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3) Legge di Coulomb
La legge di Coulomb (1784) è la legge della forza che agisce tra particelle cariche in quiete.
Tramite una bilancia di torsione infatti Coulomb determinò la dipendenza della forza elettrica dalla
distanza e dalla carica.
Sistema: la particella a si trova nell’origine ad una distanza r da b, e il versore 𝑟̂ esce da a giacendo
sul segmento che ha per estremi a e b. La forza esercitata da a su b è:
1 𝑞𝑎 𝑞𝑏
𝐹⃗𝑎𝑏 = 𝑟̂
4𝜋𝜀0 𝑟 2
1
Dove 4𝜋𝜀 è una costante di proporzionalità indipendente dalla distanza.
0
La legge di Coulomb esprime quindi una forza inversamente proporzionale al quadrato della
distanza.
Se le due cariche hanno lo stesso segno, il loro prodotto ha segno positivo e quindi il verso della
forza è quello di 𝑟̂ (e viceversa).
Anche la forza di Coulomb obbedisce alla terza legge di Newton.
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4) Cosa stabilisce il principio di sovrapposizione per la legge di
Coulomb?
Afferma che l’interazione tra due cariche elettriche è indipendente dalla presenza di altre cariche
elettriche circostanti e quindi anche per la forza di Coulomb vale l’additività vettoriale delle
forze.
Una conseguenza di questo principio è l’additività della carica elettrica.
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8) Definizione di densità di carica di volume, di superficie e lineare e il
campo elettrico da esse generato.
A seconda del tipo di distribuzione di cariche la carica dq di un elemento infinitesimo dovrà essere
espressa come
𝑑𝑞
• 𝜌𝑑𝑣: 𝜌 = 𝑑𝑉 rappresenta la densità di carica di volume→ avrò un integrale triplo
1 𝜌
𝐸⃗⃗ = ∭ 2 𝑟̂ 𝑑𝑣
4𝜋𝜀0 𝑟
𝑉𝑐𝑎𝑟𝑖𝑐ℎ𝑒
𝑑𝑞
• 𝜎𝑑𝑣: 𝜎 = 𝑑𝐴 densità di carica superficiale → integrale doppio
1 𝜎
𝐸⃗⃗ = ∬ 2 𝑟̂ 𝑑𝑎
4𝜋𝜀0 𝑟
𝑆𝑐𝑎𝑟𝑖𝑐ℎ𝑒
𝑑𝑞
• 𝜆𝑑𝑙: 𝜆 = densità di carica di linea→integrale singolo
𝑑𝑙
1 𝜆
𝐸⃗⃗ = ∫ ̂
𝑟𝑑𝑙
4𝜋𝜀0 𝑟2
𝛾 𝑐𝑎𝑟𝑖𝑐ℎ𝑒
A brevi distanze
2. Il campo elettrico prodotto da un dipolo in un punto a distanza piccola rispetto alle dimensioni
del dipolo:
Etot= E+ + E-
1 𝑞
E+= 𝑑
4𝜋𝜀0 (𝑧− )
2
1 𝑞
E-= 4𝜋𝜀 𝑑
0 (𝑧+ )
2
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10) Energia di un dipolo elettrico in un campo elettrico uniforme
Per determinare gli effetti di un campo elettrico uniforme su un dipolo elettrico considerato
come un corpo rigido, trascuriamo il fatto che il campo elettrico può anche deformare il dipolo.
In questo caso le forze esterne sono:
𝐹+ = 𝑞𝐸 ⃗⃗⃗⃗ 𝑒 𝐹− = −𝑞𝐸⃗⃗
Ftot =𝐹+ +𝐹− = 0
Il momento risultante è:
𝜏⃗ = 𝑟⃗+ × 𝐹⃗+ + 𝑟⃗− × 𝐹⃗−
= 𝑟⃗+ × (+𝑞 )𝐸⃗⃗ + 𝑟⃗− × (−𝑞 )𝐸⃗⃗
= 𝑞(𝑟⃗+ − 𝑟⃗− ) × 𝐸⃗⃗
Essendo r+ vettore posizione della carica positiva e r- vettore posizione della carica negativa, il
vettore r+ - r- è il vettore che va dalla carica negativa a quella positiva:
𝜏⃗ = 𝑝⃗ × 𝐸⃗⃗
Il dipolo quindi non subisce alcun effetto se è allineato con il campo ( p e E paralleli e concordi
oppure discordi).
Nel caso in cui siano paralleli e concordi si ha anche una situazione di equilibrio stabile, negli altri
casi agisce un momento meccanico che tende ad allineare il dipolo al campo.
Poiché per ruotare di un certo angolo un dipolo in un campo elettrico è necessario compiere un
lavoro (= prodotto tra l’angolo e il momento), è possibile associare ad ogni posizione del dipolo
una certa energia potenziale, in modo che il lavoro compiuto dall’esterno sia pari alla variazione di
energia potenziale.
𝜃2 𝜃2
𝐿 = ∫ 𝜏𝑑𝜃 = ∫ 𝑝𝐸 sin 𝜃𝑑𝜃 = Δ𝑈
𝜃1 𝜃1
Energia potenziale del dipolo in un campo elettrico:
𝑈 = −𝑝⃗ ∙ 𝐸⃗⃗
È minima quando p è parallelo e concorde ad E.
Il lavoro compiuto può quindi essere calcolato come la variazione di energia potenziale tra
posizione iniziale e finale.
11) Definizione e caratteristiche delle linee di forza del campo
elettrico
Le linee di forza sono una mappa del campo elettrico, furono introdotte da Faraday e vanno
immaginate in uno spazio tridimensionale.
Ciascuna linea viene tracciata in modo che in ogni suo punto 𝐸⃗⃗ sia tangente alla linea stessa,
cosicché le linee di forza indichino la direzione e le frecce il verso.
Per esempio in prossimità di una carica puntiforme le linee di forza hanno direzione radiale, e
hanno verso uscente da una carica positiva ed entrante se c’è una carica negativa.
La densità delle linee di forza dipende per unità di superficie dipende dal modulo del campo → più
sono fitte, > sarà E.
Un campo uniforme è rappresentato da linee di forza equidistanti, rettilinee e parallele.
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iniziale della particella, si orienta l’asse x nella direzione di 𝐸⃗⃗ e si pone t = 0 quando x = 0:
𝑞𝐸 𝑞𝐸 1 𝑞𝐸 2𝑞𝐸
𝑎𝑥 = 𝑚 𝑣𝑥 = 𝑚 𝑡 𝑥 = 2 𝑚 𝑡2 → 𝑣𝑥2 = 𝑚 𝑥
2. Se Vo 0→ consideriamo invece una particella che entra con velocità 𝑣⃗0 in una regione sede di un
campo uniforme 𝐸⃗⃗, con 𝑣⃗0 perpendicolare a 𝐸⃗⃗:
𝑞𝐸
a. 𝑎𝑦 = 𝑚 𝑎𝑥 = 0 𝑎𝑧 = 0
𝑞𝐸
b. 𝑣𝑦 = ( 𝑚 ) 𝑡 𝑣𝑥 = 𝑣0 𝑣𝑧 = 0
1 𝑞𝐸
c. 𝑦 = ( ) 𝑡 2 𝑥 = 𝑣0 𝑡 𝑧=0
2 𝑚
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Per questa superficie gaussiana si ha che il flusso attraverso la base inferiore e la base superiore è
nullo perché E è perpendicolare a dS in ogni loro punto e il flusso attraverso la superficie cilindrica
è il prodotto di E per per l’area della superficie, perché in ogni punto E è parallelo a dS:
Φ𝐸 = ∯ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗ = 𝐸𝑅 (2𝜋𝑅ℎ)
𝑄𝑖𝑛𝑡 = 𝜆ℎ.
Quindi dalla legge di Gauss:
𝑄𝑖𝑛𝑡
Φ𝐸 =
𝜀0
𝜆ℎ 𝜆
𝐸𝑅 (2𝜋𝑅ℎ) = → 𝐸𝑅 =
𝜀0 2𝜋𝜀0 𝑅
Campo elettrico cilindro infinito con densità di carica di volume:
𝑄𝑖𝑛𝑡
Φ𝐸 = = ∯ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗ = 𝐸𝑅 (2𝜋𝑅ℎ)
𝜀0
Per 0<r<R:
𝑄𝑖𝑛𝑡 = 𝜌2𝜋𝑟 2 ℎ
𝜌2𝜋𝑟 2 ℎ
𝐸𝑅 (2𝜋𝑅ℎ) =
𝜀0
𝜌𝑟
𝐸𝑅 =
2𝜀0
Per r>R:
𝑄𝑖𝑛𝑡 = 𝜌2𝜋𝑅2 ℎ
𝜌2𝜋𝑟 2 ℎ
𝐸𝑅 (2𝜋𝑅ℎ) =
𝜀0
𝜌𝑅2 1
𝐸𝑅 =
2𝜀0 𝑟
Per r=R:
𝜌𝑅
𝐸𝑅 =
2𝜀0
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𝑄 (𝑟 3 ⁄𝑟03 )
𝐸𝑟 (4𝜋𝑟 2 ) =
𝜀0
E quindi:
𝑄𝑟
𝐸𝑟 =
4𝜋𝜀0 𝑟03
→Il campo elettrico cresce linearmente con r nei punti interni alla sfera carica.
2)se r>r0:
𝑄
𝐸𝑟 =
4𝜋𝜀0 𝑟 2
𝑅 𝑅
C=4𝜋𝜀0 𝑅 1−𝑅2
2 1
𝑄 𝑄 𝑄 1 1
𝜌 = 0; 𝐸 = 2
;𝑉 = + ( − )
4𝜋𝜀0 𝑟 4𝜋𝜀0 𝑅3 4𝜋𝜀0 𝑟 𝑅2
Per r=R2 (superfice 2):
−𝑄 𝑄
𝜎 = 4𝜋𝜀 2 ; 𝑉 = 4𝜋𝜀
0 𝑅2 0 𝑅3
Per R2<r<R3 (dentro3):
𝑄
𝜌 = 0; 𝐸 = 0; 𝑉= 4𝜋𝜀
0 𝑅3
Per r=R3 (superfice 3):
𝑄 𝑄
𝜎= ; 𝑉 =
4𝜋𝜀0 𝑅32 4𝜋𝜀0 𝑅3
Per r>R3 (fuori):
𝑄 𝑄
𝜌 = 0; 𝐸 = ; 𝑉 =
4𝜋𝜀0 𝑟 2 4𝜋𝜀0 𝑟
Φ𝐸𝑡𝑜𝑡 = 𝐸𝑛 ∆𝑆
La carica contenuta nel cilindro è 𝑄 = 𝜎Δ𝑆:
𝜎
𝐸𝑛 =
𝜀0
Quindi in prossimità dei punti della superficie in cui 𝜎 è positiva il campo è diretto dalla superficie
verso l’esterno e viceversa.
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22) Dare la definizione di potenziale elettrostatico e la sua unità di
misura
Analogamente alla definizione di campo elettrico, se dividiamo U per 𝑞0 , otteniamo una grandezza
indipendente da quest’ultima definita come potenziale elettrico V:
𝑈
𝑉= [𝑉 = 𝐽\𝐶] (𝑝𝑒𝑟 𝑞 𝑝𝑖𝑐𝑐𝑜𝑙𝑎)
𝑞0
La carica di prova deve essere piccola perché altrimenti la sua presenza potrebbe alterare la
distribuzione di carica che produce il potenziale → si modificherebbe anche il potenziale.
E’ una grandezza scalare→ ha un determinato valore in ogni punto dello spazio.
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Per determinare il campo elettrico in un punto non basta conoscere il valore del potenziale in quel
punto, ma bisogna conoscere la funzione potenziale (e viceversa).
Le superfici si addensano maggiormente nelle regioni in cui E è più intenso, inoltre la distanza
aumenta al crescere di r perché E diminuisce al crescere di r.
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𝝏𝑬𝒛 𝝏𝑬𝒚
(𝑟𝑜𝑡𝐸⃗⃗ )𝑥 = − =𝟎
∮𝑟𝑒𝑡𝑡𝑎𝑛𝑔𝑜𝑙𝑜 𝑑𝑥𝑑𝑦 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗ 𝝏𝒚 𝝏𝒛
(𝑟𝑜𝑡𝐸⃗⃗ )𝑧 = lim 𝝏𝑬𝒙 𝝏𝑬𝒛
𝑑𝑠→0 𝑑𝑆 ⃗⃗⃗ = 𝟎 →
→ 𝒓𝒐𝒕𝑬 (𝑟𝑜𝑡𝐸⃗⃗ )𝑦 = − =𝟎
𝝏𝒛 𝝏𝒙
∮ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗ = 0 𝝏𝑬𝒚 𝝏𝑬𝒙
𝑐𝑢𝑟𝑣𝑎 𝑐ℎ𝑖𝑢𝑠𝑎 𝛾 (𝑟𝑜𝑡𝐸⃗⃗ )𝑧 = −
{ { 𝝏𝒙 𝝏𝒚
Il rotore è un campo vettoriale.
→ l’intensità del campo si riduce ad un fattore 1/k quando viene inserito un dielettrico.
Per quanto riguarda la capacità, invece, poiché:
𝑄
V= 𝐶
𝑄 𝑄 𝑄 𝐶
V0 = 𝐶𝑜 →𝐶𝑜 / 𝐶 =K → 𝐶𝑜 = 𝐾
𝑉0
k= 𝑉
𝑘𝜀0 𝐴
C = kC0 → 𝐶 = 𝑑
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𝑎 𝑅𝑏 𝑅𝑏
𝑄 𝑅𝑏
𝑉 = − ∫ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗ = ∫ 𝐸𝑑𝑅 = ∫ 𝐿 𝑑𝑅 = 𝑄 ∫ 𝑑𝑅 = 𝑄 [𝑙𝑛𝑅]𝑅𝑏 = 𝑄 𝑙𝑛 𝑅𝑏
𝑅𝑎
𝑏 𝑅𝑎 𝑅𝑎 2𝜋𝜀0 𝑅 2𝜋𝜀0 𝐿 𝑅𝑎 𝑅 2𝜋𝜀0 𝐿 2𝜋𝜀0 𝐿 𝑅𝑎
𝑄 𝑅𝑏
𝑉= 𝑙𝑛
2𝜋𝜀0 𝐿 𝑅𝑎
𝑄 = 𝜎4𝜋𝑅2
𝑄𝑖𝑛𝑡
Φ𝐸 = = ∯ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗ = 𝐸 4𝜋𝑟 2
𝜀0
Per r > R:
𝑄 𝑄
𝐸 = 4𝜋𝜀 ; V= 4𝜋𝜀
0 𝑟2 0𝑟
Per r < R:
𝑄
E=0; V= 4𝜋𝜀
0𝑅
𝜆
V(0)=
2ℰ
Condensatori in parallelo:
la differenza di potenziale ai capi di diversi elementi di circuito disposti in parallelo è la stessa:
𝐶𝑒𝑞 = ∑ 𝐶𝑖
CORRENTI E MAGNETISMO
41) L’unità di misura fondamentale per l’elettromagnetismo nel
Sistema Internazionale ed esempi di altre unità derivate
L’unità di misura fondamentale è l’Ampere. Le unità di misura derivate, invece, sono:
• Coulomb C= 1A/s;
• Volt V=J/C;
• OHM Ω=V/A;
• Weber Wb=Vs=Ah:
• Tesla T=Vs/m2;
• Siemens S=A/V=1/ Ω;
• Henry H=Vs/A;
• Farad F=C/V.
Dall’equazione:
𝑗⃗ = 𝑛𝑞𝑣⃗𝑑
𝑗⃗ = 𝜎𝐸⃗⃗
𝜎𝐸⃗⃗ = 𝑛𝑞𝑣⃗𝑑
𝜎𝐸⃗⃗
𝑣⃗𝑑 = =cost
𝑛𝑞
𝑒𝐸
𝑎⃗ = −
𝑚
La componente x della velocità di un elettrone libero dopo un urto in funzione del tempo è:
𝑒𝐸
𝑣𝑥 = 𝑣𝑥0 + 𝑎𝑥 𝑡 = 𝑣𝑥0 − ( ) 𝑡
𝑚
Con vx0 velocità dell’elettrone immediatamente dopo l’urto:
𝑒𝐸
〈𝑣𝑥 〉 = 〈𝑣𝑥𝑜 〉 − ( ) 𝜏
𝑚
𝜏 caratterizza l’intervallo di tempo tra gli urti ed è chiamato tempo libero medio o tempo di
rilassamento.
Nel caso di una corrente piuttosto intensa, il modulo della velocità di deriva è minore all’incirca di
un fattore 1010 rispetto alla velocità media, quindi il contributo al moto degli elettroni liberi dovuto
al campo applicato è trascurabile a livello microscopico → si può supporre che la velocità di un
elettrone immediatamente dopo ogni urto sia diretta casualmente rispetto ad E:
−𝑒𝐸𝜏
〈𝑣𝑥 〉 =
𝑚
Usando l’equazione di j in funzione della velocità otteniamo:
−𝑒𝐸𝜏 𝑛𝑒 2 𝜏 𝑛𝑒 2 𝜏
𝑗⃗ = 𝑛(−𝑒) ( 𝑖̂) = 𝐸𝑖̂ = 𝐸⃗⃗
𝑚 𝑚 𝑚
𝐸𝑙 = 𝑗𝑆𝑅
𝑙
𝑗 = 𝑆𝑅 𝐸 → j= 𝜎𝐸 (esprime la legge di Ohm in un punto interno al materiale)
𝑙
𝜎=
𝑆𝑅
Per un materiale in cui R è indipendente da V, anche la conducibilità è indipendente da E
(V=IR legge di Ohm per un tratto di conduttore).
Inoltre
1
𝜌=
𝜎
Da cui
𝐸⃗⃗ = 𝜌𝑗⃗
(relazione tra E e j in termini della resistività)
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47) Dare la definizione di conducibilità e resistività elettrica
Conducibilità:
Se un campo elettrico E viene applicato a un materiale conduttore, nel materiale si produce una
corrente di densità j. La densità di corrente in un punto del materiale dipende dal campo elettrico in
quel punto. Tale dipendenza è espressa in termini di una proprietà del materiale chiamata
conducibilità:
𝑗⃗ = 𝜎𝐸⃗⃗
→ un materiale che ha conducibilità maggiore di un altro presenterà una densità di corrente
maggiore a parità di campo elettrico applicato → la conducibilità è una misura della propensione
di un materiale a consentire ai portatori di carica di fluire al proprio interno.
Resistività:
la resistenza di un conduttore dipende:
• dalle sue dimensioni,
• dalla sua forma
• dal materiale di cui è fatto
Consideriamo un tratto di conduttore di lunghezza l e sezione uniforme di area S, se ai capi di
questo conduttore viene applicata una differenza di potenziale V, in esso fluisce una corrente di
intensità I, e la sua resistenza è R=V/I.
supponiamo di applicare la stessa differenza di potenziale V ai capi di un tratto di conduttore lungo
2l, si verifica che la corrente ora ha intensità dimezzata rispetto a quella di prima → la resistenza è
raddoppiata.
Supponiamo di applicare V invece ad un conduttore che abbia sezione S doppia → si verifica che la
corrente ha intensità doppia → la resistenza è dimezzata.
Quindi la resistenza è direttamente proporzionale alla lunghezza e inversamente proporzionale
all’area della sezione.
La dipendenza della resistenza dal materiale è rappresentata da un fattore di proporzionalità
chiamato resistività:
𝜌𝑙
𝑅 = 𝑆 [Ω]
La resistività è tabulata.
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50) Come si inserisce e che perturbazione introduce in un circuito di
resistenza totale R uno strumento di misura della differenza di
potenziale?
Un voltmetro:
• Misura la ddp
• Inserito in \\ con il circuito
1. CIRCUITO SENZA VOLTMETRO:
𝑅2
𝑉2 = 𝑅 𝜀 → tensione su R2
1 +𝑅2
2. CIRCUITO CON VOLTMETRO:
𝑅 𝑅
R2\\Rvolt→ R\\=𝑅2 𝑅𝑣𝑜𝑙𝑡
2 𝑣𝑜𝑙𝑡
𝑅\\
𝑉2 =
𝑅2
𝑅1 + 𝑅2 𝜀
→quando inserisco un voltmetro la ddp diminusice → la Rvolt interna riduce il valore della Req tra R2 e
Rvolt
→ solo nel caso ideale il voltmetro non provoca una perdita di ddp
Consideriamo l’energia che viene trasformata quando una resistenza di valore R è percorsa da una
corrente di intensità I.
In un intervallo di tempo, un dato numero di portatori con carica totale Δ𝑄 entra nella resistenza nel
punto a in cui il potenziale è Va e un dato numero di portatori con la stessa carica totale esce dalla
resistenza nel punto b con potenziale Vb, la variazione dell’energia potenziale elettrica dei
portatori è:
Δ𝑈 = 𝑉𝑏 Δ𝑄 − 𝑉𝑎 Δ𝑄 = −(𝑉𝑎 − 𝑉𝑏 )Δ𝑄 = −𝑉Δ𝑄
𝚫𝑼 è negativa perché il potenziale diminuisce nel senso della corrente e la rapidità con cui i
portatori perdono energia potenziale elettrica è − Δ𝑈⁄Δ𝑡, che verrà chiamata potenza PR dissipata
nella resistenza:
Δ𝑈 −𝑉Δ𝑄 Δ𝑄
𝑃𝑅 = − =− =𝑉 = 𝑉𝐼
Δ𝑡 Δ𝑡 Δ𝑡
Considerando la relazione V=IR:
𝑃𝑅 = 𝐼 2 𝑅 → legge di Joule
Oppure:
𝑉2
𝑃𝑅 =
𝑅
L’energia elettrica che va perduta in una resistenza si giustifica negli urti (responsabili della
resistenza del conduttore).
Quando una resistenza è percorsa da corrente la sua temperatura tende ad aumentare per
effetto degli urti, se essa supera la temperatura dell’ambiente, la resistenza cede calore
all’ambiente.
In condizioni stazionarie l’energia viene ceduta con continuità all’ambiente.
→EFFETTO JOULE: l’energia elettrica viene dissipata sotto forma di calore.
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𝑑𝑞
𝑖=−
𝑑𝑡
i è positiva per il senso scelto, mentre dq/dt è negativa perché la carica sulle armature diminuisce.
La legge delle maglie fornisce:
𝑞
−𝑖𝑅 + = 0
𝐶
𝑞
𝑖𝑅 =
𝐶
𝑑𝑞 𝑞 𝑑𝑞 1
− 𝑅= → =− 𝑑𝑡
𝑑𝑡 𝐶 𝑞 𝑅𝐶
Siccome R e C sono costanti, l’integrale indefinito è:
𝑡
𝑙𝑛𝑞 = − + 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒
𝑅𝐶
Come nel caso precedente determiniamo la costante che risulta =lnQ0.
𝑞(𝑡) = 𝑄0 𝑒 −𝑡 ⁄𝑅𝐶 = 𝑄0 𝑒 −𝑡 ⁄𝜏
Se consideriamo un grafico q – t notiamo come la carica del condensatore diminuisce
esponenzialmente con il tempo e tende asintoticamente a 0. Il tempo necessario perché la carica
diminuisca di una qualsiasi frazione data è dato da 𝜏 = 𝑅𝐶.
La corrente che circola nel circuito è:
𝑑 𝑄0 −𝑡 ⁄𝑅𝐶
𝑖 = − (𝑄0 𝑒 −𝑡 ⁄𝑅𝐶 ) = 𝑒
𝑑𝑡 𝑅𝐶
𝑉0
𝑖 (𝑡) = 𝑒 −𝑡 ⁄𝑅𝐶 = 𝑖0 𝑒 −𝑡 ⁄𝜏
𝑅
Questa equazione vale per un segmento rettilineo di un filo uniforme sottile immerso in un campo
uniforme, per descrivere anche fili conduttori non rettilinei e campi non uniformi si applica
l’equazione ad un tratto di un conduttore dl infinitesimo
→ la forza magnetica agente su un segmento di lunghezza finita di un conduttore percorso da
correntesi ottiene sommando le forze agenti su ciascun elemento del conduttore, cioè
integrando l’equazione 𝑑𝐹⃗ = 𝐼𝑑𝑙⃗ × 𝐵 ⃗⃗ sulla lunghezza del conduttore:
𝐹⃗ = ∫ 𝐼𝑑𝑙⃗ × 𝐵
⃗⃗
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Il campo esercita due forze uguali e opposte sui lati della spira perpendicolari al campo.
Tali forze costituiscono una coppia che fa ruotare la spira, finché questa assume una posizione di
equilibrio. Il momento meccanico della coppia è dato dal prodotto:
𝑀 = 𝑖 𝐴 𝐵 sin 𝛼
Il momento magnetico è:
𝑚=𝑖𝐴
→L’effetto Hall ci permette quindi di ottenere informazioni sul segno dei portatori di carica in
un metallo: sono negativi.
Considero un segmento di conduttore a forma di nastro percorso da corrente e immerso in un campo
magnetico: se il senso della corrente è nella direzione x positiva, i portatori di carica positiva si
muoverebbero in tale direzione e i portatori di carica negativa nella direzione opposta. Entrambi
sarebbero deflessi dal campo magnetico verso la superficie inferiore.
Se le cariche fossero solo positive la superficie inferiore assumerebbe una carica positiva e
viceversa. Questa separazione di cariche produce un campo elettrico nel conduttore.
In condizioni stazionarie la componente Ey del campo elettrico (=campo di Hall) esercita sui
portatori di carica in moto una forza elettrica che tende a equilibrare la forza magnetica
dovuta a Bz :
|FB|=|FE|
qvdB=qEH
Infatti i due campi agiscono come selettori di velocità per vd: le cariche più veloci di vd si spostano
verso il basso e tendono a far aumentare EH mentre quelle meno veloci si spostano veerso l’alto e
tendono a farlo ridurre.
Se i portatori di carica sono negativi, il campo EH cambia verso, ma le relazioni tra i moduli restano
le stesse ho una situazione di equilibrio dinamico:
EH=vdB
𝑗 = 𝑛𝑞𝑣⃗𝑑
Il verso di E può essere determinato osservando il segno della differenza di potenziale tra due punti
sulle due facce del nastro conduttore. L’effetto Hall ci permette quindi di ottenere informazioni sul
segno dei portatori di carica in un metallo: sono negativi.
𝑗𝐵
𝐸𝐻 =
𝑛𝑞
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𝐸𝐻 1
Dunque Ey è proporzionale a jxBz e 𝑅𝐻 = = 𝑛𝑞 è detto coefficiente di Hall.
𝑗𝐵
Una volta determinato il valore di questo coefficiente per un conduttore è possibile utilizzare
l’effetto Hall per misurare il campo magnetico B.
Se confronto campo uniforme e non noto che il campo uniforme ha solo la componente Bz mentre
quello non uniforme ha anche una componente radiale Br negativa per z > 0 e positiva per z < 0.
Nel campo uniforme una particella che ha velocità iniziale con componente vz nulla segue una
traiettoria circolare, mentre una particella che ha componente vz non nulla segue una traiettoria
elicoidale.
Considerando 𝐹⃗ = 𝑞𝑣⃗ × 𝐵 ⃗⃗ = 𝑞𝑣⃗ × 𝐵𝑘̂ + 𝑞𝑣⃗ × 𝐵𝑟 𝑟̂ :
Anche nel campo non uniforme la componente B produce un’accelerazione centripeta che dà luogo
a un moto circolare o elicoidale: il passo e il raggio crescono se la particella si avvicina al piano z =
0 e decrescono se si allontana.
L’ultimo termine produce una forza diretta lungo l’asse z che ha versi opposti ai due lati del piano z
= 0. Si può quindi avere una situazione in cui la forza Fz produce un effetto analogo a quello di una
forza elastica: al moto circolare si sovrappone un moto oscillatorio attorno all’asse z.
𝐼𝑑𝑙 = 𝐼𝑑𝑥
1/2
sin 𝜃 = sin(𝜋 − 𝜃) = 𝑅/(𝑥2 + 𝑅2 )
Quindi
𝜇0 𝐼𝑑𝑥𝑠𝑖𝑛𝜃 𝜇0 𝐼𝑅𝑑𝑥
𝑑𝐵 = 2 2
=
4𝜋 𝑥 + 𝑅 4𝜋 (𝑥 + 𝑅2 )3/2
2
La direzione di B nel punto P è perpendicolare al piano della pagina ed uscente da esso; l’intensità è
data da
𝜇0 +∞ 𝐼𝑅 𝜇0 𝐼𝑅 2 𝜇0 𝐼
𝐵 = ∫ 𝑑𝐵 = ∫ 𝑑𝑥 → 𝐵 = → 𝐵 =
4𝜋 −∞ (𝑥 2 + 𝑅2 )3/2 4𝜋 𝑅2 2𝜋𝑅
La direzione del campo in un punto è perpendicolare al piano che contiene il filo ed il punto, in
accordo con la regola della mano destra.
Le linee di forza che rappresentano il campo magnetico in un piano perpendicolare al filo sono
circolari con centro sull’asse del filo, racchiudono il filo e sono chiuse su se stesse.
La direzione del campo magnetico è tangente alle linee di forza del campo.
65) Enunciare la
legge di Ampere per
campi magnetici
statici nella sua
forma integrale.
La LEGGE DI AMPERE permette una
relazione tra un campo magnetico e
una corrente concatenata con un
percorso chiuso. Se indico con dr uno
spostamento infinitesimo lungo il
percorso chiuso; formiamo il prodotto scalare dello spostamento dr per il campo di induzione
magnetica B in un punto del percorso; integro questi due contributi lungo la circonferenza
formando l’integrale di linea (o circuitazione) di B lungo un percorso chiuso:
⃗⃗ ∙ 𝑑𝑟⃗
∮𝐵
Se consideriamo un caso semplice di percorso circolare B e dr sono paralleli in ogni punto del
percorso circolare e quindi il prodotto scalare si riduce al prodotto dei moduli.
Inoltre l’intensità del campo magnetico ha il medesimo valore in ogni punto della circonferenza,
perciò B può essere portato fuori dal segno di integrale, quindi:
⃗⃗ ∙ 𝑑𝑟⃗ = ∮ 𝐵𝑑𝑟 = 𝐵 ∮ 𝑑𝑟 = 𝐵 (2𝜋𝑅)
∮𝐵
Dove l’integrale di dr lungo la circonferenza è la lunghezza stessa.
Sapendo che:
𝐵(2𝜋𝑅) = 𝜇𝑜 𝐼
⃗⃗ ∙ 𝑑𝑟⃗ = 𝜇𝑜 𝐼
∮𝐵
Dato il percorso chiuso rappresentato dalla curva 𝛾 consideriamo una superficie 𝑆𝛾 che abbia tale
curva come perimetro, allora solo le correnti che attraversano 𝑆𝛾 sono concatenate con 𝛾. In altri
termini
𝐼𝑐𝑜𝑛𝑐 = ∬ 𝑗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗
𝑆𝛾
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Per cui la legge di Ampere può essere scritta come
⃗⃗ ∙ 𝑑𝑟⃗ = 𝜇0 ∬ 𝑗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗
∮𝐵
𝛾 𝑆𝛾
66) Enunciare la legge di Ampere per campi magnetici statici nella sua
forma locale.
Se consideriamo un rettangolo di lati dx e dy paralleli ai rispettivi assi, costruito intorno al punto P,
la componente z del rotore è data da:
∮𝑟𝑒𝑡𝑡𝑎𝑛𝑔𝑜𝑙𝑜 𝐵⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗
(𝑟𝑜𝑡𝐵 ⃗⃗) = lim
𝑧 𝑑𝑠→0 𝑑𝑆
Ma
∮ ⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗ = 𝜇0 𝑑𝐼𝑐𝑜𝑛𝑐 = 𝜇0 𝑗⃗ ∙ 𝑛̂𝑑𝑆 = 𝜇0 𝑗𝑧 𝑑𝑆
𝐵
𝑟𝑒𝑡𝑡𝑎𝑛𝑔𝑜𝑙𝑜
Dove si è utilizzata la legge di Ampere quindi si è espressa la corrente tramite il vettore densità di
corrente e infine si è tenuto conto che un versore ortogonale al piano xy è parallelo all’asse z.
pertanto (𝑟𝑜𝑡𝐵 ⃗⃗) = 𝜇0 𝑗𝑧 e, ripetendo il ragionamento con rettangoli nei piani yz e zx, ricaviamo:
𝑧
⃗⃗ = 𝜇0 𝑗⃗
𝑟𝑜𝑡𝐵
67) Enunciare e commentare la legge di Ampere modificata in forma
integrale
La legge di Ampere modificata tiene conto della corrente di spostamento:
Considero un condensatore:
𝜎 𝑄
𝐸= =
𝜀0 𝜀0 𝐴
𝜙𝐸 = 𝐸𝐴
Ma dalla legge di Gauss per E si ha che
𝑄 = 𝜀0 𝐸𝐴 = 𝜀0 𝜙𝐸
Considerando la derivata temporale si ottiene la corrente di spostamento:
𝑑𝜙
𝐼𝑆 = 𝜀0 𝑑𝑡𝐸
La legge di Ampere diventa:
𝑑
∮ 𝐵⃗⃗ ∙ 𝑑𝑟⃗ = 𝜇0 [∬ 𝑗⃗ ∙ 𝑑𝑠⃗ + 𝜀0 ∬ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑠⃗]
𝛾 𝑠𝑥 𝑑𝑡 𝑠𝑥
71) Quanto vale la forza magnetica fra due fili rettilinei percorsi da
corrente?
Se considero due lunghi fili paralleli percorsi dalle correnti I 1 e I2 e separati da una distanza R.
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La forza magnetica che si esercita su un segmento di uno dei fili può essere considerata come un
effetto del campo magnetico prodotto dalla corrente che fluisce nell’altro filo.
⃗⃗ il campo di induzione magnetica prodotto dalla corrente I2 nella posizione del filo percorso da
Sia 𝐵
corrente I1:
𝜇0 𝐼2
𝐵2 =
2𝜋𝑅
⃗ ⃗
𝐹 = 𝐼1 𝑙 × 𝐵⃗⃗2
DIFFERENZIALE:
Abbiamo visto dalla legge di Gauss per il campo elettrico che il flusso del campo elettrico dipende
dalla carica presente sulla superficie chiusa, mentre il flusso del campo magnetico è nullo. Quindi
non esiste un analogo magnetico della carica elettrica, e se esistesse, avrebbe la forma di un
monopolo magnetico (non ci sono conferme sperimentali). Poiché non esiste una grandezza fisica
che svolga il ruolo svolto dalla carica per il campo 𝐸⃗⃗ , possiamo scrivere
⃗⃗ = 0
𝑑𝑖𝑣𝐵
Utilizzando la definizione dell’operatore divergenza. Anche questa è una delle equazioni di
Maxwell.
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Si noti che la fem autoindotta dipende dalla rapidità di variazione dell’intensità di corrente ed
il segno negativo determina il senso della fem indotta conformemente alla legge di Lenz, il senso
della fem autoindotta è opposto a quello della corrente che aumenta.
Per una bobina come un lungo solenoide, nel quale il flusso Φ𝐵 concatenato con ciascuna spira è
sostanzialmente lo stesso, la fem autoindotta in ciascuna delle spire è uguale.
La fem indotta in una bobina con N spire è:
𝑁𝑑Φ𝐵 𝐿𝑑𝑖
ℰ𝐿 = − =−
𝑑𝑡 𝑑𝑡
𝑁Φ𝐵 = 𝐿𝑖
Sapendo che per un solenoide:
𝐵 = 𝜇0 𝑛𝑖
Il flusso concatenato con ciascuna spira che forma il solenoide è
⃗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗ = 𝐵𝑆 = 𝜇0 𝑛𝑖𝑆
Φ𝐵 = ∫ 𝐵
Quindi
Φ𝐵 = 𝜇0 𝑛𝑖𝑆
{ → 𝑁 = Φ𝐵 = (𝑛𝐿)( 𝜇0 𝑛𝑖𝑆) → 𝐿 = 𝜇0 𝑛2 𝑆𝑙
𝑁 = 𝑛𝐿
𝑉𝑠 𝑁𝑠
=
𝑉𝑝 𝑁𝑝
Nel caso ideale→ posso eguagliare la potenza del primario a quella del secondario per la
conservazione dell’energia:
𝑃𝑝= 𝑃𝑠 = 𝑖𝑠 𝑉𝑠 = 𝑖𝑝 𝑉𝑝
𝑖𝑠 𝑁𝑝
=
𝑖𝑝 𝑁𝑠
2 tipi di trasformatori:
• trasformatore in salita→ Vs > Vp
is < ip
• trasformatore in discesa → Vs < Vp
𝐵
B\\Bo → 𝜇𝑟 = = 𝑝𝑒𝑟𝑚𝑒𝑎𝑏𝑖𝑙𝑖𝑡à 𝑚𝑎𝑔𝑛𝑒𝑡𝑖𝑐𝑎 𝑟𝑒𝑙𝑎𝑡𝑖𝑣𝑎
𝐵0
∑𝑚⃗⃗⃗𝑖
⃗⃗⃗ =
𝑀
∆𝑉
⃗⃗⃗𝑖 è il momento magnetico di una molecola, mentre ∑ 𝑚
𝑐𝑜𝑛 𝑚 ⃗⃗⃗𝑖 è il momento magnetico di tutte le
molecole del volumetto:
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Le sostanze in base all’interazione dei momenti magnetici 𝑚 ⃗⃗⃗𝑖 degli atomi con un campo B esterno
si classificano in:
1. SOSTANZE DIAMAGNETICHE 𝐵 ⃗⃗ ≤ 𝐵 ⃗⃗0 , 𝜇𝑟 ≅ 1
𝑚⃗⃗⃗𝑖 =0 → possono acquistarne uno indotto se sono immerse in un campo magnetico
esterno.
2. SOSTANZE PARAMAGNETICHE 𝐵 ⃗⃗ ≥ 𝐵 ⃗⃗0 , 𝜇𝑟 ≥ 1
𝑚⃗⃗⃗𝑖 0 →senza B esterno i momenti magnetici sono orientati in maniera casuale
→ con B esterno i momenti magnetici si orientano secondo il campo
Btot=B0+BM
dove:
B0 è generato dalla corrente del conduttore
BM è generato dalla magnetizzazione del materiale→ BM=𝜇0 𝑀
Btot=B0+BM=B0 𝜇𝑟
3. SOSTANZE FERROMAGNETICHE 𝐵 ⃗⃗ ≫ 𝐵 ⃗⃗0 , 𝜇𝑟 𝑛𝑜𝑛 è 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒
Vi è una forte interazione di momenti magnetici tra atomi vicini che li mantiene
allineati anche quando il campo viene rimosso
Per un materiale:
• Paramagnetico:
o M, H, B sono \\ ed equiversi → 𝜇 > 𝜇0 .
• Diamagnetico:
o M e B sono opposte
o H \\ B
o H e M hanno direzioni opposte →𝜇 < 𝜇0
• Ferromagnetico: la relazione tra M, H e B non è lineare e 𝜇 non assume un valore unico,
ma è una funzione il cui andamento dipende:
o dal campo esterno magnetizzante 𝐵 ⃗⃗0,
o dalla natura del materiale
o dal trattamento subito in precedenza dal campione
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83) Curva di isteresi, campo coercitivo, campo residuo, campo di
saturazione.
• Indica la caratteristica di un materiale di reagire in ritardo alle modifiche del suo stato rispetto
a quello precedente
• Usato per descrivere le caratteristiche di un materiale ferromagnetico→ il campo B a cui sono
sottoposte genera una sorta di “memorizzazione” poiché se tolgo il campo B le sostanze rimangono
magnetizzate.
• Rende possibile “smagnetizzare” il materiale ferromagnetico per riportarlo nelle condizioni iniziali:
H=0; B=0; M=0
PUNTO 1: aumento I e B → la curva (curva di prima magnetizzazione) cresce fino a B=cost (punto
di saturazione) → campo di saturazione
I; B
I ; B cost
PUNTO 3: per riportare il materiale nella situazione inziale con B=0→ inverto il senso di I e
produco B di segno opposto → campo coercitivo→ la coercitività è l’intensità del campo B
inverso che devo applicare al materiale per annullare la sua magnetizzazione dopo che questa ha
raggiunto la saturazione
I → -B
PUNTO 4: aumento I che circola in senso opposto→ porto il materiale a saturazione magnetica
opposta
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PUNTO 5: se spengo I il materiale rimane magnetizzato in senso negativo → faccio scorrere I nel
verso iniziale per chiudere la curva
1 2
𝐵2
𝑈 = (𝜇0 𝑛 𝑆𝑙)( 2 2 )
2 𝜇0 𝑛
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1 𝐵2
𝑈𝐵 =
2 𝜇0
CIRCUITI
86) Scrivere l’equazione del circuito RL e ricavarne la costante
temporale 𝜏𝑅𝐿
Un circuito RL contiene una resistenza ed un’induttanza in serie.
𝑑𝑖
Nell’induttanza c’è una fem autoindotta ℰ𝐿 = −𝐿 il cui senso è opposto a quello della corrente
𝑑𝑡
crescente→ tale opposizione all’incremento impedisce a quest’ultima di aumentare bruscamente→
l’effetto complessivo dell’induttanza è di attenuare gli andamenti estremi permettendo alla
corrente di variare, ma non troppo bruscamente.
Risulta
(𝑉𝑏 − 𝑉𝑎 ) + (𝑉𝑐 − 𝑉𝑏 ) + (𝑉𝑎 − 𝑉𝑐 ) = 0
𝑑𝑖
ℰ0 − 𝐿 − 𝑅𝑖 = 0
𝑑𝑡
𝑑𝑖
𝐿 + 𝑅𝑖 = ℰ0
{ 𝑑𝑡
𝑖 (0) = 0
𝑑𝑖 𝑅 ℰ0 𝑅
= − 𝑑𝑡 → ln (𝑖 − ) = − 𝑡 + 𝑙𝑛𝐾
𝑖 − ℰ0 /𝑅 𝐿 𝑅 𝐿
ℰ
𝑐𝑜𝑛 𝐾 = −
𝑅
Introducendo un parametro temporale caratteristico che prende il nome di costante induttiva
𝜏𝐿 = 𝐿/𝑅
𝑡
ℰ0 −
𝑖 (𝑡 ) = (1 − 𝑒 𝜏𝐿 )
𝑅
E che
𝑖(0) = 𝑖0 → 𝑖(0) = 𝐾 →→ 𝐾 = 𝑖0 e l’equazione diventa:
𝑡
−
𝑖 ( 𝑡 ) = 𝑖0 𝑒 𝜏 𝐿
Se con la batteria la corrente aumenta verso il valore asintotico ℰ0 ⁄𝑅, appena togliamo la corrente
decresce esponenzialmente da i0 a 0.
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L’energia potenziale dei portatori di carica varia quando i portatori si muovono in un elemento di
circuito in cui c’è una differenza di potenziale.
Quando in un’induttanza varia l’intensità di corrente si verifica una trasformazione dell’energia: tra
gli estremi dell’induttanza, infatti, si genera una fem autoindotta V=Ldi/dt e la potenza assorbita in
questa trasformazione è P=iV=i(Ldi/dt) ossia
𝑑𝑖
𝑃 = 𝐿𝑖
𝑑𝑡
Dal momento che i portatori di carica possono sia perdere che acquistare energia potenziale a causa
dell’induttanza, deve esserci dell’energia immagazzinata nell’induttanza.
→ l’energia che non viene immagazzinata, non è recuperabile, nella resistenza di un circuito.
La quantità di energia immagazzinata in un’induttanza percorsa da una corrente i dipende
dall’intensità della corrente:
𝑑𝑈 𝑑𝑖
= 𝑃 = 𝐿𝑖
𝑑𝑡 𝑑𝑡
𝑑𝑖
𝑑𝑈 = 𝑃𝑑𝑡 = 𝐿𝑖 𝑑𝑡
𝑑𝑡
𝑑𝑈 = 𝐿𝑖𝑑𝑖
1
𝑈 = 𝐿𝑖 2
2
U=0 quando I=0.
L’energia immagazzinata in un’induttanza è un caso particolare dell’energia immagazzinata nel
campo magnetico.
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92) Dare l’equazione e la soluzione del circuito puramente capacitivo
in corrente alternata.
Dalla legge delle maglie troviamo:
𝑞
𝑉𝑚 sin(𝜔𝑡) =
𝐶
Per determinare la corrente sfrutto:
𝑑𝑞 1
𝑖= = 𝜔𝐶𝑉𝑚 cos(𝜔𝑡) = 𝐼𝑚 𝑠𝑖𝑛 [𝜔𝑡 + 𝑢⃗⃗]
𝑑𝑡 2
Dove:
𝑉𝑚 𝑉𝑚
• 𝐼𝑚 = 𝜔𝐶𝑉𝑚 = 1 per analogia con 𝐼𝑚 = →
⁄𝜔𝐶 𝑅
𝑉𝑚
𝐼𝑚 = 𝑋𝑐
• 𝑋𝑐 = 1⁄𝜔𝐶 è la reattanza capacitiva.
Dal diagramma dei fasori si nota che la tensione è in ritardo rispetto alla corrente di 90°.
Risulta
𝑉𝑅𝑚 = 𝐼𝑚 𝑅
𝑉𝐶𝑚 = 𝐼𝑚 𝑋𝐶
𝑉𝐿𝑚 = 𝐼𝑚 𝑋𝐿
→ 𝑉𝐿 + 𝑉𝑅 + 𝑉𝑐 = 𝑉 𝑠𝑜𝑚𝑚𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑡𝑒𝑛𝑠𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑖𝑠𝑡𝑎𝑛𝑡𝑎𝑛𝑒𝑒 )
(
⃗⃗⃗⃗
𝑉𝐿 + ⃗⃗⃗⃗⃗
𝑉𝑅 + ⃗⃗⃗⃗ ⃗⃗
𝑉𝑐 = 𝑉
Siccome ⃗⃗⃗⃗
𝑉𝐿 e ⃗⃗⃗⃗
𝑉𝑐 giacciono sempre sulla stessa retta con direzioni opposte→ posso combinarele in
un unico fasore (𝑉 ⃗⃗⃗⃗𝐿 + ⃗⃗⃗⃗
𝑉𝑐 )
V costituisce l’ipotenusa di un triangolo rettangolo i cui cateti sono ⃗⃗⃗⃗⃗ ⃗⃗⃗⃗𝐿 + ⃗⃗⃗⃗
𝑉𝑅 e (𝑉 𝑉𝑐 )→per il teorema
di Pitagora:
2
𝑉𝑚2 = 𝑉𝑅𝑚 +(𝑉𝐶𝑚 − 𝑉𝐿𝑚 )2
𝑉𝑚
Si introduce quindi, l’impedenza 𝑍 = → 𝑍 = √𝑅2 + (𝑋𝐶 − 𝑋𝐿 )2
𝐼𝑚
Poiché il fasore I \\ VR, la differenza di fase risulta:
𝑉𝐶𝑚 − 𝑉𝐿𝑚 𝑋𝐶 − 𝑋𝐿
𝑡𝑎𝑛𝜑 = → 𝑡𝑎𝑛𝜑 =
𝑉𝑅𝑚 𝑅
𝑉𝐶𝑚 − 𝑉𝐿𝑚 𝑋𝐶 − 𝑋𝐿
𝑡𝑎𝑛𝜑 = → 𝑡𝑎𝑛𝜑 =
𝑉𝑅𝑚 𝑅
Se:
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• Xc > XL →tensione in ritardo di 1⁄2 𝜋𝑟𝑎𝑑 rispetto ad I perché la tensione ai capi di un elemento
capacitivo è in ritardo di 1⁄2 𝜋𝑟𝑎𝑑 rispetto alla corrente
• XL > Xc→ in anticipo di 1⁄2 𝜋𝑟𝑎𝑑 rispetto ad I perché la tensione ai capi di un elemento induttivo
è in anticipo di 1⁄2 𝜋𝑟𝑎𝑑 rispetto alla corrente
𝐿
𝑄 = 𝜔0
𝑅
Per un circuito RLC in serie:
1 𝐿 1 𝐿
𝑄= = √
√𝐿𝐶 𝑅 𝑅 𝐶
Per un circuito RLC in \\:
𝐶
𝑄 = 𝑅√
𝐿
Un fattore di merito:
• basso (Q→0) ha una risposta in frequenza molto “piatta”→la potenza assorbita è elevata per molte
frequenze
• elevato (Q→ ) è molto “selettivo”→anche piccoli spostamenti della frequenza di risonanza
comportano una grande riduzione della potenza assorbita
∯ ⃗⃗ ∙ 𝑑𝑠⃗ = 0
𝐵
sup 𝑐ℎ𝑖𝑢𝑠𝑎
3) La LEGGE DI FARADAY afferma che la circuitazione del campo elettrico è proporzionale alla
derivata temporale del flusso magnetico attraverso una delle infinite superfici che hanno tale linea
come bordo.
𝑑
∮ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑠⃗ = − ⃗⃗ ∙ 𝑑𝑠⃗
∯𝐵
𝑑𝑡
𝑏𝑜𝑟𝑑𝑜 𝑑𝑖 𝑆 sup 𝑠
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4) La LEGGE DI AMPERE MODIFICATA per tener conto della corrente di scostamento, afferma
che la circuitazione del campo di induzione magnetica è proporzionale alla somma di due termini: il
primo contiene la corrente totale che attraversa una superficie concatenata con la curva chiusa, il
secondo contiene la derivata temporale del flusso del campo elettrico attraverso una superficie
delimitata dalla curva considerata:
𝑑
∮ ⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗ = 𝜇0 [ ∭ 𝑠⃗ ∙ 𝑑𝑠⃗ + 𝜀0
𝐵 ∬ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑠⃗]
𝑑𝑡
𝑏𝑜𝑟𝑑𝑜 𝑑𝑖 𝑆 sup 𝑑𝑖 𝑠 sup 𝑑𝑖 𝑠
2) LEGGE DI GAUSS x B:
⃗⃗ = 0
𝑑𝑖𝑣𝐵
3) LEGGE DI FARADAY:
Il campo elettrico indotto a differenza del campo elettrostatico, non è conservativo.
Infatti risulta che la corrente indotta deve essere determinata da una forza 𝐹⃗ che agisce su ogni
portatore di carica e che ha una componente tangente alla spira.
Tale forza è:
𝐹⃗ = 𝑞𝐸⃗⃗
La fem indotta è interpretabile come il lavoro per unità di carica compiuto da questa forza elettrica
su un portatore mentre esso percorre un giro lungo la spira, quindi:
𝑊 𝐹⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗
ℰ= =∮ = ∮ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗
𝑞 𝑞
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ℰ = ∮ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗
Il campo elettrico non conservativo è generato da un campo magnetico variabile:
𝑑Φ𝐵 𝑑
∮ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗ = − → ∮ ∮ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗ = − ∬ 𝐵 ⃗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗
𝑑𝑡 𝛾 𝑑𝑡 𝑆𝛾
Quindi
𝑑 𝜕𝐵 𝜕𝐵⃗⃗
∮ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑙⃗ = − ∬ 𝐵 ⃗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗ = − 𝑧 𝑑𝑠 → 𝑟𝑜𝑡𝐸⃗⃗ = −
𝑟 𝑑𝑡 𝑆𝛾 𝜕𝑡 𝜕𝑡
𝑑 𝜕𝐸⃗⃗ 𝜕𝐸⃗⃗
∬ 𝑗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗ + 𝜀0 ∬ 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗ = ∬ 𝑗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗ + ∬ 𝜀0 𝐸⃗⃗ ∙ 𝑑𝑆⃗ = ∬(𝑗⃗ + 𝜀0 ) ∙ 𝑑𝑆⃗
𝑑𝑡 𝜕𝑡 𝜕𝑡
𝑆𝛾 𝑆𝛾 𝑆𝛾 𝑆𝛾 𝑆𝛾
Questa espressione ci dice che un campo elettrico variabile nel tempo produce effetti analoghi a
quelli di un insieme di cariche in moto.
Sommando la densità di corrente di spostamento:
𝜕𝐸⃗⃗
𝑗⃗𝑠 = 𝜀0
𝜕𝑡
𝜕𝐸⃗⃗
⃗⃗ = 𝜇0 𝑗⃗ → 𝑟𝑜𝑡𝐵
𝑟𝑜𝑡𝐵 ⃗⃗ = 𝜇0 (𝑗⃗ + 𝜀0 )
𝜕𝑡
ONDE
104) Ricavare l'equazione di un'onda piana dalla propagazione della
forma d'onda
𝜕 2 𝑓𝑝
= 𝑓𝑝′′ (𝑥 − 𝑣𝑡)
𝜕𝑥 2
𝜕 2 𝑓𝑝
= +𝑣 2 𝑓𝑝′′ (𝑥 − 𝑣𝑡)
𝜕𝑡 2
𝜕 2𝑓 1 𝜕2𝑓
− 𝑣 2 𝜕𝑡 2 = 0 → eq delle onde piane
𝜕𝑥 2
Qualsiasi soluzione di questa equazione è la somma di un’onda progressiva e un’onda regressiva
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107) Discutere in che modo si propaga nel vuoto un campo
elettromagnetico secondo le equazioni di Maxwell
Grazie alle eq di Maxwell è possibile studiare il campo elettromagnetico:
• in una certa regione dello spazio
• in un certo intervallo di tempo lontani dalle cariche\ correnti elettriche che lo hanno generato e
indipendentemente da esse.
Le eq delle onde elettromagnetiche nel vuoto sono:
𝜕 2 𝐸𝑦 1 𝜕 2 𝐸𝑦
− =0
𝜕𝑥 2 𝑐 2 𝜕𝑡 2
𝜕 2 𝐸𝑧 1 𝜕 2 𝐸𝑧
− =0
𝜕𝑥 2 𝑐 2 𝜕𝑡 2
𝜕 2 𝐵𝑦 1 𝜕 2 𝐵𝑦
− =0
𝜕𝑥 2 𝑐 2 𝜕𝑡 2
𝜕 2 𝐵𝑧 1 𝜕 2 𝐵𝑧
− =0
𝜕𝑥 2 𝑐 2 𝜕𝑡 2
1
Con c: velocità delle onde elettromagnetiche nel vuoto→ c= 𝜖𝜇
√
→Risulta dunque che in assenza di sorgenti il campo elettromagnetico può esistere sotto forma
di onde elettromagnetiche.
108) Ricavare l'equazione delle onde elettromagnetiche piane lungo un
asse dalle equazioni di Maxwell nel vuoto
In assenza di sorgenti le eq di Maxwell sono:
𝑑𝑖𝑣𝐸 = 0
𝑑𝑖𝑣𝐵 = 0
𝜕𝐵
𝑟𝑜𝑡 𝐸 = −
𝜕𝑡
𝜕𝐸
𝑟𝑜𝑡𝐵 = 𝜀𝜇
𝜕𝑡
Per semplificarle assumiamo che i campi dipendano solo dalla x→ le derivate di y,z=0 e per
ottenere un’ eq che contenga solo il campo le eq di Maxwell diventano:
𝜕𝐸𝑥
=0
𝜕𝑥
𝜕𝐵𝑥
=0
𝜕𝑥
𝜕𝐸𝑥 𝜕𝐵
= − 𝜕𝑡𝑧 → considero solo la derivata rispetto alla x
𝜕𝑥
𝜕𝐵𝑧 𝜕𝐸𝑦
− = 𝜀𝜇 → considero solo la derivata rispetto al tempo
𝜕𝑡 𝜕𝑡
𝜕 2 𝐸𝑦 𝜕 2 𝐵𝑧
= −
𝜕𝑥 2 𝜕𝑥𝜕𝑡
𝜕 2 𝐵𝑧 𝜕 2 𝐸𝑦
− = 𝜀𝜇 2
𝜕𝑥𝜕𝑡 𝜕 𝑡
𝜕 2 𝐸𝑦 1 𝜕 2 𝐸𝑦
= −
𝜕𝑥 2 𝑐 2 𝜕𝑡 2
1
Con c= 𝜖𝜇 → velocità delle onde elettromagnetiche nel vuoto
√
L’intensità di un’onda è:
𝐸2
𝑆 = 𝜀𝐸 2 𝑐 =
𝜇
√𝜀
Suppongo di costruire un vettore di intensità S diretto nella direzione di propagazione, detto vettore
di Poynting:
1
𝑆= 𝐸𝑥𝐵
𝜇
1
𝑆= 𝐸 𝐵 𝑠𝑖𝑛2 (𝑘𝑥 − 𝜔𝑡)
𝜇
1
𝑆(𝑚𝑒𝑑𝑖𝑎) = 𝐸𝐵
2𝜇
Attraverso le eq di Maxwell e E e j:
𝜕𝐸
∇𝑥𝐵 = 𝜇𝑗 + 𝜇𝜀
𝜕𝑡
1 𝜕𝐸
𝐸𝑗 = 𝐸 (∇𝑥𝐵) − 𝜀𝐸
𝜇 𝜕𝑡
Usando la relazione vettoriale generale valida per qualsiasi coppia di campi E e B:
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∇(𝐸𝑥𝐵) = 𝐵(∇xE) − E(∇xB)
𝜕𝐵
∇𝑥𝐸 = − 𝜕𝑡 → eq di Maxwell
𝜕𝐵
E(∇𝑥𝐵) = −∇(ExB) − B
𝜕𝑡
ottengo il TEOREMA DI POYNTING
1 1 𝜕𝐵 𝜕𝐸 𝜕 𝜀 1 2 1
𝐸𝑗 = − ∇(ExB) − 𝐵 − 𝜀𝐸 = − ( 𝐸2 + 𝐵 ) − ∇(ExB)
𝜇 𝜇 𝜕𝑡 𝜕𝑡 𝜕𝑡 2 2𝜇 𝜇
Per comprendere meglio esprimo il teorema in forma integrale attraverso il teorema della
divergenza:
∫ ∇(ExB)𝑑𝑉 = ∮(ExB) 𝑑𝑆
𝑉
𝑑𝑊
∫ 𝐸𝐽 𝑑𝑉 = con W: potenza trasferita dalle cariche
𝑑𝑡
𝑑 𝜀 1 2
∫ 𝐸𝐽 𝑑𝑉 = − ∫ 𝐸 2 + 𝐵 𝑑𝑉 − ∮(ExB) 𝑑𝑆
𝑑𝑡 2 2𝜇
La potenza ceduta alle cariche contenute nel volume V = diminuzione nell’unità di tempo
dell’energia elettromagnetica nel volume – energia elettromagnetica che fluisce attraverso la
superfice di contorno del volume V individuata dal flusso del vettore di Poynting
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