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La materia per quel riguarda l ’ aspetto chimico è
costituita da:
ATOMI E MOLECOLE
Il termine elettrone era stato coniato da Stoney nel 1881 per indicare l’unità
Fondamentale della carica elettrica e si riteneva non avesse massa
Esperimento di Rutherford
Schermo fluorescente
di solfuro di zinco
Particelle deviate
Particelle riflesse
Sorgente radioattiva
Lamina d’oro
Raggio di particelle alfa
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ESPERIMENTO DI RUTHERFORD
La maggior parte delle particelle α passava indisturbata mentre alcune venivano deflesse
o, addirittura rimbalzavano indietro. Questo fatto era del tutto inatteso considerate le
dimensioni, la massa e la velocità delle particelle α e la densità della massa calcolata
dal rapporto massa/volume.
L’unica spiegazione plausibile era che la massa dell’oro fosse concentrata in particelle
molto piccole di carica positiva. Rutherford stimò una carica di 100±20 (valore vero 79)
e un diametro di 10-14 m (valore reale 7.7x10-15 m)
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Modello di Rutherford
Rutherford evidenzia l’esistenza del nucleo dell’atomo
Il raggio di un atomo è
dell'ordine di 1 Å
Il nucleo ha un raggio
di 10-5 Å
ESPERIMENTO DI MOSELEY
L’ipotesi di Rutherford fu confermata dal lavoro di Moseley il quale trovò una relazione
lineare tra la radice quadrata della frequenza dei raggi X (ν) emessi dagli elementi sotto
bombardamento elettronico ed il numero atomico Z.
√ν
Van der Broek osservò che la carica trasportata da uno ione positivo è sempre un
multiplo intero della carica presente nel nucleo dell’idrogeno, pertanto Z è anche il
numero di cariche positive elementari (protoni). Il neutrone fù scoperto da Chadwick
(1932), ha massa simile al protone ma non ha carica. Protoni e neutroni vengono
indicati collettivamente come nucleoni (la loro somma dà il numero di massa A)
Comportamento elettrone secondo la fisica
classica
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Alla fine dell'ottocento la cosiddetta Fisica Classica aveva
raggiunto una sintesi invidiabile. Le leggi fondamentali del
movimento (il moto ondulatorio ed il moto dei corpi) erano
praticamente note.
Il moto ondulatorio era caratterizzato dalla lunghezza d'onda
(o dalla frequenza) e si distingueva per il fenomeno
dell'interferenza.
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Uno dei primi esperimenti, che ha messo in crisi la conclusione
precedente (e quindi parecchie delle conclusioni della Fisica
Classica), è lo studio delle radiazioni emesse dal corpo nero, così
come in seguito si scoprì l'effetto fotoelettrico le cui proprietà non
potevano assolutamente essere spiegate considerando la natura
ondulatoria della luce.
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Quando si somministra calore ad un corpo un gruppo di
atomi aumenta proporzionalmente le sue vibrazioni
(significato delle capacità termiche molari), ma tornando
allo stato iniziale (equilibrio termico) riemette tutto il
calore assunto in precedenza sotto forma di energia
luminosa.
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Finora abbiamo trattato la luce come composta da onde. In certe
condizioni è possibile descrivere la luce come se fosse composta da
particelle dette fotoni (appunto effetto fotoelettrico). Ogni fotone di luce
possiede una quantità (quanto) di energia.
La quantità di energia posseduta da un fotone dipende dalla frequenza
della radiazione elettromagnetica (ipotesi di Plank):
E = hν
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Lo spettro della luce bianca (visibile) è
uno spettro policromatico (contiene
tutte le radiazioni elettromagnetiche
con lunghezze d’onda comprese nella
regione del visibile), mentre quello
emesso da campioni di diversi
elementi è un tipico spettro a righe.
Una teoria fisica deva essere capace
di elaborare un modello che renda
conto di questa diversità e deve
potere dare risposta alle seguenti
domande:
1. Perché gli spettri di emissione di un
atomo sono a righe?
2. E’ possibile calcolare le frequenze
delle righe emesse?
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Gli spettri a righe: sono generati da gas monoatomici portati
ad temperature elevate, o sottoposti alla scarica di un arco
elettrico (sotto riportati gli spettri dell’idrogeno, del mercurio
e del neon).
La luce emessa non è quella policromatica della luce bianca
del sole, ma la radiazione emessa è caratterizzata solo da
alcune righe presenti a ben precise lunghezze d’onda.
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Modello di Bohr
Nel 1913 Bohr sviluppa un modello partendo
da:
Modello di Rutherford + teoria quantistica
sviluppata da Planck-Einstein
me
r
2 2
me v e
Fc = Fel = −k 2
r r mn
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Il moto dell’elettrone è il risultato dell’equilibrio tra
forza centripeta e forza di attrazione elettrostatica
Fc = -Fel
v2 Ze 2
m = (1)
r 4πε o r 2
1 2 Ze 2
E = mv − (2)
2 4πε o r
2
Da (1), semplificando r, si ricava: Ze (3)
mv 2 =
4πε o r
2 2 2
1 Ze Ze 1 Ze
E= − =− (4)
2 4πε o r 4πε o r 2 4πε o r
Condizione di quantizzazione del momento angolare:
h
L = mvr = n (5) Con n= 1,2,3,…
2π
h = 6,63 ⋅ 10 −34
J ⋅s Costante di Planck
2 2
n h εo (6) Raggi orbite permesse!
rn = 2
πmZe
mZ 2 e 4 1 dove: me 4 −18
En = − 2 2 2 2 2
= 2 ,
18 ⋅ 10 J = 13,6 eV
8ε o h n 8ε o h
quindi:
Z2 Energia dell’elettrone
En = −13.6 2 eV (7) vincolato al nucleo
n
E2 − E1 = hν (8)
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Ry
42
Ry
32
Ry
22
Ry
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Bohr fece l’assunzione che i) l’elettrone possa percorrere
soltanto orbite di un determinato raggio e di una data energia,
ii) passando da un’orbita all’altra emette od assorbe energia,
iii) la differenza di energia sia uguale a quella del fotone (hν)
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Alcune critiche al modello atomico di Bohr
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