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Elettrotecnica 1
per la laurea in Ingegneria Aerospaziale
Università degli Studi di Padova
Prof. Piergiorgio Alotto
Gabriel Chiodega
1
Primo Parziale
1 Primo Parziale
1.1 Lezione 1
1.1.1 Modello di CAMPI ELETTROMAGNETICI
Si basa sulla teoria di Maxwell e utilizza campi scalari e vettoriali, per questa ragione ha
una validità generale ma è difficile da trattare. Per problemi complessi è impossibile trovare
soluzioni analitiche.
Si basa su delle ipotesi restrittive che gli fanno perdere la validità generale. Sono utilizzate solo
grandezze ”globali” (Es: tensione e corrente) che sono grandezze scalari. Ne risulta un modello
facile da risolvere anche per strutture complesse.
Attenzione: Può essere J (P, t) 6= 0 anche se la densità di carica ρc è nulla!! Cioè può esistere
un campo di corrente non nullo anche in un mezzo elettricamente neutro in tutti i punti.
La corrente i è pari al flusso del vettore densità di corrente attraverso una superficie S
Z
i(t) = J · n dS
S
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Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
1.2 Lezione 2
1.2.1 Campo coulombiano o elettrostatico
essendo il campo coulombiano conservativo allora ammette l’esistenza della funzione potenziale
elettrico, definita come: Z B
EC · t dl = U (A) − U (B)
A
Caso più generale del campo elettrostatico e dipende dal tempo. Viene definito dalla formula:
∆Fe (P, t) dFe (P, t)
E(P, t) = lim =
∆q→0 ∆q dq
oppure si definisce aggiungendo un contributo non conservativo Ei , detto campo elettrico in-
dotto, al campo elettrostatico: E(P, t) = EC (P ) + Ei (P, t)
La tensione è definita come l’integrale di E lungo una specifica linea orientata l, aperta o chiusa:
Z
v(t) = E(P, t) · t dl
l
NB: il campo E genericamente non è quello conservativo. Perciò, vAB generalmente dipende
sia dai punti A e B sia dal percorso specifico di integrazione e quindi in generale la tensione non
è esprimibile come differenza di potenziale. Ma nel caso particolare di campo elettrostatico o
stazionario Ei (P, t) = 0 la tensione coincide con la differenza di potenziale.
Regione di spazio sede di fenomeni elettrici e/o magnetici, delimitata da una superficie limite.
Le grandezze che descrivono i componenti sono due grandezze scalari: tensione e corrente.
4
Primo Parziale
Dalla loro superficie emergono due o più tratti detti terminali (t1 , t2 , t3 ). Tutto ciò che succede
passa attraverso i terminali, il resto della superficie è da considerare impermeabile a effetti EM.
I punti finali dei terminali sono detti morsetti (m1 , m2 , m3 ) i morsetti sono i punti di collega-
mento tra i componenti.
NB: Terminali e morsetti si confondono nella futura trattazione.
• Campo elettrico conservativo, da cui deriva che la tensione coincide con la differenza di
potenziale
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Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
1.3 Lezione 3
1.3.1 Bipolo
1.3.2 N-Polo
(o semplicemente porta) di un n-polo è una coppia di morsetti tale per cui la corrente entrante
in uno è uguale a quella uscente dall’altro.
NB: Le correnti i(t) sono dipendenti dal tempo, ma per definire una porta la coppia di correnti
deve equivalere in ogni istante!
1.3.5 M-Bipolo
Alcuni n-poli, con n pari hanno terminali raggruppabili in m = n2 porte. Inoltre qualsiasi n-polo
può essere usato come m-bipolo con (m=n-1). In questo caso un morsetto viene considerato
come terminale comune per n-1 porte.
6
Primo Parziale
Il lavoro elettrico che viene scambiato a una porta nell’intervallo di tempo [t1 , t2 ], è definito in
forma generale:
Z t2
L(t1 , t2 ) = p(t) dt
t1
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Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
ρ = ρ0 (1 + α(T − T0 ))
(Solitamente: T % ρ % R &)
1.3.16 Generatori
I generatori sono dei componenti sedi di forze elettriche specifiche (campi elettrici) generatrici
non conservative. Da quanto visto in precedenza si capisce che le cariche hanno bisogno di forze
che le mantengano in moto, perché avvengono fenomeni dissipativi.
”A vuoto” significa che il generatore non è attraversato da corrente (non è collegato ad altri
componenti). Accade che si accumulano cariche ai terminali, le quali generano un campo
elettrico coulombiano sia all’interno sia all’esterno del generatore. Ma per ipotesi il campo
elettrico all’interno di un componente deve essere nullo, perciò si genera un campo elettrico Eg
che controbilancia punto per punto Ec .
La f.e.m. di un generatore è pari alla sua tensione a vuoto misurata ai morsetti ed è definita
come:
Z A
e(t) = Eg dl
B
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Primo Parziale
A carico significa che i morsetti sono percorsi da corrente. In questo caso la tensione è diversa
da quella a vuoto [v(t) 6= e(t) = v0 (t)]. Il passaggio di corrente all’interno del generatore da
luogo a fenomeni dissipativi e generalmente vale la relazione che lega la tensione fra vuoto e
carico in maniera direttamente proporzionale alla corrente che attraversa il generatore.
(In caso stazionario)
E − V = Ri I
dove Ri è la resistenza interna. Cioè la tensione è:
V = E − Ri I
Moltiplicando l’equazione del modello di carico del generatore per I si ottiene una relazione tra
le potenze:
V I = EI − Ri I 2
Pe = Pg − Pd
• Pd = Ri I 2 potenza dissipata
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Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
1.4 Lezione 4
1.4.1 Legame tensione-corrente per i bipoli
se f non comprende derivate o integrali ciò significa che non dipende dall’evoluzione temporale
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Primo Parziale
1.4.11 Interruttori
Sono classici componenti tempo-varianti. (Cioè nelle loro equazioni compaiono dei parametri
funzioni del tempo).
1.4.12 Grafi
• Nodi della rete: che sono i punti di intersezione (nodi della rete)
• Lati della rete: che sono i collegamenti tra i nodo (bipoli della rete)
NB: Del lato non è importante la forma ma piuttosto quali nodi mette in contatto.
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Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
Il grafo orientato ha la caratteristica che ogni suo lato è dotato di una orientazione, coincidente
con il riferimento di corrente del bipolo corrispondente.
Si dice connesso quando esiste un percorso lungo i lati che unisce due nodi qualsiasi.
NB: In pratica quando è un pezzo unico.
1.4.17 Maglia
1.4.18 Anello
É una maglia che orla una superficie al cui interno NON sono presenti lati.
NB: Ha senso solo per grafi piani. Il numero di anelli è: a = l − n + 1
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Primo Parziale
Si ricava con facilità un insieme di taglio selezionando una superficie (virtuale) chiusa che divide
il grafo in due parti, i lati ”tagliati” dalla superficie costituiscono l’insieme di taglio.
1.4.20 Albero
In pratica è l’insieme di lati (detti rami) che toccano i nodi senza formare percorsi chiusi.
Il numero di rami è: r = n − 1 con n nodi.
NB:Dato un grafo l’albero non è unico.
1.4.21 Coalbero
É l’insieme dei lati (detti corde) complementare all’albero, perciò si possono definire tanti
coalberi quanti alberi.
Il numero di corde è: c = l − n + 1 che coincide con il numero di anelli.
Vedi figura:
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Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
1.5 Lezione 5
1.5.1 Legge di Kirchhoff delle correnti (LKC)
In ogni rete di n-poli è uguale a zero la somma algebrica delle correnti che appartengono ad un
insieme di taglio. X
±ik (t) = 0
k∈taglio
In ogni rete di n-poli è uguale a zero la somma algebrica delle tensioni dei lati che appartengono
ad una maglia. X
±vk (t) = 0
k∈maglia
Le maglie che portano alla scrittura di equazioni linearmente indipendenti si dicono maglie
fondamentali e il numero massimo di tali maglie è: m = c = l − n + 1
Gli insiemi di tagli che portano alla scrittura di equazioni linearmente indipendenti si dicono
insiemi di taglio fondamentali e il loro numero è: t = r = n − 1
Si ha quando a un nodo sono collegati solo un morsetto del bipolo b1 e un morsetto del bipolo
b2 .
NB: Non tutti i bipoli si posso collegare in serie.
Si ha quando due bipoli hanno morsetti connessi a due a due (nei nodi A e B).
NB: Anche in questo caso non tutti i bipoli possono essere messi in parallelo.
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Primo Parziale
• Resistori in serie (nota la tensione totale): [vk = Rk ik = Rk Rvss ] dove vk è la tensione sul
singolo resistore
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Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
1.6 Lezione 6
1.6.1 Vincoli e gradi di libertà
Dato un grafo orientato di l lati e n nodi ci sono l tensioni e l correnti, in totale 2l incognite.
Applicando le leggi di Kirchhoff si trovano l equazioni linearmente indipendenti dette vincoli,
in particolare:
Una rete di soli resistori collegati ai morsetti A e B, per il principio di equivalenza, è rap-
presentabile da un bipolo (con caratteristiche esterne equivalenti) detto resistenza interna o
resistenza equivalente ai morsetti.
NB: Rimane sempre vero: RAB = VIAB AB
Una trasformazione estremamente utile per le trasformazioni è quella tra generatori affini di
tensione GAT con generatori affini di corrente GAC.
Affinché si possano sostituire devono presentare caratteristiche esterne → devono avere le rette
del piano cartesiano (i, v) coincidenti → basta che due coppie di punti coincidano → tensioni
a vuoto e correnti di corto circuito equivalenti.
Trasformazioni:
(
E = RC J
• GAC → GAT
RT = RC
J= E
• GAT → GAC RC
RC = RT
NB: Questa trasformazione è utile perché permette di eseguire semplificazioni anche quando
nella rete non vi sono serie o paralleli di resistori sfruttabili. Cioè è come se ”nascessero”
connessioni in serie o parallelo che prima non si potevano sfruttare.
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Primo Parziale
V = Eeq − Req I
I = Jeq − Geq V
Approccio: Trasformare ogni GAT nel GAC equivalente e poi usare le formule viste per il //
di GAC. Poi trasformare il GAC-equivalente in un GAT-equivalente.Per il GAT-equivalente
ottenuto è valida:
V = Eeq + Req I
Pl E
Jeq r=1 ± Ri
1 1
dove Eeq = Geq
= Pl 1
i
e Req = Geq
= Pl 1
i=1 Ri i=1 Ri
NB: Siamo in convenzione dei generatori
NB: La formula di Millmann serve solo nel caso di bipoli collegati in parallelo.
Approccio con la stessa filosofia del caso precedente, cioè l’idea è quella di applicare trasfor-
mazioni in modo da potersi ricondurre ad un caso più semplice. In questo caso più generale
troviamo un insieme di GAC e GAT in parallelo, trasformo tutti i GAT in GAC equivalenti, in
questo modo mi sono ricondotto al caso di parallelo di GAC (caso già visto in precedenza).
Il componente equivalente avrà equazione: V = Eeq − Req I
dove Eeq e Req sono ottenuti applicando la Formula di Millmann:
Pr Ek Ps
( k=1 ± Rk ) + ( k=1 ±Jk ) 1
Eeq = Req = Pr
( k=1 Rk ) + ( sk=1 Gk )
1
Pr Ps P
1
( k=1 Rk ) + ( k=1 Gk )
Dove gli indici k che vanno da 1 a r sono riferiti ai GAT, mentre quelli da 1 a s sono riferiti ai
GAC.
NB: Siamo in convenzione dei generatori
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Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
La formula di Millmann torna utile nel caso in cui voglio conoscere la tensione a vuoto della
rete.
Enunciato: Se io volessi conoscere la tensione a vuoto della rete (cioè la tensione ai morsetti
1, 10 in assenza di corrente) basta imporre I = 0 nella relazione V = Eeq + Req I.
Si ottiene la tensione a vuoto: v110 = v0 = Eeq , cioè la tensione del generatore ideale che sta
dentro al generatore affine di tensione equivalente.
Enunciato: In una rete a soluzione unica per tutte le tensioni e le correnti dei lati si può
sostituire il bipolo che costituisce il generico lato ak , con corrente nota ik e/o tensione nota vk
con:
• Un generatore ideale avente corrente impressa Jk = ik
oppure
• Un generatore ideale di tensione avente tensione impressa ek = vk
NB: Questo teorema è utile per fare le sostituzioni ma va ricordato che è corretto solo al di
fuori della scatola.
Segue lo schema:
Dato un generatore reale, modellizato linearmente come uno affine collegato ad un resistore di
carico, allora il generatore alimenta un utilizzatore (carico) rappresentato dal resistore ideale
E
passivo Ru . Valgono le relazioni: I = Ri +R u
e V = E RiR+R
u
u
, con le quali si possono esprimere:
Ru E 2
• Potenza erogata al carico Pu = V I = (Ri +Ru )2
Ri E 2
• Potenza dissipata Pd = Ri I 2 = (Ri +Ru )2
E2
• Potenza generata Pg = EI = Ri +Ru
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Primo Parziale
Il rendimento di potenza è definito come il rapporto adimensionale tra potenza erogata e potenza
disponibile
Pu Pg − Pd Pd
η= = =1− ≤1
Pg Pg Pg
o in alternativa:
Pu VI Ru
η= = =
Pg EI Ri + Ru
E2
Pumax =
4Ri
Ri 1
ottenuta per Ru = Ri che è la condizione di massima potenza, da cui: ηP umax = Ri +Ri
= 2
Caso particolare e molto importante: Stessa rete allo stesso istante. Allora i prodotti
vh ih sono da considerarsi delle potenze fisiche, perciò il Th. di Tellegen dice che la somma delle
potenze entranti alle porte della rete in ogni istante è nulla se le porte sono tutte convenzionate
allo stesso modo.
Xl
Ph = 0
h=1
Che è equivalente a dire che la somma della potenza alle porte convenzionate da utilizzatore è
uguale alla somma della potenza alle porte convenzionate da generatore.
l
X l
X
Pgh = Puh
h=1 h=1
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Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
1.7 Lezione 7
1.7.1 Metodi di analisi delle reti lineari
É possibile costruire metodi (sistematici) che consentono di risolvere il problema con un ridotto
numero di equazioni.
Quelli che vedremo:
1. Fissare un nodo di riferimento detto nodo di massa e si assume che esso abbia potenziale
Un = 0
2. Si considerano gli altri (n − 1) nodi indipendenti, con i loro potenziali Ur incogniti, con
r = [1, 2, .., n − 1]
3. La generica tensione Vh del lato h-esimo può essere espressa come differenza di potenziale
tra i nodi Nr e Ns , perciò: Vh = Vrs = Urh − Ush
4. Supponiamo che ciascuno dei lati della rete possa essere rappresentato come un generatore
affine di corrente con equazione caratteristica: Ih = Gh Vh − Jh
P
5. Ora a ciscun nodo escluso il riferimento applichiamo LKC, cioè: ±Ih = 0
P P
6. Si ottiene per ogni nodo indipendente: ±Gk Vk = ±Jk .
Problema: n tensioni incognite ma solo (n − 1) equazioni.
P P
7. Sostituendo alla tensione la differenza di potenziale: ±Gk (Urk − Usk ) = ±Jk
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Primo Parziale
Il fatto che sia modificato risolvere la limitazione del metodo precedente, ora si può avere un
generatore ideale di tensione nella rete, che viene detto ”lato anomalo”.
Procedimento: Supponendo che ci sia un solo lato anomalo, l’idea è quella di trattare il
generatore ideale di tensione come un generatore ideale di corrente con corrente impressa IE .(In
realtà IE è l’incognita, mentre è nota E).
Ora la corrente IE va aggiunta nella somma algebrica di tutte le varie correnti J.
Inoltre, si aggiunge al sistema un’equazione in più: Ur − Us = E
Il resto del procedimento rimane identico al precedente.
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Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
1. Definire un’orientazione coerente (esempio oraria) per la corrente di tutti gli anelli. La
corrente di ciascun lato risulta allora esprimibile come differenza tra le correnti dei due
anelli a cui il lato appartiene. (O come corrente di un solo anello se il lato è sul bordo
della parete).
NB: Chiamiamo queste correnti di anello KA1 , KA2 , ..., KAa per non confonderci con le I
che sono le correnti dei lati.
2. Si può esprimere la corrente di ogni lato h-esimo come differenza di differenza di correnti
degli anelli a cui appartiene: Ih = KAr − KAs
3. Ciascuno dei bipoli è rappresentabile come generatore affine di tensione descritto dall’equazione:
Vh = Eh − Rh Ih
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Primo Parziale
1.8 Lezione 8
1.8.1 Teorema di sovrapposizione degli effetti
Enunciato: In una rete lineare (bipoli affini rappresentati da una retta sul piano i,v) la tensione
Vh (corrente Ih ) del generico lato ah è uguale alla somma delle tensioni Vhk (correnti Ihk ) che si
ottengono in quel lato facendo agire uno alla volta i generatori ideali Ek e Jk . Ogni Vhk (Ihk ) è
proporzionale alla grandezza impressa Ek o Jk che agisce di volta in volta.
Dal teorema precedente si può ricavare un metodo per l’analisi delle reti lineari.
Procedimento: Se si assume che siano presenti r generatori ideali di tensione Ek nei lati da
1 a r. E si assume anche che siano presenti (t − r) generatori ideali di corrente Jk nei lati da
r + 1 a t. Allora per ogni lato h-esimo vale:
X t r
X Xt
V = Vhk = ahk Ek + rhk Jk
h
k=1 k=1 k=s
Xt Xr Xt
Ih = Ihk = ghk Ek + βhk Jk
k=1 k=1 k=s
Enunciato: Se di una rete si considerano accessibili due soli nodi A e B, essa costituisce un
bipolo avente terminali A e B: I teoremi dei generatori equivalenti affermano che, se la rete è
lineare, tale bipolo presenta ai terminali il medesimo comportamento di un singolo generatore
lineare.
(Teorema del libro)
V = Eeq − Req I
V0
dove Eeq = V0 è la tensione a vuoto e Req = Ri = Icc
che
è la resistenza a generatori spenti.
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Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
Non posso applicare il teorema di Thevenin perché il circuito non può lavorare a vuoto,
infatti a circuito aperto dovrebbe essere Jeq = 0 e invece Jeq = J3 .
(Posso però applicare Norton)
Non posso applicare il teorema di Norton perché il circuito non può lavorare in corto
circuito, infatti a circuito chiuso dovrebbe essere Eeq = 0 e invece Eeq = E3 .
(Posso però applicare Thevenin)
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Primo Parziale
1.9 Lezione 9
1.9.1 Doppi bipoli
Il doppio bipolo è un componente elettrico di tipo quadropolo, cioè quattro morsetti, i quali
vengono raggruppati a due a due in porte.
NB: Generalmente convenzionati da utilizzatori.
Se sono governati da equazioni di ordine 0 (che non hanno derivate), sono 2 eq. in 4 incognite
→ 2 gradi di libertà, esplicitando queste equazioni in termini di tensioni e correnti alle porte si
ottengono delle equazioni che vengono dette: equazioni dei doppi bipoli esplicite
Sono
( i doppi bipoli adinamici descritti de equazioni algebriche a coefficienti reali:
y1 = a11 x1 + a12 x2 + b1
y2 = a21 x1 + a22 x2 + b2
Sono i doppi bipoli adinamici che hanno x = 0 t.c. y = 0 descritti de equazioni algebriche a
coefficienti reali:
(
y1 = a11 x1 + a12 x2
y2 = a21 x1 + a22 x2
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Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
dove la matrice R è detta matrice delle resistenze o matrice ”a vuoto”. I coefficienti si ricavano
dal sistema precedente facendo un aperto ad un momento sulla porta 1 e poi sulla 2:
• R11 = v1
|
i1 i2 =0
resistenza a vuoto porta 1 (autoresistenza)
• R22 = v2
|
i2 i1 =0
resistenza a vuoto porta 2 (autoresistenza)
• R12 = v1
|
i2 i1 =0
resistenza di trasferimento tra porta 1 e 2 (mutua resistenza)
• R21 = v2
|
i1 i2 =0
resistenza di trasferimento tra porta 2 e 1 (mutua resistenza)
dove la matrice G è detta matrice delle conduttanze o matrice ”a vuoto”. I coefficienti si rica-
vano dal sistema precedente mettendo in corto circuito la porta 1 e poi la 2:
• G11 = i1
|
v1 v2 =0
conduttanza in corto circuito porta 1 (autoconduttanza)
• G22 = i2
|
v2 v1 =0
conduttanza in corto circuito porta 2 (autoconduttanza)
• G12 = i1
|
v2 v1 =0
conduttanza di trasferimento tra porta 1 e 2 (mutua conduttanza)
• G21 = i2
|
v1 v2 =0
conduttanza di trasferimento tra porta 2 e 1 (mutua conduttanza)
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Primo Parziale
I termini che vengono esplicitati sono misti, uno di tensione e uno di corrente, e appartengono
uno ad una porta, uno
all’altra.
v1 i1 h11 h12
Dalla relazione: = h dove h = si può scrivere il sistema di equazioni
i2 v2 h21 h22
lineari: (
v1 = h11 i1 + h12 v2
i2 = h21 i1 + h22 v2
NB: In questo caso bisogna fare attenzione perché i parametri della matrice h (detta matrice
ibrida 1) non hanno tutti la stessa unità di misura!
In questo caso i coefficienti della matrice ibrida 1 si ricavano mettendo in corto la porta 2 o in
aperto la porta 1:
• h11 = v1
|
i1 v2 =0
[Ω] resistenza in corto porta 1 (autoresistenza)
• h22 = i2
|
v2 i1 =0
[S] conduttanza a vuoto porta 2 (autoconduttanza)
• h12 = v1
|
v2 i1 =0
[adimensionale] rapporto di trasferimento di tensione
• h21 = i2
|
i1 v2 =0
[adimensionale] rapporto di trasferimento di corrente
NB: Anche in queso caso i parametri della matrice g (detta matrice ibrida 2) non hanno tutti
la stessa unità di misura!
In questo caso i coefficienti della matrice ibrida 2 si ricavano mettendo in corto la porta 1 o in
aperto la porta 2:
• g11 = i1
|
v1 i2 =0
[S] conduttanza a vuoto porta 1 (autoconduttanza)
• g22 = v2
|
i2 v1 =0
[Ω] resistenza in corto porta 2 (autoresistenza)
• g12 = i1
|
i2 v1 =0
[adimensionale] rapporto di trasferimento di corrente
• g21 = v2
|
v1 i2 =0
[adimensionale] rapporto di trasferimento di tensione
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Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
In questa rappresentazione
a sinistra
dell’uguale
troviamo
le grandezze della porta 1
v1 v2 A B
Dalla relazione: = T dove T = si può scrivere il sistema di equazioni
i1 −i2 C D
lineari: (
v1 = Av2 − Bi2
ii = Cv2 − Di2
NB: Prestare attenzione al fatto che fin’ora tutto era in convenzione dell’utilizzatore ma in
questo caso è conveniente (non obbligatorio) prendere i2 con segno negativo.
I coefficienti della matrice T detta matrice di trasmissione 1 vengono cosı̀ definiti:
• A= v1
|
v2 i2 =0
[adimensionale]
• C= i1
|
v2 i2 =0
[S]
NB: Anche in questo caso è conveniente (non obbligatorio) prendere i2 con segno negativo.
I coefficienti della matrice T’ detta matrice di trasmissione 2 vengono cosı̀ definiti:
• A0 = v2
|
v1 i1 =0
[adimensionale]
• B0 = v2
|
i2 v1 =0
[Ω]
G = R−1 , g = h−1 , T 0 = T −1
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Primo Parziale
Per ricavare i coefficienti che compongono le sei matrici vanno azzerati uno per volta i valori di
tensione e corrente delle due porte.
Facciamo un esempio per chiarire, dato un doppio bipolo:
Ci sono dei casi in cui potrebbe non esistere la matrice delle resistenze o quella delle condut-
tanze, cioè dei casi in cui non si può utilizzare la rappresentazione controllata in corrente o
tensione. (Questo succede perché in alcuni casi ponendo uguale a zero la tensione o la corrente
si ottiene un coefficiente che tende ad infinito, il che non ha senso). Di seguito due esempi
caratteristici:
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Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
v = va + vb = Ra ia + Rb ib = (Ra + Rb )i = Rs i
Rs = Ra + Rb
i = ia + ib = Ga va + Gb vb = (Ga + Gb )v = Gp v
Gp = Ga + Gb
dove Tc = Ta Tb
NB: Ricorda che le matrici di trasferimento hanno il compito di prendere le tensioni e le correnti
di una porta e trasformarle nei valori di un’altra.
30
Primo Parziale
NB: Esistono solo quattro rappresentazioni perché non si possono scrivere le matrici di resistenza
e conduttanza.
NB: Se si unisce quanto visto nel teorema di massimo trasferimento di potenza e la proprietà di
trasferimento di resistenza di un trasformatore ideale, si capisce che data una rete con un GAT
e un resistore (con valori di Ri e Ru determinati), allora è possibile ottenere la configurazione
di massimo trasferimento di potenza, interponendo tra il GAT e il resistore un q trasformatore
ideale che renda Ru percepita = Ri scegliendo un opportuno valore di n: n = RRui
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Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
1.10 Lezione 10
1.10.1 Proprietà dei doppi bipoli adinamici
NB: Si tratta di un argomento non presente sul libro e riguardo al quale non saranno presenti
domande nel compitino.
I doppi bipoli adinamici godono di 4 proprietà fondamentali:
• Reciprocità: se il rapporto tra effetto alla porta 1 e la sua causa alla porta 2 è uguale
al rapporto tra un effetto alla porta 2 e la sua causa alla porta 1
• Passività: un DB passivo in regime stazionario non eroga potenza elettrica netta. (pro-
prietà già vista nei bipoli)
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Primo Parziale
La sintesi di DB resistivo consiste nell’individuazione di una rete accessibile a due porte che
imponga relazioni prestabilite tra le tensioni e le correnti.
Un DB resistivo deve soddisfare le proprietà di passività, reciprocità (R12 = R21 ), non amplifi-
cazione.
Quindi un DB resistivo può essere sintetizzato da una rete di resistori, avendo 3 parametri liberi
di variare (R11 , R22 , R12 = R21 ) allora la rete deve essere composta da almeno 3 resistori per
fare la sintesi.
I 3 resistori possono essere disposti secondo 2 configurazioni: stella o triangolo.
Riassumendo: Data una rete (più o meno complicata) e la sua matrice R o G, ci viene chiesto
di trovare 3 resistori disposti a stella o a triangolo in grado di restituire il comportamento della
rete.
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Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
LKC : i1 = ia + ic
Applicando Kirchhoff: LKC : i2 = ib − ic
LKT : v = v − v
c 1 2
(
i1 = Ga v1 + Gc vc = (Ga + Gc )v1 − Gc v2
da cui si ottiene:
i2 = Gb v2 − Gc vc = (Gb + Gc )v2 − Gc v1
G 11 = (G a + Gc )
Ga = G11 + G12
Dalla rappresentazione controllata in tensione: G22 = (Gb + Gc ) → Gb = G22 − G21
G = G = −G
G = −G = −G
12 21 c c 12 21
Sono dispositivi realizzati con componenti elettronici e permettono anche di realizzare reti
equivalenti a particolari bipoli e doppi bipoli inerti ideali.
Un generatore pilotato è un doppio bipolo costituito da due lati distinti:
• [LATO 2] (per convenzione collegato alla porta 2) imprime una grandezza (tensione
o corrente) che è funzione della grandezza di comando, viene quindi detta grandezza
pilota
NB: Vengono solo considerati legami tra grandezze di comando e grandezze pilotate di tipo
lineare e tempo invarianti, perciò la proporzionalità è una costante.
NB: Vi sono 4 tipologie di generatori pilotati. NB: Il simbolo di rombo indica che il generatore
è pilotato.
34
Primo Parziale
1.10.7 GTPT
(
i1 = 0
Di equazioni:
v2 = ev = αv1
NB: Questa è la rappresentazione
ibrida 2 la cui ma-
0 0
trice è: g =
α 0
1.10.8 GTPC
(
v1 = 0
Di equazioni:
v2 = ej = r i1
NB: Questa è la rappresentazione
controllata in cor-
0 0
rente la cui matrice è: R =
r 0
1.10.9 GCPT
(
i1 = 0
Di equazioni:
i2 = Jv = g v1
NB: Questa è la rappresentazione
controllata in ten-
0 0
sione la cui matrice è: R =
g 0
35
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
1.10.10 GCPC
(
v1 = 0
Di equazioni:
i2 = Ji = βi1
NB: Questa èla rappresentazione
ibrida 1 la cui ma-
0 0
trice è: R =
β 0
36
Secondo Parziale
2 Secondo Parziale
2.1 Lezione 11
2.1.1 Introduzione
Nello studio dei campi elettromagnetici si incontrano fenomeni non stazionari la cui descrizione
richiede l’introduzione di equazioni integrali o differenziali nel tempo e nello spazio.
Perciò, per descrivere questo comportamento, è necessario un nuovo modello di rete elettrica e
nuovi bipoli. In particolare:
• Bipolo condensatore
• Bipolo induttore
NB: Oltre al campo elettrico E(P, t) è utile considerare anche lo spostamento dielettrico D(P, t)
Lo spostamento dielettrico D(P, t) è molto utile da introdurre nei materiali dielettrici (isolanti)
nei quali J (P, t) è trascurabile.
D(P, t) = E(P, t)
dove è detta permittività dielettrica del mezzo isolante. Se non varia nello spazio allora il
materiale è uniforme, se non varia nel tempo viene detta costante dielettrica.
Caso particolare: Costante dielettrica del vuoto = 0 = 8, 86 · 10−12 VCm
2.1.4 Polarizzazione
I materiali dielettrici si dividono in materiali polari e apolari. Per le sostanze polari il baricentro
delle cariche positive è diverso da quello delle cariche negative, mentre in quelle apolari coincide.
I dielettrici sono caratterizzati da una soglia del campo elettrico detta rigidità dielettrica.
Quando viene superata questa soglia avviene la ”rottura del dielettrico”, e il materiale che
prima era isolante si comporta come un conduttore.
37
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
NB: Dalla relazione precedente discende che in regime stazionario il condensatore ideale equiv-
ale ad un circuito aperto, infatti: dq(t)
dt
= i(t) = C dv(t)
dt
e in regime stazionario dv(t)
dt
= 0 perciò
I=0
In certi casi particolari la capacità C del condensatore può essere calcolata, ad esempio quando
le armature sono piane: R R
Q v
δ dv D · dS S
C= =R = RS =
V l
E · dl l
E · dl d
dove √
S è la superficie delle armature e d è la distanza tra loro, la relazione è valida quando
d S
Cv 2 qv q2
wc = = =
2 2 2c
posto come riferimento wc = 0 il livello zero di energia che si ha quando v = 0.
Essendo wc = wc (v) = wc (q) si dice che l’energia capacitiva è una funzione di stato della
tensione v(t) e della carica q(t) che sono dette variabili di stato del condensatore.
NB: Ricorda che il condensatore, anche se è in grado di erogare energia, è un componente
passivo.
38
Secondo Parziale
2.2 Lezione 12
2.2.1 Introduzione
In questa lezione si trattano i presupposti fisici che condurranno alla definizione del bipolo
induttore.
2.2.2 Ripasso
Come già visto in fisica 2, un conduttore filiforme percorso da cor-
rente genera campo magnetico, secondo la legge d Biot-Savart:
i
H= uθ
2πr
dove H è il campo magnetico.
Per forme più generiche vale la legge di Ampere:
”La circuitazione di H lungo un qualunque percorso chiuso è uguale alla corrente concatenata
totale” I
H · t dl = N i
l
2.2.4 Solenoidalità di B
NB: É facile dimostrare che il campo B(P, t) induzione magnetica è solenoidale applicando il
teorema della divergenza.
Considerando una superficie chiusa S che racchiude un volume τS con versore n uscente dalla
superficie, sappiamo che il flusso di B su una superficie chiusa è nullo:
Z I
∇B dτ = B · n dS = 0
τ S
39
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
Considerando una superficie aperta S racchiusa da un bordo γ e con versore n uscente dalla
superficie, definiamo il flusso di B attraverso di essa:
Z
Φ= B · n dS
S
NB: Il flusso dipende dal bordo γ e non dalla superficie che poggi asu di esso.
NB: Se il bordo è composto da N avvolgimenti è come se la superficie venisse attraversata N
volte, perciò si ha: ΦN = N Φ detto flusso concatenato.
Ripasso:
A inizio corso si era visto che il campo elettrico è: E = Ec + Ei
dove Ec è il campo elettrico coulombiano (conservativo) e Ei è il campo elettrico indotto (non
conservativo, rotazionale).
Allora si può definire la f.e.m. come:
I I I
e = Ei · t dl = (Ei + Ec ) · t dl = E · t dl
l l l
A parole: La fem indotta, nel caso insista su un conduttore, mette in moto le cariche in esso
presenti in modo che la corrente che fluisce ”tende a opporsi alla variazione di flusso di campo
magnetico.”
Inoltre dal teorema di Stokes:
∂
∇×E =− b
∂t
A parole: Le fem possono essere indotte sia da variazioni di B sia da movimenti della linea di
integrazione (in quest’ultimo caso: fem mozionali).
Unendo le precedenti osservazioni si nota che esiste una catena di proporzionalità (α):
ΦN α B α H α i
40
Secondo Parziale
NB: Dalla relazione precedente discende che in regime stazionario l’induttore ideale equivale ad
un corto circuito, infatti: dϕ(t)
dt
= v(t) = L di(t)
dt
e in regime stazionario di(t)
dt
= 0 perciò V = 0
L i2 ϕi ϕ2
wL = = =
2 2 2L
posto come riferimento wL = 0 il livello zero di energia che si ha quando i = 0.
Essendo wL = wL (i) = wL (ϕ) si dice che l’energia induttiva è una funzione di stato della
corrente i(t) e del flusso ϕ(t) che sono dette variabili di stato dell’induttore.
NB: Ricorda che l’induttore, anche se è in grado di erogare energia, è un componente passivo.
41
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
2.3 Lezione 13
2.3.1 Regime sinusoidale
Lo studio delle reti che hanno tensioni e correnti tempo varianti è particolarmente agevole per
andamenti temporali di tipo sinusoidale quando tutti i componenti hanno la stessa frequenza.
In questo caso è possibile applicare metodi propri delle reti lineari opportunamente generaliz-
zati (semplicità di analisi).
NB: La maggior parte delle reti elettriche lavora a frequenze di 50 o 60 Hz.
NB: Anche molti sistemi elettrici di segnale si prestano a trattazione in regime sinusoidale.
NB: Anche sistemi elettrici con andamenti periodici non sinusoidali, ricorrendo alla scompo-
sizione in serie di Fourier, possono essere studiati come reti sinusoidali.
• Fattore di forma: kf = A
Am
• α: fase iniziale
42
Secondo Parziale
• Valore medio: A0 = 0
• Valore efficace A = A
√M ∼
= 0, 707AM
2
• Fattore di forma: kf = π
√ ∼
= 1.11
2 2
Più funzioni sinusoidali sono dette isofrequenziali se hanno uguale frequenza f e quindi anche
uguale periodo T e uguale pulsazione ω.
(Definizione alternativa: Un insieme di funzioni sinusoidali isofrequenziali è caratterizzato da
una ω comune a tutte le f ).
NB: In una rete elettrica lineare in cui i generatori sono sinusoidali tutti della stessa frequenza,
ad un certo momento dopo l’accensione della rete, tutte le grandezze della rete diventano
sinusoidi con la stessa frequenza dei generatori. Cioè, le funzioni di una rete che opera in
regime sinusoidale sono isofrequenziali.
2.3.8 Sfasamento
(
a(t) = AM sen(ω t + α)
Date due funzioni isofrequenziali
b(t) = BM sen(ω t + β)
Lo sfasamento ϕ è definito come la differenza tra le fasi istantanee di a(t) e b(t)
ϕ = (ω t + α) − (ω t + β) = α − β
43
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
Per risolvere una rete elettrica (anche nel caso sinusoidale) abbiamo a disposizione due stru-
menti:
• Leggi di Kirchhoff (che corrispondono a operazioni di addizione o sottrazione tra funzioni)
• Relazioni delle caratteristiche esterne degli m-poli (che corrispondono a operazioni di
moltiplicazioni per costanti o di derivazione sulle funzioni)
Problema: Le funzioni che governano le reti elettriche sinusoidali sono funzioni trigonomet-
riche, e dover risolvere sistemi di equazioni trigonometriche è molto oneroso, perciò si deve
ricorrere alla rappresentazione simbolica.
L’onerosità delle tre operazioni (addizione, moltiplicazione per una costante e derivazione tem-
porale) sulle sinusoidi può essere semplificata attraverso questi passaggi:
• Trasformazione di Steinmetz: associazione biunivoca di ciascuna sinusoide isofrequenziale
a un numero complesso opportuno secondo la relazione:
NB: Questo è possibile perché sia una sinusoide sia un numero complesso è definito uni-
vocamente da due parametri
• Esecuzione delle operazioni algebriche in campo complesso corrispondenti a quelle delle
sinusoidi, ma più semplici da eseguire.
• Trasformazione dei complessi nelle corrispondenti sinusoidi.
I fasori essendo rappresentati dai numeri complessi possono essere espressi con:
• notazione esponenziale: Ā = A ei α
• notazione cartesiana: Ā = AR + J AI
La relazione tra le due notazioni è stabilita dalla formula di Eulero:
Ā = A ei α = A (cosα + J senα) = AR + J AI
44
Secondo Parziale
se AR > 0 , AI > 0 −→ α = arctan( AARI ) + 0
se AR < 0 , AI > 0 −→ α = arctan( AARI ) + π
< 0 , AI < 0 −→ α = arctan( AARI ) − π
se AR
= 0 , AI > 0 −→ α = π2
se A
R
se AR = 0 , AI < 0 −→ α = − π2
= AI −→ α = π4
se AR
se AR = −AI −→ α = − π4
se AR = 0 , AI = 0 −→ non def inita
Ora per trovare la funzione della tensione v3 (t) basta svolgere la trasformazione ”inversa”:
( √ √
| V¯3 |= 1002 + 402 = 107, 703 → V3 (t) = 107, 703 2 sen(ω t + 0, 3805)
arg(V¯3 ) = arctan( 100
40
) = 0, 3805
√
NB: 107, 703 è moltiplicato per 2 perché serve il valore efficace!!
NB: Durante gli esercizi fare attenzione a non confondere i fasori V̄ (che hanno la barra)
con i moduli dei fasori che sono senza barra.
45
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
46
Secondo Parziale
2.4 Lezione 14
(Comportamento dei bipoli in regime sinusoidale)
VM IM VM IM
= cos(α − β) − cos(2ω t + α + β)
2 2
= V I cos(ϕ) − V I cos(2ω t + α + β)
Il primo termine P = V I cos(ϕ) è COSTANTE.
Attenzione perché questa cosa è controituitiva (perché non si direbbe che il prodotto tra sinu-
soidi dia un termine costante) ma è molto importante.
Il secondo termine pf = V I (2ω t + α + β) è detto potenza fluttuante. Ha media nulla !! e
pulsazione doppia.
• ϕ=0 → P =VI
La potenza è sempre positiva, quindi (conv. utiliz.) viene assorbita.
47
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
• ϕ = ±π → P = −V I
La potenza è sempre negativa, quindi (conv. utiliz.) viene erogata.
• ϕ = ± π2 → P = 0
La potenza è sempre nulla.
In regime periodico, anche sinusoidale, la potenza attiva (o reale) è la media della potenza
istantanea in un periodo T
1 T
Z
P = p(t) dt
T 0
Questa definizione è utile per calcolare il lavoro scambiato. Infatti, considerando un periodo
di tempo lungo ∆t T si ha che ∆t = nT + δt (con δt < T ) e il lavoro scambiato in questo
periodo è:
Z Z
L= p(t) dt ' p(t) dt = n T P ' ∆t P
∆t nT
NB: In altre parole, su un periodo di tempo abbastanza lungo è soltanto la potenza attiva a
determinare gli scambi energetici, la potenza fluttuante non vi partecipa (il che è ovvio perché
quest’ultima ha media nulla).
La definizione più utile di potenza attiva è:
P = V I cosϕ
48
Secondo Parziale
NB: Nella forma esponenziale il coniugato di un complesso differisce solo per il segno della parte
immaginaria.
Ṡ = V ejα I e−jβ = V I ej(α−β) = V I ejϕ
• Potenza apparente: S =
p
P 2 + Q2 =| Ṡ |
Q
NB: tan(ϕ) = P
49
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
50
Secondo Parziale
Applicando questa condizione alla rappresentazione simbolica dei rispettivi fasori (I¯ = Iejβ ,
V̄ = V ejα ):
V̄ V j(α−β)
= e = jωL = j XL
I¯ I
o in alternativa, il reciproco:
I¯ 1 1
= = −j = j BL
V̄ j XL ωL
NB: XL è detta reattanza e BL è detta suscettanza.
V2 2
• Potenza reattiva: Q = V I = XL I 2 = XL
= − BI L = −BL V 2
• Potenza apparente: S = Q
La potenza reattiva assorbita dall’induttore è pari al valor massimo della potenza istantanea
ed è correlata all’energia induttiva, descrivendo la rapidità con la quale l’energia induttiva è
I2
immagazzinata e resa: | QL |= ωL I 2 = ω L M 2
= ω WLM
51
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
Applicando questa condizione alla rappresentazione simbolica dei rispettivi fasori (V̄ = V ejα ,
I¯ = Iejβ ):
V̄ V 1
¯ = ej(α−β) = −j = j XC
I I ωC
o in alternativa, il reciproco:
I¯ 1
= = j ωC = j BC
V̄ j XC
• Potenza apparente: S = −Q
La potenza reattiva assorbita dal condensatore è pari al valor massimo della potenza istantanea
ed è correlata all’energia capacitiva, descrivendo la rapidità con la quale l’energia capacitiva è
V2
immagazzinata e resa: | QC |= ωC V 2 = ω C 2M = ω WCM
52
Secondo Parziale
Si nota che nei bipoli (resistori, induttori, condensatori) i rapporti tra tensione e corrente sono
R, j XL , j XC . Questo perché i tre casi che abbiamo visto sono tre casi particolari di una formula
più generale. Per capire come funziona un bipolo più generico vanno introdotte le nozioni di
impedenza e ammettenza.
2.4.17 Impedenza
Si definisce impedenza il numero complesso che mette in relazione il fasore della tensione con
quello della corrente:
V̄
Ż = ¯
I
che si può riscrivere come V̄ = Ż I¯ Da cui: | Ż |= Z = VI e arg(Z̄) = ϕ
NB: Ż è l’equivalente in regime sinusoidale al ruolo che svolgeva R in regime stazionario.
Potenza assorbita da un’impedenza convenzionata da utilizzatore:
2
A = Z I
Ȧ = V̄ I¯∗ = Ż I¯I¯∗ = ŻI 2 =⇒ P = ZRe I 2
Q = ZIm I 2
2.4.18 Ammettenza
˙ ˙
ZR = R + j 0 impedenza resistore
Y R = G + j 0
ammettenza resistore
Z˙L = 0 + j XL impedenza induttore Y˙L = 0 + j BL ammettenza induttore
˙
˙
ZC = 0 + j XC impedenza condensatore YC = 0 + j BC ammettenza condensatore
53
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
2.5 Lezione 15
2.5.1 Leggi di Kirchhoff in forma simbolica
Le leggi di Kirchhoff viste in regime stazionario hanno un’applicazione analoga anche in regime
sinusoidale (sfruttano la proprietà additiva dei fasori), in particolare:
Esempio:
Date I¯a = 4 , I¯b = j3 trovare I¯c
Dalla LKC simbolica:
Esempio:
Date V¯a = 80 , V¯b = j60 , V¯c = 20 + j20 , V¯d = −60 + j80
Dalla LKT simbolica:
54
Secondo Parziale
La serie di l bipoli passivi ideali di impedenza Z˙k , k = 1, 2...l equivale al bipolo passivo che ha
impedenza equivalente-serie uguale alla somma delle singole impedenze
l
X
Żs = Z˙k
k=1
ATTENZIONE: Dato che il modulo della somme di numeri complessi è diverso dalla somma
dei moduli, è sbagliato calcolare il modulo dell’impedenza serie come somma dei moduli delle
singole impedenze.
La tensione totale della serie si ripartisce su ciascuno bipolo con la regola del partitore:
Z˙h Z˙h
V¯h = V¯s = V¯s Pl = V¯s ρ˙v
Żs Z˙k
k=1
NOTARE:
• Le parti reali di impedenza e ammettenza sono entrambe NON negative (questo perché i
componenti sono passivi)
55
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
Il parallelo di l bipoli passivi ideali di ammettenza Y˙k , k = 1, 2...l equivale al bipolo passivo
che ha ammettenza equivalente-parallelo uguale alla somma delle singole ammettenze
l
X
Y˙p = Y˙k
k=1
La corrente totale del parallelo si ripartisce su ciascuno bipolo passivo con la regola del partitore:
Y˙h Y˙h
I¯h = I¯p = I¯p Pl = I¯p ρ̇i
Y˙p k=1 Y˙k
Ricorda: Nel caso stazionario resistivo ci eravamo già chiesti se fosse possibile trovare un com-
ponente equivalente ad una rete di resistori accessibile ai morsetti.
Ora quanto detto per la serie e il parallelo può essere generalizzato considerando una rete di
bipoli passivi della quale sono accessibili solo i morsetti 1 e 1’.
e ammettenza equivalente:
I¯ = Y˙eq V̄
56
Secondo Parziale
A volte per procedere alla semplificazione tramite serie e parallelo serve usare la trasformazione
stella triangolo:
˙ ZCA
˙ Z˙A Z˙B +Z˙B Z˙C +Z˙C Z˙A
Z˙A =
ZAB
˙ +ZBC
ZAB ˙ +ZCA
˙
˙ =
ZAB
Z˙C
˙ ZBC
˙ Z˙A Z˙B +Z˙B Z˙C +Z˙C Z˙A
Z˙B = ZAB
˙ +ZBC
ZAB ˙ +ZCA
˙
˙ =
ZBC Z˙A
Z˙C = ˙ ZCA
˙ Z˙A Z˙B +Z˙B Z˙C +Z˙C Z˙A
˙ =
ZBC
ZCA
˙ +ZBC
ZAB ˙ +ZCA
˙ Z˙B
Caso particolare: Se le impedenze dei tre lati sono tutte uguali: Z˙∆ = 3Z˙λ
É utile rappresentare un bipolo passivo generico come una rete di bipoli ideali passivi. Per
tenere conto degli sfasamenti generici, la sintesi richiede l’impiego di almeno due bipoli reali:
un resistore e un elemento reattivo.
NB: L’elemento reattivo può essere un condensatore oppure un induttore.
I due componenti possono essere collegati sia in serie sia in parallelo, perciò si ottengono due
sintesi:
• Sintesi impedenza (collegamento serie)
• Sintesi ammettenza (collegamento parallelo)
57
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
58
Secondo Parziale
(
GP = YRe = Y cosϕ0
Affinché la sintesi sia equivalente al bipolo generico deve valere la relazione:
BP = YIm = Y senϕ0
I valori GP e BP hanno significato di conduttanza e suscettanza equivalenti: le potenze attiva
e reattiva entranti in Ẏ sono uguali a quelle che nella sintesi sono assorbite rispettivamente da
GP e BP .
Esempi:
59
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
2.6 Lezione 16
2.6.1 Risonanza elettrica
Impedenza e ammettenza di reti di bipoli passivi in regime sinusoidale hanno una parte reale e
una immaginaria che dipende generalmente dalla pulsazione ω = 2πf . Quindi al variare della
frequenza f si possono avere dei massimi o dei minimi. In questi casi il modulo può annullarsi
oppure diverge, mentre l’argomento può annullarsi o convergere a π2
Tali comportamenti sono dovuti alla risonanza elettrica.
NB: La tensione e la corrente si distribuiscono nei singoli bipoli seguendo le formule dei partitori
che dipendono da impedenza e ammettenza, perciò a loro variano in funzione della pulsazione ω.
• Ys (ω) = √ 1
1 2
R2 +(ωL− ωC )
1
−ωL
• ϕ0s (ω) = arctan( ωC R )
Osservazione:
Il comportamento del circuito RCL può essere o ohmico-capacitivo o ohmico-induttivo a seconda
dei valori di ω. Questa caratterizzazione è molto evidente nei casi estremi:
• se ω → 0 , Żs (ω) = R + j(−
ωL 1
ωC
) , rimane solo la componente capacitiva
60
Secondo Parziale
Attenzione però, le curve del grafico viso prima, oltre che dalla pulsazione dipendono anche
dagli specifici valori di L e C dei bipoli che costituiscono la rete. Perciò per disegnare le curve
in modo ”unificato” serve introdurre il parametro Q0 detto fattore di merito:
r
1 L ω0 L 1
Q0 = = =
R C R ω0 C R
Definito questo nuovo parametro si possono disegnare le curve in funzione di Q0 ma indipendenti
dai singoli valori di L e C, dette curve di risonanza.
ω0 ω
ϕ0s (ω) = arctanQ0 ( − )
ω ω0
definiamo anche Ω = ωω0 .
Conviene disegnare le curve del modulo e dell’argomento ”normalizzate”, cioè divise per Ω =
1 −→ ω = ω0
Ys (Ω) 1
X(Ω) = =q
Ys (1) 1 + Q2 ( 1 − Ω)
0 Ω
1
6 Ẋ(Ω) = arctan Q0 ( − Ω))
Ω
61
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
ω0 L I¯ VL VL VC
Q0 = ¯ = = =
R I VR VR VR
62
Secondo Parziale
• wL (t) = 12 LIL2
• wC (t) = 21 CVC2
• ZP (ω) = √ 1
1 2
G2 +(ωC− ωL )
1
−ωC
• ϕP (ω) = arctan( ωL G )
Osservazione: la rete si comporta in maniera opposta al caso serie, nel senso che i comportamenti
ohmico-capacitivo e ohmico-induttivo sono scambiati.
63
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
La pulsazione di risonanza per un circuito RCL parallelo è la stessa che per il circuito in serie:
1
ω0 = √
LC
ω0 ω
ϕP (ω) = arctanQ00 ( − )
ω ω0
Normalizzando:
ZP (Ω) 1
X(Ω) = =q
ZP (1) 1 + Q02 1
0 ( Ω − Ω)
1
6 Ẋ(Ω) = arctan Q00 ( − Ω))
Ω
64
Secondo Parziale
• wL (t) = 12 LIL2
• wC (t) = 21 CVC2
NB: Per caso generale si intende una rete che non è collegata ne in serie ne in parallelo.
Anche nel caso generale di una rete complessa avvengono fenomeni di risonanza. Definiamo
65
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
perciò la pulsazione di risonanza quella pulsazione per cui l’impedenza (o l’ammettenza) sia
puramente reale.
1
NB: In questo caso più complesso ω0 NON sarà più semplicemente √LC , ma una qualche ω0
esiste sempre!!
66
Secondo Parziale
2.7 Lezione 17
2.7.1 Generatori ideali sinusoidali
• GATS → GACS: J¯ = Ē
Ż
, Ẏ = 1
Ż
J¯
• GACS → GATS: Ē = Ẏ
, Ż = 1
Ẏ
2.7.5 Corrispondenza tra reti di bipoli passivi e reti con generatori simbolici
67
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
Per poter risolvere sistematicamente le reti simboliche è possibile utilizzare i seguenti metodi:
A. Metodo delle correnti d’anello simboliche (2.7.7)
B. Metodo dei potenziali nodali simbolici (2.7.8)
C. Metodo di sovrapposizione degli effetti simbolici (2.7.9)
NB: Se la rete simbolica comprende lati costituiti da soli GICS si procede in modo analogo a
quello proposto per il metodo delle correnti di anello modificato per le reti in regime stazionario.
NB: Se la rete simbolica comprende lati costituiti da soli GITS si procede in modo analogo a
quello proposto per il metodo dei potenziai nodali modificato per le reti in regime stazionario.
Ipotesi: Rete lineare (ricorda che abbiamo visto solo questa tipologia)
Procedimento:
Nella rete simbolica la tensione V¯h nel generico lato ah è uguale alla somma delle tensioni che
si ottengono in quel lato facendo agire un generatore ideale simbolico alla volta.
Nella rete simbolica la corrente I¯h nel generico lato ah è uguale alla somma delle correnti che
si ottengono in quel lato facendo agire un generatore ideale simbolico alla volta.
(
V¯h = rk=1 ḢV hk Ēk + lk=s ḢZhk J¯k
P P
68
Secondo Parziale
V̄ = E¯eq − Żeq I¯
V¯0
dove E¯eq = V¯0 e Żeq = Żi = I¯cc
I¯ = J¯eq − Ẏeq V̄
I¯cc
dove J¯eq = I¯cc e Ẏeq = Ẏi = V¯0
69
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
Pl Ēi
J¯eq i=1 ± Żi 1 1
E¯eq = = Pl 1 , Żeq = = Pl 1
Ẏeq i=1 Ż Ẏeq i=1 Żi
i
Un generatore affine di tensione simbolica, con tensione impressa Ē e impedenza Żi = Ri + jXi
eroga la massima potenza attiva Pmax quando è collegato ad un bipolo passivo la cui impedenza
equivalente Żu = Ru + jXu = Żi∗ = Ri − jXi .
Perciò per avere il massimo trasferimento di potenza:
E2
Żu = Żi∗ , Pmax =
4 Re(Żi )
In altre parole: Sia ha il massimo trasferimento di potenza attiva quando tensione e corrente
sono in fase tra loro (ϕ = 0), che equivale a dire che tutto ciò che è collegato al generatore
ideale si comporta da resistenza pura (la reattanza interna deve essere uguale ed opposta alla
reattanza di carico).
NB: Tipicamente negli esercizi viene chiesto solo di calcolare l’impedenza di carico Żu
70
Secondo Parziale
2.7.15 Rifasamento
Dall’equazione del nodo 1 sappiamo che I¯l = I¯ + I¯r dove I¯r e la corrente di rifasamento.
Ci accorgiamo, dal diagramma fasoriale, che la corrente I¯l più piccola possibile I¯ott si ottiene
quando I¯l è in fase con V̄ .
Per ottenere questa condizione la somma della potenze reattiva del carico e della potenza
reattiva del condensatore deve essere = 0. (Ricorda: se Q = 0 viene assorbita solo Potenza
attiva).
Equazioni per il caso generale:
71
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
NB: Le grandezze primate ( ’ ) si riferiscono alla situazione dopo l’aggiunta del componente di
rifasamento.
NB: P 0 = P perché il condensatore è un componente che non assorbe potenza attiva.
Elaborando l’equazione precedente si può esplicitare Qc :
Qc = P tan(ϕ0 ) − P tan(ϕ)
Quello che dice l’equazione precedente è che il condensatore non assorbe potenza attiva ma fa
cambiare fase da ϕ a ϕ0 .
Ricorda: Qc = −ω C V 2
Unendo le due precedenti:
−P tan(ϕ0 + P tan(ϕ))
C=
ωV2
NB: Per avere un rifasamento perfetto vogliamo ϕ0 = 0, perciò:
P tan(ϕ))
C=
ωV2
72
Terzo Parziale
3 Terzo Parziale
3.1 Lezione 18
3.1.1 Introduzione alle reti trifasi
La maggioranza dell’energia elettrica è gestita con sistemi trifase perché forniscono un vantaggio
economico. I sistemi trifase operano in regime pressoché sinusoidale, tipicamente le frequenze
sono (50HZ in Europa e 60Hz in Nord America)
Un sistema trifase elementare è composto da tre bipoli passivi uguali, quindi dotati d’impedenze
uguali Ż, e tre generatori ideali di tensione sinusoidale che imprimono tre tensioni con ampiezze
uguali e reciprocamente sfasate di 23π radianti (le tensioni non sono quindi uguali!)
Tutti i generatori vengono collegati insieme nel centro-stella, anche tutte le impedenze vengono
collegate insieme nel centro-stella e i due centri vengono a loro volta uniti.
NB: Le tre Ż dei circuiti separati non si accorgono della differenza tra essere state alimentate
tutte con la stessa tensione o con tensioni sfasate di 23π per quanto concerne la potenza attiva
e reattiva che percepiscono.
Una terna simmetrica di tensioni è costituita da tre tensioni impresse sinusoidali diverse (stesso
valore efficace Eg ,a fasi diverse, perché sfasate reciprocamente di 23π . Possono essere rappre-
sentate da tre GITS con fasori:
¯ jα
Eg1 = Eg e
2π
E¯g2 = Eg ej(α− 3 )
¯
4π
Eg3 = Eg ej(α− 3 )
73
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
Le ”tensioni di fase” (o ”stellate”) sono le tre tensioni tra ciascuna fase (1, 2, 3) e il neutro (0).
Se i valori efficaci sono uguali e gli sfasamenti sono di 23π , le terne sono simmetriche. Ci sono
due possibilità:
• segno + : terna simmetrica diretta
• segno - : terna simmetrica indiretta
74
Terzo Parziale
Il caso tipico delle reti trifasi è quello visto in precedenza, cioè simmetrico ed equilibrato.
Costituito da i conduttori 1-2-3 che formano la terna delle correnti di linea e dal conduttore 0
tra i centri stella (cioè il neutro).
Vale la LKC simbolica: I¯0 = I¯1 + I¯2 + I¯3
Una terna simmetrica delle tensioni ed un carico equilibrato implica una terna di correnti sim-
metrica (rispettivamente sfasata di un angolo ϕ dalla tensione stellata)
¯ ¯ −jϕ
¯ E1 E1
I1 =
Ż
= Z
e
¯ ¯ −jϕ
I¯2 = E2
Ż
= E2
Z
e
¯
¯
E3 ¯ −jϕ
E3
I3 = Ż
= Z
e
Siccome anche la correnti formano una terna simmetrica, allora I¯0 = I¯1 + I¯2 + I¯3 = 0.
Cioè: il neutro in un sistema equilibrato può anche essere tolto (corollario del teorema di sos-
tituzione è come un aperto perché non scorre corrente).
NB: Si passa ad un sistema a tre fili.
75
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
Rimosso il conduttore di neutro, si ottiene una rete trifase a 3 fili o rete trifase senza neutro.
I centri stella non sono connessi e la LKC impone: I¯1 + I¯2 + I¯3 = 0
NB: Nella realtà è difficile che le Ż siano proprio perfettamente uguali perciò è facile che ci sia
un po’ di differenza di potenziale tra i due centri stella. (Per evitare questo si possono collegare
con un neutro di sezione molto piccola, tanto ci scorre poca corrente, di modo che si ristabilisca
lo stesso potenziale nei due centri stella).
Nelle reti trifasi senza neutro si usano anche connessioni diverse da quelle a stella, ad esempio
il collegamento a triangolo.
NB: Nei collegamenti a triangolo non esistono le tensioni stellate, i generatori imprimono di-
rettamente le tensioni concatenate.
Nei collegamenti a stella esistevano solo le correnti di linea, ora nei collegamenti a triangolo
esiste la terna delle correnti di fase interna, indicate con il simbolo J.(Vedi diagramma fasoriale)
76
Terzo Parziale
¯ ¯ ¯
I1 = J12 − J31
I¯2 = J¯23 − J¯12
¯
I3 = J¯31 − J¯23
√
Per il valore efficace vale la relazione: I = 3J
É sempre possibile trasformare dei collegamenti a triangolo in collegamenti a stella. Per una
terna simmetrica diretta di tensioni:
V̄12 −j π Ż∆
Ē1 = √3 e 6
Ży =
π 3
Ē2 = V̄√233 e−j 6
π V
Ē3 = V̄√313 e−j 6 E=√
3
NB: Queste trasformazioni sono importantissime perché in questo modo ci dimentichiamo dei
collegamenti a triangolo e lavoriamo solo con quelli a stella !!
77
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
3.2 Lezione 19
3.2.1 Rete equivalente monofase
Ricorda: Nella lezione precedente abbiamo visto che reti di generatori/carichi collegati a tri-
angolo possono essere SEMPRE trasformate in collegamenti a stella. Quindi comunque siano
composte le reti trifasi senza neutro si possono trasformare in reti trifasi equivalenti senza neu-
tro, con tutte le fasi interne dei tripoli a stella.
Se si assume che il sistema sia simmetrico ed equili-
brato allora i centri stella sia dei generatori sia dei
carichi sono equipotenziali, perciò se uniti non scorre cor-
rente. A ragione di simmetria della rete, le maglie for-
mate da ciascuna fase 1,2,3 e dal neutro 0 (maglie color:
blu,rosso,verde) si comportano allo stesso modo, salvo per
gli sfasamenti.
É cosı̀ sufficiente studiare una di esse (ad esempio la fase 1) che è detta rete equivalente mono-
fase.
78
Terzo Parziale
• E1 = E2 = E3 = E
• I1 = I2 = I3 = I
• ϕ1 = ϕ2 = ϕ3 = ϕ
Allora la potenza attiva risulta:
NB: Ovviamente la potenza fluttuante non è nulla per la singola porta ma è complessivamente
nulla per il triplo bipolo.
IMPORTANTE: Per una rete simmetrica ed equilibrata la potenza istantanea entrante nel
tripolo è costante e equivale alla potenza attiva.
Le altre potenze:
• CASO GENERALE
Nel caso generale, per misurare la potenza attiva occorrono tre wattmetri a valore medio,
allora la potenza è:
P = PW 10 + PW 20 + PW 30
79
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
P = 3PW
NB: Quanto detto fin ora vale per le reti dotate di neutro.
Nelle reti senza neutro il componente a destra è un tripolo, che può essere visto come un doppio
bipolo.
80
Terzo Parziale
NB: É una cosa molto particolare che dai wattmetri si possa misurare la potenza reattiva
(questo è dovuto alla connessione Aron).
É facile ricavare la dimostrazione sapendo che PW 12 = 12 P − 2√1 3 Q e che PW 32 = 12 P + 2√1 3 Q
Step 1: Ovviamente si usa il metodo simbolico, quindi tensioni, correnti, resistenze e reattanze
vanno espressi con i rispettivi fasori e numeri complessi.
Step 2: Resistenze e reattanze si raggruppano in impedenze. Inoltre se sono presenti connessioni
a triangolo (come in figura quella individuata dalla linea rossa) vanno trasformate in connessioni
a stella.
Si ottiene:
NB: Questa rete è senza neutro, MA essendo simmetrica ed equilibrata noi possiamo immaginare
che ci sia. Questo è quello che ci serve per ricondurci all’equivalente monofase. (Vedi figura)
81
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
82
Terzo Parziale
83
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
3.3 Lezione 20
3.3.1 Introduzione ai regimi variabili aperiodici
Una rete è in regime variabile aperiodico quando sperimenta un andamento arbitrario. Questa
situazione si può verificare per diversi motivi:
• Evoluzione di reti elettriche che partendo da correnti e tensioni date (spesso nulle) si
portano a regimi permanenti (stazionari o periodici)
• Reti con ingressi variabili nel tempo in modo non periodico (non ripetitivo)
• Reti con elementi inerti e passivi tempo-varianti
NB: Il primo caso è il più significativo perché si verifica semplicemente quando si accende un
generatore o quando si chiude un interruttore. Più nello specifico con ”evoluzione della rete” si
intende questa sequenza di eventi: tensioni e correnti nulle, si accende un generatore o si chiude
un interruttore, la rete per qualche istante ha un comportamento imprevedibile aperiodico, la
rete si stabilizza e inizia a rispettare o un regime stazionario o periodico.
I regimi variabili sono spesso innescati da eventi critici che alterano bruscamente l’equilibrio
elettrico della rete, in specifici istanti, detti: Istanti critici.
La brusca alterazione dell’equilibrio elettrico della rete può essere dovuta alla commutazione di
un interruttore o alla discontinuità della tensione/corrente impressa da un generatore.
NB: Nelle reti reali però nessuna commutazione/variazione è istantanea, ma richiede un in-
tervallo temporale ∆t0 . Se però ci interessa studiare un intervallo temporale ∆t1 >> ∆t0
allora possiamo approssimare ∆t0 → t0 (cioè ad istante), tenendo però conto delle variazioni di
tensione ∆v(t0 ) e corrente ∆i(t0 ).
Quando studiamo il comportamento di una rete nell’intorno degli istanti critici dobbiamo fare
dei limiti sinistri e destri delle tensioni e delle correnti.
Quindi introduciamo i concetti di:
Limite sinistro Limite destro
Quando i limiti NON coincidono si creano dei punti di discontinuità nelle funzioni di tensione
e corrente che generalmente sono invece continui.
−
∆v(t0 ) = v(t+
0 ) − v(t0 )
−
∆i(t0 ) = i(t+
0 ) − i(t0 )
NB: Essendo gli istanti critici in numero finito le funzioni sono dette ”continue quasi dapper-
tutto”
84
Terzo Parziale
Ricorda: Le variabili di stato sono quelle variabili che definiscono lo stato energetico dei com-
ponenti.
• Variabili di stato negli induttori: correnti i(t) (che esprime l’energia wL = 12 Li2 )
É il vettore che raccoglie tutte le variabili di stato, e siccome le variabili di stato descrivono lo
stato energetico, il vettore di stato descrive l’energia di tutti i componenti.
Quando tutte le variabili di stato sono nulle si dice che la rete è nello stato nullo. Una rete può
essere in questa condizione prima dell’istante critico o dopo di esso: yS (t− +
0 ) , yS (t0 ).
Quando tutte le tensioni e le correnti dei lati sono nulle si dice che la rete è a riposo. La rete
può essere a riposo in t− +
0 e/o in t0 . Cioè:
NB: Una rete a riposo è nello stato nullo, MA non è vero il viceversa.
Sono particolari enti matematici che permettono di studiare gli istanti critici.
Le tre più importanti:
(
0 se t < t0
δ−1 (t − t0 ) =
1 se t > t0
85
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
δ0 (t − t0 ) = 0 ∀t 6= t0
Z t0 +
lim→0
δ0 (t − t0 ) dt = 1
t0 −
(
0 se t < t0
δ−2 (t − t0 ) =
t − t0 se t > t0
86
Terzo Parziale
Osservazioni:
. Resistore: la tensione a gradino comporta una corrente a gradino, perché è un compo-
nente adinamico.
. Induttore: il gradino di tensione non crea problemi.
. Condensatore: applicare un gradino di tensione crea problemi matematici perché genera
funzioni impulsive e crea problemi tecnici perché crea correnti molto elevate.
Attenzione: Tali correnti impulsive possono manifestarsi solo in maglie (o anelli) formate
esclusivamente da condensatori, generatori ideali di tensione e interruttori (o deviatori)
che chiudono; esse sono dette maglie impulsive.
87
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
3.4 Lezione 21
3.4.1 Circuiti del primo ordine
Introduzione:
Dopo l’istante critico la rete evolve con continuità (fino ad un altro eventuale istante critico o
all’infinito).
Nei blocchi temporali compresi tra gli istanti critici le grandezze di rete sono continue con
derivate continue (classe C ∞ ) ma non periodiche, pertanto all’interno di questi blocchi temporali
possiamo applicare i metodi dell’analisi differenziale classica.
Per l’analisi delle reti distingueremo le grandezze (tensioni e correnti) tra:
• Ingressi (sorgenti): x(t) = grandezze impresse e(t) e j(t) dei generatori ideali indipendenti
(termini noti).
NB: L’analisi verrà sviluppa per t > 0, ovvero parte da t = 0+ , in cui sono noti i valori delle
variabili di stato yS (0+ ). (Conosciamo le variabili di stato in t = 0+ perché le conosciamo in
t = 0− e per continuità).
!! Attenzione: Per via dell’assenza di andamenti prestabiliti non è possibile utilizzare i metodi
per il regime stazionario o i metodi di analisi simbolica !!
Perciò per l’analisi di queste reti utilizzeremo le leggi topologiche (LKC e LKT) e tipologiche
degli n-poli che compongono la rete.
Iniziamo con esempi (circuiti del primo ordine) che costituiscono casi semplici ed importanti di
reti in regime variabile aperiodico:
NB: Questi non sono gli unici casi di reti che caricano o scaricano i componenti, sono solo
degli esempi. Sono stati scelti questi in particolare perché sono casi molto comuni e perché
presentano equazioni duali.
88
Terzo Parziale
Dalla definizione di stato nullo: ai capi del condensatore la tensione è nulla e per come è definita
la carica del condensatore (Q = C V ) il condensatore è scarico.
NB: Il deviatore è indicato con la lettera S.
Evoluzione del circuito:
a. t < 0: S in posizione 2, circuito nello stato nullo,
v=V =0
b. t = 0: S commuta in posizione 1.
• Integrale particolare:
Affronteremo successivamente la tecnica per trovare l’integrale particolare, ora ci basta
constatare che una soluzione particolare è: vP (t) = VP e che sostituendo nell’eq. differen-
ziale si ottiene: vP (t) = VP = E.
NB: Il pedice P sta per particolare.
89
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
dv E −V −t E t V t
i(t) = C = e T −→ i(t) = e− T − e− T
dt R R R
b. t = 0: S commuta in posizione 2.
NB: è importante notare che nella fase di scarica le grandezze cambiano con la stessa velocità
che nella fase di carica! Perciò se è veloce la carica è veloce anche la scarica.
90
Terzo Parziale
La corrente risulta:
dv V t
i(t) = C = − e− T
dt R
• Durante la scarica:
1 1
LC−erogato = −LC = −(0 − WC ) = CE 2 = EΘ = LR
2 2
3.4.6 Dipendenza da R
NON dipendono da R:
• L’energia dissipata in R
Dipendono da R:
91
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
b. t = 0: S commuta in posizione 1.
•LKC : iR + i = J
•R : iR = GvR −→ GvR + i = J
•LKT : vR = v −→ Gv + i = J
di di
•L : v = L dt −→ GL dt +i=J
di
NB: [GL dt + i = J] è un’equazione differenziale ordinaria (ODE) lineare di primo grado a
coefficienti costanti e non omogenea, e utilizzando il linguaggio introdotto in precedenza la J è
un termine noto (x) e la i è un’incognita (y).
NB: Le incognite delle ODE saranno sempre e solo grandezze di stato.
La struttura dell’equazione è uguale al caso del condensatore, perciò il procedimento matem-
atico è uguale.
Soluzione della ODE:
• Integrale particolare:
É costante: iP (t) = IP e che sostituendo nell’eq. differenziale si ottiene: iP (t) = IP = J.
92
Terzo Parziale
di J −I −t J t I t
v(t) = L = e T −→ v(t) = e− T − e− T
dt G G G
b. t = 0: S commuta in posizione 2.
•LKC : iR + i = 0
•R : iR = GvR −→ GvR + i = 0
•LKT : vR = v −→ Gv + i = 0
di di
•L : v = L dt −→ GL dt +i=0
di
NB: [GL dt + i = 0] è un’equazione differenziale ordinaria lineare di primo grado a coefficienti
costanti omogenea. Per le eq. diff. omogenee l’integrale particolare è 0, perciò la soluzione è
costituita solo dall’integrale dell’omogenea associata (che è uguale a quello della carica):
t
i(t) = i0 (t) = I0 e− T
dove la costante di integrazione I0 imponendo la condizione: i(0− ) = i(0+ ) = I allora:
t
I0 = I −→ i(t) = Ie− T
NB: Anche in questo caso la scarica ha la stessa dinamica della carica
La tensione risulta:
di I t
v(t) = L = − e− T
dt G
93
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
Z ∞ Z ∞
Lg = Jv dt = J iv dt = JΛ = 2WL
0 0
Z ∞
1
LR Gv 2 dt = Lg − WL = JΛ
0 2
WL
Da cui il rendimento di carica Lg
= 0, 5 come prima.
• Durante la scarica:
1 1
LL−erogato = −LL = −(0 − WL ) = LJ 2 = JΛ = LR
2 2
3.4.10 Dipendenza da R
NON dipendono da R:
• Il lavoro dissipato in R
Dipendono da R:
94
Terzo Parziale
3.5 Lezione 22
3.5.1 Formulazione generale per reti a regime variabile
Per approcciare in generale i problemi circuitali in regime variabile si descrive la rete tramite:
le leggi di Kirchhoff tensioni e correnti (in forma matriciali):
LKC: Ai = 0
LKT: Bv = 0
che descrivono i legami che nascono dagli insiemi di taglio fondamentali e dalle maglie fonda-
mentali.
Attraverso le equazioni dei componenti:
per i resistori: v − Ri = 0
per i condensatori: C dv
dt
−i=0
di
per gli induttori: v − L dt =0
E attraverso le tensioni e le correnti note:
v = e(t)
i = j(t)
Attraverso l’unione di tutte queste equazioni si può scrivere un grande sistema algebrico-
differenziale che descrive la rete.
Spesso si elaborano tali equazioni in modo da ricavare un’equazione “separata” che lega l’ingresso
xk (o gli ingressi) ad una sola uscita yh (questo è l’approccio che adotteremo nel seguito).
Nel caso più semplice si ha che una certa uscita yh dipende da un solo ingresso x
n m
X di yh X di x
ai i = bi i
i=0
dt i=0
dt
In forma estesa, a sinistra la somma delle derivate dell’incognita e a destra la stessa cosa ma
con gli ingressi:
dn y h dyh dm x dx
an n + ... + a1 + a0 yh = bm m + ... + b1 + b0 x
dt dt dt dt
NB: Questo era il caso più semplice perché l’uscita dipende da un solo ingresso.
Se l’uscita dipende da più ingressi avremmo un’ulteriore sommatoria (possiamo immaginare di
lavorare nel senso della sovrapposizione degli effetti):
n q m
k
X di y h X X d i xk
ai i = bki i
i=0
dt k=1 i=0
dt
Osservazioni:
• L’uscita yh è l’incognita a primo membro; i coefficienti ai , bi , bki sono funzioni della rete
inerte (R, C, L, R, L e loro connessioni mediante le matrici A, B)
• I secondi membri sono termini noti fh : funzioni degli ingressi xk (t) note a priori
• Importante: Per costruzione il grado n (cioè il più alto grado di derivazione che compare)
è sempre minore o uguale al numero p di variabili di stato presenti nella rete (tensioni di
C, correnti di L e L)
• L’equazione differenziale può essere integrata solo conoscendo le condizioni iniziali delle
variabili di stato contenute in ys , per cui l’ODE si può scrivere sinteticamente come:
Lh yh = fh h = 1...2l ys (0+ ) 6= 0
Quindi immaginando di avere come uscita y dobbiamo conoscere il valore di y e di tutte
le sue derivate fino al grado n − 1, per poter determinare in modo univoco la soluzione del
problema. Questi valori della funzione di stato e delle sue derivate in 0 sono generalmente
non nulli e vengono detti: Stato della rete.
95
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
Esempio:
Il circuito da risolvere è una connessione serie di un
induttore e condensatore e un generatore ideale di
tensione sinusoidale di equazione e(t) = EM sen(ωt).
Evoluzione della rete:
b. t = 0: S chiude
di di
•L : vL = L dt −→ L dt +v =e
•LKC : iC = i −→ L didtC + v = e
2
•C : iC = C dvdt
−→ [LC ddt2v + v = e] ?
NB:[?] é un’equazione differenziale ordinaria lineare di secondo grado a coefficienti costanti.
Osservazione: Cosa sarebbe successo se avessimo scelto come incognita la corrente sull’induttore
anziché la tensione sul condensatore?
Il sistema algebrico differenziale di partenza sarebbe ovviamente lo stesso, cambierebbero le
sostituzioni:
•LKC : iC = i
•C : iC = C dv
dt
−→ i = C dv
dt
•LKT : v = e − vL −→ i = C d(e−v
dt
L)
di d(e−L di ) 2 d i de
•L : vL = L dt −→ i = C dt dt −→ [LC dt 2 + i = C dt ] ??
NB: [??] un’equazione differenziale ordinaria lineare di secondo grado a coefficienti costanti.
NB: É importantissimo notare che [?] e [??] sono ODE dello stesso grado e che i coefficienti che
moltiplicano le derivate dell’incognita o l’incognita sono gli stessi, cioè le due ODE sono simili!
Questo fatto non è casuale, si era visto che i circuiti RC o RL si era notato che tutte le grandezze
della rete evolvevano con la stessa dinamica (velocità).
96
Terzo Parziale
Ly = f (x) ys (0+ ) 6= 0
Se le condizioni iniziali sono non nulle → v(0+ ) 6= 0 e i(0+ ) 6= 0 allora le equazioni di conden-
satori e induttori non sono più lineari e pregiudicano la linearità del problema.
Equazione condensatore:
1 t 0 0
Z
+
v(t) = v(0 ) + i(t ) dt
C 0+
Equazione induttore:
1 t
Z
+
i(t) = i(0 ) + v(t0 ) dt0
L 0+
Osservazione: tensioni e correnti sono costituite dal valore iniziale, che è costante, e da un com-
ponente inizialmente scarico.
É possibile rappresentare delle condizioni iniziali non nulle attraverso dei generatori costanti,
come nello schema in figura, cosı̀ che il componente sia considerabile inizialmente scarico.
In questo modo si può sempre pensare di lavorare con componenti inizialmente scarichi, perché
qualora non lo fossero si possono riscrivere nella forma equivalente di componente scarico più
generatore costante.
NB: Tipicamente questo non sarà questo l’approccio utilizzato, ma è utile per capire concettual-
mente.
97
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
Nel caso in cui sia le variabili di ingresso sia le condizioni iniziali sono non nulle x 6= 0 e
ys (0+ ) 6= 0, cioè tradotto in equazioni: Ly = f , possiamo procedere nel modo seguente:
• Ora che la rete è lineare si può risolvere tramite la sovrapposizione degli effetti:
– Prima azione: Lasciamo gli ingressi ai loro veri valori x 6= 0 ma poniamo i generatori
equivalenti a zero Xf = 0 (risposta forzata)
– Seconda azione: Viceversa, poniamo a zero gli ingressi x = 0 e lasciamo agire i
generatori Xf 6= 0 (risposta libera)
• Soluzione completa del problema si ottiene sommando la risposta libera e quella forzata
y(t) = yl + yf
Consideriamo il caso di un solo ingresso (questa restrizione non è riduttiva perché se vi fossero
più ingressi applicando la sovrapposizione degli effetti comunque si considerano uno alla volta).
In linea di principio x(t) può essere una qualsiasi funzione assegnata nel tempo, ma i casi più
tipici sono:
b. Ingresso sinusoidale
c. Ingresso rampa
b0
ao Y p = b 0 X ⇒ Y p = X = HX
a0
è la soluzione che si avrebbe in regime stazionario, perciò per trovare la soluzione tipica-
mente si prende la rete e la si studia a regime costante, che significa sostituire i conden-
satori con degli aperti, sostituire gli induttori con dei corti e risolvere la rete.
Quindi Yp si può determinare con i metodi di analisi delle reti in regime stazionario.
Caso particolare: se a0 = 0 non esiste la soluzione costante (la rete è singolare in regime
stazionario). Esiste integrale particolare a rampa yp (t) = Ko t
• b. Ingresso sinusoidale
Se l’ingresso è sinusoidale anche l’integrale particolare è sinusoidale, in particolare sarà
isofrequenziale con l’ingresso x(t) = XM sen(ωt + χ) −→ yp (t) = YpM sen(ωt + γp ).
La soluzione si ricava con il metodo simbolico.
98
Terzo Parziale
É una funzione che soddisfa l’eq. diff. resa omogenea, cioè ottenuta azzerando il termine noto
nella ODE completa (che equivale a spegnere i generatori)
n
X di y h
ai =0
i=0
dti
per risolvere questo bisogna trovare le radici del polinomio caratteristico: ni=0 ai si
P
Radici del polinomio: (Ripasso teorema fondamentale dell’algebra)
L’equazione algebrica a coefficienti reali di grado n ha m radici complesse si = σi + jωi even-
tualmente multiple.
Alcune radici possono essere reali pure (si = σi ) o immaginarie pure (si = jωi ).
Le radici complesse ed immaginarie sono in numero pari e coniugate a due a due (si = σi ± jωi ).
Le radici a parte reale non nulla possono essere multiple.
Le radici a parte reale nulla sono singole.
Per ogni tipo di radice che ci fornisce il polinomio caratteristico esiste un corrispettivo termine
temporale che va ad aggiungersi all’integrale dell’omogenea associata:
99
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
100
Terzo Parziale
3.6 Lezione 23
3.6.1 Anello RC - Reti del primo ordine dissipative
L’anello RC è la rete in evoluzione libera del circuito di carica e scarica del condensatore.
Dalle equazioni:
dv
vR = Ri i=C vR + v = 0
dt
Si ottiene l’ODE:
dv
RC +v =0
dt
Ora dobbiamo trovare l’integrale dell’omogenea associata (cioè a generatori spenti)
Dalle equazioni:
di
iR = Gv v=L iR + i = 0
dt
Si ottiene l’ODE:
di
LG + i = 0
dt
Dobbiamo trovare l’integrale dell’omogenea associata e l’integrale particolare.
101
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
t
i0 = I0 e− T
Dalle equazioni:
dv di
iC = C v=L iC + i = 0
dt dt
Si ottengono le ODE:
d2 v d2 i
LC +v =0 LC +i=0
d2 t d2 t
NB: Essendo che la parte reale della radice è nulla, allora i modi naturali sono puramente si-
nusoidali.
Ricorda: i(t), v(t) è solo una parte della risposta complessiva, perché manca l’integrale parti-
colare, che dipende dalla sorgente.
102
Terzo Parziale
v + vR + vL = 0 i = iL = iR = iC
R 1
s2 + s+ ⇒ s2 + 2αs + ω02 = 0
L CL = 0
R √1
dove α = 2L
è detta costante di smorzamento, e ω0 = LC
è detta pulsazione naturale.
p
1,2 = −α ±
Le radici del polinomio caratteristico sono: sq α2 − ω02
NB: Avendo introdotto i parametri: RC = 2 CL ξ = RRC = ωα0
A seconda del segno del discriminante le radici possono essere:
s1,2 = −α ± αs
p
Dove αs = α2 − ω02 .
Le due radici reali risultano negative e si possono considerare le costanti di tempo ”grande”
Tg e ”piccola” Tp :
1 1 1 1
Tg = − = Tp = − =
s1 α − αs s2 α + αs
I due modi naturali sono esponenziali decrescenti e formano l’integrale dell’omogenea
(”sovrasmorzato”):
− Tt − Tt
i0 (t) = Ig e g + Ip e p
− Tt − Tt
v0 (t) = Vg e g + Vp e p
103
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
• Reali coincidenti (α = ω0 , R = RC , ξ = 1)
Risposta libera ”criticamente smorzata”
s1,2 = −α
1 1
T =− =
s1,2 α
t − Tt
i0 (t) = I0 e− T + K0 t e p
t − Tt
v0 (t) = V0 e− T + K0 t e p
1
s1,2 = −α ± jωs = − ± jωs
T
p
Dove ωs = ω02 − α2 detta pulsazione naturale smorzata.
L’integrale dell’omogenea (”sottosmorzato”) è:
t
i0 (t) = e− T [I0C cos(ωs t) + I0S cos(ωs t)]
t
v0 (t) = e− T [V0C cos(ωs t) + V0S cos(ωs t)]
104
Terzo Parziale
v = vR = vC = vL i + iR + iC = 0
s1,2 = −α ± αs
p
Dove αs = α2 − ω02
• Reali coincidenti (α = ω0 , G = GC , ξ = 1)
s1,2 = −α
s1,2 = −α ± jωs
p
Dove ωs = ω02 − α2
105
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
Le radici del polinomio caratteristico sono dette pulsazioni naturali, e il loro numero e la loro
natura dipendono da come è costituita la rete lineare inerte.
• Se la rete è adinamica n = p = 0
Accade quando la rete è costituita solo da bipoli o doppi bipoli passivi (ne resistori attivi ne
generatori pilotati).
Allora le radici dell’equazione caratteristica hanno tutte parti reali non positive (σi ≤ 0), perché
i fattori eσi t dei modi normali naturali hanno tutti modulo non crescente nel tempo, come pure
l’integrale dell’omogenea y0 (somma dei modi).
Se le radici hanno tutte parti reali strettamente negative (σi < 0) la rete è detta ”asintotica-
mente stabile” (o anche ”assolutamente stabile” o ”dissipativa”), perché tutti i modi naturali
tendono a zero in base alle loro costanti di tempo. Gli integrali delle omogenee di tutte le us-
cite hanno carattere transitorio, e possono considerarsi estinti dopo un tempo sufficientemente
lungo.
Può accadere quando nella rete sono presenti resistori attivi e/o generatori pilotati.
Allora sono presenti radici con parti reali positive (σi > 0), perché i fattori temporali eσi t dei
corrispondenti modi normali naturali crescono al passare del tempo, facendo divergere l’integrale
dell’omogenea y0 (somma dei modi).
106
Terzo Parziale
3.7 Lezione 24
3.7.1 Introduzione ai circuiti magnetici
Ricorda:
Per la legge di Ampère, due linee chiuse di lunghezza uguale l2 , e l1 , entrambe concatenate con
l’induttore (la prima interamente contenuta nel mezzo 1 e la seconda nel mezzo 2), presentano
la medesima circuitazione di H e quindi la medesima intensità media H1 ' H2 .
Essendo B1 = µ1 H1 e B2 = µ2 H2 per i moduli si ha: B1 << B2 . Perciò tanto più µ2 >> µ1
tanto più trascurabile risulta B1 (anche se B1 non è propriamente nullo ai fini ingegneristici è
una valida approssimazione).
Per massimizzare questo comportamento, i mezzi ferromagnetici vanno usati in condizioni di
permeabilità prossima al valore massimo che si ottiene quando hanno induzioni prossime o poco
minori a Bg (induzione al ginocchio).
La struttura ferromagnetica che canalizza B nei circuiti magnetici è chiamata nucleo ferromag-
netico, questi possono essere eccitati dalla presenza di avvolgimenti.
107
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
Come si vede in figura i circuiti magnetici possono essere semplici (privi di ramificazioni, figura
a sinistra) o più complessi (con ramificazioni, figura a destra).
NB: I materiali ferromagnetici per la maggior parte della nostra trattazione sono da intendersi
con una relazione lineare tra B ed H. Nella realtà invece i materiali presentano isteresi e
comportamenti non lineari.
3.7.3 Traferro
Creare un’interruzione di questo tipo è necessario, ad esempio, per permettere il moto relativo
delle parti in ferro, come avviene nelle macchine elettriche dotate di una parte ferma (statore)
e una rotante (rotore).
L’elevata permeabilità del nucleo impone alle linee vettoriali di B di restare confinate al suo
interno, senza disperdersi nel mezzo circostante a bassa permeabilità. Ciò avviene con buona
approssimazione anche in un traferro sottile, ove le linee vettoriali più esterne si mantengono
tangenti alle superfici laterali senza ”spanciarsi”.
In questa trattazione i traferri sono sufficientemente piccoli affinché le linee rimangano rettilinee
e di conseguenza il tubo di flusso non cambi di sezione.
In ipotesi di B uniforme, se il flusso di B non varia e la sezione del tubo di flusso non
varia, ALLORA possiamo dire con ottima approssimazione che l’induzione nel traferro è uguale
all’induzione nel ferro (Bt ' Bf ). MA essendo la permeabilità del traferro uguale a quella
dell’aria (µf >> µt = µ0 ) allora il campo magnetico nel traferro Ht = B µ0
t
risulta molto più
intenso che nelle espansioni: Ht >> Hf
Il motivo per cui nasce il fenomeno di canalizzazione quando due materiali con permeabilità
molto diversa sono in contatto sta nelle leggi di rifrazione.
NB: In modo duale si può anche spiegare il fenomeno della conduzione elettrica.
Gli andamenti delle linee vettoriali alle superfici delle espansioni polari sono regolati dalle
leggi di rifrazione: deviazione delle linee vettoriali sulla superficie che separa mezzi a diversa
permeabilità
108
Terzo Parziale
Indichiamo con α1 e α2 gli angoli che le linee vettoriali formano nel mezzo 1 e nel mezzo 2 con
la normale alla superficie di separazione.
• divB = 0 → si conservano le componenti normali di B
B1 cosα1 = B2 cosα2
In particolare: la portata del tubo di flusso ϕt (t) è una grandezza scalare, con unità di misura
weber [Wb] può essere positivo o negativo a seconda di come è scelto n rispetto a B, mentre
la tensione magnetica ψAB (t) è una grandezza scalare, con unità di misura ampere [A] che può
essere positiva o negativa a seconda di come è scelto t rispetto a H
NB: All’interno dei tubi di flusso J = 0 → rotH = 0 allora ψAB (t) tra due punti generici A di
SA e B di SB è indipendente dalla linea di integrazione e dalla scelta di A e B
3.7.6 Riluttanza
É definita riluttanza del tratto di tubo di flusso il rapporto tra tensione magnetica e portata
del tratto di tubo di flusso:
ψAB (t)
R=
ϕt (t)
É funzione della geometria e permeabilità del tratto di tubo di flusso. Avendo assunto equiversi
i versori t e n allora risulta R > 0 se B e H sono equiversi, ovvero se µ > 0. Viceversa R < 0
se µ < 0.
NB: Unità di misura [ WAb = H −1 ]
L’espressione della riluttanza può anche essere riscritta come:
ψAB (t) = Rϕt (t)
che è detta legge di Ohm per i circuiti magnetici.
109
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
Se, inoltre, il tronco di tubo di flusso ha sezione normale S e permeabilità µ costanti lungo il
suo sviluppo assiale
`
R=
µS
NB: Questa espressione si applica anche ai traferri perché le condizioni sotto cui l’abbiamo
sviluppata si applicano anche per essi:
`t
Rt =
µ0 S t
N i = RC ϕt
110
Terzo Parziale
Nel caso di tubi di flusso con ramificazioni non possiamo applicare direttamente la legge di
Hopkinson, MA valgono le seguenti leggi (che sono equivalenti alle leggi di Kirchhoff per i cir-
cuiti magnetici):
NB: Le f.m.m. sommate se i riferimenti delle loro correnti sono associati al verso di percorrenza
della maglia dalla regola della vite destrogira
B2 ϕ2t ϕ2t
wm = S` = S` = R
2µ 2µS 2 2
111
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
B2
wm = St `t
2µ
Dal teorema dei lavori virtuali possiamo affermare che la forza agente sulle espansioni polari è
data dalla derivata parziale dell’energia rispetto ad uno spostamento virtuale, in questo caso lo
spostamento virtuale è quello della diminuzione del traferro. Perciò la componente della forza
prodotta dall’induzione ortogonalmente alla superficie del traferro é:
∂wmt B2
Fmt = − =− St
∂`t 2µ0
NB: É immediato notare che questa forza è negativa rispetto alla variazione del traferro.
| Fmt | B2
p = lim =
St →0 St 2µ0
Si nota una fortissima analogia tra quel che succede nei circuiti elettrici stazionari e quello che
succede in quelli magnetici.
112
Terzo Parziale
Perciò assumere che la permeabilità sia costante è valido solo fino al ”ginocchio” Hg .
113
Riassunti di Elettrotecnica - Gabriel Chiodega
Secondo la legge di Hopkinson non è escluso che si possa avere flusso in assenza di corrente,
basta che R = 0
RC = R1 + R2 = 0
NB: Materiali dotati di ciclo di isteresi che si trovano ad operare nel secondo quadrante hanno
una riluttanza negativa e quindi permetto il flusso anche in assenza di corrente, questi materiali
sono detti magneti permanenti.
NB: I magneti permanenti sono materiali ferromagnetici ”duri” (duri: cioè è difficile smagne-
tizzarli)
114
Appendice
4 Appendice
4.1 Numeri complessi
4.1.1 Rapporto di due complessi
z1 a + ib ac + bd bc − ad
= = 2 2
+i 2
z2 c + id c +d c + d2
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