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1)

L’equazione di Schrödinger​ è l’equazione fondamentale della meccanica ondulatoria. Se la si applica all’atomo di


idrogeno, primo elemento della tavola periodica ed il più semplice sistema atomico (elettrone che orbita attorno ad un
protone), si ottiene:

δ2 Ψ δ2 Ψ δ2 Ψ 8π 2 m e2
δx2
+ δy 2
+ δz 2
+ h2
(E + r )Ψ =0

Con orbitale si intende la soluzione di un’equazione matematica, come quella di Schrödinger, che è caratterizzata da una
specifica terna di numeri quantici: Il numero quantico principale (​n ​= 1, 2, 3, 4, …, ∞), il numero quantico secondario o
azimutale (​L​ ​= 0, 1, 2, 3, …, n - 1) ed il numero quantico magnetico (​m​​ ​= -​L​, …, -1, 0, 1, …, ​L​).
Ad ogni ​n ​corrisponde un ben determinato livello energetico, mentre gli orbitali vengono denominati in base al numero
quantico secondario:
L​ ​= 0 -> tipo s
L​ ​= 1 -> tipo p
L​ ​= 2 -> tipo d
L​ ​= 3 -> tipo f

La funzione d'onda Ψ in sé non ha un particolare significato fisico, mentre il suo quadrato |Ψ|​2​ è legato alla densità
di probabilità di trovare l'elettrone in una qualsiasi zona di spazio attorno al nucleo dell'atomo.

|Ψ|​2

r/a​0

Dal grafico è evidente che ci sono più possibilità di trovare l’elettrone a distanze minime dal nucleo, e man mano che ci
si allontana le possibilità tendono a 0.

Sono state definite delle superfici di equiprobabilità, in cui la probabilità di trovare l’elettrone è del 99%; quindi la
superficie rappresentativa dell’orbitale è quella che racchiude la regione (​orb ​= orbitale) per la quale risulta:

V​orb

∫ |Ψ|​2 ⅆV

= 0,99
0

Per quanto riguarda gli orbitali s, essi sono rappresentabili attraverso delle sfere, progressivamente più grandi per 1s, 2s,
3s, …
2)Negli ​atomi polielettronici​, a differenza dell’atomo di idrogeno, vanno considerate non solo le attrazioni tra protoni
ed elettroni, ma anche le forze repulsive tra gli elettroni stessi.
Come conseguenza, per definire un livello energetico, non è più sufficiente il numero quantico principale, ma va
considerato anche quello secondario perché si verificano degli scavalcamenti di livelli energetici che si verificano anche
al variare del numero atomico Z (ad esempio, l’orbitale 4s ha un livello energetico, negli atomi polielettronici, minore
dell’orbitale 3d)
Con ​spin dell’elettrone​ si intende il moto di rotazione che esso compie rispetto al proprio asse; a questo moto è
associato un momento intrinseco della quantità di moto, ​p0​ ​, che è comunemente chiamato momento intrinseco di spin.
Il numero ​m​s ​prende il nome di numero quantico di spin; esso può assumere solo 2 valori: +½ e -½.

Il principio di esclusione di Pauli​ afferma che due fermioni (in questo caso elettroni) identici non possono occupare
simultaneamente lo stesso stato quantico, cioè esistere in uno stato definito dalla stessa quaterna di numeri quantici
(​n,​ ​​, ​m​​ ​ed ​ms​ ​).

La ​regola di Hund​ (della massima molteplicità) afferma che entro un gruppo di orbitali aventi gli stessi valori di ​n ​e ​​,
gli elettroni tenderanno preferenzialmente a distribuirsi in orbitali diversi occupandone il maggior numero, piuttosto
che raggrupparsi a due a due a spin antiparalleli, finchè siano disponibili orbitali vacanti per quel gruppo.

Secondo il ​principio di Aufbau​, la sequenza di orbitali in ordine crescente di energia è:

1s < 2s < 2p < 3s < 3p < 4s < 3d < 4p < 5s < 4d < 5p < 6s < 4f < 5d < 6p < 7s < …..

3)
Nel 1913 ​Moseley​, dopo la scoperta degli isotopi, realizzò che era più conveniente raggruppare gli elementi secondo il
numero atomico (e non secondo il peso atomico come proposto da Mendeleev) e sviluppò la tavola periodica definitiva
su cui ci basiamo oggi.
Nella tavola periodica moderna gli elementi sono posti progressivamente in ciascun periodo da sinistra a destra secondo
la sequenza dei loro numeri atomici, incominciando una nuova riga dopo un ​gas nobile.
La ​carica nucleare efficace è la carica di cui realmente risente un elettrone in un atomo polielettronico. Si dice "efficace"
perché, a causa dell'effetto di schermo degli altri elettroni degli strati più interni, l'elettrone all'ultimo strato non risente
totalmente della carica nucleare.
La carica nucleare efficace aumenta all’aumentare dei periodi, mentre non aumenta in modo significativo all’aumentare
dei gruppi.
Il ​raggio atomico è definito come la metà della distanza tra i nuclei di 2 atomi della stessa specie in una molecola o in un
cristallo. Esso aumenta nello stesso gruppo spostandosi verso gli elementi in basso e diminuisce avanzando da sinistra a
destra nello stesso periodo.
L’energia di ionizzazione​ è l'energia minima richiesta per allontanare un elettrone e portarlo a distanza infinita, a 0 C e in
condizioni di energia cinetica nulla, trasformando l’atomo dell’elemento considerato X (allo stato gassoso) in ione
positivo X​+​ (allo stato gassoso). Il processo può essere così rappresentato: X​(g) ​+ E​ion ​--> X​+​(g) ​+ e​-
Essa aumenta nello stesso gruppo spostandosi verso gli elementi in alto e diminuisce avanzando da destra a sinistra
nello stesso periodo.
L’affinità elettronica​ è l'ammontare di energia scambiata, ovvero rilasciata o assorbita, quando un elettrone è aggiunto
ad un atomo neutro isolato in fase gassosa (in condizioni di gas monoatomico) per formare uno ione gassoso.
Il processo può essere così rappresentato: X​(g) ​+ e​-​ --> X​-​(g) ​+ E​a.el
Essa aumenta nello stesso gruppo spostandosi verso gli elementi in alto e diminuisce avanzando da destra a sinistra
nello stesso periodo.
Schema delle proprietà periodiche:

4)
Il ​legame ionico​ è un legame chimico di natura elettrostatica che si forma quando gli atomi possiedono un'elevata
differenza di elettronegatività, ovvero una bassa energia di ionizzazione e un'alta affinità elettronica.
Esso si riferisce alla mutua attrazione elettrostatica che si instaura tra le cariche elettriche di un catione e di un anione
che instaurano tale genere di legame.
L’energia reticolare di un solido cristallino corrisponde all’energia che viene liberata nel processo di formazione del
reticolo cristallino solido a partire dagli ioni isolati allo stato gassoso, ed è calcolabile per mezzo della equazione
di ​Born-Landé​ generalizzata
N a M |z + ||z − |e2
E =− 4πε0 r0 (1 − n1 )
N​A​: Numero di Avogadro
e: carica dell’elettrone
ε​0​: costante dielettrica nel vuoto
r​0​: distanza reciproca degli ioni z​+​ e z​-
M: costante di Madelung
n: esponente di Born

Per determinare la stabilità da un punto di vista energetico, occorre considerare lo stato di aggregazione degli elementi
di partenza ed il processo di formazione del composto, oltre che dell’affinità elettronica del non metallo e dell’energia di
ionizzazione del metallo; tale bilancio energetico è denominato ciclo di Born-Haber.
Per quanto riguarda il composto NaCl (cloruro di sodio), si calcola l’energia di sublimazione di Na (sodio), l’energia di
trasformazione di ½Cl​2​ in Cl (cloro), l’energia di prima ionizzazione di Na (sodio), l’energia di affinità elettronica di Cl
(cloro) e infine l’energia reticolare; la somma algebrica di tutte le energie calcolate dà il bilancio energetico complessivo.

5)
Gli orbitali atomici coinvolti in un legame chimico tendono a seguire il ​criterio di massima sovrapposizione​ in un legame
covalente, cioè tendono a sovrapporsi quanto più estesamente possibile, compatibilmente con la repulsione che
aumenta tra i nuclei con l’avvicinarsi degli stessi.
L’integrale di sovrapposizione S è:

𝑆 = ∫ 𝜓​𝐴​𝜓​𝐵​ ⅆ𝑉
𝑉=∞

S=0

S << 1

S<1

Da ciò si comprende come nella formazione di un legame chimico, gli orbitali atomici coinvolti tendano a sovrapporsi
quanto più estesamente possibile; l’energia di legame risulta qundi tanto più elevata quanto più estesa è la
sovrapposizione degli orbitali atomici interessati.

6)
La ​teoria degli orbitali molecolari (L.C.A.O.)​ è un metodo di approssimazione utile a risolvere l’equazione di Schrödinger.
Uno ione molecolare, H +​​ per esempio, è costituito da 2 nuclei di idrogeno che chiameremo A e B; essi sono legati
insieme dalla presenza di un elettrone.
Si assume quindi che un orbitale molecolare “approssimato” sia dato dalla combinazione lineare degli orbitali atomici
ψ​A ​e ψ​B​:
Ψ = C​A​ψA​ ​+ C​B​ψ​B

dove ψ​A e ​ψ​A ​sono le funzioni d’onda atomiche, mentre C​A ​e C​B​ sono coefficienti numerici.
Le combinazioni lineari ottenute dal rapporto C​A​/C​B​ = 1 sono:

Ψ​l ​= C​A​ (ψ​A ​+ ψ​B​) e Ψ​a ​= C​A​ (ψ​A ​- ψ​B)​

L’effettiva formazione delle funzioni componenti ψ​A ​e ψ​B ​avviene solo se:
- ψ​A ​e ψ​B ​rappresentano stati di energia vicina
- ψ​A ​e ψ​B ​si sovrappongono per una notevole estensione
- ψ​A ​e ψ​B ​hanno la stessa simmetria rispetto all’asse molecolare AB
La figura sottostante mostra le energie degli orbitali di legame e di antilegame al variare della distanza internucleare.

7)
Molecola H +​​ :
σ*​1s

σ​1s

ordine di legame: ½
molecola paramagnetica

Molecola He +​​ :
σ*​1s

σ​1s
tuuu

ordine di legame: ½
molecola paramagnetica

Molecola H​2​:
σ*​1s

σ​1s

ordine di legame: 1
molecola diamagnetica

Molecola He​2​:
σ*​1s

σ​1s

ordine di legame: 0
molecola diamagnetica
8)
La ​teoria delle bande​ afferma che gli orbitali molecolari di un cristallo differiscono da quelli propri di una molecola
costituita da pochi atomi per una caratteristica molto importante, relativa cioè ai livelli energetici ad essi corrispondenti.
Nel caso del berillio, un metallo alcalino-terroso, esso possiede 2 elettroni ​ns;​ la banda di valenza risulta completamente
occupata, ma la banda formata dall’interazione degli orbitali ​np​, detta banda di conduzione, si sovrappone in questo
caso alla banda di valenza e quindi gli elettroni possono fluire liberamente da un banda all’altra.
Il silicio puro, un semiconduttore, ha una struttura a bande simile a quella degli isolanti, con la differenza che il dislivello
energetico tra la banda di valenza piena e quella di conduzione vuota è molto piccolo, nell’ordine di 1 eV.
La conduzione elettrica, in questo caso, può avvenire mediante la fotoconduzione (fornendo energia elettromagnetica)
oppure la termoconduzione (fornendo energia termica); in entrambi i casi, applicando un campo elettrico, si ha il
movimento degli elettroni dalla banda di conduzione verso le zone a potenziale elettrico più alto.
Le lacune lasciate dagli elettroni, essendo positive, si muovono verso le zone a potenziale elettrico più basso.
Il silicio drogato con con arsenico, detto semiconduttore estrinseco di tipo ​n​, possiede un atomo di arsenico ogni 10​6
atomi di silicio; tali atomi di arsenico possiedono 5 elettroni di valenza, 1 in più rispetto ai 4 necessari alla formazione di
legami covalenti con il silicio. Grazie alla teoria delle bande, si scopre che tali elettroni in eccesso occupano un livello
energetico che si trova a 0,1 eV sotto la banda di conduzione. Essi si comportano come livelli donatori, in quanto è
sufficiente una piccola quantità di energia per trasferirsi nella banda di conduzione.

9)
Se si considera un gas contenuto in un cilindro di volume V e di superfice A, munito di pistone a tenuta, e P la pressione
uniforme esercitata dal gas sulle pareti, se il pistone si sposta di un tratto infinitesimo si ha che:

δL = F ⅆx

visto che risulta:

F=PA

si ha:

δL = P A ⅆx

e quindi:

δL = P dV

Considerando che si ha lavoro compiuto dal sistema sull’ambiente, secondo la ​convenzione egoistica ​si ha:

δL = - P dV

Quest’ultima espressione, per una trasformazione finita da uno stato iniziale I ad uno finale F, diventa:

𝐿 = ∫​𝐹 ​𝑃 ⅆ𝑉

Il primo principio della termodinamica afferma che l'energia interna di un sistema termodinamico isolato non si crea né
si distrugge, ma si trasforma, passando da una forma a un'altra.
In formule:
ΔE = Q + L => ⅆE = δQ + δL

L’entalpia​ è una funzione di stato di un sistema ed esprime la quantità di energia che esso può scambiare con
l'ambiente. Ad esempio, in una reazione chimica, l'entalpia scambiata dal sistema consiste nel calore assorbito o
rilasciato nel corso della reazione. La definizione formale dell'entalpia è:
H=E+PV

Tenendo presente che l’entalpia è una funzione di stato (dipendente solo dallo stato iniziale e finale) ed è una proprietà
estensiva (bisogna tenere conto delle moli reagite e prodotte considerate) e considerando la generica reazione chimica
aA + bB + … -> lL + mM + … , l’entalpia di reazione è definita come:

ΔH​reaz​ = (l H​L​ + m H​M​ + …) - (a H​A​ + b H​B​ + …)

Il ​secondo principio della termodinamica​ afferma che ​l'entropia di un sistema isolato lontano dall'equilibrio termico
tende ad aumentare nel tempo, finché l'equilibrio non è raggiunto.
In formule:
dS​tot​ = dS​sist​ + dS​amb​ (≥ 0)

L’entropia​ è una funzione di stato la cui variazione per una trasformazione finita da uno stato iniziale I ad uno stato
finale F vale:
ΔS = SF – SI = ∫​𝐹 δ𝑄𝑟𝑒𝑣
𝐼 𝑇

Tenendo presente che l’entropia è una funzione di stato (dipendente solo dallo stato iniziale e finale) ed è una proprietà
estensiva (bisogna tenere conto delle moli reagite e prodotte considerate) e considerando la generica reazione chimica
aA + bB + … -> lL + mM + … , ​l’entropia di reazione​ è definita come:

ΔS​reaz​ = (l S​L​ + m S​M​ + …) - (a S​A​ + b S​B​ + …)

10)
Il ​criterio di spontaneità​ per le trasformazioni che avvengono in un sistema isolato è espresso dalla condizione ΔS​sist​ >
0, e lo stato di equilibrio termodinamico è definito dalla condizione ΔS​sist​ = 0.
E’ da osservare che raramente la termodinamica chimica considera i sistemi isolati; perciò si considera valida
l’espressione:
dS​tot​ = dS​sist​ + dS​amb​ (≥ 0) (1)

Si ha che dS​amb​ non è facile da calcolare; si preferisce quindi rendersi indipendenti da essa.

Consideriamo quindi un sistema chiuso e l’ambiente, costituenti nel loro insieme un complesso isolato (nessun scambio
di materia né di energia), tali per cui vale dS​tot​ ≥ 0.
Supponiamo inoltre che il complesso sia in equilibrio termico, e che temperatura e pressione non varino durante la
trasformazione.
In queste condizioni, ogni scambio di calore è reversibile, e le variazioni di entropia sono esprimibili come:
dS amb = δ Qamb /T

e visto che ​δQamb = - δQsist ​,

−δQsist
dS amb = T

quindi:​δS​sist ​- δ𝑄​sist​/T ≥ 0 (2)

Per il primo principio della termodinamica e considerando che il lavoro è solo meccanico (​δL​sist ​= - P dV​sist​), si ottiene:

δQ​sist =
​ dE​sist +
​ P dV​sist
Di conseguenza la formula (2) si esplicita come:

dS​sist ​- (d​Esist ​+ P dV​sist​)/T ≥ 0

e moltiplicando per T ambo I membri si ottiene:

T dS​sist​ – (dE​sist​ + P dV​sist​) ≥ 0

Temperatura e pressione sono costanti, perciò:

d(TS​sist​)​T,P​ - [dE​sist​ + d(PV​sist​)]​T,P​ ≥ 0

ovvero:

d(E​sist ​+ PV​sist -​ TS​sist​)T​ ,P ​≤ 0

Considerando che H = E + PV, si ha:

d(H​sist ​- TS​sist​)T​ ,P ≤
​ 0 (3)

Definendo una nuova funzione di stato con il nome di ​energia libera di Gibbs​, in formule si ha:

(G​sist​) T​ ,P ​= (H​sist ​- TS​sist​)T​ ,P (4)

quindi la (3) diventa:

(G​sist​) T​ ,P ​≤ 0 (5)

Bisogna aver chiaro che la (5) non è di validità generale, ma si applica solo ai sistemi termodinamici per i quali abbia da
considerare esclusivamente lavoro meccanico di espansione o di contrazione (ossia variazioni di volume), con esclusione
quindi di altre forme di lavoro, e a temperatura e pressione costanti.
Nonostante queste limitazioni, esse sono di fondamentale importanza, in quanto sono proprie della grande maggioranza
delle reazioni chimiche e delle trasformazioni di stato.

11)
Le ​celle galvaniche​ sono dispositivi che trasformano in energia elettrica la variazione di energia libera che accompagna
un processo spontaneo, come ad esempio le pile chimiche.
Quest’ultime producono energia elettrica a spese dell’energia libera di una reazione di ossidoriduzione spontanea.
Per poter capire il meccanismo con cui avviene tale trasformazione, si consideri la seguente reazione di ossidoriduzione
tra lo zinco metallico e gli ioni di Cu​2+​ in soluzione acquosa:

Zn​(s) ​+ Cu​2+​(acq) ​⇆ Zn​2+​(acq) ​+ Cu​(s)

Se si introduce direttamente una lamina di zinco metallico in soluzione acquosa di ioni di Cu​2+​, possiamo notare che la
superficie della lamina venuta a contatto con la soluzione si è ricoperta di un sottile strato di rame metallico.
E’ accaduto che gli elettroni ceduti da un atomo di Zn nello stadio di ossidazione sono stati trasferiti ad uno ione Cu​2+
che ha dato luogo alla riduzione.
Tuttavia questi trasferimenti elettronici sono accaduti in modo caotico nella soluzione, e pertanto non possono essere
utilizzati per produrre energia elettrica.
Se invece la reazione ha luogo in modo che le due semireazioni (ossidazione e riduzione) avvengano in modo separato,
gli elettroni resi disponibili nel processo di ossidazione migrano in modo ordinato attraverso il filo metallico dove ha
luogo il processo di riduzione, producendo una corrente elettrica continua, che in presenza di una differenza di
potenziale, genera energia elettrica.

(1) ​(2)

Se le reazioni avvengono in due contenitori separati, viene usato un ponte salino, come in figura 1; nel caso siano in un
unico recipiente, invece, i due semielementi sono separati da un setto poroso (figura 2).
Quest’ultimo caso è noto con il nome di pila Daniell, dove la soluzione acquosa dalla parte della barretta di zinco è
solfato di zinco (ZnSO​4​), mentre la soluzione dalla parte della barretta di rame è solfato di rame (CuSO​4​).

Quando una lamina di metallo è immersa in una soluzione acquosa dei suoi ioni, possono verificarsi 2 casi limite:
- passaggio in soluzione di alcuni atomi del metallo allo stato di cationi
- deposito sul metallo, allo stato di atomi neutri, di alcuni cationi contenuti nella soluzione
In entrambi i casi, tra la lamina e la soluzione si crea una d.d.p., denominata potenziale assoluto del semielemento, e la
sua entità dipende dalla posizione degli equilibri delle reazioni chimiche coinvolte, che nel primo caso può essere:

Zn​(s) ​+ a​ cq ​⇆ Zn​2+​(acq) ​+ 2 e​-

mentre nel secondo caso può essere:

Cu​2+​(acq) ​+ + 2 e​- ​⇆ C
​ u​(s)​ + acq

12)
La corrosione di un metallo coincide con la sua ossidazione; perciò, su basi termodinamiche, si può prevedere che un
metallo sia tanto più corrodibile quanto più negativo è il suo potenziale redox.
Per alcuni metalli però, questo non è in accordo con l’esperienza reale, come ad esempio l’alluminio, lo zinco e il cromo
che possiedono un potenziale redox molto più negativo del ferro, nonostante siano più resistenti alla corrosione.
Qursto diverso fenomeno è dovuto al fenomeno della passivazione, cioè la superficie dei metalli sopra citati si ricopre di
una sottilissima lamina di ossido del metallo (rispettivamente Al​2​O​3​, ZnO e Cr​2​O​3​), che funge da barriera cinetica contro
l’attacco corrosivo di agenti esterni, molto più efficace ed aderente rispetto a quella del ferro (Fe​2​O​3​).

Il meccanismo della ​corrosione galvanica​ si produce secondo un processo ad umido che si innesca quando due materiali,
aventi un diverso valore di nobiltà (potenziale di riduzione) vengono posti a diretto contatto in presenza su entrambi di
un terzo elemento, detto elettrolita (ossigeno e umidità dell’aria).
Si viene a formare una pila elettrochimica in cortocircuito, ed il metallo meno nobile passa in soluzione, cioè ha luogo la
corrosione galvanica.
Considerando un metallo base come il ferro ricoperto con un velo di un altro metallo più nobile come il rame ed una
piccola scalfittura che ponga in contatto questi 2 metalli con aria umida, avremo le seguenti semireazioni:

semireazione di oassidazione (all’anodo): Fe​(s) ⇆ ​ Fe​2+​(acq) +​ 2 e​


-

semireazione di riduzione (al catodo): O​2(g) +


​ 2H​2​O​(l)​ + 4 e​- ​⇆ 4OH​-​(acq)
Gli ioni idrossido della semireazione al catodo, reagiscono successivamente con gli ioni Fe​2+​(acq)​, per dare l’idrossido di
ferro Fe(OH)​2​, secondo la reazione:

Fe​2+​(acq) +
​ 2OH​-​(acq) ​⇆ Fe(OH)​2​(s)​↓

(↓ = precipitazione)

Si nota come la corrosione non termina mai, in quanto il ferro continua a degradarsi e la reazione si sposta
costantemente verso destra.
Infatti, Fe(OH)​2(s)​ viene ancora ossidato dall’ossigeno dell’aria a Fe(OH)​3(s)​ secondo la seguente reazione:

2Fe(OH)​2(s)​ + ½ O​2(g) ​+ H
​ ​2O
​ ​(l) ⇆
​ Fe(OH)​3(s)

che dà poi ossidoidrato di ferro(III), cioè:

Fe(OH)​3(s)​ ⇆ Fe​2​O​3​ ·​ ​H​2O


​ ​(s)​ ​+ 2H​2O
​ ​(l)

Domande nuove
- Equazione e teoria di Planck
- Onde elettromagnetiche
- Teoria di maxwell
- Equazione di De Broglie
- Principio di Heisenberg

Equazione e teoria di planck


E un violento e definitivo distacco dai concetti della meccanica classica. Alla luce della discussione sull’emissione del
corpo nero la teoria di planck si riassume nei seguenti punti.
Le particelle di un solido incandescente si comportano come dei piccoli oscillatori vibranti per i quali sono permesse
solo ben definite frequenze di vibrazione
L’energia emessa o assorbita dalla materia e legata alle frequenze di vibrazione dalla relazione E = h*v
(h=cost.planck)(v=frequenza)
E=h*v e detta quanto di energia. Nasce quindi la teoria dei quanti. La teoria di planck afferma quindi che tutte le
forme di energia sono quantizzate, ovvero possono essere liberate o assorbite solo per mezzo di quanti (palline di
energia lol)

Onde elettromagnetiche
Le onde elettromagnetiche sono caratterizzate da una variazione periodica di tipo sinusoidale di un campo elettrico e
di uno magnetico tra loro perpendicolari. La loro intersezione coincide con la direzione di propagazione dell’onda. I
parametri caratterizzanti dell’onda sono
Ampiezza altezza max raggiunta dalla cresta dell’onda
Periodo tempo impiegato per una oscillazione completa
Frequenza e l’inverso del periodo
L. d’onda spazio percorso dall’onda in un periodo.
Una radiazione di una sola L. d’onda si dice monocromatico , altrimenti policromatico.

Teoria di maxwell
Le particelle gassose hanno ciascuna un loro moto e quindi sono dotate di energia cinetica; tali particelle, tuttavia, a
una determinata temperatura non hanno la stessa velocità e pertanto risulta impossibile poter prevedere la velocità di
ciascuna particella in un determinato istante. Si deve pertanto ricorrere a metodi statistici per ottenere una funzione
di distribuzione delle particelle con una certa velocità. La distribuzione di Maxwell-Boltzmann è una funzione di
distribuzione che fornisce la probabilità che una particella abbia una velocità compresa tra v e v + dv

Equazione di De Broglie
Secondo de Broglie:
Un corpo materiale di massa m che si muove con velocita v, e dotato oltre che della quantita di moto mv, anche di
un’onda materiale tridimensionale la cui lunghezza d’onda e legata alla quantita di moto dalla semplice relazione: ƛ =
h / mv

Principio di Heisenberg
L'impossibilità di pervenire ad una determinazione simultanea della posizione e della velocita di un elettrone entro un
atomo e sancita da un fondamentale principio della fisica moderna, il principio di indeterminazione di Heisenberg .
Esso afferma:
- Non si possono realizzare, neppure concettualmente, condizioni operative nelle quali risultano
contemporaneamente trascurabili le indeterminazioni insite nelle misure della posizione e della velocita, ossia
quanto piu precisa sara la misura di una delle due grandezze, tanto piu indeterminato sara il valore dell’altra

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