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Chimica nucleare

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Il numero atomico identifica gli elementi

Il numero di protoni presenti nel nucleo di un atomo si


chiama numero atomico (Z). Se l’atomo è neutro, questo
numero è uguale a quello degli elettroni.

Il numero di massa (A) è uguale alla somma del numero di


protoni (Z) e del numero di neutroni (n) contenuti nel nucleo.

Il nucleo di un atomo di cui si conoscono Z e A è chiamato


nuclide.

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Il numero atomico identifica gli elementi
Gli isotopi sono atomi dello stesso elemento aventi
le stesse proprietà chimiche ma masse diverse, perché
contengono un diverso numero di neutroni.

I tre isotopi dell’idrogeno.

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Trasformazione chimica

In una trasformazione chimica gli atomi di ciascun


elemento rimangono inalterati, perché si determinano
rotture e formazioni di legami chimici in cui sono coinvolti
solo gli elettroni.

Trasformazione nucleare
In una trasformazione nucleare gli atomi di un elemento
cambiano la propria identità, in quanto viene intaccata la
struttura del nucleo. Con la scoperta della radioattività cade
quindi un altro assunto della teoria di Dalton e cioè che gli
atomi siano indistruttibili e indivisibili.

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Confronto tra reazioni chimiche
e reazioni nucleari
Reazioni chimiche Reazioni nucleari

Coinvolgono solo gli elettroni Coinvolgono solo il nucleo


degli orbitali esterni dell’atomo

Non si producono Si possono produrre


nuovi elementi chimici nuovi elementi chimici

La velocità di reazione Il tempo di dimezzamento


è influenzata da molti fattori è costante

Coinvolgono piccole quantità Si possono produrre


di energia grandi quantità di energia

Avvengono comunemente in natura Per realizzarle occorrono


o si possono realizzare apparecchiature costosissime
in un semplice laboratorio e molto sofisticate

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Nella tavola periodica, gli
elementi con numero
atomico maggiore di 92
sono chiamati elementi
transuranici (= al di là
dell’uranio, che ha numero
atomico 92). Non sono
presenti in natura, se non in
tracce minime,
e sono prodotti
artificialmente tramite
reazioni nucleari.

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Nuclei stabili e nuclei instabili

I neutroni sono responsabili delle forze nucleari


che uniscono tra loro i nucleoni e si oppongono
alle forze elettrostatiche di repulsione.

La stabilità del nucleo dipende dal rapporto


tra il numero dei neutroni e il numero dei protoni.
Quanti più protoni vi sono in un nucleo,
tanti più neutroni occorrono per renderlo stabile.

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Oltre che dal rapporto neutroni/protoni,
la stabilità dei nuclei dipende dal numero atomico Z.
Il massimo di stabilità si ha per valori
di numero atomico Z compresi tra 20 e 30

I nuclei con Z compreso tra 1 e 20 circa sono stabili se hanno


approssimativamente tanti neutroni quanti protoni. Un nucleo
con Z maggiore di 20, invece, è stabile se ha un numero di
neutroni superiore a quello dei protoni. Tutti i nuclei con Z
maggiore o uguale a 84 sono instabili e quindi radioattivi.

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La scoperta della radioattività

Nel 1896 il fisico francese Antoine-Henry Becquerel


scoprì per caso che i composti dell’uranio emettevano
spontaneamente radiazioni capaci di impressionare
le lastre fotografiche e attraversare la materia.
Per questo motivo il fenomeno
fu chiamato emissione di raggi uranici.

La scienziata polacca Marie Sklodowska Curie


si accorse che il fenomeno si verificava
anche per altri elementi e ribattezzò l’emissione
di raggi uranici con il termine di radioattività.

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La scoperta della radioattività

La radioattività è il fenomeno per cui alcuni atomi


emettono spontaneamente radiazioni.

Gli atomi in grado di emettere radiazioni


sono chiamati atomi radioattivi.

Il fisico Rutherford, scoprì che le radiazioni


emesse dagli atomi radioattivi derivavano
dai nuclei degli atomi e potevano essere di tre tipi:
raggi α, raggi β e raggi γ.
Queste radiazioni hanno una diversa capacità di
penetrazione

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La capacità di penetrazione dei raggi alfa, beta e gamma.

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Ogni tipo di radiazione trasporta una rilevante quantità di
energia che è sufficiente a strappare elettroni agli atomi o
alle molecole che incontra. Per questo motivo si dice che le
radiazioni hanno potere ionizzante. Esse possono
provocare profonde alterazioni nei tessuti viventi in cui
penetrano. L’entità del danno dipende dal tipo di radiazione
e dal tipo di tessuto che la assorbe.
Proprio per la loro capacità di danneggiare i tessuti, le
radiazioni possono essere usate nella terapia dei tumori. Il
Cobalto-60 , ad esempio, emette radiazioni β e γ.

Queste, essendo molto penetranti, raggiungono e


distruggono i tumori profondi. Lo iodio-131 viene invece
usato nel trattamento radioterapico della tiroide.
A volte, gli isotopi radioattivi sono anche usati in medicina
come traccianti.
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Gli studi sulla radioattività

Il fisico inglese William Crookes si accorse


che la radioattività di un campione di uranio
aumentava nel tempo.

Rutherford e Frederick Soddy spiegarono


l’aumento della radioattività dell’uranio
con l’ipotesi che l’atomo di uranio
si trasforma nell’atomo di un altro elemento
avente una maggiore capacità di emettere radiazioni.

Un atomo di un elemento radioattivo può quindi


trasformarsi in un atomo di un altro elemento.

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L’era atomica

Nel 1919 Rutherford dimostrò sperimentalmente


che un elemento poteva essere trasformato in un altro.

Gli scienziati iniziarono a trasformare chimicamente


gli isotopi radioattivi degli elementi, i radioisotopi,
bombardandoli con particelle subatomiche.

A partire dal 1929 si costruirono


gli acceleratori di particelle,
apparecchi capaci di accelerare le particelle
per ottenere urti sempre più forti.

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L’era atomica
A

Le particelle accelerate tramite l’azione


di campi elettrici e magnetici, possono seguire percorsi
lineari (A), o circolari (B), prima di colpire il bersaglio.

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L’era atomica

Quando un nucleo è colpito da una particella


ad alta energia si può scomporre o trasformare,
generando nuovi isotopi o nuovi elementi chimici.

Dal 1941 al 1951 furono preparati artificialmente


una decina di elementi non esistenti in natura.

Nel 1934 il fisico italiano Enrico Fermi


bombardò con neutroni gli atomi di uranio.

Il tedesco Otto Hahn scoprì che, a causa


di questo bombardamento, il nucleo dell’atomo di uranio
si scindeva in due parti e si liberavano tre neutroni.

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L’era atomica

A seguito degli approfonditi studi guidati da Fermi,


il 2 dicembre 1942 iniziò a funzionare
la prima pila atomica, un sistema capace
di generare enormi quantità di energia
utilizzando le reazioni nucleari.

Nel luglio del 1945, in un deserto degli Stati Uniti,


fu fatta esplodere la prima bomba atomica sperimentale.
Un mese dopo due bombe atomiche
sganciate da aerei americani distrussero completamente
le città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki.

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Il decadimento radioattivo
l processo attraverso il quale un nucleo instabile
emette spontaneamente radiazioni per stabilizzarsi
prende il nome di decadimento radioattivo.

Quando un radioisotopo subisce decadimento il suo numero


atomico cambia e si forma un nuovo elemento.
L’isotopo prodotto dal decadimento radioattivo
potrebbe essere a sua volta un radioisotopo instabile
che decade ancora.

Tutti i radioisotopi che derivano dal decadimento dello stesso


isotopo iniziale costituiscono una famiglia radioattiva.

Le famiglie radioattive naturali sono quattro


e derivano dal decadimento di:
torio-232, uranio-238, uranio-235 e nettunio-237.
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6.5 Il decadimento radioattivo

La famiglia radioattiva del torio-232

Dall’isotopo 232 del torio si arriva, dopo una serie


di decadimenti, al piombo-208.

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I tipi di decadimento radioattivo
Vi sono quattro tipi di fenomeni radioattivi.
1. Decadimento alfa (α).
Tipico dei nuclei più pesanti (uranio).
Nuclei con numero atomico superiore a 83 e numero di
massa superiore a 220 decadono emettendo particelle α
positive (nuclei di elio). Il numero di massa diminuisce di
quattro unità, mentre Z diminuisce di due unità.

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I tipi di decadimento radioattivo
2. Decadimento beta (β). (es: il tritio in elio)
Nuclei troppo ricchi di neutroni decadono emettendo
elettroni veloci (particelle β) che derivano
dalla trasformazione di un neutrone in protone.

Ciò accade perché il neutrone, quando è isolato, è


instabile e può disintegrarsi spontaneamente originando
un protone e una coppia di particelle, l’elettrone e
l’antineutrino:

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I tipi di decadimento radioattivo
3. Emissione β+ e cattura elettronica.
L’emissione di elettroni positivi (β+ o positroni), o la cattura di
elettroni, avviene quando il numero di protoni è troppo elevato
rispetto ai neutroni.
Un protone può trasformarsi in neutrone emettendo una
particella equivalente in massa all’elettrone, ma con carica
opposta, positrone, oppure assorbendo un elettrone orbitante
tra quelli più vicini al nucleo.

Sull’emissione β+ si basa un’importante tecnica


di medicina nucleare: la tomografia a emissione di
positroni, o PET.
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I tipi di decadimento radioattivo
4. Emissione gamma (γ).
Dopo un’emissione α o β viene liberata energia dal nucleo, in
forma di raggi γ.
Nell’emissione γ restano invariati sia il numero atomico sia il
numero di massa (è una radiazione elettromagnetica,
puramente energetica).
Le radiazioni gamma sono emissioni di pacchetti di energia
(fotoni) che vengono liberati dal nucleo di un isotopo, dopo
una emissione alfa o beta.

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Tutti i processi di decadimento evolvono nel tempo secondo
uno stesso schema, descritto da una curva con andamento
esponenziale decrescente, detta curva di decadimento.

Il decadimento radioattivo è un processo casuale.


Pertanto non è possibile determinare l’istante
in cui un nucleo si disintegrerà, ma si può prevedere
la probabilità che un certo numero di nuclei
si trasformi in un certo intervallo di tempo.

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Il tempo di dimezzamento

Il tempo di dimezzamento (o emivita, T1/2) è il tempo


occorrente per ridurre alla metà la quantità di un isotopo
radioattivo.

Il tempo di dimezzamento è caratteristico per ogni


isotopo e non è influenzato dalla pressione, dalla
temperatura e dai legami chimici.

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Il tempo di dimezzamento

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La datazione radiometrica.
Il metodo del Carbonio -14
Il metodo radiometrico per determinare l’età delle rocce si
basa sulla costanza del tempo di dimezzamento.
L’isotopo 14 del carbonio,
che ha un tempo di dimezzamento di 5730 anni,
si presta bene per datare reperti e rocce
che abbiano non meno di 200 anni e non più di 60.000 anni.
Il potassio- 40 , che ha una emivita (tempo di
dimezzamento) superiore al miliardo di anni, si usa per
reperti più antichi e per le rocce. La datazione delle rocce
richiede, infatti, l’uso di radionuclidi con tempi di
dimezzamento molto lunghi, come l’uranio - 238 in
piombo- 206, che ha reso possibile stimare l’età della
roccia più antica presente sulla Terra: un granito della
Groenlandia
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Il metodo del Carbonio -14

Il carbonio-14 è un isotopo radioattivo del carbonio.


Si forma nell’atmosfera per effetto dell’urto dei neutroni
prodotti dai raggi cosmici con l’azoto.

Entra nei tessuti di ogni organismo vivente in percentuale


costante e cessa di essere assimilato quando l’organismo
muore. Dato che la quantità di 14C si riduce, dimezzandosi
ogni 5730 anni, è possibile risalire su un reperto fossile
al tempo trascorso dalla morte dell’organismo.

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Le trasmutazioni nucleari
Dei 112 elementi del Sistema periodico,
solo una novantina si trovano stabilmente in natura.
Gli altri, gli elementi artificiali, sono stati sintetizzati
dall’uomo bombardando gli atomi di altri elementi.

Gli elementi che seguono l’uranio nel Sistema periodico,


e che sono perciò chiamati elementi transuranici,
sono stati prodotti con reazioni di trasmutazione nucleare.

Il processo con cui un elemento chimico per mezzo


di reazioni nucleari viene trasformato in un altro
prende il nome di trasmutazione nucleare.

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L’energia nucleare
Le reazioni nucleari di maggior interesse, per la produzione
di energia, sono le reazioni di fissione nucleare
e di fusione nucleare.

Si ha fissione nucleare quando un nucleo pesante


si scinde in due nuclei più piccoli di massa simile.

La trasformazione può avvenire spontaneamente


o essere stimolata bombardando con neutroni un nucleo
pesante, che viene detto fissile, in una reazione a catena.

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STRUTTURA SEMPLIFICATA DI UNA CENTRALE ELETTRONUCLEARE

scambiatore di calore (riscalda il vapore nel circuito secondario)

barre di controllo turbina alternatore trasformatore

vapore acqueo

torre di condensazione (raffredda il vapore


nel circuito secondario)

acqua

barre di uranio

nocciolo

circuito dell’acqua sigillato circuito dell’acqua secondario

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La fissione nucleare

Nel 1938 si
scoprì che
colpendo un
atomo di
uranio con un
neutrone si
formavano
due nuclei, tre
neutroni e si
liberava una
elevata
quantità di
energia.

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Il processo per cui un nucleo si scinde per dare
due nuclei più piccoli, particelle subatomiche
ed energia si chiama fissione nucleare.

Nel corso della fissione


avvengono tre fenomeni:
l’atomo si spezza in due;
si libera energia;
si liberano tre neutroni.

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La fissione nucleare

Con la reazione di fissione si ottengono due atomi


più piccoli, quindi più stabili e con minore energia.

L’energia che il sistema perde in questa reazione


viene liberata come calore
e sotto forma di particelle e radiazioni
altamente energetiche, come i raggi γ.

I neutroni che si liberano possono colpire altri atomi


innescando nuove reazioni di fissione
e la reazione è una reazione a catena.

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La fissione nucleare

Se partiamo da una piccola quantità di uranio,


una parte dei neutroni che si produce
esce dal campione e quindi non determina altre reazioni.
La velocità della reazione non aumenta
in modo eccessivo e il processo può essere controllato.

Nelle centrali nucleari la fissione


viene fatta avvenire in condizioni controllate
e il calore prodotto dalla reazione
può essere utilizzato per produrre energia elettrica.

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Schema di
funzionamento di un
reattore nucleare

L’impiego di reattori nucleari per la produzione di energia,


benché molto vantaggioso in termini di resa, porta con sé
due importanti e gravi problemi: uno legato alle scorie
di fissione e uno connesso alla possibilità di incidenti.

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Se partiamo da una quantità di uranio elevata, almeno
1 kg circa, la maggior parte dei neutroni «proiettili»
non sfugge dal campione, perché colpisce altri atomi.
La reazione va sempre più veloce,
la quantità di calore prodotto è sempre più grande
e si determina un’esplosione.

Utilizzando per la fissione una quantità di radioisotopo


inferiore a uno dato valore, detto massa critica, si produce
energia a una velocità regolabile; quando la quantità
è maggiore della massa critica, la produzione di energia
non è più controllabile e avviene un’esplosione,
come nelle bombe atomiche.

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Esplosione atomica

Fotografia di copia dell’ordigno atomico RDS-1


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L’energia nucleare
Nelle reazioni di fusione nucleare due nuclei leggeri
si fondono per darne uno più pesante.

La reazione
di fusione
nucleare
all’interno
del Sole.

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La fusione nucleare
Si chiama fusione nucleare la reazione
in base alla quale due nuclei atomici
si uniscono per formarne uno più grande.

Si può ottenere energia anche unendo due atomi


per sintetizzarne uno più grande.

I nuclei di deuterio e di trizio si uniscono


e formano un nucleo di elio, liberando un neutrone ed energia.
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La fusione nucleare

I processi di fusione presentano grandi vantaggi


rispetto a quelli di fissione:

si libera una quantità di energia circa 10 volte


superiore a quella prodotta nei processi di fissione;

gli isotopi dell’idrogeno necessari per la fusione


sono relativamente abbondanti, mentre l’uranio fissile
esistente in natura è una risorsa limitata;

il processo di fusione non ha il problema


della produzione di grandi quantità di scorie radioattive.

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