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Appunti del corso di:

STORIA DEL
POLITECNICO DI MILANO
E
DELLINDUSTRIALIZZAZIONE

A cura di:
Ambrosetti Ugo
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INDICE:

1- La cultura tecnica nei secoli: ingegneri e architetti, fino alla prima rivoluzione
industriale.3

2- Gli antecedenti diretti del Regio Istituto Tecnico Superiore 15

3- La Legge Casati del 1859, la nascita della Scuola di Applicazione per ingegneri a Torino e del
RITS a Milano. ....24

4- L'ingegneria industriale, la sezione per gli architetti, il biennio autonomo del R.I.T.S.33

5- L'Istituzione Elettrotecnica Carlo Erba a Milano e la Scuola superiore di


Elettrotecnica al Museo Industriale di Torino ..40

6- Il Collegio degli ingegneri e architetti di Milano e il Politecnico...52

7- Il Politecnico di Milano e l'imprenditoria lombarda.55

8- Il Politecnico di Colombo, Saldini., Zunini ...63

9- Fascismo e Liberazione al Politecnico: da Fantoli a Cassinis ..70

10- Uno sguardo verso l'attualit84

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1- La cultura tecnica nei secoli: ingegneri e architetti,
fino alla prima rivoluzione industriale:

La prima rivoluzione industriale avviene nella seconda met del 700 (in concomitanza con
la rivoluzione francese, con la guerra dindipendenza americana e con la stipulazione del
trattato sui diritti umani) ed caratterizzata dal trinomio ferro, carbone, vapore (la fase
prerivoluzionaria fu invece caratterizzata dal binomio legno, acqua).
LItalia si trova ad essere in ritardo rispetto alla prima rivoluzione industriale a causa della
sua frammentazione politico-territoriale mentre sar invece protagonista nella seconda
rivoluzione industriale, quella dellelettricit, date le diverse condizioni al contorno.
Il Politecnico di Milano nasce infatti solo nel 1863 (a due anni dallunificazione politica)
sotto il nome di Regio istituto Tecnico Superiore (R.I.T.S.).

Le facolt di ingegneria e architettura sono giovani ma possiedono tradizioni


antichissime. Gi dallet dei Comuni (fase della storia del Medioevo in Europa occidentale,
durata dall'XI al XIV secolo, contrassegnata dalla ripresa della crescita delle citt e del loro
ruolo politico, dal lungo e sanguinoso conflitto tra poteri feudali e poteri corporativi
cittadini, e dal trionfo di forme di autogoverno cittadino) si parlava di magistri,
encigneri e enzinierii, ovvero tecnici preposti alla costruzione di strade, ponti,
acquedotti, canali, fortificazioni militari Queste figure erano prevalentemente eclettici
autodidatti formatisi nellapprendistato e nella pratica.

I primi ingegneri patentati arrivano nella seconda met del Cinquecento, quando
lesercizio della professione venne sottoposto a regolamentazione collettiva sotto il
controllo del Collegio degli ingegneri (1563) che conferiva la patente dopo laccertamento
della preparazione del candidato che poteva presentarsi allesame dopo quattro anni di
tirocinio pratico sotto la guida di un ingegnere del Collegio. Un altro requisito richiesto fu
lappartenenza a una famiglia nella quale per un lungo periodo non erano state esercitate
arti vili o meccaniche.

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Quando si guarda al medioevo di solito si vede solo un periodo di oscurantismo e
regressioni, numerose furono le pestilenze e le invasioni, ma dal punto di vista della tecnica
non fu cos. Soprattutto nel basso medioevo infatti ci fu una forte innovazione tecnologica e
con essa un forte aumento demografico ed un aumento degli scambi economici, questi
ultimi legati soprattutto alle crociate che hanno portato alla nascita di collegamenti
economico-culturali tra loriente e loccidente.
Tra alto e basso medioevo la spinta della realt sociale in continuo mutamento pone nuove
riflessioni (puramente teoriche) ed esperienze vissute che offrono un esempio
dell'impegnativo compito di coniugare modernit e tradizione religiosa. In questottica
ricordiamo un personaggio importante come San Bernardo di Chiaravalle.
Nellalto medioevo la chiesa era avversa al lavoro e quindi scoraggiava lo sviluppo tecnico,
nonostante ci, la tecnologia era in continua evoluzione.
In epoca comunale le attivit tipiche degli ingegneri lombardi erano orientate
principalmente verso lo sfruttamento delle risorse idriche che abbondavano sul territorio
attraverso lutilizzo di mulini, gi conosciuti da tempo ma che trovano ora spazio nei pi
svariati settori produttivi.
Verso la fine del basso medioevo nasce la prima universit lombarda, quella di Pavia (dove
di laurearono Brioschi e Colombo, che poi furono fondatori e rettori del Politecnico di
Milano).
Grazie all'imperatore Carlo IV di Lussemburgo re di Boemia, nel 1361, viene istituita a
Pavia uno Studium Generale, al quale Papa Bonifacio IX riconobbe i medesimi diritti delle
Universit di Bologna e di Parigi. Con diploma imperiale datato 1485 lo Studium Generale
venne poi trasformato in Universit.
Ma gi a partire dall'anno 825, Pavia fu sede di un importantissimo studium istituito
dall'imperatore Lotario I. La parola studium, la dicitura usata per identificare luniversit,
ma difficilmente si pu considerare l825 come la data di nascita delluniversit di Pavia
dato che si era costituita una singola facolt: giurisprudenza. Luniversitas studiorum di
Carlo IV invece, mutifacolt e quindi pi corretto considerare il 1361 come data di
nascita delluniversit di Pavia. Pavia (e non Milano) fu scelta come sede in quanto era gi
un centro deccellenza nello studio del diritto.

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Le facolt tecniche (ingegneria e architettura), nonostante lantichissima tradizione, non
furono subito considerate come formazioni universitarie, in quanto il titolo si acquisiva
attraverso un praticantato, ossia come riconoscimento che seguiva ad una esperienza pratica,
non interessava quindi la verifica delle conoscenze scientifiche (come la matematica e la
fisica). Ci rese difficoltosa la strada che porter invece al riconoscimento universitario di
tale figura professionale.
Nel Settecento, con Maria Teresa e Giuseppe II 1 vennero introdotte notevoli riforme, volte
alladeguamento del sistema al clima culturale di quel periodo, ovvero allincremento degli
studi scientifici e alla preparazione di figure professionali in grado di svolgere funzioni
amministrative (rese necessarie dalle riforme, tra le quali quella del nuovo catasto). Per
quanto concerne lesercizio della professione di ingegnere occorreva non pi solo il
tirocinio pratico ma erano richiesti studi teorici di livello superiore prima di poter ottenere la
patente, labilitazione restava tra i compiti del Collegio.

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Lilluminismo fu il periodo dei lumi della ragione. Sar la fede assoluta nella ragione
che porter alla rivoluzione francese (1789-1799) ed in questo periodo che nasce la prima
enciclopedia della scienza e della tecnica. Ricordiamo anche che dopo la guerra
dindipendenza americana (1763-1863), lAmerica comincia a primeggiare in tutti i settori
della tecnica e del commercio.
Il baricentro della civilt si sposta verso il nord della Francia, in quella Francia
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dellilluminismo, dellenciclopedia e degli enciclopedisti, che dava notevole importanza
allistruzione tecnica nella societ. Cos, anche lItalia si rende conto dellimportanza di
avere uno studio superiore della tecnica, in tal modo le facolt di matematica cominceranno
a scorporare le facolt di ingegneria e architettura.
Notevole importanza, nel processo di nascita della cultura tecnica in Italia, ha avuto il
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modello francese importato con Napoleone . Con Napoleone si and incontro a
cambiamenti pi radicali, il Collegio venne soppresso e i suoi poteri vennero acquisiti dalla
Stato. La formazione professionale fu delegata alla universit e la preparazione accademica
andava poi completata con un tirocinio pratico e verificata dallo Stato con un esame finale
di abilitazione. Il sistema francese non sub marcate modificazioni neppure nel periodo della
Restaurazione, lantico Collegio rimase soppresso (fino al 1868 anno in cui torn in vita ma
come un semplice sodalizio professionale e culturale). LItalia prende spunto dall Ecole

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Polytechnique 5 e si sensibilizza sul fatto che fosse necessaria una cultura di base in campo
tecnico-scientifico. Nasceranno infatti la scuola dei ponti e delle strade, la scuola delle
miniere, la scuola delle tecniche militari, ecc..
La poliorcetica, parola di derivazione greca che designa larte militare, stata infatti una
delle prime espressioni della tecnica: antico era infatti lo studio e la realizzazione di oggetti
e strutture per la difesa e per lattacco. Accanto a queste realizzazioni nascono opere civili
di piccola e grandiosa entit come strade, ponti e strutture per la gestione delle acque.
La prima rivoluzione industriale non si limit ad essere una rivoluzione solo nel campo
industriale ma bens lo fu anche sul piano culturale.
E da notare il fatto che quando si parla di rivoluzione industriale non bisogna pensare a una
grossa discontinuit perch il processo di industrializzazione stato un processo lento,
infatti, se pensiamo alla rivoluzione industriale in Inghilterra stiamo parlando di un arco di
tempo che va dal 1760 al 1830 (la macchina a vapore di Watt (1769) riuscir ad essere usata
nelle pi diverse applicazioni tra cui la locomotiva di Stephenson (1814) mentre la prima
linea ferroviaria inglese arriva nel 1825).

Nella seconda met del settecento abbiamo un grande sviluppo dei commerci e
delleconomia del ceto borghese. In tutta Europa si abbassa la mortalit e quindi viene ad
esserci una disponibilit crescente di forza lavoro.
In fase prerivoluzionaria i problemi arrivarono con la penuria di legname al nord Europa e
nella saturazione delle fonti idriche utilizzabili. LInghilterra era ricca di carbone e ferro, gli
elementi fondamentali della nuova tecnica basata sul trinomio: ferro, carbone, vapore.
Anche la Francia godeva di numerose quantit di carbone e ferro, infatti, seguir subito
lInghilterra nella fase di industrializzazione. Al contrario lItalia non ha grandi quantitativi
n di ferro n di carbone

Limprenditoria inglese pi commerciale mentre quella francese pi fondiaria. La


mentalit di tecnici e operai specializzati inglesi molto pragmatica e viene favorita la
libera iniziativa mentre in Francia si ha a che fare con una imprenditoria pi collettiva
guidata dallo Stato e infatti nascer una scuola pubblica tecnica. Possiamo quindi dire che
Francia e Inghilterra seguono strade diverse ma possiedono entrambe le risorse per
affrontare con successo questo processo di modernizzazione.
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Alle porte della rivoluzione lItalia si trova ad essere un paese agricolo, in tale fase nasce
una accesa discussione tra industrialisti ed agricolturisti per decidere quale strada il nostro
paese avrebbe dovuto seguire. Se gli agricolturisti avessero compreso lutilit che lo
sviluppo tecnico avrebbe potuto dare al settore agricolo, lItalia magari sarebbe potuta
rimanere prevalentemente agricola ma ci non avvenne e lItalia imbocc la strada
dellindustrializzazione.

Una delle prime applicazione della macchina a vapore fu in Inghilterra, nellindustria


tessile. Il grosso vantaggio di tale macchina era che non richiedeva la vicinanza a corsi
dacqua. Le campagne cominciano a spopolarsi e intorno alle industrie nascono nuove citt
e con esse gravissimi problemi sociali come lo sfruttamento lavorativo, linquinamento, ecc.
che porteranno molte persone verso lalcolismo e la prostituzione. Verso la fine
dellottocento nasceranno i primi sindacati e verso gli inizi del novecento il luddismo, ossia
un movimento anarchico popolare caratterizzato dalla lotta allintroduzione delle macchine
considerate la ragione dei problemi di disoccupazione (la macchina sostituisce il lavoro fino
ad allora fatto dalluomo).

Il primo brevetto di Watt fu per luso della macchina a vapore per filtrare lacqua nelle
miniere. Il ferro aveva migliori qualit meccaniche degli altri materiali allora usati e andava
sostituendoli nella realizzazione delle macchine. Il ferro si poteva produrre grazie proprio
alla macchina a vapore e al carbone. Si viene quindi a creare un vero e proprio ciclo.
I trasporti nascono nelle miniere: uomini, se non bambini, trainavano carrelli su dei binari
realizzati prima in legno e poi successivamente in ferro.
Nasce poi lesigenza di standard e si arriver quindi alla necessaria produzione in serie che
si allargher ai pi disparati prodotti come scarpe, guanti,ecc. Questo processo porter alla
cosiddetta produzione di massa (curiosit: molte macchine hanno nomi di animali o nomi
femminili).
Per quanto riguarda lilluminazione nellottocento che il gas va a sostituire il petrolio (con
la seconda rivoluzione industriale, il gas verr soppiantato dellenergia elettrica).

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La scoperta del carbon cock, che molto pi comprimibile del carbon fossile e rende
possibile la produzione di maggior ghisa e ferro d una spinta nella sostituzione del legno da
parte del ferro. Si passer in breve dalluso delle navi in legno azionate da macchine a
vapore alle navi in metallo (un processo analogo avveniva negli Stati Uniti dove,
lestensione del territorio non dava problemi di reperimento delle materie prime).

I trasporti ebbero un impatto sociale notevolissimo. Era ora possibile coprire grandi distanze
in tempi relativamente brevi e ci era alla portata di tutti. Questo facilit lo sviluppo di
scambi commerciali e culturali.
Le visite di tecnici da paese a paese favorisce la diffusione di una cultura scientifica ma gi
nel settecento alcune riviste avevano dato inizio a tale divulgazione (anche a partire dai
primissimi anni dalla nascita del politecnico, gli studenti ebbero lopportunit di fare visite
educative).

Nella prima met dellOttocento, la struttura economica lombarda, basata ancora


sullagricoltura, lartigianato e la lavorazione a domicilio, era ancora lontana dalle altre
regioni europee gi avviate al processo di industrializzazione.
Alla progressiva concentrazione della propriet fondiaria si accompagna un crescente
rinnovamento nelle tecniche agricole. Aumentavano i contatti con i grandi mercati
commerciali e finanziari soprattutto per merito dellesportazione della seta, era inoltre in via
di forte sviluppo la produzione del cotone (venivano meglio fruttate le risorse idriche sia
come fonte denergia che per irrigare i campi). Anche il settore metallurgico e meccanico,
pur ancora in pesante ritardo, dava segni di miglioramento. Verso la met del XIX secolo si
stava avviando il processo di industrializzazione che avrebbe caratterizzato la Lombardia
post-unitaria.

Milano parte tardi rispetto allEuropa con lindustrializzazione, ma subito rispetto al resto
dItalia, ci dovuto anche sicuramente alla sua posizione geografica.
Colombo fu un uomo sensibile allindustrialismo e voleva per Milano una piccola
imprenditoria sviluppata sul territorio ma ben presto si rende conto dellimpossibilit di tale
strategia e si allinea allidea della grande industria accettando tutte le sue problematiche
sociali annesse.
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Note:

1- Maria Teresa dAsburgo e Giuseppe II d'Asburgo-Lorena:


Maria Teresa d'Asburgo (Vienna 1717-1780), arciduchessa d'Austria, regina d'Ungheria e di Boemia
(1740-1780) e imperatrice (1745-1780). Figlia dell'imperatore Carlo VI, nel 1736 spos Francesco
Stefano di Lorena (il futuro imperatore Francesco I) dal quale ebbe sedici figli, tra cui due futuri
imperatori, Giuseppe II e Leopoldo II, e Maria Antonietta, futura regina di Francia. Con lei ebbe inizio la
dinastia degli Asburgo-Lorena. Gli sforzi di Carlo VI per garantire alla figlia il diritto di salire al trono
imperiale non diedero i frutti sperati. Alla morte dell'imperatore, il mancato riconoscimento della
Prammatica sanzione da parte dellElettore di Sassonia, di quello di Baviera e della Francia, port alla
guerra di successione austriaca, con la quale Maria Teresa perse la Slesia, a vantaggio della Prussia, ma
vide riconosciuta la propria legittimit sul trono asburgico. Alla conclusione della guerra (1748) Maria
Teresa pot attuare le numerose riforme interne con le quali rafforz la sua posizione
nell'amministrazione centrale, consolid il ruolo della monarchia, riorganizz l'esercito e promosse
l'attuazione di quello "stato di benessere" che era uno degli ideali dell'epoca. Pia e fedele, era convinta di
possedere un incarico divino; tuttavia fu una regina pragmatica, consapevole dei propri doveri e acuta
nell'amministrazione del suo regno. Insieme al cancelliere di stato Wenzel Anton von Kaunitz trasform
drasticamente la politica estera dell'Austria, abbandonando il tradizionale schieramento a fianco della
Gran Bretagna a favore di un'alleanza con la Francia contro la Prussia. Dopo un vano tentativo di
riconquistare la Slesia durante la guerra dei Sette anni (1756-1763), si diede a una politica pi pacifica.
Alla morte del marito (1765), riconobbe il figlio Giuseppe come coreggente, anche se mantenne ogni
autonomia decisionale. Su consiglio del figlio e di Von Kaunitz partecip alla prima spartizione della
Polonia (1772), ottenendo la regione della Galizia, e acconsent ad abolire la servit della gleba nelle terre
della Corona. Giuseppe II d'Asburgo-Lorena (Vienna 1741-1790) divenuto unico imperatore dopo la
morte di Maria Teresa, si accinse a riformare radicalmente la chiesa e lo stato secondo i principi
razionalistici dell'illuminismo: concesse libert di culto ai protestanti, abol le leggi discriminatorie contro
gli ebrei e riorganizz la Chiesa cattolica cercando di costituire un clero nazionale: soppresse alcuni ordini
religiosi, sottopose l'educazione dei chierici al controllo dello stato e limit l'ingerenza del papa nelle
questioni spirituali e temporali della chiesa austriaca. Nella sfera civile abol molte forme di censura e
l'ereditariet della servit della gleba; separ il potere esecutivo da quello giudiziario e promulg un
nuovo codice penale. Per tutta la durata del suo regno tent di uniformare le componenti etniche delle
varie parti dell'impero, che comprendeva austriaci, italiani, slavi e ungheresi; tale intento si manifest
anche nell'amministrazione imperiale. Giuseppe soppresse le numerose giurisdizioni locali e nel 1784
impose l'uso del tedesco come lingua ufficiale dell'impero in sostituzione del latino. Tuttavia le sue
riforme incontrarono una grande resistenza, soprattutto nei territori pi periferici dei domini asburgici.
Moti di protesta scoppiarono in Ungheria e nel 1789 il Belgio si rese indipendente. Prima di morire,
l'imperatore fu costretto a revocare molte delle leggi appena varate.

2- Illuminismo:
Movimento culturale di matrice filosofica, diffusosi in Europa dall'inizio del XVIII secolo fino alla
Rivoluzione francese. Caratteristica principale dell'illuminismo (in francese ge des lumires, in inglese
enlightenment, in tedesco Aufklrung) fu la fiducia nella ragione, che avrebbe progressivamente
migliorato le condizioni spirituali e materiali della civilt umana, liberandola dai vincoli della tradizione,
della superstizione e della tirannide. Per estensione, si definisce "illuministico" ogni movimento filosofico
che intenda conseguire l'emancipazione dell'umanit grazie ai "lumi" della ragione.
L'illuminismo ebbe diramazioni in tutti i paesi europei e invest in parte il Nuovo Continente. Inizialmente
per esso si diffuse in Inghilterra e in Francia. L'Inghilterra era il paese dove aveva pi solide radici la
corrente filosofica dell'empirismo; dalle dottrine di Locke i pensatori illuministi riprendevano un
atteggiamento di fondo di tipo antimetafisico, finalizzato all'analisi dell'esperienza; dalla "filosofia
sperimentale" di Newton essi ricavavano una concezione del pensiero scientifico per cui la ragione
umana, attenendosi all'esame dei fenomeni, in grado di procedere verso i principi, fino a pervenire,
come dimostrava la scoperta della legge della gravitazione universale, a un quadro unitario del mondo
fisico. Ma l'illuminismo riconobbe come suoi precursori anche altri pensatori, di tradizione razionalistica,
come il francese Descartes. Se di quest'ultimo i filosofi del XVIII secolo rifiutavano lo "spirito di sistema",
la pretesa cio di una conoscenza deduttiva che procedesse da un patrimonio di idee innate e di principi
noti a priori, ne riprendevano tuttavia l'esigenza di "chiarezza e distinzione" delle idee, estendendo il
criterio dell'evidenza a tutte le materie del conoscere ed entrando in collisione con il tradizionale principio
d'autorit. Pur non condividendo il sistema metafisico di Spinoza, alcuni pensatori illuministi ne
rivalutavano la critica della concezione personale della divinit, e ne leggevano l'opera cercando la

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conferma di una visione naturalistica e atea della realt. Non meno importante per la genesi
dell'illuminismo in Francia fu il pensiero d'impronta scettica di Pierre Bayle, in particolare la sua difesa
della tolleranza e la polemica contro le superstizioni e i pregiudizi. Sotto un certo profilo si pu dire che
nell'illuminismo convergono aspetti molteplici, e anche eterogenei, della filosofia e della cultura moderne,
dalla rivoluzione scientifica avviata da Copernico e Galilei alle ripercussioni culturali indotte dalle
esplorazioni geografiche, dal razionalismo di Descartes all'empirismo di Locke e dei suoi continuatori. Ma
ad animare l'illuminismo soprattutto il nuovo spirito scientifico dell'et moderna, cio la convinzione che
invece di consultare autorit come Aristotele e la Bibbia occorresse rifarsi da un lato all'osservazione
diretta dei fenomeni, dall'altro all'uso autonomo della ragione. La fiducia nella ragione, coniugandosi con
il modello sperimentale della scienza newtoniana, sembrava poi schiudere la possibilit di scoprire non
solo le leggi regolatrici del mondo naturale, ma anche le leggi di sviluppo del corpo sociale. Si pens
allora che, usando saggiamente la ragione, sarebbe stato possibile un progresso indefinito della
conoscenza, della tecnica e della morale. Sebbene la Chiesa cattolica fosse vista come la principale
responsabile della sottomissione della ragione umana nel passato, e la religione in generale fosse indicata
come causa della superstizione e del fanatismo, molti pensatori illuministi non rinunciarono totalmente
alla fede, optando piuttosto per una forma di deismo che rifiutava comunque la teologia cristiana:
pensatori deisti furono gli inglesi John Toland, Matthew Tindal, Anthony Collins e il francese Voltaire. Altri
filosofi illuministi, soprattutto in Francia, che si volsero a forme di pensiero materialistico, furono
espressamente atei: fra questi ricordiamo d'Holbach, Helvtius e La Mettrie.
Pi che un pensiero sistematico, l'illuminismo contrassegn uno stile intellettuale e un metodo d'indagine
conoscitiva. Secondo Immanuel Kant, il motto dell'epoca era "abbi il coraggio di servirti della tua propria
intelligenza!"; nacque allora un desiderio di porre in discussione concetti e valori acquisiti, di indagare
nuove idee in direzioni molteplici. Molti illuministi non furono filosofi nel comune senso del termine, bens
divulgatori impegnati in un consapevole tentativo di battaglia culturale e di diffusione delle nuove idee.
Pur nella eterogeneit degli indirizzi, si possono fissare alcuni motivi condivisi da pressoch tutti i
pensatori illuministi: un atteggiamento fortemente antitradizionalista, nutrito dalla convinzione che il
passato, in particolare il Medioevo, coincidesse con l'et dell'ingiustizia, del sopruso, della superstizione e
dell'ignoranza; un'avversione nei confronti della metafisica; la convinzione che la filosofia dovesse
adottare un metodo sperimentale, privilegiando l'analisi dei fenomeni, piuttosto che la deduzione a partire
da principi a priori; una propensione verso il fenomenismo, cio la convinzione che tutto ci che possiamo
conoscere relativo ai fenomeni e all'esperienza sensibile; infine, la fiducia nel progresso, che sarebbe
stata ereditata dal positivismo ottocentesco. Per molti versi, la patria degli illuministi fu la Francia.
Montesquieu, uno dei primi esponenti del movimento, pubblic scritti satirici contro le istituzioni
contemporaneamente al suo monumentale studio sulle istituzioni politiche, Lo spirito delle leggi (1748). A
Parigi Denis Diderot, autore di numerosi trattati filosofici, incominci la pubblicazione dell'Encyclopdie
nel 1751, avvalendosi della collaborazione del matematico D'Alembert. Quest'opera, a cui collaborarono
numerosi philosophes, fu tanto un compendio di conoscenze quanto un veicolo di promozione delle
posizioni illuministe e di critica degli oppositori. Il pi rappresentativo tra gli illuministi francesi fu
indubbiamente Voltaire, che inizi la sua carriera come drammaturgo e poeta e fu autore di pamphlet,
saggi, satire e racconti brevi nei quali divulg la scienza e la filosofia della sua epoca; intrattenne inoltre
una voluminosa corrispondenza con scrittori e sovrani europei. Le opere di Jean-Jacques Rousseau, in
particolare Il contratto sociale (1762), l'Emilio (1762) e le Confessioni (1782), esercitarono un profondo
influsso sulle teorie politiche e pedagogiche e diedero impulso al romanticismo ottocentesco.
L'illuminismo fu anche un movimento profondamente cosmopolita: pensatori di nazionalit diverse si
sentirono accomunati da una profonda unit di intenti, mantenendo stretti contatti epistolari fra loro.
Furono illuministi Gotthold Lessing, Alexander Baumgarten, Johann Gottfried Herder in Germania, David
Hume in Scozia, Pietro Verri e Cesare Beccaria in Italia, Benjamin Franklin e Thomas Jefferson nelle
colonie americane. Se durante la prima met del XVIII secolo molti tra i principali esponenti
dell'illuminismo furono perseguitati per i loro scritti o furono messi a tacere dalla censura governativa e
dagli attacchi della Chiesa, negli ultimi decenni del secolo si assistette a un trionfo del movimento in
Europa. Il successo delle nuove idee, sorretto dalla pubblicazione di riviste e libri e da nuovi esperimenti
scientifici, inaugur una moda diffusa persino tra i nobili e il clero, e alcuni sovrani europei adottarono le
idee e il linguaggio dell'illuminismo. Voltaire e altri philosophes, attratti dal mito del filosofo-re che
illumina il popolo dall'alto, guardarono con favore alla politica del cosiddetto dispotismo illuminato,
perseguita da Federico II di Prussia, Caterina di Russia e Giuseppe II d'Austria. La Rivoluzione francese
pose fine a questo periodo di diffusione pacifica, ma talvolta solo elitaria, delle nuove idee. Pur avendo
assimilato molti degli ideali dei philosophes, la Rivoluzione, nei suoi episodi pi sanguinosi tra il 1792 e il
1794, gett per un certo periodo discredito sull'illuminismo. La polemica romantica, agli inizi del XIX
secolo, si rivolger contro alcuni bersagli ideali identificati con le dottrine del Secolo dei Lumi: una
concezione astratta della ragione, una sottovalutazione delle tradizioni e della storia, la propensione per
l'ateismo. Di fatto per le idee illuministiche saranno all'origine di molteplici esperienze della cultura e
della filosofia dell'Ottocento e del Novecento, tanto sul terreno delle dottrine liberali in politica, quanto in
campo scientifico nella cultura contemporanea.

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3- Encyclopdie:
Grande opera editoriale, filosofica e scientifica diretta da Denis Diderot e Jean-Baptiste d'Alembert e
pubblicata tra il 1751 e il 1772. Nata a Parigi nel 1745, presso l'editore Lebreton, da un progetto di
traduzione della Cyclopdia or Universal Dictionary of Arts and Sciences dell'editore britannico Ephraim
Chambers (pubblicata tra il 1728 e il 1742), l'Encyclopdie ou Dictionnaire raisonn des sciences, des arts
et des mtiers acquis la dignit di un progetto autonomo con il Prospectus del 1750, un'esposizione del
progetto dell'opera nel quale Diderot manifestava l'ambizione di compilare un inventario completo delle
acquisizioni della conoscenza umana. Con l'obiettivo di contrastare il Dictionnaire de Trvoux dei gesuiti e
di promuovere la diffusione delle idee illuministe, Diderot fece ricorso sia ad autori allora gi affermati
(Buffon, Condillac, Helvtius, Montesquieu, Rousseau, Voltaire) sia a pensatori meno noti. D'Alembert si
occupava di matematica, Diderot di storia e di filosofia, l'abate Morellet (1727-1819) di teologia, Buffon di
scienze naturali, Paul-Joseph Barthez (1734-1806) di medicina, Quesnay e Turgot di economia. Louis de
Jaucourt (1704-1779), studioso di medicina e botanica, assisteva Diderot per buona parte delle mansioni
redazionali ed editoriali. L'Encyclopdie fu innanzitutto caratterizzata dall'interesse di Diderot per le
innovazioni scientifiche e tecniche. Rivolto, in senso ampio, al popolo, nel quale gli illuministi ritenevano
di identificare il pubblico di un'opera di cos ampio respiro, il progetto in realt venne finanziato da
persone colte, ecclesiastici, nobili e parlamentari. La voce "Enciclopedia", scritta da Diderot e collocata
all'inizio del primo volume a seguito del Discorso preliminare di D'Alembert, definisce il programma
complessivo dell'opera: il progetto dell'Encyclopdie consisteva nel compendiare le conoscenze acquisite
dall'umanit, mentre il suo intendimento mirava a una critica dei fanatismi religiosi e politici e a
un'apologia della ragione e della libert di pensiero. Diderot dichiar che il progetto enciclopedico si
ispirava alla filosofia, intesa come attivit di produzione e divulgazione della conoscenza. Egli era infatti
un tenace sostenitore del progresso dell'umanit e del sapere: l'Encyclopdie avrebbe dovuto operare la
sintesi (e la selezione) delle acquisizioni umane e realizzare una genealogia delle conoscenze. Al riguardo
Diderot utilizz l'immagine dell'albero, cara a Descartes e alla scolastica medievale: dalle radici fino ai
rami pi alti, la conoscenza progredisce e d i suoi frutti. L'immagine efficace se si pensa al ruolo
attribuito all'albero della conoscenza dal cristianesimo; l'immagine biblica del libro della Genesi
capovolta dall'Encyclopdie, il progetto antireligioso si disvela: non solo la conoscenza non proibita, ma
fatta per l'uomo che deve fare affidamento su di essa per raggiungere la felicit. Per Diderot si tratta
"di esaminare tutto, spostare tutto senza eccezione e senza riguardi". A questo scopo egli procede alla
realizzazione di un ordine razionale alfabetico (enciclopedia ragionata) che si modella sulla classificazione
delle facolt e delle scienze realizzata dal filosofo inglese Francesco Bacone. Il fatto nuovo che Diderot
utilizza i rimandi per far circolare il lettore attraverso una rete di conoscenze strutturata sui lemmi.
Il percorso ragionato indotto dai rimandi viene progressivamente a costituire un discorso scettico nei
confronti del sapere tradizionale: l'analisi delle mitologie porta a dubitare della verit della religione
cristiana; lo studio della storia antica o dei costumi di paesi lontani induce a osservare con occhi diversi la
nostra civilt e le nostre usanze, secondo un procedimento caro all'illuminismo, in particolare a
Montesquieu e a Voltaire, per cui la strutturazione enciclopedica e "circolare" del sapere non intende solo
fornire una semplice istruzione, ma cerca di provocare la riflessione critica sul sapere acquisito e quindi la
sua relativizzazione. Il primo volume, che ebbe una tiratura di 2000 copie, venne destinato ai
sottoscrittori il 28 giugno del 1751. Alla voce "Autorit" politica, Diderot attacca Bossuet e la teoria della
monarchia per diritto divino. Assai presto, l'impresa ebbe il sostegno di Montesquieu, di Voltaire e di
Madame de Pompadour, ottenendo un successo europeo: fu acquistata in Italia, in Svizzera, in
Inghilterra, in Russia. Nel 1752 usc il secondo volume, che fece scandalo, e la pubblicazione venne
sospesa; nonostante la proposta di Voltaire di continuare l'impresa a Berlino, Diderot rifiut. Nel 1753
usc il terzo volume; i volumi quarto, quinto e sesto uscirono rispettivamente nel 1754, nel 1755 e nel
1756. Si scaten allora una battaglia a partire dalla voce "Ginevra", redatta da D'Alembert, che suscit
una risposta violenta di Jean-Jacques Rousseau. L'Encyclopdie fu oggetto di canzonature e di satira:
Voltaire, cessando la collaborazione con l'opera, la defin "un guazzabuglio"; D'Alembert abbandon la
redazione; si guastarono i rapporti tra Diderot, Rousseau, Voltaire e D'Alembert. Nel 1759, in seguito alle
polemiche suscitate dall'edizione di Dello Spirito di Helvtius, la pubblicazione dell'Encyclopdie fu vietata
dalle autorit; il privilegio del 1748 fu annullato e i sottoscrittori vennero risarciti dall'editore Lebreton
con due volumi di tavole separate che beneficiarono di un privilegio speciale. Con l'abbandono di
D'Alembert, Diderot prosegu da solo, per sette anni. Nel 1776 uscirono gli ultimi dieci volumi; un ultimo
volume di tavole usc nel 1772. Ma i volumi, a partire dal tomo VIII (1774) furono oggetto di censura da
parte dell'editore Lebreton, che per, all'insaputa di Diderot, ne lasci continuare la pubblicazione.
L'impresa di Diderot resta un'importante pietra di paragone per lo sviluppo della produzione libraria e, pi
in generale, degli strumenti di trasmissione della conoscenza. La forma enciclopedica costitu infatti
un'eccellente risposta alle crescenti esigenze di conservare, catalogare, divulgare e tramandare un sapere
che, con l'aumento della produzione intellettuale e la proliferazione delle aree di ricerca, rischiava di
disperdersi.

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4- Napoleone e lassetto italiano:
Lo scoppio della Rivoluzione francese era stato salutato in Italia con grande entusiasmo da coloro che
avevano fatto proprie le nuove idee di giustizia e di libert, mentre aveva provocato la reazione del
governi. La nobilt aveva trovato un prezioso appoggio contro la minaccia rivoluzionaria nelle masse
contadine, facendo leva sul loro fanatismo religioso e antigiacobino. Circoli giacobini si erano costituiti in
tutti i maggiori centri, e non erano mancati processi politici e condanne a morte. Particolarmente attivo
nella lotta contro la nuova Francia si era mostrato sin dall'inizio Vittorio Amedeo III di Savoia, due figlie
del quale avevano sposato i fratelli di Luigi XVI, i conti di Provenza e di Artois, i futuri Luigi XVIII e Carlo
X. Il Piemonte, che si era alleato con Austria e Prussia, fu anche il primo a pagare con la perdita della
Savoia e del territorio di Nizza. Degli altri Stati italiani, le Repubbliche di Venezia e di Genova si erano
mantenute neutrali mentre, sotto la minaccia della flotta inglese, il granduca di Toscana Ferdinando III si
era schierato con la coalizione antifrancese nell'ottobre del 1793, ma senza prendere parte attiva alla
guerra. Nonostante il conflitto insorto tra la Chiesa e lo Stato francese, papa Pio VI non ader alla
coalizione mentre, dopo molte esitazioni, vi ader il re di Napoli Ferdinando I che aveva sposato Carolina
d'Austria, sorella dell'imperatore Leopoldo II e della regina di Francia Maria Antonietta. Inizialmente le
maggiori operazioni si svolsero in Corsica e assicurarono alla Francia il definitivo possesso dell'isola. Solo
nel 1796 l'intera penisola venne coinvolta nel conflitto in seguito alla vittoriosa spedizione del generale
Bonaparte. La vittoria di Mondov aveva costretto Amedeo III a firmare l'armistizio di Cherasco (28
aprile), al quale fece seguito la pace di Parigi (15 maggio), con la cessione di Nizza e della Savoia.
Sconfitto l'esercito austriaco a Lodi, Bonaparte conquist successivamente Milano, ponendo poi l'assedio
alla fortezza di Mantova e violando quindi la neutralit della Repubblica di Venezia con l'occupazione di
Peschiera e di Verona. Vennero anche occupate Massa e Carrara e parte dei territori delle Romagne, con
le legazioni di Ferrara e Bologna. Il Papa fu costretto a cedere questi territori, accettando inoltre la
rinuncia ad Avignone, mentre il re di Napoli era costretto a chiedere la pace. I Francesi furono salutati
come liberatori da coloro che avversavano l'assolutismo monarchico ed erano favorevoli a riforme
costituzionali. Sotto l'amministrazione provvisoria istituita da Bonaparte, Milano divenne il centro del
movimento liberal-patriottico che port a formulare il disegno di una repubblica dell'Italia settentrionale.
Con la sollevazione di Reggio Emilia nell'agosto successivo, fu messa in moto una situazione che port
alla nascita della Repubblica Cispadana (Reggio, Modena, Bologna, Ferrara) che adott per prima la
bandiera tricolore bianca, rossa e verde. In cambio della cessione della Lombardia l'Austria ottenne il
territorio della Repubblica d Venezia sino all'Oglio. Il pretesto per sacrificare l'antica repubblica era stato
offerto da una sanguinosa sommossa antifrancese e clericaleggiante scoppiata a Verona il luned di
Pasqua del 1797. Sotto la minaccia delle armi francesi l'ultimo doge, Ludovico Manin, abbandon il potere
e il Maggior Consiglio vot la trasformazione della vecchia repubblica aristocratica in una repubblica
democratica (12 maggio), destinata a morire in seguito alla cessione dei territori Veneti all'Austria col
trattato d Campoformio del 18 ottobre 1797. Anche la vecchia repubblica aristocratica di Genova dovette
trasformarsi nel giugno del 1797, assumendo il nome di Repubblica Ligure. Frattanto in Piemonte a
Vittorio Amedeo III era succeduto (ottobre 1796) il figlio Carlo Emanuele IV che nell'aprile successivo
concluse un trattato di alleanza con la Francia. Esso non imped lo scoppio di moti rivoluzionari
nell'estate successiva, ai quali segu una durissima repressione che cost la vita a una settantina di
giacobini, senza che la Francia intervenisse. Nel luglio del 1797 dall'unione dei territori della Repubblica
Cispadana, dell'ex Ducato di Milano e dei territori veneziani posti tra l'Adda e lOglio nasceva la
Repubblica Cisalpina, retta da un Direttorio e da un corpo legislativo costituito da due Camere: Gran
Consiglio e Consiglio dei Seniori. Il territorio si ingrandiva ulteriormente nell'ottobre successivo, con
l'annessione della Valtellina, sottratta al cantone svizzero dei Grigioni, e la rettifica del confine orientale
che avanzava dall'Oglio al Garda e all'Adige, mentre allAustria veniva sacrificato il rimanente territorio di
Venezia. Frattanto, in Svizzera si era costituita la Repubblica Elvetica e nel febbraio del 1798
anche Roma veniva occupata dai Francesi, che vi istituivano la Repubblica Romana. I rovesci subiti da
Napoleone in Egitto ridavano vigore ai nemici della Francia, e le truppe napoletane si mossero per prime,
occupando Roma nel novembre del 1798. Presto furono per battute dal generale Championnet che
marci su Napoli e, vinta la resistenza dei lazzaroni , mentre la corte si rifugiava in Sicilia, vi istitu la
Repubblica Partenopea (gennaio 1799), sostenuta dai pi eminenti uomini di cultura napoletani. Nel
frattempo, sotto la minaccia delle armi francesi, Carlo Emanuele IV di Savoia aveva abdicato (dicembre
1798), rifugiandosi poi in Sardegna dove, sotto la protezione della flotta inglese, aveva ritirato
l'abdicazione. Anche in Toscana, espulso il granduca Ferdinando III, era stato istituito un governo
provvisorio filofrancese. Presto, tuttavia, l'iniziativa pass nuovamente agli Austriaci, appoggiati da
contingenti militari russi, mentre in ogni parte d'Italia si avevano violente reazioni antifrancesi e si
formavano bande armate di fanatici contadini che massacravano i giacobini in nome della Santa
Fede , perci detti Sanfedisti . Particolarmente sanguinosa fu la reazione nel Mezzogiorno, dove
operavano bande brigantesche tra cui quella capeggiata da Michele Pezza, detto Fra Diavolo. Di esse s
serv il cardinale Ruffo per riconquistare la Calabria e muovere contro Napoli che si arrese nel giugno del
1799 in cambio dell'impegno a non operare massacri. I patti della resa vennero per violati, migliaia di
cittadini furono arrestati e molti di essi condannati a morte, tra cui Mario Pagano, Francesco Conforti,
Vincenzo Russo, l'ammiraglio Francesco Caracciolo. La controffensiva francese avvenne dopo la

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costituzione del Consolato e l'ascesa al potere del generale Bonaparte. Nel maggio dell'anno seguente egli
scese in Italia attraverso il Gran San Bernardo e il 2 giugno 1800 entr in Milano. Con la pace di Lunville
del febbraio del 1801 l'Austria restituiva la Lombardia, sino all'Adige, alla Repubblica Cisalpina, accettava
che la Toscana passasse ai Borboni di Parma, e col trattato di Madrid (21 marzo) la Toscana, fatta
eccezione per l'isola d'Elba e il principato di Piombino (annessi alla Francia), veniva costituita in Regno
d'Etruria e affidata all'infante di Parma Ludovico I, che aveva sposato una figlia del re di Spagna. Non
vennero ricostituite n la Repubblica Romana n quella partenopea; il Papa (nel 1800 era stato eletto il
cardinale Chiaramonti che assunse il nome di Pio VII e il cui pontificato dur sino al 1823) conserv i suoi
territori, tranne le legazioni di Bologna e Ferrara, passate alla Repubblica Cisalpina. Quanto al re di
Napoli, che si era staccato dalla coalizione antifrancese, gli venne riconosciuta la sovranit su tutti i ter-
ritori dell'Italia meridionale. Bonaparte provvide poi a dare un nuovo assetto alla Repubblica Cisalpina alla
quale, nel settembre del 1800, era stato annesso il territorio di Novara, ristabilendo il confine tra
Piemonte e Lombardia anteriore al 1738. Al pari delle altre repubbliche europee: Elvetica (trasformata
nel 1803 in Confederazione), Batava, Ligure, si trattava ormai d uno Stato solo termalmente autonomo,
che ricalcava gli ordinamenti francesi, mentre i democratici non nascondevano ormai pi la loro delu-
sione. Nel dicembre del 1801 venne convocata a Lione un'assemblea di 450 rappresentanti della Repub-
blica (Consulta di Lione) che approv la Costituzione fatta preparare da Bonaparte ed entrata in vigore il
28 gennaio 1802. A capo della Repubblica, che assunse il nome d italiana , veniva posto un presi
dente, di nomina elettiva, che assumeva anche la direzione del governo. I collegi elettorali erano tre: dei
possidenti, dei dotti, dei commercianti, ciascuno composto da duecento membri. Bonaparte indusse l'as-
semblea dei notabili ad eleggerlo presidente e, in questa sua veste, scelse come vicepresidente il milane-
se Francesco Melzi d'Eril. La sorte del Piemonte venne decisa con l'annessione alla Francia (settembre
1802) di cui costitu sei nuovi dipartimenti. Alcuni mesi prima Carlo Emanuele IV aveva abdicato in favore
del fratello Vittorio Emanuele I (1802-1821). Nell'ottobre del 1802, essendo morto il duca Ferdinando,
anche Parma veniva occupata dai Francesi, sotto il cui dominio diretto o indiretto era ormai tutta l'Italia
centro-settentrionale.

Nel periodo successivo al ventennio di guerre napoleoniche, le potenze europee Gran Bretagna, Austria,
Prussia, Russia uscite vincitrici ridisegnando la carta politica dell'Europa al congresso di Vienna (1814-
15) stabilirono che in Italia venissero restaurati gli assetti prerivoluzionari: in base al principio della
legittimit tornarono al potere i sovrani spodestati da Napoleone o i loro eredi. L'impero austriaco si
install nell'Italia centrosettentrionale riacquisendo la Lombardia, ottenendo il Veneto, imponendo sovrani
legati alla corona asburgica in Toscana, a Parma e a Modena. Divenne definitiva la scomparsa delle
antiche repubbliche di Genova e di Venezia: la prima fu annessa dal Regno di Sardegna, la seconda form
una provincia nel Regno asburgico del Lombardo-Veneto. Nel centro della penisola lo Stato Pontificio non
sub mutamenti territoriali. A sud, nel Regno delle Due Sicilie, con capitali Napoli e Palermo, furono
riportati al trono i sovrani della dinastia dei Borbone. Nel territorio italiano solo il Regno di Sardegna,
comprendente il Piemonte, la Liguria, la Sardegna, la Savoia e Nizza, poteva svolgere una politica di
relativa autonomia.

5- Ecole Polytechnique:
Scuola parigina di ingegneria, posta sotto la direzione del ministro della Difesa. Fondata nel 1794 per la
formazione di funzionari civili e militari, la scuola divenne un'accademia militare sotto Napoleone I nel
1804. La scuola comprende nove dipartimenti accademici: matematica, matematica applicata, fisica,
meccanica, biologia, chimica, scienze umane e sociali, economia e lingue straniere. Le strutture di studio
includono venticinque laboratori che impiegano oltre cento ricercatori-docenti. La selezione per gli
studenti ammessi al primo anno avviene attraverso un complesso esame che richiede due anni di
preparazione dopo il diploma di baccalaureato. Gli ottocento studenti (per il 10% donne) sostengono un
anno di preparazione militare e frequentano due anni di lezioni in campus, dove vengono considerati
ufficiali della riserva con il relativo stipendio; conclusi gli studi, continuano la formazione in scuole di
specializzazione di ingegneria o come ricercatori. Tradizionalmente gli studenti migliori sono selezionati
per la pubblica amministrazione o in aziende di pubblico interesse. Nel 1976 la scuola venne trasferita
dalla vecchia sede situata nel centro di Parigi, a Palaiseau nei sobborghi della citt. La scuola e i suoi
diplomati sono conosciuti come "X" per i cannoni incrociati presenti sullo stemma dell'istituto.

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Riferimenti bibliografici e Approfondimenti:
- La formazione degli ingegneri in Lombardia prima dell'unit (Piedimonte)
- Scienza, tecnica e sviluppo da Il Politecnico di Cattaneo al Politecnico di Brioschi
(Lacaita)

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2- Gli antecedenti diretti del Regio Istituto Tecnico
Superiore:

In Europa:
Le altre regioni europee sullo slancio della prima rivoluzione industriale erano gi
caratterizzate da un pi marcato sviluppo, questa suscit nellEuropa borghese
dellOttocento un bisogno di sviluppo delle conoscenze scientifiche e il bisogno di un
educazione tecnologica che cominci ad essere considerata come un fattore di potenza
indispensabile per arrivare a misurarsi con lInghilterra che era il riferimento per quanto
riguardava lo sviluppo industriale.

Sorsero scuole e istituti superiori in numero sempre maggiore per formare tecnici di vari
livelli.

In Francia, dove lEcole Polytechnique e il Conservatoire des art set mestiers operavano gi
dal 1794 accanto alle scuole speciali di ponti e strade e delle miniere, sorsero diverse altre
istituzioni come lEcole central des arts er manifactures (1829) e altre scuole medio-
superiori speciali.

In Germania furono fondate numerose scuole politecniche legate alle realt produttive delle
diverse regioni: Berlino (1821), Karsruhe (1825), Stuttgrat (1829), Hannover (1831)

Questo avvenne anche in altri paesi come la Belgio, Austria, Russia e in particolare in
Svizzera, dove nel 1855 sorse il Politecnico di Zurigo (scuola molto specializzante con forte
impronta tedesca).

In Italia:
Lunica universit lombarda prima del 1863 era a Pavia. LUniversit degli Studi di Milano
(la Statale) nasce solo nel 1925. Brioschi nel 1863 inaugura il RITS e laccademia
scientifico letteraria (come frutto della legge Casati del 1859). Questo ritardo dovuto
anche allostruzionismo delluniversit di Pavia. Lingegneria era infatti una sua sezione
della facolt di matematica (che a sua volta fu sezione della facolt di filosofia).
Il Politecnico di Milano nasce grazie anche al contributo della SIAM ossia della Societ
dincoraggiamento darti e mestieri, il Politecnico di Torino nasce come istituzione nel
1906, ma le sue origini sono pi lontane. La Scuola di Applicazione per gli Ingegneri, sorta
nel 1859 e il Museo Industriale Italiano, nato sotto l'egida del Ministero dell'Agricoltura

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dell'Industria e del Commercio nel 1862, ne furono i diretti ascendenti. La prima, istituita
nell'ambito dell'Universit, apriva la ricerca e la formazione superiore agli studi tecnici; il
secondo guardava pi direttamente al contesto di un Paese che si affacciava alla nuova
realt industriale. Sotto differenti aspetti e con personalit complementari, illustri docenti e
ricercatori seppero dare uno statuto a nuovi ambiti disciplinari, come l'Elettrotecnica e la
Scienza delle Costruzioni, ed ebbero visioni anticipatrici nei confronti di una Scuola attenta
ai problemi dell'uomo e della societ.
I fondatori del Politecnico vengono da Pavia e ci generer rapporti difficili tra le due
istituzioni. Prima della nascita del politecnico di Milano, a Pavia, la matematica riesce ad
ottenere lautonomia dalla facolt di filosofia e sar da questa nuova costola che nasceranno
quei corsi fondamentali e propedeutici per gli ingegneri. Si verifica quindi unapertura nei
confronti dei corsi industriali ma il titolo finale delluniversit rimane quello di matematica.
Pavia era comunque sulla strada del miglioramento dei suoi corsi di ingegneria e
architettura quando nasce il politecnico di Milano che si forma ad hoc per tali professioni e
in tal modo anticipa Pavia. Ci comporter lirritazione di questultima in quanto essa verr
a perdere un numero notevole di studenti e professori.
Unaltra osservazione che si pu fare riferita al fatto che la capitale del Regno tra il 1861 e
il 1864 stata Torino; quindi Milano si trova ad essere pi vicina alla capitale rispetto a
Pavia. (Torino era gi sede di universit). Fu proprio un rimescolamento tra Torino Milano e
Pavia e a rendere possibile la nascita del politecnico di Milano.

Le prime scuole tecniche in Italia nascono nel 1811 nel Regno delle due Sicilie e nel 1817
nello Stato Pontificio.

In Italia, gli effetti della prima rivoluzione industriale si avvertono solo intorno alla seconda
met dellottocento. Una delle principali riviste dellottocento Il politecnico di Carlo
Cattaneo. Laureato a Pavia, fonda la rivista nel 1839 allet di 38 anni. E un illuminista e
un riformista. Lidea di incardinare la tecnica nello studio universitario e superiore viene
importata dalla Francia con Napoleone e si svilupper prima a Milano e poi in tutta lItalia.
A Napoli nascer la scuola di ponti e strade. In Lombardia cresce il numero di periodici di
informazione tecnica che potevano essere compresi da un vasto pubblico. Una spinta
notevole sulla riflessione storica e culturale della realt matura attraverso la frequentazione
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che Cattaneo ha con Giandomenico Romagnosi 1. Cattaneo comincia a scrivere su gli:
Annali universali di statistica, economia pubblica, viaggi e commercio editi da Lampato.
Con la nascita della rivista Il politecnico 2 , Cattaneo dimostra di voler andar molto pi in
l di una semplice rivista tecnica e pone delle basi metodologiche che arriveranno a un
punto tale da avvicinarsi notevolmente a ci che sar listruzione nellistituzione
politecnico.

Il Politecnico di Cattaneo

La rivista voleva sottolineare limportanza di avere unampia visione della cultura. Nel 1869
Cattaneo muore e la rivista cambia faccia in quanto non abbraccer pi tutte le arti (infatti
nella rivista erano trattati argomenti relativi sia alle arti utili che alle arti speculative) ma si
occuper esclusivamente di conoscenze tecnico-scientifiche. Il profondo obiettivo di
Cattaneo era lincivilimento degli italiani e scriveva: dobbiamo guardarci intorno e tornare
europei per essere italiani. Era sua intenzione portare alla conoscenza degli italiani le
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tecniche, le innovazioni, le opinioni provenienti dallEuropa. Era costretto a parlare con
parole generiche a causa della inevitabile censura che il dominio asburgico avrebbe imposto.
Cattaneo era un patriota e fu un protagonista delle cinque giornate di Milano. Quando si
parl di come organizzare politicamente lItalia, Cattaneo fu promotore di una proposta di
una federazione di Stati repubblicani (sul modello della Svizzera e degli Stati Uniti) che
potesse salvaguardare le libert individuali e le autonomie locali (..quindi nulla a che fare
con le idee di federalismo della becera Lega). Ma come ben sappiamo avvenne lunit
dItalia. Ci porter Cattaneo ad autoesiliarsi in Svizzera. Nel 1860 abbiamo la seconda
serie de Il politecnico e Cattaneo la gestir dalla Svizzera. Linterruzione della prima serie
della rivista fu causata dalle controversie tra Cattaneo e leditore (Cattaneo aveva un
pessimo carattere). Prima dellavvio della seconda edizione della rivista, un gruppo di
intellettuali, con in testa Brioschi, cerca di richiamare Cattaneo, che dopo le cinque giornate
di Milano aveva deciso di autoesiliarsi in Svizzera, a Lugano. Con questi giovani Cattaneo
tenne contatti epistolari ma era chiara la differente visione dellItalia di entrambi: da una
parte Brioschi con idee cavouriane e dallaltra Cattaneo con idee federaliste. Cattaneo
vedeva molto male lidea dellunit perch considerava sbagliata luniformit. Di
conseguenza i tentativi di accordo falliscono. Lavvio della seconda serie nel 1859 non fu
quindi frutto di unintesa tra Brioschi e Cattaneo ma bens tra Cattaneo e lo stampatore
svizzero Daelli. In tale contesto Cattaneo riesce a esprimere la propria visione repubblicano
federalista. A partecipare con la rivista ci sono molti amici intellettuali di Cattaneo anche
3
di idee non molto allineate alle sue. Ma, di idee cavouriane non ce ne erano. LItalia
andava incontro allunit quindi le idee filo cavouriane erano quelle predominanti e
Cattaneo comincia a scontrarsi con leditore e tra il 63 e il 64 Cattaneo terminer di
collaborare con la rivista. Cattaneo era proprio insistente sulla questione politica e morale
tanto che nella prefazione della seconda serie esigeva una continuit ideologica con la prima
serie. Il lavoro che Cattaneo rivers nella rivista fu enorme. Tutti gli articoli passavano da
lui e non accadeva raramente che li modificasse ed anche in maniera rilevante. Aveva una
particolare attenzione per gli armamenti militari non perch fosse di idee guerrafondaie,
anzi, era un pacifista ma credeva nel principio dello Stato armato che permettesse una
efficace difesa in caso di attacco. Il suo interesse ricadeva anche molto sul sistema
ferroviario e nei confronti dellagricoltura e cita in particolar modo la Sardegna con i suoi
terreni incolti e la sua carenza di ferrovie. Una grande attenzione ricadeva anche sulla
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riforma penale sui temi ad esempio dellabolizione della pena di morte e il recupero dei
detenuti. Cattaneo era contrario a che si uniformassero le universit perch ognuna di esse
avrebbe dovuto valorizzare le proprie libere vocazioni in relazione alle varie zone italiane
per arrivare ad avere vari modelli caratteristici di universit. Compare nel 1862 un articolo
non firmato ma siglato con la lettera K. Che si stabil poi essere associato a Colombo
Lanno successivo lui, assieme a Brioschi portano avanti il Politecnico. Nel 1864 la rivista
viene ceduta ad Andrea Ponti che ne affida la direzione (forse anche attraverso lassenso di
Cattaneo) a Ernest Stamm. Stamm era un alsaziano. LAlsazia era una regione francese che
tra le prime aveva conosciuto la rivoluzione industriale. Stamm proviene dallindustria
tessile, collabora con Alessandro Rossi (dei metalli) e avvia la rivista in buona
collaborazione con Cattaneo ma, per ragione ancora una volta politiche tale collaborazione
finir. Dopo la terza serie di Stamm, il Ponti affida la rivista a Brioschi e il quale esclude sin
dallinizio una possibile collaborazione con Cattaneo perch non riusciva a vederne i
presupposti. La rivista di Cattaneo era nata con una visione unitaria del sapere. Ora si riparte
da Brioschi con una separazione tra sezione tecnica e letteraria. Da l a poco la sezione
letteraria si scinder dalla rivista mentre quella tecnica si va a fondere con Il giornale
dellingegnere architetto civile e agronomo fondato da Bartolomeo Saldini (padre di
Cesare Saldini che sar rettore del politecnico di Milano tra il 1921 e il 1922 anno della sua
morte) per dar vita alla sesta serie della rivista con un titolo che concilia lunione delle due
riviste: Politecnico giornale dellingegnere architetto civile e industriale. Si noti il
passaggio dalla parola agronomo alla parola industriale che denota il nuovo orientamento
della rivista. La sesta serie parte nel 1869, anno della morte di Carlo Cattaneo. La nuova
rivista funzionale con listituzione, ben fatta ed modernissima: propensa a unItalia positivista
e che guarda con fiducia al futuro. Per ben 34 anni Brioschi rimarr rettore del politecnico e allo
stesso tempo direttore della rivista.
Lultima serie della rivista del periodo fascista e muore nel 1937.

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Appendice 1.
Carlo Cattaneo:
Carlo Cattaneo nasce a Milano il 15 giugno 1801,
figlio di Melchiorre, proprietario di una piccola
bottega di oreficeria, e di Maria Antonia San
Giorgio. Secondo di sei fratelli, costretto dalle
limitate possibilit finanziarie della famiglia a
frequentare i seminari di Arlenico, Monza e
Milano - dove segue i corsi di belle lettere, logica e
metafisica - prima di lasciare labito talare e
iscriversi al liceo milanese di S. Alessandro. Qui,
tra il 1818 e il 1819, sostiene gli esami di
istruzione religiosa, storia universale, matematica,
fisica matematica sperimentale e filosofia teoretica
e pratica. Lanno successivo conclude gli studi
medi presso il liceo di Porta Nuova, dove
arricchisce di nuove conoscenze nel campo della
letteratura latina, della storia naturale e della
tecnologia la sua gi vasta e poliedrica cultura. Si
iscrive quindi alla Facolt di giurisprudenza
dellUniversit di Pavia, senza tuttavia mai
seguirne i corsi. La morte del padre, che aggrava le
gi difficili condizioni economiche della famiglia,
lo costringe infatti a cercare unoccupazione.
Ottenuto lincarico di docente di grammatica
presso il ginnasio comunale di Santa Marta,
Cattaneo attende privatamente agli studi forensi,
frequentando la scuola di diritto tenuta in quegli
anni a Milano da Gian Domenico Romagnosi, il
pi noto giurista del tempo, che avr una parte fondamentale nella sua formazione intellettuale e umana e col quale si
legher duna relazione quasi filiale. Una volta chiusa la scuola del Romagnosi, proseguir autonomamente la
preparazione universitaria e conseguir la laurea in legge il 19 agosto 1824. in questi anni che il Cattaneo entra in
contatto con alcuni tra i pi prestigiosi ambienti culturali italiani del tempo: quello milanese del Conciliatore e quello
fiorentino di Giovan Pietro Vieusseux, sulla cui Antologia appare, nellagosto del 1822, il primo scritto cattaneano,
una recensione allopera di Romagnosi Assunto primo della scienza del diritto naturale. Sempre in questo periodo il
Cattaneo ha modo di consolidare i suoi rapporti con alcuni influenti uomini politici ticinesi, in particolare Stefano
Franscini, col quale collaborer alla traduzione italiana della Istoria della Svizzera pel popolo svizzero di Heinrich
Zschokke, pubblicata a Lugano nel 1829-1830. Parallelamente allattivit professionale - che oltre allinsegnamento lo
impegna nella traduzione e revisione di testi scolastici di geografia e storia da edizioni originali tedesche - Cattaneo si
dedica alla pubblicazione di articoli e saggi; a partire dal 1835 diviene regolare collaboratore degli Annali universali di
statistica, rivista su cui scrive di agronomia, commercio, finanza e linguistica. La seconda met degli anni Trenta del
XIX secolo segna un momento cruciale nella vicenda umana e intellettuale di Carlo Cattaneo. Nel novembre del 1835 si
unisce in matrimonio con Anna Payne Woodcock, nobile inglese di origine irlandese che aveva conosciuto una decina
di anni prima e che gli rimarr compagna fedele per tutto il resto della sua vita. Nello steso anno abbandona
linsegnamento per consacrarsi con impegno ed energia sempre maggiori allattivit pubblicistica. Inizia a occuparsi di
questioni ferroviarie del giugno 1836 il primo saggio in materia, dal titolo Ricerche sul progetto di una strada di
ferro da Milano a Venezia unendo agli interessi pi squisitamente tecnici lintento di suscitare nei lettori la
consapevolezza dellimportanza delle realizzazioni tecnologiche per lo sviluppo economico e sociale di un Paese. Tale
visione congiunta ed integrata delle problematiche tecniche e delle questioni sociali costituir lidea di fondo de Il
Politecnico, il famoso repertorio mensile di studj applicati alla prosperit e coltura sociale che, istituito dal Cattaneo
nel 1839, sarebbe divenuto pietra miliare e punto di riferimento imprescindibile per i pi intraprendenti esponenti della
cultura positivista e progressista lombarda. Aperto ad una ampia gamma di interessi, il periodico ospita articoli del
Cattaneo su temi di economia, demografia, geografia e geologia, storia, letteratura, filosofia, architettura e urbanistica.
Tra il 1840 e il 1843, dopo aver presentato un progetto di riforma carceraria elaborato su incarico del governo
lombardo-veneto, il Cattaneo prende parte attiva al dibattito internazionale sulla questione penitenziaria. Attraverso
alcuni interventi a conferenze e convegni e dalle pagine del Politecnico su cui allinizio del 1841 pubblica la
rassegna Di varie opere sulla riforma delle carceri esprime la sua opinione a favore della segregazione continua del
condannato, aderendo al cosiddetto sistema filadelfiano. Ormai nel novero degli esponenti di spicco della cultura

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milanese, nel 1843 riceve la prestigiosa nomina di membro dellIstituto Lombardo di Scienze Lettere ed Arti, nel 1844
chiamato a far parte della Commissione per il VI Congresso degli scienziati, tenutosi quellanno nel capoluogo
lombardo, e nei primi mesi del 1845 assume lincarico, non meno importante dei precedenti, di relatore della Societ di
Incoraggiamento dArti e Mestieri di Milano. Per tre anni profonde un impegno intensissimo e quotidiano nellattivit a
favore dellente; nella SIAM Cattaneo vede un'ideale continuazione del lavoro svolto per il Politecnico, anche per la
presenza in essa di molti scienziati e tecnici che avevano contribuito con lui alla prima serie della rivista, che aveva
chiuso i battenti allinizio del 45. di questi anni la pubblicazione di una delle pi significative opere cattaneane, le
Notizie naturali e civili su la Lombardia, che vedono la luce nel 1844 e riprendono un disegno concepito nellambito
delle iniziative per il citato congresso degli scienziati. Di poco posteriore lampio saggio Sullulteriore sviluppo del
pubblico insegnamento in Lombardia, un articolato progetto di riforma scolastica redatto nel 1848 per conto dellIstituto
Lombardo di Scienze e Lettere. Il contenuto dello scritto, ispirato a principi progressisti e democratici, in chiaro
contrasto con il rigido sistema reazionario del regime asburgico, lo rende oggetto dei sospetti e della diffidenza della
polizia austriaca. Pi in generale contribuiscono a metterlo in cattiva luce agli occhi dellimperialregio governo la sua
opera, tesa a far nascere nellanimo dei cittadini la coscienza dei loro diritti, e la sua idea di conquista graduale di
riforme politiche, sociali e civili, preludio al raggiungimento dellautonomia del Lombardo-Veneto nel quadro di uno
stato federale. Cos, durante le Cinque Giornate milanesi del marzo 1848, dopo uniniziale atteggiamento di prudenza e
cautela, il Cattaneo si lascia quasi spontaneamente coinvolgere dagli avvenimenti fino ad assumere il ruolo di vero e
proprio leader carismatico e naturale animatore del Consiglio di Guerra chiamato a organizzare la rivolta. Ma le sue
preferenze democratiche e repubblicane lo pongono in contrasto con il Governo provvisorio, espressione
dellaristocrazia milanese, conservatrice e monarchica, e come tale favorevole allaiuto dei Savoia. Costretto a fuggire
dal ritorno in citt delle truppe di Radetzky, dopo una breve sosta a Lugano, l8 agosto parte per Parigi; sarebbe
ritornato sulle rive del Ceresio nel novembre dello stesso 1848 per stabilirsi definitivamente nella casa a Castagnola
dove abiter per il resto dei suoi giorni. Ripresa lattivit di scrittore e storiografo, d alle stampe due opere che
costituiscono fonti fondamentali per la storia della rivoluzione del 1848 in Italia. Attende dapprima alla stesura
Dellinsurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra, edizione italiana di un volume gi pubblicato in lingua
francese a Parigi e raccoglie poi materiali e documenti inediti nellArchivio triennale delle cose dItalia
dallavvenimento di Pio IX allabbandono di Venezia, pubblicato tra il 1850 e il 1855 presso la Tipografia Elvetica, col
cui titolare, Alessandro Repetti, anchegli esule politico, instaura un rapporto di sincera amicizia. A partire dal 1852
ritorna anche al suo lavoro di insegnante. Gli viene assegnata la cattedra di filosofia presso il Liceo Cantonale di
Lugano che occuper fino al 1865, anno in cui si dimetter in risposta alle aspre critiche mossegli dai suoi avversari
degli ambienti moderati e tradizionalisti. In questo periodo assume incarichi e uffici da parte del governo ticinese: nel
1852 redige una memoria per la riforma dellinsegnamento della scuola superiore cantonale; tra il 51 e il 53 elabora un
progetto per la bonifica del piano di Magadino. Verso la fine del 1859 fa risorgere Il Politecnico, dal quale continua
ad esprimere la sua assoluta fiducia nel progresso tecnico- scientifico come mezzo di elevazione materiale e morale dei
popoli. Ne manterr la direzione fino al 1863 e ne sar collaboratore fino al 65. Ma da Lugano il Cattaneo continua
anche ad osservare gli sviluppi della vicenda politica italiana, sempre avversando la soluzione monarchico-sabauda. Nel
1859, pur appoggiando la guerra, non vuole, tenacemente fermo nelle sue idee, partecipare al nuovo ordine delle cose;
torna a Milano il 25 agosto esclusivamente per motivi legati alla sua attivit scientifica: allIstituto Lombardo di Scienze
e Lettere tiene la prima delle lezioni che sarebbero confluite nel saggio filosofico La psicologia delle menti associate,
portato a compimento nel 1866. Dopo il successo della spedizione dei Mille a Napoli con Giuseppe Garibaldi, ma
abbandona la scena quando si rende conto dellimpossibilit di realizzare un sistema politico di impostazione
federalistico-repubblicana. I suoi ideali lo rendono assai cauto nell'accettare incarichi ufficiali entro i ranghi della
neonata nazione italiana. Deputato del collegio di Milano nel 1860, non vuole prestare giuramento alla corona contro la
sua fede repubblicana; di nuovo eletto nel 1867, si reca a Firenze, in quegli anni capitale provvisoria, senza tuttavia
partecipare alle sedute parlamentari per non doversi piegare al giuramento formale. Nella primavera del 1867 colpito
da una crisi cardiaca e lautunno dellanno successivo costretto a ritirarsi definitivamente dallattivit pubblica in
seguito allaggravarsi delle sue condizioni di salute. La notte tra il 5 e il 6 febbraio del 1869 Carlo Cattaneo cessa di
vivere nella sua casa di Lugano.

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Note:
1- Romagnosi Giandomenico:
(Salsomaggiore 1761 - Milano 1835), giurista, filosofo e patriota italiano. Dopo aver studiato nel Collegio
Alberoni di Piacenza, partecip attivamente alle vicende del Regno d'Italia durante l'et napoleonica,
insegnando nelle universit di Parma e Pavia; fu un continuatore della tradizione dell'illuminismo durante
l'et della restaurazione, entrando in contrasto diretto con il regime austriaco del Lombardo-Veneto, che
lo estromise dall'insegnamento nel 1817. Nel 1822 gli fu anche proibito l'insegnamento privato, in seguito
a un suo coinvolgimento nelle vicende del processo contro Pellico e Maroncelli. Fra i suoi pi importanti
discepoli vi era stato Cattaneo.

Romagnosi avanz, in campo gnoseologico, una critica del "sensualismo", ossia di una prospettiva che,
come nel caso della filosofia di Condillac, fa derivare tutte le idee dai sensi. Egli teorizz l'esistenza,
nell'ambito delle nostre attivit conoscitive, di un "senso logico" attraverso cui l'anima concorre a
elaborare e coordinare i dati sensoriali. Con la "filosofia civile", in cui confluiscono l'etica, il diritto e la
politica, Romagnosi, riallacciandosi al pensiero di Vico, intendeva studiare l'uomo nella concretezza dei
modi in cui opera e vive, e soprattutto i fattori del suo progressivo "incivilimento", costituito dallo
sviluppo e dal perfezionamento economico, etico e politico della societ. Fra le sue opere principali di
filosofia civile si ricordano: Genesi del diritto morale (1791), Introduzione al diritto pubblico universale
(1805), Sull'indole e sui fattori dell'incivilimento (1832). La sua principale opera di carattere gnoseologico
Che cos' la mente sana? (1827).

2- Letimologia della parola Politecnico usata nella rivista di Cattaneo:


Politecnico data dalla composizione di due parole greche polys = molto e techne = arte.
Quindi, la tecnica non era intesa come noi oggi la intendiamo ma si riferiva allarte di saper far qualcosa,
qualsiasi cosa (sia in ambito artistico che in ambito tecnico). Nel mondo della tecnica, le contaminazioni
storiche furono notevoli: ..e la Grecia conquistata conquist il feroce conquistatore (Roma).. Molti, tra i
popoli conquistati da Roma, diventarono fonte di ispirazione. E molti popoli erano ricchi di materie prime
come per es. la Spagna.

3- Camillo Benso Conte di Cavour:


(Torino 1810-1861), statista piemontese e primo ministro del Regno d'Italia; fu uno dei principali
protagonisti del Risorgimento italiano. Figlio del marchese Michele e della ginevrina Adele di Sellon, fu
avviato alla carriera militare, ma prese la decisione di abbandonare l'esercito, nel quale peraltro era
guardato con sospetto a causa delle sue idee liberali, maturate nel corso dei soggiorni all'estero e degli
studi di economia e di politica. Una serie di viaggi nei principali paesi dell'Europa occidentale lo mise in
diretto contatto con alcune personalit del mondo della cultura e con le trasformazioni economiche
provocate dalla rivoluzione industriale. Cavour collabor con alcune riviste italiane, svizzere e francesi con
una serie di articoli nei quali analizz temi quali il pauperismo, il liberismo doganale, le ferrovie, la
modernizzazione dell'agricoltura, maturando il convincimento che l'indipendenza nazionale fosse per
l'Italia un obiettivo storicamente fondato. In Piemonte inizi la sua attivit politica negli ultimi anni del
regno di Carlo Alberto, contrassegnati dall'esperienza dello Statuto e dalle riforme liberali, a cui aveva
fatto seguito la partecipazione del Regno di Sardegna alla prima guerra d'indipendenza. Cavour fond con
alcuni moderati piemontesi il giornale "Il Risorgimento", che diresse per un anno (1847-48), continuando
poi a collaborarvi fino al 1850, quando venne nominato ministro dell'Agricoltura nel governo di Massimo
d'Azeglio. Dopo essere stato ministro delle Finanze, il re Vittorio Emanuele II lo nomin capo del governo
(1852), carica che gli permise di adottare misure per lo sviluppo economico del Piemonte e per la
costruzione di una rete ferroviaria. In politica estera si associ al re, deliberando nel 1854 la
partecipazione dell'esercito sardo alla guerra di Crimea: il congresso di pace di Parigi del 1856 consent a
Cavour di attaccare lo Stato pontificio e il Regno delle Due Sicilie e di ottenere l'attenzione della Francia e
della Gran Bretagna alla questione nazionale italiana. I rapporti da lui intrecciati con l'imperatore
Napoleone III sfociarono negli accordi di Plombires (1858), che prevedevano l'intervento militare
francese in appoggio al Piemonte, nel caso l'Austria avesse dichiarato guerra al regno sabaudo, e
reciproche acquisizioni territoriali nella penisola. Nel frattempo Cavour intensific i rapporti politici con
gruppi di patrioti democratici, ex mazziniani, raccolti intorno alla Societ nazionale.
Nel 1859 riusc a rendere operative le clausole degli accordi di Plombires, costringendo l'Austria a
dichiarare guerra al Piemonte: iniziate nell'aprile del 1859, le operazioni militari franco-piemontesi della
seconda guerra d'indipendenza portarono alla liberazione della Lombardia dal dominio austriaco, mentre
contemporaneamente sorgevano, ispirati da Cavour, movimenti annessionistici in Toscana, a Modena, a
Parma e nelle Legazioni pontificie. L'improvvisa decisione presa da Napoleone III di ritirarsi dal conflitto,
che condusse all'armistizio di Villafranca (8-11 luglio 1859) tra Austria e Francia, provoc la reazione di

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Cavour, che si dimise da presidente del Consiglio. Ritornato a occupare la carica nel gennaio del 1860,
Cavour persuase l'imperatore francese a riconoscere i risultati dei plebisciti che si erano tenuti in Emilia e
in Toscana, con esiti ampiamente favorevoli all'unificazione al Piemonte, concedendogli in cambio Nizza e
la Savoia. Nell'estate dello stesso anno sostenne l'intervento dell'esercito sardo al comando del re, che fu
inviato a occupare le Marche e l'Umbria e a raccogliere il frutto dell'impresa che Garibaldi e i suoi
volontari stavano portando a termine con la liberazione del Sud dal dominio borbonico (Spedizione dei
Mille). Cavour fu il primo presidente del Consiglio del nuovo Regno d'Italia, proclamato il 14 marzo 1861;
mor nel giugno di quello stesso anno.

Riferimenti bibliografici e Approfondimenti:


- Il politecnico di Milano (Lacaita)
- Scienza, tecnica e sviluppo da Il Politecnico di Cattaneo al Politecnico di Brioschi
(Lacaita)

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3- La legge Casati del 1959, la nascita della Scuola di
Applicazione per ingegneri a Torino e del R.I.T.S. a
Milano.
Le ragioni dell'arretratezza dell'Italia, e la relativa impossibilit di seguire nello sviluppo
Inghilterra e Francia, sono legate in particolar modo all'egemonia dei ceti agrari (la
dicotomia tra industrialisti e agriculturisti sarebbe infatti durata anche dopo lUnit), e
all'inferiorit tecnico-scientifica legata all'assenza dellistruzione di base e specialistica,
nonostante qualche tentativo (che non and a buon fine) di riorganizzare le strutture
universitarie. Ad esempio si pensi al rapporto del 1849 di Francesco De Sanctis 1 sul "tristo
stato" dello "studio delle scienze positive"; oppure, il tentativo nel 1861 del senatore Carlo
Matteucci, che cerc di risanare molti atenei incompleti, non frequentati.

Era per nellaria la volont di cambiare orientamento, Carlo Cattaneo e il suo Il


politecnico non era solo.
Nel 1838, industriali e commercianti milanesi, con il sostegno dei ceti colti e produttivi,
riuscirono a dare alla luce la Societ d'Incoraggiamento d'Arti e Mestieri 2, che ebbe un
ruolo importantissimo nello sviluppo imprenditoriale della Lombardia attraverso la
formazione di operai e tecnici specializzati.
Un altro organismo sensibile alla cultura scientifica era lIstituto Lombardo, nato con
Napoleone, che organizzava concorsi per utili scoperte e aveva un gabinetto tecnologico
aperto alla cittadinanza.

Nel 1848 Cattaneo formul un progetto riforma del sistema scolastico, in particolare
relativo alla formazione di ingegneri, evidenziando la necessit di basi teoriche che
potevano essere acquisite nelle facolt di matematica delle Universit (nel 1847 la facolt di
matematica a Pavia si era definitivamente scorporata da quella di filosofia), che
successivamente avrebbero trovato completamento in scuole di specializzazione (che
avrebbero dovuto sorgere a Milano).
Nel 1849 Antonio Bordoni, formul un piano di studio per ingegneri civili che prevedeva
due bienni di corsi e un anno di tirocinio, tuttavia la sua proposta non ebbe alcun seguito,
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bisogner aspettare infatti dieci anni per assistere alla riforma del sistema scolastico, con la
legge Casati 3 del 1859 (che permetter la nascita del RITS).

Nel 1961 si raggiunse finalmente lunit dItalia .

Francesco Brioschi, allora professore a Pavia, ebbe numerosi contatti col governo a Torino,
di cui neppure colleghi e amici seppero. Nel 1861, Brioschi copriva la carica di rettore a
Pavia e di candidato rettore a Milano, la dove il RITS stava per essere istituito.
II 29 novembre 1863, alla presenza dei Ministro della Pubblica Istruzione Michele Amari,
furono inaugurate le due nuove istituzioni formative di grado superiore previste per Milano
dalla legge Casati del 1859.
Protagonista della politica scolastica di quegli anni e figura eminente del ceto di governo,
Brioschi ebbe il compito d governare entrambe le istituzioni nella fase iniziale della loro
vita.
Nel discorso del 1863, in occasione dellinaugurazione dellAccademia scientifico-letteraria
e del Regio Istituto Tecnico Superiore, Brioschi non tocca un tema che per diventer
centrale negli anni successivi: la necessit di istituire una scuola preparatoria propria del
Politecnico (che aveva solo il triennio di specializzazione).
Brioschi non riteneva completamente adeguata la riforma Casati: Possiamo noi dire che
una rivoluzione sia avvenuta in Italia in fatto di pubblico insegnamento [... ] in mezzo ad
una quasi continua indifferenza [... ] vieti pregiudizi!, o velleit pretenziose [...]?.
Si legge in altri due articoli redatti dallo stesso Brioschi, il suo malcontento per la non
completa riforma, restano infatti problemi legati al biennio preparatorio che dovrebbe essere
mirato e limitato agli scopi cui destinato, per questo andava fatto direttamente presso la
scuola di specializzazione, come in Germania dove le scuole politecniche erano autonome e
sorgevano nelle citt ove vi era maggior fermento scientifico e industriale. Inoltre secondo
Brioschi era fondamentale la specificit degli indirizzi, a Milano sono saranno presenti fin
da subito due scuole speciali (ingegneria civile e ingegneria meccanica), con lidea di
avviare un corso di architettura civile (scorporato dallAccademia delle Belle Arti). Il
numero dei corsi di specializzazione sarebbe dovuto aumentare seguendo il progresso
tecnologico al fine di fornire tecnici preparati e competenti che potessero aiutare lItalia nel
processo di sviluppo industriale.
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Per quanto riguarda Torino, la figura professionale dellingegnere non ha tradizioni storiche
legate a collegi professionali, con la riforma universitaria del 1720 sono previsti corsi di
studio quinquennali, solo al termine dei quali si definivano in modo preciso le figure di
agrimensori, architetti civili, idraulici e misuratori.
Verso la met dellottocento viene istituita una facolt di matematica che prevedeva due
specializzazioni di ingegnere idraulico e architetto civile, in seguito allo sviluppo
tecnologico (ferrovie, trafori, ponti, le poste e i telegrafi) si arriva allistituzione nel 1852
del Regio Istituto tecnico per listruzione scientifica dei produttori industriali.
In seguito alla conquista della Lombardia da parte dello Stato Sabaudo, si ritenne necessario
scegliere delle linee guida per uniformare i sistemi universitari: il Regio Decreto del 1859,
che scorpor dal Regio Istituto Tecnico la Scuola di Applicazione per gli ingegneri (non era
menzionata la figura dellarchitetto) che prevedeva tre anni preparatori presso le facolt
matematiche seguiti da un biennio di applicazione, prima di ottenere il titolo.
Il politecnico di Torino, alla sua nascita, possedeva un modello meno impegnativo rispetto a
quello di Milano. Era un modello che guardava molto a quello francese e molto attento alle
conoscenze scientifiche e c un predominio dellingegneria rispetto allarchitettura.
Il modello di Milano invece diverso e molto pi innovativo e molto pi ambizioso:
consisteva in un triennio di specializzazione dopo un biennio matematico. Quindi abbiamo
la distinzione tra il modello tedesco di Milano dal modello francese di Torino.
A Milano, come gi detto nascono subito due specializzazioni, a Torino invece inizialmente
si ha solo la formazione dellingegnere civile (non si ha una connotazione industriale).

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Appendice 2.
Francesco Brioschi:
Nato nel 1824 in una famiglia della
borghesia milanese attivamente
partecipe dei cambiamenti socio-
economici lombardi, Brioschi avvert
negli anni della sua formazione un
insieme di stimoli che lo orientarono in
modo definitivo. Se dai suoi parenti
(alcuni dei quali avevano operato come
ingegneri nella realt urbana e in quella
dell'agricoltura irrigua) fu portato a
porre presto l'attenzione su una serie di
problemi tecnici connessi alle
trasformazioni economiche regionali e
pi in generale sulla dimensione
applicativa del sapere, dai maestri come
Antonio Bordone, esponente di spicco
dell'Ateneo pavese, o come Gabrio
Piola, impegnato a Milano nel
rinnovamento degli studi prediletti, fu
inserito nel movimento scientifico e
matematico contemporaneo, mentre dal
movimento risorgimentale e dal fervore
di iniziative culturali e politiche degli
anni trenta e quaranta mutu insieme
all'impulso a promuovere innovazioni
congruenti con la trasformazione in atto
in Europa, gli ideali di libert, di unit e
di indipendenza nazionale. Tale fu anzi
il suo impegno nella preparazione del
quarantotto milanese da essere
imprigionato prima delle Cinque
Giornate nel Castello, da dove lo
avrebbero liberato gli insorti.
Inizialmente, al pari di tanti altri della
sua generazione, Brioschi accolse le
idee propugnate dai mazziniani, ma lo
fece in quella prospettiva, propria della cultura lombarda pi positiva, che l'avrebbe sempre pi accostato agli aspetti
istituzionali dei problemi del periodo e progressivamente allontanato dal programma politico dell'apostolo genovese.
Nel corso degli anni Cinquanta troviamo, infatti, il giovane matematico in quella schiera di intellettuali milanesi che,
per uscire dal clima della seconda restaurazione austriaca, cercarono di rimettere in circolazione "II Politecnico" di
Cattaneo (la cui pubblicazione si era interrotta nel 1845), affiancarono le iniziative della Societ d'Incoraggiamento
d'Arti e Mestieri e di altri enti associativi a sostegno degli studi tecnico-scientifici orientati all'innovazione, e aderirono
al programma di rinnovamento civile propugnato dal "Crepuscolo" di Carlo Tenca, lungo quella linea di azione ispirata
al progetto cavouriano che doveva tradursi nella collaborazione diretta con la politica del governo di Torino. A
conclusione del decennio di preparazione e della seconda guerra d'indipendenza il trentacinquenne Brioschi era ormai
fra gli esponenti di maggior rilievo del nuovo ceto dirigente liberale e fra i pi impegnati di essi nella vita delle
istituzioni sia in sede centrale che in sede locale. La sua feconda attivit di scienziato, l'orizzonte internazionale dei suoi
lavori, l'impegno di organizzatore di cultura scientifica (nel 1858 aveva fondato insieme a Betti, a Genocchi e a
Tortolini gli "Annali di matematica pura e applicata" col dichiarato proposito di far conoscere fuori d'Italia il
movimento scientifico italiano e di tenere informati gli Italiani sul movimento scientifico degli altri paesi
civilizzati), l'esperienza accumulata come studioso aggiornato su quanto si stava facendo in Europa (sempre nel '58
aveva varcato le Alpi, insieme a Enrico Betti che insegnava algebra a Pisa e a Felice Casorati allora giovane assistente a
Pavia, per visitare i rinomati centri matematici di Gottingen, di Berlino e di Parigi), e l'impegno dimostrato come
docente dell'Universit di Pavia, ponevano il nome di Brioschi in prima linea nel panorama dell'intellighenzia italiana
preunitaria. Fu pi che naturale quindi che a Torino lo si volle coinvolgere prima nell'elaborazione della Legge Casati, e

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poco dopo, in qualit di Segretario generale della Pubblica Istruzione, nella gestione del sistema formativo nazionale e
dell'ordinamento degli studi, la cui trasformazione in senso moderno divenne il leit motiv dell'intera sua attivit politica.
A Brioschi, come a Cattaneo e agli altri intellettuali maggiormente attenti alle dinamiche del secolo e al ruolo che vi
stavano svolgendo le scienze e le tecniche (si pensi per il periodo preunitario a Carlo Ignazio Giulio o allo stesso
Cavour, e per quello successivo a Quintino Sella o a Giuseppe Colombo), era ben presente il nesso esistente tra
progresso scientifico-tecnico e cambiamento dei sistemi produttivi. Con la costituzione del Regno d'Italia era stato fatto
nel 1861 un grande passo in avanti nella marcia di avvicinamento all'Europa, altri bisognava compierne per potersi
agganciare alla parte pi civile e dinamica. Dopo aver ottenuto un solo organismo politico indipendente, un sistema
costitituzionale moderno, una legislazione pi aderente alle esigenze della societ contemporanea, occorreva procedere
con decisione in diverse direzioni. Si trattava in particolare di riunire anche materialmente le sparse membra della
nazione ancora separate fra loro per mancanza di infrastrutture adeguate; di diffondere i metodi di produzione pi
efficaci; di realizzare il cambiamento generale in senso industriale che i governi preunitari dispotici e poco illuminali
avevano evitato perch timorosi dello spirito d'associazione, delle libert di azione e di iniziativa, e delle molteplici
forme pratiche di progresso a quel cambiamento strettamente legati. Toccava ora alla nuova classe dirigente
nazionale promuovere il mutamento, a cominciare da quello dell'istruzione impartita ai diversi livelli della societ. Cosa
tutt'altro che semplice, come Brioschi ebbe modo di constatare personalmente quando nel corso della sua azione
riformatrice si trov di fronte le resistenze delle consolidate gerarchie culturali e accademiche. Riferendosi alle
difficolt incontrate avrebbe infatti scritto: Da ogni parte sentiva intorno a me che una tradizione per quanto nobile mi
impediva il passo, e aggiungeva che per non dubitare di [se] stesso era pur costretto a ricorrere agli esempi
stranieri. E poich in effetti la sua partecipazione diretta alla gestione della politica scolastica, iniziata a livello
ministeriale il primo luglio del 1861, si era gi conclusa il 17 gennaio del '63, quest'ultimo suo giudizio pu ben essere
riferito proprio allo scarto che dovette registrare fra i suoi propositi innovativi e i risultati che a livello nazionale fu
possibile raggiungere per gli ostacoli frapposti dagli assetti socio-culturali esistenti. Il 29 novembre 1963 inaugur il
Regio Istituto Tecnico Superiore. Con lui interagirono e si raccolsero molti dei pi significativi esponenti del nascente
industrialismo italiano, dal giovane Colombo, che divenne la punta avanzata dell'ingegneria industriale italiana, al
cotoniere Eugenio Cantoni che nel '71 sovvenzion l'istituzione presso il Politecnico di Milano di un corso di economia
industriale: dal tecnologo piemontese Ignazio Porro che, trasferitosi a Milano, promosse la nascita dell'industria
meccanica di precisione, ai dirigenti del Collegio degli ingegneri e architetti sia di Milano che di altre citt italiane;
dall'industriale chimico-farmaceutico Carlo Erba che nel 1886 mise a disposizione di Brioschi e del suo Istituto il
capitale occorrente per la creazione di un adeguato centro di studi elettrotecnici, alla crescente schiera dei nuovi tecnici-
imprenditori i cui nomi sono rimasti nella storia dell'industria e della cultura tecnico-scientifica italiana: Giovan Battista
Pirelli e Angelo Salmoiraghi, Bartolomeo Gabella e Giulio Prinetti, Alberto Riva e Pio Borghi, per indicare solo alcuni
della prima generazione. Questo fervore industriale e il clima di cooperazione che si registrava fece si che il 6 maggio
1871 venne a costituirsi la Banca di Costruzioni di Milano, per iniziativa di appaltatori, tecnici e banchieri stimati
(Luigi Tatti, Giulio Belinzaghi, Nicola Pirovano). Vennero assunti svariati incarichi di notevole importanza ma alla
lunga serie di impegni per cominciarono a seguire esiti economici diversi da quelli sperati. Per il Consiglio di
amministrazione a determinare i crescenti passivi furono circostanze non prevedibili e i fattori d forza maggiore:
l'improvvisa crisi commerciale e finanziaria, il rincaro del ferro, le inondazioni che bloccarono alcune opere, i ritardi
frapposti da altre imprese, le dispendiose controversie giudiziarie che sorsero con i contraenti per diversi lavori, con
conseguente necessit di nuovi studi e pesanti ritardi sia nell'esecuzione dei lavori che nella riscossione dei compensi.
Per gli azionisti della Banca, invece, e per il Tribunale di commercio che fu chiamato a pronunciarsi, c'erano palesi
responsabilit del Consiglio di amministrazione, che aveva abbandonato ogni prudenza nell'assumere gli impegni e
aveva gestito la societ in modo non sempre conforme allo statuto sociale. Lo scioglimento e la liquidazione della
Societ non mancarono ovviamente di ripercuotersi sulla vita di Brioschi, che dalla posizione di vice-presidente della
stessa societ era passato a quello di presidente con la delega della direzione generale. Ad essere colpita da quel
fallimento fu infatti non solo la sua fortuna economica, ma anche la sua carriera politica. Francesco Brioschi mor il 13
dicembre 1897,e come prevedibile, pochi mesi dopo la morte si costitu a Milano un Comitato con l'intento di
promuovere le iniziative pi idonee a ricordarlo ai posteri oltre che ai contemporanei.

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Quadro Storico:
- Dal Risorgimento allunit dItalia:
L'equilibrio, stabilito al congresso di Vienna, fu all'insegna del ripristino degli stati assoluti; su questo
versante politico esso mostr le sue debolezze, nel momento in cui le opposizioni liberali e democratiche,
eredi dei valori della Rivoluzione francese e attive in Italia come in tutta Europa, riuscirono a organizzarsi
nelle societ segrete, la principale delle quali fu la carboneria. All'azione delle societ segrete devono
essere ricondotti i moti che nel 1820-21 scoppiarono a Napoli e a Torino, coinvolgendo principalmente i
quadri intermedi dell'esercito: la richiesta di una monarchia costituzionale, che garantisse i diritti politici
ai notabili borghesi e ai funzionari di alto grado dello stato e che tutelasse la propriet e la libert di
stampa, torn quindi al centro della lotta politica. Nello stesso tempo presero corpo le aspirazioni
all'unificazione politica dell'Italia, ora assurta nella coscienza patriottica a nazione, degna perci di essere
governata da una sola autorit statale non straniera. L'idea di nazione, uno dei pi potenti fattori
propulsivi della storia italiana almeno fino al 1861, ancora debole nelle associazioni segrete sorte negli
anni della restaurazione, durante il Risorgimento fu raccolta e propugnata sia dai patrioti repubblicani,
che avevano il loro leader in Giuseppe Mazzini, sia dai liberali moderati, che guardavano con interesse al
ruolo del Regno di Sardegna e del suo re Carlo Alberto. Nelle rivoluzioni del 1848-49 la questione
nazionale venne allo scoperto con le insurrezioni di Milano (Cinque giornate, marzo 1848) e di Venezia,
conclusesi con la cacciata delle truppe austriache. La prima guerra d'indipendenza vide scendere in
campo Carlo Alberto, il quale, per, si ritir non appena fu sconfitto dagli austriaci nella battaglia di
Custoza (1848), abbandonando al loro destino i patrioti italiani insorti un po' ovunque e privandoli di una
guida nazionale. A Venezia gli insorti proclamarono la repubblica cominciando a organizzare la difesa
militare contro il temuto intervento degli austriaci, mentre a Roma, fuggito Pio IX a Gaeta, la repubblica
veniva proclamata il 9 febbraio 1849 da un'assemblea costituente. Incoraggiato dalle rivoluzioni di
Venezia e di Roma, Carlo Alberto ritorn sul campo di battaglia muovendo nuovamente il suo esercito
contro l'Austria; ma per la seconda volta venne sconfitto nella battaglia di Novara. L'esito negativo dello
scontro militare apr la strada alla repressione nel Nord e nel Centro d'Italia, condotta dagli eserciti
austriaci. Al termine del biennio rivoluzionario le truppe austriache garantirono il ripristino delle dinastie
regnanti prima del 1848. Solo nel Regno di Sardegna non fu restaurato il regime assolutistico, perch il
nuovo sovrano Vittorio Emanuele II mantenne lo Statuto concesso da Carlo Alberto. Su questa
piattaforma liberale e costituzionalista fu possibile adottare una linea politica che rilanciava la questione
nazionale, cui il primo ministro, Cavour, diede una dimensione praticabile imperniata sul consenso
internazionale, assicurando il favore della Francia e della Gran Bretagna a un progetto di unificazione
italiana controllato dal re di Sardegna. Decisivo fu l'intervento francese, che port alla seconda guerra
d'indipendenza, nel corso della quale le truppe franco-piemontesi sconfissero ripetutamente gli austriaci
in Piemonte e in Lombardia e le popolazioni dell'Emilia, della Romagna e della Toscana insorsero
chiedendo con i plebisciti l'adesione al nuovo stato che si stava formando. Alla guerra condotta dalla
dinastia piemontese e interrotta bruscamente per il ritiro dei francesi (armistizio di Villafranca, 1859),
diede un'accelerazione l'iniziativa patriottica dei democratici guidati da Giuseppe Garibaldi, culminata
nella spedizione dei Mille, che liber il Sud dal governo borbonico. Con i plebisciti le popolazioni
meridionali chiesero, insieme con quelle dei territori pontifici delle Marche e dell'Umbria, di essere
annesse al Regno di Sardegna: il 17 marzo del 1861 il Parlamento subalpino, nel quale ormai erano
entrati deputati di tutta la penisola, proclam Vittorio Emanuele II re d'Italia. A fondamento del nuovo
Regno d'Italia venne mantenuto lo Statuto albertino del 1848. Tale prudenza fu giustificata dal timore di
ritorsioni internazionali, a conferma della fragilit che connotava lo stato unitario, le cui sorti erano
strettamente legate agli equilibri europei. Cavour, che dell'unit era stato uno degli artefici, mor nel
giugno di quello stesso anno: il successore Bettino Ricasoli ne prosegu la linea politica all'insegna del
liberalismo moderato. Uno dei principali problemi del nuovo Regno derivava dalla questione romana: essa
si traduceva nell'ostruzionismo praticato dal papa Pio IX, che non riconobbe l'esistenza del nuovo Regno e
si rifiut di aprire trattative che avessero come obiettivo l'acquisizione di Roma all'Italia. Mentre il
governo sceglieva le vie diplomatiche, mazziniani e garibaldini premevano per una soluzione di forza. La
tent una prima volta Garibaldi, che mosse dalla Calabria con un gruppo di volontari, ma fu fermato
dall'esercito piemontese (Aspromonte, 1862). Per aggirare l'ostacolo rappresentato soprattutto dalla
Francia, le cui truppe difendevano lo Stato Pontificio, nel 1864 il governo stipul un accordo: la Francia si
impegnava a ritirare entro due anni i soldati, in cambio dell'impegno italiano a non violare militarmente lo
Stato Pontificio. Una clausola dell'accordo prevedeva il trasferimento della capitale da Torino a Firenze
(1865). Il governo italiano negli anni successivi prese drastici provvedimenti per la riduzione del potere
temporale della Chiesa. Nel 1866 l'Italia partecip alla guerra austro-prussiana, alleandosi con la Prussia.
Grazie ai successi dell'alleato, che fecero passare in secondo piano le sconfitte subite dall'esercito italiano,
l'Italia acquis il Veneto. La via per Roma si apr invece nel 1870, in seguito alla disfatta della Francia nel
conflitto con la Prussia: lo Stato Pontificio non aveva pi la protezione francese. A quel punto l'Italia fu
libera di muovere l'esercito, fatto che avvenne il 20 settembre 1870. Roma fu annessa al Regno e ne
divenne la capitale. I rapporti Stato-Chiesa si fecero ancora pi tesi dopo il trasferimento della capitale. Il
governo italiano eman nel 1871 la Legge delle guarentigie: al pontefice fu riconosciuta la posizione di

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sovrano straniero e assegnato un territorio (attuale stato del Vaticano). Nel 1861 il Regno d'Italia si
configurava come una delle maggiori nazioni d'Europa, almeno a livello di popolazione e di superficie (22
milioni su una superficie di 259.320 km2), ma non poteva considerarsi una grande potenza, a causa
soprattutto della sua debolezza economica e politica. Le differenze economiche, sociali e culturali
ereditate dal passato ostacolavano la costruzione di uno stato unitario. Accanto ad aree coinvolte in
processi di rapida modernizzazione, esistevano situazioni statiche e arcaiche, presenti soprattutto
nell'economia agricola del Mezzogiorno. Ristrette erano le basi sociali su cui poggiava lo stato. Nelle
campagne la gran massa dei contadini era rimasta quasi del tutto estranea, in certi casi ostile, al
Risorgimento. Nel Sud l'ostilit esplose in una grande ribellione durata dal 1861 al 1865, che venne
sfruttata dal partito borbonico e che spinse il governo a una durissima repressione militare . Il nuovo
stato nacque su un'impronta centralistica, nella quale alla corona vennero lasciati ampi poteri in politica
interna ed estera. Il ruolo del sovrano si esplic ampiamente nel primo decennio, quando tutte le crisi di
governo furono risolte dal re, scavalcando le prerogative del Parlamento. Nelle mani della corona si
concentravano alcune leve fondamentali del potere: l'esercito, la burocrazia, la giustizia, la corte e il
Senato, i cui membri, a differenza dei deputati della Camera, non erano eletti ma di nomina regia.

Note:

1- Francesco De Sanctis:
Insigne critico e storico letterario, Francesco De Sanctis pass da una formazione cattolico-liberale a una
concezione laica e democratica dopo il suo coinvolgimento negli eventi politici dell'epoca. In seguito alla
partecipazione ai moti napoletani del 1848 sub il carcere e fu costretto poi all'esilio, durante il quale
approfond i suoi studi ed elabor il suo metodo critico. Ministro della Pubblica istruzione del neocostituito
Regno d'Italia nei governi Cavour e Ricasoli, scrisse una fondamentale Storia della letteratura italiana,
tuttora una pietra miliare della storiografia moderna.

2- Societ dincoraggiamento darti e mestieri:


E il pi antico centro di formazione tecnica d'Italia che ha formato oltre 280.000 tecnici e quadri aziendali
in 165 anni. Siam 1838 rappresenta una delle maggiormente longeve e feconde istituzioni, che dall'et
del Risorgimento ad oggi hanno accompagnato il processo d'industrializzazione di Milano, della Lombardia
e dell'intero paese. Fondata nel 1838 da esponenti degli ambienti economici e culturali lombardi, tra i
quali Heinrich Mylius, Antonio De Kramer, Michele Battaglia, Luigi Magrini, Giulio Curioni, con lo scopo di
favorire il perfezionamento tecnico-produttivo delle manifatture lombarde, la Societ d'Incoraggiamento
d'Arti e Mestieri inizia ad operare nel 1841. In origine l'attivit della Societ consiste nell'assegnazione di
premi, riconoscimenti e sovvenzioni a artigiani, inventori, capi operai e operatori economici che si
segnalano per l'introduzione di elementi innovativi nei processi di produzione. Ben presto tuttavia si
comprende che "il miglior modo di favorire l'industria quello di illuminarla con l'istruzione", e la Societ
si dedica all'organizzazione di corsi professionali articolati per settore. Dopo la Scuola di Chimica
Industriale con annesso laboratorio, dei primi anni quaranta dell'ottocento, nel 1845 vengono attivati i
corsi di Fisica industriale, di Geometria Meccanica e di Tessitura Serica affidati rispettivamente a Luigi
Magrini, a Giulio Sarti e a Angelo Piazza, e successivamente viene avviata la Scuola di Meccanica con
corsi di Meccanica industriale, Disegno di macchine e Geometria descrittiva, tenuti da Paolo Jacini , Giulio
Sarti e Giuseppe Colombo. E' da una costola di Siam che, nel 1863, nasce il Politecnico di Milano cos
come Siam fa nascere l'Esposizione Nazionale del 1881 che, con il tempo, sar poi chiamata Fiera
Campionaria di Milano. Nel 1925 la societ, presieduta da Ettore Conti, fonda la Scuola tecnica operaia
superiore destinata ad "accogliere i lavoratori che eccellono per intelligenza e volont" allo scopo di
formare capi-tecnici, capi-reparto, aiuto-ingegneri. La scuola, in assoluto la prima serale di grado
superiore in Italia, si presentava come uno strumento di formazione professionale e di mobilit sociale.
Da allora lo sviluppo dei corsi professionali stato ininterrotto fino a raggiungere la massima espansione
nel secondo trentennio del novecento con un'utenza annua di oltre 7 mila allievi. Attualmente, oltre a
prestigiose risorse storico-culturali (tra cui la biblioteca e la preziosa collezione scientifica), SIAM 1838
ospita nella propria antica sede alcuni corsi e scuole di particolare rilievo, come quello di scenografia
computerizzata dell'Accademia d'Arti e Mestieri dello Spettacolo - Teatro alla Scala e l'Accademia di
Formazione Manageriale per dirigenti e quadri degli Enti Pubblici e delle loro partecipate. Il legame che si
crea tra Siam 1838 e chi l'ha frequentata non si interrompe dopo il corso: ne testimonianza
l'associazione ex-allievi.

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Cronologia:

7 agosto 1838: in piazza Mercanti, su iniziativa della Camera di Commercio di Milano, viene
fondata la Societ d'Incoraggiamento d'Arti e Mestieri.
26 dicembre 1840: viene approvato lo statuto.
22 marzo 1841: nominata una commissione provvisoria per promuovere l'inizio effettivo delle
attivit.
1841: costituzione della commissione per le Arti meccaniche e della commissione di Arti chimiche.
1841: Heinrich Mylius nominato presidente della Societ.
1842: il 31 dicembre indetto il primo concorso.
1843: il 25 aprile avviene la prima distribuzione dei premi.
1844: il 26 febbraio Antonio de Kramer inizia il primo corso di Chimica.
1844: nel mese di agosto ha inizio il servizio di biblioteca.
1845: Carlo Cattaneo accetta la carica di Relatore della Societ.
1845: apertura dei corsi di: Fisica Industriale, Geometria e Meccanica, Tessitura Serica.
1847: creazione di un Istituto Agrario.
1847: apertura del corso di Tessitura Serica a Como.
1848: insurrezione delle Cinque Giornate a Milano il cui pi alto esponente Carlo Cattaneo.
1849: attivazione del Corso sulle strade ferrate.
1851: esposizione universale di Londra.
1854: 21 aprile muore H. Mylius.
1854: il 16 luglio Lorenzo Taverna nominato presidente della Societ.
1854: istituzione della Scuola di Meccanica Industriale.
1859: gli austriaci vengono sconfitti a Magenta e Vittorio Emanuele II e Napoleone III entrano a
Milano.
1859: il 16 agosto Vittorio Emanuele II dona alla Societ il palazzo del Genio militare.
1863: inaugurazione dell'Istituto Tecnico Superiore che diventer poi il Politecnico di Milano.
1869: Carlo Prinetti nominato presidente della Societ.
1870: apertura della Scuola di Disegno di Macchine per operai.
1872: apertura della Scuola di Scienze Fisiche.
1873: attivazione della Scuola per capimastri.
1873: apertura della scuola di Tintoria.
1873: la scuola dell'Istituzione Agraria Ponti entra a far parte della societ.
1881: Siam fa nascere l'Esposizione Nazionale del 1881 che diventer poi la Fiera Campionaria di
Milano.
1886: acquisizione dell'attuale sede della societ in via S. Marta.
1891: entra in funzione la prima scuola "perimetrale" proposta da Salvini.
1893: apertura della scuola di elettrotecnica.
1902: In accordo con l'Umanitaria, creazione della Scuola laboratorio di Elettrotecnica per operai
specializzati.
1906: fondazione della Scuola per le Industrie dei grassi, saponi, candele, oli, profumi e vernici.
1909: corso di Tecnologie Meccaniche.
1911: Giulio Vigoni nominato presidente della Societ.
1914: inizio del 1 conflitto mondiale.
1915: i nazionalisti interventisti costringono Max Abraham ad abbandonare l'insegnamento presso
la Societ.
1921: Ettore Conti nominato presidente della Societ
1966: Ambrogio Gadola nominato presidente della Societ.
1971: Senatore Borletti nominato presidente della Societ.
1973: Giovanni Rodocanachi Roidi nominato presidente della Societ.
1977: Massimo Scortecci nominato presidente della Societ .
1994: primo corso di Telematica e reti di personal computer.
1995: inizia la Scuola-Laboratorio in Artefici e Restauratori di vetrate istoriate.
1996: al corso di Reti di personal Computer si aggiunge il corso su Internet.
1996: viene organizzato il primo corso di programmazione in linguaggio C.
1997: organizzato il primo corso di Editoria elettronica.

3- Legge Casati:
Decreto emanato nel Regno di Sardegna il 15 novembre 1859, che definiva il sistema scolastico del
Piemonte sabaudo. Proposta dal ministro della Pubblica Istruzione Gabrio Casati, la legge venne estesa
dopo il 1861 al Regno d'Italia rimanendo in vigore, salvo lievi modifiche, fino al 1923, quando fu varata la
riforma Gentile. Tra le sue varie disposizioni, prevedeva un obbligo scolastico limitato nella durata (due

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anni), i cui costi gravavano sui bilanci comunali, e lo sdoppiamento, dopo i quattro anni di scuola
elementare, tra un percorso d'istruzione umanistica (ginnasio-licei) con accesso all'universit, e un corso
tecnico (scuola tecnica e istituto tecnico) che permetteva l'accesso alle scuole normali (per i maestri) e
alle facolt scientifiche.

Gabrio Casati (Milano 1798-1873), uomo politico italiano. Di nobili origini, fu podest di Milano durante il
Regno Lombardo-Veneto ed esponente della corrente patriottica moderata; svolse un ruolo di primo piano
nel corso delle Cinque giornate di Milano, presiedendo il governo provvisorio istituito il 22 marzo 1848. In
tale veste si espresse a favore dell'intervento militare del re di Sardegna Carlo Alberto. Dal 27 luglio al 10
agosto 1848 guid il ministero che govern il nuovo ed effimero stato formatosi nel corso della prima
guerra d'indipendenza con le annessioni al Piemonte della Lombardia, del Veneto e di Modena. Nel 1853
fu nominato senatore del Regno di Sardegna. Seguace di Cavour, resse il Ministero dell'Istruzione dal
1859 al 1860, legando il suo nome alla legge di riforma della scuola che avrebbe costituito il fondamento
del sistema scolastico dell'Italia unita. Dal 1865 al 1872 ricopr la carica di presidente del Senato.

Riferimenti bibliografici e Approfondimenti:


- Il Politecnico di Milano (Lacaita)
- Cultura Tecnica e Universit in Epoca Contemporanea (Silvestri)
- Per l'inaugurazione dell'Accademia scientifico-letteraria e dell'Istituto Tecnico Superiore di
Milano (Silvestri-Lacaita)
- Sul progetto di legge per l'insegnamento secondario (Silvestri-Lacaita)
- Sull'istruzione tecnica (Silvestri-Lacaita)

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4- Lingegneria industriale, la sezione per architetti, il
biennio autonomo del R.I.T.S.

Nel 1865, dopo due anni dalla fondazione del RITS, nasce (come annunciato
nel discorso di inaugurazione di Brioschi) la sezione per architetti (grazie
allaiuto di Camillo Boito1 e Eugenio Beltrami2 e in collaborazione con
lAccademia delle belle arti) con lo scopo di formare la figura dellarchitetto
come artista, costruttore e impiantista.

Oltre alle tre sezioni (ingegneria Civile, ingegneria Meccanica e Architettura)


vie erano quella poco frequentata per insegnanti di materie tecniche e un corso
scientifico complementare.

Soltanto nel 1875, con il contributo economico di Comune e Provincia, il RITS


riusc ad attivare la scuola preparatoria interna rendendo cos pi coerente e
pi efficace l'intero percorso formativo, pi in armonia collo scopo , come
auspicato da Brioschi dodici anni prima nel discorso inaugurale.
Nello stesso anno viene a formarsi il Consorzio tra gli istituti milanesi di
istruzione superiore (che fu poi diretto dallo stesso Brioschi per un lungo
periodo) che rappresentava un punto di contatto tra il Politecnico, l'Accademia
scientifico-letteraria, le Scuole superiori di Agricoltura e di Veterinaria, l'Orto
Botanico3, l'Osservatorio Astronomico, e il Gabinetto Numismatico di Brera.

Come si pu leggere nel discorso di Brioschi del 1889 in occasione del


venticinquesimo anno di attivit del Regio Istituto Tecnico Superiore, il
Consorzio, riunendo diverse istituzioni scientifiche e culturali, gioc un ruolo
importantissimo, permettendo al RITS di raggiungere degli ottimi risultati.

La grande industria milanese andava crescendo e veniva sostenuta dal


politecnico.

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Colombo, strettissimo collaboratore di Brioschi (che diverr poi il secondo
rettore) fu il formalizzatore della meccanica. Questa sezione meccanica
sarebbe diventata ancor pi significativa quando passa dal nome di ingegneria
meccanica al nome di ingegneria industriale. Secondo Brioschi la scuola deve
rispecchiare lindustria, non bisogna che lindustria preceda la scuola.
Il cambiamento di denominazione in ingegneria industriale si rese quasi
necessaria di fronte ai successi dellindustria chimica e i continui progressi
dellelettrotecnica.
Lindirizzo chimico certamente molto pi vecchio di quello elettrico e si inoltra
attraverso lalchimia.
La chimica a Milano parte sin da subito in ambito industriale e attraverso la
societ dincoraggiamento darti e mestieri nella quale Enrico Millius e Antonio
De Kramer, ne divulgano la conoscenza.
La Germania era allavanguardia nel settore industriale e Kramer, alla societ
dincoraggiamento, avvia un corso di Chimica. Molte delle dimostrazioni
pratiche venivano effettuate pubblicamente cosicch un pubblico pi vasto
potesse conoscerle.
Allinterno del politecnico di Milano non viene riconosciuta subito limportanza
della chimica e venne compresa nella sezione industriale che nascer nel 1873.
Per la chimica non abbiamo subito grandi personaggi di rilievo se non forse
Guglielmo Kornel che avvia negli anni settanta una fiorente sezione chimica per
poi arrivare a Giacomo Carrara che assume un ruolo di prestigio nel campo
dellelettrochimica. Carrara aveva inoltre stretti rapporti col mondo
dellindustria.
Altri nomi di rilievo furono Ettore Molinari di cui un figlio, Henry, sarebbe stato
uno dei protagonisti nella lotta contro il fascismo allinterno del politecnico.
Un notevole contributo nello sviluppo dellindustria dovuto alla collaborazione
con tecnici stranieri quali ad esempio Thomas Alva Edison.

Siamo alle porte della seconda rivoluzione industriale.

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Appendice 3.
Giuseppe Colombo:
Giuseppe Colombo, milanese insigne per le sue molteplici
doti di insegnante, ingegnere, imprenditore ed anche di
politico, un personaggio a dir la verit un po dimenticato,
ma che vogliamo inserire in questa galleria di milanesi
illustri in quanto diede un poderoso contributo al decollo
dellingegneria e dellindustria, non solo in Lombardia, ma
nellItalia intera. Nella Milano del 1836, dove Giuseppe
Colombo nacque il 18 novembre, in una famiglia della
piccola borghesia artigianale (il padre era orafo), soffiava
gi il nuovo vento dellindustria che, dopo aver
rivoluzionato mezza Europa, avrebbe in pochi anni preso
forza anche in Lombardia, insieme allinsofferenza per il
dominio austriaco. E facile pensare che Colombo, presto
rivelatosi un giovane di notevoli doti intellettuali, abbia
respirato questo clima di fermenti e si sia sentito attratto dal
mondo tecnico-scientifico che sembrava aprire allumanit
nuove strade di conoscenza e di successi. Cos, diplomatosi
a pieni voti al Liceo S. Alessandro di Milano, si iscrisse a
diciassette anni alluniversit di Pavia come aspirante al
dottorato di ingegnere-architetto. Qui fu allievo prediletto di
Francesco Brioschi e di Giovanni Codazza: dal primo,
docente di matematica applicata e dopo pochi anni
fondatore del Politecnico di Milano, il giovane Colombo
assorb un atteggiamento di grande apertura e curiosit
verso la scienza, la tecnica e lindustria; del secondo, che
era incaricato di meccanica applicata (materia a cui si
appassion particolarmente), divenne assistente ad appena
diciannove anni. Laureatosi a soli ventanni ottenne subito,
grazie alla grande stima nei suoi confronti di Brioschi e
Codazza, un incarico di professore di geometria e meccanica
alla Scuola di Incoraggiamento dArti e Mestieri di Milano,
dove inizi una delle sue brillanti carriere, quella di docente,
che avrebbe in vari modi continuato per tutta la vita.
Insegnando in questa scuola, che era nata per iniziativa della
borghesia mercantile-industriale milanese con lo scopo di
creare uno stretto contatto fra sapere scientifico e realt
produttive, Colombo rivel ed affin le sue naturali doti di
comunicatore ed ebbe le prime occasioni di contatti col
mondo industriale internazionale (tramite viaggi e visite a
fabbriche, scuole, mostre, che avrebbe anche in seguito
sempre ricercato), dal quale riportare idee e proposte per la
realt lombarda. Nel dicembre del 1863 Brioschi,
rispondendo ad una crescente esigenza di formazione di
ingegneri di indirizzo industriale, fond a Milano lIstituto
Tecnico Superiore, gi dai primi anni indicato come
Politecnico per i diversi studi di ingegneria che
comprendeva, e Colombo ne fu uno dei primi docenti,
divenendo nel 1865 titolare della cattedra di Meccanica ed
Ingegneria Industriale. Colombo fu subito lanima della
specializzazione in ingegneria meccanica, un indirizzo di
studi per il quale, fino a quel momento, gli studenti italiani
avevano dovuto rivolgersi allestero, assumendo
gradualmente incarichi sempre pi importanti nel
Politecnico, dove avrebbe continuato a insegnare fino al
1911. Stimato e seguito dai giovani per lefficacia delle sue
lezioni e per lentusiasmo che sapeva comunicare, non solo

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dalla cattedra ma anche nelle frequenti visite a impianti e fabbriche nelle quali amava guidare gli studenti, Colombo fu
maestro di una foltissima schiera di ingegneri e futuri imprenditori (fra i quali Giovan Battista Pirelli, pioniere
dellindustria italiana della gomma, ed Enrico Forlanini, pioniere dellaviazione). Al Politecnico Colombo seppe
favorire lo studio non solo delle discipline meccaniche, ma anche di quelle elettriche (lelettrotecnica fu la tecnologia di
punta di quegli anni). Egli seppe inoltre trasferire le sue conoscenze anche fuori dalle aule universitarie; per oltre dieci
anni, dal 1870 al 1880, le sue conferenze serali nellaula della Societ di Incoraggiamento Arti e Mestieri intorno ai pi
palpitanti argomenti di attualit di meccanica, elettricit e termodinamica, attirarono un pubblico attento e numeroso, di
tutti i ceti sociali. Il Colombo docente e divulgatore non si limit, comunque, alluso della parola, ma produsse anche
una notevole mole di scritti. Ai primi interventi sui giornali, con lettere e articoli con i quali cominci a farsi conoscere
per la sua lucidit di esposizione ed argomentazione, seguirono numerose pubblicazioni scientifiche, traduzioni di
fondamentali trattati di ingegneria francesi e inglesi, saggi. Colombo fu anche collaboratore e poi direttore della rivista
tecnica Lindustriale, pubblicata dal 1871 al 1877. I suoi scritti pi famosi rimangono certamente i suoi manuali
tecnici, in particolare quel Manuale dellIngegnere Civile ed Industriale (o pi familiarmente il Colombo) la cui
prima edizione, presso leditore Ulrico Hoepli di Milano, del 1877, e che stato per decenni, con numerosissime
riedizioni ed aggiornamenti, la guida pratica di generazioni di ingegneri. Lasciando per il momento il Colombo
insegnante, passiamo ad esplorare la sua carriera di imprenditore, che fu tutta legata alla nascita dellindustria elettrica
in Italia. Il nostro paese non era rimasto estraneo al grande sviluppo che la fisica dei fenomeni elettrici aveva avuto
nell800 (basti pensare ad Alessandro Volta ed a Luigi Galvani, e pi tardi ad Antonio Pacinotti e Galileo Ferraris), e
quando la tecnologia cominci ad impadronirsi delle nuove conoscenze ed a proporre realizzazioni di pratico utilizzo, il
terreno era pronto per accogliere la nuova meraviglia. Nel 1877 ebbe luogo sulla piazza del Duomo il primo
esperimento milanese di illuminazione elettrica con una singola lampada ad arco, impressionante per la sua potenza
luminosa ma ancora poco pratica per utilizzi cittadini estesi. Meno di un anno dopo la questione dellilluminazione
elettrica veniva brillantemente trattata da Colombo in una delle sue frequentatissime conferenze serali, dove egli ebbe
modo di spiegare alla cittadinanza i risultati degli studi e delle ricerche che erano in corso in tutto il mondo. Lepisodio
di piazza del Duomo non ebbe seguito fino al giugno del 1881, quando, in occasione della grande Esposizione
Nazionale di Milano, la Galleria Vittorio Emanuele venne illuminata con 25 potenti lampade ad arco della Siemens.
Nellautunno dello stesso anno si costitu, per opera di Colombo e con il sostegno finanziario di importanti banche
milanesi, il Comitato Promotore per le Applicazione dellEnergia Elettrica in Italia. Intanto, in uno dei suoi frequenti
viaggi allestero, Colombo, in occasione della Mostra Internazionale dellElettricit di Parigi del 1881, aveva trattato
con la societ fondata da Thomas Edison per ottenere lesclusiva del sistema Edison in Italia. Su mandato del
Comitato, Colombo perfezion laccordo di esclusiva con la Edison ed inizi la trattativa per la realizzazione a
Milano di un impianto di potenza ragguardevole. Poco dopo Colombo si rec a New York dove defin personalmente
con Thomas Edison i particolari del progetto e concluse la trattativa per lacquisto dei macchinari. Qui Colombo ebbe
modo di visitare il cantiere, e partecip allinaugurazione della prima centrale elettrica al mondo, quella che la Edison
Illuminating Company stava costruendo in Pearl Street (nel quartiere finanziario di Wall Street), e che sarebbe entrata in
esercizio nel settembre del 1882. Colombo ritorn a Milano in compagnia di uno dei pi stretti collaboratori di Edison,
John William Lieb, che lavrebbe assistito nei mesi successivi nellallestimento della centrale elettrica che avrebbe
preso il nome di Santa Redegonda. I lavori procedettero speditamente, cosicch il 28 giugno del 1883, a Milano,
nellItalia che era lultima arrivata nel mondo industriale, fu inaugurata la prima centrale elettrica europea. Essa era in
grado di alimentare 4800 di quelle lampade ad incandescenza che Edison aveva messo a punto con innumerevoli prove,
e che producevano una luce calda, non abbagliante come quella delle lampade ad arco: erano perci adatte a illuminare
gli interni ed a far concorrenza alle lampade a gas, allora ampiamente diffuse. Lenergia elettrica prodotta veniva
distribuita in una piccola zona fra il Duomo, la Galleria e la Scala; gli utenti principali furono i locali eleganti ed i teatri,
gli unici forse disposti a pagare il doppio di quello che allora costava lequivalente illuminazione a gas. Nellimpianto di
Milano si fecero le ossa alcuni dei pi valenti ingegneri elettrotecnici italiani, che Colombo scelse fra i suoi migliori
laureati del 1882-83; fra questi, Giacinto Motta, che ebbe in seguito un ruolo di primo piano per lo sviluppo del sistema
elettrico lombardo, prima come progettista degli storici impianti idroelettrici della Valtellina e poi come direttore della
societ elettrica Edison. Fu questa generazione di tecnici che, dando impulso allutilizzo delle forze idrauliche delle
Alpi, diede allindustria settentrionale quella disponibilit di energia a basso prezzo che la mancanza di carbone aveva
fino allora negato allItalia. Il 1882 fu un anno cruciale anche per la carriera politica di Colombo, personaggio che pur
avendo da tempo acquisito un rilievo pubblico cospicuo, si era fino allora tenuto al di fuori da impegni politici diretti
anche se non era stato certo un indifferente nei riguardi delle grandi vicende della formazione dellItalia, arruolandosi
come volontario sia nella Seconda che nella Terza Guerra dIndipendenza. La sua competente partecipazione, come
esperto, in varie commissioni comunali non era passata inosservata, cosicch fu convinto dai suoi amici a presentarsi
per le elezioni del Consiglio Comunale di Milano, dove entr con ampi suffragi: questa sua posizione probabilmente
facilit al Comitato che egli presiedeva lottenimento dal Comune delle concessioni per la centrale elettrica nel centro
cittadino. Quanto alla sua collocazione politica, noto che egli ebbe in giovent simpatie mazziniane (mazziniano era
lambiente universitario a Pavia), al punto di essere andato a trovare Mazzini a Londra, nel 1861, durante uno dei suoi
primi viaggi allestero. Egli si era comunque presto accostato agli ambienti liberali moderati milanesi del giornale La
Perseveranza, del salotto della contessa Maffei e del Circolo Popolare Milanese. Fu proprio nellambito di questo
circolo che matur, nel 1886, la sua candidatura a deputato del Parlamento italiano, al quale fu eletto con quasi 8000
voti. Le idee politiche di Colombo erano coerenti con i suoi interessi e con la sua formazione tecnica. In un discorso del

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1890 lui stesso si definiva un conservatore moderno, cio un vero progressista illuminato, che studia con metodo
scientifico i problemi sociali, onde condurre la societ senza scosse attraverso le evoluzioni che il continuo mutarsi
delle condizioni materiali richiede. La sua azione ebbe quindi una chiara connotazione a favore di una strategia
industrialista (ma fu sempre contrario sia al liberalismo, sia al protezionismo assoluti) e contraria a confusione di ruoli
fra destra e sinistra. Fu anche favorevole ad un graduale riassetto dello stato di tipo autonomistico, per favorire
quelleffettivo raccordo fra lunit dello stato e lo sviluppo della vita e delle libert locali che era mancato dopo lunit
dItalia. Lavvento al governo di Crispi lo vide fiero oppositore di una politica che giudicava inadatta a raggiungere
lobbiettivo primario del rafforzamento della situazione economica reale, e tutta preoccupata di raggiungere obbiettivi
di mero prestigio, sia nella politica interna (ad esempio con lavori pubblici non urgenti), sia in quella estera (con costose
avventure militari). Dopo una prima legislazione passata allopposizione, e rieletto con larghi suffragi per una seconda
volta al Parlamento, Colombo si vide chiamato a reggere il Ministero delle Finanze nel primo governo del marchese Di
Rudin, ma con la coerenza che lo contraddistingueva non esit dopo poco pi di un anno a dare le dimissioni per non
venir meno alla promessa fatta ai suoi elettori di non applicare nuove tasse (cose davvero daltri tempi!), anche a costo
di favorire indirettamente il ritorno al governo dei suoi avversari. Dopo la catastrofe militare di Adua, ritorn per come
Ministro del Tesoro nel secondo governo Di Rudin nel 1896. Non possiamo dilungarci molto nelle complesse vicende
politiche degli anni successivi, ma ricordiamo che Colombo copr altri incarichi importanti come quello di Presidente
della Camera nel tumultuoso anno 1899. Battuto nelle elezioni del 1900 dal candidato socialista in quello stesso
collegio milanese che lo aveva rieletto pi volte, dopo pochi mesi fu nominato senatore (per diretta scelta del giovane
Vittorio Emanuele III) e si reinser nellagone politico; continu cos a ricoprire incarichi di prestigio, soprattutto in
commissioni che si occupavano di questioni economiche e finanziarie, dove era indiscussa la sua autorit ed a
prodigarsi in favore dei due settori dellindustria elettrica e degli studi tecnici, che gli stavano sempre molto a cuore.
Non bisogna comunque credere che le sue energie fossero tutte assorbite dalla politica. Colombo mantenne infatti
importanti incarichi nella societ elettrica Edison, della quale divenne presidente nel 1896 e nel Politecnico del quale fu
Rettore dal 1897 (alla morte di Brioschi), fino al 1921. Tenne anche a lungo la presidenza del Collegio degli Ingegneri e
Architetti, e del Credito Italiano; ebbe inoltre cariche amministrative e di consulenza in alcune aziende industriali. Non
abbiamo finora detto nulla della vita privata di Giuseppe Colombo, e non vorremmo lasciare al lettore limpressione che
il nostro personaggio fosse un uomo dedito solo al lavoro ed al dovere. In realt, oltre alla scienza ed alla tecnica, ebbe
molti altri interessi intellettuali: amante della musica (fu decano degli abbonati alla Scala) e della letteratura, fu anche
un discreto pittore, particolarmente attratto dai paesaggi dei laghi lombardi, dove amava soggiornare appena libero da
impegni. Ma non disdegnava neanche la cura del corpo: fu grande camminatore, alpinista, buon rematore ed amante del
ciclismo, frequentatore a Roma, con altri deputati, della famosa pista Tommei. Anche negli ultimi anni gli piaceva
compiere lunghe escursioni per i monti e crociere in motoscafo, e per questo amore al turismo accett di divenire
Consigliere del Touring Club di Milano. Si era sposato nel 1868 con Carolina De Luigi, nipote colta e modesta, quanto
graziosa, del naturalista Emilio Cornalina, che aveva conosciuto nel salotto Maffei e di cui era divenuto grande amico.
Erano andati ad abitare in un appartamento al secondo piano di un elegante stabile di via Andegari a pochi passi dal
palazzo Maffei; qui crebbero le loro due figlie, fonte di soddisfazione per i genitori per la loro intelligenza ed
educazione, ma anche di un grande dolore. Infatti la figlia maggiore Federica, che era andata sposa al conte Giuliano
Corniani di Brescia mor improvvisamente durante il viaggio di nozze in Spagna. Dopo qualche anno la figlia minore,
Amalia, si spos con il vedovo cognato, e da quelle nozze nacquero tre nipoti molto amati da Colombo, particolarmente
il primogenito Alessandro che fece brillanti studi di ingegneria e si conquist un posto fra i dirigenti dellindustria
idroelettrica. La morte sorprese improvvisa Giuseppe Colombo, una domenica mattina del gennaio del 1921, nella sua
casa di via Monte Napoleone 22. Un attacco cardiaco stronc in poche decine di minuti la tempra di questuomo
infaticabile, che in 84 anni non era mai stato ammalato. Sulla sua tomba al Cimitero Monumentale di Milano si possono
leggere queste parole del suo amico Edison: Colombo appartiene alla categoria di quelle nature serie, destinate a
lasciare una impronta personale ovunque si trovino e qualunque cosa facciano. Come certi eroi di Charles Dickens, il
Colombo pu dire: I fatti, signori miei, non sono altro che i fatti.

Quadro storico:
- LItalia post-unitaria:
Dal 1861 al 1876 al governo furono nominati uomini della cosiddetta Destra storica, moderati e
conservatori che si consideravano eredi politici di Cavour e che avviarono il processo di unificazione
istituzionale del paese. Il fiorentino Bettino Ricasoli, il bolognese Marco Minghetti e il piemontese Quintino
Sella ne furono gli esponenti di maggiore spessore politico e intellettuale. In campo economico l'obiettivo
principale della Destra fu di pareggiare il bilancio dello stato. Il ministro delle Finanze, Sella, vi riusc con
una severa azione fiscale, che comport il ripristino dell'impopolare tassa sul macinato, tanto odiata da
causare malcontento e rivolte; essa era infatti stata introdotta per la prima volta nel XVI secolo e
sembrava definitivamente scomparsa. Ma vari ministeri, oltre al Sella, ne avevano chiesto la

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reintroduzione, approvata definitivamente nel 1869. In campo economico si attuarono misure per il libero
scambio e fu dato avvio alla costruzione della rete ferroviaria nazionale. Un parziale ricambio nella classe
dirigente si verific a seguito delle elezioni del 1876, vinte dai candidati che appartenevano alla
cosiddetta Sinistra storica. Si trattava di uno schieramento di notabilato borghese meno conservatore
della Destra, perch sosteneva la necessit di moderate riforme e di un intervento dello stato
nell'economia a difesa dei ceti pi deboli. I primi governi della Sinistra, guidati da Agostino Depretis,
introdussero l'istruzione elementare obbligatoria dai sei ai nove anni. Con la riforma elettorale del 1882 la
Sinistra riusc a ottenere anche un parziale allargamento del corpo elettorale, che fece salire da 600.000
a due milioni circa il numero degli italiani aventi diritto al voto: in questo modo i diritti politici furono
estesi alla piccola borghesia, agli operai, ai contadini benestanti e ai piccoli proprietari terrieri. Dal 1887
al 1896, salvo un'interruzione di due anni, fu presidente del Consiglio Francesco Crispi, il quale avvi
un'opera di adeguamento dello stato alle nuove realt sociali ed economiche, con il varo del codice
sanitario, della riforma degli enti locali e del codice penale (che dal suo estensore prese il nome di codice
Zanardelli, 1890). Crispi pratic una politica estera che, imitando le scelte imperialistiche delle grandi
potenze, si tradusse nella conquista dell'Eritrea. Ma la sconfitta subita dall'esercito italiano ad Adua nel
1896 blocc l'espansionismo coloniale italiano e provoc le dimissioni di Crispi.

Note:
1- Camillo Boito:
(Roma 1836 Milano 1914), architetto, storico, critico darte e narratore italiano. Fratello maggiore di
Arrigo, comp gli studi di architettura a Padova e a Venezia, dove dal 1856 insegn presso lAccademia.
Trasferitosi prima in Toscana e poi a Milano, a partire dal 1860 insegn presso lAccademia di Brera,
promuovendo un rinnovamento della cultura architettonica italiana aperto alla nuova realt sociale e
industriale. Tra le sue opere principali: restauro della Pusterla di Porta Ticinese (1861) e la Casa di riposo
per musicisti Giuseppe Verdi (1899) a Milano; il Palazzo delle Debite (1872-1877) e il Museo civico
(1878) a Padova. Oltre che a importanti studi di carattere storico (Architettura del medioevo in Italia,
1880), la sua fama come scrittore legata a due raccolte di novelle di gusto scapigliato, Storielle vane
(1876) e Senso, nuove storielle vane (1883; da Senso Luchino Visconti trasse il film omonimo nel 1954).

2- Eugenio Beltrami:
Nasce a Cremona il 16 novembre 1835, studia matematica presso luniversit di Pavia tra il 53 e il 56,
deve poi abbandonare gli studi causa ristrettezze economiche e nel triennio successivo segretario del
direttore delle ferrovie del Lombardo-Veneto, a Verona Trasferitosi a Milano, nel 1860 riprende gli studi
matematici, due anni pi tardi nominato professore straordinario a Bologna. Nel 1864 si trasferisce
presso lUniversit`a di Pisa, in seguito insegner pure a Roma e nel 76 a Pavia. Nel 91 torna a Roma,
sette anni dopo diviene presidente dellAccademia dei Lincei, lanno successivo viene nominato senatore.
Muore a Roma il 18 febbraio 1900. Ebbero forte influenza sulla formazione di Beltrami vari matematici tra
i quali Francesco Brioschi (suo professore a Pavia, ritrovato poi a Milano), Luigi Cremona (conosciuto a
Pavia durante gli anni delluniversit e poi ritrovato a Milano e in seguito a Bologna, Enrico Betti
(conosciuto a Pisa) e Felice Casorati (suo coetaneo e compagno di studi a Pavia, e in seguito per lunghi
anni suo collega presso lo stesso ateneo). Beltrami fu uno dei primi continuatori, sia in Italia che fuori
dItalia, dellopera di Bernhard Riemann (fautore della svolta che ha portato al modo moderno di
concepire la geometria) nellambito della geometria differenziale. Lopera geometrica di Beltrami e le sue
speculazioni sulla natura dello spazio si inseriscono perfettamente in quella corrente di pensiero che porta
da Gauss e Riemann al calcolo differenziale assoluto di Levi-Civita, alla relativit generale e in generale
alla moderna geometria differenziale.

3- Storia facolt di agraria:


Con sovrana risoluzione il 14 aprile 1774 Maria Teresa d'Austria ordinava che l'Orto dell'allora soppresso
Collegio dei Gesuiti di Brera venisse considerato un Orto Botanico con l'incarico - tra gli altri -
dell'insegnamento della Botanica officinale per gli studenti "speziali" e medici. Sempre nel 1774 il
ministro Kaunitz scriveva al governatore della Lombardia Carlo di Firmian di aggiungere alla
denominazione di Orto Botanico anche quella di "economico" e che lo stesso desse istruzioni sull'uso delle
diverse piante non meno che su tutti i principi generali della vegetazione e sulle "pi felici pratiche
scoperte" nelle parti pi importanti dell'economia rurale. In Lombardia , peraltro, fino al 1860 esisteva
una sola cattedra universitaria di agronomia presso l'Universit di Pavia. Essa era riservata agli studenti
delle Facolt di Ingegneria e di giurisprudenza, nel corso dei rispettivi piani di studio. Con legge del 13
novembre 1859, si istitu a Milano un Istituto Tecnico Superiore (il futuro Politecnico), che conferiva i
diplomi di ingegnere agronomico e meccanico. L'Orto di Brera fu aggregato all'Istituto Tecnico Superiore

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nel 1863. Il 16 dicembre 1868 Il Consiglio Provinciale di Milano diede incarico alla sua Deputazione di
elaborare un progetto per l'istituzione di una Scuola Superiore di Agricoltura, tenendo conto della
esistente sezione di Agrimensura e di Agronomia (e relative cattedre di Agronomia, Economia rurale,
Idraulica agricola, Giurisprudenza agricola, Botanica e Zoologia applicata) dell'Istituto Tecnico Superiore
di Milano. Con Regio Decreto del 10 aprile 1870 venne formalizzata ufficialmente l'istituzione in Milano
della Regia Scuola Superiore di Agricoltura, la prima in Italia. Infatti nella relazione del Ministero
dell'Agricoltura al Re, che accompagnava il citato decreto, si deduce che " perch la buona agricoltura
di necessit universale, e perch ogni scuola compiuta in questa materia deve accomodarsi alle varie
scuole di cultura in cui la penisola divisa, cos l'Italia ha certamente bisogno di pi Scuole Superiori di
Agricoltura. Incominciando con l'istituirne una a Milano, nel centro dell'ampia e fruttifera pianura
lombarda,..." Il regolamento attuativo fu approvato con Regio Decreto il 2 aprile 1871; lo stesso anno
iniziarono i corsi, diretti dal prof. Gaetano Cantoni. La durata degli studi era di tre anni, alla fine dei quali
gli studenti ottenevano la laurea in Scienze Agrarie. Alla Scuola fu concesso l'uso dell'Orto Botanico di
Brera, pur non cessando la dipendenza dell'Orto stesso dall'Istituto tecnico superiore. Nel 1870 la Scuola
ebbe la sua sede alla fine del corso S. Celso nell'edificio, detto S. Luca, dell'ex Collegio Militare (presso
porta S. Celso, ora Porta Ludovica). Dopo soli 4 anni la Scuola dovette abbandonare l'edificio di S. Luca -
ridestinato a Collegio Militare, dove aveva a disposizione ampi spazi in cui avevano trovato una
soddisfacente collocazione gli uffici, le aule, i gabinetti scientifici, i laboratori, le varie collezioni, le
macchine e le attrezzature agricole e dove disponeva inoltre di un campo sperimentale. La scuola fu
trasferita nei locali dell'antico convento dell'Incoronata di Via Marsala dove lo spazio usufruibile era
insufficiente. Nel 1888, in seguito ad una convenzione tra Governo, Provincia, Comune, si addiviene ad
una riforma proposta dal senatore Francesco Brioschi, il Preside successo al prof. Cantoni nella direzione.
Come conseguenza la Scuola pass sotto il diretto ed assoluto controllo dello Stato. Il numero delle
materie insegnate aument e gli anni di studio furono portati a quattro, riservando per l'ultimo anno un
periodo di tirocinio pratico per gli studenti. Con il 1920 la Regia Scuola Superiore di Agricoltura compie 50
anni di vita. Qualche anno dopo ne viene cambiata la denominazione in Regio Istituto Superiore Agrario
di Milano. Quasi contemporaneamente, nel 1926, il Regio Istituto viene trasferito all'attuale sede di Via
Celoria 2. Fino al 1935 gli Istituti Superiori di Agricoltura italiani dipesero dal Ministero dell'Agricoltura e
Foreste (Ministero dell'Agricoltura, Industria e Commercio, all'epoca della fondazione, nel 1870). Dal
1935, con altri confratelli il Regio Istituto pass al Ministero della Pubblica Istruzione e divenne Facolt
Universitaria, nell'ambito dell'Universit degli Studi di Milano. La Facolt ha annoverato tra i suoi tra i suoi
docenti, illustri personaggi che hanno ricoperto cariche pubbliche eminenti tra i quali: il Prof. Arrigo
Serpieri, fautore della bonifica integrale; il Prof. Carlo Arnaudi, primo Ministro della Repubblica della
Ricerca Scientifica: il Prof. Pier Luigi Romita Ministro di vari dicasteri. La Facolt che inizialmente
comprendeva il solo corso di laurea in Scienze e Tecnologie agrarie, dall'anno accademico 1963/64 attiv,
prima in Italia, il corso di laurea in Scienze e Tecnologie alimentari e dal 1996/97 quello in Biotecnologie
agrarie vegetali. L'attuale offerta formativa strutturata secondo le norme recentemente emanate ed
consultabile nell'apposito sito Con i suoi 3.000 iscritti circa la Facolt di Agraria di Milano la pi grande
Facolt di Agraria in Italia. I laureati sono circa 350 all'anno.

Riferimenti bibliografici e Approfondimenti:


- Il politecnico di Milano (Lacaita)
- Cultura Tecnica e Universit in Epoca Contemporanea (Silvestri)
- Sul progetto di legge per l'insegnamento secondario (Silvestri-Lacaita)
- Sull'istruzione tecnica (Silvestri-Lacaita)
- Sull'esposizione industriale di Milano del 1881 (Silvestri-Lacaita)
- Per il XXV anniversario della fondazione dell'Istituto Tecnico Superiore di Milano
(Silvestri-Lacaita)

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5- LIstituzione Elettrotecnica Carlo Erba a Milano e
la Scuola Superiore di Elettrotecnica al Museo
Industriale di Torino

Nei secoli che precedono la seconda rivoluzione industriale, i fenomeni elettrici erano noti
ma non ben compresi e di conseguenza non usati per scopi industriali ma magari per feste e
avvenimenti con applicazioni fantasiose (erano ben noti da millenni infatti elektron in greco
identifica lambra, una materia che se strofinata presenta propriet elettriche).
La scoperta della pila (1800) venne accolta grandiosamente, tanto che Alessandro Volta1
verr lodato notevolmente della sua opera perch era il primo oggetto elettrico che riusciva
a fornire con continuit una corrente elettrica. Nasceva cos il primo generatore di corrente,
una delle prime applicazioni della pila di volta fu per lilluminazione attraverso arco
elettrico2.

Edison3 invento poi la lampada ad incandescenza che permise unequa distribuzione


dellilluminazione.
La comprensione e la formalizzazione dei fenomeni elettromagnetici stata possibile grazie
a Maxwell4 che riunisce elettricit, magnetismo e ottica attraverso leggi comuni.
Per assistere ad un primo significativo esempio di utilizzo a Milano di correnti elettriche di
potenza, bisogna aspettare il 1877, quando, la sera del 18 marzo, fu fatta la prima
dimostrazione di illuminazione pubblica elettrica con una potente lampada ad arco posta in
cima ad una torre appositamente eretta in piazza del Duomo. Questo episodio non ebbe
seguito fino al giugno del 1881, quando in occasione della grande Esposizione Nazionale
allestita nellarea dei Giardini Pubblici, la Galleria Vittorio Emanuele venne illuminata con
25 lampade ad arco della Siemens, per una potenza complessiva di 20.000 candele. A
quanto sembra la dimostrazione non fu per pienamente convincente perch il flusso
luminoso non era costante ed ogni otto ore bisognava sostituire i carboncini delle lampade
ad arco.

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Come data convenzionale della seconda rivoluzione industriale viene preso il 1881, anno
nel quale Parigi sede di una grande esposizione dove Edison, che stava diventando il
personaggio chiave della modernizzazione (aveva gi infatti collezionato parecchi brevetti,
tra cui il grammofono, il fonografo, il megafono, il telegrafo duplex,il registratore elettrico
di voto..), presenta il sistema Edison che serviva a produrre energia elettrica in corrente
continua attraverso macchine rotanti ad induzione.
La cosa che stup di pi del sistema Edison era che alimentava delle lampade ad
incandescenza e non ad arco e queste distribuivano la luce in maniera molto pi uniforme.
Allesposizione di Parigi del 1881 era presente Giuseppe Colombo che rimase
estremamente colpito dal sistema Edison e si adoper subito per effettuare dimostrazioni in
Italia di tale sistema, avviando nello stesso anno un Comitato per le applicazioni
dellElettricit Sistema Edison in Italia che diventer poi Societ Edison.

Allesposizione di Parigi cera anche un altro illustre italiano Galileo Ferraris 5 professore di
fisica tecnica al Regio Politecnico di Torino.

La realizzazione della prima centrale italiana, la prima in Europa e la seconda nel mondo, fu
realizzata a Milano e utilizzava il sistema Edison. La centrale prese il nome di centrale di
Santa Redegonda 6 che nel passato fu il teatro di Santa Redegonda e ancor prima il convento
di Santa Redegonda.

Come gi detto prima, nel 1881 anche a Milano c unesposizione importante ma differisce
da quella di Parigi che presenta grandi invenzioni tra cui il gi citato sistema Edison. Perch
si concretizzasse la rivoluzione non furono importanti solo i capitali stranieri ma anche i
tecnici stranieri infatti la realizzazione della centrale di Santa Redegonda fu possibile
attraverso una collaborazione tecnica.
Il Corriere della sera scriveva della centrale di Santa Redegonda lamentando le
preoccupazioni che le vibrazioni potessero nuocere alla struttura del duomo e che i fumi
emessi dalla ciminiera potessero annerirne le guglie.

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Lieb Edison - Semenza
Dopo lesposizione di Parigi il passaggio di Ferraris dalla fisica tecnologica
allelettrotecnica divenne naturale. Ricordiamo per che gi prima di tale esposizione la
fisica tecnologica inglobava materie elettriche. Ferraris diventer cos lo studioso pi
famoso nel campo dellelettricit.
Un suo allievo lo segu in particolar modo grazie alla sua conoscenza dellinglese e che
proporr in America lunit di misura della capacit, il Faraday; proposta che verr
accettata. Questo allievo fu Camillo Olivetti7 che apr unazienda di apparecchi elettrici, la
CGS (centimetro, grammo, secondo), unazienda di strumenti di misura.

Di l a poco nascer il sistema in alternata e inizier una fase di discussione sul sistema da
utilizzare. Tale fase anche nota come la guerra dei sistemi. Come ben sappiamo vincer
lalternata ma la continua trova tuttoggi importanti applicazioni (ad esempio nella trazione
ferroviaria).
Nel 1884 allesposizione di Torino viene presentato un oggetto che avrebbe notevolmente
favorito il sistema in alternata rispetto a quello in continua, il trasformatore che permetteva

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di elevare la tensione per il trasporto e quindi permetteva di essere trasportata a grandi
distanze.
La prima linea elettrica in alternata la Torino-Lanzo: (centraletrasformatorelinea
trasformatorelampade).
Queste esperienze pratiche portarono Ferraris a voler studiare il trasformatore di cui,
nonostante luso, non si conosceva molto.
Alla nascita del trasformatore vengono associati due nomi, quello di Gaulard e Gibbs. Il
primo linventore vero e proprio mentre Gibbs svolse pi un ruolo amministrativo. Gli
diedero il nome di generatore secondario anche se non era un generatore. La questione nasce
dal fatto che non riuscivano a capire perch iniettando una corrente i1, ne uscisse una
corrente i2 maggiore. Non si sapeva ancora che quelloggetto, a meno delle perdite, un
elemento che fa transitare solamente potenza.
Inizialmente le perdite stimate erano considerate elevate. Ferraris dimostrer invece che
lentit di tali perdite piccola. Gli errori di misura erano dovuti al fatto che si effettuavano
le misurazioni in alternata nel medesimo modo in cui le si faceva in continua. Ferraris
esprime per la prima volta il concetto di cos. Segu il suo motore ad induzione scoprendo il
principio del campo magnetico rotante. Dato che il suo primo motore era estremamente
debole egli pens ad una sua possibile applicazione come strumento di misura. Dallaltra
parte delloceano, Nikola Tesla brevettava un motore simile. Come Tesla anche Pacinotti
era uno sperimentatore, realizzo la sua macchina prima dellunit dItalia e scopr la sua
reversibilit.
Con lavvento del motore ad induzione, la guerra dei sistemi finir definitivamente a favore
del sistema in alternata.

Nel 1886-87 nasce la sezione di elettrotecnica del politecnico di Milano. Carlo Erba8,
industriale farmacista, filantropo milanese, dona al RITS 400.000 lire per avviare una scuola
di elettricit Istituto Elettrotecnico Carlo Erba (IECE). Nella lettera del 27 novembre 1886
al direttore Francesco Brioschi si legge:

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Mi sembrato che in una citt industriale come Milano, e con l'influenza
che nelle industrie va prendendo sempre pi l'elettricit, dovesse essere
di qualche giovamento l'istituzione di una scuola speciale di elettricit, la
quale si proponesse insieme di insegnare ci che si fatto gi in questa
materia e di promuovere lo sviluppo con esperimenti continui. Sono ve-
nuto quindi nell'idea di creare io stesso questo istituto elettrotecnico []
Io mi augurerei che come Milano ricca di industrie tutte dovute
all'iniziativa privata, cos anche l'iniziativa privata si dirigesse agli
istituti d'istruzione; e vorrei sperare che molti uomini illuminati e ricchi
che vi sono tra noi, sentissero che bisogno ci sia di un grande centro
scientifico.

Dopo qualche difficolt iniziale riguardante le tasse governative sulla donazione,


cominciarono i lavori di costruzione che avvennero seguendo le specifiche indicate dallo
stesso Carlo Erba (lIECE su costruito a immagine dellIstituto Montefiore di Liegi 9). Nel
1887 cominciarono i primi corsi, erano previsti due insegnamenti Esercitazioni
elettrotecniche affidato a Luigi Zunini (che allo stesso tempo fu incaricato di avviare
lIstituzione, che diriger fino al 1937), e Macchine dinamo-elettriche tenuto dal
professore di fisica tecnica Rinaldi Ferrini.

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Palazzo della Canonica

Giardini di Villa Reale

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Contestualmente a Torino viene avviato un corso di elettrotecnica gestito da Ferraris.
Riccardo Arn fu il pi importante allievo di Ferraris, suo assistente e collaboratore e fu
lunico a scrivere un articolo in collaborazione con lui.
Con la morte di Ferraris, viene bandito un concorso per stabilire chi dovesse essere il suo
successore alla cattedra di elettrotecnica. I concorrenti furono quattro, ma a vincere non fu
Arn ma Guido Grassi. Proveniente da Napoli, si laure a Pavia e fece esperienze allestero.
Come a Torino e a Milano avvi a Napoli un corso di elettrotecnica. Tra i motivi che
concorsero alla nomina di Grassi pes laccostamento del suo lavoro con quello di Ferraris.
Arn invece diventer primo ordinario di elettrotecnica al politecnico di Milano. Nota la sua
fama, fu chiamato da Brioschi ad occupare quella prestigiosa cattedra senza che fosse
bandito alcun concorso.

Facciamo un passo indietro per andare ad analizzare la situazione a Torino.


Nel 1862 nasce a Torino il Museo Industriale, su modello londinese e parigino, come
struttura dotata di modelli e macchine, votata alla didattica e allinnovazione tecnica.
Gli allievi ingegneri civili seguivano prevalentemente corsi presso la Scuola di
Applicazioni, mentre gli allievi ingegneri industriali (dal 1879) seguivano gli insegnamenti
del Museo Industriale. Nascono poi dei corsi in ambito parauniversitario che finiscono per
costituire il MAIC, poi MICA (ministero per lindustria).
La laurea in ingegneria industriale (sempre dopo la laurea in matematica) a Torino arriva
tardi, solo nel 1879, ossia sedici anni dopo la sezione meccanica di Milano.
Solo nel 1906 lunione del Museo Industriale e della Scuola di Applicazioni Tecniche si
fondono per dare vita al Regio Politecnico di Torino che si basava su cinque anni: di cui un
biennio autonomo seguito da un triennio di specializzazione.

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Note:

1- Alessandro Volta:
(Como 1745-1827), fisico italiano, da cui prese il
nome l'unit di misura della differenza di
potenziale elettrico, il volt. Di nobile famiglia,
Volta ricevette un'educazione umanistica, ma
cominci sin dalla prima giovinezza a compiere
esperimenti scientifici. Divenuto professore di
fisica alla Scuola Reale di Como nel 1774, l'anno
seguente progett l'elettroforo, un apparecchio
che generava cariche di elettricit statica. Dal
1776 al 1777 si dedic alla chimica, studiando
l'elettricit nell'atmosfera e conducendo esperi-
menti per provocare l'accensione dei gas
mediante una scintilla elettrica contenuta in un
recipiente chiuso. Nel 1779 divenne professore di
fisica sperimentale all'Universit di Pavia, di cui
divenne rettore nel 1785. Volta si dedic in
quell'epoca soprattutto allo studio dei gas,
identificando il metano, ma nel contempo
prosegu le sue ricerche sull'elettricit intro-
ducendo la nozione di "tensione elettrica". Nel
corso di una disputa sull'origine dei fenomeni
elettrici intrattenuta con l'abate Luigi Galvani, lo
scienziato mise a punto la cosiddetta "pila di
Volta", una sorta di antenata della batteria elettrica, composta di una serie di piastre di ferro e zinco
alternate con pezzi di stoffa imbevuti di una soluzione salina, che produceva un flusso di elettricit
costante. In onore delle sue ricerche nel campo dell'elettricit, Napoleone lo nomin conte nel 1801.

2- L'arco voltaico:
L'arco voltaico fu ottenuto per la prima volta dal Davy nel 1819 per mezzo di una pila di 2000 elementi, i
cui poli erano uniti con due cilindri di carbone di legno tenuti orizzontali, l'uno sul prolungamento
dell'altro. Portando prima a contatto i due carboni e poi allontanandoli gradatamente, si stabilisce tra le
punte vicine portate al bianco vivo, un flusso di gas, aria e particelle di carbone minutissime,
incandescenti, incurvato dalla corrente d'aria calda ascendente, da qui il nome di arco voltaico.

3- Thomas Alva Edison:


(Milan, Ohio 1847 - West Orange, New Jersey 1931), inventore e industriale statunitense. Frequent la
scuola solo per tre mesi a Port Huron, nel Michigan, e a 12 anni inizi a vendere giornali sui treni della
Grand Trunk Railway, dedicando il tempo libero ai suoi primi esperimenti con apparecchiature elettriche e
meccaniche. Nel 1862 pubblic un settimanale, il "Grand Trunk Herald", che stampava in un carro merci
adibito a modesto laboratorio. In seguito, mentre prestava servizio come telegrafista, invent un sistema
di comunicazione fra treni in marcia in direzioni opposte. A partire dal 1868, si dedic completamente
all'attivit di ricerca, registrando numerosi brevetti, ottenuti in gran parte nel suo laboratorio di Menlo
Park, nel New Jersey, passato alla storia come la fabbrica delle invenzioni. Nell'ambito delle trasmissioni
telegrafiche, estremamente significativo fu il perfezionamento del duplex, inventato nel 1871 da Joseph
B. Stearns, che consentiva la trasmissione contemporanea di due messaggi in direzioni opposte. Su
richiesta della Western Union, nel 1874 Edison ide e brevett un quadruplex telegrafico, combinando il
duplex di Stearns con un diplexer (o diplex) di sua invenzione, che consentiva la trasmissione
contemporanea di due messaggi nella stessa direzione. Importante per lo sviluppo del telefono, inventato
indipendentemente dall'italiano Antonio Meucci e dallo statunitense Alexander Graham Bell, fu il suo
progetto del microfono a carbone (1877). Nel 1877 annunci l'invenzione del fonografo, mediante il quale
il suono poteva essere registrato meccanicamente su un cilindro in lamina di stagno. Due anni dopo,
Edison present pubblicamente la prima lampada elettrica, che ottenne notevole successo, e nel periodo
seguente si dedic al perfezionamento delle dinamo per generare la corrente elettrica necessaria
all'alimentazione dei nuovi dispositivi. Nel 1882 progett e realizz la prima grande centrale elettrica della
citt di New York. Nel 1887 Edison trasfer il laboratorio da Menlo Park a West Orange (entrambi nel New
Jersey), dove prosegu esperimenti e ricerche. L'anno successivo invent il cinetoscopio, il primo
apparecchio con cui era possibile realizzare filmati per rapida successione di singole immagini. Tra le sue
ultime invenzioni si ricordano la batteria di accumulatori Edison (una batteria di accumulatori alcalina al

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ferro-nichel), ancora estremamente rozza ma dotata di un'elevata capacit elettrica per unit di peso.
Ide e realizz anche un fonografo con puntina di diamante, nel quale il suono veniva registrato su un
disco anzich su un cilindro. Sincronizzando il fonografo con il cinetoscopio, realizz, nel 1913, il primo
film sonoro. Altre sue scoperte sono il mimeografo e un metodo telegrafico senza fili per comunicare con i
treni in movimento. Allo scoppio della prima guerra mondiale egli progett e costru impianti per la
produzione di benzene, fenolo e derivati dell'anilina, che in precedenza venivano importati dalla
Germania. Gli ultimi suoi anni lo videro occupato a perfezionare alcune invenzioni precedenti. Nel 1883
osserv l'effetto termoelettrico, detto effetto Edison-Richardson, che consiste nell'emissione di un flusso
di elettroni da parte di un filamento riscaldato; le numerose applicazioni di questa scoperta nel campo
dell'elettronica furono comprese solo molti anni dopo.

4- James Clerk Maxwell:


(Edimburgo 1831 - Cambridge 1879), fisico britannico,
considerato uno degli scienziati pi importanti del XIX secolo.
Oltre all'elettromagnetismo, che costitu il nucleo principale della
sua ricerca, svilupp la teoria cinetica dei gas e indag sulla
visione dei colori e sui principi della termodinamica. Studi
presso le universit di Edimburgo e Cambridge; divenne poi
professore di fisica alle universit di Aberdeen (1856-1860) e di
Cambridge (1871) dove sovrintese alla costruzione del
Cavendish Laboratory. Ampli le ricerche condotte da Michael
Faraday formulando una teoria matematica dei campi
elettromagnetici che unificava fenomeni elettrici, magnetici e
luminosi. Pubblic la sua teoria, compendiata nelle famose
quattro equazioni differenziali che portano il suo nome,
nell'opera Treatise on Electricity and Magnetism (Trattato
sull'elettricit e il magnetismo, 1873). Ipotizz la possibilit di
produrre onde elettromagnetiche, confermata sperimentalmente
da Heinrich Rudolf Hertz sedici anni dopo. L'unit CGS di flusso
magnetico, il maxwell, fu chiamata cos in suo onore. Tra le sue
opere pi importanti: Theory of Heat (Teoria del calore, 1877) e
Matter and Motion (Materia e movimento, 1876).

5- Galileo Ferraris:
(Livorno Vercellese, ora Ferraris 1847 - Torino 1897), ingegnere e
fisico italiano. Dopo aver conseguito, nel 1869, la laurea in
ingegneria civile, si dedic allo studio della matematica e della
fisica ottenendo, nel 1877, la cattedra di fisica tecnica presso il
Museo industriale di Torino, dove insegn fino alla morte. Si
occup dapprima di ottica per dedicarsi successivamente allo
studio dell'elettricit. La sua fama legata soprattutto alla
scoperta del fenomeno del campo magnetico rotante, sulla base
della quale egli realizz, gi nel 1885, il primo motore a campo
rotante. Tale scoperta, annunciata nel 1888 in una comunicazione
tenutasi all'Accademia delle Scienze di Torino, ebbe notevoli
ripercussioni in campo industriale, dove diede rapidamente avvio
alla produzione dei motori asincroni a correnti polifasi. Oltre che
studioso di fisica applicata, Ferraris fu una delle figure di maggior
spicco nel mondo scientifico italiano e si dedic con entusiasmo
alla divulgazione attraverso scritti e conferenze. In questa veste
ebbe pi volte l'incarico di rappresentare l'Italia nel corso di eventi
scientifici internazionali quali l'Esposizione di elettricit (Parigi
1881), la Conferenza internazionale di Parigi (1882) e l'Esposizione
di Vienna (1883). I suoi scritti furono raccolti in tre volumi a cura
dell'Associazione elettrotecnica italiana tra il 1902 e il 1904.

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6- La Centrale di Santa Radegonda:
La prima centrale elettrica non solo italiana, ma
dellEuropa Continentale (Alcuni testi sostengono che si
tratt della prima centrale elettrica ad entrare in servizio in
Europa; ad onor del vero pi esatto dire che fu la prima
dellEuropa Continentale, perch la primissima centrale
europea fu quella del Holborn Viaduct, entrata in servizio a
Londra circa un anno prima, nellaprile del 1882. Si
trattava di un impianto che utilizzava la stessa tecnologia
Edison, e quindi molto simile a quelli di New York e Milano,
anche se di potenza inferiore, e non dotato di una vera e
propria rete di distribuzione, in quanto destinato ad
illuminare il solo viadotto da cui prendeva il nome), fu di
tipo termoelettrico e sorse in una piccola area compresa
fra le vie Santa Radegonda ed Agnello, vicinissimo al
fianco sinistro del Duomo. Per la sua costruzione furono
acquistati i locali del teatro di Santa Radegonda, che era
ormai in disuso da qualche anno. Nel corso del 1882-83, il
teatro fu demolito ed al suo posto fu eretto ledificio della
Centrale, che accoglieva al primo piano le caldaie a
carbone ed al piano terra le macchine alternative a vapore
e le dinamo. Fu inoltre costruita una ciminiera di mattoni
(alta 52 metri), che si vede chiaramente svettare di fianco
al Duomo nelle fotografie di fine 800; evidentemente i
nostri trisnonni avevano meno preoccupazione di noi sulla
qualit dellaria o pi semplicemente facevano quel che
potevano! La potenza elettrica delle quattro dinamo
installate (circa 350 kW complessivi, quanto bastava per
accendere 4800 lampade ad incandescenza da 16 candele,
alimentate a 100-110V) era modesta per i nostri standard,
ma cospicua per il suo tempo (Nel progetto originale della
Centrale le macchine dovevano essere tre, ma furono portate a quattro appena iniziato limpianto. La
centrale inizi quindi a funzionare nel giugno 1883 con quattro dinamo, ma il loro numero fu portato a sei
gi nella seconda met del 1883, quando la Societ ebbe lincarico di illuminare la Scala. Le dinamo
ruotavano alla velocit di 350 giri al minuto, azionate da due diversi tipi di macchine a vapore, a loro
volta alimentate da cinque caldaie a tubi inclinati tipo Babcock & Wilcox). In effetti uno dei motivi di
successo del sistema Edison fu la notevole potenza delle sue dinamo, che erano state soprannominate
proprio per questo Jumbo, come il famoso elefante del circo Barnum. L'energia elettrica prodotta era in
corrente continua e veniva distribuita tramite conduttori interrati (A differenza della rete realizzata dalla
Edison a New York, che usava il sistema a tre fili, nel quale le dinamo venivano collegate a coppie
mettendo in comune un filo centrale, quella milanese utilizzava un sistema a due fili. I conduttori
principali sotterranei, o feeders, erano costituiti da una coppia di sbarre semicircolari di rame, inserite in
tubi di ferro, riempiti di una miscela di isolante. Questi tubi venivano congiunti fra di loro mediante
scatole di giunzione, riempite anchesse della stessa miscela isolante) in una piccola area compresa fra
piazza del Duomo, piazza della Scala, e la Galleria. Gli utenti della Centrale furono i negozi dei portici
settentrionali di pza Duomo, i locali eleganti che si affacciavano sulla Galleria, il Teatro Manzoni ed il
Teatro della Scala, gli unici probabilmente disposti a pagare quasi il doppio delle tariffe di una equivalente
illuminazione a gas; va detto comunque che la societ del gas aveva abbassato notevolmente le sue
tariffe in vigore quellanno nella zona centro, proprio per battere la concorrenza dell'energia elettrica. La
vita del primo impianto di via Santa Radegonda fu piuttosto breve; in effetti il sistema Edison era nel suo
complesso ben progettato (Molto semplice, ma ingegnoso, era il sistema di regolazione delle macchine
elettriche. La corrente di alimentazione degli elettromagneti delle dinamo era modulata a seconda dei
bisogni tramite regolatori azionati a mano, coi quali si variava la resistenza del circuito di derivazione. Un
apparecchio automatico avvertiva gli operatori, tramite un campanello e due lampade di diverso colore,
se il voltaggio era superiore od inferiore a quello previsto, in modo che la potenza prodotta venisse
adeguata al numero di lampade contemporaneamente accese), ma aveva dei forti limiti per quanto
riguardava la distanza utile di trasmissione della corrente. Gi due anni pi tardi, quando la societ
Edison ebbe dal Comune il primo incarico di illuminazione stradale, i macchinari furono potenziati con
l'installazione di 8 dinamo del tipo Thomson-Houston esclusivamente dedicate all'alimentazione di
lampade ad arco stradali. Nel 1898 nelladiacente officina di via Agnello venne installato un gruppo di
convertitori rotanti per trasformare in corrente continua la corrente alternata proveniente dalla nuova
Centrale Idroelettrica di Paderno; nei locali di Santa Radegonda venne inoltre installata una batteria di
accumulatori che doveva servire ad evitare accensioni troppo frequenti della Centrale Termoelettrica di
Porta Volta e ad alimentare, insieme ai convertitori, sia la rete tranviaria che la esistente rete in corrente

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continua che serviva il centro cittadino. Gli impianti di via Santa Radegonda furono demoliti nel 1926, ed
al loro posto sorse il cinema Odeon.

7- Camillo Olivetti:
(Ivrea 1868 - Biella 1943) Frequent il Politecnico di Torino, dove segu i corsi di Galileo Ferraris. Ader al
partito socialista, dimostrando interesse per il federalismo. Segu poi corsi di fisica alla Stanford
University e divent assistente di ingegneria elettrica. Tornato in Italia, cre nel 1908, ad Ivrea, la ICO,
avviando la produzione delle prime macchine per scrivere interamente italiane. Nel 1926 Olivetti fond la
Officina Meccanica Olivetti per la costruzione di macchine utensili. Nel corso degli anni '30 furono prodotti
i primi modelli di mobili per ufficio "Synthesis", le prime telescriventi e macchine per calcolo. Olivetti
lasci nel 1938 la presidenza della societ, conservando la direzione dello stabilimento macchine utensili.

8- Carlo Erba:
Figlio di un farmacista originario di Vigevano e passato
a Milano per dare maggiori opportunit alla numerosa
prole, il giovane Carlo non solo era stato destinato a
seguire le orme paterne, ma, essendo anche sveglio e
volitivo, era pure indirizzato ai livelli pi alti della
professione. Una professione per tanti versi ancora in
bilico fra tradizione e innovazione, fra conoscenze
pratico-empiriche e saperi sempre pi rigorosamente
scientifici.
Nato il 17 novembre 1811 a Vigevano egli era passato
con la famiglia a Milano, una volta compiuto il ciclo dei
soli studi ginnasiali, continuava a mantenere stretti
rapporti con l'ambiente d'origine, a Vigevano, infatti,
ebbe modo di compiere il prescritto tirocinio pratico
presso il farmacista Girolamo Ferrari, noto anche al di
fuori della sua citt come sperimentatore e pubblicista,
corrispondente dell'Accademia delle scienze di Torino.
In lui quindi il diciassettenne aspirante farmacista si
trov ad avere un addestratore di qualit, capace di
ben introdurlo agli studi universitari che restavano da
compiersi a Pavia nell'allora unico ateneo della regione.
Decise quindi una volta il conseguito brillantemente
titolo il 13 settembre 1834, di rimanere a Pavia fino al
1837, per esercitare la professione presso una delle
pi attrezzate farmacie della citt. Fece
successivamente ritorno a Milano per prendere in
gestione la Farmacia di Brera.
Nel corso degli anni Trenta e Quaranta sorsero societ
per la costruzione delle ferrovie Milano - Venezia e
Milano - Corno, la Societ d'incoraggiamento d'arti e
mestieri e le prime Scuole tecniche.
Nel 1843 Antonio De Kramer che mise a disposizione il
suo laboratorio privato (800 strumenti e 600 volumi),
fu creato nella sede della Societ medesima un
attrezzato Laboratorio di chimica con annessa Scuola
teorico-pratica, inaugurato la sera del 26 febbraio
1844. Erano in programma le prime lezioni milanesi di
Chimica tecnologica, Carlo Erba non manc. E proprio
in questo contesto milanese che avvenne la sua svolta
imprenditoriale, non volendo fare il semplice
rivenditore per tutta la vita, l'Erba cominci a dedicarsi
alla preparazione della magnesia calcinata pesante, detta Magnesia Henry, e delle capsule gelatinose;
preparati che ottennero grandissimo successo nonostante il costo elevato.
Furono queste preparazioni da indurlo a realizzare un pi ampio laboratorio dotato di vari apparecchi
meccanici. E negli anni dell'unificazione la Carlo Erba cominci ad assumere quelle caratteristiche di
industria moderna raggiungendo dimensioni sempre pi ragguardevoli. Soprattutto dopo il 1870, nel
clima del piccolo boom industriale che si ebbe a Milano, farmacisti da tutto il mondo facevano giungere a
Milano le loro commissioni. Il listino della ditta and cos progressivamente aumentando fino a registrare
pi di 1700 voci di prodotti chimici.
Carlo Erba era certamente fra i pi convinti da tempo, sulla scia sia di Cattaneo e della Societ
d'incoraggiamento, sia dei docenti del Politecnico (Brioschi, Colombo, Saldini), concordemente affermanti

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che non si potevano pi raggiungere certi livelli nella produzione moderna senza solide competenze
scientifiche e tecnologiche, conseguibili soltanto presso strutture formative e di ricerca avanzate. Queste
idee fecero scaturire la sua decisione di fornire al Politecnico di Milano il capitale necessario per la
creazione di un nuovo centro di studi e di ricerche dedicato all'elettrotecnica, con cui Milano si sarebbe
potuta inserire nella nuova fase dell'industrializzazione influenzata dalle molteplici innovazioni
elettrotecniche.
Morir due anni dopo il 6 aprile 1888, lasciando al fratello Luigi un'industria in ascesa.

9- Istituto Montefiore di Liegi:


L'Istituto Montefiore era stato fondato da George Montefiore-Levi (1830-1906), imprenditore, industriale,
filantropo, con molti traits d'unon con Carlo Erba. E cos pure il primo direttore dell'Istituto Montefore,
Eric Gerard (1856-1916), cultore anche lui di misure elettriche (autore anzi gi nel 1890, cos come delle
Lefons sur l'Electririt, di un precoce Cours de Mesur), presenta elementi comuni con Zunini.
Montefore-Levi nasce a Londra ma di origine italiana, lui stesso ingegnere, industriale metallurgico
subito attento all'impiego dei materiali conduttori prima alla telefonia poi alla nascente industria elettrica.
Anche in Italia si occupa di ferrovie, in particolare in Piemonte, dove amico di Quintino Sella, vivendo
anche a Biella e sostenendone la scuola professionale. Circa la volont di fondare l'Istituto, "L'ide lui en
tait venne a l'Exposition et au Congrs des Electriciens de 1881, qui marqurent le dbut des grandes
applications industrielles de lElectrotechnique. [...] Il tait proccup de l'nsuffisance de l'enseignement
en ce qui concerne cette science et avait eu la pense d'offrir au gouvernement les moyens de combler
cette lacune". Dopo essersi accordato con il Rettore dell'Universit di Liegi, e aver chiesto aiuto allo
stesso Gerard, 1'institution, dcide au mois d'avril 1883, ouvrit ses portes en octobre [...] Nous lui
dormmes le noni de son foridateur, malgr les protestations de celuici". Nel 1885 il fondatore fornisce
nuovi aiuti per ingrandire i locali, nel 1891 lo Stato mette a disposizione un altro edifcio, nel 1901
Montefore decide la costruzione della sede definitiva.

Riferimenti bibliografici e Approfondimenti:


- L'istituzione elettrotecnica Carlo Erba (Regoliosi-Silvestri)
- Carlo Erba, il Politecnico di Milano, la nascita dellIndustria Elettrica (Silvestri)
- Carlo Erba e l'avvio dell'Industrializzazione Italiana (Lacaita)
- Cultura Tecnica e Universit in Epoca Contemporanea (Silvestri)

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6- Il Collegio degli ingegneri e architetti di Milano e il
Politecnico:

Il Collegio degli ingegneri e architetti di Milano, il continuatore dell'antico Collegio


fondato a Milano nel 1563. Dal 1563 al 1797, con il riconoscimento dei governi spagnoli e
austriaci, il Collegio ebbe, come gi detto, prerogativa di curare la formazione degli
aspiranti ingegneri e architetti e di rilasciare le "patenti" per l'esercizio della professione. Per
tutti quegli anni, il Collegio svolse anche la funzione di magistratura nella risoluzione delle
controversie nei campi tecnici di sua competenza. Le sentenze emesse dal Collegio sotto il
titolo di "Stilati", costituivano giurisprudenza ad ogni effetto.
Con larrivo di Napoleone, nel 1797, il collegio degli ingegneri e degli architetti era stato
abolito con legge della Repubblica Cisalpina perch tutto sarebbe dovuto passare attraverso
luniversit garante anche dellapprofondimento professionale considerato necessario.

Colui che fece rinascere tale corporazione fu Brioschi che, avviato il RITS, vedeva nel
collegio un organo indipendente ma sinergicamente legato al politecnico. Lintenzione di
riavviare il collegio nella nuova ottica di quel tempo, viene citata a chiare lettere nel
discorso del 1863 che Brioschi tiene per linaugurazione dellAccademia Scientifico-
Letteraria e del Regio Istituto Tecnico Superiore. Sempre in tale discorso Brioschi rimarc
la notevole importanza che il Collegio aveva rivestito in tale processo.

La dominazione straniera spezz [...] le tradizioni [della professione dell'ingegnere]


abolendo quelle associazioni, denominate Collegi, che per alcuni secoli erano state il
precipuo movente di progresso nell'ingegneria, ed alle quali dobbiamo quelle ordinazioni
[...] che tanta influenza ebbero sulla irrigazione e sulla agricoltura, e costituiscono ancora
una base giuridica in molte contrattazioni [..] agli ingegneri che assistono a questa
adunanza [...] l'aiuto reciproco del Collegio e delle scuole [...]: le scuole sono rinate ed oggi
le inauguriamo, fate voi rivivere quella associazione, fatela rivivere secondo lo spirito dei
nostri tempi, e troverete in questa scuola ogni specie di alloggio.
Nel 1865 viene costituito e predisposto lo statuto che tre anni pi tardi entrer in vigore
(1868) e fu quindi riaperto il Collegio, come libera associazione culturale, organizzata su
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nuove basi per contribuire al progresso della cultura e della pratica dell'esercizio
professionale post-universitario.

Il primo presidente fu Luigi Tatti che era stato uno dei primi collaboratori del politecnico.
Il collegio lega molto anche con la rivista Il Politecnico. Infatti, gi nelleditoriale del 69
vengono molto accentrate le attivit del collegio. Ricordiamo che Brioschi fu presidente del
collegio nel 70, 72, 77 pi altri anni di presidenza onoraria.

Dopo la morte di Brioschi (1897) il collegio, sviluppatosi in tutta Italia, cambi a favore
degli interessi di categoria soprattutto nel meridione. Alla fine del secolo, la crisi economica
e quindi politica, richiedeva una tutela dei propri interessi (e ci sarebbe andato contro la
visione liberista di Brioschi).

Uno dei primi successori di Brioschi alla presidenza del Collegio fu Giovanni Codazza1
(maestro del grande Galileo Ferraris) che termin la sua carriera di fisico tecnologico a
Torino. Sia Brioschi che Colombo che Codazza sono tutti laureati di Pavia e hanno tutti a
che fare con il collegio.

Numerose furono anche le presidenze del collegio da parte di Colombo e anche Cesare
Saldini (un solo anno).

Da Saldini in poi tutti i presidenti del collegio furono laureati e professori del politecnico:
tra cui Giuseppe Ponzio (responsabile della municipalizzazione dei mezzi pubblici e della
costruzione di grandi impianti elettrici in Valtellina con lAEM) e Ettore Paladini
(successore di Brioschi in termini di materie idrauliche dot Milano di quelle infrastrutture
necessarie per sostenere il mutamento che lavrebbe portata ad essere una vera metropoli).

Nel 1925 il Collegio non ritenne di poter rinunciare alla propria libert e fu chiuso in
applicazione delle leggi corporative fasciste, che prevedevano la soppressione delle
autonome associazioni professionali.

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Al termine della guerra, nel 1945, si riaprirono separatamente i Collegi degli ingegneri e
degli architetti, che solo nel 1993 si riunirono sotto l'antica denominazione di Collegio degli
ingegneri e architetti di Milano.

Ricordiamo altri due celebri nomi: Cesare Chiodi (presidente dal 1946 al 1948) e Marco
Semenza (presidente dal 1950 al 1952).

Note:

1- Giovanni Codazza:
Nato a Milano nel 1816, Codazza fu direttore del Regio Museo Industriale di Torino dal 1870 al 1877.
Laureatosi in Ingegneria ed Architettura a Pavia nel 1837, Codazza ebbe una carriera scientifica lunga e
prestigiosa. Codazza insegn a partire dal 1842 Geometria Descrittiva ed in seguito Scienza delle
Costruzioni delle Macchine all'Universit di Pavia. Nel 1863 il professore si trasfer all'Istituto Tecnico
Superiore (poi Politecnico) di Milano per insegnare Fisica Tecnologica. Nel 1868 Codazza accett la
nomina di docente di Fisica industriale al Regio Museo Industriale di Torino. Le sue pubblicazioni, pi di
quaranta titoli, furono essenzialmente dedicate agli studi di Fisica Matematica, alla Geometria Descrittiva,
alla Fisica Tecnologica. Nel 1840 Codazza pubblic il primo trattato organico di Fisica Matematica apparso
in Italia, Sulla teoria della propagazione della luce omogenea nei mezzi omogenei. L'opera fu
notevolmente apprezzata anche per il suo contributo alla diffusione delle teorie ondulatorie della luce di
Fresnel, di Cullagh, di Cauchy. Una certa risonanza, anche all'estero, riscossero le ricerche di Codazza
sull'effetto Faraday, ricerche portate avanti sulla scorta delle considerazioni del fisico italiano Mossotti.
Originali furono inoltre le opere di Codazza sulla Geometria Descrittiva e soprattutto sulla Termodinamica.
In questo campo Codazza si distinse particolarmente: fu il primo ad introdurre in Italia le teorie di W.
Thompson e R. Clausius. Sono inoltre importanti le analisi delle applicazioni industriali della
Termodinamica, condotte da Codazza. La notoriet scientifica e la lunga esperienza di insegnamento
favorirono la nomina di Codazza alla direzione del Regio Museo Industriale nel 1870. Fu per opera del
nuovo direttore che si avviarono innovativi indirizzi didattici e soprattutto si inizi la collaborazione tra il
Museo e la Scuola di Applicazione per Ingegneri. Codazza guid il Museo in anni difficili, segnati dal calo
degli allievi, dall'abbandono di professori di fama come Emilio Kopp e Gaetano Cantoni. Per rilanciare
l'istituto Codazza collabor attivamente alla commissione di riforma, diretta da Federico Scolpis, che tra il
1874 e il 1876, cerc di ridefinire obiettivi e organi di direzione del Museo. Codazza, come molti uomini
della sua generazione, coniug l'impegno scientifico e culturale con quello politico, partecipando
attivamente al movimento risorgimentale. Nel 1848 prese parte al moto insurrezionale in Lombardia e fu
per breve tempo tra gli esuli accolti in Piemonte. Negli anni successivi collabor al progetto, allo stesso
tempo riformistico e di rinnovamento culturale, portato avanti da "Il Politecnico" di Cattaneo. Non
mancarono infine incarichi di responsabilit: fu, tra l'altro, sindaco di Pavia tra il 1862 ed il 1863 e
commissario ordinatore alle Esposizioni Universali di Parigi del 1867 e di Vienna del 1873. Codazza fu
inoltre nominato socio dell'Accademia delle Scienze di Torino, dell'Accademia Nazionale dei Lincei,
presidente del Collegio degli Ingegneri di Torino e Milano, commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia.
Il professore si ritir dall'insegnamento nel 1877, anno in cui si spense a Como.

Riferimenti bibliografici e Approfondimenti:


- La formazione degli ingegneri in Lombardia prima dell'unit (Piedimonte)
- Il Collegio e il Politecnico (Silvestri)

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7- Il Politecnico di Milano e limprenditoria lombarda:
Il processo di industrializzazione del nostro paese fu pi lento e difficoltoso che nel resto
dell'Europa occidentale, questo per una serie di motivi tra cui: la ristrettezza dei mercati
originata dalla forte presenza di barriere doganali e dai problemi trasporto, la mancanza di
una cultura tecnica diffusa, materie prime, carbone e capitali, il bassissimo reddito pro
capite.
Nonostante questo in Lombardia si distinguevano le antiche produzioni artigianali della seta
e delle vecchie ferriere (grazie alle miniere alpine), e le prime fabbriche per la filatura
meccanica del cotone, sorte gi durante il primo ventennio dell'Ottocento.

Gi alla fine del Settecento e all'inizio dell'Ottocento alcuni imprenditori tedeschi avevano
introdotto le prime macchine per filatura e tessitura cotoniera.
Pi tardi sorsero i primi opifici lombardi: di Andrea Ponti a Gallarate (1818), di Pasquale
Borghi a Varano (1819), di Giuseppe Antonio Crespi (1815) e di Antonio Crespi a Busto
Arsizio.

Dopo il 1840 sorsero in Lombardia le prime modeste industrie meccaniche, sotto lo stimolo
dell'introduzione dell'illuminazione a gas, della navigazione a vapore sui laghi e dei trasporti
ferroviari. Sorsero allora le officine Elvetica, della ditta Bouffier (1846), pi tardi Cerimedo
e infine Breda (1886) e la Grondona, poi Miani Silvestri, che costruivano piccole macchine
per la trebbiatura. I pochi costruttori erano schiacciati dalla concorrenza svizzera.

Nel mentre sorgono in Italia anche importanti stabilimenti meccanici, tra cui ricordiamo
l'Ansaldo di Genova, Pietrarsa e Granili di Napoli, impiegati nella costruzione di macchine
per le navi e di materiale ferroviario.

Verso il 1850, una delle ferriere pi stimate fu la Rubini-Falck di Dongo, dove operava dal
1839, come socio, l'ingegnere alsaziano Giorgio Enrico Falck, che, sulla scia delle
innovazioni siderurgiche del nord Europa, aveva introdotto altiforni di tipo inglese, nonch
l'uso dell'aria compressa e del preriscaldamento.

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Lindustria chimica rimase pressoch inesistente fino allUnit, vi era una modesta
produzione di acido solforico presso l'officina di S. Vincenzo a Prato, successivamente dal
1837 Carlo Erba, che dal 1837 dirigeva la farmacia di Brera, apr il laboratorio, da cui si
sarebbe sviluppata lindustria farmaceutica.

La grande trasformazione del paese, avvenuta tra il 1860 e il 1881, venne evidenziata e
documentata da due famose esposizioni nazionali: quella di Firenze del 1861, che mostr
l'arretratezza del paese, e quella di Milano del 1881 1, che ne document l'ascesa.

Lunificazione non fu immediatamente sinonimo di svolta per lo sviluppo economico,


restavano da risolvere gli innumerevoli problemi gi citati con laggiunta di altri provocati
dalle guerre dindipendenza del 1858 e del 1866 che provocarono un forte deficit nella
finanza pubblica. A questi si unirono anche problemi legati alladozione del sistema
doganale piemontese che mise in grossa difficolt le zone meno competitive della penisola.

Dopo il 1866, in particolare nel decennio 1870-80, (grazie al corso forzoso della lira e alla
grandi opere ferroviarie) si ebbe il grande sviluppo che port allampliamento e alla
costruzione di nuovi stabilimenti in particolare in Lombardia e Veneto.

In questi anni ricordiamo la nascita della Cantoni-Krumm (1874) a Legnano per iniziativa
dell'industriale cotoniero Eugenio Cantoni e del socio svizzero Angelo Krumm, per riparare
macchine tessili e costruirne pezzi di ricambio. Importante fu il contributo dell'ingegnere
meccanico Franco Tosi, laureato a Zurigo, sotto la sua direzione cominci la produzione di
macchine per la tessitura.
Un altro esempio importante fu la Bonicalzi, produttrice di macchine alternatrici a vapore,
generatori di vapore e caldaie, che nel 1881 prese il nome di Officina Franco Tosi e C.

Contestualmente prese avvio lespansione dellindustria tessile e cotoniera in via di


meccanicizzazione, ricordiamo il lavoro pionieristico dei fratelli Pio e Egidio Gavazzi
(laureati 1869 al RITS) che fondarono a Desio la ditta omonima, con i primi 12 telai
meccanici dellindustria italiana della seta, acquistati dalla ditta svizzera Honegger. La loro

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produzione ebbe successo anche all'estero, e le dimensioni della fabbrica andarono via via
crescendo, spingendo il settore del tessile verso la definitiva adozione dei telai meccanici.

Tra i laureati al Politecnico di quel periodo vanno inoltre ricordati: Sigismondo Ghilardi
(che fond nel 1876 a Bergamo il primo cantiere italiano per lavori in cemento), Ercole
Porro e Alberto Riva (che fondarono officine meccaniche, poi confluite, con quella di
Ernesto Galimberti nelle officine meccaniche Riva), Giulio Prinetti (che fond e diresse la
ditta meccanica Prinetti-Stucchi e C., che fabbric macchine da cucire dal 1881, poi
biciclette e motociclette, trasformandosi, all'inizio del Novecento, nella ditta Stucchi e C.)

Nel 1870 si laurearono anche futuri docenti del Politecnico, quali Ettore Paladini e Cesare
2
Saldini, e imprenditori di grande rilievo, come Giovanni Battista Pirelli e Angelo
Salmoiraghi.

Colombo gioc un ruolo importantissimo nello sviluppo industriale di quegli anni


appoggiando, con Brioschi molte tra le nuove imprese costituite da nuovi laureati del
Politecnico. Ricordiamo il forte apporto alla nascita della Pirelli e ai primi esperimenti di
navigazione aerea di Forlanini 3.

Nel 1963 Brioschi chiam al Politecnico Ignazio Porro, che a Parigi aveva fondato il
famoso Institut Optique et Technomatique sviluppando strumenti ottici di alta precisione.
Porro volle creare un'industria analoga nel nostro paese e fond a Milano un laboratorio di
strumentazione ottica. Sempre nel 1863, con l'ingegner L. Longoni e con Carlo dell'Acqua,
fond il Tecnomasio Italiano che produsse dapprima strumenti destinati ai vari campi della
fisica applicata e in particolare alla geodesia, all'ottica e all'acustica.

Due anni pi tardi Porro fond la Scuola laboratorio Filotecnica, che fu poi rilevata da
Angelo Salmoiraghi (suo fedele collaboratore che lo segu da Parigi), sotto la cui direzione
si distinse per le importanti innovazioni apportate nel campo degli strumenti topografici (ad
esempio i famosi "tacheometri Cleps"). Il Salmoiraghi riusc a sfruttare industrialmente le
idee di Porro, inoltre data la presenza del famoso Osservatorio astronomico di Brera, Milano
appariva un ambiente favorevole allo sviluppo di un'industria ottica di precisione.
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Nel 1870 entr a far parte del Tecnomasio l'ingegner Bartolomeo Gabella appena laureato
presso il Politecnico di Milano. Gabella ne fu poi direttore nel periodo 1971-1903 e il
campo di attivit del Tecnomasio and gradualmente spostandosi verso le applicazioni
industriali dell'elettrotecnica, dagli strumenti di misura alle macchine e agli impianti
elettrici.

Le prime strutture del tecnomasio (1895) furono realizzate dalling. Giuseppe Gadda. Gadda
entrer in societ con Emilio Belloni e insieme daranno vita alla Belloni & Gadda. Nel
1899 per contrastare la concorrenza straniera, Gadda con limpiantista Ettore Conti
trasform la societ in unaccomandita per azioni: la Gadda & C.. Viene cos a formarsi
una pi forte sinergia tra chi realizza le macchine elettriche e chi fa gli impianti.
Un compagno di corso di Ettore Conti fu Giacinto Motta, personaggio di grande importanza
per il Politecnico di cui avremo modo di parlare in seguito.
Un altro importante tecnico legato al Tecnomasio fu Ercole Marelli, che fonder lomonima
ditta.

Nel 1881 Colombo fonda la Edison e nel 1883 realizza la centrale di Santa Redegonda
(prima centrale termoelettrica continentale). Successivamente la Edison sotto la direzione
tecnica di Bestini e con lapporto di Guido Semenza (che ne progetter limpianto elettrico)
realizzer la prima centrale sullAdda (a Paderno).

Ricordiamo tra gli altri anche Ferdinando Bocconi, imprenditore tessile milanese e
proprietario degli importanti magazzini di abbigliamento denominati Magazzini Bocconi
Aux Villes dItalie (che diventeranno nel 1917 La Rinascente). Bocconi decide di fondare
ununiversit in grado di fornire una preparazione scientifica alla vita commerciale e di
formare una classe imprenditoriale capace e preparata; luniversit viene dedicata alla
memoria del figlio primogenito Luigi Bocconi, morto sei anni prima nella battaglia di Adua
in Africa, ed la prima facolt dedicata agli studi Economici in Italia (rappresent poi un
modello per lorganizzazione didattica delle facolt di Economia e commercio). Bocconi
ebbe anche contatti con Colombo per potenziare listruzione economica al politecnico.

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Sempre in questo periodo iniziarono gli studi per la realizzazione di un notevole progetto, la
metropolitana (non esisteva ancora ne a Parigi, ne a Berlino, ne a New York, cera invece
gi a Londra dal 1863). Allinizio furono molti i progetti bocciati. Bisogner aspettare ling.
Elettrotecnico Ercole Bottani padre della metropolitana e dellelettronica milanese.

A cavallo tra i due secoli riscontr anche in sud America linflusso dellindustria e molti
ingegneri milanesi ne furono i fautori tra questi ricordiamo: Carlo Emilio Gadda (che agli
inizi del novecento oper a Buenos Aires) e Agostino Rocca (allepoca direttore di buona
parte della Dalmine, si trasfer in sud America in segno di protesta nei confronti di
insinuazioni che lo volevano favorevole al fascismo, qui fond la Techint).

Note:

1- Discorso di Giuseppe Colombo per lEsposizione Internazionale di Milano 1881:


[...]L'industria delle macchine si fatta forte in Italia, dal 1861 ad oggi [e] questo rimarchevole
progresso stato l'opera di un concorso fortunato di circostanze. Dal 1861 al 1866 il miglioramento fu
lento nella meccanica, come in genere in tutte le industrie; alla fine del 1866, per esempio l'Italia non
contava che una settantina di officine private di qualche importanza con circa 9000 operai. Dopo la
guerra, la protezione del corso forzoso cominci a lasciar respirare i costruttori, specialmente quelli
dell'Alta Italia: i quali erano stati fino ad allora letteralmente schiacciati dalla concorrenza delle officine
svizzere. Venne finalmente il triennio 1870-1872 colle sue grandi promesse e le sue grandi illusioni; una
febbre di attivit invase da un capo all'altro il paese. Le officine meccaniche seguirono l'impulso. Molte di
quelle illusioni scomparvero; molte catastrofi successero ben presto allo smoderato entusiasmo; ma
molto anche di ci che si era fatto rimase. da quell'epoca, infatti, che data il risveglio dell'industria
meccanica e la creazione, o l'ampliamento delle nostre officine. [...] Una statistica che fornisse i dati
relativi alle officine italiane nel 1861 e nel 1880 potrebbe sola fornire gli elementi di un confronto fra lo
stato dell'industria delle macchine nell'una e nell'altra epoca e far apprezzare le trasformazioni avvenute.
[...]Gi un primo sguardo gettato sulle nostre gallerie delle macchine mostra che questa volta si tratta di
un'esposizione seria, fatta da veri costruttori, sotto l'ispirazione di tecnici abili, educati alla teoria e alla
pratica della loro professione. Di gingilli da dilettante, di moti perpetui, di progetti stravaganti non ce n'
pi, poich le esposizioni vanno fatte in questo modo, scegliendo con rigidi criteri gli oggetti presentati a
concorso, se si vuole che riescano la vera e seria espressione dell'industria di un paese. E la nostra
esposizione di macchine appunto la prova pi evidente, la dimostrazione di fatto, che la coltura
scientifica e tecnica si andata diffondendo nelle classi produttrici, e ha ispirato e diretto i principali
lavori, che nei diversi rami della meccanica hanno fatto qui la loro comparsa. Cominciamo dai motori, e
innanzi tutto dalla macchina a vapore. la macchina che ha creato l'industria moderna; e non possibile
discorrere di industria senza pigliar le mosse da lei, che ne , per cos dire, il pi splendido e legittimo
rappresentante. Appena giunti al limite delle gallerie difficile difendersi da un senso di profonda
commozione, all'aspetto di quelle grandi motrici, fatte proprio in paese, sotto la direzione di ingegneri
usciti dalle nostre scuole, col lavoro intelligente di operai italiani. Gli che realmente esse hanno un
grande valore; poich ormai si pu dire, senza timore di farsi illusioni, che le officine nazionali sono
capaci di costruire la macchina a vapore per qualunque forza e con qualunque sistema; ed avrebbe torto,
non farebbe, oserei dire, opera di buon cittadino quell'industriale che a parit di condizioni andasse a
commettere all'estero le proprie motrici.
[...] Se lo spazio me lo permettesse, io vorrei enumerare ad una ad una le nuove fabbricazioni che le
nostre officine hanno mostrato di poter intraprendere. Basta aggirarsi per le gallerie delle macchine e
della seta, sentire i telai meccanici battere fragorosamente, vedere le macchine-utensili stridere e
mordere il ferro, i torchi tipografici depositare silenziosamente foglio dopo foglio i giornali a migliaia di
esemplari, le ragazze brianzuole dipanare colle loro leggere dita l'esile bava del bozzolo nelle bacinelle
fumanti, [...] per comprendere quante speranze pu ispirare pel nostro avvenire industriale l'Esposizione
di Milano. [...] Senza dubbio non bisogna crearsi troppe illusioni, n fare un eccessivo assegnamento su

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questa molteplice attivit rivelata dalla mostra di Milano. L'entusiasmo sempre pericoloso. Talune fra le
fabbricazioni rappresentate nelle gallerie delle macchine vanno considerate piuttosto come tentativi,
come speranze per l'avvenire, che non come fabbricazioni avviate, fondate gi su una base sicura. E
d'altra parte non bisogna mai perdere di vista il principio, che in ogni paese vi sono delle fabbricazioni
possibili, e delle altre che non sono possibili affatto.
[...] Ora che siam giunti alla fine di questa rapida rivista dei progressi compiti dalle macchine, quali
conclusioni ne dovremo trarre? Noi abbiamo veduto che il progresso raggiunto reale, non illusorio; noi
lo abbiamo effettivamente constatato nelle varie manifestazioni di quest'industria importante. Ma desso
stabile? Ha desso le condizioni per svolgersi ulteriormente, perch i germi che abbiamo visto apparire
dieno il frutto che sembrano promettere? Io non ho il minimo dubbio a questo proposito. Forse, dal punto
di vista della protezione, che lo Stato in dovere di accordare alle industrie nazionali, si potrebbero fare
alcune osservazioni, suggerire alcuni rimedi, che facilitino ai nostri costruttori la dura lotta alla quale si
son consacrati per tenere alto l'onore della bandiera nazionale di fronte alla concorrenza estera. Qualche
voce delle nostre tariffe doganali potrebbe essere modificata. Ma senza entrare in particolari, che
richiederebbero un troppo ampio sviluppo, credo si possa dire in generale che la tariffa sull'importazione
delle macchine non nel complesso un ostacolo allo sviluppo di questa fabbricazione in paese.
Ma c', a mio avviso, un elemento di vitalit e di forza, che dovrebbe assicurare alla nostra industria delle
macchine un lieto avvenire. Quest'elemento la cresciuta cultura scientifica del personale dirigente,
quella schiera di giovani istruiti e valorosi, che le nostre principali scuole d'applicazione vanno ponendo a
favore dell'industria. necessario dirla: se la fabbricazione delle macchine ha indugiato per tanto tempo a
progredire, gli perch sempre stata sotto il dominio del pi volgare empirismo, mentre all'estero era
ispirata e diretta dalla scienza. Ma ormai l'aspetto delle cose cambiato. [...] Solamente v' un ostacolo
al quale ho gi dovuto accennare. Noi italiani abbiamo un terribile difetto. Noi siam usi a disprezzare le
cose nostre; e abbiamo, invece, un'illimitata opinione della superiorit degli stranieri. Sopra cento
industriali, onesti e capaci, novantanove approveranno tutto il bene che si pu dire delle nostre
macchine, se ne dimostreranno convinti anche; ma posti nel bivio di comperare una macchina in Italia o
all'estero, preferiranno di commetterla all'estero. una grave sciagura, un pregiudizio fatale, contro i
quale si infrangono gli sforzi dei nostri migliori costruttori. Speriamo che mutino opinione; speriamo che
l'Esposizione di Milano riesca a convincerli, che anche da noi si pu fare molto e si fa bene.

2- Pirelli:
Fondata nel 1872 a Milano dall'ingegner Giovanni Battista Pirelli, avvi la produzione dei cavi per
telecomunicazioni nel 1879 e quella dei cavi sottomarini nel 1886. Per prima, nel 1890, produsse
pneumatici per bicicletta, ideati due anni prima in Inghilterra da John Dunlop, e nel 1899 pneumatici per
automobile. Nel 1902 apr una societ controllata in Spagna, un'operazione mai vista prima nella storia
dell'industria italiana. I figli del fondatore, Piero e Alberto, seppero abilmente sfruttare la diffusione
dell'automobile per garantire all'azienda un successo crescente: il costante progresso della Pirelli fra gli
anni Venti e gli anni Sessanta si interruppe soltanto nel periodo della seconda guerra mondiale; nel 1964
il figlio di Alberto, Leopoldo, gli succedette nel ruolo di direttore generale. Nel 1971 avvenne la fusione fra
Pirelli e Dunlop, sciolta dieci anni dopo; dal 1988 la produzione di pneumatici si concentrata nella Pirelli
Tyre Holding NV, mentre dal 1992 Marco Tronchetti Provera, allora vicepresidente esecutivo e in seguito
presidente, ha avviato il processo di cessione delle attivit considerate non strategiche e il riassetto
azionario del gruppo.

3- Enrico Forlanini:
Nacque a Milano il 13 dicembre 1848 (lanno
delle Cinque Giornate); suo padre, Francesco
Forlanini, era un noto medico, primario
dellOspedale Fatebenefratelli, ed in famiglia si
respirava un clima molto favorevole alla scienza
ed alla tecnica. In questo clima, ed al Politecnico
di Milano, si form il nostro personaggio, a cui
non ha caso stato intitolato laeroporto
milanese in quanto, come vedremo, egli ebbe un
ruolo molto importante per la nascita
dellaviazione in Italia. Non si hanno molti
documenti sui primi anni di studi di Forlanini, ma
certo che dopo le scuole elementari frequent
per quattro anni una delle tre Regie Scuole
Tecniche che esistevano a Milano (erano

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lalternativa a chi non voleva frequentare il ginnasio-liceo, di impronta quasi esclusivamente umanistica),
per poi entrare nel 1862 nel Collegio Militare di Milano. Qui si distinse subito nelle materie scientifiche,
anche se la sua pagella del 1863-64, riporta: intelligenza: molta; indole: buona; tratto: trascurato;
ordine e pulizia: disordinato, rilevando precocemente che la vita militare non faceva per lui. Comunque,
dopo questo corso si iscrisse nel 1866 allAccademia Militare di Torino, divenendo sottotenente del Genio,
ed iscrivendosi poi, nel 1868, alla Scuola dApplicazione di Artiglieria e Genio, sempre a Torino. Da questo
corso usc nel 1870 con il grado di luogotenente, e fu assegnato al reggimento di stanza a Casale
Monferrato. In questa caserma esisteva una officina bene attrezzata, dove il giovane Forlanini ebbe
tempo e modo di cominciare a lavorare alla sperimentazione sistematica di eliche (o elici, come allora
venivano chiamati), con lo scopo di determinare le condizioni meccaniche e le potenze necessarie a
sollevare degli oggetti. Queste sue fatiche sfociarono nella realizzazione, nel 1872, di una specie di
piccolo elicottero, dotato di due eliche controrotanti ad asse verticale, azionato da una matassa di elastici
di gomma, che riusc a sollevarsi di circa 6 metri. Forlanini si mise in aspettativa dallEsercito e torn a
Milano per iscriversi al Regio Istituto Tecnico Superiore (lantenato del Politecnico); qui Enrico fu allievo di
Giuseppe Colombo, laureandosi nel 1875 in Ingegneria Industriale, assieme ad altri personaggi che
avrebbero lasciato una traccia nella tecnica e nellindustria italiana (ad esempio Giuseppe Ponzio). La sua
passione per la realizzazione di apparecchi volanti, sicuramente trov lappoggio del Colombo, che tra i
suoi molteplici interessi tecnici, coltiv anche quello dellaeronautica. Impegnato negli studi di ingegneria
e poi nel suo primo lavoro, possiamo immaginare che Forlanini abbia fatto un po fatica a coltivare i suoi
interessi per il volo, ma gi nel 1877 era pronto per una impresa che avrebbe lasciato una traccia
rilevante nella storia dellaeronautica. Costru infatti un modello di elicottero dotato di due eliche
coassiali del diametro di 1,8 metri, del peso totale di circa 3,5 Kg, dotato di un leggero e potente motore
a vapore, appositamente realizzato, che riusc ad alzarsi da terra prima, nel giugno del 1877, ad
Alessandria, e poi pi volte fino a circa 13 metri, in altri esperimenti pubblici ripetuto ai Giardini Pubblici
di Milano, nel luglio dello stesso anno, restando in volo per una ventina di secondi. Questa dimostrazione
non ebbe seguiti pratici, ma Forlanini continu i suoi studi, progettando motori a vapore leggeri, un altro
elicottero spinto da getti di vapore fuoriuscenti dalle estremit delle pale e modelli di aeroplani propulsi
da razzi a polvere pirica. Intanto egli aveva lasciato definitivamente lEsercito, e aveva trovato impiego
presso la Societ Anonima Forlivese per lilluminazione a gas e per la fonderia di ferrodi Forl, del quale
fu direttore tecnico per molti anni. Lavorando presso questo stabilimento vi introdusse vari macchinari
innovativi, realizzando anche un originale generatore di acetilene (il gas allora usato per le lampade e per
gli apparecchi di saldatura), ed evidentemente vi fece anche una buona fortuna in quanto ne divenne
proprietario nel 1895. Dopo aver trasferito, nel 1897, la sua attivit industriale nella periferia milanese, a
Crescenzago, in unarea allora situata in piena campagna, Forlanini continu a dedicarsi agli studi ed ai
progetti di aeronautica in una citt dove linteresse dellambiente tecnico-scientifico per questa materia
rimaneva elevato. Ne sia testimonianza il fatto che nel 1895 leditore milanese Ulrico Hoepli aveva
pubblicato il libro dellingegnere torinese Aristide Faccioli intitolato Teoria del volo e della navigazione
aerea (Faccioli non si limit alla teoria e nel 1909 riusc a volare con un suo apparecchio), che nel 1896
era uscito il primo numero della rivista LAeronauta e che nel 1903 fu pubblicato il primo importante
testo italiano di aerodinamica, Esperienze sulla dinamica dei fluidi, dei fisici Finzi e Soldati. In questo
clima favorevole, Forlanini non segu per le profezie del suo vecchio maestro, e per le sue macchine
volanti scelse la strada del pi leggero dellaria, dedicandosi a risolvere il problema di come renderle
facilmente governabili, cio dirigibili". Lidea di dirigere il volo di un pallone (di forma allungata od
ellittica), munendolo di qualche mezzo di propulsione e direzione (remi, ali battenti, timoni, ecc.) era
stata avanzata gi pochi anni dopo il volo dei fratelli Montgolfier (1783), ma bisogn attendere la fine
dell800, quando i tecnici ebbero finalmente a disposizione con il motore a scoppio il propulsore adatto
allo scopo, per assistere alla costruzione di aerostati dirigibili di prestazioni accettabili. Tra i primissimi,
nel 1898, i dirigibili flosci muniti di motore a scoppio con i quali il brasiliano Alberto Santos-Dumont
(futuro pioniere anche del pi pesante dellaria) cominci a svolazzare nel cielo di Parigi. Fu poi nel 1900
che il conte Ferdinando von Zeppelin fece volare in Germania il suo primo dirigibile rigido, prototipo di
quelle gigantesche aeronavi che per i primi trentanni del 900 avrebbero conteso il dominio del cielo
allaeroplano. In Italia Forlanini non fu il primoi in assoluto a realizzare dirigibili (fu preceduto nel 1905
dal conte Almerico da Schio e nel 1908 da Arturo Crocco), ma la macchina da lui realizzata nel 1909 si
dimostr particolarmente indovinata. Si trattava di un dirigibile del tipo semirigido, nel quale, cio, a
differenza degli Zeppelin solo la lunga chiglia inferiore era costituita da una trave rigida di alluminio.
Battezzato F.1, questo dirigibile era lungo circa 40 m ed era dotato di un motore da 40 CV. Forlanini lo
pilot personalmente, assieme al fedele collaboratore e amico Cesare Dal Fabbro, in numerosi voli sopra
la citt di Milano ed ai milanesi dovette diventare tanto caro e famigliare che fu lanciata una
sottoscrizione grazie alla quale Forlanini pot costruire una nuova macchina, pi grande a potente. Il

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modello F.2, Citt di Milano, che vol nellagosto del 1913, era lungo 72 m, e con due motori Isotta
Fraschini da 80 CV viaggiava a 70 km/h. La sua maggiore potenza non gli bast comunque a scampare
ad un violento temporale, che nellaprile 1914 lo fece precipitare vicino a Cant, danneggiandolo
seriamente. La macchina and poi completamente distrutta, durante le operazioni di recupero, per un
incendio. Lincidente non ferm per lentusiasmo del nostro ingegnere; probabilmente stimolato dalle
nubi di guerra che si addensavano sullItalia, realizz altri quattro modelli di dirigibili semirigidi, che
trovarono impiego nel corso della Prima Guerra Mondiale con lEsercito e la Marina. Con la fine delle
guerra, lormai anziano Forlanini tent di lanciare anche in Italia lutilizzo dei dirigibili per voli
commerciali. Ad una prima dimostrazione di trasporto passeggeri sulla rotta Milano-Venezia, effettuata
nel giugno del 1919 con il suo modello F.6, fecero seguito i tentativi di creare dei servizi stabili sulle rotte
Roma-Napoli e Roma-Pisa-Milano, che per ebbero breve durata. Le ultime idee di Forlanini sui dirigibili,
trovarono realizzazione postuma lanno successivo alla sua morte (avvenuta nel 1930), quando vol il
modello Omnia Dir, sul quale una serie di valvole a reazione a poppa e a prua, emettevano dei potenti
getti daria in modo da rendere autonoma, o per lo meno pi facile, la manovra a terra del dirigibile (che
fu sempre uno dei punti pi critici del loro impiego). Ma lidea non ebbe seguito: si era ormai entrati nel
decennio che vide la crisi e poi labbandono di queste macchine volanti, che divenne definitivo dopo la
tragedia dello Zeppelin Hindemburg, nel 1937. Una fortuna molto pi duratura dei dirigibili ha avuto
unaltra macchina ideata di Forlanini, quella che lui chiamava idrovolante(o idrottero), ma che poi
stata comunemente denominata aliscafo. Si tratta, come noto di una imbarcazione a motore dotata di
superfici idrodinamiche immerse, che allaumentare della velocit, generano una spinta verso lalto
(simile alla portanza delle ali) provocando il sollevamento dallacqua dello scafo; ci causa una netta
diminuzione della resistenza allavanzamento, e consente, a pari potenza dei motori, di raggiungere
velocit nettamente superiori a quelle delle imbarcazioni convenzionali. Forlanini cominci a lavorare a
questa idea attorno al 1897, ma prov i primi prototipi solo a partire dal 1905 per poi arrivare alla
realizzazione di una macchina di discrete dimensioni nel 1910, che fu a lungo usata con successo sul Lago
Maggiore. Da segnalare il fatto che nella primavera del 1911, Forlanini ebbe come passeggero su uno dei
suoi idrovolanti il celebre inventore americano del telefono, Alexander Graham Bell , allora in viaggio in
Italia, che fu talmente entusiasta dellesperienza da acquistare da Forlanini il brevetto per la costruzione
di queste imbarcazioni in America. In conclusione un personaggio milanese di cui andare particolarmente
fieri, che ha ben meritato la dedicazione al suo nome dellaeroporto cittadino, un vero pioniere del mezzo
aereo, del quale gi nel 1877 preconizzava il futuro, come ricordano alcune sue parole incise in una targa
commemorativa, visibile nellatrio del Politecnico: La macchina volante, a conti fatti, in un avvenire non
lontanissimo far forse una seria concorrenza alla ferrovia per quanto riguarda il servizio celere
viaggiatori e per le poste..

Riferimenti bibliografici e Approfondimenti:


- II Politecnico e il processo di industrializzazione della Lombardia (Stacca)

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8- Il Politecnico di Colombo, Saldini, Zunini:

Colombo, rettore del politecnico (dal 1897 data in cui succede a Brioschi) e presidente della
societ dincoraggiamento darti e mestieri, durante la sua lunga carriera da insegnante (nel
1906 festegger i suoi 50 anni dinsegnamento) conduce vari esperimenti pubblici che
attirano moltissima gente, ripercorrendo rapidamente il suo percorso (approfondito
nellappendice al capitolo 4) ricordiamo: il corso di cinematica (75/76), le conferenze sulla
luce elettrica (76/77), il corso di 40 ore sullorologeria esponendo una serie di modelli
(80/81), le conferenze sullaeronautica con Enrico Forlanini (81/82). Nel 82/83 sar tenuta
una conferenza sullilluminazione elettrica, nel 87/88 tiene un corso generale sulle macchine
a vapore e partecipa a una conferenza sul telefono.
Colombo si trov ad avere cos tante attivit che fu costretto ad abbandonare la SIAM,
anche se non manc mai di sottolineare lenorme limportanza che avevano le scuole
professionali. Nonostante tutti gli impegni, linsegnamento rimarr per lui cosa
irrinunciabile. Durante il rettorato di Colombo si registr la prima laurea in ingegneria
assegnata ad una donna nel 1913.

Il 22 novembre 1914, in una Milano profondamente turbata per gli sviluppi della guerra
europea, il Politecnico di Milano celebr alla presenza del ministro della Pubblica istruzione
Grippo e di numerose autorit e personalit locali il suo primo cinquantenario. Giuseppe
Colombo (a 78 anni) direttore dell'Istituto e ultimo superstite dei suoi primi insegnanti,
illustra nel suo discorso i passi giganteschi e i mutamenti avvenuti dal dicembre 1863, in
cui iniziarono i primi corsi, intrapresi avventurosamente, senza disporre neppure d'una sede
stabile, facendo lezione dove e come si poteva (...), in aule improvvisate, preparando tutto
da noi stessi, sorretti solo dall'entusiasmo e dall'ansia di riuscire .

Colombo ebbe anche il compito delicato di accompagnare il RITS durante la prima guerra
mondiale, non fu certo un periodo facile e il Politecnico si trov coinvolto nel clima di
rottura e di esasperazione che contraddistinse la controversa decisione italiana di entrare nel
1
conflitto: e in particolare con un episodio legato al fisico Max Abraham (chiamato nel
1909 ad insegnare meccanica razionale) che fu costretto ad abbandonare la cattedra.

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L'ingresso anche dell'Italia nel conflitto ebbe sulla vita del Politecnico milanese molte altre
conseguenze, tra cui i compiti di collaudo e di verifica di materiali ed apparecchi che gli
furono demandati in gran quantit dalle autorit militari e da singole aziende ebbero il
duplice effetto di consentire il potenziamento di laboratori e attrezzature e di sviluppare un
tipo di collaborazione di cui entrambe le parti poterono apprezzare la funzionalit ed i
vantaggi. Ma, naturalmente, anche per gli uomini del Politecnico, la guerra non fu solo
questo. Il coinvolgimento ch'essa produsse e gli echi ch'essa suscit furono anche d'altra
natura. Vari insegnanti parteciparono ai diversi comitati di mobilitazione industriale e civile
allora creati; e la quasi totalit degli allievi visse direttamente l'esperienza della guerra
combattuta e del fronte. Com' attestato anche dalle proporzioni dei caduti (su 180 solo 33
erano soldati semplici), la gran parte di loro prest servizio in qualit di ufficiali.
Tale fu ad esempio il caso, ben noto, del sottotenente degli alpini Carlo Emilio Gadda 2,
come si sa allievo ingegnere controvoglia, arruolatosi volontario come tanti altri suoi
compagni di studi nell'agosto 1915, profondamente e intimamente convinto della
necessit della guerra e della sua possibile opera di redenzione nazionale, ma che
dall'esperienza vissuta della trincea e della prigionia dopo Caporetto, dalla prova personale e
collettiva sulla quale gett un'ombra indelebile e decisiva la morte del fratello.

Colombo continuer le sue attivit fino al 1921 per poi morire alla vigilia del fascismo.

Gli succeder Cesare Saldini. Anchegli insegn alla SIAM ed ebbe unintensa attivit
professionale. Fu docente anche del politecnico di Milano. Saldini era figlio di quel
Bartolomeo editore che contribu alla realizzazione della rivista Il Politecnico di Brioschi.
Delle sue attivit ricordiamo il suo impegno della Societ Umanitaria che realizzo le case
popolari e il famoso teatro per il popolo che riscontr un notevole successo di pubblico.

La SLEO (scuola laboratorio di elettrotecnica per operai) si trovava nelledificio del


dipartimento di elettrotecnica. Anche se era di livello inferiore rispetto al percorso
universitario era molto professionale. I corsi erano serali.

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Il rettorato di Saldini dur solo un anno a causa della sua morte (1922).

Cesare Saldini

Bisognava trovare un sostituto. Non siamo ancora sotto regime fascista. Il successore di
passaggio fu Luigi Zunini, di origini liguri, ing. Elettrotecnico laureato allistituto
Montefiore di Liegi dove fu allievo e poi assistente di Gerard (autore di uno dei primi
trattati di misure elettriche). Zunini fu il primo docente e direttore dellIECE ove teneva il
corso di misure elettriche, durante la sua carriera si occup molto anche di impianti
progettando centrali di grande importanza. Zunini parve piuttosto allineato al regime ma
anche abbastanza equilibrato per guidare il Politecnico in quella fase di passaggio.
Nel 1926 viene costretto a dimettersi per lasciare il posto a Gaudenzio Fantoli, uomo di
fiducia del regime.

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Quadro storico:
- Dalla crisi di fine Ottocento a Mussolini:
Negli ultimi anni dell'Ottocento l'Italia fu afflitta da un'emigrazione di massa, nel corso della quale milioni
di contadini si trasferirono nelle Americhe e in altri stati europei. In quel periodo, per, l'Italia fece anche
un decisivo passo in avanti, avvicinandosi ai paesi pi moderni. Ebbe inizio un ciclo di rapida
industrializzazione; si afferm il movimento operaio; l'economia progred, favorita dall'adozione di misure
protezionistiche e dai finanziamenti concessi dallo stato e da alcune importanti banche (Banca
Commerciale Italiana, Credito italiano). L'industrializzazione ebbe i suoi punti di forza nella siderurgia (gli
operai del settore tra il 1902 e il 1914 aumentarono da 15.000 a 50.000) e nella nuova industria
idroelettrica. Quest'ultima sembrava risolvere una delle debolezze dell'Italia, paese privo di materie prime
essenziali come il carbone e il ferro. Utilizzando l'acqua dei laghi alpini e dei fiumi fu possibile ottenere
energia senza dipendere dall'estero per l'acquisto del carbone: la produzione di energia idroelettrica, tra il
1900 e il 1914, sal da 100 a 4.000 milioni di kWh. L'industria tessile mantenne una posizione di rilievo
con prodotti venduti sia sul mercato interno sia su quello internazionale. Anche l'industria meccanica
cominci ad affermarsi nel settore dei trasporti (auto, treni) e delle macchine utensili. Ciononostante
l'economia conservava forti squilibri tra il Nord del paese, industrializzato e moderno, e il Sud, arretrato e
prevalentemente agricolo. La modernizzazione si manifest anche nelle forme della vita politica e del
conflitto sociale. Nel 1892 fu fondato a Milano da Filippo Turati il Partito socialista italiano, principale
referente del movimento operaio fino all'avvento del fascismo. Una grande esplosione di protesta
popolare si registr in Sicilia dopo il 1890 e vide migliaia di contadini, spinti dalla crisi che impoveriva
l'economia dell'isola, battersi per una riforma agraria. Il governo, presieduto da Francesco Crispi, decret
l'occupazione militare della Sicilia e la condanna dei capi sindacali. Negli ultimi anni del secolo a una
nuova ondata di scioperi il governo rispose con una dura repressione, il cui culmine si ebbe nel maggio
del 1898 a Milano, dove il generale Bava Beccaris fece aprire il fuoco sulla folla che reclamava pane e
lavoro. Si contarono alcune centinaia di morti. Subito dopo il massacro, la polizia arrest i dirigenti
socialisti, chiuse i giornali di opposizione e le sedi dei partiti operai. La situazione italiana si trov allora a
un passaggio difficile. C'era il rischio che prevalesse un governo reazionario. L'attentato in cui mor il re
Umberto I, compiuto a Monza nel 1900 da un anarchico, rese pi tesa la situazione. D'altra parte diversi
uomini della borghesia industriale e i partiti di sinistra (socialisti, repubblicani e radicali) puntavano
invece a una svolta democratica. Questa si present nel 1901, quando il nuovo re Vittorio Emanuele III
affid la carica di primo ministro a Giuseppe Zanardelli, un liberale che si era pronunciato contro la
repressione. Ma l'uomo di maggiore prestigio di quel governo era il ministro degli Interni, Giovanni
Giolitti. Egli divenne primo ministro nel 1903 e mantenne la massima carica politica fino al 1913, salvo
brevi interruzioni. Il periodo compreso tra il 1901 e il 1913 fu dominato dalla figura dello statista
Giovanni Giolitti: la modernizzazione dello stato liberale, insieme con le prime riforme di carattere sociale,
nate in un clima di positivo rapporto tra governo e settori moderati del socialismo, ne fu il tratto
caratterizzante. Importanti furono le posizioni riformistiche prevalse tra le fila del partito socialista, che
posero in minoranza l'ala massimalista, fautrice di uno scontro sociale e politico senza mediazioni. La
svolta nel partito socialista trov giustificazione nella linea politica tenuta da Giolitti, che si caratterizz
per un nuovo atteggiamento di neutralit governativa nei conflitti di lavoro, lasciando che fossero risolti
dalle parti in causa: industriali e operai. Ai governi presieduti da Giolitti risalgono le prime leggi speciali
per lo sviluppo del Mezzogiorno, imperniate sul principio del credito agevolato alle imprese e riguardanti
la Basilicata, la Calabria, la Sicilia, la Sardegna e Napoli: in quest'ultimo caso fu possibile ultimare
rapidamente il centro siderurgico di Bagnoli. Un altro importante progetto port alla statalizzazione delle
ferrovie approvata dal Parlamento nel 1905, che metteva l'Italia al passo con gli altri paesi europei in un
settore essenziale allo sviluppo. Nel 1912 una legge per finanziare le pensioni di invalidit e di vecchiaia
per i lavoratori inaugurava la moderna legislazione sociale in Italia. L'et giolittiana fu contrassegnata da
una forte crescita economica che fece registrare notevoli tassi di sviluppo nel settore industriale, con
conseguente aumento del reddito di molti italiani. Tuttavia, gli indici altrettanto elevati dell'emigrazione
all'estero (circa 8 milioni di italiani lasciarono il paese in dieci anni) confermavano i radicati squilibri tra
nord e sud e tra citt e campagna. Un'importante trasformazione politica fu sancita dalla legge elettorale
approvata dal Parlamento nel 1912, che introdusse il suffragio maschile quasi universale: tutti i maschi
sopra i trent'anni potevano votare; sotto i trent'anni occorreva avere prestato il servizio militare, oppure
disporre di un determinato reddito, oppure svolgere una professione statale. Gli italiani con diritto al voto
passarono cos dal 9,5% al 24,5%. Si trattava di una significativa estensione della base sociale dello stato
liberale. La legge prevedeva il sistema uninominale a doppio turno. In quella occasione si stipul un
accordo tra Giolitti e i cattolici, conosciuto come patto Gentiloni, dal nome del deputato che lo propose. In
base a esso i cattolici assicuravano il loro voto ai candidati liberali che si fossero impegnati su due
questioni che stavano a cuore alla Chiesa: l'opposizione a ogni legge sul divorzio e l'introduzione
dell'insegnamento della religione nelle scuole elementari. In politica estera l'Italia, pur non rinnegando la
Triplice Alleanza, patto difensivo siglato nel 1882 con l'Austria e la Germania, si riavvicin alla Francia,
con cui venne firmato un accordo coloniale (1902): l'Italia riconosceva ai francesi libert di intervento in

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Marocco, in cambio di un analogo atteggiamento francese verso le pretese italiane sulla Libia, una grande
area non ancora colonizzata dagli europei. Allorch l'Austria procedette all'annessione della Bosnia-
Erzegovina (1908) ci fu una ripresa in Italia dello spirito antiaustriaco che aveva animato il Risorgimento
e che ora propugnava l'acquisizione del Trentino e della Venezia Giulia, territori a maggioranza italiana,
ma appartenenti all'impero austriaco. Al tempo stesso crescevano le attese per una presenza italiana
nella spartizione coloniale, alimentate da una crescente cultura nazionalistica. Alle pressioni dei
nazionalisti Giolitti offr una risposta inviando una spedizione militare in Libia (1911): ne scatur la guerra
italo-turca che si concluse nel 1912 con la vittoria dell'Italia. Nel trattato di pace fu riconosciuta la
sovranit italiana sulla Libia, su Rodi e altre isole del Dodecaneso, occupate nel corso del conflitto. Le
elezioni del 1913, che videro l'avanzata delle opposizioni, sia dei socialisti sia dei clerico-moderati, e la
crisi economica che cominci a farsi sentire privarono Giolitti della base parlamentare e sociale. Per
questo si dimise dal governo e fu sostituito dal conservatore Antonio Salandra. Il nuovo gabinetto
represse le agitazioni antimilitaristiche del giugno di quell'anno, che presero una dimensione
insurrezionale nelle Marche e in Romagna (la cosiddetta "settimana rossa", 7-14 giugno 1914). Al diffuso
sentimento neutralista il governo rispose favorendo l'organizzazione di manifestazioni per l'intervento
militare contro l'Austria, le "radiose giornate di maggio", preludio di quel clima bellico nel quale l'Italia fu
trascinata insieme con l'Europa dopo l'attentato di Sarajevo (28 giugno 1914), causa scatenante della
prima guerra mondiale. La questione delle terre cosiddette irredente (il Trentino, il Friuli e la zona di
Trieste), governate dall'Austria, nelle quali era attivo un movimento che si batteva per la loro unione
all'Italia, forn la motivazione ad abbandonare l'iniziale neutralit e a scegliere la linea dell'intervento.
L'ingresso in guerra, promosso dall'iniziativa del re, fu stipulato segretamente con il patto di Londra
(1915), firmato con Francia e Gran Bretagna e quindi fatto ratificare dal Parlamento. Sotto la direzione
del generale Luigi Cadorna, l'esercito fu impegnato sulle Dolomiti, nel Carso e sulla linea dell'Isonzo in un
logorante conflitto di posizione che non port a significativi avanzamenti del fronte; anzi, nell'ottobre del
1917, una violenta controffensiva austro-tedesca, lanciata a Caporetto (nell'odierna Slovenia), travolse le
truppe italiane. Alla grave situazione l'Italia rispose con una grande mobilitazione di uomini e di risorse,
alla quale parteciparono anche le forze riformiste e socialiste che si erano battute contro la guerra.
Comandato dal generale Armando Diaz, che aveva sostituito Cadorna, l'esercito vinse l'ultima e decisiva
battaglia a Vittorio Veneto (24 ottobre - 4 novembre 1918). In Italia il ritorno alla pace mise allo
scoperto le fragilit del sistema economico, chiamato alla riconversione dalla produzione bellica a quella
civile: debito pubblico alle stelle, inflazione e disoccupazione erano le eredit del conflitto. Nell'opinione
pubblica si insinu il mito della "vittoria mutilata" allorch alla conferenza di pace fu negata all'Italia la
cessione della Dalmazia e di Fiume, in base al principio dell'autodeterminazione dei popoli. A nulla serv il
gesto di rottura compiuto dai ministri plenipotenziari, Vittorio Emanuele Orlando e Sidney Sonnino, i quali
nell'aprile del 1919 abbandonarono per protesta la Conferenza di Parigi, salvo farvi ritorno poco dopo per
la firma dei trattati conclusivi, nei quali venivano riconosciuti all'Italia Trento, Trieste e l'Istria. In un
clima di delusione ebbero buon gioco i nazionalisti a fare sentire la loro protesta e ad applaudire
l'occupazione di Fiume effettuata nel settembre del 1919 dai volontari guidati dal poeta Gabriele
d'Annunzio e fiancheggiati da truppe sediziose dell'esercito. A partire dal 1919 gli operai nelle fabbriche e
i braccianti nelle campagne scesero in sciopero per rivendicare aumenti salariali e migliori condizioni di
vita; ma agiva in loro anche il richiamo alla rivoluzione socialista, sull'esempio di quella in atto nella
Russia di Lenin. Il movimento popolare, indirizzato dai sindacati e dal Partito socialista, manc di una
chiara linea di conduzione perch venne disorientato dalle divisioni all'interno della sinistra, in particolare
dallo scontro tra massimalisti e riformisti. Raggiunse l'acme con l'occupazione delle fabbriche del Nord
(1920), per poi declinare rapidamente. Intanto in quegli anni si affacciarono nuove formazioni politiche,
espressione di ideologie moderne. Nel 1919 fu fondato dal sacerdote Luigi Sturzo il Partito popolare
italiano, sotto gli auspici della Chiesa. Lo stesso anno vide venire alla luce il movimento fascista, nato per
iniziativa di Benito Mussolini come forza extraparlamentare col nome di Fasci italiani di combattimento, in
difesa degli ideali nazionalistici e con un radicalismo antisocialista; esso si rivolgeva soprattutto agli ex
combattenti e ai ceti medi, facendo leva sulla paura di una rivoluzione comunista. Nel 1921 da una
scissione in seno al partito socialista nacque il Partito comunista d'Italia: Antonio Gramsci ne era il leader
teorico. Nelle istituzioni si riflettevano le tensioni presenti nella societ. Nel giugno del 1920 fece ritorno
alla presidenza del consiglio Giolitti, che per esperienza e prestigio si pensava potesse comporre i
contrasti politici. Egli risolse la questione di Fiume, firmando con la Iugoslavia il trattato di Rapallo (12
novembre 1920), che riconosceva all'Italia alcune aree della Dalmazia (Cherso, Lussino, Zara, Lagosta) e
faceva di Fiume una citt libera: tale sarebbe rimasta fino al 1924, anno in cui, con il trattato di Roma,
pass sotto la sovranit italiana. Le difficolt per Giolitti vennero dalla situazione interna, perch cresceva
nei ceti medi e nei possidenti, allarmati dalle vittorie socialiste alle elezioni amministrative, l'attesa di una
risposta autoritaria, mentre lopinione moderata era turbata dal disordine e dalle violenze generate ai
margini del movimento operaio da quanti speravano di innescare una situazione rivoluzionaria, a
somiglianza di quanto era da poco accaduto in Russia. Esauritosi il cosiddetto Biennio rosso (1919-1920)
delle lotte operaie e contadine, la reazione dei ceti medi, degli agrari e degli industriali si indirizz verso il
movimento fascista, le cui violenze erano ottusamente assolte come premessa a un auspicato ritorno
allordine. Mussolini riusc cos a catalizzare sia le frustrazioni della piccola borghesia, disposta persino
all'uso della violenza, sia lo spirito di rivalsa diffuso tra i grandi detentori di ricchezze, gli agrari in primo

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luogo. Iniziarono allora le violenze delle squadre di volontari fascisti, le camicie nere, contro le sedi e gli
uomini del movimento operaio e socialista. Nelle elezioni politiche del 1921 il Partito nazionale fascista,
fondato in quell'anno, ottenne 35 deputati, un numero ancora inferiore a quello dei socialisti ma
sufficiente a segnare la sconfitta dei partiti democratici, tra loro profondamente divisi. Nell'ottobre del
1922 Mussolini chiam a raccolta i suoi uomini e li organizz in formazioni di carattere militare, a capo
delle quali mise un quadriumvirato composto da Italo Balbo, Cesare De Vecchi, Emilio De Bono e Michele
Bianchi. Il 27 ottobre del 1922 le camicie nere si raccolsero in diverse parti d'Italia per dirigersi su Roma
(marcia su Roma del 28 ottobre) e chiedere le dimissioni del governo presieduto da Luigi Facta. Questi si
rivolse al re perch proclamasse lo stato d'assedio e sciogliesse la manifestazione. Ma Vittorio Emanuele
III si oppose e affid a Mussolini l'incarico di formare il nuovo governo. In questo modo, attraverso una
sorta di colpo di stato effettuato con il sostegno degli apparati statali, Mussolini and al governo a capo di
una coalizione di liberali e popolari, che simpatizzavano per lui e di cui per altro si liber poco dopo.

Note:
1- Max Abraham:
Il 19 aprile 1915 gli studenti di tutti i corsi affollarono il porticato e l'aula dove doveva tenere la sua
lezione il docente, definito dal "Popolo d'Italia" (organo mussoliniano) "tedesco puro sangue",
adombrando addirittura il sospetto ch'egli potesse aver svolto o svolgere attivit spionistica. Ad Abraham
fu impedito di raggiungere la cattedra. Colombo, che aveva invano cercato di accompagnarlo in aula, fu
accolto da una serie di fischi quando chiese quale ragione cera per odiare i tedeschi. Il giorno seguente la
"dimostrazione antitedesca" si ripet con toni ancora pi accesi e venne decisa l'immediata chiusura
dell'Istituto. Abraham, per la sua qualit di israelita aveva dovuto subire un'ininterrotta persecuzione
nella natia Gottinga, tanto che si decise ad abbandonare quell'Universit, dove insegnava, e a recarsi in
Italia dove l'antisemitismo non esisteva. Ma il quotidiano mussoliniano attacc con violenza lo stesso
Colombo, questo vecchio naturalmente rincitrullito, che non sa dimenticare il 1898 [..] ora che cedesti
vecchi - i quali hanno dimenticato il bastone tedesco e non sentono alcun ribrezzo per le atrocit degli
Unni moderni - si tirino in disparte; indispensabile ch'essi non ingombrino la strada ai giovani -
nemmeno con delle frasi stupide [] - e li lascino passare. L'agitazione si era nel frattempo estesa e non
solo a livello cittadino. Gli studenti della Bocconi manifestarono la loro "piena ed intera solidariet" e
scioperi in appoggio ai colleghi milanesi, cui porre fine solo quando questi avessero ottenuto piena
soddisfazione, vennero proclamati a Pavia, Pisa, Torino. Dimostrazioni ebbero luogo a Genova. La sezione
milanese del Partito repubblicano vot un appello a favore del "simpatico gesto" degli studenti del Poli-
tecnico, schierandosi contro la "farisaica tesi dell'apoliticit della scuola". E anche dall'interno del
Politecnico vennero da parte di docenti pubbliche dichiarazioni di deplorazione bens per la forma ma non
certo per la sostanza della protesta, ritenuta assolutamente non condannabile.

2- Carlo Emilio Gadda:


L'ingegnere elettrotecnico Carlo Emilio Gadda dedica alla
letteratura la sua vita cos dolorosamente solitaria e distaccata
dal mondo cosiddetto normale. Nasce a Milano, in via
Manzoni 5, il 14 novembre 1893, da una famiglia della media
borghesia lombarda, caduta in gravi difficolt a causa dei
disastrosi investimenti economici del padre (industriale
idealista che si rovina in parte con gli esperimenti di
coltivazione del baco da seta, e in parte facendo costruire una
villa a Longone, in Brianza). Cos Carlo Emilio Gadda trascorre
un'infanzia tormentata e un'adolescenza anche pi dolorosa.
Dopo la morte del padre (1909), la madre provvede al
mantenimento della famiglia a prezzo di gravi sacrifici, pur
senza disfarsi della villa di Longone. Per volont materna
costretto a rinunciare agli studi letterari, e ad iscriversi alla pi
proficua Facolt di Ingegneria del Politecnico di Milano. Con la
vana speranza di dare ordine, senso e forza, alla sua vita
orribilmente tormentata si arruola volontario nella grande
guerra, durante la quale scrive una serie di diari, editi nel 1950,
e in forma pi completa nel 1965, con il titolo Giornale di
guerra e di prigionia. Al rientro a casa nel 1919, la notizia della
morte del fratello aviatore, precipitato con il suo apparecchio
durante un combattimento, lo getta in un stato di profonda
depressione, da cui si riprende assai lentamente. Laureatosi in
ingegneria elettrotecnica, lavora come ingegnere prima in
Sardegna e in Lombardia, e poi tra il 1922 e il 1924 in

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Argentina. Ritornato a Milano, si iscrive alla Facolt di filosofia (ma non discuter mai la tesi), e si
mantiene insegnando matematica e fisica al liceo Parini. Nel 1925 riprende l'attivit di ingegnere; e nel
1926 inizia a collaborare alla rivista fiorentina Solaria, pubblicandovi saggi e racconti. Tra il 1928 e il
1929, durante un lungo riposo dovuto a motivi di salute, elabora vari testi rimasti incompiuti. Nel
1931appare il suo primo libro La Madonna dei filosofi. Nel 1931 intraprende a scrivere Un fulmine sul
220, una novella, divenuta racconto lungo, poi romanzo in cinque capitoli, e infine abbandonato quando,
dalle carte accumulate inizier a profilarsi il contorno robusto dei Disegni milanesi dell'Adalgisa. Il
romanzo incompiuto verr successivamente ricostruito per l'editore Garzanti da Dante Isella (2000) sulle
carte e i quaderni autografi di Gadda. Fallito il tentativo di vivere solamente con il suo lavoro letterario,
torna all'ingegneria, ma continuando ad intensificare il suo impegno in campo letterario. Nel 1934 esce il
suo secondo volume Il Castello di Udine, che vince il premio Bagutta. Nel 1936, in seguito alla morte
della madre, vende la villa di Longone ed inizia a scrivere il romanzo La cognizione del dolore, che verr
pubblicato incompleto su Letteratura tra il 1938 e il 1941, mentre in volume uscir nel 1963
(ottenendo il Prix International de Littrature), e poi nel 1970 con l'aggiunta di due capitoli inediti.
Abbandonata definitivamente la professione di ingegnere, dal 1940 al 1950 vive a Firenze, dove si lega a
scrittori e critici, come Bonsanti, Montale, Bo, Landolfi e molti altri. Negli anni della guerra escono Le
meraviglie d'Italia (1939), Gli anni (1943), e la raccolta L'Adalgisa (1944). Nel '50 l'incarico di redattore
dei programmi culturali della Rai viene a migliorare la sua disperata situazione economica. Nel 1953
ottiene il premio Viareggio con Le novelle del Ducato in fiamme; inoltre, sempre nello stesso anno,
l'editore Livio Garzanti lo persuade a portare a termine Quer pasticciaccio brutto de via Merulana
(pubblicato parzialmente su Letteratura dal 1946 al '47), che uscir nel 1957 ottenendo un vasto
consenso di pubblico. Negli anni successivi cresce notevolmente la sua fama. Diviene modello per gli
scrittori della Neoavanguardia; e vengono pubblicate molte sue opere rare o inedite: la raccolta di saggi I
viaggi e la morte (1958), Verso la certosa (1961), la raccolta di novelle Accoppiamenti giudiziosi (1963),
Eros e Priapo (1967), La meccanica (1970), Novella seconda (1971). Ci nonostante non muta il suo
distaccato e traumatico rapporto con il mondo: Gadda continua a vivere nel suo doloroso e tormentato
isolamento fino alla morte, che lo coglie a Roma il 21 maggio 1973.

Riferimenti bibliografici e Approfondimenti:


- La ricerca nel primo cinquantennio di vita dell'Istituto (Stacca)

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9- Fascismo e Liberazione al Politecnico: da Fantoli a
Cassinis:

La prima guerra mondiale aveva evidenziato la carenza tecnica dellItalia e la sua


dipendenza dallestero. Nel dopoguerra nasceva un forte sentimento di nazionalismo e
vengono cos aperti al politecnico nuovi laboratori con finanziamenti dallindustria. Proprio
in questo periodo va ricordato limportantissimo contributo di Giacinto Motta 1, consigliere
delegato della Societ Edison dal 1918, nonch presidente della Fondazione politecnica, (da
lui stesso voluta nel 1925). Motta assicur all'istituzione di cui era stato allievo e presso cui
aveva insegnato fino al 1924 Tecnologie elettriche un sostegno costante e decisivo. Oltre a
garantire gli apporti finanziari specifici della Edison, tramite la Fondazione da lui presieduta
Motta orient verso il Politecnico l'attenzione e l'impegno di altre importanti societ e di
imprenditori lombardi, tra cui citiamo il costruttore Piero Puricelli e dei fratelli Antonio e
Cesare Pesenti (proprietari della Italcementi) grazie ai cui contributi furono rese possibili
nuove strutture nel campo dell'ingegneria stradale e delle costruzioni in cemento armato, e
la famiglia Falck promotrice di nuovi interventi a favore degli insegnamenti di siderurgia.
Un'altra delle istituzioni chiave fu la Cassa di risparmio delle provincie lombarde che
increment notevolmente le proprie erogazioni a partire dal 1924 concedendo aiuti
straordinari che ammontarono a quasi 1 milione e 800 mila lire fra il 1928 e il 1932.

Nel 1926 la direzione del Politecnico pass a Guadenzio Fantoli 2, uomo molto allineato al
regime e considerato adatto a guidare listituzione attraverso questo particolare periodo
storico. A sollecitare la sua nomina al vertice dell'Ateneo fu un'ampia schiera di docenti, che
avanzarono una petizione al Ministro della Pubblica istruzione (organo che in seguito alla
legge Gentile si riservava l'esclusiva competenza in materia). Questa appariva come lunica
via per far ottenere la carica a Fantoli, il cui rapporto col Politecnico non era stato fino
allora di piena ed effettiva appartenenza (nominato honoris causa ordinario di Idraulica
industriale nel 1919, non aveva mai preso servizio). Il RITS (continuer a chiamarsi cos
fino al 1937) stava attraversando una situazione di emergenza, figlia di irregolarit
amministrative, disfunzioni gestionali, inosservanza diffusa dei regolamenti, aspri contrasti

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tra docenti che stavano alterato l'immagine della prestigiosa istituzione milanese (la crisi era
comune a altri atenei italiani, che si trovarono in difficolt in seguito alla guerra e alla
marcata crescita della popolazione studentesca). Fantoli era incaricato di superare
l'emergenza interna, di attuare le nuove riforme, e di guidare il trasferimento dell'Istituto dal
vecchio Palazzo della Canonica in piazza Cavour alla nuova sede di piazza Leonardo da
Vinci (voluta ancora da Colombo circa quindici anni prima, e promossa dallAssociazione
per lo sviluppo dellaltra cultura in Milano). A questi obiettivi si legava poi quello visto
come il pi importante, della fascistizzazione dellistituto, che nelle intenzioni del regime
doveva, farsi portatore dei principi politici del fascismo.
Nella petizione dellottobre 1924, citata precedentemente, si legge: Nessuno come il Prof.
Fantoli riunisce al grande e indiscusso valore scientifico (proprio in uno dei campi di cui fu
cultore insigne il fondatore dell'Istituto Francesco Brioschi) cos alta autorit, estesa
simpatia ed influenza personale, larga pratica tecnica, notevole apprezzamento nel campo
industriale, provato senso direttivo e sicura cognizione dell'ambiente dell'Istituto nel quale si
formato ed al quale poi vissuto a contatto per oltre trentanni, con vivissima sollecitudine,
sebbene senza avervi insegnato ufficialmente.

Unaltra personalit importante che va menzionata fu Giuseppe Belluzzo (vedi riferimento


bibliografico), approdato al fascismo nel 1923, al momento della sua chiamata al governo si
parl, a Milano, di "una vittoria dell'ingegneria" e di un "trionfo", per il Politecnico in cui
Belluzzo s'era formato ed affermato.
Fu prima Ministro dell'Economia nazionale, e nel luglio 1928 venne chiamato a reggere il
dicastero della Pubblica istruzione (primo ingegnere designato per un tale incarico)
Belluzzo svilupp in effetti un'intensa azione diretta a rinnovare e potenziare l'istruzione
tecnico-professionale. Il suo programma di organizzazione industriale e del lavoro era
basato su un produttivismo con forte componente nazionalistica, caratteristico del periodo,
ma anche nello stesso tempo legato alle pi antiche e tradizionali richieste dellambiente
politecnico ed industriale lombardo. Fu anche promotore, d'una pi adeguata e razionale
formazione operaia, che lindustria tecnologicamente non pi alle prime armi richiedeva
adeguatamente preparata. Belluzzo concep cos il progetto di accorpare i vari tipi di scuola
postelementare in un'unica scuola di avviamento tecnico che abituasse gli allievi ad
"apprezzare, con sufficiente approssimazione, il mondo in cui vivono", orientando al tempo
- 71 -
stesso le loro attitudini "verso un'attivit pratica col massimo rendimento possibile", ma
senza escludere l'eventualit per loro di proseguire ulteriormente i propri studi, una volta
superato il triennio in questione. Ipotizz inoltre una modifica alla precedente riforma
3
Gentile sulla struttura del liceo scientifico, contro la quale scese apertamente in campo
presso Mussolini lo stesso Gentile, deciso a non lasciar stravolgere e snaturare la propria
riforma. Il tentativo di Belluzzo fall nel giro di pochi mesi. La nuova scuola preconizzata
da Belluzzo nacque, ma in forma di scuola di avviamento al lavoro e con limitazioni
notevoli, e senza la possibilit di dar adito a successivi corsi di studi. Nel settembre 1929
Belluzzo venne sostituito con il filosofo Balbino Giuliano.
Uscito di scena Belluzzo, Fantoli si trov cos abbastanza presto nella condizione di non
poter pi contare per le sorti del Politecnico sull'appoggio diretto del titolare della Pubblica
istruzione.

Tuttavia le aspettative dei sostenitori di Fantoli non andarono deluse sia sul piano della
riorganizzazione e dello sviluppo dell'istituzione, sia su quello della sua politicizzazione.

Dopo 6 anni di rettorato, Fantoli decise di lasciare il suo incarico (incarico che non consider
mai importantissimo anche se ci si dedic con molto impegno), convinto di aver svolto il
lavoro assegnatogli, come si legge nella sua lettera al ministero: Appunto perch tutto ora
tranquillo, perch sono superate le pi gravi questioni di vita finanziaria del grande Ente,
perch stroncata l'unica triste bega interna, perch molto buon cammino didattico si fatto
ed altro si preparato, sento il desiderio di ritirarmi, anche per ragioni di salute e anche
perch forte il richiamo al lavoro tecnico ed alla ricerca scientifica che sono, malgrado gli
anni molti, bisogno materiale e intatta passione per me. Non credo la mia una interruzione
intempestiva. Non oso ricordare che ho dati questi sei anni di intensa opera per purissimo
dovere di cittadino, per profondo immutato affetto al nostro Politecnico: e con qualche bene
per lo stesso, che allo scorcio del 1925 aveva poco pi della sua antica tradizione.

Dimissioni che non furono per accolte e Fantoli dovette rimanere in carica fino al 1940
(anno della sua morte).

In seguito al trasferimento nella nuova sede (avvenuto alla fine del 27), le strutture del
Politecnico registrarono un forte sviluppo, nel 34 oltre 1.100 allievi seguivano i corsi

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d'Ingegneria (civile, meccanica, elettrotecnica e chimica), i corsi di Architettura e quelli di
perfezionamento.

Notevoli furono anche i risultati conseguiti nell'ambito della ricerca, specialmente nei settori
della chimica, della topografia, dell'idraulica vennero raggiunti obiettivi di particolare
importanza, anche se i vincoli autarchici e il nazionalismo culturale del periodo limitarono le
possibilit di sviluppo.

Quanto all'irreggimentazione politica degli studenti, Fantoli poteva affermare, con il


compiacimento dell'uomo di regime, che al termine dellanno accademico 1933-34 circa il
90% degli allievi erano iscritti al Guf 4, ampia era pure la partecipazione ai littoriali, come ai
ranghi della milizia. Continuava invece ad essere scarsa la partecipazione alle lezioni
d'Italiano e d'italianit, che secondo Fantoli avrebbero dovuto completare la formazione dei
futuri ingegneri, riscaldandone la spiritualit alla fiamma dei valori nazionali espressi dal
multiforme genio italico, sia politico, sia artistico, sia letterario.

Il programma di integrale fascistizzazione dell'universit perseguito dal regime negli anni


Trenta trov in Fantoli un convinto realizzatore.

Nel 1938, si cominci ad avvertire una prima contraddizione, nel suo deciso attaccamento al
regime, dovendo infatti applicare le leggi razziali, Fantoli cercher anche di salvare alcuni
alunni dicendo che non cera modo, dai documenti, di accertare la loro appartenenza alla
razza ebraica. Ma alcuni mesi dopo fu costretto a prendere i provvedimenti richiesti dal
regime che prevedevano la sospensione di circa dieci docenti e assistenti, tra i quali
Michelangelo Bhm e Camillo Levi, poi morti in campo di concentramento.
Il caso pi eclatante fu quello di Mario Giacomo Levi, che dovette abbandonare
listituzione per motivi razziali, anche se era aveva fino ad allora collaborato col regime per
il raggiungimento degli obiettivi nazionali. Fantoli mostr turbamento e non manc di
manifestarlo, rendendo pubblico omaggio al docente esimio di raro merito e ai suoi
undici anni di esemplare attivit scientifica e tecnica svolta presso il Politecnico di
Milano.
La morte, avvenuta all'inizio del 1940, gli evit di assistere al crollo dei tanti miti che aveva
contribuito a diffondere e in cui fino allora aveva creduto.

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Alla scomparsa di Fantoli la successione and a Carlo Isnardo Azimonti, ordinario di
Costruzioni stradali e ferroviarie e vicedirettore del Politecnico dal 1926 al 1936. Venuto a
mancare anche Azimonti, nel gennaio 1944, il Collegio dei professori indic formalmente e
5
unanimemente al Ministero il nome di Gino Cassinis (contrariamente a quanto stabilito
dalla norma vigente che prevedeva la nomina di una terna di nominativi fra cui scegliere),
Cassinis rester poi rettore fino al 1960 (quando abbandoner per raggiunti limiti det).

Cassinis accett la carica per senso del dovere, ripromettendosi di essere utile a studenti e
personale e di avvalersi della sua autorit a tutela del Politecnico, ma si rifiut di prestare
giuramento a quello che nel suo diario defin lo pseudo governo di Sal 6.
Il sostegno del nuovo rettore a favore dei suoi studenti ci fu fin da subito, cerc persino di
esentarli dal servizio militare (diritto riconosciuto agli studenti di medicina) segnalando al
ministero limportanza per lo stato di avere a disposizione tecnici ben preparati sia per le
evenienze belliche che per il dopoguerra, ma la sua richiesta non fu accettata.
Nel periodo dell'occupazione tedesca, Cassinis difese l'Ateneo senza far trasparire
particolari proteste o forme di dissenso, consentendo agli studenti non in regola con il
servizio militare di sostenere gli esami, intervenendo presso le autorit tedesche e italiane
per ottenere permessi, generi di prima necessit, materie prime, combustibile. Riusc a
salvaguardare macchinare e collezioni scientifiche modificando linventario (si salv tutto
tranne un macchinario per la produzione di aria liquida che fu consegnato ai tedeschi, dopo
opportuni interventi che ne sabotarono il funzionamento).
Nel corso del 1944, con il tacito appoggio di Cassinis, l'Ateneo divenne un centro di
cospirazione ove si preparava linsurrezione, erano nascoste armi e installata persino una
centrale telefonica, venne costituita una Squadra di Azione partigiana. Il 27 settembre 1944,
in seguito alla scoperta di un deposito di armi, praticamente sotto l'ufficio di Cassinis, le
Brigate Nere operarono una serie di arresti, che misteriosamente si risolse con il rilascio
degli arrestati.

Fra i docenti che maggiormente si impegnarono nella lotta contro il fascismo e nella
Resistenza va ricordato Mario Alberto Rollier (all'epoca aiuto di chimica organica, nel 1944
venne chiamato da Ferruccio Parri a far parte del Comando regionale del Corpo volontari
- 74 -
della libert: in concomitanza con questo incarico lasci il Politecnico, chiedendo
un'aspettativa per motivi di famiglia. Cassinis, a conoscenza delle reali intenzioni di
Rollier, concesse il nulla osta. Entrato cos in clandestinit, Rollier, che operava sotto il
nome di Adami, funse da collegamento fra il Comando Piazza CVL e il CLN 7 di Milano
e, il 25 aprile, sar lui a rendere esecutivo l'ordine di Farri di insorgere), Gianfranco Mattei
(nell'autunno del 1943, si un alle prime bande partigiane che si andavano formando nel
lecchese, e poco dopo, con Giorgio Lab, raggiunse Roma date le sue specifiche
competenze nel campo degli esplosivi. Arrestato insieme a Lab, nel febbraio del 44 in
seguito a delazione, e ferocemente torturato, si assunse ogni responsabilt e si uccise in
prigione sperando, di salvare il compagno. Giorgio Lab, nonostante l'autoaccusa
dell'amico, fu torturato, e fucilato poche settimane dopo).

Al momento dell'armistizio (8 settembre 44), molti studenti del Politecnico erano o sotto le
armi o in procinto di essere chiamati a prestare servizio militare; i primi dovevano scegliere
se fuggire o arrendersi ai tedeschi, mentre gli altri potevano optare per l'arruolamento o per
la clandestinit (unendosi ai gruppi partigiani o rifugiandosi in Svizzera

Altri studenti combatterono in Val d'Ossola e difesero quella che poi, tra il settembre e
l'ottobre del 44, sar la Repubblica libera dell'Ossola. Ricordiamo Filippo Maria Beltrami
(cadr in Val d'Ossola e sar una delle medaglie d'oro della Resistenza) e Federico
Marescotti (quando la Repubblica cadde sotto l'offensiva nazifascista, si spost con i
compagni verso la Svizzera ma fu colpito a morte nell'ultima battaglia, prima di
raggiungere il confine).

Altri studenti parteciparono a gruppi partigiani, ricordiamo Luigi Ganzanelli ( il tenente


Gino, fu denunziato da una spia, arrestato e condannato a morte, riusc a fuggire e riprese
l'attivit partigiana fino al 7 maggio 1944, quando cadeva in un'imboscata), Carlo Cerini
(medaglia d'oro, dopo aver combattuto i tedeschi a capo del suo reparto ed essere stato
ferito, arrestato e duramente interrogato, cadeva nei pressi di Innsbruck mentre tentava la
fuga).

- 75 -
Tra i deportati per motivi politici che morirono in campo di concentramento ricordiamo
Antonio De Finetti (deceduto nel campo di Hersbruck nel dicembre 1944) e Mario Bobbio (
morto a Mauthausen nel maggio 1945).

Nel settembre '43 si registr un grande esodo verso la Svizzera, non soltanto studenti e
antifascisti ma anche fascisti che di fronte alla proclamazione della Repubblica d Sal non
si riconobbero pi nel regime.
Gli studenti furono accolto in campi di internamento, le autorit svizzere riconobbero
limportanza futura che questi avrebbero avuto per lItalia postbellica e, accanto ad un aiuto
di tipo materiale, fu prevista la costituire di campi universitari, in cui organizzare corsi di
cultura, conferenze, seminari, atti ad abituare questi giovani, cresciuti ed educati sotto il
Regime, in scuole di Regime, alla libera discussione, al confronto, all'esposizione delle
proprie opinioni. Gli studenti di discipline tecniche venivano indirizzati a Losanna dove tra
gli altri insegnava Mario Giacomo Levi, e altri ingegneri (Agostino Bergamasco e Modesto
Ded) e architetti (Ernesto Rogers) italiani.

Il 25 aprile 1945 avvenne la Liberazione che a Milano era stata preparata dal CNL, dal
CNLAI (che aveva anche lincarico di procedere alle nomine per diversi incarichi cittadini
tra cui anche i direttori delle universit), e dal Comando Piazza di Milano.

Per quanto riguarda il Politecnico, la prima proposta del CNLAI fu quella di nominare
Henry Molinari (allontanatosi dal Politecnico nel 32 per non aver prestato giuramento,
aveva poi collaborato con i gruppi partigiani, soprattutto occupandosi della salvaguardia
degli impianti industriali). A seguito di questa nomina si costitu un comitato a favore di
Cassinis, la situazione fu risolta da Molinari che nobilmente ritir la sua disponibilit, e
Cassinis fu confermato. Successivamente il governo italiano ratific la pratica dell'elezione
democratica, il Collegio dei professori di ruolo del Politecnico all'unanimit design
Cassinis (che fu quindi il primo rettore ad essere eletto democraticamente), che come gi
detto manterr lincarico fino al 1960.

- 76 -
Quadro storico:
- LItalia dal fascismo alla liberazione:
Il passaggio dallo stato parlamentare al regime totalitario avvenne nei quattro anni successivi. Diverse
furono le tappe in questa direzione: nel 1922 la formazione del Gran Consiglio del fascismo, un
organismo che raccoglieva i capi del partito e che doveva rappresentare il legame tra questo e il governo;
nel 1923 le leggi che limitavano la libert di stampa, per mettere a tacere le opposizioni e utilizzare i
giornali come strumenti di propaganda; nello stesso anno fu presentata la modifica del sistema elettorale
(legge Acerbo) per garantire alla lista governativa la maggioranza dei deputati. L'ultima prova di forza si
comp con l'assassinio di Giacomo Matteotti, deputato socialista che aveva osato denunciare in un
discorso al Parlamento le violenze e i brogli commessi dai fascisti nelle elezioni politiche del 1924. Pochi
giorni dopo Matteotti veniva rapito e ucciso dai fascisti (giugno 1924). Nel paese si lev la richiesta delle
dimissioni di Mussolini, mentre la maggioranza dei deputati antifascisti abbandon per protesta i lavori
del Parlamento (la "secessione dell'Aventino"). Mussolini sal alla tribuna della Camera (3 gennaio 1925) e
si assunse la piena responsabilit delle illegalit fasciste, dimostrando cos di non temere la sfida
dell'antifascismo. Contemporaneamente esautor il Parlamento e proclam la transizione dallo stato
liberale a quello totalitario. I passi successivi comportarono l'allontanamento dal governo prima dei
cattolici, poi dei liberali. Con la legislazione antiliberale del 1925-26 fu realizzato lo stato totalitario:
furono sciolte le opposizioni, espulsi dalla Camera i deputati antifascisti, vietato lo sciopero, messi al
bando i sindacati; fu approvata una nuova legge elettorale che prevedeva una lista unica, governativa; fu
introdotta la pena di morte e istituito il Tribunale speciale per la difesa dello stato, incaricato di reprimere
ogni forma di dissenso. Un importante successo fu conseguito dal fascismo nel 1929 con la firma dei Patti
lateranensi, che chiudevano il conflitto tra stato italiano e Chiesa cattolica, insorto nel 1870: lo stato
italiano riconosceva il Vaticano come stato indipendente e la Chiesa otteneva che il cattolicesimo fosse
dichiarato religione ufficiale. La crisi economica, successiva al 1929, indusse il governo a contrapporre
misure di difesa della produzione nazionale, all'insegna dell'autarchia. Fu varato un piano di opere
pubbliche e di risanamento dell'agricoltura (bonifica delle paludi pontine, fondazione di citt rurali,
prosecuzione della campagna per aumentare la produzione del grano inaugurata nel 1926). Nel settore
industriale si sperimentarono nuove forme di intervento statale con la fondazione dell'IRI (Istituto per la
ricostruzione industriale), un ente finanziato dallo stato allo scopo di salvare le banche e le industrie che
erano sull'orlo del fallimento. Le relazioni sindacali e industriali furono regolate dalle Corporazioni, create
nel 1933, alle quali erano obbligatoriamente associate le diverse figure della produzione. La politica
sociale del fascismo ebbe in quegli anni sviluppi importanti, con le pensioni per gli operai, la settimana di
quaranta ore, il sabato festivo, le ferie obbligatorie, il dopolavoro per i dipendenti, l'assistenza alla
maternit e all'infanzia. La politica culturale tent di orientare gli italiani secondo i valori ritenuti consoni
alle tradizioni nazionali e fasciste. I giovani venivano addestrati alla disciplina, all'esercizio della forza
fisica e al senso dell'obbedienza, attraverso manifestazioni sportive e sfilate simili alle parate militari.
Stampa, cinema e radio furono soggetti non solo alla censura passiva, con cui si vietava la circolazione di
notizie che potessero danneggiare l'immagine del fascismo, ma anche a un'azione attiva condotta da un
apposito organismo burocratico, il Ministero della cultura popolare (Minculpop). Con strumenti polizieschi
furono messi a tacere gli oppositori: molti antifascisti emigrarono all'estero, in particolare a Parigi, dove si
organizzarono in associazioni come Giustizia e Libert, centro della cultura liberale e socialista che ebbe
in Carlo Rosselli il suo principale animatore, prima che venisse assassinato nel 1937 insieme con il fratello
per ordine dei capi fascisti. Migliaia di oppositori in maggioranza socialisti e comunisti , intellettuali,
artisti, subirono pesanti condanne al carcere e al confino per reati di opinione o per attivit
antigovernativa. In politica estera per oltre un decennio Mussolini rispett gli accordi di pace firmati nel
1919. Nel 1935 si verific la svolta, con la guerra d'Etiopia, che si concluse nel maggio del 1936, e in
seguito alla quale Mussolini proclam la nascita dell'impero dell'Africa orientale italiana (AOI), la cui
corona fu assunta da Vittorio Emanuele III. Dopo l'impresa africana il regime fascista si trov avversato,
seppure in forme blande, dalla Societ delle Nazioni e contemporaneamente fu attratto nell'orbita
tedesca: con Adolf Hitler Mussolini firm un'intesa (l'asse Roma-Berlino) che port il governo fascista a
intervenire nella guerra civile spagnola a fianco dei tedeschi. L'avvicinamento alla Germania nazista
divenne totale nel 1938, anno in cui furono emanate le leggi "per la difesa della razza" (1 settembre e
10 novembre): gli ebrei italiani (circa 70.000 persone) si videro messi al bando dalla pubblica
amministrazione, dalla scuola, dall'esercito. Nello stesso anno fu avviata una campagna di
militarizzazione, che port all'invasione dell'Albania (1939). Allo scoppio della seconda guerra mondiale,
Mussolini proclam inizialmente lo stato di non belligeranza, ma di fronte ai successi di Hitler decise
l'intervento a fianco della Germania (10 giugno 1940) nella speranza di conseguirne vantaggi
internazionali. Le prime operazioni militari si svolsero in aree marginali del conflitto (Sudest della Francia,
Grecia), ma l'esercito apparve del tutto impreparato a sostenere uno scontro nel quale ovunque
contavano i grandi mezzi aeronavali e le dimensioni strategiche intercontinentali. Diverse sconfitte, sia sui
fronti balcanico e africano sia in mare, e la disastrosa partecipazione alla campagna di Russia portarono
al tracollo militare. Nel luglio del 1943, gli angloamericani sbarcarono in Sicilia: il 25 luglio 1943 il re

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esautor Mussolini, messo in minoranza nell'ultima seduta del Gran Consiglio del fascismo, e lo fece
arrestare. L'evento segn il crollo del regime fascista, i cui esponenti pi oltranzisti costituirono la
Repubblica sociale italiana (conosciuta anche come Repubblica di Sal). Gli Alleati, intanto, risalivano la
penisola scontrandosi in duri combattimenti con le forze tedesche; al nord, gli uomini della Resistenza si
battevano contro i fascisti "repubblichini" e i tedeschi. La morte di Mussolini, giustiziato il 28 aprile 1945
dai partigiani, segn la definitiva scomparsa del fascismo come regime di governo. Alla fine della guerra
in Italia venne ripristinata la democrazia. Il 2 giugno 1946 si svolse un referendum sulla forma dello stato
(monarchia o repubblica) e a esso fu associata l'elezione dei rappresentanti all'assemblea costituente,
incaricata di redigere una nuova Costituzione. Le votazioni a suffragio universale (per la prima volta in
Italia votavano anche le donne) videro la vittoria della repubblica con il 54% dei voti. Per le
rappresentanze all'assemblea costituente la grande maggioranza dei voti and alla Democrazia Cristiana
(DC), erede del Partito popolare di don Sturzo, capeggiata da Alcide De Gasperi; al Partito socialista
italiano (PSI) di unit proletaria, divenuto in seguito Partito socialista, guidato da Pietro Nenni; e al
Partito comunista italiano (PCI) guidato da Palmiro Togliatti. Questi e altri partiti minori, tra i quali il
Partito repubblicano italiano (PRI) e il Partito liberale italiano (PLI), che a quel tempo aveva alla
presidenza Benedetto Croce e tra i suoi esponenti di rilievo Luigi Einaudi, collaborarono alla stesura della
Costituzione italiana, che fiss i lineamenti istituzionali dello stato. Intanto i confini nazionali furono
ritoccati dalla conferenza di pace per decisione delle quattro potenze vincitrici della guerra: Francia, Gran
Bretagna, Stati Uniti e Unione Sovietica. L'Italia perse l'Istria, Fiume, Zara, le isole della Dalmazia e
alcuni territori alla frontiera con la Francia (Briga, Tenda e altre zone di piccola estensione), mentre la
citt di Trieste fu sottoposta a un'amministrazione internazionale.

Note:

1- Giacinto Motta:
La vita di Giacinto Motta attraversa un periodo di
grande progresso economico e sociale dellItalia,
unepoca durante la quale un paese giunto tardi
allunificazione nazionale si trasformato in
profondit, scegliendo consapevolmente e non
senza traumi il non facile cammino verso
lindustrializzazione. La nascita di una nuova Italia
industriale ha poggiato su molti fattori, alcuni di pi
antica sedimentazione, altri di impianto pi recente,
ma non per questo privi di contatti, pi o meno
profondi, con unaltra tradizione, quella scientifica,
specialmente di impostazione empirica. Motta stato
un uomo importante di quella Italia che, vogliosa, si
lanciava verso la modernit, una modernit
concreta, legata alla scienza, alla tecnologia,
soprattutto a quella elettrica. Cosciente del proprio
destino di paese privo di molte materie prime e
specialmente di quelle che garantivano labbandono
di regimi economico-demografici di difficile se non drammatico equilibrio (carbone, ferro, cotone, lana,
ecc.), eppure consapevole delle strade che si potevano aprire con un uso appropriato delle risorse
idrauliche a disposizione, che faranno di questo paese uno dei pi ricchi e talentuosi nello sfruttamento
idroelettrico, lItalia intraprese con determinazione la non facile strada dello sviluppo industriale. La
rottura di equilibri economico-sociali consolidati e la pi lenta, ma non meno indolore, modificazione degli
assetti in campo politico si accompagnarono allemergere di una corposa fascia di imprenditori, tecnici,
professionisti, che spesso avevano alle spalle una formazione superiore e talvolta anche universitaria, nei
Politecnici, nuovi centri di irradiazione di un sapere che si faceva pratico, che si confrontava
quotidianamente con i nuovi apporti delle ricerche scientifiche e tecnologiche. Motta stato parte
integrante di tutto questo processo, anzi, si rivelato come uno dei protagonisti indiscussi. I suoi
venticinque anni alla guida della Edison, dalla Prima guerra mondiale allinizio della Seconda, si
assommano ai quindici anni precedenti durante i quali si affinarono le sue elevate doti di tecnico dei
problemi dapprima telefonici e poi elettrici, ma si mescolano di continuo anche con una non meno lunga
carriera universitaria al Politecnico di Milano, che non intralci mai lattivit professionale, venendone
semmai arricchita e trasferendole, daltro canto, tutte quelle sensibilit ed attenzioni che potevano
derivare da un costante rapporto con il mondo della ricerca e dellinsegnamento universitario, a cui egli
rinunci solo nel 1922, dopo oltre venticinque anni, ed unicamente per lincapacit di reggere, almeno in
quellambiente fatto di giovani desiderosi di apprendere, il dolore lacerante ed incommensurabile della
morte del primogenito. Maestro apprezzato dai suoi studenti, che in tanti casi divennero poi suoi valenti

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collaboratori, fu sempre capace di trasmettere a chi lo seguiva lungo la strada degli studi di elettrotecnica
conoscenze originali, che derivavano da esperienze pratiche, discendenti a loro volta dalle sue attivit
come libero professionista dellItalia liberale che si attrezzava a diventare un paese industriale, puntando
con decisione sullelettrificazione delle attivit produttive. Ma anche personalit di grandi principi, etici e
morali, su tutti la lealt e lamicizia, che si sforz di applicare in tutti i contesti in cui oper.
Rappresentante di una borghesia delle professioni liberali che era venuta formandosi nellItalia di inizio
secolo, accompagnando la propria crescita economica e di status con aperture di interesse verso quanto
veniva proponendo un ambiente culturale anchesso in tumultuosa trasformazione, Motta fece
profondamente propri i principi e le idee politiche ed istituzionali dellItalia liberale. Come molti altri
rappresentanti di questi ceti ader con entusiasmo e con partecipazione alle scelte che portarono lItalia in
guerra, allinsegna del completamento del disegno risorgimentale. Il clima della battaglia politica del
dopoguerra lo port a sposare posizioni di maggiore intransigenza e di chiusura, che si richiamavano ai
valori dellordine, della patria, della famiglia, ma non per questo abbandon il proprio radicato
attaccamento al liberalismo. Sebbene ne avesse colto fin dallinizio i tratti illiberali e antidemocratici,
accett il regime come lunico strumento per combattere la sovversione, ma non nascose, talvolta anche
pubblicamente, la sua avversione nei confronti dei metodi incivili e violenti che esso introdusse nella
battaglia politica. Insofferente nei confronti di molte liturgie fasciste, fu tuttavia deputato (spesso
assente, soprattutto in alcuni dei momenti topici della storia parlamentare del periodo) di una Camera
fascistizzata, venendo ad una sorta di rappacificazione con Mussolini, soprattutto alla luce del compito
maggiore e prioritario che gli era stato affidato alla fine della guerra: la guida della Edison, il pi grande
gruppo elettrico italiano, che egli trasform, durante il quarto di secolo in cui lo diresse, nella principale
societ anonima italiana. Una certa accezione dei valori liberali Motta la rivers pure nel proprio lavoro,
nel governo delle imprese che importanti famiglie milanesi, dai Pirelli ai Feltrinelli ai Borletti, gli chiesero
di amministrare. Uno dei primi in Italia che possa a pieno titolo essere definito un manager, Motta
introdusse in un mondo per definizione elitario, come era la comunit del mondo degli affari, modelli
comportamentali che ne esaltavano il senso di responsabilit nei confronti di quanti gli avevano affidato
incarichi dirigenziali, ma proprio perch intese in tal modo quel lavoro volle inserirvi anche criteri di
trasparenza nella conduzione delle proprie attivit in campo economico, che peraltro non sempre vennero
apprezzati, neanche da parte di chi doveva salutarne ladozione come uno strumento di controllo
sulloperato del manager stesso. Nonostante operasse in un settore, quello della produzione e
distribuzione dellelettricit, non certo tra i pi adatti a cogliere i mutamenti in atto nel corpo economico e
sociale, per il fatto di agire in un comparto nel quale il confronto-scontro tra capitale e lavoro fu sempre
alquanto contenuto, fu invece attento osservatore delle trasformazioni della societ del periodo tra le due
guerre in societ di massa. E, tuttavia, si potrebbe anzi affermare che proprio per il fatto di operare nel
mondo delle public utilities seppe capire meglio certi segnali che provenivano da un tessuto sociale che,
in Italia come altrove, desiderava accedere a modelli di consumo, a standard di vita che richiamavano,
seppure in maniera confusa, un bisogno di cambiamento cui aspiravano milioni di persone. Negli anni tra
le due guerre, in Europa, gli ingegneri hanno rappresentato non solo la spina dorsale del processo di
irrobustimento delle economie del Vecchio Continente, ma anche i migliori interpreti di quellansia di
comprensione dei processi in atto. Motta ne stato interprete autentico, fornito comera di quelle doti
la razionalit e lapproccio pratico, concreto ai piccoli e ai grandi problemi di cui proprio gli ingegneri
erano abbondantemente forniti e che, volenti o meno, finivano per applicare meccanicamente e con
risultati talvolta catastrofici anche alla loro dimensione privata. Uomo severo, talvolta molto duro nei
confronti delle manchevolezze altrui, specie nel lavoro (e che non nascondeva per le proprie origini
contadine, addebitando loro proprio quella certa sua rudezza), inflessibile nei principi, eppure pronto ad
offrire una seconda occasione a chi stimava, Motta fu uomo di cultura raffinata. Spinto forse proprio dal
ruolo di capo indiscusso che ricopriva (per meriti acquisiti sul campo, arrivando a lavorare anche dieci,
dodici ore al giorno, per preparare e presiedere riunioni, per progettare programmi e guidare
quotidianamente la Edison), Motta si interess parecchio di storia e soprattutto dei grandi personaggi
della storia, fossero essi dei politici, dei filosofi o dei musicisti. Coltiv con amore interessi letterari molto
variegati, ma con una esplicita predilezione per la cultura e la letteratura francese che lesse
regolarmente, affinando a tal punto le sue conoscenze di quella lingua allora la lingua delle classi colte,
oltre che della diplomazia da usarla nelle sue lettere per colorare di espressioni pi eleganti una prosa
che, quasi sempre, era messa al servizio delle problematiche tecniche e finanziarie, specifiche della
gestione di un grande gruppo industriale e finanziario. E leggere in francese sia la letteratura di quel
paese sia quella di altri paesi europei (tradotta in quella lingua) era cosa probabilmente non comune, in
assoluto e certamente nel mondo imprenditoriale e manageriale italiano di quel periodo, ma era forse
anche uno strumento di affrancamento da una sorta di cappa culturale entro cui, tolte alcune eccezioni, il
regime aveva progressivamente avviluppato il paese. I suoi libri, spesso sottolineati ed annotati a
margine con commenti di varia natura, sono oggi conservati per la gran parte nella villa di Orta San
Giulio, dove Motta mor nel dicembre del 1943.

(Giacinto Motta - Un ingegnere alla testa del capitalismo il libro scaricabile gratuitamente dal sito www.enel.it)

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2- Gaudenzio Fantoli:
(Milano, 4 luglio 1867; 15 gennaio 1940) Gaudenzio
Fantoli, scienziato, umanista e senatore del Regno,
nacque da famiglia di chiare origini verbanesi. I Fantoli
sono infatti nativi di Rovegro, piccolo paese della Val
Grande. Laureatosi in Ingegneria nel 1890 presso il
Politecnico di Milano, intraprese una carriera
universitaria di indubbia fama. Fu prima docente e poi
rettore del Politecnico milanese dal 1926 al 1940,
distinguendosi soprattutto nel campo dellidraulica
fisica. Ampli e perfezion laboratori, istituzioni ed
attrezzature del Politecnico di Milano (ancor oggi un
laboratorio a lui intitolato). Molti i titoli professionali
e accademici: Socio corrispondente dellAccademia dei
Lincei (4 luglio 1910); Membro del Consiglio superiore
delle acque (febbraio 1917); Membro effettivo
dellIstituto lombardo di scienze, lettere ed arti (21
gennaio 1917); Socio nazionale della Accademia dei
Lincei (29 settembre 1921); Socio nazionale della
Societ italiana delle scienze, detta dei XL (5 giugno
1922); Socio corrispondente dellAccademia delle
scienze di Torino (1922); Membro della Commissione
dinchiesta tecnica sui canali demaniali (1922); Membro
della Commissione ministeriale per la navigazione
interna; Membro della Commissione reale per il Po;
Membro del Consiglio superiore dei lavori pubblici.
Innumerevoli anche le Onorificenze: Cavaliere
dellOrdine della Corona dItalia 22 aprile 1909; Commendatore dellOrdine della Corona dItalia 25 luglio
1918; Grande ufficiale dellOrdine della Corona dItalia 5 aprile 1925; Gran cordone dellOrdine della
Corona dItalia 17 aprile 1930; Cavaliere dellOrdine dei S.S. Maurizio e Lazzaro 6 dicembre 1934.
Nominato Senatore del Regno il 22 dicembre del 1928, fu membro della Commissione di finanze dal 1
maggio 1934 al 2 marzo 1939. Dopo la sua morte fu cos ricordato dal Presidente del Senato Giacomo
Suardo: ...nella sua vita di maestro fuse la passione degli studi alle virt civili (...). Principe delle
discipline idrauliche, scienziato e ingegnere di salda cultura e dottrina, socio nazionale dei Lincei e della
Societ delle Scienze, Gaudenzio Fantoli fece del sapere una forza viva. Milite devoto ed entusiasta del
Duce, della cui personalit sent vivo il richiamo sin dalla vigilia, dinamico e costruttivo come cittadino e
come fascista, fu vicino ai giovani che form a migliaia nel Politecnico di Milano, portato sotto la sua
direzione a continui progressi. (Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 6 maggio 1940). E
sepolto nel cimitero di Miazzina, con la moglie Maria Massera.

3- Giovanni Gentile:
(Castelvetrano, Trapani 1875 - Firenze 1944), filosofo e uomo politico italiano. Dopo aver studiato presso
la Scuola normale di Pisa, fu docente di storia della filosofia presso le universit di Palermo, di Pisa e di
Roma. Tra il 1903 e il 1920 fu condirettore con Benedetto Croce della prestigiosa rivista filosofica "La
Critica", ma in seguito fond, in aperta divergenza nei confronti dell'idealismo crociano, il "Giornale critico
della filosofia italiana". Allavvento del fascismo ader al nuovo regime e divenne ministro della Pubblica
Istruzione, promuovendo, nel 1923, la riforma della scuola italiana che porta il suo nome. Fu proprio
questa adesione al fascismo a determinare la rottura della sua collaborazione con Croce: mentre questi
diventava il punto di riferimento di tutti gli intellettuali contrari al regime, Gentile redasse un Manifesto
degli intellettuali del fascismo (1925) e ricopr, negli anni, cariche di prestigio, da quella di presidente
dellEnciclopedia italiana a quella di rettore della Scuola normale di Pisa, da quella di membro del Gran
Consiglio del fascismo a quella di senatore del Regno. Ader nel 1943, dopo il crollo del regime fascista,
alla Repubblica sociale italiana governata da Mussolini. Fu ucciso a Firenze per mano dei partigiani il 15
aprile 1944. Muovendo dalla lezione del filosofo neohegeliano Bertrando Spaventa (alla cui dottrina si
ispira lopera del 1898 Rosmini e Gioberti), Gentile sviluppa la sua riflessione in direzione di una riforma
della dialettica hegeliana; ma il suo pensiero anche influenzato dalla lettura di Marx (La filosofia di
Marx, 1899), che egli interpreta come una integrale filosofia della prassi, secondo la quale la realt va
concepita come una produzione soggettiva delluomo; questa, tuttavia, non pu essere intesa
materialisticamente, come voleva il fondatore del materialismo storico. La riforma dellidealismo
hegeliano perseguita da Gentile consiste nel tentativo di risolvere nellatto dello spirito (donde la
denominazione di attualismo per la sua filosofia) ogni determinazione dialettica dellAssoluto, negando
la trascendenza dellIdea e della natura. Per Gentile, reale solo il pensiero nella sua attualit, cio
latto puro del pensiero che pensa: ogni aspetto delloggettivit non sussiste al di fuori dellatto del
pensiero; o meglio, sussiste solo in quanto prodotto dellattivit stessa dellIo trascendentale, che deve

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oggettivarsi per potersi nuovamente affermare come soggetto. Larte costituisce per Gentile lesaltazione
della pura soggettivit, il sentimento che lIo trascendentale ha nella sua soggettivit, mentre la religione
rappresenta latto mediante cui il soggetto dimentica se stesso in un oggetto assoluto (Dio), giungendo a
una negazione della propria libert. Particolare rilievo assume, nella filosofia di Gentile, la dottrina del
diritto e dello stato. Egli procede a una identificazione della sfera del diritto (e quindi dello stato) con la
morale (e quindi con la sfera dellindividuo e della sua interiorit), della sfera pubblica con la sfera
privata: ci significa che lindividuo trova la propria libert solo nello stato, in quanto incarnazione della
morale. Con questa dottrina dello stato etico Gentile diede basi filosofiche alla concezione dello stato
totalitario, propria del fascismo. In campo pedagogico Gentile sostenne la dottrina delleducazione come
autoeducazione e come unit vivente, nellatto educativo, di maestro e discepolo. Leducazione consiste
nel rapporto spirituale fra maestro e allievo, in cui lautorit del primo garantisce al secondo lattualit
dello spirito, che lessenza stessa della libert. Nel Sommario di pedagogia come scienza filosofica
affermava: lautorit delleducatore diventa la libert dellalunno. Sul piano pedagogico, le innovazioni
formulate da Gentile si tradussero nella riforma della scuola italiana varata nel 1923.

Riforma Gentile:
Legge di riforma della scuola italiana, varata nel 1923 da Giovanni Gentile. Il testo della legge conservava
molti dei tratti essenziali delle precedenti leggi di riforma della scuola, in particolare la legge Casati
(1859). Elementi essenziali di questa riforma furono la libert di insegnamento e l'esame di stato. La
libert di insegnamento consentiva il libero sviluppo dell'iniziativa scolastica e, quindi, concedeva alla
scuola privata condizioni di parit rispetto a quella pubblica; d'altro canto, con l'esame di stato, lo stato si
garantiva un reale controllo sulla qualit dell'insegnamento. In questo modo, la riforma cominci a
gettare le basi dei rapporti tra stato e scuole private, che in parte furono formalizzati nel Concordato tra
stato e Chiesa cattolica nel 1929. La riforma rinnov inoltre radicalmente l'insegnamento di ogni ordine e
grado di scuola. Tra i punti pi importanti della legge si ricordano: il collocamento della scuola materna
alle dipendenze del ministero della Pubblica istruzione (ferma restando la possibilit dei privati di curarne
l'organizzazione) e l'istituzione di un apposito programma, in quanto grado preparatorio alla scuola
elementare; l'innalzamento dell'obbligo scolastico al corso triennale di avviamento professionale; la
riorganizzazione della scuola superiore e la creazione del liceo scientifico e dell'istituto magistrale, scuole
equiparate al liceo classico; l'indirizzo pi specificamente professionale conferito ai programmi degli
istituti tecnici. Ebbe, invece, scarsa influenza sull'istruzione universitaria. I programmi scolastici previsti
dalla riforma Gentile, pur fortemente influenzati dalla cultura dell'epoca, grazie ad alcuni aspetti
fortemente innovativi della legge stessa sono rimasti per molti anni invariati.

4- GUF:
Gruppi universitari fascisti o GUF Associazioni fondate nel 1927 allo scopo di inquadrare secondo i principi
del fascismo la giovent universitaria italiana; erano istituiti in ogni provincia e dipendevano dal Partito
nazionale fascista, che per molti anni ne affid la direzione a Carlo Scorza, il cui nome ricordato tra i
responsabili della seconda mortale aggressione al deputato liberale Giovanni Amendola. Nella fase di
consolidamento del regime i GUF si proposero di agire come autorit ideologica del regime: nel loro
ambito sorse la Scuola di mistica fascista, inaugurata a Milano nell'aprile del 1930. Negli anni Trenta
l'attivismo culturale e sportivo dei GUF, che si esplicava nei littoriali, determin un incremento delle
adesioni da parte degli studenti universitari. Nel 1937, secondo le stime ufficiali, i GUF contavano circa
82.000 iscritti.

Littoriali:
Manifestazioni culturali, artistiche, sportive e professionali istituite in Italia dal regime fascista, che si
svolgevano sotto forma di competizioni atte a valorizzare i talenti giovanili nei diversi settori. I primi a
essere organizzati furono i littoriali dello sport, tenutisi dal 1932 al 1940, che volevano essere
un'imitazione delle Olimpiadi, fatta per in versione nazionale e con intenti propagandistici. Seguirono i
littoriali della cultura e dell'arte, voluti da Alessandro Pavolini e da Giuseppe Bottai, che si svolsero dal
1934 al 1940 secondo la formula della competizione delle idee, aperta ai giovani che si fossero messi in
luce per le loro doti all'interno dei Gruppi universitari fascisti. Il fatto che molti intellettuali e politici, che
avrebbero avuto poi un ruolo di rilievo durante la Resistenza e nell'Italia repubblicana, avessero
partecipato in et giovanile ai littoriali fascisti, ha lasciato supporre che queste manifestazioni fossero
state una palestra di libero dibattito in qualche modo formativo della coscienza antifascista. Nel 1936
furono istituiti i littoriali del lavoro, a cui parteciparono giovani del mondo operaio, artigiano e contadino
esponendo i prodotti pi riusciti, frutto del loro mestiere.

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5- Gino Cassinis:
Nato a Milano il 27 gennaio 1885, morto a Roma nel gennaio
1964. Comp gli studi a Roma, laureandosi in Ingegneria nel
1907 e divenendo assistente del geodeta Vincenzo Reina (1862-
1919). Professore incaricato alla Scuola d'Ingegneria di Roma
fino al 1924, dal 1924 al 1932 tenne la cattedra di Topografia a
Pisa, prima come incaricato e quindi come titolare. Passato - nel
1932 - al Politecnico di Milano, vi fu Preside della Facolt
d'Ingegneria dal '37 al '44 e vicerettore dal '37 al '40. Nominato
Rettore nel 1944 dichiar pubblicamente di accettare la nomina
a patto che il governo della Repubblica di Sal non gli chiedesse
atti contrari alla sua coscienza. Confermato in tale carica dopo la
Liberazione, fu Rettore fino al collocamento a riposo avvenuto
nell'ottobre 1960. Fu anche sindaco di Milano e Presidente
dell'Accademia dei Lincei dal 1961 alla morte. Dopo un periodo
di apprendimento delle tecniche classiche della geodesia e della
topografia, indirizz le sue ricerche verso le nuovissime ipotesi
isostatiche per la riduzione delle misure di gravit e pervenne a
formule rigorose e applicabili a casi diversi da quelli previsti dal
geodeta americano Hayford che li aveva proposti pochi anni
prima. Il suo nome legato anche alla formula per la gravit
normale internazionalmente adottata nel 1930: in quest'ambito, dopo un'acuta indagine sulle ragioni per
cui le formule di Somigliana portano ad un valore dello schiacciamento diverso da quelli ottenuti per altra
via, egli propose una trasformazione della formula della gravit ellissoidica data dal Somigliana,
introducendo un gruppo di parametri - indipendenti dalla distribuzione delle masse, ma funzioni dello
schiacciamento e della velocit angolare terrestre - che adattava la formula teorica alle esigenze delle
misure e del calcolo. Merita pure di essere ricordato il suo contributo allo sviluppo della fotogrammetria
(in particolare, della aerofotogrammetria) nel nostro Paese. Il problema di costruire carte topografiche a
partire da fotogrammi presi da aerei divenne vivo e attuale dopo l'esperienza della prima guerra
mondiale: in molte nazioni europee studiosi e costruttori si proposero di trovare soluzioni meccaniche e
ottico-meccaniche in alogia a quelle gi escogitate per la stereofotogrammetria terrestre. Egli, che gi nel
'24 aveva pubblicato una memoria sull'errore di situazione dei punti determinati con procedimento
fotogrammetrici e che aveva dato successivamente contributi critici importanti, fu il grande animatore di
questa disciplina, in una visione larga che comprendeva sia il punto di vista tecnico che quello industriale
e organizzativo (egli cre a tal fine, nel 1957, un Centro di addestramento e studi fotogrammetrici del
Politecnico). Ricopr molte cariche e ottenne molti onori. Fu Presidente della Commissione Geodetica
Italiana dal 1940 alla morte, Vice-Presidente dell'Associazione Geodetica Internazionale dal 1951 al 1957
e Presidente dal '57 al '60, Presidente della Societ internazionale di Fotogrammetria dal 1934 al '38 e di
quella italiana dal '37 al '50. Rappresent, infine, l'Italia nel Comitato Internazionale di pesi e misure dal
1946 al 1963, succedendo a Vito Volterra di cui si considerava allievo.

6- Repubblica di Sal:
La Repubblica Sociale Italiana, popolarmente nota anche come Repubblica di Sal, fu un ente statuale
autonomo costituito il 23 settembre 1943 nei territori dell'Italia settentrionale; di ispirazione apertamente
fascista, fu guidata da Benito Mussolini per tutto il periodo della sua esistenza, conclusasi il 25 aprile del
1945. Come stato fu riconosciuto soltanto dalla Germania nazista (che ne aveva sostenuto la
costituzione) e dall'Impero giapponese, il terzo alleato dell'Asse.

7- CLN (Comitato di liberazione nazionale):


Organismo politico della Resistenza italiana fondato a Roma il 9 settembre 1943, immediatamente dopo
l'armistizio dell'8 settembre e l'occupazione tedesca del territorio italiano seguiti alla caduta del fascismo,
con l'obiettivo di promuovere e coordinare la lotta contro il nazifascismo. Formato dai principali partiti
antifascisti Partito comunista, Democrazia Cristiana, Partito socialista di unit proletaria, Partito
liberale, Partito d'Azione e Partito democratico del lavoro il Comitato si diede una struttura decentrata
con la formazione di comitati di liberazione regionali, provinciali e comunali. Particolare importanza ebbe
il comitato sorto nell'Italia occupata dai tedeschi, che si chiam Comitato di liberazione nazionale Alta
Italia (CLNAI), a cui tocc il compito di dirigere la guerra partigiana. Il CLN fu un interlocutore politico dei
governi che si formarono nell'Italia liberata dagli Alleati, collaborando in particolare al governo Bonomi
del 1944 e al governo Parri del 1945, che furono emanazione diretta del CLN. Si sciolse al momento
dell'elezione dell'Assemblea costituente (2 giugno 1946).

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Riferimenti bibliografici e Approfondimenti:
- Un tecnocrate del fascismo Giuseppe Belluzzo (Granada)
- I Tecnici Milanesi Dal Moderatismo al Fascismo: il caso Fantoli (Lacaita)
- Il Contributo del Politecnico al Movimento di Liberazione (Silvestri-Galbani)
- Antifascismo e resistenza nel Politecnico di Milano (Galbani)

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10- Uno sguardo verso lattualit:
II secondo dopoguerra pose anche al Politecnico gravissimi problemi, non tanto per le distruzioni
belliche, quanto per la duplice esigenza (affrontata sotto la vigile guida di Cassinis) di riavviare i
laboratori e le ricerche, e di rinnovare le strutture didattiche. Inoltre come nel primo dopoguerra
occorreva far fronte al forte incremento degli iscritti (le immatricolazioni in ingegneria
raddoppiarono mentre quadruplicarono quelle in architettura) e alla situazione finanziaria che, data
la forte svalutazione della lira, stava diventando complicata e i contributi di enti locali e fondazioni
risultavano insufficienti.

Il Politecnico riallacci i rapporti con vari organismi scientifici e contemporaneamente procedette a


una migliore organizzazione degli studi.

Nellanno accademico 1950-51 venne istituito un nuovo indirizzo aeronautico (che sorger
ufficialmente nel 1955) e vennero aggiunti nuovi insegnamenti che ampliarono le possibilit di
scelta degli allievi.

Una volta risanati i danni prodotti dalla guerra l'Italia entr in una fase di forte crescita economica,
nel corso della quale doveva realizzare la sua definitiva trasformazione da paese prevalentemente
agricolo in paese prevalentemente industriale. Durante questo periodo detto del miracolo
economico aument loccupazione nell'industria e nel terziario sia privato sia pubblico, mentre gli
addetti all'agricoltura diminuirono: nel 1957 per la prima volta nella storia italiana la parte di
popolazione attiva impegnata in attivit industriali super quella occupata in agricoltura. Si ebbe
inoltre un imponente flusso migratorio dalle regioni meridionali verso il Nord e pi in generale dalla
campagna verso la citt. Il rapido sviluppo dei centri urbani richiese molto personale specializzato
(architetti e ingegneri civili), cos come gli ingegneri industriali impiegati nelle nuove attivit
produttive.

Da ricordare inoltre il notevole contributo nel politecnico allo sviluppo tecnico-scientifico.

Giulio Natta 1, con le sue ricerche nel campo delle macromolecole, che nel 1963 gli valsero il premio
Nobel per la chimica.

La nascita dellingegneria nucleare, promossa da Giuseppe Bolla, del Centro di studi nucleari "E.
2
Fermi" (CESNEF), che dot il Politecnico di un reattore atomico (1954). Sempre negli anni
Cinquanta l'Istituto di scienza e tecnica delle costruzioni realizzava il maggiore impianto europeo per
la sperimentazione su strutture al vero e in grandi modelli. Nel 1954 entrava pure nel Politecnico il

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primo elaboratore elettronico installato in Italia (importato dall'America nell'ambito del Piano
Marshall) col quale si dava inizio alla ricerca informatica nel nostro paese.

Le ricerche di elettronica, incrementate negli anni Cinquanta con l'istituzione di numerosi


insegnamenti (confluiti in seguito nel corso di laurea di ingegneria elettronica), sono state
progressivamente intensificate grazie anche alla costituzione dopo il 1971 di vari centri di ricerca del
CNR, tra cui quello delle comunicazioni spaziali che, con l'impiego del satellite Sirio lanciato in
orbita nel 1977, ha sviluppato un vasto programma di indagini sulle caratteristiche di trasmissione
del canale spaziale tra la terra e i satelliti di comunicazione alle frequenze elevatissime.

L'elenco potrebbe continuare Ricordiamo altri importanti personaggi che operarono in questi anni
al politecnico da Bruno Finzi a Francesco Mauro, da Ercole Bottani ad Arturo Danusso. Ai quali
vanno aggiunti i principali esponenti dell'architettura e dell'urbanistica, da Piero Portaluppi a Gio
Ponti 3, da Giovanni Muzio a Giuseppe Chiodi, a Ernesto Nathan Rogers 4.

Negli ultimi anni da citare il riassetto di alcuni indirizzi (con le lauree in ingegneria civile, edile,
per l'ambiente e il territorio), le nuove lauree in ingegneria gestionale, biomedica, dei materiali, in
disegno industriale, in architettura civile e le recentissime in ingegneria matematica e in ingegneria
fisica.
La crescente presenza studentesca (anche quella femminile, soprattutto ad architettura) ha reso
progressivamente insufficiente la sede di piazza Leonardo da Vinci, consigliando negli anni '90 lo
spostamento di alcune facolt alla nuova sede di Bovisa, in una significativa area industriale
dismessa, rivitalizzata da questi insediamenti universitari. Al contempo partito il grandioso pro-
getto del Politecnico-Rete, con la creazione di nuovi poli a Como, Lecco, Cremona, Mantova, e
Piacenza.

Bovisa - 85 -
Note:
1- Giulio Natta:
(Imperia 1903 - Bergamo 1979) Dopo aver studiato matematica all'Universit di Genova, pass al corso
di laurea in ingegneria chimica del Politecnico di Milano. Nel 1933 fu nominato professore di chimica
all'Universit di Pavia, nel 1935 direttore dell'Istituto di chimica fisica di Roma e due anni dopo professore
di chimica all'Universit di Torino. Nel 1938 divenne professore e direttore dell'Istituto di chimica
industriale di Milano, dove rimase sino al pensionamento, avvenuto nel 1973. Quando inizi il lavoro
presso l'Istituto si occup dello studio della produzione della gomma sintetica per il governo italiano, ma
divenne ben presto noto per aver approfondito le ricerche di Karl Ziegler sulla produzione dei polimeri da
idrocarburi mediante catalizzatori metallo-organici. Ziegler trasform l'etilene in polietilene mediante un
processo a bassa pressione; il "processo di Natta" consent di produrre il polipropilene "isotattico" (il
termine indica che tutti i gruppi metile sono disposti nella stessa direzione lungo la catena dei polimeri,
che per questo motivo vengono anche chiamati "stereoregolari"). Questi polimeri acquisirono
un'importanza commerciale notevole in virt della loro elevata temperatura di fusione e della loro
resistenza. Nel 1963 Natta condivise con Ziegler il premio Nobel per la chimica.

3- Enrico Fermi:
(Roma 1901 - Chicago 1954) Laureatosi nel 1922 presso la Scuola Normale di Pisa con una tesi sulla
diffrazione dei raggi X nei cristalli, approfond gli studi a Gottinga, presso lIstituto di Max Born, e a Leida,
sotto la guida di Paul Ehrenfest. Al suo ritorno in Italia, nel 1924 fu nominato professore incaricato di
fisica matematica a Firenze. Qui produsse il suo primo importante contributo scientifico, la statistica
quantistica valida per le particelle a spin semintero, oggi nota come statistica di Fermi-Dirac, in onore suo
e del fisico britannico Paul Dirac, che in quello stesso periodo la stava sviluppando indipendentemente.
Nel 1927 gli fu assegnata la cattedra di fisica teorica allUniversit di Roma, la prima cattedra di questo
insegnamento mai istituita in Italia. A conferirgli il prestigioso incarico fu Orso Mario Corbino, fisico
italiano gi ministro della Pubblica Istruzione e, allepoca, senatore, che anni prima aveva avuto
occasione di intuire le doti scientifiche e didattiche di Fermi. Negli anni trascorsi allUniversit di Roma,
Fermi si circond di un gruppo di promettenti allievi, destinati a diventare tra i pi insigni fisici italiani del
Novecento; con la loro collaborazione comp studi nei campi della spettroscopia, dellelettrodinamica e
della fisica del nucleo. Del gruppo, passato alla storia come i ragazzi di via Panisperna, fecero parte
Franco Rasetti, conosciuto a Firenze durante gli anni delluniversit, Emilio Segr, Edoardo Amaldi, il
chimico Oscar DAgostino, Bruno Pontecorvo ed Ettore Majorana. Nel 1934 Fermi pubblic la teoria del
decadimento beta, con la quale forn una conferma all'ipotesi di Wolfgang Pauli sull'esistenza del neutrino.
Nello stesso periodo si dedic a studi di radioattivit artificiale, da poco scoperta da Frdric e Irne
Joliot-Curie; in questo modo determin il ruolo essenziale dei neutroni nellinduzione delle reazioni
nucleari, e in particolare dei neutroni lenti (di bassa energia). Per questo importante risultato, nel 1938 fu
insignito del premio Nobel per la fisica. Fermi approfitt della cerimonia di consegna del premio Nobel a
Stoccolma per abbandonare lItalia e trasferirsi definitivamente con la famiglia negli Stati Uniti, dove gli
era stata offerta una prestigiosa cattedra alla Columbia University. Le leggi razziali da poco promulgate
dal regime fascista, infatti, minacciavano la moglie Laura Capon, di origini ebraiche. Nel 1941 Fermi ader
al progetto di ricerca diretto da Arthur Compton per la realizzazione di reazioni di fissione nucleare a
catena controllate da neutroni. Lidea, finalizzata ad applicazioni belliche, era scaturita dalla recente
scoperta (1939) da parte dei fisici tedeschi Otto Hahn e Fritz Strassman della fissione nucleare. Fu lanno
dopo, il 2 dicembre 1942, che Fermi riusc nellintento, ottenendo la prima reazione di fissione nucleare
controllata, in un laboratorio ricavato dalla palestra dellUniversit di Chicago. Fermi aveva cos creato la
prima pila atomica, il primo passo decisivo in direzione della realizzazione della bomba atomica. Nel 1944
si trasfer a Los Alamos, nel New Mexico, dove, sotto la guida di Robert Oppenheimer, si stavano
svolgendo ricerche scientifiche nellambito del Progetto Manhattan, istituito dal governo statunitense per
realizzare la bomba atomica prima dei tedeschi. Il successo del progetto avrebbe portato allesplosione
degli ordigni di Hiroshima e Nagasaki. Negli anni che seguirono, in qualit di membro del comitato
scientifico della Commissione per lEnergia Atomica (Atomic Energy Commission), Fermi avrebbe avuto
modo di assumere una posizione pacifista, schierandosi per motivi etici contro il progetto di
realizzazione della bomba a idrogeno, o bomba a fusione. Nel 1946 Fermi divenne professore di fisica e
direttore del nuovo Institute of Nuclear Studies dell'Universit di Chicago. Come era avvenuto nel periodo
romano, anche a qui seppe animare una scuola di fisica di grande richiamo per studenti provenienti da
tutto il mondo. Nel campo della ricerca, si dedic allo studio dei raggi cosmici, a esperimenti di
interazione tra pioni e nucleoni e allapplicazione di pionieristici metodi di calcolo per la simulazione degli
esperimenti. La sua carriera fu interrotta dalla morte prematura per cancro. Nel corso della sua vita
Fermi ha prodotto numerose opere e pubblicazioni, sia di carattere teorico che sperimentale; tra le pi
importanti, Sulla quantizzazione del gas perfetto monoatomico (1935), sulla statistica successivamente
chiamata di Fermi-Dirac; Tentativo di una teoria dei raggi beta (1933), Elementary Particles (1951).
Oggi, innumerevoli premi e istituzioni onorano la memoria di Fermi e ne riconoscono i meriti scientifici;

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tra tutti, l'Enrico Fermi Award viene assegnato ogni anno alla personalit che maggiormente si sia distinta
per lo sviluppo, l'impiego pacifico e il controllo dellenergia nucleare.

3- Gio Ponti:
(Milano 1891-1979) Laureatosi nel 1921 al Politecnico di Milano, si dedic inizialmente allattivit di
ceramista e disegnatore per la Richard Ginori, divenendo art director della manifattura di Doccia. Fu
autore di forme e decorazioni in stile Art Dco, che richiamano i motivi dei progetti per mobili elaborati
negli stessi anni per La Rinascente; per questa produzione fu premiato allExposition Internationale des
Arts Dcoratifs et Industriels Modernes tenuta a Parigi nel 1925 e chiamato a presentare le sue opere alla
Biennale di Monza (vedi Triennale di Milano). Dopo la sua prima prova architettonica la casa di famiglia
in via Randaccio a Milano , dal 1927 al 1933 lavor con larchitetto Emilio Lancia, dando vita a una felice
mescolanza di linguaggio di stile Novecento e di rigore razionalista (Torre Rasini a Milano, 1933-1936).
Nel palazzo del complesso Montecatini (1936), sempre a Milano, interpret la modernit in senso
fortemente monumentale, con la scelta di rivestire lintera facciata di lastre di marmo. Altre opere di
grande importanza di questo periodo sono l'Istituto di matematica all'Universit di Roma (1934) e la sede
degli uffici della RAI a Milano (1938). Dopo la guerra Ponti firm il suo progetto pi famoso, quello per il
grattacielo Pirelli di Milano (1955-1961), insieme ai soci Fornaroli e Rosselli, e con Pier Luigi Nervi per la
parte strutturale. Con questa torre dalla caratteristica pianta poligonale, in cui cemento a vista e vetro
risultano armonicamente fusi, Ponti introdusse un elemento di novit indiscussa nel panorama
dellarchitettura italiana del tempo, ancora legata a stilemi del passato recente. Alla progettazione
architettonica e allattivit di designer, mai abbandonata nel corso di tutta la sua carriera (ricordiamo le
lampade Fontana, la macchina per il caff espresso "La Pavoni", la sedia Cassina "Superleggera"), Ponti
affianc anche un rilevante impegno editoriale, fondando la rivista "Domus", che diresse dal 1928 al 1940
e dal 1948 al 1979.

4- Ernesto Nathan Rogers:


(Trieste 1909 Gardone Riviera, Brescia 1969) Si laure al Politecnico di Milano nel 1932, insieme a
Gianluigi Banfi, Ludovico Belgiojoso ed Enrico Peressutti, con i quali avrebbe in seguito fondato lo studio
di architettura e urbanistica BBPR, fondamentale interprete del razionalismo in Italia. Particolarmente
interessato ai presupposti e agli sviluppi teorici, ai quali si dedic anche nel periodo di esilio in Svizzera
cui fu costretto dal regime fascista per la sua militanza nel Partito dazione, nel secondo dopoguerra
Rogers diede importanti contributi alla teoria della progettazione architettonica attraverso la sua attivit
di pubblicista e di critico. Dal 1946 al 1947 ebbe la direzione della prestigiosa rivista Domus, grazie alla
quale consolid la sua fama internazionale, e dal 1955 al 1964 fu a capo del mensile Casabella, sulle cui
pagine ospit lacceso dibattito per voce di architetti del calibro di Aldo Rossi, Vittorio Gregotti,
Giancarlo De Carlo sui limiti dellarchitettura razionalista. Le posizioni di Rogers giocarono un ruolo
decisivo nella promozione di un fare architettonico che tiene conto delle preesistenze ambientali (detto
perci contestualismo architettonico), applicato a significativi interventi urbanistici di stampo
neoliberty: si vedano ad esempio il quartiere INA di Cesate (Milano), inaugurato nel 1952, il restauro e
la trasformazione in spazio espositivo del Castello Sforzesco di Milano, terminati nel 1956, e la Torre
Velasca, sempre a Milano (1958).

Riferimenti bibliografici e Approfondimenti:


- Il politecnico di Milano (Lacaita)
- Per una Storia del Politecnico di Milano (Silvestri)

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A egregie cose il forte animo accendono
l'urne de' forti

Milano 11-10-2006

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