sprigionano durante il
processo di fissione, per questo è inserito in un cilindro
d'acciaio inossidabile posto all'interno di un contenitore in
cemento armato dello spessore di almeno un metro. Anche
l'edificio che contiene il reattore è fatto di una solida struttura
in cemento armato.
Uranio
Nelle rocce in natura si trovano in media 2 g di uranio per ton di roccia e nel
mare circa 3mg per m3 di acqua.
Le rocce uranifere sfruttabili economicamente posseggono circa 1-2 kg per
ton di roccia.

L’URANIO presente in natura è costituito da due isotpi: per il 99,3% l’uranio


naturale è costituito da uranio 238 (il cui nucleo contiene 92 protoni e 146
neutroni) e lo 0,7% da uranio 235 (il cui nucleo contiene 92 protoni e 143
neutroni).

E’ possibile estrarre l’uranio mediante microrganismi (bioestrazione) da rocce


in cui è poco concentrato.

L’uranio 235 è in grado, quando bombardato con neutroni, di subire fissione


con liberazione di grandi quantità di energia.
Uranio arricchito. Cos’è?
U238 (~ 99.3%)
 L’uranio naturale è costituito da 2 isotopi: U235 (~ 0.7%)

 Gli isotopi dell’uranio hanno comportamento chimico identico


e massa solo lievemente diversa, ma hanno un comportamento
totalmente diverso quando vengono irraggiati da neutroni lenti:
• quando un nucleo di U235 viene colpito da un neutrone ha
circa il 90% di probabilità di dividersi in due 
(isotopo fissile)
• se un nucleo di U238 viene colpito da un neutrone, invece,
lo assorbe, e si trasforma dopo un po’ in Pu239
(isotopo fertile)
Uranio arricchito. Cos’è?
 Per utilizzarlo nelle armi nucleari (o anche nei reattori
nucleari), è necessario arricchire l’uranio naturale con
l’isotopo fissile, e quindi aumentare la percentuale di U235

 Il materiale che ne deriva è noto come uranio arricchito.


Per usi civili (centrali nucleari) si utilizza uranio arricchito al
2-3%, mentre per costruire una bomba atomica serve uranio
arricchito oltre l’80%, e di solito si cerca di arrivare al 90%

 Il prodotto di scarto della lavorazione dell’arricchimento


dell’uranio è rappresentato dall’uranio impoverito
Arricchimento
L’arricchimento dell’Uranio, che aumenta la percentuale
dell’isotopo 235 rispetto al 238, si effettua con
costosissimi e complicati procedimenti. L’Uranio è
prima trasformato in esafluoruro (UF6), composto
volatile a temperature superiori a 60°C. e poi trattato
in impianti particolari di separazione isotopica che si
basano sulla diffusione gassosa (il passaggio
attraverso dei filtri e separati in quanto l’esafluoruro
di U 235 è un po più piccolo) o
sull’ultracentrifugazione (di ultracentrifughe ad
altissimo numero di giri).
Arricchimento dell’uranio 235

Il processo di concentrazione dell'uranio è un compito estremamente


difficile: non è possibile separarli per via chimica, ma l'unico modo è
consiste nello sfruttare la piccolissima (meno dell'1,5%) differenza di
peso.
Si fa reagire l'uranio metallico con fluoro ottenendo esafluoruro di
uranio (UF6), un composto solido bianco, che sublima in fase gassosa al
di sopra di 56,4 °C. Questo composto viene usato nei due più comuni
processi di arricchimento, l'arricchimento per diffusione gassosa
(utilizzata soprattutto negli USA) e quello per centrifugazione del gas
(principalmente utilizzato in Europa).
Sistema di centrifughe

Camera
per
diffusione
di UF6
Arricchimento
In ogni passaggio l’arricchimento in U235 è minimo, per
cui il materiale deve essere fatto circolare a lungo
fino a che si ottiene uranio arricchito, in cui l’isotopo
di U235 è presente in concentrazioni di circa il 3%.
L’uranio arricchito, che si trova allo stato di esafluoruro,
viene trasformato in ossido UO2 e questo costituisce
il materiale che viene caricato nel reattore, sotto
forma di pastiglie, chiuse in lunghi tubi sigillati (fatti
di leghe di zirconio)
Uranio impoverito
• Il prodotto di scarto della lavorazione dell’arricchimento
dell’uranio è rappresentato dall’uranio impoverito. L'uranio si
considera impoverito quando contiene valori di 235U
generalmente compresi tra lo 0,2% e lo 0,3%, a seconda delle
esigenze economiche e di produzione.
Per dare un'idea della tipica proporzione tra la uranio arricchito
e uranio impoverito, da 100 kg di uranio metallico pronto per
l'arricchimento si possono ottenere al massimo 12,5 kg di
uranio arricchito al 3,6% e 87,5 kg di uranio impoverito allo
0,3%. L'uranio impoverito viene generalmente stoccato come
UF6.
ORIGINE DELL’URANIO
IMPOVERITO (DU)

CICLO DEL COMBUSTIBILE NUCLEARE:


Processo di arricchimento dell’Uranio

Uranio impoverito Uranio arricchito

Punta pesante Combustibile per


per proiettili Impianti nucleari
PERCHE’ LA SCELTA DELL’URANIO
IMPOVERITO PER USI MILITARI

SCARTO DELL’INDUSTRIA NUCLEARE BASSO COSTO


2 $/Kg
GRANDE DISPONIBILITÀ

ALTA DENSITÀ (Un litro pesa 19 kg)

PIROFORICITÀ (prende fuoco per attrito)

PROPRIETÀ AUTOAFFILANTI

RADIOATTIVITÀ
PROIETTILI ALL’URANIO
IMPOVERITO
1 TON DI U ARRICCHITO

200 MIL. DI KWh DI ELETTRICITA’


Ciclo del combustibile uranio
Il ciclo del combustibile è caratterizzato da:
• ricerca dei giacimenti di uranio;
• estrazione del metallo e dell’ossido dal minerale che lo contiene;
• purificazione del concentrato;
• eventuale arricchimento in U235 dell’uranio naturale con eventuale
aggiunta di plutonio;
• fabbricazione dei combustibili a base di uranio o ossido di uranio (U3O8);
• combustione del combustibile nel reattore;
• trattamento per la separazione degli elementi fissili riutilizzabili;
• sistemazione dei residui radioattivi a lunga vita media in depositi sicuri
Ciclo del combustibile uranio
L’uranio da dove viene?

Annual Report 2007: Sources of uranium delivered to EU utilities in 2007


INCREMENTO DEL COSTO DEL COMBUSTIBILE
Costo dell’uranio
Se l’uranio grezzo costasse 1000 $/kg il kilowattora
nucleare sarebbe ancora estremamente competitivo!
Questo perchè il costo dell’uranio grezzo incide solo per
il 4% - 6 % sul costo finale del kilowattora da fonte
nucleare.
Se il costo dell’uranio grezzo raddoppiasse il prezzo del
kilowattora aumenterebbe solo del 4% - 6 %; un
analogo aumento del prezzo del gas comporterebbe
un aggravio di costo del kilowattora del 50 - 60 %.
Struttura dei costi dell’energia prodotta

O&M= L’acronimo O&M, dalle iniziali delle parole inglesi Operation and Maintenance, indica di fatto tutte quelle
operazioni che sottintendono alla conduzione ed alla gestione di un impianto industriale
I favorevoli al nucleare parlano di
Inesauribilità della fonte
L’uranio è un elemento non abbondante in natura, ma
presente quasi ovunque anche se con
concentrazioni diverse.
Accettando costi di estrazione superiori a quelli
correnti, che comportano aggravi modesti sul costo
dell’energia prodotta perché il costo dell’uranio
incide poco (5%) sul costo dell’energia prodotta, le
riserve aumentano significativamente.
Con la tecnologia dei reattori nucleari attuali si riesce
a sfruttare non più del 1% dell’uranio naturale.
Inesauribilità della fonte
E’ tecnicamente matura, anche se
economicamente non ancora competitiva, la
tecnologia dei reattori autofertilizzanti (tra
cui i reattori veloci), con i quali si riesce a
sfruttare maggiormente (fino a più del 50%)
l’uranio naturale, inoltre anche il torio
(elemento chimico più abbondante
dell’uranio) può contribuire a questo
processo di autofertilizzazione.
Fissione nucleare
Durante la reazione di fissione nucleare l’uranio 238 si trasforma
a seguito del bombardamento da neutroni in Plutonio239 ed
una parte di questo subisce fissione.
Si puo calcolare che in ogni t di “combustibile” nucleare circa 30
kg di materiale fissili (20kg di U235 e 10 Kg di plutonio 239)
subiscono fissione con liberazione di 600.000.000 di kcal.
Quando in un elemento di combustibile la concentrazione di
U235 scende sotto dell’1% l’elemento deve essere tolto dal
reattore con enormi precauzioni a causa dell’intensissima
radioattività in gioco.
Tipi di reattori
In definitiva i reattori possono essere distinti in 3 tipi principali:
1) Reattori lenti ad uranio naturale e ad acqua pesante. In questo caso
essendo la % di isotopo fissile molto bassa la probabilità che i neutroni
colpiscano i nuclei è parimenti bassa, pertanto la massa di uranio deve
essere notevole ed il rallentamento deve essere effettuato con una
sostanza avente bassa attitudine a catturare i neutroni (acqua pesante);
2) Reattori lenti ad uranio leggermente arricchito (3-4%)e ad acqua
leggera. La % di isotopo fissile è più alta, per cui la massa di uranio
impiegata è minore e non vi è bisogno di rallentare i neutroni con acqua
pesante, ma è sufficiente l’acqua comune. Sono quelli maggiormente
diffusi. I reattori lenti sono detti anche termici.
3) Reattori veloci (o autofertilizzanti): sono cosi chiamati perché possono
produrre più combustibile di quello che consumano. Funzionano senza
moderatore in quanto impiegano uranio fortemente arricchito (20%) o
più frequentemente miscele di plutonio e di uranio naturale (es. 17% di
ossido di plutonio e 83% di ossido di uranio)
Tipologie dei principali reattori nucleari a fissione

I reattori nucleari a fissione possono classificarsi in relazione all’energia dei neutroni


provocanti la fissione:
- reattori termici, che impiegano neutroni lenti ed in cui è sempre presente un
moderatore. A questa categoria appartengono la maggior parte dei reattori per
produrre energia elettrica, ad uranio naturale o arricchito;
- reattori veloci, che impiegano neutroni veloci, ad alta energia, per sostenere la
reazione a catena. Non hanno il moderatore. Richiedono combustibile arricchito,
possono operare in modo da risultare autofertilizzanti.
Nell’ambito dei reattori termici possiamo individuare:
- Reattori a recipiente in pressione, ad acqua leggera PWR e BWR
- Reattori a tubi in pressione, in cui ogni gruppo di barre di combustibile è dotato di un
circuito di refrigerazione indipendente ad acqua leggera o pesante, tipo CANDU o
RBMK (Chernobyl)
- Reattori refrigerati a gas, in cui il refrigerante è un gas inerte (elio, azoto, CO2)
moderatore grafite.
Reattore autofertilizzante
La caratteristica fondamentale di un reattore
autofertilizzante sta nel fatto che esso può produrre,
a partire da sostanze dette fertili, una quantità di
materiale fissile superiore a quella che consuma. Il
sistema autofertilizzante più diffuso usa uranio 238
come materiale fertile. L'assorbimento di un
neutrone da parte di un nucleo di uranio 238 dà
luogo a un processo radioattivo chiamato
decadimento ß (beta), nel quale il nucleo si
trasforma nell'isotopo fissile plutonio 239
Reattori autofertilizzanti

La fissione di un nucleo di plutonio 239, innescata da


un neutrone, avviene con emissione di una media di
2,8 neutroni, uno dei quali è necessario per indurre
la fissione nello stadio successivo della reazione a
catena. Circa 0,5 neutroni (in media) vengono persi
perché assorbiti dalle strutture del reattore o dal
refrigerante, e i restanti 1,3 neutroni possono essere
assorbiti dall'uranio 238 per la produzione di altro
plutonio 239.
Reattori autofertilizzanti
Per alimentare gli impianti di fabbricazione del combustibile si
usano uranio 238 riciclato, uranio impoverito dalla
separazione isotopica, e parte del plutonio 239 recuperato
dalle barre usate. Il processo di recupero e riciclaggio fornisce
quantitativi sufficienti di combustibile senza che siano
necessarie ulteriori attività di estrazione: le riserve di
materiale estratto esistente potrebbero alimentare questo
tipo di reattore per secoli. Poiché il reattore autofertilizzante
produce più plutonio 239 di quanto non sia necessario alla sua
successiva alimentazione, il plutonio recuperato viene
depositato per un uso successivo, con nuovi reattori.
Reattori autofertilizzanti: scorie
Nei reattori autofertilizzanti le scorie sono molto pericolose per
la presenza di plutonio. Inoltre questi reattori presentano
rischi molto più grandi degli altri a neutroni termici per il fatto
che dopo un certo periodo di funzionamento il combustibile
deve essere trattato opportunamente per estrarne il
materiale fissile che si è formato. Questo comporta una serie
di operazioni periodiche ad alta pericolosità, come rimozione
del combustibile, suo trasporto, manipolazione in laboratori di
estrazione, etc. che rendono i reattori autofertilizzanti ad
altissima pericolosità. Occorre anche non sottovalutare, per
questo tipo di reattori, l'alta pericolosità sociale dato che il
plutonio, prodotto in grande quantità, può essere usato
direttamente per scopi militari.
Generazioni di reattori
I sistemi nucleari possono essere classificati in base alla generazione a cui
appartengono:
La prima generazione include reattori e prototipi per produrre energia
elettrica o plutonio per armi nucleari progettati e costruiti prima degli anni
Settanta;
La seconda generazione comprende principalmente reattori ad acqua leggera
utilizzati a partire dagli anni 70 – 80 ed ancora operativi;
La terza generazione si riferisce a quei reattori avanzati come per esempio
l’EPR (European Pressurized Water Reactor), l’ABWR (Advanced Boiling
Water Reactor) e l’ AP600 (Advanced Passive 600 MWe) derivanti
dall’ottimizzazione in termini di economia e sicurezza degli attuali ad
acqua leggera e sono quelli in avviamento adesso;
La quarta generazione comprende i sistemi nucleari che raggiungeranno
piena maturità a partire dal 2030
LE GENERAZIONI DEI REATTORI
PASSATE,PRESENTI E…FUTURE
Generazioni di reattori
Sebbene i reattori di seconda generazione si
siano dimostrati affidabili, sicuri ed
economicamente competitivi, il futuro del
nucleare è certamente rivolto a un
miglioramento della tecnologia soprattutto
sotto il profilo della sicurezza e della gestione
delle scorie. Ai reattori in esercizio
gradualmente si sostituiranno impianti di terza
generazione e di quarta generazione
Dispositivi di sicurezza
I sistemi di sicurezza e protezione possono essere attivi
o passivi.
Un sistema si definisce passivo se entra in funzione
senza interventi esterni. Per interventi esterni
s’intende apporto di energia elettrica o meccanica, di
segnali ‘intelligenti’ per l’innesco del sistema e di
azioni umane.
Pertanto, le funzioni di sicurezza passiva sono ottenute
sfruttando fenomeni naturali e proprietà dei
materiali (convezione naturale, la forza di gravità, la
resistenza ad alte temperature).
La caratteristica fondamentale di un sistema di
sicurezza e protezione è quella di essere
funzionalmente indipendente dal sistema di controllo
e regolazione dell’impianto.
Questo è essenziale per escludere la possibilità che la
causa che origina il guasto dell’impianto agisca
anche in modo da danneggiare il sistema di
protezione.
Uno degli sforzi principali nell’ambito della sicurezza è
proprio quello di rendere i sistemi indipendenti il più
possibile
Reattori di terza generazione
I reattori di terza generazione presentano le seguenti caratteristiche:
• Sistemi di protezione e sicurezza ad elevata passività e sistemi a sicurezza
intrinseca
• Elevata disponibilità (fattore di carico > 90%) e vita tecnologica
(tipicamente 60 anni) ridurre il costo di produzione
• Minore probabilità di fusione del nocciolo
• Impatto ambientale minimo in caso di incidente tale da non richiedere
l’evacuazione della popolazione circostante
• Elevato burn-up (efficienza energetica) per ridurre il consumo di
combustibile e il quantitativo di scorie prodotte
• Progetto standardizzato per ciascuna tipologia di impianto per velocizzare
l’iter autorizzativo, ridurre il costo di investimento e il tempo di
costruzione
• Progetto e sistemi di controllo semplificati per ridurre la probabilità di
errori in fase di costruzione, di manutenzione e di esercizio
Reattori di quarta generazione
Per lo sviluppo dei reattori di quarta generazione opera
un apposito consorzio (GIF IV) costituito da Usa, Gran
Bretagna, Svizzera, Corea del Sud, Sudafrica,
Giappone, Francia, Canada, Brasile, Argentina, e
dall'EURATOM in rappresentanza della Commissione
Europea. Questi reattori dovrebbero essere operativi
tra 20 - 25 anni e saranno probabilmente loro a
subentrare massicciamente a quelli di seconda
generazione.
reattori di quarta generazione
• I reattori di quarta generazione sono ancora allo stadio concettuale.
Proposti nel 2000 nell’ambito di un’iniziativa del Generation IV
International Forum (GIF), ci si aspetta diventino industrialmente operativi
all’orizzonte del 2030–2040, subentrando gradualmente alle attuali
tecnologie.

• Con i reattori di quarta generazione sono stati posti gli obiettivi principali
della “sostenibilità”, ovvero massimo utilizzo del combustibile e
minimizzazione dei rifiuti radioattivi,

• della economicità, intesa come basso costo del ciclo di vita dell’impianto e
ridotto livello di rischio finanziario, della sicurezza e affidabilità, in
particolare una bassa probabilità di danni gravi al nocciolo del reattore
anche a seguito di gravi errori umani e basso rilascio di radioattività in caso
incidentale, tale da non richiedere piani di emergenza e, infine, di
“resistenza alla proliferazione e protezione fisica” contro attacchi
terroristici.
Reattori di quarta generazione
Questi impianti di quarta generazione avranno come obiettivo garantire:
• una maggior sicurezza nucleare ed affidabilità
• una maggior economicità grazie anche ad un incremento dei rendimenti di
produzione
• una maggior protezione fisica (anche rispetto ad eventuali atti terroristici)
• una miglior capacità di sfruttare il combustibile nucleare per massimizzare
le risorse e minimizzare le scorie
• la capacità di produrre idrogeno con processi termochimici
• in generale, una maggior performance tecnologica e una maggior
accettabilità sociale
Alcuni di questi impianti avranno caratteristiche in parte assimilabili ai reattori
di seconda e terza generazione; altri saranno invece di concezione
decisamente innovativa.
NUCLEARE – Età Impianti

• Tra gli impianti operanti nel mondo:


80% (n. 345): in funzione da 15 anni;
30% (n. 128): in funzione 25 anni.

• Da qualche anno, tendenza diffusa da parte degli stati (USA e


Russia, in primis) a concedere dilazioni di tempo sulle licenze
ad operare di impianti ormai vetusti (x alcuni, concessione
estesa ad ulteriori 20 anni, portando la vita utile di questi
impianti ad oltre 60 anni!).

•  problemi di funzionamento e sicurezza.

• No soluzioni valide per smantellamento centrali e


decontaminazione siti.
Rischi del nucleare

Questi possono essere raggruppati in due grosse categorie: rischi termici e


rischi delle scorie.

– I rischi termici sono tutti quei problemi che possono sorgere per un'eccessiva
potenza del reattore. Una potenza troppo alta sottopone a sollecitazioni
eccessive i materiali di cui è costruito il reattore e può provocare perfino la
fuoriuscita di materiale ad alta radioattività (come nel famoso incidente di
Chernobyl del 1986).
– Le scorie sono costituite sia da nuclidi prodotti di fissione sia da materiali
presenti nel combustibile che, per reazione con i neutroni nel nocciolo si
sono attivati, cioè si sono trasformati in nuclidi radioattivi. Di solito le scorie
vengono separate in base alla loro radioattività, cioè in base alla durata media
del loro periodo di "raffreddamento", e poi vengono riposte in depositi a
"raffreddare".
Quando una t di combustibile viene estratta dal
nocciolo esso contiene:
• 20 – 30 kg di scorie;
• Circa 6 kg di 239P;
• Circa 900 kg di 238U quasi puro.
Il riprocessamento
Il riprocessamento (ritrattamento) del combustibile
è una tecnica di trattamento del combustibile
irraggiato (elementi di combustibile irraggiati) usato
nei reattori nucleari che consiste nella separazione
dei suoi elementi costituenti: i prodotti della fissione
dell'uranio, cioè i rifiuti veri e propri, l'uranio fissile
residuo, che può essere riutilizzato in un' altra
centrale, e il plutonio.
Gli impianti di riprocessamento sono presenti in
Francia, in India, in Gran Bretagna, in Russia.

Problema per la proliferazione di armi nucleari!


IMPIANTI DI RIPROCESSAMENTO
Per quanto riguarda gli impianti di
riprocessamento del combustibile esaurito,
due si trovano in Francia ed hanno ciascuno la
potenzialità di 800 t/anno di scorie trattate;
altri 2 sono in India (da 100 t/anno e del tipo
da 200 t/anno attualmente non attivo) ed in
Gran Bretagna (da 1.500 e 700 t/anno) ed uno
in Russia da 600 t/anno.
NUCLEARE – Gestione Rifiuti Radioattivi

Col termine “gestione” dei rifiuti radioattivi, ai sensi del d.lgs. n.


230/95, come modificato dal d.lgs. n. 241 del 2000, s’intende
l’insieme di attività concernenti la raccolta, la cernita, il
trattamento, il condizionamento, il deposito, il trasporto,
l’allontanamento e lo smaltimento finale.
Sempre in base allo stesso decreto, si definiscono rifiuti
radioattivi: “qualsiasi materia radioattiva, ancorché contenuta in
apparecchiature o dispositivi, di cui non è previsto il riutilizzo”.
NUCLEARE – Classificazione Scorie
Le scorie sono classificate, in base al loro grado di radioattività e
alla vita media di decadimento, in tre categorie:
• I categoria, a bassissima radioattività (provenienti soprattutto
dagli impieghi nei centri ospedalieri e di ricerca);
• II categoria, a bassa e media radioattività;
• III categoria, ad alta radioattività.

Mentre i rifiuti della I categoria, dopo un eventuale periodo di


riposo, in centri di stoccaggio, al fine di diminuirne la
radioattività, possono essere smaltiti come rifiuti convenzionali,
quelli delle altre due categorie hanno bisogno di essere trattati
opportunamente e smaltiti in modo adeguato, dal momento che
presentano, rispettivamente, tempi lunghi (centinaia di anni) e
lunghissimi (migliaia di anni) di decadimento.
NUCLEARE – Procedure Smaltimento
In particolare, una volta che siano stati separati in base al loro
tasso di radioattività ed essere stati sottoposti a vari processi
fisici (es.: essiccamento, calcinazione, compattazione meccanica,
ecc.) e fisico-chimici (es.: riprocessamento), allo scopo principale
di ridurne il volume e recuperarne materiali ancora utili (238U e
239Pu, in primis), vengono avviati alle operazioni di
condizionamento.

Il condizionamento è un processo effettuato con l’impiego di un


agente solidificante all’interno di un contenitore allo scopo di
produrre un manufatto (rifiuti radioattivi condizionati +
contenitore) nel quale i radionuclidi sono inglobati in una
matrice solida al fine di limitarne la mobilità potenziale
NUCLEARE – Normativa Trasporto Scorie
Fino a pochi anni fa, era invalsa la pratica dello smaltimento incontrollato e
approssimativo di rifiuti radioattivi nei paesi poveri, più o meno compiacenti.
Per quanto riguarda il transito e lo smaltimento transfrontaliero di rifiuti
radioattivi, nel 1997 è stata adottata, a Vienna, la “Convenzione
internazionale comune sulla sicurezza della gestione del combustibile
esaurito e sulla sicurezza della gestione delle scorie radioattive”.

La Convezione, a cui hanno aderito la maggior parte dei paesi, tra cui l’Italia,
che hanno problemi di stoccaggio di scorie nucleari, è entrata in vigore il 18
giugno 2001 e cerca di porre finalmente un freno a tale situazione stabilendo
che il movimento transfrontaliero di combustibile nucleare esaurito è
consentito solo se lo Stato di destinazione consenziente abbia le capacità
tecniche e amministrative nonché l’impianto normativo necessario per
gestirlo in modo conforme a quanto disposto dalla Convenzione.
NUCLEARE – Situazione Scorie
A livello globale, alla data del 2002, si sono superate le 255 mila
tonnellate di combustibile esaurito. Di queste, 84.000 t sono
state avviate ad operazioni di riprocessamento, mentre ben
171.000 t giacciono ancora in aree di stoccaggio, e tale quantità
si prevede possa superare quota 300.000 t nei prossimi dieci
anni.

In Italia, si stima che i rifiuti radioattivi, provenienti dalle


pregresse attività di produzione di energia elettrica e dalle
correnti applicazioni mediche ed industriali ammontino ad oltre
30.000 m3 (di cui circa 2.000 m3 di III categoria); a questi bisogna
aggiungere i rifiuti che verranno prodotti dalla disattivazione e
dallo smantellamento degli impianti nucleari, in un futuro più o
meno prossimo, stimabili, in forma condizionata, in 100-150.000
m 3.
NUCLEARE – Problematiche Stoccaggio

Anche se la quantità di tali rifiuti non è rilevante


complessivamente, soprattutto se confrontata con quelle di altri
paesi, il fatto che essi siano “temporaneamente” immagazzinati
presso i centri di produzione (dell’ENEL, dell’ENEA, ecc.) in
attesa di essere trattati e smaltiti in depositi sotterranei (in siti
idro-geologicamente stabili, ad es. miniere di salgemma) crea
problemi ambientali e socio-politici di una certa complessità
(esemplare è il precedente creato dal comune di Scanzano
Jonico, nel cui territorio era stato individuato il deposito unico
nazionale per i rifiuti radioattivi)
Deposito scorie
Comunque sia, si deve dire che qualunque decisione venga
presa in merito al deposito delle scorie nucleari deve
consentire lo stoccaggio in luoghi costantemente sorvegliati
e monitorati ed inoltre non deve pregiudicare la possibilità
di un loro ulteriore trasferimento o trattamento più consono
in seguito alle possibilità che il progresso tecnologico delle
generazioni future potrà offrire per eliminare o ridurre il
potenziale tossico di tali rifiuti.
Depositi geologici: “ presidiati” o “ sigillati”
Deposito permanente in USA
Attualmente in USA le scorie ad alta attività occupano enormi e ormai
datate cisterne presso siti governativi nello stato di Washington, nel South
Carolina, nell’Idaho e nello stato di New York.

Nel 1987 il Governo federale ha ristretto a una sola le proprie opzioni a


lungo termine per lo stoccaggio di queste scorie: l’immagazzinamento
permanente di questi materiali in una serie di gallerie scavate in
profondità nelle rocce di Yucca Mountain, nello Stato del Nevada.
Deposito dello Yucca Mountain
• Il Dipartimento dell’energia statunitense, per tentare di risolvere il problema delle
scorie nucleari, consistente in circa 37 milioni di metri cubi di materiali radioattivi
che giacciono stipati in depositi di fortuna sparsi nel paese, impiegherà dai 70 ai
100 anni, spendendo dai 200 ai 1000 miliardi di dollari. Il suo programma prevede
di decontaminare le 10 principali aree inquinate del paese e di raccogliere il
materiale radioattivo più pericoloso, disperso in svariati siti, per poi trasportarlo in
un grande deposito sotterraneo adatto ad una sistemazione definitiva.
Il progetto dovrà superare difficoltà quanto mai ostiche, quali la decontaminazione
di aree vastissime (grandi quasi quanto la Valle D’Aosta) trovare un sistema di
trasporto sicuro che consenta di trasferire per migliaia di chilometri le scorie più
pericolose e individuare una sistemazione che possa restare sicura per molte
decine di migliaia di anni.

Solo per gli studi preliminari del terreno e il progetto sono stati spesi circa 8
miliardi di dollari e per la costruzione del deposito è previsto un esborso che
supererà i 60 miliardi di dollari.
Il progetto colossale prevede lo scavo di una rete di tunnel sotterranei a spina di
pesce della lunghezza di 80 km che correranno sotto la montagna alla profondità di
300 metri.
Il deposito dello Yucca Mountain
L’idea è di scavare a 300 metri di profondità una rete di tunnel
sotterranei, a spina di pesce, lunghi 80 chilometri.
Quindi stivare le 77mila tonnellate di scorie in 12mila sfere
container.
E, per finire, allineare i container nei tunnel – come si infilano
le perle di una collana – e sigillarli uno a uno.

La tabella di marcia è già fissata: dopo l'apertura, durata dei


lavori di alcune decine di anni e chiusura permanente.
Lunghezza prevista del deposito: diecimila anni, il periodo più
lungo concepito dalla storia!!!
Il presidente Barack Obama, dopo la sua elezione del 2008, habloccato il
progetto. Non avendo il potere di revocarlo senza il parere del Congresso,
Obama ha semplicemente bloccato i fondi a partire dalla primavera del 2011,
con l’effetto di congelare il sito.
 L’amministrazione ha spiegato la decisione con il fatto che la costruzione del
deposito è controversa (la comunità scientifica è ancora divisa sulle
valutazioni di sicurezza) e che non sarebbero mai state superate le
opposizioni locali.
Nel marzo 2010 il dipartimento per l’Energia è stato condannato dalla corte
federale a versare un risarcimento di 57 milioni di dollari alla società Energy
Northwest per la mancata apertura del deposito. La cifra del risarcimento
comprende sia i costi necessari alla costruzione di un sito provvisorio dove
contenere le scorie della centrale di Richland sia quelli di trasporto delle 122
tonnellate di materiale radioattivo.
Rifiuti radioattivi
CONDIZIONAMENTO
Immobilizzare, all’interno di un idoneo contenitore, il rifiuto radioattivo, inglobandolo in una matrice
solida e stabile che soddisfi i requisiti di resistenza fisica, chimica e meccanica, in modo da ottenere una
forma finale idonea allo smaltimento definitivo
Forme di condizionamento:
 Condizionamento mediante cementazione. Per i rifiuti a bassa e media attività
e per quelli a più alta attività ma con bassa emissione di calore. La matrice più usata è il
cemento pozzolanico.
 Condizionamento mediante vetrificazione. Per i rifiuti ad alta attività e significativa
emissione di calore. La matrice più usata è il vetro borosilicato.
Confronto tra cementazione e vetrificazione
Cementazione Processo Campo di Si svolge a Non comporta Non necessita
semplice applicazione in temperatura produzione di di operazioni
ambito ambiente rifiuti liquidi di
nucleare secondari manutenzione
vastissimo complesse

Vetrificazione Processo Campo di Si svolge a Comporta la Può richiedere


complesso applicazione in temperature produzione di operazioni di
ambito elevate rifiuti liquidi manutenzioni
nucleare e secondari complesse
limitato a
pochi paesi
 Deposito sub-superficiale
Si effettua sottoterra, alla profondità di pochi metri scavando ampie trincee e
riempiendole di rifiuti condizionati e ricoprendoli con uno strato di terra.
 Deposito superficiale
Si effettua sopra il piano di campagna, ammucchiando i rifiuti condizionati in piccole
collinette e provvedendo alla copertura con 2-3 m di terra seguita da perimetrazione,
recinzione e sorveglianza.

Si può anche aumentare l’affidabilità del


contenimento con strutture
ingegneristiche costruite in calcestruzzo
( in figura)

Schema di deposito con volta superficiale


Posizioni politiche sull’energia nucleare

La consapevolezza del ruolo che l’energia nucleare svolge per


assicurare il soddisfacimento dei fabbisogni energetici in
modo sostenibile sul piano economico e ambientale è riflessa
in alcune recenti prese di posizione in ambito politico
internazionale:
• Marzo 2007: Unione Europea - Risoluzione sulla limitazione
delle emissioni di gas serra con orizzonte 2020. L’energia
nucleare, insieme alle fonti rinnovabili, è indicata come mezzo
per il conseguimento degli obiettivi di riduzione;
• Aprile 2007 : Vertice dei Ministri delle finanze del G7 -
Dichiarazione congiunta - “Al fine di assicurare la sicurezza
delle forniture di energia e di contrastare i cambiamenti
climatici (…) le azioni di diversificazione possono fondarsi su
tecnologie energetiche avanzate come le rinnovabili, il
nucleare e il carbone pulito”.
Posizioni politiche sull’energia nucleare

• Giugno 2007 - Vertice G8 di Heiligendamm - Dichiarazione


congiunta - “La prosecuzione dello sviluppo dell’energia
nucleare può contribuire alla sicurezza degli
approvvigionamenti riducendo contemporaneamente
l’inquinamento atmosferico e contrastando i cambiamenti
climatici”.
• Ottobre 2007 - Parlamento europeo - Documento nel quale si
dichiara che l’energia nucleare sarà indispensabile nel medio
termine “per ragioni economiche e ambientali” al
soddisfacimento del fabbisogno di energia dell’Europa.
Novembre 2007 - International Panel on Climate Change (IPCC)
dell’ONU - Rapporto di sintesi conclusivo approvato a Valencia
il 17 novembre 2007 - Per soddisfare la domanda energetica
mondiale, e in particolare quella dei paesi emergenti, è
necessario un mix produttivo che includa anche l’energia
nucleare.
Ma nel nucleare si produce CO2
Filiera del nucleare
Emissioni di CO2 del ciclo dell’Uranio
Su 103 studi analizzati, non vi è ancora accordo metodologico e le informazioni sono
ancora insufficienti. I valori variano da un minimo di pochi grammi fino a un massimo
di 288 g/kWh (Nuclear Power – The Energy Balance - Sovacool 2008)

Uno studio commissionato dal Parlamento europeo indica


un valore medio di 140 grammi di CO2 per kWh prodotto
www.stormsmith.nl
L’occupazione del territorio – quello si vede

Un punto di forza che ci viene regolarmente proposto a sostegno dell’energia


nucleare è che le centrali atomiche occupano poco spazio.
Questa immagine mostra come sarà il sito atomico di Olkiluoto in Finlandia; In
una penisoletta di poche centinaia di ettari, che si affaccia nel blu del Mare del
Nord, 4 reattori atomici, immersi nel verde, forniranno energia elettrica a tutta
la Finlandia.
L’occupazione del territorio – quello che NON si vede

Miniera Ranger

– Australia – 80 km2

E le miniere di uranio? Questa è la miniera Ranger, nel nord


dell’Australia a 250 km da Darwin.
La miniera occupa una concessione di 80 km quadrati in piena foresta
e quando viene fatta esplodere la dinamite per sbriciolare la roccia, le
vibrazioni si sentono per centinaia di Km
Decommissioning
Il decommissioning è la terza fase del ciclo di vita di tutte le installazioni
nucleari. Dopo la costruzione e l’esercizio, giunge il momento di
disattivare gli impianti.
Le principali operazioni di decommissioning riguardano:
1) il mantenimento in sicurezza delle strutture;
2) l’allontanamento del combustibile;
3) la decontaminazione e lo smantellamento degli impianti;
4) la gestione dei rifiuti radioattivi.
Tutte queste operazioni sono progettate e realizzate per garantire la massima
sicurezza dei lavoratori, della popolazione e la tutela dell’ambiente.

Il processo si conclude quando il sito viene rilasciato privo di vincoli


radiologici. Questo traguardo viene definito raggiungimento del “green
field”, che permette all’area di essere riutilizzata per altri fini.
Decommissioning
Il processo di smantellamento (decommissioning) è un processo lungo,
costoso e poco conosciuto : poco conosciuto semplicemente perché non
esiste ancora in materia una esperienza consolida.
Dopo la fine della attività, cioè della produzione di energia elettrica, le centrali
nucleari debbono subire un lungo processo di decontaminazione: lungo,
veramente lungo perché si tratta di cinquant’anni.
E’ il tempo necessario affinché la radioattività dei componenti la centrale (non
stiamo parlando delle scorie di combustibile, attenzione, ma dei
componenti strutturali dell’impianto) decada fino a livelli ritenuti
accettabili per la demolizione vera e propria. Durante questi cinquant’anni
la centrale rimane in piedi così com’è. Ma non si tratta di un normale
impianto industriale dismesso e abbandonato; durante questi
cinquant’anni la centrale deve essere strettamente sorvegliata e
monitorata.
Disattivazione delle centrali:
Decommissioning
La maggior parte dei reattori disattivati fino ad oggi è costituita da impianti
prototipo e dimostrativi, e quindi di minori dimensioni, in genere, rispetto
a quelli delle centrali moderne.
Queste ultime hanno una vita operativa di circa 40 anni e, per la maggior
parte, sono ancora lontane dalla fine dell’esercizio. Solo alcune hanno
raggiunto la fine della vita utile.

Costo per smantellamento in Italia: 2.6 miliardi di euro!!


In media il costo dello smantellamento è di circa 0.35 milioni di dollari per
KWe!
Costo smantellamento centrale è circa il 15% del costo base di investimento
iniziale, che deve poi essere attualizzato rispetto al tempo di servizio della
centrale.
La competitività si ha solo se la centrale funziona per almeno 40 anni!!
Scorie radioattive in Italia
Le centrali nucleari italiane (chiuse dopo il referendum del
1987) hanno prodotto 55 mila metri cubi di scorie. Ma la
verità è che più che chiuse le centrali sono in stato di
«custodia protetta passiva», dunque continuano a produrre
ogni anno una certa quantità di rifiuti radioattivi.
A questi vanno aggiunti altri 2 mila metri cubi di rifiuti
radioattivi, di origine medica e sanitaria, o creati durante le
attività di ricerca o simili, e poi rottami metallici, vecchi
quadranti luminescenti, parafulmini.
E inoltre è bene ricordare che ospedali e aziende producono
ogni anno 500 tonnellate di nuove scorie.
SOGIN (Società Gestione Impianti Nucleari Spa)
E’ stata istituita nel quadro del riassetto del sistema elettrico in ottemperanza al
decreto legislativo n. 79 del 16.03.1999 (che ha disposto la trasformazione
dell'ENEL in una Holding formata da diverse società indipendenti, tra cui la Sogin,
che ha ereditato tutte le attività nucleari dell'ENEL).

Sogin nasce nel 1999 nell’ambito della riforma del


sistema elettrico nazionale con il compito di
realizzare lo smantellamento (decommissioning)
degli impianti nucleari italiani e di gestire in sicurezza
i rifiuti radioattivi prodotti.
E’ una società per azioni con un unico socio: il
Ministero dell’Economia e delle Finanze. Opera in
linea con le politiche energetiche, tecnologiche e
ambientali stabilite dal Governo.
Sogin SpA
La SOGIN ha un’articolazione territoriale che comprende
• la sede centrale di Roma
• le centrali nucleari in fase di smantellamento ex-ENEL
– Trino (Vercelli)
– Caorso (Piacenza)
– Latina
– Garigliano (Caserta)
• gli impianti del ciclo del combustibile in fase di
smantellamento ex-ENEA
– Impianto EUREX Saluggia (Vercelli)
– Impianto FN Bosco Marengo (Alessandria)
– Impianto OPEC Casaccia (Roma)
– Impianto Plutonio Casaccia (Roma)
– Impianto ITREC Trisaia, Rotondella (Matera)
• L' Ansa in data 19/02/04 ha riportato la notizia che per
smantellare entro il 2015 impianti del ciclo del combustibile
nucleare presenti in Italia - i due della Casaccia, nei pressi di
Roma, e quello di Rotondella (Matera), Saluggia (Vercelli) e
Bosco Marengo (Alessandria) - la Societa' di gestione degli
impianti nucleari (Sogin), spenderà  862 milioni di euro.

• Oltre ai cinque impianti del ciclo del combustibile, Sogin


gestisce anche le quattro centrali nucleari italiane (Trino
Vercellese, Caorso, Latina e Garigliano).
Sogin
Le risorse finanziarie impiegate da SOGIN per l'attuazione
dei programmi di messa in sicurezza e smantellamento degli
impianti derivano da due diversi contributi:
• il fondo trasferito a SOGIN dall’ENEL all’atto del conferimento
delle attività nucleari
• il finanziamento pubblico accordato dal Governo sulla base
delle determinazioni dell’Autorità per l’energia elettrica e il
gas a valere sulla componente A2 della tariffa elettrica (oneri
nucleari)
A circa venti anni dal referendum del 1987, che ha di fatto sancito la chiusura delle
attività nucleari e degli impianti esistenti in Italia, la situazione in merito alla gestione
dei rifiuti radioattivi è la seguente:
 I rifiuti radioattivi lasciati in eredità dalle attività nucleari sono accumulati, in gran
parte, presso i rispettivi siti di produzione (centrali nucleari e impianti sperimentali),
la parte restante è stoccata, invece, presso vari centri di deposito temporaneo a ciò
autorizzati
 I rifiuti radioattivi già prodotti e quelli in via di produzione dalle attività di
smantellamento delle installazioni nucleari, che dovranno continuare ad essere
stoccati presso gli stessi siti.
Dislocazione dei rifiuti radioattivi in Italia nel periodo 1999-2001
Il problema dello smaltimento dei rifiuti radioattivi riveste un particolare
interesse all’interno della società odierna

Una corretta gestione dei rifiuti radioattivi presuppone il completamento di


varie fasi, ma è evidente come la fase finale, quella del deposito definitivo,
sia la più difficile da realizzare, soprattutto per motivi connessi con la sua
accettabilità sociale come accaduto nel 2003 a Scanzano Jonico (Matera).
Le difficoltà di accettazione da parte delle comunità locali rappresentano
oggi l’aspetto principale del processo di selezione del sito
Attualmente è in discussione la proposta che identifica la procedura per la
localizzazione, l’autorizzazione e la realizzazione del Parco Tecnologico
comprendente il deposito nazionale per lo smaltimento definitivo dei rifiuti
radioattivi a bassa e media attività, nonché le strutture ingegneristiche per
l’immagazzinamento temporaneo dei rifiuti ad alta attività, da destinare
successivamente allo smaltimento geologico.
Sogin ha il compito di localizzare, progettare, costruire ed esercire l’infrastruttura.
La tempistica associata con la proceduta ipotizzata dallo schema di DLgs 22 Dicembre
2009, pur con alcuni margini di variabilità associati ai tempi di procedure collegate
(es. la VAS sulla strategia complessiva globale nucleare), definisce un percorso per
arrivare – in circa 4 anni – allo localizzazione ed alla autorizzazione del deposito. A
seguire è prevista la fase di realizzazione.
Una volta che il deposito nazionale sarà stato reso disponibile, sarà organizzata la fase
del trasferimento al deposito stesso dei rifiuti conservati sui diversi siti periferici,
ottimizzando in modo adeguato la logistica dei trasporti e di accoglimento da parte
del sito nazionale.
Sogin centrali Volume dei rifiuti condizionati da conferire al futuro deposito nazionale (m 3)

Seconda categoria Terza categoria Totale


Caorso 4120 149 4269
Garigliano 4501 16 4607
Latina 13525 4009 17624
Trino 3690 120 3900
Totale 25916 4384 30300
Sogin impianti Volume dei rifiuti condizionati da conferire al futuro deposito nazionale (m 3)

Seconda categoria Terza categoria Totale


Bosco Marengo 450 __ 450
(Fabbrica combustibili)
Casaccia (struttura 9900 2100 12000
pilota)
Saluggia 3500 500 4000
(riprocessamento)
Trisaia 4200 300 4500
(riprocessamento)
Totale 18050 2900 20950

Totale 43966 7284 51250


L’energia nucleare è conveniente?

• Il costo del kWh elettrico da nuovi impianti,


considerando il costo dell’investimento, è superiore a
quello delle altre fonti convenzionali.

• I tempi di recupero del capitale investito oscillano


attorno ai 20 anni. Dopo questo periodo, se il
reattore continua a funzionare, presenta costi
operativi inferiori a quelli delle fonti convenzionali.
Costo di capitale alla base delle stime DOE 2009

• Il riferimento per il costo di capitale del


nucleare (esclusi i costi finanziari) è di 3.318
$/kW
• Il carbone di nuova generazione è valutato a
2.058 $/kW
• I nuovi cicli combinati a gas sono stimati a 948
$/kW
• L’eolico on-shore è stimato a 1.923 $/kW
NUCLEARE – Impianti
• Reattori nucleari installati nel mondo = 438 (283 di piccola
dimensione o per scopi di ricerca e sperimentazione), per una
potenza netta 16% di quella totale istallata e 7% energia
primaria mondiale

• Produzione annuale 16,2% di quella totale  evitando


l’immissione in atmosfera di circa 2 miliardi di t di CO2.

• In costruzione = 54  gran parte dislocati in Asia

• Gli investimenti iniziali per la costruzione di una centrale


sono di circa 2-3 miliardi di euro > 6 miliardi di euro per
1000MW
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20
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33 reattori in costruzione

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439 reattori in funzione

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Le centrali nucleari nel mondo

Dati pubblicati su “Le Scienze”, gennaio 2008.


Scenario mondiale

Domanda di energia elettrica soddisfatta dal nucleare

Mondo UE OCSE
16% 33% 24%

Reattori nucleari nel mondo

In funzione In costruzione In In opzione


progettazione
Numero 439 33 94 223
reattori
Numero 32 14 14 23
paesi

Fonte: IAEA
Riserve di uranio
• Le riserve mondiali di uranio sono sufficienti
per circa 50 anni

• Si trovano prevalentemente in USA, Australia,


Canada, Sud Africa, Paesi ex URSS, Cina,
Brasile.

• In Italia c’è un giacimento vicino Bergamo


Il nucleare in Italia
• Dopo il disastro di Chernobyl, in Italia si diffonde tra
l’opinione pubblica un sentimento di ostilità e di
rifiuto nei confronti dell’energia nucleare: i risultati
di referendum popolare (1987) ha fatto sì che l’Italia
non avesse centrali nucleari attive.
• In Italia le 4 esistenti, a Caorso (PC), Trino (VC),
Latina, Garigliano (FR), sono state smantellate.
Ma l’Italia deve importare una enorme quantità di
energia dai Paesi vicini (es. Francia).
E se avvenisse un incidente ai nostri confini...
Il nucleare ai nostri confini
Dal 1987 l'Italia ha chiuso col nucleare, ma 13 centrali straniere sono a un passo da
noi. L'Apat (Agenzia nazionale per la protezione ambientale) le considera come
se fossero praticamente nel territorio italiano, per le conseguenze di un incidente
sulla popolazione e sull’ambiente.

Mappa delle fonti di un


possibile inquinamento
nucleare per l’Italia.

Il nostro Paese è circondato da


una serie di centrali nucleari
stanziate a pochi centinaia di
km dai confini.

Sono evidenziati in rosso i


centri di rilevamento di
radiazioni che dovrebbero dare
tempestivamente l’allarme in
caso di incidente nucleare.
Il nucleare in Italia
La verità è che non vi abbiamo mai rinunciato
al nucleare...
L'energia elettronucleare soddisfa il 18% del fabbisogno elettrico mondiale
e il 35% di quello europeo. Dal 1995 a oggi, anche l'Italia ha importato
elettricità nucleare dall’estero per quote variabili fra il 14 e il 18%.

Con la decisione di fermare le nostre centrali non abbiamo


rinunciato all'energia nucleare: l'abbiamo resa una nuova
fonte d'importazione.
Nel frattempo il nostro sistema energetico
continua a dipendere per oltre l'80%
dall'estero.
I “ma” del nucleare…
1) Una centrale nucleare necessita un lungo periodo di
tempo per essere costruita (in media dai 6 ai 10
anni). In questo lungo periodo di tempo vanno poi
aggiunti i costi-oppurtunità, ossia le perdite
"potenziali" pari al tasso di interesse perso se i fondi
fossero stati depositati in banca o occupati in altre
attività economiche.
Ma…
2) Le centrali nucleari producono rifiuti radioattivi (scorie)
la cui gestione è ancora un capitolo aperto per l'intero
occidente.
Soltanto gli Usa, dopo oltre 25 anni di studi, hanno
tentato di realizzare una soluzione definitiva
realizzando un deposito in profondità (geologico) in cui
stoccare le scorie radioattive.
Il deposito negli Usa sarà dedicato solo alle scorie di II
grado mentre resta ancora incerto il destino delle
scorie di III grado (ad alta radioattività) stoccate
temporaneamente all'interno delle centrali nucleari.
Ma…

3) Al termine del ciclo di vita della centrale va


considerato anche il costo del suo
smantellamento, la bonifica del territorio e lo
stoccaggio delle scorie radioattive.
Esempio. per costruire la centrale nucleare Usa di
Maine Yankee negli anni '60 sono stati investiti
231 milioni di dollari correnti. Per smantellarla
sono stati allocati 635 milioni di dollari correnti.
Soltanto per smantellare le quattro centrali nucleari
italiane l‘IEA ha stimato un costo pari a 2 miliardi
di dollari.
Ma…

4) Il nucleare non diminuirà la dipendenza dall’estero


(l’uranio è importato, da un piccolo numero di
paesi produttori).
5) La disponibilità (economica ed energetica)
dell’uranio è garantita solo fino al 2070 per le
centrali esistenti. E per le nuove?
6) militarizzazione del territorio x mancanza di
consenso (centrali e siti di stoccaggio rifiuti) &
perdita di valore economico/ambientale delle aree
circostanti.
Incidenti recenti

• Luglio 2008 - Quattro incidenti in 72 ore in centrali nucleari spagnole


• Luglio 2008 - Perdita di effluenti contenenti Uranio a Tricastin in Francia,
un rilascio 130 volte gli scarichi autorizzati e concentrazioni 6.000 volte la
norma
• Luglio 2007 - Un terremoto colpisce il Giappone. I 7 reattori di
Kashiwazaki-Kariwa sono stati fermati e ad oggi non hanno ripreso a
funzionare. Secondo l’Aiea «non esiste esperienza né regole per
caratterizzarne con precisione gli effetti». Dopo 300 milioni di dollari su
due unità si inizia a discutere di riavviarne uno.
• Giugno 2007 - Kruemmel (Amburgo) un incendio raggiunge l’edificio del
reattore che viene spento.
• Luglio 2006 si sfiorò l’incidente nucleare presso un reattore a Forsmark, in
Svezia, corto circuito a due generatori di emergenza e l’impianto venne
spento.
Il disastro di Chernobyl
Per un test: interruzione del vapore + disattivazione sistemi di
sicurezza

• reazione a catena incontrollata


 energia 100 volte superiore
• aumento di temperatura
 fusione del reattore
• aumento di pressione
 esplosione del “tetto”
• incendio della grafite per 10 giorni

Nube radioattiva in tutta Europa:


131
I  T1/2  8 giorni
137
Cs  T  30 anni
Il disastro di Fukushima
Reattore/ Tipo Potenza Potenza Inizio Inizio Efficienza
Stato 11 marzo 2011 Termica [MW] Elettrica costruzione esercizio (2000/2009)
[MW]

Fukushima 1 BWR 1380 439 7/1967 3/1971 47,6


In funzione 3
Fukushima 2 BWR 2381 760 6/1969 7/1974 67,4
In funzione 4
Fukushima 3 BWR 2381 760 12/1970 6/1976 69,0
In funzione 4
Fukushima 4 BWR 2381 760 2/1973 10/1978 62,2
Vuoto 4
Fukushima 5 BWR 2381 760 5/1972 4/1978 67,4
Manutenzione 4
Fukushima 6 BWR 3293 1067 10/1973 10/1979 67,3
Manutenzione 5
Il
L’evento
disastro di Fukushima
Terremoto
11/3/2011 ore 14,46

I reattori non sembrano


subire danni sostanziali

•Arresto dei reattori 1, 2 e 3


(termina la reazione a catena)
•Isolamento del
contenimento

Perdita della rete


elettrica esterna (da M. Braun – AREVA)

•Avvio dei generatori di


Il disastro di Fukushima
L’arresto del reattore non annulla la produzione di energia:
Calore di decadimento
• all’arresto ~ 7%
• dopo 1 ora ~ 1%
• dopo 1 giorno ~ 0,7%
• dopo 1 anno ~ 0,2%

Se non asportato il calore di decadimento provoca


il surriscaldamento del combustibile sino alla sua fusione (~
2800°), con rilascio massiccio di radioattività
Il disastro di Fukushima
Se non asportato, il calore di decadimento determina il progressivo
surriscaldamento del combustibile nucleare.
Quando la temperatura di quest’ultimo, normalmente di alcune centinaia di
gradi, raggiunge 1200°C, inizia all’interno del reattore una reazione
chimica tra l’acqua e il metallo delle guaine che racchiudono le pastiglie di
combustibile formando le barrette.
Tale reazione produce idrogeno, in quantità crescenti man mano che la
temperatura aumenta.
Poi, intorno ai 2800°C, il combustibile nucleare comincia a fondere, ed è
questa la premessa dei rilasci massicci di radioattività all’esterno, in
quanto, con la fusione, vengono liberate dal combustibile grandi quantità
dei prodotti di fissione che, fino a quando il combustibile si mantiene allo
stato solido, restano invece quasi interamente confinati in esso.
Il disastro
Lo tsunami di Fukushima
11/3/2011 ore 15,41
Un’onda di oltre 7m
raggiunge il sito

L’impianto è difeso contro


un’onda di progetto di 6,5 m.

Perdita dei generatori


di emergenza

Station Blackout
Il disastro di Fukushima
Lo station blackout determina l’impossibilità di
funzionare per quasi tutti i sistemi che, asportando il
calore di decadimento, refrigerano il reattore.
Vi sono sull’impianto sistemi di refrigerazione ancora in
grado di operare, sfruttando proprio il calore di
decadimento, ma hanno un’autonomia limitata a
poche ore, durante le quale un’alimentazione
elettrica, esterna o di emergenza, deve quindi essere
necessariamente ripristinata.
Il disastro di Fukushima
Così, in ciascuno dei tre reattori che al momento del sisma erano
in funzione, dopo qualche ora ogni sistema di raffreddamento
cessa di operare.
La temperatura comincia ad aumentare e sale la pressione
interna fino a determinare l’apertura delle valvole di sicurezza,
con scarico di vapore, conseguente abbassamento del livello
dell’acqua nel reattore, scoprimento progressivo del
combustibile e suo surriscaldamento. Ciò porta prima
all’instaurarsi della reazione metallo-acqua e alla formazione
sempre più intensa di idrogeno, poi alla fusione del
combustibile stesso e alla fuoriuscita da esso di massicce
quantità di radioattività.
Impatto sulla sicurezza

• Tutti i paesi hanno annunciato revisioni degli standard e


verifiche sugli impianti esistenti
• In genere non sono al momento previste modifiche nei
programmi per nuove installazioni, tranne
– Italia (un anno di moratoria nell’attuazione dei programmi)
– Svizzera (sospensione del rilascio della licenza di costruzione per
tre nuovi rettori)
• In Germania decise
– la chiusura temporanea dei sette impianti più vecchi
– una moratoria di tre mesi dell’estensione della vita degli impianti
prevista da una legge del 2010
• I paesi EU hanno concordato di effettuare degli stress test
NUCLEARE – Impianti (2003)
• Reattori nucleari installati nel mondo = 440 (283 di piccola
dimensione o x scopi di ricerca e sperimentazione), per una
potenza netta di oltre 360 GWe (16% di quella totale
istallata e 7% energia primaria mondiale)
• Produzione annuale = 2.574 TWh (16,2% di quella totale 
evitando l’immissione in atmosfera di circa 2 miliardi di t di
CO2).
• In costruzione = 32 (7 India, 4 Cina e Ucraina, 3 Giappone e
Russia, 2 Slovacchia, Corea del Nord e Iran, 1 Argentina,
Corea del Nord e Romania;  gran parte dislocati in Asia)
NUCLEARE – Impianti -
Dislocazione
• Maggior numero di unità in attività in: USA (n. 104, 100 GW), Francia (n.
59, 63 GW), Giappone (n. 54, 44 GW), GB (n. 31, 12 GW), Russia (n. 30,
21 GW), Germania (n. 19, 21 GW) e Corea del Sud (n. 18, 15 GW).

• In queste 7 nazioni: 70% reattori del mondo  63% potenza mondiale


installata; 3 paesi (USA, Francia e Giappone) producono 60%
dell’elettricità totale da fonte nucleare.

• Lituania (n. 2, 2.370 MW): oltre l’80% di elettricità da nucleare. A


seguire, Francia (78%), Belgio (57%) e Slovacchia (55%). In tutti altri
stati, quota elettricità da nucleare 50%.

• Nel 2002, la crescita più alta x produzione di elettricità da nucleare:


Giappone.
FUSIONE NUCLEARE
Fusione nucleare
Avviene sparando l'uno
contro l'altro due atomi
leggeri (es. idrogeno) che
si fondono assieme
formando un atomo più
pesante ed emissione di
calore.
il nucleo prodotto ha massa
minore della somma delle
masse dei nuclei originari
→ ΔE= Δmc2 (difetto di
massa = differenza di
massa fra i costituenti
nucleari e il nucleo)

La fusione non è attualmente utilizzata


nelle centrali perchè non è facilmente controllabile.
Esempio di reazione
ESEMPIO DI FUSIONE NUCLEARE
• 1 atomo di deuterio H2 e 1 di trizio H3 (isotopi
dell’idrogeno) si fondono:

D21 + T31→He42(3,52MeV) + n0 (14,06MeV)

• Energia liberata 3,5 volte superiore a quella della fissione


nucleare.

• Reazione nucleare = energia pulita? Non ci sono scorie


radioattive, ma provocherebbe un innalzamento della
temperatura del globo.
D + T → He4 + n + 17.6 MeV
VANTAGGI DELLA FUSIONE
RISPETTO ALLA FISSIONE
• minori scorie radioattive (con la fusione verranno prodotti tra
10 e 100 volte meno radioisotopi).
• la fusione nucleare è una fonte energetica quasi rinnovabile
(gli elementi che interagiscono nel processo sono facilmente
reperibili sulla terra, l’atomo di deuterio può essere
facilmente estratto dall’acqua di mare, ve ne è uno ogni 7.000
di idrogeno, mentre il trizio, irreperibile sulla terra perché ha
un tempo di decadimento molto breve, si può ottenere dalla
reazione di fissione del litio (quest’ultimo è abbondante sulla
crosta terrestre).
• maggior energia sviluppata
Confronto tra fissione e fusione
• Fissione:   200 MeV / 235 nucleoni ~ 1 MeV / nucleone

• Fusione:   17,6 MeV / 5 nucleoni = 3,5 MeV / nucleone

Per ogni unità di massa l’energia liberata dalla reazione di fusione è circa
3,5 volte maggiore di quella ottenibile dalla fissione.

• Inoltre la produzione di energia dalla fusione promette bene grazie


all’abbondanza relativa del combustibile e all’assenza di alcuni dei pericoli
insiti nei reattori a fissione.

• Il problema è che le reazioni di fusione sono difficili da ottenere.


REATTORI NUCLEARI
La difficoltà maggiore viene dal fatto che per far avvenire la reazione i due
nuclei reagenti debbono avvicinarsi vincendo la repulsione coulombiana.
Questo richiede una energia "di attivazione"

• Problemi tecnologici per la fusione controllata in


laboratorio: riscaldamento del gas ad altissima
temperatura e il "confinamento" dei nuclei
reagenti

• Confinamento magnetico : l’ostacolo della


repulsione tra i nuclei interagenti nella fusione
viene risolto portando la miscela di deuterio e tritio
ad altissime temperature
• T> 100.000 °C: H ionizzato. Come mantenere l'idrogeno alla
temperatura di decine di milioni di gradi? Quale contenitore può
reggere ad una prova così devastante?
• Il gas reagente è sotto forma di plasma:

DEUTERIO + TRIZIO → PLASMA


(con riscaldamento o passaggio di corrente)

T~100 milioni di gradi: gli ioni positivi di deuterio e tritio, che tendono
a respingersi, acquistano un energia cinetica (dovuta all’agitazione
termica) che fa superare la repulsione, avviene dunque la fusione.
Il plasma
• Il plasma dalla miscela di deuterio e
trizio si ottiene per riscaldamento o per il
passaggio di una corrente elettrica.

• In questo modo si fornisce l’energia


necessaria per ionizzare gli atomi, cioè
per strappare loro degli elettroni.

• Consiste in una miscela di ioni positive e


cariche negative libere,
complessivamente neutra.

• Il plasma, costituisce il 99% della


materia di cui è composto l'Universo ed
è detto anche: "quarto stato della
materia" .

• Possiamo trovare questo stato della


materia anche in natura: nel Sole, nel
vento solare, nelle stelle, nei fulmini e
nelle aurore boreali.
Nel sole
Nel Sole, che ha una temperatura
interna di 14 milioni di gradi, la
reazione di fusione di nuclei di
idrogeno (reazione protone-
protone) è responsabile di gran
parte dell'energia che giunge fino
a noi sotto forma di calore e di
luce.
Condizioni per ottenere una fusione nucleare

• E’ necessario riscaldare un plasma di deuterio-trizio a


temperature molto alte (100 milioni di gradi).

• E’ necessario mantenerlo confinato in uno spazio


limitato.

• E’ necessario confinare il plasma per un tempo


sufficiente affinché avvenga la reazione e l'energia
liberata possa compensare sia le perdite, sia l'energia
usata per produrla.
Reattore a confinamento magnetico
• In linea di principio il plasma può essere confinato mediante un campo
magnetico.

• In assenza di questo campo le particelle si muoverebbero a caso in tutte le


direzioni, urterebbero le pareti del recipiente e il plasma si raffredderebbe
inibendo la reazione di fusione.

• In un campo magnetico invece le particelle sono costrette a seguire


traiettorie a spirale intorno alle linee di forza del campo mantenendosi
lontano dalle pareti del recipiente.

• L’intrappolamento delle particelle deve avvenire lungo tre dimensioni


spaziali e quindi la geometria del campo magnetico da applicare è
complessa.

• Sono state studiate, a questo proposito, diverse configurazioni magnetiche,


una, per esempio, è la configurazioni a simmetria toroidale.
TOKAMAK
SCHEMA DI UN IMPIANTO DI FUSIONE CONFINATA
Energia nucleare
L’energia nucleare
è “buona” o “cattiva”?
Come ogni cosa, ha vantaggi e svantaggi.

Fissione: + facile innesco e controllo


- costo e produzione combustibile
forte inquinamento radioattivo
pericolo di catastrofe

Fusione: + disponibilità illimitata combustibile


nessun inquinamento
- difficile innesco (altissime temperature)

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