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1999/00
Corrente e resistenza
E' possibile immaginare la corrente come un flusso di palline (cariche) costrette a
passare all'interno di un tubo (conduttore). Ovviamente il tubo opporr una certa
resistenza al passaggio delle palline, questo implica che necessario fare un lavoro,
tale lavoro fornito dal campo elettrico. Dato il conduttore di figura di sezione s e di
lunghezza l
s
l
possibile intuire facilmente che tanto pi piccola la sezione e grande la lunghezza
del conduttore tanto pi le palline hanno difficolt ad attraversarlo, questo significa
che la resistenza che il conduttore offre al passaggio della corrente inversamente
proporzionale alla sezione e direttamente proporzionale alla lunghezza. Quanto detto
pu essere riassunto dalla seguente formula
R=
l
s
dove
prende il nome di resistivit, ed relativa al materiale di cui
composto il conduttore, pertanto dipende esclusivamente dalle sue caratteristiche
chimico fisiche.
Possiamo concludere quindi dicendo che la corrente rappresenta la quantit di carica
che fluisce nell'unit di tempo attraverso una sezione del conduttore, cio i = dq .
dt
conduttore non pu che essere un campo elettrico. Dal concetto di campo elettrico
scaturisce il concetto di differenza di potenziale (d.d.p.)
A
Caratteristica esterna
I
Si dice che il bipolo (resistenza) lineare se la caratteristica esterna del sistema la
linea rossa di figura, pertanto affinch un bipolo sia lineare necessario che come
caratteristica esterna abbia una retta, inoltre tale retta deve essere passante per
l'origine il che vuol dire che per tensione nulla la corrente deve essere nulla, per
quello detto il bipolo la cui caratteristica esterna la linea blu di figura non lineare,
un altro esempio di bipolo non lineare quello la cui caratteristica la linea verde.
Per quello detto la funzione che rappresenta la caratteristica esterna di un bipolo
lineare non pu che essere l'equazione di una retta passante per l'origine
V = RI
supponendo che sia attraversata dalla corrente nel verso indicato, la d.d.p. tra il punto
A e il punto B V AB = RI , mentre la d.d.p. tra il punto B e il punto A V BA = RI . Da
quanto detto possiamo concludere dicendo che la legge di Ohm
V = RI
dove il segno pi si usa quando il bipolo percorso nel senso della corrente, mentre il
segno meno quando viene percorso in senso opposto.
Infine possibile una distinsione tra bipoli tempo invarianti e tempo varianti. Per
bipolo tempo invariante s'intende un bipolo la cui caratteristica esterna non varia nel
tempo, inoltre un bipolo tempo invariante pu o non pu essere lineare. Per capire
meglio il concetto facciamo un esempio di bipolo tempo variante lineare
V
t1
t2
t3
I
le linee rappresentano la caratteristica esterna del bipolo in tre istanti differenti.
Generatori
Come stato gi detto i generatori, fanno parte dei cosiddetti bipoli attivi, ovvero dei
bipoli che generalmente sono in grado di generare potenza o erogare tensione. E'
possibile fare una prima classificazione, infatti principalmente i generatori possono
essere di tensione o di corrente. Ancora i generatori di tensione o di corrente possono
essere ideali o reali. Un generatore ideale quando non ha alcuna resistenza interna,
in altre parole non ha auto consumi. Osservando le caratteristiche esterne qui riportate
possibile notare qual la differenza sostanziale tra generatore di tensione ideale e
reale
V
V
I
ideale
I
reale
pertanto evidente che un generatore di tensione ideale fornisce una d.d.p. costante
indipendentemente dalla corrente che lo attraversa, questo dovuto al fatto che al suo
interno non vi alcuna resistenza e quindi alcuna caduta di tensione. Al contrario in
quello reale la caduta di tensione tanto pi elevata quanto pi intensa la corrente
che lo attraversa (per la legge di Ohm). E' possibile quindi concludere che un
generatore reale di tensione non un bipolo lineare, ma importante precisare che un
3
ideale
reale
a differenza del generatore di tensione reale in cui la resistenza interna del dispositivo
risulta in serie, questa volta in parallelo al generatore stesso, da ci ne segue che un
generatore di corrente ideale quando ha resistenza interna infinita, infatti in tale
situazione la corrente erogata coincide con quella che attraversa il carico. Cosa che
non avviene come possibile notare dalla caratteristica esterna se la resistenza ha un
valore finito (generatore di corrente reale).
Infine un generatore di tensione o corrente si dice dipendente se la grandezza che
esso fornisce dipende da qualche parametro, indipendente altrimenti. Per capire
meglio il concetto, quel dispositivo che viene erroneamente chiamato "dinamo" di cui
sono fornite le biciclette, un generatore dipendente, in quanto la tensione da esso
generata dipende dalla velocit con cui gira la ruota.
La simbologia generalmente usata per i generatori la seguente
generatore di tensione
generatore di corrente
generatore dipendente
fig.2
I
I
E
nella fig.2 la corrente uscente dalla scatola, il che significa che vi una f.e.m. pi
elevata di E che si oppone, per questo prende il nome di forza contro elettromotrice
(f.c.e.m.). Ricordando la conclusione a cui siamo arrivati prima e la legge di Ohm,
per il circuito di fig.1 possibile scrivere V AB E = RI , con lo stesso ragionamento
per quello di fig.2 V AB E = + RI . Pertanto possibile concludere che in generale
V E = RI
questa prende il nome di legge di Ohm generalizzata, e per quello detto il segno pi al
primo membro va usato se la f.e.m. ha verso concorde a quello di percorrenza, allo
stesso modo al secondo membro se la corrente ad avere verso concorde a quello di
percorrenza.
Leggi di Kirchhoff
Vediamo adesso due delle leggi che stanno alla base dello studio dei circuiti. Prima di
far ci necessario dare qualche definizione. Per nodo s'intende un punto in cui
convergono tre o pi rami, pertanto il ramo il tratto di circuito che unisce due nodi,
per maglia s'intende invece un qualsiasi percorso chiuso costituito da lati del circuito,
una f.e.m. si dice interna ad una maglia se nasce a causa di qualche fenomeno interno
alla maglia stessa. Per lo studio dei circuiti elettrici utile far uso dei cosiddetti grafi,
per grafo s'intende quella schematizzazione del circuito ottenuta sostituendo ogni
elemento con una linea alle cui estremit vengono disegnati due nodi, come
nell'esempio qui di seguito
La prima legge di Kirchhoff o legge ai nodi dice che dato un circuito elettrico a
parametri concentrati, nell'ipotesi che in un nodo non vi sia n accumulo n
generazione di cariche la somma algebrica delle correnti entranti (o uscenti) nulla.
Il segno alle correnti viene attribuito in base alla convenzione scelta, in altre parole se
nella definizione si usa entranti andranno prese come positive le correnti entranti, se
invece si usa uscenti le correnti positive saranno quelle uscenti, nel caso di figura la
prima legge di Kicrchhoff dice quindi:
I1 + I2 - I3 = 0
- I1 - I2 + I3 = 0
I1
I2
(entranti)
(uscenti)
I3
come possibile notare in tale circuito non vi sono nodi e di conseguenza neanche
rami, infatti il circuito semplicemente una maglia, il primo passo da fare quello di
stabilire un verso di percorrenza in modo tale da poter stabilire qual il segno delle
f.e.m. e delle cadute di tensione con le convenzioni che sono gi state stabilite quando
si parlato della legge di Ohm generalizzata, detto questo possibile scrivere
l'equazione alla maglia in due modi
1) E1 + E2 = RI + R2 I + R3 I
2) E1 E2 = RI R2I R3I
dove la 1 sarebbe valida nel caso in cui si scegliesse come verso di percorrenza della
maglia quello orario, la 2 se si scegliesse quello antiorario, ovviamente anche in
questo caso dal punto di vista matematico le due equazioni sono del tutto equivalenti.
In generale risolvere un circuito significa trovare le correnti partendo dai valori delle
f.e.m. e delle resistenze. Pertanto se nel circuito sono presenti r rami le correnti
incognite sono r, e per trovarle necessario impostare un sistema di r equazione, con
la condizione che le equazioni siano indipendenti. Per far ci si usano le due leggi di
Kirchhoff, l'unico problema sta nel fatto che se in un circuito sono presenti n nodi
non possibile scrivere n equazioni ai nodi, in quanto una di esse sar combinazione
lineare delle altre, pertanto dalla prima legge di kirchhoff si possono scrivere soltanto
n-1 equazioni, le rimanenti r-(n-1) si possono ottenere dalla legge alle maglie usando
per molta cautela, nel senso che questa volta non possibile scegliere r-(n-1) maglie
a caso, ne tanto meno sempre possibile intuire con facilit quali sono quelle
indipendenti. A tal proposito esiste una regola chiamata regola del taglio, dato il
circuito di fig. 1, tale regola suggerisce
di scegliere una maglia qualsiasi,
scegliamo per esempio la maglia
ABEA, di scrivere l'equazione a tale
maglia e di tagliare un ramo qualsiasi
appartenente alla maglia stessa, per esempio potremmo decidere di tagliare il ramo
AB, fatto ci rimane il circuito di fig.2. Ripetendo il procedimento scegliendo per
esempio la maglia BCEB e tagliando il ramo BC, si ha il circuito di fig.3, ripetendo
ancora una volta il procedimento per la maglia ECDE si ottiene il circuito di fig.4 a
cui possibile applicare la legge alle maglie. Alla fine quindi sono state scritte
quattro equazioni indipendenti, essendo il numero di rami del circuito di partenza otto
(r = 8), il numero di nodi cinque (n = 5), con legge alle maglie necessario scrivere
quattro equazioni indipendenti (r-n+1), che sono proprio quelle che sono state
ottenute applicando la regola del taglio.
Composizione dei bipoli passivi
Cominciamo con qualche definizione. Un sistema equivalente ad un altro se ai fini
esterni presenta le stesse caratteristiche. Due bipoli sono in serie se sono percorsi
dalla stessa corrente e generalmente ai loro morsetti insiste una d.d.p. diversa. Due
bipoli si dicono in parallelo se ai loro morsetti insiste la stessa d.d.p. e generalmente
sono attraversati da correnti diverse.
Date due resistenze in serie vogliamo trovare un sistema equivalente, o per meglio
dire una resistenza equivalente. Pertanto per la definizione data di sistema
equivalente dobbiamo trovare la resistenza che sottoposta ad una determinata d.d.p.
deve essere attraversata dalla stessa corrente che attraverserebbe la serie se fosse
sottoposta alla stessa d.d.p., cio vogliamo
semplificare il circuito di fig.1 in quello di
fig.2. Come verso di percorrenza scegliamo
in entrambi i circuiti quello orario, pertanto
l'equazione alla maglia relativa al circuito di
fig.1 E = I ( R1 + R2 ) , a quello di fig.2 E = RI
Pertanto essendo la E e la I dei due circuiti
uguali non pu che essere R = R1 + R2 . In generale date N resistenze in serie si ha
Req =
N
i =1
Ri
E = R2 I 2
I = I1 + I 2
E=
I
1
1
+
R1 R 2
1
1
+
R1 R 2
Req =
1
N
i =1
Ri
R1 R2
RP
R23 =
R 2 R3
RP
R13 =
R1 R3
RP
R12 R13
RS
R2 =
R12 R23
RS
R3 =
R13 R23
RS
VR1 = R1 I
E
R1 + R2
I=
E
R1 + R2
pertanto
V AB = R P I
RP =
R1 R2
, dalle prime due segue R1 I 1 = R P I
R1 + R2
R2
I1 =
I
R1 + R2
da cui si ottiene
E1
+ I1
R1
V AB
=
R2
E2
+ I2
R2
V AB
1
1
+
=
R1 R2
E1
R1
E2
+ I1 + I 2
R2
E1
R1
E2
R2
1
R1
1
R2
1
R1
1
+
1
R2
V AB = E M + RM I
E1
R1
E2
R2
1
R1
1
R2
(f.e.m. di Millman)
RM =
1
R1
1
+
1
R2
(resistenza di Millman)
E1G1 + E 2 G 2 + E 3 G3
G1 + G 2 + G3
RM * =
1
G1 + G 2 + G3
il segno con il quale bisogna prendere le f.e.m. bisogna prima fissare il verso della
f.e.m. equivalente, fatto ci bisogna prendere con segno positivo le f.e.m. concordi e
negativo quelle discordi, ad esempio fissato come verso quello del generatore di fig.2
la f.e.m. equivalente al sistema di generatori illustrato in fig.3
eeq = e1 + e2 + e3 e4 + e5
11
cui connessa la rete sia un generatore di corrente come possibile notare in fig.1,
pertanto l'obiettivo quello di trovare la tensione sul generatore. Per far questo
possibile applicare il principio di sovrapposizione degli effetti, pertanto bisogna far
agire separatamente le cause, in fig.2 stato passivato il generatore e qundi agisce la
rete, in fig.3 viceversa stata passivata la rete e qundi agisce il generatore,
ricordiamo che per passivare una rete necessario sostituire i generatori di tensione
con un c.c., aprire i generatori di corrente, non toccare quelli controllati e porre le
condizioni iniziali a 0. Pertanto essendo No la rete passivata, i bipoli che la
compongono sono solo resistenze, inoltre possibile osservare che la sua resistenza
equivalente data dal rapporto tra un'ipotetica tensione applicata ai suoi morsetti e la
V AB ' ' = R AB J essendo per
corrente che circola in essa. Per il circuito di fig.2. si ha
il principio di sovrapposizione degli effetti V AB = V AB '+V AB ' ' e indicando Vab' con
Vab(0) in quanto tensione a vuoto, si ottiene
V AB = V AB (0) + R AB J
questa equazione non altro che la legge di Ohm generalizzata applicata al circuito di
fig.4. Questo significa che la rete N equivalente al
sistema di fig.5, cio equivalente ad un generatore di
tensione la cui f.e.m. pari alla tensione a vuoto
misurata ai morsetti della rete stessa una volta staccato
il carico, e la cui resistenza interna pari alla resistenza
vista ai morsetti della rete stessa dopo averla passivata.
Questo non altro che il principio del generatore equivalente di Thevenin.
Riconsideriamo la fig.1 sostituendo il generatore di corrente con una resistenza R,
applicando il principio del generatore equivalente di Thevenin si pu concludere che
il sistema descritto equivale al sistema di fig.6, per il quale la corrente vale
I=
E
R AB
si ottiene
I = Icc +
E
R AB
R AB
R AB + R
Vogliamo vedere adesso com' possibile con i principi visti trasformare un generatore
di tensione in un generatore di corrente e viceversa. A tal proposito consideriamo il
circuito di fig.6, per il principio del
generatore equivalente di Norton il
generatore di tensione e la relativa
resistenza in serie possono essere
sostituiti da un generatore di corrente con
in parallelo una resistenza, tale
generatore deve erogare una corrente pari alla corrente che fluirebbe se la R1 venisse
sostituita con un c.c., e la resistenza deve essere pari alla resistenza vista ai morsetti
del taglio una volta passivata la rete. Come immediato notare dalla fig.7, la corrente
di c.c. data dal rapporto tra la f.e.m. del generatore e la R, e la resistenza vista ai
morsetti del taglio una volta passivata la rete non altro che la R. In conclusione si
ottiene il circuito di fig.8 nel quale non ci sono generatori di tensione.
Viceversa dato il circuito di fig.8 sarebbe possile trasformarlo in quello di fig.6
mediante il teorema di Thevenin, pertanto se il generatore di c. erogasse la corrente J,
il generatore di t. erogherebbe la tensione JR.
Esercizi quaderno.
14
2) V AB = R2 I 2 + R5 I 5
3) V AB = R3 I 3 + R6 I 6
3V AB = 0
V AB = 0
pertanto possibile
concludere che nel caso in cui le stelle sono uguali ed equilibrate la condizione
sempre verificate e pertanto possibile procedere come detto sopra.
Equilibrate, ovvero che le resistenze componenti una singola stella siano uguali, in
questo caso la 4 diventa 3V AB = R' ( I 1 + I 2 + I 3 ) + R' ' ( I 4 + I 5 + I 6 ) anche in questo caso
possibile concludere che la condizione sempre verificata per gli stessi motivi visti
sopra.
Squilibrate, questo il caso pi generale poich siamo nellipotesi che le sei
resistenze siano tutte diverse, dividendo la 1 per R1 la 2 per R2 e la 3 per R3 si
ottiene
V AB
R
= I1 + 4 I 4
R1
R1
V AB
R
= I2 + 5 I5
R2
R2
V AB
R
= I3 + 6 I6
R3
R3
15
sommando si ha
V AB
R
R
R
1
1
1
+
+
= (I1 + I 2 + I 3 ) + 4 I 4 + 5 I 5 + 6 I 6
R1 R 2 R3
R1
R2
R3
per la
R 4 R5 R 6
=
=
R1 R2 R3
questa
rappresenta pertanto la condizione affinch, nel caso di stelle squilibrate, sia possibile
ridurre le due stelle di fig.1 ad una sola stella come descritto precedentemente.
Affinch tutto quello detto sia valido, comunque necessario che tra A e B non vi sia
interposto alcun generatore di tensione o di corrente.
Metodi sistematici
Per risolvere i circuiti esistono altri due metodi chiamati metodi sistematici, questi
sono, il metodo del potenziale ai nodi e quello delle correnti alle maglie. Cominciamo
con il primo. Consideriamo il circuito di fig.1, applichiamo la legge di kirchhoff ai
nodi 1 2 e 3:
1)
2)
3)
i1 =
ig 1 = i + i1 i 2
ig 2 = i i 2 + i3 + i5
ig 3
ig 2 = i 6 + i5
V14
V
V
V
V
V
, i 2 = 21 , i3 = 42 , i5 = 32 , i6 = 34 , i = 12
R1
R2
R3
R5
R6
R
e2
V14 = e1
e 4 = e1
V21 = e 2
e1
V42 = e3
V32 = e3
V34 = e3
e2
operando le sostituzioni nelle espressione ricavate sopra per il calcolo delle correnti si
ottiene
i1 =
e1
R1
i2 =
e2
R2
e1
R2
i3 =
e3
R3
i5 =
e3
R5
e2
R5
i6 =
e3
R6
i=
e1
R
e2
R
sostituendo i risultati ottenuti nelle equazioni ai nodi, con qualche semplice passaggio
possibile ottenere le seguenti equazioni:
1)
ig 1 = e1
1
1
1
+
+
+ e2
R R1 R2
1
1
+
R R2
16
2)
3)
1
1
+
R R2
ig 3 = e1
ig 3
ig 2 = e 2
+ e2
1
1
1
1
+
+
+
+ e3
R R 2 R3 R 5
1
R5
1
1
1
+ e3
+
R5
R5 R 6
possibile pensare di associare alle tre equazioni ottenute una forma matriciale del
tipo
ig 1
ig 3
ig 3 ig 2
1
1
1
+
+
R R1 R2
1
1
=
+
R R2
0
1
1
+
R R2
1
1
1
1
+
+
+
R R 2 R3 R5
1
R5
0
1
R5
1
1
+
R5 R 6
e1
e2
e3
17
ig 3
ig 2
gv 2 = i5
pertanto basta
sostituire alla terza riga della matrice delle conduttanze
g g G5 G5 .
Per quanto riguarda il secondo dei metodi sistematici, ovvero il metodo delle correnti
alle maglie, consideriamo il circuito di fig.3. Si
procede supponendo che in ogni maglia del
circuito circoli una corrente fittizia, nel caso in
esame sono state fissate le correnti Ia ed Ib. Fatto
ci possibile applicare la seconda legge di
Kirchhoff ad ognuna delle maglie, ottenendo:
ig 3
ig 2
ge 2 + ge1 = e3 G5
ig 3 ig 2 = e1 ( g ) + e 2 ( g G 5 ) + e3 G5
e2 G5
E1 = ( R1 + R3 ) I a + R4 ( I a + I b )
E1 = ( R1 + R3 + R4 ) I a + R4 I b
E 2 = ( R 2 + R5 ) I b + R 4 ( I a + I b )
E 2 = R 4 I a + ( R 2 + R 4 + R5 ) I b
R4
I
a
R1 + R3 + R4
Ib
termini sulla diagonale principale, ovvero i termini a ij con i = j , sono la somma delle
resistenze relative alla maglia i, mentre i termini a ij con i j sono la somma delle
resistenze in comune alla maglia i e j presa con segno positivo se le correnti di maglia
sono concordi, negativo altrimenti. Anche in questo caso la matrice simmetrica
purch nel circuito non siano presenti generatori controllati.
Campo elettrico e condensatori
Ricordiamo che dato un campo elettrico E , si definisce induzione elettrica la quantit
D = E , dove
rappresenta la costante dielettrica assoluta del materiale, ed legata
alla costante dielettrica del vuoto mediante la relazione = r 0 . Una conseguenza di
quanto detto che il campo dinduzione elettrica, a differenza del campo elettrico,
dipende dal materiale che si sta considerando, inoltre possibile scrivere la legge di
Gauss in due modi differenti, infatti si ha:
S
E n ds =
q
S
D n ds = q
q
. Vedremo adesso che mediante la legge di Gauss e la definizione di d.d.p.
V
possibile
determinare la capacit dei
condensatori comunemente usati, inoltre verr
fuori che la capacit dipende esclusivamente
dalle
caratteristiche
geometriche
del
condensatore ed eventualmente dal tipo di
materiale usato come dielettrico. Consideriamo
ad esempio il condensatore ad armature piane
poste ad una distanza l luna dallaltra illustrato in fig. 4, scegliendo come superficie
gaussiana un parallelepipedo contenente una delle armature, la legge di Gauss diventa
q
, dove S non altra che la superficie dellarmatura, ricordando la
S
l
l
q
ql
definizione di d.d.p. e integrando lungo una linea di campo si ha V = Edl =
dl =
S
S
0
0
q = DS
E=
q S
=
ql
S
l
.
Pertanto come avevamo accennato possibile notare che la capacit dipende
esclusivamente dalle caratteristiche geometriche e dal dielettrico, e ovvio pertanto
19
che per ottenere grosse capacit e piccoli ingombri conviene usare materiali con
unalta costante dielettrica relativa. E possibile seguire lo stesso procedimento per
determinare la capacit del condensatore ad armature sferiche la cui sezione
illustrata in fig.5. Questa volta conveniente scegliere come superficie gaussiana una
superficie concentrica alle armature, tale scelta vantaggiosa in quanto ci permette di
affermare che il campo elettrico lungo la superficie costante ed inoltre ortogonale
alla superficie stessa, dalla legge di Gauss si ottiene quindi
q = DS = 4 r 2 D
E=
q
, calcoliamo pertanto la d.d.p. integrando lungo una linea
4 r2
r2
r2
q
q
di campo e pertanto lungo un raggio V = Edr =
dr =
2
4
r
r1
r1 4
1
r
r2
=
r1
q r2 r1
4
r1 r2
q4
q
r1 r2
=4
r2 r1
r1 r2
.
r2 r1
Q
Q
Q
1
1
1
=
+
da cui segue che deve essere
=
+
, in altre
C eq C! C 2
C eq C1 C 2
parole il reciproco della capacit equivalente dato dalla somma dei reciproci delle
singole capacit.
Ormai dovrebbe essere chiaro che la conseguenza dellapplicazione di una d.d.p. ai
morsetti di un condensatore un accumulo di carica. Non sappiamo per ancora
descrive il fenomeno nel tempo, n tanto meno possiamo aspettarci che avvenga
istantaneamente perch come vedremo se cos fosse
sarebbe necessaria una potenza infinita. Per come stata
20
dV
dt
(*). Consideriamo adesso che il commutatore di fig.8 si trovi nella posizione 1, in tale
situazione lequazione alla maglia E VC = Ri , ma tenendo presente la * diventa
E VC = RC
dVC
dt
t
RC
t
RC
) , ponendo RC =
si ha VC = E (1
) , infine
t
E
Re
t
RC
ottiene VC = RC
dVC
, pertanto lequazione differenziale che si
dt
dVC
, da cui imponendo come condizione iniziale VC = E
dt
da cui segue q = EC e
t
RC
questa
Il
comportamento
di
un
condensatore
nelle
diverse
situazioni possibili pertanto
descritto dal grafico di fig.9.
Riconsideriamo lequazione alla
maglia che avevamo ottenuto
supponendo che il commutatore si
trovasse nella posizione 1 E VC = Ri , moltiplichiamo primo e secondo membro per
idt ottenendo Eidt = VC idt + Ri 2 dt ricordando inoltre che i = C
ottiene
Eidt =
dVC
dt
e integrando si
1
CVC2 + Ri 2 dt , il primo termine rappresenta lenergia erogata dal
2
generatore, il secondo termine del secondo membro lenergia dissipata per effetto
1
2
dWC
. E quindi possibile
dt
concludere che il condensatore inerziale rispetto alla tensione proprio per questa sua
21
I
dove l la lunghezza della circonferenza
l
I
2 x
I' I
=
S' S
I
S ' dove S e S sono rispettivamente la sezione del conduttore e la superficie
S
x2
x2
=
I
dove r il raggio del conduttore, a questo
r2
r2
2I
, nel caso generale di N
2 x
NI
conduttori si ha H =
, per analogia con il
2 x
campo elettrico il termine NI prende il nome di
campi cio H =
I1
analogo F21 =
2 d
esiste una regola chiamata regola MoCA della mano sinistra mediante la quale
possibile, conoscendo campo e corrente, determinare il verso della forza. Per capire
come va applicata tale regola basta osservare la fig.6.
Si supponga di avere un materiale che non
sia mai stato magnetizzato, o che non
conservi alcuna traccia delle eventuali
23
L
, dove
S
NI
cio il flusso che circola allinterno del nucleo. Si definisce flusso concatenato il
flusso che si concatena con tutte le N spire dellavvolgimento pertanto si ha ! " = N! g .
Se avviene una variazione di flusso per la legge di Lenz lavvolgimento reagisce
24
d! "
. Si definisce
dt
!"
i
induttanza e si indica con il simbolo di fig.2. Abbiamo detto che ! " = N! g ma per la
legge di Hopkinson ! g =
pertanto L =
e=
N2
Ni
N 2i
, si ha
d! "
di
=L
(1). Vediamo di stabilire adesso il verso della f.e.m.i. di autoinduzione,
dt
dt
supponiamo che linduttanza sia attraversata da corrente nel verso indicato in fig.3,
per e fissiamo lo stesso verso della corrente, immaginiamo adesso che la corrente stia
crescendo, in tale situazione per la (1) la f.e.m.i. ha lo stesso verso della corrente e
pertanto il verso scelto per e sbagliato. A questo punto potremmo decidere di
cambiare il verso di e o di aggiungere un segno meno alla (1) con la convenzione che
la tensione in uninduttanza sia presa con segno positivo se concorde con il verso
della corrente negativo altrimenti. Pertanto ripetiamo ancora che diremo dora in poi
che in uninduttanza si ha e = L
di
con la convenzione che e sia presa con segno
dt
posto in una regione nella quale presente un campo magnetico, vedremo che questo
proprio il principio mediante il quale possibile produrre la cosiddetta corrente
alternata. E importante notare che il circuito magnetico di fig.5 anche se
apparentemente potrebbe sembrare aperto non lo , questo grazie al fatto che anche
laria un conduttore magnetico.
Supponiamo adesso che lanello di fig.5 sia una bobina, ovvero un avvolgimento
costituito da N spire. Se come mostrato in fig.6 la sezione della bobina inferiore a
quella del polo, tutto il flusso uscente dal polo interessa bobina, si ha quindi ! b = ! p .
Ma se la sezione della bobina maggiore di quella del polo come mostrato in fig.7 i
due flussi non coincidono, ma nellipotesi di densit di flusso costante comunque
possibile ricavare ! b , infatti in tale situazione si ha
!p
Sp
!b
Sb
!b = ! p
Sb
. Vogliamo adesso vedere come
Sp
il flusso nullo, la
d! " b
= N$! p sin $t . Nellesempio appena visto la f.e.m.i. di tipo
dt
di
= Ri , questa
dt
E
(1 e ) dove si posto
R
L
, pertanto si ha che
R
26
E
. Supponiamo di portare linterruttore
R
segue
di
= Ri
dt
i=
E
e
R
E
. Quanto detto riassunto dal grafico di fig.10. La cosa importante che
R
P = V AB i
essendo VAB = L
di
dt
segue
di
(*) ricordando che lenergia si ottiene
dt
moltiplicando la potenza per il tempo si ottiene d = Pdt = Lidi da cui
1
integrando = Li 2 . Dal risultato ottenuto quindi possibile notare che
2
sostituendo che P = Li
! g1 =
ha
N 1i1
eq1
! "1 = N 1! g1
L1 =
2
1
ed ancora
(1), L1 il
eq1
27
! " 21
i1
= N2
N 1i1
N N
= 1 2 , pertanto la
eq1 i1
eq1
di1
. Se come
dt
illustrato in fig.13 nel secondo avvolgimento circola corrente, bisogna tenere conto
del fatto che il flusso generato si concatena oltre che con se stesso con il primo
avvolgimento, pertanto come nel caso precedente necessario considerare sia gli
effetti di auto che di mutua, si ha ! g 2 =
N 2 i2
e ! " 2 = N 2! g 2 ed infine L2 =
eq 2
!"2
i2
N 22
(2).
eq 2
Anche in questo caso possibile osservare che lintero flusso generato dal secondo
avvolgimento si concatena con il secondo !12 = ! g 2 si ha pertanto ! "12 = N 1! g 2 questa
volta il coefficiente di mutua tiene conto degli effetti sull1 dovuto al 2 ed
M 12 =
! "12
i2
N1 N 2
eq 2
Osservando che
eq1
eq 2
di 2
.
dt
di1
dt
di
di1
e eM = M 2
dt
dt
di 2
= ( R + R1 )i1 , per quanto riguarda la seconda
dt
di
di
L2 2 M 1 = ( R2 + R3 )i 2 , mettendo a sistema le due
dt
dt
M
! "1
N 1i1
i1
eq1
eq1
quindi
possibile
concludere
che
eq1
( 2 R3 + R 2 ) R 2
+ 2 R1 + R2 . Nel circuito la corrente
2 R3 + 2 R 2
I d tiene conto della porzione di flusso prodotto dal primo avvolgimento che non si
! " 21
i1
M 21 = K '
R2
2( R2 + R3 )
concatenato
N 2! g 1
i1
con
2(
il
ponendo
secondo
2
2(
2(
! " 21 = N 2!12
il flusso
pertanto
N 2 N1
(6), il termine K ' prende il nome di
Req1
(2 R1 + R2 ) R2
+ 2 R3 + R 2
2 R1 + 2 R2
ed
analogamente
come stato ottenuto M 21 possibile ottenere M 12 . Vogliamo adesso far vedere che
nel caso in cui il nucleo simmetrico il coefficiente di dispersione coincide con il
coefficiente di ripartizione dei flussi, dire che il nucleo del circuito magnetico
rappresentato in fig.16 simmetrico equivale a dire che l1 = l 2 = l 3 = l , sotto queste
ipotesi quindi immediato capire che 1 = 2 = 3 e eq1 = eq 2 = eq , si ha pertanto
K'=
N2
N2
1 N1 N 2
1
, L1 = 1 (7) e L2 = 2 (8), detto ci la (6) diventa M 21 =
(9) ma
4
4
eq
eq
eq
N1 N 2
eq
1
4
29
n2
n
2
di
dt
si
ottiene
v ( L1 + L2 + 2 M )
di
=0
dt
di
e
dt
ponendo
di
= 0 , possiamo quindi concludere che il circuito di
dt
fig.19 equivalente al circuito di fig.20, in generale si ha quindi L* = L1 + L2 2M ,
1
essendo lenergia magnetostatica immagazzinata in uninduttanza W = Li 2 , dato
2
1
1
laccoppiamento mutuo di fig.19 lenergia W = ( L1 + L2 M )i 2 , nel caso generale
2
2
L* = L1 + L2 + 2M si ha v
L*
1
1
L1i12 + L2 i 22 Mi1i 2 .
2
2
Esercizi quaderno
30
Corrente alternata
Una grandezza si dice periodica se per la funzione che la rappresenta valida la
condizione f (t + T ) = f (t ) , dove T rappresenta il periodo, un
esempio di grandezza periodica riportato in fig.1. Una
T
2
1
. Pertanto dati AM e $ si conosce ampiezza e
T
periodo, ma non si hanno informazioni circa il punto di partenza dellonda, per tener
conto di quanto detto quindi necessario introdurre un altro parametro & che prende
il nome di fase dellonda. E possibile inoltre classificare le sinusoidi in funzione
della fase, si possono presentare i seguenti tre casi (riportati anche in fig.4):
& > 0 ' sinusoide in anticipo & < 0 ' sinusoide in ritardo & = 0 ' sinusoide in fase
diremo pertanto che lequazione di una generica grandezza sinusoidale
e = E M sen($t + & ) . Per le grandezze periodiche possibile definire
il
valor
f eff =
1
T
medio
f 2 (t )dt ,
fm =
1
T
f (t )dt ,
il
valore
efficace
sinusoidali sono caratterizzate dal fatto di aver valor medio nullo, e valore efficace
A=
AM
2
fisico, per capirlo supponiamo di avere un resistore alimentato con una tensione
sinusoidale, supponiamo inoltre che il resistore dissipi 5 kW, il valore efficace della
tensione sinusoidale rappresenta il valore che deve avere una tensione continua
applicata al resistore per provocare la stessa dissipazione di potenza.
Vediamo adesso le operazioni tra sinusoidi:
- La somma e la differenza di due sinusoidi isofrequenziali, anche di diversa
ampiezza e fase, danno come risultato una sinusoide, se le sinusoidi di partenza non
31
in anticipo e di
si
da
= $AM cos $t ,
dt
ottiene
essendo
cos # = sen(# +
si
ha
da
= $AM sen(# + ) .
dt
2
in ritardo e di
a = AM sen$t ,
) = sen(#
integrando si ha
) si conclude che
adt =
AM
AM
adt =
sen($t
$
2
sen($t +
),
essendo
).
vC = Ri
di
dt
i
dt = Ri (1),
C
questa
l
questa una funzione della temperatura, la prima ipotesi
S
32
N2
dove
l
una prima
S
ipotesi da fare quindi =costante, affinch questo si verifichi necessario che sia
coinvolto solo il primo tratto della curva di prima magnetizzazione (retta di traferro),
inoltre anche in questo caso necessario che l e S siano costanti, e quindi che il
nucleo magnetico sia indeformabile, ancora necessario che il circuito non sia
sottoposto ad eventuali campi magnetici esterni variabili o sia isolato da tali, e che
non vi siano fenomeni di induzione di tipo mozionale e quindi che il circuito sia fisso,
soltanto sotto tali ipotesi L costante. Analizziamo C, sappiamo che C =
S
0
, come
nel caso di L in cui deve essere costante, anche i questo caso necessario che sia
0 =costante, cio che il circuito non sia dielettricamente saturo, per motivi analoghi a
quelli visti prima, deve essere indeformabile ed isolato da campi elettrici esterni.
Infine necessario supporre che il sistema sia lineare, questo affinch sia la risposta
abbia forma donda simile a quella dingresso e comunque isofrequenziale,
ovviamente il sistema lineare solo se R L e C sono lineari.
Adesso vediamo come sia possibile, sotto le ipotesi fatte sopra, studiare il regime
permanete (trovare la corrente a regime) del circuito di fig.5 evitando di risolvere
lequazione differenziale (1), lo strumento mediante il quale possibile far ci il
cosiddetto calcolo simbolico che ci permette di trasformare la (1) in unequazione
algebrica. Supponiamo di avere la sinusoide b = BM sen($t + & ) (2) rappresentata in
fig.6, consideriamo adesso il vettore, di modulo lampiezza della sinusoide B M ,
rappresentato in figura, immaginiamo che tale
vettore ruoti in senso antiorario ad una velocit
angolare pari alla pulsazione della sinusoide $ , e
che allistante t = 0 tale vettore formi con lasse di
riferimento un angolo & , sotto queste ipotesi
possibile osservare che la proiezione del vettore
sullasse verticale proprio la sinusoide b.
Scegliendo come piano il piano immaginario (o di Gauss), come mostrato in fig.7, e
osservando che ad un generico istante t langolo che il vettore
essendo
in
rappresentazione complessa indifferente usare valore massimo o
valore efficace, possiamo concludere che la
grandezza sinusoidale (2) rappresentata dal
33
! B = - si ha B = Be j ($t
!B )
che ! B = arctan
Im(B)
mentre - = 2 + arctan
Re( B)
Im(B)
Re( B)
consigliabile fare il disegno trigonometrico. Se mettessi sullo stesso piano due vettori
isofrequenziali, e quindi con la stessa pulsazione, la
distanza tra essi rimarrebbe sempre la stessa, o pi
correttamente langolo rimarrebbe costante nel tempo. Per i
da
= $AM sen($t + & + )
dt
2
A = $AM e
j ($t +& + )
2
ma
dA
= j$ A allo stesso modo possibile far vedere che
dt
A dt = j
pertanto
In precedenza stato detto che la corrente che compare nellequazione integrodifferenziale (1) una grandezza sinusoidale e comunque isofrequenziale alla
tensione, inoltre essendo le operazioni coinvolte in essa compatibili con il calcolo
pertanto V
I
j$L I + j
= R I (3), siamo quindi riusciti a trasformare lequazione
$C
V = R + j $L
= R + j $L
1
$C
1
$C
si ottiene
facendo il rapporto tra due grandezze sinusoidali non una sinusoide, inoltre essendo
il rapporto tra tensione e corrente il suo significato quello che ha la resistenza in
corrente continua, cio rappresenta la reazione del circuito al passaggio della
corrente, questo numero complesso prende il nome di operatore dimpedenza e si
indica con Z , inoltre si misura in Ohm come la resistenza. Abbiamo detto che
34
1
$C
limpedenza Z = R + j $L
induttiva ed X C =
lammettenza
Y=
1
Z
( R jX ) R
1
=
= 2
R + jX
Z2
Z
X
=G
Z2
jB , dove G la conduttanza e
j!
Ve j$t V j ($t
I= =
= e
j!
Z
Ze
Z
!)
ma essendo ! = 0 si ha I =
V j$t
e = Ie j$t pertanto V e
Z
- Induttanza
Z = j$L = $Le
pertanto I =
V
Z
Ve j$t
$Le
V j ($t
e
$L
35
1
1
In questo caso Z = j
=
e
$C $C
e quindi si ha I =
Ve j$t
1
e
$C
= V$Ce
j ($t + )
2
in
, o ugualmente
la tensione in ritardo dello stesso angolo rispetto alla corrente, il risultato ottenuto
fisicamente dovuto al fatto che il condensatore un bipolo inerziale alla tensione.
Circuiti R-L-C risonanza e rifasamento
Un circuito R-L-C un circuito costituito da bipoli resistivi, induttivi e capacitivi,
pertanto il circuito rappresentato in fig.12 rappresenta la maggior parte dei circuiti
reali. Lequazione alla maglia per il circuito di figura
V+ EL V C = R I ,
ricordando
risultati
trovati
I
, anche se
$C
I=
V
=
Z
V
R2 + (X L
X C )2
(1),
essendo
1
questa una funzione della frequenza, inoltre essa presenta un
2 fC
36
XC = 0
XL = XC
f0 =
1
2
LC
, questo
I0
2
V
, se imponiamo nella
R
per i quali la condizione imposta rispettata, tali valori sono indicati in figura con f 1
ed f 2 e prendono il nome di frequenze di taglio, lintervallo di frequenze delimitato
da tali valori prende il nome di banda passante, inoltre in corrispondenza delle
frequenze di taglio si ha uno sfasamento tra tensione e corrente di
valori rispettata la condizione I =
V
R2 + X 2
V
R 2
R 1+
X2
R2
R 2
I0
I0
ma essendo I 0 =
V
si ha
R
2
R2 + X 2
X2
X
1+ 2 = 2
= 1 cio la tangente dellangolo
R
R
I circuiti RLC risonanti sono alla base dei circuiti sintonizzatori, e la banda passante
rappresenta la selettivit del circuito, cio una buona radio deve avere una banda
passante stretta per evitare interferenze con le vicine frequenze trasmesse da altri
emittenti. Unaltra cosa da notare che per f < f 0 la corrente in anticipo rispetto
alla tensione e quindi che il circuito prevalentemente capacitivo, per f > f 0 la
corrente i ritardo e nel circuito prevalgono gli effetti induttivi. Si definisce
coefficiente di risonanza la quantit Q =
V0 L V0C $ 0 LI 0 L
=
=
=
VR
VR
RI 0
R
1
LC
, si noti che
f0
= 2 RC , da notare che laltezza della
Q
37
I
e che per f = 0 si ha V = R1 I e per f ' .
YP
Z L = R + jX L
$C = 0
$L
Z
= $C
C=
1
R
, segue che YL = 2
$C
Z
X
j 2L $C , deve essere
Z
e ZC = j
R
Z2
XL
Z2
pertanto
L
. E importante notare che il modulo della corrente I
Z2
erogata dal generatore diverso nei due circuiti, questo il grosso vantaggio offerto
dal rifasamento, infatti se in una linea elettrica diminuisce la corrente diminuiscono le
perdite per effetto Joule e diminuisce la caduta di tensione. Il rifasamento visto di
tipo parallelo, ed quello che nella realt viene maggiormente usato, i motivi sono
svariati, possibile innanzitutto osservare che il rifasamento parallelo pi efficace,
in secondo luogo si presta maggiormente ad interventi di manutenzione in quanto
possibile intervenire sui condensatori di rifasamento senza dover interrompere
lalimentazione del carico.
39
Potenze
Consideriamo il circuito di fig.1, e supponiamo che la f.e.m. erogata dal generatore
sia di tipo sinusoidale, per comodit prendiamo come
riferimento, la corrente, in altre parole supponiamo che la
corrente abbia fase nulla, si ha pertanto v = V M sen($t + ! ) e
i = I M sen$t . In precedenza stato affermato che la potenza
in un circuito elettrico data dal prodotto tra tensione e
corrente, anche in questo caso affermeremo che istante per istante la potenza erogata
dal generatore p = vi , sostituendo le relazioni scritte sopra per v e i , e tenendo
conto
che
1
p = VM I M [cos !
2
1
sen#sen* = [cos(#
2
* ) cos(# + * )] ,
si
ottiene
si ha
RI = V cos ! ,
sostituendo si ottiene
p a = VI cos ! VI cos ! cos(2$t ) (b), tenendo conto del risultato ottenuto la (1) diventa
p = p a + VIsen(2$t ) sen! per confronto con la (2) si ha inoltre
p r = VIsen(2$t ) sen! (c). In fig.2 riportato landamento della
potenza istantanea espressa dalla (a), nello stesso grafico inoltre
riportato landamento della tensione e della corrente, la cosa
evidente che la potenza fluttua attorno al valore VI cos ! che
rappresenta pertanto il valor medio della
potenza istantanea, inoltre possibile notare
che questa quantit anche il valor medio
della potenza attiva istantanea, si definisce
potenza attiva, in questo caso erogata dal generatore, proprio
questo valor medio, diremo pertanto che P = VI cos ! = RI 2 , il
termine VI cos(2$t + ! ) prende il nome di potenza fluttuante, e
come possibile notare dalla figura fluttua ad una frequenza che
due volte quella della f.e.m. erogata dal generatore. In fig.3
triangolo
delle
tensioni
40
invece riportato landamento della potenza attiva istantanea, come gi stato detto
essa si compone di una parte costante e di una fluttuante, il termine costante coincide
con il valor medio, e come visto prima con il valor medio della potenza istantanea, il
termine VI cos ! cos(2$t ) rappresenta la potenza attiva istantanea fluttuante.
Landamento della potenza reattiva istantanea, rappresentato dalla (c), riportato in
fig.4, e come possibile notare non ha valor medio, o per meglio
dire il suo valor medio nullo, si definisce potenza reattiva
lampiezza della potenza reattiva istantanea, diremo quindi che la
potenza reattiva Q = VIsen! . Definiamo potenza apparente
lampiezza della potenza fluttuante S = VI = P 2 + Q 2 = ZI 2 , si
definisce fattore di potenza il rapporto tra la potenza attiva e
apparente f .d . p. =
I
1
I = Ie
V I = Ve j& V Ie
j& I
j& I
P
= cos ! .
S
e I = Ie j&
= VIe j (& V
&I )
si ottiene
hanno lo stesso angolo caratteristico, cio !1 = ! 2 , nel nostro caso diremo quindi che
PT = P1 + P2 , Q = Q1 + Q2 e S = PT2 + QT2 .
Ancora sul rifasamento
Introdotte le potenze possibile affermare che rifasare vuol dire fornire parte
(rifasamento parziale) o tutta (rifasamento totale) della potenza reattiva necessaria al
carico in loco. Consideriamo il circuito di fig.1, per
adesso supponiamo che il condensatore non sia connesso,
la corrente I =
Z 1 + Z L + Z CA
essendo V AB = Z CA I si ha S CA = Z CA I I = Z CA I 2 = RI 2 + j$LI 2
pertanto la potenza reattiva assorbita dal carico QCA = $LI 2 essendo I =
QCA
V AB
diventa
Z CA
2
V AB
= $L 2 , per rifasare totalmente quindi necessario inserire un condensatore
Z CA
V AB
, in
XC
2
V AB
2
= $CV AB
, per il
XC
2
$CV AC
= $L
2
V AB
2
Z CA
C=
L
,
2
Z CA
questo
lo
stesso
risultato
ottenuto
QC
si ha
Qf
QCA QC
ricordando la relazione ricavata precedentemente per
PCA
PCA
2
Q f QCA $CV AB
QCA PCA tg! f
tg! f =
=
C=
. In realt in seguito al
2
PCA
PCA
$V AB
scrivere tg! f =
risultato dei due effetti nullo. Vediamo come varia la potenza attiva (per la reattiva
valgono gli stessi ragionamenti) al variare della tensione, sappiamo che
V2
P = RI = R 2 = KV 2 , per un diverso valore di tensione si ottiene allo stesso modo
Z
2
P ' = KV ' , facendo il rapporto tra le due relazioni ottenute si ha
2
P'
V'
=
P
V
P' = P
V'
V
A
AM
dove
AM
lampiezza dellonda. Lo
43
44
[cos& 2
cos(4$t + & 2 )] ,
P
. In questo caso il
S
45
Sistemi trifase
Consideriamo un cilindro sul quale avvolta una bobina, e supponiamo che tale
cilindro sia immerso in un ambiente in cui presente un campo magnetico costante
ed uniforme, immaginiamo adesso che il cilindro ruoti ad una
velocit angolare costante $ , in tali condizione quello che avviene
la produzione di una forza elettro motrice sinusoidale di pulsazione
$ , ovviamente se lavvolgimento chiuso in esso a causa della
f.e.m. circoler una corrente. Se sul cilindro vi sono pi
avvolgimenti, come mostrato in fig.1, su ognuno di essi in seguito
alla rotazione si generer una f.e.m., inoltre tali forze elettro motrici
saranno sfasate tra loro degli stessi angoli con cui sono sfasate nello
spazio, si avr pertanto:
e1 = E M ! sen($t )
e 2 = E M 2 sen($t & 2 )
e3 = E M 3 sen($t & 3 )
e 2 = E M sen($t
2
)
3
e3 = E M sen($t
4
)
3
V OC Og
E1 = Z I 1
I1 =
E1 V OC Og
E 2 V OC Og
E 3 V OC Og
I3 =
ha V O O
C
E1
EM
= Z
Z
3
V OC Og = E M (1) calcoliamo la E M :
EM = 0
E2
E3
Z = E1 + E 2 + E 3
3
E1
Z
, I2 =
E2
Z
e I3 =
E3
cui siamo giunti che in un sistema simmetrico ed equilibrato il centro stella del
carico coincide con il centro stella dei generatori. E quindi ormai evidente che i
sistemi trifase simmetrici ed equilibrati sono caratterizzati dal
fatto che la d.d.p. tra i due centri stella nulla e che la terna
di correnti una terna equilibrata, questultima caratteristica
ci suggerisce che per trovare le correnti sufficiente trovarne
una in quanto siamo certi che le altre due sono sfasate di
120 rispetto a questa come mostrato in fig.5, inoltre grazie
al risultato ottenuto siamo certi che ogni corrente sfasata
47
dello stesso angolo rispetto alla tensione erogata dal generatore relativo alla fase
considerata.
Per ruotare un vettore di 120 possibile applicare loperatore complesso # , definito
j
possibile scrivere E1 = E , E 2 = # E1 e E 3 = # E1 .
E quindi possibile classificare i sistemi trifase in simmetrici ed equilibrati,
simmetrici e squilibrati, dissimmetrici ed equilibrati, e
dissimmetrici e squilibrati, una seconda classificazione
pu essere fatta tra sistema trifase puro RST (o a tre fili) e
sistema trifase con neutro RSTN (o a quattro fili), in fig.6
rappresentato un sistema RSTN equilibrato, ovviamente
essendo la d.d.p. tra i due centri stella nulla nel neutro non
circola corrente, il sistema RSTN equilibrato quello che
in realt lENEL prova a realizzare, non pu essere realizzato al cento per cento per il
semplice motivo che la societ elettrica distribuisce i carichi equamente sulle tre fasi
tenendo conto delle potenze nominali installate, perch il carico risulti perfettamente
equilibrato quindi necessario che nelle abitazione, nelle industrie, ecc., si assorba in
ogni momento del giorno la massima potenza, questo ovviamente praticamente
impossibile.
Consideriamo il circuito di fig.7 nel quale i generatori erogano una terna simmetrica
di tensioni e le impedenze sono connesse a triangolo, cominciamo col dire che in
generale (sia nel collegamento stella che in quello
triangolo) si definiscono tensioni concatenate o tensioni
E1 ed E 2
2
3
48
uguale a quello di E 2 , gli angolo formati dal vettore V12 con E1 ed E 2 devono essere
uguali, in particolare essendo la somma degli angoli interni di un triangolo pari a
2
3
2
devono essere
stellate, in altre parole esistono infinite terne stellate che hanno come vettori
concatenati i lati del triangolo, ma esiste una sola stella per la quale il centro stella
coincide con il baricentro del triangolo, il centro stella di una stella equilibrata
uno si ha I 1 = I 12 I 31 da cui, con gli stessi ragionamenti fatti prima, segue che la
corrente di linea 3 volte quella di fase, ed inoltre sfasata di un angolo pari a
collegamento a stella
Vl = 3 V f e
collegamento a triangolo
Il = I f
Vl = V f
Il = 3 I f e
49
i1 = I M sen($t ! )
2
)
3
4
)
3
i 2 = I M sen($t !
i3 = I M sen($t !
2
)
3
4
)
3
1
2
cos(2$t ! ) + cos(2$t !
essendo
4
) + cos(2$t !
3
4
8
) + cos(2$t !
)=0
3
3
EI cos(2$t ! ) + cos(2$t !
8
)
3
si
ma
ha
p = 3EI cos ! = 3V f I f cos ! (abbiamo usato tensione e corrente di fase per porci nel caso
Vl
3
Vl
3
Il
e If =
50
P = V1 I 1 + V 2 ( I 1 I 3 ) + V3 I 3 = (V1 V 2 ) I 1 + (V3 V 2 ) I 3
ma
+ ! = V12 I 1
3
cos !
2
V12 I 1
1
sen!
2
3
1
cos ! + V32 I 3 sen!
2
2
V12 = V32 = Vl e I 1 = I 3 = I l ,
! = V32 I 3
sottraendo
invece
W1 W2 = Vl I l sen!
3 (W1 W2 ) = 3Vl I l sen!
(b),
in
precedenza stato dimostrato che per questo tipo di
sistemi la (a) rappresenta la potenza attiva e la (b) la potenza reattiva. Abbiamo
quindi ottenuto il risultato che cercavamo, siamo cio riusciti a dimostrare che con
due wattmetri in un sistema simmetrico ed equilibrato possibile misurare sia la
potenza attiva sia la potenza reattiva, da quanto ottenuto si ha inoltre un buon metodo
per verificare se un sistema o no simmetrico ed equilibrato, dato un sistema a tre fili
basta infatti inserire in Aron due wattmetri facendo centro stella su una qualunque
delle tre fasi, una volta lette le misura possibile trovare la potenza reattiva dalla (b),
infine basta prendere due varmetri e misurare, sempre mediante inserzione Aron, la
potenza rattiva, se questa coincide con la (b) si ha la certezza che il sistema
simmetrico ed equilibrato.
Comunque per quello detto dati due wattmetri e due varmetri possibile misurare
potenza complessa S = P + jQ in qualunque sistema trifase, diciamo quindi che dati
due complessimetri (strumento che in realt non esiste in quanto insieme di un
wattmetro e di un varmetro) possibile misurare la potenza complessa.
Campo magnetico rotante o di Galileo Ferraris
Il principale motivo per cui lENEL distribuisce lenergia elettrica tramite sistemi
trifase, consiste proprio nel fatto che solo con questo tipo di sistemi possibile
52
NI
(1),
l
essendo in questo caso la corrente variabile nel tempo, anche il campo lo sar,
NI M
NI
sen($t ) si ha quindi che H M = M , necessario per fare attenzione al
l
l
fatto che i campi non ruotano, infatti essi si mantengono istante per istante paralleli
agli avvolgimenti, essendo le correnti sfasate di 120 gradi nel tempo anche i campi
lo saranno (stiamo parlando di sfasamento in ampiezza), si ha cio
H2 =
NI M
sen($t
l
NI M
2
) e H3 =
sen($t
3
l
4
) . Avendo visto che le ampiezze dei tre
3
campi che si vengono a formare sono sfasate nel tempo di 120, possibile
concludere che la loro somma non mai nulla, vogliamo far vedere che la somma
un vettore di ampiezza costante, che ruota in senso orario rispetto al sistema che lo
genera ad una velocit pari ad $ , dove $ la pulsazione delle tensioni applicate.
Introducendo un sistema di riferimento di origine il primo estremo dei tre vettori, e
'
'
scrivere :
'
H 1 = H M sen($t )e 2
'
H 2 = H M sen($t
2
) cos e1 + H M sen($t
3
6
2
) sen e 2
3
6
4
4
) cos e1 + H M sen($t
) sen e 2
3
6
3
6
che sen(a + b) = sin a cos b + cos asenb e sommando i tre vettori si ottiene
'
H 3 = H M sen($t
53
'
'
'
'
H r = H 1 + H 2 + H 3 = H M cos
+ HM
essendo
sen(
2
)
3
sen($t ) cos(
4
2
2
) cos( ) + cos($t ) sen( )
3
3
3
2
4
) + cos( ) + cos($t )
6
3
3
4
2
2
4
cos( ) cos( ) = 0 , sen( ) sen( ) = 3 ,
3
3
3
3
'
4
sen( ) = 0 , possibile concludere che H r =
3
sen($t ) + sen
sen($t ) cos(
sen(
4
) e1 +
3
4
2
4
) sen( ) 3e 2
3
3
2
2
4
cos( ) + cos( ) = 1 e
3
3
sen(
3
H M (cos($t )e1
2
sen($t )e 2 ) ,
'
dal risultato ottenuto possibile notare che H r un vettore di modulo costante pari a
3
H M , inoltre che langolo che tale vettore forma con lasse di riferimento dipende
2
dal tempo, in particolare pari ad $t , da quanto detto segue che il vettore risultante
ruota ad una velocit angolare pari ad $ , inoltre possibile notare che il senso di
rotazione quello orario, se come sistema di riferimento prendiamo il piano
'
3
2
perfettamente centrata, grazie al fatto che sullasse solidale ad esso vengono calettati
due cuscinetti a loro volta sostenuti da due supporti solidali allo statore. Gli
avvolgimenti del rotore subiranno ovviamente linfluenza del campo magnetico
rotante, infatti il campo li taglier, inducendo in essi una f.e.m.i.,
se gli avvolgimenti sono chiuso altre alla nascita della f.e.m.i. si
assister alla circolazione di corrente, le correnti che si inducono
sono a 120 nel tempo, quindi possibile concludere che anche il
rotore genera un campo magnetico rotante che prende appunto il
nome di campo magnetico rotante di rotore, questo ruota ad una
velocit angolare $ r rispetto al rotore che pari alla pulsazione
delle grandezze rotoriche stesse. E noto che su un conduttore attraversato da corrente
immerso in un campo magnetico, agisce una forza elettrodinamica, quindi chiaro
che sui conduttori che costituiscono gli avvolgimenti del rotore agiscono delle forze,
ma se consideriamo una spira possibile osservare, come mostrato anche in fig.2, che
la forza risultante nulla, ma questa una coppia di forze di braccio non nullo,
pertanto questa coppia esercita un momento meccanico che tende a far ruotare il
rotore. Grazie alle osservazioni fatte quindi possibile concludere che leffetto del
campo magnetico rotante di statore quello di mettere in rotazione il rotore, la coppia
che agisce sul rotore sar nulla quando la velocit meccanica di questo $ m sar pari
alla velocit del campo magnetico rotante, questo non avverr mai a causa degli attriti
che tendono a rallentare il rotore permettendo di nuovo il rafforzamento della coppia.
Il legame tra velocit del campo magnetico di statore $ s , campo magnetico di rotore
$ r , e velocit meccanica del rotore $ m , espresso dalla relazione $ r = $ s $ m (1),
ricordiamo che le velocit del campo di statore e di rotore sono anche le pulsazione
delle grandezze statoriche e rotoriche. E possibile
notare che i campi magnetici di rotore e di statore
ruotano alla stessa velocit rispetto ad un
osservatore fisso, infatti il campo di rotore ruota alla
velocit $ s , mentre quello di rotore alla velocit
$ m + $ r , per la (1) quindi possibile concludere che
le velocit sono uguali. Gli avvolgimenti sul rotore
non vengono solitamente realizzati con il classico
filo di rame isolato con vernice trasparente, per esempio nel rotore a gabbia di
scoiattolo mostrato in fig.3 vengono ricavate delle cave longitudinali entro le quali
vengono introdotte delle sbarre conduttrici le cui testate sporgenti da una parte e
dallaltra del circuito rotorico sono collegate fra loro per mezzo di due anelli del tipo
mostrato in fig.3, esistono comunque anche motori a rotore avvolto adatti per potenze
molto elevate.
Il motore asincrono una macchina che pu funzionare da:
- variatore di frequenza, infatti imponendo la velocit del rotore per la (1) possibile
regolare la pulsazione delle grandezze rotoriche e quindi la frequenza, ovviamente
per poter essere utilizzato in questo modo necessario che sia possibile prelevare le
55
grandezze rotoriche, questo possibile nei motori a rotore avvolto grazie allutilizzo
dei contatti striscianti (comunemente chiamati spazzole) su degli anelli solidali al
rotore;
- trasformatore, per questo tipo di funzionamento necessario che le grandezze
rotoriche abbiano la stessa frequenza delle grandezze statoriche, e quindi che il rotore
sia bloccato, infatti in questo caso essendo $ m = 0 per la (1) si ha $ r = $ s , anche in
questo caso le grandezze rotoriche vengono prelevate tramite contatti striscianti;
- variatore di fase, in questo caso sufficiente bloccare il rotore in una particolare
posizione ed ottenere sul rotore una f.e.m. con sfasamento legato alla posizione di
bloccaggio;
- freno, infatti basta immaginare una coppia esterna opposta a quella indotta dal
campo di statore.
Lalternatore una macchina sincrona nella quale si alimenta il rotore in corrente
continua e si mette in rotazione ad una velocit angolare coincidente con la
pulsazione che si vuole abbiano le f.e.m. da produrre, il fenomeno dellinduzione
avviene grazie alla rotazione (dovuta al movimento meccanico) del campo magnetico
costante generato nel rotore.
Sistemi trifase dissimetrici e squilibrati
Consideriamo il circuito di fig.1, supponiamo che la terna di tensioni sia
e1 = E M 1 sen($t + & 1 )
e 2 = E M 2 sen($t + & 2 )
e3 = E M 3 sen($t + & 3 )
56
rami che uniscono i due nodi trovare le tre correnti di linea. Consideriamo adesso il
circuito mostrato in fig.2, supponiamo di voler trovare alcune o tutte le correnti,
possibile procedere in due modi, il primo consiste nel verificare se le due stelle
risultano in parallelo (cio se verificata una delle tre condizione viste quando stato
trattato il collegamento stella triangolo), ovvero se VO O = 0 , quindi nel trovare la
C
'
C
stella equivalente, una volta fatto ci possibile procedere come per il circuito di
fig.1. Se invece non possibile fare il parallelo tra le due stelle,
conviene trasformare le stelle in triangoli ottenendo quanto
mostrato in fig.3, in modo tale da poter fare il parallelo ed
ottenere un unico triangolo,
fatto ci note le tensioni
concatenate
possibile
trovare le correnti di fase e quindi, tramite le
equazioni ai nodi, le correnti di linea erogate dai
generatori, se volessi calcolare semplicemente le
correnti in una delle stelle basterebbe seguire lo
stesso ragionamento per la stella in questione. Per
quanto riguarda invece il
circuito di fig.4, possibile affermare che le due stelle sono in
parallelo, ma attenzione che il centro stella della stella
equivalente non coincide con nessuno dei due centri stella, in
altre parole leffetto del cortocircuito quello di squilibrare il
sistema e far convergere i due centri stella in un altro punto,
ovviamente la condizione che necessario sia rispettata che le
tensioni concatenate restino invariate come mostrato in fig.5, cio il triangolo delle
tensioni concatenate non cambi. Un altro caso quello in cui il cortocircuito si
estende anche al centro stella dei generatori, anche in questo caso i centri stella dei
carichi vanno a coincidere, la differenza che questa volta il
nuovo centro stella imposto dai generatori, in altre parole si
spostano soltanto i centri stella dei carichi e non quello dei
generatori. Immaginiamo adesso che il filo che unisce i due centri
stella in fig.4 abbia una certa
impedenza Z , vogliamo vedere
come possibile trovare la corrente
'
C
IZ =
VTh
Z Th + Z
possibile
scrivere
VbS + VS 1 = V1b
VbS + VS 2 = V2b
VbS + VS 3 = V3b
ottiene
ma
essendo
la
terna
baricentrica
58
VbS
V + V 2 S + V3 S
= 1S
, essendo S
3
V V
Vb1 = 31 12 ,
3
Vb 2
V V21
= 32
3
V V
Vb3 = 23 31 . Siamo quindi giunti alla conclusione che al sistema costituito da i tre
3
generatori collegati a triangolo, cui corrispondo le tensioni concatenate V12 , V23 , V31 ,
equivalente il sistema costituito da i tre generatori collegati a stella che erogano la
le relazioni
PS = V1S I 1 + V2 S I 2 + V3S I 3
, al solito
concludere
che
V3S ' = V3S + VSS ' , sostituendo queste tre relazioni nella (1) si ottiene
ma
per
Passiamo al calcolo delle potenze nei sistemi dissimetrici e squilibrati, data la terna
dissimetrica di tensioni e1 = E M 1 sen($t ) , e2 = E M 2 sen($t & 2 ) e e3 = E M 3 sen($t & 3 ) , se
il carico squilibrato le correnti saranno i1 = I M 1 sen($t !1 ) , i 2 = I M 2 sen($t & 2 ! 2 ) e
i3 = I M 3 sen($t & 3 ! 3 ) . Al solito per la potenza istantanea attiva complessivamente
assorbita dal carico data dalla somma delle potenze istantanee nelle singolo fasi, si
ha
cio
p = p1 + p 2 + p 3 ,
ricordando
al
solito
la
formula
1
sen#sen* = [cos(#
2
singola fase :
calcolando
il
EI cos(2$t !1 )
p 2 = e 2 i 2 = EI cos ! 2
EI cos(2$t
2& 2
p 3 = e3 i3 = EI cos ! 3
EI cos(2$t
2& 3
valor
! 2 ) facendo la somma e
!3 )
medio
P
S
L
L1
, C 2 = 22 e
2
Z1
Z2
L3
, questo per poco pratico a causa del fatto che avrei bisogno di trovare in
Z 32
QCA
Qcond
PCA
Qg
Pg
V232
V312
V122
+
R
+
R
23
31
Z 122
Z 232
Z 312
V232
V312
V122
+
X
+
X
(2), la potenza attiva del carico
23
31
2
Z 122
Z 23
Z 312
(3),
la
potenza
reattiva
dei
condensatori
Qvond = $CV122 + $CV232 + $CV312 (4), sostituendo la (2) la (3) e la (4) nella (1) fissato ! r
R
R
X 12 X 23 X 31
R
+ 2 + 2 , la (3) PCA = V 2 122 + 232 + 312
2
Z 12
Z 23
Z 31
Z 12 Z 23 Z 31
e la (4)
questo
caso
si
ha
QCA =
X
V122 + V232 + V312 ,
2
Z
PCA =
R
V122 + V232 + V312
2
Z
Qcond = $C V122 + V232 + V312 , sostituendo nella (1) si semplifica tutta la parentesi
(V
2
12
+V +V
2
23
2
31
).
E pertanto possibile concludere che lunico caso in cui la capacit dei condensatori
di rifasamento dipende dalla variazione di tensione causata dalla loro stessa
inserzione, quello in cui il sistema dissimetrico e squilibrato.
Nella realt spesso necessario rifasare carichi non costanti, ovvero carichi che non
assorbono sempre la stessa potenza reattiva, quindi chiaro che dimensionando la
61
!"
I
62
Ix
2 R
Ix
2 R2
ldx (3),
'
1
I
2 x
Calcolo del flusso totalmente concatenato con la linea e parzialmente con la corrente
Facendo riferimento alla fig.4, considerando la circonferenza di raggio x , applicando
la formula di Biot Savart, e procedendo come prima si ottiene che il flusso elementare
d! 3' =
2 x
d! 3 = d! 3'
63
lI
lI
D R lI
=
+
ln
+
8
2
R
2
D+R
S ' ' dx
,
x
R S
pertanto
linduttanza
L=
della
linea
D+ R
2! "1 l 1
D R
S ' ' dx
=
+ 2 ln
+2
I
2 2
R
S x
D R
d! 2 +
uguaglianza
! "1
D+ R
d! 3 = d! 2 ,
essendo
d! 2 =
lI D dx
x
lI
ln
D
,
R
si
2
R
D R
R
R
lI lI D
l 1
D
=
+
ln
pertanto si ha che linduttanza della linea L =
.
+ 2 ln
8
2
R
2 2
R
R
ha
formata dai conduttori di linea, partiamo dal fatto che E i = j$ ! " dove ! "
rappresenta il flusso totalmente concatenato con la maglia, in generale si ha
!" =
L12 L12
I
I in questo caso si prende il segno positivo in quanto come possibile
2
2
! " = L12 I ,
L12
si
calcola
con
la
formula
l 1
2
+ 2 ln
ricavata
D
.
R
questo caso necessario tenere conto del fatto che su una maglia si concatena il
flusso dellaltro conduttore, cio necessario tenere conto della mutua induzione,
calcoliamo il flusso concatenato con la maglia 1-2:
H=
I3
2 x
B = 0
quindi
0 I3
d! c = BdS =
2 x
I3
2 x
si
ha
pertanto
! " 21
i1
d! c
M 3(12 ) =
D31
I3
0l
2
D31
D32
dx 0 l D31
=
ln
x
2
D32
(bisogna
integrare sempre tra la distanza minore e quella maggiore). Per quanto riguarda il
segno della mutua basta ricordare che la mutua positiva se il flusso di mutua
concorde con il flusso di auto, per esempio nel nostro caso M 3(12) negativa, in
quanto, come possibile notare in fig.10, il flusso generato dalla corrente circolante
nel conduttore tre, che si concatena con la maglia 1-2, discorde al flusso generato
dalla corrente uno, bisogna comunque prestare attenzione alla maglia scelta, infatti se
la maglia fosse stata la 2-1, la mutua sarebbe stata positiva, in quanto avremmo
dovuto confrontare il flusso di mutua con il flusso generato dalla corrente due e non
con quello generato dalla corrente uno.
Lequazione alla maglia 1-2 quindi
E i12 = j$ ! "12 = j$
si ha E i13 = j$
L12
I1
2
L13
I1
2
E1 E 2 + E i12 = Rl I 1 + Z 1 I 1 Z 2 I 2 ,
dove
L12
I 2 M 3(12) I 3 , allo stesso modo per le maglie 1-3 e 2-3
2
L13
I 3 M 2(13) I 2
2
e E i 23 = j$
L23
I2
2
L23
I 3 + M 1( 23) I 1 , vale la
2
pena di far caso al fatto che se fosse stato D12 = D23 nella maglia 1-3 gli effetti di
mutua dovuti alla corrente due sono nulli.
Attenzione che in generale non possibile schematizzare le impedenze di linea,
infatti affinch questo sia possibile necessario che le induttanze di linea siano tutte
uguali, e che le mutue siano nulle, pertanto
necessario che le distanze tra i conduttori siano
tutte uguali, e che i conduttori siano disposti ai
vertici di un triangolo equilatero, solo in tale
situazione possibile schematizzare le impedenze
di linea come illustrato in fig.11.
65
Transitori
Ricordiamo che si definisce transitorio il periodo di tempo che intercorre nel
passaggio da uno stato energetico ad un altro, non comunque sempre vero che un
sistema in seguito ad un transitorio ammetta regime permanente, infatti affinch
questo si verifichi necessario che la rete sia stabile. Come visto precedentemente
lequazione integro differenziale rappresentativa dell equilibrio elettrico di un
circuito RLC la seguente v L
di
dt
i
dt = Ri
C
unequazione differenziale del secondo ordine del tipo x + b x + cx = d (2), per trovare il
comportamento del sistema pertanto necessario risolvere tale equazione
E
R
E
e
R
E
R
, dove
E
rappresenta la componente a regime della risposta, mentre il termine
e
R
la
E
e
R
66
di
L
dt
1
idt
C0
possibile associare un circuito, cio essa rappresenta lequilibrio elettrico del circuito
mostrato in fig.2, come possibile notare gli induttori e i
condensatori si trasformano nellinsieme di un generatore e di
un resistore, per stabilire il verso che
devono avere tali generatori necessario
ricordare che questi devono tendere a
mantenere lo stato iniziale, per
comprendere meglio quanto detto utile
dare unocchiata agli esempi illustrati in fig.3.
Supponiamo adesso che le condizioni iniziali siano nulle, cio che v c (0) = i L (0) = 0 , in
tale situazione la (4) diventa V = R + SL +
1
1
la
I (5), la quantit R + SL +
CS
CS
funzione di trasferimento, proprio per come essa definita, infatti basta ricordare che
la funzione di trasferimento la risposta di un sistema allimpulso (si ricordi che la
67
trasformata dellimpulso 1), per analogia con la legge di Ohm tale quantit prende il
nome di impedenza operazionale Z ( S ) = R + SL +
1
, pertanto la (5) nella forma
CS
di P
dt
diT
dt
v CT
v CP = Ri P + RiT , questa
di P
v CP = Ri P ( A)
dt
lequazione (A)
diT
L
vCT = RiT ( B)
dt
L
68
E
S
di
= Ri
dt
I=
a stato zero, il relativo circuito quello rappresentato in fig.6, per trovare quindi la
corrente nel tempo sufficiente antitrasformare.
Vediamo adesso come possibile procedere con il metodo dellevoluzione libera,
premettendo che in questo caso possibile applicare questo metodo grazie al fatto
che il circuito ammette regime permanente prima e dopo il transitorio, abbiamo detto
t<0
t=0
t>>0 che necessario conoscere i valori delle componenti
transitorie allistante iniziale, per trovarli ricordiamo che
E
i = 0 i ( 0) = 0
i = iT + i P
iT = i i P (C), costruiamo la tabella qui a fianco,
iP =
R
E
i P ( 0) =
R
i T ( 0) =
E
R
iniziale si ha iT =
E
e quindi anche per t=0,
R
diT
= RiT , ottenendo il circuito rappresentato in fig.7, e quindi
dt
Li (0)
LiT (0) = ( R + SL) I T
IT = T
, che antitrasformata rappresenta
R + SL
L
0't <0
1' t > 0
a) =
0't <a
1' t > a
- Funzione rampa
69
questa funzione r (t ) =
0't <0
1' t > 0
L1
di1
dt
di 2
= R1i1
dt
L2
di 2
dt
di1
= R2 i2
dt
trasformando si ottiene
V
SMI 2 + Mi 2 (0) = R1 I
SMI 1 + Mi1 (0) = R2 I 2
il circuito
solitamente comunque conveniente scrivere le equazioni intermini istantanei, ed Ltrasformare senza disegnare il circuito.
Impianti
Per impianto elettrico si intende industrialmente linsieme delle macchine elettriche e
delle apparecchiature di manovra, protezione e controllo interconnesse fra loro e
destinate alla produzione, al trasporto, alla distribuzione e allutilizzazione
dellenergia elettrica. La macchina usata per la generazione della corrente elettrica
alternata, chiamata alternatore o macchina sincrona, questa macchina funziona a
velocit rigorosamente costante ed imposta dalla frequenza di funzionamento, in altre
parole dalla frequenza che si vuole abbia la grandezza generata. Come gi stato
detto precedentemente, lalternatore come il motore asincrone formato
principalmente da un rotore e da uno statore, sul rotore per avvolto un unico
avvolgimento alimentato in c.c., in modo tale che venga generato un campo
magnetico costante, mettendo meccanicamente in rotazione il rotore si ha una sorta di
campo magnetico rotante (che non il campo di Galileo Ferraris) che taglia i tre
avvolgimenti di statore (si sta facendo riferimento allalternatore trifase) facendo
nascere conseguentemente, grazie al fenomeno dellinduzione, una f.e.m. su ognuno
degli avvolgimenti che pu essere prelevata. Per quello detto sul rotore si ha in linea
di principio un polo nord ed un polo sud, a parit di
frequenza il numero di poli pu essere aumentato in modo
tale da poter diminuire la velocit di rotazione alla quale
funziona la macchina. Per velocit relativamente basse
vengono realizzati i cosiddetti rotori a
poli salienti (vedi fig.1), per per
alternatori funzionanti a grandi
velocit, aventi due o quattro poli al
massimo, viene abbandonata la costruzione a poli sporgenti,
data lelevata forza centrifuga che crea problemi per il loro
ancoraggio, per passare ad un tipo di rotore detto a poli lisci,
mostrato in fig.2. Lalternatore una macchina che pu
funzionare anche da motore, il problema che non autoavviante, pertanto
necessario portarlo preventivamente in rotazione.
Per la produzione dellenergia elettrica sono usati grossi alternatori che vengono
messi in rotazione dalle turbine, ledificio che contiene la turbina, il generatore e tutte
le macchine e le apparecchiature necessarie per il comando, il controllo e la
regolazione, prende il nome di centrale elettrica, queste sono principalmente di due
tipi: centrali termoelettriche e centrali idroelettriche. Nelle centrali termoelettriche
vengono usate le cosiddette turbine a vapore, ed esse possono essere classificate in
base al modo di produrre il vapore e quindi al tipo di combustibile usato, che pu
essere legno, carbone, uranio arricchito (fissione nucleare), plasma che deve per
71
essere confinato mediante campi magnetici per evitare danni ai metalli (tubature
ecc.). Linconveniente delle centrali termoelettriche
rappresentato dal fatto che per avviarle e fermarle
sono necessari tempi molto lunghi (anche alcuni
giorni !), questo il motivo per cui vengono fermate
soltanto per manutenzione programmata, inoltre
questo tipo di centrali richiedono sofisticati e
massicci impianti di raffreddamento. In fig.3
rappresentato un esempio del cosiddetto diagramma di carico giornaliero, che
esprime landamento della potenza assorbita durante il giorno dalla nazione, ovvio
per quello detto che il carico di base delimitato dalla linea rossa (quello necessario in
ogni momento del giorno), alimentato dalle centrali termoelettriche, per alimentare
il carico temporaneo rappresentato dalle punte del diagramma, invece necessario
avviare centrali elettriche che richiedono piccoli tempi davviamento (10-15 minuti),
queste principalmente sono le centrali idroelettriche, ma possono essere centrali che
sfruttano le maree marine, centrali eoliche, a biogas, geotermiche, ecc., per esempio
quelle a biogas sono usate dalle aziende produttrici di carni per soddisfare i propri
fabbisogni di energia elettrica. Le turbine usate nelle centrali idroelettriche sono
principalmente le turbine Pelton, che funzionano a getto dacqua, in altre parole
lenergia idraulica usata sotto forma di energia cinetica, in questo tipo di centrali
grosse scorte dacqua sono contenute nel bacino di presa che pu essere naturale o
artificiale. I bacini artificiali non sono altro che dighe quasi sempre realizzate in
calcestruzzo, queste possono essere a gravit, per le quali la resistenza allacqua
rappresentata dal proprio peso, ad arco gravit, o a cupola. Lacqua viene convogliata
dal bacino di presa, per gravit attraverso le condotte forzate in turbina, la quale
mette in movimento lalternatore. Le condotte forzate possono essere posate
allaperto oppure in galleria, sono costruite con lamiere dacciaio saldate, ed il loro
spessore al crescere della pressione e del diametro. Lacqua proveniente dal bacino di
presa dopo aver attraversato la turbina viene raccolta in un altro bacino, infine questa
viene ripompata nel bacino di presa utilizzando lenergia in eccesso prodotta durante
la notte dalle centrali base (termoelettriche), per il ripompaggio si usa lo stesso
sistema turbina-generatore, il quale reversibile e quindi pu essere usato come
sistema motore-pompa, ovviamente le condotte non sono quelle forzate.
Distribuzione
La trasmissione dellenergia elettrica riguarda il trasporto dellenergia stessa dalle
centrali di produzione fino alle cabine di trasformazione primarie, ubicate nei
baricentri di vaste zone di consumo, queste linee di interconnessione fra le centrali e
le diverse cabine primarie costituiscono nel loro complesso la rete primaria di
trasporto, ovviamente viste le enormi potenze in gioco la distribuzione primaria viene
fatta ad alta tensione (AT) 380 kV, in modo tale da ridurre il pi possibile le perdite.
72
particolari altri potenziali. Le protezioni dai contatti diretti sono di tipo meccanico, e
in particolare nel caso di impianti accessibili a persone non aventi conoscenze
tecniche o esperienza sufficiente ad evitare i pericoli dellelettricit (persone non
addestrate) devono essere di tipo totale,
in linea di massima consistono
nellisolamento delle parti attive e nelluso di involucri o barriere.
Un tipo di protezione dai contatti sia diretti che indiretti, linterruttore differenziale
(comunemente chiamato salvavita), esso un dispositivo in grado di aprire il circuito
quando nellimpianto si manifesta una dispersione superiore ad un certo limite. Il
funzionamento di questo dispositivo basato sullequilibrio di
due flussi magnetici, come illustrato in fig.4 esso costituito da
un nucleo magnetico a forma di toroide, sul quale sono avvolte
tre bobine, due delle quali identiche, in assenza di dispersioni la
corrente che attraversa la prima bobina identica a quella che
attraversa la seconda, questo implica che allinterno del nucleo
circolino due flussi magnetici uguali ed opposti, la conseguenza
di questo fatto che il flusso totalmente concatenato con la
terza bobina nullo. La conseguenza di una dispersione che la
corrente che circola nella seconda bobina pi piccola rispetto
a quella che circola nella prima, questo implica che sulla terza bobina nasca una
f.e.m.i., quando la corrente di dispersione relativamente intensa la f.e.m.i tale da
azionare un dispositivo di apertura del circuito. Per quello detto quindi chiaro che
questo tipo di protezione efficace per i contatti con un solo filo, ma non protegge
dai contatti filo-filo, inoltre linterruttore differenziale interviene solo nelleventualit
che avvenga il contatto magari in seguito al cedimento dellisolamento di qualche
parte dellimpianto, e non segnala in nessun modo lavvenuto guasto, per ovviare a
tale problema necessario abbinare allinterruttore differenziale il
cosiddetto impianto di terra. Lo scopo dellimpianto di messa a terra
quello di rendere equipotenziali le parti metalliche, limpianto fatto in
modo tale che tutti i conduttori arrivino al nodo di terra, dal quale come
illustrato in fig.5 parte il conduttore di terra che lo collega al
dispersore. I dispersori sono corpi metallici che hanno il compito,
essendo posti in intimo contatto con il terreno, di realizzare il
collegamento elettrico con la terra per disperdervi correnti elettriche, pertanto
chiaro che in seguito ad un cedimento dellisolamento, si ha istantaneamente una
dispersione, che pu essere rilevata dallinterruttore differenziale il quale pu
intervenire aprendo il circuito.
Protezione dai cortocircuiti e dai sovraccarichi
Il dispositivo pi usato per la protezione dai cortocircuiti linterruttore magnetico, il
suo funzionamento si basa sulla forza che un elettromagnete esercita su un nucleo
mobile in ferro, questo dispositivo deve interrompere la corrente di cortocircuito
74
prima che essa diventi pericolosa per gli effetti temici e meccanici provocati
nellimpianto, questo il motivo per cui necessario che il
dispositivo usato per la protezione dai cortocircuito abbia un
tempo dintervento inverso, vale a dire che il tempo
dintervento decresca al crescere della corrente di
cortocircuito. Per tempo dintervento sintende il tempo che
intercorre tra lapertura e linterruzione vera e propria, infatti
la corrente non pu essere interrotta istantaneamente a causa
della nascita del cosiddetto arco elettrico, le tecniche di
estinzione dellarco sono svariate. Lenergia (calore) che investe il conduttore nel
tempo che intercorre tra la nascita del cortocircuito e lapertura del circuito,
rappresentata dallintegrale di Joule Ri 2 dt , questa energia prende il nome di energia
passante, e come rappresentato in fig.6 il tempo dintervento deve essere tale che
lenergia passante (curva blu) stia sotto la curva di sopportabilit termica (curva
rossa). E inoltre necessario fare attenzione al fatto che il dispositivo dinterruzione
deve essere in grado di interrompere con sicurezza la massima corrente di
cortocircuito che si pu produrre nel punto dinstallazione, il massimo valore di
corrente che linterruttore pu interrompere prende il nome di potere dinterruzione.
E inoltre necessario salvaguardare gli impianti dai sovraccarichi, la protezione
quindi deve essere tale da interrompere le correnti di sovraccarico prima che queste
possano provocare un riscaldamento nocivo allisolante, ai collegamenti, ai terminali
o allambiente esterno, allo stesso momento la protezione deve essere tale da non
intervenire nel caso di sovraccarichi di breve durata che spesso si producono nel
normale esercizio, non deve pertanto avere un piccolo tempo dintervento. Il
dispositivo usato per questo tipo di protezione il cosiddetto interruttore termico, il
suo principio di funzionamento basato sulleffetto Joule, esso costituito da una
coppia bimetallica, cio da due lamine accostate, aventi un differente valore del
coefficiente di dilatazione lineare e collegate in modo tale da essere interessate,
direttamente o indirettamente, dalla corrente circolante nel circuito che si vuole
proteggere. Il calore sviluppato per effetto Joule determina una deformazione della
bilamina, che viene sfruttata per azionare un dispositivo di sgancio.
Linsieme della protezione magnetica e termica, prende il nome di interruttore
magneto termico, esistono inoltre gli interruttori magneto termici differenziali.
Pertanto ogni linea che parte dal quadro elettrico deve essere
protetta, necessario per fare attenzione al fatto che limpianto
deve essere selettivo, per esempio nella situazione schematizzata in
fig.7 si ha una scarsa selettivit, in quanto in seguito ad un
sovraccarico in una delle due linee, potrebbe intervenire
linterruttore pi a monte e non quello della linea interessata, in
questo caso sarebbe quindi pi opportuno che linterruttore a
monte fosse da 20 A.
Gli interruttori possono essere di tipo 2P (bipolare), che apre entrambi i poli (fase e
neutro), o di tipo 1P+N, cio unipolare.
75
, sostituendo questa
Zi + ZC
E2
2
Zi + ZC
= RC
E2
, da questultima
( Ri + RC ) 2 + ( x i + x C ) 2
resistenza del carico coincide con la resistenza del generatore, vogliamo adesso
verificare che effettivamente per questo valore di RC la potenza massima, a tal
proposito possibile osservare che il denominatore della derivata ( Ri + RC ) 3 > 0
sempre, ed il numeratore positivo quando ( Ri RC ) > 0 RC < Ri , pertanto
possibile concludere che per Ri = RC si ha effettivamente un massimo. Riassumendo
possibile dire che il teorema del massimo trasferimento di potenza afferma che il
77
M 21 =
!1C
i2
! 2C
i2
coefficienti
di
autoinduzione
L1 =
!1C
i1 = 0 , coefficienti di mutuainduzione M 12 =
i1
! 2C
i1
i2 = 0
i2 = 0 e
sappiamo che possibile scrivere le d.d.p. sui due induttori come segue
di1
di
+ M 21 2
dt
dt
inoltre la potenza istantanea complessivamente assorbita dai due
di 2
di1
v 2 = L2
+ M 12
dt
dt
induttori p = v1i1 + v 2 i 2 , pertanto si ha che il lavoro elementare
di
di
di
di
dL = Pdt = L1 1 + M 21 2 i1 dt + L2 2 + M 12 1 i 2 dt = L1i1 di1 + M 21i1 di 2 + L2 i 2 di 2 + M 12 i 2 di1
dt
dt
dt
dt
v1 = L1
1 2
L1i1
2
1
L1i12
2
L23 = ( L2 i 2 di 2 + M 21i1 di 2 ) =
2
1
M 12 i1i 2
L 41 = L2 i 2 di 2 =
4
1
L2 i 22 + M 21i1i 2
2
1
L2 i 22 , sommando si
2
78
affinch
tale
forma
differenziale
9
9
( L1i1 + M 12 i 2 ) =
( M 21i1 + L 2 i 2 )di 2
9i 2
9i1
sia
M 12 = M 21
esatta
che
sia
chiusa,
cio
c.v.d.
80
b
k =1
v k i k = 0 , tale
LKT
LKI
Ts
k =1
v k ik = 0
il nodo 0 abbia potenziale zero, vale a dire e0 = 0 , tale nodo prende il nome di nodo
di terra. Definiamo adesso i potenziali ai nodi come la d.d.p che c
tra i nodi e il nodo di terra, supponiamo quindi di voler trovare il
potenziale del nodo j, si ha e j = v 3 v 4 . Ovviamente possibile
seguire un percorso qualunque senza che il risultato cambi, di questo
ne siamo certi grazie allipotesi LKT, infatti scegliendo la maglia
formata dai lati 1-2-3-4 si ha v1 v 2 v3 v 4 = 0
v1 + v 2 = v3 v 4 , il
risultato ottenuto ci suggerisce che per raggiungere dal nodo j il nodo
di terra, possibile seguire indifferentemente i percorsi 3-4 e 1-2. Una
volta definiti i potenziali ai nodi, possibile mediante questi esprimere le
tensioni di lato, ad esempio la tensione del lato orientato rappresentato in
fig.2 v k = e a eb . In generale dati due nodi a e b , diremo che
ik
i ab =
0
v k i k = (e a
altrimenti
eb )i ab (*) questa relazione sicuramente corretta se la situazione quella di
fig.2, nel caso in cui il verso del lato contrario rimane comunque corretta, infatti si
ha v k i k = (e a eb )( i ab ) = (e a eb )i ab . Ritornando alla (*) possibile scrivere
v k i k = (e a
eb )i ab =
1
[(ea
2
eb )i ab + (eb
81
1 n
(e a
2 a ,b =1
eb )i ab =
b
k =1
v k i k , la validit di tale
eb )i ab =
1 n
e a i ab
2 a ,b =1
1 n
1
eb i ab =
2 a ,b =1
2
n
b =1
n
a =1
n
a =1
ea
b =1
i ab
1
2
n
b =1
eb
a =1
i ab , ma per lipotesi
Esempi:
Consideriamo le tensioni di lato ad un istante t , e le correnti ad un istante successivo
t + , , ancora possibile scrivere
b
k =1
quindi
k =1
b
k =1
Vk I k =
Vk I k
k = e +1
V1 I 1 =
b
k =1
positiva, con lo stesso ragionamento possibile concludere che nel caso in cui le Z k
sono condensatori, la parte immaginaria della potenza complessa negativa.
parallelo il generatore ad ogni elemento del circuito di partenza come in fig.8. Anche
in questo caso i due circuiti sono equivalenti, infatti le equazioni ai nodi e alle maglie
non cambiano. Per quanto riguarda le
prime, immediato osservare che quelle
ai nodi terminali sono le stesse, per
quelle ai nodi intermedi basta notare che
i generatori di corrente contribuiscono
alle equazioni due volte, una volta con
una corrente entrante e laltra con una
uscente, e quindi il loro contributo risultante nullo. Per quanto riguarda le equazioni
alle maglie, si ha che la somma delle due equazioni relative alle due maglie di fig.9,
non altro che lequazione alla maglia relativa al circuito di fig.10.
Vediamo adesso come ottenere il circuito di fig.2 a partire da quello di fig.1. Il
generatore di fig.1 pu essere spostato come
mostrato in fig.11, fatto questo possibile
osservare che il generatore di tensione in rosso,
pu essere eliminato in quanto in serie ad un
generatore ideale di corrente, il circuito che ne
risulta proprio quello di fig.2. Viceversa
partendo dal circuito di fig.2, per quello detto
sullo spostamento di un generatore di corrente,
possibile ottenere il circuito di fig.12, infine osservando che il generatore di
corrente in rosso, pu essere sostituito con un circuito aperto in quanto in parallelo ad
un generatore di tensione ideale, si ottiene il circuito di fig.1.
Metodo dellanalisi ai nodi
Consideriamo il grafo connesso ed orientato di fig.1, le cui equazioni ai nodi sono:
nodo 1) j1 + j 2 + j 4 = 0
nodo 2) - j 2
j 6 + j8 = 0
84
Scrivendo
le
a11
a12
a(n
1)1
a(n
1) 2
n 1 equazioni
K a1m
j1
M
M
L a ( n 1) m
M =0
jm
ai
nodi
in
forma
A; j = 0
matriciale
si
ottiene
lato) di A dato da a ik = 1
e1
1 K 0) M = e#
en
e * = v k , nel
e1
Le equazioni LKC e LKT non sono sufficienti a risolvere un circuito, in quanto esse
sono legate alla topologia del circuito prescindendo dalla natura dei bipoli che lo
compongono, questo il motivo per cui sono necessarie le equazioni costitutive:
abbiamo visto che j k = j sk + G k (v k v sk ) (a) con k = 1, K , b , definendo i vettori
js =
j s1
v s1
M
j sb
e Vs = M
v sb
(b), dove nel caso pi generale G una matrice i cui termini sono ammettenze, e per
questo prende il nome di matrice di ammettenza di lato. Moltiplicando primo e
secondo membro della (b) per A , e tenendo conto della LKC si ha
Aj = Aj s + AGV AGVs = 0 ancora tenendo conto di quanto ottenuto e della LKT si
ottiene Aj s AGVs + AGAT e = 0 AGAT e = AGVs Aj s (c), questultima espressione
rappresenta proprio le equazioni che cercavamo e quindi ci permette di risolvere il
circuito in maniera univoca. Definiamo matrice di ammettenze di nodo la matrice di
ordine (n 1) x (n 1) Yn = AGAT , inoltre ponendo bs = AGV s Aj s la (c) diventa
Yn e = bs . Dimostriamo adesso che se G una matrice simmetrica e definita positiva, lo
anche Yn :
ricordiamo innanzitutto che se una matrice simmetrica se coincide con la trasposta,
troviamo la trasposta della matrice delle ammettenze di nodo, si ha YnT = AG T A T , ma
essendo G per ipotesi simmetrica si ha G T = G , per cui YnT = AGAT = Yn . Ci rimane da
85
dimostrare che
b
l =1
yn
a il Gl , kl = a ik G k , possibile scrivere y ij =
b
i =1
(a ik a jk )G k . Se i
j questa
quantit non altro che la somma, cambiata di segno, delle conduttanze relative ai
lati che uniscono il nodo i al nodo j , cambiata di segno in quanto nellipotesi che a ik
e a jk siano diversi da zero, essendo elementi della stessa colonna valgono sempre 1 e
1, pertanto il loro prodotto sempre 1. Troviamo adesso gli elementi della
diagonale principale, si ha y ii =
b
k =1
a ik (a ik G k ) =
b
k =1
delle conduttanze relative ai lati che incidono sul nodo i , quindi chiaro che la y n
proprio la matrice delle conduttanze.
Abbiamo pertanto dato un significato al primo
membro delle equazioni sostitutive y n e = bs , per
quanto riguarda la matrice dei termini noti bs ,
consideriamo il generico lato, e trasformiamo il
generatore di tensione in un generatore di corrente,
come mostrato in fig.3. Ricordando che
G1 v s1
bs = A(GV s
js )
ed essendo GV s
j s = G2 vs 2
j s1
~
j s 2 = j s , le equazioni diventano
KKKK
~
~
AGA T e = Aj s da cui segue che ( Aj s ) i =
b
k =1
~
a ik j sk , questa rappresenta la somma delle
correnti erogate dai generatori di corrente equivalenti che incidono al nodo i, il cui
segno dipende dal verso, i termini non nulli sono quelli in cui a ik 0 .
Facciamo vedere che partendo dalle leggi di Kirchhof nella dorma
LKC ' Aj = 0
LKT ' V = AT e
b
k =1
v1
v k j k = 0 . Ricordiamo che V e j sono due vettori colonna cos fatti, V = M
vb
86
j1
j=
b
k =1
v k j k = V T j = AT e
j = e T ( Aj ) = 0
c.v.d.
87
ad ogni anello (compreso quello esterno) un nodo, ad ogni lato (comune a due anelli)
un altro lato, schematicamente si ha:
(grafo duale)
G (grafo di partenza) ? G
anelli ?
lati ?
nodi ?
nodi
lati
anelli
Indichiamo con M la matrice dincidenza agli anelli del grafo di partenza, ogni
0 se il lato k @ all' anello i
1 se il lato k > all' anello i e ha come verso il verso
mik =
Per quanto detto M coincide con la matrice dincidenza dei nodi relativa al grafo
duale, si ha cio M = A , la matrice dincidenza A completa se M contiene tutte le
equazioni agli anelli, compresso quello esterno. Se escludo lanello esterno, M
prende il nome di matrice agli anelli ridotta, inoltre se allanello esterno faccio
coincidere il nodo di massa, anche la A diventa la matrice dincidenza ai nodi ridotta.
A questo punto possibile scrivere la relazione di dualit A j = 0 A MV = 0 , per quanto
riguarda le tensioni di lato si ha invece V = A T e A j = M T i (*), dove i sono le correnti
danello (correnti fittizie non misurabili).
Ricordiamo la relazione j = j s + G (V V s ) , sfruttando la dualit possibile scrivere
V = V s + R( j j s ) , moltiplicando per M si ottiene MV = MV s + MR( j j s ) = 0
ricordando
la
(*)
possibile
scrivere
T
T
MV s + MR ( M i j s ) = 0 MV s + MRM i MRj s = 0
(**),
T
ponendo MRM = Z n e MRj s MV s = b la (**) diventa
Z n i = b , Z n prende il nome di matrice dimpedenza degli
anelli.
La matrice Z n , per analogia con il metodo di analisi ai nodi,
cos fatta:
88
k >i
Z k , gli altri Z ij =
Z k , con i e j
k >( i B j )
89