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Gli atomi sono indistruttibili. Le reazioni chimiche, infatti, consistono in uno scambio di atomi.
Questi si sono formati nelle stelle; quando una di queste esplode, la polvere di stelle genera
materia, come quando è nata la Terra e noi. Gli atomi rappresentano l’alfabeto con cui è scritto il
mondo. Per differenziare gli atomi tra di loro si osserva il loro peso e la loro carica.
Atomo deriva dal greco, a-tomos, indivisibile, ma in realtà non è così. L’atomo è infatti composto
da protoni, elettroni e neutroni. Se l’atomo pesa, queste particelle devono pesare. I protoni hanno
carica positiva, gli elettroni negativa, e i neutroni neutra. Ogni atomo ha una carica neutra; infatti
in ogni atomo vi è lo stesso numero di protoni e di elettroni. L’atomo è composto da un nucleo
formato da protoni e neutroni e dagli elettroni che vi girano attorno. Da queste informazioni
possiamo capire che è il numero di protoni che ci permette di distinguere un atomo dagli altri.
Come fanno i protoni a stare tutti nel nucleo senza respingersi (avendo la stessa carica)? Questo
perché vi sono i neutroni che, avendo carica neutra, fungono da colla per i protoni.
Gli atomi da soli non esistono; tutti gli atomi che troviamo sono sempre legati. Difatti, a parte
l’elio, tutti gli atomi che compongono l’aria che respiriamo sono legati tra loro. Ma perché gli
atomi tra loro tendono a legarsi? È una questione di elettroni. Questi elettroni girano seguendo
delle orbite. Prendiamo ad esempio il Carbonio; questo ha 6 protoni e 6 elettroni. Questi elettroni
seguono delle orbite che sono disposte su vari livelli. Il primo livello può contenere al massimo 2
elettroni mentre i livelli successivi ne possono contenere 8. Il carbonio avrà quindi 2 elettroni sul
primo livello e 4 sul secondo. Per un atomo è indispensabile avere la propria orbita esterna
completa (con orbita esterna s’intende il livello più esterno all’atomo). Quegli atomi che hanno già
la fortuna di avere l’orbita esterna completa sono “contenti” e viene detto che hanno “raggiunto
l’ottetto”. Questi elementi che hanno il proprio guscio esterno completo sono definiti “gas nobili”.
Vengono definiti così probabilmente perché non devono lavorare per completare il proprio guscio
esterno. Gli altri atomi, infatti, devono sforzarsi per raggiungere quello scopo. L’idrogeno è
composto da un protone ed un elettrone. Per completare il suo guscio esterno avrebbe bisogno di
un altro elettrone e farà di tutto per averlo. Questo perché i protoni non possono essere spostati,
senza reazioni nucleari. Gli elettroni invece si spostano molto più facilmente. Uno spostamento
degli elettroni porta un atomo a caricarsi negativamente o positivamente. Se un elettrone lascia un
atomo, questo si caricherà positivamente, avendo perso una carica negativa; se un elettrone arriva
in un atomo, questo si caricherà negativamente, avendo preso una carica negativa. Quando un
atomo acquisisce una carica viene definito ione; uno ione positivo è detto catione, mentre uno
negativo anione.
All’interno di una tavola periodica gli elementi sono ordinati per numero atomico. Le colonne sono
definiti gruppi e le righe periodi. Il primo creatore della tavola periodica lasciò alcuni vuoti perché
all’epoca quegli elementi non erano conosciuti. Nonostante questo, però, riuscì a prevedere che
caratteristiche avrebbero avuto quegli elementi sconosciuti. Le caratteristiche di un atomo
derivano infatti dagli elettroni che orbitano sul guscio esterno. All’interno di un gruppo, tutti gli
elementi possiedono lo stesso numero di elettroni nel guscio esterno. L’idrogeno e il litio, ad
esempio, hanno entrambi 1 elettrone sul proprio guscio esterno, e fanno infatti parte del primo
gruppo.
Abbiamo detto che tutti gli atomi cercano di raggiungere l’ottetto. Se prendiamo gli elementi del 7°
gruppo, questi cercheranno sempre di ottenere un elettrone, così da arrivare ad 8, caricandosi
negativamente; quelli del 6° gruppo cercheranno di ottenerne due; per quelli del 5° gruppo vi è un
problema. Infatti un atomo non può diventare tri-positivo o tri-negativo. Per raggiungere l’ottetto
questi atomi devono utilizzare altre strategie.
Un atomo che possiede 1 o 2 elettroni nel guscio esterno desidera perderli, così che il suo guscio
esterno diventi quello inferiore, che è già completo. Un atomo a cui servono 1 o 2 elettroni per
completare l’ottetto desidera acquisirli. Quando questi atomi s’incrociano scatta il colpo di
fulmine; gli atomi del primo atomo escono dalla loro orbita e giungono nel secondo atomo. Il
Cloro, ad esempio, ha 7 elettroni nel guscio esterno e il Sodio ne ha solo uno. Per raggiungere
entrambi l’ottetto, il sodio darà un suo elettrone al cloro; avremo così uno ione positivo (il sodio) e
uno ione negativo (il cloro). Cosa faranno uno ione positivo e uno ione negativo? Si attrarranno
avendo cariche diverse. Si forma così il cloruro di sodio (il sale che usiamo in cucina). Questi
composti formati da ioni sono definiti composti ionici e il loro legame è detto, appunto, ionico. I
composti ionici sono definiti sali. Questo legame può avvenire solo tra atomi che hanno bisogno di
pochi elettroni o di perderne pochi.
Nel caso del carbonio, che possiede 4 elettroni nel suo guscio esterno, dovrebbe acquisirne o
perderne 4 per raggiungere l’ottetto. Questo però non può succedere, come abbiamo detto prima.
Come si farà allora? La risposta è semplice. Quando due atomi di carbonio s’incontrano, decidono
di mettere in comune i propri elettroni nel guscio esterno, così che entrambi possano raggiungere
l’ottetto. Gli elettroni che si trovano nel guscio esterno di un atomo sono detti elettroni di valenza
e infatti questo legame prende il nome di covalente. Questa è la strategia usata dagli elementi che
hanno bisogno di 2 elettroni da perdere o guadagnare.
La morale dietro questi legami è l’ottetto, il tentativo di essere completi.
L’altro legame presente in natura è il legame metallico. Questo è il legame che si forma, appunto,
tra i metallli. I metalli sono gli elementi che formano la maggior parte della tavola periodica.
Questo legame è rappresentabile in questo modo.
Prendiamo degli atomi di sodio. Se ogni atomo di sodio cede un suo elettrone, si forma questa
sorta di nuvola elettronica. Gli ioni sodio che si formano vengono attratti dalla nuvola negativa e
non riesce a staccarsene. In questo modo si è venuto a formare un legame tra gli ioni sodio che
hanno messo insieme i loro elettroni di valenza. Generalmente i metalli hanno pochi elettroni di
valenza, il che porta alla formazione di ioni positivi e di questo mare di elettroni. Questo legame è
ciò che porta i metalli ad essere buoni conduttori di elettricità e calore.
Le interazioni intermolecolari
Tutti gli esseri umani sono formati da milioni di molecole. Molecole che sono legate tra loro.
Prendiamo ad esempio le molecole che formano l’acqua. La forma che prende(ghiaccio, acqua e
gas) dipende dalle interazioni tra le molecole. Quando l’interazione è molto debole si ha lo stato
gassoso. Nello stato solido l’interazione è molto forte. Nello stato liquido si ha una via di mezzo.
Ma cosa sono queste interazioni molecolari? Tutto parte dalla polarità
Noi sappiamo che questi atomi di idrogeno e ossigeno sono legati da un legame covalente. Quegli
elettroni che formano i legami covalenti sono più attratti dall’ossigeno. Questo perché l’ossigeno
possiede un’elettronegatività maggiore; quest’ultima è la tendenza di un atomo di attrarre a sé
elettroni. Portandoli più vicino a sé, l’ossigeno acquista cariche negative e lascia gli atomi di
idrogeno positivi (quel delta + indica positività mentre delta – indica negatività.) La presenza di
queste cariche all’interno della propria molecola viene detta polarità.
Come si vede nell’immagine, le molecole d’acqua interagiscono tra loro perché l’estremità
negativa viene attratta dall’estremità negativa di un’altra molecola. Queste interazioni sono dette
dipolari (perché avvengono tra dipoli, ovvero due poli). Le molecole non sono mai ferme però. Più
aumenta il calore e più queste tendono a muoversi. Arrivati ad una certa temperatura, il calore
porta le molecole a separarsi tra loro (arrivando allo sstato gassoso). Se invece il calore si disperde
e la temperatura diminuisce, le molecole rallentano il proprio movimento rafforzando la propria
interazione.
Più le forze d’interazione sono forti, più è semplice, quindi, che un corpo si raffreddi ed è più
difficile che evapori. Infatti l’alcool, che ha forze d’interazione più deboli dell’acqua essendo molto
volatile, evapora molto facilmente ma si congela molto più difficilmente.
L’interazione molecolare tra le molecole d’acqua viene detta a ponti da idrogeno ed è molto forte.
Nessun’altra interazione è così forte. È presente anche in alcuni amminoacidi presenti nelle
proteine all’interno del nostro corpo (come la cheratina dei nostri capelli). Difatti la forma riccia o
liscia dei capelli dipende proprio dalla maggiore presenza di legami ad idrogeno o meno all’interno
del capello. Questo spiega perché.
Le Reazioni Chimiche
Fino ad ora abbiamo visto la materia e gli atomi che si legano tra loro. Dopo abbiamo analizzato le
proprietà delle molecole. Ma la materia non è soltanto un contenitore di molecole, ma è anche un
reattore. Difatti le reazioni sono alla base della chimica. Una reazione è un evento in cui due
molecole reagiscono tra di loro (per esempio a+b= c+d). È un processo che modifica la disposizione
reciproca degli atomi, senza modificarne l’identità e senza variazione della massa totale. Le
molecole reagiscono tra loro per raggiungere la minima energia, ovvero la massima stabilità.
Difatti quando due molecole reagiscono tra di loro viene liberata energia (come quando nel nostro
corpo digeriamo il cibo per produrre energia). Una reazione chimica si rappresenta mediante una
equazione chimica, dove ciò che si mantiene uguale nel membro di sinistra e di destra è la massa
totale. Un esempio di reazione è lo scioglimento del sodio nell’acqua rappresentato in questo
modo:
La reazione rappresentata qui sopra non è bilanciata, poiché gli atomi di idrogeno presente nei
prodotti sono di più rispetto a quelli nei reagenti. Per cercare di bilanciarla si aggiunge una
molecola d’acqua e un atomo di sodio nei reagenti, così da ottenere il seguente risultato
Ma non tutte le reazioni in realtà servono a produrre energia. Nelle reazioni in cui venogno rotti
legami, si libera energia; nelle reazioni in cui si costruiscono legami, si consuma energia.
Un esempio di reazioni simili che hanno queste caratteristiche sono la fotosintesi e la respirazione
cellulare. Con la fotosintesi si consuma energia solare per unire 6 molecole di anidride carbonica
con 12 molecole d’acqua per formare glucosio 6 molecole di ossigeno e 6 di acqua. Con la
respirazione cellulare (effettuata dalle cellule per avere energia) si scindono le molecole di glucosio
insieme alle altre prodotte per riavere anidride carbonica, acqua e, soprattutto, energia (stavolta
non più solare ma chimica.
Le Biomolecole
Le biomolecole formano la struttura delle cellule e sono le protagoniste del metabolismo cellulare. Si
possono raggruppare in 4 classi fondamentali: carboidrati, lipidi, acidi nucleici e proteine. Proteine,
amminoacidi e carboidrati sono polimeri ovvero formati da più monomeri (composti semplici).
I carboidrati sono formati, come suggerisce il nome, da carbonio e acqua. Sono le biomolecole più diffuse
nella biosfera. Svolgono ruoli energetici (glucosio, fruttosio), di riserva energetica (amido, glicogeno) e
strutturali (cellulosa, chitina).
I lipidi, anche conosciuti come grassi, sono tutti insolubili in acqua (idrofobi) e solubili in solventi organici
apolari. Si dividono in lipidi saponificabili e insaponificabili. I primi: sono una riserva energetica, formano il
tessuto adiposo che protegge dal caldo e dal freddo; sono il veicolo per l’assorbimento delle vitamine
liposolubili; si formano attraverso l’esterificazione tra una molecole di glicerolo e tre molecole di acidi
grassi; si distinguono tra grassi e oli in base al loro stato fisico. Da Questi si lipidi formano i saponi,
attraverso un processo che li rende solubili in acqua; difatti i saponi vengono utilizzati nella pulizia (perché
si sciolgono in acqua, ma possono a loro volta sciogliere i oli che sono insolubili in acqua).
Le proteine hanno la stessa radice di protone (protos, che vuol dire il più importante). Le proteine sono
considerate così perché svolgono ogni funzione pensabile.
I monomeri delle proteine sono gli amminoacidi. Gli amminoacidi sono formati da idrogeno, ossigeno,
carbonio e azoto. Le proteine sono formate da catene di amminoacidi. Esistono molti amminoacidi in
natura ma 20 sono quelli essenziali per la vita dell’uomo. Le proteine hanno vari livelli di struttura: primaria,
secondaria, terziaria e quaternaria (anche se molte si formano alla terziaria). La funzione di una proteina è
dovuta alla sua struttura. La variazione di anche solo un singolo amminoacido altera il funzionamento
dell’intera proteina. Come fa quindi un organismo a “sapere” qual è la sequenza giusta da assemblare ogni
volta? Grazie al DNA. Gli enzimi fanno parte delle proteine e svolgono una funzione importantissima:
abbassano l’energia necessaria a far partire una reazione (energia di attivazione), quindi consentono di
accelerare l’avvenire di una reazione chimica.
Gli acidi nucleici sono polimeri di nucleotidi. Quest’ultimi sono formati da zuccheri(un monosaccaride), un
base azotata (citosina, timina, uracile, guanina, adenina) e un gruppo fosfato. La loro forma è quella di acidi
organici. Per questo danno origine a biopolimeri detti acidi nucleici. Gli acidi nucleici contengono
l’informazione genetica di ogni essere vivente. Questa informazione è contenuta all’interno del DNA (acido
desossiribonucleico), formato dal monosaccaride dessosiribosio, dalle basi azotate citosina, timina, guanina
e adenina e da un gruppo fosfato. Ma che tipo di informazione è contenuta nel DNA? È contenuta
l’informazione necessaria a produrre le proteine. Per tradurre questi dati, interviene un altro acido
nucleico, l’RNA (l’acido ribonucleico) composto dal ribosio, citosina,guanina, adenina e uracile, e il gruppo
fosfato. L’RNA ha tre “forme” diverse che svolgono tre funzioni diverse: messaggero (contiene
l’informazione genetica); transfer (traduce l’informazione); ribosomiale (parte della struttura dei ribosomi).
Materiali
Che differenza c’è tra la materia e il materiale? Un materiale è un pezzo di materia collegato ad una
funzione. L’acqua non è pensata per svolgere una funzione, siamo noi che gliel’assegniamo. Questa
funziona deriva dalla propria struttura. Ad esempio, la cellulosa ha una struttura che dona resistenza al
legno. I coloranti sono materiali che hanno una struttura in grado di interagire con la luce, permettendo di
far vedere un oggetto di un colore specifico. La struttura degli elementi che compongono un antibiotico,
permettono di rompere i legami delle molecole dei batteri.
Energia
Che cos’è l’energia?