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ELETTROSTATICA

1) Quantizzazione della carica elettrica


Le particelle elementari di cui è costituita la materia sono:
• elettricamente neutre
• hanno una carica che ha un determinato valore, indicato solitamente con la lettera e perché è la
carica dell’elettrone:
𝑒 = 1.60218 × 10−19 𝐶
In particolare la carica del protone è +e, quella dell’elettrone -e e quella del neutrone 0. Secondo il
1 2
modello standard sono stati scoperti inoltre i quark con carica elettrica − (3) 𝑒 o + (3) 𝑒, ma dato
che sperimentalmente non sono stati trovati possiamo assumere che la carica elettrica di un
qualunque oggetto sia un multiplo intero della carica dell’elettrone (Millikan, esperimento
gocciolina d’olio):
𝑞 = (𝑁𝑝 − 𝑁𝑒 )𝑒
Con Np numero di protoni, Ne numero di elettroni.
Il valore di questa carica tuttavia è molto piccolo, quindi si tende a considerare la carica come una
grandezza continua (che assume quindi ogni possibile valore reale).

2) Cosa stabilisce il principio di conservazione della carica e come si


esprime in forma di equazione?
La legge di conservazione della carica elettrica stabilisce che in condizioni statiche la carica
elettrica totale contenuta all’interno di un fissato volume resta costante nel tempo dato che non ci
possono essere cariche elettriche che attraversano la superficie che racchiude il volume considerato.
Si può esprimere meglio tramite l’equazione di continuità
𝑑𝑄
=0
𝑑𝑡

3) Legge di Coulomb
La legge di Coulomb (1784) è la legge della forza che agisce tra particelle cariche in quiete.
Tramite una bilancia di torsione infatti Coulomb determinò la dipendenza della forza elettrica dalla
distanza e dalla carica.
Sistema: la particella a si trova nell’origine ad una distanza r da b, e il versore 𝑟̂ esce da a giacendo
sul segmento che ha per estremi a e b. La forza esercitata da a su b è:
1 𝑞𝑎 𝑞𝑏
𝐹⃗𝑎𝑏 = 𝑟̂
4𝜋𝜀0 𝑟 2
1
Dove 4𝜋𝜀 è una costante di proporzionalità indipendente dalla distanza.
0
La legge di Coulomb esprime quindi una forza inversamente proporzionale al quadrato della
distanza.
Se le due cariche hanno lo stesso segno, il loro prodotto ha segno positivo e quindi il verso della
forza è quello di 𝑟̂ (e viceversa).
Anche la forza di Coulomb obbedisce alla terza legge di Newton.

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4) Cosa stabilisce il principio di sovrapposizione per la legge di
Coulomb?
Afferma che l’interazione tra due cariche elettriche è indipendente dalla presenza di altre cariche
elettriche circostanti e quindi anche per la forza di Coulomb vale l’additività vettoriale delle
forze.
Una conseguenza di questo principio è l’additività della carica elettrica.

5) Definizione di campo elettrostatico


1 𝑞
𝐸⃗⃗ = 4𝜋𝜀 2 𝑟̂ [N\C=V\m]
0𝑟
Caratteristiche del campo:
• Il modulo E è proporzionale al modulo di q
• Il modulo E è proporzionale a 1/r2
• Il vettore E è orientato verso l’esterno se la carica è positiva e viceversa

6) Come si calcola il campo elettrico se è nota la distribuzione


(discreta) delle cariche?
Nel caso in cui il campo elettrico sia generato da due o più cariche puntiformi su una carica di prova
posta nel punto P, con ri distanza da P alla particella i:
1 𝑞𝑖 2
𝐸⃗⃗ = ∑ 2 𝑟̂
4𝜋𝜀0 𝑟𝑖 𝑖
Il campo elettrico generato da due o più cariche puntiformi è quindi la somma vettoriale dei
contributi al campo prodotti da ciascuna carica singolarmente → il principio di sovrapposizione può
essere anche applicato al campo elettrico.

7) Come si calcola il campo elettrico se è nota la distribuzione


(continua) delle cariche?
Dal momento che la carica di elettroni e protoni è molto piccola rispetto alla carica presente sui
corpi macroscopici, essa deve dipendere da grandi numeri di particelle in eccesso o in difetto.
Pertanto è possibile trattare la carica come una distribuzione continua di elementi infinitesimi di
carica dq, il campo infinitesimo si definisce dunque come:
1 𝑑𝑞
𝑑𝐸⃗⃗ = 𝑟̂
4𝜋𝜀0 𝑟 2
Il campo elettrico si ottiene integrando:
1 𝑑𝑞
𝐸⃗⃗ = ∫ 𝑟̂
4𝜋𝜀0 𝑟2
𝑑𝑖𝑠𝑡𝑟𝑖𝑏𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒
𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑐𝑎𝑟𝑖𝑐ℎ𝑒

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8) Definizione di densità di carica di volume, di superficie e lineare e il
campo elettrico da esse generato.

A seconda del tipo di distribuzione di cariche la carica dq di un elemento infinitesimo dovrà essere
espressa come
𝑑𝑞
• 𝜌𝑑𝑣: 𝜌 = 𝑑𝑉 rappresenta la densità di carica di volume→ avrò un integrale triplo
1 𝜌
𝐸⃗⃗ = ∭ 2 𝑟̂ 𝑑𝑣
4𝜋𝜀0 𝑟
𝑉𝑐𝑎𝑟𝑖𝑐ℎ𝑒

𝑑𝑞
• 𝜎𝑑𝑣: 𝜎 = 𝑑𝐴 densità di carica superficiale → integrale doppio
1 𝜎
𝐸⃗⃗ = ∬ 2 𝑟̂ 𝑑𝑎
4𝜋𝜀0 𝑟
𝑆𝑐𝑎𝑟𝑖𝑐ℎ𝑒

𝑑𝑞
• 𝜆𝑑𝑙: 𝜆 = densità di carica di linea→integrale singolo
𝑑𝑙
1 𝜆
𝐸⃗⃗ = ∫ ̂
𝑟𝑑𝑙
4𝜋𝜀0 𝑟2
𝛾 𝑐𝑎𝑟𝑖𝑐ℎ𝑒

9) Definizione di dipolo elettrico e di momento di dipolo elettrico e


campo elettrico di dipolo a grandi distanze e a piccole distanze
Un dipolo elettrico è costituito da due cariche puntiformi di valore assoluto uguale e segno opposto
poste a distanza molto piccola rispetto alle altre distanze presenti nel contesto → è costituito da una
distribuzione non simmetrica di carica totale nulla e di piccole dimensioni.
Il dipolo elettrico è caratterizzato dal MOMENTO DI DIPOLO elettrico 𝒑 ⃗⃗, un vettore il cui
modulo è dato dal prodotto del valore assoluto della carica, q, per la distanza tra le due cariche, 2a.
La direzione del momento di dipolo è quella della retta congiungente le due cariche, il verso è
quello che va dalla particella con carica negativa verso quella positiva. (- → +)
⃗⃗=2aq
𝒑
1. Il campo elettrico prodotto da un dipolo elettrico in un punto a distanza grande rispetto alle
dimensioni del dipolo medesimo è:
𝑞 2𝑎𝑞
Etot= E+ + E- = 4𝜋𝜀(𝑎2 +𝑦 2) = 4𝜋𝜀𝑟 3
1 𝑝
𝐸⃗⃗ (𝑟⃗) =
4𝜋𝜀0 𝑟 3
Il campo del dipolo è asimmetrico.
Avendo considerato che la distanza tra le cariche sia piccola rispetto alla distanza del punto in cui si
calcola il campo, è possibile trattare una distribuzione a carica totale nulla come un dipolo quando
le sue dimensioni sono piccole rispetto alle altre dimensioni presenti nel contesto.

A brevi distanze
2. Il campo elettrico prodotto da un dipolo in un punto a distanza piccola rispetto alle dimensioni
del dipolo:
Etot= E+ + E-
1 𝑞
E+= 𝑑
4𝜋𝜀0 (𝑧− )
2
1 𝑞
E-= 4𝜋𝜀 𝑑
0 (𝑧+ )
2

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10) Energia di un dipolo elettrico in un campo elettrico uniforme
Per determinare gli effetti di un campo elettrico uniforme su un dipolo elettrico considerato
come un corpo rigido, trascuriamo il fatto che il campo elettrico può anche deformare il dipolo.
In questo caso le forze esterne sono:
𝐹+ = 𝑞𝐸 ⃗⃗⃗⃗ 𝑒 𝐹− = −𝑞𝐸⃗⃗
Ftot =𝐹+ +𝐹− = 0
Il momento risultante è:
𝜏⃗ = 𝑟⃗+ × 𝐹⃗+ + 𝑟⃗− × 𝐹⃗−
= 𝑟⃗+ × (+𝑞 )𝐸⃗⃗ + 𝑟⃗− × (−𝑞 )𝐸⃗⃗
= 𝑞(𝑟⃗+ − 𝑟⃗− ) × 𝐸⃗⃗
Essendo r+ vettore posizione della carica positiva e r- vettore posizione della carica negativa, il
vettore r+ - r- è il vettore che va dalla carica negativa a quella positiva:
𝜏⃗ = 𝑝⃗ × 𝐸⃗⃗
Il dipolo quindi non subisce alcun effetto se è allineato con il campo ( p e E paralleli e concordi
oppure discordi).
Nel caso in cui siano paralleli e concordi si ha anche una situazione di equilibrio stabile, negli altri
casi agisce un momento meccanico che tende ad allineare il dipolo al campo.
Poiché per ruotare di un certo angolo un dipolo in un campo elettrico è necessario compiere un
lavoro (= prodotto tra l’angolo e il momento), è possibile associare ad ogni posizione del dipolo
una certa energia potenziale, in modo che il lavoro compiuto dall’esterno sia pari alla variazione di
energia potenziale.
𝜃2 𝜃2
𝐿 = ∫ 𝜏𝑑𝜃 = ∫ 𝑝𝐸 sin 𝜃𝑑𝜃 = Δ𝑈
𝜃1 𝜃1
Energia potenziale del dipolo in un campo elettrico:
𝑈 = −𝑝⃗ ∙ 𝐸⃗⃗
È minima quando p è parallelo e concorde ad E.
Il lavoro compiuto può quindi essere calcolato come la variazione di energia potenziale tra
posizione iniziale e finale.
11) Definizione e caratteristiche delle linee di forza del campo
elettrico
Le linee di forza sono una mappa del campo elettrico, furono introdotte da Faraday e vanno
immaginate in uno spazio tridimensionale.
Ciascuna linea viene tracciata in modo che in ogni suo punto 𝐸⃗⃗ sia tangente alla linea stessa,
cosicché le linee di forza indichino la direzione e le frecce il verso.
Per esempio in prossimità di una carica puntiforme le linee di forza hanno direzione radiale, e
hanno verso uscente da una carica positiva ed entrante se c’è una carica negativa.
La densità delle linee di forza dipende per unità di superficie dipende dal modulo del campo → più
sono fitte, > sarà E.
Un campo uniforme è rappresentato da linee di forza equidistanti, rettilinee e parallele.

12) Moto di cariche in campi elettrici uniformi


Se la forza elettrica è l’unica forza significativa che agisce sulla particella:
F=𝑞𝐸⃗⃗
F=m a
𝑞𝐸⃗⃗
−→ 𝑎⃗ =
𝑚
1. Se Vo=0→Una particella carica inizialmente in quiete in un campo elettrico uniforme si muoverà
con accelerazione costante lungo una retta parallela a 𝐸⃗⃗. Se si fa coincidere l’origine con la posizione

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iniziale della particella, si orienta l’asse x nella direzione di 𝐸⃗⃗ e si pone t = 0 quando x = 0:
𝑞𝐸 𝑞𝐸 1 𝑞𝐸 2𝑞𝐸
𝑎𝑥 = 𝑚 𝑣𝑥 = 𝑚 𝑡 𝑥 = 2 𝑚 𝑡2 → 𝑣𝑥2 = 𝑚 𝑥
2. Se Vo 0→ consideriamo invece una particella che entra con velocità 𝑣⃗0 in una regione sede di un
campo uniforme 𝐸⃗⃗, con 𝑣⃗0 perpendicolare a 𝐸⃗⃗:
𝑞𝐸
a. 𝑎𝑦 = 𝑚 𝑎𝑥 = 0 𝑎𝑧 = 0
𝑞𝐸
b. 𝑣𝑦 = ( 𝑚 ) 𝑡 𝑣𝑥 = 𝑣0 𝑣𝑧 = 0
1 𝑞𝐸
c. 𝑦 = ( ) 𝑡 2 𝑥 = 𝑣0 𝑡 𝑧=0
2 𝑚

Ottengo così la traiettoria parabolica della particella:


1 𝑞𝐸 2
𝑦= 𝑥
2 𝑚𝑣02

13) Come è definito il flusso di un campo attraverso una superficie


piana?
Il flusso Φ di un campo vettoriale è una grandezza scalare che dipende:
• dal campo
• dalla superficie rispetto alla quale viene calcolato (rappresentata da un vettore superficie Δ𝑆⃗ con
modulo pari al valore dell’area della superficie e direzione perpendicolare alla superficie).
Il flusso è definito quindi come il prodotto scalare tra il campo vettoriale 𝑣⃗ ed il vettore superficie:
Φ = 𝑣⃗ ∙ Δ𝑆⃗.
Il flusso di un campo elettrico uniforme attraverso una SUPERFICE PIANA è dato quindi da:
𝚽=𝑬 ⃗⃗ = 𝑬𝚫𝑺 𝐜𝐨𝐬 𝜽
⃗⃗⃗ ∙ 𝚫𝑺

14) Enunciare la legge di Gauss per il campo elettrico in forma


integrale e dedurla dalla legge di Coulomb
La legge di Gauss afferma che: il flusso del campo elettrico attraverso una superficie chiusa
arbitraria è pari alla somma algebrica delle cariche contenute all’interno del volume delimitato dalla
superficie divisa per la costante dielettrica del vuoto:
𝑄𝑖𝑛𝑡 1
Φ𝐸 = → ∯ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗ = ∭ 𝜌𝑑𝑣
ε0 𝜀0
𝑆 𝑐ℎ𝑖𝑢𝑠𝑎 𝑉 𝑖𝑛𝑡
DEDUZIONE DALLA LEGGE DI COULOMB:
𝑞 𝑟̂ 𝑞 1 𝑞 1 𝑞 1 𝑞
Φ𝐸 = ∯ 2
𝑟̂ 𝑑𝑆⃗ = ∯ 2
𝑑𝑆 = 2
∯ 𝑑𝑆 = 2
4𝜋𝑟 2 =
4𝜋𝜀0 𝑟 4𝜋𝜀0 𝑟 4𝜋𝜀0 𝑟 4𝜋𝜀0 𝑟 𝜀0
→ se prendo un punto qualsiasi sulla superficie il flusso avrà sempre questo valore.
→il flusso del campo elettrico è una GRANDEZZA SCALARE

15) Enunciare e ricavare la legge di Gauss per il campo elettrico in


forma differenziale
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Consideriamo un volumetto Δ𝑣 intorno ad un punto P e la superficie ∆𝑆 che lo racchiude e
calcoliamo il rapporto tra il flusso del campo elettrico attraverso ∆𝑆 e Δ𝑣. Considerando volumi
sempre più piccoli si ottiene la divergenza del campo nel punto P:
𝑑Φ
𝑑𝑖𝑣𝐸⃗⃗ =
𝑑𝑣
Bisogna quindi cercare di esprimere la divergenza in termini delle derivate delle componenti del
campo.

Consideriamo un volumetto cubico di spigoli dx, dy, dz.


𝑑Φ𝐴𝐵𝐶𝐷 = 𝐸𝑥 𝑑𝑦𝑑𝑧
𝑑Φ𝐴𝐼 𝐵𝐼𝐶 𝐼 𝐷𝐼 = −𝐸𝑥𝐼 𝑑𝑦𝑑𝑧.
Essendo le due facce molto vicine possiamo scrivere:
𝜕𝐸𝑥
𝐸𝑥𝐼 = 𝐸𝑥 −
𝜕𝑥
dv=dxdydz:
𝜕𝐸𝑥
𝑑Φ𝐴𝐵𝐶𝐷 + 𝑑Φ𝐴𝐼 𝐵𝐼𝐶 𝐼𝐷𝐼 = (𝐸𝑥 − 𝐸𝑥𝐼 )𝑑𝑦𝑑𝑧 = 𝑑𝑣
𝜕𝑥
Se consideriamo anche le altre due coppie di facce del cubo:
𝜕𝐸𝑥 𝜕𝐸𝑦 𝜕𝐸𝑧
Φ=( + + ) 𝑑𝑣
𝜕𝑥 𝜕𝑦 𝜕𝑧
𝜕𝐸𝑥 𝜕𝐸𝑦 𝜕𝐸𝑧
𝑑𝑖𝑣𝐸⃗⃗ = + +
𝜕𝑥 𝜕𝑦 𝜕𝑧
Quindi nel caso del campo elettrico (utilizzando legge di Gauss):
𝜌
𝑑𝑖𝑣𝐸⃗⃗ =
𝜀0
(𝑑Φ = 𝑑𝑄𝑖𝑛𝑡 ⁄𝜀0 e 𝑑𝑄𝑖𝑛𝑡 ⁄𝑑𝑣 = 𝜌)

16) Quanto vale, in ogni punto dello spazio, il CAMPO


ELETTRICO generato da un PIANO UNIFORMEMENTE
CARICO?
𝑄𝑖𝑛𝑡
Φ𝐸 = = 2𝐸𝑆
ε0
𝑄
𝜎=
𝑆
𝑄 𝜎
E= =
2𝑆𝜀 2𝜀

17) Quanto vale, in ogni punto dello spazio, il CAMPO


ELETTRICO generato da un FILO CARICO RETTILINEO (di
lunghezza infinita)?
Consideriamo il filo rettilineo disposto lungo l’asse z e P nel piano xy a una distanza R dall’asse z.
Essendo P distante da entrambe le estremità si può considerare che E sia perpendicolare all’asse z.
→ il campo avrà simmetria cilindrica attorno all’asse z →la superficie gaussiana da considerare è
un cilindro circolare retto con asse coincidente con l’asse z.

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Per questa superficie gaussiana si ha che il flusso attraverso la base inferiore e la base superiore è
nullo perché E è perpendicolare a dS in ogni loro punto e il flusso attraverso la superficie cilindrica
è il prodotto di E per per l’area della superficie, perché in ogni punto E è parallelo a dS:
Φ𝐸 = ∯ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗ = 𝐸𝑅 (2𝜋𝑅ℎ)
𝑄𝑖𝑛𝑡 = 𝜆ℎ.
Quindi dalla legge di Gauss:
𝑄𝑖𝑛𝑡
Φ𝐸 =
𝜀0
𝜆ℎ 𝜆
𝐸𝑅 (2𝜋𝑅ℎ) = → 𝐸𝑅 =
𝜀0 2𝜋𝜀0 𝑅
Campo elettrico cilindro infinito con densità di carica di volume:
𝑄𝑖𝑛𝑡
Φ𝐸 = = ∯ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗ = 𝐸𝑅 (2𝜋𝑅ℎ)
𝜀0
Per 0<r<R:
𝑄𝑖𝑛𝑡 = 𝜌2𝜋𝑟 2 ℎ
𝜌2𝜋𝑟 2 ℎ
𝐸𝑅 (2𝜋𝑅ℎ) =
𝜀0
𝜌𝑟
𝐸𝑅 =
2𝜀0
Per r>R:
𝑄𝑖𝑛𝑡 = 𝜌2𝜋𝑅2 ℎ

𝜌2𝜋𝑟 2 ℎ
𝐸𝑅 (2𝜋𝑅ℎ) =
𝜀0

𝜌𝑅2 1
𝐸𝑅 =
2𝜀0 𝑟
Per r=R:

𝜌𝑅
𝐸𝑅 =
2𝜀0

18) Quanto vale, in ogni punto dello spazio, il CAMPO


ELETTRICO generato da una SFERA UNIFORMEMNTE
CARICA?
𝐸⃗⃗ di una sfera carica ha solo una componente radiale e dipende solamente dalla distanza dal
centro→ bisogna usare superfici gaussiane sferiche concentriche alla distribuzione di carica.
1) se : r < r0:
Φ𝐸 = 𝐸𝑟 (4𝜋𝑟 2 )
𝑄
𝜌=
4𝜋𝑟03 /3
4𝜋𝑟 3 𝑄 4𝜋𝑟 3 𝑟3
𝑄𝑖𝑛𝑡 =𝜌 = = 𝑄
3 4𝜋𝑟03 /3 3 𝑟03
Dalla legge di Gauss quindi:

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𝑄 (𝑟 3 ⁄𝑟03 )
𝐸𝑟 (4𝜋𝑟 2 ) =
𝜀0
E quindi:
𝑄𝑟
𝐸𝑟 =
4𝜋𝜀0 𝑟03
→Il campo elettrico cresce linearmente con r nei punti interni alla sfera carica.
2)se r>r0:
𝑄
𝐸𝑟 =
4𝜋𝜀0 𝑟 2

Campo elettrico,Potenziale e Capacità per un guscio sferico (sfera cava):

𝑅 𝑅
C=4𝜋𝜀0 𝑅 1−𝑅2
2 1

per r<R1 (dentro 1):


𝑄 𝑄 1 1
𝜌 = 0; 𝐸 = 0; 𝑉= 4𝜋𝜀 + 4𝜋𝜀 (𝑅 − 𝑅 )
0 𝑅3 0 1 2
Per r=R1 (superficie 1):
𝑄 𝑄 𝑄 1 1
𝜎 = 4𝜋𝜀 2 ; 𝑉 = 4𝜋𝜀 + 4𝜋𝜀 (𝑅 − 𝑅 )
0 𝑅1 0 𝑅3 0 1 2
Per R1<r<R2 (dentro 2):

𝑄 𝑄 𝑄 1 1
𝜌 = 0; 𝐸 = 2
;𝑉 = + ( − )
4𝜋𝜀0 𝑟 4𝜋𝜀0 𝑅3 4𝜋𝜀0 𝑟 𝑅2
Per r=R2 (superfice 2):
−𝑄 𝑄
𝜎 = 4𝜋𝜀 2 ; 𝑉 = 4𝜋𝜀
0 𝑅2 0 𝑅3
Per R2<r<R3 (dentro3):
𝑄
𝜌 = 0; 𝐸 = 0; 𝑉= 4𝜋𝜀
0 𝑅3
Per r=R3 (superfice 3):

𝑄 𝑄
𝜎= ; 𝑉 =
4𝜋𝜀0 𝑅32 4𝜋𝜀0 𝑅3
Per r>R3 (fuori):
𝑄 𝑄
𝜌 = 0; 𝐸 = ; 𝑉 =
4𝜋𝜀0 𝑟 2 4𝜋𝜀0 𝑟

19) Quanto vale il campo elettrostatico all’interno di un conduttore e


giustificare il risultato
E=0
Quando le cariche sono in equilibrio statico, il campo elettrico all’interno di un conduttore deve
essere nullo, altrimenti, i portatori di carica, che sono liberi di muoversi si muoverebbero creando
delle correnti perpetue.
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Quindi tramite la legge di Gauss si può determinare dove è localizzato l’eccesso di carica.
Essendo E nullo, anche il flusso è nullo e quindi per la legge di Gauss la carica totale racchiusa è
pari a 0.
Si conclude quindi che non ci possono essere eccessi di carica in nessun punto interno di un
conduttore, e dunque per un conduttore la densità di carica di volume 𝜌 deve essere nulla.
Quindi se l’eccesso di carica non si può trovare in nessun caso all’interno di un conduttore, si deve
trovare sulla superficie
La densità superficiale di carica di un conduttore è 𝜎 e varia da punto a punto.

20) Descrivere il campo elettrico immediatamente all’esterno di un


conduttore e giustificare il risultato
Il campo all’esterno di un conduttore deve essere diretto perpendicolarmente alla superficie, infatti
se il campo avesse anche una componente tangenziale, i portatori di carica si muoverebbero lungo
la superficie per effetto della forza tangenziale e non vi sarebbero condizioni di equilibrio
elettrostatico→ NON CI SONO COMPONENTI TANGENZIALI SOLO NORMALI.
Consideriamo 𝐸𝑛 (componente normale) positiva quando il campo è diretto dalla superficie verso
l’esterno e negativa quando è diretto verso la superficie.
Possiamo quindi scegliere come superficie gaussiana un cilindretto con le basi parallele alla
superficie del conduttore.
Φ𝑠𝑢𝑝𝑒𝑟𝑓 𝑙𝑎𝑡𝑒𝑟𝑎𝑙𝑒 = 0 → E⊥S
Φ𝑏𝑎𝑠𝑒 𝑑𝑒𝑙 𝑐𝑖𝑙𝑖𝑛𝑑𝑟𝑜 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑛𝑎 = 0 → E=0
Φ𝑏𝑎𝑠𝑒 𝑒𝑠𝑡𝑒𝑟𝑛𝑎 𝑎𝑙 𝑐𝑜𝑛𝑑𝑢𝑡𝑡𝑜𝑟𝑒 = 𝐸𝑛 ∆𝑆 →E\\dS

Φ𝐸𝑡𝑜𝑡 = 𝐸𝑛 ∆𝑆
La carica contenuta nel cilindro è 𝑄 = 𝜎Δ𝑆:
𝜎
𝐸𝑛 =
𝜀0
Quindi in prossimità dei punti della superficie in cui 𝜎 è positiva il campo è diretto dalla superficie
verso l’esterno e viceversa.

21) Energia potenziale elettrostatica per una carica di prova immersa


nel campo di un numero qualsiasi di cariche puntiformi fisse
Supponiamo che una particella di prova si trovi nel campo di due cariche puntiformi 𝑞1 e 𝑞2 .
Per il principio di sovrapposizione, la forza elettrica F è:
𝐹⃗ = 𝑞0 𝐸⃗⃗ = 𝑞0 (𝐸
⃗⃗⃗⃗⃗1 + ⃗⃗⃗⃗⃗
𝐸2 )
Il lavoro compiuto da F quando la particella di prova viene portata da a a b è:
𝑏 𝑏 𝑏 𝑏
∫ 𝐹⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗ = ∫ 𝑞0 ( ⃗⃗⃗⃗⃗ 𝐸2 ) ∙ 𝑑𝑙⃗ = 𝑞0 [∫ 𝐸⃗⃗1 ∙ 𝑑𝑙⃗ + ∫ 𝐸⃗⃗2 ∙ 𝑑𝑙⃗]
𝐸1 + ⃗⃗⃗⃗⃗
𝑎 𝑎 𝑎 𝑎
Entrambi i due contributi in cui è diviso il lavoro sono indipendenti dal cammino → anche la loro
somma lo è → F è conservativa.
Abbiamo quindi:
𝑞0 𝑞1 𝑞2
𝑈= ( + )
4𝜋𝜀0 𝑟1 𝑟2
Generalizzato al caso in cui la particella di prova è nel campo di un numero qualsiasi di cariche:
𝑞0 𝑞𝑖
𝑈= ∑
4𝜋𝜀0 𝑟𝑖

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22) Dare la definizione di potenziale elettrostatico e la sua unità di
misura
Analogamente alla definizione di campo elettrico, se dividiamo U per 𝑞0 , otteniamo una grandezza
indipendente da quest’ultima definita come potenziale elettrico V:
𝑈
𝑉= [𝑉 = 𝐽\𝐶] (𝑝𝑒𝑟 𝑞 𝑝𝑖𝑐𝑐𝑜𝑙𝑎)
𝑞0
La carica di prova deve essere piccola perché altrimenti la sua presenza potrebbe alterare la
distribuzione di carica che produce il potenziale → si modificherebbe anche il potenziale.
E’ una grandezza scalare→ ha un determinato valore in ogni punto dello spazio.

23) Potenziale prodotto da un numero qualsiasi di cariche puniformi


fisse
𝑞 𝑞
Dividendo l’equazione 𝑈 = 4𝜋𝜀0 ∑ 𝑟𝑖 per q0 si ottiene il potenziale prodotto in un punto P da una
0 𝑖
distribuzione di particelle cariche:
1 𝑞𝑖
𝑉= ∑
4𝜋𝜀0 𝑟𝑖
Quindi per determinare il potenziale V ad una distanza r da una singola particella q si usa:
1
𝑉=
4𝜋𝜀0 𝑟

24) Potenziale prodotto da distribuzioni continue di carica


La distribuzione continua di carica viene suddivisa in un numero infinito di cariche infinitesime dq,
e passando al limite la sommatoria diventa integrale:
𝑁
1 𝑞𝑖 1 𝑑𝑞
𝑉= lim ∑ = ∫
4𝜋𝜀0 𝑁→𝑖𝑛𝑓𝑖𝑛𝑖𝑡𝑜 𝑟𝑖 4𝜋𝜀0 𝑟
𝑞𝑖 →0 𝑖=1 𝑐𝑜𝑟𝑝𝑜
𝑐𝑎𝑟𝑖𝑐𝑜
L’integrazione è estesa alla distribuzione di carica, r è la distanza di dq dal punto P in cui si valuta il
potenziale.
25) Potenziale prodotto da un dipolo elettrico
Dato un dipolo con momento pari a 𝑝⃗ = (2𝑎𝑞)𝑘̂ posto nell’origine, indicando con V+ e V- i
contributi al potenziale dovuti alle due particelle cariche, abbiamo:
𝑞 𝑞 𝑞 1 1 𝑞 𝑟− − 𝑟+
𝑉 = 𝑉+ + 𝑉− = + = ( − )=
4𝜋𝜀0 𝑟+ 4𝜋𝜀0 𝑟− 4𝜋𝜀0 𝑟+ 𝑟− 4𝜋𝜀0 𝑟+ 𝑟−
Se r >> a, r+, r- e r sono molto simili, risulta quindi 𝑟− − 𝑟+ ≈ 2𝑎 cos 𝜃:
2𝑎𝑞 cos 𝜃 𝑝 cos 𝜃
𝑉= =
4𝜋𝜀0 𝑟 2 4𝜋𝜀0 𝑟 2
𝑝⃗ ∙ 𝑟̂
𝑉≈
4𝜋𝜀0 𝑟 2
Il potenziale generato dal dipolo:
• è nullo in tutti i punti del piano xy (𝜃 = 90),
• è positivo in tutti i punti al di sopra del piano xy (0 ≤ 𝜃 ≤ 90)
• è negativo in tutti i punti al di sotto del piano.
Il potenziale decresce come 1/r2 lungo qualunque linea radiale (r >> a).

26) Come si calcola la differenza di potenziale se è noto il campo


elettrico?
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Solamente una variazione dell’energia potenziale ha significato fisico, allo stesso modo anche per la
variazione di potenziale (chiamata anche tensione elettrica):
𝑈𝑏 − 𝑈𝑎
𝑉𝑏 − 𝑉𝑎 =
𝑞0
Dal momento che la variazione di energia potenziale elettrica di una particella di prova è l’opposto
del lavoro compiuto dalla forza elettrica, si ha:
𝑏
𝑈𝑏 − 𝑈𝑎 = −𝑞0 ∫ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗
𝑎
Dividendo per q0 ottengo la differenza di potenziale in funzione del campo elettrico:
𝑏
𝑉𝑏 − 𝑉𝑎 = − ∫ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑 𝑙⃗
𝑎
Poiché la forza è conservativa, per calcolare l’integrale si può usare qualunque percorso che
connetta i punti a e b.

27) Come si ricava il campo elettrico se è nota la funzione potenziale


elettrico?
Se a corrisponde con r = ∞ e b è nella posizione P in cui Vb = V
𝑃
𝑉 = −∫ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗
𝑖𝑛𝑓𝑖𝑛𝑖𝑡𝑜
→il potenziale è l’opposto dell’integrale di linea del campo elettrico tra la posizione di riferimento
lontana e il punto P in cui si valuta il potenziale.
Per trovare invece E in funzione di V:
Considero 2 punti contigui:
𝑎 = (𝑥, 𝑦, 𝑧)
𝑏 = (𝑥 + Δ𝑥, 𝑦, 𝑧)

𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗ = (𝐸𝑥 𝑖̂ + 𝐸𝑦 𝑗̂ + 𝐸𝑧 𝑘̂) ∙ (𝑑𝑥 ′𝑖̂ ) = 𝐸𝑥 𝑑𝑥′


𝑥+Δ𝑥
𝑉𝑏 − 𝑉𝑎 = 𝑉 (𝑥 + Δ𝑥, 𝑦, 𝑧) − 𝑉 (𝑥, 𝑦, 𝑧) = − ∫ 𝐸𝑥 𝑑𝑥′
𝑥
Ammettendo che Ex sia costante in questo intervallo, possiamo portarlo fuori dall’integrale:
𝑥+Δ𝑥
−𝐸𝑥 ∫ 𝑑𝑥 ′ = −𝐸𝑥 [(𝑥 + Δ𝑥 ) − (𝑥 )] = −𝐸𝑥 Δ𝑥
𝑥
𝑉 (𝑥 + Δ𝑥, 𝑦, 𝑧) − 𝑉 (𝑥, 𝑦, 𝑧) ≈ −𝐸𝑥 Δ𝑥
𝑉(𝑥+Δ𝑥,𝑦,𝑧)−𝑉(𝑥,𝑦,𝑧)
→ lim ( ) = −𝐸𝑥
Δ𝑥→0 Δ𝑥
La grandezza al primo membro è la derivata di v rispetto a x, calcolata mantenendo costanti y e z ed
è chiamata derivata parziale di V rispetto a x:
𝜕𝑉
𝐸𝑥 = −
𝜕𝑥
Posso fare lo stesso procedimento per gli altri due assi, ottenendo quindi:
𝜕𝑉 𝜕𝑉 𝜕𝑉
𝐸⃗⃗ = − ( 𝑖̂ + 𝑗̂ + 𝑘̂)
𝜕𝑥 𝜕𝑦 𝜕𝑧
Quindi le componenti di E sono date dalle derivate parziali di V cambiate di segno.
Risultati analoghi si possono ottenere anche con altre coordinate (per esempio quelle sferiche): se
una distribuzione di carica ha simmetria sferica V dipende solo dalla coordinata radiale r ed E ha
soltanto una componente radiale Er:
𝑑 𝑞 𝑞
𝐸𝑟 = − =
𝑑𝑟 4𝜋𝜀0 𝑟 4𝜋𝜀0 𝑟

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Per determinare il campo elettrico in un punto non basta conoscere il valore del potenziale in quel
punto, ma bisogna conoscere la funzione potenziale (e viceversa).

28) Che relazione c’è fra le superfici equipotenziali e le linee di forza


del campo elettrico?
Una superficie equipotenziale è una superficie sulla quale il potenziale è costante (V=cost), e
quando una particella carica si sposta su di essa le forze elettriche non compiono lavoro.
Per un campo uniforme:
• le superfici equipotenziali sono piani \\ e ⊥ a E
• le linee di forza sono ⊥ alle superfici equipotenziali nei punti di intersezione
E non può avere una componente tangente ad una superficie equipotenziale → in ogni punto E è
perpendicolare alla superficie equipotenziale.

Le superfici si addensano maggiormente nelle regioni in cui E è più intenso, inoltre la distanza
aumenta al crescere di r perché E diminuisce al crescere di r.

29) Cosa si può dire del potenziale in un conduttore?


A. All’interno di un conduttore →E= 0, il volume occupato da un materiale conduttore deve essere
una regione di potenziale uniforme.
𝑏
𝑉𝑏 − 𝑉𝑎 = − ∫ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑 𝑙⃗
𝑎
𝑏
∫ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑 𝑙⃗ = 0
𝑎
𝑉𝑏 = 𝑉𝑎
→ tutti i punti del conduttore sono allo stesso potenziale → la superficie di un conduttore è una
superficie equipotenziale.
Possiamo quindi assegnare un valore del potenziale ad un intero conduttore, a differenza degli
isolanti.

B. In una sfera metallica piena isolata di raggio R e carica Q:

C. In una cavità contenuta in un conduttore non possono esserci cariche→E=0 e Vb=Va


Per dimostrare che 𝜎 = 0 procedo per assurdo e suppongo:
• 𝜎 0
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• E 0
• il punto “a” corrisponda alla carica positiva (+)
• il punto “b” alla carica negativa (-)
𝑏
∫ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑 𝑙⃗ = 𝑙𝑖𝑛𝑒𝑎 𝑑𝑖 𝑓𝑜𝑟𝑧𝑎 0
𝑎

E \\ dl in ogni punto del cammino.


Ciò comporta che:
𝑉𝑏 𝑉𝑎
Poiché per Hp E 0 𝜎 0 →per forza:
𝑉𝑏 = 𝑉𝑎

→ è possibile mantenere una regione dello spazio libera da campi racchiudendola in un


conduttore; questo procedimento viene chiamato schermatura elettrostatica.

30) Quanto vale la circuitazione del campo elettrico statico su un


qualunque percorso chiuso?
Assumendo che la funzione potenziale V goda di tutte le caratteristiche di regolarità che
consentono di scambiare l’ordine delle derivate parziali, risulta:
𝜕𝐸𝑧 𝜕 𝜕𝑉 𝜕2𝑉 𝜕 𝜕𝑉 𝜕𝐸𝑦
= (− ) = − = (− ) =
𝜕𝑦 𝜕𝑦 𝜕𝑧 𝜕𝑧𝜕𝑦 𝜕𝑧 𝜕𝑦 𝜕𝑧
ossia la derivata parziale rispetto alla variabile y della componente z del campo elettrico è uguale
alla derivata parziale rispetto alla variabile z della componente y.
𝝏𝑬𝒛 𝝏𝑬𝒚
− =𝟎
𝝏𝒚 𝝏𝒛
𝝏𝑬𝒙 𝝏𝑬𝒛
− =𝟎
𝝏𝒛 𝝏𝒙
𝝏𝑬𝒚 𝝏𝑬𝒙
− =𝟎
{ 𝝏𝒙 𝝏𝒚
Questa relazione è dovuta al fatto che il campo elettrostatico, in condizioni statiche, è
conservativo.
È stato, infatti, possibile definire l’energia potenziale e quindi il potenziale elettrostatico poiché la
forza di Coulomb è conservativa.
Una forza è conservativa se la sua circuitazione (ossia il suo integrale lungo una curva chiusa)
è sempre nulla. Analogo ragionamento si può fare per il campo elettrostatico: è conservativo in
quanto la sua circuitazione è nulla. ∮𝑐𝑢𝑟𝑣𝑎 𝑐ℎ𝑖𝑢𝑠𝑎 𝛾 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗ = 0

31) Quanto vale il rotore del campo elettrostatico?


Si consideri un rettangolo di lati dx e dy paralleli ai rispettivi assi, costruito attorno al punto P, e si
determini il rapporto

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𝝏𝑬𝒛 𝝏𝑬𝒚
(𝑟𝑜𝑡𝐸⃗⃗ )𝑥 = − =𝟎
∮𝑟𝑒𝑡𝑡𝑎𝑛𝑔𝑜𝑙𝑜 𝑑𝑥𝑑𝑦 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗ 𝝏𝒚 𝝏𝒛
(𝑟𝑜𝑡𝐸⃗⃗ )𝑧 = lim 𝝏𝑬𝒙 𝝏𝑬𝒛
𝑑𝑠→0 𝑑𝑆 ⃗⃗⃗ = 𝟎 →
→ 𝒓𝒐𝒕𝑬 (𝑟𝑜𝑡𝐸⃗⃗ )𝑦 = − =𝟎
𝝏𝒛 𝝏𝒙
∮ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗ = 0 𝝏𝑬𝒚 𝝏𝑬𝒙
𝑐𝑢𝑟𝑣𝑎 𝑐ℎ𝑖𝑢𝑠𝑎 𝛾 (𝑟𝑜𝑡𝐸⃗⃗ )𝑧 = −
{ { 𝝏𝒙 𝝏𝒚
Il rotore è un campo vettoriale.

32) Dare la definizione di capacità di un conduttore e la sua unità di


misura.
Se trasferiamo una carica elettrica su di un conduttore isolato questa si distribuisce sulla superficie
in una configurazione tale da garantire che il conduttore stesso sia equipotenziale. Il valore del
potenziale dipende da come si distribuiscono le cariche, che dipende dalla forma del conduttore, ma
possiamo affermare che se raddoppiamo o dimezziamo la carica totale anche. Il potenziale
raddoppierà o si dimezzerà:
𝑄 = 𝐶𝑉 [C\V=F]
C= costante di proporzionalità tra la carica elettrica presente su di un conduttore isolato e il suo
potenziale elettrostatico riferito all’infinito viene detta capacità elettrica e dipende solo dalla forma
del conduttore→possiamo considerarla associata al conduttore isolato anche se non è carico

L’unità di misura è il coulomb/volt, chiamata Farad (F)

33) Capacità di una sfera conduttrice


Immaginiamo di porre una carica Q sul conduttore (la carica si disporrà in maniera uniforme, in
questo caso, perché il conduttore ha simmetria sferica e, dunque, tutti i punti della sua superficie
sono equivalenti tra loro) e determiniamo il potenziale V riferito all’infinito: il rapporto tra queste
due quantità ci fornirà la capacità.
𝑄 𝑄
𝑉= → 𝐶 = = 4𝜋𝜀0 𝑅
4𝜋𝜀𝑜 𝑅 𝑉
𝑅1 𝑅2
Se ho una sfera cava: C=4𝜋𝜀0 𝑅 −𝑅
2 1

34) Quanto vale la capacità di un condensatore piano nel vuoto?


La capacità di un condensatore è una misura della sua attitudine a contenere cariche.
Sappiamo che un valore maggiore della capacità corrisponde a una maggiore quantità di carica per
una data differenza di potenziale.
Per calcolare la capacità di un condensatore piano, calcoliamo la differenza di potenziale V tra le
armature del condensatore in corrispondenza di una data carica Q e poi dividiamo Q per
l’espressione di V.
Se le dimensioni dei piatti di un condensatore piano sono maggiori della distanza tra i piatti, la
densità superficiale di carica sulle superfici affacciate è uniforme, il campo nella regione compresa
tra i piatti è uniforme e il potenziale tra i due piatti varia linearmente con la distanza. Quindi la
differenza di potenziale tra le armature è:
𝑄𝑑
𝑉 = 𝐸𝑑 =
𝜀0 𝐴
Quindi:
𝑄 𝑄 𝜀0 𝐴
𝐶= = =
𝑉 𝑄𝑑/𝜀0 𝐴 𝑑
𝜀0 𝐴
𝐶=
𝑑
Pag. 14 di 52
In conclusione la capacità di un condensatore piano dipende dall’area dei piatti e dalla loro distanza,
infatti per avere una capacità grande, bisogna avere una grande area a piccole distanze.
La presenza della costante dielettrica del vuoto invece è giustificata dal fatto che C dipende dal
mezzo interposto tra i piatti.
35) Quanto vale la capacità di un condensatore piano riempito di un
materiale, di cui è nota la costante dielettrica relativa?
Si riempia lo spazio tra i piatti del condensatore con un isolante (come il vetro o la plastica), si
carichi il condensatore collegandolo ad una batteria e poi si tolga il collegamento in modo tale che
le cariche presenti sulle armature non possano variare e quindi si inserisca il materiale isolante. La
differenza di potenziale varierà assumendo un valore V, e risulterà V<V0. Se questo esperimento
viene ripetuto con materiali isolanti di diversi tipi, si vede che il rapporto V0/V dipende dal tipo di
materiale. Gli isolanti vengono spesso chiamati dielettrici, perciò tale rapporto è la costante
𝑉
dielettrica relativa 𝑘 = 𝑉0 . Per il vuoto k è esattamente 1 perché la costante dielettrica relativa di un
materiale è definita facendo una misura di confronto con il vuoto. Talvolta viene definita anche la
quantità 𝜖 = 𝑘𝜖0 che prende il nome di costante dielettrica del materiale considerato. Si noti che,
mentre la costante dielettrica relativa è una grandezza adimensionale, la costante dielettrica ha le
stesse dimensioni della costante dielettrica del vuoto e si misura dunque in F/m. La costante
dielettrica relativa all’aria a temperatura ambiente ed a pressione atmosferica è quasi esattamente
uguale a quella del vuoto. 𝑘 ≥ 1 per tutti i materiali isolanti.
Per il potenziale:
V= Ed
𝐸𝑜 𝑑 𝐸𝑜
V0 = E0d → 𝐸 𝑑 = 𝐸 =K
𝑉0
k= 𝑉

→ l’intensità del campo si riduce ad un fattore 1/k quando viene inserito un dielettrico.
Per quanto riguarda la capacità, invece, poiché:
𝑄
V= 𝐶

𝑄 𝑄 𝑄 𝐶
V0 = 𝐶𝑜 →𝐶𝑜 / 𝐶 =K → 𝐶𝑜 = 𝐾
𝑉0
k= 𝑉

𝑘𝜀0 𝐴
C = kC0 → 𝐶 = 𝑑

36) Capacità di un condensatore cilindrico


Un condensatore cilindrico è formato da un filo conduttore circondato da un cilindro conduttore
coassiale (tra i quali è interposto un isolante).
Consideriamo il filo metallico come armatura positiva e il cilindro come armatura negativa.
Dal momento che il cavo è molto lungo rispetto al raggio, possiamo trascurare gli effetti di
estremità e impiegare la soluzione del calcolo del campo in prossimità di una distribuzione lineare
di carica molto lunga che da E nello spazio tra le armature. La densità lineare di carica
dell’armatura positiva è Q/L, invece la carica dell’armatura negativa non ha effetto sul campo.
Usando l’equazione per il calcolo della differenza di potenziale e integrando lungo una linea di
forza del campo tra l’armatura negativa e quella positiva, si ottiene:
𝜆
𝐸=
2𝜋𝜀0 𝑅

Pag. 15 di 52
𝑎 𝑅𝑏 𝑅𝑏
𝑄 𝑅𝑏
𝑉 = − ∫ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗ = ∫ 𝐸𝑑𝑅 = ∫ 𝐿 𝑑𝑅 = 𝑄 ∫ 𝑑𝑅 = 𝑄 [𝑙𝑛𝑅]𝑅𝑏 = 𝑄 𝑙𝑛 𝑅𝑏
𝑅𝑎
𝑏 𝑅𝑎 𝑅𝑎 2𝜋𝜀0 𝑅 2𝜋𝜀0 𝐿 𝑅𝑎 𝑅 2𝜋𝜀0 𝐿 2𝜋𝜀0 𝐿 𝑅𝑎
𝑄 𝑅𝑏
𝑉= 𝑙𝑛
2𝜋𝜀0 𝐿 𝑅𝑎

37) Che relazione esiste fra la densità di energia elettrostatica ed il


campo elettrostatico in una regione dello spazio vuoto?
Per un condensatore piano:
1 1 𝜀0 𝐴 1
𝑈 = 𝐶𝑉 2 = ( ) (𝐸𝑑 )2 = 𝜀0 𝐸 2 (𝐴𝑑 )
2 2 𝑑 2
Dove Ad è il volume della regione compresa tra i piatti, che corrisponde alla regione sede del
campo elettrico. Essendo l’energia proporzionale al volume occupato, introduciamo la densità di
energia u nello spazio che contiene il campo:
1
𝑈 𝜀0 𝐸 2 𝐴𝑑 1
𝑢= = 2 = 𝜀0 𝐸 2
𝐴𝑑 𝐴𝑑 2
Quindi possiamo considerare l’energia elettrostatica di una distribuzione di carica come associata al
campo elettrico prodotto dalla distribuzione di carica stessa.
Questa equazione ha validità generale e fornisce nei vari punti dello spazio la densità di energia
dovuta al campo elettrico prodotto da una qualsiasi distribuzione di carica.
u è un esempio di campo scalare.

38) Un condensatore piano viene dapprima caricato e poi isolato.


Come cambiano la sua differenza di potenziale, capacità e campo
elettrico quando viene successivamente inserito un materiale
dielettrico al suo interno?
Per determinare la capacità di un condensatore parzialmente riempito di dielettrico possiamo
considerarlo come costituito da due condensatori a distanza d collegati in parallelo:
• C1 senza dielettrico→armature rettangolari di dimensione: w2(w1-x)
• C2 riempito di dielettrico→armature rettangolari di dimensione: w2x
𝜀0 𝑤2 (𝑤1 − 𝑥 )
𝐶1 = 𝜀0 𝑤2 [𝑤1 + (𝑘 − 1)𝑥]
{ 𝑑 → 𝐶 = 𝐶1 + 𝐶2 =
𝑘𝜀0 𝑤2 𝑥 𝑑
𝐶2 =
𝑑
Per trovare la forza che agisce sul dielettrico è comodo determinare il lavoro che tale forza compie
quando si inserisce il dielettrico di un tratto dx. Tale lavoro può essere infatti scritto da un lato come
(asse scelto in modo che spostamento del dielettrico e forza abbiano solo componente x):
𝑑𝑊 = 𝐹⃗ ∙ 𝑑𝑥⃗ = 𝐹𝑥 𝑑𝑥
ma anche come variazione dell’energia immagazzinata nel condensatore (generatore staccato →
l’energia immagazzinata può variare solo a causa del lavoro fatto per inserire o estrarre il
dielettrico):
𝑑𝑈
𝑑𝑊 = −𝑑𝑈 → 𝐹𝑥 = −
𝑑𝑥
Per determinare U bisogna considerare che è legata alla capacità del condensatore e tra le varie
espressioni conviene usare quella in cui compare la carica che resta costante (invece la differenza di
potenziale non resta costante):
1 𝑄2 𝑄2 𝑑
𝑈= =
2 𝐶 2 𝜀0 𝑤2 [𝑤1 + (𝑘 − 1)𝑥]2
Pag. 16 di 52
𝑄2 (𝑘 − 1)𝑑
𝐹𝑥 =
2 𝜀0 𝑤2 [𝑤1 + (𝑘 − 1)𝑥]2
La forza deve essere diretta verso l’interno del condensatore perché l’energia minima si ha quando
la lastra del dielettrico è totalmente inserita tra le armature.

39) Potenziale di una distribuzione sferica di carica


Consideriamo una distribuzione spaziale di carica a simmetria sferica di raggio R e calcola Q.

𝑄 = 𝜎4𝜋𝑅2

𝑄𝑖𝑛𝑡
Φ𝐸 = = ∯ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗ = 𝐸 4𝜋𝑟 2
𝜀0
Per r > R:
𝑄 𝑄
𝐸 = 4𝜋𝜀 ; V= 4𝜋𝜀
0 𝑟2 0𝑟
Per r < R:
𝑄
E=0; V= 4𝜋𝜀
0𝑅

Potenziale e campo elettrico di un anello carico


𝜆𝑅 𝑥
𝐸= 3
2ℰ
(𝑅2 + 𝑥 2 )2

𝜆
V(0)=
2ℰ

40) Capacità di condensatori in serie e in parallelo


Condensatori in serie:
due condensatori in serie sono due condensatori collegati uno di seguito all’altro.
In condizioni elettrostatiche il potenziale è uniforme lungo i fili conduttori.
La differenza di potenziale tra gli estremi di un sistema costituito da un numero qualsiasi di
dispositivi elettrici collegati in serie è la somma delle differenze di potenziale ai capi dei singoli
dispositivi.
La capacità equivalente di un sistema di condensatori è la capacità di un singolo condensatore che,
quando viene usato in luogo del sistema, ha lo stesso effetto esterno:
𝑄 𝑄
𝐶12 = 𝑜𝑠𝑠𝑖𝑎 𝑉 =
𝑣 𝐶12
Sostituendo a V = V1+V2 le singole definizioni di potenziale otteniamo:
𝑄 𝑄 𝑄
= +
𝐶12 𝐶1 𝐶2
Quindi
Pag. 17 di 52
1 1 1
= +
𝐶12 𝐶1 𝐶2
In generale la capacità equivalente di un numero qualsiasi di condensatori collegati in serie è legata
alla capacità dei singoli condensatori:
1 1
=∑
𝐶𝑒𝑞 𝐶𝑖

Condensatori in parallelo:
la differenza di potenziale ai capi di diversi elementi di circuito disposti in parallelo è la stessa:
𝐶𝑒𝑞 = ∑ 𝐶𝑖

CORRENTI E MAGNETISMO
41) L’unità di misura fondamentale per l’elettromagnetismo nel
Sistema Internazionale ed esempi di altre unità derivate
L’unità di misura fondamentale è l’Ampere. Le unità di misura derivate, invece, sono:
• Coulomb C= 1A/s;
• Volt V=J/C;
• OHM Ω=V/A;
• Weber Wb=Vs=Ah:
• Tesla T=Vs/m2;
• Siemens S=A/V=1/ Ω;
• Henry H=Vs/A;
• Farad F=C/V.

42) Dare e commentare la definizione di densità di corrente e la sua


relazione con l’intensità
L’intensità di corrente elettrica caratterizza il flusso della carica attraverso l’intera sezione di un
conduttore. Per descrivere il flusso della carica in singoli punti interni a un conduttore, si usa la
densità di corrente j, che è una grandezza vettoriale. Se la densità di corrente è uniforme, il
modulo j della densità di corrente è il rapporto tra l’intensità di corrente I e l’area S della sezione
del filo:
𝐼
𝑗 = (𝑝𝑒𝑟 𝑗 𝑢𝑛𝑖𝑓𝑜𝑟𝑚𝑒)
𝑠
Sostituendo l’equazione dell’intensità in funzione della velocità di deriva a questa definizione di
densità otteniamo:
𝑛𝑆𝑣𝑑 |𝑞|
𝑗= = 𝑛𝑣𝑑 |𝑞|
𝑆
Usando la velocità di deriva possiamo esprimere questo risultato in forma vettoriale:
𝑗⃗ = 𝑛𝑞𝑣⃗𝑑
Possiamo notare che q compare senza valore assoluto, il che significa che la densità di corrente è
orientata nella direzione della velocità di deriva per portatori positivi, e in direzione opposta
per portatori negativi → la direzione di j coincide con il senso in cui fluisce la corrente in un filo.
Se il conduttore contiene più di un portatore di carica, c’è un contributo a j per ogni tipo di
portatore.
43) Che moto hanno i portatori di carica in un materiale resistivo?
Il moto dei portatori di carica è stato spiegato da Drude.
44) Modello di Drude per la conduzione
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Il modello di Drude contribuisce alla comprensione della natura della conduzione elettrica nei
metalli. La principale caratteristica della conduzione nei metalli è la legge di Ohm, con questo
modello si dimostra che se si utilizza la seconda legge di Newton per descrivere il moto medio dei
portatori di carica, il modello soddisfa la legge di Ohm.

Dall’equazione:
𝑗⃗ = 𝑛𝑞𝑣⃗𝑑
𝑗⃗ = 𝜎𝐸⃗⃗

𝜎𝐸⃗⃗ = 𝑛𝑞𝑣⃗𝑑

𝜎𝐸⃗⃗
𝑣⃗𝑑 = =cost
𝑛𝑞

→ l’applicazione di un campo fa muovere i portatori con una velocità media costante.


Ma se la forza fornita dal campo fosse l’unica forza agente su un portatore dovrebbe essere costante
l’accelerazione e non la velocità → devono essere presenti altre forze e la loro risultante deve essere
in media nulla.
Drude ipotizzò che gli elettroni liberi nei metalli fossero gli ELETTRONI DI VALENZA
(debolmente legati agli atomi quando questi sono isolati).
Quando gli atomi invece sono affiancati in un solido, questi elettroni sono liberi di muoversi
attraverso il materiale. Quindi la densità di portatori n è il prodotto di un numero intero piccolo per
la densità di atomi nel materiale.
La forza esercitata su un elettrone dal campo applicato E è:
F = -eE
F=m a

𝑒𝐸
𝑎⃗ = −
𝑚
La componente x della velocità di un elettrone libero dopo un urto in funzione del tempo è:
𝑒𝐸
𝑣𝑥 = 𝑣𝑥0 + 𝑎𝑥 𝑡 = 𝑣𝑥0 − ( ) 𝑡
𝑚
Con vx0 velocità dell’elettrone immediatamente dopo l’urto:
𝑒𝐸
〈𝑣𝑥 〉 = 〈𝑣𝑥𝑜 〉 − ( ) 𝜏
𝑚
𝜏 caratterizza l’intervallo di tempo tra gli urti ed è chiamato tempo libero medio o tempo di
rilassamento.
Nel caso di una corrente piuttosto intensa, il modulo della velocità di deriva è minore all’incirca di
un fattore 1010 rispetto alla velocità media, quindi il contributo al moto degli elettroni liberi dovuto
al campo applicato è trascurabile a livello microscopico → si può supporre che la velocità di un
elettrone immediatamente dopo ogni urto sia diretta casualmente rispetto ad E:
−𝑒𝐸𝜏
〈𝑣𝑥 〉 =
𝑚
Usando l’equazione di j in funzione della velocità otteniamo:
−𝑒𝐸𝜏 𝑛𝑒 2 𝜏 𝑛𝑒 2 𝜏
𝑗⃗ = 𝑛(−𝑒) ( 𝑖̂) = 𝐸𝑖̂ = 𝐸⃗⃗
𝑚 𝑚 𝑚

Confrontandola con l’altra espressione di j:


𝑛𝑒 2 𝜏
𝜎=
𝑚
E quindi:
Pag. 19 di 52
𝑚
𝜌=
𝑛𝑒 2 𝜏
Se la conducibilità è indipendente da E, il modello fornisce la legge di Ohm. Infatti n e e m sono
indipendenti da E, e anche 𝜏, a causa della grande differenza tra la velocità di deriva e la velocità
media può essere considerato indipendente da E.

45) Che relazione c’è fra la densità di corrente e il campo elettrico in


un materiale resistivo (legge di Ohm microscopica)?
Materiale ohmico :se la conducibilità è indipendente da E e l’equazione che definisce la
conducibilità è una formulazione vettoriale della legge di Ohm.
Per dimostrarlo ammettiamo che j ed E siano uniformi all’interno del conduttore:
𝐼
𝑗 = 𝑠→I=jS
V=El

𝐸𝑙 = 𝑗𝑆𝑅
𝑙
𝑗 = 𝑆𝑅 𝐸 → j= 𝜎𝐸 (esprime la legge di Ohm in un punto interno al materiale)
𝑙
𝜎=
𝑆𝑅
Per un materiale in cui R è indipendente da V, anche la conducibilità è indipendente da E
(V=IR legge di Ohm per un tratto di conduttore).
Inoltre
1
𝜌=
𝜎
Da cui
𝐸⃗⃗ = 𝜌𝑗⃗
(relazione tra E e j in termini della resistività)

46) Equazione di continuità e conservazione della carica


Consideriamo una superficie gaussiana (=superficie geometrica chiusa che non necessariamente
corrisponde con la superficie di un oggetto), il flusso del vettore j attraverso essa:
Φ𝑗 = ∯ 𝑗⃗ ∙ 𝑑𝑠⃗
𝑆 𝑐ℎ𝑖𝑢𝑠𝑎
𝑑𝑄
Φ𝑗 =
𝑑𝑡
Con dQ quantità di carica che attraversa la superficie S in dt. Qint sarà la carica totale contenuta
all’interno della superficie S. La legge di conservazione della carica elettrica ci garantisce che se
una carica. dQ è uscita attraverso la superficie S allora la carica contenuta all’interno della
superficie deve essere diminuita della medesima quantità: dQ=-dQint → otteniamo l’equazione
di continuità:
𝑑𝑄𝑖𝑛𝑡 𝑑
Φ𝑗 = 𝑜𝑣𝑣𝑒𝑟𝑜 ∯ 𝑗⃗ ∙ 𝑑𝑠⃗ = − ∭ 𝜌𝑑𝑣
𝑑𝑡 𝑑𝑡
𝑆 𝑐ℎ𝑖𝑢𝑠𝑎 𝑉 𝑖𝑛𝑡
Che esprime in maniera generale la legge di conservazione della carica elettrica: il flusso del
vettore densità di corrente attraverso una superficie chiusa è pari all’opposto della derivata rispetto
al tempo della quantità di carica contenuta all’interno della medesima superficie.
In condizioni stazionarie il flusso del vettore j attraverso una superficie chiusa deve essere
nullo→l’intensità di corrente ha il medesimo valore in qualunque posizione lungo un
conduttore filiforme (indipendentemente dalla sua sezione).

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47) Dare la definizione di conducibilità e resistività elettrica
Conducibilità:
Se un campo elettrico E viene applicato a un materiale conduttore, nel materiale si produce una
corrente di densità j. La densità di corrente in un punto del materiale dipende dal campo elettrico in
quel punto. Tale dipendenza è espressa in termini di una proprietà del materiale chiamata
conducibilità:
𝑗⃗ = 𝜎𝐸⃗⃗
→ un materiale che ha conducibilità maggiore di un altro presenterà una densità di corrente
maggiore a parità di campo elettrico applicato → la conducibilità è una misura della propensione
di un materiale a consentire ai portatori di carica di fluire al proprio interno.

Resistività:
la resistenza di un conduttore dipende:
• dalle sue dimensioni,
• dalla sua forma
• dal materiale di cui è fatto
Consideriamo un tratto di conduttore di lunghezza l e sezione uniforme di area S, se ai capi di
questo conduttore viene applicata una differenza di potenziale V, in esso fluisce una corrente di
intensità I, e la sua resistenza è R=V/I.
supponiamo di applicare la stessa differenza di potenziale V ai capi di un tratto di conduttore lungo
2l, si verifica che la corrente ora ha intensità dimezzata rispetto a quella di prima → la resistenza è
raddoppiata.
Supponiamo di applicare V invece ad un conduttore che abbia sezione S doppia → si verifica che la
corrente ha intensità doppia → la resistenza è dimezzata.
Quindi la resistenza è direttamente proporzionale alla lunghezza e inversamente proporzionale
all’area della sezione.
La dipendenza della resistenza dal materiale è rappresentata da un fattore di proporzionalità
chiamato resistività:
𝜌𝑙
𝑅 = 𝑆 [Ω]
La resistività è tabulata.

48) Come si chiama, e come è definita l’unità di misura della


resistenza elettrica?
L’unità nel Sistema Internazionale della resistenza è l’ohm (𝛀), 1Ω = 1𝑉/𝐴.

49) Come si inserisce e che perturbazione introduce in un circuito di


resistenza totale R uno strumento di misura della corrente?
Un amperometro:
• misura la corrente che lo percorre
• è disposto in serie con l’elemento in modo che la corrente che percorre l’elemento sia uguale a
quella che passa nell’amperometro.
1. CIRCUITO SENZA AMPEROMETRO:
𝜀
Isenza amperometro=
𝑅
2. CON AMPEROMETRO:
𝜀
𝐼=
𝑅 + 𝑅(𝑎𝑚𝑝𝑒𝑟𝑜𝑚𝑒𝑡𝑟𝑜)
→l’inserimento dell’amperometro ha ridotto la corrente nel circuito.
Tale riduzione è tanto più rilevante quanto è maggiore la resistenza interna all’amperometro

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50) Come si inserisce e che perturbazione introduce in un circuito di
resistenza totale R uno strumento di misura della differenza di
potenziale?
Un voltmetro:
• Misura la ddp
• Inserito in \\ con il circuito
1. CIRCUITO SENZA VOLTMETRO:
𝑅2
𝑉2 = 𝑅 𝜀 → tensione su R2
1 +𝑅2
2. CIRCUITO CON VOLTMETRO:
𝑅 𝑅
R2\\Rvolt→ R\\=𝑅2 𝑅𝑣𝑜𝑙𝑡
2 𝑣𝑜𝑙𝑡
𝑅\\
𝑉2 =
𝑅2
𝑅1 + 𝑅2 𝜀
→quando inserisco un voltmetro la ddp diminusice → la Rvolt interna riduce il valore della Req tra R2 e
Rvolt
→ solo nel caso ideale il voltmetro non provoca una perdita di ddp

51) Quanto vale la potenza dissipata in un resistore in funzione di


resistenza, corrente e differenza di potenziale?

Consideriamo l’energia che viene trasformata quando una resistenza di valore R è percorsa da una
corrente di intensità I.
In un intervallo di tempo, un dato numero di portatori con carica totale Δ𝑄 entra nella resistenza nel
punto a in cui il potenziale è Va e un dato numero di portatori con la stessa carica totale esce dalla
resistenza nel punto b con potenziale Vb, la variazione dell’energia potenziale elettrica dei
portatori è:
Δ𝑈 = 𝑉𝑏 Δ𝑄 − 𝑉𝑎 Δ𝑄 = −(𝑉𝑎 − 𝑉𝑏 )Δ𝑄 = −𝑉Δ𝑄
𝚫𝑼 è negativa perché il potenziale diminuisce nel senso della corrente e la rapidità con cui i
portatori perdono energia potenziale elettrica è − Δ𝑈⁄Δ𝑡, che verrà chiamata potenza PR dissipata
nella resistenza:
Δ𝑈 −𝑉Δ𝑄 Δ𝑄
𝑃𝑅 = − =− =𝑉 = 𝑉𝐼
Δ𝑡 Δ𝑡 Δ𝑡
Considerando la relazione V=IR:
𝑃𝑅 = 𝐼 2 𝑅 → legge di Joule
Oppure:
𝑉2
𝑃𝑅 =
𝑅
L’energia elettrica che va perduta in una resistenza si giustifica negli urti (responsabili della
resistenza del conduttore).
Quando una resistenza è percorsa da corrente la sua temperatura tende ad aumentare per
effetto degli urti, se essa supera la temperatura dell’ambiente, la resistenza cede calore
all’ambiente.
In condizioni stazionarie l’energia viene ceduta con continuità all’ambiente.
→EFFETTO JOULE: l’energia elettrica viene dissipata sotto forma di calore.

52) Quanto vale la potenza erogata da un generatore di tensione di


tensione in funzione della fem, della corrente e della resistenza
interna?
Pag. 22 di 52
Δ𝑈 = 𝑉Δ𝑄 è positiva→ quando il senso della corrente coincida con quello della fem
Δ𝑈 Δ𝑄
𝑃𝑢 = =𝑉 = 𝑉𝐼
Δ𝑡 Δ𝑡
Facendo uso dell’espressione della differenza di potenziale ai morsetti di una batteria che si scarica
(𝑉 = ℰ − 𝐼𝑟):
𝑃𝑢 = ℇ𝐼 − 𝐼 2 𝑟
Il primo termine dell’equazione rappresenta la rapidità con cui l’energia potenziale elettrica dei
portatori viene incrementata dalle reazioni chimiche che hanno luogo nella
batteria. A tale termine si da il nome di 𝒑𝒐𝒕𝒆𝒏𝒛𝒂 𝑷𝓔 𝒔𝒑𝒆𝒔𝒂 𝒅𝒂𝒍𝒍𝒂 𝒇𝒆𝒎 della
batteria: 𝑃ℇ = ℇ𝐼.
Il secondo termine invece è la potenza Pr dissipata nella batteria a causa della
sua resistenza r.

53) Come varia nel tempo la carica presente su un condensatore C che


viene CARICATO da una batteria con f.e.m. E attraverso una
resistenza R?
Inizialmente il condensatore è scarico e l’interruttore S è aperto, cosicchè non circola la corrente.
Quando S viene chiuso, la batteria comincia a trasferire portatori di carica da un’armatura del
condensatore all’altra e nel circuito circola una corrente:
𝑑𝑞
𝑖=
𝑑𝑡
Quindi l’intensità di corrente è pari alla rapidità con cui la carica viene trasferita.
La somma delle differenze di potenziale (percorrendo in senso orario la maglia) è:
(𝑉𝑏 − 𝑉𝑎 ) + (𝑉𝑐 − 𝑉𝑏 ) + (𝑉𝑑 − 𝑉𝑐 ) + (𝑉𝑎 − 𝑉𝑑 ) = 0
𝑞
ℰ − + 0 − 𝑖𝑅 = 0
𝐶
La differenza di potenziale tra c e b è -q/C perché l’armatura positiva è dalla parte del punto b e
l’armatura negativa è dalla parte di c.
Abbiamo quindi:
+𝑑𝑄 1
= 𝑑𝑡
ℰ𝐶 − 𝑞 𝑅𝐶
Pongo:
ℰ𝐶 − 𝑞 = 𝑢 0→ du=-dq e quindi l’integrale definito ci da:
𝑡
𝑙𝑛(ℰ𝐶 − 𝑞 ) = − + 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒
𝑅𝐶
Si può determinare la costante partendo dall’istante iniziale (t=0, q=0) quindi
𝑙𝑛(ℰ𝐶 ) = 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒. Sostituendo e risolvendo rispetto a q otteniamo:
𝑡
𝑞(𝑡) = ℰ𝐶(1 − 𝑒 − ⁄𝑅𝐶 )
Se consideriamo un grafico di q in funzione di t possiamo notare che la carica tende asintoticamente
a ℰ𝐶.
RC rappresenta la rapidità con cui il condensatore si carica ed è chiamata costante di tempo (𝛕), se
è grande il condensatore si carica lentamente e viceversa.

54) Dimostrare le leggi che regolano la SCARICA di un condensatore


attraverso una resistenza
Inizialmente il condensatore ha una carica Q0 e l’interruttore è aperto, di modo che non circola
corrente. Nell’istante in cui S viene chiuso, i portatori di carica cominciano a scorrere nel circuito
per neutralizzare la carica localizzata sulle armature. Sia q(t) la carica presente sul condensatore al
tempo t, ove t=0 corrisponde all’istante in cui S viene chiuso:

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𝑑𝑞
𝑖=−
𝑑𝑡
i è positiva per il senso scelto, mentre dq/dt è negativa perché la carica sulle armature diminuisce.
La legge delle maglie fornisce:
𝑞
−𝑖𝑅 + = 0
𝐶
𝑞
𝑖𝑅 =
𝐶
𝑑𝑞 𝑞 𝑑𝑞 1
− 𝑅= → =− 𝑑𝑡
𝑑𝑡 𝐶 𝑞 𝑅𝐶
Siccome R e C sono costanti, l’integrale indefinito è:
𝑡
𝑙𝑛𝑞 = − + 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒
𝑅𝐶
Come nel caso precedente determiniamo la costante che risulta =lnQ0.
𝑞(𝑡) = 𝑄0 𝑒 −𝑡 ⁄𝑅𝐶 = 𝑄0 𝑒 −𝑡 ⁄𝜏
Se consideriamo un grafico q – t notiamo come la carica del condensatore diminuisce
esponenzialmente con il tempo e tende asintoticamente a 0. Il tempo necessario perché la carica
diminuisca di una qualsiasi frazione data è dato da 𝜏 = 𝑅𝐶.
La corrente che circola nel circuito è:
𝑑 𝑄0 −𝑡 ⁄𝑅𝐶
𝑖 = − (𝑄0 𝑒 −𝑡 ⁄𝑅𝐶 ) = 𝑒
𝑑𝑡 𝑅𝐶
𝑉0
𝑖 (𝑡) = 𝑒 −𝑡 ⁄𝑅𝐶 = 𝑖0 𝑒 −𝑡 ⁄𝜏
𝑅

55) Come si definisce il campo magnetico B mediante la forza di


Lorentz?
I fenomeni magnetici possono essere trattati introducendo il campo di induzione magnetica
⃗⃗. Questo campo vettoriale esercita una forza su una carica in moto.
descritto tramite il vettore 𝐵
Consideriamo una particella di carica q dotata di una velocità v in un certo punto il campo vettoriale
B in quel punto è definito come il campo che esercita sulla particella carica una forza F, chiamata
forza di Lorentz:
𝐹⃗ = 𝑞𝑣⃗ × 𝐵⃗⃗
Vale a dire che B in un dato punto è il vettore che produce la forza magnetica su una particella
carica in moto con una qualsiasi velocità v in quel punto. la direzione della forza che agisce sulla
carica q è perpendicolare tanto alla velocità della carica quanto al campo magnetico in quel punto.
se q è positiva, la forza è nella direzione di v x B, se invece è negativa ha direzione opposta. In ogni
caso l’intensità della forza è data da:
𝐹 = |𝑞𝑣𝐵 sin 𝜃|
(fi angolo compreso tra v e B)

56) Quanto vale la forza del campo magnetico su un elemento di


volume percorso da una densità di corrente costante?
Considero un segmento di lunghezza l di un sottile filo rettilineo con sezione di area A, percorso da
una corrente di intensità I e situato in un campo uniforme 𝐵 ⃗⃗. Si calcoli la somma delle forze
magnetiche agenti sui portatori di carica servendosi del valor medio della loro velocità, ossia della
velocità di deriva ⃗⃗⃗⃗⃗.
𝑣𝑑
Il numero dei portatori di carica nel segmento di lunghezza l ed area A è:
N=nAl
dove n è il numero dei portatori di carica per unità di volume.
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𝐹⃗ = 𝑛𝑞𝑣⃗𝑑 × 𝐵⃗⃗
= 𝑛𝐴𝑙𝑞𝑣⃗𝑑 × 𝐵 ⃗⃗.
𝐹⃗ = 𝑛𝑞𝐴𝑙⃗𝑣𝑑 × 𝐵 ⃗⃗
= 𝑛𝑞𝑣𝑑 𝐴𝑙⃗ × 𝐵⃗⃗
→ 𝐹⃗ = 𝐼𝑙⃗ × 𝐵
⃗⃗→ F=IlBsin𝜽.

La forza magnetica ha la direzione di 𝑙⃗ × 𝐵⃗⃗ e quindi è perpendicolare al piano di l e B.


La direzione dello spostamento l coincide con la direzione di moto nei portatori di carica positivi.
Per fili conduttori non rettilinei ed immersi in un campo magnetico non uniforme, si consideri
un tratto infinitesimo 𝑑𝑙⃗ di un conduttore percorso da corrente; si definisca un elemento di corrente
infinitesimo 𝐼𝑑𝑙⃗, allora la forza magnetica 𝑑𝐹⃗ che agisce sull’elemento sarà data dalla seconda
legge elementare di Laplace
𝑑𝐹⃗ = 𝐼𝑑𝑙⃗ × 𝐵
⃗⃗
𝑑𝐹 = 𝐼𝑑𝑙𝐵𝑠𝑖𝑛𝜃
𝐹⃗ = ∫ 𝐼𝑑𝑙⃗ × 𝐵
⃗⃗.

57) Quanto vale la forza magnetica su un tratto di filo percorso da


corrente?
Dato che una corrente che fluisce in conduttore è costituita da un insieme di portatori di carica in
moto, si può usare l’equazione della forza di Lorentz per determinare la forza magnetica agente su
un conduttore percorso da corrente. Consideriamo un segmento di lunghezza l di un sottile filo
rettilineo con sezione di area A percorso da una corrente di intensità I e situato in un campo
uniforme B.
Il numero di portatori di carica nel segmento è: N = nAl (n numero di portatori di carica per unità di
volume).
Se q rappresenta la carica di ciascun portatore, la forza magnetica totale agente sulla carica totale
Nq è:
𝐹⃗ = 𝑛𝐴𝑙𝑞𝑣⃗𝑑 × 𝐵 ⃗⃗
Considerando la densità di corrente j e l’intensità di corrente I = jA = nqvdA otteniamo:
𝐹⃗ = 𝐼𝑙⃗ × 𝐵
⃗⃗
La forza magnetica ha la direzione di l x B e quindi è perpendicolare al piano di l e B.

Questa equazione vale per un segmento rettilineo di un filo uniforme sottile immerso in un campo
uniforme, per descrivere anche fili conduttori non rettilinei e campi non uniformi si applica
l’equazione ad un tratto di un conduttore dl infinitesimo
→ la forza magnetica agente su un segmento di lunghezza finita di un conduttore percorso da
correntesi ottiene sommando le forze agenti su ciascun elemento del conduttore, cioè
integrando l’equazione 𝑑𝐹⃗ = 𝐼𝑑𝑙⃗ × 𝐵 ⃗⃗ sulla lunghezza del conduttore:
𝐹⃗ = ∫ 𝐼𝑑𝑙⃗ × 𝐵
⃗⃗

58) Dare la definizione di momento magnetico di una spira piana


percorsa da corrente

Consideriamo una spira rettangolare di lati a e b, percorsa da corrente I e immersa in un campo


magnetico uniforme B.

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Il campo esercita due forze uguali e opposte sui lati della spira perpendicolari al campo.

Tali forze costituiscono una coppia che fa ruotare la spira, finché questa assume una posizione di
equilibrio. Il momento meccanico della coppia è dato dal prodotto:

𝑀 = 𝑖 𝐴 𝐵 sin 𝛼

Il momento magnetico è:

𝑚=𝑖𝐴

• la direzione è ⊥ al piano della spira;


• il verso è individuato dal pollice della mano destra quando le dita si avvolgono nel verso
della corrente.

59) Quanto vale il momento delle forze su una spira percorsa da


corrente e posta in un campo magnetico uniforme?
Prendiamo in considerazione tante spire rettangolari (che approssimino la forma della spira),
ciascuna percorsa da una corrente I. lungo i lati comuni a due spire si sovrappongono correnti di
verso opposto, cosicchè l’intensità totale di corrente in essi è nulla.
Anche il momento totale che agisce sulla spira può essere calcolato come somma vettoriale dei
momenti meccanici che agiscono su ciascuna spira rettangolare:
𝜏⃗ = ∑ 𝜏⃗𝑖 = ∑(𝑚 ⃗⃗) = (∑ 𝑚
⃗⃗⃗𝑖 × 𝐵 ⃗⃗
⃗⃗⃗𝑖 ) × 𝐵
È fondamentale che il campo sia uniforme senno non si potrebbe isolare il campo B.

60) Quanto vale l’energia potenziale di un dipolo magnetico immerso


in un campo magnetico? Come tende ad allinearsi il dipolo rispetto
al campo B?
Come nel caso del dipolo elettrico c’è un’energia potenziale associata a un dipolo magnetico
immerso in un campo magnetico. Tale energia è:
𝑈 = −𝑚 ⃗⃗ = −𝑚𝐵 cos 𝜃
⃗⃗⃗ ∙ 𝐵
Dove l’angolo è quello compreso tra m e B. l’energia potenziale ha un minimo quando m e B sono
allineati (angolo = 0).

61) Moto di cariche in campi magnetici ed elettrici uniformi.


Frequenza di ciclotrone.
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Se in una regione dello spazio sono presenti un campo elettrico e un campo magnetico, la forza
totale che agisce su una particella con carica q e velocità v è data da:
F=FE+FB
𝐹 = 𝑞𝐸⃗⃗ + 𝑞𝑣⃗ × 𝐵
⃗ ⃗⃗
Supponiamo inizialmente di avere solo un campo magnetico: supponiamo che l’intensità del campo
sia B e che la direzione sia uscente dal piano della pagina. Se la velocità iniziale è perpendicolare a
B, allora la forza magnetica è perpendicolare a v e a B.
Se la forza magnetica è l’unica forza, l’accelerazione della particella è perpendicolare alla velocità e
giace anch’essa nel piano perpendicolare a B.
L’accelerazione è perpendicolare alla velocità, soltanto la direzione di quest’ultima varia e la
traiettoria della particella è contenuta nel piano perpendicolare a B la particella carica descrive
una traiettoria circolare di raggio r con velocità di modulo costante v e accelerazione centripeta:
𝑣2
𝑚 = 𝑞𝑣𝐵
𝑟
Da questa equazione possiamo notare che tra le particelle di un certo tipo, quelle con velocità più
elevate hanno raggi di curvatura maggiori sebbene la velocità angolare sia uguale per tutte:
𝑣 𝑞
𝜔= = 𝐵
𝑟 𝑚
In un campo magnetico uniforme, la velocità angolare, o frequenza angolare, del moto
circolare dipende soltanto dall’intensità del campo B e dal rapporto fra carica e massa
relativo al tipo di particella considerato.
Siccome il funzionamento di uno dei primi acceleratori di particelle, il ciclotrone, si basa su tale
proprietà, la frequenza angolare viene spesso chiamata FREQUENZA DI CICLOTRONE.

62) Effetto Hall e mobilità dei portatori di carica.

→L’effetto Hall ci permette quindi di ottenere informazioni sul segno dei portatori di carica in
un metallo: sono negativi.
Considero un segmento di conduttore a forma di nastro percorso da corrente e immerso in un campo
magnetico: se il senso della corrente è nella direzione x positiva, i portatori di carica positiva si
muoverebbero in tale direzione e i portatori di carica negativa nella direzione opposta. Entrambi
sarebbero deflessi dal campo magnetico verso la superficie inferiore.
Se le cariche fossero solo positive la superficie inferiore assumerebbe una carica positiva e
viceversa. Questa separazione di cariche produce un campo elettrico nel conduttore.
In condizioni stazionarie la componente Ey del campo elettrico (=campo di Hall) esercita sui
portatori di carica in moto una forza elettrica che tende a equilibrare la forza magnetica
dovuta a Bz :
|FB|=|FE|
qvdB=qEH
Infatti i due campi agiscono come selettori di velocità per vd: le cariche più veloci di vd si spostano
verso il basso e tendono a far aumentare EH mentre quelle meno veloci si spostano veerso l’alto e
tendono a farlo ridurre.
Se i portatori di carica sono negativi, il campo EH cambia verso, ma le relazioni tra i moduli restano
le stesse ho una situazione di equilibrio dinamico:
EH=vdB
𝑗 = 𝑛𝑞𝑣⃗𝑑
Il verso di E può essere determinato osservando il segno della differenza di potenziale tra due punti
sulle due facce del nastro conduttore. L’effetto Hall ci permette quindi di ottenere informazioni sul
segno dei portatori di carica in un metallo: sono negativi.
𝑗𝐵
𝐸𝐻 =
𝑛𝑞
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𝐸𝐻 1
Dunque Ey è proporzionale a jxBz e 𝑅𝐻 = = 𝑛𝑞 è detto coefficiente di Hall.
𝑗𝐵
Una volta determinato il valore di questo coefficiente per un conduttore è possibile utilizzare
l’effetto Hall per misurare il campo magnetico B.

Se confronto campo uniforme e non noto che il campo uniforme ha solo la componente Bz mentre
quello non uniforme ha anche una componente radiale Br negativa per z > 0 e positiva per z < 0.
Nel campo uniforme una particella che ha velocità iniziale con componente vz nulla segue una
traiettoria circolare, mentre una particella che ha componente vz non nulla segue una traiettoria
elicoidale.
Considerando 𝐹⃗ = 𝑞𝑣⃗ × 𝐵 ⃗⃗ = 𝑞𝑣⃗ × 𝐵𝑘̂ + 𝑞𝑣⃗ × 𝐵𝑟 𝑟̂ :
Anche nel campo non uniforme la componente B produce un’accelerazione centripeta che dà luogo
a un moto circolare o elicoidale: il passo e il raggio crescono se la particella si avvicina al piano z =
0 e decrescono se si allontana.
L’ultimo termine produce una forza diretta lungo l’asse z che ha versi opposti ai due lati del piano z
= 0. Si può quindi avere una situazione in cui la forza Fz produce un effetto analogo a quello di una
forza elastica: al moto circolare si sovrappone un moto oscillatorio attorno all’asse z.

63) Ricavare e commentare la legge di Biot-Savart per un filo infinito.


Si consideri il campo magnetico prodotto da una corrente stazionaria di intensità I che percorre un
lungo filo rettilineo; si ammetta che i fili abbiano spessore trascurabile. Considero un generico
elemento di corrente 𝐼𝑑𝑙⃗, il punto P si trova ad una distanza R dal filo: il contributo dB al campo di
induzione magnetica in tale punto è dato dall’equazione
𝜇 𝐼𝑑𝑙⃗ × 𝑟̂
𝑑𝐵⃗⃗ = 0
4𝜋 𝑟 2
Applicando la regola della mano destra si vede che la sua direzione è perpendicolare al piano della
figura ed uscente da esso. L’intensità dB è data da
𝜇0 𝐼𝑑𝑙𝑠𝑖𝑛𝜃
𝑑𝐵 =
4𝜋 𝑟 2
𝑑𝑜𝑣𝑒:
𝑟 = 𝑥 2 + 𝑅2
2

𝐼𝑑𝑙 = 𝐼𝑑𝑥
1/2
sin 𝜃 = sin(𝜋 − 𝜃) = 𝑅/(𝑥2 + 𝑅2 )
Quindi
𝜇0 𝐼𝑑𝑥𝑠𝑖𝑛𝜃 𝜇0 𝐼𝑅𝑑𝑥
𝑑𝐵 = 2 2
=
4𝜋 𝑥 + 𝑅 4𝜋 (𝑥 + 𝑅2 )3/2
2

La direzione di B nel punto P è perpendicolare al piano della pagina ed uscente da esso; l’intensità è
data da
𝜇0 +∞ 𝐼𝑅 𝜇0 𝐼𝑅 2 𝜇0 𝐼
𝐵 = ∫ 𝑑𝐵 = ∫ 𝑑𝑥 → 𝐵 = → 𝐵 =
4𝜋 −∞ (𝑥 2 + 𝑅2 )3/2 4𝜋 𝑅2 2𝜋𝑅
La direzione del campo in un punto è perpendicolare al piano che contiene il filo ed il punto, in
accordo con la regola della mano destra.
Le linee di forza che rappresentano il campo magnetico in un piano perpendicolare al filo sono
circolari con centro sull’asse del filo, racchiudono il filo e sono chiuse su se stesse.
La direzione del campo magnetico è tangente alle linee di forza del campo.

64) Disegnare, in modo qualitativo, le linee del campo magnetico


generato da una spira circolare percorsa da una corrente.
Una spira è un circuito chiuso di filo conduttore.
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Quando è percorsa da corrente elettrica produce attorno a se un campo magnetico B.
Il verso delle linee di forza è determinato dal verso della corrente e sono avvolte alla spira.
Il verso del campo è determinato dalla regola della mano destra.

65) Enunciare la
legge di Ampere per
campi magnetici
statici nella sua
forma integrale.
La LEGGE DI AMPERE permette una
relazione tra un campo magnetico e
una corrente concatenata con un
percorso chiuso. Se indico con dr uno
spostamento infinitesimo lungo il
percorso chiuso; formiamo il prodotto scalare dello spostamento dr per il campo di induzione
magnetica B in un punto del percorso; integro questi due contributi lungo la circonferenza
formando l’integrale di linea (o circuitazione) di B lungo un percorso chiuso:
⃗⃗ ∙ 𝑑𝑟⃗
∮𝐵
Se consideriamo un caso semplice di percorso circolare B e dr sono paralleli in ogni punto del
percorso circolare e quindi il prodotto scalare si riduce al prodotto dei moduli.
Inoltre l’intensità del campo magnetico ha il medesimo valore in ogni punto della circonferenza,
perciò B può essere portato fuori dal segno di integrale, quindi:
⃗⃗ ∙ 𝑑𝑟⃗ = ∮ 𝐵𝑑𝑟 = 𝐵 ∮ 𝑑𝑟 = 𝐵 (2𝜋𝑅)
∮𝐵
Dove l’integrale di dr lungo la circonferenza è la lunghezza stessa.
Sapendo che:
𝐵(2𝜋𝑅) = 𝜇𝑜 𝐼
⃗⃗ ∙ 𝑑𝑟⃗ = 𝜇𝑜 𝐼
∮𝐵
Dato il percorso chiuso rappresentato dalla curva 𝛾 consideriamo una superficie 𝑆𝛾 che abbia tale
curva come perimetro, allora solo le correnti che attraversano 𝑆𝛾 sono concatenate con 𝛾. In altri
termini
𝐼𝑐𝑜𝑛𝑐 = ∬ 𝑗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗
𝑆𝛾

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Per cui la legge di Ampere può essere scritta come
⃗⃗ ∙ 𝑑𝑟⃗ = 𝜇0 ∬ 𝑗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗
∮𝐵
𝛾 𝑆𝛾

66) Enunciare la legge di Ampere per campi magnetici statici nella sua
forma locale.
Se consideriamo un rettangolo di lati dx e dy paralleli ai rispettivi assi, costruito intorno al punto P,
la componente z del rotore è data da:
∮𝑟𝑒𝑡𝑡𝑎𝑛𝑔𝑜𝑙𝑜 𝐵⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗
(𝑟𝑜𝑡𝐵 ⃗⃗) = lim
𝑧 𝑑𝑠→0 𝑑𝑆
Ma
∮ ⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗ = 𝜇0 𝑑𝐼𝑐𝑜𝑛𝑐 = 𝜇0 𝑗⃗ ∙ 𝑛̂𝑑𝑆 = 𝜇0 𝑗𝑧 𝑑𝑆
𝐵
𝑟𝑒𝑡𝑡𝑎𝑛𝑔𝑜𝑙𝑜
Dove si è utilizzata la legge di Ampere quindi si è espressa la corrente tramite il vettore densità di
corrente e infine si è tenuto conto che un versore ortogonale al piano xy è parallelo all’asse z.
pertanto (𝑟𝑜𝑡𝐵 ⃗⃗) = 𝜇0 𝑗𝑧 e, ripetendo il ragionamento con rettangoli nei piani yz e zx, ricaviamo:
𝑧
⃗⃗ = 𝜇0 𝑗⃗
𝑟𝑜𝑡𝐵
67) Enunciare e commentare la legge di Ampere modificata in forma
integrale
La legge di Ampere modificata tiene conto della corrente di spostamento:
Considero un condensatore:
𝜎 𝑄
𝐸= =
𝜀0 𝜀0 𝐴
𝜙𝐸 = 𝐸𝐴
Ma dalla legge di Gauss per E si ha che
𝑄 = 𝜀0 𝐸𝐴 = 𝜀0 𝜙𝐸
Considerando la derivata temporale si ottiene la corrente di spostamento:
𝑑𝜙
𝐼𝑆 = 𝜀0 𝑑𝑡𝐸
La legge di Ampere diventa:
𝑑
∮ 𝐵⃗⃗ ∙ 𝑑𝑟⃗ = 𝜇0 [∬ 𝑗⃗ ∙ 𝑑𝑠⃗ + 𝜀0 ∬ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑠⃗]
𝛾 𝑠𝑥 𝑑𝑡 𝑠𝑥

68) Enunciare e commentare la legge di Ampere modificata in forma


differenziale
Risulta che
𝑑 𝜕𝐸⃗⃗ 𝜕𝐸⃗⃗
∬ 𝑗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗ + 𝜀0 ∬ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗ = ∬ 𝑗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗ + ∬ 𝜀0 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗ = ∬(𝑗⃗ + 𝜀0 ) ∙ 𝑑𝑆⃗
𝑑𝑡 𝜕𝑡 𝜕𝑡
𝑆𝛾 𝑆𝛾 𝑆𝛾 𝑆𝛾 𝑆𝛾
Questa espressione ci dice che un campo elettrico variabile nel tempo produce effetti analoghi a
quelli di un insieme di cariche in moto.
Sommando la densità di corrente di spostamento:
𝜕𝐸⃗⃗
𝑗⃗𝑠 = 𝜀0
𝜕𝑡
𝜕𝐸⃗⃗
𝑟𝑜𝑡𝐵⃗⃗ = 𝜇0 𝑗⃗ → 𝑟𝑜𝑡𝐵 ⃗⃗ = 𝜇0 (𝑗⃗ + 𝜀0 )
𝜕𝑡
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69) Quanto vale, in ogni punto dello spazio, il campo magnetico di un
cilindro percorso da una corrente uniforme?
Dal momento che la legge di Ampere vale per ogni percorso chiuso, si consideri un percorso
circolare di raggio R giacente in un piano perpendicolare all’asse del filo e con centro su tale asse.
Si consideri dapprima il caso in cui il punto sia interno al lungo filo rettilineo e successivamente il
caso in cui sia esterno.
• Per un punto esterno al filo rettilineo, il campo B è parallelo allo spostamento dr, cosicchè
⃗⃗ ∙ 𝑑𝑟⃗ = 𝐵𝑑𝑟 e l’intensità B del campo ha lo stesso valore in ogni punto del percorso
𝐵
circolare. Risulta dunque
⃗⃗ ∙ 𝑑𝑟⃗ = ∮ 𝐵𝑑𝑟 = 𝐵 ∮ 𝑑𝑟 = 𝐵2𝜋𝑅 = 𝜇0 𝐼
∮𝐵
𝜇0 𝐼
𝐵= (𝑅 > 𝑎)
2𝜋𝑅
• Per un punto interno al filo rettilineo, per le precedenti considerazioni di simmetria risulta
⃗⃗ ∙ 𝑑𝑟⃗ = 𝐵𝑑𝑟. Essendo B costante, inoltre, può essere portato fuori dal segno di integrale.
𝐵
Pertanto
⃗⃗ ∙ 𝑑𝑟⃗ = ∮ 𝐵𝑑𝑟 = 𝐵 ∮ 𝑑𝑟 = 𝐵2𝜋𝑅 = 𝜇0 𝐼𝑐𝑜𝑛𝑐𝑎𝑡𝑒𝑛𝑎𝑡𝑒
∮𝐵
Se la corrente è distribuita in modo uniforme nella sezione del filo, la densità di corrente ha
modulo:
𝑗 = 𝐼/𝜋𝑎2 → 𝐼 = 𝑗𝜋𝑅2 =
Siccome la parte di sezione del filo interna al cerchio ha area 𝜋𝑅2 , risulta:
2
𝑅2 𝜇0 𝐼𝑅
𝐼 = 𝑗𝜋𝑅 = 𝐼 2 → 𝐵 = (𝑅 < 𝑎)
𝑎 2𝜋𝑎2
Il campo magnetico, dunque, è nullo in un punto dell’asse del filo.
All’esterno del filo l’intensità del campo diminuisce in modo inversamente proporzionale
alla distanza R

70) Quanto vale, in ogni punto dello spazio, il campo di induzione


magnetica di un solenoide rettilineo indefinito percorso da una
corrente costante?
Considero un solenoide il numero di spire n per unità di lunghezza risulta pari a n = N/ L0.
Ogni giro produrrà un contributo al campo magnetico analogo a quello di una spira percorsa da
corrente; il campo che ne risulta è approssimativamente uniforme e parallelo all’asse del solenoide;
all’esterno di quest’ ultimo i contributi delle varie spire al campo tendono ad elidersi ed il campo
che ne risulta è relativamente debole. Il campo magnetico all’interno del solenoide ideale è parallelo
all’asse, mentre il campo esterno è nullo.
Il numero delle spire contenute nel percorso chiuso è nL, poiché ciascuna di queste spire è percorsa
da una corrente di intensità I risulta
𝐼𝑐𝑜𝑛𝑐 = 𝑛𝐿𝐼
⃗⃗ ∙ 𝑑𝑟⃗ = 𝐵𝐿
vi.
µ
∮𝐵
𝐵𝐿 = 𝜇0 𝑛𝐿𝐼 → 𝐵 = 𝜇0 𝑛𝐼

71) Quanto vale la forza magnetica fra due fili rettilinei percorsi da
corrente?
Se considero due lunghi fili paralleli percorsi dalle correnti I 1 e I2 e separati da una distanza R.

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La forza magnetica che si esercita su un segmento di uno dei fili può essere considerata come un
effetto del campo magnetico prodotto dalla corrente che fluisce nell’altro filo.
⃗⃗ il campo di induzione magnetica prodotto dalla corrente I2 nella posizione del filo percorso da
Sia 𝐵
corrente I1:
𝜇0 𝐼2
𝐵2 =
2𝜋𝑅
⃗ ⃗
𝐹 = 𝐼1 𝑙 × 𝐵⃗⃗2

Sostituendo a B2 la sua espressione:


𝜇0 𝐼1 𝐼2
𝐹= 𝑙
2𝜋𝑅

72) Enunciare e commentare la legge di Gauss per il campo magnetico


in forma integrale e differenziale
INTEGRALE:
La legge afferma che il flusso magnetico attraverso qualunque superficie chiusa è nullo
𝜙𝐵 = 0 → 𝜙𝐵 = ∯ ⃗⃗ ∙ 𝑑𝑠⃗ = 0
𝐵
𝑆 𝑐ℎ𝑖𝑢𝑠𝑎
Questo risultato è dovuto al fatto che le linee di forza magnetiche che intersecano una superficie
sono proporzionali al flusso magnetico che attraversa tale superficie.
Tuttavia, il numero effettivo delle linee di forza, cioè quelle che entrano meno quelle che escono, in
una superficie chiusa è nullo.

DIFFERENZIALE:
Abbiamo visto dalla legge di Gauss per il campo elettrico che il flusso del campo elettrico dipende
dalla carica presente sulla superficie chiusa, mentre il flusso del campo magnetico è nullo. Quindi
non esiste un analogo magnetico della carica elettrica, e se esistesse, avrebbe la forma di un
monopolo magnetico (non ci sono conferme sperimentali). Poiché non esiste una grandezza fisica
che svolga il ruolo svolto dalla carica per il campo 𝐸⃗⃗ , possiamo scrivere
⃗⃗ = 0
𝑑𝑖𝑣𝐵
Utilizzando la definizione dell’operatore divergenza. Anche questa è una delle equazioni di
Maxwell.

73) Enunciare e commentare la legge di Faraday dell’induzione


elettromagnetica
Quando allontaniamo o avviciniamo un magnete da un circuito elettrico oppure quando ne
accendiamo e spegniamo uno a distanza di 1 sec, cioè quando il flusso del campo magnetico
varia, si induce un campo elettrico→ LA VARIAZIONE DI UN CAMPO MAGNETICO
DIVENTA SORGENTE DI UN CAMPO ELETTRICO (fem)
𝑑Φ𝑠 𝐵
ℇ𝑖 = −
𝑑𝑡
Dove il flusso è calcolato attraverso qualunque superficie delimitata dal percorso chiuso.
Ma la fem è la circuitazione di un campo elettrico non conservativo
ℇ = ∮ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗
𝛾
Dunque la legge di Faraday è
𝑑Φ𝐵
∮ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗ = −
𝑑𝑡
Pag. 32 di 52
⃗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗
con Φ𝐵 = ∬𝑆 𝐵
𝛾
Il senso del percorso e l’orientazione della superficie sono connessi dalla regola della mano destra.
Il segno – deriva dalla legge di Lenz.

74) Enunciare e commentare la legge di Faraday in forma differenziale


Il campo elettrico indotto, a differenza del campo elettrostatico, non è conservativo.
Infatti risulta che la corrente indotta deve essere determinata da una forza 𝐹⃗ che agisce su ogni
portatore di carica e che ha una componente tangente alla spira.
Tale forza è:
𝐹⃗ = 𝑞𝐸⃗⃗
La fem indotta è interpretabile come il lavoro per unità di carica compiuto da questa forza elettrica
su un portatore mentre esso percorre un giro lungo la spira, quindi:
𝑊 𝐹⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗
ℰ= =∮ = ∮ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗
𝑞 𝑞
ℰ = ∮ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗
Il campo elettrico non conservativo è generato da un campo magnetico variabile:
𝑑Φ𝐵 𝑑
∮ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗ = − → ∮ ∮ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗ = − ∬ 𝐵 ⃗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗
𝑑𝑡 𝛾 𝑑𝑡 𝑆𝛾
Quindi
𝑑 𝜕𝐵 𝜕𝐵⃗⃗
∮ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗ = − ∬ 𝐵 ⃗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗ = − 𝑧 𝑑𝑠 → 𝑟𝑜𝑡𝐸⃗⃗ = −
𝑟 𝑑𝑡 𝑆𝛾 𝜕𝑡 𝜕𝑡

75) Dare una definizione del coefficiente di autoinduzione


Il coefficiente di autoinduzione L è una costante di proporzionalità che lega il flusso all’intensità
di corrente che circola nella spira. Risulta dunque
Φ𝐵 = 𝐿𝑖 [H]
Dipende solo da grandezze geometriche e può essere misurata osservandone l’effetto su un circuito
contenente l’elemento.

76) Come si chiama e come è definita l’unità di misura del


coefficiente di autoinduzione?
L’unità di misura SI dell’induttanza è l’Henry (H).
1𝐻 = 1𝑉𝑠𝐴−1
L’Henry è un’unità di induttanza piuttosto grande. Nei circuiti elettronici, i valori tipici
dell’autoinduttanza delle bobine sono compresi nell’intervallo tra 1𝜇𝐻 e 1𝑚𝐻

77) Ricavare il coefficiente di autoinduzione nel caso di solenoide


indefinito
A partire dalla definizione di induttanza:
Φ𝐵 = 𝐿𝑖
si definisce la fem ℰ𝐿 autoindotta nella spira:
𝑑𝑖
ℰ𝐿 = −𝐿
𝑑𝑡

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Si noti che la fem autoindotta dipende dalla rapidità di variazione dell’intensità di corrente ed
il segno negativo determina il senso della fem indotta conformemente alla legge di Lenz, il senso
della fem autoindotta è opposto a quello della corrente che aumenta.
Per una bobina come un lungo solenoide, nel quale il flusso Φ𝐵 concatenato con ciascuna spira è
sostanzialmente lo stesso, la fem autoindotta in ciascuna delle spire è uguale.
La fem indotta in una bobina con N spire è:
𝑁𝑑Φ𝐵 𝐿𝑑𝑖
ℰ𝐿 = − =−
𝑑𝑡 𝑑𝑡
𝑁Φ𝐵 = 𝐿𝑖
Sapendo che per un solenoide:
𝐵 = 𝜇0 𝑛𝑖
Il flusso concatenato con ciascuna spira che forma il solenoide è
⃗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗ = 𝐵𝑆 = 𝜇0 𝑛𝑖𝑆
Φ𝐵 = ∫ 𝐵
Quindi
Φ𝐵 = 𝜇0 𝑛𝑖𝑆
{ → 𝑁 = Φ𝐵 = (𝑛𝐿)( 𝜇0 𝑛𝑖𝑆) → 𝐿 = 𝜇0 𝑛2 𝑆𝑙
𝑁 = 𝑛𝐿

78) Come si definisce il coefficiente di mutua induzione?


(usato nei trasformatori di corrente alternata)
Se considero 2 circuiti distinti:
un cambiamento di i1 del 1 circuito provoca una variazione del Φ12 relativa al 2 circuito e genera in
esso una corrente i2:
Φ12 = 𝑀𝑖1
Se inserisco un generatore nel secondo circuito, Φ21 presente nel 1 circuito e dovuot dalla corrente
i2 che fluisce nel secondo è:
Φ21 = 𝑀𝑖2
Applicando la legge di Faraday
𝑑 𝑑 𝑑𝑖1
ℰ21 = − 𝑁2 Φ21 = − 𝑀21 𝑖1 = −𝑀21
𝑑𝑡 𝑑𝑡 𝑑𝑡
Dunque la fem ℰ21 indotta nella bobina 2 è proporzionale alla rapidità di variazione dell’intensità di
corrente nella bobina 1.
Analogamente succede scambiando i ruoli tra le bobine.
Si dimostra che 𝑀21 e 𝑀12 dipendono dalle caratteristiche geometriche (modo in cui sono
avvolte, distanza, orientazioni reciproche9 → 𝑀21 = 𝑀12 = 𝑀
L’unità di misura è l’Henry come per l’induttanza.

79) Campo elettrico in un solenoide molto lungo con campo


magnetico variabile nel tempo e campo magnetico in un
condensatore piano con armature circolari e campo elettrico
variabile nel tempo
CAMPO ELETTRICO IN UN SOLENOIDE MOLTO LUNGO CON B(t)
il campo elettrico indotto, a differenza dell’elettrostatico, non è conservativo. Inoltre il suo flusso
attraverso una superficie chiusa è nullo. Dunque le sue linee di forza sono chiuse come quelle di 𝐵 ⃗⃗,
nel caso considerato sono delle circonferenze con centro sull’asse del solenoide. Per applicare la
legge di Faraday:
𝑑Φ𝐵 𝑑
ℇ𝑖 = − = ∮ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗ = − ∬ 𝐵 ⃗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗
𝑑𝑡 𝛾 𝑑𝑡 𝑆𝛾
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Ci serviamo di una circonferenza con raggio R giacente in un piano ⊥ all’asse e con centro sull’asse
stesso. Scegliamo come direzione di dS quella opposta a B, dunque:
Φ𝐵 = −𝐵𝑆 = −𝐵𝜋𝑅2
Per ragioni di simmetria 𝐸⃗⃗ è tg al percorso di integrazione ed ha medesima intensità su ogni punto
del percorso. Quindi:
∮ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗ = ∮ 𝐸𝑑𝑙 = 𝐸2𝜋𝑅
Si ha:
𝑑 𝑑𝐵 1 𝑑𝐵
𝐸 (2𝜋𝑅) = − (−𝐵𝜋𝑅2 ) = 𝜋𝑅2 →𝐸= 𝑅
𝑑𝑡 𝑑𝑡 2 𝑑𝑡
Il campo elettrico è nullo sull’asse e la sua intensità aumenta linearmente con la distanza R
dall’asse.
Tale campo indotto è presente anche all’esterno del solenoide.

CAMPO MAGNETICO IN UN CONDENSATORE PIANO CON ARMATURE


CIRCOLARI E E(t)
Scegliamo un percorso chiuso circolare di raggio R contenuto in un piano ∥ alle armature e con
centro sull’asse del condensatore.
Il flusso elettrico è:
Φ𝐸 = ∮ 𝐸𝑑𝑙 = 𝐸(𝜋𝑅2 )
|𝜎| 𝑄
dove 𝐸 = 𝜀 = 𝜀 𝜋𝑎2
0 0
Con 𝜋𝑎2 : area dell’armatura di un condensatore
Il flusso elettrico è:
𝑄 2
𝑄𝑅2
Φ𝐸 = 𝜋𝑅 =
𝜀0 𝜋𝑎2 𝜀0 𝑎2
Mentre la corrente di spostamento è data da
𝑑Φ𝐸 𝑑 𝑄𝑅2 𝑅2
𝐼𝑠 = 𝜀0 = ( 2 )= 2𝐼
𝑑𝑡 𝑑𝑡 𝑎 𝑎
Ora applichiamo Ampere sul percorso chiuso
⃗⃗ ∙ 𝑑𝑟⃗ = 𝐵(2𝜋𝑅)
∮𝐵
Siccome S si trova tra le armature del condensatore, soltanto I s attraversa la superficie →
𝜇0 𝐼𝑅2
𝐵(2𝜋𝑅) =
𝑎2
𝜇0 𝐼𝑅2
𝐵=
2𝜋𝑎2
B=0→ sull’asse e aumenta linearmente con la distanza dall’asse.

80) Spiegare il principio di funzionamento di un trasformatore in


corrente alternata
Il trasformatore utilizza la mutua induzione per CONVERTIRE O TRASFORMARE LA
TENSIONE TRASFERENDOLA DA UN CIRCUITO A UN ALTRO→ usato nei circuiti in
corrente alternata
Il trasformatore ha 2 avvolgimenti in cui flusso Φ𝐵 è identico attraverso ciascuna spira:
• Avvolgimento primario Np (entrata)
• Avvolgimento secondario Ns (uscita)
In ciascuna spira sarà indotta la medesima fem (legge di Faraday):
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𝑑Φ𝐵
ℰ=−
𝑑𝑡
𝑑Φ𝐵
𝑉𝑠 = 𝑁𝑠 ℰ = −𝑁𝑠
𝑑𝑡
𝑑Φ𝐵
𝑉𝑝 = 𝑁𝑝 ℰ = −𝑁𝑝
𝑑𝑡

𝑉𝑠 𝑁𝑠
=
𝑉𝑝 𝑁𝑝
Nel caso ideale→ posso eguagliare la potenza del primario a quella del secondario per la
conservazione dell’energia:
𝑃𝑝= 𝑃𝑠 = 𝑖𝑠 𝑉𝑠 = 𝑖𝑝 𝑉𝑝
𝑖𝑠 𝑁𝑝
=
𝑖𝑝 𝑁𝑠

2 tipi di trasformatori:
• trasformatore in salita→ Vs > Vp
is < ip
• trasformatore in discesa → Vs < Vp

MATERIALI MAGNETICI, CIRCUITI E ONDE ELETTROMAGNETICHE


MATERIALI MAGNETICI
81) Materiali magnetici e magnetizzazione (dia, para e
ferromagnetismo)
Per determinare le caratteristiche magnetiche di una sostanza possiamo inserire tale sostanza nella
regione centrale di un solenoide percorso da una corrente i, e misurare B al suo interno con una
sonda a effetto Hall.

𝐵
B\\Bo → 𝜇𝑟 = = 𝑝𝑒𝑟𝑚𝑒𝑎𝑏𝑖𝑙𝑖𝑡à 𝑚𝑎𝑔𝑛𝑒𝑡𝑖𝑐𝑎 𝑟𝑒𝑙𝑎𝑡𝑖𝑣𝑎
𝐵0

Il rapporto B/B0 dipende solo dal materiale usato.


La variazione di B può essere negativa o positiva a seconda dei casi, ma è sempre parallela a
B0. Se B è leggermente > rispetto a B0 → le sostanze sono oggette a deboli forze attrattive
verso l’interno del solenoide. Se invece B<B0 le forze sono repulsive. Se i diminuisce fino
ad annullarsi gli effetti descritti si annullano

MAGNETIZZAZIONE→Descrive lo stato magnetico di un materiale


• è originata dalla presenza di un campo magnetico esterno che distorce il moto degli elettroni.
• è il valore del suo momento magnetico indotto dal B esterno per unità di volume, dove il momento
magnetico è un vettore che caratterizza le proprietà magnetiche di un corpo
• è un campo vettoriale poiché il suo valore varia al variare delle sezioni del corpo

∑𝑚⃗⃗⃗𝑖
⃗⃗⃗ =
𝑀
∆𝑉
⃗⃗⃗𝑖 è il momento magnetico di una molecola, mentre ∑ 𝑚
𝑐𝑜𝑛 𝑚 ⃗⃗⃗𝑖 è il momento magnetico di tutte le
molecole del volumetto:

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Le sostanze in base all’interazione dei momenti magnetici 𝑚 ⃗⃗⃗𝑖 degli atomi con un campo B esterno
si classificano in:
1. SOSTANZE DIAMAGNETICHE 𝐵 ⃗⃗ ≤ 𝐵 ⃗⃗0 , 𝜇𝑟 ≅ 1
𝑚⃗⃗⃗𝑖 =0 → possono acquistarne uno indotto se sono immerse in un campo magnetico
esterno.
2. SOSTANZE PARAMAGNETICHE 𝐵 ⃗⃗ ≥ 𝐵 ⃗⃗0 , 𝜇𝑟 ≥ 1
𝑚⃗⃗⃗𝑖 0 →senza B esterno i momenti magnetici sono orientati in maniera casuale
→ con B esterno i momenti magnetici si orientano secondo il campo
Btot=B0+BM
dove:
B0 è generato dalla corrente del conduttore
BM è generato dalla magnetizzazione del materiale→ BM=𝜇0 𝑀
Btot=B0+BM=B0 𝜇𝑟
3. SOSTANZE FERROMAGNETICHE 𝐵 ⃗⃗ ≫ 𝐵 ⃗⃗0 , 𝜇𝑟 𝑛𝑜𝑛 è 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒
Vi è una forte interazione di momenti magnetici tra atomi vicini che li mantiene
allineati anche quando il campo viene rimosso

82) Campi B e campo H all’interfaccia tra materiali magnetici.


⃗⃗ in un mezzo materiale può avere 2 diversi contributi:
Si ha che il campo magnetico 𝐵
1. uno prodotto dalle correnti macroscopiche di conduzione ottenute, ad esempio, con un generatore
di fem che fa circolare corrente negli avvolgimenti di un solenoide o di un toroide,
⃗⃗⃗ di
2. un altro connesso alla struttura atomica della sostanza→ può essere descritto con il vettore 𝑀
magnetizzazione del mezzo.
Nei materiali ferromagnetici 𝑀 ⃗⃗⃗ e 𝐵
⃗⃗ conservano memoria della storia precedente del campione.
⃗⃗⃗⃗⃗indica l’intensità del campo magneticoche non dipende dalle caratteristiche del
Il vettore 𝑯
materiale.
La relazione che lega i 3 vettori usati per descrivere il magnetismo è:
𝐵⃗⃗ = 𝜇0 (𝐻
⃗⃗ + 𝑀
⃗⃗⃗)
1. Supponiamo dapprima che il nucleo del solenoide sia vuoto: si avrà:
⃗⃗⃗ = 0 → 𝐵
𝑀 ⃗⃗ = 𝜇0 𝐻
⃗⃗
2. Supponiamo, ora, invece che lo spazio interno del solenoide sia stato riempito con una sostanza
magnetizzabile:
H ha lo stesso valore che aveva nel vuoto ma B no poiché vi è il contributo di M
⃗⃗ = 𝜇𝐻
𝐵 ⃗⃗ dove 𝝁 è chiamata permeabilità magnetica del mezzo.

Per un materiale:
• Paramagnetico:
o M, H, B sono \\ ed equiversi → 𝜇 > 𝜇0 .
• Diamagnetico:
o M e B sono opposte
o H \\ B
o H e M hanno direzioni opposte →𝜇 < 𝜇0
• Ferromagnetico: la relazione tra M, H e B non è lineare e 𝜇 non assume un valore unico,
ma è una funzione il cui andamento dipende:
o dal campo esterno magnetizzante 𝐵 ⃗⃗0,
o dalla natura del materiale
o dal trattamento subito in precedenza dal campione

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83) Curva di isteresi, campo coercitivo, campo residuo, campo di
saturazione.

• Indica la caratteristica di un materiale di reagire in ritardo alle modifiche del suo stato rispetto
a quello precedente
• Usato per descrivere le caratteristiche di un materiale ferromagnetico→ il campo B a cui sono
sottoposte genera una sorta di “memorizzazione” poiché se tolgo il campo B le sostanze rimangono
magnetizzate.
• Rende possibile “smagnetizzare” il materiale ferromagnetico per riportarlo nelle condizioni iniziali:
H=0; B=0; M=0
PUNTO 1: aumento I e B → la curva (curva di prima magnetizzazione) cresce fino a B=cost (punto
di saturazione) → campo di saturazione

I; B

PUNTO 2: diminuisco I ma B cost → il materiale si trasforma in un magnete permanente →


campo residuo

I ; B cost

PUNTO 3: per riportare il materiale nella situazione inziale con B=0→ inverto il senso di I e
produco B di segno opposto → campo coercitivo→ la coercitività è l’intensità del campo B
inverso che devo applicare al materiale per annullare la sua magnetizzazione dopo che questa ha
raggiunto la saturazione

I → -B

PUNTO 4: aumento I che circola in senso opposto→ porto il materiale a saturazione magnetica
opposta

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PUNTO 5: se spengo I il materiale rimane magnetizzato in senso negativo → faccio scorrere I nel
verso iniziale per chiudere la curva

nel punto iniziale ha B=0 e I=0

84) Circuiti magnetici e legge di Hopkinson.


Nel creare un’analogia tra i circuiti elettrici e quelli magnetici→il ruolo della corrente è preso dal
flusso di B
Un circuito magnetico è una regione formata da un materiale ferromagnetico con lo scopo di
generare al suo interno un campo magnetico e misurare il flusso magnetico.
Considero un solenoide:
𝑁
𝐵 = 𝜇0 𝐼
𝑙
𝑁
⃗⃗ ⃗
Φ𝐵 = ∬𝑆 𝐵 ∙ 𝑑𝑆 =(𝜇0 𝑙 𝐼)S
𝛾
Poichè:
ℇ = 𝑁𝐼

Φ𝐵 = 𝜇0 𝑙 S
Introduco allora un nuovo parametro noto con il nome di RILUTTANZA:
𝑙
ℛ=
𝜇0 𝑆
Sostituendo questo valore al flusso:

Φ𝐵 =

Ottengo la→ Legge di Hopkinson:
ℇ = ℛΦ
Che lega la tensione magnetica ai capi di un ramo al flusso magnetico nel ramo.
Confrontando la legge di Hopkinson con la legge di Ohm noto una correlazione:
V=IR
ℇ = ℛΦ
→posso trattare i circuiti elettrici come circuiti magnetici e viceversa
85) Che relazione esiste fra la densità di energia magnetica ed il
campo magnetico in una regione dello spazio vuoto?
Abbiamo visto che la densità di energia magentica è legata al campo magnetico (come nel caso
elettrico)
Studiamo un solenoide di lunghezza l, sezione S e n spire per unità di lunghezza:
𝐿 = 𝜇0 𝑛2 𝑆𝑙
𝐵
𝐵 = 𝜇0 𝑛𝐼 →𝐼 = 𝜇 𝑛
0
Sapendo che:
1
𝑈 = 𝐿𝑖 2
2

1 2
𝐵2
𝑈 = (𝜇0 𝑛 𝑆𝑙)( 2 2 )
2 𝜇0 𝑛

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1 𝐵2
𝑈𝐵 =
2 𝜇0

CIRCUITI
86) Scrivere l’equazione del circuito RL e ricavarne la costante
temporale 𝜏𝑅𝐿
Un circuito RL contiene una resistenza ed un’induttanza in serie.
𝑑𝑖
Nell’induttanza c’è una fem autoindotta ℰ𝐿 = −𝐿 il cui senso è opposto a quello della corrente
𝑑𝑡
crescente→ tale opposizione all’incremento impedisce a quest’ultima di aumentare bruscamente→
l’effetto complessivo dell’induttanza è di attenuare gli andamenti estremi permettendo alla
corrente di variare, ma non troppo bruscamente.
Risulta
(𝑉𝑏 − 𝑉𝑎 ) + (𝑉𝑐 − 𝑉𝑏 ) + (𝑉𝑎 − 𝑉𝑐 ) = 0
𝑑𝑖
ℰ0 − 𝐿 − 𝑅𝑖 = 0
𝑑𝑡

𝑑𝑖
𝐿 + 𝑅𝑖 = ℰ0
{ 𝑑𝑡
𝑖 (0) = 0

𝑑𝑖 𝑅 ℰ0 𝑅
= − 𝑑𝑡 → ln (𝑖 − ) = − 𝑡 + 𝑙𝑛𝐾
𝑖 − ℰ0 /𝑅 𝐿 𝑅 𝐿

𝑐𝑜𝑛 𝐾 = −
𝑅
Introducendo un parametro temporale caratteristico che prende il nome di costante induttiva
𝜏𝐿 = 𝐿/𝑅
𝑡
ℰ0 −
𝑖 (𝑡 ) = (1 − 𝑒 𝜏𝐿 )
𝑅

87) Cosa succede quando si esclude la batteria nel circuito LR a


regime?
Studiando il circuito si ha:
𝑑𝑖
−𝐿 − 𝑅𝑖 = 0
𝑑𝑡
𝑑𝑖
𝐿 𝑑𝑡 + 𝑅𝑖=0
Sapendo che:
𝑡

𝑖 (𝑡) = 𝐾𝑒 𝜏𝐿

E che
𝑖(0) = 𝑖0 → 𝑖(0) = 𝐾 →→ 𝐾 = 𝑖0 e l’equazione diventa:
𝑡

𝑖 ( 𝑡 ) = 𝑖0 𝑒 𝜏 𝐿
Se con la batteria la corrente aumenta verso il valore asintotico ℰ0 ⁄𝑅, appena togliamo la corrente
decresce esponenzialmente da i0 a 0.

88) Come si determina, che valore ha e dove si localizza l’energia


immagazzinata da un’induttanza percorsa da corrente?

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L’energia potenziale dei portatori di carica varia quando i portatori si muovono in un elemento di
circuito in cui c’è una differenza di potenziale.
Quando in un’induttanza varia l’intensità di corrente si verifica una trasformazione dell’energia: tra
gli estremi dell’induttanza, infatti, si genera una fem autoindotta V=Ldi/dt e la potenza assorbita in
questa trasformazione è P=iV=i(Ldi/dt) ossia
𝑑𝑖
𝑃 = 𝐿𝑖
𝑑𝑡
Dal momento che i portatori di carica possono sia perdere che acquistare energia potenziale a causa
dell’induttanza, deve esserci dell’energia immagazzinata nell’induttanza.
→ l’energia che non viene immagazzinata, non è recuperabile, nella resistenza di un circuito.
La quantità di energia immagazzinata in un’induttanza percorsa da una corrente i dipende
dall’intensità della corrente:
𝑑𝑈 𝑑𝑖
= 𝑃 = 𝐿𝑖
𝑑𝑡 𝑑𝑡
𝑑𝑖
𝑑𝑈 = 𝑃𝑑𝑡 = 𝐿𝑖 𝑑𝑡
𝑑𝑡
𝑑𝑈 = 𝐿𝑖𝑑𝑖
1
𝑈 = 𝐿𝑖 2
2
U=0 quando I=0.
L’energia immagazzinata in un’induttanza è un caso particolare dell’energia immagazzinata nel
campo magnetico.

89) Dare l’equazione e la soluzione del circuito oscillante LC.


Quando l’interruttore viene chiuso, il condensatore comincia a scaricarsi attraverso l’induttanza, in
modo che all’istante t nel circuito circoli una corrente i mentre sul condensatore c’è una carica q.
L’intensità della corrente rappresenta la rapidità con cui la carica fluisce all’interno del conduttore
mentre viene trasferita da un’armatura all’altra:
𝑑𝑞
𝑖=±
𝑑𝑡
(i positiva quando la corrente circola in senso orario e q positiva quando la carica sull’armatura
superiore è positiva).
Per la legge di Kirchoff sulle maglie risulta
(𝑉𝑏 − 𝑉𝑎 ) + (𝑉𝑐 − 𝑉𝑏 ) + (𝑉𝑑 − 𝑉𝑐 ) + (𝑉𝑎 − 𝑉𝑑 ) = 0
𝑑𝑖 𝑞
→𝐿 + =0
𝑑𝑡 𝐶
𝑑𝑖 𝑞
𝐿 + = 0 𝑑2 𝑞 1
dunque risulta { 𝑑𝑡 𝐶𝑑𝑞 → 𝑑𝑡 2 = − 𝐿𝐶 𝑞
𝑖 = 𝑑𝑡
Si noti la somiglianza con l’equazione differenziale che descrive l’oscillatore armonico→la
carica del condensatore nel circuito LC vari sinusoidalmente con il tempo
𝑞 = 𝑄𝑚 cos (𝜔0 𝑡 + 𝜑)
Dove:
• Qm: la carica massima del condensatore
• 𝜔0 : pulsazione
• 𝜑 : costante di fase
• (𝜔0 𝑡 + 𝜑): fase
L’intensità di corrente risulta:
𝑑𝑞 𝑑
𝑖= = [𝑄𝑚 𝑐𝑜𝑠((𝜔0 𝑡 + 𝜑))] = −𝜔0 𝑄𝑚 sin(𝜔0 𝑡 + 𝜑) →
𝑑𝑡 𝑑𝑡
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𝑖 = −𝐼𝑚 sin(𝜔0 𝑡 + 𝜑)
Dove:
• 𝐼𝑚 = 𝜔0 𝑄𝑚 : intensità di corrente max
Allora tornando all’eq iniziale:
𝑑2𝑞 1
2
=− 𝑞
𝑑𝑡 𝐿𝐶 →
𝑑 2 𝑞 𝑑𝑖 𝑑 2
[ ( )] ( )
{ 𝑑𝑡 2 = 𝑑𝑡 = 𝑑𝑡 −𝜔0 𝑄𝑚 sin 𝜔0 𝑡 + 𝜑 = −𝜔0 𝑄𝑚 cos 𝜔0 𝑡 + 𝜑
1
−𝜔02 𝑄𝑚 𝑐𝑜𝑠(𝜔0 𝑡 + 𝜑) = − 𝑄 𝑐𝑜𝑠(𝜔0 𝑡 + 𝜑)
𝐿𝐶 𝑚
1
→ 𝜔02 𝑐𝑜𝑠(𝜔0 𝑡 + 𝜑) = 𝑐𝑜𝑠(𝜔0 𝑡 + 𝜑)
𝐿𝐶

L’equazione è soddisfatta solo se:


1 𝑞 = 𝑄𝑚 𝑐𝑜𝑠(𝜔0 𝑡 + 𝜑) 𝑖 = −𝐼𝑚 𝑠𝑖𝑛𝑐𝑜𝑠(𝜔0 𝑡 + 𝜑)
𝜔0 = { 𝑞 = 𝑄0 → 𝑞 = 𝑄0 𝑐𝑜𝑠(𝜔0 𝑡) { 𝑖=0 →𝑖
√𝐿𝐶 𝑡=0 𝑡=0
= −𝐼𝑚 𝑠𝑖𝑛𝑐𝑜𝑠(𝜔0 𝑡)

90) Come variano l’energia e i campi nel circuito oscillante LC?


L’energia U di un circuito LC è data dalla somma dell’energia elettrica e magnetica:
𝑈 = 𝑈𝐸 + 𝑈𝐵
Risulta che
1 2 1 2
𝑞 𝑄𝑚
𝑈𝐸 = 2 = 2 𝑐𝑜𝑠 2 (𝜔0 𝑡 + 𝜑)
𝐶 𝐶
1 1 2
𝑈𝐵 = 𝐿𝑖 2 = 𝐿𝐼𝑚 𝑠𝑖𝑛2 (𝜔0 𝑡 + 𝜑)
2 2
e siccome:
𝐼𝑚 = 𝜔0 𝑄𝑚
1
𝜔02 =
𝐿𝐶
→ l’energia elettromagnetica U rimane costante in un circuito LC.
1 2
𝑄𝑚 1 2
𝑈 = 𝑈𝐸 + 𝑈𝐵 = 2 𝑐𝑜𝑠 2 (𝜔0 𝑡 + 𝜑) + 𝐿𝐼𝑚 𝑠𝑖𝑛2 (𝜔0 𝑡 + 𝜑)
𝐶 2
1 2 1 2
𝑄𝑚 𝑄𝑚 1
= 2 [𝑐𝑜𝑠 2 (𝜔0 𝑡 + 𝜑) + 𝑠𝑖𝑛2 (𝜔0 𝑡 + 𝜑)] → 𝑈 = 2 = 𝐿𝐼𝑚2
𝐶 𝐶 2
Dunque, l’energia elettromagnetica rimane costante, trasformandosi continuamente da
energia elettrica nel condensatore ad energia magnetica nell’induttanza e viceversa.

91) Dare l’equazione e la soluzione del circuito puramente resistivo in


corrente alternata.
Un circuito puramente resistivo in corrente alternata è formato da una resistenza e un generatore di
corrente alternata. Dalla legge alle maglie si ha:
𝑉 = 𝑉𝑚 sin(𝜔𝑡) = 𝐼𝑅
Da cui
𝑉𝑚
𝐼= sin(𝜔𝑡) = 𝐼𝑚 sin (𝜔𝑡)
𝑅

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92) Dare l’equazione e la soluzione del circuito puramente capacitivo
in corrente alternata.
Dalla legge delle maglie troviamo:
𝑞
𝑉𝑚 sin(𝜔𝑡) =
𝐶
Per determinare la corrente sfrutto:
𝑑𝑞 1
𝑖= = 𝜔𝐶𝑉𝑚 cos(𝜔𝑡) = 𝐼𝑚 𝑠𝑖𝑛 [𝜔𝑡 + 𝑢⃗⃗]
𝑑𝑡 2
Dove:
𝑉𝑚 𝑉𝑚
• 𝐼𝑚 = 𝜔𝐶𝑉𝑚 = 1 per analogia con 𝐼𝑚 = →
⁄𝜔𝐶 𝑅
𝑉𝑚
𝐼𝑚 = 𝑋𝑐
• 𝑋𝑐 = 1⁄𝜔𝐶 è la reattanza capacitiva.
Dal diagramma dei fasori si nota che la tensione è in ritardo rispetto alla corrente di 90°.

93) Dare l’equazione e la soluzione del circuito puramente induttivo in


corrente alternata.
𝑑𝑖
𝑉𝑚 sin(𝜔𝑡) = 𝐿 →
𝑑𝑡
𝑑𝑖 𝑉𝑚
∫ 𝑑𝑡 = ∫ sin(𝜔𝑡) 𝑑𝑡 →
𝑑𝑡 𝐿
𝑉𝑚
𝑖=− cos(𝜔𝑡) + 𝑐𝑜𝑠𝑡
𝜔𝐿
La costante di integrazione rappresenta la componente stazionaria della corrente. Dal momento che
la sorgente produce una fem che oscilla simmetricamente rispetto allo zero, anche la corrente
prodotta oscilla simmetricamente rispetto allo zero, cosicchè non ci può essere alcuna componente
stazionaria della corrente: pertanto poniamo la costante di integrazione = 0.
Usando la relazione:
1
− cos(𝜔𝑡) = 𝑠𝑖𝑛 [𝜔𝑡 − 𝜋]
2
1
→ 𝑖 = 𝐼𝑚 𝑠𝑖𝑛 [𝜔𝑡 − 𝜋]
2
Dove:
• 𝐼𝑚 = 𝑉𝑚 /(𝜔𝐿)
Per analogia con la resistenza e la reattanza capacitiva, si introduce la reattanza induttiva [ ]
𝑉𝑚
𝑋𝐿 = 𝜔𝐿 → 𝐼𝑚 =
𝑋𝐿
La reattanza induttiva limita la corrente in un circuito puramente induttivo in modo analogo a
quanto fanno la resistenza in un circuito puramente resistivo o la reattanza capacitiva in un circuito
puramente capacitivo.
La reattanza induttiva di un’induttanza è direttamente proporzionale al suo valore ed alla frequenza
della corrente; aumenta al crescere della frequenza.
V ed I sono sfasate di 1⁄2 𝜋𝑟𝑎𝑑.
La tensione raggiunge il suo valore massimo in anticipo di un quarto di periodo sulla corrente, cioè
la tensione è in anticipo di 90° rispetto alla corrente, o la corrente è in ritardo di 90° rispetto alla
tensione.

94) Dare l’equazione e la soluzione stazionaria del circuito RLC in


serie con fem sinusoidale col metodo dei fasori.
Pag. 43 di 52
Un circuito RLC in serie è composto dalla combinazione in serie (intensità di corrente uguale in
ogni componente) di una resistenza, un’induttanza, un condensatore ed una sorgente.
𝑑𝑖 𝑞
𝐿 + 𝑖𝑅 + = 𝑉
𝑑𝑡 𝐶
𝑉 = 𝑉𝑚 sin (𝜔𝑡)
𝑖 = 𝐼𝑚 sin (𝜔𝑡 + 𝜑)
Dove:
• 𝜑 è la differenza di fase tra la tensione ai morsetti della sorgente e la corrente che percorre il
circuito.
Nel diagramma compare un unico fasore I che rappresenterà la corrente in ciascuno degli elementi
in serie.
Le tensioni saranno 𝑉 ⃗⃗𝐿 ; 𝑉
⃗⃗𝑅 ; 𝑉
⃗⃗𝐶 ; 𝑉
⃗⃗ e si ha che:
• 𝑉 ⃗⃗𝑅 \\ I perché la tensione ai capi di un elemento resistivo è in fase con la corrente;
• 𝑉 ⃗⃗𝐶 è in ritardo di 1⁄2 𝜋𝑟𝑎𝑑 rispetto ad I perché la tensione ai capi di un elemento capacitivo è in
ritardo di 1⁄2 𝜋𝑟𝑎𝑑 rispetto alla corrente;
• ⃗𝑉⃗𝐿 è in anticipo di 1⁄2 𝜋𝑟𝑎𝑑 rispetto ad I perché la tensione ai capi di un elemento induttivo è in
anticipo di 1⁄2 𝜋𝑟𝑎𝑑 rispetto alla corrente

Risulta
𝑉𝑅𝑚 = 𝐼𝑚 𝑅
𝑉𝐶𝑚 = 𝐼𝑚 𝑋𝐶
𝑉𝐿𝑚 = 𝐼𝑚 𝑋𝐿
→ 𝑉𝐿 + 𝑉𝑅 + 𝑉𝑐 = 𝑉 𝑠𝑜𝑚𝑚𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑡𝑒𝑛𝑠𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑖𝑠𝑡𝑎𝑛𝑡𝑎𝑛𝑒𝑒 )
(
⃗⃗⃗⃗
𝑉𝐿 + ⃗⃗⃗⃗⃗
𝑉𝑅 + ⃗⃗⃗⃗ ⃗⃗
𝑉𝑐 = 𝑉
Siccome ⃗⃗⃗⃗
𝑉𝐿 e ⃗⃗⃗⃗
𝑉𝑐 giacciono sempre sulla stessa retta con direzioni opposte→ posso combinarele in
un unico fasore (𝑉 ⃗⃗⃗⃗𝐿 + ⃗⃗⃗⃗
𝑉𝑐 )
V costituisce l’ipotenusa di un triangolo rettangolo i cui cateti sono ⃗⃗⃗⃗⃗ ⃗⃗⃗⃗𝐿 + ⃗⃗⃗⃗
𝑉𝑅 e (𝑉 𝑉𝑐 )→per il teorema
di Pitagora:
2
𝑉𝑚2 = 𝑉𝑅𝑚 +(𝑉𝐶𝑚 − 𝑉𝐿𝑚 )2

𝑉𝑚2 = (𝐼𝑚 𝑅)2 + (𝐼𝑚 𝑋𝐶 − 𝐼𝑚 𝑋𝐿 )2 →


𝑉𝑚
𝐼𝑚 =
√𝑅2 + (𝑋𝐶 − 𝑋𝐿 )2

𝑉𝑚
Si introduce quindi, l’impedenza 𝑍 = → 𝑍 = √𝑅2 + (𝑋𝐶 − 𝑋𝐿 )2
𝐼𝑚
Poiché il fasore I \\ VR, la differenza di fase risulta:
𝑉𝐶𝑚 − 𝑉𝐿𝑚 𝑋𝐶 − 𝑋𝐿
𝑡𝑎𝑛𝜑 = → 𝑡𝑎𝑛𝜑 =
𝑉𝑅𝑚 𝑅

95) Quanto vale lo sfasamento della corrente rispetto alla tensione di


alimentazione nel circuito LRC in serie?

𝑉𝐶𝑚 − 𝑉𝐿𝑚 𝑋𝐶 − 𝑋𝐿
𝑡𝑎𝑛𝜑 = → 𝑡𝑎𝑛𝜑 =
𝑉𝑅𝑚 𝑅
Se:

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• Xc > XL →tensione in ritardo di 1⁄2 𝜋𝑟𝑎𝑑 rispetto ad I perché la tensione ai capi di un elemento
capacitivo è in ritardo di 1⁄2 𝜋𝑟𝑎𝑑 rispetto alla corrente
• XL > Xc→ in anticipo di 1⁄2 𝜋𝑟𝑎𝑑 rispetto ad I perché la tensione ai capi di un elemento induttivo
è in anticipo di 1⁄2 𝜋𝑟𝑎𝑑 rispetto alla corrente

96) Definire la condizione di risonanza del circuito RLC in serie con


fem sinusoidale.
La risonanza è un fenomeno comune tra i sistemi che hanno la tendenza a oscillare a una
particolare frequenza chiamata FREQUENZA NATURALE o propria del sistema.
Se un sistema di questo tipo è alimentato da una sorgente di energia a una frequenza vicina alla
frequenza propria, l’ampiezza dell’oscillazione è grande.
Supponiamo che un circuito RLC in serie sia alimentato da una sorgente la cui frequenza può essere
fatta variare.
L’ampiezza della corrente è limitata dall’impedenza del circuito:
𝑉
Im= 𝑍𝑚
Quando:
XL=XC → 𝑍 = √𝑅2 + 02 = 𝑅
Questa frequenza angolare è rappresentata dal singolo 𝜔0 ed è chiamata FREQUENZA
ANGOLARE DI RISONANZA:
1
𝜔0 =
√𝐿𝐶

97) Che cosa limita la corrente in un circuito RLC a frequenze molto


inferiori di quella di risonanza, e perché?
A frequenze molto minori di 𝜔0 il circuito è prevalentemente capacitivo e la corrente è limitata
dalla sua reattanza capacitiva.
𝜔 ≪ 𝜔0 → CAPACITIVO
98) Che cosa limita la corrente in un circuito RLC a frequenze molto
superiori di quella di risonanza, e perché?
A frequenze molto maggiori di 𝝎𝟎 il circuito è prevalentemente induttivo e la corrente è limitata
dalla sua reattanza induttiva.
𝜔 ≫ 𝜔0 → INDUTTIVO
99) Definire i valori efficaci della tensione e della corrente in un
circuito RLC in alternata.
Il valor medio di una grandezza che varia sinusoidalmente come la corrente è nullo, mentre il valor
medio del quadrato di grandezza che varia sinusoidalmente è +1/2.
Il valore efficace di una grandezza è la radice quadrata del valor medio del quadrato di una
grandezza.
2 1/2 2 1/2
1 1/2
𝑉𝑒𝑓𝑓 = (〈𝑣 〉) = {〈[𝑉𝑚 𝑠𝑖𝑛(𝜔𝑡)] 〉} = 𝑉𝑚 ( )
2
Cioè
𝑉𝑚
𝑉𝑒𝑓𝑓 =
√2

100) Definire la potenza media e il fattore di potenza in un circuito


RLC in alternata.
La potenza istantanea:
Pag. 45 di 52
P=i2R
ma utilizzando:
𝑃 = [𝐼𝑚 𝑠𝑖𝑛(𝜔𝑡 + 𝜑)]2 𝑅
Ricavo la potenza media 〈𝑃〉:
2 〈
1 2 2
𝑅
〈𝑃〉 = 𝐼𝑚 𝑅 sin (𝜔𝑡 + 𝜑)〉 = 𝐼𝑚 𝑅 = 𝐼𝑒𝑓𝑓 𝑅 = 𝑉𝑒𝑓𝑓 𝐼𝑒𝑓𝑓
2 𝑍
Dal diagramma dell’impedenza si ricava il fattore di potenza
𝑅 𝑅
𝑐𝑜𝑠𝜑 = = → 〈𝑃〉 = 𝑉𝑒𝑓𝑓 𝐼𝑒𝑓𝑓 𝑐𝑜𝑠𝜑
𝑍 √𝑅2 + (𝑋𝑐 − 𝑋𝐿 )2

101) Definire e commentare il fattore di merito in un circuito RLC in


alternata

• E’ un parametro tipico dei circuiti risonanti


• È legato alla “larghezza” della curva:

𝐿
𝑄 = 𝜔0
𝑅
Per un circuito RLC in serie:
1 𝐿 1 𝐿
𝑄= = √
√𝐿𝐶 𝑅 𝑅 𝐶
Per un circuito RLC in \\:
𝐶
𝑄 = 𝑅√
𝐿

Un fattore di merito:
• basso (Q→0) ha una risposta in frequenza molto “piatta”→la potenza assorbita è elevata per molte
frequenze
• elevato (Q→ ) è molto “selettivo”→anche piccoli spostamenti della frequenza di risonanza
comportano una grande riduzione della potenza assorbita

102) Scrivere le quattro equazioni di Maxwell in forma integrale


1) La LEGGE DI GAUSS PER E afferma che il flusso del campo elettrico attraverso una superficie
chiusa è proporzionale alla carica totale contenuta nel volume racchiuso da tale superficie.
1
∯ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑠⃗ = ∭ 𝜌𝑑𝑉
𝜀0
𝑠𝑢𝑝𝑒𝑟𝑓𝑖𝑐𝑖𝑒 𝑐ℎ𝑖𝑢𝑠𝑎 𝑣𝑜𝑙𝑢𝑚𝑒 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑛𝑜
2) La LEGGE DI GAUSS PER B afferma che il flusso del campo magnetico attraverso una superficie
chiusa è sempre nullo:

∯ ⃗⃗ ∙ 𝑑𝑠⃗ = 0
𝐵
sup 𝑐ℎ𝑖𝑢𝑠𝑎
3) La LEGGE DI FARADAY afferma che la circuitazione del campo elettrico è proporzionale alla
derivata temporale del flusso magnetico attraverso una delle infinite superfici che hanno tale linea
come bordo.
𝑑
∮ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑠⃗ = − ⃗⃗ ∙ 𝑑𝑠⃗
∯𝐵
𝑑𝑡
𝑏𝑜𝑟𝑑𝑜 𝑑𝑖 𝑆 sup 𝑠

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4) La LEGGE DI AMPERE MODIFICATA per tener conto della corrente di scostamento, afferma
che la circuitazione del campo di induzione magnetica è proporzionale alla somma di due termini: il
primo contiene la corrente totale che attraversa una superficie concatenata con la curva chiusa, il
secondo contiene la derivata temporale del flusso del campo elettrico attraverso una superficie
delimitata dalla curva considerata:
𝑑
∮ ⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗ = 𝜇0 [ ∭ 𝑠⃗ ∙ 𝑑𝑠⃗ + 𝜀0
𝐵 ∬ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑠⃗]
𝑑𝑡
𝑏𝑜𝑟𝑑𝑜 𝑑𝑖 𝑆 sup 𝑑𝑖 𝑠 sup 𝑑𝑖 𝑠

103) Scrivere le quattro equazioni di Maxwell in forma differenziale


1) La LEGGE DI GAUSS x E
𝑑Φ
𝑑𝑖𝑣𝐸⃗⃗ =
𝑑𝑣
Bisogna quindi cercare di esprimere la divergenza in termini delle derivate delle componenti del
campo.

Consideriamo un volumetto cubico di spigoli dx, dy, dz:


𝑑Φ𝐴𝐵𝐶𝐷 = 𝐸𝑥 𝑑𝑦𝑑𝑧
𝑑Φ𝐴𝐼 𝐵𝐼𝐶 𝐼 𝐷𝐼 = −𝐸𝑥𝐼 𝑑𝑦𝑑𝑧.
Essendo le due facce molto vicine possiamo scrivere:
𝜕𝐸𝑥
𝐸𝑥𝐼 = 𝐸𝑥 −
𝜕𝑥
dv=dxdydz:
𝜕𝐸𝑥
𝑑Φ𝐴𝐵𝐶𝐷 + 𝑑Φ𝐴𝐼 𝐵𝐼𝐶 𝐼𝐷𝐼 = (𝐸𝑥 − 𝐸𝑥𝐼 )𝑑𝑦𝑑𝑧 = 𝑑𝑣
𝜕𝑥
Se consideriamo anche le altre due coppie di facce del cubo:
𝜕𝐸𝑥 𝜕𝐸𝑦 𝜕𝐸𝑧
Φ=( + + ) 𝑑𝑣
𝜕𝑥 𝜕𝑦 𝜕𝑧
𝜕𝐸𝑥 𝜕𝐸𝑦 𝜕𝐸𝑧
𝑑𝑖𝑣𝐸⃗⃗ = + +
𝜕𝑥 𝜕𝑦 𝜕𝑧
Quindi nel caso del campo elettrico (utilizzando legge di Gauss):
𝜌
𝑑𝑖𝑣𝐸⃗⃗ =
𝜀0
(𝑑Φ = 𝑑𝑄𝑖𝑛𝑡 ⁄𝜀0 e 𝑑𝑄𝑖𝑛𝑡 ⁄𝑑𝑣 = 𝜌)

2) LEGGE DI GAUSS x B:
⃗⃗ = 0
𝑑𝑖𝑣𝐵
3) LEGGE DI FARADAY:
Il campo elettrico indotto a differenza del campo elettrostatico, non è conservativo.
Infatti risulta che la corrente indotta deve essere determinata da una forza 𝐹⃗ che agisce su ogni
portatore di carica e che ha una componente tangente alla spira.
Tale forza è:
𝐹⃗ = 𝑞𝐸⃗⃗
La fem indotta è interpretabile come il lavoro per unità di carica compiuto da questa forza elettrica
su un portatore mentre esso percorre un giro lungo la spira, quindi:
𝑊 𝐹⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗
ℰ= =∮ = ∮ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗
𝑞 𝑞

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ℰ = ∮ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗
Il campo elettrico non conservativo è generato da un campo magnetico variabile:
𝑑Φ𝐵 𝑑
∮ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗ = − → ∮ ∮ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗ = − ∬ 𝐵 ⃗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗
𝑑𝑡 𝛾 𝑑𝑡 𝑆𝛾
Quindi
𝑑 𝜕𝐵 𝜕𝐵⃗⃗
∮ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗ = − ∬ 𝐵 ⃗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗ = − 𝑧 𝑑𝑠 → 𝑟𝑜𝑡𝐸⃗⃗ = −
𝑟 𝑑𝑡 𝑆𝛾 𝜕𝑡 𝜕𝑡

4) LEGGE DI AMPERE MODIFICATA:

𝑑 𝜕𝐸⃗⃗ 𝜕𝐸⃗⃗
∬ 𝑗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗ + 𝜀0 ∬ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗ = ∬ 𝑗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗ + ∬ 𝜀0 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗ = ∬(𝑗⃗ + 𝜀0 ) ∙ 𝑑𝑆⃗
𝑑𝑡 𝜕𝑡 𝜕𝑡
𝑆𝛾 𝑆𝛾 𝑆𝛾 𝑆𝛾 𝑆𝛾
Questa espressione ci dice che un campo elettrico variabile nel tempo produce effetti analoghi a
quelli di un insieme di cariche in moto.
Sommando la densità di corrente di spostamento:
𝜕𝐸⃗⃗
𝑗⃗𝑠 = 𝜀0
𝜕𝑡
𝜕𝐸⃗⃗
⃗⃗ = 𝜇0 𝑗⃗ → 𝑟𝑜𝑡𝐵
𝑟𝑜𝑡𝐵 ⃗⃗ = 𝜇0 (𝑗⃗ + 𝜀0 )
𝜕𝑡
ONDE
104) Ricavare l'equazione di un'onda piana dalla propagazione della
forma d'onda

Il fenomeno della propagazione è costituito dallo spostamento di una perturbazione in un punto


dello spazio che si sposta in un intervallo di tempo finito, fino a raggiungere punti anche molto
distanti.
La propagazione si appiattisce gradualmente mentre si propaga→ questo è dovuto dalla dispersione
che dipende dalla proprietà del mezzo.
Si consideri una grandezza fisica soggetta a una perturbazione: essa può essere rappresentata come
una funzione della posizione e del tempo chiamata:
FUNZIONE D’ONDA: f(r,t)
Se si ha solo 1 coordinata spaziale (es x) allora si parla di ONDE PIANE e la funzione può essere
scritta come:
ONDA PIANA: f (x,t).
Ciascuna funzione si ottiene dalla precedente tramite una traslazione di una quantità ∆𝑥 = 𝑣∆𝑡
L’equazione di un’onda progressiva è data da:
fp(x- vt)
L’equazione di un’onda regressiva è data da:
fr (x+ vt)
L’equazione di un’onda piana si otterrà dalla sovrapposizione delle 2 e sarà:
f(x,t)= fp(x- vt) + fr (x+ vt)
Quando la funzione è 0 solo in un intervallo spaziale o temporale relativamente piccolo si parlerà
di onda impulsiva\impulso:
𝜕𝑓𝑝 𝜕𝑓𝑝 𝜕𝜁
= = 𝑓𝑝′ (+1) = 𝑓𝑝′ (𝑥 − 𝑣𝑡)
𝜕𝑥 𝜕𝜁 𝜕𝑥
Pag. 48 di 52
𝜕𝑓𝑝 𝜕𝑓𝑝 𝜕𝜁
= =𝑓𝑝′ (−𝑣) = −𝑣𝑓𝑝′ (𝑥 − 𝑣𝑡)
𝜕𝑡 𝜕𝜁 𝜕𝑡

𝜕 2 𝑓𝑝
= 𝑓𝑝′′ (𝑥 − 𝑣𝑡)
𝜕𝑥 2

𝜕 2 𝑓𝑝
= +𝑣 2 𝑓𝑝′′ (𝑥 − 𝑣𝑡)
𝜕𝑡 2

𝜕 2𝑓 1 𝜕2𝑓
− 𝑣 2 𝜕𝑡 2 = 0 → eq delle onde piane
𝜕𝑥 2
Qualsiasi soluzione di questa equazione è la somma di un’onda progressiva e un’onda regressiva

105) Descrivere e commentare l'equazione di un'onda nello spazio


tridimensionale
Un’onda è una funzione della posizione nel tempo f(r,t), soluzione di una particolare equazione
differenziale detta equazione delle onde o eq di Alembert:
𝜕 2𝑓 𝜕2 𝑓 𝜕2 𝑓 1 𝜕2𝑓
+ + − =0
𝜕𝑥 2 𝜕𝑦 2 𝜕𝑧 2 𝑣 2 𝜕𝑡 2
Dove l’espressione di v che rappresenta la velocità di propagazione dipende dal particolare
fenomeno considerato.
La funzione d’onda f rappresenta la grandezza fisica caratteristica del fenomeno ondulatorio e può
essere sia di tipo scalare che vettoriale

106) Descrivere la relazione tra densita` di energia e intensita` di


un'onda
Un’onda trasporta energia nella direzione di propagazione.
2 casi:
a) Nel caso monodimensionale si parla di densità lineare di energia:
∆𝐸
𝑢𝑙𝑖𝑛 =
[𝑗\𝑚]
∆𝑥
La potenza istantanea trasportata dall’onda è data da:
∆𝐸
𝑃(𝑖𝑠𝑡𝑎𝑛𝑡𝑎𝑛𝑒𝑎) = = 𝑢𝑙𝑖𝑛 𝑣
∆𝑡
Quindi la potenza media:
1
𝑃(𝑚𝑒𝑑𝑖𝑎) = ∫ 𝑃(𝑡)𝑑𝑡
𝑇
b) Nello spazio invece si utilizza la densità di volume di energia:
∆𝐸 ∆𝐸
𝑢= = [J3\m]
∆𝑉 ∆Σ∆𝑥

La potenza per unità di superfice è data: (densità di volume di energia) x (velocità di


propagazione):
𝑃 ∆𝐸 𝑢∆𝑥 𝑃
𝐼 = ∆Σ = ∆Σ∆t = ∆𝑡 =∆Σ = 𝑢𝑣
Dunque l’intensità media è:
1
𝐼(𝑚𝑒𝑑𝑖𝑎) = ∫ 𝐼(𝑡)𝑑𝑡
𝑇

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107) Discutere in che modo si propaga nel vuoto un campo
elettromagnetico secondo le equazioni di Maxwell
Grazie alle eq di Maxwell è possibile studiare il campo elettromagnetico:
• in una certa regione dello spazio
• in un certo intervallo di tempo lontani dalle cariche\ correnti elettriche che lo hanno generato e
indipendentemente da esse.
Le eq delle onde elettromagnetiche nel vuoto sono:
𝜕 2 𝐸𝑦 1 𝜕 2 𝐸𝑦
− =0
𝜕𝑥 2 𝑐 2 𝜕𝑡 2
𝜕 2 𝐸𝑧 1 𝜕 2 𝐸𝑧
− =0
𝜕𝑥 2 𝑐 2 𝜕𝑡 2

𝜕 2 𝐵𝑦 1 𝜕 2 𝐵𝑦
− =0
𝜕𝑥 2 𝑐 2 𝜕𝑡 2
𝜕 2 𝐵𝑧 1 𝜕 2 𝐵𝑧
− =0
𝜕𝑥 2 𝑐 2 𝜕𝑡 2
1
Con c: velocità delle onde elettromagnetiche nel vuoto→ c= 𝜖𝜇

→Risulta dunque che in assenza di sorgenti il campo elettromagnetico può esistere sotto forma
di onde elettromagnetiche.
108) Ricavare l'equazione delle onde elettromagnetiche piane lungo un
asse dalle equazioni di Maxwell nel vuoto
In assenza di sorgenti le eq di Maxwell sono:
𝑑𝑖𝑣𝐸 = 0
𝑑𝑖𝑣𝐵 = 0
𝜕𝐵
𝑟𝑜𝑡 𝐸 = −
𝜕𝑡
𝜕𝐸
𝑟𝑜𝑡𝐵 = 𝜀𝜇
𝜕𝑡
Per semplificarle assumiamo che i campi dipendano solo dalla x→ le derivate di y,z=0 e per
ottenere un’ eq che contenga solo il campo le eq di Maxwell diventano:
𝜕𝐸𝑥
=0
𝜕𝑥
𝜕𝐵𝑥
=0
𝜕𝑥
𝜕𝐸𝑥 𝜕𝐵
= − 𝜕𝑡𝑧 → considero solo la derivata rispetto alla x
𝜕𝑥
𝜕𝐵𝑧 𝜕𝐸𝑦
− = 𝜀𝜇 → considero solo la derivata rispetto al tempo
𝜕𝑡 𝜕𝑡

𝜕 2 𝐸𝑦 𝜕 2 𝐵𝑧
= −
𝜕𝑥 2 𝜕𝑥𝜕𝑡
𝜕 2 𝐵𝑧 𝜕 2 𝐸𝑦
− = 𝜀𝜇 2
𝜕𝑥𝜕𝑡 𝜕 𝑡

𝜕 2 𝐸𝑦 1 𝜕 2 𝐸𝑦
= −
𝜕𝑥 2 𝑐 2 𝜕𝑡 2
1
Con c= 𝜖𝜇 → velocità delle onde elettromagnetiche nel vuoto

109) Definire il vettore di Poynting e spiegarne il significato fisico


Pag. 50 di 52
L’introduzione del vettore di Poynting permette di:

• completare il bilancio energetico nei casi dinamici


• descrivere le modalità con cui avvengono i fenomeni di propagazione
• → RAPPRESENTA L’ENERGIA ELETTROMAGNETICA CHE ATTRAVERSA
L’UNITA’ DI SUPERFICE NEL TEMPO

L’intensità di un’onda è:

𝐸2
𝑆 = 𝜀𝐸 2 𝑐 =
𝜇
√𝜀

Suppongo di costruire un vettore di intensità S diretto nella direzione di propagazione, detto vettore
di Poynting:

1
𝑆= 𝐸𝑥𝐵
𝜇

• Il modulo è l’intensità di un’onda


• La direzione e il verso sono quelle in cui l’energia viene trasportata dall’onda

Per un’onda armonica piana:

1
𝑆= 𝐸 𝐵 𝑠𝑖𝑛2 (𝑘𝑥 − 𝜔𝑡)
𝜇

L’intensità media di un’onda elettormagnetica armonica è:

1
𝑆(𝑚𝑒𝑑𝑖𝑎) = 𝐸𝐵
2𝜇

110)Equazione e teorema di Poynting


→Esprime il principio di conservazione dell’energia per il campo elettromagnetico
Il lavoro delle forze elettromagnetiche su una carica q(che si sposta) in un intervallo di tempo dt è:
𝐹 𝑑𝑙 = 𝑞 (𝐸 + 𝑉𝑥𝐵)𝑣 𝑑𝑡 = 𝑞𝐸𝑣 𝑑𝑡
Se considero una distribuzione continua di carica di volume 𝜌→ q=𝜌𝑑𝑉
𝐹 𝑑𝑙 = 𝑞𝐸𝑣 𝑑𝑡 = 𝜌𝐸 𝑣 𝑑𝑡 𝑑𝑉
Sapendo che 𝑗 = 𝜌 𝑣 (densità di corrente):
𝐹 𝑑𝑙 = 𝐸𝑗 𝑑𝑡 𝑑𝑉

Attraverso le eq di Maxwell e E e j:
𝜕𝐸
∇𝑥𝐵 = 𝜇𝑗 + 𝜇𝜀
𝜕𝑡

1 𝜕𝐸
𝐸𝑗 = 𝐸 (∇𝑥𝐵) − 𝜀𝐸
𝜇 𝜕𝑡
Usando la relazione vettoriale generale valida per qualsiasi coppia di campi E e B:
Pag. 51 di 52
∇(𝐸𝑥𝐵) = 𝐵(∇xE) − E(∇xB)
𝜕𝐵
∇𝑥𝐸 = − 𝜕𝑡 → eq di Maxwell

𝜕𝐵
E(∇𝑥𝐵) = −∇(ExB) − B
𝜕𝑡
ottengo il TEOREMA DI POYNTING

1 1 𝜕𝐵 𝜕𝐸 𝜕 𝜀 1 2 1
𝐸𝑗 = − ∇(ExB) − 𝐵 − 𝜀𝐸 = − ( 𝐸2 + 𝐵 ) − ∇(ExB)
𝜇 𝜇 𝜕𝑡 𝜕𝑡 𝜕𝑡 2 2𝜇 𝜇
Per comprendere meglio esprimo il teorema in forma integrale attraverso il teorema della
divergenza:

∫ ∇(ExB)𝑑𝑉 = ∮(ExB) 𝑑𝑆
𝑉
𝑑𝑊
∫ 𝐸𝐽 𝑑𝑉 = con W: potenza trasferita dalle cariche
𝑑𝑡
𝑑 𝜀 1 2
∫ 𝐸𝐽 𝑑𝑉 = − ∫ 𝐸 2 + 𝐵 𝑑𝑉 − ∮(ExB) 𝑑𝑆
𝑑𝑡 2 2𝜇
La potenza ceduta alle cariche contenute nel volume V = diminuzione nell’unità di tempo
dell’energia elettromagnetica nel volume – energia elettromagnetica che fluisce attraverso la
superfice di contorno del volume V individuata dal flusso del vettore di Poynting

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