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La Biologia è la scienza che studia tutti gli esseri viventi, i fenomeni della vita e leggi generali che ne

regolano l’esistenza.

E’ una scienza relativamente giovane(1600) e potrebbe essere considerata come la sovrapposizione della
Medicina con le altre Scienze Naturali.

Perché un vivente sia chiamato tale deve possedere:

Composizione cellulare (cellule)

Crescita e sviluppo

Metabolismo

Regolazione/Omeostasi

Risposta agli stimoli

Riproduzione

Evoluzione e Adattamento

Composizione cellulare

Tutti gli organismi viventi sono costituiti da una o più cellule. Possono essere quindi unicellulari o
pluricellulari. Le cellule consentono la vita e possiedono 4 caratteristiche:

1. Sì autoregolano (ad esempio quando immersa in una soluzione basica o acida, ipotonica o
ipertonica);
2. Si riproduce (moltiplicazione cellulare);
3. Può evolvere (quando si riproduce, la cellula muta);
4. Scambia materia ed energia con l’ambiente (assunzione di cibo)

Le cellule sono estremamente piccole. La grandezza varia da 1 a 100 micron.

Crescita e sviluppo

La crescita consiste nell’aumentare le proprie dimensioni dalla nascita all’età matura. Non vi è però solo la
crescita, ma, insieme ad esse, vi è anche lo sviluppo ovvero tutte quelle trasformazioni che portano ad un
mutamento dell’individuo.

Omeostasi

L’omeostasi è il processo di regolazione che serve a mantenere stabili le condizioni chimico-fisiche interne.
L’omeostasi può riguardare vari fattori: pH, temperatura, pressione sanguigna, ossigenazione, glucosio.

Metabolismo

Il metabolismo rappresenta l’insieme di tutte le reazioni chimiche che avvengono in un organismo vivente.
Esse provocano assorbimento o liberazione di energia. Vi è l’’apporto di molecole esterne. Le reazioni
possono essere:
anaboliche, costruttive, quando da molecole piccole si ottengono molecole più complesse. Sono reazioni
che richiedono energia(endoergoniche);

cataboliche, distruttive, che demoliscono sostanze organiche liberando energia(esoergoniche). Le molecole


demolite vengono poi in genere liberate insieme all’energia dalla cellula.

Risposta agli stimoli

Tutti gli esseri viventi (di tutti e 5 i regni) rispondono agli stimoli, interni ed esterni.

Riproduzione

Ad un certo punto della vita un essere vivente è in grado di dare la vita ad una progenie. La riproduzione
può essere asessuata o sessuata. La riproduzione asessuata si verifica per: scissione binaria o gemmazione;

scissione binaria: tipica degli organismi unicellulari con cellule uguali alla cellula madre (la cellula si divide in
due);

gemmazione: divisione asimmetrica di alcune parti del genitore (tipica degli organismi pluricellulari).

La riproduzione sessuata avviene attraverso la fecondazione ovvero la fusione di gameti. La riproduzione


sessuata produce individui simili ma non identici ai genitori.

Evoluzione e Adattamento

In seguito ad un cambiamento dell’ambiente, qualche individuo di una specie è in grado di sopravvivere al


mutamento ambientale, ed è quindi in grado di portare avanti il proprio patrimonio genetica. La
sopravvivenza viene garantita dalla capacità di adattamento all’ambiente. Tale capacità può essere di tipo
genetico, se vengono mutati i geni del vivente (evoluzione), che viene poi trasmesso alla specie (varie
specie di uccelli con becchi diversi, per un’alimentazione diversa) o di tipo fisiologico (quando non cambia a
livello genetico, come le stesse piante che a bassa quota crescono diversamente che ad alta quota. Una
volta portato di nuovo in basso la pianta riprenderà la sua forma naturale).

Le molecole più piccole possono anche essere grandi 1nm (10 -6 mm). Le molecole possono però anche
essere più grandi e raggiungere i micron. Le cellule dalle più semplici (procariotiche) alle più complesse
(eucariotiche) variano da 1 a 100 micron. Riferendoci ad organismi pluricellulari invece le dimensioni
variano notevolmente. L’invenzione del microscopio ha portato ad un notevole sviluppo della biologia.
Attraverso l’ingrandimento aumenta le dimensioni apparenti dell’oggetto. Un’altra caratteristica
importante del microscopio è la risoluzione, che misura la nitidezza dell’immagine ingrandita. Misura cioè la
ditanza minima alla quale deu punti possono essere distinti. Il potere di risoluzione dell’occhio umano è 0,1
mm (100 micron). Con il microscopio ottico la risoluzione diventa di 0,2 micron. Infine con il microscopio
elettronico la risoluzione diventa di 0,2 nm.

Nel microscopio ottico l’oggetto viene visto ingrandito grazie ad un fascio di luce visibile. Nei microscopi
elettronici la luce viene sostituita da un fascio di elettroni accelerati nel vuoto; invece che impiegare le lenti
vengono utilizzati dei campi magnetici ed elettrici che hanno un effetto convergente sugli elettroni.

Il microscopio elettronico a scansione è del tutto analoga a un sistema televisivo di telecamenre a circuito
chiuso. La superficie del campione viene colpita e trapassata da un fascio di elettroni, che esplora la
superficie per mezzo di una bobina deflettrice, muovendosi come su uno schermo televisivo. Gli elettroni
secondari generati punto per punto dalla superficie vengono raccolti da un elettrodo collettore a 200 V.

In un microscopio elettronico a trasmissione gli elettroni che costituiscono il fascio attraversano una
sezione dove è stato creato precedentemente il vuoto, per poi passare completamente attraverso il
campione. Questo, dunque, deve avere uno spessore estremamente ridotto, compreso tra 50 e 500 nm.

La vita è organizzata su più livelli: l’organismo è la forma più complessa; un organismo è formato da
apparati; ogni apparato è formato da organi; ogni organo è formato da tessuti; ogni tessuto è formato da
cellule. Le cellule sono formate da organuli, formati da molecole, formate infine da atomi. La Biologia studia
anche la popolazione oltre che il singolo individuo. Una popolazione rappresenta un insieme di individui che
appartengono alla stessa specie. A sua volta più popolazioni possono unirsi a formare delle comunità. Dalle
comunità si arriva poi agli ecosistemi, arrivando poi infine alla biosfera.

Le specie possono essere unicellulari e pluricellulari.

La chimica della vita


Per lo più in una cellula sono presenti molecole organiche ma ve ne sono anche di inorganiche. Vi sono vari
elementi chimici a costituire una cellula: i più presenti sono carbonio, ossigeno, idrogeno.

Le molecole inorganiche sono: Ossigeno (O), l’acqua (H 2O), Anidride Carbonica (CO2), l’Ammoniaca (NH3),
Cloruro di Sodio (NaCl), etc…

Le molecole organiche sono: Idrocarburi, Alcoli, Aldeidi, ecc…+ le molecole biologiche o Biomolecole
(Carboidrati, Lipidi, Proteine, Acidi Nucleici).

Legami nelle molecole e fra molecole


Vi sono tra legami possibili: Legame covalente, legame ionico, e legame a idrogeno.

Il legame covalente si forma quando due atomi mettono in comune una coppia di elettroni. Il condividere
questi elettroni lega i due atomi che formano poi una molecola. Il legame covalente può essere:

puro quando gli elettroni si distribuiscono simmetricamente fra i due atomi. I legami che uniscono gli atomi
di uno stesso elemento, come nelle molecole biatomiche di H 2 e F2, sono sempre apolari. In questo caso la
nube elettronica è centrata nella regione che si trova tra i nuclei degli atomi legati.

polare quando i due atomi possiedono una differente elettronegatività. L’elettronegatività di un elemento
indica la capacità dei suoi atomi di attirare verso di sé gli elettroni di legame in una molecola. L’elemento
più elettronegativo è il fluoro. A causa di ciò gli elettroni saranno attratti di più verso l’atomo più
elettronegativo. Questo è il tipo di legame che avviene ad esempio tra l’atomo di O e i due atomi di H (presi
singolarmente) all’interno di una molecola d’acqua. In questo caso quindi la nuvola elettronica è spostata
verso l’atomo di O che acquisisce una parziale carica negativa, mentre l’atomo di idrogeno acquisisce una
parziale carica positiva.

Il legame a idrogeno o ponte a idrogeno è un caso particolare in cui vi è un’attrazione intermolecolare in cui
un atomo di idrogeno (già inserito in un legame covalente polare) attrae una molecola elettronegativa
come l’ossigeno.

Il legame ionico è un legame di natura elettrostatica. È un legame che avviene tra un catione, uno ione
positivo e un anione (uno ione negativo). Un esempio di legame ionico è quello che avviene tra il sodio e il
cloro che formano il cloruro di sodio (sale da cucina).
I legami avvengono affinché gli atomi coinvolti nel legame possano raggiungere l’ottetto completo. L’ottetto
di un atomo viene raggiunto quando la sua orbita più esterna è completa. Tale configurazione è tipica dei
gas nobili ed è importante poiché è stabile. Gli atomi che vengono messi in comune in un legame vengono
considerati come facenti parte di entrambi gli atomi e in questo modo viene completata la configurazione
dell’ottetto.

Le molecole d’acqua hanno due caratteristiche: sono polari e quindi creano legami a idrogeno; hanno la
tendenza a ionizzarsi. La ionizzazione indica quel fenomeno in cui si formano lo ione H 3O+ e lo ione OH- da
2H2O. La formula è: 2H2O H3O++OH-

Questo accade perché gli ioni H+ tendono a legarsi ad altre molecole d’acqua. Questa tendenza a ionizzarsi
viene però bilanciata da quella a riassociarsi e ciò porta ad un equilibrio dinamico. La ionizzazione è
importante perché permette di studiare il pH delle soluzioni.

Il pH misura il grado di acidità di una sostanza; misura cioè la concentrazione di protoni H + rispetto agli
ossidrili OH-. Se il valore del pH va da 0 a 7 vi sono più protoni H + che ossidrili OH-; viceversa da 7 a 14 vi
sono più ossidrili OH- che protoni H+. A 7 il pH è neutro.

Il valore di pH in una sostanza deve variare dal neutro al debolmente acido. Per mantenere questo livello gli
organismi attuano dei meccanismi di omeostasi.

Energia
Le cellule per vivere hanno bisogno di energia. Essa viene ottenuta da una sostanza assunta esteriormente:
ovvero il glucosio. L’insieme dei processi metabolici che porta alla demolizione del glucosio, con
conseguente rilascio di energia, è la respirazione cellulare. Essa è comune a tutti gli esseri viventi. Negli
organismi vegetali avviene anche la fotosintesi in cui da acqua e anidride carbonica viene “costruito” il
glucosio (essendo una reazione anabolica richiede energia, ottenuta in questo caso dal sole).

Biomolecole
In un organismo vivente vi è il 70% d’acqua, ioni e piccole molecole come parte inorganica e le biomolecole
come parte organica.

Le molecole di tipo biologico, o biomolecole, sono sintetizzate dai viventi. Di questa categoria fanno parte: i
carboidrati; i lipidi; le proteine; gli acidi nucleici.

Carboidrati
I Carboidrati sono composti da carbonio, idrogeno e ossigeno. Essi rappresentano gli zuccheri e i glucidi e
sono le biomolecole più diffuse nella biosfera. Lo zucchero più semplice è il glucosio (C 6H12O6). Gli zuccheri
sono indispensabili in ogni fase della vita. Essi svolgono varie funzioni:

-Strutturale: costituiscono strutture essenziali per gli organismi viventi (funzione di sostegno, soprattutto
nei vegetali con la cellulosa).

- Energetica: forniscono energia per svolgere le funzioni dell'organismo (glicogeno, amido).


- Protezione: costituiscono l’esoscheletro degli invertebrati (chitina).

La cellula si procura l’energia andando a scindere il glucosio. Una cellula possiede scomparti specifici che
contengono polimeri di glucosio. Ad esempio il mais lo raccoglie sotto forma di amido. Negli organismi
animali al posto dell’amido vi è il glicogeno. Glicogeno e amido servono quindi a stockare il glucosio.

In base alla complessità della loro struttura, i carboidrati sono classificati in monosaccaridi, disaccaridi,
oligosaccaridi e polisaccaridi a seconda che siano costituiti da un solo monomero, da due, da pochi (fino a
20) o da tanti (oltre 20), legati a costituire un polimero. Attraverso la reazione di idrolisi si passa dai
composti più complessi a quelli più semplici (da poli a oligo, e così via…).

I monosaccaridi o zuccheri semplici sono carboidrati che per idrolisi non sono suddivisibili in composti più
semplici. Si dividono in aldosi e chetosi a seconda che il gruppo carbonile presente sia aldeidico o
chetonico. I monosaccaridi più importanti sono il ribosio e il desossiribosio (pentosi ovvero a 5 atomi di
carbonio) e poi il glucosio, il fruttosio e il galattosio (esosi ovvero a 6 atomi di carbonio). Il ribosio e il
desossiribosio fanne parte dei costituenti degli acidi nucleici.

I disaccaridi sono carboidrati costituiti da due unitàà di monosaccaridi uniti da un legame glicosidico. Tra
questi ricordiamo: il lattosio (formato da glucosio+galattosio); il maltosio (glucosio+glucosio); il saccarosio
(lo zucchero da tavola composto da glucosio+fruttosio).

I polisaccaridi sono carboidrati costituiti da un numero elevato di monsaccaridi legati tra loro da legami
glicosidici. Tra questi ricordiamo: Amido, con funzione riserva energetica nei vegetali, che si accumula in
amiloplasti nella cellula vegetale si trova nei semi e nelle radici; Glicogeno, con funzione di riserva
energetica negli animali, si accumula in muscoli e fegato; Cellulosa, con funzione di sostegno nei vegetali, si
trova nella parete cellulare delle cellule vegetali può essere digerita solo dagli erbivori è il composto
organico più abbondante sulla Terra.

Lipidi o Grassi
Anche i lipidi sono biomolecole composte da carbonio, idrogeno e ossigeno ma hanno legami diversi. Sono
molecole insolubili in acqua (idrofobe), ma solubili in solventi organici, apolari. I lipidi possono essere
distinti in due grandi gruppi: saponificabili, e non saponificabili:

- I lipidi saponificabili sono i trigliceridi, fosfolipidi e glicolipidi. Le molecole di questi composti


contengono acidi grassi e quindi in soluzione basica formano i sali corrispondenti (saponi).
- I lipidi non saponificabili sono steroidi e vitamine liposolubili. Le molecole di questi composti non
contengono acidi grassi e quindi per idrolisi basica non formano i sali corrispondenti.

I lipidi svolgono diverse funzioni:

1) Riserva energetica: gli organismi viventi presentano del tessuto lipidico che viene demolito in caso
di assenza di glucosio (quando assorbiamo il grasso).
2) Protezione meccanica: il tessuto adiposo è formato da lipidi e funge da protezione per gli organi
delicati come il cuore.
3) Isolante termico: sempre svolta dal tessuto adiposo
4) Impermeabilizzante: presente nelle cere sulle penne degli uccelli
5) Funzione strutturale: dovuta ai fosfolipidi presenti nelle membrane cellulari;
6) Precursori importanti molecole biologiche: da essi derivano, infatti, ormoni e vitamine. Gli ormoni
hanno funzioni di messaggeri (li vediamo dopo).

Gli acidi grassi sono catene carboniose lunghe e possono essere saturi o insaturi.
Negli acidi grassi saturi, quasi tutti di origine animale, sono presenti solo legami semplici e sono solidi a
temperatura ambiente. Un esempio di acido grasso saturo è il burro.

Negli acidi grassi insaturi, quasi tutti di origine vegetale, sono presenti anche legami doppi e sono liquidi a
temperatura ambiente. Un esempio di acido grasso insaturo è l’olio di oliva.

A queste due categorie si aggiungono gli acidi grassi idrogenati. In questi acidi vengono aggiunti dei doppi
atomi di H in corrispondenza dei doppi legami. A causa di ciò gli acidi grassi insaturi diventano saturi. Ciò è
stato importante per l’industria dolciaria perché gli acidi grassi spalmabili hanno una migliore resa.

Gli acidi grassi insaturi sono di più semplice digestione (olio d’oliva migliore) e presentano benefici per il
sistema cardiovascolare. Gli acidi grassi saturi in grande concentrazione possono danneggiare il sistema
cardiovascolare.

L’olio di palma è un acido grasso saturo, non idrogenato, ma semisolido. I suoi pro sono: il basso costo, non
ha sapore, non irrancidisce, non necessita di idrogenazione poiché è di per se spalmabile, nonostante sia di
natura vegetale. Gli svantaggi sono: è causa della deforestazione e dei cambiamenti climatici, e può
provocare problemi cardiovascolari. (ma nessuno è mai morto mangiando Nutella).

Più acidi grassi possono insieme per formare molecole più complesse: i trigliceridi e i fosfolipidi.

Questi sono quindi lipidi più complessi. I primi sono formati da una molecola di glicerolo a cui sono legate
tre molecole di acidi grassi. SI formano attraverso una reazione di esterificazione con l’eliminazione di tre
molecole d’acqua. I trigliceridi svolgono un ruolo biologico rilevante:

- Costituiscono un’importante riserva energetica, infatti la quantità di energia fornita da un grammo


di trigliceridi è circa il doppio di quella fornita da un grammo di carboidrati;
- Formano il tessuto adiposo presente negli organismi animali
- Rappresentano il veicolo per l’assorbimento delle vitamine liposolubili

I fosfolipidi, dopo i trigliceridi, sono i lipidi più abbondanti in natura. Rivestono una grande importanza
biologica perché, sono i principali costituenti delle membrane plasmatiche cellulari (doppio strato lipidico,
bilayer fosfolipidico) insieme alle proteine di membrana e al colesterolo. I fosfolipidi sono formati da due
molecole di acidi glicerolo legati ad una molecole di glicerolo, legata a sua volta ad un gruppo fosfato. Una
caratteristica dei fosfolipidi è la polarità: possiedono infatti una testa idrofila e due code idrofobe
(anfipatiche). All’interno della membrana cellulare si dispongono con le code idrofobiche verso l’interno
della membrana e le teste verso l’esterno e l’interno di essa, entrambi ambienti acquosi.

I glicolipidi sono costituenti molto importanti della superficie esterna della membrana cellulare, in modo
particolare delle cellule del tessuto nervoso e dei globuli rossi, dove svolgono la funzione di recettori
molecolari. Nei globuli rossi sono responsabili della specificità dei gruppi sanguigni. I glicolipidi sono formati
da una molecola di un amminoalcol, alla quale si legano un acido grasso e un monosaccaride.

Le cere sono molecole di lipidi che svolgono la funzione di protezione e impermeabilizzazione.

Un altro tipo di lipidi è dato dagli steroidi, in cui gli atomi di carbonio si legano a formare quattro anelli
chiusi e uniti tra loro. Lo steroide più comune è il colesterolo che può essere sintetizzato dalle cellule
(origine endogena) o introdotto con la l’alimentazione (origine esogena). Il colesterolo svolge funzioni
essenziali al metabolismo:

• costituente delle membrane cellulari delle cellule animali

• rappresenta la molecola di partenza nella sintesi di un gruppo di ormoni, detti ormoni steroidei, che
comprendono gli ormoni sessuali (testosterone, aldosterone, estradiolo) e alcuni ormoni prodotti dalle
ghiandole surrenali ed altri ormoni steroidei (es. cortisolo)
•precursore della vitamina D (importante per la crescita ossea e dei denti)

• composto di partenza per la sintesi degli acidi biliari (prodotti dal fegato).

Il colesterolo viene prodotto dal fegato ed è contenuto anche in molti alimenti. Una presenza eccessiva di
colesterolo potrebbe portare a malattie quali l’arteriosclerosi.

Proteine e Amminoacidi
Le proteine sono il materiale biologico più abbondante negli animali. Sono essenziali per la struttura e le
funzioni degli esseri viventi. Esse vengono sintetizzate negli organismi viventi secondo istruzioni fornite dal
DNA.

Hanno funzione:

1) Strutturale: ad esempio la cheratinea che forma i capelli, il collagene componente di pelle, tendini e
legamenti; vi sono proteine nella seta del ragno;
2) Contrazione: l’actina e la miosina sono responsabili della contrazione dei muscoli;
3) Riserva: ovalbumina nell’uovo con funzione di riserva per l’embrione;
4) Recettoriale: recepiscono i segnali che le cellule scambiano tra loro
5) Enzimatica: accelerano le reazioni. Funzione svolta dagli enzimi;
6) Trasporto: ad esempio l’emoglobina che serve a trasportare ossigeno e anidride carbonica nei
globuli rossi del sangue;
7) Segnale di comunicazione tra le cellule/regolazione: funzione svolta dagli ormoni che regolano
diversi processi negli organismi (come gli ormoni della crescita);
8) Difesa immunitaria: come ad esempio gli anticorpi, che difendono il nostro organismo

Le proteine sono polimeri di amminoacidi. I polimeri sono molecole formate da più unità che si ripetono
(monomeri). Gli amminoacidi sono costituiti da un atomo di carbonio (C) legato ad un gruppo amminico (-
NH2), un gruppo carbossilico (-COOH), un atomo di idrogeno (H), ed un radicale (che determina la specificità
dell’amminoacido).

Gli amminoacidi nella catena proteica sono legati con un tipo specifico di legame covalente detto legame
peptidico. Questo legame si stabilisce tra il carbonio del gruppo carbossilico di un amminoacido e l’azoto
del gruppo amminico di un altro amminoacido e prevede la liberazione di una molecola d’acqua. Gli
amminoacidi sono solubili in acqua ma non in solventi apolari, hanno uno stato solido cristallino e alti punti
di fusione. Gli amminoacidi possiedono inoltre un comportamento anfotero, ovvero possono reagire sia con
acidi, sia con basi. In una soluzione basica si comportano da acidi cedendo un protone H+ e in una soluzoine
acida si comportano da basi, accettando un protone H+.

In natura vi sono 20 amminoacidi: 12 di essi possono essere sintettizati mentre invece gli altri 8, detti per
questo essenziali, vanno assunti con la dieta.

Esaminando una proteina nella sua configurazione spaziale, è possibile individuare quattro livelli di
organizzazione ai quali si dà il nome di struttura primaria, secondaria, terziaria e quaternaria.

La struttura primaria è definita dalla sequenza con cui gli amminoacidi sono legati all’interno della catena
polipeptidica. Tale sequenza è UNICA, e ogni proteina ha quindi la sua sequenza specifica. Una sequenza
diversa cambierebbe il ruolo della proteina. Ad esempio l’ossitocina , responsabile della contrazione della
muscolatura uterina, e la vasopressina, che favorisce il riassorbimento dell’acqua a livello renale,
differiscono solo per 2 amminoacidi.

La struttura secondaria rappresenta la disposizione spaziale della protteina. In questa struttura alcuni tratti
del polipeptide formano delle spirali stabilizzata da legami a idrogeno o si ripiegano su se stessi (struttura a
beta foglietto ripiegato). La prima è detta struttura ad alfa elica, la seconda struttura a beta foglietto
ripiegato. L’elica conferisca ad una proteina una elevata flessibilità ed elasticità. Il foglietto ripiegato è
invece più stabile.

La struttura terziaria rappresenta la struttura finale, la forma definitiva assunta nello spazio dall’intera
catena polipeptidica. Tale struttura è in genere stabilizzata da interazioni deboli tra le catene laterali degli
amminoacidi (legami idrogeno) o da legami covalenti forti (detti legami disolfuro S-S). In molti casi la
struttura terziaria rappresenta il grado definitivo di organizzazione e la proteina ottenuta è perfettamente
funzionante. Più struttura ad elica e a foglietto ripiegato costituiscono la struttura terziaria. In genere le
proteine globulari hanno funzione enzimatica e quelle con forma allungata hanno funzione di sostegno.
Questa struttura può però essere alterata in modo irreversibile (a causa di un fortissimo calore). Tale
processo è detto denaturazione (come ad esempio nella cottura di un uovo). In questo caso la proteina
forma nuovi legami intramolecolari e intermolecolari.

La struttura quaternaria non è presente in tutte le proteine (non tutte le proteine la assumono). Alcune per
essere funzionanti si fermano alla struttura terziaria. Altre hanno invece bisogno di unirsi e formarne una
versione ancora più complessa. La struttura quaternaria è quindi data dall’associazione di più catene
polipeptidiche, denominate in questo caso subunità. Due proteine che hanno la struttura quaternaria sono
l’emoglobina e il collagene.

I ripiegamenti (in struttura terziaria e/o quaternaria) della catena polipeptidica danno origine a delle
«nicchie» chiamate siti. Come la serratura di una porta che viene aperta da una sola chiave, il sito di una
proteina è in grado di «accogliere» un unico tipo di molecola o di atomo. Si tratta di una proprietà
fondamentale in molti processi biologici.

Igiene Alimentare
Sali Minerali
I Sali minerali sono elementi di cui l’organismo ha bisogno per vivere. Ve ne sono due tipi:

- I macroelementi: elementi dei quali ci serve qualche grammo al giorno. Questi elementi sono il
calcio, il fosforo, il magnesio, il sodio, il potassio, il cloro e lo zolfo.
- I microelementi: elementi per i quali il fabbisogno è minore e possono diventare tossici se assunti in
gran quantità. Questi elementi sono il ferro, lo zinco e il rame.

Vitamine
Le vitamine sono biomelocole. Le vitamine non hanno funzione energetica ma sono indispensabili per il
corretto svolgimento delle razioni chimiche e partecipano a molti processi metabolici.

Vi sono due tipi di vitamine:

1) Liposolubili: si accumulano nel fegato. Sono le vitamine dei gruppi A, E, D, F e K;


2) Idrosolubili: non si accumulano e bisogna introdurle quotidianamente con la dieta. Sono le vitamine
del gruppo B e C.
Fibre Alimentari
Le fibre alimentari sono quasi tutte polisaccaridi (cellulosa), non hanno valore nutrizionale ma sono
essenziali per il nostro corpo. Le fibre infatti:

1) Trattengono acqua
2) Mantengono e Sostengono la flora batterica intestinale buona
3) Rallentano l’assorbimento degli zuccheri e dei lipidi, quindi sono amici della linea, ma soprattutto
aiutano a mantenere sano il profilo lipidico e glicemico del sangue e dunque proteggono da
malattie metaboliche e cardiovascolari

Troppe fibre possono rallentare l’assorbimento di nutrienti utili per il nostro organismo.

Acidi Nucleici
I monomeri degli acidi nucleici sono detti nucleotidi. Un singolo nucleotide è composto da : uno zucchero
pentoso (desossiribosio nel DNA e ribosio nel RNA); un gruppo fosfato PO 4--; una base azotata, purina o
pirimidina. Le basi azotate purine, ovvero la citosina, la timina e l’uracile, derivano dalla purina e sono
composte da due anelli eterociclici; le basi azotate pirimidine, ovvero la guanina e l’adenina derivano dalla
pirimidina e sono composte da un solo anello eterociclico. Le basi azotate sono: timina, citosina, adenina
guanina nel DNA; citosina, adenina, guanina e uracile RNA troviamo le stesse tranne la timina che è
sostituita dall’uracile. Citosina, timina e uracile sono dette pirimidine mentre guanina e adenina sono
purine.

Gli acidi nucleici sono polimeri formati da tanti nucleotidi. Fra il ribosio di un nucleotide e il fosfato del
nucleotide successivo vi è un legame covalente. Si forma a quel punto una catena fosfato-ribosio da cui
sporgono le basi azotate. La sequenza è quindi: fosfato-ribosio-fosfato ribosio e all’esterno, dall’altra parte,
legato al ribosio, troviamo una base azotata. L’RNA è costituita da una catena semplice di nucleotidi.

L’RNA è costituita da una catena semplice di nucleotidi. Il DNA invece possiede due catene di nucleotidi che
si avvolgono a formare una doppia elica. Le basi azotate nel DNA sono legate tra di loro da legami a
idrogeno. L’appaiamento delle basi azotate non è casuale: l’adenina si lega sempre con la timina e la
citosina sempre con la guanina. È proprio questa sequenza che determina l’esatto funzionamento del DNA.
Alcune sostanze spezzano le catene di DNA o fanno appaiare in modo errato le basi azotate e dunque si
hanno mutazioni genetiche. Un esempio è la formaldeide contenuta in aromi delle sigarette elettriche che
causano la rottura del DNA e hanno dunque un effetto cancerogeno.

L’appaiamento sbagliato nel DNA si ha quando le cellule si devono riprodurre. Quando infatti si deve
duplicare il DNA, la doppia elica si apre e i due filamenti fungono da stampo per la formazione della catena
successiva; è in questo momento che può avvenire la mutazione.

Gli acidi nucleici sono lunghi polimeri importanti poiché portano con sé l’informazione genetica. DNA e RNA
non solo hanno struttura diversa ma hanno anche funzione diversa. Nel DNA, contenuto nel nucleo, sono
contenute tutte le informazioni genetiche che riguardano la vita, la sopravvivenza, la riproduzione e tutte le
attività che devono avvenire nella cellula. Tutte le informazioni che portano una cellula ad attuare un certo
processo derivano dal DNA. Quei filamenti di nucleotidi appaiati hanno quindi il ruolo di condottieri, di
codifica, delle informazioni che portano alle attività della cellula. Perché queste informazioni diventino
esecutive, esse devono essere trasferite dal DNA (la cassaforte delle informazioni) fuori e diventare qualcos
altro. Questo messaggio deve quindi tradursi ed essere quindi decodificato ed esplicitato. Tale ruolo è
svolto dal RNA.
Esistono diverse classi di RNA, tutte trascritte da geni che si trovano nel DNA, presente nel nucleo. Le
principali classi di RNA sono:

mRNA, ovvero RNA messaggero. Questo tipo di RNA è trascritto dai geni che forniscono le informazioni per
tradurre specifiche proteine, rappresenta cioè la copia del gene che può essere portata fuori dal nucleo,
che raggiunge poi il citoplasma e fornisce le istruzioni per la sintesi proteica nei ribosomi.

tRNA, ovvero RNA transfer. Questo tipo di RNA è deputato a mettere in rapporto l’informazione genetica
con gli amminoacidi affinché possa avvenire la sintesi proteica nei ribosomi. Ogni filamento possiede infatti
un anticodone, costituito da tre nucleotidi che corrispondo alle tre basi del codone letto e copiato dal
mRNA. Ogni anticodone contiene una specifica tripletta che si traduce poi in un amminoacido. È detto
transfer (o di trasporto) perché trasporta gli amminoacidi sparsi nel citoplasma al luogo della sintesi
proteica.

rRNA: ovvero RNA ribosomiale. Questo tipo di RNA è il principale costituente dei ribosomi.

Cos’è un gene?

Un gene è un pezzo di DNA che contiene le informazioni per la sintesi di una proteina. Tutte le attività che la
cellula svolge sono mediate dalle proteine. Quando in una certa cellula è necessaria la produzione di una
proteina X, entra in gioco il DNA, che si scinde e funge da stampo per l’RNA messaggero. Sulla copia del
messaggero viene quindi trascritta la copia del gene. Quando l’RNA arriva nei ribosomi avviene la
traduzione ovvero l’informazione porta dal mRNA viene tradotta in amminoacidi.

L’ATP, ovvero l’adenosin-trifosfato è un’altra molecola biologica. Ha una struttura molecolare parzialmente
simile a quella di un nucleotide. È composta da tre parti: l’adenina, il ribosio e tre gruppi fosfato legati tra
loro da legami covalenti. È una molecola ad alta energia: la rottura dei legami covalenti dei due gruppi
fosfato più esterni da parte di un enzima (reazione di idrolisi) libera infatti molta energia. L’ATP viene
prodotto con la rottura del glucosio; in quel caso si produce molta energia che viene concentrata nell’ATP.

Tutte le cellule

1) contengono: DNA ed RNA


2) sono dotate di una membrana plasmatica che separa l’ambiente interno dall’esterno
3) compiono funzioini metaboliche quali: sintesi e degradazione di molecole, produzione e
trasformazione di energia, assunzione di molecole dall’esterno ed eliminazione di prodotti di scarto,
movimento e comunicazione, autoregolazione.

Cellula procariotica
Procariota deriva da pro (prima) e kàryon (nucleo). Queste cellule infatti non presentano un nucleo in cui è
custodito il materiale genetico. Il DNA nelle cellule procariotiche è generalmente disperso nel citoplasma in
una regione chiamata nucleoide.

Caratteristiche comuni a tutti i procarioti:

Membrana plasmatica, struttura sottile (circa 8 nm) che separa la cellula dall’esterno e regola il passaggio di
sostanze fra questi due. All’interno della membrana vi è il citoplasma che comprende il citosol (soluzione
acquosa di piccole e grandi molecole) e alcune particelle insolubili quali un cromosoma (in cui è contenuto il
DNA) e i ribosomi (tipo particolare di RNA).

I procarioti sono tutti unicellulari


La membrana è formata da un doppio strato fosfolipidico (bi-layer fosfolipidico), proteine incastonate nel
doppio strato lipidico, come tessere di un mosaico, carboidrati (oligosaccaridi) e opanoidi ovvero composti
simili al colesterolo (nella membrana degli eucarioti c’è il colesterolo).

Proteine di Membrana
Le proteine costituiscono circa il 50% della massa della membrana. Sono gli esecutori di tutte le attività
della membrana.

Si dividono in proteine funzionali e strutturali. Quest’ultime fungono da impalcatura. Le proteine funzionali


invece svolgono varie funzioni. Alcune fungono da pompe ioniche o da canali e svolgono quindi una
funzione di trasporto; alcune proteine infatti possiedono una struttura tale da far scorrere alcune sostanze
che normalmente non sarebbero in grado di passare. Ci sono poi le proteine che hanno la funzione di
recettori di messaggi che arrivano dall’esterno, tramite gli ormoni. Alcune fungono da trasduttori di segnali
ovvero recepiscono il messaggio ricevuto dalla proteina e lo svolgono. Ci sono poi gli enzimi che fungono
da facilitatori di reazioni, abbassando l’energia di attivazione.

Le proteine di membrana possono essere intrinseche o estrinseche. Le intrinseche sono strettamente


associate alla membrana; alcune la attraversano completamente altre solo in parte. Le proteine estrinseche
non sono incluse nel bilayer fosfolipidico ma si trovano sulla superficie esterna o interna e interagiscono
con le proteine intrinseche.

Nella membrana vi sono proteine come il colesterol? È errata perché il colesterolo non è una proteina.

Trasporto di Membrana
La membrana è detta semipermeabile o filtro selettivo perché può essere attraversata da alcune molecole
ma è impermeabile ad altre. Il trasporto di molecole fuori e dentro la membrana può essere attivo o
passivo.

Viene detto passivo quando le sostanze si muovono secondo gradente di concentrazione; ovvero si
muovono da una soluzione più concentrata ad una meno concentrata in modo da arrivare ad uno stesso
livello di concentrazione. Questo tipo di trasporto non richiede energia. Viene detto trasporto passivo
semplice o diffusione quando sono a muoversi sono molecole piccole, come i gas respiratori, che passano
attraverso le code dei fosfolipidi. Se però a passare sono molecole più grandi, esse dovranno usufruire dei
canali proteici; in questo caso si avrà la diffusione facilitata. Un altro esempio di trasporto passivo è
l’osmosi ovvero il passaggio dell’acqua attraverso la membrana. L’osmosi avviene quando i soluti non
possono attraversare la membrana e quindi pe raggiungere l’equilibrio a passare dovrà essere l’acqua (dalla
soluzione ipotonica a quella ipertonica).

Viene detto attivo quando le sostanze si muovono contro gradente di concentrazione; ovvero si muovono
da una soluzione meno concentrata ad una più concentrata. Questo tipo di trasporto richiede energia
(ATP). Esso è mediato da proteine oppure da vescicole che attraversano le membrana della cellula.

Citoplasma nella cellula dei procarioti


Il citoplasma della cellula procariotica ha consistenza gelatinosa e contiene -80% d’acqua. Contiene
inoltre :

1) ioni, sali minerali, proteine, vitamine, acidi nucleici e loro precursori, aminoacidi e loro
precursori, carboidrati e lipidi con i loro derivati;
2) alcune particelle insolubili fra cui granuli di lipidi, polisaccaridi e di alcuni elementi minerali.
3) Alcune particelle insolubili come il cromosoma batterico (nucleoide) e i ribosomi.

Il nucleoide è la zona del citoplasma dei procarioti in cui risiede il DNA, sotto forma di un unico cromosoma,
costituito da una molecole di DNA. Nel nucleoide, è localizzata, quindi, la principale struttura che custodisce
l’informazione genetica delle cellule procariotiche. Il nucleoide ha forma circolare ed è irregolarmente
ripiegato; disteso in tutta la sua lunghezza raggiungerebbe la dimensione di 1mm cioè circa mille volte la
lunghezza della cellula che lo contiene. Il cromosoma non è circondato da membrana nucleare, come
avviene negli organismi eucarioti e manca anche il nucleolo.

I ribosomi sono particelle citoplasmatiche che intervengono nella sintesi proteica. Sono composti dal 60% in
RNA e dal 40% di proteine. Ognuno di essi è formato da due subunità. Quando avviene la sintesi proteica,
arriva dal nucleo una molecola di RNA messaggero, la quale si posiziona sul sito di decodificazione dove
viene letto il messaggio contenuto dall’mRNA, trovando l’amminoacido corrispondente a tale messaggio.
Via via gli amminoacidi si formano e la catena polipeptidica viene sintetizzata.

Vi sono alcune strutture accessorie non presenti in tutte le cellule procariotiche:

1) Plasmidi (DNA accessorio nel citoplasma);


2) Mesosomi.
3) La parete cellulare presente fuori dalla membrana;
4) Il glicocalice (parete ulteriore formata da capsula, strato mucoso);
5) Flagelli e pili (parti filamentose);

Un’altra struttura accessoria molto importante è il DNA di plasmide. Questo DNA è molto importante
perché i geni contenuti in esso permettono la sintesi di proteine in grado di donare caratteristiche al
batterio come tossicità o resistenza alle radiazioni. Se si avvicina una cellula simile senza questo dna di
plasmide, quello che lo presenta si apre momentaneamente e glielo invia. In questo modo anche batteri
normalmente innocue diventano virulente. Non sono sempre essenziali per la vita della cellula ma svolgono
funzioni molto utili per essa.

I mesosomi sono invaginazioni della membrana cellulare. Essi svolgono varie funzioni grazie agli enzimi
presenti su di essi, come ad esempio ausili forniti durante la moltiplicazione della cellula. Sono associati al
DNA batterico ed alla sua replicazione, fornendo l’ATP necessaria per l’apertura della doppia elica. Sono
inoltre associati a processi quali la respirazione cellulare o la fotosintesi.

La parete cellulare è formata da una struttura reticolata di peptidoglicano. Il reticolato è formato da catene
di polisaccaridi; queste catene sono tenute assieme da ponti formate da molecole peptidiche. Esso
conferisce rigidità e impedisce il danneggiamento della cellula a causa della pressione osmotica. Protegge
da eventuali danni meccanici esterni. Determina la forma della cellula. Può contribuire alla patogenicità del
batterio (protegge da sostanze tossiche e può bloccare la fagocitosi). È riconosciuto come target di alcuni
antibiotici. In base all’organizzazione del peptidoglicano si distinguono due tipi di batteri: gram+ e gram-:
nei gram+ sulla membrana plasmatica vi è solo uno strato molto spesso di peptidoglicano (parete). Nei
gram- sulla membrana vi è uno strato sottile di peptidoglicano e al di sopra vi è un’ulteriore membrana
esterna che reca glicoproteine e glicopolisaccaridi. Attraverso la colorazione di gram si capisce se vi è una
struttura o un’altra. Se si colora è gram positivo.

Glicocalice
Il glicocalice è un rivestimento esterno alla parete cellulare, composto da carboidrati e da polipeptidi. Non
è sempre presente nei procarioti. È posto al di sopra della parete e serve a proteggere la cellula. È uno
strato viscoso utile all’organismo per rimanere attaccato. Può essere fatta di capsula o strato mucoso: la
prima è altamente organizzata e fortemente aderente; il secondo è sparso, scarsamente adeso e
organizzato. Il glicocalice protegge la cellula e può contribuire a tenere ad una certa distanza le altre cellule.
Alcune molecole del glicocalice permettono alle cellule di riconoscersi tra loro, generare contatti e dare
origine ad associazioni. Altre molecole di questo rivestimento contribuiscono alla resistenza meccanica dei
tessuti multicellulari.

Altra struttura accessoria sono i flagelli e i pili. I flagelli sono strutture filamentose allungate. Queste
strutture servono alla cellula procariotica per muoversi in acqua. I pili, più corti e sottili, sono invece
appendici di fissazione al substrato. In alcuni casi permettono il trasferimento di materiale genetico fra
cellule (processo di coniugazione batterica); le due cellule si affiancano, si ha la fusione dei pili e il materiale
genetico passa da una cellula ad un’altra; questo processo è detto coniugazione batterica.

Differenza tra Nucleotide e Nucleoide

Il nucleotide è la molecola alla base degli acidi nucleici: formato da uno zucchero pentoso, base azotata e
gruppo fosfato. Il nucleoide è la parte in cui è collocata il cromosoma batterico del procariote.

Archeobatteri e Eubatteri

I procarioti sono suddivisibili in eubatteri e archeobatteri. Nella parete i primi possiedono il peptidoglicano,
e sensibile alla penicillina. I secondi possiedono uno pseudopeptidoglicano impermeabile, resistente alla
penicellina. Gli eubatteri possiedono il glicerolo+acidi grassi e doppio strato lipidico nella membrana. Quella
degli archeobatteri contiene, invece, glicerolo+isoprene e doppio oppure monostrato lipidico. I primi
hanno una sequenza di rRNA diversa da eucarioti. Gli archeobatteri hanno sequenze di rRNA simili agli
eucarioti. Hanno polimerasi grandi e complesse, in alcuni dei loro geni sono presenti introni, ovvero
segmenti genetici non codificanti. Gli archeobatteri sopportano condizioni ecologiche estreme
(disidratazione, alte temperature, pressione elevata, alte concentrazioni di sali). Sono quindi alofili,
metanogeni e termofili esterni.

I termoacidofili estremi crescono a temperature elevatissime e con pH molto acido, per cui gli habitat più
comuni sono le sorgenti idriche ricche di zolfo. Possono essere eterotrofi o chemiosintetici. Quelli
chemiosintetici utilizzano ossidi di zolfo trasformandoli in acido solfidrico H 2S.

Gli alofili vivono in ambienti con salinità elevate, quindi laghi salati, stagni, mari. Sono per lo più eterotrofi,
ma ve ne sono anche di autotrofi. Un esempio è l’Halobacterium che possiede una proteina fotosintetica
detta batteriodopsina ce cattura l’energia luminosa e la utilizza per spostare protoni attraverso la
membrana dalla cellula batterica verso l’esterno. Il gradiente protonico risultante viene convertito in
energia chimica tramite la sintesi di ATP.

I metanogeni, vivono in assenza di ossigeno (anaerobi), in acque stagnanti, sul fondo degli oceani, e sono
presenti nel rumine degli erbivori, ma anche nell’intestino dei mammiferi e delle termiti. Sono autotrofi
chemiosintetici poiché ricavano l’energia di cui hanno bisogno riducendo la CO 2 in metano (CH4) utilizzando
idrogeno allo stato molecolare (H2).

Osmosi: passaggio di acqua attraverso una membrana semipermeabile da un’area meno concentrata ad
una più concentrata. In questo processo la cellula si disidrata (e il processo che si usa per conservare sotto
sale. Alcuni archeobatteri non si disidratano anche se vi è una concetrazione di sale elevata.

Eubatteri
I batteri più comuni sono gli eubatteri. Si possono differenziare in base alla forma, alla reazione della parete
ai coloranti, al tipo di metabolismo e modalità di nutrizione e al rapporto che instaurano con i viventi con
cui entrano in contatto.

I batteri si dividonof per forma in:

- Cocchi, dalla forma sferica


- Bacilli, dalla forma cilindrica
- Coccobacilli, dalle forme intermedie rispetto al precedenti
- Vibrioni, spirilli e spirochete dalle forme ricurve

I cocchi possono formare delle colonie: cocchi, diplocchi, staffilococchi streptococchi etc…

Riguardo il metabolismo si dividono in aerobi e anaerobi o aerobi/anaerobi facoltativi. I primi vivono in


presenza di ossigeno. I secondi vivono in assenza di ossigeno, per loro l’ossigeno è dannoso (clostridio del
tetano, batteri intestinali), per cui devono vivere in luoghi senza ossigeno. I terzi possono vivere sia in
assenza che in presenza di ossigeno. Se si trovano in un ambiente con l’ossigeno questi sono detti aerobi
ma se si trovano in assenza sopravvivono ugualmente.

Gli eubatteri si distinguono anche in base alle modalità di nutrizione: in questo caso possono essere
autotrofi ed eterotrofi. Trofos vuol dire nutrimento. Autos vuol dire da sé, quindi vuol dire che gli autotrofi
riescono a produrre da sé il loro nutrimento. Eteros vuol dire altro, quindi vuol dire che gli eterotrofi non
riescono a produrre da sé il loro nutrimento. Gli autotrofi che trasformano la sostanza inorganica in
sostanza organica si dividono in fotosintetici (a cui in genere appartengono tutte le piante ma in questo
caso anche batteri), che ottengono energia partendo dall’acqua ed all’energia del sole ; oltre a loro vi sono i
chemiosintetici che ricavano da sé la sostanza organica senza la fotosintesi. Quest’ultimi ricavano l’energia
che gli serve degradando altre sostanze chimiche.

Alcuni autotrofi fotosintetici sono i cianobatteri (impropriamente detti alghe azzurre). Il nome ciano indica
la loro colorazione bluastra. Questi organismi sono i primi che effettuarono la fotosintesi. Se sulla Terra ci
sono organismi aerobi lo dobbiamo proprio a loro.

Alcuni autotrofi chemiosintetici sono gli azotofissatori i nitrificanti e i denitrificanti. I primi trasformano
l’azoto atmosferico in ammoniaca che può essere utilizzata dalle piante o da altri batteri. L’azoto
atmosferico ha formula N2 con un triplo legame covalente (un legame fortissimo che richiede troppa
energia per qualsiasi altro organismo vivente per demolirlo). Demolendo tale legame si forma l’ NH 3 e si
libera tantissima energia. Questa reazione metabolica fa comoda anche alle piante che ospitano questi
batteri. L’ammoniaca prodotta da questi batteri viene utilizzata da loro per formare l’ammoniaca. Alcuni
vivono liberi sul terreno. Anche gli altri sfruttano l’azoto, i secondi trasformano l’ammoniaca in triti e nitrati
e i terzi formano l’azoto gassoso.

Degli eterotrofi fanno invece parte i saprofiti e parassiti. I sapròfiti si nutrono di materiale organico in
decomposizione dove si trovano resti di foglie o animali. Vivono e si moltiplicano a contatto con l’ospite
senza provocare danni; anzi, a volte si può instaurare un rapporto di reciproco beneficio (simbiosi), come
quelli che risiedono nel nostro intestino.

I parassiti ricavano l’energia di cui hanno bisogno attaccando organismi viventi e prendendo da loro il
nutrimento necessario alla loro sopravvivenza.

Ci sono poi, tra gli eterotrofi, i patogeni e gli opportunisti


I patogeni sono eubatteri microrganismi che tendono a provocare malattie, anche mediante la produzione
di tossine. Ciò avviene durante il loro metabolismo.

Ci sono poi gli opportunisti che sono microrganismi normalmente innocui, ma in grado di provocare
malattie, anche gravi. Un esempio è l’Escherichia Coli normalmente presente nel nostro intestino che
attraverso il DNA di plasmide può diventare patogeno.

Nell’uomo vivono circa 500 differenti specie di batteri (flora batterica intestinale), anaerobici, sia obbligati
che facoltativi (Escherichia, Enterobacter, Bifidobacterium). Fra i più importanti vi sono i batteri lattici, tutti
anaerobi, che trasformano lo zucchero del latte, il lattosio, in acido lattico (generi: Lactobacillus,
Lactococcus, Streptococcus, Bifidobacterium, ecc…).

In totale la flora batterica intestinale: protegge l’organismo dall’attacco di microrganismi nocivi; scinde le
sostanze alimentari sfuggite alla digestione e all’assorbimento nell’intestino tenue, rendendo disponibili
per il nostro organismo vitamine, sali minerali e altri micronutrienti; produce la vitamina K, in particolare la
K2, inmportante per la corretta coagulazione del sangue, il buon funzionamento del fegato e la
calcificazione delle ossa; produce la vitamina B12 (assente negli alimenti di origine vegetali) importante per
la sintesi del DNA, delle proteine e in particolare dell’emoglobina.

Alcuni problemi di intolleranze alimentari sono dovute a squilibri nella flora intestinale.

Ospitiamo circa 10^12 batteri sulla pelle, 10^10 nella bocca e 10^14 nell’intestino. Uno dei batteri più diffusi
nell’organismo e l’escherichia coli che arriva a pesare 70g in totale e ve ne sono circa 10^ 13.

La maggior parte delle infezioni umane è provocata da batteri patogeni. Malattie come il colera, la
polmonite, la meningite, la peste, sono causati da batteri che possono trasmettersi direttamente o
indirettamente da un individuo all’altro. A seconda delle infezioni, i batteri patogeni possono localizzarsi in
organi diversi. I batteri opportunisti solitamente innocui presenti sulla pelle o nel tubo digerente, possono
dare origine a gravi infezioni quando proliferano esponenzialmente e invadono tessuti dove normalmente
non sono presenti.

La maggior parte delle infezioni umane è provocata da batteri patogeni. Malattie come il colera, la
polmonite, la meningite, la peste, sono causate da batteri che possono trasmettersi direttamente, o
indirettamente da un individuo all’altro. A seconda delle infezioni, i batteri patogenni possono localizzarsi in
organi diversi.

I batteri opportunisti sono quei tipi di batteri che, solitamente innocui e presenti sulla pelle o nel tubo
digerente, possono dare origine a gravi infezioni quando proliferano esponenzialmente e invadono tessuti
dove normalmente non sono presenti. Queste condizioni si possono verificare quando:

1) Si ha un crollo delle difese immunitarie dell’organismo;


2) Si è in stato di immunodeficienza congenita o acquisita;
3) Si seguono trattamenti prolungati con farmaci immunodepressori o corticosteroidei;
4) Dopo interventi operatori, come trapianti di organo o interventi cardiovascolari

Un esempio di patologia causata da batteri è la salmonella. Le salmonella causano malattie infettive


contagiose trasmesse con gli alimenti. Si distinguono in forme tifoidee, responsabili della febbre tifoide, e
non tifoidee, causate dalle cosiddette salmonelle minori. Questo batterio è responsabile di oltre il 50% del
totale delle infezioni gastrointestinali. I principali serbatoi dell’infezione sono: alimenti contaminati, carne
non ben cotta; acqua contaminata; piccoli animali domestici.

Un altro tipo di patologia è il tetano. Questa è una malattia infettiva non contagiosa provocata da tossine
che bersagliano il sistema nervoso, causando paralisi. Queste tossine sono prodotte dal batterio Clostridium
tetani. Esso è ubiquitario e si ritrova comunemente nell’intestino di molti animali, ed è anaerobico
obbligato anche se è possibile trovarlo anche in ambienti aerobici come ad esempio nel terreno e su oggetti
a contatto con esso.

La patogenicità è dovuta alla capacità di produrre spore in condizioni di aerobiosi; in questo caso il batterio,
esposto all’aria, assume forme cellulari specializzate a sopravvivere in condizioni avverse. Quando ciò
avviene le spore perdono acqua e sviluppano un rivestimento esterno molto spesso e bloccano i processi
metabolici. Quando però fanno ritorno in un ambiente anaerobico, adatto alla crescita, si trasformano in
batteri attivi, cominciando poi a proliferare, metabolizzare e a produrre tossine.

Come contromisure contro il tetano si possono adottare:

LVaccinazione(immunizzazione attiva): Consiste nell'iniezione di tossine tetaniche detossificate, che


stimolano l'organismo a produrre anticorpi contro le stesse tossine. Tutti i neonati vengono invitati alla
vaccinazione secondo un calendario vaccinale predeterminato (1° dose al terzo mese di vita, 2° dose al
quinto mese e 3° al 12 mese di vita). Una dose di richiamo viene effettuata a distanza di 4-5 anni dall'ultima
dose, prima dell'inizio del ciclo scolastico primario. Si dovrebbero effettuare poi, dei richiami facoltativi ogni
10 anni.

• Sieroterapia (immunizzazione passiva): Per chi non ha fatto il richiamo del vaccino antitetanico negli
ultimi 10 anni, in caso di ferita, è sicuramente utile, anzitutto, pulirla e disinfettarla con acqua ossigenata
(che crea ambiente aerobico) ma è opportuna l’immediata somministrazione del siero antitetanico; cioè
vengono iniettati direttamente gli anticorpi antitetanici.

La vaccinazione è detta immunizzazione attiva poiché comporta la produzione degli anticorpi da parte
dell’organismo. La sieroterapia è detta immunizzazione passiva poiché gli anticorpi vengono iniettati
direttamente all’interno del corpo. La vaccinazione è una misura preventiva (da attuare prima della
contrazione della malattia), mentre invece la sieroterapia è una terapia.

Un altro tipo di terapia antibatterica sono gli antibiotici. Essi sono sostanza che combattono i batteri
interferendo con alcune funzioni cellulari. Ci sono le peniciline che inibiscono un enzima batterico
responsabile di stabilizzare la parete cellulare. Per il nostro corpo questa sostanza è innocua poiché le
nostre cellule non possiedono la parete. Ci sono poi le tetracicline che interferiscono con la sintesi proteica
i. Infine ci sono i sulfamidici che interferiscono con la sintesi del DNA.

In molti casi vi può essere una resistenza acquisita da parte de i batteri (resistenza che si può trasmettere
da batterio a batterio tramite la coniugazione). La coniugazione consiste nel passaggio di una porzione di
DNA tramite un lungo pilo che mette in contatto le due cellule.

Un altro tipo di organismo patogeno sono i virus. Sebbene i virus contengano le informazioni per compiere
le funzioni normalmente espletate dalle cellule viventi, essi mancano delle caratteristiche cellulari per
sopravvivere, svilupparsi e replicarsi in modo autonomo e pertanto non vengono considerati esseri viventi. I
virus sono parassiti endocellulari obbligati. Questo perché non possono produrre energia o sintetizzare
acidi nucleici e proteine al di fuori di una cellula. I virus possiedono un solo tipo di acido nucleico che può
essere DNA o RNA. Nei retrovirus è sempre RNA. Hanno dimensioni molto piccole, che variano da 10 a
300nm. Possiedono un involucro, il capside, e a volte un involucro lipoproteico (pericapsideo peplos).
Presentano in superficie strutture proteiche chiamate antirecettori che si attaccano a specifici recettori
della cellula bersaglio.

A differenza degli organismi viventi ai virus mancano annche i ribosomi, un sistema generatore di ATP e non
compiono attività metaboliche.
Un esempio di virus è quello dell’HIV (Human immunodeficiency virus). Esso agisce attraverso la
glicoproteina 120. Questa è una sorta di chiave che il virus utilizza per trovare le particolari cellule umane in
grado di replicarlo, funzionando quindi da recettore che aggancia il virus ai recettori corrispondenti sulle
cellule bersaglio. Possiede poi un’altra glicoproteina, la gp 41, che interviene quando i virus sono già
agganciati, fondendo le membrane virali con la membrana cellulare permettendo la penetrazione del virus
all’interno delle cellule. Per questo motivo è detta proteina di fusione.

Il virus nel corpo può seguire due vie: lisogenica e litica.

La via lisogenica inizia con l’aggancio del virus ai recettori posti sulla cellula ospite. Da lì il virus penetra
attraverso la membrana plasmatica ed entra nel citoplasma. Molti virus che infettano le cellule animali
entrano intatti nella cellula ospite. Alcuni fagi iniettano invece solo il loro acido nucleico nel citoplasma
dell’ospite, mentre il capside resta all’esterno. Il genoma virale contiene tutte le informazioni necessarie
per produrre nuovi virus. Una volta all’interno, il virus degrada l’acido nucleico ospite e lo sostituisce col
proprio. Dopo la replicazione del genoma virale vengono sintetizzate le proteine del capside ed altre
molecole essenziali. I componenti virali neosintetizzati vengono assemblati per formare nuovi virus. I virus
assemblati vengono poi liberati all’esterno. Normalmente il rilascio dei fagi avviene tutto in una volta e
determina una rapida lisi cellulare, mentre i virus animali spesso vengono rilasciati lentamente oppure
gemmano nella membrana plasmatica.

Nel ciclo lisogeno la cellula infettata ospita l’acido nucleico virale nel proprio genoma. I virus sono detti
temperati in questo caso. In questo caso il virus viene chiamato profago e non è infettivo. Il profago può
rimanere inattivo per molti cicli di divisione cellulare. Quando però a causa di qualche evento che lo induce
ad attivarsi, il profago entra nel ciclo litico e distrugge la cellula.

Durante la via litica invece il fago utilizzerà l’apparato di replicazione dell’ospite per produrre nuove
particelle fagiche, fino al raggiungimento del volume di scoppio, momento in cui la cellula si disgregherà per
lisi. Si avrà quindi la diffusione del virus all’interno delle altre cellule. Un virus che si riproduce
esclusivamente attraverso il ciclo litico viene definito virulento. Dopo che un virus virulento si è legato a un
batterio e vi ha iniettato il proprio acido nucleico, quest’ultimo assume il controllo dell’attività metabolica
dell’ospite.

Un altro esempio di virus è quello della polio.

Il virus polio è un virus definito ad RNA, ovvero un virus che trasmette rna virale. Tale virus si annida nelle
tonsille e nell’apparato digerente; se poi arriva al tessuto nervoso, questo viene distrutto e allora si ha la
paralisi degli arti. Il vaccino fu scoperto nel 1956 da Sabin ma arrivò in Italia solo nel 1964. Questa
vaccinazione veniva fatta per via orale. In questa soluzione orale vi era il virus attenuato. Il virus attenuato
viene riconosciuto dal corpo in modo che vengano prodotti gli anticorpi adatti. Non è però in grado di
infettarla non possedendo il dna/rna virale. Oggi i bambini vengono vaccinati con il vaccino di Salk, più
sicuro perché contiene il virus inattivato ed ucciso. Il vaccino esavalente è quello più utilizzato in Italia
utilizzato nel primo anno di vita. Protegge da difterite, pertosse, meningite, tetano (batteriche) ed epatite B,
poliomelite (virali).

Il virus della HIV è uno dei virus più pericolosi esistenti. Le proteine che sporgono dalla membrana del virus
facilitano l’aggancio con la cellula. La proteina p17, è esterna al capside e viene sintetizzata nei linfociti
infettati e liberata nel sangue anche senza la restante parte del virus. Questa proteina non la si trova solo
nella capside del virus ma anche in tutto il torrente circolatorio. Quindi non solo si moltiplica ma fa
sintetizzare questa proteina perché probabilmente ha un ruolo importante nel predisporre i linfociti sani
all’attacco del virus.
I virus possono entrare nella cellula ospite ma rimanere quiescienti. Un individuo è detto sieropositivo
quando ha integrato l’acido nucleico del virus (lisogenico), senza sintomi della malattia. Dal virus si passa
alla malattia quando dalla fase lisogenica si passa alla fase litica. Siccome questo virus attaca i linfociti,
questo virus porta ad un crollo delle difese immunitarie.

Il virus si attacca e rilascia all’interno della cellula il capside contenente filamenti di acido nucleico e
proteine. Da un filamento di rna virale si ottiene il dna virale. Questo DNA si sposta nel nucleo e si pone
insieme al dna della cellula ospite. Questo dna può rimanere quiesciente per tutta la vita. Se però prende la
via litica si formeranno tanti virus che porteranno all’avvento della malattia.. In questo caso il dna si apre e
funge da stampo per filamenti di rna virale. Tale rna servirà a produrre delle proteine specifiche che
proteggeranno l’rna formando un altro capside. Nell’uscire dalla cellula, il virus si porta dietro un
frammento della membrana cellulare che rivestirà il capside e in superficie compariranno le glicoproteine
che serviranno per il successivo attacco alle cellule sane. In caso di AIDS da una cellula infetta usciranno
moltissime copie del virus e alal fine essa risulterà distrutta.

Il problema di questa malattia è che finora (dagli anni 80) non si è riusciti a creare una vaccinazione.

Quella che oggi si usa è la terapia virale. In pratica si cerca di agire direttamente sul virus. Non creare
anticorpi al virus ma cercare di distruggerlo utilizzando farmaci antivirali. Queste sostanze fanno in modo
che l’RNA entrato nella cellula non funga da stampo per il dna virale. Questa terapia va somministrata
giornalmente e a vita e inoltre ha gravi effetti collaterali contro molti organi.

In caso di influenza va preso l’antibiotico ma non per combatterla poiché essa è dovuta a virus. In caso di
influenza infatti si diventa più esposti all’azione di batteri che sfruttano la rottura dell’equilibrio. Da
un’infezione virale si passa quindi un’infezione batterica.

Cellule Eucariotiche

Le cellule eucariotiche sono di maggiori dimensioni, rispetto a quelle procariotiche (almeno 10 volte più
grandi). Oltre alla membrana plasmatica, al citoplasma, al DNA e i ribosomi, che sono comuni a tutte le
cellule, sono presenti diversi organuli e strutture subcellulari. Tra questi troviamo:

1) Il nucleo;
2) Il reticolo endoplasmatico
3) L’apparato del Golgi
4) I perossisomi
5) I lisosomi (tranne nelle cellule vegetali)
6) I mitocondri
7) Il citoscheletro (non è organulo, perché non è delimitato da una propria membrana)
8) I centrioli (non in cellule vegetali) che non sono organuli
9) Ciglia e flagelli (non sono organuli, perché non sono delimitati da una propria membrana)
10) Parete cellulare (solo nelle cellule vegetali) che non è un organulo
11) Il vacuolo centrale (solo nelle cellule vegetali)
12) I plastidi, inclusi i cloroplasti (solo nelle cellule vegetali)

Nucleo

Il nucleo è l’organulo più grande della cellula animale. Occupa circa il 10% del volume cellulare. Possiede un
compartimento delimitato da una doppia membrana che contiene il genoma delle cellule. Il genoma
rappresenta il materiale genetico. Il nucleo è il centro di controllo delel attività dcellulari: in esso vi è ol
DNA, che va incontro a:
- Duplicazione in previsione della divisione cellulare,
- Trascrizione in molecole di RNA, ai fini della sintesi proteica, la quale avviene al di fuori del nucleo.

Nel nucleo delle cellule che non sono in divisione cellulare il DNA è organizzato in cromatina, ovvero in
filamenti di DNA despiralizzato e circondato da proteine. Quando la cellula va incontro alla divisione
cellulare, il DNA subisce duplicazione e poi la cromatina si condensa in grandi strutture visibili anche al
microscopio ottico: i cromosomi.

Il nucleo è delimitato da un involucro nucleare costituito da 2 membrane concentriche sulle quali vi sono
dei fori: i pori nucleari, attraverso cui circolano molecole fra il nucleo e il citoplasma.

Nel nucleo entrano proteine e nucleotidi. Dal nucleo esce rna (ribosomiale, messaggero e di trasporto).

L’RNA ribosomiale sono molecole di RNA che nel citoplasma si addensano a formare i ribosomi sui quali
avviene la sintesi proteica. L’RNA messaggero sono molecole di RNA, derivanti dalla Trascrizione del DNA e
portanti le informazioni per la sintesi delle proteine. L’RNA di trasporto sono molecole di RNA che
trasportano gli aminoacidi ai ribossomi per la sintesi delle proteine sulla base delle informazioni contenute
nell’RNA messaggero.

Il nucleolo è la regione interna al nucleo, implicata nella sintesi di molecole di RNA ribosomiale, che poi
migrano nel citoplasma, dove si addensano a formare i ribosomi.

I ribosommi sono particelle subcellulari, deputate alla sintesi proteica.

Il DNA controlla la sintesi proteica, determinandone la sequenza in aminoacidi, mediante la successione


delle quattro basi azotate dei nucleotidi. Il linguaggio del DNA è quindi formato da un alfabeto di quattro
lettere, invece quelle delle proteine da 20 aminoacidi. Si passa dal linguaggio del DNA alla sintesi delle
proteine, attraverso l’RNA messaggero e grazie al codice genetico che consente il trasferimento da un
linguaggio ad un altro, in particolare ciascun aminoacido è identificato da una sequenza di tre basi. Le terne
di basi azotate si chiamano triplette o codoni. Essendo 4 le base, si hanno 64 triplette possibili. Il loro
significato è lo stesso per tutte le cellule degli organismi viventi, dai batteri all’uomo, pertanto il codice
genetico è universale.

La sintesi proteica si compone di due fasi: trascrizione e traduzione.

Nella prima fase l’informazione genetica viene trascritta dal DNA all’RNA messagero e avviene nel nucleo. In
questa fase la doppia elica di una porzione di DNA viene prima srotolata da un enzima (DNA polimerasi) che
provvede ad aprirla. Dopo la trascrizione la molecola di rna messaggero raggiungerà i ribosomi, dove avverà
la polimerizzazione delle proteine. Nella seconda fase, l’informazione genetica viene tradotta sui ribosomi.
Questa fase avviene nel citoplasma quindi.

I ribosomi possono avere due collocazioni: liberi nel citoplasma o associati al reticolo endoplasmatico
rugoso. Le proteine destinate al citosol, al nucleo, ai mitocondri, ai cloroplpasti, ai perossisomi, sono
sintettizate sui ribosomi liberi nel citoplasma. Le proteine destinate alle secrezione esterne alle cellule,
oppure alle strutture del reticolo, dell’apparato del Golgi, ai lisosomi e alla membrana plasmatica sono
sintetizzate sui ribosomi associati al reticolo endoplasmatico rugoso.

Reticolo Endoplasmatico

Il reticolo endoplasmatico è un reticolo di tubuli e cisterne che si estende dalla membrana nucleare al
citoplasma. Ve ne sono due tipi: liscio e rugoso.

Il reticolo endoplasmatico rugoso (rer) presenta sulla sua superficie una serie di granuli: i ribosomi. Nel RER
avviene la sintesi delle proteine e il loro trasporto (all’apparato del Golgi, ai lisosomi, alla membrana
plasmatica e all’esterno della cellula).
Il reticolo endoplasmatico liscio è contiguo al rugoso. È sede di sintesi di lipidi come il colesterolo, ormoni
steroidei, trigliceridi, fosfolipidi. Sarà quindi più sviluppato nelle cellule epatiche ed adipose. È sede di
neutralizzazione di sostanze tossiche come l’alcool o farmaci. Per questo motivo il REL è molto sviluppato
nelle cellule epatiche. È sede del metabolismo del glicogeno, molecola che troviamo nel fegato e nei
muscoli degli animali. Infine il REL immagazzina ioni Ca 2+, specie nelle cellule muscolari dove è molto
sviluppato.

Il trasporto di molecole dal reticolo, lungo la via secretoria, avviene in vescicole di trasporto, che si
originano per gemmazione dalla membrana del Reticolo Endoplasmatico. Queste vescicole migrano verso
un secondo organello, l’apparato del Golgi, con il quale si fondono e poi verso la membrana cellulare. Le
proteine destinate a far parte della membrana plasmatica sono integrate nella membrana della vescicole
che si fonde letteralmente con la quest’ultima.

Apparato del Golgi

L’apparato del Golgi è costituito da sacche appiattite, dette cisterne, racchiuse da membrane. Le cisterne
sono la sede di arrivo e di fusione della vescicole provenienti dal reticolo endoplasmatico. Dall’apparato del
Golgi ripartono altre vescicole dirette verso la membrana plasmatica. Alcune delle molecole che partono da
qui vengono modificate. Tra le trasformazioni vi è la glicosilazione delle proteine. Infine dall’apparato del
Golgi partono anche i lisosomi che non sono diretti verso la membrana cellulare ma agiscono nel
citoplasma.

Lisosomi

I lisosomi sono organuli sferici, relativamente grandi, rivestiti da una sottile membrana. Derivano per
gemmazione dall’apparato del Golgi. Contengono enzimi digestivi (anche 50 tipi diversi), per questo sono
considerati gli spazzini della cellula. Ciò che viene digerito dai lisosomi può provenire sia dall’interno della
cellula, come nel caso di organuli danneggiati, sia dall’esterno, mediante endocitosi. Mediante endocitosi
possono entrare: batteri fagocitati, nel caso dei macrofagi; particelle di cibo, nel caso dei protisti; molecole
come il colesterolo che potrà essere poi utilizzato dalla cellula. Le molecole che si ottengono dopo la
digestione dei lisosomi possono essere sia riciclate e riutilizzate nel citosol, sia espulse all’esterne mediante
processo di esocitosi.

Perossisomi

I perossisomi sono altri organuli simili ai lisosomi dai quali differiscono per il contenuto enzimatico. I
perossisomi, infatti, contengono enzimi che sfruttano l’ossigeno molecolare, O 2, per effettuare reazioni
ossidative. Neutralizzano così i radicali liberi che possono risultare dannosi per la salute delle cellule. I
perossisomi aiutano inoltre nelle cellule del fegato a neutralizzare la tossicità dei farmaci e dell’alcool;
compito che svolgono insieme al REL.

Mitocondri

I mitocondri sono organuli tipici di tutte le cellule eucariotiche, sia animali che vegetali. Essi contengono
proteine, lipidi, carboidrati e acidi nucleici, sia RNA che DNA. Hanno una struttura bastoncellare. Sono
generalmente lunghi da uno a 6 micron e ciò li rende visibili al microscopio elettronico. Solo con una
opportuna colorazione possono essere visti anche al microscopio ottico.

Il loro numero varia molto da cellula a cellula, in base al fabbisogno energetico della stessa. È
particolarmente elevato nelle cellule muscolari, nervose, cardiache, in quelle deputate alla riproduzione
sessuale e in quelle epatiche. In queste ultime possono arrivare a raggiungere addirittura le 2000 unità.
I mitocondri presentano una membrana esterna e una interna ripiegata a formare delle pieghe dette creste
mitocondriali. Lo spazio all’interno della membrana interna, fra le creste si chiama matrice mitocondriale.
Nella matrice mitocondriale sono presenti: DNA mitocondriale; ribosomi; granuli; acqua e fosfati; e molte
proteine enzimatiche necessarie per far avvenire le reazioni chimiche che recuperano l’energia contenuta
negli alimenti e l’accumulano in speciali molecole di adenosintrifosfato, nelle quali si conserva concentrata
e pronta all’uso.

In genere le proteine necessarie per un mitocondrio vengono sintetizzate dai ribosomi liberi nel citoplasma;
tuttavia, in ogni mitocondrio si individua del DNA che codifica solo per alcune proteine e per i ribosomi
interni al mitocondrio. Nei mitocondri dell’uomo si contano da 5 a 6 molecole circolari di DNA. La struttura
del genoma mitocondriale mostra una maggiore somiglianza con il genoma dei procarioti che con quello
degli eucarioti: i geni infatti sono privi di introni, ovvero porzioni di DNA non codificante fra un gene e
l’altro. Il DNA mitocondriale umano contiene 37 geni, dei quali 13 codificano per proteine (sfruttate nelle
reazioni metaboliche che portano alla sintesi dkell’ATP). Gli altri 24 invece, codificano per l’RNA
mitocondriale.

Il DNA mitocondriale è esclusivamente di origine materna.

I mitocondri sono la centrale energetica della cellula perché in essi si verifica la respirazione cellulare.
Quest’ultima rappresente tutto l’insieme di reazioni che libera molta energia chimica, immagazzinata
momentaneamente nella sintesi di ATP, in seguito alla degradazione di glucosio in presenza di ossigeno. La
formula chimica è la seguente: C6H12O6+6O2 -><- 6CO2+6H2O e 36 molecole di ATP

L’ATP è il trasportatore di energia delle cellule. L’adenosintrifosfato è un nucleotide composto da: la base
adenina; uno zucchero pentoso, il ribosio; tre gruppi fosfato legati tra loro da legami covalenti. L’ATP è una
molecola ad alta energia: la rottura del legame covalente del gruppo fosfato più esterno da parte di un
enzima (reazione di idrolisi) libera molta energia. Questa è infatti una reazione esoergonica. La reazione che
porta alla formazione dell’ATP partendo dall’ADP è una reazione endoergonica. Nei mitocondri avviene
proprio questo: partendo da ADP+P si forma ATP, sfruttando l’energia liberata da una serie di reazioni che
utilizzano gli zuccheri e l’O2.

Nella respirazione cellulare si ha la degradazione del glucosio, che avviene attraverso una catena di reazioni
esoergoniche. Tutta l’energia che si libera viene utilizzata per trasformare l’ADP in ATP. Dunque la
respirazione cellulare ha la funzione di produrre ATP che è la molecola che, a sua volta cede rapidamente
energia chimica alla cellula.

La degradazione del glucosio inizia nel citoplasma con la glicolisi. Si inizia con una molecola di glucosio che
viene scissa in 2 molecole a 3 atomi di carbonio, il piruvato, con la generazione di 2 molecole di ATP, a
partire da 2 molecole di ADP+2 molecole di fosfato. In questa reazione non è richiesto ossigeno.

La seconda fase della respirazione avviene nei mitocondri. La 2 molecole di piruvato entrano nel
mitocondrio e vanno incontro ad una complessa serie di reazioni divisibili in 2 fasi:

1) Il ciclo di Krebs;
2) La fosforilazione ossidativa e trasporto di elettroni

Alla fine di queste due fasi si ha la liberazione di 6 molecole di CO 2 e 6 di H2O. Inoltre, nella fase della
fosforilazione ossidativa, 6 molecole di O2 vanno incontro ad un processo di riduzione, cioè alle molecole
vengono sottratti elettroni e trasferiti attraverso una catena di reazioni che portano alla liberazione di un
elevato numero di molecole di ATP. In totale, fra queste due fasi si arriva alla sintesi di ben 34 molecole di
ATP.
In caso non vi sia ossigeno dopo la glicolisi si passa alla fermentazione lattica o alla fermentazione alcolica.
Da questo processo si ottengono solo 2 molecole di ATP. Con la respirazione cellulare aerobica invece se ne
ottengono 38. Per questo motivo è più conveniente svolgere la respirazione in presenza di ossigeno.

Oltre agli zuccheri anche i lipidi e gli aminoacidi possono essere degradati con il meccanismo della
respirazione cellulare. Quando le cellule sono in debito di zuccheri, infatti, si avvia la degradazione di lipidi e
aminoacidi, con la formazione di molecole intermedie che entrano nel ciclo di Krebs e permettono, quindi
l’avvio della fosforilazione ossidative e la liberazione di ATP.

La teoria dell’endosimbiosi suggerisce che un organismo anaerobico obbligato, progenitore degli attuali
eucarioti e simile agli archeobatteri, per un processo di endocitosi avrebbe inglobato un organismo
procariotico più piccolo ed aerobico, ospitandolo al proprio interno. L’endocitosi è l’ingresso di cellule
dall’esterno attraverso un processo di inglobamento. Il procariote aerobio, inglobato, avrebbe dunque dato
origine agli attuali mitocondri delle cellule eucariotiche. In questo modo l’organismo che ha inglobato il
procariote avrebbe potuto vivere anche in presenza di ossigeno, ricavandone inoltre dei vantaggi essendo
in grado di ottenere moltissima energia in più di quella che avrebbe potuto ottenere senza. L’organismo
inglobato ne avrebbe ricavato il vantaggio di essere protetto e di ricevere dalla cellula ospitante il materiale
necessario per la respirazione cellulare. Si parla quindi di simbiosi, poiché entrambi gli organismi traggono
vantaggio dal cooperare.

Questa teoria è supportata dal fatto che i mitocondri presentino: una doppia membrana (derivante dal
processo di fagocitosi; un proprio genoma, simile a quello procariotico; la capacità di sintetizzare proprie
proteine, mediante ribosomi simili a quelli dei procarioti. Questa struttura particolare ha fatto ipotizzare
che nell’attuale cellula eucariotica il mitocondrio sia arrivato per endosimbiosi. La parola endosimbiosi è
formata da endo, che vuol dire dentro, e simbiosi.

Per evoluzione da queste cellule primitive si è arrivati poi alla formazione delle cellule eucariotiche. Questa
è però solo un’ipotesi dovuta al fatto che il DNA mitocondriale è simile a quello dei procarioti.

Il DNA materno è nei mitocondri? No. Il DNA materno è nel nucleo. La frase giusta è che nei mitocnddri c’è
solo il dna mitocondriale di origine materna. Il dna mitocondriale si trasmette solo per via materna.

Citoscheletro

Il citoscheletro è una serie di tanti filamenti che attraversa il citoplasma. Questa serie di fili viene definita
l’impalcatura della cellula. A formare queste strutture troviamo delle proteine opportunamente impilate ed
organizzate.

Le funzioni del citoscheletro sono:

1. Determina e mantiene la forma della cellula;


2. Determina e mantiene la posizione degli organelli citoplasmatici;
3. Sostiene la membrana cellulare;
4. Spinge e guida il traffico intracellulare di organuli e vescicole, (dal reticolo endoplasmatico, al Golgi,
alla membra cellulare) lungo specifiche piste;
5. Esplica un’importante funzione nella duplicazione cellulare, con la formazione del fuso mitotico,
esercitando trazione sui cromosomi e allontanandoli durante la mitosi. Inoltre da origine al setto
che taglia in due la cellula che si sta dividendo;
6. Nelle cellule vegetali guida la crescita della parete cellulare;
7. Rende possibile il movimento cellulare (ciglia e flagelli)
Le funzioni del citoscheletro si basano sul comportamento di diverse tipologie di proteine che si
assemblano a formare 3 tipi di filamenti dalle proprietà diversificate. Ci sono quindi:

1) I filamenti di actina che determinano la forma della superficie cellulare, sono necessari per la
locomozione dell’intera cellula e partecipano a contrazione delle fibre muscolari. Rappresentano
quindi dei binari.
2) I filamenti intermedi, che sono quelli che forniscono forza meccanica alla cellula e resistenza agli
stress.
3) I microtubuli, più spessi, che donano rigidità e robustezza alla cellula. Dirigono inoltre il trasporto
intracellulare.

Insieme a questi troviamo le proteine accessorie, che permettono l’assemblaggio dei filamenti e lo
scorrimento degli organelli sui filamenti stesso.

I microtubuli sono abbastanza importanti per quello che riguarda la secrezione di sostanze dall’interno della
cellula. ad esempio svolgono un ruolo importante con la secrezione degli ormoni da parte delle ghiandole
endocrine. Servono ad orientare l’espulsione di queste cellule. Inoltre, duranet la divisione cellulare
presiedono alla costituzione del fuso mitotico dove saranno distribuiti i cromosomi. Costituiscono infine
l’impalcatura delle ciglia e dei flagelli.

Ciglia e Flagelli

Nelle ciglia e nei flagelli, gruppi di microtubuli si associano fra di loro a formare strutture tubulari. Il
perimetro fatto da 9 coppie di microtubuli associati a una decima coppia centrale. Questa strutture è
flessibile e consente il movimento ondeggiante. I microtubuli dei flagelli vengono prodotti a partire dal
corpo basale, che ha una struttura 9x3, cioè ha un perimetro formato da 9 terne di microtubuli.

La strutture del corpo basale è uguale a quella dei centrioli, organuli coivolti nella formazione del fuso
mitotico nella duplicazione cellulare.

Centrioli

I centrioli intervengono nella cellula animale durante la duplicazione del DNA.

In ogni cellula sono presenti dei fusi di centrioli in stato di quiescenza. Quando la cellula si deve duplicare il
centriolo si distribuiscono intorno al nucleo in asse. A questo punto la membrana nucleare scompare, i
cromosomi diventano evidenti e passano attraverso dei filamenti che partono dai centrioli. L’insieme di
tutti questi microtubuli prende il nome di fuso mitotico.

. Parete Cellulare

La parete cellulare è presente sia nelle cellule vegetali che in quelle dei funghi. E’ un involucro che contiene
la membrana e il resto della cellula. La parete è composta da cilindri di cellulosa. La cellulosa è diversa
dall’amido perché non è digeribile dall’uomo.

Attorno ai cilindri vi è l’emicellulosa. Sono presenti poi delle strutture di un altro polisaccaride, la pectina,
tenuta assieme da ioni di calcio. Vi è poi una rete di glicoproteine.

La parete cellulare ha funzione di sostegno e conferisce forma alla cellula. Per poter favorire la scambio
intracellulare presenta delle interruzioni in cui sono presenti canali che permettono lo scambio tra una
cellula e l’altra. Queste interruzioni prendono il nome di plasmodesmi. Attraverso di essi possono passare
ioni, zuccheri, molecole segnale e altre piccole molecole. Si formano durante la divisione cellulare da tubuli
del reticolo endoplasmatico che vengono intrappolati nella piastra cellulare in formazione.
La parete cellulare dei funghi è sempre presente ma è formato però da chitina con la struttura diversa dalla
cellulosa. La chitina da resistenza funzionando da isolante termico. È resistente inoltre alla degradazione da
parte dei microbi, al caldo, al freddo e alla siccità. La chitina è presente anche nell’esoscheletro degli
Artropodi (insetti, ragni, crostacei) …

FINO A QUI
Vacuolo centrale

La parete cellulare è una delle differenze tra cellula animale e vegetale. Nella cellula vegetale troviamo
anche organuli non presenti nelle cellule animali come il vacuolo centrale. Il vacuolo occupa circa il 90 %%
del volume cellulare. È una grande vescicola, contenente tantissima acqua.

Il motivo per cui la cellula vegetale è più grande di quella animale è proprio perché vi è questa struttura
contenente tantissima acqua. Il vacuolo ha una funzione osmotica. Qui dentro si accumula infatti
moltissima acqua. La parete cellulare contiene l’assorbimento eccessivo di acqua che avviene da parte del
vacuolo quando la cellula è immersa in una grande soluzione d’acqua.

È chiaro che l’acqua presente nel vacuolo viene sfruttato. Quando l’acqua nel vacuolo finisce la cellula si
raggrinzisce e rischia di morire. Oltre ad acqua si accumulano sostanza di riserva. Possiede inoltre una
funzione segregativa. Serve quindi ad accumulare le sostanze tossiche della pianta. Questa funzione è stata
scoperta negli ultimi anni e si è scoperta che le piante possono con essa svolgere funzione di epurazione.
Sono quindi utili per depurare. Hanno poi funzione litica. Il vacuolo presenta un’attività metabolica legata
alla presenza di enzimi litici. Questi enzimi litici sono utili per attaccare i corpi estranei. Svolgono quindi una
funzione dei lisosomi.

Svolge funzione omeostatica: grazie al vacuolo viene preservata la funzionalità del citoplasma.

I plastidi

Una domanda può essere: struttura e funzione di…

I cloroplasti sono presenti in tutti organismi vegetali e sono localizzati nelle cellule dei tessuti esposti alla
luce (foglie, fusti erbacei, gemme, boccioli di fiori, frutti acerbi ecc.). Hanno un diametro di circa 4-6 µm. In
una cellula vegetale si possono avere fino a 40-50 cloroplasti. La forma dei cloroplasti varia: nelle alghe
sono solitamente allungati ma possono essere anche nastriformi, spiraliformi; nelle piante superiori sono
ellissoidali. Alcune delle proteine dei cloroplasti sono codificate dal DNA nucleare, sintetizzate nel
citoplasma e poi trasportate nei cloroplasti. • Atre proteine, invece, sono codificate e nel DNA plastidiale e
sintetizzate negli stessi cloroplasti.. Possiedono una matrice simile a quella dei mitocondri, una sostanza
gelatinosa. Immersi in questa sostanza troviamo i tilacoidi, i quali sono disposti in un complesso sistema di
lamelle parallele, prodotte per invaginazioni della membrana plasmatica, dove si accumulano i pigmenti
fotosintetici e si svolge la fotosintesi. In un cloroplasto sono presenti più grani. Ci sono due membrane una
interna e una esterna. La funzione dei cloroplasti è esattamente il contrario di quella dei mitocondri. Nei
cloroplasti avviene la fotosintesi dove, a partire da anidride carbonica e acqua, e utilizzando l’energia
luminosa, si ha la sintesi di zuccheri e liberazione di ossigeno. Vi sono ammassi di amido, un polisaccaride
che svolge nelle piante una funzione di riserva energetica. Si trovano anche un cromosoma libero nello
stroma. Analogamente ai mitocondri contengono sia dna che ribosomi. Anche nei cloroplasti avvengono
quindi le sintesi di proteine la cui informazione genetica è contenuta all’interno del cloroplasto stesso.
I cloroplasti fanno parte dei plastidi, i quali costituiscono un sistema di organuli avvolti da una doppia
membrana. Svolgono diverse funzioni, sono altamente specializzati, subiscono un processo di maturazione
e possono evolvere da una forma all’altra. I plastidi evoluti si originano dai proplastidi: organuli piccoli e
indifferenziati che maturando danno origine ai cromoplasti, leucoplasti e cloroplasti. Il differenziamento di
un proplastidio può essere determinato da vari fattori; luce, temperatura, ormoni, sostanze nutritive,
genoma ecc. I tre tipi di plastidi che possiamo avere sono:

1) Cloroplasti: contengono i tilacoidi con la clorofilla, pigmento fotosintetico, che dà il colore verde
alle piante;
2) Cromoplasti: privi di tilacoidi, contengono pigmenti non fotosintetici, si trovano nei fiori e nei frutti
3) Leucoplasti: privi di tilacoidi e di pigmenti, sono quindi plastidi incolori, essi accumulano sostanze di
riserva, a seconda del contenuto si distinguono diversi sottotipi: Amiloplasti: accumulano amido
Lipidoplasti: accumulano lipidi Proteoplasti: accumulano proteine.
4) Ezioplasti

I cromoplasti si formano ex novo da proplastidi, oppure per degenerazione da cloroplasti verdi (es.
maturazione della frutta). • In tal caso la struttura interna, a maturità, degenera, perde il sistema delle
membrane tilacoidali. La clorofilla si degrada e compaiono altri pigmenti colorati.• Nei cromoplasti maturi si
trova un basso contenuto di RNA , di proteine e un numero limitato di ribosomi.• Colorazione dei
cromoplasti è dovuta a diversi pigmenti: -arancione: carotene (carota, arancia) - gialla: xantofille (limone) -
rossa: licopene (pomodoro).Localizzazione: in molti fiori (es. ranuncolo), frutti (pomodori) ed organi di
riserva (es. carota) e nelle foglie senescenti. Hanno funzione vessilare, ovvero di attrarre animali
impollinatori o disseminatori.

I LEUCOPLASTI Plastidi incolori, con funzione di riserva. Gli amiloplasti corrispondono a deposito di amido
della pianta. hanno struttura molto più semplice di quello di un cloroplasto e sono ricchi di enzimi per la
sintesi e la degradazione dell’amido.

Infine abbiamo anche gli ezioplasti. Quando i tessuti destinati a divenire fotosintetici crescono in assenza di
luce, i proplastidi non riescono ad evolvere in cloroplasti, allora restano in uno stadio immaturo e privo di
clorofilla. Questi si chiamano ezioplasti e le piante vengono definite eziolate. Quando piante eziolate
vengono esposte alla luce del sole, gli ezioplasti evolvono in cloroplasti e sviluppano la clorofilla.

Divisione cellulare
Una delle caratteristiche in comune a tutti gli esseri viventi è che tutti nascono crescono e maturano, e poi
muoiono. Questa caratteristica è comune a tutti gli organismi ma in particolare alle cellule di questi
organismi. Prima di morire c’è una fase importantissima che è quella della divisione.

La divisione può prendere due vie diverse. La mitosi è un tipo di divisone che interessa tutte le cellule
somatiche. La meiosi è un ciclo di divisione cellulare che riguarda solo le cellule germinali, Quelle cellule
cioè che sono interessate e coinvolte in un processo di ciclo sessuale. Quelle cellule che poi sono quindi
destinate a fondersi per dare origine ad un nuovo organismo, come ad esempio i gameti e le spore. La
meiosi riguarda solo le cellule germinali.

La mitosi è la divissioni che riguarda tutte le altre cellule. Tutte le cellule che riguardano il soma
dell’individuo. Ogni indiviudo della specie umana c’è una cellula uovo che la cellula femminile e un seme di
origine maschile. Quando queste due cellule si fondono e danno origine ad uno zigote, questa cellula è una
cellula che contiene due nuclei. Questa cellula andrà incontro a tutta una serie di divisione cellulare da cui
poi si avrà una serie enorme di cellule le quali avranno un dna comune. La meiosi riguarda quindi le cellule
germinali ma la cellula che ne deriva andrà poi incontro a numerose divisioni che possieedono un solo
nulceo. In un organismo umano vi sono 100mila miliardi di cellule che possiedono lo stesso patrimonio
genetico dello zigote che si è formato all’inizio.

Diploide vuol dire che è una cellula il cui nucleo sono contenuti dei cromosoimi a coppia. Ad esempio nella
cellula umana vi sono 23 coppie di cromosomi (46 in tutto). Vuol dire che abbiamo 23 cromosomi di origine
materna e 23 cromosomi di origine paterna. Questi cromosomi sono simili tra loro poiché hanno gli stessi
generi. Nella cellula aploide abbiamo cromosomi singoli non in coppia- I gameti hanno solo 23 cromosomi.

Nell’uomo la coppia di cromosomi sessuali è diversa. Si ha un cromosoma X ed un cromosoma Y. Nella


donna la coppia di cromosomi è uguale. Si hanno due cromosomi X. Nelle cellule germinali si hanno invece
23 cromosomi singoli.

La divisione mitotica fa in modo che da una cellula se ne generino 2 uguali tra di loro. Nella meiosi invece da
un cellula diploide si otterranno due cellule diploidi.

Mitosi

La mitosi permette di ottenere due cellule diploidi uguali tra di loro e a quella che le ha generate. Se
abbiamo organismi unicellulari la mitosi aumenterà quindi il numero di organismi della specie. In organismi
pluricellulari permetterà invece l’accrescimento di quell’organismo o la riparazione di tessuti danneggiati.

La mitosi avviene solo nelle cellule eucariotiche. La mitosi richiede infatti un nucleo per avvenire. La mitosi
è una fase del ciclo cellulare.

Il ciclo cellulare prende tutte le fasi che cominciano quando una cellula si è generata dalla divisione
cellulare. Inizia quindi quando si ha una cellula figlia. Questa cellula crescerà. Dopo un po’ di tempo si avrà
la divisione cellulare. Il ciclo cellulare inizia con la fase gap1, ovvero quell’intervallo di tempo definito gap1,
nel quale dopo la precedente mitosi, le cellule figlie neoformate iniziano un periodo di riposo, la cui durata
è variabile e nel quale non si attua la duplicazione del DNA, ma si ha la trascrizione (sintesi di RNA) e la
traduzione (sintesi di proteine) del DNA.

Poi si ha la fase S. S sta per sintesi, cioè in questa fase si ha la sintesi di acidi nucleici (DNA), o per meglio
dire la replicazione del DNA (o duplicazione).

Infine alla fase di sintesi segue un’altra fase di quiescenza senza divisione cellulare, durante la quale il DNA
della cellula è doppio. Questa fase è chiamata gap 2:

• Mitosi deriva dal greco mithos=filo, per via dell’aspetto filiforme dei cromosomi durante la metafase.

Nella fase s da un unico cromosoma si ottengono due cromatidi fratelli appaiati tra loro nel centromero.
Durante la mitosi questi cromatidi vanno in due cellule figlie diverse. Durante l’interfase il nucleolo è ancora
evidente e la cromatina è ancora despiralizzata. Qunado la cellula si deve dividere entrano in gioco i
centrioli.

La prima fase è la profase. La cromatina si condensa e i cromosomi si rendono visibili singolarmente,


appaiono come due filamenti (cromatidi) tenuti assieme dal centromero. • Scompaiono il nucleolo e
l’involucro nucleare. • I centrioli si duplicano e migrano ai due poli della cellula. • Si forma il fuso mitotico e
i cromosomi si legano alle fibre del fuso mediante i centromeri.
La seconda fase è la metafase. L’involucro nucleare è completamente scomparso e il fuso mitotico si
estende fra i due poli della cellula. I cromosomi si allineano al centro del fuso e i loro centromeri si
attaccano alle fibre del fuso.

La terza fase è l’anafase. Ogni cromosoma comincia a dividersi in corrispondenza del centromero. I due
cromatidi si separano e iniziano a migrare verso i due poli del fuso. Dopo la separazione i cromatidi sono
chiamati cromosomi figli.

La quarta fase è la telofase. Si verificano eventi contrari a quelli della profase: • Ricompare l’involucro
nucleare attorno ai due nuclei e il nucleolo all’interno. • Scompare il fuso mitotico. • I cromosomi si
despiralizzano e non sono più visibili singolarmente.

Infine avviene la citodieresi, ovvero il processo che corrisponde alla separazione fisica delle due cellule
figlie. • Il citoplasma della cellula madre si divide e si formano due cellule figlie che a questo punto entrano
in interfase. • La membrane plasmatica si separa in due. • Il solco sulla membrana plasmatica si forma
grazie a microfilamenti localizzati sotto la membrana stessa. • Il solco sarà perpendicolare al fuso mitotico
(zona equatoriale).

La mitosi avviene in modo simile nelle cellule animali e in quelle vegetali ma con lievi: differenze

1) Nella cellula vegetale sono assenti i centrioli per cui la formazione del fuso avviene con un
meccanismo diverso;
2) La citodieresi nelle cellule animali ha inizio nella membrana citoplasmatica e procede verso il centro
con una strozzatura centrale che divide il citoplasma in due parti. Nelle cellule vegetali, essendovi la
parete cellulare, si forma una placca cellulare che da luogo ad una nuova parete la quale una volta
completata, separerà le due cellule figlie.

Alcune sostanze spezzano le catene di DNA o fanno appaiare in modo errato le basi azotate e dunque si
hanno mutazioni genetiche

Cromosomi e cromatidi

Ogni cellula somatica possiede 46 cromosomi: 23 sono di derivazione paterna e 23 sono di derivazione
materna. I cromosomi sono filamenti di dna molto spiralizzati. In un cromosoma si possono avere sequenze
lunghissime di cromatidi. I geni contenuti nel cromosoma servono a sintetizzare proteine specifiche. La
posizione dei geni in un cromosoma è fissa. In una posizione c’è un gene che codifica una proteina x. La
posizione non è random ma è molto precisa. I cromosomi che portano la stessa sequenza di geni sono detti
omologhi. Sono cromosomi simili ma non identici. Contengono gli stessi geni ma non nella stessa forma. I
geni possono quindi essere contenuti in forme diverse all’interno di un cromosoma. I cromosomi fratelli
sono identici. Quelli omologhi sono simili per posizione ma diversi per la forma. Ad esempio uno ha la
forma da cui derivano i capelli biondi e da un altro i capelli scuri.

Ogni gene presenta quindi forme diverse. Quelle che sono le nostre caratteristiche morfologiche non sono
altro che l’espressione dei nostri geni di origine materna e paterna. Il fatto che un gene possa essere
presente in forma diversa porta alla definizione del concetto di allele. I geni possono essere gli stessi ma gli
alleli sono diversi. Gli alleli rappresentano quindi le diverse forme che un allele può assumere all’interno di
un gene. Di una caratteristica possono esserci anche più di 2 alleli diversi.

Cromatidi fratelli: derivano da uno stesso cromosoma e sono uguali / Cromosomi omologhi: cromosomi
simili con geni dalla forma potenzialmente diversa.

La Meiosi
La meiosi è un processo di divisione mediante il quale una cellula eucariotica con corredo cromosomico
diploide da origina a quattro cellule con corredo cromosomico aploide. Avviene solo nelle cellule germinali.
Da una cellula diploide si avranno quattro cellule con corredo cromosomico aploide. Meiosis star per
diminuzione e si usa questo termine per indicare che il numero di cromosomi presenti nelle cellule di arrivo
è più basso.

Nella meiosi avviene un altro fenomeno rispetto alla mitosi. Si verifica, infatti, il crossing-over : lo scambio
reciproco, tra cromosomi omologhi, di segmenti cromosomici localizzati nella stessa posizione lungo il
cromosoma (fenomeno definito anche ricombinazione genetica). Questo è alla base dell'evoluzione. Questo
fenomeno è alla base della diversità di individui che vi è all’interno della stessa specie.

È composta da due divisioni nucleari: prima divisione meiotica o meiosi I (fase riduzionale) e seconda
divisione meiotica o meiosi II (fase equazionale)

Nella profase I si forma la tetrade composta da due cromosomi omologhi ognuno presente come coppia di
cromatidi fratellli. Dunque le tetradi sono fatte da due cromosomi e quattro cromatidi. Durante la profase I
avviene il processo di crossing over. Crossing over, vuol dire scambio , consta: 1) in una frattura, in punti
corrispondenti di cromatidi non fratelli (uno derivato dalla madre e l’altro dal padre) di una porzione di
materiale genetico, 2) nello scambio con l’equivalente porzione dell’altro cromatidio e quindi nella
risaldatura nella nuova posizione del pezzo scambiato. Durante la metafase I, le tetradi, ognuna composta
da due cromosomi omologhi, tenuti insieme da uno o più chiasmi, si allineano all’equatore del fuso. I
membri di ogni coppia di cromosomi omologhi si separano durante l’anafase I e sono distribuiti a nuclei
diversi. Ogni nucleo contiene un numero aploide di cromosomi; ogni cromosoma consiste in due cromatidi.
Durante la meiosi II, simile alla mitosi, i due cromatidi di ogni cromosoma si separano ed ognuno va ad una
cellula figlia. Ogni cromatidio è ora chiamato cromosoma.

La meiosi produce negli animali gameti e nelle piante e funghi spore. Due gameti, o spore provenienti da 2
individui di sesso opposto, unendosi formano una cellula diploide che genererà un nuovo individuo: lo
zigote. Lo zigote andrà poi incontro a divisioni mitotiche e darà origine all’embrione. L’embrione si dividerà
ancora, si accrescerà fino ad avere un individuo.

Nelle divisioni mitotiche possono esserci disfunzioni che porta alla formazione di un cromosoma in più e si
può arrivare alla trisomia 21 (sindrome di down). Ciò accade solo con la 21 coppia di cromosomi poiché
negli altri casi si avrebbe la morte dell’individuo.

Leggi di Mendel
Mendel formulò le sue leggi intorno alla metà degli anni 50 del XIX secolo. Mendel era un sacerdote che si
occupò di studiare come i caratteri venivano trasmessi dai genitori ai figli, con esperimenti di ibridazione nei
piselli coltivati. Mendel scelse per i suoi esperimenti la pianta di Pisum Sativum. Scelse questa pianta
poiché: è facilmente reperibile e coltivabile; cresce e si riproduce velocemente, genera molti semi, ha tempi
di generazione molto rapidi; presenta diverse varietà con caratteri facilmente distinguibili; data la sua
particolare struttura fiorale munita di entrambe le struture riproduttive era facile creare incroci.

Mendel studio: il colore del fiore; il colore dei semi; il colore del baccello; la forma del baccello; la forma dei
semi; il tipo di stelo; la posizione dei fiori.

Fece molti incroci e li analizzò in modo rigoroso uno per uno.

Mendel per i suoi esperimenti, costruì delle specie dalle linee pure, ovvero piselli con fiori bianchi e piselli
con fiori rossi dai caratteri puri. Una volta ottenute le linee pure per i caratteri presi in esame, effettuò degli
incroci. Questi incroci sono detti monoibridi. Per effettuare questi incroci prese il polline di una piante e
fecondò lo stigma del fiore bianco. Quello che venne fuori fu il baccello con dei semi da cui nasceranno
individui ibridi. Le piante che originano da questi individui sono detti ibridi.

Dall’incrocio monoibrido si otterrà però individui che manterranno solo una delle caratteristiche, mentre
l’altra scompare. Ad esempio quindi da fiori bianchi e rossi si ottengono solo fiori rossi. La prima
generazione è detta filiale 1. Quando poi vengono incrociati due individui della F1 si otterrà la F2. ¾ degli
individui di questa generazione avrà le caratteristiche della F1, mentre ¼ avrà il carattere che è scomparso
dalla generazione parentale nella F1.

Quindi nella prima generazione filiale si vede uno dei caratteri della generazione parentale. Nella filiale F2
saranno presenti per ¾ il carattere della F1 e per ¼ il carattere scomparso nella F1, ma che era posseduto
da uno degli individui della P1.

Questi rapporti vennero mantenuti anche nei successivi incroci. Da questo quindi potè formulare delle
leggi.

I caratteri genetici sono controllati da fattori unitari di eredità (oggi chiamati geni) che si trovano in coppie
(oggi chiamate alleli) nei singoli organismi.

Quando sono presenti due forme diverse dello stesso fattore responsabili di una singola caratteristica, nella
fecondazione incrociata, una delle due forme, che chiamiamo dominante si esprimerà nell’aspetto fisico
(oggi indicato come fenotipo), l’altra forma del carattere sarà mascherata e si definisce recessiva.

Durante la formazione dei gameti, i fattori unitari presenti in coppie si separano a caso e si dice che si
segregano. In questo modo ciascun gamete riceve l’uno o l’altro con uguale probabilità. Dunque Mendel
descrive gli effetti della meiosi senza conoscere l’esistenza della meiosi.

La genetica moderna ha confermato le tesi di Mendel e ha messo in corrispondenza i fattori mendeliani con
i geni, e le forme con gli alleli.

Gene una sequenza di DNA che codifica per una particolare proteina responsabile del carattere.

Allele forma alternativa di un singolo gene. Nella maggior parte dei casi un allele è effettivamente
dominante e l’altro recessivo.

La generazione F1 sono ibridi presentano sia l’allele dei fiori bianchi sia quello dei fiori rossi. Geneticamente
quindi sono ibridi. Pur avendo entrambi gli alleli però, nel fenotipo, ovvero nell’aspetto fisico, si riconosce
solo il carattere rosso. Fenotipicamente quindi sono uguali ad uno dei genitori. Genotipicamente sono però
diversi, poiché: nella generazione Parentale sono presenti solo alleli che portano un carattere. Nella F1 sono
invece presenti entrambi.

Sono omozigoti quegli individui che contengono due alleli identici per un gene. Sono eterozigoti quelli che
contengono alleli diversi per un gene. Se gli alleli sono dominanti si indicano con la lettera maiuscola. Se gli
alleli sono recessivi si indicano con la lettera minuscolo. Perché si manifesti il fenotipo recessivo bisogna
avere un omozigote recessivo. Il fenotipo dominante mostra invece il carattere dominante sia negli
omozigoti dominanti che in quelli eterozigoti.

legge della dominanza detta anche legge dell'uniformità degli ibridi della prima generazione. Si può
esprimere in questo modo: Incrociando due individui che differiscono per un solo carattere puro si
ottengono individui in cui si manifesta solo una forma del carattere (detta dominante) mentre l'altra forma
(detta recessiva) rimane latente. Questo significa che nella generazione F1 una delle due forme del
carattere non si manifesta nel fenotipo. Dal punto di vista genotipico tutti gli individui sono ibridi.

Seconda legge: si riferisce alla generazione F2 legge della segregazione (o legge della disgiunzione).
Incrociando fra di loro individui ibridi della generazione F1, si ottiene una progenie in cui i caratteri parentali
(generazione P) si presentano dal punto di vista del fenotipo nelle seguenti proporzioni: 1/4 dei discendenti
presenta il carattere di un progenitore (il carattere che era sparito nella generazione F1) ; ¾ dei discenti
presentano il carattere dominante(rapporto 1:3) Dal punto di vista del genotipo, invece i ¼ presenta il
genotipo omozigote recessivo , ¼ il genotipo omozigote dominante e ½ il il genotipo ibrido (rapporto 1:2:1)

Terza legge: legge dell’indipendenza dei caratteri o dell'assortimento indipendente afferma che in un
incrocio, prendendo in considerazione più coppie di caratteri, questi si trasmettono alla prole
indipendentemente uno dall’altro

Un carattere si dice dominante quando si manifesta negli eterozigoti e recessivo quando si manifesta negli
omozigoti. Ci sono però eccezioni

Eccezioni:

Dominanza incompleta: Gli eterozigoti presentano caratteristiche intermedie tra quelle dell’omozigote per
un allele e quelle dell’omozigote per l’altro allele. Per alcuni caratteri è possibile che la discendenza, nella
generazione F1, abbia caratteri fenotipicamente intermedi rispetto ai genitori. Gli ibridi (eterozigoti) sono
riconoscibili in un fenotipo caratteristico. In tal caso il rapporto tra fenotipi coincide con quello dei genotipi.

Codominanza: gli eterozigoti esprimono entrambi i caratteri. Nessuno può avere più di due alleli per lo
stesso gene perché due sono i cromosomi omologhi. Tuttavia se estendiamo il controllo alle popolazioni
(insiemi di tanti individui), si registra che molti caratteri (o geni), si rinvengono con un numero di forme (o
alleli) superiori a 2. In questi casi si parla di alleli multipli. Fra gli alleli multipli possono esserci rapporti di
codominanza. Nell’ambito di uno stesso carattere si possono avere alleli codominanti rispetto ad alcuni e
dominanti rispetto ad altri

Eredità poligenica

Quando un carattere ereditario è soggetto al controllo combinato da parte di più geni. Questo comporta
che le variazioni di tali caratteri non siano discrete ma continue, assumendo tutti i valori intermedi
compresi tra i due estremi. Es. colore della pelle, altezza e peso nell’uomo.

Eredità Mendeliana

I cromosomi autosomici sono le coppie di cromosomi che vanno da 1 a 22. La coppia numero 23
rappresenta i cromosomi sessuali

I cromosomi autosomici si trasmettono indifferente a prescindere dal sesso dei figli. Quelli che dipendono
dai caratteri sessuali variano a seconda che il figlio sia maschio o femmina. C’è+ una differenza nella
trasmissione dei caratteri nei casi in cui si ha la eterozigosi o la omozigosi.Se un carattere presenta una
forma mutante che porta malattia, se il carattere è in un allele recessivo, esso si manifesterà solo in casi di
omozigosi. Se si ha invece l’eterozigosi, il carattere rimarrà nei geni ma non si manifesterà. Quel carattere
quindi salterà qualche generazione.

Se invece il carattere è dominante allora quel carattere si manifesterà in tutte le generazioni anche quando
è presente in eterozigosi. Alcune di queste patologie sono l’albinismo, la sordità (in una delle sue forme), la
talassemia, o la fibrosi cistica.
Organi, Tessuti, e Sistemi

Un tessuto è formato da più cellule. I tessuti si uniscono a formare degli organi. Più organi si mettono
assieme per una determinata finalità, ovvero formare un apparato. Un apparato e quindi formato da più
organi uniti per una determinata funzione. Come ad esempio l’apparato digerente dsi occupa di digerire ciò
che viene ingerito dal nostro corpo. Nell’organismo noi troviamo tanti apparati. Il termine apparato e il
termine sistema non sono la stessa cosa ma indicano cose diverse. L’apparato indica organi diversi sia per
funzione che per struttura spesso anche per origine embriologica. In un sistema troviamo invece organi
diversi ma che possiedono più o meno la stessa origine. Ad esempio vi è l’apparato digerente formato da
organi con origine diversi e il sistema nervoso formato da organi con la stessa origine.

Sistema nervoso

Il sistema nervoso collega, coordina ed elabora tutte le attività. Raccoglie le informazioni, le memorizza ed
invia adeguate risposte. Il centro di comando è il cervello, mentre le informazioni viaggiano lungo le cellule
nervose.

Il cervello raccoglie le informazioni che vengono dall’esterno e dall’interno. Dal Sistema Nervoso Centrale
partono poi dei segnali di risposta.

Il tessuto nervoso che compone questo sistema è definito perenne. È formato da cellule, cioè, che una volta
raggiunta la maturità smettono di dividersi. Una volta che muoiono infatti non vengono più sostituite. Una
lesione che distrugge le cellule nervose rappresenta un danno permanente.

I neuroni hanno una morfologia e una fisiologia differenti-. Un neurone presenta innanzitutto un corpo
cellulare o soma: ovvero quella parte che contiene il nucleo, il citoplasma e ciò che caratterizza una cellula.
Da qui partono dei filamenti chiamati dendriti (dendralberos, rami di un albero). Sono prolungamenti brevi,
ramificati, che ricevono segnali dall’esterno. Poi vi è un prolungamento cilindrico detto assone, con la
funzione di tramettere gli stimoli ad altri neuroni o al tessuto muscolare. La parte terminale dell’assone
presenta ancora dei prolungamenti chiamati terminazioni sinaptiche. Attraverso di esse il neurone si può
collegare ai dendriti di altri neuroni o alle cellule muscolari. Questa è la struttura principale dei neuroni
anche se la forma può cambiare da neurone a neurone. Vi sono delle variazioni subtema. Dendriti brevi
intorno al corpo cellulare, un assone allungato che termina con le terminazioni sinaptiche. Mentre sulla
membrana di questa cellula non troviamo altre cellule sull’assone troviamo un rivestimento formato da
altre cellule detto guaina mielinica.

I neuroni possiedono due capacità: capacità di eccitarsi a ogni stimolo e di dare giuste risposte allo stimolo
ricevuto; capacità di condurre gli stimoli in partenza e in arrivo come impulso elettrico (ovvero una volta
ricevuta l’eccitabilità conduce ad un’altra cellula questo impulso). Queste due caratteristiche prendono il
nome di eccitabilità e conducibilità. Queste capacità sono dovute ai neurotrasmettitori ovvero molecole che
si muovono da neurone a neuroni (attraverso le sinapsi).

I dendriti presentano abbondanti ribosomi e reticolo endoplasmatico.

L’assone ha assenza di componenti associate a sintesi proteica, abbondante mitocondri; speciali strutture
citoscheletriche e superficie avvolte da guaina mielinica. Mentre il numero di dendriti è variabile, tutti i
neuroni possiedono un singolo assone.
Lungo l’assone vi è un tessuto particolare denominato guaina mielinica. Questa struttura deriva da cellule
nervose diverse dai neuroni: cellule gliali. Fanno parte del sistema nervoso ma hanno funzioni diverse dai
neuroni. Hanno funzione trofica e di sostegno. Favoriscono la conducibilità dell’impulso nervoso, isolando
elettricamente gli assoni e possono aumentare la velocità di conduzione dell’impulso nervoso. Nutrono i
neuroni (trasportando nutrienti ai neuroni). Mantengono stabile la composizione dello spazio extracellulare
(ripuliscono il cervello da rifiuti). Guidano la crescita e la ricrescita delle cellule neuronali. Riparano i
neuroni e difendono dai patogeni. Sono quindi cellule che sono essenziali per la sopravvivenza dei neuroni.

Queste cellule non sono continue ma possiedono delle interruzioni essenziali per la trasmissioni
dell’impulso nervoso. Il punto in cui si interrompe il nodo prende il nome di nodo di Ranvier. L’impulso
nervoso viene trasmesso come segnale elettrico.

I neuroni sono capaci di generare e condurre un segnale elettrico chiamato potenziali d’azione perché
possiedono una membrana eccitabile, nella quale la concentrazione di ioni positivi e negativi e diversa fra
interno ed esterno della membrana della cellula, in particolare lungo l’assone. Quando un neurone è a
riposo, ovvero non genera nessun impulso, la membrana cellulare mantiene stabile una differenza di
potenziale. All’interno ha carica elettrica negativa e all’esterno ha carica elettrica positiva.

A riposo all’interno è carico negativamente e all’esterno positivamente poiché vi sono delle concentrazioni
di ioni diverse. K- all’interno e Na+ all’esterno. Quando arriva lo stimolo gli ioni si scambiano e l’interno
diventa positivo e l’esterno negativo.

Quando arriva un impulso si ha un’inversione di polarità. Quindi in pratica la conducibilità avviene in questo
modo: si aprono i canali che sono sulla membran

a e il sodio entra e il potassio escce. Da -70mv si arriva a 70mv. Questo segnale deve attraversare tutta la
membrana dall’assone. La presenz della guaina mielinica non è lungo tutta la membrana ma avviene solo in
corrispondenza dei nodi. Fa quindi dei salti e l’impulso si propaga più velocemente.

Da un neurone a quello successivo il messaggio si trasmette attraverso i bottoni sinaptici. Dove si forma la
comunicazione tra dendriti e assoni si forma il bottone sinaptico. Dove si incontrano sinapsi dell’assone con
i dendriti si ha la trasmissione del segnale e l’eccitabilità si trasmette dal primo neurone al secondo. In
alcuni casi si hanno delle sinapsi elettriche dove le cariche passano da un neurone all’altra. Ci sono sinapsi
che funzionano attraverso molecole che vengono cedute da un neurone alle altro. Quando questo neurone
riceve queste molecole va in eccitabilità. Siccome si deve attivare e devono essere attivati i
neurotrasmettitori, c’è bisogno di molta energia. Per questo nel neurone ci sono tanti mitocondri.

La trasmissione avviene solo in una direzione.

In base alla loro funzione i neuroni si suddividono in vari tipi:

- Sensitivi: trasmettono stimoli al cervello dall’esterno o da un organo periferico per capire il senso;
- Motori: trasmettono dal cervello ad un organo periferico, per il movimento;
- Collegamento: collegano i sensori con i motori. Trasmettono i segnali dal nervo periferico al
cervello oppure dal cervello al nervo periferico.

La trasmissione dell’impulso nelle sinapsi può avvenire elettricamente o chimicamente

• Sinapsi elettriche: poco frequenti nei mammiferi, si incontrano nella retina e nella corteccia cerebrale.
Sono realizzate tramite giunzioni comunicanti che permettono libero flusso di ioni da una cellula all’altra
(trasmissione uguale a quella che avviene lungo l’assone del singolo neurone).
• Sinapsi chimiche: utilizzano uno o più neurotrasmettitori, molecole chimiche di varia natura . Il
neurotrasmettitore diffonde attraverso lo spazio sinaptico e si lega ai recettori sulla membrana
postsinaptica

Con l’aumento di ioni calcio i muscoli si conttraggono.

Il sistema nervoso nell’uomo è suddiviso in: sistema nervoso centrale (SNC) e sistema nervoso periferico
(SNP). Il sistema nervoso centrale è costituito da: encefalo, racchiuso nella cavità cranica, e midollo spinale,
nella colonna vertebrale. Il sistema nervoso periferico è formato dai nervi (tessuto nervoso al di fuori del
SNC) che trasmettono i messaggi verso l’interno e l’esterno del SNC. Fa parte del SNP anche il: sistema
nervoso autonomo sistema nervoso autonomo.

Il SNC • È sede di funzioni importanti:

– Intelligenza

– Memoria

– Apprendimento

– Emozioni

• è responsabile:

– Integrazione – Analisi – Coordinamento dei dati sensoriali e dei comandi motori

Il SNC non è solo in grado di raccogliere e trasmettere informazioni, ma anche di integrarle.

L’encefalo (cervello, cervelletto e Tronco encefalico) e il midollo spinale sono avvolti da tre membrane
sovrapposte “le meningi”. Vi è, inoltre, una protezione ossea grazie alla SCATOLA CRANICA e alla COLONNA
VERTEBRALE.

L’encefalo è formato da: cervello, cervelletto e tronco encefalico. È costituito da circa 100 miliardi di
neuroni.

Il cervello è a sua volta suddivisibile in corteccia cerebrale (telencefalo), talamo e ipotalamo.

Il telencefalo è formato dai due emisferi cerebrali. Ognuno dei quali controlla la parte opposta del corpo. I
due emisferi comunicano tramite una spessa fascia di fibre nervose: il corpo calloso. Il sottile strato
superficiale degli emisferi è detto corteccia cerebrale. I due emisferi, pur con competeneze distinte,
lavorano insieme. Nel cervollo, infatti, aree diverse coordinano funzioni differenti: alcune il movimento,
altre il ragionamento, altre ancora la memoria, l’apprendimento. Il telencefalo rappresenta circa l’80% della
massa totale dell’encefalo umano. Ha uno spessore di poco meno di 5 mm e contiene circa 10 miliardi di
neuroni. È un sofisticato centro di elaborazione delle informazioni. Per alloggiare l’enorme quantità di
cellule che la costituiscono è ripiegata in circonvoluzioni che ne aumentano grandemente la superficie. La
corteccia cerebrale è anatomicamente divisa in 4 lobi: lobo frontale, lobo temporale, lobo occipitale e lobo
parietale. Ogni lobo è dedito a più funzioni. La corteccia cerebrale si occupa del pensiero cosciente, delle
funzioni intellettive, della fissazione e rievocazione della memoria e della formulazione di risposte
comportamentali complesse.

Il talamo è collocato al di sotto del corpo calloso che regge i due emisferi. Comunica alla corteccia le
informazioni sensoriali provenienti dal midollo spinale e dal tronco encefalico e viceversa. Inoltre determina
se le informazioni sensoriali debbano raggiungere il livello di coscienza a livello della corteccia. Oltre ad
elaborare le informazioni sensoriali e motorie, è implicato nella memoria e nelle emozioni.
L’ipotalamo ha funzione vegetativa. È strettamente connesso all’ipofisi, insieme rappresentano la più
importante area di interconnessione fra il sistema nervoso e il sistema endocrino. L’ipotalamo, produce
delle sostanze (neurormoni) che stimolano la parte anteriore dell’ipofisi a produrre degli ormoni che, a loro
volta, stimolano le ghiandole endocrine periferiche a produrre altri ormoni. In questo modo l’ipotalamo
regola molte forme di comportamento essenziali per l’omeostasi e la riproduzione dell’organismo. Più
precisamente è implicato nel controllo di: termoregolazione, fame, maturazione sessuale, omeostasi, ritmo
sonno-veglia, ritmi circadiani (cioè i comportamenti ciclici che seguono il ciclo giornaliero luce-buio).

Il cervelletto ha il compito di regolare i movimenti volontari, controllare la postura e mentanere l’equilibrio


del corpo.

Il tronco encefalico collega l’encefalo al midollo spinale. Quindi consente il passaggio e l’elaborazione degli
impulsi nervosi convogliati dalle vie ascendenti e discendenti, rispettivamente dirette o provenienti da
encefalo, cervelletto e midollo spinale. Qui si trovano i centri di controllo dei muscoli involontari:
controllano ad esempio l’attività cardiaca e polmonare, ecc

Il midollo spinale segue il tronco encefalico; è un cilindro lungo circa 45 cm e del diametro di un mignolo. Al
midollo spinale giungono gli stimoli che, provenienti dagli organi di senso, sono diretti all’encefalo. Da esso,
inoltre, partono verso i muscoli le risposte elaborate dal cervello.

Sistema nervoso periferico

Il sistema nervoso periferico è costituito dai nervi cerebrospinali e si divide in: sistema nervoso somatico
(volontario, che controlla i muscoli volontari) e sistema nervoso autonomo (vegetativo, che controlla gli
organi interni).

Nel sistema nervoso periferico troviamo: nervi sensitivi (afferenti), che trasmettono gli impulsi dalla
periferia al SNC; nervi motori (efferenti) che trasmettono gli impulsi dal SNC alla periferia.

Il sistema nervoso periferico svolge essenzialmente la funzione di trasmissione del segnale attraverso fasci
di conduzione. Se nell’elaborazione del segnale entra in gioco l’encefalo abbiamo una risposta volontaria
allo stimolo. Se invece non entra in gioco l’encefalo, il midollo spinale elabora l’informazione e invia un
segnale, e avremo un arco riflesso.

Sistema nervoso autonomo

Il sistema nervoso autonomo controlla la muscolatura liscia dei visceri e le ghiandole. È suddiviso in due
parti ad azione antagonista: il simpatico e il parasimpatico. Esempi di azioni: contrazione pupilla e
dilatazione pupilla; stimola la salivazoine e inibisce la salivazione; riducce i battiti cardiaci e accellera i battiti
cardiaci.

Neuroni Specchio

I neuroni specchio saranno per la psicologia quello che il DNA è stato per la Biologia. Essi sono una classe di
neuroni (della corteccia cerebrale) che si attivano selettivamente sia quando compiamo un’azione, sia
quando la osserviamo mentre è compiuta da altri. I neuroni specchio fanno da mediatori per la
comprensione del comportamento altrui. Essi codificano concetti astratti per azioni determinate sia quando
l’azione è compiuta direttamente, sia quando giunge l’informazione che è compiuta da altri. I neuroni
specchio ci consentono di simulare nel nostro cervello quello che gli altri fanno e di capire le loro emozioni.
I neuroni a specchio apprendono col tempo. Se attivati tendiamo a capire gli altri e comprendere chi è
diverso da noi. Alcune forme di autismo si pensa siano legate al mancato funzionamento dei neuroni
specchio.
Regni

Gli archeobatteri si dividono in: alofili, metanogeni e termoacidofili estremi. I termoacidofili estremi
crescono a temperature elevatissime (80-90°C) e con pH molto acido, per cui gli habitat più comuni sono le
sorgenti idriche ricche di zolfo. Gli alofili vivono in ambienti con salinità elevate, quindi laghi salati e stagni,
mari. Sono per lo più eterotrofi, ma vi sono anche autotrofi. I metanogeni, vivono in assenza di ossigeno
(anaerobi), in acque stagnanti, sul fondo degli oceani, e sono presenti nel rumine degli erbivori, ma anche
nell'intestino dei mammiferi non erbivori e delle termiti. Sono autotrofi chemiosintetici. Essi ricavano
l’energia di cui hanno bisogno riducendo la CO2 in metano (CH4 ) utilizzando idrogeno allo stato molecolare
(H2 ). Tutti gli archeobatteri sono anaerobi.

Gli eubatteri possono essere suddivisi secondo varie categorie: per forma; per reazione della parete ai
coloranti; per tipo di metabolismo e nutrizione; per il rapporto con gli organismi ospiti. Per forma si
suddividono in: cocchi (sferici); bacilli (cilindrici); coccobacilli (forme intermedie rispetto alle precedenti);
vibrioni, spirilli e spirochete (forme curve). Per reazione ai coloranti si dividono in Gram positivo e Gram
negativo. Per metabolismo si dividono in anaerobi o aerobi obbligati e aerobi/anaerobi facoltativi. Per
nutrizione invece avremo gli autotrofi (che a loro volta possono essere suddivisi in chemiosintetici e
fotosintetici a seconda della reazione sfruttata per ottenere energia) e gli eterotrofi (saprofiti, che si
nutrono di organismi in decomposizione o parassiti che sfruttano il metabolismo di altri organismi viventi).

I protisti sono stati i primi organismi eucarioti. Sono unicellulari oppure coloniali, pluricellulari, ma non
formano mai tessuti. Alcuni sono eterotrofi altri autotrofi. Gli eterotrofi sono aerobi mentre gli autotrofi
sono organismi fotosintetici. Gli autotrofi sono chiamati protofiti. Gli eterotrofi si chiamano invece protozoi
e sono classificati in base alle strutture usate per muoversi. Ci sono: i sarcodici come le amebe che si
muovono mediante pseudopodi, o “falsi piedi”; i ciliati che si muovono per mezzo di ciglia; i flagellati che si
muovono per mezzo di flagelli; gli sporozoi, immobili, che comprendono forme parassite che formano
spore (non fanno parte dello zooplancton). L’ultima categoria di protisti è quella dei mixomiceti. Essi sono
organismi molto simili ai funghi dai quali differiscono perché sono sempre privi di parete cellulare. Sono
dotati di movimenti attivi o passivi. Alcuni possono provocare gravi malattie come ad esempio la malaria.
La maggior parte si divide per mitosi (riproduzione asessuata), cioè per scissione, ma molti protisti si
possono riprodurre anche sessualmente, per coniugazione oppure producendo cellule, di solito flagellate,
che si comportano da gameti di sesso opposto e si uniscono e formano una nuova cellula che poi va
incontro a meiosi. Posso assomigliare ad organismi di altri regni.

I funghi sono organismi eucariotici. Hanno nutrizione eterotrofa e mancano di plastidi e clorofilla (a diff.
delle piante). I funghi si nutrono in genere per assorbimento di sostanza organica in decomposizione
Possiedono una parete cellulare non cellulosica, di solito a base di chitina, un altro polisaccaride. A
differenza delle piante non accumulano amido ma glicogeno. Sono aerobi con l’eccezione dei lieviti che
possono essere anaerobi facoltativi. Sono sia unicellulari che pluricellulari. Nei pluricellulari le cellule non
sono mai organizzate in tessuti ma hanno un aspetto filamentoso in ife riunite in miceli. La riproduzione
può essere sia di tipo vegetativa per mezzo della duplicazione o della gemmazione di singole cellule sia di
tipo sessuale, con fusione di nuclei provenienti da individui diversi e successiva meiosi che origina le spore;
Il ciclo ontogenetico è per lo più di tipo aplonte. I funghi si classificano, in base alle strutture riproduttive in:
basidiomiceti, che hanno strutture riproduttive dette basidi, contenuti in corpi fruttiferi con struttura a
gambo e cappello; ascomiceti, con strutture riproduttive dette aschi, che contengono le spore, ed un corpo
fruttifero con forma di coppa o chiusa.
Le piante sono organismi pluricellulari, autotrofi (fotosintetizzanti) e per lo più terrestri (ma anche piante
acquatiche). Tutte le piante hanno un ciclo vitale con alternanza di generazioni. Esso è contraddistinto da
due individui pluricellulari che si alternano: lo sporofito (2n), che rappresenta la generazione diploide e
produce le spore (n) per meiosi; il gametofito (n), che deriva dalle divisione mitotica delle spore e produce
per mitosi i gameti (cellule uovo e gameti maschili) esso rappresenta la generazione aploide. Le piante si
possono classificare, in base alla presenza o meno di radici e tessuti vascolari, in briofite e tracheofite. Le
briofite sono vegetali che non presentano radici e tessuti vascolari e vivono in acqua. Le tracheofite sono
piante che presentano radici e tessuti vascolari e vivono sulla terraferma.

Gli animali sono organismi eucariotici, aerobi, pluricellulari, che si nutrono per ingestione. Possono essere
classificati in due sottogruppi: invertebrati e vertebrati. Gli invertebrati possono a loro volta essere suddivisi
in: poriferi, celenterati e platelmiti che sono acelomati, ovvero sprovvisti di un celoma; poi vi sono i
molluschi, gli echinodermi, gli anellidi, e gli artropodi che invece sono celomati, ovvero provvisti di un
celoma; infine ci sono alcuni organismi cordati, ovvero provvisti di un organo sottile ed allungato chiamato
corda. I vertebrati possono essere invece suddivisi in: uccelli, anfibi, rettili, pesci e mammiferi. Le
caratteristiche che distinguono i vertebrati tra loro e dagli invertebrati sono: presenza delle vertebre;
evoluzione delle mascelle; comparsa dei polmoni (solo dagli anfibi in poi); comparsa di un uovo amniotico,
dai rettili in poi; comparsa dell’omeotermia, ovvero della regolazione termica, dagli uccelli in poi; comparsa
della viviparia e delle ghiandole mammarie, presenti solo nei mammiferi.

LA VITA è NA MERD,C VO FICATU

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