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dell’architettura fonvi
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• C. FONTANA, Il Tempio Vaticano , cit., p. 208.
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• Cfr. H. HAGER, Osservazioni su Carlo Fontana , cit., p. 95 e in particolare n. 47 a p. 124.
• Cfr. F. BORSI, Bernini architetto, Milano, Electa, 1980, pp. 64-69 e 73, tavv. 69, 71, 72, 82.
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• C. FONTANA, Il Tempio Vaticano, cit., p. 207.
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• Cfr. l'incisione di Alessandro Specchi <<Porta Palatii Vaticani sub Paulo V extructa>> in F. BONANNI, Numismata Summorum
Pontificum Templi Vaticani Fabricam indicantia...., Roma, 1696, , tav. 81
• C. FONTANA, Il Tempio Vaticano, cit., p. 228.
• Ibidem, p. 228.
• Ibidem, p. 229. Si osservi che la pianta dei Palazzi Vaticani di Martino Ferrabosco (1684) pubblicata in F. BONANNI, Numismata,
cit. , p. 225, tav. 86 presenta dietro l'abside della Basilica un accenno di sistemazione a emiciclo del monte Vaticano.
• Cfr. H. HAGER, Osservazioni su Carlo Fontana , cit., p. 95.
• Vedi A. BARGHINI, Juvarra a Roma. Disegni dall'atelier di Carlo Fontana, Torino 1994, fig. 83r.
• C. FONTANA, Il Tempio Vaticano cit., p. 243 e la tavola Pianta del Vaticano moderno anno 1690 a pp. (246-248) non numerate.
• J. B. FISCHER von ERLACH, Entwurf einer Historischen Architectur, Wien 1721, Livre IV, tav. I.
• R. COOPE, Salomon de Brosse and the Development of Classical Style in French Architecture from 1565 to 1630, London 1972,
pp. 41, 54-55, 99-100, 118-119. C'è da notare che il padiglione d'ingresso nella tipologia del <<chateau>> deriva da una
interpretazione moderna del <<donjon>> d'ingresso medievale con ponte levatoio. La prima traduzione moderna si può
considerare l'arco d'ingresso al Chateau di Anet (1547-52) di Philibert de l'Orme, dove però è del tutto assente la torre e la cupola.
• (P. FREART de CHATELOU), Giornale del viaggio di Bernini in Francia, in <<L'italiano>>, XIII, nn. 62-63, 1940, p. 125 in data 1°
luglio. Nel viaggio oltre a Claude Perrault, Bernini incontrò Jean Marot, che poi ne L'Architecture Francoise incise e pubblicò il
definitivo progetto berniniano per il Louvre.
Johann Bernhardt Fischer von Erlach Entwürff einer historischen Architektur 1721
Nel 1721 Johann Bernhardt Fischer von Erlach ha pubblicato la sua maggiore
opera teorica di architettura, una raccolta di incisioni con ampie didascalie in
formato in folio, dal titolo Entwürff einer Historischen Architectur (così il
titolo originale). Fischer aveva elaborato per anni le sue informazioni tratte dalle
più disparate fonti. Era un eccellente disegnatore, e ha anche dato i suoi disegni
a eccellenti incisori di prima classe . Tre sezioni della collezione
sono rappresentazioni di importanti edifici del passato, a cominciare con le Sette
Meraviglie del Mondo. Le fonti erano spesso poco attendibili e Fischer nella sua
ingenuità aveva molte lacune di conoscenza, colmate con aggiunte fantasiose e
ricche di curiosità esotiche riportate da eruditi, missionarie e
viaggiatori. Per quanto riguarda la Cina, usa come modello Joan
Nieuhofs. Nella quarta sezione, riproduce le proprie opere. L’ Entwurff
è considerato la prima storia universale dell' architettura, anche se
la fedeltà storica e archeologica, non erano l'obiettivo primario, a differenza che
nelle opere di Carlo Fontana. Esso era al servizio del rinascente impero
asburgico, come architetto di corte Fischer ha quindi legittimato lo
splendore imperiale con la costruzione di esempi selezionati dalla storia.
L’intenzione du propaganda è rilevata dal bilinguismo tedesco e francese.
Johann Bernhardt Fischer von Erlach Entwürff einer historischen Architektur 1721;
medioriente Stonenge, Palmira.
Johann Bernhardt Fischer von Erlach Entwürff einer historischen Architektur 1721
Giovan Battista Piranesi (1720-78) Architetture e prospettie 1750. Davanti alla crisi dell’ordine
classico di Laugier (1755) Piranesi nelle Antichità romane 1756 è costretto a scrivere una
documentata difesa dell’architettura romana.Poi si risolve polemicamente a riversare le proprie idee
esclusivamente sulla carta. La sua <<coscienza infelice>> deriva dalla impossibilità di detenere e
controllare i processi complessivi di produzione dell’architettura, ma anche dal polverizzarsi della
committenza in punti di riferimento sempre meno chiari, il profilarsi del conflitto artista-società dal
romanticismo alle avanguardie.
Giovan Battista Piranesi (1720-78) Architetture e prospettive 1750.
Di questa grandiosa costruzione cartacea e immaginativa - ma anche della poderosa distruzionde
dell’universo dei valori dell’architettura <<classica>> - G.B. Piranesi è uno dei massimi esponenti.
Non va dimenticato il ruolo delle accademie di S. Luca e di Francia con i concorsi dai temi grandiosi
e utopici, fuori scala, monumentali
Piranesi Le Antichità romane 1756
Nelle Antichità romane, l’opera più importante e impegnativa vuole dimostrare l’originalità
della architettura romana rispetto alla greca ora conosciuta con viaggi diretti ad Atene e in
Asia minore Leroy 1758 e Stuart e Revett 1762
Piranesi Carceri II 1760. Thomas De Quincey nelle Confessioni di un oppiomane (1822) (trad. it.: Einaudi, Torino
1973) scrisse: <<Molti anni fa, mentre stavo esaminando le Antichità di Roma, di Piranesi, Mr. Coleridge, che mi
era accanto, mi descrisse un insieme di tavole di quell'artista... che registrano lo scenario delle sue visioni durante
il delirio causato da una febbre: alcune di loro (descrivo solo il ricordo dell'esposizione di Mr. Coleridge)
rappresentano un grande ambiente in stile gotico, sul cui pavimento si levava ogni specie di attrezzi e macchinari,
ruote, cavi, pulegge, leve, catapulte, ecc., ecc., che esprimono enorme potenza che cresce e supera le resistenze.
Strisciando lungo i lati delle pareti, potevate percepire una scala; e su di essa, accarezzando il suo percorso verso
l'alto, c'era Piranesi stesso: seguite le scale un po' più su e percepite che arrivate ad una improvvisa brusca
interruzione, senza alcuna balaustra e che non permettere di salire ancora verso lui che aveva raggiunto
l'estremità, tranne che negli abissi sotto... Ma sollevate ancora i vostri occhi e percepite una seconda rampa di
scale più su: sulla quale Piranesi è percepito ancora, ma questo volta si leva in piedi sul bordo stesso dell'abisso.
Sollevate ancora il vostro occhio e si vede un volo più aereo di scale: ed c'è ancora il povero Piranesi occupato ai
suoi lavori di ispirazione: ed e così via, fino che le infinite scale e Piranesi non sono entrambi persi nell'oscurità
dell'ambiente.>>
Piranesi Il Campo Marzio
1762
L’architettura classica qui viene smontata per rappresentare la crisi dell’ordine. La
storia è il materiale le cui forme spettrali vengono combinate e fatte muovere
secondo modalità che non rispecchiano per nulla le loro origini.Nelle tavole non si
rappresenta Roma Antica ma la razionale confusione della metropoli moderna
attraverso l’ horror vacui di segni classici riprodotti in serie per tipi e la
giustapposizione meccanica delle forme. Una città razionale che diventa una
machina inutile come quelle delle avanguardie moderne. D’altro canto gli enormi e
complicati complessi architettonici si chiudono nei loro recinti senza tentare un
dialogo urbano complessivo un po’ come proprio avveniva fra fori, terme, recinti
templari, palazzi e domus di Roma antica. La civiltà romana fu una civiltà
eminentemente urbana; colonie e città di fondazione portarono in tutto l’impero
un’immagine codificata in età augustea e immediatamente riconoscibile
semplificando l’esempio dell’Urbs. La croce di cardo e decumanus, la divisione in
isolati rettangolari sono ereditati dalla città ellenistica, ma alla sequenza di spazi
aperti concatenati e filtrati da portici e propilei trasparenti, Roma sostituisce fori e
spazi sacri conclusi e recintati, indifferenti all’intorno. Il foro, la basilica, il
Capitolium, il macellum, le terme pubbliche, gli isolati collettivi, il teatro e
l’anfiteatro, emporia e horrea la locanda diventano elementi costituenti la vita dei
cittadini romanizzati.
Piranesi, della magnificenza dell’architettura dei romani 1761. monumenti
improbabili e sublimi esprimono un pondus sconosciuto ai Greci e terribilmente
lontano dalle grazie del settecento.
Joseph Michael Gandy (1771–1843. Soane banca d’Inghilterra primi 800
La storia
come
materiale
di
progettazi
one in
questo
caso la
romana
antica
John Soane
casa
propria
1792-22
Dulwich art
gallery
1814
Ruskin sense
and
sensibility. La
classificazion
e scientifica
positivista e
la poesia
dell’acquerell
o romantico
applicate allo
studio
dell’architettu
ra come a
quello del
paesaggio e
della pittura.
• John Ruskin segue dal punto di vista storico le orme di Selvatico in
Sulla architettura e sulla scultura in Venezia dal Medioevo sino ai
giorni nostri (Venezia 1847) e poi nella Guida Artistica e Storica di
Venezia ... autori P. Selvatico e V. Lazari, Venezia, 1852 citata
esplicitamente da Ruskin nel finale del cap.3 del vol.2 dedicato al
duomo di Murano. L’introduzione storica di Ruskin si fonda sull’opera
degli accademici veneziani facendo seguire all’influsso bizantino
quello arabo, che però si sovrappone senza sostituire il primo per
mescolarsi poi con il romanico lombardo e con il gotico internazionale
creando così quella sintesi singolare e originale che è l’architettura
veneziana.
• Ruskin dedica poi uno dei capitoli più intensi del secondo volume al
duomo dei SS. Maria e Donato a Murano.
• Analizza da geologo il muro dell’abside, leggendone con la
sensibilità critica dello storico dell’arte e dell’architettura (che ne è
parte) quell’ornamento sorprendente che è il fregio a cunei policromi
dove si alternano <<the sculptured or colored stones>>, per
descriverlo con la sua prosa poetica che affascinò Marcel Proust .
John Ruskin,
The stones of
Venice ,
London
1851-53, II,
tavv. III, IV,
V ; Owen
Jones, The
Grammar of
Ornament
1856
Schinkel la storia come
sogno romantico
L’architetto di Dio. August Welby Northmore Pugin 1812-1852 contrasts, la città
gotica e la città industriale, cattolicesimo e gotico dal 1834, John Talbot conte di
Schrewsbury, the Houses of parliament con Barry 1844-52
Eugene
Viollet-le-duc,
Entretiens…
1864. la storia
come maestra
del moderno
Eugène Emmanuel Viollet-le-Duc (Parigi, 27 gennaio 1814 – Losanna, 17 settembre 1879) è stato un architetto francese,
conosciuto soprattutto per i suoi restauri degli edifici medioevali. Fu una figura centrale tanto nell'architettura neogotica in Francia,
quanto nel pubblico dibattito sull'"autenticità" in architettura, che infine trascese tutti i revival, permeando lo spirito emergente
del Modernismo.
Figlio di un alto funzionario, i suoi amici d'adolescenza furono l'autore Charles Augustin Sainte-Beuve o anche Prosper Mérimée.
All’inizio del 1830 sorse in Francia un movimento per il restauro del consistente patrimonio medioevale. Prosper Mérimée diede
l'incarico a Viollet-le-Duc, architetto boudé i Beaux-Arts di ritorno di un viaggio di studi in Italia, per restaurare l'abbazia di Vézelay
nel 1840. Questo lavoro segnò l'inizio di una lunga serie di restauri.
Durante tutta la sua carriera, prenderà note e schizzi, non soltanto delle costruzioni sulle quali lavorava, ma anche delle
costruzioni romane, gotiche e rinascimentali che dovevano essere presto demolite. Il suo studio del periodo medioevale e del
rinascimento non si è limitato all'architettura: si interessò anche ai mobili, agli abiti, agli strumenti musicali, all'armamento... Il suo
punto di vista sul restauro è notevole e si oppone alla semplice conservazione. «restaurare una costruzione, ciò non è mantenerlo,
ripararlo o rifarlo, è ristabilirlo in uno stato completo che può non essere mai esistito fino a quel momento» articolo "restauro" del
dizionario ragionato dell'architettura francese, 1856 in applicazione di questi principi, Viollet-le-Duc modificò irrimediabilmente molti
monumenti, cosa che spiega come il suo stato d’animo fosse spesso contrastato, ma questo permise spesso di salvarli.
È così storico e soprattutto teorico dell'architettura. A questo titolo, tenterà di imporsi al quadro di comando di storia dell'architettura
dell'Ecole Nationale Supérieure degli Beaux-Arts di Parigi (esperienza inutile, a causa di orme cabale da parte di Julien Guadet -
che prenderà il suo posto - e da parte di Jean-Louis Pascal). Sarà in seguito, in opposizione contro l'insegnamento della via
Bonaparte, all'origine della creazione della scuola speciale d'architettura, boulevard Raspail. Le sue idee ispirarono numero dei
suoi contemporanei, dei creatori dell'arte nuova alla svolta dello XX secolo e trovarono anche una nuova diffusione attraverso
realizzazioni recenti. Uomo dalle amicizie illustri, il suo nome è stato associato agli eccessi del romanticismo, - fare Viollet-Leduc -
aveva, fino alla fine dello XX secolo, connotazioni péjoratives che i congressi ed esposizioni presentati in occasione del centenario
della sua morte nel 1979 hanno contribuito ad attenuare.
Eugéne Viollet-le-Duc, La Madelaine a Vezelay, St. Sernin a Tolosa, St. Denis
Paris
Choisy, François-Auguste. - Ingegnere e storico dell'architettura francese
(Vitry-le-François 1841 - ivi 1909). Ingegnere capo e prof. di architettura alla
École des ponts et chaussées, scrisse una Histoire de l'architecture(1899),
attenta soprattutto all'analisi dei materiali e delle tecniche costruttive, riflesso
di una tecnologia in continuo progresso, espressa soprattutto con tavole
assonometriche.
Auguste Choisy 1899. l’indagine storica positivista. analisi della struttura per
spaccato assonometrico del Pantheon, basilica di Massenzio e S. Sofia
Camillo Boito SS. Maria e Donato Murano 1858, porta Ticinese Milano 1861, le
patine della storia.
Gustavo Giovannoni 1930 città vecchie ed
edilizia nuova. Documento ed edificio
l’architetto storico nella scia di Boito, ma
positivismo da ingegnere sulla scia di
Choisy ma anche da storico dell’arte
nonostante la polemica con Adolfo Venturi
di cui era stato allievo.
Architettura moderna Adolf Behne (nato il 13 luglio, 1885 in Magdeburg - è morto 22 agosto 1948) è stato un critico,
storico dell'arte, scrittore d’architettura, animatore artistico. Era uno dei leader delle avanguardie nella Repubblica di Weimar.
Behne studiò brevemente architettura e storia dell'arte a Berlino. Si unì al Werkbund tedesco e fu un faro per gli artisti nel 1918. Nel 1913
scrivendo su Bruno Taut, Behne coniò il termine "architettura espressionista", e presto divenne uno dei promotori più importanti
dell'espressionismo. Era vicino ai membri del collettivo di artisti Magdeburgo 'la palla' riuniti per creare nuova sintesi tra arte e architettura. Egli
fu influenzato dagli scritti di Jakob von Uexkull. Uexküll definisce l'ambiente come il mondo percettivo in cui un organismo esiste e agisce
come un soggetto. Studiando come i sensi di vari organismi, come le zecche, i ricci di mare, le amebe, le meduse e i vermi di mare si
comportano, fu in grado di costruire teorie di come essi avevano esperienza del mondo. Poiché tutti gli organismi percepiscono e
reagiscono ai dati sensoriali come segni, Uexküll pensò che devono essere considerati come soggetti viventi. Questo argomento è stato la
base per la sua teoria in cui le caratteristiche di esistenza biologica("vita") non potevano essere semplicemente descritte come una somma
delle loro parti inorganiche , ma dovevano essere descritte come soggetti e parti di un sistema di segni (biosemeotica).
Ha insegnato presso l'Università di Berlino fino al 1933. Tra il 1945 e il 1948 è stato professore presso l'Università Nazionale delle Belle Arti
(Staatlichen Hochschule für Bildende Kunst Berlin) e appartenne al gruppo “der Ring”.
Come architetto raramente realizzò i suoi progetti. Tuttavia, tra il 1932 e il 1936 costruì l'edificio della hall della stazione principale di
Düsseldorf.
• Behne, Adolf 1913. Bruno Taut. Pan 3(23) (Mar. 7, 1913): 538-540.
• Behne, Adolf 1914/1915. Biologie und Kubismus. Der Sturm 5(11/12), 68–71.
• Behne, Adolf 1919. Die Wiederkehr der Kunst. Kurt Wolff, Leipzig. Reprint: Kraus, Nendeln/Liechtenstein, 1973; Gebr. Mann,
Berlin, 1998.
• Behne, Adolf 1926. Der moderne Zweckbau. Drei Masken Verlag, Vienna/Berlin. Reprint: Der moderne Zweckbau. Ullstein
Bauwelt Fundamente, Frankfurt am Main / Berlin, 1964; and Gebr. Mann Verlag, Berlin 1998. Translated as Modern Functional Building, ed. &
intro. Rosemarie H. Bletter. Getty, Oxford UP, Santa Monica, 1996.
• Behne, Adolf 1927. Neues Wohnen - Neues Bauen. Hesse & Becker, Leipzig.
• Behne, Adolf 1928. Eine Stunde Architektur. Stuttgart. Neuausgabe Berlin 1984
• Behne, Adolf 1994. Architekturkritik in der Zeit und über die Zeit hinaus: Texte 1913 - 1946. Herausgegeben von Haila Ochs.
Basel, Boston, Berlin: Birkhäuser-Architektur-Bibliothek.
• Behne, Adolf 1998. Schriften zur Kunst. Ed. & postscript Cornelia Briel. Berlin: Gebr. Mann.
• Bohm, Arnd 1993. Artful Reproduction: Benjamin's Appropriation of Adolf Behne's `Das reproduktive Zeitalter' in the Kunstwerk
Essay. The Germanic Review68(4): 146-155.
• Bushart, Magdalena, ed. 2000. Adolf Behne. Essays zu seiner Kunst- und Architektur-Kritik. Berlin: Gebr. Mann.
• Gutschow, Kai Konstanty 2005. "The culture of criticism: Adolf Behne and the development of modern architecture in Germany,
1910-1914 /." Ph.D. diss., Columbia University.
• Lindner, Bernd 1992. 'Auf diesen Berg...' Adolf Behne - Vermitter der Moderne. In: Avantgarde und Publikum. Zur Rezeption
avantgardistischer Kunst in Deutschland 1905-1933, ed. Henrike Junge. Cologne, Weimar, Vienna: Böhlau, pp. 7–15.
• Mertins, Detlef 1997. Transparencies Yet to Come: Sigfried Giedion and Adolf Behne. A + U 10(325) (Oct. 1997): 3-17.
• Schwartz, Frederic J. 1998. Form Follows Fetish: Adolf Behne and the Problem of Sachlichkeit. Oxford Art Journal 21(2): 45-77.
adolf behne:
von kunst zur
gestaltung
arbeiterjugend-
verlag, berlin,
1925
size: 21 x 14 cm
designer: oskar
fischer (jacket)
Tra agosto e settembre 1922 si svolge intanto la prima
grande mostra del Bauhaus, voluta anche dalla
municipalità per verificare il lavoro sinora svolto. Sono anni
di gravissima crisi economica in Germania, con l'inflazione
alle stelle. Gropius riesce ad approntare in pochi mesi un
prototipo abitativo, Am Horn, progettato su un'idea di
Georg Muche, a seguito di un concorso interno. È una
casa semplicissima e goffa nella distribuzione, che si
sviluppa forzatamente a partire da un vano centrale. Le
linee denunciano una ricerca orientata non più verso
l'espressionismo, come la Sommerfeld, ma verso il
razionalismo.
Osserva acutamente il critico Adolf Behne:
La mostra soffre, io credo, perché ha luogo in un momento
nel quale il Bauhaus sta cambiando. La nuova attitudine
verso un rapporto con la tecnologia, e cioè la
standardizzazione, comincia a vedersi ma ancora non ha
assunto consistenza. [...] La casa Am Horn si muove tra
tutte queste difficoltà, come un oggetto senza interesse e
potenzialità conoscitive. È per metà lussuosa e per metà
primitiva; per metà ideale e per metà storica; per metà
artigianale e per metà industriale; per metà standardizzata
e per metà no. In nessun modo è pura e convincente, ma
sembra un oggetto estetizzante rimasto sulla carta.
Gustav Adolf Platz (nato il 21 novembre 1881 a Cracovia (Wroclaw) , † 13 settembre 1947 a
Mannheim) è stato un architetto tedesco.
Dal 1909 in poi ha lavorato con Fritz Schumacher ad Amburgo. Nel 1913 entra a far parte del
dipartimento di pianificazione della città di Mannheim, dove fu 1923-1932 Direttore di
Urbanistica. Oltre alla sua opera architettonica, ha scritto diversi libri di architettura
contemporanea e moderna. Dal 1932 lavorò come libero professionista a Berlino ma prima del
1942, tornò a Mannheim funzionario nell'amministrazione della edilizia urbana.
Nel 1927 pubblicò Die Baukunst der neuesten Zeit, L'architettura dei tempi moderni, un panorama
completo delle costruzioni e dell’architettura di quegli anni nella bella e prestigiosa Propyläen
Kunstgeschichte Storia dell’arte Propilei. Fu il primo tentativo di una visione generale della storia
dell'architettura moderna - dai suoi predecessori nell'ingegneria di fine 19esimo secolo alle
recenti manifestazioni della "nuova architettura" in Germania.
A causa dell’ interesse per l’argomento il libro ottenne un grande successo e fu necessaria una
nuova edizione di 5000 copie. Nella nuova edizione del 1930 Platz ha colto l'occasione per una
revisione ampia della sua opera estesa a comprendere l'architetti e opere al di fuori dei paesi di
lingua tedesca, in particolare in Francia e nei Paesi Bassi. Egli è stato anche in grado di
aggiornarla con le opere moderne sorte nel frattempo - dal Weissenhofsiedlung di Stuttgart alle
siedlungen di Berlino al Padiglione di Barcellona di Mies Ludwig Mies van der Rohe. Ha anche
offerto un esame critico delle idee radicali (Le Corbusier), accolte come esperimenti interessanti,
ma, rifiutati come dogmi eccessivamente costrittivi.
A differenza delle successive, parziali, selettive e dogmatiche storie di Pevsner e Giedion, volte a
celebrare solo una parte del movimento, l’opera di Platz illustra un panorama articolato, completo
e oggi rivalutato dalla storia più recente.
Taut monumento al ferro Lipsia 1913, Theodor Fischer chiesa evangelica, Ulm 1911
Behrens padiglione linoleum Dresda 1906 e Stoffregen fabbrica, Tessenow sala casa a Hellerau
1910-13
Taut unione editoriale Berlin 1925
Alberto Sartoris cappella a Loutier in Svizzera 1932
Gli elementi dell'architettura funzionale. Sintesi panoramica dell'architettura moderna,
Milano 1932
, Milano 1944
Encyclopédie de l'architecture nouvelle, Milano 1948
Léonard architecte, Paris 1952
Linee Parallele - razionalismo e astrattismo a Como negli anni Trenta, Fidia edizioni
Alberto Sartoris
Architetto e scrittore, nato a Torino il 2 febbraio 1901. Sartoris fu uno degli iniziatori del movimento
razionalista italiano. Studiò all'Ecole des Beaux-Arts di Ginevra e all'Ecole des Beaux-Arts di Parigi,
diplomandosi rispettivamente nel 1919 e nel 1923.
A partire dagli anni '20 Sartoris svolse un'intensa attività di teorico propagandista della cultura
razionalista. Nel 1932 Milano l'architetto pubblicò la sua opera capitale, Elementi dell'architettura
funzionale, studio degli sviluppi dell'architettura contemporanea.
Durante gli anni Venti Sartoris si trasferì a Torino, dove iniziò la sua attività professionale, diventando
discepolo di Annibale Rigotti e di Raimondo d'Aronco. Sempre a Torino collaborò con il pittore Felice
Casorati.
Di questo periodo rimangono gli studi di Sartoris per la progettazione architettonica e urbanistica del
Piazzale dello Stadio di Torino, quelli per un complesso di edifici d'abitazione e uffici a Orbassano e
per il Palazzo delle Belle Arti di Milano.
A Ginevra Sartoris progettò un complesso di cellule operaie su palafitte, richiamando la sua azione per
il logement social e il Teatro d'Avanguardia. Membro del Miar e fondatore del Cirpac (Congressi
Internazionali per la Risoluzione del Problema Architettonico Contemporaneo), nel 1932 Sartoris tenne
a Milano una mostra personale di architettura.
Negli anni seguenti, insieme a Felice Casorati, ideò la macelleria-modello per la via commerciale alla
Biennale di Monza del 1927; disegnò alcuni mobili e progettò e allestì il teatro privato di Casa Gualino
a Torino.
Sartoris non interruppe mai i suoi rapporti con l'ambiente culturale di Ginevra, collaborando con riviste
del settore, il "Werk/oeuvre" e il "Das neue Frankfurt", e partecipando all'organizzazione di esposizioni,
come quella degli Artisti Italiani Contemporanei.
Nel 1928 progettò l'edificio delle comunità artigiane fasciste per l'esposizione torinese. Diventò
membro fondatore del 1° Congresso Internazionale di Architettura Moderna, al castello di Madame de
Mandrot, a la Sarraz.
Negli anni seguenti l'attività professionale di Sartoris proseguì con conferenze in Argentina, la
progettazione della città satellite operaia di Rebbio e del quartiere popolare di via Anzani a Como
(1938-39), in collaborazione con Terragni.
Nel 1972 Sartoris ritornò a Torino, diventando membro onorario del Circolo della Stampa e del
municipio della città nel 1980 e 1981.
L’elegante volume di Hoepli con prefazione di le Corbusier rappresenta un
primo panorama della architettura moderna in Europa e probabilmente fu di
modello per Hitchkok e Philip Johnson per la mostra al MOMA International
Style del 1936. Esce nel 1932 in sintonia con l’affermarsi dell’architettura
moderna in Italia e la sua adozione da parte del fascismo. Nella breve
introduzione Sartoris cita Sant’Elia e afferma che dopo Antonelli è il primo
architetto italiano moderno. Copertina di Gli elementi dell'architettura
funzionale. Sintesi panoramica dell'architettura moderna, Milano Hoepli
1932, assonometria della chiesa di Nôtre-Dame-du-Phare, foto con
Marinetti a Ginevra nel 1933.
Dal barocco al moderno, la scoperta dell’archeologia
industriale e la rivalutazione dell’architettura inglese dell’
ottocento e in particolare vittoriana ed edoardiana, la sua
difesa e la sua conservazione
Scrisse Zevi " ... L'edificio , realizzato nel 1964 , presenta un accentuato sperimentalismo , che è subito evidente nel
gran numero , o addirittura nell'eccesso dei materiali . Osservando la planimetria si potrebbe attribuire al progetto una
generatrice a spirale , ma questa interpretazione non è soddisfacente , in quanto è altrettanto decisivo della spirale ,
se non di più , un asse longitudinale . La possibilità di una lettura morfologicamente unitaria viene negata dalla
presenza di cinque elementi volumetrici autonomi , leggibili e aggregati : l'asse , un cerchio e tre prismi triangolari ,
evidenti in pianta e in sezione . La casa , dice Pellegrin , " è l'inizio della frantumazione " . La spazialità non è
un'intuizione geometrica unitaria , a quattro dimensioni , cui le forme si adeguino . Le componenti cariche di energie
multidimensionali e aggreganti si sottraggono al dogma di una idea-blocco , ad una concezione unica . Il processo
ideativo consiste nella frantumazione in parti , nella trasformazione degli elementi in matrici e infine nel loro
assemblaggio . L'architetto si dimostra perfettamente padrone delle tecnologie edilizie e prefabbricative , nonché di
quelle del design ... ".
•
Peter Reyner Banham (2 marzo 1922 – 19 Marzo 1988) è stato un teorico e critico dell'architettura britannico.
Meglio conosciuto per il suo libro Architettura della prima età della macchina (Theory and Design in the First Age Machine, 1960) e
per Los Angeles: The Architecture of Four Ecologies (Los Angeles: l’architettura delle quattro ecologie, 1971) nel quale classificava
l’architettura di Los Angeles in quattro diversi modelli ecologici: Suburbia, Foothills, The Plains of Id e Autopia. Visse quasi sempre
a Londra, ma si trasferì negli Stati Uniti nel 1976. Studiò con Anthony Blunt,Siegfried Giedion e Nikolaus Pevsner. Pevsner lo stimolò a
studiare la storia dell’architettura moderna, ma nel suo Architettura della prima età della macchina(1960), Banham andò anche oltre le
teorie di Pevsner, analizzando una serie di edifici modernisti e dimostrando che il loro funzionalismo era ancora sottoposto a
limitazioni e restrizioni. Nel 1962 scrisse una guida all’architettura moderna più tardi intitolata Age of Masters, a Personal View of
Modern Architecture (L’età dei maestri, una visione personale dell’architettura moderna). Durante la sua attività critica ebbe forti
connessioni con l’Independent Group, partecipando all’allestimento del This is Tomorrow Show del 1956, considerato l’atto di nascita
della pop art inglese. Fu amico di Peter e Alison Smithson e di James Stirling, apprezzando il loro stile che definiva New Brutalism e
che documentò in un saggio omonimo del 1955. Predisse una «seconda età» delle macchina legata ai meccanismi del consumo di
massa. Nel suo The Architecture of Well-Tempered Environment (L’architettura dell’ambiente ben-temperato, 1969) seguiva le teorie di
Giedion, considerando le tecnologie abitative (impianti elettrici, riscaldamento, condizionamento d’aria) come anche più importanti
delle strutture formali degli edifici. Queste idee, negli anni Sessanta, influenzarono particolarmente Cedric Price, Peter Cook e il
gruppo di Archigram. Il pensiero ecologista e, successivamente, lo shock petrolifero del 1973, influenzarono profondamente le teorie di
Banham negli anni successivi. Si trasferì negli USA e studiò Los Angeles, imparando a guidare per poterla «leggere in lingua
originale», per la BBC girò un documentario sulla città intitolato Reyner Banham Loves Los Angeles(Reyner Banham ama Los
Angeles). Considerò il postmoderno come un modello sconfortante e ruppe con l’utopia della tecnica. Nel suo Deserti
americani(America Deserta, 1982) e A Concrete Atlantis (Un’Atlantide di cemento, 1986) approfondisce il tema dello spazio aperto e
dà anticipazioni sulla sua idea di futuro. Come professore, Banham insegnò all’università di Londra, alla State University di New
York (SUNY) a Buffalo, e all’Università della California a Santa Cruz Ricoprì anche la cattedra Sheldon H. Solow presso l’Istituto di
Belle Arti della New York University a New York.
Banham visita Los Angeles e vi soggiorna durante gli anni Sessanta, quando ancora è considerata una città di confine, il cui carattere
è distante dal fascino architettonico e soprattutto dal consolidato assetto culturale di cui brillano le sorelle orientali New York, Boston e
Chicago. Il tessuto diffuso della città, la sua architettura percepita come dozzinale, eterogenea per stile ed epoca di costruzione, le
mastodontiche infrastrutture che la squarciano e la conseguente negazione dello spazio pubblico sono solo alcuni aspetti per i quali la
caotica e disordinata Los Angeles viene considerata priva di interesse architettonico e urbanistico. Eppure proprio per questi motivi
Los Angeles offre, a chi la sappia leggere correttamente, un esempio singolare di struttura urbana del XX secolo. Banham non si
arresta davanti a questa dimensione nuova, sconosciuta e, operando un’analisi per certi versi accomunabile a quelle effettuate
contemporaneamente da Venturi e Scott Brown nella vicina Las Vegas (Learning from Las Vegas, 1972) e, qualche anno più tardi, da
Rem Koolhaas su New York (Delirious New York, 1978), definisce un metodo di lettura specifico per la città di Los Angeles. Liberatosi
della posizione interpretativa eurocentrica, definisce quattro categorie, cosiddette “ecologie”, che gli permettono di decriptare il
sistema urbano angeleno e di svelarne i punti di forza, secondo un pensiero permeato da un’accentuata carica di positivismo,
intrinseca al suo autore e alla sua epoca. Egli “scopre” pertanto che quell’architettura dozzinale è in realtà un ricco inventario di Pop
architecture; individua nelle autostrade le arterie tanto vitali quanto democratiche di mobilità della città; riscontra che i cittadini si
ritrovano lungo il litorale oceanico, differentemente dall’Europa dove tradizionalmente sono la “strada” e la “piazza” a farsi collettori
sociali.
Dal 1971 ad oggi Los Angeles ha vissuto un notevole sviluppo che l’ha portata a essere un nodo centrale nel network finanziario e
culturale internazionale. Tuttavia l’analisi di Banham è ancora valida, Los Angeles è, e si riconferma, la città delle quattro ecologie. Ma
c’è di più, il libro serba anche una lezione magistrale a coloro che vanno argomentando l’idea di “omologazione” delle città
contemporanee. «Cosí come antiche generazioni di intellettuali inglesi impararono l’italiano per poter leggere Dante in originale, io ho
imparato a guidare l’automobile per leggere Los Angeles» scrive Banham nelle prime pagine del libro, ammettendo la sua
disponibilità, tanto rara quanto apprezzabile, a scegliere un metodo di indagine conforme all’oggetto di studio prescelto.
Los Angeles. L'architettura di quattro ecologie, Torino, Einaudi, 2009
Deserti americani, Torino, Einaudi, 2006
Architettura della prima età della macchina, Milano, Marinotti, 2005
Architettura della seconda età della macchina. Scritti 1955-1988, Milano, Electa Mondadori, 2004
Giulio Carlo Argan (Torino, 17 maggio 1909 – Roma, 12 novembre 1992) è stato un critico d'arte, politico e docente italiano,
primo sindaco non democristiano della Roma repubblicana nel 1976. Argan fu negli anni settanta un esponente di prestigio
della Sinistra Indipendente e fu sindaco di Roma.
Negli anni venti frequenta l'ambiente culturale gobettiano e si forma all'Università di Torino con Lionello Venturi, ricevendone l'esempio
di una critica di impostazione crociana, ma estesa anche all'arte contemporanea. Nel 1928 aderisce al Partito Nazionale Fascista. Si
interessa soprattutto di architettura: nel 1930 esordisce con gli articoli Palladio e la critica neoclassica e Il pensiero critico di Antonio da
Sant'Elia; nel 1931 si laurea su Sebastiano Serlio.
Frequenta il Perfezionamento, è assistente di Toesca, e nel 1933 entra nell'amministrazione Antichità e Belle Arti, diventando ispettore
a Torino, poi a Modena e infine a Roma alla Direzione Generale, dove elabora assieme a Cesare Brandi il progetto dell'Istituto
Centrale del Restauro oltre ad essere redattore della rivista Le Arti. A favorire la rapida ascesa professionale di Argan è il gerarca
fascista Cesare Maria De Vecchi, allora ministro dell'Educazione nazionale. Nel 1936-1937 pubblica due volumetti sull'architettura
medievale e nel 1937-1938 un manuale di storia dell'arte per i licei. Nel 1939 compie un viaggio negli Stati Uniti e in quello stesso
anno sposa Anna Maria Mazzucchelli, già redattrice della Casabella di Pagano e Persico. Nei primi anni quaranta collabora
regolarmente con la rivista Primato, fondata e diretta da Giuseppe Bottai, e con Il ventuno domani, fondata daFelice
Chilanti, Francesco Pasinetti e Vasco Pratolini.
Nel dopoguerra interviene in difesa dell'arte astratta e dell'architettura moderna (Henry Moore, 1948; Walter Gropius e
la Bauhaus, 1951; La scultura di Picasso 1953; Pier Luigi Nervi, 1955), occupandosi anche di urbanistica, di museologia, di design;
pubblica monografie su artisti rinascimentali, mettendo a frutto i suoi legami con studiosi del Warburg Institute e utilizzando in modo
molto personale il metodo iconologico (Brunelleschi,1955; Fra' Angelico, 1955; Botticelli, 1957); elabora una nuova interpretazione
dell'arte barocca attraverso le chiavi della "tecnica" e della "rettorica" (Borromini, 1952; L'architettura barocca in
Italia, 1957; L'Europa delle capitali, 1964).
Nel 1955 inizia l'insegnamento universitario a Palermo e poi dal 1959 a Roma (cattedra di Storia dell'arte moderna); è direttore della
sezione moderna dell'Enciclopedia Universale dell'Arte e partecipa alla fondazione de Il Saggiatore di Alberto Mondadori;
nel 1958 entra a far parte del Consiglio Superiore Antichità e Belle Arti (vi resterà, nelle varie sezioni, fino all'istituzione del Ministero
nel 1974).
Negli anni sessanta ha un ruolo di primo piano nel dibattito sullo sviluppo delle correnti più moderne: dall'informale all'arte gestaltica,
dalla pop art all'arte povera, fino all'elaborazione della tesi sulla morte dell'arte, cioè la crisi irreversibile del sistema delle tecniche
tradizionali dell'arte nella società industriale e capitalistica.
Nel 1962 crea l'ISIA di Roma istituzione per la formazione dei giovani designer. Sempre in quest'anno diviene presidente
dell'associazione culturale "Cenacolo diTorre Orsina" di Terni fortemente voluta dall'amico scultore Aurelio De Felice.
Nel 1968 pubblica la Storia dell'arte italiana, seguita da L'arte moderna 1770-1970, e nel 1969 fonda la rivista Storia dell'arte. Un ruolo
significativo è svolto da Argan nella rivalutazione del neoclassicismo e dell'opera di Antonio Canova attraverso corsi universitari e
conferenze.Nel 1984 è una delle vittime illustri della "beffa di Livorno” affermando che le tre teste ritrovate di Modigliani, rivelatesi poi
dei falsi, erano senza dubbio da attribuirsi all'artista. Durante gli anni ottanta continuò anche l'attività di critico d'arte. Nel 1990 pubblicò
il suo ultimo libro: Michelangelo architetto (in collaborazione con Bruno Contardi).
L'architettura protocristiana, preromanica e romanica, Nemi, Firenze 1936
L'architettura italiana del Duecento e Trecento, Nemi, Firenze 1937
Walter Gropius e la Bauhaus, Einaudi, Torino 1951
Borromini, Mondadori, Milano 1952
Brunelleschi, Mondadori, Milano 1952
Pier Luigi Nervi, Il Balcone, Milano 1955
Fra Angelico, Skira, Ginevra 1955
L’architettura barocca in Italia, Garzanti, Milano 1957
Botticelli, Skira, Ginevra 1957
Ignazio Gardella, Edizioni di Comunità, Milano 1959
L'Europa delle Capitali, Fabbri-Skira, Ginevra e Milano 1964 (riedizione: Skira, Milano 2004, con introduzione di Claudio Gamba)
Storia dell'arte italiana, voll. I-III, Sansoni, Firenze 1968
L'arte moderna 1770-1970, Sansoni, Firenze 1970
Michelangelo architetto, Electa, Milano 1990 (con Bruno Contardi)
Storia dell'arte italiana, sussidiario per la scuola secondaria in cinque tomi, Sansoni per la scuola, Milano 2008
James Sloss Ackerman (born 1919) is a prominent American architectural historian, a major scholar of Michelangelo's architecture,
of Palladio and of Italian Renaissance architectural theory.
He was born in San Francisco. At Yale, 1938–41, he came under the influence of Henri Focillon. His graduate work was at the Institute
of Fine Arts, New York University (MA 1947, PhD 1952), where he studied with Richard Krautheimer and Erwin Panofsky. His studies
were interrupted by his World War II service in the US Army in Italy, which, however, gave him an opportuniuty to increase his on-site
understanding of Italian Renaissance architecture, his specialty—He was assigned to retrieve the archives secured at the Certosa di
Pavia. He was a Fellow at the American Academy in Rome (1949–52). He taught at Berkeley and from 1960 at Harvard as Arthur
Kingsley Porter Professor of Fine Arts until his retirement in 1990. He was the editor of The Art Bulletin (1956–60) and Annali
d'architettura. Ackerman was elected a Fellow of the American Academy of Arts and Sciences in 1963. He is a member of
the American Philosophical Society, and a corresponding member of the British Academy, the Bavarian Academy of Sciences,
the Accademia Olimpica, Vicenza, the Ateneo Veneto, the Accademia di San Luca in Rome and the Royal Academy of Uppsala. He
gave the Slade Lectures at Cambridge in 1969-70. He has received six honorary doctorates and is aGrand Officer of the Order of
Merit of the Italian Republic, an honorary citizen of Padua, and received the Golden Lion Award at the Venice Biennale of 2008. His
rigorous method sets architecture in the broader contexts of cultural and intellectual history. He was awarded the Balzan Prize 2001
for achievement in architectural history and urbanism and the Paul Kristeller citation 2001 of the Renaissance Society of America for
lifetime achievement.
Ackerman conceived and narrated the films shot by John Terry Looking for Renaissance Rome (1975, with Kathleen Weil-Garris
Brandt) and Palladio the Architect and His Influence in America (1980).
Aside from numerous articles, Ackerman has written
The Cortile del Belvedere (1954) This was based on his PhD dissertation on the Renaissance extension of the Vatican Palace.
The Architecture of Michelangelo (2 vols., 1961; paperback version with condensed second volume, 1986) Volume I is a critical
overview of the architect's practice and theory,and Vol. II an exhaustive catalogue of Michelangelo's mostly-unfinished buildings,
employing architectural drawings and contemporary archival and graphic sources. The work received the Hitchcock Award of
the Society of Architectural Historians.
Palladio (series "Architect and Society") Pelican Books (1966; 1977, 2008) An introductory chapter "Palladio and his times" is followed
by chapters discussing the examples of Palladio's villas, civic and domestic architecture, ecclesiastical architecture, and principles of
his design and practice.
Palladio's Villas (1967)
The Villa: Form and Ideology of Country Houses (1990), an overview of the country house from Roman times to le Corbusier and
Wright.
James Ackerman Art Historian, 1992, book length interview for the Getty Foundation and U.C.L.A.
Distance Points: Studies in Theory and Renaissance Art and Architecture MIT Press (1991) Seven essays divided between the theory
of criticism and the relation of architecture and science in the Renaissance, with individual studies of Leon Battista
Alberti and Leonardo.
Origins, Imitation, Conventions: Representation in the Visual Arts MIT Press (2002) Twelve essays. For a full bibliography see his
Google website.
Leonardo Benevolo l’architettura moderna salverà il mondo (Orta San Giulio, 25 settembre 1923) è
un architetto e storico dell'architettura italiano. Ha studiato architettura all’ Università di Roma, dove si è laureato nel 1946.
Successivamente ha insegnato storia dell'architettura dapprima nello stesso Ateneo, e poi alle Università di Firenze, Venezia e
di Palermo. Per le sue prime, geniali intuizioni (rivoluzionarie per la cultura di quegli anni) gli fu data la cattedra di "Storia e stili
dell'Architettura I e II" nella facoltà di Roma nel 1956, a soli 33 anni. I suoi scritti, diffusi e tradotti in molti Paesi, gli hanno dato una
fama internazionale, sicché lo si può considerare a pieno titolo come uno dei massimi storici viventi dell'architettura e dell'urbanistica.
Tipico esponente della scuola romana Benevolo, sulla scia di Giovannoni unisce studio della storia e progetto. Partendo dallo studio
delle idee socialiste utopistiche dell’Ottocento criticate da Marx presenta l’architettura internazionale del movimento moderno e la
urbanistica dei ultimi CIAM come soluzione ai problemi della città e della società (Le origini dell'urbanistica moderna. Bari: Laterza)
1959. Nel 1961 pubblica Storia dell'architettura moderna. Bari: Laterza, che integra la visione tecnologica di Giedion con quella sociale
fissando nella rivoluzione industriale inglese del 700 l’origine del moderno come risposta ai problemi della società fino alle teorie della
scuola sociologica di Chicago e l’architettura scandinava e olandese, ma facendo perno su Le Corbusier, Gropius e i CIAM. Data la
vastità del materiale e un relativo maggior equilibrio rispetto alla “Storia” di Zevi ha un grande successo commerciale e internazionale
tanto da destare invidie accademiche che precluderanno a Benevolo una carriera universitaria pari al precoce inizio. Successivamente
come Giovannoni scrive Storia dell’architettura del Rinascimento, 1965 che sulla scia della Kulturgeschichte di Burchardt traccia un
arco più ampio fino a comprendere il barocco.
Oltre a tali attività didattiche Leonardo Benevolo ha svolto un'intensa attività professionale, che lo ha portato a progettare e costruire la
nuova sede della Fiera di Bologna (assieme a Tommaso Giura Longo e Carlo Melograni), il piano regolatore di Ascoli Piceno, il piano
del centro storico di Bologna, il piano regolatore di Venezia (1996-99) e Monza (1993-97). È stato inoltre membro della commissione
incaricata del piano di ricostruzione dell'area completamente devastata nel 1963 dal disastro del Vajont, dovuto alla tracimazione delle
acque dell'omonima diga, causa di migliaia di morti e della distruzione totale dei paesi di Longarone, Casso, Erto.
Chiamato a Brescia per la progettazione del nuovo quartiere S. Polo, vi si è stabilito definitivamente, continuando l'attività
professionale, specie in urbanistica (Piani Regolatori di diverse città piemontesi e lombarde). Attualmente opera sia in campo
progettuale che teorico, con una ininterrotta produzione di testi.
L'architettura nell'Italia contemporanea. Bari: Laterza, 2006
L'architettura nel nuovo millennio. Bari: Laterza, 2006
Storia dell'architettura del Rinascimento. Bari: Laterza, 2006
Storia dell'architettura moderna. Bari: Laterza, 2006
Introduzione all'architettura. Bari: Laterza, 2005
Le origini dell'urbanistica moderna. Bari: Laterza, 2005
La città nella storia d'Europa. Bari: Laterza, 2004
História da arquitetura moderna São Paulo: Perspectiva, 1976
Benevolo, Giura Longo, Melograni Fiera
di Bologna 1968, Benevolo quartiere S.
Paolo, Brescia, se ne chiede la
demolizione
La difesa dell’architettura americana vittoriana e il postmodern
Vincent Joseph Scully, Jr. (nato il 21 agosto 1920) è Sterling Professor Emerito di Storia dell' Architettura presso la Yale University ,
e autore di diversi libri sull'argomento. Philip Johnson , una volta lo ha descritto come "il più influente docente di storia dell’architettura
Le sue lezioni a Yale erano note per attirare i visitatori occasionali, e regolarmente riceveva una standing ovation. Nato e cresciuto
a New Haven, Connecticut , Scully a ll'età di 16 anni, si iscrisse alla Yale University dove ha conseguito la laurea nel 1940, il suo MA
nel 1947, e il suo dottorato nel 1949. Ha insegnato a Yale dal 1947, Egli è anche un Distinguished Visiting Professor presso
la University of Miami . Scully ufficialmente si è ritirato da Yale nel 1991, ma ha continuato a tenere corsi presso l'Università di
Miami. Egli ha annunciato nel 2009, all'età di 89, di non essere più in grado di insegnare.Scully è stato fondamentale per la scoperta di
Louis I. Kahn e Robert Venturi come importanti architetti del 20 ° secolo. Scully fu critico feroce della distruzione nel 1963
deila Pennsylvania Station di New York, scrivendo, "Uno entrava in città come un dio. Ora invece una entra strisciando come un
topo". Il suo lavoro è stato fondamentale per rivalutare l’architettura di Mac Kim Mead e White a Newport e il shingle style La sua
conferenza sul tema "The Architecture of Community" illustra un concetto che è diventato centrale alla sua filosofia architettonica
Architecture: The Natural and the Manmade
The Villas of Palladio
"The Shingle Style: Architectural Theory and Design from Richardson to the Origins of Wright" 1955, Library of Congress catalog card
number 55-5988
Frank Lloyd Wright 1960
Louis I. Kahn 1961
Modern Architecture - The Architecture of Democracy 1961, 1974
The Earth, the Temple, and the Gods: Greek Sacred Architecture 1962
American Architecture and Urbanism 1969
The Shingle Style Today 1974
Pueblo: Mountain, Village, Dance 1989* Modern Architecture and Other Essays 2003
Manfredo Tafuri (Roma, 4 novembre 1935 – Venezia,, 23 febbraio 1994) è stato uno storico dell'architettura italiano.
Dopo la laurea lavoro presso lo studio Architetti e Urbanisti Associati, allievo di Ludovico Quaroni, nel 1966 vince la cattedra di Storia
dell'Architettura a Roma, Nel 1968 si trasferisce presso l'Università IUAV di Venezia dove diventa direttore dell'Istituto di Storia. I suoi
interessi storici, a cui dedicherà tutta la vita, spaziano dall'architettura rinascimentale all'architettura contemporanea. Nel contempo si
impegna attivamente nell'allora Partito Comunista Italiano. Insegna, fino all'anno della sua morte, presso l'università veneziana.
È sepolto presso il Cimitero acattolico di Roma. Conflitti e armonie, più storie e più fili rossi sono narrati nel
manuale: Dal Co, M. T., Architettura contemporanea, Electa, Milano 1976, e nel fondamentale M. T., Teorie e storia
dell’architettura, Laterza, Bari 1968
M. T., Il concorso per i nuovi uffici della Camera dei Deputati. un bilancio dell’architettura italiana, Edizioni Universitarie Italiane, Roma
1968
M. T., Progetto e utopia: Architettura e sviluppo capitalistico, Laterza, Bari 1973
M. T., Per una critica dell’ideologia architettonica, contenuto in: Contropiano, Materiali Marxisti, n. 1 (gen.-apr.) 1968
M. T., Les bijoux indiscrets, contenuto in Five Architects NY, Officina edizioni, Roma 1976
M. T., La sfera e il labirinto: Avanguardia e architettura da Piranesi agli anni ’70, Einaudi, Torino 1980
M. T., Storia dell'architettura italiana 1944-1985, Einaudi, Torino, 1986
A. Foscari, M. T., L'armonia e i conflitti. La chiesa di San Francesco della Vigna nella venezia del '500, Laterza, Bari, 1983
C. L. Frommel, S. Ray, M. T., Raffaello architetto, Electa, Milano, 1984
M. T., Venezia e il Rinascimento, Einaudi, Torino, 1985
M. T., Ricerca del Rinascimento. Principi, città, architetti, Einaudi, Torino 1992
Kenneth Frampton (Woking, 1930) è uno storico dell'architettura inglese,critico e storico dell'architettura attualmente insegna
alla Facoltà di architettura alla Columbia University a New York. In precedenza aveva insegnato presso la Princeton University nel
periodo 1966-1971.
Sotira dell'architettura moderna (Zanichelli 1993) (Modern architecture: a critical history), pubblicato originariamente nel 1980, è tra i
suoi più importanti contributi per la storiografia moderna. Nel 2002 è stato pubblicato Labour, Work and Architecture, contenente alcuni
articoli scritti da Frampton in trentacinque anni di studi.
È stato il principale teorico del Regionalismo critico.
1982 –Storia dell'architettura moderna (Zanichelli), Bologna
1984 - Bohigas, Martorell, Machay. 30 anni di a Bohigas, Martorell, Machay. 30 anni di architettura 1954-1984 (Mondadori Electa)
1999 - Alvaro Siza. Tutte le opere (Mondadori Electa)
2002 - Steven Holl architetto (Mondadori Electa)
2002- Capolavori dell'architettura americana. La casa del XX secolo (Rizzoli)
2003 - Richard Meier (Mondadori Electa)
Classicismo versus moderno. Bisogna proprio essere moderni a ogni costo? Un
intellettuale e i gusti del principe Carlo. Contro Hegel e il Zeitgeist.
David John Watkin, nato nel 1941, è uno storico dell’architettura inglese.Ha insegnato storia dell’architettura a Cambridge dove è
Professore Emeritus e all’istituto di architettura del principe di Galles. David Watkin è Honorary Fellow of the Royal Institute of British
Architects e Vice-Chairman of the Georgian Group, ed è stato membro del Historic Buildings Council and English Heritage nel
1980-1995.
Il suo maggiore campo di ricerca è l’architettura neoclassica, dal 18° secolo ad oggi, and has published widely on that topic. He has
also published on general topics including A History of Western Architecture (4th ed. 2005) and English Architecture: A Concise
History (2nd ed. 2001), as well as more specialised monographs on architects Thomas Hope, Sir John Soane, James Stuart, C. R.
Cockerell and Dr. T J Eckleburg
Watkin first came to wide international attention, however, with his book Morality and Architecture: The Development of a Theme in
Architectural History and Theory from the Gothic Revival to the Modern Movement (1977), re-published in expanded form as Morality
and Architecture Revisited (2001). The basic premise of his argument is that the language with which modernist architecture is
described and defended is rooted in the false notion of the Zeitgeist or “the spirit of the age”, as put forward by German Idealist
philosopher Friedrich Hegel, so that any opposition to modernist architecture – and here he has in mind the revival of classical
and traditional architecture, which he has championed in his writings - are condemned as “old-fashioned”, irrelevant, anti-social, and
even immoral.
In terms of Zeitgeist architecture, he traces its moralistic attitude back to architects Pugin, Viollet-le-Duc and Le Corbusier, among
others – including their supporters within history such as Nikolaus Pevsner, who claimed that their chosen style had to be truthful and
rational, reflecting society's needs. Watkin also sees the pedigree of a distorting modernist architectural history emerging from Hegel,
and that modern art and architectural history began in the nineteenth century as a by-product of history and the philosophy of culture
in Germany and the rapid growth of Marxist sociology.
Among the ‘contemporary’ architects Watkin has championed are John Simpson and Quinlan Terry, as well as theorist Leon Krier. In
his book on Terry, Radical Classicism: The Architecture of Quinlan Terry (2006) Watkin is forthright: “The modernism with which
Quinlan Terry has had to battle is, like the Taliban, a puritanical religion.” "…it is man, creative, mysterious, and unpredictable, who is
the proper subject of the historian, not the subterranean collective urges of the spirit of the age or of the 'needs' of an as yet non-
existent society." (David Watkin, Morality and Architecture)
David Watkin, The Roman Forum, Profile Books, London, 2009.
David Watkin, Carl Laubin: The Poetry of Art And Architecture, Philip Wilson Publishers, London, 2007.
David Watkin, Radical Classicism: The Architecture of Quinlan Terry. Rizzoli, New York, 2006.
Christopher Hartop, Diana Scarisbrick, Charles Truman, David Watkin, and Matthew Winterbottom, Royal Goldsmiths: The Art
of Rundell & Bridge. John Adamson, London, 2006.
David Watkin, A History of Western Architecture. Watson-Guptill Publications, New York, 2005.
David Watkin, The Architect King: George III and the Culture of the Enlightenment. Royal Collection, London. 2004.
David Watkin and Robin Middleton, Architecture of the Nineteenth Century. Phaidon Inc Ltd, London, 2003.
David Watkin, Morality and Architecture Revisited, University of Chicago Press, Chicago, 2001.
David Watkin, English Architecture: A Concise History, WW Norton and Co Inc, New York, 2001.
David Watkin (Ed). Sir John Soane: The Royal Academy Lectures, Cambridge University Press, Cambridge, 2000.
David Watkin (Ed), Sir John Soane: Enlightenment Thought and the Royal Academy Lectures (Cambridge Studies in the History of
Architecture) Cambridge University Press, 1996.
David Watkin, The Royal Interiors of Regency England. Rizzoli, New York, 1985.
David Watkin, Morality and Architecture: The Development of a Theme in Architectural History and Theory from the Gothic Revival to
the Modern Movement. University of Chicago Press, Chicago, (1984/original 1977).
David Watkin, The English Vision. John Murray, London, 1982.
David Watkin, Athenian Stuart: Pioneer of the Greek Revival. Harper Collins, New York, 1982.
David Watkin, The Rise of Architectural History, Eastview Editions, London, Reprint edition, 1980.