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INTERAZIONE ELETTRICA

Introduciamo l'interazione che è alla base dell'elettromagnetismo, l'interazione tra


cariche elettriche. Non seguiamo la cronologia delle scoperte, enunciamo subito dei
risultati fondamentali.
Le particelle che costituiscono la materia possono essere dotate di una qualità
chiamata carica elettrica. La carica elettrica si presenta in due tipi: carica positiva
e carica negativa. Particelle che possiedono cariche di segno opposto si attraggono e
particelle cariche con lo stesso segno si respingono. La carica si conserva: la somma
delle cariche positive e negative in un sistema chiuso (cioè in un sistema che non
scambia materia con l'ambiente) è sempre costante.
I materiali possono essere divisi in due tipi: conduttori e isolanti.
Nei conduttori la carica può muoversi all'interno del materiale, negli isolanti avviene il
contrario.
Quanto abbiamo detto permette di spiegare diversi fenomeni che chiamiamo di
elettrizzazione e che elenchiamo brevemente.
(I) Elettrizzazione per attrito tra corpi differenti (o effetto triboelettrico.)
Quando due solidi diversi, elettricamente neutri (nei quali la somma algebrica delle
cariche è in totale nulla) sono messi a stretto contatto e strofinati uno contro l'altro,
una certa quantità di carica passa da un corpo all'altro. L'effetto è tanto maggiore
quanto maggiore è il lavoro di attrito, tramite il quale si aumenta la superficie di
effettivo contatto e si aumenta l'energia interna dei corpi, favorendo il processo di
trasferimento di carica. Quando strofiniamo una bacchetta di vetro con un panno di
seta, il vetro si elettrizza con una carica che definiamo positiva, sul panno resta un
eccesso di carica negativa. Quando strofiniamo con un panno di lana una bacchetta di
teflon (o plexiglas) essa si carica negativamente. Possiamo verificare con un pendolo
di torsione che corpi con lo stesso tipo di carica si respingono e corpi con polarità
opposta si attraggono (Figura 1).

Mutua attrazione tra corpi


carichi di segno diverso
-----------
++++++++++

Figura 1

Silvio Sciortino ELETTROMAGNETISMO Capitolo I, Introduzione all'elettrostatica 1


Dal punto di vista empirico si possono ordinare i materiali in una serie
triboelettrica, cioè una lista che va da una estremità positiva a una estremità
negativa come quella seguente (https://it.wikipedia.org/wiki/Effetto_triboelettrico):

+ pelle umana asciutta-amianto-vetro-mica-capelli umani-nylon-lana-pelliccia-


piombo-seta-alluminio-carta-cotone-legno-acciaio-ambra-ceralacca-mylar-
vetroresina-nichel, rame-ottone, argento-oro, platino-schiuma di polistirene-acrilico-
poliestere- celluloide - schiuma di poliuretano-polietilene-polipropilene-PVC-silicio-

teflon -
La regola empirica è che un materiale strofinato con un altro più vicino di esso alla
estremità negativa della serie si caricherà positivamente, la rilevanza dell'effetto è
maggiore se i due materiali sono più distanti nella serie, a parità di condizioni
dell'esperimento. Si può spiegare questa regola con il fatto che materiali più vicino
all'estremità positiva cedono più facilmente carica negativa (si dice che il loro lavoro
di estrazione è più basso). Da notare che anche nei metalli (conduttori solidi) è
presente l'effetto triboelettrico, ma non è osservabile se essi non sono accuratamente
isolati elettricamente dall'ambiente esterno. Inoltre, se tutti e due i materiali sono
conduttori, la loro separazione, dopo il trasferimento di carica, deve avvenire molto
rapidamente, per contrastare la tendenza della carica stessa a fluire verso gli ultimi
punti di contatto dei due corpi e neutralizzarsi.
La serie triboelettrica è determinata con una incertezza dovuta alla dipendenza del
processo dalle condizioni sperimentali e fornisce solo una indicazione qualitativa. La
posizione di un materiale nella serie può cambiare sulla base di fattori come la
purezza, la rugosità superficiale, l'umidità dell'ambiente, il lavoro di attrito compiuto,
la pressione di contatto etc..., per questo motivo elementi vicini si trovano scambiati in
ordine nei vari testi.

(II) Elettrizzazione per contatto. Anche se il fenomeno appena descritto dipende


dal contatto tra corpi, con il termine elettrizzazione per contatto si intende
comunemente un effetto differente da quello triboelettrico, che si verifica tra due
conduttori. Nel caso di due conduttori messi a contatto le cariche possono spostarsi da
un conduttore all'altro attraverso i punti di contatto.
Una bacchetta conduttrice elettricamente carica mantiene il suo stato di
elettrizzazione se sostenuta con un supporto isolante. Se però viene messa a contatto
con un altro corpo conduttore la carica si trasferisce in parte o tutta sul secondo
conduttore. Ad esempio, se la bacchetta conduttrice viene toccata dallo
sperimentatore, la sua carica si trasferisce, attraverso i punti di contatto,
praticamente tutta sullo sperimentatore e attraverso di esso nell'ambiente esterno (a
terra).

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a b

- --- --- -
- --- -
d + +++
c + +
+ +
-- - - -
-
Figura 2. Elettroforo di Volta

La distinzione tra conduttori e isolanti non è netta. Vedremo che tutti i materiali
hanno un grado seppur minimo di conducibilità elettrica.
Un corpo elettrizzato perde con il tempo il suo stato di carica anche attraverso l'aria,
che presenta una certa conducibilità elettrica, dovuta alla ionizzazione delle molecole
presenti, principalmente a causa di raggi cosmici e radioattività naturale (inoltre la
conducibilità aumenta con l'aumentare dell'umidità). Un corpo carico, ad esempio
positivamente, attirerà ioni (negativi) o elettroni che si depositeranno sulla superficie
riducendo lo stato di carica del corpo stesso.

(III) Induzione elettrostatica. Se avviciniamo un corpo A, carico ad esempio con


carica negativa, e un conduttore scarico C, si verifica che la parte di C più vicina ad A
si carica positivamente e la parte più lontana negativamente. A infatti respinge le
cariche mobili del conduttore (elettroni), provocando la formazione di due zone
(superficiali1) di cariche complessive uguali in modulo e opposte di segno. Se si
allontana da A, C ritorna nello stato iniziale.
Un esempio del fenomeno di induzione elettrostatica è l'elettroforo di Volta,
storicamente usato per esperimenti di elettrologia. Esso è schematizzato nella Fig. 2.
Un piatto di resina viene elettrizzato negativamente per attrito (Fig. 2a). Un piatto di
ottone (scudo), sorretto da un manico isolante, viene posto sopra il piatto di resina. Per
induzione, la parte superiore dello scudo si carica negativamente e quella inferiore
positivamente (Fig. 2b). A questo punto si scarica la parte superiore connettendola con
la terra tramite un conduttore (semplicemente toccandola con una mano). Nella Fig.
2c il simbolo di messa a terra indica che la parte superiore del piatto viene connessa
con il terreno o comunque con un conduttore abbastanza grande, in modo che la
distribuzione di densità di carica negativa sulla superficie del piatto diventi
praticamente nulla. A questo punto solleviamo lo scudo che rimane carico
positivamente (Fig. 2d). Abbiamo così una sorgente portatile di carica elettrica con cui
caricare altri corpi.

1 Come vedremo in seguito, in un conduttore carico, le cariche si distribuiscono esclusivamente sulla


superficie.

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+ - +

Figura 3. Macchina di Ramsden. www.fisica-astronomia.unibo.it/it/biblioteche-e-


musei/museo-di-fisica/archivio-fotografico/macchine-elettrostatiche

È da notare che l'operazione può essere ripetuta senza bisogno di ricaricare la resina
(in teoria infinite volte se non ci fossero le perdite inevitabili di carica verso l'ambiente
a cui abbiamo accennato prima).
Una macchina ancora più efficiente e usata nei laboratori di ricerca per almeno un
secolo (prima dell'invenzione della pila) è la macchina di Ramsden. Un disco
isolante (ad esempio di vetro) viene fatto ruotare velocemente ed elettrizzato tramite
attrito con cuscinetti (di cuoio o feltro, rossi nella figura). Il disco si carica
positivamente e per induzione carica negativamente la punta metallica del conduttore
(in giallo) vicino al disco stesso.
Si verifica sperimentalmente che le cariche sulla superficie di un conduttore si
addensano nei punti in cui il raggio di curvatura è minimo (altro importantissimo
fenomeno chiamato effetto punta). A causa di questo addensamento in prossimità
della punta, l'aria tra punta e disco diventa conduttiva e si ha una ricombinazione per
passaggio di carica tra punta e disco (per il fenomeno di rottura dielettrica che
studieremo), tramite una scarica elettrica. Il conduttore in figura dunque rimane
carico positivamente e continua ad accumulare carica positiva fino a che il disco ruota.
Una macchina elettrostatica molto più efficiente, che si può utilizzare per separare
una elevata quantità di carica è il generatore di van de Graaff, utilizzato anche oggi
per ottenere grandi differenze di potenziale.
Esso è schematizzato in Figura 4. Una cinghia isolante scorre tra due pulegge e passa
molto vicino a due schiere di conduttori metallici a punta (pettini), in prossimità delle
pulegge. La punta inferiore è connessa a terra e quella superiore a una cupola
metallica.
Per effetto triboelettrico le superfici a contatto di cinghia (isolante) e puleggia inferiore
(isolante di materiale diverso) si caricano di segno opposto: supponiamo che la
puleggia si carichi negativamente e la superficie interna della cinghia positivamente.
La carica sulla puleggia ha una densità superficiale maggiore che quella sulla cinghia
interna (che non consideriamo più) e ha l'effetto predominante sul pettine inferiore:
quello di indurre carica positiva sul pettine stesso. L'effetto della presenza delle
cariche negative sulla puleggia e positive sul pettine (effetto punta) è quello di
provocare una scarica attraverso l'aria, in cui le cariche positive si spostano verso la

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puleggia e vengono intercetttate dalla cinghia. Alla fine di questo processo, la
superficie esterna della cinghia risulta carica positivamente. Essa induce una carica
negativa nel pettine superiore e una scarica tale che la carica positiva viene trasferita
dalla cinghia alla cupola, cioè il trasferimento di carica avviene con polarità
inversa rispetto al caso precedente. Per non ostacolare questo processo la puleggia
superiore deve caricarsi positivamente e quindi il materiale di cui è costituita deve
essere scelto in modo adeguato. La carica trasferita si dispone sulla superficie esterna
della cupola, come vedremo quando tratteremo le proprietà elettriche di un conduttore
cavo.

-
Figura 4. Schema del generatore
di van de Graaff

Nei dispositivi moderni, non a scopo didattico, la cinghia viene caricata connettendo la
punta inferiore a un generatore di alta tensione. In ogni caso, a parte i diversi
parametri costruttivi, la cosa più importante è notare che il generatore di van de
Graaff effettua una separazione di carica elettrica ottenuta tramite lavoro meccanico
eseguito contro la forza elettrica. Riprenderemo questo argomento come esempio di
possibile generatore di forza elettromotrice.

Possiamo quindi supporre di disporre di un apparato sperimentale in grado di fornirci


carica elettrica per il nostro studio. Siamo in grado allora di produrre campioni di
carica mettendo delle sferette conduttrici a contatto con una macchina elettrostatica.
Possiamo ottenere sottomultipli di una carica q mettendo una sfera carica a contatto
di una sfera identica neutra (Fig. 5). Fidando nella simmetria possiamo pensare che
metà della carica originaria si distribuisca su ognuno dei corpi conduttori.
Iterando questo processo possiamo ottenere qualunque sottomultiplo della carica
originale.

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+ q>0

q q q/2 q/2
Figura 5

-q ' +q

+q '

Figura 6

Lo stato di elettrizzazione e il segno delle cariche possono essere verificati tramite un


elettrometro statico come l'elettroscopio a foglie d'oro, che fa parte degli antichi
strumenti di cui si dotarono i primi elettrologi.
La Figura 6 ne mostra uno schema: un recipiente trasparente è provvisto di un tappo
forato e isolante attraverso cui passa una asta metallica che porta a una estremità una
sferetta metallica e all'altra due lamine metalliche molto leggere (foglie). Il recipiente
ha la funzione di evitare che le foglie si muovano per correnti d'aria, quindi il loro
stato di equilibrio è per gravità lungo la verticale.
Quando l'equilibrio elettrico del sistema viene perturbato, ad esempio per induzione, le
foglie si caricano ambedue con carica dello stesso segno e divergono respingendosi.
L'angolo di divergenza è legato al valore della carica indotta da una relazione
matematica (non lineare) dipendente dalle proprietà della forza elettrica.

In questi e in ogni esempio che faremo, come abbiamo già accennato, applicheremo il
Principio di conservazione della carica: in qualsiasi fenomeno fisico, riguardante
un sistema chiuso, la somma algebrica totale delle cariche rimane costante
∑ qi= costante (1)

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LEGGE DI COULOMB

Disponendo di campioni di carica possiamo studiare ora la dipendenza della forza di


interazione dal valore della cariche e dalla distanza tra le sferette cariche.
Un simile esperimento è stato eseguito da Charles Coulomb nel 1785 utilizzando una
bilancia di torsione. Un esperimento analogo è stato eseguito successivamente da
Henry Cavendish per misurare la forza di attrazione gravitazionale.

r

Figura 7. Schema dell'esperimento di


Coulomb.

In Figura 7 è mostrato schematicamente l'esperimento di Coulomb a cui accenniamo


brevemente. Si basa su una bilancia di torsione che porta a un'estremità una pallina
conduttrice e all'altra un opportuno contrappeso. All'inizio la pallina tocca un'altra
pallina identica. Esse vengono a loro volta toccate con un conduttore carico, non in
figura, che poi viene rimosso. Le palline si caricano della stessa polarità e si
respingono con una forza F. All'equilibrio, supponendo che la pallina fissa sia
spostata dallo sperimentatore nella posizione iniziale di quella mobile, si ha
la semplice relazione tra forza F e l'angolo di deflessione :
k θ=F r cos θ (2)
2
k è la costante elastica del filo di sospensione, r è il raggio di rotazione della bilancia.
Se  è piccolo si può approssimare il coseno con l'unità. Si può variare la distanza tra
le cariche torcendo il filo nel punto di sospensione di un angolo ', in modo da
compensare parzialmente la forza di repulsione (in questo caso a primo membro della
Eq. 2 compare +'). Si verifica così che la forza di repulsione è inversamente
proporzionale al quadrato della distanza tra le cariche. Coulomb verificò questa

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legge anche nel caso di attrazione tra cariche di diverso segno. La precisione di questa
verifica è limitata2. L'esperimento presuppone che non vi sia dispersione della carica
nell'ambiente durante le misure, che le cariche presenti nell'ambiente circostante non
alterino la misura e che la bilancia di torsione sia sempre in regime lineare. Inoltre le
sferette non sono puntiformi e l'azione repulsiva/attrattiva delle cariche di una
sferetta influenza la distribuzione delle cariche sull'altra. Questo effetto è tanto
maggiore quanto minore è la distanza tra le sferette (rispetto al loro raggio) e se ad
esempio le sferette hanno la stessa polarità le cariche tenderanno ad allontanarsi
diminuendo la forza di repulsione effettiva.
In conclusione l'esperimento ha un grande valore storico, ma è possibile verificare
molto più precisamente la legge di interazione tra cariche elettriche dalle sue
conseguenze, come vedremo quando tratteremo le proprietà elettriche dei conduttori.

Dati allora due punti materiali dotati di carica elettrica, come in Figura 8, prendiamo
come dato di partenza che essi interagiscano con una forza data in modulo
dall'espressione (legge di Coulomb):
|q q |
F=k 1 2 2 (3)
r
la forza è attrattiva se le cariche sono di segno opposto e repulsiva se hanno lo stesso
segno, e ha la direzione della congiungente i punti materiali, in accordo con il terzo
principio della dinamica.
m1
m1 m1 F21
F21 F21
q1 <0
q >0 F12
q1 >0 F12 1 F12 m2
m2 m2
q2 <0
q2 <0 q2 >0

Figura 8 Punti materiali carichi, tenuti fissi


nello spazio.

La forza in modulo è quindi direttamente proporzionale all'intensità delle cariche


elettriche e inversamente proporzionale al quadrato della distanza. C'è una costante k
da fissare che dipende dalle unità di misura scelte.
Chiamiamo coulomb (C) l'unità di carica elettrica, nel Sistema Internazionale (SI).
Dal 1960 (al 2019) la grandezza elettrica fondamentale del SI è la corrente elettrica e
l'unità di corrente elettrica è l'ampere (A). Potremo specificare la definizione del 1960
di Ampere quando introdurremo la forza tra fili percorsi da corrente e il campo
magnetico. In accordo con questa definizione, il coulomb è un'unità derivata,
dunque: 1 C = 1 A s. La carica elementare e di elettrone e protone risulta in questo
2 Per una discussione sulla precisione di questa esperienza: Replication of Coulomb's torsion balance
experiment, AA Martínez - Archive for history of exact sciences, 2006 - Springer
http://link.springer.com/article/10.1007%2Fs00407-006-0113-9?LI=true

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modo, da misure sperimentali:
e= 1.6021766208(98)×10−19 C
Tuttavia, dato che il SI cambierà da maggio 2019, utilizzeremo fin da ora le nuove
definizioni. Da maggio 2019, l'unità fondamentale dell'elettromagnetismo nel SI sarà
l'ampere ridefinito assegnando alla carica elementare il valore esatto:
e=1.602176634×10−19 C (4)
Noi ci atterremo da subito alla nuova definizione. L'ampere è l'unità di corrente
elettrica. Il suo valore è fissato definendo il valore della carica elementare pari a
esattamente 1.602176634 10 -19, quando è espresso nelle unità del SI, A s (ampere
secondo), che sono pari a coulomb (C).
Sperimentalmente risulta che due cariche puntiformi q1=q2=1 C a distanza r =1 m
si respingono con una forza F≈8.988⋅109 N Con questa definizione la costante della
forza, detta appunto costante di Coulomb, risulta3:
k≈8.988⋅10 9 N m 2 C−2=8.988⋅10 9 kg m 3 s−2 C−2 (5)

Ricordiamo che due punti materiali si attirano con una interazione che è inversamente
proporzionale al quadrato della distanza r e direttamente proporzionale alle loro
masse gravitazionali:
g g
m1 m2
Fg∝ 2 (6)
r
Sappiamo inoltre che il rapporto tra massa inerziale m e massa gravitazionale mg è
anch'essa una costante universale, identica per tutti i corpi, una volta scelte le unità di
mg
misura: = costante (7)
m
È conveniente scegliere le unità di misura (chilogrammo sia per la massa inerziale che
per la massa gravitazionale) in modo che questa costante sia uguale all'unità:
m=mg (8)
Quindi:
m 1 m2
F g =G 2 (6')
r
Per questo motivo tutti i gravi hanno la stessa accelerazione in uno stesso punto della
Terra.
È importante osservare che ciò non accade per l'interazione elettrica, in
questo caso l'accelerazione non è indipendente dalla massa perché il rapporto tra
carica e massa inerziale di una particella non è una costante.
Gli esperimenti danno per la costante G il valore (nel Sistema Internazionale):
G=6.674⋅10
−11 2 −2
N m kg =6.674⋅10
−11 3 −1 −2
m kg s (9)

Facciamo subito un'altra osservazione importante: la legge di Coulomb vale soltanto


nel caso in cui le cariche siano fisse o, come si dice comunemente, in elettrostatica.
Come vedremo, una carica in moto genera anche un campo magnetico, che agisce con
una forza di tipo diverso (forza di Lorentz) sull'altra carica, se anch'essa si muove e

3 In realtà la ridefinizione di ampere cambia k solo dalla nona cifra decimale in poi, a noi non interessa affatto questa
precisione. La ridefinizione di SI è però importantissima dal punto di vista concettuale.

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anche l'interazione elettrica tra cariche in movimento cambia rispetto alla (3). Inoltre,
se una carica accelera, essa perde energia irraggiando un'onda elettromagnetica.
Questi effetti sono tanto minori quanto più è piccola la velocità della carica rispetto
alla velocità della luce. Nella prima parte del corso, quando descriveremo variazioni
nella posizione delle cariche elettriche con le leggi dell'elettrostatica, presupporremo
implicitamente che questi effetti siano trascurabili.

Un altro fatto che rende particolare lo studio dell'elettromagnetismo è l'esistenza di


due tipi di carica. A livello dei costituenti fondamentali della materia (atomi e
particelle sub-atomiche) l'interazione elettrica è di parecchi ordini di grandezza più
intensa di quella gravitazionale. Ciò è nascosto dal fatto che la materia tende a essere
elettricamente neutra, tranne in fenomeni in cui cariche positive e negative vengono
separate macroscopicamente, in modo naturale o artificialmente. L'interazione
elettrica si manifesta comunque indirettamente a livello macroscopico perché è
responsabile del legame chimico e quindi di molte delle proprietà macroscopiche dei
materiali.
Per confrontare forza gravitazionale ed elettrica, a livello microscopico, consideriamo
un atomo di idrogeno. Come abbiamo già stabilito, la carica fondamentale di elettrone
e protone è, in valore assoluto:
e=1.602176634⋅10 C
−19
(4')
La massa dell'elettrone è:
m=9.109383⋅10−31 kg≈0. 911⋅10−30 kg (10)
Quella del protone è circa 1836 volte maggiore:
m p=1.6726217⋅10−27 kg≈1.67⋅10−27 kg (11)
Per completezza scriviamo la massa del neutrone che è molto vicina a quella del
protone:
−27
mn=1.67492735⋅10 kg (12)

La distanza media tra elettrone e protone nell'idrogeno è circa a0= 0.5 Å = 0.5 10-10 m
(stato fondamentale). Dunque l'attrazione gravitazionale è:
mm
FG =G 2 p ≈4.1⋅10−47 N
a0
quella elettrica:
e2
F e=k 2 ≈9.2⋅10−8 N
a0
Fe k e 2
Il rapporto è dell'ordine: = ∼1039
F G G mm p

Nello studio dell'elettrostatica considereremo inizialmente cariche isolate nel vuoto.


Supporremo che le cariche vengano tenute fisse da vincoli opportuni. Subito dopo,
tratteremo casi più realistici, in cui le distribuzioni di cariche si trovano nella materia,
in materiali conduttori o isolanti.

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Scriveremo d'ora in poi la costante k nella legge di Coulomb in modo diverso:
1
k= (13)
4 π ε0
Il motivo è che assegneremo un significato fisico importante alla costante ε0 che
viene definita dalla (13) e che si chiama permittività elettrica del vuoto o
costante dielettrica del vuoto. Il suo valore risulta dalla (5):
ε0=8.854⋅10−12 F/m (14)
dove F indica una unità derivata molto importante, il farad:
1 F=1 kg−1 m−2 s 2 C2 (15)
Dunque scriveremo che la forza che agisce tra due cariche puntiformi è in modulo:
1 |q1 q2|
F= (16)
4 π ε0 r 2
Consideriamo ora l'espressione vettoriale della forza che la carica 1 esercita sulla
carica 2:
1 q1 q2
F12= vers r12 (17)
4 π ε0 r 212
Se i , j e k sono i versori degli assi, rispettivamente x, y e z, il vettore r12 nella (17) si
scrive:
r 12=( x 2−x 1)i+( y 2− y 1 )j+( z 2−z 1)k (18)
r12 è il modulo del vettore e rappresenta la distanza tra i due punti:
r 12 =√( x 2−x 1)2 +( y 2− y 1)2 +( z2 −z1 )2 (19)
Le componenti del versore sono date da:
r ( x −x ) ( y − y ) (z −z )
vers r 12= 12 = 2 1 i+ 2 1 j+ 2 1 k (20)
r 12 r 12 r 12 r 12
Il vettore r12 ha verso da 1 a 2 e la forza ha verso da 1 a 2 se le cariche hanno lo stesso
segno (forza repulsiva) e verso opposto se le cariche hanno segno diverso (forza
attrattiva).
Per il terzo principio della dinamica la forza che la carica 2 esercita sulla 1 è:
1 q1 q2
F21=−F12 = vers r21 r 21=r 12 (21)
4 π ε0 r 212

Silvio Sciortino ELETTROMAGNETISMO Capitolo I, Introduzione all'elettrostatica 11


PRINCIPIO DI SOVRAPPOSIZIONE

Le equazioni fondamentali dell'elettromagnetismo (equazioni di Maxwell) sono


lineari. Ciò si traduce in elettrostatica nel principio di sovrapposizione. Dato un
generico sistema di N cariche qi (i=1,...,N), esse esercitano una forza su una ulteriore
carica q data da:
N N
1 qiq
F=∑ Fi =∑ versr i (22)
i=1 4 π ε0 r i
2
i=1

con: r i=(x−x i)i+( y− y i ) j+(z−z i)k


Pi= (xi, yi, zi) definisce la posizione della carica qi e P=(x,y,z) quella della carica q.

Le Fi sono le forze che ogni carica qi esercita su q indipendentemente dalle altre. Le


forze si sommano linearmente per dare la forza totale, senza termini di
accoppiamento, cioè ognuna delle interazioni tra coppie (qi, q) avviene senza essere
influenzata dalla presenza delle altre cariche.

q Fi
Pi =(xi ,yi ,zi ) ri
z P=(x ,y ,z )
q2 qi

q3
qN
y
O q1
x

Figura 9

CAMPO ELETTRICO

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Consideriamo la forza che agisce su una carica q* (detta di prova) dovuta a un
sistema di cariche {(q1,P1) ,..., qN,PN)}. Il campo elettrico generato dal sistema di
cariche è definito da:
N
F 1 qi
E= =∑ vers r i (23)
q * i=1 4 π ε0 r 2i
Il campo elettrico è quindi una forza per unità di carica.
Nella (24) si suppone che le cariche siano fisse, come abbiamo detto, a causa della
presenza di vincoli opportuni. Nella realtà la carica q* influenza la posizione delle
cariche qi del sistema. Aggiungiamo quindi alla definizione (24) l'ulteriore condizione
che la carica q* sia così piccola da non perturbare in modo apprezzabile la posizione
delle cariche del sistema. In questo modo il campo diventa una proprietà specifica del
solo sistema di cariche che lo genera. Esprimiamo questo fatto con la notazione:
N
F 1 qi
E= lim =∑ vers r i (24)
i=1 4 π ε0 r i
2
q * →0 q *

La nozione di campo è fondamentale in elettromagnetismo, particolarmente in


elettrodinamica, quando le cariche non sono più fisse, dal momento che permette di
descrivere l'azione a distanza tra sistemi di cariche in termini di trasmissione di
energia e quantità di moto trasportate da onde elettromagnetiche. Le onde
elettromagnetiche si propagano con velocità finita (minore o uguale alla velocità della
luce nel vuoto) e sono descritte in termini di campi, elettrico e magnetico, variabili nel
tempo.
Dalla (25) risulta che il campo elettrostatico è una funzione vettoriale dei punti dello
spazio: E( P)=E( x , y , z)
Il punto P in cui si calcola il campo si dice punto campo. I punti Pi in cui sono
posizionate le cariche che generano il campo si dicono punti sorgente. In
elettrodinamica, il campo sarà anche funzione del tempo.

Consideriamo ora alcuni esercizi utili per capire come si effettua il calcolo del campo
E dovuto a sistemi di cariche dati.

CAMPO SULL'ASSE DI UN ANELLO UNIFORMEMENTE CARICO

Silvio Sciortino ELETTROMAGNETISMO Capitolo I, Introduzione all'elettrostatica 13


Supponiamo di avere una distribuzione uniforme di cariche su un anello di raggio r e
di dover determinare il campo sull'asse. Nella figura l'asse dell'anello è l'asse x e
l'anello è posto sul piano x=0, cioè è idealmente a spessore nullo. Supponiamo che la
carica totale sia q. dq

r
dE'

dE x

dq'
Figura 10

Consideriamo il contributo al campo dE di un elemento infinitesimo di carica dq.


Esiste un elemento dq' diametralmente opposto, che crea un campo dE' con la stessa
componente lungo x, ma componente ortogonale opposta. Quindi il campo totale,
somma di tutti i contributi, ha la sola componente lungo x. Consideriamo allora solo
questa componente. Prendiamo in considerazione per ora solo x positivo.

1 dq 1 x dq
dE x = cos θ= (25)
4 πε 0 x +r
2 2
4 π ε0 ( x + r 2)3 /2
2

Il campo totale è la somma di tutti i contributi:


1 xq
E x= (26)
4 π ε0 ( x +r 2 )3/ 2
2

Osserviamo che la (26) è una funzione dispari, quindi vale anche per x negativo.
Infatti per simmetria Ex(-x) = -Ex(x), cioè il campo cambia verso quando la coordinata x
è a sinistra della carica.
0.5

2
4 πε0 r E x 0.4

q 0.3

0.2

0.1

0
-10 -8 -6 -4 -2 0 2 4 6 8 10
-0.1
x
-0.2 r
-0.3

-0.4

-0.5

Figura 11

CAMPO SULL'ASSE DI UN DISCO UNIFORMEMENTE CARICO DI RAGGIO R

Silvio Sciortino ELETTROMAGNETISMO Capitolo I, Introduzione all'elettrostatica 14


q
Q
r

dE x

Figura 12

Il risultato (26) dell'anello carico permette il calcolo del campo di un disco carico di
raggio R. Data la carica totale è Q introduciamo il concetto di densità di carica per
unità di superficie:
Q
σ= (27)
A
Abbiamo supposto per semplicità che la carica sia distribuita uniformemente.
A è l'area della distribuzione di carica, nel caso del disco A=R2. Consideriamo il disco
come somma infinita di anelli di area:
dA= 2 r dr (28)
e carica
q =  dA=  2 r dr (28')

Il campo totale sull'asse del disco è la somma dei contributi di ogni singolo anello:

[ ]
R
1 R x σ 2 π r dr x σ R r dr xσ 1
Ex =
4 π ε0
∫ 0 2 2 3 /2
=
2ε0
∫ 0 2 2 3 /2
= − 2 2 1/ 2
2ε0 ( x +r ) 0
(x +r ) (x +r )

=

[ 1
2 ε0 (x )
2 1/2
1
− 2 2 1 /2 = σ
(x +R ) ] [ x x
] [
− 2 2 1 /2 =± σ 1− 2 2 1 /2
2 ε0 |x| ( x + R ) 2ε0
|x|
(x +R ) ]
Il campo è una funzione dispari di x,
Per x>0:

[
E x = σ 1− 2 2 1/ 2
2 ε0
x
(x +R ) ] (29)

Per x<0:

[
E x = σ −1− 2 2 1/ 2
2 ε0
x
(x +R ) ] (30)

Notiamo che il campo è discontinuo per x=0. La discontinuità è:


E(0 +)−E (0 -)= εσ (31)
0

La discontinuità è dovuta al fatto che abbiamo trattato la carica come una

Silvio Sciortino ELETTROMAGNETISMO Capitolo I, Introduzione all'elettrostatica 15


distribuzione per unità di superficie , anziché per unità di volume come sarebbe
naturale. Cioè abbiamo considerato il disco a spessore nullo. Considerando una
densità di carica per unità di volume, indicata usualmente con , avremmo
ottenuto un campo che passa con continuità da valori negativi a positivi entro lo
spessore del disco. Spesso conviene utilizzare distribuzioni di carica superficiale per
descrivere le proprietà elettriche dei materiali, trascurando lo spessore di pochi strati
atomici in cui la carica risiede. Questa semplificazione si fa a prezzo dell'introduzione
di una discontinuità del campo. Dimostreremo in seguito la (31) in maniera più
generale e la chiameremo teorema di Coulomb.

Ora consideriamo l'espressione (29) al limite per x molto grande. Per x >>R :

[ ] [ ] [ ( )]
2 2
x
E x = σ 1− 2 2 1/ 2 = σ 1−
1
≈ σ 1− 1− 1 R = σ R = Q
2 ε0 (x +R ) 2 ε0 (1+ R2 / x 2)1/ 2 2ε0 2 x2 4 ε0 x 2 4 π ε 0 x 2
dove Q=σ π R2 secondo la (28)
A grande distanza il campo è quello di una carica puntiforme, come per ogni
distribuzione di carica non neutra.
Invece consideriamo il limite per x<<R. In questo caso il campo è approssimativamente
costante:
E x≈ σ (32)
2ε0
Il campo della (32) è quello di un piano infinito uniformemente carico4, come
dimostreremo in seguito, questo perché avvicinandosi al centro del disco diminusice la
dipendenza del campo da come è distribuita la carica nelle zone periferiche del disco
stesso.

0.8
2 ε0 E x 0.6
σ 0.4

0.2

0
-10 -8 -6 -4 -2 0 2 4 6 8 10
-0.2

-0.4
x
-0.6 R
-0.8

-1

Figura 13

Scriveremo nel seguito due leggi che saranno del tutto equivalenti alla legge di

4 In questo caso x<<R per ogni x, dato che R→∞

Silvio Sciortino ELETTROMAGNETISMO Capitolo I, Introduzione all'elettrostatica 16


Coulomb e che quindi costituiranno una descrizione completa e alternativa della
interazione elettrica nel caso statico. In queste leggi non comparirà la forza, ma il
campo elettrico E(x,y,z). Trattiamo, come abbiamo già detto, l'elettromagnetismo in
termini di campo. Per questo cerchiamo leggi che correlino il campo elettrico con le
sorgenti del campo cioè con le cariche (e correnti) che generano il campo stesso. Per
questo, ci saranno utili due operazioni matematiche fondamentali per
l'elettromagnetismo: il flusso di un campo vettoriale e la circuitazione di un campo
vettoriale. In analisi matematica queste operazioni sono studiate rispettivamente
come integrale su una superficie chiusa e integrale lungo una linea chiusa. Senza
affrontare il problema matematico in dettaglio possiamo avere una nozione intuitiva di
queste operazioni. Si tratta comunque di somme continue che si riducono in definitiva
al calcolo di integrali in una dimensione, quindi nulla di nuovo concettualmente
rispetto all'idea che sta alla base dell'integrazione di funzioni reali a una variabile
reale.

Silvio Sciortino ELETTROMAGNETISMO Capitolo I, Introduzione all'elettrostatica 17

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