Sei sulla pagina 1di 24

ICSIM - Istituto per la Cultura e la Storia dImpresa Franco Momigliano

Catalogo della mostra Centro di Documentazione sul Patrimonio Industriale Locale Antenna Pressa via Mascio Terni 24 novembre 2001 24 gennaio 2002

con il patrocinio di

COMUNE DI TERNI Assessorato alla Cultura

IERP Istituto per lEdilizia Residenziale Pubblica

Direzione della mostra Gianni Bovini, Nicola Crepax Testi e consulenza scientifica Renato Covino Progetto grafico Vito Simone Foresi Progetto esecutivo Gianni Bovini Ricerche iconografiche Marco Venanzi Acquisizione immagini Cristina Saccia Realizzazione Centro Ricerche Ambiente Cultura Economia (CRACE), Perugia Plastici Classi IIIE, IIIF e IE dellIstituto Comprensivo Benedetto Brin, succursale Virgilio Alterocca di Terni Coordinamento Andrea Tropeoli Segreteria ICSIM Stampa pannelli Elioservice, Perugia Stampa catalogo Nobili Grafiche, Terni

Si ringraziano Archivio di Stato di Terni AST (Acciai Speciali Terni) Biblioteca Comunale di Terni Ente Cantamaggio Ternano Provincia di Terni Regione dellUmbria la preside, i docenti e gli alunni dellIstituto Comprensivo Benedetto Brin, succursale Virgilio Alterocca di Terni

un ringraziamento particolare a Giuseppe Capiato ed Ennio Delibra e ancora a: Marisa Angeletti, Daniela Angelini, Manlio Montagnini, Vittoria Stoppini, Luigia Zamberlan e a quanti si riconosceranno nelle foto della mostra e del catalogo.

In copertina Il Palazzone oggi (foto di Sergio Coppi) e negli anni trenta (Archivio fotografico della Acciai Speciali Terni); loperaio a fianco del Palazzone stato ripreso da una foto pubblicata nella Monografia della SAFFAT del 1898.

I numeri che compaiono nelle pagine di questo catalogo si riferiscono ai pannelli della mostra.

La rivoluzione industriale ha modificato in modo sostanziale le abitudini di vita e i consumi degli europei. Nellimmediato, tuttavia, non signific un miglioramento del livello di vita dei ceti popolari. I consumi operai, infatti, cominciano a crescere in modo sensibile solo dopo le guerre napoleoniche. Ci risulta evidente anche per quanto concerne le questioni legate in generale ai servizi urbani e in particolare alle abitazioni per i lavoratori. Se la localizzazione dellindustria lungo le valli montane o vicino alle fonti idrauliche in un primo momento non aveva modificato in modo sostanziale gli insediamenti umani, con laffermarsi della macchina a vapore e delluso del carbone come fonte energetica si definiscono conurbazioni e addensamenti urbani intorno ai luoghi di estrazione del minerale, con la conseguente crescita dei centri e dei distretti territoriali che su tali aree insistono. Piccole citt come Manchester e Birmingham in Inghilterra o Bochum in Germania crescono a dismisura dal punto di vista demografico e dellurbanizzazione, creando problemi di difficile soluzione. in tale contesto che si pone il problema dellabitazione operaia, ma anche degli acquedotti, delle reti fognarie, dei trasporti urbani, dellilluminazione pubblica. La questione della casa diverr cos il momento in cui emerge una condizione di vita precaria e, da molti punti di vista, miserabile. Le stesse problematiche si riproporranno a Terni negli ultimi due decenni dellOttocento. La forza idraulica, in questo caso, avr lo stesso ruolo attrattivo che il carbone aveva assunto in altre realt europee, divenendo la condizione permissiva della localizzazione di grandi imprese industriali. Ci attrarr popolazione e porr i problemi tipici dellurbanizzazione. Non a caso la citt a fine Ottocento verr individuata dai contemporanei come la Manchester italiana, sar paragonata a un distretto industriale inglese concentrato in pochi chilometri quadrati. Una citt minore dellUmbria agricola verr cos investita da processi di tali dimensioni che n la societ n le amministrazioni pubbliche cittadine saranno in grado di affrontare. La modernit della fabbrica confliggeva con larretratezza della citt che risultava afflitta e dallo sviluppo della produzione capitalista e ancora dalla mancanza di codesto sviluppo. Anche a Terni la questione dellabitazione operaia diverr la cartina di tornasole di una condizione di sofferenza dei lavoratori di fabbrica e di disagio dellintera societ cittadina. Da questo punto di vista la vicenda urbana ternana assume una valenza che trascende il problema stesso e diviene la storia degli sforzi fatti da parte delle diverse componenti sociali, politiche e istituzionali per giungere al suo superamento.

Fabbriche inglesi disegnate da Karl Friedrich Schinkel, architetto, pittore e incisore, in un suo taccuino di viaggio nel 1830.

I quartieri poveri di Londra in unincisione di Gustavo Dor del 1872.

Nei primi decenni dellOttocento la questione delle abitazioni operaie viene posta con forza da scrittori, intellettuali e agitatori, politici e teorici del movimento operaio. Il prototipo della citt industriale, rappresentato da Manchester, suscita lattenzione, gli studi, i commenti e lorrore di Charles Dickens, Thomas Carlyle, Alexis de Tocqueville. Tutti ne denunciano laffollamento, deprecano le misere condizioni di vita dei lavoratori, sottolineano il degrado dellambiente urbano, linsufficienza e la miseria delle abitazioni. Ma soprattutto Frederich Engels che pone la questione delle case operaie al centro delle sue riflessioni in La situazione della classe operaia in Inghilterra (1845), riservandogli buona parte del capitolo dedicato alle grandi citt. Insomma, allesplodere delle rivoluzioni europee del 1848, il problema degli alloggi operai, della loro salubrit, del rapporto tra la miseria, le abitazioni e le malattie era divenuto un problema politico rilevante, al quale non era pi possibile non dare una risposta senza mettere in discussione il consenso dei ceti subalterni. proprio in questi anni che la questione esce dal dibattito teorico e culturale per entrare nellattivit concreta delle politiche urbanistiche.
Durante la Restaurazione Charles Fourier descrive un nuovo sistema filosofico e politico e progetta il Falansterio, un palazzo monumentale a forma di omega, come Versailles, con un cortile interno e vari cortili minori. Il piano terreno (7) interrotto dai passaggi per le carrozze, al primo piano si trovano gallerie coperte (4) che mettono in comunicazione tutti i locali. Gli adulti sono negli appartamenti del secondo e terzo piano (3), sopra le sale per le riunioni (5), i ragazzi nel mezzanino (6) e gli ospiti nel sottotetto (1), dove si trovano anche i serbatoi (2).

2 3 4 3 5 6 7 6 3 3

Tra il 1817 e il 1820 lindustriale inglese Robert Owen presenta alle autorit un progetto per abitazioni (per circa 1.200 persone) disposte a formare un quadrato su un terreno agricolo. Gli edifici di tre lati sono case per coppie sposate e i figli con meno di tre anni, sul quarto lato ci sono i dormitori per i ragazzi, linfermeria e lalbergo per i visitatori; al centro gli edifici pubblici: cucina, ristorante, scuole, biblioteca, zone verdi, campi sportivi. Oltre il perimetro esterno di giardini e strade: stabilimenti, magazzini, lavanderia, birreria, mulino, mattatoio, stalle, fabbricati rurali. Nel 1825 adatta il suo progetto a un villaggio gi esistente nellIndiana, ma dopo pochi anni lesperimento di una nuova societ senza tribunali e prigioni fallisce.

A E

D F

Durante il Secondo Impero un industriale di Guisa, Gianbattista Godin, realizza un edificio ispirato al Falansterio di Fourier chiamato Familisterio (ogni famiglia ha il suo alloggio privato). Il fabbricato principale comprende tre blocchi chiusi a quattro piani e cortili interni con copertura a vetri e funzioni di strada interna. I servizi (scuole, teatro, lavanderia, bagni, macello, ristorante, caff, sale da gioco, scuderie, porcile, pollaio, laboratori) sono in fabbricati accessori. Il tutto in un parco. Sopra, il cortile con copertura a vetri nel suo stato attuale. A sinistra la pianta generale del Familisterio di Guisa.

A = corpi di fabbrica del Familisterio; B = asilo; C = scuola con teatro; D = servizi; E = bagni e piscina; F = officina del gas.

Le case degli operai

Prospetto (in alto), pianta del piano terra (qui sopra) e pianta del primo pianto (al centro) di un cottage per lavoratori progettato nel 1781 da John Wodd Jr.

Le tipologie che si affermano a partire dalla met dellOttocento sono due: quella a padiglione e quella a caserma. La prima, diffusa soprattutto in Inghilterra, viene presentata allEsposizione universale di Londra del 1851 dal principe Alberto di Coburgo, marito della regina Vittoria (un modello a padiglione viene cos denominano Prince Alberts Model Cottage). Si tratta di abitazioni con tre-quattro stanze, che vengono poi accostate luna allaltra a formare una schiera, per risparmiare sui costi delle murature. Ogni abitazione ha un orto-giardino di pertinenza. La tipologia a caserma si afferma a Parigi e in Francia, per volere di Napoleone III. Si tratta di grandi edifici con appartamenti che danno su ballatoi con servizi comuni. In Italia, a causa della crescita stentata dellindustria, la questione delle case operaie diviene urgente solo tra Otto e Novecento. Se si escludono i villaggi operai frutto del paternalismo organico di Alessandro Rossi a Schio e dei Crespi a Crespi dAdda, il modello che viene adottato in prevalenza nelle prime realizzazioni quello francese della tipologia a caserma. Non si tratta solo dellinflusso della cultura francese nel contesto italiano, ma del fatto che questa soluzione consente uno sfruttamento del terreno edificabile pi intenso e, quindi, garantisce alle societ costruttrici maggiori profitti. Questi ultimi, per, trovano un limite nellalto valore degli affitti rispetto ai salari, che non favorisce lattivit delle imprese edili.

Sotto: le case operaie modello realizzate a Londra, a Pancras Road, nel 1848; a sinistra la pianta: A = soggiorno; B = camere da letto; C = cucina).

Dopo il 1848 si impone un modello di citt, post-liberale, in cui gli interessi dei gruppi dominanti (imprenditori e proprietari) sono parzialmente limitati dallintervento delle amministrazioni pubbliche che promulgano dei e realizzano le opere pubbliche. Lamministrazione realizza le infrastrutture (strade, piazze, ferrovie, acquedotti, fognature, ecc.), i privati gestiscono i terreni e i servizi, La volont di sfruttare al massimo i limiti regolamentari imposti (misure degli edifici in relazione alle dimensioni degli spazi pubblici, rapporti tra edifici contigui), produce, ad esempio, luniformit dei quartieri periferici inglesi costruiti secondo i regolamenti del 1875. A sinistra: pianta del villaggio operaio di Saltaire, fondato nel 1851, in cui previsto anche un parco pubblico, uno dei correttivi utilizzati nella progettazione urbanistica per risolvere il problema della densit eccessiva. Sotto: le case operaie presentate allEsposizione universale di Parigi del 1878. Nonostante questi progetti la congestione e la crisi degli alloggi peggiorano.

Le case degli operai

Pensate che quando voi oggi vedete Napoli, i bassi dove dormono: a Terni era uguale. Tutti quei vicoli intorno a piazza Clai, via dellOspedale o via della Mattonata come si chiamava allora, via Carrara, via dei Serpenti: persino i sottoscala. Perch cera stata la discesa di Poggio Bustone, di Posta, tutti questi rietini venuti gi. E per sfruttare certe determinate cose, ognuno affittava anche li sottoscala (Arnaldo Lippi, in Alessandro Portelli, Biografia di una citt, Einaudi, Torino 1985, pp. 77-78).

Negli anni ottanta dellOttocento la localizzazione a Terni della grande industria (Fabbrica dArmi, Lanificio, Jutificio, Fonderia, Acciaieria) ebbe come primo effetto una crescita impetuosa del numero degli abitanti: dai 15.773 del 1881 si passa ai 28.357 del 1889. Successivamente la crisi della siderurgia provoca un decremento e una stazionariet ma gi dal 1894 lincremento demografico riprende, seppure con ritmi pi contenuti. La crescita dovuta soprattutto al saldo migratorio, fortemente superiore a quello naturale. Si tratta di unimmigrazione operaia: su 1.854 assunti alla Fabbrica dArmi solo 717 provengono dallattuale provincia di Terni, cio il 38,7%, mentre il 48% viene da fuori dellUmbria. Inoltre, dei 2.502 assunti allAcciaieria tra il 1884 e il 1904 e ancora presenti in fabbrica nel giugno 1904, solo il 46,6% proviene da Terni e dal suo circondario; se a questi si aggiungono quelli provenienti dal resto della regione si arriva al 67,5%, mentre 812 (20,5%) sono nati fuori dellUmbria. Come scrivono nel 1889 Luigi Lanzi e Virgilio Alterocca nella loro Guida di Terni e dintorni: Si videro visi nuovi a migliaia, si sentirono parlare tutti i dialetti dItalia e le principali lingue dEuropa. Alla fine dellOttocento quella che era stata una citt minore dellUmbria si va trasformando in un grande centro industriale e alcuni giungono a definirla la Manchester italiana.Il ritmo e lintensit della crescita tale che il problema dellabitazione comincia a porsi subito in tutta la sua drammaticit.

Via delle Conce alla fine dellOttocento; sulla destra il canale omonimo, derivato dal Raggio Nuovo.

Via dellOspedale allaltezza di via dei Chiodaioli prima della demolizione (anni trenta).

Sopra: via del Pozzo. Sotto: un lavatoio pubblico. A destra: Borgo SantAgnese negli anni trenta; dallalto: casupole sulla prosecuzione di via Berta viste da via Maccarini, la parte posteriore di alcune casupole viste da via Giordani, interno sulla traversa privata di via Antonio Bosco.

La citt di Terni e limmigrazione operaia

sullonda di questa emergenza che si comincia a pensare alla costruzione di nuove residenze. Nel 1886 viene redatto il Piano di ampliamento, condizionato dalliniziativa edilizia privata dellingegner Cassian Bon:il Comune cede gratuitamente allimprenditore belga delle aree edificabili a condizione che vi costruisca delle abitazioni. Sono le aree di via Mazzini e di via Camporeale, che saranno cedute quasi subito alla SAFFAT che vi edificher alloggi per il proprio personale. Gli operai continueranno ad addensarsi negli spazi del centro storico: ancora nel 1910 si contano ben 12,8 persone per edificio. I lavoratori cominciano allora a risolvere autonomamente il problema. Sorgono, cos, intorno alle fabbriche i borghi (Bovio, Cavallotti, Costa, SantAgnese) costituiti da tipologie edilizie estremamente semplici. Case mono o bifamiliari che raramente superano un piano di altezza, spesso con scala esterna e senza servizi, che sorgono fuori da ogni programmazione urbanistica. Tra il 1886 e il 1914 vengono cos costruite circa 1.100 case con circa 7.000 appartamenti; di questi, solo 249 (con 1.029 inquilini) sono quelli dovuti alliniziativa degli imprenditori.

Sopra: il progetto redatto nel 1884 per la Societ Anonima Cooperativa per la Costruzione di Case Operaie. Dovendo rispondere a diverse e spesso contrastanti esigenze (economicit, decoro e salubrit, spazi verdi e vicinanza alle fabbriche), ling. Possenti preferisce una serie di unit minime alla tipologia a caserma (che sar invece poi scelta dalla Cooperativa per ledificio, lunico, realizzato nel 1891 in San Pietro in Campo). Sotto: il Piano di ampliamento del 1886 che prevedeva come zone di espansione quelle tra piazza Tacito e la stazione ferroviaria, tra piazza Tacito e piazza Valnerina (oggi Buozzi), lungo viale Brin e viale Battisti.

Sopra: gli atleti della Societ Sportiva Andrea Costa nel 1922. Sotto: pianta dei borghi SantAgnese (poi Borgo Costa) e Cavallotti (nei pressi di piazza Valnerina, poi Cavallotti e oggi Buozzi) nel 1898. Nella pagina a fronte, In basso a destra, gli stessi Borghi in una planimetria del 1914: si pu notare il maggior numero di edifici presenti.

Sopra: lincrocio tra le vie Flaminia e Cassia, a porta Romana, agli inizi del Novecento.Sotto: gli edifici realizzati dagli operai nel Borgo Costa, lungo il torrente Serra, in una veduta degli inizi del Novecento.

Sopra: il prospetto e la pianta di una casa a un piano, con due appartamenti, ciascuno di due stanze, realizzata nel 1927 lungo la via Flaminia.

Sopra: prospetto e pianta del progetto di un edificio realizzato nel 1931 nel Borgo Costa.

Le case e i borghi operai

Case lungo via Mazzini: entrambi gli edifici dispongono di uno scantinato e, complessivamente, di 211 vani. Il secondo fabbricato viene disposto in modo da impedire la visione, dalla via, dei bagni posti sulle terrazze.

Fabbricato per i dipendenti della Fonderia, allangolo tra viale della Stazione e lallora via Saffi (oggi via Ferraris).

Sotto: i primi due fabbricati in via Camporeale (il primo realizzato dallimpresa Spadoni, che aveva partecipato alla costruzione dellAcciaieria e, contemporaneamente, realizza anche il Palazzone), entrambi di 4 piani, per complessivi 186 vani divisi in 48 appartamenti. In basso

Le prime realizzazioni delle imprese sono rappresentate dalle case per gli operai della Ferriera, lungo via Giandimartalo di Vitalone, costruite gi agli inizi dellOttocento, durante il periodo francese. Bisogner per attendere il 1883 perch, grazie alle agevolazioni del Comune, venga costituita la Societ Anonima Cooperativa per la Costruzione di Case Operaie, la quale, tuttavia, solo nel 1891 riesce a realizzare a San Pietro in Campo, nei pressi della Stazione, un casamento (lunico) di 5 piani con 39 appartamenti e 118 vani. Anche la Segheria Bizzoni affianca alla propria fabbrica due case operaie, ma solo con larrivo della SAFFAT, nel 1884, che inizia, da parte delle imprese industriali, unattivit edilizia di un qualche rilievo. Contemporaneamente allAcciaieria (che entra in funzione nel 1886), la Societ costruisce lungo viale Brin tre edifici che non offrono per soluzione al problema dellabitazione operaia n per la qualit degli alloggi n per gli standard edilizi. Cos sar anche per gli altri e successivi interventi in via Camporeale, piazza Cavallotti (gi Valnerina, oggi Buozzi) e via Mazzini. Il primo fabbricato in via Camporeale viene progettato nel 1885 e realizzato nel 1888; a questo ne viene poi aggiunto un secondo, ma per dare compiutezza allintervento secondo la forma a isolato (tipica dellespansione edilizia ottocentesca) bisogner attendere la costruzione, tra il 1930 e il 1931, di un nuovo caseggiato tra via Fratti e via Faustini. Lintervento in piazza Cavallotti, progettato anchesso nel 1885 e realizzato nel 1887, articolato in due edifici e segna un momento qualificante delle trasformazioni urbane della citt con la sistemazione della piazza e lapertura di via Mazzini. Il complesso lungo via Mazzini, progettato nel 1886, viene realizzato in due fasi tra il 1888 e il 1890 con appartamenti estremamente semplici.

a sinistra: il caseggiato tra via Fratti e via Faustini, realizzato tra il 1930 e il 1931 su progetto degli ingegneri Fossati e Ginatta, costituito da 3 fabbricati di 4 piani (collegati da corpi di altezza minore) dotati di 68 alloggi e 340 appartamenti. Sotto: planimetria dellarea del complesso e pianta del primo piano.

Simili erano gli alloggi per i dipendenti della Fonderia, realizzati tra il 1890 e il 1900, allinterno di un edificio (posto allangolo tra viale della Stazione e lallora via Saffi, oggi via Ferraris) che, come quelli di viale Brin, ospitava anche uffici.

Sopra: le case operaie di viale Brin, costruite contemporaneamente allAcciaieria, sono a 3 piani, e dispongono in totale di 72 appartamenti, ciascuno di 3 stanze. Sotto: lintervento in piazza Cavallotti (oggi Buozzi), progettato nel 1885 e realizzato nel 1887 per iniziativa di Cassina Bon, interessato alla sistemazione della piazza (sede di una delle porte daziarie della citt) e allapertura di via Mazzini, articolato in 2 edifici di 4 piani, comprendenti ognuno 68 ambienti.

Le case dellAzienda

Cassian Bon, imprenditore belga che nel 1873 rileva la Fonderia Lucovich, nel 1884 la apporta alla SAFFAT (per la quale progetta il Canale Motore) e nel 1886 costituisce la Societ Industriale della Valnerina, impresa meccanica che, nei pressi dello stabilimento, costruisce per i propri operai il Palazzone. Allinterno dello stabilimento, ben presto affittato alla SAFFAT, si trovavano le centrali idroelettriche (alimentate dalle acque del Raggio Vecchio e del Canale Nerino) che gli assicuravano la necessaria forza motrice e provvedevano allilluminazione pubblica e privata della citt. Tutti questi impianti sono stati dapprima dismessi e poi distrutti durante la seconda guerra mondiale.

Ben pi interessante, dal punto di vista tipologico, il Palazzone, o Casone Spadoni (dal nome del costruttore edile che lo costruisce), o Quartiere operaio. Ledificio sorge nel 1888 per iniziativa della Societ Industriale della Valnerina, impresa meccanica fondata due anni prima dallimprenditore belga Cassian Bon. La tipologia era quella a caserma, con corte interna e ballatoi. Il fabbricato aveva 89 appartamenti e 271 vani. Ogni appartamento variava da 2 a 4 stanze. La cucina, posta allingresso, prendeva luce da una sovraporta che insisteva sul ballatoio e ospitava anche i servizi igienici, separati da un piccolo divisorio. Gli appartamenti, fino agli anni venti, furono privi di acqua potabile, che veniva attinta da una fontana posta nel cortile. Agli inizi del Novecento il Palazzone ospitava circa seicento persone, con un affollamento di oltre due individui per vano. Laffitto costava circa un quinto del salario medio operaio. Le condizioni igieniche risultavano precarie: nel 1893 si registr addirittura un caso di colera. Ledificio ha sempre rappresentato un luogo di socializzazione operaia, dove si sono cementati i riti, la quotidianit e la solidariet dei lavoratori delle industrie. Nel 1911, con lintero patrimonio della Societ Valnerina, passa alla Societ Italiana per il Carburo di Calcio, e nel 1922, in seguito alla fusione di questa con la Societ degli Alti Forni Fonderie e Acciaierie di Terni (SAFFAT), diviene parte integrante del patrimonio della Societ Terni.

Il Palazzone e lo stabilimento della Societ Valnerina tra la fine degli anni venti e i primi anni trenta.

Appartamento al pianterreno di 3 stanze: nel 1921 paga 17 /mese di affitto.

Appartamento al primo piano di 2 stanze: nel 1921 paga 10 /mese di affitto.

Appartamento al terzo piano di 4 stanze: nel 1921 paga 21 /mese di affitto, come il corrispondente del quarto piano.

Sopra: a destra, la prima centrale di Cervara. Alimentata da 20 mc/s dacqua derivati dal Nera nei pressi del ponte di Papigno, viene inaugurata nel 1903, quando si rivelano insufficienti gli impianti posti allinterno dello stabilimento di Terni. Nel 1906 viene inaugurata la seconda centrale (a sinistra nella foto qui sopra; a due foto dellinterno al momento dellinaugurazione e negli anni venti), capace di sfruttare 40 mc/s dacqua, per far fronte allaumentata richiesta di energia e per alimentare lo stabilimento per il carburo di calcio che sar inaugurato a Narni nel 1908. Nel 1929, con lentrata in funzione della centrale di Galleto, limpianto venne dismesso. Un piccolo gruppo idroelettrico scampato alle distruzioni operate dalle truppe tedesche in ritirata duranta la seconda guerra consent di fornire energia allAcciaieria e, quindi, di avviare la ricostruzione postbellica. Recentemente stato rimesso in funzione un piccolo impianto alimentato dalle acque del Canale Sersimone.

Il Palazzone tra il 1888 e il 1921

Pianta del villaggio operaio progettato nel 1930 per la collina di Pentima (in seguito alla convenzione firmata nel 1925 dalla Societ Terni con il Comune). Il progetto anche frutto di un viaggio di studi fatto dai tecnici dellimpresa per visionare le tipologie di abitazione operaia realizzate in altre citt industriali italiane. Il primo progetto, mai realizzato, che interessa larea, risale per 1911, e prevedeva anchesso un viale centrale perpendicolare alla strada Valnerina con funzioni di collegamento della viabilit interna al villaggio (dotato di servizi ollettivi: mercato, spazio riunioni, negozi, scuole, bagni, piscina, giardini). Non verr realizzato neppure il villagio di viale Brin, progettato nel 1927-1928, alle spalle delle case realizzate nel 1886.

Dopo la firma della convenzione con cui il Comune di Terni cede le proprie concessioni e rinuncia a qualsiasi opposizione sulluso delle acque del Nera e del Velino (1925) la Societ Terni si impegna a costruire 1.500 alloggi operai per complessivi 5.000 vani. Viene cos completato lisolato di via Camporeale (1930-1931) e vengono costruiti il Palazzo Rosa e il Grattacielo (1935-1937), ma, soprattutto, la Societ Terni avvia la costruzione di villaggi operai nei pressi degli stabilimenti. La prima realizzazione la riconversione, nel 1929, dello stabilimento elettrochimico di Collestatte a usi abitativi e dopolavoristici; segue, nel 1931, il villaggio di Nera Montoro, in cui ogni alloggio ha un ingresso indipendente e un orto-giardino. Ma la realizzazione pi consistente il villaggio Italo Balbo (oggi Matteotti I), dotato di palazzine quadrifamiliari, con orti annessi, costruite in due fasi (1938-1940 e 1945-1946). Nel dopoguerra la politica della casa operaia viene assunta direttamente dalle amministrazioni pubbliche e dallIstituto delle Case Popolari. la risposta alla citt-fabbrica voluta dal fascismo, di cui la politica edilizia rappresentava solo un aspetto. Lultima realizzazione edilizia della Societ Terni, prima della vendita del patrimonio immobiliare, il villaggio Matteotti II, costruito su progetto dellarchitetto Giancarlo De Carlo, di cui, tra il 1972 e il 1975, stato realizzato solo il primo stralcio (240 alloggi con 1.252 vani), fortemente caratterizzato, dalla partecipazione degli inquilini alla definizione del progetto stesso.

La riconversione a uso abitativo dellex stabilimento del carburo di Collestatte, messa a punto nel 1929 dopo il potenziamento dellelettrochimico di Papigno: vengono realizzati dieci appartamenti, una chiesa e il dopolavoro. In basso a sinistra visibile la linea elettrica della tramvia TerniFerentillo; in alto a destra, sullo sfondo, la condotta forzata che alimentava la centrale idroelettrica dello stabilimento convogliandovi le acque del Velino (6 mc/s).

Pianta del villaggio operaio di Nera Montoro: 14 edifici per complessivi 41 appartamenti (26 per operai e capiturno, 12 per impiegati e capireparto, 3 per dirigenti caposervizio).

Sopra: il disegno progettuale del centro servizi del villaggio operaio di Nera Montoro. A sinistra: le case per il capofficina e il capoturno della centrale di Galleto costruite alla fine degli anni venti, contemporaneamente allimpianto idroelettrico.

A sinistra e sopra: il villaggio operaio Italo Balbo (Matteotti I), il cui progetto prevedeva 88 case per un totale di 352 alloggi; a causa delle vicende belliche ne vennero realizzate solo 59 con 236 appartamenti. Forse per la presenza degli orti, questa tipologia di villaggio stata quella pi amata, quasi lequivalente del Palazzone tra gli edifici a blocco.

Sopra: plastico del progetto dellarchitetto Giancarlo De Carlo per la ristrutturazione generale del villaggio Matteotti II.

Sopra: il Palazzo Rosa (impostato secondo la tipologia in linea, con 51 appartamenti) e il Grattacielo (primo esempio di tipologia razionalista a Terni, con 71 appartamenti).

La Societ Terni e la politica delle abitazioni operaie

Le terrazze erano il dominio delle bande di ragazzini vocianti, che solo allapparire del portiere (figura carismatica del Palazzone) venivano messe in fuga. Per qualche istante, almeno: fin quando Gino non si rimetteva la cinghia che si era sfilata dai pantaloni per dare pi vigore alle sue comparse. Le ore del silenzio erano lincubo di noi ragazzini. Dalle 14 alle 16 si poteva giocare soltanto gi alla forma, in estate, o dietro il campo a costruire capanne, o fare sfide con quilli de SantAgnese de Centurini de Lu Spiazzu Clai o pi recentemente de lu Grattacielu. Quilli de lu palazzu Rosa sovente si alleavano con noi essendo di numero ridotto.[...] Al Palazzone le donne si servivano dei ballatoi per scambi continui di notizie e generi di prima necessit terminati o dimenticati negli acquisti giornalieri, e per sbirgare in comune lavori di maglia, di cucito, di ricamo; o per il rifacimento dei materassi []. Sempre sui ballatoi avvenivano gli epiloghi di tante vicende che appartenevano alla vita sociale. Le litigate tra donne, la sfilata del corteo che accompagnava le spose lungo i corridoi addobbati [] le rappresentazioni teatrali di noi ragazzini, gli spettacoli con i burattini che rivestivamo coinvolgendo le bambine nella confezione degli abiti di ricambio, i giochi con le palle di pezza o le bambole fatte in casa []. (Giuseppe Capiato, Il Palazzone: ricordo e nostalgia, in Indagini, XXXIII, 2, 1986, pp. 36-37).

Un dato caratterizza il Palazzone rispetto alle altre case costruite per gli operai: i momenti di vita collettiva: la corte interna, le botteghe al piano terra, i lavatoi, la fontanella, rappresentano altrettanti momenti di socialit, in cui nascono e si solidificano forme di solidariet rudimentale, ma non per questo meno efficace, vissute con nostalgia nel ricordo individuale e collettivo.

Io abitavo a viale Brin, ciavevo quattordici quindici anni; su lo Palazzone andavamo a sona, il Cantamaggio se fermava l. Quelle famiglie - stava male uno? Correva quello. Stava male un altro? Correva quellaltro. Il Palazzone per me stato la cosa pi bella della vita, perch l ci fatto lamore, me so divertito Cera una fratellanza, quelle cento famiglie (Augusto Cuppini, in Alessandro Portelli, Biografia di una citt, Einaudi, Torino, 1985, p. 80).

La vita collettiva al Palazzone

La tradizione del Cantamaggio ha ripreso con una vitalit inaspettata. Tutti i rioni, i palazzi pi importanti, le nostre sezioni e le varie organizzazioni popolari hanno partecipato alla festa con iniziative proprie. Carri e comitive a piedi hanno sfilato nelle principali vie. Canti e musiche, orchestre e bande fino alle prime ore del mattino. Il Palazzone e il Grattacielo hanno furoreggiato; Campomicciolo e la VII Novembre hanno dato carri sontuosi. Canzonette vecchie e nuove alla ribalta. Quasi ogni casa ha ricevuto la sua visita, quasi ogni famiglia si goduta la sua serenata. Un carro partiva, una comitiva arrivara. A Terni ste pupette ha echeggiato in cento vie e Se fa presto a di sposamo Ma a boll che ce mettemo Li bacitti, li bacitti che ce demo stata ripetuta centinaia di volte. (LUnit, sabato 3 maggio 1947, p. 2) Questo il ritornello di una nuova canzone musicata da Sergio Albasini che il giornalista anticipa sar messa in scena alla festa organizzata dal Villaggio Italia Oggi canto a maggiu nneggiu mese de tanti culuri e fiuri perch tantu primu maggiu festa de tutti li lavuratori. (LUnit di Terni, sabato 23 aprile 1949, p. 2)

Il Cantamaggio nasce come riedizione della tradizione rurale di cantare la fioritura delle messi. Nel 1896 Furio Miselli e altri poeti dialettali vanno a suonare in comitiva nelle campagne secondo una tradizione caduta in disuso: il tentativo di rivalutare la cultura dei ceti popolari tradizionali ternani di origine artigianale, in sottile polemica con il modernismo industrialista. Lusanza dura qualche anno poi decade nuovamente. Viene ripresa nel 1922 e si solidifica negli anni successivi, secondo uno schema che tende a riprodurre il modello della Piedigrotta napoletana; negli anni venti che diviene una festa popolare urbana. La sua organizzazione viene assunta dal Dopolavoro provinciale e prende il volto della sfilata di carri allegorici e della gara canora che conserva ancora oggi. Negli anni trenta il Cantamaggio inizier a fermarsi al Palazzone. Tale usanza rimarr per lungo tempo. Nel secondo dopoguerra, infatti, la festa diverr momento di espressione del simbolico popolare, verr assunta dal movimento operaio come momento di rivalutazione della cultura delle classi subalterne in opposizione a quella dei ceti dominanti. Alla realizzazione dei carri parteciperanno anche le sezioni dei partiti popolari, suscitando la viva opposizione dellENAL, erede dellOpera Nazionale Dopolavoro, organizzatore ufficiale della festa.

Gli addobbi allinterno e allesterno del Palazzone allestiti in occasione del Cantamaggio del 1984.

Il Cantamaggio

Alla fine degli anni settanta del Novecento il Palazzone era talmente degradato e il suo stato cos precario che gli appartamenti lasciati dagli inquilini venivano murati. Si apr, allora, un dibattito sulla demolizione o meno dellimmobile e sulle possibili soluzioni edificatorie al suo posto. La svolta sopraggiunse nel 1984 quando la Societ Terni cedette lo stabile allIstituto per lEdilizia Residenziale Pubblica (IERP), che progett un intervento che destinava ledificio ad abitazioni per cittadini in stato di disagio. Il pianterreno venne destinato ad attivit artigianali e sociali, mentre gli appartamenti vennero ridotti da 89 a 64, ampliandone la superficie media. Il progetto dellarchitetto Viali dello IERP con il quale collaborarono gli architetti Cinti , e Molinari, prevedeva anche lammodernamento degli impianti: il riscaldamento autonomo per ogni appartamento e linstallazione di un ascensore.

Sopara: il rilievo del prospetto su viale Brin e, a destra, il fronte su via del Raggio Vecchio alla fine degli anni ottanta. Sotto: la pianta del piano tipo, con gli interventi di demolizione e ricostruzione. Qui a lato, a destra lo stato di fatto attuale.

La ristrutturazione

10 9

REFERENZE ICONOGRAFICHE pubblicazioni LEONARDO BENEVOLO, Storia della citt, vol. 4, La citt contemporanea, collana Grandi opere, Laterza, RomaBari 1993, p. 14 (fig. 22), p. 19 (figg. 28-29), p. 22 (fig. 34), p. 27 (fig. 39), p. 28 (fig. 41), p. 30 (fig. 43), p. 33 (fig. 47), p. 37 (figg. 54-56), p. 40 (fig. 67), pp. 46-47 (figg. 84-87). AUGUSTO CIUFFETTI, Ledilizia operaia, in Terni, a cura di Michele Giorgini, tomo II, in Storia illustrata delle citt dellUmbria, a cura di Raffaele Rossi, vol. V, collana Il tempo e la citt, Sellino, Milano 1994, p. 476 (fig. 91), p. 477 (fig. 92), p. 486 (figg. 98-99). MICHELE GIORGINI, Lindustria dellacciaio e lindustria della citt, in Le Acciaierie di Terni, a cura di Renato Covino e Gino Papuli, Catalogo regionale dei beni culturali dellUmbria, Electa, Milano 1998, p. 249 (fig. 8). MARIA GRAZIA FIORITI, I due villaggi Matteotti, in Le Acciaierie di Terni cit., p. 281 (fig. 5), p. 282 (fig. 6). MONICA GIANSANTI, Scheda di rilevazione Villaggio semirurale Italo Balbo (Matteotti I), in Le Acciaierie di Terni cit., pp. 311-312, e Scheda di rilevazione Nuovo Villaggio Matteotti (Matteotti II), p. 338. ISTITUTO PER LEDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA DELLA PROVINCIA DI TERNI, Storia e realt operativa. 1937/1987, Edizioni della Cassa di Risparmio di Terni, Roma 1988, p. 174 (figg. 3940). Terni. Rassegna mensile del Comune, IV, 5-6-7, maggiogiugno 1937. La Societ degli Alti Forni Fonderie e Acciaierie di Terni ed i suoi stabilimenti. Monografia, Terni 1898, corografia. Terni Societ per lIndustria e lElettricit, Dopolavoro. Assistenza di fabbrica. Assistenza sanitaria, Terni 1937. TERNI SOCIET PER LINDUSTRIA E LELETTRICIT, Relazione sullattivit tecnico-amministrativa-assistenziale degli stabilimenti sociali per conseguire il distintivo di azienda modello, Terni 1941. LUmbria. Manuali per il territorio. Terni, Edindustria, Roma 1980, vol. II, p. 593. fondi archivistici Archivio del Comune di Terni, Comitato popolare dei borghi, relazione delling. Randanini, Terni 1914. Archivio di Stato di Terni (AST), Archivio Storico del Comune di Terni (ASCT), b. 1369, fasc. Progetti diversi. AST, ASCT, b. 1435, fasc. Disegni fabbricati. AST, ASCT, b. 1261, fasc. Disegni fabbricati. AST, Archivio Storico della Societ Terni I, b. 205, fasc. 1. Comune di Narni, Archivio Commissione Edilizia, b. 19311932, fasc. 15/4/31, s.fasc. 27. fondi fotografici Biblioteca Comunale Augusta, Perugia. Fototeca del Servizio Musei e Beni Culturali della Regione dellUmbria.

Potrebbero piacerti anche