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IL PARALLELO DI TRASFORMATORI MONOFASI

Spesso per trasferire energia tra due linee si utilizzano due o più trasformatori connessi in parallelo.

Se il carico alimentato dalle linee è variabile, utilizzando un solo trasformatore dimensionato in


funzione della potenza massima, si potrebbero avere delle porzioni del periodo temporale in cui la
potenza erogata è molto inferiore alla potenza nominale, con la riduzione del rendimento.

In tal caso, è conveniente utilizzare più trasformatori che possano essere inseriti progressivamente
in parallelo tra loro all’aumentare della richiesta di potenza dalle linee. In tal modo, i trasformatori
lavorano in condizioni simili a quelle nominali e il loro rendimento migliora notevolmente.

La presenza di più trasformatori in parallelo garantisce inoltre la continuità del servizio nel caso sia
necessario scollegare uno dei trasformatori dalla linea a causa di guasti o per manutenzione, e ciò
rende molto vantaggiosa tale soluzione rispetto all’utilizzo di un unico trasformatore.

Risulta quindi preferibile utilizzare più


trasformatori in parallelo, connettendo tutti i
primari alla stessa linea di alimentazione
connesse ai generatori elettrici, e tutti i
secondari alla stessa linea di utilizzazione, a cui
sono connesse le utenze, come illustrato.

Ovviamente nella figura sono mostrati i circuiti equivalenti semplificati studiati in precedenza, e da
qui in seguito ci riferiremo al parallelo di due soli trasformatori, poichè è immediato generalizzare.

Affinchè i trasformatori in parallelo funzionino correttamente, devono soddisfarsi due condizioni:

1. Nel funzionamento A VUOTO, quando la linea di utilizzazione non assorbe corrente (ℐ2 = ∅),
anche i trasformatori del parallelo devono funzionare a vuoto (ℐ2 𝑎 = ∅ e ℐ2 𝑏 = ∅).

In caso contrario, vi sarebbe una dissipazione di potenza negli avvolgimenti anche nel caso in
cui la potenza erogata alla linea di utilizzazione sia nulla, e ciò non è auspicabile.

2. In condizione DI CARICO, le correnti e quindi le potenze apparenti erogate, devono essere


ripartite proporzionalmente alle rispettive potenze nominali, cosicchè al crescere del carico, i
due trasformatori raggiungono insieme la potenza nominale, evitandone il sottoutilizzo.

3.28
In tutta generalità e indipendentemente dalle condizioni di lavoro, il parallelo implica quindi che:

𝒱1 𝑎 = 𝒱1 𝑏 = 𝒱1
{𝒱2 𝑎 = 𝒱2 𝑏 = 𝒱2
ℐ2 𝑎 + ℐ2 𝑏 = ℐ2

Inoltre, i parametri che caratterizzano i due trasformatori non sono liberi a causa delle due condizioni
di corretto funzionamento in parallelo enunciate in precedenza, che li vincolano.

LA LINEA DI UTILIZZAZIONE A VUOTO

La prima condizione di funzionamento impone che quando la linea di utilizzazione è a vuoto (ℐ2 = ∅),
lo sono anche i due trasformatori del parallelo (ℐ2 𝑎 = ∅ e ℐ2 𝑏 = ∅). Applicando l’equazione 𝐿𝐾𝑇 alla
maglia costituita dai secondari dei due trasformatori della precedente figura, si ottiene:

𝒱2 𝑎 − 𝒱2 𝑏 = 𝑍̇2 𝑐𝑎 ℐ2 𝑎 − 𝑍̇2 𝑐𝑏 ℐ2 𝑏 → 𝒱2 𝑎 − 𝒱2 𝑏 = ∅

Di conseguenza, le tensioni secondarie a vuoto 𝒱2 𝑎 e 𝒱2 𝑏 sono uguali, e corrispondono alla 𝒱20:

𝒱2 𝑎 = 𝒱2 𝑏 = 𝒱20

Dividendo membro a membro le prime due uguaglianze della prima equazione del sistema, si ottiene:

𝒱1 𝑎 𝒱1 𝑏 𝒱1 𝑎 𝒱1 𝑏
= → = → 𝓃𝑎 = 𝓃𝑏
𝒱20 𝒱20 𝒱2 𝑎 𝒱2 𝑏

Essa è l’esplicazione del fatto che nel funzionamento a vuoto, i due trasformatori in parallelo devono
avere lo stesso rapporto di trasformazione 𝓃𝑎 = 𝓃𝑏 , e che i loro secondari debbano sempre essere
connessi in modo tale che le loro tensioni risultano sempre in fase.

3.29
LA LINEA DI UTILIZZAZIONE A CARICO

Quando i trasformatori erogano una potenza al carico, la condizione ottimale di funzionamento è


quella che minimizza le perdite complessive nel rame. Tenuto conto della 𝒱2 𝑎 = 𝒱2 𝑏 , l’equazione 𝐿𝐾𝑇
alla maglia costituita dai secondari dei trasformatori della precedente figura fornisce che:

𝑍̇2 𝑐𝑎 ℐ2 𝑎 = 𝑍̇2 𝑐𝑏 ℐ2 𝑏

L’equazione 𝐿𝐾𝐶 al nodo di parallelo al secondario impone invece la seguente condizione:

ℐ2 𝑎 + ℐ2 𝑏 = ℐ2

A parità della corrente ℐ2 erogata al carico, le perdite del rame dipendono dai valori efficaci delle
correnti ℐ2 𝑎 e ℐ2 𝑏 , che in genere sono tra loro sfasate. Ovviamente, le perdite sono minime se esse
sono in fase tra loro, e massime se sono in quadratura.

In particolare, a pieno carico, e dunque ai valori nominali, si ha la seguente relazione per le correnti:

ℐ2 𝑛 + ℐ2 𝑛 = ℐ2 𝑛
𝑎 𝑏

Sempre a pieno carico, si verifica un’analoga relazione per le tensioni:

𝒱2 𝑐 = 𝒱2 𝑐 → 𝑍̇2 𝑐𝑎 ℐ2 𝑛 = 𝑍̇2 𝑐𝑏 ℐ2 𝑛
𝑎 𝑏 𝑎 𝑏

Tale relazione indica che per avere il funzionamento ottimale del parallelo con un carico connesso,
le tensioni di cortocircuito al secondario devono essere identiche in modulo e in fase, e pertanto i
due trasformatori in parallelo, ipotizzando che anche le correnti ℐ2 𝑛 e ℐ2 𝑛 siano in fase per
𝑎 𝑏
minimizzare le perdite nel rame, devono presentare i medesimi triangoli di cortocircuito:

Segue che le tensioni di cortocircuito percentuali e i fattori di potenza di cortocircuito sono uguali:

𝓋𝑐𝑐 𝑎 % = 𝓋𝑐𝑐 𝑏 %
{
𝑐𝑜𝑠(𝜑𝑐𝑐 𝑎 ) = 𝑐𝑜𝑠(𝜑𝑐𝑐 𝑏 )

3.30
ALCUNE CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Riassumendo, dalle prove a vuoto e in cortocircuito, al fine di avere un corretto funzionamento del
parallelo tra due o più trasformatori monofase, essi devono verificare le condizioni appena enunciate:

• Dalla prova a vuoto, devono avere uguali rapporti di trasformazione, secondo la:
𝓃𝑎 = 𝓃𝑏
• Dalla prova in cortocircuito, devono avere uguali triangoli di cortocircuito, e dunque uguali
tensioni di cortocircuito percentuali e uguali fattori di potenza di cortocircuito, secondo la:
𝓋𝑐𝑐 𝑎 % = 𝓋𝑐𝑐 𝑏 %
{
𝑐𝑜𝑠(𝜑𝑐𝑐 𝑎 ) = 𝑐𝑜𝑠(𝜑𝑐𝑐 𝑏 )

Dalle precedenti relazioni, si ottiene inoltre la seguente conclusione:

ℐ2 𝑎 ℐ2 𝑛 𝑍2 𝑐𝑎
𝑎
= =
ℐ2 𝑏 ℐ2 𝑛 𝑍2 𝑐𝑏
𝑏

Tale relazione esplica il fatto che le correnti debbano sempre essere in fase tra loro, e ciò comporta
che per ogni valore di corrente richiesto dal carico, i loro valori efficaci assumono il valore più piccolo
possibile, e la potenza dissipata sia minima. Di conseguenza il rapporto tra le potenze apparenti
coincide sempre con il rapporto tra le potenze nominali.

La condizione precedente implica quindi che nei due trasformatori in parallelo le correnti secondarie
devono avere sempre dei valori efficaci proporzionali ai corrispettivi valori nominali, e dunque anche
le potenze erogate devono essere proporzionalmente ripartite alle reispettive potenze nominali.

Non esiste tuttavia alcun vincolo tra le potenze nominali dei due trasformatori, cosicchè anche quei
trasformatori di potenza nominale estremamente diversa possono essere accoppiati in parallelo nel
rispetto delle condizioni appena imposte.

3.31

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