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CONDENSATORI E INDUTTORI NEI CIRCUITI ELETTRICI

INDICE DEI CONTENUTI

1. INTRODUZIONE

2. I CONDENSATORI
2.1 UN CONDENSATORE “VIVENTE”
2.2 DEFINIZIONE
2.3 CAPACITÀ
2.4 CAMPO ELETTRICO
2.5 PARALLELO E SERIE
2.6 SERBATOI DI ENERGIA

3. CIRCUITI ELETTRICI
3.1 CORRENTE ELETTRICA
3.2 LEGGI DI KIRCHHOFF

4. CIRCUITI RC
4.1 PROCESSO DI CARICA E SCARICA, ESERCIZIO

5. AUTOINDUZIONE E INDUTTORI

6. CIRCUITI RL
6.1 CHIUSURA analisi con equazioni differenziali
6.2 APERTURA

7. MASSE INERZIALI, CONDENSATORI E INDUTTORI A CONFRONTO


7.1 MASS DAMPER
7.2 PACEMAKER CARDIACO
7.3 PROTEZIONE DAL SOVRACCARICO

Candidato: Giulia Orsini


Liceo scientifico Spallanzani, classe 5^E
Anno scolastico 2020-2021

INDICE |
1. INTRODUZIONE
Nei circuiti elettrici condensatori e induttori, in quanto serbatoi di energia, svolgono un ruolo analogo alle
masse inerziali nei sistemi dinamici perché queste si oppongono a rapide variazioni di velocità mentre i primi
tendono a conservare rispettivamente i campi elettrici e magnetici attenuando le rapide variazioni di stato del
circuito in cui sono inseriti. Condensatori e induttori sono quindi importanti componenti dei circuiti elettrici, ma
da cosa sono formati? Come riescono a immagazzinare energia? È possibile rispondere a queste domande
cominciando con la definizione di condensatore …
2. I CONDENSATORI
2.1 UN CONDENSATORE “VIVENTE”
Un esempio di condensatore che riguarda da vicino, anche se probabilmente
a nostra insaputa, la vita di tutti i giorni è l’assone. L’assone è un
prolungamento lungo e sottile del neurone, l’unità funzionale delle cellule
nervose. Da un punto di vista funzionale è un conduttore di informazioni che
trasmette attraverso impulsi elettrici generati nella stessa cellula quando
quest’ultima viene eccitata; la sua membrana è carica positivamente
all’esterno e negativamente all’interno per cui, entro certi limiti, si comporta
esattamente come un condensatore piano. È possibile definire l’assone un condensatore “vivente” proprio in
virtù della sua membrana carica che ricorda le armature dell’effettivo condensatore, il componente dei circuiti
elettrici.
Collegamento con chimica: assoni mielinizzati, i cerebrosidi nella composizione lipidica della guaina.
2.2 DEFINIZIONE
Il condensatore vero e proprio è un sistema costituito da due conduttori, chiamati
armature, separati da un mezzo isolante ε e fatti in modo che, quando uno di essi
riceve una carica Q, l’altro acquisti, per induzione elettrostatica, una carica – Q. Se
le due armature di un ipotetico condensatore carico venissero collegate con un filo
elettrico, esse si neutralizzerebbero a vicenda. I condensatori dei circuiti elettrici
per esempio servono, come verrà a breve spiegato, a immagazzinare carica elettrica, o meglio a separare la
carica positiva da quella negativa accumulando energia, e a rendere rapidamente disponibile questa energia per
un utilizzo successivo. La tipologia di condensatore alla quale è possibile paragonare l’assone, è quella del
condensatore piano che è formato da due lastre metalliche piane e parallele di uguale estensione, poste a
distanza piccola rispetto alle loro dimensioni.
2.3 CAPACITÀ
La carica Q presente sull’armatura positiva di un condensatore, uguale in valore assoluto a quella presente
sull’armatura negativa, è chiamata carica del condensatore. La carica Q di un condensatore è direttamente
proporzionale alla differenza di potenziale ΔV tra l’armatura positiva e quella negativa, quindi il loro rapporto è
costante e si definisce come capacità del condensatore, la sua unità di misura è il Farad.
𝑄 C
C= [ 1F = 1 ]
𝛥𝑉 V [1]
2.4 CAMPO ELETTRICO
Il condensatore piano può anche essere descritto come due piani infiniti paralleli tra loro con densità di carica
uniforme positiva e negativa, ogni piano genera un campo elettrico perpendicolare a essi, diretto dall’armatura
positiva a quella negativa, ha modulo:
σ [2]
E=

dunque tra le armature l’intensità di E sarà il doppio [3] (somma vettori con lo stesso
verso) e all’esterno, a una distanza sufficiente dalle armature, pari a zero (somma nulla
di vettori con versi opposti). Ricordando che la densità di carica è il rapporto tra carica
e superficie, che il campo elettrico è invece il rapporto tra potenziale e distanza tra i
piani e sfruttando la formula [3], è possibile ricavare un’altra espressione per la capacità:
2|
σ ΔV Q Qd Q Qd S [4]
E= → = → ΔV = → = → C= ε
ε d Sε Sε C Sε d
Data la somiglianza strutturale tra condensatore e assone, tramite la formula [4] è anche possibile calcolare la
capacità di quest’ultimo, assumendo approssimativamente che lo spessore medio della membrana dell’assone
sia pari a 1 ∙10-8 m e la sua superficie abbia area 2 ∙10-6 m2, prendendo inoltre εr = 5, CA risulta infatti essere:
F
S 5 ∙ 8,854 ∙ 10 ∙ ( 2 ∙ 10 m )
C =ε ε = m = 9 ∙ 10 F = 9 nF
d 1 ∙ 10 m
Anche tra i due lati della membrana dell’assone, ugualmente a ciò che avviene tra le armature del condensatore,
si crea un campo elettrico E: supponendo che la differenza di potenziale tra i due lati sia 1 V, E ha direzione
perpendicolare alla membrana e modulo:
ΔV 1V V
E= = = 1 ∙ 10
d 1 ∙ 10 m m

2.5 PARALLELO E SERIE


Spesso nei circuiti elettrici non compare un solo condensatore, bensì due o più collegati tra loro. La capacità
equivalente di una rete di condensatori è quella di un singolo componente che accumula la stessa carica elettrica
dell’intere rete quando la differenza di potenziale tra le sue armature è uguale a quella presente tra i terminali
della rete:
 Condensatori in parallelo hanno la stessa differenza di potenziale tra le armature
C =C + C
 Condensatori in serie hanno la stessa carica sulle armature
1 1 1
= +
C C C
2.6 SERBATOI DI ENERGIA
Per caricare un condensatore è necessario compiere lavoro perché le cariche che si trovano già sul conduttore
respingono quelle aggiunte, il lavoro compiuto è quindi positivo ed esercita una forza che vince tale repulsione,
esso si misura in Joule ed è calcolato con
1 1
W = Q ΔV = C ΔV
2 2
Per il principio di conservazione dell’energia, il lavoro compiuto per caricare il condensatore rimane
immagazzinato al suo interno fino a quando questo non si scarica; è per questa ragione che i condensatori sono
stati definiti, anche nell’introduzione, serbatoi di energia.

3. I CIRCUITI ELETTRICI
I condensatori hanno quindi un importante ruolo di serbatoi energetici e sono inseriti nei circuiti elettrici, ma
questi ultimi da cos’altro sono formati?
3.1 CORRENTE ELETTRICA
È essenziale definire che cosa sia la corrente che chiaramente svolge un
ruolo centrale nei circuiti elettrici: questa consiste in un moto ordinato di
cariche elettriche e la sua intensità si definisce come rapporto tra la quantità
di carica che attraversa una sezione trasversale di un conduttore e l’intervallo
di tempo impiegato, la sua unità di misura è l’Ampere:
ΔQ C
i= [ 1A = 1 ]
Δt s

3|
Un circuito elettrico è un insieme di conduttori connessi tra loro e collegati a un generatore cioè un dispositivo
capace di mantenere tra i suoi capi una differenza di potenziale costante, per un tempo indeterminato e
qualunque sia la corrente da cui sia attraversato.
Risolvere un circuito significa determinare le correnti attraverso tutti gli elementi del circuito e, di conseguenza,
anche le differenze di potenziale ai capi di tutti i resistori che sono componenti dei circuiti che seguono la
prima legge di Ohm: “l’intensità di corrente è direttamente proporzionale alla differenza di potenziale applicata
ai capi, i = dove la costante R è la resistenza elettrica che si misura in Ohm [Ω = V/A]”.
Le principali parti di un circuito sono le seguenti:
 Un nodo di un circuito è un punto di confluenza di tre o più fili conduttori, dove la corrente si dirama
 Un ramo di un circuito è una porzione di un circuito compresa tra due nodi
 Una maglia è un tratto chiuso di circuito che partendo da un nodo ci ritorna attraverso uno dei percorsi
possibili
I circuiti più complessi si risolvono mediante la legge dei nodi e la legge delle maglie, sfruttando quindi quelle
che sono definite leggi di Kirchhoff.
3.2 LEGGI DI KIRCHHOFF
La prima legge, o dei nodi, stabilisce che la somma delle intensità delle correnti entranti in un nodo è uguale
alla somma delle intensità delle correnti uscenti (conseguenza del principio di conservazione della carica
elettrica).
La seconda legge, o delle maglie, afferma che la somma algebrica delle differenze di potenziale che si
incontrano percorrendo una maglia è uguale a zero (espressione del principio di conservazione dell’energia).

4. I CIRCUITI RC
Come è stato precisato al paragrafo 2.5, il lavoro compiuto da una forza esterna per caricare un condensatore
immagazzina energia elettrica nel condensatore stesso e tale energia resta a disposizione fino a quando non si
decide di utilizzarla, ciò può avvenire inserendo il condensatore carico in un circuito, formando quindi un
circuito RC. I circuiti RC differiscono da quelli semplici (in cui sono presenti solamente o resistenze collegate
in vari modi o condensatori) per il fatto che, essendo la corrente variabile, il processo con cui le armature si
caricano o scaricano non è immediato.
4.1 PROCESSO DI CARICA E SCARICA, ESERCIZIO
Considera il circuito in figura. Inizialmente l’interruttore I viene posizionato in c, e
( )
il condensatore si carica secondo la legge 𝑅𝑞 (𝑡) + = 𝜀 dove q(t) indica la
carica del condensatore al tempo t, C la sua capacità (5∙ 10 𝐹), R la resistenza
(20 Ω) in serie del condensatore ed 𝜀 la forza elettromotrice del generatore (100 V).
a. Determina la funzione q(t), sapendo che al tempo t=0 la carica è nulla.
Calcolando la corrente all’interno di un circuito (in cui sono collegati in serie un generatore di tensione con
forza elettromotrice ε, un resistore di resistenza R, un condensatore di capacità C e un interruttore) alla chiusura
dell’interruttore e mediante un amperometro è possibile notare che inizialmente questa è piuttosto intensa:
essendo il condensatore scarico è infatti facile portare cariche su di esso, questo processo è detto di carica e
termina quando il condensatore si è caricato quindi la differenza di potenziale tra le sue armature ha
raggiunto il valore prodotto dal generatore.
q(t) dq Q Q
Rq (t) + =ε → R + = ε → 𝜀 − Ri − = 0
C dt C C
La legge di carica fornita dall’esercizio è quindi l’applicazione della legge delle maglie di Kirchhoff al circuito,
ed è inoltre riconducibile a un’equazione differenziale a variabili separabili:
dq εC − Q dq dt 1 1 t
= → = → − − dq = dt → ln|εC − Q| = − +k
dt RC εC − Q RC εC − Q RC RC

4|
Se al tempo t = 0 la carica è nulla, la funzione q(t) risulta essere:

εC − Q = e ∙ M → M = εC → Q = εC 1 − e [1] → q(t) = 5 ∙ 10 (1 − e )

Il prodotto RC, presente nella formula, è definito tempo caratteristico del circuito RC, misura quanto
rapidamente un condensatore di capacità C si carica, e scarica, attraverso un resistore di resistenza R,
rappresenta cioè un indice della rapidità con la quale la corrente si annulla. Il processo di carica del
condensatore si considera terminato dopo un tempo pari a t = 5 RC.
b. Qual è il limite per t → ∞ di q(t)? Che significato ha?
Il grafico riportato a destra descrive l’andamento crescente della carica del
condensatore in funzione del tempo durante il processo di carica precedentemente
introdotto, si può dedurre dalla sua analisi che la carica inizialmente risulta essere
zero, mentre tende asintoticamente al valore massimo εC per un tempo che tende
all’infinito. Dal punto di vista matematico:
𝑡 0
− 𝑅𝐶 −𝑅𝐶
lim 𝜀C 1 − 𝑒 = 0 perché 𝑒 =1

𝑡 ∞
lim → 𝜀C 1 − 𝑒− 𝑅𝐶 = 𝜀C perché 𝑒−𝑅𝐶 = 0

Il fatto che, per un tempo che tende all’infinito, la carica sulle armature sia pari al valore prodotto dal
generatore significa che il condensatore si è caricato completamente.
Dopo un tempo sufficiente a caricare completamente il condensatore, l’interruttore I viene posizionato in s, e il
( )
condensatore comincia a scaricarsi, secondo l’equazione 𝑅𝑞 (𝑡) + = 0.
Quando, finito il processo di carica, viene tolto il generatore dal circuito (l’interruttore, nel caso dell’esercizio,
cambia posizione isolando il generatore) il condensatore carico funge per un tempo limitato da generatore in
quanto rappresenta un serbatoio di energia, successivamente però si scarica a causa del passaggio di una
corrente la cui intensità è pari a quella di carica ma di verso opposto.
L’espressione matematica della corrente di scarica corrisponde quindi alla derivata
della carica in funzione del tempo con segno cambiato (-):
𝜀
𝑖(𝑡) = − 𝑒
𝑅
c. Dopo quanto tempo il condensatore avrà il 60% della sua carica iniziale?
Per calcolare il 60% della carica iniziale del condensatore rispetto alla fase di scarica, è necessario prima di
tutto ricavare la legge di questo processo: con l’equazione fornita dall’esercizio e mediante un procedimento
analogo a quello svolto nel punto a, si ricava la seguente formula di scarica della carica in funzione del tempo
[5]
𝑞(𝑡) = 𝜀𝐶 ∙ 𝑒
Il grafico che descrive l’andamento della funzione 5 è il seguente: risulta evidente che all’inizio del processo di
scarica la carica abbia il valore massimo (nonché quello finale rispetto alla fase di carica)
e che progressivamente tenda a zero. Dal punto di vista matematico:
𝑡 0
−𝑅𝐶
lim 𝜀𝐶 𝑒 = 𝜀𝐶 perché 𝑒− 𝑅𝐶 = 1

𝑡 ∞
−𝑅𝐶
lim 𝜀𝐶 𝑒 = 0 perché 𝑒− 𝑅𝐶 = 0

Per rispondere al terzo quesito è quindi necessario impiegare nel calcolo la legge generica della scarica del
condensatore in funzione del tempo da trovare e la formula della carica all’inizio di questa seconda fase:
60 𝑡 60 3

𝜀𝐶 𝑒 = 𝜀𝐶 → 𝑒 10−4 = → − 104 ∙ ln = 𝑡 → 𝑡 = 5,1 ∙ 10−5 𝑠
100 100 5
Il processo di scarica termina poi quando il condensatore torna nuovamente al suo stato iniziale, cioè con
carica e differenza di potenziale tra le armature nulle.
5|
5. AUTOINDUZIONE E INDUTTORI
Terminato il discorso sul condensatore, per poter analizzare l’altro componente “serbatoio” dei circuiti,
l’induttore, è necessario introdurre il fenomeno dell’autoinduzione e il concetto di induttanza.
La variazione della corrente in un circuito elettrico genera una forza elettromotrice indotta (derivata al tempo
del flusso del campo magnetico B cambiata di segno) nel circuito stesso che si oppone alla crescita della
corrente, questo fenomeno si chiama autoinduzione. L’autoinduzione determina un particolare andamento:
quando si chiude l’interruttore di un circuito l’intensità di corrente non raggiunge all’istante il suo valore
stazionario, ma vi si avvicina progressivamente nel tempo. La corrente, che inizialmente era nulla, cresce
rapidamente creando un campo magnetico a lei proporzionale e sempre più intenso; di conseguenza il flusso del
campo attraverso la superficie delimitata del circuito aumenta e genera una corrente indotta (Faraday-
Neumann) che per la legge di Lentz tende a opporsi a questo suo aumento. La corrente indotta scorre nel
circuito contemporaneamente a quella spinta dal generatore ma in verso opposto, rallentando di conseguenza la
crescita della corrente complessiva che si avvicina solo asintoticamente al suo valore di regime [a].
Analogamente, all’apertura del circuito la corrente nel filo non si annulla all’istante bensì con un certo ritardo,
l’apertura dell’interruttore fa diminuire la corrente quindi il flusso del campo magnetico, la corrente indotta si
oppone a tale diminuzione (extracorrente di apertura) e la durata della corrente complessiva si prolunga [b].

Il campo magnetico B generato dalla corrente di intensità i che scorre in un circuito produce quindi un flusso
direttamente proporzionale a i (il loro rapporto è costante) attraverso la superficie che ha per contorno il circuito
stesso, vale di conseguenza la relazione:

Φ → = L ∙ i [Wb] [6]

Utilizzando l’equazione [6] è possibile scrivere la legge di Faraday-Neumann in modo alternativo:



𝑓𝑒𝑚 = − = −L
La costante L prende il nome di coefficiente di autoinduzione o induttanza, viene misurata in Henry
[ 1H = 1Wb/A ].
Gli elementi dei circuiti che hanno un’induttanza non trascurabile sono chiamati INDUTTORI, ne è un
esempio tipico il solenoide, una bobina di filo conduttore avvolto a elica. Gli induttori immagazzinano energia
sotto forma di flusso magnetico infatti, per vincere l’effetto ritardante dell’autoinduzione e far aumentare
l’intensità della corrente da zero al suo valore di regime I, il generatore compie un lavoro pari a
W = LI [ J ]
Nel campo magnetico generato dall’induttore è immagazzinata un’energia pari al lavoro W che viene dissipata
per effetto Joule nel resistore se viene rimosso il generatore dal circuito ed è l’integrale definito del flusso tra
gli estremi 0 e I di i: ∫ 𝐿𝑖 𝑑𝑖 = L [ ] = 𝐿𝐼 .

6. I CIRCUITI RL
Un circuito RL è formato da un resistore con resistenza R e un induttore con induttanza L
[figura c]. Mediante le equazioni differenziali e le leggi di Kirchhoff è possibile fare un’analisi
matematica di questi circuiti:
6|
6.1 CHIUSURA analisi con equazioni differenziali

 Applicazione della legge delle maglie a un circuito RL [figura c]


Δ𝑖
𝑓𝑒𝑚 − 𝐿 − Ri = 0
Δ𝑡
 L’intensità istantanea i della corrente che percorre il circuito rispetta l’equazione
d𝑖
𝑓𝑒𝑚 − 𝐿
− Ri = 0
d𝑡
 La forma normale dell’equazione, cioè quella con la derivata isolata a primo membro, è
d𝑖 𝑓𝑒𝑚 𝑅 d𝑖 𝑅 𝑓𝑒𝑚
= − 𝑖 → = ( − 𝑖)
d𝑡 𝐿 𝐿 d𝑡 𝐿 𝑅
 Dato che − 𝑖 è sempre diverso da zero (sarebbe nullo se non ci fosse l’induttore) le variabili
dell’equazione possono essere separate, di seguito queste vengono integrate membro a membro
d𝑖 𝑅
= d𝑡
𝑓𝑒𝑚 𝐿
− 𝑖
𝑅
 Sviluppo degli integrali indefiniti

- ln −𝑖 = 𝑡 + c
 Risoluzione del logaritmo naturale
𝑓𝑒𝑚
−𝑖 = 𝑒
𝑅
 Applicazione delle proprietà delle potenze
𝑓𝑒𝑚 𝑓𝑒𝑚
−𝑖 = 𝑒 ∙𝑒 →𝑘=𝑒 →𝑖= −𝑘∙𝑒
𝑅 𝑅
 Calcolo della costante di integrazione che deve soddisfare la condizione iniziale i(t) = 0 per t = 0

𝑠𝑒 𝑡 = 0, 𝑒 =1 → 0= −𝑘 → k=
 Con una semplice sostituzione si ottiene la formula della corrente in funzione del tempo

𝑖 (𝑡 ) = (1 − 𝑒 )
 Dopo la chiusura del circuito, l’intensità della corrente ha un andamento crescente e tende al valore
massimo Imax = per t che tende all’infinito [figura a]:
𝑓𝑒𝑚 𝑓𝑒𝑚 1
lim (1 − 𝑒 )= perché 𝑒 = = 0
→ 𝑅 𝑅 𝑒
𝑹
Il rapporto è detto tempo caratteristico del circuito RL, la corrente raggiunge il suo valore limite Imax a
𝑳
𝐋
t = 5 = 5𝛕
𝐑

6.2 APERTURA
All’apertura dell’interruttore o togliendo il generatore dal circuito, la legge delle maglie è - Ri - L = 0 dunque
la corrente di apertura è i(t) = ∙𝑒 formula da cui deduciamo che l’intensità di i decresce e dal suo
valore massimo tende a zero per t che tende all’infinito [figura b]: lim → ∙ 𝑒 =0

7|
7. MASSE INERZIALI, CONDENSATORI E INDUTTORI A CONFRONTO
Nel paragrafo 1 condensatori e induttori sono stati paragonati alle masse inerziali, dopo che sono stati descritti i
primi due e il loro funzionamento nei circuiti elettrici è quindi possibile analizzare le analogie tra i tre:
Nel quarto e quinto paragrafo è stato spiegato come condensatori e induttori tendano a immagazzinare energia
conservando campi elettrici e magnetici, nei sistemi dinamici anche le masse inerziali tendono a opporsi alle
variazioni di velocità (accelerazione); dal secondo principio della dinamica (“la forza totale su un corpo è
uguale al prodotto della massa per l’accelerazione”) si può infatti evincere che a parità di forza applicata,
l’accelerazione di un corpo è inversamente proporzionale alla sua massa; ciò significa che quanto maggiore è la
massa di questo corpo, tanto maggiore è la resistenza che esso oppone al tentativo di modificare la sua velocità.
Vi è una palese somiglianza anche tra le formule per calcolare l’energia cinetica di una massa e quella
immagazzinata in condensatori e induttori, che sono rispettivamente
1 1 1
K= mv ; W = CV ; W = LI
2 2 2
ognuna calcolata in Joule e ricavabile mediante integrali (esempio al paragrafo 5).
Questa capacità delle masse di opporsi alle variazioni di stato del sistema si è rivelata indispensabile per la
costruzione di imponenti strutture che altrimenti non avrebbero mai retto.
7.1 MASS DAMPER
Il Mass Damper, smorzatore o assorbitore dinamico, è un dispositivo che viene montato
su diverse strutture (ponti, linee elettriche ad alta tensione e turbine eoliche), edifici
(grattacieli) o mezzi di trasporto (treni e moto da corsa) per impedire danni e disagi
provocati da vibrazioni indesiderate e causate a loro volta, per esempio, da forze
ambientali quali terremoti o il vento, che a elevate altezze può raggiungere anche velocità
pari a 200 km/h. Lo scopo del mass damper è quello di assorbire l’energia associata al
movimento forzato del sistema in esame e tendere a confinarla sottoforma di energia
cinetica e potenziale elastica. Gli smorzatori, sfruttando quelle masse inerziali di cui si è
parlato, che tendono a conservare lo stato dinamico di un corpo opponendosi a rapide
variazioni di velocità, garantiscono dunque maggiore stabilità alle strutture in cui sono
inseriti e una minor sollecitazione nel tempo. Nel Taipei 101, situato a Taiwan, che è
stato il grattacielo più alto del mondo fino al 2008 con un altezza complessiva di 508 metri e 101 piani, è stato
installato il più grande Mass Damper al mondo: non è nient’altro che una enorme sfera di acciaio, dal peso di
660 tonnellate costituita da 41 dischi e dal diametro di 5,5 metri, sospesa per mezzo di cavi all’interno della
struttura.
Anche condensatori e induttori trovano applicazione alla realtà:
7.2 PACEMAKER CARDIACO
Un interessante utilizzo dei circuiti RC in medicina è il pacemaker elettronico cardiaco, che può arrestare e
riattivare il battito del cuore applicando uno stimolo elettrico mediante elettrodi applicati al petto. Il cuore
stesso contiene cellule pacemaker che mandano all’esterno deboli segnali elettrici alla frequenza di 60-80
segnali al minuto, queste consentono la pulsazione del muscolo cardiaco ma qualora esse non dovessero
funzionare correttamente, come accade nei pazienti affetti da determinate patologie cardiache, il cuore perde la
regolarità dei battiti. Il circuito degli elettrodi fissati nel cuore o vicino a esso contiene un resistore e un
condensatore: il condensatore accumula carica fino a un certo valore e successivamente si scarica fornendo
l’impulso di tensione al cuore, la frequenza degli impulsi dipende dai valori di R e C.
7.3 PROTEZIONE DAL SOVRACCARICO
Una induttanza può essere utilizzata come protezione dall’insorgere di sovraccarichi nei dispositivi elettronici
particolarmente sensibili, che possono venire danneggiati da correnti elevate. Quando il dispositivo viene
collegato mediante una presa di corrente all’impianto domestico, un improvviso aumento della tensione può
causare una brusca variazione della corrente che può danneggiare l’apparecchio. Se però è presente
un’induttanza in serie alla tensione applicata al dispositivo, l’improvvisa variazione della corrente produce una
forza elettromotrice opposta, utile a impedire alla corrente il raggiungimento di valori troppo elevati.

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