Sei sulla pagina 1di 18

Capitolo2.

La Radioattività

La radioattività, o decadimento radioattivo, è un insieme di processi fisico-nucleari attraverso i quali i nuclei


atomici instabili o radioattivi (detti Radionuclidi) trasmutano (decadono), in un certo lasso di tempo detto
tempo di decadimento, in nuclei a contenuto energetico inferiore, raggiungendo uno stato di maggiore
stabilità.

Si sottolinea inoltre che:


- Un nuclide può decadere anche se legato in un composto chimico;
- Uno stesso isotopo può decadere può decadere secondo reazioni diverse;
- Isotopi diversi di uno stesso elemento decadono secondo reazioni diverse.

Nei nuclidi instabili è sempre presente un disturbo in grado di far iniziare la reazione di decadimento
spontanea, tale disturbo è detto Fluttuazione Quantica:
di fatto, i nucleoni non sono mai a riposo ma sono in continuo stato di agitazione tale per cui è possibile che,
casualmente, si raggiunga una configurazione più stabile cui è associato uno stato energetico inferiore:
tale processo si definisce Decadimento1 ed è legato a processi statistici.

I decadimenti nucleari sono raggruppati in 3 classi:


1- Decadimento α:
cambia il numero di protoni (Z) del nucleo(trasmutazione);
2- Decadimento β:
anche in questo caso, come nel caso precedente, si ha trasmutazione;
3- Decadimento γ:
avviene fra stati eccitati dello stesso nucleo comportando solo una perdita di energia del
nucleo(diseccitazione).

Alla suddetta classificazione dei decadimenti sono da aggiungere:


4- Fissione spontanea e l’emissione di neutroni;
5- Decadimento β+;
6- Cattura elettronica K.

1.
Nella maggior parte dei casi gli isotopi instabili subiscono una serie di decadimenti in successione, in
genere di diversa tipologia, e pertanto si parla di ‘’catena di decadimento di un isotopo’’: quasi tutte le catene
di decadimento finiscono con un isotopo stabile del Piombo.
2.1 Decadimenti

2.1.1 Decadimento alpha, α

Nel decadimento alpha un nucleo instabile con Z>83, nel quale il rapporto tra il numero dei neutroni e quello
dei protoni è troppo basso, raggiunge una forma più stabile emettendo un ‘’pacchetto’’ formato da due
protoni e due neutroni, ovvero una particella α, che consente di annullare l’effetto dell’eccesso di protoni nel
nucleo.
Lo schema generale del decadimento α è il seguente:

ZXA  Z-2YA-4 + 2He4++ + ΔE + (γ)

Dove se Y viene prodotto in uno stato eccitato, l’eccesso di energia viene rimosso con l’emissione di raggi γ
in tempi più o meno lunghi.
Le particelle α, come tutte le particelle cariche, ionizzano direttamente la materia 1.
Il passaggio di una particella α attraverso un mezzo,
a causa della carica elettrica +2 e della massa 7400 volte maggiore di quella degli elettroni, la ionizzazione
di un gran numero di atomi

pag. 1
(ionizzazione primaria) per attrazione degli elettroni.
Ne consegue la creazione di un gran numero di coppie di ioni, consistenti in ioni negativi (cioè elettroni liberi)
e ioni positivi, i quali possono produrre un’ulteriore ionizzazione del mezzo.

Il processo di ionizzazione primaria causa una lenta perdita di energia cinetica da parte della particella α,
che continua la sua corsa riducendo gradualmente la sua velocità finché si lega a due elettroni e si trasforma
in un atomo di elio elettricamente neutro.

L’elevatissimo numero di interazioni con la materia fa si che il cammino libero medio delle particelle α sia
minimo tant’è che le particelle possono viaggiare in aria solo per poche decine di centimetri prima di
neutralizzarsi.

Le particelle α possono essere assorbite dagli strati più estremi della pelle umana risultando non
eccessivamente pericolose;
viceversa, se la sorgente che emette particella α venisse inalata o ingerita, i danni risulterebbero ben
maggiori rispetto a qualsiasi altra radiazione ionizzante, perché l’intera energia delle α sarebbe rilasciata in
pochi μm di tessuto vivo.

1.
Le particelle non cariche come i neutroni e le radiazioni danno luogo a Ionizzazione Indiretta

Decadimenti α di interesse:
90Th
232
 88Ra228 + α +ΔE
92U
238
 90Th234 + α + ΔE
94Pu
239
 92U235 + α + ΔE

Esempio decadimento α:
84Po
210
 82Pb206 + α
Dove N/Z(Po)=1,50 e N/Z(Pb)=1,512.
In questo caso, si parla di reazione spontanea perché esiste un difetto di massa.

pag. 2
2.1.2 Decadimento beta negativo, β –

Il decadimento β – è uno dei processi per cui nuclidi instabili con eccesso di neutroni si trasformano in nuclidi
di altra specie chimica (i quali a loro volta possono essere radioattivi e cominciare a decadere).

Nel decadimento β – un neutrone viene convertito in un protone, un elettrone (detto particella β –, e un


antineutrino1:

n  p+ + β – + ν

Nel decadimento β – il termine Z aumenta di un’unità e l’atomo si trasforma, in cui un elemento chimico
differente mentre resta invariato il numero di massa A (transizione isobarica).

Il protone resta nel nucleo, mentre le altre due particelle vengono espulse.

Lo schema generale della reazione è il seguente:

ZXA  Z+1YA + β – + ν + ΔE + (γ)

La presenza dell’antineutrino fu postula da Wolfang Pauli a causa del fatto che, in conseguenza della
reazione, l’atomo e la particella beta non rinculavano in direzione opposte, cosa che violava il principio della
conservazione dell’energia e del momento.
Pauli, dunque, postulò la presenza di un terzo elemento a completamento della reazione di decadimento 2.

La presenza del neutrino nel decadimento beta fu formalizzata da Enrico Fermi.


La presenza di quest’ultimi, dal punto di vista del bilancio energetico 3 delle reazioni, è importante tant’è che
nei reattori nucleari una parte sostanziosa dell’energia prodotta, pari a circa il 5%, è totalmente irrecuperabile
poiché associata ai neutrini.

1.
L’antineutrino (prefisso anti: ogni tipo di particella esiste una corrispondente antiparticella avente la stessa
massa e spin ma altri numeri quantici, tra cui la carica elettrica, di segno opposto) è una particella di massa
piccolissima (da 105 a 106 volte inferiore a quella dell’elettrone) e carica neutra, caratterizzata da
un’interazione assolutamente trascurabile con la materia.
2.
decadimento a 3 corpi: è un processo del tipo:
ab+c+d
Le incognite del problema sono 9, ma i vincoli (leggi di conservazione), forniscono solo 4 equazioni.
A differenza che nei decadimenti a due corpi, in cui la sola arbitrarietà era sugli angoli, ora non è possibile
nemmeno determinare in modo univoco le energie dei prodotti.
Tuttavia, possiamo studiare alcune configurazioni particolari, introducendo dei vincoli ulteriori. 

3.
La distribuzione dell’energia a carico delle particelle β – e dell’antineutrino non è prevedibile, tant’è che si
distribuisce in uno spettro continuo;
viceversa, quella del fotone gamma prodotto nell’eventuale diseccitazione del nucleo, è caratteristica per
ogni radionuclide e può assumere solo livelli discreti di energia.

Esempi di decadimenti β – :
1. 19K40  20Ca40 + e- + ν + ΔE
2. 27Co60  28Ni60 + e - + ν + ΔE

È importante sottolineare che se l’isotopo prodotto nel decadimento si trova in uno stato eccitato allora il ΔE
corrispondente al difetto di massa non viene rilasciato tutto contestualmente ma, dopo un tempo
caratteristico, l’isotopo si porta nel suo stato fondamentale emettendo l’energia mancante sottoforma di

pag. 3
radiazioni diseccitazione γ.

L’elettrone nel decadimento, avendo massa molto piccola, ha in genere elevata energia e velocità molto
vicina di quella della luce nel vuoto.

Il potere penetrante delle particelle β - molto maggiore di quello delle particelle α;


in particolare, l’interazione della particella β con la materia ha generalmente un raggio d’azione dieci volte
superiore e un potere ionizzante pari a un decimo rispetto all’interazione delle particelle α.

Anche la radiazione β è una forma di radiazione ionizzante nel senso che l’elettrone, carico negativamente,
ionizza direttamente la materia con cui interagisce.
Le particelle β – possono ionizzare il mezzo attraversato provocando l’allontanamento di elettroni dalla sfera
di influenza nucleare per repulsione elettrostatica, a spese della loro energia cinetica.
Essendo molto più piccole ed elettricamente meno cariche delle particelle α, hanno una più bassa densità di
ionizzazione e potere penetrante circa 1000 volte superiore a quello di una particella α di pari energia.

Inoltre, le particelle β – possono interagire con i campi elettrici nucleari subendo una deviazione della
traiettoria e una riduzione dell’energia cinetica, con la contemporanea produzione di un fotone ‘’X’’ detto di
Bremsstrahlung.
L’energia di questi fotoni corrisponde alla perdita di energia cinetica delle particelle β.

2.1.3 Decadimento gamma, γ

II raggi gamma sono radiazioni elettromagnetiche 1 , cioè sono prodotti da transizioni nucleari2.
I raggi gamma sono emessi nel decadimento di nuclei che trovandosi in uno stato eccitato a causa di una
reazione nucleare, emettono un fotone gamma per passare ad un livello a minor energia, quindi più stabile:
tali reazioni sono definite Transizioni Isomeriche.

Questa, quindi, diseccitazione di un nucleo può avvenire attraverso una o più fasi:

1. Primo caso (una fase):


si passa direttamente allo stato ad energia più bassa del nucleo prodotto nella reazione:

88 Ra226 → 86Rn222 + α + 4,88 MeV

2. Secondo Caso (più fasi):


si arriva al livello sopracitato, attraversando uno stato energetico intermedio, detto Stato intermedio o
Metastabile, che può persistere da 0,1s a 10 8 s:

88Ra226→86Rn22 + α + 4,694 MeV→86Rn222 + γ (E=(4,881-4,694) =0,187MeV)

La radiazione gamma interagisce con la materia in 3 modi principali:

1. Effetto Fotoelettrico;
2. Scattering Compton;
3. Produzione di coppie elettrone-positrone.

In tutti i casi, non avendo carica elettrica, la radiazione gamma:

 non da luogo a Ionizzazione diretta ma Indiretta, ovvero prodotta da particelle cariche secondarie prodotte
dalla cessione di energia dei raggi gamma durante l’interazione con la materia;

 sono molto più penetranti della radiazione particellare a causa della molto più bassa interazione con la
materia.

pag. 4
1.
In fisica la  radiazione elettromagnetica  è la propagazione nello spazio dell'energia del campo
elettromagnetico, queste sono caratterizzate da una frequenza v . I raggi γ sono la forma di radiazione
elettromagnetica di più alta energia
2.
Anche i raggi X sono radiazioni elettromagnetiche ma sono prodotti da transizioni a livello atomico.

Effetto Fotoelettrico

Avviene quando un fotone gamma interagisce con un elettrone delle orbite più interne di un atomo e gli
trasferisce tutta la sua energia col risultato di espellere l’elettrone dall’atomo.

L’energia cinetica del ‘’fotoelettrone’’ risultante è uguale all’energia del fotone gamma incidente meno
l’energia di legame dell’elettrone stesso.

La ionizzazione provoca il riassestamento degli elettroni con emissione di radiazioni X (radiazione


caratteristica o di fluorescenza) e, eventualmente, con l’emissione di un Elettrone di Auger.

Quando si crea un ‘’vuoto’’ elettronico in un orbitale interno a causa della ionizzazione, un elettrone più
esterno, per riempire il ‘’vuoto’’, scende ad un livello energetico inferiore cedendo energia sottoforma di
radiazione X ‘’caratteristica ‘’ che, attraversando a sua volta gli orbitali più esterni, può interagire con un
ennesimo elettrone espellendolo dalla sua orbita (il cosiddetto elettrone di Auger).

L’effetto fotoelettrico è più probabile per mezzi ad alto Z e per fotoni γ e X a bassa energia, al di sotto dei 50
KeV, secondo la formula:

Probabilità di Effetto Fotoelettrico = Z4/ Efi3

essendo Efi l’energia del fotone incidente.

Scattering Compton:

Un fotone Gamma incidente espelle un elettrone degli orbitali più esterni di un atomo ma l’energia
addizionale del fotone viene convertita in un nuovo fotone gamma, detto ‘’Gamma Compton’’, meno
energetico del primo.

L’angolo θ di scattering del gamma compton dipende dall’energia ceduta dall’elettrone:


maggiore è l’energia ceduta all’elettrone maggiore è l’angolo di deflessione 1 Che può anche essere retro
diffuso.
Inoltre, maggiore è l’energia del fotone incidente, maggiore è l’energia ceduta all’elettrone.

La probabilità dello scattering compton è proporzionale a Z e inversamente proporzionale all’energia del


fotone incidente:

Probabilità di Effetto Compton = f(Z/E fi)

pag. 5
1.
deflessione formata dalla traiettoria del fotone primario con quella del fotone secondario
Produzione di Coppie:

fenomeno di grande interesse come fondamentale applicazione pratica della formula di Eistein E=mc 2.

Un raggio gamma, di energia superiore a 1,022 MeV (fenomeno ‘’a soglia’’), interagendo con il campo
elettrico del nucleo bersaglio, scompare convertendosi in massa, in particolare in una coppia elettrone-
positrone1.

L’energia del fotone eccedente la massa a riposo delle due particelle (2 ×0,511 MeV) si trasforma in energia
cinetica della coppia2.

L’elettrone della coppia, in genere chiamato Elettrone Secondario, perderà la sua energia cinetica ionizzando
la materia e verrà poi catturato da un orbitale atomico.

Il positrone, invece, dopo aver perso la sua energia cinetica ionizzando la materia, si ricombinerà (in tempi
dell’ordine dei 10-8 s) con un elettrone libero, anch’esso fermo, per cui l’intera massa delle due particelle
interagenti verrà convertita in due fotoni gamma ‘’sparati’’ in direzioni opposte: tale processo è
‘’annichilazione’’.

La probabilità del fenomeno di ‘’creazione di coppie’’ è funzione di Z e Efi:

Probabilità di ‘’Creazione di Coppie’’ = f(Z,Efi)

Il positrone, o antielettrone o positone, è l'antiparticella dell'elettrone.


1.

Ha carica elettrica +1, uguale e opposta all'elettrone, lo stesso spin 1/2 e la stessa massa.

pag. 6
2.
L’energia cinetica ceduta al nucleo è assolutamente trascurabile

2.1.4 Fissione Spontanea

È un fenomeno spontaneo di frammentazione del nucleo scoperto 1.

La probabilità di evento, che si può presentare per elementi con Z>90 è tanto maggiore quanto maggiore è A
ed è questo il motivo per cui non si trovano, in natura, elementi con numero di protoni superiore a 92
essendo questi scomparsi, anche per fissione spontanea.

La Fissione Spontanea è la forma di decadimento tipica dei Transuranici Artificiali, Attinidi e Transattinidi che
hanno un eccesso di neutroni nel nucleo.

Esempi:

Velocità di Fissione Spontanea [fiss/g⋅s]


Th232
90 4⋅10-5
92U
233
1,9⋅10-4
92U
235
3,1⋅10-45
92U
238
7⋅10-3

1.
Per l’92U238 dopo la scoperta della fissione indotta da cui si differenzia sostanzialmente.

2.1.5 Emissione di Neutroni

Questa reazione, che può avvenire solo se al nucleo padre è stata fornita un’energia di eccitazione maggiore
dell’energia di legame dei suoi nucleoni, è piuttosto rara.

È una forma di decadimento dei prodotti di fissione nei reattori nucleari denominata ‘’Produzione di Neutroni
Ritardati’’.

La reazione tipo che porta ad un isotopo del prodotto di partenza:

Z XA Z X A-1 + 0n1 + ΔE


Esempi:
1- Reazione che interessa lo Xe che è un frammento di fissione che si ritrova sempre nei reattori
nucleari:
54 Xe  54 Xe 136 + 0n1
137

pag. 7
2- Esistono reazioni (n,2n):
233
92U + 0n1  92U232 + 20n1

2.1.6 Decadimento Beta Positivo, β+

Fenomeno osservabile solo in nuclei artificiali ricchi di protoni, un protone decade producendo un neutrone,
un positrone (β+) ed un neutrino:

p → n + β+ + ν

Questo tipo di decadimento può avvenire solo se il nucleo è fortemente energizzato, essendo il protone una
particella di per sé stabile1.

Lo schema generale della reazione:

Z XA  Z-1 Y A + β+ + v + ΔE

Esempio: Decadimento β+ del radionuclide fluoro18 (instabile) nel nuclide stabile ossigeno18:
9F  8O18 + β+ + v
18

Le particelle β+ (in intervalli di tempo dell’ordine 10-19s in cui perdono tutte la loro energia cinetica) vanno
incontro ad ‘’annichilazione’’ interagendo con un elettrone libero: le due particelle scompaiono e la loro
massa si trasforma in due fotoni gamma da 0,511MeV, emessi in direzioni opposte.

2.1.7 Cattura Elettronica, CE (o cattura K)

Osservabile solo in nuclei artificiali ricchi di protoni, la cattura elettronica è una reazione simile al
decadimento beta.

Prevede l’assorbimento di un elettrone delle orbite più interne, in generale, l’orbitale k, con conseguente
trasformazione di un protone del nucleone in un neutrone più un neutrino.

Anch’essa è quindi una transizione isobarica più probabile, rispetto al decadimento beta, per gli elementi con
alto numero atomico.

In questo caso la ridistribuzione degli elettroni orbitali, che si spostano verso l’orbitale più interno rimasto
privo di un elettrone, provoca la liberazione dell’energia in eccesso sottoforma di radiazioni X caratteristiche.

La reazione è come segue: p + e -  n + v + raggi X

Lo schema generale della reazione: ZXA Z-1YA + v + raggi X

Esempio:
28
Ni59 + e -  27Co59 + v + raggi X

2.2 Legge del Decadimento Radioattivo


pag. 8
Il decadimento dei nuclei instabili è un evento di tipo casuale tale per cui, quando è presente un numero
molto grande di nuclei radioattivi dello stesso tipo, in ogni istante si avrà che i nuclidi che decadono nell’unità
di tempo sono comunque in proporzione fissa λ, detta costante di decadimento:
più è piccola più lentamente decade il radionuclide1.

La velocità con cui decade un nucleo radioattivo è indipendente sia dalle variabili di stato macroscopiche sia
dalla quantità del nuclide stesso.

Si può quindi dire che il numero di decadimenti che ci si aspetta avvenga in un intervallo di tempo dt è
proporzionale al numero N di atomi presenti in quell’istante e proporzionale alla costante di decadimento λ.

Tale legge si scrive nel seguente modo:

N(t)=N(to)⋅e-λt
Ove N(to) è il numero di nuclidi al tempo di riferimento
to .
I decadimenti radioattivi seguono una legge di decadimento di tipo esponenziale negativo;
è opportuno sottolineare che tale relazione, rappresenta solo approssimativamente l’andamento effettivo dei
decadimenti, cionondimeno risponde molto bene ai dati sperimentali.

Dalla suddetta relazione si nota che, teoricamente, esiste un tempo infinito perché il decadimento di una
sostanza radioattiva si riduca a zero, anche se in realtà bastano circa 10 tempi di dimezzamento perché
l’attività sia quasi uguale a zero.

Per tempo di dimezzamento o di emivita si intende il periodo entro il quale si dimezza il numero dei nuclidi:

t1/2 = 0,6693/λ
Da cui si evince che i nuclidi che sono fortemente radioattivi1 hanno tempo di dimezzamento molto breve e
quindi scompaiono in breve tempo avendo dato vita, però, ad un nucleo figlio eventualmente stabile;
Viceversa, radionuclidi a bassa radioattività hanno emivite molto lunghe, fino a migliaia di anni, e seppur
possiedono un livello di radioattività blando possono costruire per l’uomo un pericolo portato nel tempo.
1.
elevata costante di decadimento
Oltre alla costante di decadimento λ, il decadimento radioattivo si caratterizza spesso con l’inverso di λ,
parametro detto Vita Media τ, che rappresenta, la media aritmetica dei tempi di vita di tutti gli atomi della
stessa specie:

τ = 1/λ
Inoltre, si definisce Attività Radioattiva del nuclide il
numero di decadimenti che avvengono nell’unità di tempo definita come:

A = - dN/dt = λ·N(t) [decad/s]=[Bq]

E si misura in Becquerel [Bq], ed è definita come


l’attività di un radionuclide che presenta una disintegrazione al secondo:

1Bq = 1 decad/s

2.2.1 Catene di decadimento radioattivo

Il decadimento di un elemento radioattivo comporta, spesso, la produzione di un nucleo figlio anch’esso


radioattivo, dando così vita a delle vere e proprie catene di decadimenti successivi, dette famiglie, sino ad
arrivare alla produzione dell’ultimo elemento della catena che deve necessariamente essere stabile.

pag. 9
Per ogni elemento intermedio di una famiglia radioattiva la diminuzione per decadimento dell’elemento
genitore è compensata dalla produzione di un elemento figlio;
in tal senso si parla di Equilibrio Radioattivo.

2.3 Radioprotezione

La radioprotezione è una branca della fisica applicata che ha come oggetto la salvaguardia della salute
dell’uomo e la protezione dell’ambiente dagli effetti nocivi delle radiazioni.

In particolare, si interessa degli effetti causati dalle radiazioni ionizzanti 1, cioè quando hanno energia
sufficiente per produrre il fisico della ionizzazione, che consiste nella capacità della radiazione di strappare
un elettrone ad un atomo, ovvero di trasformare un atomo elettricamente neutro in una coppia elettrone-ione
positivo2.

L’azione di ionizzazione può essere diretta o indiretta:

- Nel primo caso, quando causata da particelle cariche che interagiscono direttamente con gli elettroni
atomici;
- Indiretta, quando causata da radiazioni elettricamente neutre 3.

Inoltre, la cessione all’uomo dell’energia trasportata dalle radiazioni ionizzanti avviene attraverso irradiazione
esterna e/o interna:

- Si parla di esposizione, o irradiazione esterna, quando la sorgente di radiazione resta all’esterno del
corpo umano;
- Si parla di esposizione interna, o irradiazione interna, quando la sorgente viene introdotta nel corpo
umano attraverso la respirazione e l’ingestione.

Il concetto base della radioprotezione è l’ipotesi che nessuna esposizione alle radiazioni ionizzanti per
quanto modesta, possa essere considerata sicura4.

La suddetta ipotesi però, non sottintende automaticamente che il danno non abbia soglia 5.

In generale, la classificazione macroscopica6 dei danni da radiazione individua effetti deterministici ed effetti
stocastici (o probabilistici) suddivisi, quest’ultimi, in effetti somatici (tumori ‘solidi’, linfomi, leucemie) e
genetici (mutazioni genetiche, aberrazioni cromosomiche).
1.
Si definiscono anche le radiazioni non ionizzanti le radiazioni elettromagnetiche che non possiedono
energia sufficiente a ionizzare la materia (è non ionizzante tutto lo spettro delle radiazioni em fino ai raggi
ultravioletti UV)
2.
Sono radiazioni ionizzanti le particelle alpha, le beta, i neutroni e le radiazioni elettromagnetiche di maggior
energia, ovvero i raggi X e gamma.
3.
I neutroni creano ionizzazione per azione indiretta: interagendo con la materia vivente, in particolare con i
nuclei dell’acqua che ne costituiscono l’elemento essenziale, i neutroni (quelli con bassa energia) hanno
buona probabilità di colpire i nuclei degli atomi di idrogeno e, rompendo il loro legame con gli orbitali atomici,
di scalzarli dagli atomi ( a loro volta i nuclei, con la loro carica positiva, andranno a ionizzare la materia
circostante).
4.
questo è l’assunto utilizzato per la progettazione di interventi tecnico-gestionali di protezione e
pag. 10
salvaguardia della popolazione, dei lavoratori e dei pazienti esposti alle radiazioni ionizzanti.
5.
infatti gli organismi viventi sono dotati di meccanismi biologici di auto-riparazione dei danni quindi, prima di
indurre danno o effetto sanitario, le radiazioni ionizzanti devono aver ceduto all’organismo una quantità di
energia tale da superare i limiti dei meccanismi di auto riparazione.
6.
Gli effetti deterministici sono caratterizzati dalla presenza di un valore di soglia oltre il quale le conseguenze
che derivano dalle radiazioni aumentano generalmente in modo proporzionale all’entità e durata
dell’esposizione.
A livello internazionale l’ente che si occupa di promuovere il miglioramento delle conoscenze nel campo della
radioprotezione è l’ICRP (International Commission on Radiological Protection).

Il sistema di protezione delle radiazioni ionizzanti proposto dalla ICRP si basa su 3 principi fondamentali 7:
- Il principio di Giustificazione, secondo il quale ogni attività con radiazioni ionizzanti, compresa quella
in campo medico, deve essere giustificata;
- Il principio di Ottimizzazione, secondo il quale l’esposizione alle radiazioni ionizzanti deve essere
mantenuta ai più bassi livelli possibili;
- Il principio di Applicazione dei Limiti di Dose, che differenzia i livelli di riferimento per i lavoratori
esposti e per la popolazione.

Per poter quantificare gli effetti precedentemente descritti, si introducono una serie di definizioni di tipo
dosimetrico:
- Il LET (Linear Energy Transfer), definito come il rapporto fra la quantità di energia ΔE rilasciata da
una radiazione ionizzante e lo spessore Δx di tessuto entro cui questa energia viene rilasciata:
LET = ΔE/Δx [keV/μm] (8)
- La dose assorbita, ovvero il rapporto D tra l’energia ceduta dalle radiazioni ionizzanti (direttamente e
indirettamente) alla materia in un dato elemento di volume e la massa del volume stesso:
D = dE/ϱdV = (ΣEin – ΣEout + [± ΣE’])/Δm
Dove:
 ΣEin è la somma delle energie delle particelle entranti;
 ΣEout è la somma delle energie delle particelle uscenti;
 ΣE’ è la somma algebrica delle quantità di energia rilasciate (assunte come positive) e assorbite (prese come negative) nelle reazioni nucleari conseguentemente
avvenute nel volume.

L’unità di misura è il Gray (Gy)9, ed equivale alla dose di energia assorbita da un’unità di massa:
1 Gy = 1 J/ 1 Kg
- Per quanto riguarda l’esposizione a radiazioni indirettamente ionizzanti si introduce il Kerma K
(acronimo di Kinetic Energy Released to MAtter), definito come la somma delle energie cinetiche di
tutte le particelle cariche generate nel volume dV da una radiazione indirettamente ionizzante, divisa
per la massa del volume di riferimento (di qualunque materiale):
K = dEc/dm = 1/ϱ × dEc/dV [Gy]

7.
è importante sottolineare che i tre principi devono essere applicati in sequenza.
8.
tale quantità è proporzionale alla capacità della radiazione di provocare ionizzazione: il LET è funzione
dell’energia e della carica della particella.
9.
Il Gray sostituisce il rad, che era posto uguale a 10 -2J/Kg, essendo dunque: 1 Gray = 100 rad.

- Infine, per le radiazioni elettromagnetiche X e γ è definita esposizione X 8 densità di ionizzazione in


aria) che è il valore della carica totale degli ioni di uno stesso segno prodotti in aria quando tutti gli
elettroni liberati dai fotoni nell’elemento di massa dm sono stati completamente fermati:
X = dC/dm
Si misura (nel SI) in [C/Kg], però è ancora in uso la vecchia unità: il Roengten [R], il cui valore è
1 R = 2,58 × 10-4 C/Kg (10)

Per legare la dose assorbita all’eventuale effetto/danno biologico ad essa associato si introducono delle
grandezze radiometriche:

- Dose Equivalente: a differenza della dose assorbita, questa tiene conto della diversa pericolosità
che hanno le diverse forme di radiazione per i diversi tessuti.
Essa è data dal prodotto della dose assorbita per un coefficiente che tiene conto dell’efficacia
biologica relativa (EBR), attraverso un fattore adimensionale wr (11) che dipende dal tipo di radiazione.

pag. 11
Per un tessuto colpito da ‘’i’’ tipi di radiazione si può scrivere:
DE = Σiwri × Di
La dose equivalente ha evidentemente le stesse dimensioni della dose assorbita, ovvero energia per
unità di massa;
l’unità di misura è il Sievert (Simbolo Sv):
Sv = Gy × wr
Il Sievert ha sostituito, nel SI, la vecchia unità tradizionale che era il rem (Roentgen Equivalent Man):
1 Sv = 100 rem

- Se a parità di dose equivalente si irradiano con la stessa radiazione tessuti diversi si è osservato che
l’incidenza di danni significativi su lungo periodo (leucemie e tumori) non è uguale per i diversi
tessuti: dunque, tessuti diversi presentano diverse radiosensibilità.
Per questo, per determinare gli effetti stocastici con esiti gravi (leucemie e tumori) seguenti un
irraggiamento si utilizza una grandezza sèecifica, denominata ‘’ dose effettiva o efficace’’ E, che si
ottiene moltiplicando la dose equivalente per un fattore di ponderazione wt caratteristico di ciascun
tessuto irradiato:
E = Σiwty × ( Σiwri × Di) [Sv]

10.
Altra grandezza molto usata è l’intensità di esposizione per unità di tempo, misurata in R/h.

Dopo aver definito queste grandezze, di seguito si elencano i principali danni a breve termine cui è soggetto
il corpo umano soggetto a dosi crescenti di radiazioni:

- Per valori di 0,05÷ 0,2 [Sv] nessun sintomo;

- Ancora nessun sintomo apprezzabile tra 0,2÷ 0,5 [Sv];

- Si iniziano a percepire lievi malesseri da radiazioni, con il rischio di infezioni per valori compresi tra
0,5÷ 1 [Sv];

- Superato 1 Sv e non oltre i 2 Sv, si ha leggero avvelenamento da radiazioni, e il tasso di fatalità


dopo 30 giorni è del 10%: i sintomi tipici sono un senso di nausea moderato con vomito occasionale,
seguito da anoressia e affaticamento nei 15÷ 20 giorni successivi;

- Superati i 2 Sv fino a 4 Sv si ha intenso avvelenamento da radiazioni, e il tasso di fatalità è tra il 35%


÷ 50%: i sintomi sono nausea con vomito e dopo 15÷ 20 giorni senso di affaticamento, con perdita di
capelli e di peli sul tutto il corpo.
Si ha inoltre possibilità sterilità permanente sia negli uomini che nelle donne ed emorragie
incontrollabili nella bocca, nella pelle e nei reni;

- Tra 4÷ 6 Sv acuto avvelenamento da radiazioni: il tasso di fatalità è compreso tra il 60% e il 90%
dopo 30 giorni, in mancanza di cure mediche.
I sintomi iniziano a manifestarsi dopo circa 30 minuti fino ad un massimo di 2 ore e sono comuni ai
precedenti descritti ma molto più intensi;

- Per valori compresi tra 6÷ 10 Sv, acuto avvelenamento da radiazioni e 100% di fatalità dopo 14
giorni;
La sopravvivenza dipende dall’intensità delle cure mediche: difatti il midollo spinale è quasi
completamente distrutto ed occorre un trapianto, i tessuti gastrici e intestinali sono gravemente
compromessi e i sintomi soppravvengono dopo circa 15÷ 30 minuti;

- Oltre i 10 Sv, non superando i 50 Sv, si ha il 100% di fatalità dopo 7 giorni;


i sintomi sono quasi immediati, con forti nausee e vomiti.
Vi è un periodo di alcuni giorni caratterizzato da un apparente benessere fisico 8chiamato periodo
del ‘’ fantasma che cammina’’), successivamente le cellule dei tessuti gastrici ed intestinali muoiono,
pag. 12
causando una forte diarrea con emorragie intestinali e forti perdite di liquidi.
La morte è inevitabile;

- Dopo i 50 Sv, la morte è certa e quasi immediata.

La terra, e tutti gli esseri viventi, sono costantemente esposti alle radiazioni, sia di origine naturale che
artificiale:

- Nella radioattività naturale si distinguono una componente di origine terrestre, dovuta ai radionuclidi
‘’primordiali presenti in varie quantità nei materiali organici presenti nella nostra crosta terrestre, e
una componente di origine extra-terrestre, costituita da raggi cosmici;
- Per radioattività artificiale si intende quella prodotta dall’uomo nelle molteplici attività che
coinvolgono l’utilizzo di materiali radioattivi.

Andando nello specifico, come scritto in precedenza, per la radioattività naturale si distinguono 2 contributi:

- Radiazione cosmica, costituita principalmente da particelle cariche positivamente (protoni, particelle


alpha, nuclei pesanti) che arrivano ai confini della nostra atmosfera:
per la maggior parte, le particelle che arrivano ad interagire con il campo magnetico terrestre
finiscono con l’essere imprigionate in quota, mentre le particelle dotate di maggior quantità di moto
riescono ad entrare nell’atmosfera.
Una piccola parte di queste, detta radiazione cosmica primaria, riesce ad attraversa l’atmosfera e
raggiunge la crosta terrestre, interagendo, in buona quantità con gli elementi presenti nell’alta
atmosfera, in particolare con ossigeno e azoto, dando luogo alla produzione di particelle elementari
ed elementi radioattivi, mentre un’altra parte delle particelle ‘’secondarie’’, quelle a maggior emivita,
raggiungo la superficie terrestre col nome di radiazione cosmica secondaria;

- Radioattività naturale di origine terrestre:


vi sono 340 isotopi di 105 elementi, dei quali almeno 70 sono isotopi radioattivi, riferiti, la maggior
parte, agli elementi più pesanti.
I principali radionuclidi primordiali ancora presenti sulla terra sono il K 40, il Rb87, oltre che gli elementi
di decadimento delle famiglie radioattive dell’U 238 e del Th232.
Per quanto riguarda l’U238 se ne trovano buone concentrazioni nelle rocce ignee e nei graniti, così
come in alcune rocce sedimentarie di origine marina.
La principale forma di radioattività terrestre è data dal Radon, un gas nobile che si libera dalle
profondità della crosta terrestre, ed è presente con due isotopi appartenenti alle famiglie dell’uranio e
del torio:la serie dei decadimenti della famiglia dell’U238 porta alla formazione di Ra226 (‘’Radon’’)
mentre quella del Th232 alla formazione del Rn220(‘’Toron’’) e ambedue decadono ulteriormente
emettendo alpha.

Il Radon può essere emanato dalle rocce, dai suoli e da minerali da costruzione di origine naturale e
dalle acque in piccole percentuali; questo quando emanato all’aperto viene rapidamente disperso,
quando però viene rilasciato in ambienti chiusi, a causa del suo elevato peso atomico tende ad
accumularsi verso il basso e ivi a concentrarsi con possibili danni alla salute;

- Infine, Radioattività naturale nelle acque:


Le acque anche contengono una certa quantità di radioattività dovuta sia alle piogge, che
trasportano con sé sostanze radioattive nell’aria, sia alle acque di drenaggi oche convogliano nei
banchi idrici sostanze presenti nelle rocce e nel suolo, sia alle acque sorgive (significativamente
radioattive sono le acque calde solfuree negli impianti termali e quelle contenenti Radon).

Quando parliamo invece di radioattività artificiale, Si hanno più di 1200 nuclidi radioattivi artificiali identificati
e studiati mediante analisi radiochimica e fisica, e come nel caso della radioattività naturale, alcuni di questi
emettono raggi gamma, elettroni e positroni.
Sorgenti radioattive artificiali sono presenti in:

- Apparecchiature per applicazioni mediche per diagnostica e terapia;


- Apparecchiature industriali: rilevatori di incendio, apparecchiature gammagrafiche, grandi irradiatori
per la sterilizzazione di derrate alimentari e prodotti medicali, etc;
pag. 13
- Tecnologie che prevedono l’uso di sabbie zirconifere;
- Tecnologie di produzione mineraria sotterranea e di movimentazione terra;
- Impiego di fertilizzanti potassici e fosfatici;
- Reattori nucleari di potenza e impianti connesse alla filiera (estrazione e trattamento del
combustibile, rilasci delle centrali, riprocessamento del combustibile, rifiuti);
- Combustione del carbon fossile e gas naturale;
- Apparecchiature di ricerca, per esempio gli acceleratori;
- Materiali irradiati commercializzati indebitamente;
- Fallout a esperimenti o incidenti nucleari.

Attualmente gli usi medici costituiscono la maggior fonte di esposizione dell’uomo alle radiazioni artificiali.

I prodotti radioattivi, sia di origine naturale che artificiale, possono accumularsi nelle varie fasi della catena
alimentare.

La prima via di d’ingresso dei radionuclidi nella catena alimentare è la deposizione del particolato aereo sulle
parti aeree delle piante (foglie, fiori, frutti) e l’assorbimento tramite radici: questi radionuclidi possono venire
trasferiti direttamente agli erbivori e di conseguenza alla catena dei carnivori, compreso l’uomo.
Inoltre, entra nella catena alimentare anche la percentuale di prodotti radioattivi presenti nelle acque, sia
direttamente per ingestione sia per assorbimento negli organismi acquatici.

In conseguenza del trasferimento di sostanze radioattive presenti nel suolo, nell’aria e nelle acque attraverso
la catena alimentare, nel corpo umano sono presenti piccole quantità di sostanze radioattive: i principali
radioisotopi presenti in concentrazioni rilevabili sono K 40, Ra226, Ra228, C14 .

Per ridurre l’esposizione alle radiazioni si può agire su tre grandezze:

- Tempo di esposizione, in funzione della dose massima accettabile, viene definito tempo di
permanenza nei pressi di una sorgente di radiazioni;

- Distanza dalla sorgente, in particolare per sorgenti puntiformi l’esposizione si riduce con l’inverso del
quadrato della distanza;

- Presenza di schermi.

Ovviamente, l’attitudine di un materiale ad essere impiegato come schermo dipende dalle caratteristiche
della radiazione incidente:

- Particelle alpha:
non necessitano mai di schermaggio vista l’elevata capacità di interazione propria di queste
particelle tale che bastano pochi centimetri d’aria per bloccarle;
- Raggi gamma:
l’attenuazione dei gamma segue un andamento di tipo e può essere ridotta fino a valori non dannosi;
quindi i materiali più idonei per lo schermaggio sono quelli ad elevato numero atomico, ricorrendo
quindi al piombo, al ferro, al nichel o anche all’92U238 (Uranio depleto);
- Particelle beta
Al contrario delle alpha, queste presentano un certo rischio di irradiazione esterna poiché sono più
penetranti e questo perché, oltre a produrre X secondari a causa della reazione di Bremsstrahlung,
hanno una ionizzazione specifica minore poiché hanno carica elettrica pari alla metà delle alpha.
Da quanto appena citato emergono due esigenze contrastanti: a causa della ionizzazione specifica
relativamente bassa, sembrerebbe più opportuno l’utilizzo di materiale schermante ad elevato
numero atomico per aumentare le probabilità di interazione; questa scelta però tende a far
aumentare la radiazione di frenamento e questo richiederebbe un sovradimensionamento dello
spessore dello schermo che non sempre, per motivi di costo o di logistica, è fattibile.
- Neutroni
Come i gamma, anche questi sono un tipo di radiazione molto penetrante con attenuazione di tipo
esponenziale;
i neutroni, infatti, interagiscono poco con gli atomi del mezzo ma vengono fondamentalmente
rallentati da urti elastici o anelastici.
pag. 14
I materiali schermanti ottimali sono quelli a basso numero atomico o ricchi di H, e quindi acqua,
plastiche, legno, paraffina, berillio e grafite.
Anche il calcestruzzo è molto utilizzato visto che contiene acqua ma, poiché è anche molto denso,
rallenta bene sia i neutroni che i fotoni.

2.4 Impieghi della radioattività

L’uomo ha da sempre convissuto con la radiazione nucleare e negli ultimi cinquant’anni ha imparato ad
utilizzarla per migliorare la propria esistenza.

La scoperta delle reazioni nucleari che forniscono energia, radiazioni e radioisotopi ha avuto un’importanza
eccezionale fornendo all’umanità una vasta quantità di benefici.

Le applicazioni e le attività umane che implicano l’uso diretto o indiretto dell’energia nucleare o della
radioattività sono innumerevoli e vanno ben oltre ai soli fini energetici.

Di seguito vengono forniti alcuni esempi delle principali applicazioni mediche che appartengono a due
categorie fondamentali: la radioterapia e la radiodiagnostica.

La sezione si conclude con la sintesi di ulteriori impieghi che la radioattività trova in importanti settori come
l’industria, l’agricoltura, l’alimentare, la geologia, la prospezione mineraria, l’ambiente, l’archeologia e la
ricerca.

2.4.1 Radioterapia

La radioterapia sfrutta la capacità delle radiazioni di essere concentrate in zone abbastanza piccole
permettendo di distruggere le cellule malate con una notevole precisione.

Le radiazioni vengono generalmente somministrate per periodi di tempo brevi e distanziati di 24 ore,
permettendo di ridurre le masse tumorali in modo efficace e riducendo l’impatto degli interventi chirurgici.

Le cellule cancerose vengono irradiate selettivamente e dall’interno, interessando in minima parte i tessuti
circostanti.

In radioterapia vengono impartite dosi di parecchi sievert ad alcune zone del corpo.

Queste dosi, mortali se date a tutto il corpo, inserite in una piccola zona interessata da un tumore, servono
invece ad ucciderne le cellule.

Un tempo questi metodi erano molto invasivi per il paziente, oggi invece si riesce a
sagomare la zona da distruggere con elevata precisione, tanto che l’invasività è
divenuta molto bassa.

La probabilità di provocare tumori con l’irraggiamento è di qualche punto percentuale, ma si deve


considerare che queste terapie vengono somministrate a persone che hanno già un tumore e che quindi non
hanno altre probabilità di sopravvivenza senza radioterapia.

2.4.2 Radiodiagnostica

L’uso delle radiazioni nella diagnostica permette di ricostruire immagini molto buone di parti interne del corpo
umano e di particolari dei diversi organi con livelli di accuratezza e di dettaglio molto elevati.

Vi è la possibilità di effettuare diagnosi estremamente accurate di stati patologici altrimenti non verificabili
senza intervenire chirurgicamente.

Considerando che le dosi vengono date a soggetti che necessitano di una diagnosi, l’impatto di queste
pratiche è solitamente basso e può arrivare al massimo fino a 20 mSv, con una probabilità su mille di tumore
nella peggiore delle ipotesi.

2.4.3 Radiografia
pag. 15
La radiografia riveste un ruolo fondamentale nello studio di patologie inerenti alcuni settori del corpo umano,
in particolare del cuore, dell’apparato respiratorio, del tubo digerente, del sistema renale e delle ossa nel
caso di fratture.

La parte del corpo da analizzare viene studiata con una macchina generatrice di raggi X; l’operatore si reca
in una stanza attigua per ripararsi dalle radiazioni, le quali nonostante la singola dose sia molto limitata, col
tempo finirebbero per accumularsi e risultare nocive.

Le radiazioni, infatti, esercitano un’azione potenzialmente dannosa su zone anatomiche sensibili, le cui
cellule sono attivamente in crescita; oggi l’utilizzo delle radiografie è più limitato e si usano più precauzioni di
un tempo.

Le diversità di assorbimento delle radiazioni esistenti tra i diversi tessuti del corpo determinano il contrasto
che contraddistingue l’immagine nella pellicola radiografica.

In radiologia si adoperano spesso anche dei mezzi di contrasto che danno rilievo ai contorni dell’organo
osservato, rendendone più semplice l’analisi.
La radiografia è vantaggiosa perché è un esame facile e veloce da realizzare ed è effettuabile in tutte le
strutture sanitarie come primo strumento di indagine diagnostica.

2.4.4 Applicazioni Industriali

Intensi fasci di raggi X e raggi γ vengono impiegati per radiografare componenti meccanici, per assicurare la
qualità delle fusioni e delle saldature e per verificare l’integrità di componenti impiantistici di elevato spessore
ai fini della sicurezza.

Sistemi di misura e di analisi on-line sfruttano l’emissione di radiazioni beta e l’attivazione neutronica.

Emettitori di particelle beta sono diffusamente utilizzati nell’industria cartaria per la misurazione dello
spessore dei fogli di carta durante il processo di fabbricazione.

Sorgenti di neutroni sono impiegate presso gli impianti termoelettrici per quantificare in tempo reale il
contenuto di silicio, ferro, alluminio, zolfo e calcio nel carbone, onde valutare preventivamente l’emissione di
inquinanti.

La rilevazione di traccianti dispersi nell’olio dei motori di nuova progettazione consente, in fase di
ingegnerizzazione, di quantificarne il consumo d’olio.

Il flusso neutronico di un reattore nucleare può servire a produrre materiali semiconduttori per l’industria
elettronica o ad alimentare processi di radiografia.

L’irraggiamento con intensi fasci di neutroni si rende utile a conferire ai materiali proprietà superficiali diverse
da quelle iniziali.

Tipiche sono le applicazioni per la produzione di materiali polimerici usati per isolanti elettrici, nastri adesivi,
pneumatici e lenti a contatto.

In molti casi le radiazioni consentono di sintetizzare prodotti chimici che richiederebbero altrimenti lunghi,
costosi e inquinanti trattamenti.

2.4.5 Applicazioni nel campo della sterilizzazione

Una delle applicazioni più comuni è la sterilizzazione di prodotti medici e alimentari, per uccidere eventuali
parassiti dei cereali, per conservare più a lungo i cibi o per trattare rifiuti potenzialmente inquinati da batteri.

Le dosi impiegate vanno dalle poche migliaia di sievert per il trattamento dei cibi ai milioni di sievert per la
sintesi chimica.

Per uccidere un uomo bastano solitamente 4 sievert, quindi si capisce che le dosi usate sono enormi rispetto
a qualsiasi altra applicazione.
pag. 16
Per sterilizzare è necessario uccidere tutti i microrganismi, i quali essendo molto semplici, sono molto
resistenti alle radiazioni; servono circa 1000 sievert per avere una probabilità del 50% di uccidere un
batterio.

2.4.6 Applicazioni biologiche e agroalimentari

L’uso delle radiazioni ha permesso lo studio e lo sviluppo di nuove tecniche antiparassitarie e di


fertilizzazione che sono oggi estesamente impiegate in agricoltura e nella prevenzione sanitaria.

La liberazione di insetti precedentemente sterilizzati con le radiazioni consente un efficace controllo delle
mosche e di altri parassiti, minimizzando contemporaneamente l’uso di antiparassitari e insetticidi; la tecnica
prevede l’allevamento degli insetti maschi e la loro sterilizzazione con raggi gamma prima di essere rilasciati
per riprodursi.

La competizione con gli insetti maschi non sterilizzati porta ad una rapida riduzione della popolazione.

Per quanto riguarda l’industria agroalimentare si sfruttano le radiazioni per distruggere insetti, muffe e batteri
nelle derrate o per finalità antigerminative.

Inoltre, l’uso di traccianti radioattivi mescolati al fertilizzante consente di seguire il processo di assorbimento
e di metabolizzazione da parte dei vegetali e di quantificarne il rilascio, per evitare poi l’impiego di dosi
eccessive di sostanze chimiche.

2.4.7 Applicazioni ambientali

Le radiazioni hanno un campo di applicazione molto proficuo nello studio e nella protezione dell’ambiente.

Mescolando ai combustibili piccole quantità di traccianti è possibile verificare l’efficienza dei sistemi di
depurazione dei fumi.

L’uso dei traccianti radioattivi consente di studiare inoltre la mappatura delle falde acquifere e delle risorse
idriche sotterranee, di analizzare e misurare l’accumulo dei sedimenti sul fondo marino, di seguire il corso
delle correnti oceaniche e di misurare il tasso di accumulo dei ghiacci nelle calotte polari.

2.4.8 Applicazioni in archeologia e antropologia

Le tecniche di datazione mediante l’uso di radiazioni consentono di determinare l’età di un reperto di origine
organica vegetale o animale (ad esempio ossa e mummie) misurando il suo contenuto di C-14.

Gli organismi viventi, infatti, assumono e metabolizzano carbonio dall’ambiente finchè sono in vita e ne
cessano l’assunzione dopo la morte; il C-14 decade con un tempo di dimezzamento di 5568 anni e la misura
della sua percentuale residua permette di risalire all’età del reperto.

Una tecnica di datazione alternativa è la cosiddetta termoluminescenza, che misura l’età dei manufatti
ceramici.

In essi sono inglobati dei radioisotopi naturali contenuti nelle argille e i successivi processi di decadimento
determinano l’imprigionamento di parte dell’energia radioattiva che si manifesta con una debole
luminescenza all’atto del riscaldamento del manufatto.

La quantità di energia luminosa liberata è proporzionale al tempo trascorso dal momento della cottura.

2.4.9 Applicazioni nel campo della sicurezza

Le radiazioni sono utili per il controllo dei bagagli negli aeroporti effettuato con stazioni radiografiche a raggi
X, per rilevare il fumo in impianti antincendio a camera di ionizzazione e in medicina legale per determinare
la presenza in un campione di parecchi elementi, tra i quali l’arsenico.

pag. 17
2.4.10 Applicazioni nel campo della ricerca

La ricerca scientifica e tecnologica usano molto spesso le radiazioni come elemento di studio e indagine.

Ad esempio, si fanno ricerche sulla composizione della materia impiegando acceleratori e rilevatori di enormi
dimensioni e si impiegano traccianti radioattivi per studiare nel dettaglio i meccanismi che presiedono ai
processi chimici, fisici e biologici seguendo opportunamente gli atomi e le molecole marcati.

pag. 18

Potrebbero piacerti anche