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Modello atomico

giovedì 28 settembre 2023


09:10

Il primo modello atomico fu quello di Dalton che ipotizzò che l'atomo fosse come una sfera piena ed
indivisibile.

Thomson analizza le proprietà subatomiche degli atomi. Lui studiò dei dispositivi RAGGI CATODICI.
Grazie a ciò scoprì cosa è l'elettone.
COSA E'? Un tubo all'interno del quale vi è un gas molto rarefatto. inserisce all'interno del dispositivo due
piastre metalliche attaccate ad un generatore di corrente (ad una batteria), attaccate a due poli: uno
positivi e uno negativo che corrispondono al catodo e all'anodo del circuito.
Nota che se fa passare corrente (dalla fessura dell'anodo) osserva un raggio uscente dal catodo.
Vede che i raggi hanno una direzione dritta.
Dopo applica un campo elettrico perpendicolare alla direzione del fascio e nota che il raggio viene deflesso
dal fascio. È attratto dal polo positivo. Il raggio è quindi fatto da cariche negative.
SI STAVA AVVICINANDO ALLA SCOPERTA DELL'ELETTRONE.
Utilizza anche il campo magnetico e nota la stessa cosa (IL POLO MAGNETICO RIESCE A DEFLETTERE IL
RAGGIO)

Facendo un bilancio delle forze che vi sono in gioco riesce a determinare il RAPPORTO TRA LA CARICA E LA
MASSA DELLA NUOVA PARTICELLA.
Vi è un nuovo modello atomico, diverso da quello di Dalton, modello atomico a panettone: in questo
modello gli elettroni erano particelle di piccole dimensioni incastonate in una distribuzione continua di
carica positiva di dimensione atomica.
Thmoson determina il rapporto carica su massa ma non sa qual è il valore della carica e della massa
dell'elettrone.
Per scoprire ciò fu necessario l'esperimento di Millikan.

Procedimento: Dove prende un condensatore e lo mette in un bolla chiusa. Poi con un vaporizzatore
spruzza delle goccioline di olio all'interno del contenitore. Se non fa passare la corrente all'interno del
dispositivo nota che per gravità le goccioline cadono dalla prima piastra alla seconda. Successivamente
bombardava le goccioline di olio con dei raggi x e le riesce a caricare. Dopo accende la corrente sul
condensatore e nota che alcune particelle venivano schiantate contro l'altra piastra, altre, quelle caricate
NEGATIVAMENTE cominciavano a fluttuare e a rallentare. Variando l'intensità del campo lui poteva
riportarle in alto.
Doveva regolare il campo magnetico per tenerle in equilibrio tra i due piatti del condensatore. Capisce che
le forze in gioco sono due:

Procedimento: Rutherford prese un composto radioattivo e lo mise in una scatola dove vi era un foro dal
quale potevano uscire queste particelle alfa radioattive. Queste particelle uscenti vanno a colpire una
sottilissima lamina d'oro, successivamente circonda questa lamina con uno schermo tutto intorno. Osserva
che: la maggiore intensità del raggio era dopo la lamina d'oro, come se la lamina fosse attraversata dai
raggi. Bombardando per un tempo più lungo nota che alcuni raggi vengono deflessi cioè venivano riflessi
all'indietro. Questo fece capire a Rutherford che l'atomo NON è PIENO.
Ma è costituito principalmente da vuoto e che la carica positiva è concentrata per lo più al centro.
L’atomo è costituito da un nucleo positivo di dimensioni 10000 volte più piccole di quelle dello spazio vuoto
dove rotano gli elettroni

Lui però non sa in che modo questi elettroni sono disposti intorno alla carica, inoltre non sa neppure che il
nucleo è composto da protoni, pensa che sia INDIVISIBILE. Il protone fu scoperto sempre da Rutherford
facendo esperimenti a raggio catodico.
Procedimento: prende in considerazione un tubo contenente atomi di H ionizzati. Ha bucato il catodo. Gli
elettroni emessi dal raggio catodico andavano a caricare le poche particelle di H (gas più semplice: un
singolo protone e un protone) che erano rimaste nel tubo. Dal momento che queste particelle erano
diventate cariche positivamente venivano attratte dal catodo (mise uno schermo dietro per vedere i segnali
dato che era bucato). (si può riassumere che fece lo stesso esperimento di thomson ma lui guardò le
particelle positive e non quelle negative).
Lui calcolò solo la massa del protone e non la carica perché sapendo che l'atomo era neutro quella
particella positiva doveva avere la stessa identica carica ma con segno opposto.
La massa del protone (1800 volte più grande dell'elettrone) è:

Con altri esperimenti con i tubi catodici altri scienziati giungono alla scoperta del neutrone: particella
subatomica localizzata nel nucleo che ha una massa uguale a quella del neutrone ma non ha carica.

RIASSUMENDO POSSIAMO DIRE:


l'atomo è composto da tre tipi di particelle subatomiche:
gli elettroni (carichi -),
i protoni (carichi +)
i neutroni (carica 0).
NUMERO ATOMICO (Z): numero dei protoni
NUMERO DI MASSA (A): somma tra protoni ed elettroni.
NUEMRO DI NEUTRONI (N)

Generalmente tutti gli atomi di uno stesso elemento hanno tutti lo stesso numero atomico (n. protoni) ma
differisce il numero di massa, questi vengono chiamati ISOTOPI.
Dato che le masse sono numeri estremamente piccoli si usa una nuova unità di misura ossia l’unità di
massa atomica (uma) definito come la dodicesima parte della massa dell'atomo del carbonio 12.

A=Z+N
Modelli quantistici
mercoledì 4 ottobre 2023
10:42

Fino ad adesso ci siamo occupati di qualcosa di molto piccolo impossibile da vedere a occhio nudo. Gli studi
sulla luce-materia ha permesso di fare scoperte, grandi avanzamenti nella comprensione della struttura
atomica fino ad arrivare ad alla teoria attuale della DESCRIZIONE DI UN ATOMO.

PERCHE' E' IMPORTANTE LA LUCE?


La luce poteva essere utilizzata come strumento di indagine per analizzare la materia.

Una carica è la proprietà che ha una certa particella di generare un campo elettromagnetico. (si ricorda che
un campo è una grandezza dove in ogni punto dello spazio ci dice quanto è INTENSA UNA FORZA e che
DIMENSIONE e che VERSO ha)

La forza elettrica generata da quelle cariche sarà sempre per convenzione diretta dalla carica POSITIVA A
QUELLA NEGATIVA.

La forma e l’intensità del campo ci descrivono come le cariche vengono attratte o repulse secondo la forza
di coulomb.

Il campo magnetico è un campo di tipo vettoriale ha delle linee di forza chiuse che congiungono i poli
magnetici.

Un campo magnetico viene generato quando ci sono degli elettroni in movimento.

La luce che noi percepiamo è un'onda elettromagnetica: cioè è una coppia di campi uno magnetico e uno
elettrico che oscillano in maniera sincronizzata (in fase) uno PERPENDICOLARE ALL'ALTRO.
I campi oscillano nello spazio, sono descritti nella classica forma di onda. Questa ha delle proprietà:
 Lunghezza d'onda: la distanza tra due punti equivalenti nell'onda

 Frequenza: ci dice quante oscillazioni fa l'onda al secondo. È inversamente proporzionale alla


lunghezza d'onda

La luce che vediamo noi è ristretta nel range tra 390-760 nm (è uno range piccolissimo rispetto allo spettro
d'onda)

L'atomo ha un carattere di natura elettromagnetica perché è composto da cariche che si muovono e


generano un campo magnetico.
La natura tra la luce e la materia è molto simile

Esperimento: Gli scienziati hanno costruito uno strumento chiamato spettrometro composto da una
sorgente di luce bianca, che ha tutte le frequenze, subito dopo viene messo il campione. Loro osservano
cosa succede alla luce quando attraversa la luce bianca. Vedono che senza il campione loro osservano tutto
lo spettro completo, mentre con il campione ci sono delle linee. Questo perché l'atomo aveva assorbito
parte dell'energia.

Planck si propose per spiegare questo fenomeno: l'energia non è una grandezza continua ma discreta (a
pacchetti).
Solo determinati pacchetti, definiti come QUANTI, potevano essere assorbiti o scambiati.
Potevano essere solo multipli di un certo valore elementare.
A concretizzare la sua ipotesi fu EINSTEIN. Con esperimento fotoelettrico lui riuscì a dimostrare che
effettivamente l'energia veniva trasferita a pacchetti.
Procedimento: fa colpire il catodo con una reazione luminosa e andava a misurare la corrente che passava
nel circuito dopo che la luce averlo colpito. Vede che se usava certe frequenze non vedeva alcun passaggio
di corrente, se invece la frequenza era associata all'energia di estrazione dell'elettrone dal catodo a quel
punto l'elettrone veniva rimesso dal catodo arrivava all'anodo e CREAVA UN PASSAGGIO DI CORRENTE.

Comprende che l'energia viene scambiata in pacchetti (h𝜈 "fotoni") confermando così la costante di plank.
Afferma che anche l'energia veniva scambiata a pacchetti.
L'energia veniva trasferita dalla luce alla materia in pacchetti.
LA LUCE LA POSSIAMO VEDERE COME DELLE CERTE PARTICELLE (FOTONI) che hanno una certa energia
definita associata alla frequenza dell'onda.

Bisognava trovare un matello atomico che comprendesse anche questa prorietà della materia (includendo il
concetto di quantizzazione dell'energia)
Il primo fu il modello di Bohr: il suo era un modello di tipo PLANETARIO, dove gli elettroni giravano intorno
al nucleo.
• l’elettrone descrive orbite circolari intorno al nucleo
• sono permesse solo certe orbite caratterizzate da energie ben definite
• l’elettrone non emette luce quando si trova in queste orbite ma solamente per passare da orbite più
esterne ad orbite più interne

Per far "camminare l'elettrone" devo fornire energia attraverso la luce che deve avere una frequenza che
deve essere relazionata alla differenza di energia delle orbite.
Einstan afferma che la luce poteva essere descritta sia come un onda sia come un getto di particelle FOTONI
che contenevano determinati pacchetti di energia di Planck.

De Broglie ipotizzò invece che anche le particelle materiali (elettroni, ecc.) potessero avere un
comportamento di onde in certe condizioni sperimentali. NASCE COSI' IL CONCETTO DI DUALISMO
ONDA-PARTICELLA.

Principio di indeterminazione di Heisenberg.


In meccanica classica posso sapere in qualsiasi momenti dove si trova e a che velocità si muove. Il principio
stravolge tutto ciò perché ci dice che una particella microscopica che viene descritta dalla meccanica
quantistica io non posso conoscere la posizione e la sua quantità di moto, quindi la sua velocità.

Il principio di indeterminazione avviene su due coppie di grandezze che vengono chiamate grandezze
"coniugate" e sono:
-posizione-quantità moto
-energia-tempo
Il modello atomico che tenesse conto del carattere ondulatorio delle particelle fu formulato da Schrödinger
usando la meccanica quantistica.

Le orbite circolari del modello di Bohr vengono quindi sostituite da delle regioni dello spazio
all’interno delle quali “probabilmente” si muovono gli elettroni, si passa a parlare di
ORBITALE: una funzione d'onda monoelettronica che è soluzione dell'equazione di shodingher il cui
quadrato ci indica la probabilità di trovare l'elettrone in una certa porzione di spazio

Viene generalizzata l'idea di orbitale


Lo spin è un oggetto intrinsecamente quantistico che però, in una visione classica, può essere associato alla
rotazione dell’elettrone intorno al proprio asse.
Con il principio di Pauli capiamo che in un orbitale possono stare al massimo 2 elettroni possedenti però
spin opposto (si definisce principio di esclusione)

Con la regola di Hund capiamo che n egli orbitali degeneri gli elettroni si dispongono in maniera da
raggiungere la massima molteplicità di spin: cioè uno per ogni orbitale con spin parallelo

Il principio della minima energia( principio dell'Aaufbau): permette di capire che gli elettroni si sistemano
negli orbitali partendo da quelli a più bassa energia
Proprietà della tavola periodica
mercoledì 11 ottobre 2023
11:09

I diversi atomi si differenziano grazie al numero atomico.


Mendeleev decise di catalogarli in base alle loro proprietà chimiche. Li inserì una tabella dove
quelli con proprietà simili erano sulla stessa colonna.
Questa tabella è oggi conosciuta come tavola periodica degli elementi vista la ricorsività delle
loro proprietà.
 Gruppo 1 (IA): Metalli alcalini
 Gruppo 2 (IIA): Metalli alcalino-terrosi
 Gruppo 11 (IB): Metalli da conio
 Gruppo 16 (VIB): Calcogeni
 Gruppo 17 (VIIB): Alogeni
 Gruppo 18 (VIIIB): Gas Nobili
 Gruppi da 3 a 12 (IIIB-IIB): Metalli di transizione
Generalmente la maggior suddivisione la si può effettuare in:

 Metalli: hanno buona conducibilità elettrica e termica, hanno un’elevata malleabilità


(capacità di essere ridotti in lamine sottili) e duttilità (capacità di essere tirati in fili). Le
proprietà fisiche dei metalli sono molto variabili: per esempio il ferro e il cromo sono molto
duri, il rame e il piombo piuttosto teneri e i metalli alcalini così teneri che possono
addirittura essere tagliati con un coltello. Il mercurio è l’unico metallo liquido.

 Non metalli: hanno bassa conducibilità sia l’elettricità che termica. Essi occupano i gruppi a
destra della tavola periodica con l’eccezione dell’idrogeno. I non metalli esistono
prevalentemente allo stato gassoso a temperatura ambiente tranne il bromo che è liquido
e il carbonio, lo iodio, lo zolfo e il fosforo che sono solidi.

 Semimetalli: hanno carattere di metalli o di non metalli a seconda che si combinino con
metalli o con non metalli. Nella tavola periodica stanno a cavallo della linea immaginaria
che unisce B a At. Si e Ge sono semiconduttori.

Ogni elemento è caratterizzato da 4 proprietà periodiche:

 Volume atomico: è una grandezza solo indicativa perché dipende dalla fase dell’elemento.
(V=m/d)
 Raggio atomico: che cresce lungo un gruppo e diminuisce lungo un periodo
 Raggio ionico:
o Ioni positivi (cationi) (perdo elettroni) hanno raggi più piccoli di quelli dei
corrispondenti atomi neutri.
o Ioni negativi (anioni) (acquisto elettroni) hanno raggi più grandi di quelli dei
corrispondenti atomi neutri.
 Energia di ionizzazione: l'energia necessaria per togliere un elettrone a un atomo neutro.
 Affinità elettronica: energia liberata da un atomo neutro allo stato gassoso quando acquista
un elettroni in uno degli orbitali esterni vuoto o semivuoto.
+ -
-
+

Legami chimici
giovedì 12 ottobre 2023
09:06

Gli atomi si aggregano formando legami perché è conveniente dal punto di vista energetico. Bisogna però
definire l'energia di legame: che è l'energia per rompere il legame oppure l'energia per formare il legame.
Kj/mol è L'UNITA' DI MISURA
I gas più stabili sono I GAS NOBILI. Tutti gli atomi che voglio essere stabili devono prima raggiungere
l'ottetto. (acquistare o cedere elettroni per completare il loro guscio esterno raggiungendo una situazione
più stabile oppure mettendo in condivisione elettroni con latri atomi)
Ci sono delle eccezioni: ottetto incompleto (alcuni composti di Be, B o Al) e ottetto espanso (alcuni
composti di P, S o I)

LEGAMI MOLECOLARI
1. Legame ionico: si forma per trasferimento di uno o più elettroni da un atomo ad un altro con
formazione ioni di carica opposta. Tra questi ioni si crea una forte interazione elettrostatica.

Sono interessati: atomi che possono cedere elettroni con facilità per formare cationi, e acquistare per
formare anioni
Il cloro perde un elettrone e il cloro lo acquista?

Non possiamo dare una formula ad un solido ionico ma si parla di un RAPPORTO TRA IONI

2. Legame covalente: (indicata con la stanghetta) si forma quando gli atomi coinvolti
condividono una o più coppie di elettroni.
 Può formarsi tra atomi dello stesso tipo (omopolare), con atomi della stessa natura dove il
centro del legame sarà perfettamente centrato nel mezzo dei nuclei

Per comprendere quanti e quali elettroni vengono condivisi si utilizza la REGOLA DI LEWIS.
(tanti pallini quanti sono gli elettroni sul guscio esterno. Fino ad un max di 8)

Regole struttura:

 sommare il numero degli elettroni esterni (di valenza) di tutti gli atomi
 calcolare il numero totale di elettroni necessario a far raggiungere il guscio chiuso per tutti
gli atomi (8 elettroni)
 fare la differenza di questo numero con il numero totale di elettroni di valenza e dividere
per 2 per ottenere il numero di legami
 unire gli atomi con legami semplici e completare con doppi o tripli legami fino a
raggiungere il numero di legami calcolato
 completare con coppie solitarie in modo da soddisfare la regola dell’ottetto

Si formare legami:
 Singoli: Viene condivisa una coppia
 Doppi: vengono condivise 2 coppie
 Tripli: vengono condivise 3 coppie più forte e più corto

Alcune molecole non possono essere descritte da una sola struttura di Lewis- nel benzene vi è il
doppio legame che può "muoversi". Si va a parlare di IBRIDO DI RISONANZA.

s
Sono uguali ma si identifica in una situazione intermedia (parziale carattere di singolo e parziale carattere
di doppio)

L'elettronegatività è la tendenza di un atomo ad attrarre verso di se gli elettroni di legame

Maggiore è la densità elettronica (carica negativa per unità di volume) di un atomo, più alta risulta la sua
elettronegatività che non deve essere tuttavia confusa con l’affinità elettronica, ha la stessa tendenza.
Chi ha una maggiore elettronegatività è quell'elemento che non tende a perdere elettroni e quelli che li
acquistano(affinità elettronica).

Come capire che legame vi è tra gli atomi?


 ΔE=0 covalente OMOPOLARE
 0<ΔE>2 covalente POLARE
 ΔE>2 IONICO

3. Legame dativo: Ci sono casi in cui entrambi gli elettroni di legame vengono da un singolo atomo
(donatore) che li condivide con un altro atomo (accettore).

LEGAMI INTERMOLECOLARI
Le molecole possono interagire tra di loro formando dei legami.

1. Legami ad idrogeno: avviene quando un H ha una parziale carica positiva che interagisce con un
doppietto elettronico di una stessa molecola o di un'altra molecola. Un esempio possono essere i
due filamenti di DNA che si uniscono o la struttura secondaria delle proteine.

1. Forze di van per Waals:


o dipolo permanente - dipolo permanente: le cariche si attraggano reciprocamente

o dipolo permanente - dipolo indotto: vi è un sbilanciamento di carica, prima era omopolare poi
diventa eteropolare

o dipolo istantaneo - dipolo indotto (forze di London): nessuna delle due molecole ha un dipolo, per
qualche istante creo un dipolo nella molecola
2. Legame metallico: si forma tra atomi che hanno pochi elettroni nella valenza. Ha una struttura solida
che conferisce al metallo le sue proprietà di conduttore elettrico e termico, la sua lucentezza e le
sue proprietà di duttilità e malleabilità.

ibridazione
mercoledì 18 ottobre 2023
11:22

Grazie alla teoria VSEPR possiamo ricavare qual è la geometria tridimensionale di qualsiasi molecola.
Abbiamo un atomo che contiene delle coppie elettroniche con carica negativa di conseguenza si andranno a
respingere e si andranno a disporre l'una lontano dall'altra (si respingono mediante forze coulombiane)

Vi sono delle regole di base:


NUMERO DI COPPIE GEOMETRIA ANGOLO

2 lineare 180°

3 trigonale planare 120°

4 tetraedrica 109.5°

5 bipiramidale a base trigonale 90° o 120°

6 ottaedrica 90°
È IMPORTANTE CAPIRE ANCHE I DOPPIETTI DI NON LEGAME CHE TENDERANNO A SPINGERE GLI ALTRI
LEGAMI (saranno più stretti, un esempio è l'acqua con struttura 104.5°)

La teoria VSEPR permette di avere informazioni qualitative sulla geometria della molecola ma non fornisce
stime quantitative delle proprietà molecolari (distanze di legame, energie di legame, aecc.).
Per avere informazioni quantitative bisogna ricorrere a metodi basati sulla quantomeccanica che trattino
opportunamente il carattere ondulatorio degli elettroni:

 teoria del legame di valenza (gli orbitali di un atomo si sovrappongono permettendo la


condivisione degli elettroni)
 teoria degli orbitali molecolari (un orbitale ibrido è formato dal mescolamento di due orbitali di
base)
o legame 𝜎: un legame covalente costituito da un orbitale di legame che avvolge
omogeneamente la retta ideale che unisce i due nuclei (condivisione di una coppia di atomi
o legame 𝜋: un legame covalente costituito da un orbitale di legame che si trova al di sopra e
al di sotto della retta ideale che unisce i due nuclei (condivisione di due coppiette
elettroniche). Il legame pi greco è generalmente più debole del legame sigma.

Esistono tre tipi di ibridazione:


sp sp2 sp3

consente la combinazione tra un orbitale s e un p consente la combinazione tra un orbitale s e consente


due p orbitale s

Gli orbitali molecolari sono delocalizzati su tutta la molecola. Gli orbitali molecolari vengono riempiti
secondo il principio dell’Aufbau come visto per gli orbitali atomici.
 Orbitali molecolari la cui densità elettronica è addensata nella zona di legame (tra i nuclei) vengono
chiamati orbitali leganti.
 Orbitali molecolari la cui densità elettronica è addensata fuori dalla zona di legame vengono
chiamati orbitali antileganti.

Stati di aggregazione della materia


giovedì 19 ottobre 2023
09:07

Le molecole si aggregano in maniera diversa a seconda delle condizioni ambientali in cui si trovano.

Solido * Liquido Gas

Densità molto alta Densità media Densità bassa


Forma definita: un solido ha una Forma indefinita: assume la Forma indefinita: non hanno
forma propria, data forma del recipiente che li forma propria ma assumono
dall’impaccamento delle contiene. Le molecole hanno una quella del recipiente che li
molecole/ioni all’interno del libertà di movimento sufficiente a contiene.
materiale. Le molecole in un solido far riadattare la sostanza alla
mantengono quindi la loro posizione forma del contenitore.
e vibrano, a causa della temperatura,
intorno ad essa.

Volume definito: per queste Volume definito: un liquido ha un Volume indefinito: le loro
motivazioni hanno un volume ben volume proprio. La vicinanza tra molecole sono talmente libere
definito che è poco sensibile a le molecole rende i liquidi poco (debolissime interazioni) da
variazioni di temperatura o comprimibili poter occupare sempre tutto il
pressione. volume che hanno a
disposizione.

Intensità di interazione forte Intensità di interazione moderata Intensità di interazione debole

*i solidi avendo una propria struttura possono essere:


 Cristallini: hanno una struttura ordinata, regolare e che si ripete nello spazio.
Questa struttura tridimensionale minima che descrive tutte le proprietà del cristallo
è chiamata cella unitaria. La replicazione della cella unitaria nelle tre direzioni spaziali
descrive il cristallo macroscopico.
o Ionici: Sono formati da ioni disposti in un reticolo ordinato e tenuti insieme da forze elettrostatiche
forti. L’energia di legame è molto più forte dell’energia termica
o Covalenti: gli atomi sono legati da legami covalenti tra di loro
o Polimorfismo: più forme cristalline contemporaneamente
 Amorfi: hanno una struttura disordinata e che non si ripete nello spazio
𝜌=M/V
Leggi ponderali
giovedì 26 ottobre 2023
11:02

Le leggi ponderali sono delle leggi che si riferiscono agli aspetti quantitativi delle masse delle sostanze che si
combinano nelle reazioni chimiche.
 Legge della conservazione di massa (Lavoisier): In una reazione chimica la massa dei reagenti è
esattamente uguale alla massa dei prodotti (NULLA SI CREA E NULLA SI DISTRUGGE)

 Legge delle porzioni definite (Proust): in un composto gli elementi che lo costituiscono sono
presenti secondo rapporti in massa definiti e costanti. Se un reagente è in eccesso la quantità
eccedente non reagisce. (vi è una determinata quantità di ogni componente)

 Leggi di Dalton o leggi delle porzioni multiple: le masse di un elemento che si combinano con la
stessa massa di un secondo elemento per formare due composti diversi stanno tra loro in rapporti
semplici, esprimibili con numeri interi piccoli.
E da qui poi enuncia la sua PRIMA TEORIA ATOMICA:
o la materia è formata da particelle piccolissime e indivisibili chiamate atomi;
o gli atomi di uno stesso elemento sono tutti uguali tra di loro;
o gli atomi di elementi diversi hanno masse differenti;
o le reazioni chimiche consistono nella separazione e ricombinazione di atomi, ma nessun atomo di
un elemento si trasforma nell’atomo di un altro elemento;
o gli atomi si combinano tra di loro secondo rapporti definiti e costanti, espressi da numeri interi.

Le leggi ponderali, attraverso il peso atomico, stabiliscono un parallelismo tra la massa della sostanza e il
suo numero di atomi. Dal momento che pesi atomici sono molto piccoli, quantità macroscopiche di materia
conterranno un numero molto grande di particelle (atomi, molecole, ecc.).
QUESTO COMPORTA NUOVE UNIUTA' DI MISURA: LA MOLE.

La mole (mol) è l'unità di misura nel SI della quantità di sostanza.


Massa atomica assoluta (ma): massa di un atomo espressa in kg.

La quantità in moli (n) di un elemento o di un composto: corrisponde al rapporto tra il numero di atomi
(molecole o unità formula) presenti nell'elemento o nel composto e la costante di Avogadro:

Il numero di atomi: (o molecole o unità formula) di un elemento o composto corrisponde al prodotto tra il
numero di moli (n) e la costante di Avogadro:

La massa molare (mM): è la massa in grammi di una mole di un elemento o, di un composto.


La massa molare si esprime in grammi per mole (simbolo g/mol) e permette di trasformare la massa di
sostanza (in g)
in quantità di sostanza (in moli) e vice-versa:

La quantità in moli: presente in una de terminata massa (m) in grammi di un elemento o di un composto si
ottiene dividendo la massa per la massa molare(mM)

La massa di un elemento o di un composto(m): si ottiene moltiplicando la quantità in moli (n) di un


elemento o di un composto per la massa molare (mM):

La composizione percentuale di un composto: rappresenta la massa in grammi dei singoli elementi in 100 g
del composto.

Come si determina la formula empirica di un composto? Nota la composizione percentuale degli elementi
di un composto si può determinare la formula minima calcolando il numero di moli (n) di ciascun elemento
e dividendo per il valore più piccolo tutti gli altri.

Il volume molare (simbolo Vm): è il volume occupato da una mole di sostanza. Il suo valore dipende dal
tipo di sostanza e dal suo stato fisico. Il volume di una mole di gas è lo stesso per tutti i gas e contiene lo
stesso numero, Na, di entità elementari; la sua massa, invece, varia al variare della massa molare del gas.
All'aumentare della quantità in moli (n) di gas aumenta in proporzione anche il suo volume
nomenclatura
lunedì 30 ottobre 2023
09:02

Il numero di ossidazione: è la carica che viene attribuita ad un atomo all’intero di una molecola se si
considera che gli elettroni di legame vengono assegnati tutti all’atomo più elettronegativo.

Queste cariche sono della cariche fittizie, non sono reali.


Il numero di ossidazione può essere negativo o positivo.
Può essere positivo, per atomi che cedono carica, o negativo, per atomi che acquistano carica.

È importante ricordarsi:
 il n.o. dei vari elementi allo stato elementare metallico o molecolare è 0
Esempi: N2, O2, O3, H2, P4
 Il F è -1
 l'H è +1 (-1 legato a atomi meno elettronegativi)
 l'O è -2 (-1 perossidi, -1/2 nei superossidi, +2 in OF2)
 la somma algebrica dei n.o. degli elementi che costituiscono un composto neutro è zero, mentre
per uno ione è uguale alla sua carica;
 Primo gruppo +1
 Secondo gruppo +2

Le molecole assumono nomi diversi a seconda del numero di ossidazione. La IUPAC ha deciso di uniformare
il nome della molecola.
Reazioni chimiche
mercoledì 8 novembre 2023
11:10

Le reazioni chimiche sono alla base di tutti i processi di trasformazione della materia ed avvengono
attraverso scambi di energia tra le sostanze coinvolte. È il processo di trasformazione di certe sostanze
dette reagenti in altre sostanze dette prodotti.
Si ricollega quindi il "PRINCIPIO DI CONSERVAZIONE DI MASSA": il numero di atomi di uno specifico
elemento nei reagenti deve essere uguale a quello nei prodotti. Perciò le reazioni possono essere
BILANCIATE.

Bilanciare un’equazione chimica significa porre davanti alle formule dei reagenti e dei prodotti dei numeri
(coefficienti stechiometrici) in maniera che il numero di atomi di ogni specie venga conservato.
I coefficienti stechiometrici indicano quante moli/molecole di una sostanza sono necessarie (se si tratta di
un reagente) o quante vengono formate (se si tratta di un prodotto).

Esistono due metodi per bilanciare:


 Metodo algebrico: basato sull’impostazione di un sistema di equazioni. Più rigoroso ma anche più
macchinoso.
 Metodo per tentativi: più veloce ma richiede una certa esperienza e sensibilità per essere
utilizzato.
o Uno dei consigli generali è quello di bilanciare prima atomi meno abbondanti come i
metalli (Na,Cr,ecc.) poi gli atomi di C per poi proseguire con N,O,ecc.e poi concludere con
gli H

ll calcolo delle quantità di sostanze consumate o prodotte in una reazione chimica è chiamato
stechiometria.
Nella realtà quando due reagenti vengono mescolati non è detto che rispettino perfettamente i rapporti
stechiometrici.
Quando questo avviene avremo quindi un reagente in eccesso che non verrà consumato completamente
durante la reazione e un reagente in difetto o limitante che invece verrà consumato completamente.
(quello con il numero più piccolo).
Lo ritroviamo grazie alla formula:

Leggi dei gas


mercoledì 15 novembre 2023
11:14

I gas non hanno forma propria ma assumono quella del recipiente che li contiene. Inoltre non hanno
neanche un volume proprio ma le loro molecole sono talmente libere (debolissime interazioni) da poter
occupare sempre tutto il volume che hanno a disposizione, il grande vuoto li rende comprimibili.

Gas ideali: (gas ad alta temperatura e bassa pressione):


 Le loro proprietà dipendono da volume, dalla temperatura e dalla pressione;
 Le dimensioni delle particelle sono piccole e quindi trascurabili. Il loro volume coincide con quello
del recipiente;
 L’energia cinetica media di una particella è direttamente proporzionale alla temperatura. Il moto
delle molecole è determinato dalla temperatura;
 La collisione di una particella con un’altra (o con le pareti del contenitore) è completamente
elastica. Le collisioni non portano ad alcuna reazione chimica (non trasferiscono energia).

volume temperatura pressione

è la misura dello spazio occupato misura gli scambi di calore tra corpi in contatto
da un corpo. termico. E’ legata al moto causale degli
atomi/molecole

m^3 K, 〖^∘〗C Pa, atm

Legge di gay lussac: il volume è Legge di boyle: la T è costante. Legge di charles: press
costante

Fece lo stesso esperimento di Ha aggiunto mercurio è ha visto quanto il volume l'azoto liquido abbassa
charles diminuiva. e il palloncino si sgonfi

Vide che la pressione è Il volume diminuiva all'aumentare della pressione Vide che la dipendenza
direttamente proporzionale alla proporzionale. È stato
temperatura permesso di trovare lo

PRINCIPIO DI AVOCADRO
POSTULATO: volumi uguali di gas diversi, misurati nelle stesse condizioni di temperatura e pressione,
contengono lo stesso numero di particelle.
EQUAZIONE DI STATO DEI GAS IDEALI

Unisce le tre formule con l'aggiunta della:

Se mescolassimo più gas ideali vedremo: possiamo applicare la legge dei gas ideali ad ogniuno.
(le pressioni prendono il no,e di pressioni parziali)

Distribuzione di Maxwell-Boltzmann
Gas diversi ad uguale temperatura hanno la stessa energia cinetica media. Quindi avranno velocità medie
diverse.

Numero di particelle che hanno energia cinetica maggiore o uguale di E:


(e=1/2… ecc)

TEORIA CINETICA DEI GAS


Le leggi sperimentali descritte finora possono anche essere ricavate da semplici modelli teorici derivabili da
leggi fondamentali e dalle proprietà dei gas ideali

Termodinamica I
giovedì 16 novembre 2023
09:07
Durante una trasformazione sia fisica che chimica la materia scambia energia con l’ambiente circostante.
La termodinamica è la branca della chimica e della fisica che studia i trasferimenti di energia che avvengono
durante una trasformazione fisica o chimica.

Sistema termodinamico: parte limitata dell’universo (sistema molto grande) del quale vogliamo studiare le
proprietà.
Il sistema può essere:
 Isolato
 Chiuso
 Aperto

Lo stato di un sistema termodinamico è definito da diverse variabili: composizione chimica, temperatura,


volume, pressione.

Funzione di stato: grandezza che dipende solo dallo stato del sistema non dalle trasformazioni che sono
servite per portare il sistema in quello stato. (Non dipende dal percorso) Possono essere:
 Estensive: dipende dalla quantità d materia
 Intensive: non dipende dalla quantità di materia

Se si passa da un sistema A aduno B la loro variazione sarà Δ, viceversa sarà -Δ (trasformazione inversa)

l'energia può verificarsi sotto varie forme:


 Energia chimica o di legame: energia necessaria a spezzare i legami di una specie chimica.
 Energia termica: energia associata alla temperatura di un oggetto associata anche al moto casuale e
al moto all'interno del sistema
La prima funzione di stato è L'ENERGIA DI STATO: è la somma dell’energia cinetica e potenziale di tutte le
particelle che compongono il sistema. (E’ la somma dell’energia cinetica delle sue molecole, dell’energia
potenziale dipendente dalle forze intramolecolari, dell’energia cinetica e potenziale degli elettroni e dei
nuclei).
l'energia non può essere creata e nemmeno distrutta, ma l'energia va CONSERAVATA. L'energia interna
deve rimanere costanti (quindi la somma deve essere costante).

L'energia la possiamo trasferire da un corpo all'altro, viene definita come la possibilità di un sistema di
compiere un lavoro.
 Lavoro (W): è l'energia scambiata tra un sistema e l’ambiente quando avviene uno spostamento
attraverso l'azione di una forza. (W=F⋅s)
o Un caso importante è il motore della macchina (LAVORO DI ESPANSIONE): Quando la
benzina viene bruciata all’interno del motore forma gas che si espande all’interno del
cilindro e spinge il pistone contro la pressione esterna (Pext).

Il lavoro non è l'unico modo per trasferire l'energia, vi è anche il:


 CALORE (Q): è lo scambio di energia termica tra un sistema e l’ambiente dovuto a una differenza di
temperatura. Il calore NON è una funzione di stato del sistema.

o Dove C sta per capacità termica: quantità di calore necessaria ad innalzare la temperatura del
materiale di 1°C.(non sappiamo la massa) S
o Se ci si riferisce ad 1 g di sostanza si parla di calore specifico (Cs).

Primo principio della termodinamica: l’energia totale di un sistema isolato resta sempre costante. O
anche: la variazione di energia interna di un sistema chiuso in seguito ad una trasformazione è uguale alla
differenza tra il calore e il lavoro scambiato da esso con l’intorno.
Caso particolare dove vi è un espansione di un gas nel vuoto.
L’espansione di gas nel vuoto non richiede né produce calore: Q=0,

trasformazione dove T rimane costante. Conferma una delle caratteristiche


dei gas ideali che la sua energia interna dipende solo dalla temperatura.

ENTALPIA (funzione di stato)


Se consideriamo trasformazioni nelle quali l’unico lavoro è quello di
espansione/compressione possiamo avere:
 Volume costante: ΔV=0, non c’è alcuna espansione e W=pΔV=0 quindi:

 Pressione costante:

Definiamo una nuova funzione di stato chiamata


Le reazioni chimiche possono essere:

Il calore liberato da una reazione chimica di combustione può essere misurato usando un
calorimetro.
(sistema chiuso)

Il ΔH di reazione dipende da T e P quindi è di solito conveniente riferirsi a delle condizioni standard


(25°C, 1 atm). In questo caso si indica con ΔH.
L’entalpia di formazione di una sostanza rappresenta la variazione di entalpia relativa alla reazione di
formazione di una mole del composto a partire dagli elementi che lo costituiscono.

La Legge di Hess è molto utile per calcolare ΔH^∘ che non possono essere misurati
sperimentalmente o le energie di legame
L’entalpia dipende quindi dallo stato di aggregazione delle specie coinvolte nella trasformazione.

Termodinamica II
mercoledì 22 novembre 2023
11:02

Esistono però delle reazioni endotermiche che sono comunque spontanee (Es. dissoluzione di NaCl in H2O).

Il primo principio della termodinamica non mette alcuna limitazione al poter riconvertire totalmente il
calore generato dall’attrito in lavoro e riutilizzarlo per generare un moto perpetuo.
Secondo principio della termodinamica: (prima definizione) non è possibile che il calore fluisca
spontaneamente da un corpo più freddo ad un corpo più caldo. Ovvero: non è possibile riconvertire
integralmente calore in lavoro.
Anche per il secondo principio dovremmo definire una funzione di stato associata: ENTROPIA.
(Seconda definizione): in qualsiasi processo spontaneo l’entropia dell’universo aumenta ΔSuniverso>0.
(Universo = sistema +
ambiente)

Trasformazione reversibile: è una trasformazione che dopo aver avuto luogo, può essere invertita
riportando il sistema e l'ambiente nelle condizioni iniziali eseguendo esattamente lo stesso percorso a
ritroso. (avviene una variazione piccola opposta).
Una trasformazione è reversibile quando viene eseguita sufficientemente lentamente da far sì che il
sistema riesca a riequilibrarsi ad ogni istante. Piccole variazioni di una funzione di stato invertono il
processo.
E’ una trasformazione ideale. Richiederebbe un tempo infinito. Vi è maggiore utilizzo di lavoro

Trasformazione irreversibile: è una trasformazione che dopo aver avuto luogo, NON può essere invertita
riportando il sistema e l'ambiente nelle condizioni iniziali, ha carattere spontaneo e avviene con
dissipazione di calore.

L’entropia é quindi una misura della dispersione di energia che avviene durante un processo.

Un sistema può trovarsi in un certo numero di stati microscopici chiamati microstati.


Lo stato C è più probabile perché caratterizzato da più microstati. (

6 possibilità=microstati
S è quindi relazionata in qualche modo al disordine dello stato del sistema, la possibilità di popolare più
microstati a energia diversa o la dispersione di energia sono concetti equivalenti.

Terzo principio della termodinamica: alla temperatura dello zero assoluto, il valore dell’entropia di un
cristallo perfetto di qualunque sostanza pura è zero.
Permette di calcolare il valore assoluto dell’entropia:

che può essere calcolato determinando la quantità di calore necessaria per scaldare la sostanza da 0 K alla
temperatura T.

La variazione di entropia di una reazione condotta a temperatura e pressione costanti dipende dalla
differenza tra il numero relativo delle molecole dei reagenti e dei prodotti e dal tipo di specie chimiche
prodotte. In generale il valore di ΔS risulta positivo quando aumenta il numero totale delle moli e/o quello
delle specie chimiche diverse.

La spontaneità di un processo dipende da due fattori:


• energetico: ΔH<0
• entropico: ΔS>0
Passaggi di stato
giovedì 23 novembre 2023
17:18
Sulle molecole in superficie di un liquido, diversamente da quelle interne, ci sono solamente forze che
provenienti dal basso. Questo sbilanciamento conferisce alle molecole di superficie un’energia potenziale
maggiore. Il liquido tenderà quindi a disporsi in maniera tale da minimizzare le zone superficiali.
Questo spiega come mai le gocce di acqua hanno una forma pressoché sferica (minore rapporto
superficie/volume).

Tensione superficiale: è l’energia richiesta per aumentare l’area superficiale di una unità, dipende dalla
forza delle interazioni inter-molecolari in gioco, quindi dipende dal tipo di sostanza.

Viscosità: resistenza di un liquido allo scorrimento. In genere i liquidi diventano meno viscosi a temperature
più elevate

Capillarità: capacità di un liquido di risalire contro la forza di gravità all’interno di un tubo capillare (di
dimensioni molto sottili). La capillarità è dovuta alla combinazione di due forze attrattive: le forza di
coesione (tra le molecole del liquido) e la forza di adesione (con le pareti del tubo).
Il liquido risale fino a quando la capillarità non viene bilanciata dalla gravità. Più è stretto il tubo e più sale.
Il liquido nel tubo assume una forma curva chiamata menisco.
 Concavo: coesione < adesione
 Convesso: coesione > adesione

Evaporazione: passaggio dallo stato liquido allo stato di vapore (endotermico)


(liquido in un contenitore largo evaporerà prima di uno in un contenitore stretto)
Condensazione: processo inverso da gas a liquido (esotermico)

Sono definiti volatili i liquidi che evaporeranno con più facilità, al contrario prenderanno il nome di non
volatili
Si definisce equilibrio dinamico lo stato in cui le molecole non sono in grado di dispersi, pressione di vapore
pressione esercitata da un gas sulla superficie del liquido all’equilibrio dinamico

Principio di Le Châtelier: quando un sistema in equilibrio dinamico viene disturbato, il sistema risponde in
modo da minimizzare la perturbazione e ritornare allo stato di equilibrio. Quanto la temperatura aumenta
più molecole andranno in fase gassosa e quindi la pressione di vapore aumenta

Punto di ebollizione: temperatura alla quale la sua pressione di vapore uguaglia la pressione atmosferica.
Al punto di ebollizione anche le molecole interne del liquido hanno energia sufficiente per passare allo
stato gassoso

Fusione: passaggio dallo stato solido allo stato liquido.


Solidificazione: il processo inverso da liquido a solido

Sublimazione: passaggio dallo stato solido allo stato gassoso


Brinamento: il processo inverso da gas a solido
 Regioni: zone del grafico (condizioni di P e T) in cui abbiamo fasi stabili
 Linee o curve: rappresentano specifiche condizioni di P e T alle quali due fasi sono in
equilibrio
 Punto triplo: rappresenta le specifiche condizioni di P e T alle quali tre fasi del sistema sono
ugualmente stabili
 Punto critico: rappresenta le condizioni di P e T sopra alle quali esiste un fluido supercritico
 Fluido supercritico: è un fluido con proprietà in parte analoghe a quelle di un liquido (ad
esempio la densità) e in parte simili a quelle di un gas (ad esempio la viscosità)

Le soluzioni
lunedì 27 novembre 2023
09:10

Le soluzioni sono miscele omogenee costituite da due o più componenti. Possono essere eterogenee o
omogenee (dove i due composti si mescolano dando un'unica fase)
Sono composte da un solvente (specie in maggiore quantità) e da uno o più soluti (specie in quantità
minore).
Le caratteristiche di una soluzione dipendono da due grandezze:

 concentrazione: esprime il rapporto tra la quantità di soluto in relazione a quella della soluzione
 densità : il rapporto tra la massa e il volume della soluzione.
 solubilità: è relazionata invece alla capacità di un soluto di dissolversi in un solvente. Dipende dal
ΔS (entropia) di solubilizzazione e dalle forze intermolecolari in gioco.

La soluzione può essere spontanea: l'energia libera di Gibbs (pe r verificare se una soluzione è spontanea o
no) infatti le forze intermolecolari possono promuovere o impedire la formazione di una soluzione.
Entalpia è uno equazione di stato e dipende solo dall'inizio e dalla fine della fasi ma non dal processo, ecco
perché studiamo la formazione di una soluzione con diverse variazioni energetiche
Fase 1 Fase 2 Fase 3

Il soluto rompe le sue interazioni Il solvente rompe le sue interazioni Solvente e soluto si miscelano

endotermico endotermico Esotermico

Elettroliti: composti legati da legami ionici o covalenti polari che, in acqua, si dissociano formando ioni. In
soluzione conducono elettricità:
• elettroliti forti: si dissociano completamente
• elettroliti deboli: si dissociano parzialmente
 non Elettroliti: composti che, in acqua, NON si dissociano. Non conducono elettricità.

Per l'acqua la definizione di calore è differente ma il concetto è identico:


Calore di idratazione è il calore emesso quando una mole di ioni di soluto gassosi vengono disciolti in acqua.

La dissoluzione di un soluto in un solvente è un processo di equilibrio simile a quello associato al


cambiamento di fase. Una soluzione all’equilibrio con il suo solido si dice satura.
A parte qualche eccezione la solubilità aumenta con la temperatura della soluzione.

PREPARAZIONE PER UNA PESATA DIRETTA:


1. Noto il volume V della soluzione che si vuole preparare si calcolano i grammi di soluto necessari per
avere una determinata concentrazione.
2. Si pesa il soluto
3. Si trasferisce il soluto in un matraccio di volume V
4. Si aggiunge solvente fino a riempire il volume V nel matraccio

PREPARAZIONE PER UNA DILUZIONE


1. Si calcola il volume di una soluzione concentrata a concentrazione nota necessario per ottenere una
certa concentrazione in un volume V
2. Si trasferisce quel volume di soluzione concentrata in un matraccio di volume V
3. Si aggiunge solvente alla soluzione fino a raggiungere il volume V

Proprietà colligative
mercoledì 29 novembre 2023
09:00

Sono proprietà di una soluzione che dipendono solamente dal numero di particelle di soluto presenti nel
solvente ma non dalla sua natura chimica:
 Abbassamento della pressione di vapore:
Le molecole di un soluto non volatile interagiscono con le molecole del solvente limitandone
l’evaporazione. La ridotta evaporazione abbassa di conseguenza la pressione di vapore della
soluzione rispetto a quella del solvente puro.
o il solvente puro evapora più facilmente di quello in soluzione
o la pressione di vapore all’interno della campana cresce con l’evaporazione del solvente
o prima che l’equilibrio venga raggiunto, dal momento che la pressione di vapore è più alta di quella
della soluzione le molecole di solvente cominciano a condensare nella soluzione
o E’ un processo entropicamente favorito. Il solvente condensa nel contenitore della soluzione
andando a diluire la soluzione. Una soluzione più diluita ha più microstati di una più concentrata.


 Abbassamento crioscopico:

 Pressione osmotica:
L’osmosi è il flusso di solvente che si crea quando una soluzione a bassa concentrazione di un soluto è
posta in contatto con una a più altra concentrazione attraverso una particolare membrana detta
semipermeabile.
o
Le proprietà colligative dipendono dal numero di particelle di soluto presenti in soluzione, quindi per gli
elettroliti dipenderanno dal numero di ioni dissociati.

cinetica
venerdì 1 dicembre 2023
09:18

La termodinamica ci dà informazioni sulle variazioni energetiche che avvengono durante un processo fisico
o una reazione chimica e sulla loro spontaneità tuttavia non ci fornisce alcuna informazione sul tempo che
tale processo impiegherà per avvenire.
Si può stimare il tempo di reazione, quindi la velocità di reazione (prima definizione):
è data dalla variazione della concentrazione dei reagenti/prodotti nel tempo:

Affinché una reazione avvenga le molecole dei reagenti devono venire a contatto tra di loro.
Devono quindi fare degli urti.
Velocità di reazione (seconda definizione):
La velocità di reazione dipende dalla concentrazione di uno o più reagenti attraverso la cosiddetta legge
cinetica che per la generica reazione:

ha la forma:

La somma degli ordini parziali (n+m) rappresenta l’ordine globale della reazione.

L’ordine di reazione può essere determinato solo sperimentalmente.

Metodo delle velocità iniziali: in questo metodo, la velocità iniziale, cioè la velocità in un intervallo breve di
tempo all’inizio della reazione, viene misurata facendo avvenire la reazione svariate volte con diverse
concentrazioni iniziali del reagente per determinare l’effetto della concentrazione sulla velocità.
Per ottenere sperimentalmente la legge cinetica di una reazione nel caso in cui essa dipenda dalla
concentrazione di più reagenti, si determinano generalmente le velocità iniziali mantenendo costanti le
concentrazioni di tutte le specie reagenti ad eccezione della concentrazione di una di esse che viene di volta
in volta variata.

Legge cinetica integrata:


Possiamo eguagliare:

trasformino nei prodotti)


per superare la barriera d’attivazione, può assumere valore tra 1 e 0)

Il fattore di frequenza può essere espresso come prodotto di 2 contributi:

Indica il numero di collisione che avvengo nell’unità di tempo e che hanno energia sufficiente per superare
la barriera di attivazione.
Indica quante collisioni avvengono con la giusta orientazione per far sì che il complesso attivato si formi

La maggior parte delle reazioni chimiche non avvengono in singolo stadio ma attraverso diversi passaggi.
Ognuno degli stadi del meccanismo di reazione che non può essere scomposto in stadi più semplici viene
chiamato stadio elementare.

In un meccanismo di reazione lo stadio elementare più lento è quello che determina la velocità dell’intera
reazione. Per questo prende il nome di stadio determinante.

Se la reazione è troppo lenta possiamo alzare la temperatura oppure utilizzare un CATALIZZATORE: è UN


COMPOSTO CHE NONFA PARTE DEI REAGENTI MA PARTECIPA SOLO ALLA REAZIONE.
Possono essere di due tipi: omogeneo oppure eterogeneo.
Esempio eccellente sono gli enzimi: con la catalisi enzimatica
Equilibrio chimico
venerdì 8 dicembre 2023
10:35
Acidi e basi
lunedì 11 dicembre 2023
13:08
tamponi
lunedì 11 dicembre 2023
13:23
La sopravvivenza delle specie viventi è strettamente legata al pH nell’ambiente. La variazione di pH che le
specie viventi possono sopportare senza subire danni varia in intervalli molto ristretti. L’organismo ha dei
sistemi per limitare le variazioni di pH basati sulle cosiddette soluzioni tampone.
Una soluzione tampone contiene una quantità significativa sia di un acido debole che della sua base
coniugata.

effetto dello ione a comune:


Se un acido o una base vengono aggiunti ad un tampone l’equilibrio verrà spostato in maniera da
neutralizzare l’acido o la base riducendo la variazione di pH.
Il calcolo del pH di una soluzione può essere approssimato attraverso l’equazione di Henderson-
Hesselbalch.
Per misurare il pH di una soluzione si usano dei composti che vengono chiamati Indicatori. Gli indicatori
sono degli acidi deboli caratterizzati da colorazioni diverse se si trovano nella loro forma acida (HIn) o nella
loro forma basica(In-)

La titolazione è una strategia per determinare la concentrazione di una acido o di una base in una soluzione
a concentrazione ignota.

Per una maggiore precisione, in genere, si utilizza il piaccametro, per misurare il pH ad ogni piccola aggiunta
della soluzione nota.
In questo modo si determina la curva di titolazione dalla quale è possibile misurare il punto equivalente
(situazione alla quale le moli di acido sono uguali a quelle della base).

Equilibri di solubilità
lunedì 11 dicembre 2023
09:22
La solubilità è la quantità massima (in moli o grammi) di un soluto che può essere sciolta in una
determinata quantità di solvente ad una certa temperatura.
Una soluzione che contenga disciolta la quantità massima possibile di soluto si definisce soluzione satura.
Se si aggiunge ad un solvente del soluto in eccesso rispetto al valore di solubilità, quest’ultimo non si
scioglie completamente e una parte di esso si deposita come corpo di fondo.
La soluzione satura è in equilibrio dinamico con il corpo di fondo: il numero di particelle di soluto che si
trasferiscono dal corpo di fondo alla soluzione in un certo tempo è uguale a quello che passa dalla soluzione
al corpo di fondo.
A causa del principio di Le Châtelier l’equilibrio verrà spostato verso sinistra riducendo la solubilità del sale.

Il valore del pH di una soluzione può influenzare la solubilità di un composto in quella soluzione.

quindi la solubilità verrà aumentata.


Miscelando due soluzioni contenenti sostanze ioniche, è possibile che si formi un composto insolubile dalla
combinazione dell’anione di uno dei due composti ionici con il catione dell’altro.
Questa strategia può essere utilizzata per estrarre alcuni ioni da una soluzione. Questo processo si chiama
precipitazione frazionata o selettiva.

Reazioni di ossido-riduzione
martedì 12 dicembre 2023
09:15
Reazioni di ossido-riduzione (redox): sono quelle reazioni in cui si verifica un trasferimento di elettroni da
un reagente ad un altro.
In questo tipo di reazioni un specie (in genere un metallo) cede elettroni e si ossida, mentre un’altra specie
(in genere un non metallo) acquista elettroni e si riduce.
In una reazione redox una specie (agente ossidante) si riduce (diminuisce il suo numero di ossidazione)
per ossidare un’altra specie (agente riducente) che si ossida (aumenta il suo numero di ossidazione).
 Se ci sono variazioni di numeri di ossidazione in alcune specie allora sarà una reazione redox.
 Se ci sono variazioni ci sarà sempre una specie che di ossida e una che di riduce.
Per questo tipo particolare di reazioni che coinvolgono anche un trasferimento di elettroni è importante
che anche il numero di elettroni trasferiti venga conservato e con loro che la carica totale del sistema
rimanga costante durante la reazione.
Bilanciamento delle masse e delle cariche: bilanciamo le due semireazioni sia in termini di masse che di
cariche (elettroni scambiati).

Equazione molecolare: equazione chimica che mostra le formule neutre complete per ciascun composto
nella reazione.

Equazione ionica: equazione chimica che mostra tutte le specie come sono presenti in soluzione acquosa.
Gli elettroliti sono rappresentati come ioni.

venerdì 15 dicembre 2023


09:20

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