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DALL’EQUAZIONE D’ONDA DI SCHRÖEDINGER

ALLA CONFIGURAZIONE ELETTRONICA


Identikit
 Erwin Schödinger
 1887 – 1961
 Fisico e matematico
 Nobel per la fisica nel 1933
Nel 1923 il fisico svizzero Erwin Schrödinger formulò il modello atomico a
orbitali.
Dal lavoro di Schrödinger si sviluppò la teoria secondo la quale è possibile
individuare le regioni dello spazio in cui la probabilità di trovare l'elettrone è massima: tali regioni sono
chiamate orbitali.

1) IL MODELLO ATOMICO DI SCHRÖEDINGER


Ogni orbitale possiede una forma caratteristica e un
certo contenuto di energia; la dimensione, • numero quantico n 1÷7
l'orientamento e la forma dell'orbitale sono indica le dimensioni degli orbitali (la distanza media
descritti dai numeri quantici. degli elettroni dal nucleo) ed il loro livello energetico
I numeri quantici sono tre: • numero quantico l 0 ÷ n-1
1. numero quantico principale n indica la forma degli elettroni e insieme ad n
2. numero quantico secondario l contribuisce a determinare l’energia
3. numero quantico magnetico ml • numero quantico ms - l ÷ +l
Essi servono a indicare e a distinguere i diversi descrive l’orientamento degli orbitali nello spazio
orbitali. • numero quantico di spin ms -½;+½
Un quarto numero quantico descrive la rotazione dell'elettrone attorno al proprio
4. Numero quantico di spin ms asse
Esso descrive invece una proprietà dell'elettrone.

2) I NUMERI QUANTICI
• Numero quantico principale
Il numero quantico principale n indica il livello energetico e
la dimensione degli orbitali.
Il numero quantico principale può assumere soltanto i
valori interi 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7. Quando il valore del numero
quantico principale cresce, gli orbitali diventano più grandi,
la loro energia aumenta e gli elettroni sono più lontani dal
nucleo.
Tutti gli orbitali che sono caratterizzati dallo stesso valore di
n appartengono allo stesso livello di energia.
Il numero massimo di elettroni presenti nel livello n è pari a
2·n2.
In realtà questo è valido per i primi 4 livelli. Quindi:
1. nel primo livello di energia (n = 1) ci potranno essere al
massimo 2·12 = 2 elettroni
2. nel secondo livello di energia (n = 2) ci potranno essere al massimo 2·22 = 8 elettroni
3. nel terzo livello di energia (n = 3) ci potranno essere al massimo 2·32 = 18 elettroni
4. nel quarto livello di energia (n = 4) ci potranno essere al massimo 2·42 = 32 elettroni
3) NUMERO QUANTICO SECONDARIO
• Orbitale di tipo s
Nel 1915 Sommerfeld ampliò il modello di Bohr aggiungendo
altre orbite quantizzate ellittiche. Ciò rese necessario introdurre
un altro numero quantico che determina la forma descritta
dall’elettrone.
Il numero quantico secondario (detto anche angolare) l indica la
forma di un orbitale.
A seconda del valore assunto dal numero quantico secondario
l, l'orbitale assume una determinata forma. Per l = 0 l'orbitale è
sferico (orbitale s). Al centro della sfera c'è il nucleo.

• Possibili valori del numero quantico secondario


Per un determinato valore di n, il numero quantico l può
assumere tutti i valori compresi tra 0 e n-1.
Quindi: Se n = 1
l = 0 → orbitale di tipo s
Ciò significa che nel primo livello di energia vi è un solo orbitale
che è di tipo sferico, indicato con la lettera "s".
Rappresentabile sui livelli energetici anche con quadratino.

4) NUMERO QUANTICO SECONDARIO


• Orbitale di tipo p
Per l = 1 l'orbitale è a due lobi (orbitale p). Il nucleo dell'atomo
sta al centro dei due lobi.
Gli orbitali di tipo p hanno una simmetria assiale a forma di due
ellissoidi uniti all’estremità, sono triplici, hanno tutti la stessa
energia e la medesima forma, essi sono disposti ad angoli retti
secondo gli assi di riferimento x, y e z (3 orbitali di tipo p).

• Possibili valori del numero quantico secondario


Per un determinato valore di n, il numero quantico l può
assumere tutti i valori compresi tra 0 e n-1.
Quindi: Se n = 2 l=0 l=1
l = 0 → orbitale di tipo s di diametro maggiore del precedente
l = 1 → orbitale di tipo p
Ciò significa che nel primo livello vi è un solo orbitale di tipo
sferico, indicato con la lettera "s".
Nel secondo livello vi è un orbitale di tipo s e tre orbitali di tipo
p.
Noi l’orbitale di tipo p lo rappresenteremo sui livelli energetici
anche con tre quadratini.
5) NUMERO QUANTICO SECONDARIO
• Orbitale di tipo d ed f
Per l = 2 l'orbitale è a quattro lobi (orbitale d). Il nucleo
dell'atomo sta al centro dei quattro lobi.
Per l = 3 l'orbitale è a otto lobi (orbitale f).

• Possibili valori del numero quantico secondario


Per un determinato valore di n, il numero quantico l può
assumere tutti i valori compresi tra 0 e n-1.
Quindi: Se n = 3
l = 0 → orbitale di tipo s di diametro maggiore del
precedente
l = 1 → orbitale di tipo p
l = 2 → orbitale di tipo d
Quindi: Se n = 4
l = 3 → orbitale di tipo f
Gli orbitali di tipo d e di tipo f sono strutturati in maniera
molto più complessa (5 orbitali di tipo d e 7 orbitali di tipo
f)

6) NUMERO QUANTICO MAGNETICO


Il numero quantico magnetico m, indica il numero di
orientazioni di un dato orbitale nello spazio. Il numero
quantico m dipende dal valore del numero quantico
secondario l e può assumere tutti i valori compresi tra -l e
+l (compreso lo zero).
Per l = 0 (orbitale sferico), m assume il solo valore 0.
Infatti, l'orbitale essendo sferico può assumere una unica
orientazione nello spazio.
Per l = 1 (orbitale a doppio lobo), m assume 3 valori: -1, 0,
+1. I tre valori indicano tre orbitali a doppio lobo orientati
lungo gli assi x, y, z.
Se l = 2, m può assumere cinque valori (m = -2, -1, 0, +1,
+2). Esisteranno quindi 5 orbitali d aventi la stessa energia
ma differente orientazione nello spazio.
Per l = 3 m può assumere sette valori (m = -3, -2, -1, 0, +1,
+2, +3). Esisteranno quindi 7 orbitali f aventi la stessa
energia ma differente orientazione nello spazio.
7) NUMERO QUANTICO DI SPIN
Nel novembre del 1925 due fisici olandesi, G.E. Uhlenbeck e
S.A. Goudsmit, formularono l'ipotesi che l'elettrone avesse
la possibilità di ruotare attorno al proprio asse proprio
come fa la Terra. L'elettrone (come qualsiasi altro sistema
materiale) ruotando su se stesso produceva nello spazio
circostante un effetto che fu rappresentato con un vettore
(si tratta quindi di una grandezza vettoriale) la cui
orientazione coincideva con l'asse di rotazione della
particella. Questa grandezza prese il nome di momento
angolare di spin dell'elettrone o semplicemente spin
dell'elettrone. Lo spin dell'elettrone è dovuto al suo
momento angolare intrinseco.
Inoltre, poiché l'elettrone possiede anche una carica
elettrica, il suo movimento a trottola gli conferiva un'altra
proprietà, quella cioè di una minuscola calamita con polo
nord e polo sud.
Per descrivere l'orientazione del vettore di spin
dell'elettrone, fu definito quindi un quarto numero
quantico che, simboleggiato con ms, prese il nome di
numero quantico di spin e può assumere soltanto due
valori:
m s = + ½ e ms = - ½
Ciò indusse a pensare che per l'elettrone fossero consentiti solo due versi di rotazione su se stesso: l'uno
destrorso (da sinistra verso destra) e l'altro sinistrorso (da destra a sinistra) indicati di solito con i termini
rispettivamente di "spin su" (↑) e "spin giù" (↓).
La definizione del numero quantico di spin comportò allora che, per definire completamente lo stato di un
elettrone di un atomo, era necessario specificare i valori di tutti e quattro i numeri quantici (n, l, m e ms),
valori numerici che, una volta assegnati, definivano uno ed uno solo stato stazionario; questo perchè due
identiche quaterne di valori dei numeri quantici avrebbero descritto lo stato del medesimo elettrone.
Il momento angolare di spin dell'elettrone non va confuso con il momento angolare orbitale, associato al
suo movimento attorno al nucleo atomico
• Ipotesi dell'esistenza dello spin
L'esistenza sia dello spin dell'elettrone sia del momento di dipolo magnetico intrinseco a esso associato fu
ipotizzata, come detto in precedenza, da G. E. Uhlenbeck e S. Goudsmit nel novembre del 1925 per riuscire
a spiegare parecchi fenomeni spettroscopici, tra cui il cosiddetto effetto Zeeman anomalo, l'esistenza di
doppietti (coppie di righe assai vicine tra loro) negli spettri degli elementi alcalini e certe particolarità degli
spettri ai raggi X.
L'esistenza dello spin dell'elettrone è stata poi confermata da una quantità di fatti e praticamente non vi è
teoria relativa a fenomeni elettronici, nucleari, atomici, o molecolari che possa prescindere dallo spin
elettronico se si vuole ottenere un buon accordo tra struttura teorica e dati sperimentali.
L'aggiunta dello spin alle proprietà di carica e massa possedute dall'elettrone gli conferisce un moto
intrinseco di rotazione su sé stesso.
Spin e principio di esclusione di Pauli
Secondo il principio di esclusione di Pauli, in un orbitale possono
essere collocati al massimo due elettroni di spin opposto.
In altre parole, all'interno di ogni orbitale (rappresentato con un quadratino)
possono essere inseriti al massimo due elettroni ma che devono avere spin
opposto (e quindi verso delle frecce opposto, dove il verso della freccia indica,
come detto in precedenza, lo spin dell'elettrone).
Ricordiamo infine che allo spin di un elettrone è associato un momento
magnetico noto come momento magnetico dell’elettrone.

Rappresentazione approssimata dello spin


Padre e Madre della serie Famiglia Spin
(2009) dello scultore ed ex fisico Julian Voss-
Andreae. I due oggetti raffigurati illustrano
le geometrie di un oggetto con spin 5/2 (il
“maschio” blu sulla sinistra) e di un oggetto
con spin 2 (la “femmina” rosa sulla destra).
La Famiglia Spin, in mostra nell'esposizione
d'arte "Quantum Objects", paragona in
modo scherzoso i fermioni al genere
maschile e i bosoni al genere femminile,
immaginando i primi oggetti con spin ½, 1,
3/2, 2 e 5/2 come una famiglia di cinque
persone.
8) NUMERI QUANTICI (RIEPILOGO)

9) MAPPA CONCETTUALE
10) L’EQUAZIONE DI SCHROEDINGER
• parte chimica-fisica teorica

(x,y,z) = funzione d’onda o funzione orbitale che descrive lo stato dell’elettrone (sostituisce il concetto di
traiettoria della fisica classica)
E= valore di energia dell’elettrone il cui comportamento è descritto dalla funzione (x,y,z)
V= energia potenziale dell’elettrone
L’equazione di Schroendinger ammette infinite soluzioni ma non sono tutte fisicamente accettabili.
Le soluzioni fisicamente accettabili sono quelle che:
➢ Sono finite e continue in tutto lo spazio
➢ Hanno un solo valore in ogni punto dello spazio
➢ L’integrale del loro quadrato esteso a tutto lo spazio deve avere un valore finito
Le funzioni d’onda che soddisfano queste condizioni sono chiamati autofunzioni e le corrispondenti energie
autovalori. La forma di queste funzioni e le corrispondenti energie dipendono da tre parametri detti numeri
quantici.
Significato di 
La più importante proprietà di  è che il suo quadrato è proporzionale alla probabilità di trovare l’elettrone
in una data regione. 2 rappresenta una densità di probabilità, cioè la probabilità di trovare l’elettrone
entro una piccola regione di spazio, diviso il volume di quella regione.

n,l,ml (x,y,z)

elettrone
(r,,) = Rn,l(r) Yl, (,)
Ciascun orbitale è caratterizzato da tre numeri quantici:

nucleo • n, numero quantico principale

• l, numero quantico momento orbitale o secondario

• ml, numero quantico magnetico

Coordinate polari
(r,,) = R (r) Y (,)
n,l l,m
La funzione d’onda in quanto tale descrive, tramite 2(r,,)V, la probabilità di trovare l’elettrone in un
piccolo volume V in una certa posizione specificata da r,,

elettrone

nucleo

V = r2sin  dr d  d 
2(r,,) V = Rn,l(r) Yl,m(,) r2sin  dr d  d 

La funzione di distribuzione radiale descrive, tramite r2 R2n,l(r) la probabilità di trovare l’elettrone nel
campo V in corrispondenza di un certo raggio r a prescindere dai valori  e .
La meccanica quantistica è il regno dell'indeterminazione, cioè dell'impossibilità di determinare
contemporaneamente sia la posizione (Δs) che la velocità (v) di una particella (ad esempio un elettrone --).
Benché essa una disciplina fisica, rivolta cioè allo studio della realtà, seppur microscopica, che ci circonda, la
meccanica quantistica è dominata dalla matematica, in una maniera estremamente differente da qualsiasi
altro ambito della fisica. L'equazione d'onda di Schröedinger, un'equazione differenziale alle derivate
parziali, ne è l'esempio più ecclatante. Essa permette di calcolare, in un qualunque campo di energia
potenziale U(x,y,z,t), quella che è chiamata la funzione d'onda Ψ(x,y,z,t). Che cos'è la funzione d'onda di
una particella? Non è proprio nulla, non ha alcun significato fisico, si tratta solo di un oggetto puramente
matematico avente le stesse caratteristiche di un'onda (frequenza e numero d'onda) per mezzo del quale
è possibile identificare la particella. L'unica cosa che è possibile dimostrare è che il suo modulo elevato al
quadrato ||2 è proporzionale alla probabilità di trovare la particella in un determinato punto ed in un
certo istante di tempo. Non essendo possibile determinare esattamente la posizione di una particella,
l'equazione di Schroedinger dice invece dove è più probabile trovarla e dove è meno probabile: abbiamo
cioè una distribuzione di probabilità. Il principio di indeterminazione di Heisenberg "peggiora"
ulteriormente le cose, affermando che tanto più è precisa l'informazione sulla velocità (cioè sulla
quantità di moto) di una particella, tanto meno è precisa quella sulla localizzazione. Non c'è dunque
nessuna speranza di sapere tutto su di una particella elementare, ci scapperà sempre qualcosa! Un'ultima
curiosità: si parla di "equazione d'onda" perchè la struttura dell'operatore differenziale è quella tipica dei
fenomeni ondulatori che si studiano in fisica. Ma allora le particelle fondamentali, come ad esempio gli
elettroni, sono particelle, come si suole chiamarle, oppure onde? Neppure per questa semplice domanda
c'è una risposta univoca, in quanto in un certo senso le particelle sono entrambe le cose! Esistono noti
esperimenti in cui esse si dimostrano essere entità materiali, dotate di massa, e dunque "numerabili", ma
anche tanti altri (come la diffrazione e l'interferenza) che possono essere spiegati solo ipotizzando che la
loro natura sia ondulatoria. Questa stranezza, che governa tutto il mondo dell'infinitamente piccolo, è la
base della meccanica quantistica, ed è tutt'altro che un vagheggiamento teorico dei fisici, dato che solo
grazie a queste conoscenze è stato possibile il grande boom di apparecchi tecnologici di piccole dimensioni
che hanno invaso il nostro mondo. Praticamente tutti i dispositivi elettronici a semiconduttore funzionano
in accordo con le regole dettate dall'indeterminatezza la meccanica quantistica! E certi fenomeni fisici...
si spiegano solo con la matematica, risolvendo l'equazione di Schroedinger ed accettando i risultati che
ne scaturiscono. In ultimo, una precisazione, il triangolino rovesciato elevato al quadrato presente
nell'equazione... Non è un simbolo alieno, ma solo una notazione abbreviata dell'operatore differenziale
chiamato "laplaciano", che per esteso si scrive:

• parte riassuntiva teoria chimica


Ogni elettrone appartenente ad un atomo è descrivibile tramite un’espressione matematica che si chiama
equazione di Schroedinger. La sua equazione d'onda è un'equazione differenziale alle derivate parziali.
Questa calcola la probabilità di trovare l’elettrone nello spazio intorno al nucleo.
Le soluzioni dell’equazione sono date da 4 numeri quantici: n, l ,ml ,ms.
"n" è il numero quantico principale e assume valori da 1 a 7 oppure può essere indicato con le lettere K, L,
M, N, O, P, Q indica lo strato o livello energetico dell’elettrone. "l" è il numero quantico secondario, assume
valori tra 0 e n-1. Indica la forma dell’orbitale e rappresenta il sotto livello di energia di ciascun valore di n e
si indica con le lettere s, p, d, f.
"m" è il numero quantico magnetico, assume valori compresi tra –l e +l ed indica le possibili orientazioni
nello spazio degli orbitali;
"s" è detto numero quantico di spin (rotazione) è una proprietà intrinseca dell’elettrone ed indica il moto
di rotazione di un elettrone intorno al proprio asse
•Se 2 elettroni hanno lo stesso verso di rotazione si dicono a spin paralleli;
•Se 2 elettroni hanno versi di rotazione opposti si dicono a spin antiparalleli;

L’equazione di Schrodinger rappresenta una delle più importanti conquiste della fisica ed in
particolare della meccanica quantistica. Quest'ultima, risalente alla metà degli anni venti, ha preso
due direzioni principali: una, battuta da Heisenberg, Bohr, Jordan, che si basa sull'approccio
matriciale, l'altra, sviluppata soprattutto da de Broglie e Schrödinger, si basa sull'approccio
ondulatorio. D'altronde proprio grazie a questa scoperta Erwin Rudolf Josef Alexander Schrödinger
vinse il Premio Nobel nel 1933.
11) L’ATOMO DI IDROGENO
L’equazione di Schröedinger può essere risolta esattamente solo per l’atomo di idrogeno.
Il numero quantico principale n definisce uno strato o livello, mentre il numero quantico secondario
caratterizza un sottostrato o sottolivello
Numero di orbitali in un livello (n) = n2
Numero di orbitali in un sottostrato = 2l+1
∑𝒏−𝟏
=𝟎 (𝟐𝐥 + 𝟏)=n
2

Numero elettroni in un livello = 2 n2


12) I LIVELLI ENERGETICI DELL’ATOMO DI IDROGENO
1s < 2s = 2p < 3s = 3p = 3d < 4s = 4p = 4d = 4f < 5s

𝟏
𝐄=− . 𝟐, 𝟏𝟕𝟖 . 𝟏𝟎−𝟏𝟖 𝐉
𝒏𝟐

L’energia per gli orbitali dell’atomo di idrogeno dipende solo da n e cresce al crescere di n, tendendo a zero.
L’orbitale 1s caratterizzato dal più basso valore di energia è quello che descrive il sistema più stabile nucleo-
elettrone.

13) LE FORME DEGLI ORBITALI


Il numero degli orbitali possibili per ogni valore di n è dato da n2. Gli elettroni che occupano orbitali con lo
stesso valore di n si dice che sono nello stesso guscio elettronico. Gli orbitali di un dato guscio possono
essere classificati in sottogusci ciascuno avente un diverso valore di l.
Ci sono 2l + 1 orbitali in un sottoguscio. In un orbitale non ci possono essere più di 2 elettroni e se ci sono
devono avere ms opposto
14) LA STRUTTURA DEGLI ATOMO MULTIELETTRONICI
• L’energia degli orbitali
Gli atomi neutri diversi dall’idrogeno possiedono più di un elettrone e sono detti atomi multielettronici.
Gli elettroni degli atomi multielettronici occupano orbitali simili a quelli dell’idrogeno. Tuttavia l’energia di
tali orbitali non è la stessa degli orbitali dell’atomo di idrogeno. Il nucleo di un atomo multielettronico ha
una carica maggiore, e tale carica attrae gli elettroni più intensamente, abbassandone l’energia. Gli
elettroni, però, si respingono a vicenda, e tale repulsione ridimensiona l’attrazione nucleare e tende a
elevare l’energia degli orbitali.
Negli atomi multielettronici le determinazioni spettroscopiche e
il calcolo dimostrano che le repulsioni interelettroniche
innalzano l’energia degli orbitali 2p rispetto a quella del 2s.
Analogamente, nello strato n = 3 i tre orbitali 3p si collocano più
in alto del 3s, e i cinque orbitali 3d ancora sopra. Come spiegare
tali differenze?
Oltre a essere attratto dal nucleo, ciascun elettrone subisce la
repulsione degli altri elettroni e, di conseguenza, si lega al nucleo
meno intensamente di quanto farebbe se gli altri elettroni non ci
fossero. Diciamo allora che l’elettrone in esame è schermato.
Gli elettroni s di qualsiasi strato si possono trovare vicinissimi al
nucleo (si ricordi che, per un orbitale s, 2 non si azzera nel
nucleo), sicché diciamo che essi penetrano attraverso gli strati interni. Gli elettroni p penetrano molto
meno perché il loro momento angolare orbitale impedisce che si avvicinino al nucleo. Dato che l’elettrone
p penetra meno dell’elettrone s attraverso gli strati interni dell’atomo, esso risulta più efficacemente
schermato nei confronti del nucleo. In altre parole l’elettrone s è legato più fortemente dell’elettrone p e
possiede energia leggermente inferiore (più negativa). Un elettrone d è ancor meno legato di un elettrone
p del medesimo livello, essendo più elevato il suo momento angolare orbitale, che lo rende ancor meno
capace di avvicinarsi al nucleo. Quindi, gli elettroni d possiedono energia maggiore degli elettroni p del
medesimo strato, e questi ultimi sono a loro volta più energetici degli elettroni s dello stesso livello.
Gli effetti di penetrazione e di schermaggio possono essere molto rilevanti. Un elettrone 4s ha
generalmente energia considerevolmente minore di un elettrone 4p o 4d e può avere energia minore
perfino di un elettrone 3d dello stesso atomo. L’ordine preciso degli orbitali dipende dal numero di
elettroni presenti nell’atomo, e ce ne occuperemo nel prossimo paragrafo.

Grazie agli effetti di penetrazione e di schermaggio, negli atomi multielettronici l’ordine dell’energia degli
orbitali di un determinato strato risulta di norma s < p < d < f.
15) LA CONFIFURAZIONE ELETTRONICA
Il principio di Aufbau permette di determinare la configurazione elettronica di un elemento chimico nel suo
stato fondamentale. Ciò è di fondamentale importanza poichè la configurazione elettronica determina le
proprietà chimiche e proprietà fisiche di un elemento chimico e la capacità di formare legami chimici con gli
altri atomi. Il problema viene affrontato mediante il metodo della costruzione ideale dell'atomo (principio
di Aufbau): per costruire idealmente un atomo di numero atomico Z nel suo stato fondamentale, si
immagina di disporre di un nucleo atomico di carica +1 al quale viene aggiunto un elettrone venendo così a
formare l'atomo di numero atomico 1. Al nucleo di questo viene aggiunto un protone ottenendo lo ione
positivo (catione) di carica +1 dell'atomo di numero atomico 2.
La successiva aggiunta a questo di un elettrone genera l'atomo neutro di numero atomico 2.
Al nucleo di questo si aggiunge ancora un protone (ottenendo lo ione positivo dell'atomo di numero
atomico 3 e poi un elettrone, ottenendo l'atomo neutro di numero atomico 3.
E così via fino ad ottenere l'atomo neutro di numero atomico Z.
La configurazione che gli elettroni assumono attorno al nucleo viene determinata in base alle seguenti
regole:

1) ogni elettrone aggiunto durante l'Aufbau va ad


occupare il livello di minore energia.

In altre parole, durante il riempimento dei sottolivelli


energetici da parte degli elettroni, questi ultimi vanno
ad occupare prima gli orbitali a più bassa energia e poi
quelli a energia più elevata.
Il contenuto energetico degli orbitali e quindi la
sequenza di riempimento è rappresentata nello
schema seguente (ogni orbitale è rappresentato da un
quadratino):
L'ordine di riempimento può essere ricordato
seguendo la regola della diagonale:

2) il principio di esclusione di Pauli: in un atomo non possono esistere


elettroni con tutti e quattro i numeri quantici uguali (ogni orbitale può
essere occupato al massimo da due elettroni con spin antiparallelo)

3) la regola di Hund: elettroni che occupano orbitali degeneri si


dispongono con spin parallelo, finchè è possibile, in orbitali differenti,
in maniera tale da realizzare la massima molteplicità di spin

Seguendo queste regole è pertanto possibile scrivere la configurazione elettronica di qualsiasi elemento
chimico.
16) COME TROVARE LA CONFIGURAZIONE ELETTRONICA
• Esempio: configurazione elettronica dell'ossigeno
Partendo dalle regole precedentemente esposte, scriviamo la configurazione elettronica dell'ossigeno.

Svolgimento
Applicando le tre regole appena viste, scriviamo, a titolo di esempio, la configurazione elettronica
dell'ossigeno, avete numero atomico Z = 8

La configurazione elettronica può essere rappresentata in modo sintetico, scrivendo gli elettroni ad
esponente della sigla che identifica l'orbitale. Per l'ossigeno avremo: 1s2 2s2 2p4
nella quale gli esponenti indicano il numero di elettroni che sono collocati in quel tipo di orbitale.

• Tavola periodica in alta definizione con configurazione elettronica integrata

Thiella Filippo 1Dte

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