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Appunti di Telecomunicazioni per Informatici – Classe 3^ – ITIP “Bucci” Faenza – Prof.

Barnabé Bruno

BIPOLI in regime SINUSOIDALE

1. ASPETTI GENERALI.

Col termine bipolo si intende un generico componente avente due poli, o morsetti. Si è già esaminato
il bipolo resistore (legge di Ohm, comportamento in serie e parallelo). In questo capitolo saranno
esaminati i bipoli induttore e condensatore, la loro risposta alla tensione e corrente sinusoidale, ed
alcuni collegamenti di tipo serie.

1.1. Fisica elettrica dell’induttore.

Un induttore è un componente formato da più spire di filo conduttore avvolte tra loro, separate
elettricamente da una vernice isolante. L’applicazione di una corrente in esso genera un campo
magnetico. Quando tale corrente i(t) non è continua ma variabile nel tempo, il campo magnetico
produce una caduta di tensione v(t) direttamente proporzionale alla variazione nel tempo della
corrente stessa, secondo la formula:
i
v(t ) = L
t
Nella formula precedente, i è la variazione della corrente che avviene nell’intervallo di tempo t,
supposti infinitesimi (il rapporto i/t, matematicamente, corrisponde alla derivata della corrente
rispetto al tempo); il parametro L è l’induttanza, che si misura in Henry [H] (ordini di grandezza
tipici: H, per induttori avvolti in aria; mH, per induttori su supporto ferromagnetico).

1.2. Fisica elettrica del condensatore.

Un condensatore è un componente formato da due superfici conduttrici, chiamate “armature”,


affacciate tra loro, ma separate da un materiale isolante (dielettrico). L’applicazione di una tensione
v provoca l’accumulo di una quantità di carica elettrica q sulle armature, secondo la formula:
q =Cv
Il parametro C è la capacità, che si misura in Farad [F] (ordini di grandezza tipici: pF, per
condensatori ceramici; nF, per condensatori in poliestere; F, per condensatori al tantalio o
elettrolitici).
Se la tensione v(t) non è continua ma variabile nel tempo, una variazione v, che avvenga in un
intervallo di tempo t, supposti infinitesimi, provoca una variazione q della carica accumulata,

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quindi il passaggio di una corrente i(t) di carica o scarica, secondo la formula:


q v
i(t ) = =C
t t
(i rapporti q/t e q/t, matematicamente, corrispondono rispettivamente alle derivate della carica
elettrica e della tensione rispetto al tempo; la prima, coincide con la definizione stessa di corrente
elettrica).

2. TENSIONE E CORRENTE IN REGIME SINUSOIDALE.

Applicando a un induttore, o a un condensatore, una certa tensione (f.e.m.) variabile nel tempo con
legge sinusoidale, si origina in essi una corrente sinusoidale, avente:
• la stessa frequenza (pulsazione) della tensione applicata;
• ampiezza direttamente proporzionale a quella della tensione applicata;
• sfasamento in ritardo (induttore) o in anticipo (condensatore) rispetto alla tensione applicata.

Le formule riportate nei successivi paragrafi sono dimostrabili tramite il calcolo matematico con le
derivate, oppure, più semplicemente, tramite il metodo simbolico dei vettori / numeri complessi.
(quest’ultimo fa parte del programma svolto nei corsi di Elettrotecnica ed Elettronica).
Nella presente trattazione (semplificata), le dimostrazioni vengono omesse oppure solo accennate.

2.1. Risposta dell’induttore ad una f.e.m. sinusoidale.

Applichiamo a un induttore L una tensione sinusoidale v(t) = VP sen(t). Si può dimostrare che in
esso si produce una corrente sinusoidale, del tipo i(t) = IP sen(t – /2). Due osservazioni:
• la sinusoide i(t) è sfasata in ritardo di /2 (corrispondente a –90°) rispetto alla tensione v(t);
• le ampiezze VP e IP (valori di picco) sono direttamente proporzionali, secondo la formula
VP
= X L =  L = 2 f L ,
IP
in cui XL è la reattanza induttiva, avente unità di misura in Ohm [] (si ricordi legame tra
pulsazione e frequenza  = 2  f ).

2.2. Risposta del condensatore ad una f.e.m. sinusoidale.

Applichiamo a un condensatore C una tensione sinusoidale v(t) = VP sen(t). Si può dimostrare che
in esso si produce una corrente sinusoidale, del tipo i(t) = IP sen(t + /2). Due osservazioni:
• la sinusoide i(t) è sfasata in anticipo di /2 (corrispondente a +90°) rispetto alla tensione v(t);
• le ampiezze VP e IP (valori di picco) sono direttamente proporzionali, secondo la formula
VP 1 1
= XC = = ,
IP  C 2 f C
in cui XC è la reattanza capacitiva, avente unità di misura in Ohm [] (inoltre  = 2  f ).

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2.3. Risposta del resistore ad una f.e.m. sinusoidale.

Per un confronto tra quanto detto in precedenza, esaminiamo anche il caso del resistore R (misurato
in Ohm, []). Applichiamo a esso una tensione sinusoidale v(t) = VP sen(t). Si può dimostrare che
in esso si produce una corrente sinusoidale, del tipo i(t) = IP sen(t). Due osservazioni:
• la sinusoide i(t) non è sfasata rispetto alla tensione v(t);
• le ampiezze VP e IP (valori di picco) sono direttamente proporzionali, secondo la legge di Ohm:
VP
=R
IP

2.4. Comportamento delle reattanze XL e XC al variare della frequenza (pulsazione).

Mentre il parametro R (resistenza) è indipendente dalla frequenza, le reattanze induttiva e


capacitiva XL e XC assumono valori dipendenti dalla frequenza (pulsazione) della tensione
sinusoidale applicata: XL = 2  f L e XC = 1 / 2  f C.
In particolare, XL è direttamente proporzionale alla frequenza di lavoro f, mentre XC è
inversamente proporzionale a essa. Inoltre XL aumenta all’aumentare del parametro L (induttanza,
[H]), mentre XC diminuisce all’aumentare di C (capacità, [F]).

Il grafico di XL in funzione di f è rappresentato da una semiretta uscente dall’origine, con


coefficiente angolare pari a (2L); all’aumentare di L, aumenta l’inclinazione della semiretta stessa.
Il grafico di XC in funzione di f è rappresentato da un ramo di iperbole avente per asintoti gli assi

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cartesiani; all’aumentare di C, il ramo di iperbole si avvicina maggiormente agli assi stessi.


In particolare, alle basse frequenze di lavoro, l’induttanza tende a comportarsi come un
cortocircuito e la capacità come un circuito aperto; viceversa, alle alte frequenze l’induttanza
tende a comportarsi come un circuito aperto e la capacità come un cortocircuito.
Esempio numerico: calcolare i valori di XL (in ohm) per 2 induttanze, di valore 10mH e 100µH,
alle frequenze di lavoro di 100 Hz, 10 KHz, 1 MHz. Ripetere poi il calcolo alle stesse frequenze, per
determinare i valori di XC (in ohm) per 2 capacità, di valore 10nF e 100pF (foglio di calcolo).

3. CIRCUITI DI TIPO “SERIE RLC”.

Nei circuiti a componenti R, L, C, sottoposti a tensioni e correnti di tipo sinusoidale, valgono


ancora tutte le leggi elettriche già note (Ohm, Kirchhoff e altri principi e teoremi) operando però
nel campo dei vettori / numeri complessi, espressi in forma polare o in forma cartesiana.
Una trattazione completa di questo argomento rientra nei programmi svolti nei corsi di
Elettrotecnica ed Elettronica; per il corso di Telecomunicazioni per Informatica si introducono
comunque alcune nozioni, anche se non dimostrate, o dimostrate solo in parte.

3.1. Circuito serie RL.

Il circuito è formato da una resistenza R e da un’induttanza L, collegate in serie tra loro ed alimentate
da una tensione sinusoidale v(t) = VP sen (t).

La serie RL non si ricava con una semplice addizione (non vale la formula R + XL), ma con una
somma vettoriale, in cui R è un vettore orizzontale, con inclinazione 0°, e XL un vettore verticale
con inclinazione +90°. Tale somma vettoriale (teorema di Pitagora) produce come risultante il vettore
ZRL chiamato impedenza RL:
Z RL = R 2 + X L2 , essendo X L =  L = 2 f L

In tale circuito si genera una corrente sinusoidale, che ha la stessa pulsazione (frequenza) di v(t),
ampiezza IP (valore di picco) e sfasamento I (angolo tra i vettori ZRL e R):
i (t ) = I P sen ( t +  I )

Il rapporto tra le ampiezze VP e IP (valori di picco) è pari all’impedenza ZRL [], mentre lo
sfasamento I è negativo e calcolabile con la seguente formula.
VP  XL 
= Z RL I = −RL = − arctan 
IP  R 
Nota. Essendo I negativo e compreso tra –90° e 0°, la corrente risulta essere in ritardo di fase
rispetto alla tensione.

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Esempio di riferimento.
Dati: VP = 10 V; f = 500 Hz; R = 100 ; L = 50 mH. Determinare: IP = ? I = ?
Svolgimento. XL = 2  f L = 2 *  * 500 * 50 * 10–3  157 
VP 10V
Z RL = R 2 + X L2 = 100 2 + 157 2  186  IP = =  53,8mA
Z RL 186 
 XL   157 
 I = − arctan  = − arctan   −57,5
 R   100 
3.2. Circuito serie RC.

Il circuito è formato da una resistenza R e da un condensatore C, collegati in serie tra loro ed


alimentati da una tensione sinusoidale v(t) = VP sen (t).

Come nel caso precedente, la serie RC si ricava con una somma vettoriale, in cui R è un vettore
orizzontale, con inclinazione 0°, e XC un vettore verticale con inclinazione –90°. Tale somma
vettoriale (teorema di Pitagora) produce come risultante il vettore ZRC chiamato impedenza RC:
1 1
Z RC = R 2 + X C2 , essendo X C = =
 C 2 f C

In tale circuito si genera una corrente sinusoidale, che ha la stessa pulsazione (frequenza) di v(t),
ampiezza IP (valore di picco) e sfasamento I (angolo tra i vettori ZRC e R):
i (t ) = I P sen ( t +  I )

Il rapporto tra le ampiezze VP e IP (valori di picco) è pari all’impedenza ZRC [], mentre lo
sfasamento I è positivo e calcolabile con la seguente formula.
VP  XC 
= Z RC I = −RC = + arctan 
IP  R 
Nota. Essendo I positivo e compreso tra 0° e +90°, la corrente risulta essere in anticipo di fase
rispetto alla tensione.

Esempio di riferimento.
Dati: VP = 10 V; V = 0°; f = 500 Hz; R = 100 ; C = 5 F. Determinare: IP = ? I = ?

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Svolgimento.
XC = 1 / (2  f C) = 1 / (2 *  * 500 * 5 * 10–6)  64 
VP 10V
Z RC = R 2 + X C2 = 1002 + 642  119  IP = =  84mA
Z RC 119 
 XC   64 
 I = arctan  = arctan   32,6
 R   100 
3.3. Circuito serie RLC.

Il circuito è formato da una resistenza R, da un induttore L e da un condensatore C, collegati in serie


tra loro ed alimentati da una tensione sinusoidale v(t) = VP sen (t).

Come nel caso precedente, la serie RLC si ricava con una somma vettoriale, in cui R è un vettore
orizzontale, con inclinazione 0°, XL un vettore verticale con inclinazione +90°e XC un vettore
verticale con inclinazione –90°. Tale somma viene eseguita in due passaggi.
• Dapprima si trova la risultante tra XL e XC, che hanno direzione verticale, ma verso opposto: nella
figura centrale è XL > XC, quindi il vettore risultante (XL – XC) ha orientamento verso l’alto
(+90°); nella figura a destra è XL < XC, quindi (XL – XC) è orientato verso il basso (–90°).
• Successivamente, si applica il teorema di Pitagora ai vettori R e (XL – XC), producendo come
risultante il vettore ZRLC chiamato impedenza RLC:
1 1
Z RLC = R 2 + ( X L − X C ) X L =  L = 2 f L XC = =
2
, essendo e
 C 2 f C

In tale circuito si genera una corrente sinusoidale, che ha la stessa pulsazione (frequenza) di v(t),
ampiezza IP (valore di picco) e sfasamento I (angolo tra i vettori ZRLC e R):
i (t ) = I P sen ( t +  I )

Il rapporto tra le ampiezze VP e IP (valori di picco) è pari all’impedenza ZRLC [], mentre lo
sfasamento I è calcolabile con la seguente formula.
VP  X L − XC 
= Z RLC I = −RLC = − arctan 
IP  R 

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Esempio di riferimento.
Dati: VP = 10 V; V = 0°; f = 500 Hz; R = 100 ; L = 50 mH; C = 5 F.
Determinare: IP = ? I = ?
Svolgimento.
XL = 2  f L = 2 *  * 500 * 50 * 10–3  157 
XC = 1 / (2  f C) = 1 / (2 *  * 500 * 5 * 10–6)  64 
VP 10V
Z RLC = 1002 + (157 − 64) = 137  IP = =  73mA
2
Z RLC 137
 157 − 64 
I = − arctan  = −42,9
 100 
3.4. Osservazioni sul circuito serie RLC: fenomeno della “RISONANZA”.

La differenza (XL – XC) può essere positiva, negativa oppure nulla. Analizziamo i tre casi.
• Se (XL – XC) è positiva, il corrispondente vettore è verticale verso l’alto: il comportamento
della serie è di tipo resistivo–induttivo (RL). In tal caso, la corrente è in ritardo, rispetto alla
tensione, di uno sfasamento compreso tra –90° e 0°.
• Se (XL – XC) è negativa, il corrispondente vettore è verticale verso il basso: il comportamento
della serie è di tipo resistivo–capacitivo (RC). In tal caso, la corrente è in anticipo, rispetto alla
tensione, di uno sfasamento compreso tra 0° e +90°.
• Se (XL – XC) è nulla, il corrispondente vettore si annulla: il comportamento della serie è di tipo
puramente resistivo (R). In tal caso, l’impedenza è minima (coincide con R), quindi la corrente
è massima e in fase con la tensione (sfasamento 0°). Questo è il fenomeno della RISONANZA.

Il fenomeno della risonanza si verifica a quella precisa frequenza fR che rende XL = XC, cioè
2  f L = 1 / (2  f C). La precedente è un’equazione con incognita f: dopo alcuni passaggi di calcolo
si ricava la soluzione, che è la frequenza di risonanza fR:
1
fR =
2  LC
Esempio di riferimento.
Dati: L = 50 mH; C = 5 F. Determinare: fR = ?
1
fR = = 318 Hz
2  0,050  5 10 − 6
Osservazioni.
• Se f > 318 Hz, allora (XL – XC) > 0, quindi XL > XC → il comportamento della serie RLC è
di tipo resistivo–induttivo (RL).
• Se f < 318 Hz, allora (XL – XC) < 0, quindi XL < XC → il comportamento della serie RLC è
di tipo resistivo–capacitivo (RC).
• Se f = 318 Hz, allora (XL – XC) = 0, quindi XL = XC → il comportamento della serie RLC è
di tipo puramente resistivo (R), il circuito lavora in condizioni di risonanza.

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