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Sistemi trifasi

Per classificarli, si utilizzano due lettere: la prima lettera si riferisce al sistema che alimenta l’impianto, per
questa abbiamo due lettere → T indica il punto del sistema che è collegato direttamente a terra,
normalmente è il neutro, la I indica che il sistema è isolato a terra o che un punto è collegato a terra, non
direttamente ma attraverso un’impedenza; la seconda lettera riguarda l’impianto utilizzatore, indica la
situazione delle masse rispetto alla terra (le masse sono quelle parti metalliche che possono essere toccate
e che non sono in tensione in condizioni normali, ma possono andare in tensione se cede l’isolamento
come gli involucri metallici degli apparecchi elettrici) e possiamo avere la lettera → T che indica che le
masse sono collegate a terra o la lettera N che indica che le masse sono collegata al punto del sistema
collegato al terreno.

Possiamo avere diversi accoppiamenti:

• Sistema TN → il neutro è collegato a terra in cabina e le masse sono collegate alla stessa terra del
neutro: a questo punto possiamo presentare il sistema in due forme:
1. TN-C → c’è un unico conduttore che svolge sia le funzioni di neutro sia di protezione
2. TN-S → il conduttore di protezione per le masse è diverso dal neutro, ed è quindi presente
un conduttore in più
• Sistema IT → le parti attive, cioè il neutro e le fasi, sono isolate da terra e le masse solo collegate a
terra
• Sistema TT → ha una parte attiva ed è collegato a terra in cabina, le masse sono collegate ad un
impianto di terra che è indipendente, attraverso un conduttore di protezione

Il sistema TN è normalmente utilizzato per gli impianti industriali, e anche per gli impianti di grandi
dimensioni del settore terziario.

Il sistema IT è utilizzato per impianti speciali e per impianti che hanno dimensioni che sono limitate come
quelli delle sale operatorie.

Il sistema TT è utilizzato per impianti domestici, impianti del terziario, impianti per potenze fino a 50 KW.

MACCHINE ELETTRICHE

A seconda della loro funzione, si dividono in due categorie:

• Generatori
• Motori

Un’altra suddivisione è quella tra:

• Macchine in corrente continua


• Macchine in corrente alternata

Dal punto di vista costruttivo, le macchina in corrente continua e quelle in corrente alternata si distinguono
per un diverso modo di collegare gli avvolgimenti rotanti con il circuito esterno, per questioni di spazio.

L’impiego delle macchine in corrente continua è limitato a specifici settori, tra i quali alcuni sono molto
importanti: abbiamo l’industria elettrochimica, impianti che si occupano di separazione elettriche delle
sostanze all’interno della soluzione, funzionano solo in corrente continua perché sono basati su un
trasporto fisico di cariche elettriche che vanno verso gli elettrodi di polarità opposta. Queste industrie
impiegano macchine convertitrici che trasformano in corrente continua la corrente alternata che ottengono
dalla rete.

La maggioranza dei motori che funzionano in corrente alternata, appartengono alle categorie di:

• motori sincroni → sono in grado di compiere un lavoro utile solo a una certa velocità di rotazione
detta velocità di sincronismo e esiste anche una formula che collega la frequenza alla velocità di
rotazione. Questi non si mettono in moto spontaneamente ma devono essere portati ad una
velocità sfruttando un motore ausiliare
• motori asincroni → detto anche a induzione, o a campo magnetico rotante è uno dei più diffusi ed
è caratterizzato dal fatto che gli avvolgimenti sono attraversati da un sistema di correnti trifasi e
sono sfasati di 120°, questa disposizione geometrica di un sistema di correnti trifasi ci consente di
avere un campo magnetico rotante. All’interno dello statore abbiamo il rotore che è costituto da
un nucleo ferromagnetico a cui sono avvolte delle spire chiuse in cortocircuito. Il campo magnetico
rotante si concatena con queste spire e induce in esse una tensione che ha una frequenza pari alla
differenza della velocità di rotazione tra il campo magnetico e quella del rotore. Poiché
l’avvolgimento è chiuso su sé stesso, le tensioni provocano circolazioni di correnti che
interagiscono con il campo rotante e danno origine a una forza motrice, in grado di avviare la
rotazione del motore e di tenerlo in rotazione sino a quando la sua velocità è abbastanza diversa
da quella del campo rotante. Grandezza che identifica la forza di rotazione che si chiama
SCORRIMENTO ed è data dalla differenza tra due valori, tra la frequenza di rotazione del campo
portante e la frequenza corrispondente alla velocità di rotazione. I motori asincroni di maggiore
potenza sono muniti di dispositivi di avviamento: quando questi dispositivi non sono necessari, il
motore asincrono può raggiungere la sua massima semplicità. Il rotore è costituito da una serie di
lamelle fra loro piegate, parallele fra loro collegate da anelli frontali. Esistono anche i motori
asincroni monofasi ma che vengono usati per piccole potenze modeste.
• motori a collettore → sono simili ai motori in corrente continua ma sono alimentati a corrente
alternata monofase. Date le difficoltà di commutazione, vengono utilizzati solo per piccole potenze
per cui il loro campo di impiego è quello di piccoli elettrodomestici.

Radiazione elettromagnetica → le varie forme di radiazione elettromagnetica ci attraversano, alcune


perennemente, e poi ci sono tanti eventi legati alla radiazione elettromagnetica come per esempio alcune
attività fondamentali per la nostra vita, come luce.

Una corrente elettrica genera intorno a sé un campo magnetico vorticoso che ha un’intensità che è
proporzionale alla corrente stessa; se questa corrente è variabile allora lo è anche il campo magnetico
generato. Un campo magnetico variabile genera una forza elettromotrice, quindi una spira concatenata.

Consideriamo un conduttore rettilineo percorso da una corrente di un’alta frequenza, attorno al


conduttore si crea un campo magnetico variabile che ha la stessa frequenza della corrente: le linee di forza
del campo magnetico sono attorno al conduttore e quindi è come se ci fossero delle onde. Questo campo
magnetico variabile, induce nelle spire delle differenze di potenziali variabili le quali danno origine a
correnti di spostamento e queste potrebbero essere causa di campi magnetici variabili che potrebbero
generare in spire ideali altri campi elettrici. Quindi il ciclo potrebbe proseguire all’infinito con il propagarsi
nello spazio di onde elettromagnetiche: c’è una radiazione, la cui componente elettrica e quella magnetica
sono strettamente collegate.

La radiazione elettromagnetica non significa soltanto onde e radio ma anche fenomeni legati alla
propagazione del calore, ai raggi x: la differenza è legata solo alla frequenza, quindi ci sono manifestazioni
simili al fenomeno di radiazione elettromagnetica che hanno come differenza solo la frequenza della loro
radiazione. Queste radiazioni si propagano tutte alla stessa velocità, alla velocità della luce (C) 300mila km
al secondo.

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